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Greed
stava passeggiando per il bosco senza meta, aveva le mani in tasca, la
testa bassa e si guardava i piedi. Gli occhiali leggermente abbassati
sul naso, gli occhi persi nel vuoto. Amava
girovagare, si calmava e aveva l'occasione di pensare. Lì
era tutto tranquillo, il vento spirava dolce tra le foglie degli alberi
muovendone leggermente le chiome. Dei
rumori catturarono la sua attenzione. Sembrava ci fosse un
combattimento in corso. Si avvicinò alla fonte del rumore. Arrivò
in una radura circolare, e notò che al centro c'era una
ragazza, e che ragazza!!!! Il suo fisico magro e snello ruotava e
faceva capriole in aria, per atterrare a terra e ricominciare daccapo.
Sembrava una danza, eppure persino lui la sentiva. La fatica che faceva
quel corpo a rimanere in aria senza atterrare. I
suoi capelli neri le scendevano a boccoli fino a metà
schiena muovendosi ad ogni giravolta, come se fossero vivi
anch'essi.Quando era ferma incorniciavano un viso magro, sul quale
spiccavano particolarmente dei grandi occhi blu ghiaccio, un nasino
piccolo e leggermente all'insù le dava l'aria di una bambina
piccola. Le labbra sottili si schiusero in un sorriso. Era vestita di
nero (Sei fissata con il nero!! =.=" ndGreed) (SI! xp ndmatti) con dei
pantaloni larghi e lunghi, un corpetto dai finimenti bianchi con il
collo alto, stretto un vita, molto aderente, con delle maniche lunghe e
larghe di velluto nero leggero, quasi trasparente, che lasciava
intravedere la pelle bianca. Greed si stupì quando la vide
battere le mani e poggiarle a terra. Dal terreno fuoriuscì
uno spuntone acuminato che quasi lo colpì in faccia. -Chi
sei?-la sua voce era calda e suadente ma in quel momento era irritata.
I suoi occhi erano socchiusi, lo guardava sospettosa. -Nessuno.-
Alzò le spalle con noncuranza. -Cosa
vuoi da me?- -Niente,
stavo solo guardando. Non sei male.Un po' scarsa.- Un
pugno lo colpì alla pancia, pur avendo la corazza si
piegò in due. Non ebbe il tempo di reagire che un calcio lo
colpì in faccia. Di nuovo un pugno, ma questa volta la
bloccò. -Un
po' prevedibibile, non credi?-ghignò, le
piegò la gamba nel senso opposto a quello normale,
ma lei strinse un labbro con i denti e non emise alcun suono. Mise le
mani a terra, e con una verticale all'indietro gli diede un calcio sul
mento, per poi atterrare in piedi. -Fai
sul serio?- Le fu dietro e le diede un pugno sulla schiena,leggero, ma
abbastanza forte per un umano. Le fece lo sgambetto, cadendo un urletto
le uscì dalle labbra. -Questo
non vale!- -In
combattimento tutto vale!! - Si appoggiò ad un albero con le
braccia incrociate, lasciandole il tempo di rialzarsi. Non era da lui
fare del male a una donna. Si
avvicinò al borsone nero a tracolla appoggiato ai
bordi della radura, ne estrasse un asciugamano nero con il quale si
asciugò, Greed notò che in un punto era
arrotolato e che lei ne stava estraendo qualcosa. Una lama
luccicò al chiarore del sole che tramontava. Si
scagliò contro l'avversario con una velocità e
una forza impressionante, sollevò il pugnale, ma quando
sembrava voler colpirlo spiccò un salto, facendo una
capovolta in aria sopra la testa di Greed, e gli fu alle spalle,
puntandoli il coltello alla schiena. Con la stessa velocità
tornò alla borsa e rimise il pugnale al suo posto. -Tieni
la finestra aperta stasera. Ci conto, Silver alchemist.- Lei sorrise
per mascherare la sorpresa. Lui le fece l'occhiolino e se ne
andò. -Che
strano tipo..- Rimise nel borsone l'asciugamano -beh, per oggi ho
finito, meglio tornare al Quartier Generale-. Si avviò e
come al solito e lungo la strada trovò i soliti cretini che
le facevano "i complimenti". Non
appena fu entro i confini militari svanirono tutti. -Codardi..-
sospirò scuotendo leggermente la testa. Tutto
quello che apprezzavano era il suo corpo. Nessuno di loro era disposto
a rischiare di attraversare il confine militare per conoscerla o per
parlarle.
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Ecco, l'ho postato di nuovo, ho modificato i capitoli scritti male ,
purtroppo non posso ancora aggiornare , per due validissimi motivi:
1.mi hanno sequestrato TUTTO
2. Sono a corto di idee...
Andò dritta in camera, camminando per i corridoi con aria
stanca.
Aprì la porta e si lanciò sul letto. Era davvero
stanchissima, ogni muscolo del suo corpo era perfettamente teso, aveva
sforzato troppo il suo corpo. Decise di farsi una doccia per togliersi
il sudore e cercare di distendersi. Aprì l'acqua calda, e
dopo essersi spogliata si immise sotto il getto caldo. Quado ebbe
finito si diede un asciugata e si vestì. Uscì dal
bagno e ripensò alla giornata passata. Le vennero in mente
le parole dell'uomo alla radura. "Apri la finestra stasera".
-Che stupida che sono...- E si avvicinò alla finestra,
aprendola. Fuori era una bella serata, la luna sembrava brillare di
luce propria, il cielo era limpido e le stelle si vedevano con
chiarezza. Si girò, appoggiandosi alla balconata e si
sedette sul letto.
-Sono proprio una stupida, non verrà nessuno...-
-E io sarei nessuno?.- Un uomo sulla trentina stava appoggiato alla
finestra chiusa. Come aveva fatto ad entrare senza attirare la sua
attenzione?
-Oggi mi hai risposto così alla radura.. Io che ne so?-
-Che scortese hai ragione.. non mi sono ancora presentato.. Il mio nome
è Greed e tu saresti?-
-Megumi-
-Che bel nome, di certo non paragonabile al tuo visino.- Le prese una
ciocca di capelli tra le dita.
-Molto spiritoso..- Si allontanò da lui. Si sentì
afferrare per un braccio e si girò.
-Non sto scherzando, sei davvero bella. Me lo daresti un bacio? Tanto
lo so che lo vuoi..- (MANIACO! ndmatti) (ma daii... santarellina!
ndGreed)
-Come no... Non ti conosco, ti ho incontrato neanche due ore a e tu
già mi chiedi un bacio?? ma neanche morta.-
-UHM... Proposta allettante..- cominciò a delineare il
contorno del viso della ragazza..(Non lo starai pensando sul
serio!!!Homunculus! ndmatti) (perchè no? ndGreed) (=.='' nd
matti)
-Hei cos'hai sulla mano?- Greed ritirò la mano sinistra
dietro la schiena con fare colpevole.
-Eddai fa vedere.- Megumi allungò un braccio dietro la
schiena di Greed e si ritrovò ad abbracciarlo. Si
staccò di colpo da lui, aveva il viso completamente rosso.
L'homunculus mise le mani in tasca e Megumi ne
approfittò per afferrargli la mano.
- Ebbene si. Sono un homunculus.-
-Ok.- Greed rimase stupito.
-Beh, non cerchi di uccidermi, non scappi urlando o chiami aiuto??-
-No-
-Perchè?.- La ragazza lo incuriosiva.
-Perchè dovrei farlo? Sei pur sempre un essere umano no?-
-No..-la sua voce si fece malinconica -non sono umano, ma i tuoi
obblighi da alchimista non ti impongono di uccidermi?-
-Ora non sono l'Alchimista d'Argento ora sono solo Megumi, e basta.
Certo se t'incontrassi mentre sono in servizio allora dovrei
attaccarti, ma io ora sono un umana e considero te allo stesso modo nel
quale considero una persona qualsiasi.-
-Wow. Non dovresti considerarmi umano, io non sono in grado di provare
sentimenti.- Ancora quella tristezza nella sua voce.
-Ne sei sicuro? Ora sei triste, non negarlo perchè lo si
sente dalla voce.- Lo guardò nei suoi occhi ametista -Non
è forse la tristezza un sentimento?-
-Hai ragione.-
-Lo so.- Un sorriso luminoso le spuntò sul viso.
Le piaceva far capire alle persone ciò che lei pensava fosse
la verità.
-Ora me lo dai un bacio?.- Megumi rise
-Se non te l'ho dato prima, vuoi che te lo dia adesso?- il suo tono era
evidentemente ironico
-Allora stai ferma che te lo do io.- Megumi pensava che stesse
scherzando e rimase sorpresa quando sentì le labbra fredde
dell'homunculus sulle sue, quando lei cercò di sottrarsi a
quel contatto le sue mani la bloccarono, e lui la strinse
più a se. Nessuno l'aveva mai baciata così. La
lingua dell'uomo premeva per cercare un varco tra le labbra di lei, che
le aprì per accoglierla. Si stavano baciando. Entrambi. Lei
ricambiava. E non sapeva perchè. Con uno sforzo immane (lui
era davvero forte) staccò l'homunculus da se.
-Allora ti è piaciuto.- Lui sembrava soddisfatto di
averlgielo dimostrato.
-No.- Girò il viso dall'altra parte per nascondere il viso
che l'avrebbe tradita. (=.=" senza speranza... nbmatti)
-Si si l'importante è crederci, ma entrambi sappiamo che hai
ricambiato. Ti piaccio? Tranquilla non saresti la prima che si innamora
di me, d'altronde sono molto bello.-
Megumi cadde all'indietro sul letto ridendo.
-Sei molto modesto!! Hahaha XD.-
-Lo so.- Le cadde per caso lo sguardo sul'orologio.
-Cazzo! Sono già le undici e mezza!-
- E' presto! non andrai mica a letto come le galline?-
-No ma domani devo svegliarmi alle 5.00 per l'allenamento.-
-Posso rimanere tutta la notte?.-
-Non mi fido di te.-
-Ti giuro che non ti farò nulla.-
-Si si... come no.-
-Greed mantiene sempre la promessa data- Appoggiò una mano
sul petto, per giurare.
-Devo essere impazzita, ma forse è solo la
stanchezza…. Già, probabilmente sono
più stanca del solito…Puoi rimanere- Si mise
sotto le coperte, girò le spalle a Greed e rannicchiandosi
cercò di addormentarsi.
-Buonanotte gallinella.-
Capitolo 3 *** capitolo 3- Scontro nella foresta ***
Camera di Megumi
H 4.30
Sollevò le palpebre e vide la debole luce della finestra
proiettata sul muro. Notò Greed e il modo in cui lei gli
stava così attaccata.
Si era addormentato con il sorriso sulle labbra sottili. Percorse con
lo
sguardo il viso dell'homunculus. Lo scosse leggermente.
-Greed? Greed? Greed svegliati.-
-Uhm..- Borbottò qualcosa e si girò dall'altra
parte.
Megumi sorrise e decise di fare qualcosa che non avrebbe mai pensato...
-Se ti svegli ti do un bacio.- Neanche gli avessero tirato
un secchio d'acqua gelida addosso si alzò di scatto.
-Eccomi.- La guardò negli occhi -Ora il bacio.-
-No.- Si girò dall'altra parte -Sta volta no.-
Sentì le mani dell'Homunculus posarsi sulle sue spalle e
cominciare a massaggiare. Megumi emise un gemito di piacere, nessuno le
toccava
le spalle in quel modo da un sacco di tempo
-Ti piace?-
-Tanto. Continua ti prego.-
-Solo se mi dai un bacio.-
-Allora preferisco fare a meno.- Sorrise. Lui non poteva
vederla perchè era girata di spalle. Ma neanche lei sapeva
cosa stava per fare
lui.
Sentì delle labbra fredde sul collo, le mani lavoravano
sulle sue spalle.
Stava impazzendo, lui la stava facendo impazzire. Ogni
tanto le sfuggiva qualche gemito.
-S...Smettila.-
-Sei(bacio) sicura (bacio) di volere (bacio) che io(bacio)
la smetta?-
-Si.-
- E se(bacio) io (bacio) non volessi smettere?-
-Ti farei smettere io.-
-Ok smetto.- Fece come aveva detto. Megumi si mise in
tenuta di allenamento.
Greed si appoggiò al muro vicino alla finestra.
-Piccola io ti aspetto alla radura.- E uscì senza dare il
tempo a Megumi di rispondere.
Scese in mensa a fare colazione. Era poco affollata, visto
l'orario a cui si era presentata. Dopo aver mangiato un cornetto e bevuto un po' di caffè uscì all'aperto e velocemente si diresse alla
radura. Ai margini del bosco si fermò.
Sentiva che Greed era lì da qualche parte pronto a saltarle
addosso. Si
concentrò sul posto che la circondava e ne
percepì la vitalità e ogni rumore.
Qualcosa ruppe il silenzio, era il battito di un cuore. Greed la
attaccò e lei
schivò il colpo. Lo imprigionò e lo
fermò.
-Calmati.. Sento qualcosa.- Si
appoggiò al petto dell'homunculus. Veniva di lì.
Tutum, tutum tutum.
-Greed.-
-Si?-
-Sento il tuo cuore che batte.- lo guardò. Greed
appoggiò
una mano sul punto in cui avrebbe dovuto esserci il suo cuore.
-E' vero.- la guardò con aria interrogativa. Lei un idea
ce l'aveva, ma era imbarazzante da esprimere. Pensava che il cuore
dell'homunculus battesse per lei. Sarebbe stato bello.
Sospirò
impercettibilmente.
Battè piano le mani, senza farsi sentire.
-Combattiamo- Greed si coprì con la corazza.
Gli poggiò le mani sul petto muscoloso e lo colpì
chiedendogli mentalmente scusa. (Cosa fai, lo colpisci e poi gli chiedi
scusa???? O_O ndmatti)(si
>///<
ndMegumi)
-Come facevi a sapere che scomponendo il materiale di cui
sono composto mi avresti potuto ferire?-
-Intuito.- sorrise maliziosamente.
Lui le si avvicinò. Allargò le braccia come se
avesse
voluto abbracciarla. Ma le ritirò velocemente tenendo
qualcosa in mano.
I due pugnali di Megumi.
-Come facevi a sapere che li avevo lì?-
-Intuito.- sorrise -ma questi non li usiamo che è meglio.-
-Ok- e partì con una nuova scarica di calci e pugni che
vennero quasi tutti parati dall'homunculus. Erano pressochè
pari finchè Greed
non fece lo sgambetto a Megumi che saltò per evitarlo, ma
lui , che aveva
previsto la mossa, le bloccò il salto facendola cadere a
terra. Trasformò il
braccio in uno spuntone e lo puntò alla gola di Megumi.
-Troppo prevedibile.- disse soddisfatto.Megumi svelta,
battè la mani e toccò lo spuntone, che si
smaterializzò.
-Io non credo.- Saltò addosso a Greed con tutti il suo
peso e lo atterrò.
- UNO A ZERO PER MEGUMI!!- lo disse saltellando qua e là,
felice per aver battuto un homunculus.
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Ok, e ora l'angolo della scrittrice.
I primi due capitoli non mi sembravano granchè, il primo
avevo intenzione di cambiarlo, ma sentendo il parere di una mia amica
ho deciso di lasciarlo così com'era. Purtroppo, siccome non
avevo ancora scaricato il programma x l'html, i primi due
capitoli avevano anche una grafica che faceva schifo. Almeno ora va
meglio.
x Lucia_Elric: sono felice che ti piaccia quello che ho
scritto , Greed è il mio personaggio preferito insieme a
Envy. Penso che nel terzo capitolo ci sarà anche lui, m,a
non aggiungo altro.. Spero che sarà di tuo gradimento. A
parte questo direi che è tutto ... ah già...
Dimanticavo, io non ci sarò dall'8 al 18 agosto, (vacanze
meritatissime) quindi spero di aggiornare abbastanza in fretta prima,
in modo che dopo non ci sia più molto da fare... ^^
x Envyna 95 : L'attesa, poi migliora il finale. Comunque sono
d'accordo con te. Non mi piace aspettare. è per questo che
aggiornerò in fretta. Riguardo alla recensione della tua
fanfic... PREGO! Mi è davvero piaciuta ^^
Bene... dovrei avere finito... fiuuuuu .. alla prossima!!^^
*sparisce in una nuvoletta di fumo*
-Ok pausa.-
Greed non era stanco ma Megumi era pur sempre
umana, era completamente sudata. Ansimando si sedette poggiando la
schiena
contro la dura e ruvida corteccia dell'albero e cominciò a
sgranocchiare quello
che si era portata via dalla mensa Greed le si avvicinò e si
sedette accanto a
lei. Guardandola, anzi, fissandola. I suoi occhi la mettevano in
imbarazzo, si
sentiva come sotto un raggio laser, come se avesse uno scanner
incorporato. Arrossì
sentendo quella strana sensazione sulla pelle.
-Che c'è hai fame?-
-Noi homunculus non mangiamo.- Anche se si poteva dire che
se la stava mangiando con gli occhi.
-Mai ?.- Era stupita, non riusciva a spiegarsi come un
essere così forte e resistente riuscisse a vivere per
così tanto tempo senza
mangiare.
-Mai-
-E allora perchè mi guardi?-
-Perche sei bellissima.- I capelli neri che le cadevano sulle
spalle erano mossi dal vento, gli occhi socchiusi, per sentire meglio
quella
brezza, le labbra sottili erano leggermente schiuse. Il petto si alzava
e si
abbassava velocemente ma con regolarità. Si era coperta con
un cappotto nero,
il quale era aperto, e si adattava morbido alle sue curve. I pantaloni
neri le
mettevano in risalto la vita stretta. La sua cinturaera allargata e le cadeva lungo il fianco. La
sua mano libera era appoggiata sul pugnale, che lui le aveva vietato di
usare
nel combattimento. Aveva le dita sottili e lunghe. Le unghie lunghe
anch'esse,
erano ricoperte di uno smalto nero dai riflessi viola. Aprì
gli occhi e lo guardò,
evidentemente non si aspettava quella risposta.
-Ma dai..- e gli tirò un leggero pugno sul fianco. Lui si
scaldò a quel contatto. Sentiva le guancein fiamme. Cosa gli
stava succedendo?
-Non sto scherzando.- Megumi arrossì leggermente,
trovò
che quel rossore le risaltasse gli occhi, quei grandi specchi di
ghiaccio dai
mille riflessi. Lui si mise davanti a lei, un braccio appoggiato
all'albero e
l'altra mano che intrecciava le dita con quella di Megumi. Sentiva il
calore
della sua mano sotto la sua.
-E così questo è l'amore..- e la
baciò, prima un bacio
dolce, casto e trattenuto, non voleva sembrarle troppo ossessionato da
lei, il
suo profumo lo inebriava, si sentiva catturato.Ad un tratto il bacio si
fece
più passionale, la mano di lui scivolò sulla
schiena di lei, tenendola inarcata
verso di lui, in modo che i due corpi si toccassaro.
Lei lo stringeva a se, passò una mano tra i suoi capelli,
fino ad appoggiarla sulla guancia, stranamente calda, dell'homunculus.
Sentiva
le labbra fredde di Greed modellarsi sulle sue, morbide e calde.
L’adagiò
delicatamente a terra. Cominciò a baciarla sul collo,
talvolta mordendo
leggermente, e cominciò a sfilarle la maglietta.
-No.. per favore smettila... Non adesso..- Era arrossita,
dolce, con gli occhi socchiusi per evitare il riverbero dei raggi del
sole, che
facevano brillare la carnagione candida del suo viso. Bella. Nessuna
definizione
riusciva a descriverla meglio. Stando con lei si sentiva bene. Si
sentiva
completo e... Umano. Non avrebbe mai pensato di poter provare quel
sentimento per
qualcuno, tantomeno per un umana. Lui era Greed, il grande Greed,
l’avarizia
fatta “persona”, voleva tutto, donne, soldi, tutto doveva essere suo, e
anche Megumi. Ma
con lei era diverso. Lavoglia
di lei
che s’impossessava di lui non aveva niente a che fare con i
suoi istinti. La voleva
per averla con se, anche questo di per sé era un gesto
avaro, ma con lei
sarebbe stato diverso. Non era uno dei soliti passatempi, no. Lei era
speciale.
-Ok piccola, se non te la senti non importa.-La
rispettava, non avrebbe mai potuto violare un fiore così
bello. Ecco,
assomigliava ad un fiore, uno splendido fiore di loto. Nel pieno della
fioritura. Splendida nella sua semplicità.
-Grazie.- Si era fermato nonostante la desiderasse.
L'aveva capito ormai, nei suoi occhi c'era tanto desiderio, come quello
un
bambino quando vede un gelato o un dolcetto. Aveva anche capito che non
voleva
solo possederla, lui la amava, la amava veramente. E lei amava lui.
Greed vedeva il proprio riflesso in quegli occhi, e capiva
che erano pieni di gratitudine.
Le prese la mano e se la portò al petto stringendola forte.
Anche lui sentiva il
cuore battere. Lei l'aveva realmente portato alla vita,
l'aveva svegliato. Ripensò a tutte le donne che aveva
passato durante quei
duecento anni. Nessuna poteva eguagliare Megumi. Nessuna.Mentre si
avviavano lui le mise un braccio intorno al
collo e la avvicinò a se.
Lei appoggiò la testa sulla sua spalla. Era poco
più bassa
di lui, e non dimostrava i suoi vent'anni. Arrivati al confine militare
lui
dovetta lasciarla, non potevano farsi vedere insieme. Lui era un
homunculus e
lei un alchimista. La guardò. Le sollevò il mento
con due dita e la baciò, un
bacio veloce ma deciso.
-Ci vediamo di sopra. Tieni la finestra aperta.- E si
allontanò
Sono o non sono una maga??? Ho
scritto questo capitolo
in venti minuti (record) e mi è piaciuto subito (mi sa che
domani vien neve) cara Envyna 95, se nel capitolo precedente pensavi
che Greed fosse sensuale ora che dirai dopo aver letto questo?
Aspettati di vedere un Envy
scatenato nel prox cappy, eh si , ci sarà anche lui, ma non
sarà un personaggio principale ! Basta!!! devo
imparare una volta buona a starmene zitta... Non vi dirò di
più.
P.s.: Ho scritto come
titolo del capitolo : "capitolo 4 ", ma il numero del capitolo
è 3! quindi, se ora vedrete 2 capitoli 4 non vi spaventate,
sistemo tutto in due minuti...
Megumi
entrò al
quartier generale e si avviò in camera sua. Fu sorpresa di
trovarci Mustang davanti, la porta era socchiusa, segno che qualcuno
(probabilmente il colonnello era entrato a cercarla). Era serio in
viso, gli
occhi leggermente a mandorla erano cerchiati, come quelli di chi non
dorme da tempo, il suo alito aveva un forte odore di caffè,
doveva ancora farsi la barba e probabilmente pettinarsi i capelli,
visto com'erano spettinati. -Colonnello.
Che aria
strana- Lo guardò dall'alto in basso. Un
particolare
attirò la sua attenzione.Gli stivali neri erano sporchi di
terra, e a giudicare dall' aspetto doveva essere la almeno da tre notti. -Scar
è stato avvistato nei pressi di Dublith, dobbiamo mandare
tre dei nostri migliori alchimisti per cercarlo. Credi di potercela
fare?- Aveva ignorato il commento con una smorfia, non sembrava avere
intenzione di parlarne. -Si. Chi
saranno gli altri due?.- -Kimbly e
Acciaio.- -Ok, quando
si parte?- -Tra tre
giorni alle 14.30.- -Ok- Lo
guardò negli
occhi , e quando parlò cercò di farlo con un tono
da
amica. -Sicuro che sia tutto ok?- Lui la guardò a sua volta,
per
un attimo un guizzzo nei suoi occhi e nella sua testa si fece strada
l'idea di dirle tutto, ma si trattenne. Fece il saluto militare e
passandole accanto se ne andò. -Arrivederci...-
Era un sussurro appena udibile. Megumi
entrò in
camera. Aprì la finestra. La velocità con cui
accadde fu
tale da lasciarla confusa . Qualcosa di pesante e freddo, le si
scaraventò addosso e la spinse sul letto con violenza. Lei
sbattè la testa, e quando aprì gli occhi vide
Greed. La
luce che
c'era nei suoi occhi ametista di solito così dolce ora era
folle,
non era quello il Greed che lei
conosceva, quello che amava. Cominciò a sfilarle la
maglietta, e
baciò ogni
centimetro di pelle. La sua mano fredda e ruvida scese all'interno
della coscia. -Greed,
fermati... Mi fai
paura.- Non ottenne risposta, pensò di
gridare, ma se l'avessero trovata con un homunculus non sapeva cosa
avrebbero potuto fare. E dopotutto lui era pur sempre Greed e lei lo
amava. Le tolse i pantaloni. Una forte luce, quasi calda, e
Greed scomparve. Al suo posto ora, a cavalcioni su di lei stava uno
strano individuo. Con i capelli verdi, lunghi più o meno
fino
alla vita e una specie di fascia in fronte. Indossava qualcosa di
simile a una gonna, con i pantaloni corti sotto e un top nero. Aveva le
spalle
larghe, un petto muscoloso e scolpito. La pelle bianca quasi
scintillava
sotto la debole e bianca luce della luna. Lo sguardo le cadde sulla
gamba sinistra,
dove stava un tatuaggio, l'uroboro. Lo guardò in
quegli
occhi viola profondi, somiglianti a quelli di Greed ma più
grandi e cattivi.Si capiva che godeva nel vederla spaventata. -Lasciami!
Lasciami!-
Cominciò a dimenarsi, ma l'homunculus le prese i polsi e li
portò in alto sopra la testa, immobilizzandola e impedendole
di
usare l'alchimia. -Non ti
agitare così..- ghignò sadico mostrando i denti
bianchi perfetti -Hum...Cosa
vogliamo fare con questo bel fiorellino....- le prese il mento con due
dita e lò portò vicino al suo trasformando il
braccio
in una lama e puntandogliela alla gola. Megumi
tremava
vistosamente. Nei suoi occhi azzurri c'era il terrore
e qualche
lacrima, ma anche odio. Odio verso quell'homunculus che non si era
curato di
quello che lei sentisse o provasse, che come un sadico la voleva
violentare. Poi
all'improvviso una
mano. Una mano che attraversava il petto
gronadante di sangue di Envy. Una mano bluastra, che lei conosceva
benissimo.
Gli occhi si Envy si spalancarono e dalla bocca scese un
rivoletto di sangue scuro. Le coperte ormai erano completamente
imbrattate, rosse, quasi nere. La bocca dell'homunculus , un attimo
prima spalancata ora era distesa in un sorrisino divertito, come quando
si sa che quello che è stato appena fatto è
inutile.
Intanto il braccio si era ritirato. La ferita di Envy era
guarita. Sparita. Il suo braccio ancora trasformato era puntato alla
gola della ragazza sentì la pressione sl collo e
avvertì
il sangue colarle sul petto. Si dimenò con forza, e una
volta
liberate le mani le battè, e le poggiò sul
letto ritraendosi proprio poco prima che dalle coperte spuntassero
degli aculei giganti che Envy schivò prontamente
trasformandosi in un serpente. Megumi
scese dal letto e si avvicinò a Greed. Si era ricoperto con
la
corazza e continuava a fissare Envy, che nel frattempo aveva assunto il
suo aspetto normale con uno sguardo pieno di
odio. Lo vide poggiare un piede sulla
finestra , girarsi e dare un ultima occhiata
alla stanza soffermandosi sulla figura magra e slanciata della ragazza.
Questa volta Greed l'aveva scelta bene. Ma non gliela avrebbe lasciata
tanto facilmente. -Goditela fin
che puoi-
sorrise e, lanciato un ultimo sguardo a Megumi
saltò dalla finestra perdendosi nel buio di una
nera notte
senza
stelle. Greed era livido. Era ancora più bianco del normale.
Si
sedette
sul letto vicino a Megumi. Aveva la testa bassa, i capelli le cadevano
sul viso coprendone l'espressione afflitta. Gli occhi le si
inumidirono, e la vista si fece sfocata.
-Quel
bastardo....- Greed fece per alzarsi ma lei lo trattenne stringendosi a
lui. Aveva di nuovo le lacrime agli
occhi, e alcune avevano già cominciato a scenderle lungo le
guancie, bagnando le coperte. Gli era saltata al collo, per cercare
protezione. -Per favore,
rimani qui..
Ti scongiuro.- Alzò la testa per
guardarlo. Era disperata. I suoi occhi di ghiaccio erano
diventati neri e profondi, come la pece. Le guance rigate
dalle
lacrime che
quasi invisibili le solcavano il viso. Era pallidissima, alla
luce della lampada sembrava un fantasma, eterea, ma pur sempre molto
bella. Preso dalla
furia verso
Envy aveva dimenticato la vera vittima di quel fatto. Megumi. La SUA
Megumi. La abbracciò e la strinse a sè
stendendosi sul
letto, lei si accoccolò
al suo petto in posizione fetale, stringendosi a lui il più
possibile, come un naufrago al salvagente. Una mano le accarezzava i
capelli e l'altra la schiena salendo e scendendo, sentiva la pelle di
lei, fredda al contatto con la sua. Cercava in tutti i modi di
tranquillizzarla, ma nonostante tutto lei ancora tremava.
-Greed, ho freddo.- Aveva la voce impasticcata di chi sta
per
addormentarsi ed è poco cosciente. Greed si sciolse dalla
sua
debole presa, le cambiò le lenzuola sporche, che vennerro
accatastate in un angolo e chiuse la finestra con la sicura, ma prima
diede uno sguardo fuori, come se potesse intravedere nella notte,
appoggiata ad un tetto poco distante la sagoma scura di Envy. Avrebbe
voluto inseguirlo, per fargliela pagare, ma Megumi aveva bisogno di
lui. Tornò
lì sul letto con lei e la trovò che dormiva. Era
tranquilla, le labbra schiuse, un'aria serena su quel viso d'angelo,
era ancora molto pallida , ma sembrava stare meglio nonostante ogni
tanto si girasse e mormorasse il suo nome come una supplica. In quei
momenti sentiva di amarla ancora di
più del solito. Era così indifesa e dolce che gli
sembrava una piccola statuetta di porcellana.
L'evrebba
protetta, da tutti, ma soprattutto da Envy, conosceva lo sguardo che
quella sera si era impossessato dei suoi occhi. Era il medesimo sguardo
avaro che aveva lui stesso quando vedeva qualcosa che gli interessava.
Nonpoteva permettersi di perdere Megumi. Non l'avrebbe fatto.
-------------------------------------------------- E anche
questo capitolo
è finito! non ho voluto postarlo perchè mentre lo
rileggevo non mi era piaciuto x niente. Non avevo però
più l'ispirazione, così ho preso la bici e sono
andata a
fare un giro in centro, nella città dove abito.
Ho incontrato un mio amico, o meglio un tipo che mi piaceva. E
qualcosa è scattato. Il suo modo di fare mi a ricordato Envy
e mi è venuta un idea. La cosa divertente è che
mi sono
imbambolata con la bocca semi-aperta di fronte a lui, con lo sguardo
perso nel vuoto lasciando una frase a metà mentre nella mia
testa stava prendendo forma l'idea. Poi alla fine mi sono scossa
leggermente , l'ho guardato con aria sorridente, gli ho dato un bacio e
sono scappata via..... Chissà cosa avrà
pensato......
Mamma mia ... Però il capitolo, in compenso è
venuto
abbastanza bene. ^^
x Envyna 95 :
come ti è sembrato Envy? Secondo me non è
stato abbastanza spietato, ma si rifarà un altra volta... Eh
si,
non sarà l'unica occasione in cui lo troveremo, e,
contrariamente a ciò che ho detto ieri, diventerà
un
personaggio principale... E l'idea la devo tutta a quel mio amico..
.
x Kiri
Dellenger: sono
felice che ti sia piaciuto... Ho cercato di immaginarmi cosa avrebbe
fatto Greed questo è il risultato. Spero di
riuscire a
continuare così. E a migliorare i capitoli, che fino ad
adesso
non mi sono piaciuti granchè.
x
Lucia_Elric:
Aspettati una bella sorpresa *.* Ho avuto un ideona.... Vediamo come
viene fuori il seguito... Non so se riuscirò a finirla prima
delle vacanze... Così come l'ho modificata si
aggiungerebbero
tanti capitoli. Spero di farcela perchè ultimamente sono
piuttosto occupata... Casa mia è in subbuglio
perchè tra
circa tre mesi avrò un altra sorellina (ne ho già
una) e
c'è un continuo via vai, non è esattamente il
posto
migliore per scrivere, ma cercherò di sforzarmi. ^^ Bene
bene, sono
le 3.30 e mia mamma mi sta "cordialmente invitando" (ovvero sta
sbraitando selvaggiamente insultandomi) ad andare a
dormire, perchè è tardi. Mi sa che è
meglio se
l'accontento... ^^ Ciao Ciao ^^ *sparisce*
capitolo6Capitolo 6
Camera di Megumi
H 7.00
Greed socchiuse gli occhi leggermente e si preoccupò non
sentendo Megumi a fianco a se.
-Ben svegliato!-
Lei era ai piedi del letto, con un sorriso stampato in faccia. Non
potè non ricambiare.
-Buon giorno.- Si stiracchiò -Aaaahh che bella dormita...
Era da
duecento anni che non dormivo più così.- Lei lo
guardò perplessa.
-Duecento anni?-
-La mia età-
-Che vecchio! E pensare che io credevo che tu avessi poco
più di ventisette anni...-
-Molto gentile.-
-Li porti bene.- sorrisero.
-Come mai così felice sta mattina?- Non era la domanda
adatta, la sua espressione si rattristò.
- Mi dispiace di dover partire, ma non potevo proprio rifiutarmi.-
Sembrava stesse per piangere.
-Ehi, sarà per poco, non sentirai neanche la mia mancanza.-
-Invece si.-
-Invece no.- le prese il viso e l'avvicinò al suo. -Se vuoi
verrò con te. Dopotutto i miei amici sono a Dublith, potrei
andare a trovarli, avrei anche la scusa giusta.-
-Davvero faresti questo per me???- Era felicissima. Non ci poteva
credere.
-Certo, per te questo e altro piccola.-
-Grazie.- Si buttò su di lui baciandolo con passione.
-Ti amo.- Le uscì dalle labbra senza volerlo.
-Anche io. Sei l'unica che mi abbia preso il cuore. Tienilo,
sarà tuo. Per sempre.-
(Ma tu sei sicuro di avere un cuore? Ndmatti) (Vieni qui
autrice
del cavolo! >.< NdGreed) (Ehi Greed a cosa ti serve la
corazza???? Cosa vuoi farmi???? O__O Ndmatti) (Io??? Niente!
Ma
se sono un angelo!!!!! NdGreed) (Sisi... -.-' Ndmatti)
-Anche il mio è tuo.- Gli prese la mano e la
poggiò nel punto in cui si sentivano i battiti del suo cuore.
-Ogni singolo battito è per te.- Lui prese la sua mano e se
la portò alla bocca.
-Ho capito perchè quel giorno alla radura il mio cuore
batteva.-
Fece una pausa -Avevo cominciato a vivere davvero. Tu lo hai
fatto battere, dopo duecento anni passati vivendo senza un vero scopo
sei arrivata tu a riempire le mie giornate. Perchè una vita
senza uno scopo non è una vita.-
-Oh Greed...- Non l'aveva mai visto così serio. Era tutto
vero..
-Oggi niente allenamento. Ti porto con me, ti va?-
-Va bene, facciamo un giro in città?-
-Si- Sorrise un po' triste.
-Cosa c'è?-
-Alle volte vorrei essere un umano sai? Solo per poterti seguire
sempre. Se fossi un umano, non ci toccherebbe fare tutto questo
trambusto per vederci, io potrei accompagnarti dove vuoi , quando vuoi,
e quello che è successo ieri sera.... Beh, semplicemente non
sarebbe successo.-
-Non è vero!-
-Si invece, Envy mi ha visto uscire più volte da qui e ha
pensato di venire a farti una visitina. Se io non fossi un homunculus,
saremmo tranquillamente potuti uscire dalla porta e io non avrei mai
nemmeno conosciuto Envy..-
-Non è vero.- Era un a bugia, ma non sopportava di vederlo
triste. -Quello che è successo ieri è passato, tu
non
c'entri. Non puoi prenderti la colpa per tutto quello che mi succede.-
-Invece si .- Abbassò lo sguardo. Non sapeva più
che fare.
-Greed, per favore, smettila. quando non c'eri tu la mia vita era
così vuota.- Si sedette sul letto chiudendo gli occhi, quasi
che
raccontare le costasse fatica. -Non ho amici qui al Quartier
Generale, nemmeno Acciaio che ha preferito farsi i fatti suoi, sono una
che di solito è diffidente da tutti e tutti mi stanno alla
larga. Poi sei arrivato tu, all'inizio mi sei sembrato uno dei tanti,
poi ho notato il tuo interesse per me. Altrimenti perchè
saresti
tornato quella sera? E ho cominciato a capirti. Tutt'ora tu sei l'unica
PERSONA.- sottolineò la parola - a cui io mi senta veramente
legata. Io ti amo, ma non intendo usarti come scudo per ogni cosa che
mi succede.-
-Hai ragione, ma io....io quello stronzo lo uccido!-
-Hei!! Non ti vorrai prendere tutto il divertimento!!! Lasciamene un
po' anche a me!- Risero. Megumi era tornata felice, e il suono della
sua rista così sincera tranquillizzò Greed.
-Si,ti aspetto fuori dal cancello.- Uscì dalla finestra.
Megumi
uscì in fretta e furia, correndo a più non posso,
(Avete
presente quando negli anime alla tv quando corrono veloci, volano le
persone che gli stanno accanto, come pupazzi e si alza un polverone?
Ecco così) investendo persone a cui chiedeva
velocemente
"scusa". Arrivò davanti al cancello in tre minuti . (O_O che
velocità Ndmatti)
Lui era già lì che la aspettava. La prese per
mano. Aveva
indossato un paio di pantaloni bianchi larghi che si stringevano alle
caviglie e una maglietta a maniche corte anch'essa bianca che le
metteva in evidenza il fisico asciutto e magro e le lasciava
l'ombelico scoperto. Al contatto con la pelle fredda di Greed Megumi si
calmò, La presa era salda, ma dolce e morbida. Si avviarono
verso il centro della città. La ragazza si
fermava a quasi ogni negozio d'armi che vedeva. Gli occhi luccicavano
per ogni tipo di arma, fosse essa da taglio, da fuoco oppure
semplicemente da difesa. Greed non l'aveva mai vista così
felice, era ancora più bella, sembrava splendere. I suoi
occhi
non davano traccia di infelicità. I capelli corvini le
scendevano lunghi , morbidi e profumati lungo la schiena. Alla luce del
sole sembravano più chiari, erano continuamente attraversati
da
riflessi viola, marroni e ocra. Dopo ore passate di negozio in negozio
decisero di sedersi sul bordo della fontana. Siccome faceva caldo
Megumi immerse una mano nella
fontana. L'acqua era fresca e limpida tanto che si
poteva vedere
il fondo pavimentato. Si bagnò leggermente il collo e le
braccia anche se il sollievo fu solo temporaneo. Il sole picchiava
insistente sulla testa e le dava fastidio. Per di più delle
gocce di sudore le imperlavano la fronte. Se le asciugò con
il
braccio e si rinfrescò il viso.
-Uff che caldo.-
-Già. - Greed indossava i soliti occhiali da sole e la
guardava.
-Ti piacciono le sorprese?- la domanda arrivò all'improvviso
e lei lo guardò con aria interrogativa.
-Si-
-Allora girati- Fece come le aveva detto e lo sentì
trafficare
qualche secondo. Poi si sentì abbracciare e vide
che le
stava allacciando una collana nera. La figura era quella di un serpente
che si mordeva la coda. Megumi spalancò la bocca a
metà
tra lo stupito e il felice. Si girò di scattò e
abbracciò Greed, ma la spinta fu troppo forte e caddero
entrambi
in acqua. Cominciarono a ridere spensieratamente, senza accorgersi che
dall'alto di un campanile uno strano individuo dai capelli verdi aveva
seguito tutta la scena.
-----------------------------------------------------------
Spero vi sia piaciuto anche questo capitolo, nonostante fosse
un
capitolo di stallo, in cui non succede pressocchè niente.
L'idea
della collana non mi piace particolarmente, ma potrei farla diventare
qualcosa di più nei prossimi capitoli. Non ho un
idea
precisa, quindi aspettatevi di tutto. Che dire ancora?
Beh, un ringraziamento a quelli che recensicono, o che lo
faranno, a quelli che l'hanno aggiunta tra i preferiti e a quelli che
la seguono. E perchè no, grazie anche a quelli che la
leggono
soltanto. Bene, ho finito.
Ciao ciao ^^
-Ho fame!- Greed si mise a ridere, solo a lei poteva parlare
di mangiare in un momento del genere.
-Che ne dici di un gelato?-
-Per me va bene.. Ma tu non avevi detto che non mangiate mai?.-
-Si ho detto che non mangiamo, ma non disdignamo il cibo.- Aveva messo
le mani in tasca e osservava distratto il cielo.
-Allora vada per il gelato.- Si avvicinarono ad un chiosco di gelati.
-Due per favore. Uno fragola e limone e..- Guardò Greed con
aria interrogativa
-Nocciola e pistacchio.- Pagò lei perchè Greed si
era
allontanato con il gelato in mano. (Greed
maleducato!!!
-.-' ndmatti) (sono pur sempre l'avarizia no? ^^)
Si sedettero su una panchina a mangiare. Megumi, che era sempre la
solita ingorda, lo finì immediatamente. Appoggiò
le testa
sulla spalla di Greed.
-Lo sai che se qualcuno tipo Acciaio ci vede così sei
fregata?-
-Preferisco non pensarci, non voglio che tutto venga rovinato.
Dov'è il divertimento se non s'infrange qualche regola?-
Greed rise. -Hai ragione.- Le cinse un fianco con il braccio. Quel
contatto lo rassicurava, lei era lì e nessuno gliela avrebbe
portata via. Nemmeno quella stupida missione.
Era così immerso nei suoi pensieri che non si accorse che
Megumi lo stava chiamando.
-Greed? Ti sei addormentato?-
-No no sono ancora qui.- Le sorrise.
-Peso sia ora di tornare.- Guardò il campanile. E si
pietrificò. Immobile e fredda. Sembrava una roccia.
-Megumi?? che ti prende?- Si strinse a lui e puntò un dito
sul
tetto del campanile. Una figura snella e slanciata era seduta sul
tetto, i capelli verdi mossi dal vento.
-Envy..- Nella sua voce c'era odio, molto odio. L'homunculus
saltò agilmente a terra.
Con passo veloce si avvicinò ai due.
-Guarda chi si vede.- Guardò Megumi -E chi si ri-vede!-
-Envy... Lasciaci in pace!-
-Anche subito se vuoi. Però non sono sicuro che quella
persona
sarà così felice di sapere che ti fai un
alchimista di
stato..- Greed si pietrificò all'istante.
-Cosa??? Io?? Con questa qui mi sto solo divertendo! E' una delle tante
che voglio portarmi a letto. Proprio come fai tu. Lei non
è nessuno per me.- Megumi al suo fianco, era sbiancata.
Sembrava
che Greed l'avesse pugnalata. -E' solo un gioco. E devo dire che mi sto
proprio divertendo!- Ghignò maligno guardando Megumi. In
quel
momento lei lo vide per quello che era. Un mostro.
-Vedi di farla finita alla svelta.- Guardò soddisfatto la
faccia
di Megumi, i suoi occhi cominciavano di già a riempirsi di
lacrime. Come se niente fosse Envy si girò,
cominciò a
saltare sui tetti e si allontanò. Megumi era ancora
pietrificata. Il volto basso, nascosto dalla frangia. Calde lacrime le
rigavano il viso. Una mano si stringeva sul petto, quasi a voler far
smettere i battere il cuore che le faceva male. Cadde a terra
coprendosi il viso con le mani, le lacrime non smettevano di scendere.
Passò qualche minuto senza che nessuno dei due pronunciasse
parola. Si sentivano distinatamente i singhiozzi che scuotevano il
corpo della ragazza. All'improvviso ogni rumore cessò.
Megumi
debolmente si
alzò in piedi, e, senza degnare Greed di uno sguardo si
voltò e se ne andò. Non corse e non
variò la sua
andatura, camminando a testa bassa arrivò al quartier
generale.
Vagò per i corridoi per minuti che le parvero eterni , si
perse più di una volta, ma alla fine riuscì a
trovare la
sua camera. Rimase sola con il suo dolore. Rivedeva davati a
sè
Greed, Greed che rideva della sua sofferenza e le ripeteva che era
stato tutto un gioco, un passatempo, un divertimento, niente di
più, poi ricordava tutte le volte che le aveva detto quanto
era
speciale. Tutto andava ad allargare la ferita che la dilaniava,
sembrava che degli artigli la graffiassero dappertutto, profonde ferite
che la stavano facendo morire dissanguata.
Non si accorse di non essere sola nella stanza e quando
sentì
una voce sconociuta nella stanza invece di reagire alzò
debolmente la testa e guardò il ragazzo che le stava davanti
con
aria distrutta e sconfitta. Continuò a fissare quegli occhi
dorati.
-Chiudi la finestra , per favore.-
-Sei sicura?-
-Chiudila per favore.- Edward si alzò e fece come gli era
stato detto.
-C'era questo sul balcone- Le diede un biglietto. Lei lo lesse, erano
due parole, tracciate con una grafia veloce e disordinata.
"Mi dispiace ". Lo poggiò sul comodino, vicino alla lampada.
-Comunque. Non mi sono ancora presentato..- Edward intervenne, vedendo
che lei non parlava. Megumi completò la frase con voce
moderata
e atona, come un automa.
-Edward Elric, Alchimista d'acciaio , il più giovane
alchimista nella storia. Lo so.- La guardò stupefatto.
-E tu sei ?-
-Megumi Yiruma, Alchimista d'argento.-
-Piacere.-
-Piacere.-
-Si può sapere perchè piangevi?- Lei lo
guardò triste.
-Envy smettila.-
Megumi non riuscì più a trattenere le lacrime.
L'homunculus rimase spiazzato dall'intuizione che Megumi aveva avuto.
Lei intanto continuava a guardare la finestra chiusa.
Sentì
uno strano rumore, che le portò lla mente il ricordo della
sera
prima." Buffo", pensò. "Ieri sera mi ha quasi violentata e
ora
è qui che mi parla come se mi conoscesse da sempre."
-Cosa vuoi?-
-Avrei voluto dirtelo che Greed era così, ma non ho potuto.
Guarda in che stato ti sei ridotta a voler cercare di far funzionare
una storia impossibile.-
-Da dove arriva tutta questa saggezza? Non voglio la tua compassione,
lo so che sei come lui.- Lo guardò negli occhi che
all'improvviso si fecero piccoli, comparirono degli occhiali e il viso
si fece più adulto. I capelli , da lunghi e verdi si fecero
corti
e neri.
-Così posso andare?-
-Non otterrai niente neanche con il suo aspetto... Vattene- I suoi
occhi erano severi come la sua espressione. La posa era rigida, le mano
chiuse a pugno tanto strette da far sbiancare le nocche.
-Ma... Tu non stai bene, devo rimanere con te.-
-Rimani pure, ma fuori dal mio appartamento-
-No- Il rifiuto da parte dell'homunculus fu secco.
-Si- Megumi cominciava ad innervosirsi.
-No. Se ti senti male? Posso prendere la forma di Edward e chiamare un
medico-
-Si così poi se incontri il vero Edward? Vorrei proprio
vederla questa...-
-Tanto tu saresti solo felice se mi catturassero.- La sua voce era
triste.
-Cosa? Fammi capire bene... Tu mi hai quasi violentata cazzo!!!!! Se
non fosse stato per Greed non voglio nemmeno immagnare quello che
sarebbe successo!!!!!!!!! E tu adesso pretendi di venire qui, TU, che
hai provocato tuttto questo, pretendi di venire qui come se niente
fosse e inoltre hai anche il coraggio e la faccia tosta di chiedermi di
restare come se io avessi dimenticato tutto??? Non credo
proprio!!!!!!!!!! FUORI DI QUI IMMEDIATAMENTE!!!!!!!!!-
-Hai ragione-
-Ci credo che ho ragione!!!- Lui si avviò alla
finestra e
la aprì , facendo scattare la sicura. Uscì e si
gettò nel vuoto.
Dopo qualche minuto Megumi si avvicinò al balcone
guardò
fuori, in cerca di Greed, che naturalmente non c'era. Nonostante la
avessa fatta soffrire tanto lei lo amava ancora .
Sospirò, ma lasciò la finestra aperta. Si
girò e
finì di preparare la sacca, magliette, pugnali e
attrezzatura.
Si voltò per prendere i suoi soliti abiti da combattimento e
li
ripose nella sacca. Si distese sul letto e si addormentò
dimenticando di chiudere la finestra.
Camera di Megumi H 00.15
"Com'è bella" pensò Envy. Si avvicinò
al suo letto e si sedette li accanto su una sedia. Cominciò
ad accarezzarle il viso con il dorso della mano. Si accorse che aveva
ancora al collo la collana che Greed le aveva regalato quel pomeriggio.
La cosa lo innervosì, lui la aveva fatta soffrire, allora
perchè lei
non lo lasciava perdere? Perchè? La teneva stretta con
entrambe
le
mani. Il viso incorniciato dai capelli neri era triste, anche mentre
dormiva si vedevano con chiarezza che delle lacrime erano
sfuggite
al
suo controllo e avevano bagnato il cuscino . Allungò la mano
e
delicatamente gliele asciugò con il pollice. Aveva la bocca
leggermente
socchiusa. Spinto dal desiderio si avvicinò, sentiva il
respiro
caldo, sapeva da menta, appoggiò le sue labbra a quelle
della
ragazza. Erano calde, ma bagnate, il brivido di piacere che lo percorse
lungo la schiena lo spinse a continuare a baciarla nonostante
fosse
addormentata. Quando si staccò era come se riuscisse a
sentire
la
sensazione delle loro labbra a contatto.
Non l'avrebbe lasciata a Greed senza lottare. Mai.
CAPITOLO 8
Capitolo 8
Camera di Megumi
H 7.30
Megumi sollevò leggermente le palpebre e le richiuse alla
luce
insistente del sole che penetrava dalla finestra. Instintivamente
allungò una mano accanto a se aspettandosi di sentire il
corpo
freddo e rilassato di Greed che dormiva. Vuoto. La sua mano si
appoggiò sulle coperte ruvide. Era la stessa sensazione di
quando si scende le scale, si pensa che ci sia un ultimo gradino in
realtà inesistente, il piede è già
pronto per
essere appoggiato su qualcosa e invece non trova una superficie solida,
si sente solo il vuoto e per quei millesimi di secondo si ha la
sensazione di precipitare. Megumi sentiva la mancanza di Greed, un
grosso vuoto freddo che le si era depositato dentro e aveva congelato
tutto il resto, rendendo la sua espressione apatica. Fece correre lo
sguardo per la stanza, come aspettandosi di vedere in un angolo la
sagoma di Greed che le si avvicinava e le diceva che era stato tutto un
brutto sogno. Quasi sobbalzò, quando si rese conto che
effettivamente C'ERA qualcuno nell'angolo più buio della
camera,
la delusione arrivò quando si accorse che quello non era il
profilo di colui che lei amava.
-Delusa?- Lei non rispose. Semplicemente si alzò, ignorando
Envy
che cominciava a preoccuparsi. Si avvicinò all'armadio
spalancando le ante. Prese una divisa a caso, sempre facendo finta che
Envy non si fosse appoggiato ad una delle porte del suo guardaroba e la
stesse fissando insistentemente con quei suoi occhi color ametista. Si
girò, andando in bagno, una volta appoggiata la mano sulla
maniglia fredda esitò, rimanendo lì
così, con una
mano sulla maniglia e una che reggeva il cambio, per qualche secondo.
Poi , effettuando una leggera pressione spalancò la porta ed
entrò, chiudendosi a chiave nel bagno. Poggiò
vicino al
lavandino la roba preparando accanto ad essa la spazzola. Poi si
avvicinò alla doccia aprendo il rubinetto da cui
cominciò a fuoriuscire acqua calda, che , a
contatto con
la fredda superficie di marmo del fondo sollevava nuvole di caldo
vapore che andavano ad appannare lo specchio li accanto. Si
spogliò, e si immise sotto il getto d'acqua calda
proteggendo i
capelli in modo che non si bagnassero. Una
volta che tutti i muscoli
furono rilassati uscì dalla doccia e si avvolse in un
morbido
asciugamano nero. Si cambiò velocemente e
cominciò a
spazzolarsi i capelli, aveva tutto il tempo che voleva e
volontariamente prolungò ogni movimento, in modo
che i
capelli fossero perfettamente lisci e morbidi. Fece ruotare la chiave
nella toppa, dopo un giro e mezzo la serratuta scattò.
Megumi
abbassò la maniglia e uscì dal bagno,
lasciò la
porta aperta, permettendo al caldo profumo del sapone di diffondersi in
tutta la stanza. Sistemò l'asciugamano ben piegato su una
sedia
vicino alla finestra, in modo che i raggi del sole lo asciugassero.
Envy da comodamente seduto sul letto la osservava come se volesse
catalogare ogni suo movimento.
-Sicura di stare bene?- L'homunculus non dava segni di
ostilità,
tantomeno non dimostrava l'intenzione di violentarla. Megumi si
arrischiò nell'essere gentile con lui.
-Mai stata meglio- Esibì un sorriso sforzato. -Si vede
lontano un miglio
che stai male.- Si alzò dal letto
lasciando le coperte spiegazzate nel punto in cui era seduto. Le si
avvicinò lentamente, come per rassicurarla e
l'abbracciò,
lei glielo permise per qualche secondo assaporando quel profumo che
sapeva di selvatico, sentiva il suo torace freddo contro la guancia.
Quel tocco delicato le ricordava Greed e le faceva male. Si
staccò da Envy. -Allora non
ti faccio poi
così schifo...Non è che hai già
dimentic....- La
sua voce aveva un tono provocante. Non aveva bisogno di parlare per
farsi capire, le bastò guardarlo negli occhi per fargli
interrompere la frase, tra loro cadde il silenzio assoluto, interrotto
di tanto in tanto dal canto degli uccellini poggiati
dolcemente
sui fili del telefono poco più in alto della finestra. No,
era
troppo poco il tempo che aveva avuto per scordarsi di una PERSONA
così speciale, e anche se avesse avuto tutta la vita per
farlo
non ce l'avrebbe fatta. Come poteva
dimenticarlo? Lo avrebbe conservato nel cuore per sempre.
Greed p.o.w. Greed era
disteso sul
letto, le braccia dietro la nuca, continuava a fissare le crepe
presenti sul soffitto. Le
coperte erano state gettate in un angolo della stanza, tutte
ammucchiate. Se Megumi le avesse viste si sarebbe arrabbiata, era una
manica perfezionista, non avrebbe sopportato di vedere il disordine che
regnava sovrano in quella camera, lattine gettate
qua e la sul tappeto
mezzo ammucchiato, le ante dell'armadio che aveva spalancate la sera
prima a causa di un attacco di rabbia, il fondo dell'armadio sfondato
da un pugno, le scheggie di legno disseminate in terra. Il
risveglio alla mattina senza Megumi era strano. Era strano non sentirla
accanto a se, non provare quel brivido nel sentire che lei non era
sparita, era strano non poterla stringere e sentire come lei
ricambiava. Sentire il suo respiro caldo e profumato così
vicino
al viso. Tutto gli mancava. Ora che non era con lei non si sentiva bene
da nessuna parte, gli sembrava di essersi pugnalato avendola offesa,
lei ormai era una parte di lui, non poteva negarlo. Continuava a
fissare la finestra con aria assente, ignorando la vita che gli
scorreva accanto senza sfiorarlo. Per lui esistiva solo
lei.
Provò ad immaginarla quel mattino, ma non ci riusciva, per
quanti ricordi avesse di lei gli era impossibile riprodurne un immagine
, anche soltanto immaginaria. Si diede mentalmente dello stupido,
stupido per averla offesa, ma non sapeva come farsi perdonare. Qualcosa
avrebbe inventato. Qualsiasi cosa per averla di nuovo. Non
tentò
nemmeno di dimenticarla. No, era troppo poco il tempo che aveva avuto
per scordarsi di una persona così speciale, e, anche se
avesse
avuto tutta la vita per farlo non ce l'avrebbe fatta. Come poteva
dimenticarla? No, non si sarebbe accontentato del suo ricordo. La
voleva indietro. Il prima possibile.
------------------------------------------------------------ Questa
è Megumi... L'ho trovata in internet, per sbaglio,
però ha il corp k sembra quello di una bambina...
Lo so, è un capitolo molto corto, e non mi aspetto un
granchè come recensioni, ma di più non sono
riuscita a
fare... Sembra che Envy si sia rammollito eh?
Non preoccupatevi, tra poco tornerà quello di sempre ...
L'idea
prende forma sempre di più nella mia tasta malata...
-Ti posso seguire?-
-Fai come ti pare, oggi non sarà divertente farti i fatti miei.-
-Perchè?-
-Domani parto in missione, vado a prendere qualcosa di nuovo.-
Sentì Envy trasformarsi. Dopo qualche secondo un ragazzo
con la divisa militare le apparve accanto. Era carino, castano, i
capelli corti, un ciuffo gli attraversava la fronte coprendo degli
occhi azzurri e profondi. Le labbra sottili e rosse. Doveva avere si e
no 17 anni. Era alto come lei, una corporatura media. Aveva un bel
fisico, spalle larghe e vita stretta. Megumi si avvicinò alla
porta ma prima di aprirla nascose la collana sotto la maglia. Mentre
camminava verso la mensa attraversando i larghi corridoi in compagnia
di Envy, la sentiva pesare sul petto, a ricordarle Greed.
Arrivò in una sala rettangolare, abbastanza grande da contenere
una dozzina di grandi tavoli. La stanza era illuminata dalla luce del
sole che filtrava dalle grandi finestre.
Prese solo un caffè e si sedette ad un tavolo pressochè vuoto. Envy la seguì e le si sedette accanto.
Megumi cominciò a sorseggiare il caffè lentamente
perchè scottava, il fumo caldo usciva a nuvolette dalla tazza.
Megumi poggiò i gomiti sul tavolo e tenne la tazza sollevata con
entrambe le mani di fronte alla bocca e guardandosi intorno di tanto in
tanto continuò a bere. Finito il caffè poggiò la
tazza vuota sul bancone e si alzò senza degnare Envy di un
sguardo. Lui se ne accorse.
-Come mai non parli? Il gatto ti ha mangiato la lingua?- Lei tenne la testa bassa ma sta volta rispose.
-Cosa dovrei dire?- Con Greed le conversazioni non erano sforzate e il
silenzio non era carico come quando parlava con Envy. Con Greed era
tutto più naturale.
-Non saprei, che sei felice che io sia qui?- Cercò di scherzare,
ma con scarsissimi risultati. Megumi abbozzò appena un sorriso.
-Scusa, è che non riesco a smettere di pensare a Greed.- la sua voce si era fatta triste e malinconica.
-Dimenticalo- Quella parola le diede fastidio. Non poteva e non voleva.
In lei c'era sempre quello stupido e infantile barlume di speranza che
lui tornasse.
-Dimenticarlo? E di grazia, come faccio?-
-Sostituiscilo, non sarà così difficile, in fondo non
è mica unico. E poi tu sei così carina... - Le prese una
ciocca di capelli tra le dita e le cinse i fianchi con un
braccio. Quel gesto era così semplice e spontaneo. Lei non
provava niente per Envy, ma accettò comunque che lui la
stringesse a se, quel contatto la rassicurava, e il dolore per la
perdita di Greed non era così grande se a colmarlo c'era Envy.
Megumi si sorprese a pensare a lui . Cacciò subito il pensiero
appena formulato. Mentre camminavano lei lo guardava di sottecchi.
Certo, non era Greed, ma quel tocco era così familiare...
Continuò a guardarlo. Finchè non furono fuori dai
cancelli. Allora lei si staccò da Envy, delicatamente, ma con
decisione. Cominciò a vagare per la piazza alla ricerca del
negozio adatto. E lo trovò. Era un piccolo negozietto grigio, il
cui intonaco in alcune parti si scrostava, lasciando intravedere il
sottostante strato di calcinaccio.Varcandone la soglia, sentì i
campanellini suonare. Il commerciante , un ometto picccolo,
pelato e grassoccio, gli occhietti neri e la boccuccia piccola
sovrastata da un paio di enormi baffoni, corse con le sua gambette
corte a vedere chi fosse e quando vide Megumi la sua boccuccia si
aprì in un sorriso che fece comparire delle fossette sulle
guancie.
-Megumi!!! la mia cliente preferita!- A quella affermazione Megumi
sorrise divertita. Il commerciante, che si chiamava Toni,
allargò le braccia indicando il piccolo locale. -Scegli
quello che vuoi e ti sarà dato- Megumi fece vagare lo sguardo
soffermandosi su un piccolo pugnale dall'impugnatura alquanto
insolita, un serpente vi si attorcigliava sinuosamente attorno, la
testa si appoggiava alla base della lama e al posto dell'occhio vi era
incastonata una pietra color aquamarina. Megumi lo prese in
mano, era leggero e facile da maneggiare. Lo lanciò sopra
la testa del commerciante a una velocità incredibile, non lo
sfiorò nemmeno, e andò a incastrarsi in un punto del muro.
-La solita precisione..- Toni non aveva fatto una piega, ci era
abituato a Megumi. Andò a togliere il pugnale dal muro e lo
porse alla cliente. Neanche un graffio aveva scalfito la lama.
-E' perfetto, lo prendo.- Si avvicinarono al bancone e solo a quel
punto Toni notò Envy, che se n'era stato in disparte appoggiato
alla parete con un piede, a braccia incrociate per tutto il tempo.
-E questo giovanotto chi è? Il tuo ragazzo?- Megumi arrossì vistosamente. Envy rispose al posto suo.
-Si.- Le cinse le spalle con il braccio.
-Siete proprio una bella coppia. Te lo meriti proprio, Megumi.- Toni
sorrise, non poteva sapere che quella frase aveva un doppio senso per lei.
-Già, me lo merito proprio...- Megumi comprò il
pugnale e se lo mise nella borsa, uscendo dal negozio. Appena fuori
dalla porta lei lo fulminò con un'occhiata infuocata.
-Lo so che ti piaceva l'idea di essere la mia fidanzata, ammettilo... Sei anche arrossita.- La
guardò malizioso. -Persino lui ha detto che siamo una bella
coppia.-
-Si riferiva al ragazzo, non a te.- Scosse la testa, ma chi gliel'aveva fatto fare di portarselo dietro? Lui la fermò
afferrandola per un braccio , la abbracciò con foga, e
prima che lei potesse sfuggirgli la baciò. Megumi poggiò
le mani sul suo
petto, lasciando cadere la borsa. Cercò di staccarsi da lui
spingendolo lontano, ma non ci riusciva. E intanto le labbra di Envy si
muovevano su quelle di Megumi con insistenza, fredde, ghiacciate, ma
morbide. Lei cercava di resistere, ma quel contatto... Le ricordava
troppo quello con Greed. Smise definitivamente di resistere e
cominciò a ricambiare il bacio, si abbandonò alle braccia
forti di Envy che la sorressero. Fu così che si ritrovò a
baciarlo, con passione. Quando si staccarono Envy aveva un sorrisetto
malizioso sulle labbra.
-Lo sapevo..- Megumi non rispose. Perchè si era lasciata baciare? E soprattutto, perchè aveva ricambiato? Passò tutto il
pomeriggio con quelle domande in testa. Entrarono in un negozio
di abiti. Abbastanza grande, 'era di tutto, tute da ombattimento, abiti
da sera.. Megumi si avvicinò ai vestiti appesi. Non aveva
mai provato interesse verso gli abiti, ma ce n'era uno che le piaceva
davvero. Era nero e bianco, la balza non sfiorava le ginocchia
aveva le spalline nere fine ed era ricamato con disegni floreali
dai bordi argentati, in vita c'era una fascia bianca a mo' di cintura
con i passanti che ne stringeva la forma che poi si apriva in una larga
gonna. Lo staccò dalla fila degli altri abiti e lo
portò in camerino con se. Si spogliò rimanendo in
intimo e si guardò allo specchio. Aveva una vita davvero
stretta, un corpo affusolato e il seno proporzionato. Si
infilò nel vestito, che metteva in risalto la forma del suo
corpo perfetto. Si sistemò i capelli leggermente spettinati
lasciandoli cadere morbidi lungo la schiena. Aprì la
tendina che chiudeva il camerino e uscì facendo una
giravolta e lasciando che la gonna si sollevasse leggermente. Envy
era quasi senza parole. La guardò con uno sguardo
perverso
-Carina... Ma così non posso garantire la tua incolumità.-
-Non ci provare.- Si stava avvicinando pericolosamente.
-A fare cosa?-
-Qualsiasi cosa tu voglia fare- La stava spigendo di nuovo nel
camerino. Megumi riusciva a sentire lo specchio freddo contro la
schiena. Il viso di Envy era a pochi centimetri dal suo.
-Ma lo sai che sei proprio sexy con quel vestito? Non penso che
riuscirò a rimanerti tanto indifferente...- Fece scivolare la
mano sotto il vestito.
-Envy smettila... Siamo in un camerino!-
-E allora? Io ti voglio adesso... -
-E smettila!- Rise. Era proprio strano.
-No...- cominciò a baciarle il collo insistente. Smise
all'istante quando uno scapellotto lo colpì in testa. Si
staccò da lei e uscì dal camerino massaggiandosi il punto
in cui Megumi l'aveva colpito.
-Ahi... Non sapevo fossi così manesca...-
-Pervertito...- Scosse la testa.
-Manesca.- Gli mostrò la lingua, contraendo il viso in una smorfia come una bambina .
-Ma che faccino espressivo...- Envy mise le mani dietro la testa e si
allontanò. Megumi passò ancora qualche decina di minuti
alla ricerca di qualche divisa da combattimento . Ne trovò
due e comprò tutto.Uscendo vide Envy che l'aspettava
fuori.
Sapeva distogliere la
morbosa attenzione di Megumi da Greed, per incentrarla tutta su se
stesso. Mentre stava con lui il dolore che provava non era così
forte, ma sentiva, dentro di se che quella sensazione non sarebbe
durata molto, non appena Envy se ne fosse andato quel vuoto dentro di
se sarebbe tornato, sarebbe aumentato addirittura. Purtroppo doveva
ammettere che si stava affezionando a Envy, nonostante non avesse
dimenticato quello che due sere prima stava per fare. Verso le sette
fecero ritorno a quartier generale per depositare le borse di roba che
lei aveva comprato durante la giornata. La camera era lì,
esattamente come l'aveva lasciata. Poggiò a terra le borse e si
distese sul letto. Envy fece lo stesso. Megumi era davvero stanca ,
socchiuse gli occhi e cercò di addormentarsi. Ce l'aveva
quasi fatta, quando sentì le labbra fredde di Envy poggiarsi sul
collo per poi scendere in basso. Sentiva la mano di Envy sulla schiena.
-Smettila-
-Non ce la faccio piccola... Sei troppo sexy vestita così-
-Umh si come no...- lo spinse via. -Smettila sennò mi arrabbio-
-Ohoh... Che paura...- Passò la lingua sul collo della ragazza.
E immerse il viso nei suoi capelli assaporandone il profumo.
-Mi obblighi a cacciarti-
-Provaci- Ghignò. Megumi battè le mani e le
poggiò sul letto, da cui si materializzò una
barriera bianca. Envy la sfondò facilmente e si
gettò su Megumi che si era alzata e avvicinata alla finestra .
Lei fu veloce a scansarsi e Envy si ritrovò all'esterno
del piccolo appartamento. Cominciò a battere sui
vetri della finestra chiedendiìo a Megumi di farlo entare , ma
lei faceva finta di non sentirlo e continuava a sistemare
l'appartamento fischiettando e ignorandolo. Era troppo divertente.
Si distese sul letto e cercò di addormentarsi . Envy
intanto aveva smesso di bussare alla finestra. Megumi si
voltò, sbirciando verso la finestra. Lui non c'era più.
Meglio. Si alzò dal letto lentamente cercando di fare il meno
rumore possibile. Aprì lentamente la finestra e guardò
fuori. Nessuna traccia di Envy in nessuna direzione.
Decise di lasciarla aperta, altrimenti il caldo sarebbe stato
insopportabile. Si sedette sul letto a gambe incrociate poggiando la
testa sul muro e socchiudendo gli occhi alla sensazione del venticello
fresco della notte che le scompigliava i capelli. Ad un certo
punto sentì una mano che le scostava una ciocca dagli occhi. Era una mano fredda e dura, ma lei la riconobbe subito. All'inizio
pensò ad un sogno, ma quel tocco le sembrava così vero...
Aprì lentamente gli occhi e fissò l'immagine
sfocata di colui che aveva davanti. I capelli spettinati, gli occhi
cerchiati da occhiaie nere per le troppe ore passate sveglio, la pelle già bianca
ora lo sembrava ancora di più.
-Megumi.. Pensavo dormissi..- La sua voce era morbida e dolce.
-No... La mia lontananza ti fa così male?- Passò il dorso
della mano ripercorrendo i tratti del viso di Greed, che le prese la
mano e se la portò alla bocca. Il tocco ghiacciato delle sue
labbra sulla sua pelle le provocò un brivido lungo la schiena.
-A quanto pare si..-
-Perchè hai detto quelle cose l'altro ieri?-
-Perchè... Perchè ti amo... Ti amo troppo, e per te è pericoloso..-
-E così hai pensato di scaricarmi lì come niente fosse...-
-Non hai capito... Io voglio stare con te tanto quanto lo vuoi tu , ma
se Envy lo fosse venuto a sapere lo avrebbe detto a "Quella persona" e
lui..... Beh, ti avrebbe ucciso.. Io non potevo permetterlo.- Mentre
parlava si avvicinava a Megumi, sempre più vicino. Dopo quella
frase lei non resistette più, annullò le distanze
poggiando le labbra su quelle dell'homunculus. Era proprio esattamente
come lo ricordava, un giorno in sua assenza e si rendeva conto
solo in quel momento di quanto le era mancato. Quel tocco delicato
sulla pelle. Quelle labbra così fredde e decise
che si modellavano alle sue, facendola sentire di nuovo completa. La
sensazione di sentire le sue spalle, il suo torace così vicino
al suo.. Era tutto bellissimo. Greed la poggiò sul letto
delicatamente e cominciò a sfilarle la maglietta . Lei
fece lo stesso scoprendo il petto nero dell'homunculus, il punto da cui
partiva la corazza. Cominciò ad accarezzarlo, lui intanto le stava
togliendo i pantaloncini. Le prese la gamba e se
la poggiò sul fianco, cominciò a baciarle il collo mentre
lei lo privava dei pantaloni. Presto si ritrovarono in intimo, e
dopo poco sparì anche quello. Megumi lo sentiva ansimare.
Sentiva il suo respiro caldo sul collo e il suo ventre che si muoveva
ritmicamente con quello di lei. E poi entrambi vennero . Greed si
distese di fianco a lei, mettendole un braccio sul fianco. Lei si
avvicinò a lui, poggiando la testa sul suo petto , mentre lui le
passaa una mano tra i capelli. Dio , se le era mancata, quel profumo,
il suo esile corpo così fragile, ma allo stesso tempo così forte. Dopo
qualche minuto il respiro della ragazza si fece più regolare e Greed
capì che si era addormentata. Era di nuovo sua, e lo sarebbe sempre
stata, però ora avevano un problema in più... Envy.
Anche
lui la desiderava, non la amava, ma la desiderava abbastanza da
mettergli i bastoni tra le ruote, semplicemente perchè lui era
l'invidia, e comportandosi da tale era geloso di Greed e di Megumi. Ma
l'avrebbe pagata cara.
---------------------------------------------------------- Il capitolo di prma non mi
piaceva, per niente, e come mi è stato confermato Envy era
troppo sdolcinato, così ho riscritto tutto, così mi
sembra più lui.
Ho avuto delle complicazioni ultimamente, e non so quando
riuscirò nuovamente ad aggiornare in tempo prima di partire, una
cosa è sicura, la storia continuerà ancora tanto,
ho in mente tantissime cose, per di più ho avuto l'ispirazione
della oneshot Envy/Megumi che credo posterò al più
presto.
Grazie a tutti quelli che leggono e recensiscono. E un bacio a
tutti quelli che hanno aggiunto la mia storia tra i preferiti ^^
*sparisce*
La
mattina seguente il risveglio fu difficile per entrambi. Nessuno dei
due aveva intenzione di sollevare le palpebre e affrontare la
realtà. Stavano troppo bene nel loro mondo, preoccupandosi
solo l'uno dell'altra. Megumi, come al solito ligia al dovere fu la
prima a rendersi conto che era già mattina. Un raggio di
sole le solleticava la pelle con un debole e piacevolmente caldo
pizzicorio. Lentamente riacquistò la sensibilità
alle dita e la prima cosa che sentì fu la pelle fredda di
Greed contro la propria. Lui
stava ancora beatamente dormendo con un espressione tranquilla, la
bocca leggermente dischiusa in un sorriso, i capelli scompigliati
dalle troppe carezze della sera prima. A quel ricordo Megumi
arrossì e sorrise. Si strinse a lui, poggiando la testa
appena sotto il suo mento. Sentiva la corazza dura e fredda sotto
i palmi aperti e poggiati sul suo ampio e muscoloso petto. -Greed
svegliati- la sua voce era un sussurro talmente debole che sarebbe
potuto essere scambiato per uno spiffero del vento entrato dalla
finestra aperta. Un impercettibile movimento attirò la sua
attenzione. Greed era sveglio, Megumi avvertiva i muscoli
più tesi di prima e le palpebre non erano abbandonate come
quando si dormiva, ma poco meno rilassate. L'homunculus aprì
lentamente gli occhi lasciando che la debole ma comunque fastidiosa
luce del sole gli illuminasse la visuale.Aveva un espressone piuttosto
buffa, il riverbero del sole gli irritava gli occhi che doveva tenere
socchiusi, la bocca aperta in un abbozzo di
sbadiglio e il naso arricciato. Megumi gli
stampò un bacio delicato e casto sulle labbra, avvertendone
la freddezza e riportandolo definitivamente alla realtà. -Buon
mattino- lo salutò sorridendo. -Buongiorno.-
Lui ricambiò ma con un velo di tristezza. -Pronta
per partire?- Megumi lo guardò e gli strinse le braccia al
collo. -No-
continuava a fissarlo negli occhi, quei piccoli occhi ametista
così profondi in cui avrebbe potuto perdersi . Sentiva
le sue braccia che le cingevano i fianchi. Avrebbe voluto bearsi
ancora un po' del suo abbraccio, ma non poteva arrivare in ritardo.
Delicatamente si staccò da lui e si alzò dal
letto. Si passò una mano tra i capelli per
ravvivarli e decise di farsi una doccia. Nel frattempo Greed
si era riaddormentato stringendo il cuscino. La scena la fece sorridere.
Raggiunse il bagno lasciando la porta socchiusa. Si spogliò,
aspettando che l'acqua si raffreddasse un po'. Dopodichè
entrò nella doccia, il getto d'acqua fredda la
svegliò e la rinvigorì. Appena uscita si avvolse
nell'asciugamano nero. Si specchiò, osservando il proprio
riflesso sulla superficie liscia. Prese i vestiti e li
indossò. Il corpetto nero stretto in vita ne
accentuava il fisico magro e il seno non troppo abbondante. Si
sistemò le maniche leggere in modo che le cadessero dolci
lunghe fino al dorso della mano, prese i guanti neri tagliati che non
indossava quasi mai ma che le evitavano spiacevoli ferite ai polsi.
Passò una mano sui pantaloni che larghi andavano a finire
dentro gli anfibi. Raccolse i capelli una coda bassa lasciando che la
frangia le ricadesse morbida sugli occhi insieme a qualche ciuffo che
era sfuggito all'elastico e che ora le incorniciava il viso pallido e
magro. Caricò la borsa a tracolla su una spalla e si
avvicinò a Greed sul letto. Poggiò una mano sulle
coperte che si piegarno sotto il peso del suo corpo poggiato tutto su
una mano sola. Accostò le labbra a quelle dell'homunculus.
Era inutile, per quante volte l'avesse baciato era sempre come la prima
volta, il cuore aumentava i battiti e un brivido le risaliva la
schiena. Passò una mano tra i suoi capelli e scese sul viso
percorrendone i tratti, accarezzò il braccio muscoloso,
fino alla mano. Sfiorò il tatuaggio e istintivamente l'altra
mano si strinse alla collana che ciondolava sul petto esattamente sopra
il cuore. -Mi
mancherai- Greed aveva parlato con voce triste. -Anche
tu- -Ti
raggiungerò li tra qualche ora ok?- -Ok
ma fai presto.- -Ci
proverò, ma prima devo sbrigare una faccenda.- -Ok
allora ci vediamo li- -Ciao
piccola.- la baciò dolcemente sulle labbra e Megumi
prolungò il contatto troppo piacevole per essere interrotto. -Ciao-
moromorò poi a fior di labbra. Si alzò e si
avviò alla porta uscendo dalla stanza.
------------------------------------------------------ Ecco
qui...Anche qst capitolo è fatto! Spero
vi sia piaciuto! ^^ commentate, sono ben accette anche recensioni
negative, tra cui suggerimenti e consigli (moooooolto graditi) . Un
grazie a quelli che mi seguono e, mi sono sempre dimenticata di dire
che questa è la mia prima fanfic in assoluto. Ciao
ciao ^^
Dubbi Dopo
ore passate seduti sullo scomodo sedile del treno a guardare fuori dal
finestrino il paesaggio che scorreva veloce, finalmente erano arrivati
in albergo, e nonostante non fosse un granchè Megumi non si
lamentò, almenio aveva l'essenziale. In confronto al treno
persino quel vecchio edifico le era sembrato comodissimo. Aveva tutte
le ossa indolenzite, nemmeno la doccia era riuscita a rilassarla,
così aveva optato per l'ozio totale, e si era persa
nell'osservare quella che per un mesetto buono sarebbe stata la sua
nuova camera. La stanza era
piuttosto piccola e poco illuminata, le pareti grigie
riflettevano l'umore della ragazza che se ne stava accovacciata
sul letto a gambe incrociate fissando delle trame invisibili
create dalle crepe presenti sul muro. Fuori la pioggia
ticchettava piano sui vetri della finestra chiusa , le goccioline
trasparenti colavano lungo il vetro lasciando delle piccole
scie che brillavano alla luce della lampada che illuminava
debolmente un angolo della stanza. Sul muro venivano proiettate le
ombre ingrandite degli oggetti presenti sulla scrivania di noce , sulla
quale erano sistemati alla bell'e meglio i libri d'alchimia aperti
e scribacchiati di appunti , tra cui registri presenze e scartoffie
varie. L'altra finestra era spalancata e lasciava entrare il forte
odore di cemento bagnato, rendendo l'aria calda, umida e afosa
nonostante l'estate volgesse ormai alla fine. Megumi si asciugò
la fronte, leggermente imperlata di sudore , il quale le dava la
fastidiosa sensazione di sporco e appiccicoso.
Fece una smorfia e alzandosi delicatamente dal letto si
avvicinò alla finestra aperta. Poggiò i gomiti sul
freddo marmo bianco del davanzale, sollevò la testa
lasciando che le gocce le cadessero sul viso, disegnandole disegni
sulle guance e sulla fronte. L'acqua era fresca, ma l'aria
irrespirabile. Il cielo era coperto di grandi nuvoloni neri
che presagivano un imminente temporale, e a giudicare dal loro aspetto
i fulmini non sarebbero mancati.
I suoi pensieri si persero, e si fecero meno logici. Pensava a tutto, a
Scar, a Edward, alla missione, ma soprattutto un pensiero le
martellava la testa incessantemente, lasciandole appena il tempo di
distrarsi per poi subito tornare prepotente a richiamare tutta la sua
attenzione: Greed. La sua attenzione fu distratta dal rumore
dei tuoni lontani e la ragazza trovò saggio chiudere tutte le
imposta, onde evitare che la pioggia s'intrufolasse nella stanza
inumidendo pareti e pavimento.
Megumi tornò a sedersi sul letto , che si piegò
impercettibilmente ma con qualche scricchiolio poco rassicurante.
Senza farci troppo caso si distese completamente, lasciando cadere le braccia aperte, le mani che uscivano dai lati.
-Perchè non sei ancora arrivato?- Era passata un intera
mattinata, e Greed ancora non si vedeva. Le lacrime le si formarono
agli occhi, lei cercò inutilmete di scacciarle, ma esse come
piccole perle le scesero lungo le gote arrossate dallo sforzo di
contenersi, per poi cadere sul cuscino e lasciare delle macchie
perfettamente cicolari che andarono a confondersi con la trama della
federa. Piano piano anche altre lacrime andarono ad aggiungersi alle
precedenti, fino a diventare un pianto silenzioso ma straziante. La
mancanza di lui la stava rodendo dentro, si sentiva vuota anche se non
lo vedeva per poco, ma la promessa che le aveva fatto prima della
partenza le risuonava nelle orecchie infondendole una flebile
speranza. Sentiva le guance umide, ma non bagnate, aveva smesso di
piangere, e si era calmata. Stava quasi per abbandonarsi al
comodo abbaraccio di Morfeo quando la porta che si apriva la
strappò a quel leggero dormiveglia. Un paio di occhi
dorati la fissavano curiosi, probabilmente era stupito per
l'aspetto della ragazza, arrossì accorgendosi che Megumi era in
mutande e richiuse la porta appoggiandovisi con la schiena.
-S... Scusa...- La voce di Edward le arrivò debole e imbarazzata.
-Non fa niente- Sorrise. Si infilò un paio di pantaloncini
azzurri e aprì la porta. Il rossore sulle guance di Edward era
ancora evidente.
-Allora, cosa c'è?-
-No.. In verità e che... Beh, niente di speciale- Si grattò la testa con la mano destra.
-Volevo sapere se ti va di venire a mangiare con noi- Così
dicendo indicò prima se stesso poi un ragazzo poco più
alto di lui (ah ah nanetto! xp ndIO) (chi sarebbe il
nanetto microscopico che non o vedi neanche a microscopio? ndEd) (tu!
XD)
Aveva i capelli più scuri del fratello, raccolti una coda bassa
che gli scendeva sulla schiena coperta da un mantello rosso, grandi
occhi marroncini dae sfumature grigiastre la guardavano, Al aveva un
grosso sorriso stampato in facciae le guancie leggermente arrossate.
Impossibile non ricambiare.
-Ciao, io sono Alphonse Elric- le porse la mano che Megumi prontamente
strinse. Era calda, morbida e calda. Rabbrividì un po',
era abituata a stringere una mano decisamente diversa
in situazioni completamente differenti.
-Megumi Yiruma- Sorrise di nuovo.
-Comunque si, vengo volentieri, mi aspettate? Ci metto un attimo..-
-Si si fai con comodo- Megumi si fiondò in camera chiudendo la porta poco educatamente in faccia a Edward
-Fratellone?- Edward si voltò verso il fratello.
-Era carina vero?- Edward arrossì vistosamente, fino all'attaccatura dei capelli.
-Ma cosa dici???? Cosa ti salta in mente??- Anche se lo faceva notare
meno anche Alphonse era arrossito al pensiero della ragazza.
-Dicevo così...- Le sue guance si fecero più colorate e anche se Ed se ne accorse non lo fece notare.
Nel frattempo Megumi era quasi pronta, si era sciacquata il viso,
levandosi di dosso quella stupida sensazione che le provocava il
sudore. Poi, si era piazzata davanti allì'armadio e dopo qualche
minuto passato a osservare i vestiti nell'indecisione totale
optò per qualcosa di comodo. Lo sguardo le cadde per un attimo
sul vestito, ma scuotendo la testa decise che quella non era la sera
adatta. Prese invece dei pantaloni non troppo larcghi neri, che
abbinò ad una camicetta bianca leggermente scollata, che
lasciava intravedere la collana che aveva sotto. Purtroppo essa si
notava troppo, e per non correre rischi decise di toglierla e
l'appoggiò sulla scrivania, facendo un po' di spazio tra un
libro e l'altro. Indossò i soliti anfibi neriche allacciò
stretti ai polpacci magri.
-Pronta!- Si guardò soddisfatta allo specchio sistemandosi i
capelli con una mano. I suoi occhi azzurri erano più chiari
quella sera, del colore del cielo, in più il contrasto con i
capelli corvni li faceva risaltare sul viso pallido. Le labbra
rosse si schiusero in un dolce sorriso. Distolse lo sguardo dallo
specchio dando un ultima occhiata alla stanza, la collana, l'armadio
chiuso il letto sistemato con il pigiama ben piegato sopra il cuscino,
i libri impilati ordinatamente e il comodino sopra al quale si
intravedeva il grigio orologio che la designava Alchimista di Stato.
Uscì aprendo lentamente la porta per paura di sbatterla in
faccia a qualcuno. Quando Alphonse la vide si convinse che fosse un
angelo e il suo cuore aumentò i battiti. Era bellissima.
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Questo capitolo mi piace, nn è male. Ma non sta a me giudicare,
ditemi che ne pensate. e ora, cosa succederà? Greed non arriva e
Megumi sembra sempre più triste. Alphonse si farà avanti
con la bella ragazza? Se si cosa succederà? Un consiglio: tenete
d'occhio la collana.
Bene, dopo aver animato, almeno spero, la vostra curiosità vi do
la brutta notizia. Sabato parto! Durante le vacanze cercherò di
scrivere il più possibile, così al mio ritorno
sarà pronta la storia. Ah, un ultima cosa, dimenticatevi la
storia che Alphonse era un armatura, qui è tornato umano, ma Ed
ha ancora gli automail. Entrambi sono cresciuti, Ed ha 19 anni e Al 18.
Bene, vi lascio ora.
Ciao ciao ^^
Fratelli ? Alphonse continuava a
fissare quei due. Davanti a sè la schiena di Ed, con la sua
giacca nera e quella di Megumi, così perfetta. I capelli di
lei ondeggiavano al ritmo dei suio passi, così come la
treccia bionda di lui. Da quando erano usciti dall'albergo Megumi aveva
rivolto la sua attenzione tutta a Edward, continuavano a parlare, e
ogni tanto la risata cristallina di lei lo faceva riemergere dai suoi
pensieri. Se ne stava un po' distanziato da loro, le mani in tasca e lo
sguardo basso. Non gli aveva nemmeno rivolto la parola. Alphonse, nella
sua gentilezza capiva che non lo stava facendo apposta, e non
ce l'aveva con lei. Come poteva arrabbiarsi con una creatura tanto
bella? Piuttosto, quando guardava suo fratello una fitta lo colpiva al
cuore, non aveva mai provato un tale sentimento, un misto di rabbia e
frustrazione che gli scaldava il petto e gli faceva
formicolare le mani. Avrebbe voluto spingere via Edward e prenderne il
posto. Erano così vicini. I loro corpi quasi si sfioravano,
ma non sembravano accorgersene, presi com'erano dalla conversazione.
"Chissà cos'avranno da dirsi di così importante
da ingnorarmi"
Eh già, perchè prorpio questo stavano facendo, lo
stavano ignorando, forse inconsapevolmente, e questo lo faceva
ingelosire ancora di più, perchè non se ne
rendevano conto, ciò significava che erano veramente presi
l'uno dall'altra. Giunsero infine di fronte ad un piccolo ristorantino,
semplice, ma nella sua semplicità elegante. Non appena i tre
varcarono la soglia rimasero ancora più stupiti, era davvero
bello.
Le luci soffuse davano all'insieme un aria molto calma e tranquilla, e
un senso d'intimità li avvolse. Alle pareti gialle erano
appesi qua e la quadri raffiguranti diversi soggetti, nature morte e
paesaggi. Presero posto ad un tavolo ai bordi della piccola sala, e,
quando vennero serviti i menù la cena ebbe inizio. Il tempo
trascorse veloce, tutti e tre si stavano divertendo,
Edward, sempre il solito, si buttò sul piatto con
un espressione famelica, mentre ad Alphonse compariva una grossa
gocciolona in testa, era davvero maleducato. Megumi nel frattempo,
osservando Edward rideva di gusto. Alphonse non potè non
unirsi a lei , anche se con un po' di disappunto. Alla fine
della cena erano tutti e tre sazi. Raccolsero le giacche e si avviarono
all'uscita.
-Al, aspettatemi qui , vado a pagare.-
-D'accordo fratellone.- Edward tornò indietro, e loro due
uscirono, aspettando il ragazzo. Rimasero in silenzio.
" Cavolo, questa sarà forse l'unica occasione che ho di
parlarle, devo fare qualcosa" Si schiarì la voce, attirando
l'attenzione di Megumi che lo guardava con quei suoi occhi azzurri tali
da metterlo in soggezione. -Allora... Come mai
sei diventata alchimista di stato?- Megumi lo
guardò, un po' stupita da quella domanda del tutto
inaspettata ma rispose.
-E' una storia lunga... Io vivevo in un paesetto, poco lontano dalla
capitale. Mia madre era una semplice operaia in una fabnbrica
lì vicino. Mio padre invece sapeva usare molto bene
l'alchimia ma era sempre in viaggio. Ogni giorno era fuori per lavoro,
e spesso non tornava a casa fino al giorno dopo. Ero piccola,
avrò avuto si e no 10 anni, mia sorella minore, Katia ne
aveva solo 5 - Il suo sguardo s'incupì
-Era una bellissima bambina, l'esatto opposto di me. I suoi capelli
erano corti e biondi, talmente chiari da sembrare quasi bianchi, i suoi
occhi erano marroni e grandi, del color del cioccolato. Era piuttosto
perspicace per una bambina della sua età, le piaceva
risolvere tutti i giochi d'intelligenza, tipo puzzle etc...
Quando vedeva che i nostri genitori non tornavano mi chiedeva
sempre:"dove sono mamma e papà?" Io le rispondevo la
verità, e cioè che erano al lavoro. Una sera,
mentre loro erano ancora via lei, senza dirmi nulla indossò
il cappotto e l'ombrello, e andò a cercarli. Mio padre
doveva tornare ma probabilmente il treno era in ritardo. Vicino a casa
mia c'è un canale. Io non trovandola in casa sono uscita in
giardino, e l'ho vista, fissava il grande canale sorridente, felice,
come se avesse visto qualcosa di bellissimo dentro all'acqua scura che
scorreva impetuosa, coprendo il rumore della pioggia con il suo
sciabordio. D'un tratto Katia cominciò a saltellare .- le
lacrime le si formarono agli occhi - Era davvero felice. Purtroppo il
terreno al bordo del canale era fangoso e instabile, ma me ne resi
conto troppo tardi, mentre le correvo in contro per spostarla e
allontanarla da lì la terra sotto i suoi piedi cedette e lei
scivolò giù dall'argine, fino in acqua... Io...
Io le avevo teso la ... La mano.... Ma, lei... Lei non la prese- Stava
singhiozzando. - Ho ancora l'immagine dei suoi occhietti rassegnati
mentre sparisce sotto l'acqua. A quel punto mi sono tuffata, in preda
al dolore , nell'acqua sporca, non la vedevo da nessuna parte, e la
corrente era davvero fortissima quella sera, così finii
anche io per essere portata via. Poi non so con precisione cosa
successe, so solo che mi risvegliai a casa mia, sul letto, con mio
padre. Mi disse che mia madre era morta, in un incidente alla
fabbrica. In una sola notte avevo perso metà della mia
famiglia. Stavo per morire anche io, se non fosse stato per lui, con
l'alchimia mi infondette un po' di vita, non so come fece, io vidi il
portale, col senno di poi penso che avesse con se una pietra
filosofale, sarebbe l'unica spiegazione logica. Siccome avevo visto il
portale potevo usare l'alchuimia senza cerchi e così sono
entrata nell'esercito e ho sostenuto l'esame per diventare Alchimista.
Voglio mettere il mio potere a servizio della gente, questo
è il motivo.-
Alphonse era ancora scioccato. Intanto Megumi aveva smesso di piangere,
il dolore per la perdita di persone così importanti lo aveva
combattuto molto tempo prima, ma si era ripresentato, e non riusciva a
calmarlo. I singhiozzi le scuotevano il petto e le lacrime le scendevno
lungo le guancie per poi cadere e bagnare il terreno ghiaioso.
-Come si chiama tuo padre?- Alphonse fece la domanda senza uno scopo
preciso, ma la risposta lo scioccò.
-Hohenheim.-
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Ta-daaaaaannn!!!! Questo è il 12! sorpresi eh?
L'idea mi è venuta per caso e ho trovato opportuno scrivere
subito. Ditemi k ne pensate, recensite recensite.
P.S.: Hohenheim si scrive così giusto?
Capitolo 13 *** capitolo 13 - confusione e certezza ***
Confusione e
certezza
-Hohenheim? Ne sei proprio sicura? Non ti sei sbagliata vero?-
-Ti pare che io non sappia come si chiama mio padre??-
-No, no non intendevo dire questo!- Agitò furiosamente le
braccia davanti a se - Solo... Beh, ecco... Vedi...-
-Si?-
-Beh... mio, ehm volevo dire, nostro padre si chimava Hohenheim.-
-Ah- Non era una risposta particolarmente brillante, ma in quel momento
non le veniva in mente nulla di meglio. Suo padre? Loro padre? Che
confusione, le sembrava che un le fosse appena passato un uragano in
testa , scombinandole tutte le idee che aveva e rimettendole insieme in
modo sbagliato, come un puzzle fatto male. Non riusciva a spiccicare
parola, avrebbe voluto chiedere ad Al se stesse scherzando, ma non ci
riusciva, le sue labbra erano sigillate e non avevano intenzione di
aprirsi.
-Megumi ti senti bene?- Lei lo guardò con aria interrogativa
per qualche istante, come se non lo conoscesse o come se non avesse
capito la domanda, facendolo preoccupare.
-Megumi?- le poggiò le mani sulle spalle scuotendola
dapprima delicatamente, poi, poichè la ragazza non dava
segni di risposta, sempre più forte. Cominciò a
chiamarla con un tono allarmato, finchè lei non
riprese il controllo di se stessa. Fu come se riemergesse da
un pozzo scuro, buio e profondo. Doveva riordinare le idee e per farlo
aveva bisogno di stare sola, magari nella sua stanza, qualsiasi posto
ma non dove si trovava in quel momento.
-E' tutto ok, tranquillo- si liberò dalla sua presa. - Solo
che ora devo andare, ci vediamo.- Gli voltò le spalle
scappando via, lasciandolo lì, allibito, con la bocca
spalancata e le braccia ancora tese ad afferrare il vuoto.
La ragazza correva, non riusciva a definire quello che provava, era
come un salto nel vuoto, era felice e triste allo stesso tempo, felice,
perchè ora si sentiva meno sola, con la scoperta che suo
padre doveva essere anche il padre di Ed e Al (ormai si era convinta
che fosse vero) si sentiva molto meno sola e il peso che le aveva
sempre oppresso il petto ora sembrava scomparso. Il pensiero di aver
trovato dei parenti la riempiva di gioia a tal punto che le sembrava di
esplodere, voleva urlare al mondo che aveva ritrovato una famiglia,
delle persone a cui apparteneva, che non solo condividevano il suo
stesso sangue ma anche il suo destino. D'altra parte però
era anche triste, ma non sapeva perchè e questo la
spaventava in modo a dir poco orribile, aveva sempre avuto la certezza
di essere sola, ed era abituata a contare solo su se stessa. Dopotutto
fino a un ora prima era completamente senza famiglia, nemmeno un cugino
lontano. Mentre ora aveva addirittura altri due fratelli, uno dei quali
era Alchimista di Stato proprio come lei. Era spaventata, troppo per
poterli affrontare, lo avrebbe fatto quando sarebbe stata pronta e ora
non lo era per niente. Corse a tutta velocità fino alla
porta dell'albergo, davanti alla quale arrivò ansimante e
stanca. Piegò le gambe e appoggiò una mano sul
ginocchio e l'altra al muro per sostenersi, passò in quella
posizione circa due minuti, cercando di regolarizzare il respiro,
dopodichè si raddrizzò e diede una sbattuta ai
pantaloni, ormai grigi per la polvere sollevata durante la corsa.
Lentamente percorse diversi corridoi bui e scale malmesse, fino in
camera sua. Aprì la porta che protestò con un
fastidioso cigolio metallico. Si sedette sul letto scricchiolante
pensando a quanto fosse tirchio Mustang, insomma, non si aspettava
certo un albergo di lusso, ma neanche una catapecchia del genere che
ormai cadeva a pezzi.
-Quando torno te la faccio pagare...- Sibilò a
bassa voce.
- A chi la fai pagare?- Il suono di quella voce la fece sobbalzare, ma
si tranquillizzò quasi all'istante sentendo due mani fresche
e dure che le si posavano sui fianchi. Inclinò la schiena,
in modo da farla aderire a quel petto marmoreo che conosceva troppo
bene.
-Greed...- Sollevò la testa finchè il viso
dell'homunculus non entrò nella sua visuale.I suoi occhi
viola erano bellissimi come al solito e lei provò un senso
di sollievo nel vedere che non era cambiato affatto.
-Al suo servizio signorina.- La ragazza si appoggiò del
tutto a lui, che la circondò con il suo abbraccio gelato.
All'istante il caldo svanì, portando con se tutta la
preoccupazione, l'ansia e la paura di poco prima, sostituiendoli con un
piacevole fresco profumo che sapeva di casa. Sorrise sentendolo
finalmente accanto a se.
-Sei arrivato finalmente-
- Ho avuto da fare.-
-Lo so. Tu hai sempre da fare-
-Mi dispiace, come potrò mai farmi perdonare?-
-Un bacio andrà più che bene.-
-Agli ordini.- Poggiò le sue labbra fredde su quelle di
Megumi dolcemente, modellandole alle sue. Le loro lingue si
accarezzavano in una danza infinita e lenta come quel bacio
che etrambi stavano assaporando e che diventeva ogni secondo
più passionale, aumentava d'intensità come un
onda, che s'ingrossa man mano che avanza per poi scontrarsi sugli
scogli e ritornare più forte di prima, infinita nel suo
ciclo. Le forti braccia di Greed le tenevano stretta al suo petto, ma
anche se non l'avesse fatto lei non si sarebbe allontanata per nulla al
mondo, era troppo innamorata di lui. Ma innamorata non era il termine
esatto, lei lo amava, e quel sentimento era forse troppo per il suo
cuore, quasi incapace di contenerlo da solo. Quando erano insieme
eranmo capaci di tutto, ma soli si sentivano tagliati a
metà, come se un pezzo di loro fosse rimasto indietro. La
sensazione di tranquillità che si trasmettevano a vicenda
ramite quel bacio era unica, entrambi avrebbero voluto farla diventare
perenne, ma erano consapevoli che quando avessero smesso sarebbe
rimasta, come un sengo invisibile ma indistruttibile, come un laccio
che lega i due cuori nonostante le differenze, le incomprensioni e la
distanza. Indistruttibile ed eterno.
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Ok, lo so che non è un granchè, e so anche che vi
ho fatto aspettare parecchio ma ho avuto ehm... Delle complicazioni (se
così possono essere chiamate). Spero che il capitolo vi sia
piaciuto lo stesso e premetto che cercherò di essere
più regolare d'ora in poi, ma come dice una famosa massima
di Lorenzo de Medici : "Chi vuol esser lieto sia del doman non
v'è certezza". Quindi...
Bene, con questa "pillola di saggezza" vi lascio e spero recensiate in
molti. Come al solito sono ben accetti commenti positivi e negativi,
consigli, dritte etc etc... (Recensite recensite)
Ciao!! ^^
Abbandono
- Perdonato.- sorrise dolce, come
il suo solito, aveva la mente sgombra da qualsiasi pensiero che non
fosse Greed, più lo guardava più si rendeva conto
di amarlo alla follia, avrebbe fatto qualsiasi cosa per lui. QUALSIASI.
Erano sdraiati sul letto, Megumi accoccolata al suo petto, una mano vi
era distesa sopra, accanto al proprio viso, l'altra gli accarezzava
dolcemente i morbidi capelli neri, arricciandoli.
Aveva gli occhi socchiusi, la sensazione che le
tranìsmetteva era di assoluta tranquillità, si
sentiva cullata dal suo respiro e il suo torace si alzava e si
abbassava sotto la sua testa con movimenti ipnotici.
Greed le teneva stretta a se con un braccio che le passava sotto il
fianco, mentre con una mano delineava i contorni del suo viso perfetto
per lui. Il suo tocco era lieve, quasi impercettibile e provocava
grandi brividi lungo la schiena della ragazza. Nonostante tutto
però, sembrava assente, come se non le fosse realmente
vicino, ma forse era solo una sua impressione.
Lui era immerso nei suoi pensieri, sapeva che starle accanto era
sbagliato, era pericoloso, ma non riusciva a fare a meno di lei. Erano
tanti gli errori che aveva commesso durante i suoi duecento anni, ma
questo li superava tutti. Detestava considerare Megumi come uno
sbaglio, ma non poteva essere altro. L'amore era sbagliato. Tutti i sentimenti
erano sbagliati, ma lui non poteva fare a meno di provare qualcosa per
lei. E non un semplice Qualcosa. Sapeva che se lo avessero scoperto non
avrebbe potuto proteggerla, sapeva che in un modo o nell'altro Envy
l'avrebbe trovata, e se non fosse stato lui sarebbe stato Gluttony, e
poi, Quella Persona avrebbe concesso a Greed il colpo di grazia, la sua
"occasione" per redimersi e pentirsi di ciò che aveva fatto.
Ma come poteva pentirsi di una cosa che non aveva scelto lui? Era stato
il caso a farli incontrare, se lui non fosse scappato e non avesse
preso la via della foresta non sarebbe successo nulla, ma nonostante
tutto, se ne avesse avuto la possibilità, se avesse potuto
tornare indietro non avrebbe cambiato niente. NIENTE. Per quanto
doloroso fosse, per quanto lo facesse stare male abbandonere la persona
a cui teneva di più, doveva farlo, per quanto lo straziasse
separarsi da lei, lo avrebbe fatto, se c'era un momento buono per
farlo, per salvarla da un destino altrimenti crudele, era quello. Ma
come fare? Per quanto sarebbe resistito senza di lei? Lo avrebbe
odiato, gli avrebbe dato la caccia, ma era pronto a sopportare anche
l'odio dellla ragazza che amava, pur di proteggerla, non se ne sarebbe
mai realmente andato, avrebbe vegliato su di lei, senza farsi notare,
fino al giorno in cui lei non avesse ripreso la sua vita, con un altro
umano accanto a se, come tutte le persone normali. Quel pensiero lo
mandò in bestia, era geloso, non riusciva a immaginarsi
Megumi che viveva senza di lui, ma non poteva fare niente, se non
covare quel sentimento nel profondo e attendere. Se ne sarebbe andato
la notte stessa, senza avvisare, senza nessun rimpianto, l'aveva amata
l'amava e l'avrebbe amata per sempre, ma lei doveva vivere la sua vita,
senza essere costretta a scappare per proteggersi da un nemico quasi
immortale. Siu sciolse da lei, cercando di assumere un espressione
sincera ma distaccata allo stesso tempo.
-Megumi?-
-Si?- La ragazza lo guardava con quei suoi occhi azzurri
così particolari e innocenti, inconsapevoli di quello che
stava accadendo... Basta, non doveva indugiare oltre, o sarebbe stato
impossibile staccarsi da lei.
-Devo andare.- Il suo sguardo divenne triste e ansioso.
-Andare? Di già? Ma sei appena arrivato! Non è
giusto! Io... Io ... Io non voglio.- Sapeva che stava accadendo
qualcoa, ma non capiva cosa. Greed era cambiato, era più
distaccato, ma non meno sincero del solito.
-Mi dispiace, ma devo sbrigare alcune faccende.- Abbassò lo
sguardo, altro errore.
-Ma... Ma tornerai vero?- Greed aveva paura di quella domanda, non
temeva nemmeno Quella Persona, ma aveva paura di una stupida e
fottutissima domanda pronunciata da due labbra perfette con un tono
ansioso e impaurito.
-Ti amo, addio.- Velocemente saltò dalla finestra, senza
voltarsi, per paura dei rimorsi. A Megumi sembrò di vedere
delle lacrime, ma forse fu solo una sua impressione. Era stata
abbandonata, non ci voleva un genio per capirlo, abbandonata a se
stessa, in una sera senza stelle, solo la luna a consolarla, si
accasciò priva di sensi sul letto sudata e ansimante, quello
era troppo persino per lei.
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Triste vero? Lo so, ma a me piace devo dire. per un po' non
aggiornerò penso. Ci vediamo alla prossima, povera
Megumi, sono prorpio crufìdelle. Ciao a tutti, recensite mi
raccomando!
capitolo 15Eccomi qui con un altro
capitoletto, spero che vi piaccia, a me si, ma nn importa molto, fatemi
sapere che ne pensate recensendo (come al solito accetto commenti
positivi e negativi). Beh, mi sono sbizzarrita e mi sono quasi messa a
piangere dopo averlo riletto *si asciuga una lacrimuccia*.QUINDI, BUONA
LETTURA ^^
Incontro pericoloso
Passarono i giorni, giorni grigi tristi e vuoti, tutti uguali per
chi guardava il mondo con occhi spenti come i suoi. Megumi non riusciva
più a capire nulla di quello che le succedeva intorno, era
come
se lei si fosse bloccata lì, su quel letto, nella disperata
attesa di Greed, sperando che fosse tutto uno scherzo, mentre il mondo
intorno a lei andava avanti, vorticando troppo velocemente su se stesso
e lasciandola indietro a fissare il passato tra le lacrime che era
incapace di trattenere. Quando si era svegliata aveva trovato la camera
cambiata, uguale nell'aspetto, ma diversa ai suoi occhi, vuota.
Un vuoto impossibile da colmare che la stava inghiottendo lentamente
mentre lei inerme si lasciava affondare in un abisso nero senza via di
uscita. Perchè questo era per lei il mondo, un abisso nero
d'inquietudine tristezza e crudeltà che non concede un
minimo di
gioia persino a quelli che la meritano. Le settimane passavano lente e
infinite, tutte uguali, tanto che Megumi rischiò di perdere
la
cognizione del tempo, un secondo era un minuto, un minuto un ora e una
ora un giorno. Tutto si era dilatato e si era fatto meno comprensibile
da quando Greed non c'era più. La ragazza
impegnava le sue
giornate in pesanti allenamenti che duravano tutta la giornata
sfiancandola, ma permettendole di sfogarsi, di lottare contro quel
mondo ingiusto che le aveva tolto l'unica cosa a cui teneva di
più. Dopo intere giornate passate a combattere rientrava in
camera esausta e , dopo aver fatto la doccia si lasciava andare sulle
coperte e veniva accolta dagli incubi che la tormentavano e le
impedivano i dormire, spesso succedeva che si svegliasse urlante nel
cuore della notte, completamente sudata e ansimante. A quel punto
Alphonse, l'unico a cui permetteva di vederla, entrava di corsa in
camera sua spalancando la porta, confortandola con i suoi abbracci, e
ogni volta la storia era sempre la stessa, come sempre uguale era la
richiesta implorante di Meugumi. "Apri la finestra" .
Sempre quelle parole, a cui Al rispondeva con scuse del tipo: "fa
freddo, congelerai" oppure "non possiamo rischiare che qualcuno ti
faccia del male entrando da lì" e allora lei si
lasciava
ricadere esausta tra le braccia calde del suo fratellino
addormentandosi, entrando in un mondo senza sogni, grazie al
quale
almeno riusciva a dormire qualche ora. Al era come il suo
scaccia-incubi, il suo protettore, per questo si separavano il meno
possibile, per questo lui era sempre pronto per lei, perchè
nonostante lei fosse sua sorella lui l'amava con tutto il cuore e non
voleva vederla soffrire. Perchè quello che provava
per lei
lo riempiva di gioia, e prendersene cura lo faceva sentire importante
per lei. La sosteneva e la incoraggiava, faceva tutto per lei, persino
il bersaglio durante i suoi allenamenti.
Tre settimane erano passate da quando Greed se ne era andato e la
situazione non era cambiata di una virgola, a questo pensava Megumi,
mentre osservava la tazza di caffè che aveva davanti, dalla
quale usciva del fumo che andava a mescolarsi con gli sbuffi d'aria del
suo respiro, aspettando Alphonse, nonostante nel locale il
riscaldamento fosse al massimo, dalle porte che si aprivano e si
chiudevano in continuazione gli sbuffi di freddo la colpivano,
poichè vi era poco distante, sotto al cappotto indossava un
grosso maglione nero dal collo alto, con dei pantaloni larghi di
velluto dello stesso colore. Quella mattina faceva troppo freddo per
allenarsi, chissà cosa le avrebbe fatto fare il suo
fratellino
per impegnare il tempo. Ormai avevano rinunciato a cercare
Scar,
l'ultima misura ordinata da Mustang via telefono era stata quella di
dividersi in coppie e cercare separatamente, siccome il colonnello non
si fidava di Kimbly lo aveva messo con Ed, e aveva lasciato Al insieme
a Megumi.
" Ma perchè non arriva?" fissava preoccupata l'entrata del
locale, ansiosa di vedere il suo fratellino. Dopo qualche minuto una
sagoma alta e magra avvolta in un mantello fece capolino dalla porta,
Megumi sollevò leggermente il braccio salutandolo e
facendogli
segno di raggiungerla.
-Eccomi, scusa, ma stamattina c'è troppo ghiaccio sulle
strade e
ho dovuto fare un giro più lungo. Megumi fece spallucce.
-Tranquillo.- La ragazza teneva ora sollevata la tazza di
caffè con entrambe le mani, proprio davanti alla bocca. Lo
bevve
lentamente, sorseggiandolo per riscaldarsi e assaporarlo il meglio
possibile e anche per evitare di scottarsi la lingua.
-Tu non fai colazione?-
-Non ti preoccupare, Ed mi ha portato una tazza di caffè
stamattina in camera.-
-Ah, ok. Oggi che si fa?-
-Io sinceramente non saprei, so che qui vicino c'è una
biblioteca, potremmo andare a cercare qualche notizia lì..-
-Ci sto.- Megumi poggiò la tazza sul tavolo e dopo aver
pagato
il conto alla camerera se ne andarono. La strada per la biblioteca era
piuttosto lunga, e non potevano correre per via del ghiaccio sulle
strade. Passando davanti alle vetrine Megumi dava un occhiata al suo
riflesso, era dimagrita molto, ed era anche cresciuta in altezza, era
alta come Al, di conseguenza (fece qualche calcolo) era alta anche com
Greed... Al suo pensiero le si inumidirono gli occhi, ma
asciugò
le lacrime con il doso della mano. Diede un ultima occhiata alla
vetrina, e quello che vide la spaventò. Envy era poggiato al
muro poco più lontano con un piede, con il solito
abbigliamento
nonostante il freddo. Le venne la pelle d'oca a guardarlo, aveva quel
suo ghigno crudele stampato in faccia. Megumi tornò a
fissare la
strada. Alphonse era poco più avanti di lei. Corse e lo
raggiunse. Purtroppo l'homunculus l'aveva vista e si parò
davanti a loro.
-Dove andate di bello?- chiese con aria di superiorità.
-Envy...-
-Ciao Megumi...- Alphonse guardò prima lui, poi Megumi.
-Lo conosci?-
-E' una storia lunga.-
-Perchè non molli questo qui- indicò Al con il
pollice.-E
non vieni con me piccola?- Le si avvicinò, ma il fratello
s'intromise.
-Lasciala stare!-
-E tiu cosa speri di fare, stupido umano?- Con un calcio lo spinse a
terra, facendolo andare a sbattere contro il muro di un edificio
lì accanto e seppellendolo sotto un cumulo di neve.
-Al!!!-
-Come mai non c'è Greed con te? .....Oh, dimenticavo... Si
è stancato e ti ha abbandonata...- Ghignò. Quelle
parole
la ferirono peggio di una lama infilata nello stomaco.
-Povera ti ho offesa... Mi dispiace..- Il suo tono sarcastico la fece
arrabbiare.
-Lasciami andare sottospecie di mostro!!!!- Infatti Envy l'aveva presa
Per un braccio e l'aveva attirata stetta a se. Aumentò la
presa
sul polso e un dolore atroce accompagnato da uno scricchiolio la fecero
urlare.
-Come ti permetti stupida umana?! Come ti permetti di chiamarmi
mostro!?- La spinse atterra e le saltò sopra cominciando a
colpirla. Megumi non riusciva a muoversi, il dolore era lancinante. Le
ultime parole che udì prima che tutto diventasse nero
furono:
"Morirai sola, come meriti."
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Ok, forse Envy è stato un po' crudele, ma mi pare che fosse
appropriato al suo carattere.Voi che
ne dite? Certo
che Megumi è proprio sfortunata, ne dovrà passare
ancora
molte prima di essere felice.. Ma alla fine penso che ci
riuscirà, se lo merita.. Recensite mi raccomando.
Ciao ^^ al prossimo capitolo
Envy era seduto con le ginocchia sul terreno fangoso, le gambe ormai
sudicie e le mani
strette a pugno tanto da sanguinare. Aveva gli occhi serrati, ma sotto
le palpebre le
pupille schizzavano impazzite da tutte le parti. "Cosa ho fatto?" si
ripeteva quella domanda in continuazione, ne conosceva la risposta, ma
continuava a ribadirla tra se e se, come se in quel modo potesse
cambiarne il responso. Picchiò le mani a terra sollevando
mille
schizzi di fango appiccicoso che gli finirono in faccia. Scosse il viso
e sbattè ripetutamente le palpebre per scrollarsi le gocce
che
gli imperlavano le ciglia impedendogli la vista. Cominciò a
pestare i pugni creando un grosso buco nel terreno sotto di se. Facendo
leva sulle braccia si alzò in piedi, passandosi una mano sul
volto. Sospirò e si incamminò alla tana.
Si svegliò nella propria stanza, rischiarata dalla luce
della
luna che penetrava dalla finestra spalancata contro la quale si
stagliava un ombra scura. La prima cosa che pensò fu che
Greed
fosse tornato da lei, salvandola da Envy. Mormorò il suo
nome,
ma quando la figura divenne più distinta anche quella minima
speranza fu infranta come un vetro che si distrugge per la troppa
pressione.
-Al..- si corresse. Megumi provò ad alzarsi a sedere, ma una
forte e dolorosa fitta allo stomaco la fece desistere dal suo intento.
Quando provò a muovere le braccia per sollevarsi la
maglietta lo
stupore che la accolse nel vedere il proprio braccio destro steccato fu
grande. Usando solo quello sinistro scostò le coperte
all'altezza della pancia e alzò il tessuto della t-shirt
rivelando uno spettacolo raccapricciante. Grosse macchie nere/violacee
le occupavano tutta la pelle e le impedivano qualsiasi movimento che
non fosse una leggera movenza del capo a destra e a sinistra.
- Cosa sono?- Al le si mise a fianco in modo da consentire di vederlo
mentre le parlava, era triste, e arrabbiato, aveva la fronte corrugata
e
con gli occhi socchiusi la fissava.
- E' stato Envy, con i suoi pugni.- La ragazza fissò il
soffitto. Envy. Sempre lui, Envy qui Envy li... Lui si che era un
mostro, Greed non le avrebbe mai fatto una cosa del genere, eppure lui
non aveva avuto ripensamenti. Lo odiava, sentiva quel caldo sentimento
crescerle in petto e bruciarle, come lava fusa scendere fin nel
profondo del proprio essere e depositarvisi raffreddandosi.
Avvicinò una mano battendola sull'altra e, concentrandosi
sul
proprio flusso vitale impose la sinistra sul braccio ferito provando
subito una sensazione di piacevole
sollievo. Strappò la
steccatura e ripetè l'operazione sull'addome e
cercò in
seguito di rialzarsi. Le macchie nere erano scomparse sotto lo sguardo
stupito di Al che la fissava a bocca aperta.
-Co... Come hai fatto?- Megumi fece spallucce con aria di indifferente
superiorità.
-Mi sono semplicemente guarita... Utilizzando la mia energia vitale.-
Alphonse sbiancò.
-La tua energia vitale?? Ma sei matta??? Così la tua vita si
accorcerà!-
- Per ferite di questo genere no, non lo farà.-
-Ma è comunque pericoloso!- La ragazza annuì e
scese dal
letto. Con imbarazzo notò di essere solo in mutande ma dopo
qualche secondo si tranquillizzò, dopotutto lui era suo
fratello, anche se era rosso come un peperone. Al si girò di
schiena agitatissimo.
-Mi dispiace ! Io non volevo!!!- A ogni parola arrossiva sempre di
più diventando anche sempre più agitato. Megumi
rise.
-Ma dai! Che vuoi che sia! Sei mio fratello, mica un estraneo!-
-Hai ragione... Non so che mi sia preso...- Si grattò la
testa
con aria imbarazzata osservando il fisico della sorella,
così
snello e slanciato, la pelle quasi bianca e i capelli lunghi, che le
arrivavano fino a metà schiena. Megumi aveva indossato i
pantaloni e nel frattempo si stava agganciando una cintura un vita,
dalla quale penzolavano due pugnali dall'impugnatura stretta e nera,
fasciata da un nastro rosso che penzolava lungo fino a metà
coscia. Al sapeva a cosa serviva, Megumi se lo allacciava velocemente
al
polso durante il combattimento, per evitare di perdere l'arma,
solitamente non utilizzava quella tecnica, anzi, vi ricorreva solo
quando sapeva che il proprio avversario era particolarmente abile,
questo gli aveva raccontato.
- Dove stai andando?-
-A cercare una persona.- Vedendo che il ragazzo continuava a fissare i
pugnali che aveva al fianco aggiunse - Potrebbe esserci da combattere.-
- Ma sei matta!!!!!! Non te lo permetterò.- Fece un
movimento per avvicinarsi a lei, Megumi però
fu più veloce. Battè le mani e poggiandole sulla
sua
maglia la trasmutò in una camicia di forza.
-No Al, non devi venire, è una cosa che devo fare da sola. -
-Promettimi una cosa.-
- Dimmi-
-Promettimi che non andrai a cercare Envy- Megumi sorrise tranquilla.
- Ok, te lo prometto. Ora tocca a te fare un patto. Io non
andrò
a cercare Envy, ma tu non mi seguirai.- Alphonse ci pensò
su,
era sicuro che se lei dava la sua parola l'avrebbe mantenuta, quindi
non correva pericoli.
-D'accordo.-
-Io vado.- Corse via, veloce attraverso i corridoi e in pochi minuti fu
all'esterno dell'edificio.
Percorse la via principale, con il peso sempre più pressante
della collana il cui laccio le
penzolava dalla mano chiusa a pugno, quasi a volerne
sottolineare
la presenza. L'aveva presa mentre Al era
girato, mettendosela in tasca velocemente. Passò i primi tre
vicoli di destra e svoltò al quarto. Il posto era angusto e
stretto. Sui muri scorrevano tubi lunghi e malmessi che si snodavano
fino a scomparire sotto terra. Pochi metri avanti a lei c'era una porta
ad arco con un piccolo cartello la cui
scritta era: Devil's Nest.
Davanti alla porta stavano due uomini, uno
dei quali aveva entrambe le braccia meccaniche, quel particolare le
ricordò Edward facendole venire in mente una domanda "Ma lui
sa
che siamo fratelli?".
Erano passate tre settimane senza vederlo, senza mai incontrarlo, lei
aveva trascorso il tempo con Al, l'unico che li legasse, ma non le era
mai venuto in mente di chiedergli se Ed sapesse tutto.
"Basta, proprio non è il momento adesso." si
rimproverò mentalmente.
L'uomo indossava una
canottiera nera e un paio di pantaloni mimetici alti fino alle
caviglie. L'altro invece portava una camicia sopra una
canottiera
e un paio di pantaloni bianchi.
-Ehi, che ci fa una ragazzina come te in un postacciocome questo?-
Indicò attorno a se.
-Devo vedere una certa persona.-
-Ah si? Mi sa proprio che dovrai rinunciare.-
-Voglio vedere...- S'iceppò, era da tanto tempo che non
pronunciava quel nome senza piangere. -Greed.- I due, al suono del nome
dell'homunculus s'immobilizzarono.
-Come facciamo a sapere che lo conosci davvero?-
Megumi sollevò la mano aprendola e lasciando cadere il suo
contenuto nella mano dell'uomo che la esaminò stupito.
-Urchi! Vieni qui un attimo.- Una chimera, gigante, forse il doppio di
lei uscì piegata dalla porta.
-Uhm, una ragazzina!- Sorrise poco rassicurante. L'uomo gli
sventolò la mano con la collana davanti al naso.
-Di cosa odora?- La chimera l'annusò.
-Un po' un misto, c'è il profumo della ragazza.- Si rivolse
a lei. - L'Hai indossata?-
-Si-
- Poi... c'è un profumo familiare.... - Annusò
più
volte. - E' il profumo del capo...- La guardò con aria
interrogativa. Megumi fece spallucce allungando il braccio con la mano
aperta facendo loro segno di rivolere indietro ciò che le
apparteneva di diritto.
L'uomo la ridiede la collana e si scostò, subito imitato dai
suoi compagni. Megumi passò tra loro. Appena varcata la
soglia
un forte odore di fumo misto ad alcolici le fece lacrimare gli occhi,
dopo qualche secondo la vista cominciò a tornare normale. Si
avvicinò al bancone e rivolgendosi al barista gli chiese
dove
fosse la stanza di Greed.
-Sali le scale, la seconda porta a sinistra.- Ringraziò e
cominciò a salire le scale. Arrivata al piano superiore e si
guardò attorno. Girò a sinistra e si
fermò davanti
alla seconda porta. Poggiò la mano sulla maniglia sentendo
sotto il proprio tocco il freddo metallo. Alla fine la
staccò da
lì, battendo due colpetti sul legno.
Una voce familiare le rispose, al che il suo cuore schizzò a
mille battendo furioso contro il torace come se volesse uscire.
-Chi è?-
La ragazza poggiò la fronte contro il legno e
prese due respiri. Spinse la maniglia verso il basso e aprì
la
porta. Greed era lì, seduto sul letto che fissava la
finestra
con aria distratta. Non si era accorto della ragazza.
-Ho detto, chi....- Aveva girato la testa verso la porta e vedendo
Megumi la frase gli era morta in gola. Rimasero a fissarsi per qualche
secondo. Lei lo guardava felice e lui stupito. Megumi gli
saltò letteralmente addosso buttandogli
le braccia al collo e stringendolo a se. Greed, dapprima confuso la
strinse leggermente, poi sempre più forte, felice
di provare ancora quella sensazione di completezza che sentiva
abbracciandola.
-Tu sei MIO.- Quelle parole lo fecero sorridere.
-Mi piace la tua avidità.- La ragazza si distese accanto a
Greed
poggiando la testa sulla sua spalla e la guancia contro la sua.
Inspirò il suo profumo e gli occhi le si riempirono di
lacrime
trattenute. Si accoccolò ontro il suo petto lasciando che il
pianto finisse.
-Mi sei mancato così tanto...- Greed le accarezzò
dolcemente la testa.
-Anche tu piccola, anche tu...-
-Promettimi una cosa.-
-Tutto quello che vuoi-
-Non andartene mai più.-
-Mi sembra ovvio.-
-Grazie.- Megumi, rassicurata si rilassò. Greed fece passare
il
braccio sotto la sua schiena e si sedette poggiando la schiena contro
il muro. La teneva poggiata sulle sue ginocchia, in braccio come una
bambina. La ragazza si addormentò in quella posizione, con
la
bocca socchiusa e il viso finalmente rilassato. Greed poggiò
dolcemente le labbra sulla sua fronte calda e la sentì
sollevare
le palpebre.
-Ti ho svegliato?- Piegò la testa di lato per osservarla in
viso
e la vide, ancora mezza addormentata che lo fissava dolce.
-Si, ma non fa niente.- Megumi lo prese per il gilet
attirandolo a se e poggiando le proprie labbra sulle sue.
La sensazione che quel bacio le trasmise fu bellissima. Il
modo di
baciare di Greed era dolce e sensuale, ma anche bramoso, esplorava ogni
angolo della bocca della ragazza come per riappropriarsene. Megumi
sentiva le loro lingue avvinghiarsi, posò le mani sul viso
dell'homunculus approfondendo il bacio, rendendolo più
passionale e meno casto. Greed passò la lingua sul labbro
superiore della ragazza mordicchiandolo lievemente. Si staccarono e lui
continuò a fissarla a lungo. Vista dalla sua posizione si
sarebbe potuta scambiare per un angelo, la luce della luna le
illuminava i capelli neri e lunghi che le scendevano scompigliati sulla
schiena, e le metteva in risalto la carnagione già chiara di
per
sè, le mani delicate poggiate sul suo gilet spiccavano
particolarmente. Ormai si era immerso in quegli abissi blu scuro che
erano i suoi occhi, come lei aveva fatto con i suoi viola. Megumi gli
passò una mano tra i capelli facendola scendere fino al
collo e
lasciandola lì si sistemò con
la testa sotto il suo collo. Prima di addormentarsi mormorò
una
frase con la voce dolce e impasticcata di chi è ormai tra le
braccia di Morfeo.
-Greed.. Ti amo..-
Lui si rilassò e, dopo averla stretta forte per un po' la
raggiunse nel mondo dolce e irreale dei sogni.
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Beh che ve ne pare? Mi sono impegnata, e questo è il
risultato.
Spero sia piaciuto.. Il prossimo capitolo non so ancora come
sarà, questo l'avevo in cantiere già da un po' e
non
è stato difficile modificarlo e renderlo migliore.
Al prossimo capitolo ^^
*sparisce in una nuvoletta di fumo portandosi via Greed (ehehe) ;)*
Alphonse era seduto sul proprio
letto e pensava. Era riuscito a
liberarsi della stretta camicia di forza per miracolo, riuscendo a
romperla dopo mezz'ora di inutili tentativi.
Stava pensando a Megumi, era uno spirito selvaggio, non gli aveva dato
retta, non dava retta a nessuno, nemmeno a lui. Poggiò il
mento
sui palmi delle mani sostenendosi con i gomiti sulle ginocchia. Fissava
fuori dalla finestra con aria assorta e non si era accorto che qualcuno
stava osservando la scena.
Quel qualcuno in questione si chiamava Jacqueline, era una specie di
guardia che il comando dell'est gli aveva affidato la sera stessa
dell'incidente . Da quando si era saputo che Envy era in
città le ricerche si erano intensificate e il colonnello
aveva
ritenuto d'obbligo prolungare la missione a un tempo indeterminato. Le
pattuglie sorvegliavano ogni angolo della città, nel caso
fosse
stato avvistato qualche strano movimento. La ragazza era appoggiata
alla porta, con una pila di carte sostenuta con un braccio. Aveva avuto
l'ordine di avvisare Alphonse che Megumi era stata avvistata, e che non
era sola, ma alla vista del ragazzo si era bloccata.
Purtroppo si
sbilanciò in avanti per cambiare posizione e cadde
rovinosamentea terra accompagnata dalle proprie scartoffie che si
sparpagliarono nella stanza. Al trasalì ma si
precipitò
ad aiutare la ragazza.
-Ti sei fatta male?- Si era chinato aiutandola a raccogliere i fogli
dispersi nella camera.
-No, solo che stavo venendo qui, e aprendo la porta sono inciampata.-
Anche la ragazza si mise alla ricerca del cartaceo, sotto il letto,
vicino alla scrivania. In pochi minuti finirono di raccoglierle e le
posarono sulla scrivania.
-Allora, perchè sei venuta qui?-
-Mi hanno detto che , parole testuali di tuo fratello : "Megumi
è stata avvistata, con Greed. Si pensa l'abbia rapita. Ci
vediamo al Devil's nest".
-Lo sapevo- Il biondo si alzò di scatto dal letto e corse
fuori.
-Aspetta!!! Devo venire con voi!!- Jacqueline si mise a rincorrere il
ragazzo, mentre i corti capelli biondi tenuti a caschetto le sbattevano
a ciocche sul viso.
Non appena si accorse di essere sveglia Megumi percepì uno
strano movimento sotto di sè. Si sentiva mossa da continui
sbalzi e aprì le palpebre. La prima cosa che
entrò nella
sua visuale fu una massa nera e indistinta, si accorse di essere
abbracciata a una colonna nera. Fece per stiracchiarsi, ma si
sentì cadere all'indietro e d'istinto si
riagganciò alla
colonna. Notò con stupore che quella massa nera e informe
era
morbida e si rese conto che erano i capelli neri e spettinati di Greed.
Constatò con imbarazzo che quello che aveva scambiato per
una
colonna era invece lo stesso Greed.
Stavano correndo, o meglio, lui stava correndo.
L'homunculus ruotò la testa a sinistra guardandola.
-Oh, ti sei svegliata-
-Si. E di grazia, mi vorresti dire che succede?-
-Stiamo scappando, pare che ti avessero scoperto i tuoi amichetti.
Pensano che ti abbia rapita. C'era uno dei due Elric che stava
arrivando e siamo dovuti andare via.-
-Alphonse..-
-Il minore intendi? No, era il maggiore.-
-Edward?-
-Si proprio lui- Nonostante stesse correndo velocissimo e per di
più la stesse trasportando la sua andatura restava costante
e il
suo respiro era regolare, come se stesse semplicemente passeggiando. Si
strinse di più a lui, abbracciandolo più stretto.
-Dove stiamo andando?-
-Vuoi sapere la verità? Non lo so, seguo le indicazioni che
mi hanno dato-
-Ma ce l'hai almeno una minima idea?-
-Penso che saremo circa poco più in la della periferia-
-In periferia eh? Forse conosco qualcuno che fa al caso nostro...-
-Davvero? Magnifico.-
-Si ma dovrai coprirti la mano sinistra.-
-Tranquilla, no problem- Estese la corazza fino alle mani. Ora che lo
notava le stava stringendo caviglie con un po'troppa forza.
-Greed? Potresti evitare di stringermi così forte? Mi stai
facendo male..- La presa fu subito allentata.
-Scusa, così va meglio?-
-Si grazie.- Staccò una mano ma la gamba di Megumi rimase
comunque saldamente stretta al suo fianco. Lo sentì che le
accarezzava dolce la testa.
-Tranquilla, non permetterò loro di torcerti un solo
capello, te lo giuro sulle mie innumerevoli vite-
- Non è di me che mi preoccupo, ma di te...-
-Di me? Stai tranquilla, non sono così facile da uccidere..-
-Edward sa come farlo, conosce il modo di colpirti e di farti male...
Non voglio che tu ti ferisca.-
-Ci aiuteremo a vicenda.-
-Sembri così sicuro di te...-
-Lo sono-
-Mi fido di te-
Proseguirono il viaggio in silenzio, immersi ognuno nei propri pensieri.
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ok ok lo so.. fa schifo, ma di meglio non sono riuscita a fare... -.-'
E adesso vediamo che succede. Per un attimo, mentre scrivevo ho avuto
il folle istinto di uccidere Megumi... Voglio stare io al posto suo!!!
uff.... Ok è ufficiale, sono pazza... Sono gelosa di una mia
creazione, non è possibile... Cmq vedremo.. E questa
Jacqueline??Cosa succederà??? mah, chi lo sa... Mi sono
appena accorta che Kimbly non è ancora mai comparso, se nn
di sfuggita.. Vedrò di rimediare, e devo trovare anche il
modo di infilarci Edward in mezzo a tutto questo casino... Nel prossimo
capitolo vedremo cosa la mia mente malata partorirà per
sistemare tutto... Ora vi lascio ma prima...
GRAZIE A TUTTI QUELLI CHE RECENSISCONO E A QUELLI CHE HANNO AGGIUNTO LA
FANFIC TRA I PREFERITI!! ^^
CIAUZZ!! *evapora*
Al arrivò al Devil'sNest qualche minuto dopo
aver ricevuto l'avviso, seguito a ruota da Jacqueline, il cui respiro
era affannato per la corsa così sfrenata.
Prese qualche respiro profondo per calmare il cuore che minacciava di
esplodere e dopo qualche secondo si ricompose. Con i suoi occhi verdi
scrutò la scena interessata. Accanto a Al c'era il fratello,
più basso di qualche centimetro. Li si sentiva discutere
animatamente anche da quella distanza con bisbigli concitati.
Poco più in la, distaccato da tutti Kimbly osservava il locale con
finto interesse, i suoi occhi erano come al solito uno specchio
imperscrutabile, freddo e distaccato sfiorava gli oggetti che aveva
accanto con le sue mani quasi bianche. Due ciuffi gli scendevano sul
viso dandogli un aria poco affidabile. Dopo qualche secondo passato a
fare finta di cercare qualcosa che non si trovava lì si
appoggiò al muro di fronte alla porta con le braccia
incrociate al petto e la testa bassa rivolta ad osservare il terreno
sporco e polveroso.
Jacqueline si fece coraggio e si avvicinò agli Elric.
Edward, il più piccolo, interruppe la frase a
metà quando la notò.
-Ciao- salutò lei sorridendo, anche se era rivolta
più ad Al che a suo fratello osservò tutti e due,
sperando che il primo non notasse il leggero rossore che le colorava le
guance nel essere tanto vicina lui.
-Oh, ciao- Alphonse la
salutò cordiale come suo solito.
-E tu chi sei?- Ed era diffidente e continuava a guardarla sospettoso,
aveva gli occhi ridotte a due fessure e la bocca contorta in una
smorfia, mentre la fissava. Aveva l'impressione di averla
già vista, assomigliava a qualcuno, ma non ricordava a chi,
il suo sorriso era sincero, ma aveva un che di familiare che lo faceva
rabbrividire. -Jacqueline. Mi
è stato ordinato di proteggere Al.-
Allacciò involontariamente il proprio sguardo a quello
grigio del ragazzo.
- Ah, piacere, io sono Edward Elric-
Le porse la mano che la ragazza strinse prontamente.
La osservò. Portava una gonna grigia lunga fino alle
ginocchia e una maglia bianca. Aveva i capelli biondi corti e lisci,
che le incorniciavano il viso dai tratti delicati, una frangetta
ribelle le arrivava appena sopra i penetranti occhi verdi.
Era più alta di lui, più o meno come Al.
Giunse alla conclusione che era carina, nell'insieme.
- Quanti anni hai?- le chiese sollevando un sopracciglio. Jacqueline
senti Al mormorare qualcosa del tipo:"Ci risiamo", mentre una
gocciolone gli compariva sul capo chinato a terra
-17- lo guardò innocente e con aria vagamente interrogativa.
Attorno a Ed si formò un'aura rosso fuoco che emanava
scintille. Gli occhi erano due abissi neri e minacciosi, i denti
digrignati. Aveva un aspetto terrificante e Jacqueline si nascose
dietro ad Al cercando si farsi più piccola coprendosi con un
lembo del suo cappotto.
-Chi è così piccolo che non riesci nemmeno a
vederlo con la lente d'ingrandimento?!?!?!?!?!?!?!?!-
-Fratellone calmati!!- Alphonse
cercò di calmare il fratello. -Così la spaventi!-
Finalmente, dopo qualche secondo la rabbia di Ed scemò e il
biondo si allontanò con le mani in tasca.
-Sarà meglio darci da fare se vogliamo ritrovare Megumi.- borbottò.
Jacqueline, sebbene ancora spaventata si tenesse al mantello di Al come
una bambina alla gonna della madre, annui vigorosamente.
-Fa sempre così... Nonostante sia cresciuto non è
cambiato di una virgola.- Scosse la testa sconsolato e si rivolse alla
ragazza che lo guardava sperduta e spaventata per la reazione di Ed.
-Tutto ok?-
-Più o meno..- Accorgendosi di essersi rannicchiata come era
abituata a fare da piccola si sollevò, scuotendo la gonna
dalla polvere. Al le sorrise rassicurante.
-Andiamo a dargli una mano prima che combini qualcosa.- L tese una
mano, stringendo le sue piccole dita tra le sue. Quel toccò
riscaldò Jacqueline che avvampò istintivamente.
Cercò di scacciare il rossore dalle guance scuotendo il
capo, non le piaceva sentirsi vulnerabile, eppure con lui le risultava
impossibile mostrarsi forte, si sentiva ancora bambina, la piccola
Jacqueline, costretta a nascondersi da un fratello che la spaventava e
che aveva cominciato solo in seguito ad apprezzare veramente.
La biondina annuì convinta cercando di distrarsi
osservandosi intorno. Passarono davanti a Kimbly e
lei si fermò guardandolo felice, sciogliendo la sua mano da
quella di Al, abbracciandolo.
-Ciao fratellone!!- Poggiò la testa sul suo petto muscoloso,
sul quale aveva pianto innumerevoli volte, sostenendosi con le braccia
sulle sue muscolose e sentendo le sue mani strette sui gomiti che la
sorreggevano come avevano sempre fatto nei momenti difficili. Alphonse e il fratello
poco più in la si erano immobilizzati.
-FRATELLONE???????- Esclamarono in coro.
-Sorellina..- Mormorò Kimbly
osservandola con il suo solito ghigno. Nel frattempo
La ragazza si voltò verso i due guardandoli sorridente,
senza però smettere di abbracciare Kimbly.
-Già. Sono sua sorella.- inclinò la testa di lato
allargando il sorriso che le se era dipinto in viso.
Finalmente, dopo qualche ora di corsa furono in periferia. Era
piuttosto deserta, il posto ideale per nascondersi. Megumi scese dalla schiena di Greed stiracchiandosi. Aveva
tutti i muscoli indolenziti per essere stata troppo tempo ferma nella
stessa posizione. Si diede un occhiata intorno.
Le strade erano pressoché vuote, niente di paragonabile al
caos di Central City,
nella cui periferia proliferavano i criminali. Qua e la ai bordi delle
strade si intravedeva qualche magro bambino sporco e vestito di stracci
che giocava con un pallone rammendato o che dormiva sul marciapiede.
-Allora, dove sarebbe il tipo che fa per noi?- chiese Greed inarcando un sopracciglio.
-Ah già... Dunque- Si posò l'indice sulle labbra
pensando, era passato davvero tanto tempo, ma Stein era così
in debito con lei che di certo non gli avrebbe rifiutato nulla.
Era un commerciante di armi illegali, in certi casi anche un
tuttofare, andava a fare compere, a vendere, si prestava a qualsiasi
cosa pur di racimolare qualche soldo che alla fine si vedeva sottrarre
dai suoi numerosi creditori. Il quartiere dove abitava era poco
più in la.
-Vieni, faccio strada.- S'incamminarono lungo la via principale tenendo
lo sguardo fissò avanti e cercando di ignorare le richieste
dei mendicanti che si erano appostati al loro passaggio. Svoltarono a
destra percorrendo alcuni vicoli stretti e alquanto angusti. L'ultima
stradina sboccò in una piccola piazzetta rettangolare con al
centro una piccola fontana malmessa dalla quale si poteva bere. Megumi guardò prima a
destra e poi a sinistra rintracciando finalmente la casa che faceva al
caso loro. La indicò a Greed.
-E'lì... Non è proprio un castello ma..-
-E' perfetto, nessuno ci troverà.- l'interruppe Greed. Si avvicinarono alla
porta e Megumi
bussò facendo scapparei
ragni dalle loro ragnatele. Dalla porta caderono
alcune scheggie di
legno marcio.
Lo "spioncino" (in realtà una specie di buco) si
aprì e vi comparve un occhio, marrone tanto intenso da
poterlo scambiare per legno. Quello scomparve e la porta si
aprì lentamente, fino a far apparire un uomo, più
o meno dell'età di Megumi,
i capelli biondo cenere sporchi e scompigliati e la barba incolta.
-Ciao Meg!- La ragazza lo abbracciò stretto, quel gesto
procurò un po' di gelosia da parte di Greed, il quale aveva
già preso in antipatia quell'uomo. -Stein! Quanto tempo!-
Stein posò lo sguardo su di lui, osservandolo attentamente.
-Ah, giusto, tu non lo conosci, lui è Greed. Il mio ragazzo.- Greed sorrise e le cinse le
spalle con un braccio. Notò nello sguardo di Stein un misto
tra rabbia gelosia e dolore. Probabilmente era innamorato di Megumi già da prima,
ma lei era sua e lui doveva farsene una ragione.
-Sono felice per te- Fece un sorriso falso, che somigliava molto
più ad una colica che a ciò che voleva sembrare.
Quell'uomo era davvero finto. Anzi, gli umani erano falsi.
Però nonostante tutto li lasciò entrare,
comprendendo al volo la situazione.
-Militari alle calcagna eh? Chissà perchè,
me lo immaginavo..- Diede una fugace occhiata a Greed
come per far intendere che fosse tutta colpa sua, la quale
però non sfuggì a Megumi.
-No, Stein, ti sbagli, in realtà è colpa mia.-
L'uomo la guardò stupefatto.
-Lascia perdere, è una storia lunga.- Greed prese a guardarsi intorno.
Quel luogo sembrava abbandonato, era pieno di ragnatele dappertutto.
Due finestre illuminavano la stanza semi vuota, allungandone le ombre
e proiettandole irregolari sul pavimento per via dei
sassolini nella terra battuta. All'interno vi erano un bancone
interamente in legno che doveva avere passato giorni migliori, dietro
al quale c'era un piccolo frigo un po' arrugginito. Dalla parte opposta
vi era una credenza, vuota e impolverata. -Potete rimanere qui per
quanto volete, c'è da mangiare e da bere per tutti e tre. vi
mostro la vostra camera, non avete problemi a dormire insieme vero?-
-No, nessun problema.- rispose prontamente Greed.
-Bene, allora di qua..- li accompagnò al piano superiore,
composto da un unico corridoio sporco e vuoto, lungo il quale
c'era un tappeto, dagli intricati intrighi orientali ormai
completamente rovinati e irriconoscibili, e da due porte,
diametralmente opposte. Stein indicò quella di destra
-Quella è la mia camera. Mentre l'altra è la
vostra, se vi va potete andare a sistemarvici
anche subito.- fece spallucce -Bene, il mio compito l'ho svolto, ora
devo andare a lavorare.- Scese velocemente le scale e uscì,
sbattendo la porta.
-Quel tipo non mi piace...- Megumi
fece spallucce con aria noncurante.
-Fa sempre così, da quando lo conosco, cioè....-
Fece il conto mentalmente - Diciotto anni..-
-Quindi tu lo conosci da quando avevi dieci anni?-
-Esatto.-
-Quindi questa è la tua città natale?- Mentre
parlavano entrarono in camera. -No.-
-Allora come lo conosci?- Greed
prese possesso del letto sedendovisi
e poggiando la schiena contro il muro, com'era solito fare.
- Penso che sia arrivato il momento di spiegarti della mia famiglia...-
Sospirò e cominciò a ripetere lo stesso racconto
che aveva fatto ad Ed e Al qualche settimana prima. Quando finalmente
ebbe finito Greed la
guardava, non l'aveva mai interrotta, assimilando ogni informazione.
-Sono la sorellastra di Edward e Alphonse
Elric.- Abbassò lo sguardo.
-Mi dispiace per i tuoi, io non ho mai saputo che vuol dire avere una
famiglia, e non ho ricordi di quando ero un umano.-
-E' successo ormai, quindi non conta più, sono state tutte
delle persone stupende e non le dimenticherò mai, ma non si
può vivere per sempre nei ricordi. Quello era il mio
passato, adesso ci sei tu e questo basta e avanza.- Sorrise debolmente
e si avvicinò al letto.
-Quindi dopo che tuo padre ti salvò cosa successe?-
-Mi disse che per quanto mi amasse non poteva rimanere con me e che
quindi mi avrebbe lasciato da un caro amico. E mi abbandonò
qui, da quel momento non l'ho più rivisto, puff- fece un gesto con le mani,
mimando qualcosa che esplodeva. -Sparito nel nulla.-
-Non hai mai provato a rintracciarlo?-
-Si l'ho fatto, mille volte ho chiesto in giro se l'avessero mai visto,
mille volte, durante gli studi ripensando a lui avrei voluto essere
fuori a cercarlo, ma poi, quando sono diventata alchimista ho pensato:
Lui è il mio passato, ora ho una vita mia, è
inutile che continuo a rincorrere dei fantasmi, perchè
questo lui era, un fantasma, c'era ma non si vedeva.-
-Penso tu abbia fatto la scelta giusta, in fondo, alla fine anche se
l'avessi trovato che avresti fatto?-
-Niente.-
-Esatto, quindi goditi il presente e pretendi tutto ciò che
ti può dare di meglio.-
Si sistemò accanto a lui, poggiando la testa sulla sua
spalla mormorando:
-Io ho già avuto il meglio dal mio presente.-
------------------------------------------
Piaciuto? Ho avuto una crisi temporanea e non riesco ad andare avanti
quindi non so come sia venuto, spero di non avervi deluso... Fatemi
sapere cosa ne pensate. Aspetto le recensioni.
Megumi strinse la mano di Greed intrecciando le proprie
dita con
le sue. Lui ricambiò la stretta dolcemente, carezzandone il
dorso con il pollice. Aveva ancora la corazza per nascondere il
tatuaggio e doveva stare attento a non farle male. Il sole quella
mattina era debole, a tratti ostruito dalle nuvole che gli passavano
davanti. La stanza era poco illuminata dall'unica finestra, che si
affacciava su un piccolo cortile nel quale l'erba alta cresceva
incolta, facendo sembrare la casa disabitata da tempo. I muri erano
pieni di crepe che convogliavano tutte verso i soffitto. Mentre Greed
si osservava intorno Megumi osservava lui. Sembrava apparentemente
rilassato, il viso disteso, intento a osservare la stanza, il mento
sollevato, la bocca aperta nel suo sorriso più tranquillo,
che
però conservava un che del solito ghigno. Portava gli
occhiali
anche dentro casa, con quella scarsa luce. La ragazza
allungò la
mano per toglirglieli dal viso, e vedere i suoi occhi. Lui la
lasciò fare restando fermo nella sua posizione.
Megumi poggiò la testa nell'incavo tra la sua spalla e il
suo collo, sbuffando.
-Stanca?-
-Annoiata più che altro, non c'è niente da
fare...
Dobbiamo rimanere qui fermi tutto il giorno aspettando che ci trovino?-
-No, ma dobbiamo aspettare notizie dagli altri, e sapere dove si
trovano.- Megumi sbuffò nuovamente.
-Ti va di andare ad allenarti?-
-Siii!!- Megumi esultò, felice di avere qualcosa da fare. La
ragazza si alzò dal letto velocemente facendo scricchiolare
le
assi di legno, Greed le fu subito accanto prendendole la mano.
Scesero le
scale, l'eco ripetuto dei loro passi rimbombava tra le sottili pareti
spoglie e sporche della
casa. Arrivarono in quella che avrebbe dovuto essere la cucina, semi
vuota come al solito. Stein
era accucciato davanti al piccolo frigo, e ne scrutava il contenuto per
decidere
cosa prendere, spostando di tanto in tanto qualcosa, producendo il
rumore del vetro che cozzava.
-Stein?- Megumi lo chiamò a bassa voce. L'uomo
voltò
leggermente il capo osservandola, si era tolta il cappotto, sotto al
quale indossava il corpetto bianco e nero e i soliti pantaloni larghi
infilati negli anfibi, la sua tenuta da allenamento. La
esaminò
dal basso all'alto, essendo ancora accucciato con le mani sulle
ginocchia. Quando il suo sguardo si posò sulle loro
mani intrecciate l'espressione del viso si indurì in maniera
evidente. Diede un occhiata anche a Greed, con la freddezza con cui un
critico esamina la bozza di un opera d'arte destinata all'inceneritore.
Sollevò leggermente il labbro superiore in una smorfia di
disgusto che però mascherò quasi all'istante con
il
solito sorriso/colica.
Megumi sembrò non accorgersene, o se lo fece non lo diede a
vedere.
-Noi andiamo ad allenarci, ci si vede più tardi.- Sorrise,
mentre lui sbuffava.
-Tu non sai fare altro? Allenamento, allenamento e allenamento! E' da
quando ti conosco che non fai altro che allenarti...-
-E ora ricopro una delle cariche più rispettate
dell'esercito-
Al che, Stein non ebbe di che rispondere e, azzittito dalle parole
taglienti della ragazza si morse il labbro superiore mostrando un
espressione che per la prima volta pareva sincera, preoccupata per
Megumi.
-Dai andiamo.- La ragazza si rivolse a Greed voltando di scatto la
testa e facendo volteggiare i capelli, che si mossero come un'ombra
scura nella già poco illuminata stanza. Greed
annuì,
scoccando un ultima occhiata a Stein, prima di richiudere la porta
dietro di se. Sollevò lo sguardo al cielo, nuvoloso e
grigio.
Una goccia di pioggia gli atterrò sul naso, colando come una
cristallina lacrima sulla sua bianca e fredda guancia.
-Piove.- Una semplice constatazione che smussò l'entusiasmo
della ragazza, sul viso della quale si dipinse un espressione delusa.
Alzò anche lei gli occhi al cielo con una smorfia da bambina
dipinta sul viso che sembrava, come al solito, brillare sotto le
goccie, ora più numerose, che le scivolavano
sulla pelle imperlandole le lunghe ciglia nere e i capelli.
Megumi
rivolse lo sguardo su Greed,
che la stava osservando con aria imperscrutabile.
-Già, niente allenamento- Sbuffò, piegando il
labbro
inferiore e mostrando i denti bianchi. Greed si sfilò il
giubbotto e lo posò sulle spalle della ragazza, che poi
cinse
con un braccio. Megumi poggiò la testa sulla spalla
dell'homunculus osservando la strada bagnata di fronte a se. La via
già poco frequentata era ora completamente sgombra, i canali
di
scolo sotto il marciapiede raccoglievano l'acqua che scrosciava con un
leggero rumore udibile solo grazie all'insolito silenzio che regnava
nella periferia. Il proprio pensiero, lasciato libero di vagare,
tornò
ai suoi fratelli, che probabilmente la stavano cercando, credendola
rapita dagli homunculus. Mai avrebbero immaginato che lei se ne fosse
andata di sua volontà con Greed, ma fino a cui non
avrebbe trovato una soluzione a questo problema non avrebbe potuto
rivederli. Lei voleva Greed, ma allo stesso tempo avrebbe voluto
rimanere con la propria famiglia, o quel che ne restava.
-Greed, io devo tornare...- La sua voce era un sussurro dolce. -E' la
cosa giusta da fare, posso dire che tu non mi hai rapita, ma io,
avendoti trovato ti ho inseguito, per poi aver perso le tue tracce...-
Dopo un attimo di silenzio passato ad esaminare le varie
possibilità l'homunculus rispose.
-Capisco...- Aveva assunto un tono malinconico e la fissava con sguardo
perso e.. triste.
-Mi dispiace...- Megumi abbassò lo sguardo al terreno. - Ma
almeno in questo modo tu potrai ricominciare a cercare i tuoi compagni
no?-
-Si-
-Dopodichè ci rivedremo a Central City.- Sorrise, cercando
di
mascherare la propria contrarietà alla sua stessa idea.
Sentiva la mano di Greed che stringeva la propria, fredda, come al
solito, il suo giubbotto le scaldava le spalle e la pelliccia morbida
le solleticava il mento dolcemente. Il profumo dell'homunculus, dolce e
pungente allo stesso tempo, fresco e selvaggio la avvolgeva.
Inspirò
profondamente quella fragranza familiare cercando di imprimersela in
testa, sarebbe stata, oltre alla collana, uno dei suoi unici ricordi.
Si scambiarono un lungo sguardo dolce e intenso e Greed
l'attirò
a se velocemente abbracciandola e stringendola forte, la ragazza
ricambiò affondando il viso sul suo petto ampio e muscoloso
macchiandolo di alcune lacrime, impossibili da trattenere.
Sollevò il capo osservando il viso di Greed a pochi
centimetri
dal proprio, i tratti squadrati e perfetti, le labbra socchiuse e gli
occhi semi-nascosti dagli occhiali piccoli e tondi, la ragazza glieli
sfilò dolcemente, tenendoli nella mano sinistra poggiata
lungo
il fianco. Greed la baciò, fu un bacio lungo e dolce. Megumi
si
staccò da lui quasi con impeto, consapevole che se si fosse
trattenuta oltre non ce l'avrebbe fatta a staccarsi da lui. Si
voltò e si asciugò il viso con il dorso della
mano
intrappolando sue lacrime cristalline. Infilò una mano in
tasca
stringendo la collana e tornò per un attimo ad osservare
Greed,
lui ricambiava lo sguardo con i suoi penetranti occhi viola,
scrutandola. Megumi porse la mano con la quale stringeva gli occhiali e
li porse all'homunculus spalancando il palmo.
Greed li prese, sfiorandole appena la pelle con delicatezza e li
indossò, la ragazza si sfilò il gilet e gli
posrse anche
quello.
Non si salutarono, non serviva, avrebbe solo rallentato entrambi.
Megumi s'infilò nel bosco con agilità e
cominciò a
correre velocemente, evitava rami e radici saltando e accucciandosi
mentre con lo sguardo osservava l'ambiente attorno a se variare,
lasciando spazio a meno alberi e a case sempre più
frequenti, in qualche ora fu in città.
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Scusate il tremendo ritardo, ma non riuscivo a trovare un attimo di
tempo e se scrivevo non mi andava mai bene nulla... spero k il capitolo
sia di vostro gradimento...
Capitolo 20-Ritrovo e sorpresaQuesto capitolo mi
è venuto
in mente pensando a una persona molto importante per me, quindi penso
che dedicarglielo sarebbe il minimo da fare, quind.. Questo
è per te
Giacomo, perchè tutte le sofferenze che provo quando ti
penso mi dimostrano che non sei frutto della mia immaginazione e che ti
sei insediato nel mio cuore mettendo radici profonde, mi dispiace per
averti fatto soffrire l'anno scorso.
Adesso però basta altrimenti vado avanti per ore e non mi
fermo più, buona lettura, ci si vede sotto.
Il
cappotto
E già la mancanza di Greed si faceva sentire, non
forte
come qualche giorno prima, ma come un piccolo spillo infilato
all'altezza del cuore che lentamente penetrava nella carne.
Si girò più volte osservandosi alle spalle, come
se
voltandosi avesse potuto richiamarlo a se. Sorrise alla propria stupida
e infantile speranza.
Eppure il peso al petto non riguardava l'homunculus, non che non fosse
triste per averlo lasciato, ma non era quello, aveva come un brutto
presentimento. Infilò le mani in tasca automaticamente
schiacciando il collo per far aderire il mento al petto, rimase in
quella posizione per qualche secondo osservando il terreno mentre
camminava lentamente ripensando a cosa potesse essere a provocarle quel
disagio, ma non trovò nulla, purtroppo, e il dubbio di aver
commesso un errore si infilò tra i suoi pensieri quasi
involontariamente.
Sollevò lo sguardo osservando il cielo. Ormai le stelle
brillavano in alto su tutta la volta celeste nera
come la
pece. A confronto, quei punti luminosi, davano quasi fastidio. Megumi
tornò a fissare la strada secondaria su cui si trovava, che
poco
affollata e buia si collegava alla principale bruscamente. La luce
della luna arrivava appena ad illuminarne i primi due metri per poi
sfumare in un nero cupo e vuoto. Con la mano cercò
automaticamente il cappuccio dietro se ma quando le sue dita strinsero
il
vuoto spalancò gli occhi azzurri stupita sbattendo le lunghe
ciglia ripetutamente.
Il cappotto!
-Stein!E' rimasto a casa sua!- Si passò una mano sul viso
rimproverandosi per la propria sbadatezza.
Dopo qualche secondo passato a riflettere se tornare indietro, decise
di proseguire la camminata ritenendo l'indumento un dettaglio
insignificante. E nuovamente infilò le mani schiacciandole
nelle
tasche, imitando Greed involontariamente.
La vide scomparire tra
il folto degli
alberi con passo sicuro, mentre si faceva strada tra le enormi radici
che spuntavano dal terreno e continuò ad osservarla con
insistenza
finchè non si fu allontanata e la figura non si divenne
esile
ancora più del normale. Si voltò, sistemando gli
occhiali
sul naso con un gesto del dito, schiacciandoseli sugli occhi. Aveva
appena smesso di piovere improvvisamente e le fronde
degli alberi gocciolavano ancora, quando si decise a tornare dall'amico
di Megumi, senza un motivo preciso. Forse solo per aspettarsi di
trovarla li, nella stanza in cui avevano trascorso a malapena un
pomeriggio insieme. Aprì la porta che protestò
con molti
scricchiolii, l'umano era ancora lì, nella cucina, stavolta
seduto su uno degli sgabelli. L'odore di tabacco e alcool lo
investì come un pugno allo stomaco ricordandogli il Devil's
Nest, e ricordandogli che probabilmente in quel momento il locale era
sotto sequestro
militare. Stein teneva un gomito poggiato sul tavolo e stringeva in
mano
una bottiglia di birra che portava alle labbra ogni tanto,
sorseggiandone il contenuto. Aveva lo sguardo
perso ad osservare qualcosa fuori dalla finestra ma appena Greed mise
piede all'interno del piccolo locale la testa dell'uomo
scattò e
i suoi occhi marroni si fissarono severi in quelli ametista
dell'homunculus.
-Megumi dov'è?- Viscido. Era l'unico aggettivo che gli
occupava
la mente osservandolo a partire dal comportamento codardo per finire
allo stile di vita, un ubriacone che a stento si manteneva con il
lavoro nero che eseguiva. L'odore di alcolico arrivava fino a Greed. Lo
vide sollevarsi, irritato dalla mancata risposta. Gli si
avvicinò e l'homunculus sentì un prurito
familiare alle
mani. Strinse i pugni e lo fissò con rabbia, dopotutto se
Megumi
era ancora viva lo doveva anche a lui.
-Dov'è Megumi? Cosa le hai fatto?- Stein era malfermo sulle
gambe ma trovò comunque la forza di alzarsi per
avvicinarglisi
-E' partita.- fece un gesto vago con la mano.
-Certo! Dillo che l'hai uccisa! Brutto bastardo schifoso! Non te
ne frega un cazzo di lei!- Greed, che si era allontanato da Stein,
aveva
appena poggiato un piede sul primo gradino. Si bloccò di
colpo.
-Tu l'hai solo usata!- Si voltò di scatto e dopo una breve
rincorsa prese l'uomo per il collo e lo schiantò contro il
muro
quasi sfondandolo, per poi sollevarlo di qualche centimetro da terra
stringendo la presa sulla
sua gola morbida. L'uomo annaspò alla ricerca di aria,
spalancando la bocca
come un pesce fuor d'acqua e cercò con le mani di far presa
sulle braccia di Greed. Quest'ultimo schifato da quel comportamento e
dal contatto con le sua mani sudate e sporche lo
lasciò andare seccamente. Stein cadde a terra carponi con un
tonfo portandosi le mani al collo e massaggiandolo. Tossì
sul
pavimento e dopo qualche secondo alzò lo sguardo irato su
Greed,
il quale non volle vedere di
più.
Salì in camera, spalancando la porta, la stanza era
vuota, esattamente come l'avevano lasciata. Sfiorò le
coperte
con aria malinconica pensando a Megumi e subito si pentì,
era
diventato davvero così debole?
Osservò un ultima volta quell'ambiente spoglio e freddo e
notò in un angolo un
lembo di stoffa nera. Si avvicinò incuriosito. Seminascosto
da
un anta
dell'armadio stava ammucchiato il cappotto della ragazza. Probabilmente
nella fretta di sparire l'aveva dimenticato. Con un gesto
automatico lo raccolse portandoselo sul viso, inspirando il profumo di
Megumi, impregnato
nell'indumento.
Un sorriso enigmatico gli si dipinse sul viso.
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Già al capitolo 20! La fanfiction procede bene, ma siamo
ormai verso i 3/4 della storia *piange*. E' un capitolo di transizione,
uno dei tanti, e devo ammettere che però mi piace ^^
Cosa succederà adesso??
Bah, innanzitutto una svolta la devo dare, quindi aspettatevi di
tutto..
x Kiri Dellenger= Grazie per la tua recensione :) tranquillo, le cose
si sistemeranno, però devo mettercelo qualche guaio
altrimenti non ha senso. Per ora posso dirti che... *sussurra*
il prossimo capitolo avrà a che fare con Envy e
Edward... Ma di
più non posso anticipare. Spero che questo capitolo ti sia
piaciuto.
Inoltre la storia si complicherà un po' per me che scrivo
quindi non posso assicurare la qualità dei prossimi capitoli
poichè ho deciso (decisione masochista) di scrivere diversi
punti di vista (però sempre in terza persona).
Bene, vi lascio.. Al prossimo capitolo ^^
Envy
camminava lentamente tra i cespugli seguendo l'esile figura femminile
che si
allontanava da lui correndo veloce, i capelli mori mossi dal vento
provocato dalla corsa, la stoffa dei pantaloni che si muoveva ad ogni
spostamento delle lunghe e magre gambe. Gli occhi ametista
dell'homunculus si
spostarono sulla vegetazione circostante che terminava bruscamente in
un vicolo nel quale la ragazza si era già infilata, la vide
tendere la mano sulla schiena e afferrrare il nulla, subito dopo alzare
lo sguardo al cielo osservando le stelle, la luce
della luna le brillava negli occhi blu, illuminando la sua espressione
triste e pensierosa. La vide infilare le mani in tasca facendo aderire
il mento al petto. Era un gesto minimo ma la gelosia gli
bruciò
in petto prepotente, per la sua somiglianza con Greed. -Stupida
umana- Sputò a terra con rabbia. Ucciderla? Puah. L'avrebbe
rapita e portata alla tana. Si
trasformò e con qualche passo colmò la distanza
che li separava.
Megumi teneva le orecchie tese, le mani strette sui pugnali. Sentiva
dei passi poco dietro di se, e il suo intuito le aveva suggerito di
scappare, ma nonostante tutto l'addestramento e l'allenamento il cuore
le batteva forte in petto talmente forte che pensava che il suo
inseguitore l'avrebbe rintracciata ascoltandolo. Sentiva l'impugnatura
della propria arma sotto i polpastrelli, fredda e dura. Chiuse gli
occhi concentrandosi, prese un respiro profondo e cercò di
calmarsi. Per fortuna quella mossa ebbe il successo sperato e il cuore
prese a battere ad un ritmo regolare. Si voltò, ma dietro di
se
c'era solo il vicolo libro. Sentiva la presenza di qualcuno, ma non
capiva dove si trovasse. D'un tratto, un sussurro all'orecchio la fece
sobbalzare. Istintivamente mosse il braccio conficcando il pugnale a
casaccio. Fortunatamente il colpo andò a segno,
tirò a se
il pugnale e arretrò velocemente di qualche passo.
Osservò il malcapitato, quando una chioma nera e un fisico
robusto si fecero strada uscendo dalle ombre il cuore perse un colpo. -Greed!-
Si gettò tra le sue braccia ma il suo intuito le diceva
che qualcosa non andava. Decisamento no. Si staccò di colpo
osservando l'homunculus sospettosa. Nuovamente la mano tornò
al
pugnale stringendolo forte. -Greed?-
L'uomo la osservava con aria interrogativa, allungò una mano
verso di lei. -Che
ti prende?- No. No. No. il suoi pensieri si limitavano a queste due
lettere che le sembravano impresse nella mente a fuoco. Velocemente
estrasse l'altra arma e ferì l'homunculus sul
braccio. Approfittando dell'attimo di distrazione concessogli
s'infilò sotto il braccio dell'avversario spingendo il
pugnale
nel suo fianco a fondo, per poi estrarlo con maestria e allontanarsi
nuovamente. Greed
si piegò in due spalancando la bocca ma dopo qualche
secondo fu nuovamente in piedi senza nemmeno l'ombra della ferita. -Envy-
il nome dell'homunculus le uscì dalle labbra come un
insulto mentre lo osservava con disprezzo. Quest'ultimo la
osservò con un sorriso dipinto sul volto. -Non
riuscirò mai ad ingannarti a quanto pare.- riprese la sua
forma abituale spingendo indietro i capelli verdi con una mano. -Cosa
vuoi?- -Da
te?- La squadrò con attenzione. -Nulla- -E
allora perchè sei qui?- L'homunculus fece spallucce e le si
avvicinò bruscamente, tenendo il viso a un soffio da quello
della ragazza. L'alito caldo di Envy si mescolava con il proprio e i
loro nasi quasi si sfioravano. -Lasciala
stare bastardo!- Una voce familiare per entrambi li fece
scattare con un movimento coordinato, immediatamente si separarono e
continuarono a fissarsi in cagnesco. -Edward
stanne fuori- Sibilò Megumi. -No
Meg. Tu sei mia sorella e io sono qui per te- Dunque sapeva, tutto.
Il biondo la affiancò con uno sguardo rassicurante e
tornò a fissare Envy. Il quale era rimasto al quanto basito
da
quella rivelazione. -Tu
e il piccoletto? Fratelli? Cosa mi sono perso??- Li osservava ad
alternanza, nessuno dei due rispose, entrambi si gettarono
sull'homunculus il quale però parava con maestria ogni colpo. Megumi
gli fu alle spalle tirandogli una gomitata sulla schiena ma Envy
si riprese all'istante voltandosi e facendo roteare i capelli la
colpì con un calcio all'addome che la lanciò sul
muro
della casa. La ragazza stordita abbassò il capo svenendo.
Envy
la prese in braccio stringendola quasi con dolcezza. Edward gli si
lanciò addosso ma l'homunculus fu veloce e dopo aver
trasformato
il braccio in lama distrusse l'auto-mail del ragazzo che
andò in
mille pezzi. Il ragazzo cadde a terra osservando i componenti del
braccio sparsi nel vicolo. Quando
sollevò lo sguardo dorato Envy era scomparso, e con lui
anche Megumi.
Megumi si
sentiva la testa pesante e un dolore fastidioso le prendeva
la tempia destra espandendosi fino alla guancia e all'occhio.
Cercò di aprire le palpebre e con gran sorpresa ci
riuscì, la prima cosa che vide fu un tessuto nero di fronte
agli
occhi e pensò che magari non li aveva socchiusi. Poi
però
mise a fuoco le proprie mani avvolte su un collo magro e delle braccia
larghe che l'avvolgevano dolci. Sollevò lo sguardo e il viso
dell'homunculus la spaventò. Envy. Il movimento altalenante
indicava che stava correndo Lui
si accorse che la ragazza si era svegliata e si fermò,
dapprima rallentando poi sempre più piano fino a
interrompere la
sua corsa sui tetti. Avvicinò il viso a quello di
Megumi
lentamente la quale cercò di sottrarsi da lui immaginando un
bacio, invece le labbra di Envy si posarono fredde sulla sua fronte
sfiorandola appena. -Mi
dispiace- Megumi lo osservava sconvolta, chi era questo? Envy?? Naa... -Chi
sei tu e cosa ne hai fatto di Envy?- -Così
mi offendi..-
Bruscamente riprese la corsa interrompendo la conversazione e
stringendo tra le braccia una Megumi sempre più sconvolta.
Correva
veloce appena a due
tetti di distanza dall'homunculus e dalla ragazza, tutto procedeva
secondo i piani. Li raggiunse velocemente.
D'un tratto un
lampo di
luce li divise, lasciando la ragazza stupita pochè si
trovava
tra le braccia forti di Kimbly, il cui sguardo era puntato su Envy come
ad aspettare una conferma, che la stringeva con freddezza. In quel
momento le sembrava quasi di essere un pacco, cosa insopportabile per
lei sempre abituata ad essere indipendente da tutti. Purtroppo il sonno
la colse improvvisamente facendola svenire tra le braccia
dell'alchimista scarlatto impedendole così di assistere al
sorriso di Envy che gli si apriva amichevole in viso rivolto a Kimbly,
il quale veniva lasciato andare con Megumi inerme in braccio ,
il
capo reclinato all'indietro, la bocca socchiusa e le palpebre serrate.
I capelli mossi dal vento provocato dalla corsa, il
corpo
completamente abbandonato e vulnerabile stretto tra le
braccia di
Kimbly, il viso rilassato illuminato dalla luce della luna che ne
faceva splendere la pelle d'avorio.
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sta volta non ho nemmeno messo il titolo perchè proprio non
me ne veniva uno. Purtroppo Greed ancora non si fa vedere in questo
capitolo, perchè non sapevo come mettercelo in mezzo, e poi
mi piace così, anche se è un po' a pezzi. Spero
vi sia piaciuto, aspetto recensioni e grazie a Kiri Dellenger k mi
segue aiutandomi con le sue recensioni =) grazie !!!
x Kiri Dellenger= tranquillo no problem x il ritardo, spero che questo
capitolo ti sia piaciuto ^^ continua a seguire mi raccomando
=)
Eccomi con un altro capitolooo!!! Ci vediamo sotto! ^^
CAPITOLO 22
Il comandante supremo. King Bradley. L'uomo più importante dell'esercito. Si era preoccupato per lei. Lei, un'alchimista senza alcun segno particolare di nota, che aveva sempre cercato di non distinguersi, tenendo un profilo basso, eseguendo sempre gli ordini, mostrando rispetto per i superiori e comportandosi di conseguenza. Non aveva mai mostrato particolare dedizione per la carica che ricopriva, ne talento o doti nascoste, eppure ora si trovava li. Di fronte a quella porta di legno di cedro laccata e perfettamente pulita. Erano appena tornati dalla missione, la quale era stata interrotta per il pericolo e le difficoltà e soprattutto per gli scarsi esiti delle indagini. Dublith era un posto pericoloso, ma non vi si produceva alcuna pietra filosofale quindi non aveva rilevanza. Aveva avuto appena il tempo di disfare il bagaglio e dormire qualche ora che un militare era entrato nella sua stanza (senza bussare) l'aveva svegliata (bruscamente) e l'aveva condotta fino dalla signorina Douglas, nonchè segretaria del comandante supremo, la quale la aspettava nel suo ufficio per istruirla sul comportamento da tenere nei confronti del capo dell'esercito. Megumi ora osservava la maniglia su cui aveva la mano poggiata, senza sentirla realmente, mentre tante, anzi troppe, domande le rimbalzavano addosso e la colpivano, domande la cui risposta sarebbe arrivata una volta varcata quella soglia. La signorina Douglas la osservava dolce, con quel suo sguado rassicurante e materno e il suo sorriso sincero. Aveva un portamento composto, le mani stringevano in grembo una cartella verde, il vestito lungo fino alle ginocchia era perfettamente pulito e in ordine, i capelli pettinati le scendevano dolci sulle spalle e lungo la schiena. -Cara - la osservò cercando di rassicurarla, probabilmente aveva notato il suo nervosismo - Il Comandante Supremo ti aspetta dentro, non credi sarebbe meglio entrare?- le sorreise dolce, con quel sorriso che sanno fare solo le madri e che le provocò l'impulso di volerla abbracciare, solo per sentirsi consolata. Scacciò quel pensier con prepotenza e abbassò la maniglia, aprendo la porta.
King Bradley era seduto alla scrivania, teneva entrambe le mani incrociate sotto il mento e la fissava con insistenza, quasi fosse il più prezioso diamante in commercio e l'unico rimasto.
-E così lei è la famosa Alchimista d'Argento.- fece una pausa. -Ho molto sentito parlare di lei.-
Megumi si strinse nelle spalle. -Faccio solo il mio lavoro-
Il Comandante sorrise. -Su su non sia modesta, non è da tutti gettarsi all'inseguimento di un homunculus e rischiare così la propria vita- Evidentemente alludeva a Greed.
Megumi non seppe cosa rispondere, abbassò lo sguardo arrossendo lievemente.
-Perciò penso che si meriti una vacanza. Ho saputo che il maggiore dei fratelli Elric ha il braccio danneggiato e deve recarsi dalla propria meccanica a Rosembool, mi sembra fare al caso nostro, lei si riposerà e sarà sempre sotto sorveglianza, non volgiamo che i notri migliori alchimisti vengano attaccatio alla sprovvista- Sorrise -No?-
-Sarebbe perfetto, signore.-
-Allora così sia, mi piace quando le persone sono come lei, penso che andremo d'accordo. Può andare-
-Grazie.- Megumi si congedò con un inchino, tornando alla propria stanza. Dopo qualche secondo che era seduta sul letto sentì la porta sbattere e vide Alphonse entrare di corsa gettandosi su di lei, facendo entrambi cadere abbracciati sulle morbide coperte.
-Megumi-chan!!!-
-Al-kun!- esclamò Megumi stupita e un po' senza fiato per il gesto del fratello, il quale ora si trovava in ginocchio sopra di lei, le braccia poggiate sul cuscino ai lati del suo viso.
-Verrai con noi a Rosembool!!! - Aveva un sorriso smagliante, gli occhi brillanti, i capelli arruffati e le guancie arrossate. Probabilmente aveva corso per arrivare lì.
-Si- Alphonse si scostò, rendendosi conto della loro posizione e la aiutò ad alzarsi dal letto.
-Quando si parte?- chiese Megumi una volta in piedi.
-Tra due ore. Devo andare che Nii-San mi stava chiamando prima.
-Ok Al, ciao!- Alphonse schizzò fuori lungo il corridoio alla velocità della luce, lasciando Megumi sorridente in piedi al centro della stanza.
Salve a tutti ^^ mi scuso per l'immenso ritardo, ma per cause di forza maggiore (cioè scuola e ispirazione inesistente) non ho potuto aggiornare prima. Mi fa piacere vedere che ho una nuova lettrice :) il capitolo che ho postato è molto corto... Mi scuso!!!!! Però è solo un capitolo di passaggio....
x Punkbe: Grazie davvero per i complimenti *arrossisce* anche io adoro Greed e Kimbly!!!!! *sbava sulla tastiera* Spero che questo capitolo ti sia piaciuto ^^ grazie x aver recensito!!!!!!
x Kiri Dellenger: Già cosa le vorranno mai fare? MISTERO! Eccomi con il 22esimo capitolo, nel prossimo si spiegherà meglio la faccenda della vacanza, personalmente sono soddisfatta di questo capitolo, mi piace molto Sloth, perchè sono riuscita a rendere l'idea di come la vedo io, almeno lo spero, ma questo sta a voi che recensite dirmelo! Nei prossimi capitoli ci saranno delle svolte, azione e sangue!!!
Grazie a tutti voi che leggete anche senza recensire e a quelli che l'hanno messa tra le preferite e tra le seguite! Al prossimo capitolo! ^^
Allora, innanzitutto, mi scuso per l'html, k si legge con la lente d'ingrandimento e fa schifo XD ma sono stata costretta a pubblicare con un altro pc xk il mio è danneggiato e deve essere sistemato, siccome Nvu con questo pc NON VA e non so perchè, sono costretta a pubblicare con un altro programma, sempre per l'html, mi scuso tanto >.< ma sono un incapace con questo computer!!! Comunque, passato un lasso di tempo indefinito (causa riparazione pc) tornerò ad usare Nvu, perciò non preoccupatevi, tornerà tutto come prima, nel frattempo cercherò di sistemare il carattere e la dimensione per renderlo più grande e leggibile. Inoltre mi è appena arrivata la notizia che se, il mio computer non sarà sistemato a dovere ne arriverà uno nuovo alla fine della scuola. Speriamo...
MI SCUSO CON TUTTI >.<
A PRESTO
P.S.: Mi scuso se ci sono errori, ma i tasti sono scomodi con questa tastiera, cercherò di farne il meno possibile.
Il sedile del treno era scomodo, Megumi sentiva le gambe indolenzite, la schiena le doleva ed era costretta a stiracchiarsi ogni due minuti. Guardava incostantemente fuori dal finestrino, tenendo gli occhi fissi sulla campagna che scoloriva e mescolava i propri colori rendendo tutti i contorni indefiniti, senza dare il tempo all'occhio di abituarsi. Si sentiva spaesata e lievemente stanca, poggiò la testa allo schienale. l'imbottitura era poca e il posto risultava alquanto scomodo, ma nonostante tutto la sonno prese il sopravvento. Edward dormiva già, mentre Alphonse e Jacqueline parlavano a bassa voce, sussurrando vicini. Lei era dovuta venire, in quanto era stata nominata "sorvegliante" dei fratelli Elric, dal comandante supremo in persona.
Correva incessantemente, sentiva i muscoli tesi e doloranti, ma correva lo stesso. Aveva le braccia scoperte, la maglia strappata in più punti, avvertiva una fascia avvolgerle il petto, era piena di lividi e ferite aperte che sanguinavano. I rami bassi del sottobosco la ferivano dappertutto, lasciando lunghi segni rossi sui suoi polpacci. Ansimava e gli occhi si facevano sempre più pesanti rendendole la vista appannata e a tratti sfocata. Inciampò, i polsi graffiarono contro le pietre e le ferite cominciarono a bruciare. I capelli biondi sporchi e appiccicosi le si schiacciarono sul viso, ormai non avevano più nemmeno l'aspetto dei suoi normali dolci boccoli. Aveva gli occhi marroni pieni di lacrime che le scendevano lungo le guancie. D'un tratto un rumore di fronte a se le fece alzare la testa. Un viso conosciuto le si presentò davanti facendola sorridere dolcemente. Il ragazzo dai capelli verdi di fronte a lei ricambiò il sorriso, sinceramente, quella nota di dolcezza e umanità stonava con il suo aspetto, ma non se ne curava.
-Envy...- Mormorò lei mentre tentava di sollevarsi. Il viso di lui si incupì all'improvviso. La ragazza perse l'equilibrio, ma Envy fu subito al suo fianco, l'abbracciò, sostenendola e facendole poggiare la testa sul proprio petto.
-Brutte notizie piccola. - sospirò. -Ti rivogliono indietro- La creaturina tra le sue braccia cominciò a tremare, spaventata. Envy le poggiò una mano sulla fronte.
-Tu scotti.-
-Non... Non portarmi indietro... ti prego...- sollevò la testa verso l'homunculus, gli occhi tristi e disperati pieni di paura, due pozzi di terrore puro.
-Non lo farò... - scosse la testa -Perchè mi fai quest'effetto?- le chiese mentre lei sveniva tra le sue braccia.
Megumi si svegliò dal sonno sobbalzando per la brusca frenata del treno.
-Resembool!- urlò l'altoparlante. La ragazza prese la propria valigia avvolgendosi nel cappotto e scese seguendo i due Elric, subito accompagnata da Jacqueline, la quale le si accostò. Era una brava ragazza, dolce simpatica e allegra. Era sempre con i due fratelli, o meglio, con il minore dei due. Per il quale i suoi sentimenti erano palesi a tutti.
Edward si avvicinò a loro due e subito Jacqueline si allontanò, seguendo Alphonse.
-Come va?- indicò con un cenno la fasciatura al polso. Megumi fece spallucce.
-Da un po' fastidio, ma nel complesso sto bene -
-Mi dispiace, è tutta colpa mia. Se fossi stato più attento- Megumi posò l'indice sulle labbra del biondo facendolo arrossire appena.
-No. Non voglio sentire certe storie. Conosco già altre persone che fanno così, torturano se stessi con colpe che non hanno. Lascia stare ok?-
Edward in risposta annuì, e Megumi ritirò la mano.
-Vuoi una mano con la valigia?- La ragazza scosse la testa facendo rimbalzare i boccoli. Il giorno prima era stata costretta a un taglio drastico poichè i suoi capelli erano troppo lunghi, ora le ricadevano appena sulle spalle, facendo risaltare il viso pallido e magro, dalle dolci linee. Fissò l'automail distrutto di Edward, talmente intensamente che il ragazzo se ne accorse e portò la mano buona alla spalla, sfiorando l'attaccatura dell'arto meccanico, aveva lo sguardo velato di una leggera tristezza.
-Winry mi ucciderà- Rise amaramente.
-Suvvia, non essere drastico-
-Oh tu non la conosci, lei mi ucciderà davvero. Con quella sua chiave inglese assassina.-
Megumi rise.
-Dai su non fare così, vedrai che sopravvivrai anche a questo.-
-Speriamo- Di fronte a loro si presentò un sentiero ghiaioso, che arrivava fino ai piedi di tre scalini di una casa gialla grande e dall'aspetto accogliente, davanti alla quale spiccava un cartello con la scritta: "Automail Rockbell". Davanti all'uscio si intravedeva qualcuno, una figura snella e slanciata, i capelli biondi raccolti in un coda alta alla quale sfuggivano due ciocche che le ricadevano ai lati del viso adagiandosi dolci sulle spalle. D'un tratto un oggetto volante non indentificato si diresse verso di loro, più precisamnte verso Edward, il quale spalancò gli occhi preparandosi all'impatto ormai impossibile da evitare. In un attimo Jacqueline spiccò un salto incredibile e afferrò l'oggetto, che poi si rivelò essere una chiave inglese, al volo, atterrando in piedi. Una voce femminile alquanto irritata tuonò tra loro, riferendosi a colei che aveva, probabilmente, appena salvato la vita a Edward.
-Chi sei tu, per fermare la mia chiave inglese?- La ragazza bionda si era avvicinata correndo, recuperando l'arnese a accarezzandolo come una madre farebbe con il proprio figlio. Megumi spalancò gli occhi osservando quello strano comportamento. Qualcosa gli suggerì che forse era meglio nascondersi, perciò lentamente si mise alle spalle di Edward, stringendo la fasciatura del polso con la mano libera.
-Piacere, sono Jacqueline Kimbly, ovvero la guardia del corpo dei fratelli Elric, sostituisco il maggiore Armstrong.- Allungò la mano verso Winry, la quale la strinse diffidente.
-Non sei un po' troppo giovane per fare la guardia del corpo? Insomma, avrai si e no l'età di Alphonse. In che rapporti sei con loro??- sollevò un sopracciglio e la chiave inglese con aria minacciosa, pronta a colpire. Jacqueline, un po' spaventata tese le braccia in avanti scuotendole con forza.
-No non fraintenda ! Siamo solo colleghi!!- Edward fece un passo avanti, affiancando Jacqueline, ma così facendo lasciò Megumi scoperta di fronte alla bionda.
-E questa chi è??????? - indicò Megumi con la chiave inglese. -Cos'è vi siete portati dietro tutta la popolazione femminile del Quartier Generale???- Sulla tempia destra le pulsava minacciosa una vena.
-No no! Anche io sono solo una collega! Mi chiamo Megumi Yiruma. Piacere. E poi.... Io... Ehm... Come dire... Sono loro sorella....- Winry sbarrò gli occhi.
-Cosa?????? E come mai io non ti conosco??- Edward sospirò.
-Winry, ti dispiace se ne parliamo dentro?-
-Taci tu! Con te faremo i conti dopo!! Intanto entriamo. Voi due mi dovete delle spiegazioni!-
*pochi minuti dopo*
-Hai capito?- Edward finalmente tacque, mentre Alphonse stringeva la sorella che aveva ancora le lacrime agli occhi.
Winry era rimasta ammutolita, osservava prima Edward, poi Al e Megumi e infine Jacqueline. Rimase così per qualche secondo, dopodichè sbuffò alzandosi. Tese una mano a Megumi, la quale la afferrò, si sorrisero dolci.
-Vieni con me - disse la bionda. - Andiamo in cucina che ti preparo qualcosa di caldo ok?- la mora annuì.
Si abbracciarono. Prima di varcare la soglia della stanza Winry si voltò verso Alphonse indicando i bagagli e le scale. Il biondino capì all'istante, e aiutato da Edward e seguito da Jacqueline andò a sistemare i bagagli in camera.
Winry si avvicinò ai fornelli, riempiendo prima un pentolino d'acqua per poi posarlo sul gas. Si voltò verso Megumi, che si era seduta, e la imitò. Per un po' rimasero in silenzio, i due paia di occhi azzurri, di due tonalità completamente diverse si osservavano.
La prima a rompere il silenzio fu Winry. -Mi dispiace per come mi sono comportata prima, è che... - rivolse lo sguardo verso la finestra. - Non li vedo mai, e quando arrivano qui è sempre perchè uno dei due è ridotto male. Non ricevo mai una visita di cortesia, mai una lettera o una chiamata quando sono via. Vivo in un paese nascosto, piccolo, in cui le notizie arrivano appena. Quando loro tornano è sempre una gioia per me, però ogni volta ho la paura che siano cambiati, che non avranno più bisogno di me, che un giorno smetteranno anche di venire per la riparazione, ho paura che si dimenticheranno di me. E beh, vederli così, con due belle ragazze come voi - sorrise amara - beh, mi ha fatto pensare che forse si erano sistemati.- sospirò abbassando il capo rassegnata.
-Non penso che questo sia possibile sai? Io li conosco di sicuro meno di te, però, ho potuto notare qualcosa, negli occhi i entrambi, accendersi, mentre eravamo in treno. Penso che per loro questa sia come un isola felice, un momento di tranquillità nella loro vita frenetica. Edward alle volte si comporta così, è uno stupido a non mostrare i suoi sentimenti. - Winry sollevò il capo di scatto.
-I suoi sentimenti?- Megumi sorrise.
-Sono palesi ai miei occhi. Lui ci tiene a te molto più che come un fratello tiene ad una sorella.- Il bollitore fischiò, interrompendo la loro conversazione bruscamente. Winry si alzò, immergendovi una piccola bustina. Poggiò cinque tazzine sul tavolo e vi versò il the fumante. In quel momento arrivarono in cucina Alphonse e Jacqueline. Alphonse sorrise a Megumi la quale ricambiò e le si sedette accanto.
-Tutto apposto?- La mora annuì.
-Edward dov'è? - chiese Winry.
-E' rimasto in camera, diceva di essere stanco.- la bionda scosse la testa e prese una tazzina.
-Gli porto il the- Detto questo uscì dalla cucina.
Salì le scale lentamente, stando attenta a non scottarsi con il liquido bollente. Si fermò di fronte alla porta della camera di Edward e bussò piano. Un mugolio sommesso provenne dall'interno e Winry lo interpretò come un si. Abbassò piano la maniglia ed entrò nella stanza. Le tende erano tirate e il buio era totale. Il ragazzo era disteso sul letto, un braccio dietro la testa e uno sopra gli occhi. Winry si avvicinò a lui, poggiò la tazzina ancora calda sul comodino e lo scosse piano.
-Edward- sussurrò.
-uhm...- scostò il braccio e sollevò una palpebra, lo stupore che si dipinse nel suo sguardo fu grande.
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ecco fatto ^^ spero vi sia piaciuto anche questo capitolo... mi scuso per il ritardo, l'html è sempre quello del capitolo precedente e la cosa mi scoccia >.< . Il capitolo mi pare lunghetto, fatemi sapere cosa ne pensate, mi raccomando, recensite.
Punkbe: piaciuto? Secondo me Megumi e Winry andranno d'accordo come sorelle, Winry mi sta abbastanza simpatica... ma che succederà adesso? mah! Lo so solo io!!!! hehe!!
Kiri Dellenger: Eh si, Megumi in vacanza, con Jacqueline pure! Vediamo se indovini perchè ce l'ho messa dentro? *ammicca* xD La parte in corsivo è un racconto a parte, frutto di una mia ideuzza *.* Envy mi è sembrato abbastanza.... Dolce... però questo rientra nei miei piani!! Muhahahaha!!!La storia si allunga!!!
Rinnovo l'invito a recensire e ringrazio chi ha messo la fanfic tra i preferiti e tra le seguite!!!
Capitolo 24Già
al capitolo 24! Sono commossa, sembra solo ieri che ho
pubblicato il primo capitolo ç_ç Grazie a tutti,
di cuore
davvero! A chi recensisce, a chi l'ha fatto, a chi ha messo la fanifc
tra le seguite e a chi legge soltanto. Grazie davvero! E ora vi lascio
alla lettura ci vediamo a fine capitolo...
Capitolo 24 - Innamorati
Si
svegliò di
soprassalto, spalancò gli occhi guardandosi attorno
spaventata
come non mai. Probabilmente si trovava in una caverna, le pareti di
roccia erano umide e il suo respiro condensava in piccoli sbuffi
bianchi. Portò le ginocchia al petto abbracciandosi le gambe
e
arretrò, fino a quando la propria schiena non
toccò la
parete ruvida della grotta che le bagnò la maglietta.
Avrebbe
voluto fondersi con la pietra e diventare anche lei fredda e dura, pur
di scacciare la paura che le attanagliava la gola impedendole di
parlare. Cominciò a tremare lievemente. Le proprie mani
accarezzavano i brandelli di pantaloni cercando di rassicurarsi, cosa
che non le riusciva per nulla. Sentiva la testa girarle ma non voleva
arrendersi ancora a quel buio fastidioso.
-Ti sei svegliata- La ragazza sollevò il viso, rigato di
lacrime.
-Non voglio tornare indietro.- Si morse il labbro inferiore, cercando
di assumere un'espressione decisa sul viso da bambina.
Envy rise, buttando indietro la testa.
Il suono freddo e finto rieccheggiò tra loro facendola
rabbrividire.
L'homunculus le si avvicinò velocemente, accucciandosi e
poggiando il braccio su un ginocchio, mentre con l'altra mano le
accarezzava il viso con il dito.
-Uhm... Non saprei...- Piegò di lato la testa con un ghigno
sadico stampato in viso. La ragazza spalancò gli occhi che
si
riempirono di terrore, una sua mano corse istintivamente alla spalla,
ancora bruciata da quell'orribile marchio stringendola forte.
"Esp.1206" questo recitava la scritta impressa a fuoco sulla sua pelle.
Envy la squadrò per qualche secondo, pareva così
indifesa, piccola e fragile nonostante i suoi 18 anni.
Diede un calcio ad un sasso, facendolo rotolare lontano.
Posò nuovamente lo sguardo sulla ragazza, che non aveva
smesso
di osservarlo, sempre con quei due occhi spalancati e profondi, due
pozzi di terrore, insicurezza e tristezza, ma anche, speranza.
Sperava in lui. LUI che aveva ucciso così tante persone,
lui,
che aveva smesso di credere nella bontà dell'animo umano,
MOLTO
tempo prima. Adesso lui era visto come simbolo di speranza. Quel
pensiero gli scaldò il cuore.
"Che strana sensazione" pensò.
-Senti- fece una pausa accendendo una scintilla che illuminò
gli occhi e il viso della ragazza.
-Posso aiutarti.- sbuffò -Ma non crearmi ulteriori problemi.-
La figura esile si sollevò in piedi con uno scatto pieno di
energia che Envy non aveva pensato potesse ancora possedere.
E di slancio lo abbracciò, stringendolo forte.
L'homunculus rimase stranito da quella reazione, poggiò le
mani
alla base della schiena dell'altra ricambiando appena la stretta ma
appoggiando la testa sulla spalla della ragazza.
-Grazie.-
***
-Edward- sussurrò.
-uhm...- scostò il braccio e sollevò una
palpebra, lo stupore che si dipinse nel suo sguardo fu grande.
Anche alla penombra della stanza il color biondo dei
capelli della ragazza sembrava brillare, i suoi due occhi azzurri lo
scrutavano mettendolo in imbarazzo. Si sollevò dal letto,
coprendosi dopo essersi reso conto di indossare solo un paio boxer e
arrossendo.
Le guancie della ragazza si imporporarono, lasciando Edward senza
fiato. Era davvero bella.
Frena. Da quando in qua Winry era bellissima? Lei, che gli lanciava in
testa le chiavi inglesi provocandogli traumi cranici, che non lo
accoglieva mai con un "ciao" come tutte le persone normali.
Eppure quella strana sensazione, non gli dava tregua.
-Ti... Ti ho portato il the- disse la bionda sorridendo debolmente e
posando la tazza sul comodino.
-G... Grazie.- Edward abbassò lo sguardo imbarazzato,
cos'era quel balzo al cuore che improvvisamente lo colpiva incrociando
lo sguardo della loro migliore amica d'infanzia?
Però quella era la prova definitiva. Non era la prima volta
che qualcosa si agitava nel suo animo alla vista di Winry. Ormai era
impossibile negarlo. Era innamorato.
Winry uscì dalla stanza, chiudendosi la porta alle spalle e
appoggiandosi ad essa con la schina lasciandosi scivolare a terra.
Si passò una mano sul viso sospirando. La visione di Edward
in boxer le aveva provocato un tuffo al cuore e l'aveva fatta
visibilmente arrossire. Ormai era impossibile negarlo. Era innamorata.
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Ecco qui un mini capitolo. Ho preferito postarlo a parte per dargli
importanza, W EDXWIN!!!!!!!!!!!!!!!
XD ok basta. Respiro profondo. Ecco sono di nuovo me stessa.
Allora, la prima parte è a parte che andrà ad
intrecciarsi con il resto della storia, però devo scriverla
a parte altrimenti non si capisce nulla. Spero, nonostante fosse MOLTO
corto, che il capitolo vi sia piaciuto.
Ho sistemato l'html, che dovrebbe essere il solito.
Speriamo bene.
Posso fare una piccola richiesta? ç_ç
Siamo al capitolo 24. In più di 500 hanno letto il primo
capitolo, e in media leggono ogni capitolo circa una trentina di
persone. Di questa trentina solo 2/3 recensiscono regolarmente e li
ringrazio con tutto il cuore. Beh volevo chiedere se qualcun'altro
può recesire, please. Accetto anche critiche! Grazie x
l'attenzione.
E adesso ringraziamenti.
x Punkbe: beh, come penso avrai capito, sono x l'EdWin, spero comunque
che continuerai a seguire! Dopotutto la coppia principale
sarà Megumi/Greed!
x Kiri Dellenger: Davvero non hai capito xk ho messo in mezzo
Jacqueline? XD Beh, non volevo che Alphonse si sentisse solo
ç_ç POVEROOO! XD vabbè, come vedi ho
sistemato l'html, finalmente. Fammi sapere che ne pensi di questo
mini-capitolo!!
Detto questo mi congedo, ribadendo l'invito a recensire. A presto!
Mattiuzza
Camminavano da ore ormai. I piedi le
dolevano e le gambe quasi non la reggevano, tremavano, ma ogni volta
che sembravano cedere lei stringeva i denti e continuava, ignorando il
dolore.
La pioggia scendeva lenta e
inesorabile e picchiettava fastidiosamente sulle loro schiene.
La ragazza si sentiva estremamente stanca, ma fermarsi significava morire. O peggio, tornare indietro.
Nessuno dei due parlava, Envy camminava avanti a lei, passo veloce e deciso, senza dare il minimo cenno di stanchezza.
Certo, lui era un homunculus. Ma lei no.
Lei, lei cos'era?
Se lo domandava spesso quando era sola, ma non aveva mai risposta alle proprie domande, tantomeno a quella.
Una in particolare la perseguitava, ed era ciò che aveva scaturito tutto quello che era successo.
La sua fuga dal laboratorio e gli eventi successivi, la tentata cattura
da parte degli scienziati, lo scompiglio, erano davvero valsi la pena
per quella domanda? Non lo sapeva. Ma lo sperava.
-Chi sono?- mormorò, scrutandosi le mani, come se vi potesse essere scritta la risposta a quel quesito.
-Taci e cammina, altrimenti non arriveremo mai.-
La ragazza si rese conto solo in quel momento di essersi fermata,
mentre le lacrime si mescolavano alla pioggia scendendole dalle
guancie. Le asciugò con il polso e riprese la marcia. Doveva
continuare, altrimenti tutto quello che l'homunculus stava facendo per
lei non sarebbe valso davvero nulla.
Verso sera uscirono finalmente dal sottobosco. La ragazza si guardò attorno meravigliata e accecata.
Aveva smesso di piovere, ed un timido tramonto tingeva il cielo di
rosso, colorando il fiumiciattolo che scorreva tranquillo li vicino.
-Siamo arrivati - disse secco l'homunculus, indicandole una casetta gialla poco lontano.
-Lì troverai qualcuno disposto ad aiutarti.- Aveva uno strano ghigno
divertito stampato in faccia, ma lei non si azzardò a chiedergli
il perchè.
-Pensi di arrivarci?- La ragazza annuì.
-Allora ci si vede "1206"- Envy sparì nel bosco lasciandola sola.
Un
urlo disumano lacerò il silenzio della casa.
Era chiaramente
femminile e avrebbe giurato che fosse quello di Megumi.
Scattò in
piedi all'erta e si lanciò giù dalle scale con foga,
allarmato.
La scena che gli si presentò davanti lo fece rabbrividire.
Un ragazza stava alla porta, in piedi e sconvolta. Aveva i capelli
biondi chiarissimi, lunghi fin sopra le spalle magre e due occhi
marroni molto profondi, del colore del cioccolato, due pozzi di terrore
che risaltavano sul pallore delle sue guancie scavate.
Aveva un fisico fragile e smunto, da sotto la maglia si potevano facilmente
intravedere le costole. Aveva sulla spalla destra un arrossamento molto
evidente, provocato da un'abrasione non disinfettata.
Le braccia e le
gambe erano magrissime, sembrava possedesse solo le ossa rivestite di
un piccolo strato di carne e pelle. Aveva i vestiti a brandelli,
strappati sulle ginocchia e sulle maniche.
Megumi era dall'altra parte della stanza, stretta, o meglio aggrappata
al braccio di Winry, sul viso un espressione disperata e sconvolta mentre
osservava la nuova ragazza.
Teneva gli occhi azzurri pieni
di terrore spalancati, le pupille erano dilatate in modo disumano. Il suo petto si
alzava e si sollevava in modo irregolare ed era alternato a grandi
respiri profondi.
Winry la sosteneva come meglio poteva, cingendole le spalle con le braccia, sorpresa per la reazione della ragazza.
-Cosa succede?- La bionda sollevò lo sguardo, fino a prima
posato sul viso sconvolto di Megumi, la quale al contrario sembrava non
aver sentito affatto la domanda di Edward.
-Non.. Non lo so. Ha aperto la porta e ha urlato. Quando sono arrivata lei era a terra, rannicchiata.-
Il biondo spostò lo sguardo verso Alphonse e Jacqueline. Quest'ultima non toglieva gli occhi di dosso alla nuova venuta.
Il fratello osservava preoccupato Megumi e sembrava l'unico ad aver capito la situazione.
Edward si avvicinò alla porta, invitando la ragazza ad entrare,
delicatamente quasi stando attento a non forzarla troppo per non
ferirla.
Vedendola più vicina Megumi indietreggiò disperatamente,
con un andatura scostante che sottolineavaquanto fosse sconvolta.
-Tu.... Tu... Tu non .... Tu non ... Dovresti esistere!!- scoppiò la mora, sempre più impaurita.
-Io? Tu...- la nuova ragazza sollevò lo sguardo. - Tu mi conosci?- una scintilla di speranza si accese nei suoi occhi.
Megumi annuì, senza però addolcire la sua espressione.
-Ma tu dovresti essere... - s'interruppe abbassando la voce e sussurrando con lo sguardo perso nel vuoto.
-morta-
Un'idea illuminò la mente di Edward mentre osservava le due.
Stesso taglio del viso.
Stessi occhi grandi.
Stesso modo di parlare.
-Kate.- mormorò.
Le due ragazze voltarono la testa di scatto guardandolo.
Edward osservava Megumi.
Ecco perchè era così sconvolta.
Ecco perchè tutta quella paura.
Quella che avevano davanti era la sorella di Megumi.
Quella che a cinque anni doveva essere morta.
Cosa diavolo stava succedendo?
x Kiri Dellenger: ank io vorrei che nel manga e nell'anime Edward e
Winry (o meglio, il loro rapporto) fosse messo più in risalto,
ma ahimè, non penso sia possibile.
x Punkbe : Beh, non è che si innamorano. Envy per lei prova
qualcosa, ma lei non lo ama. Sente solo qualcosa che lo lega a lui. Ma
non è amore.
x Maya Deleon_Energy Alchemist: Yeah ce l'ho fatta a scrivere il tuo
nick! XD Sono contenta che ti piaccia la storia e sono lusingata che ti
abbia spinto a registrarti in questo splendido (*.*) sito.
Sono molto felice che nonostante Greed non sia il tuo personaggio
preferito la fanfic ti piaccia lo stesso, dopotutto il mio compito
è tenervi attaccati allo schermo! Spero ti piaccia questo
capitolo!
-Quindi tu non ricordi nulla? – Chiese Megumi
rivolgendosi alla sorella, che le stava ora seduta davanti.
-No- rispose Katia.
Erano passati due giorni dall’arrivo della ragazza.
All’inizio Megumi era rimasta chiusa in camera sua,
scioccata dall’accaduto, alla ricerca di una risposta a quell’enigma, ma alla
fine, forse dopo aver preso coscienza che rispondere a tutti i suoi
interrogativi da sola fosse impossibile, era scesa, con passo tremolante di chi
non mangia da tempo, gli occhi arrossati e ancora accesi da una luce
spaventata, si era seduta sul divano, continuando a fissare il tavolo, a cui
sedeva la sorella, intenta a mangiare (o meglio a divorare) tutto quello che le
veniva offerto.
Katia d’altro canto sembrava essersi ambientata bene,Winry le aveva fatto il bagno,
curandole come poteva l’escoriazione sulla spalla, che si era rivelata alla
fine un tatuaggio impresso a fuoco riportante la scritta: 1206.
Esso aveva un aspetto inquietante, la scritta violacea era
incrostata e in parte la pelle si staccava, ma era ora coperto da una
fasciatura, perciò invisibile.
La pelle della ragazza era più scura, non più bianca quasi
da apparire diafana e i suoi capelli ora sembravano più lisci e morbidi.
I suoi occhi guizzavano attenti da una parte all’altra della
stanza, come quelli di un animale diffidente, troppo ferito dall’uomo per
concedersi di fidarsi ancora. Si lasciava avvicinare solo da Winry e da Megumi,
come avevano appena scoperto. La prima perché le portava il cibo, e la seconda
per via dell’interesse che Katia nutriva nei suoi confronti alla scoperta di
essere sorelle.
Alphonse e Jacqueline passavano molto tempo insieme, a
discutere sull’alchimia, argomento alla quale la ragazza pareva particolarmente
interessata, il risultato era che Edward passava più tempo con Winry e le altre
due ragazze, osservandone i comportamenti, cominciando a carpire informazioni
sul passato di Megumi a lui oscuro, dato che il fratello si era rifiutato di
spiegargli cosa esattamente la bella alchimista gli avesse raccontato quella
lontana sera al ristorante mentre lui era dentro a pagare il conto.
Tutto ciò che sapeva era che loro e Megumi erano fratelli,
che lei aveva una sorellina morta a soli cinque anni.
Nulla di più, poiché Alphonse aveva omesso i dettagli, come
ad esempio la descrizione della ragazzina che ora si trovava con loro, oppure
della fine che avesse fatto la loro madre.
Tutto ciò aveva fatto nascere in lui una strana curiosità
verso la storia di Megumi che lo lasciava perplesso e allibito, nello scoprire
quanto le loro storie si assomigliassero.
***
Megumi si rendeva conto di quanto le mancasse sua sorella in
quel momento più che mai. Averla davanti, parlarle, non riempiva il buco che sentiva
in petto, per nulla, ma almeno le dava l’illusione di essere normale, o almeno
di avvicinarsi a quella che per lei era la normalità. Sentiva di nuovo per la prima volta dopo tanto tempo quel senso di
smarrimento che aveva caratterizzato la sua vita passata, sempre appesa sul
filo del rasoio, in attesa di un colpo di vento che la spingesse dall’una o
dall’altra parte.
Era nuovamente distesa sul quel
letto, come ogni notte ormai, le mani dietro la nuca e i capelli corti
sparpagliati sul cuscino. Osservava il soffitto, sommersa dai ricordi che le
impedivano di dormire, il viso di sua sorella, quello della loro defunta madre,
quello sfocato del padre ma sopra a tutti loro c’era lui, Greed.
Cosa avrebbe pensato lui? Cosa le
avrebbe consigliato di fare se fosse stato li? L’avrebbe consolata, l’avrebbe
abbracciata, e lentamente lei si sarebbe calmata.
Senza lui era tutto più difficile,
gli abbracci di Winry non le bastavano, lei voleva le due braccia muscolose
ormai conosceva a memoria dell’homunculus a cingerle i fianchi, voleva sentire
il tocco dolce delle sue labbra, il dolce profumo che emanava il suo ampio
petto.
Senza rendersene conto due lacrime
le erano scivolate sulle guance, scendendo fino al collo facendola
rabbrividire.
Si sollevò piano dalle coperte
abbandonando ogni speranza di dormire e si avvicinò alla finestra
spalancandola, come era solita fare al Quartier Generale.
L’aria fresca e pulita della notte
entrò nella stanza scompigliandole appena i capelli. Sporse il viso dal balcone
e osservò il cielo.
Neanche una stella era presente
nella volta celeste, ricoperta invece di nuvoloni neri e minacciosi.
L’alchimista si allontanò avvicinandosi
ai piedi del letto, per poi rannicchiarvisi contro, addormentandosi quasi all’istante.
Fu svegliata da suo sonno leggero da
un colpo, lieve sul davanzale. Un’ombra era accovacciata alla finestra, era
quasi impossibile per Megumi distinguere l’aspetto dello sconosciuto perché il
buio regnava nella stanza.
-Chi sei?- chiese sospettosa.
L’uomo fece un passo avanti,
entrando nella camera e esponendosi alla luce della luna che debole ne illuminò
il viso.
Alla ragazza parve di sentire il
cuore esplodere dalla felicità quando lo riconobbe.
-Greed!!!- esclamò gettandogli
le braccia al collo.
Sentì le mani dell’homunculus
stringersi sui propri fianchi mentre l’attirava ancora di più a se.
-Mi sei mancata piccola.- mormorò
dolcemente.
In super ritardooo >_< chiedo
scusa, ma il mio piccolo e povero neurone ultimamente è stato sconvolto un
sacco di volte e adesso gira in tondo cercando di scappare u.u
Dunque, rispondiamo alle recensioni.
XKiri
Dellenger: Non so se è più chiaro
adesso, spero ti sia piaciuto anche questo capitolo, non preoccuparti per il
ritardo u.u se avessero dovuto lapidare me ogni volta che non recensisco o
aggiorno in tempo a quest’ora sarei morta una centinaia di volte xD
X Maya
Deleon_Energy Alchemist: Mi fa piacere ti sia piaciuto lo scorso capitolo,
spero che tu abbia apprezzato anche questo ;) GREEDE’ TORNATOOOO!!! :Q___
capitolo 27Capitolo
27 *Riemerge
dal suo antro oscuro e profondo* *Vede
una folla infinita con forconi e torce* *Si
nasconde* CHIEDO
UMILMENTE SCUSA A TUTTI!!!!!!!!!! *si prostra fino al terreno* Posso
dire a mia discolpa solo una cosa: mancano solo 3 capitoli alla fine
della storia. Tre
capitoli e l’avventura con Megumi finirà. Tre
capitoli e finirò la mia
prima fan fiction. Tre
capitoli e…. Si
beh insomma, avete capito!! Sono
stata impassibilmente impegnata in questi ultimi giorni di scuola,
sommersa da idee e da compiti .-. (ho la camera piena di foglietti
svolazzanti
con one-shot senza senso e brutte copie di temi svolti in classe) Ma
ora è finita! Basta scuola!!! Basta compiti per casa e,
soprattutto,
BASTA LATINO!!!!!!!!!!!!!!!! Quest’estate la dedico al riposo
e alle mie storie
(: E
adesso, dopo mesi che non aggiorno (ho perso il conto
dell’ultima volta
che ho toccato le mie storie) ecco il 27esimo capitolo!!! Megumi
si girò inquieta, tirando a sé il lenzuolo e
bloccandosi incontrando un
impedimento proprio al centro del letto. -Mmmmhh…-
mugugnò appena socchiudendo un occhio. La
sagoma familiare di Greed le si presentò davanti, un
po’ sfocata e tremolante. La
ragazza gli si avvicinò, rendendosi conto solo in quel
momento che l’homunculus
non indossava alcun indumento, proprio come lei. Percorse
con le dita il petto marmoreo e muscoloso di Greed, salendo fino alla
clavicola
per poi spostarsi sul collo e sui pettorali, dove la mano di lui
avvolse la
sua, stupendola. -Sei…
Sei sveglio?- chiese. -Si.-
sussurrò l’homunculus appena sopra il suo orecchio. Megumi
sollevò il viso incontrando quei due specchi ametista nei
quali si perdeva.
Avrebbe potuto continuare a fissarlo per ore, se non avesse avuto
qualcosa di
ancora più interessante come le sue labbra, che in quel
momento premevano dolci
sulle sue. Assecondando
i suoi movimenti lo lasciò sollevarsi appena sopra di lei,
poggiando le mani ai
lati del suo viso. La
luce della luna che proveniva dalla finestra illuminava i suoi muscoli
delle
braccia, proiettandovi ombre allungate e delineandoli perfettamente. L’homunculus
si chinò, baciandole il collo dolcemente con le labbra
fredde che a contatto
con la pelle esposta e debole le provocavano brividi che le arrivavano
fino
dentro le ossa. Scese lento, lungo la clavicola, sul petto, mentre le
accarezzava l’avambraccio creando intrecci invisibili di fili
sulla pelle
bianca. La
sua
bocca si spostò sul seno della ragazza, avvolgendo un
capezzolo turgido e
torturandolo con la lingua. Megumi
soffocò dei gemiti di piacere. Le
dita di Greed, nel frattempo, percorrevano ogni centimetro della sua
pelle,
carezzandola, incendiandola ed eccitandola allo stesso tempo. I
loro
bacini si scontrarono con impetuosità, mossi dal desiderio
represso, e Greed
entrò in lei con una spinta decisa, alla quale se ne
accompagnarono altre,
sempre più veloci, mentre le loro labbra si cercavano e le
loro voci si
intrecciavano in sussurri labili che invocavano il nome
dell’altro. I
loro
muscoli erano tesi e la schiena di Megumi si inarcava appena,
assecondando ogni
movimento dell’homunculus, amplificando il loro piacere che
saliva come
un’onda, infrangendosi sugli scogli e ritirandosi, solo per
tornare più forte,
travolgendoli con la sua intensità. Alla
fine entrambi vennero con un gemito, anch’esso soffocato.
Esausti si
appoggiarono l’una all’altro mentre si stringevano
in un dolce abbraccio. -Mi
dispiace.- mormorò l’homunculus. La
ragazza lo guardò interrogativa. Domani
devo ripartire presto.- ammise con un sospiro. Un’ombra di
delusione si dipinse
negli occhi blu dell’alchimista, ma sparì
velocemente. Greed
la strinse più forte e lei affondò il viso sul
suo petto inspirando forte il
suo profumo. -Per
quanto starai via?- soffiò Megumi senza sollevare il viso. -Probabilmente
sarò di ritorno per la sera. Cercherò di fare
presto.- Il
cuore della ragazza sobbalzò ancora nel notare la dolcezza
nelle parole
dell’homunculus e si sentì sollevata, a tal punto
che si addormentò
quasi subito, mentre Greed la accarezzava sfiorandole appena la schiena
nuda. *
* *
Il
giorno dopo Megumi si svegliò di colpo e non avvertendo la
presenza di Greed
accanto a sé, si irrigidì improvvisamente e il
suo cuore si bloccò. Poi
ricordò il discorso fatto quella notte e si
tranquillizzò. Scese
dal letto e indossò un paio di pantaloni neri e una
canottiera, scostò il
ciuffo di capelli neri che le cadeva disordinato sugli occhi e scese
per fare
colazione, udendo il rumore di stoviglie che cozzavano tra loro. -Buongiorno.-
mormorò rivolta alla sorella e a Edward, che stavano seduti
l’uno accanto
all’altro, di fronte a Jacqueline e Alphonse. -Ciao
Winry!- esclamò rivolta alla bionda che stava ai fornelli. -Come
mai così di buon umore stamattina?- chiese Edward. -Diciamo
che…- arrossì un poco - Ho dormito bene.- sorrise
mentre si sedeva. Fecero
colazione ridendo e scherzando e anche Katia si unì a loro,
sentendosi
finalmente parte di qualcosa. Non
una famiglia, ma qualcosa di simile. Era
stata sola per troppo tempo e ora tutte quelle sensazioni che provava
le
portavano alla mente ricordi vecchi che non sapeva nemmeno di avere.
Ricordava
il viso dolce di sua madre, incorniciato dai riccioli neri e la faccia
stupita
di Megumi quando quella fatidica sera era precipitata giù,
nelle acque torbide
del piccolo torrente, salvandosi solo per miracolo.
E ora era lì con lei, certo, la loro madre era morta, ma ora
non era più sola, non doveva più dipendere da
un'homunculus, ne eseguire gli ordini di qualcuno per procurarsi da
vivere.
-Dobbiamo partire domani mattina, ordini del colonnello Mustang.- li
avvisò Edward, senza lasciar trasparire alcuna emozione.
Gli occhi di Winry si riempirono di tristezza ma lei la respinse con
forza per non rovinare quello che a quanto pareva, sarebbe stato il
loro ultimo giorno insieme.
-Katia, vuoi rimanere qui o vieni con noi? E' una scelta tua.- disse il
biondo rivolgendosi alla ragazzina.
Lei d'altrocanto passò in rassegna il viso di tutti i
presenti, e dopo qualche secondo di silenzio rispose.
-Resto. Scusa Megumi... Ma qui ho una casa per adesso, e poi, mi
piacciono gli automail.- disse rivolgendo un sorriso a Winry, la quale
ricambiò.
-Va bene Kate..- mormorò usando il suo soprannome.- Fai
pure, ti verremo a trovare, e poi qui sarai al sicuro.- disse
sorridendo Megumi, nascondendo quella piccola ferita che si era creata.
La sera arrivò presto, calando buia sulla casa gialla.
Avevano da poco cenato, assistendo alla dimostrazione di Katia che
stava imparando a costruire gli auto mail da Winry, la quale era
entusiasta di insegnarle i trucchi del mestiere.
Megumi filò in camera appena la lancetta dell'orologio
segnò le nove, con la scusa di andare a dormire per alzarsi
presto l'indomani, e così fecero anche Edward, Alphonse e
Jacqueline.
La ragazza si sedette sul davanzale, con le gambe a penzoloni dentro la
stanza, dava le spalle all'esterno e osservava la propria ombra
muoversi proiettata sul pavimento.
All'improvviso due mani le si posarono sulle spalle.
-Ti sono mancato? - chiese Greed sussurrandole all'orecchio.
-Per nulla.- rispose lei facendogli la linguaccia come una bambina.
-Beh allora posso anche andarmene.-
-No! Stavo scherzando, stupido.- disse girandosi e prendendogli il viso
tra le mani.
Proprio quando le loro labbra stavano per congiungersi
qualcosa di peloso le sfiorò la gamba.
Megumi abbassò il viso guardando il cane che scodinzolava
felice.
-Den! Che ci fai qui?-
Continuava a fissarla in silenzio, ma appena lei si scostò
un po' per accarezzarlo, l'animale notò Greed, appollaiato
sulla finestra e cominciò a latrare.
La casa sembrò prendere vita e Edward entrò nella
camera spalancando la porta.
Megumi si immobilizzò.
-Io vado all'esterno! Così non scappa!- urlò
Jacqueline dal corridoio.
-Cosa le hai fatto, cosa vuoi da lei??- chiese Edward trasmutando il
suo automail.
-Nulla.- rispose Greed calmo.
-Bugiardo!!- e si lanciò su di lui.
Megumi unì prontamente le mani e poggiandole a terra
creò un muro che divise i due.
-Megumi non interferire, non lascerò che ti succeda
qualcosa.-
-Non è come pensi!-
Edward distrusse il muro con un colpo e la lotta ebbe inizio. Greed si
lanciò all'indietro, fuori dalla finestra, atterrando sul
prato, seguito a ruota da Edward e bloccato alle spalle da Jacqueline.
Era in trappola. Con un'abile mossa la ragazza lo bloccò,
impedendogli ognii movimento, e Edward, dopo aver battuto le mani le
poggiò sul petto dell'homunculus, scomponendo per qualche
secondo la sua corazza, Greed cominciò ad agitarsi e
riuscì a scrollarsi di dosso Jacqueline, che finì
sbalzata a terra qualche metro più in la.
Megumi si lanciò giù dalla finestra, correndo a
perdifiato verso i due.
Edward preparò la lama dell'automail e si lanciò
sull'homunculus.
Non seppe perchè lo fece, ma appena fu abbastanza vicina
istintivamente Megumi si interpose tra i due, tenendo le braccia
spalancate.
Troppo tardi per far si che Edward si fermasse.
La lama le perforò lo stomaco e si ritrasse velocemente. La
ragazza spalancò la bocca sputando uno strano liquido nero e
urlando. Fu un grido di dolore, strozzato in gole, roco e graffiante.
Un fiotto di sangue denso e vischioso fuoriuscì dalla ferita
allo stomaco, rosso e troppo solido per sembrare umano,
bagnò il terreno, cristallizzandosi in tante pietre rosse.
Edward guardava la scena esterrefatto, terrificato e inorridito.
Greed afferrò Megumi appena in tempo, prima che cadesse.
La prese in braccio.
-Che ti hanno fatto?- mormorò sfiorandogli la ferita.
Megumi rabbrividì e un fiotto di sangue più scuro
del precedente, quasi nero, le rigò il mento, colandole sul
collo.
Greed si voltò e scappò via, con la ragazza tra
le braccia, lasciando Edward e Jacqueline esterrefatti sul prato.
Il biondo cadde in ginocchio, le lacrime gli rigavano le guance.
Prese a pungi il terreno, con rabbia. Con odio, verso se stesso.
Perchè non si era fermato?
Il suo urlo squarciò il silenzio, fu un grido straziante,
pieno di dolore, pentimento e paura.
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Eccomi qui di nuovo. Stavolta ho cercato di impegnarmi per fare un
capitolo più lungo anche perchè altrimenti non ne
mancherebbero più solo tre, ma dovrei allungare ancora di
più la storia.
Invece ci sarà l'epilogo, ma quello non lo conto come
capitolo. Bensì come conclusione.
Sto già lavorando agli altri tre capitoli, quindi mi
dilungherò molto meno nel pubblicarli anche
perchè senza tutti quei compiti ho molti meno impegni :)
Spero che vi sia piaciuto questo capitolo.
E ora le vostre recensioni.
x Kiri Dellenger :
sono felice che ti piaccia l'impegno che ci metto per scrivere di quei
due (: e scusa se non ho recensito regolarmente la tua storia, il fatto
è che per me era davvero un momento no, troppo piena di
impegni per riuscire a recensire... scusa davvero.. spero comunque che
il capitolo ti sia piaciuto ...
x Maya Deleon_Energy Alchemist
: felice anche tu del ritorno di Greed? Bene! Comunque anche a me piace
molto la sorella di Megumi, ma penso che abbia sofferto abbastanza
quindi negli ultimi tre capitoli la metterò un po' da parte,
verrà solo nominata. Poi nell'epilogo avrà la
parte principale, spero di averti incuriosita...
Megumi
si contorceva tra le sue braccia, in preda al dolore.
Sentiva l'addome in fiamme e quella sensazione le arrivava fino al
collo, dandole l'impressione di soffocare.
-G... Greed ...- mormorò.
-Sono qui, sono qui.- sussurrò lui in risposta, stringendola
di più a se.
-No... Non.. Mi... A... Abb...-
-Shh, non ti sforzare troppo.-
La vide serrare gli occhi e percepì l'abbandono del suo capo
contro il proprio braccio.
Cercò di sbrigarsi, correndo ancora più veloce.
Continuava a ripetersi incessantemente che lei ce l'avrebbe fatta.
D'altrocanto era Megumi quella viva dei due, era lei che aveva qualcosa
da perdere.
Aveva dato tutto ciò che di più caro aveva per
lui, senza preoccuparsi di se stessa.
Se non si fosse intromessa non sarebbe accaduto nulla probabilmente,
lui avrebbe evitato il colpo come aveva fatto con i precedenti.
Ma lei era così, testarda a tal punto da pararsi tra loro
due,
impulsiva, in balia dei sentimenti, comandata dalle emozioni.
Forse era quello che lo attirava degli umani, quello che lo spingeva a
legarsi a loro, a vivere accanto a quelle creature imperfette ma
affascinanti.
Forse era quello che gli piaceva di lei.
Non si era nemmeno resa conto che cercando di difenderlo lo aveva
indirettamente ferito.
Perchè anche lui aveva qualcosa di importante da perdere.
E quella cosa era lei.
Tornò ad osservare il volto di Megumi preoccupato per la sua
sorte.
Si guardò attorno, erano quasi arrivati a Central City.
Edward pestò i pugni a terra, mentre calde lacrime gli
rigavano il viso.
-Maledetto!!!!- non sapeva se si riferiva più a se stesso o
a Greed.
-Edward calmati! Non disperarti, non è tutto perduto.
Possiamo
avvisare Mustang di controllare ogni angolo della città alla
ricerca di Greed. Lui lo troverà di sicuro.- Alphonse era
sempre
il solito ottimista anche nelle situazioni peggiori, ma era anche il
più risoluto e come al solito aveva ragione. Non serviva a
nulla piangersi addosso, occorreva agire.
Si sollevò di scatto lanciandosi in casa quasi con furia.
Winry era lì, sulla porta e stringeva Kate tra le braccia
mentre
lei si divincolava piangendo poichè aveva assistito a tutta
la
scena.
Ce l'aveva con Edward,
perchè aveva colpito Megumi, con Alphonse e Jacqueline,
perchè non l'avevano impedito e con Winry, perchè
la
tratteneva.
Acciaio entrò in casa quasi ignorandola, cosa che la fece
andare ancora di più su tutte le furie.
-ASSASSINO! L'hai uccisa tu!!- gridò, prima di accasciarsi a
terra, distrutta dal dolore e scossa dai singhiozzi. Winry
l'abbracciò, ma lei si staccò, evitando anche
Alphonse che cercò di consolarla, e
corse via.
La meccanica fece per lanciarsi al suo inseguimento, ma Al la
fermò trattenendola per un braccio.
-Lasciala in pace Win. Ha appena visto Megumi venire ferita da Edward.
Deve stare sola. Abbiamo altro di cui preoccuparci adesso.-
La bionda lanciò un'altra nervosa occhiata al punto in cui
era sparita Kate poco prima e annuì, poco convinta.
Nel frattempo Edward stava chiamando Mustang.
-Colonnello abbiamo un emergenza.- disse senza salutare o dare il
minimo preavviso al superiore. -Si tratta di Megumi. E' ferita
gravemente ed è stata rapita. Siamo convinti che si stia
dirigendo verso Central City.-
La risposta di Mustang arrivò dopo poco. -D'accordo Acciaio.
Cercheremo di catturarlo.-
-No Colonnello. Forse non mi sono spiegato bene, dovete catturarlo.-
Detto questo riagganciò e si rivolse ad Alphonse e
Jacqueline che lo fissavano agitati.
-Si parte per Central City.-
Greed arrivò al covo in meno tempo del previsto. Megumi
aveva
smesso di muoversi da poco, e l'unico segno di vita era il debole
respiro
regolare accompagnato dal movimento quasi impercettibile del suo petto
che si alzava e si abbassava.
L'homunculus divelse la porta con un calcio e la lamiera piegata cadde
rumorosamente
alcuni metri più in la nel corridoio buio.
Quasi immediatamente comparirono
Gluttony, Lust ed Envy.
Si avvicinò a quest'ultimo e depose Megumi tra le sue
braccia.
-Salvala.- mormorò, mentre si lasciava accompagnare lontano
da Lust e Gluttony senza opporre resistenza.
Megumi si svegliò bruscamente mettendosi a sedere.
All'improvviso la stanza prese a girare vorticosamente e lei
ripiombò con la testa che le doleva sul cuscino.
-Fai piano, sei troppo debole.-
La voce di Envy la fece sobbalzare dato che era l'ultima che avrebbe
voluto sentire.
-Cosa ci fai qui?-
-Ci vivo.- rispose semplicemente lui, avvicinandosi al letto su cui era
distesa la ragazza.
-Dov'è Greed?-
Nessuna risposta.
-Dov'è Greed??- il suo tono era preoccupato e autoritario.
Si
sollevò a sedere e lo fissò con i suoi occhi del
colore
dell'oceano.
Un oceano burrascoso e scuro.
-Lo vuoi vedere? -
Megumi saltò giù dal letto e
cercò di ignorare inutilmente i capogiri che la fecero
vacillare.
Envy la prese velocemente prima che cadesse.
-Sei sicura di volerlo vedere?- le chiese di nuovo.
Megumi annuì.
Envy la prese per mano, conducendola fuori dalla stanza lungo i
corridoi tutti uguali.
Megumi si guardava attorno, stanca e spossata arrancava stringendo le
dita fredde dell'homunculus con riluttanza.
Rischiò di inciampare più volte e ogni volta Envy
la prendeva all'ultimo evitandole così una brutta caduta.
L'homunculus si fermò di colpo di fronte ad una porta di
metallo.
-E' qui solo provvisoriamente dato che l'altra volta è
scappato.- Megumi poggiò la mano sulla maniglia ma
l'homunculus
la fermò.
-Non farmi pentire di quello che sto per fare.- sbuffò. -Io
sarò qui, ricordalo.-
Sembrava una minaccia. Anzi, lo era.
La ragazza non rispose, si limitò ad abbassare la maniglia.
Lo spettacolo che le si presentò agli occhi le strinse il
cuore, e le lacrime le offuscarono la vista.
Le pareti della stanza erano completamente occupate da quattro cerchi
alchemici attivi che emanavano un'accecante luce viola, sul soffitto
era attaccato un teschio umano.
In ginocchio sul pavimento, con le braccia e le gambe legate c'era
Greed, immobilizzato da quelle che secoli prima erano le sue ossa.
-Greed!- esclamò sedendosi di fronte a lui.
Non si muoveva e sembrava non avvertire nulla. Poi, all'improvviso, la
sua voce la scosse, calda e suadente come sempre ma resa più
roca e debole dall'influsso dei cerchi alchemici.
-Il trucco è sempre lo stesso, ogni volta che mi catturano.-
le labbra dell'homunculus si curvarono in un ghigno stanco.
-Non dovevi, non.... Tu... Loro... Ti uccideranno...- prese a
singhiozzare e le lacrime che aveva cercato di trattenere sgorgarono,
scorrendole lungo le guance, calde e amare, quasi a volerla ferire.
Greed sollevò la testa con fatica e puntò i suoi
occhi ametista in quelli di Megumi.
-L'importante è che tu stia bene.-
La ragazza poggiò le mani su quelle immobilizzate di Greed
che seguì il suo movimento con lo sguardo.
-Non puoi pensarlo davvero... -
-Volta la mano sinistra.-
Megumi lo osservò interrogativa.
-Fa come ti ho detto.- insistè lui.
Megumi sollevò la mano con il palmo rivolto verso l'alto e
quello che vide la fece rabbrividire.
Sulla sua pelle bianca risaltava un simbolo nero.
Lo stesso che aveva Greed.
Che avevano anche Envy, Lust e Gluttony.
Il serpente che si morde la coda.
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Chiedo perdono per il ritardo, ma questo capitolo proprio non ne voleva
sapere di essere scritto.
Allora, colpo di scena!!! Megumi ha l'uroboro sul palmo della mano!!
(Non si era capito eh -.-)
Scusate, ma oggi sono di fretta, infatti questa settimana è
stata movimentata al massimo e i momenti per scrivere sono stati
davvero pochi. Chiedo ancora scusa e ringrazio le tre persone che hanno
recensito il capitolo precedente, non so cosa farei senza di voi
*asciuga lacrimuccia*.
Ringrazio anche chi legge solamente e chi ha aggiunto la storia tra le
seguite e le preferite.
Ho cominciato un'altra storia su Fullmetal Alchemist, si chiama
"L'alchimista e il Vampiro", che purtroppo non potrò
continuare
finchè non finirò questa dato che sono legate u.u
in
seguito chi legge capirà perchè.
Se avete tempo e non vi scoccia, fate un salto a leggerla e lasciate
qualche commentino :) per ora ho scritto solo il primo capitolo, ma il
secondo è già pronto e lo pubblicherò
(come
già detto) appena finirò questa storia.
A presto!!
La ragazza si era bloccata, il palmo rivolto verso l'alto, gli occhi
azzurri fissi su quel disegno semplice e nero, in netto contrasto con
la sua pelle.
Greed avrebbe voluto stringerla a sè in quel
momento, sembrava un piccolo pettirosso smarrito, sbatteva le palpebre
incredula, le labbra socchiuse e le guancie arrossate.
Aveva il respiro lievemente accelerato, combatteva contro le lacrime.
-Megumi...-
La ragazza si riscosse, fissandola ancora con lo sgomento dipinto in
volto.
-Lo sai perchè sono qui vero?- chiese lui, con un sguardo
rassegnato.
La ragazza non rispose, ma chinò il capo.
-Ti chiederanno di scegliere. Tra me e te. La vita e la morte.-
-Io sono già morta- mormorò piano.
-No. Non la pensare così, ti prego. Promettimi una cosa.-
Megumi lo guardò nuovamente, tra le lacrime.
-Promettimi che non sceglierai loro.-
-Non potrei mai farlo.- Non c'era traccia di dolcezza nella voce
dell'alchimista, solo una decisione e una fermezza ferrea.
-Oh ma che dolci siete!!-
La voce di Envy la fece sobbalzare.
L'invidia l'allontanò da Greed, sollevandolo invece dal
terreno.
-Andiamo, è ora.- disse duro, spingendolo avanti.
-Mostriciattolo, solo perchè sei più vecchio non
vuol dire che ti debba portare rispetto.-
Envy lo ignorò e si rivolse a Megumi.
-Alzati e andiamo.-
L'homunculus li portò in una stanza quasi immensa, tonda,
sulle quali pareti scorrevano centinaia di tubi, che arrivavano tutti
in un unico punto: il Padre.
Era seduto al centro della sala, e li guardava dall'alto di una specie
di trono in pietra.
-Bentornati, figli miei.-
-Padre.- ghignò Greed.
Megumi non proferì parola, incantata dalla lieve luce
emanata dal cerchio alchemico dipinto sul terreno, speculare ad un
altro, situato invece sul soffitto.
Envy si allontanò, avvicinandosi a Lust e Gluttony, rimasti
in disparte, ai margini della sala.
-Hai fatto la tua scelta?- chiese Quella Persona rivolgendosi a Greed,
il quale rispose sputando ai suoi piedi e sorridendo soddisfatto.
Megumi sapeva cosa significava. Se lo aspettava, eppure le
sfuggì una lacrima.
-Condanni dunque insieme a te anche questa nuova figlia?- chiese l'uomo.
L'homunculus rispose con una scrollata di spalle e un sorriso
strafottente.
-Sono l'avidità no? E lei è mia.-
-Benissimo, dunque. -
Il cerchio su cui poggiavano i piedi si illuminò
improvvisamente, e la ragazza si sentì mancare.
Cadde a terra e da quel momento la stanza piombò nel caos.
Greed con un ultimo sforzo si liberò, ma non
tentò la fuga.
Sembrava troppo rilassato, non era da lui.
Ma non era quello l'importante.
In poco tempo il buio avvolse tutto e Megumi non seppe più
nulla.
L'ultima cosa che avvertì fu la mano di Greed, stretta nella
sua.
***
I militari invasero i sotterranei quando ormai era troppo
tardi.
Al centro della sala vuota, due corpi, ormai irriconoscibili, giacevano
come sciolti sul cerchio alchemico, avvolti in un abbraccio eterno.
Edward cadde in ginocchio sul terreno.
Ancora una volta era colpa sua.
Ancora una volta era arrivato troppo tardi.
Ancora una volta qualcuno a cui teneva era morto e lui non aveva fatto
nulla per impedirlo.
Come poteva anche solo pensare di salvare suo fratello, di ridargli un
corpo, se non era nemmeno capace di proteggere le altre persone da se
stesso?
Piangeva, singhiozzava, urlava, si contorceva.
Ma non sentiva il suo corpo.
Aveva sbagliato.
Di nuovo.
Ma stavolta non avrebbe potuto rimediare.
Mai più.
Un mano gli si posò sulla spalla.
-Era già troppo tardi, Acciaio, non puoi salvare sempre
tutti.-
Già, non poteva.
FINE.
Che schifo, lo
so il capitolo in sé è corto e conciso, non ricco
di descrizioni, ma è scritto di getto, con il cuore che
batte a mille per la fine della mia prima storia.
Quindi non ho idea dell'obrobrio, non voglio rileggerlo, finirei per
riscriverlo daccapo proprio ora che mi sono decisa.
Sto piangendo e ciò basta come scusa? Non volevo, davvero.
Ma dovevo.
E' più bello così, a mio parere, adoro i finali
tragici, tristi e pieni di pianti.
Ma non è finita qui giusto?
Continua nell'altra fanfiction.
Lo so, ci tengo davvero tanto a questa storia, perchè
è la prima che ho scritto, per mille motivi diversi.
Grazie mille a tutti.
A chi mi ha sostenuto con le sue recensioni, a chi mi ha fatta ridere e
mi ha resa felice.
A chi ha seguito in silenzio e a chi seguirà,
perchè no.
Grazie a tutti.
Alle recensioni risponderò con un messaggio privato.
Eeeh, si, finita quest'avventura.
Alla prossima, grazie ancora a tutti!