L'alchimista d'argento

di Betrayed
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo 1- Passeggiata ***
Capitolo 2: *** capitolo 2- "Appuntamento" ***
Capitolo 3: *** capitolo 3- Scontro nella foresta ***
Capitolo 4: *** capitolo 4- Scontro nella foresta (seconda parte) ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** capitolo 10- Partenza ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11- Dubbi ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 - Fratelli? ***
Capitolo 13: *** capitolo 13 - confusione e certezza ***
Capitolo 14: *** capitolo 14 .- abbandono ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 - Incontro pericoloso ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 - Pentimento ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17- Preoccupazione ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18- Rivelazioni ***
Capitolo 19: *** capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 - Il cappotto ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 23: *** Scuse ***
Capitolo 24: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 24 - Innamorati ***
Capitolo 26: *** capitolo 25 ***
Capitolo 27: *** Capitolo 26 ***
Capitolo 28: *** Capitolo 27 ***
Capitolo 29: *** Capitolo 28 ***
Capitolo 30: *** Capitolo 29 - FINE ***



Capitolo 1
*** capitolo 1- Passeggiata ***


                                                                       Capitolo 1
 
Greed stava passeggiando per il bosco senza meta, aveva le mani in tasca, la testa bassa e si guardava i piedi. Gli occhiali leggermente abbassati sul naso, gli occhi persi nel vuoto.
Amava girovagare, si calmava e aveva l'occasione di pensare.
Lì era tutto tranquillo, il vento spirava dolce tra le foglie degli alberi muovendone leggermente le chiome.
Dei rumori catturarono la sua attenzione. Sembrava ci fosse un combattimento in corso. Si avvicinò alla fonte del rumore.
Arrivò in una radura circolare, e notò che al centro c'era una ragazza, e che ragazza!!!! Il suo fisico magro e snello ruotava e faceva capriole in aria, per atterrare a terra e ricominciare daccapo. Sembrava una danza, eppure persino lui la sentiva. La fatica che faceva quel corpo a rimanere in aria senza atterrare.
I suoi capelli neri le scendevano a boccoli fino a metà schiena muovendosi ad ogni giravolta, come se fossero vivi anch'essi.Quando era ferma incorniciavano un viso magro, sul quale spiccavano particolarmente dei grandi occhi blu ghiaccio, un nasino piccolo e leggermente all'insù le dava l'aria di una bambina piccola. Le labbra sottili si schiusero in un sorriso. Era vestita di nero (Sei fissata con il nero!! =.=" ndGreed) (SI! xp ndmatti) con dei pantaloni larghi e lunghi, un corpetto dai finimenti bianchi con il collo alto, stretto un vita, molto aderente, con delle maniche lunghe e larghe di velluto nero leggero, quasi trasparente, che lasciava intravedere la pelle bianca. Greed si stupì quando la vide battere le mani e poggiarle a terra. Dal terreno fuoriuscì uno spuntone acuminato che quasi lo colpì in faccia.
-Chi sei?-la sua voce era calda e suadente ma in quel momento era irritata. I suoi occhi erano socchiusi, lo guardava sospettosa.
-Nessuno.- Alzò le spalle con noncuranza.
-Cosa vuoi da me?-
-Niente, stavo solo guardando. Non sei male.Un po' scarsa.-
Un pugno lo colpì alla pancia, pur avendo la corazza si piegò in due. Non ebbe il tempo di reagire che un calcio lo colpì in faccia. Di nuovo un pugno, ma questa volta la bloccò.
-Un po' prevedibibile, non credi?-ghignò, le piegò  la gamba nel senso opposto a quello normale, ma lei strinse un labbro con i denti e non emise alcun suono. Mise le mani a terra, e con una verticale all'indietro gli diede un calcio sul mento, per poi atterrare in piedi.
-Fai sul serio?- Le fu dietro e le diede un pugno sulla schiena,leggero, ma abbastanza forte per un umano. Le fece lo sgambetto, cadendo un urletto le uscì dalle labbra.
-Questo non vale!-
-In combattimento tutto vale!! - Si appoggiò ad un albero con le braccia incrociate, lasciandole il tempo di rialzarsi. Non era da lui fare del male a una donna.
Si  avvicinò al  borsone nero a tracolla appoggiato ai bordi della radura, ne estrasse un asciugamano nero con il quale si asciugò, Greed notò che in un punto era arrotolato e che lei ne stava estraendo qualcosa. Una lama luccicò al chiarore del sole che tramontava. Si scagliò contro l'avversario con una velocità e una forza impressionante, sollevò il pugnale, ma quando sembrava voler colpirlo spiccò un salto, facendo una capovolta in aria sopra la testa di Greed, e gli fu alle spalle, puntandoli il coltello alla schiena. Con la stessa velocità tornò alla borsa e rimise il pugnale al suo posto.
 -Tieni la finestra aperta stasera. Ci conto, Silver alchemist.- Lei sorrise per mascherare la sorpresa. Lui le fece l'occhiolino e se ne andò.
-Che strano tipo..- Rimise nel borsone l'asciugamano -beh, per oggi ho finito, meglio tornare al Quartier Generale-. Si avviò e come al solito e lungo la strada trovò i soliti cretini che le facevano "i complimenti".  
Non appena fu entro i confini militari svanirono tutti.
-Codardi..- sospirò scuotendo leggermente la testa.
Tutto quello che apprezzavano era il suo corpo. Nessuno di loro era disposto a rischiare di attraversare il confine militare per conoscerla o per parlarle.

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Ecco, l'ho postato di nuovo, ho modificato i capitoli scritti male , purtroppo non posso ancora aggiornare , per due validissimi motivi: 1.mi hanno sequestrato TUTTO
2. Sono a corto di idee...

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Capitolo 2
*** capitolo 2- "Appuntamento" ***



                                                   Capitolo 2

Andò dritta in camera, camminando per i corridoi con aria stanca.
Aprì la porta e si lanciò sul letto. Era davvero stanchissima, ogni muscolo del suo corpo era perfettamente teso, aveva sforzato troppo il suo corpo. Decise di farsi una doccia per togliersi il sudore e cercare di distendersi. Aprì l'acqua calda, e dopo essersi spogliata si immise sotto il getto caldo. Quado ebbe finito si diede un asciugata e si vestì. Uscì dal bagno e ripensò alla giornata passata. Le vennero in mente le parole dell'uomo alla radura. "Apri la finestra stasera".
-Che stupida che sono...- E si avvicinò alla finestra, aprendola. Fuori era una bella serata, la luna sembrava brillare di luce propria, il cielo era limpido e le stelle si vedevano con chiarezza. Si girò, appoggiandosi alla balconata e si sedette sul letto.
-Sono proprio una stupida, non verrà nessuno...-
-E io sarei nessuno?.- Un uomo sulla trentina stava appoggiato alla finestra chiusa. Come aveva fatto ad entrare senza attirare la sua attenzione?
-Oggi mi hai risposto così alla radura.. Io che ne so?-
-Che scortese hai ragione.. non mi sono ancora presentato.. Il mio nome è Greed e tu saresti?-
-Megumi-
-Che bel nome, di certo non paragonabile al tuo visino.- Le prese una ciocca di capelli tra le dita.
-Molto spiritoso..- Si allontanò da lui. Si sentì afferrare per un braccio e si girò.
-Non sto scherzando, sei davvero bella. Me lo daresti un bacio? Tanto lo so che lo vuoi..- (MANIACO! ndmatti) (ma daii... santarellina! ndGreed)
-Come no... Non ti conosco, ti ho incontrato neanche due ore a e tu già mi chiedi un bacio?? ma neanche morta.-
-UHM... Proposta allettante..- cominciò a delineare il contorno del viso della ragazza..(Non lo starai pensando sul serio!!!Homunculus! ndmatti) (perchè no? ndGreed) (=.='' nd matti)
-Hei cos'hai sulla mano?- Greed ritirò la mano sinistra dietro la schiena con fare colpevole.
-Eddai fa vedere.- Megumi allungò un braccio dietro la schiena di Greed e si ritrovò ad abbracciarlo. Si staccò di colpo da lui, aveva il viso completamente rosso.
L'homunculus mise le mani in tasca e Megumi ne approfittò  per afferrargli la mano.
- Ebbene si. Sono un homunculus.-
-Ok.- Greed rimase stupito.
-Beh, non cerchi di uccidermi, non scappi urlando o chiami aiuto??-
-No-
-Perchè?.- La ragazza lo incuriosiva.
-Perchè dovrei farlo? Sei pur sempre un essere umano no?-
-No..-la sua voce si fece malinconica -non sono umano, ma i tuoi obblighi da alchimista non ti impongono di uccidermi?-
-Ora non sono l'Alchimista d'Argento ora sono solo Megumi, e basta. Certo se t'incontrassi mentre sono in servizio allora dovrei attaccarti, ma io ora sono un umana e considero te allo stesso modo nel quale considero una persona qualsiasi.-
-Wow. Non dovresti considerarmi umano, io non sono in grado di provare sentimenti.- Ancora quella tristezza nella sua voce.
-Ne sei sicuro? Ora sei triste, non negarlo perchè lo si sente dalla voce.- Lo guardò nei suoi occhi ametista -Non è forse la tristezza un sentimento?-
-Hai ragione.-
-Lo so.- Un  sorriso luminoso le spuntò sul viso. Le piaceva far capire alle persone ciò che lei pensava fosse la verità.
-Ora me lo dai un bacio?.- Megumi rise
-Se non te l'ho dato prima, vuoi che te lo dia adesso?- il suo tono era evidentemente ironico
-Allora stai ferma che te lo do io.- Megumi pensava che stesse scherzando e rimase sorpresa quando sentì le labbra fredde dell'homunculus sulle sue, quando lei cercò di sottrarsi a quel contatto le sue mani la bloccarono, e lui la strinse più a se. Nessuno l'aveva mai baciata così. La lingua dell'uomo premeva per cercare un varco tra le labbra di lei, che le aprì per accoglierla. Si stavano baciando. Entrambi. Lei ricambiava. E non sapeva perchè. Con uno sforzo immane (lui era davvero forte) staccò l'homunculus da se.
-Allora ti è piaciuto.- Lui sembrava soddisfatto di averlgielo dimostrato.
-No.- Girò il viso dall'altra parte per nascondere il viso che l'avrebbe tradita. (=.=" senza speranza... nbmatti)
-Si si l'importante è crederci, ma entrambi sappiamo che hai ricambiato. Ti piaccio? Tranquilla non saresti la prima che si innamora di me, d'altronde sono molto bello.-
Megumi cadde all'indietro sul letto ridendo.
-Sei molto modesto!! Hahaha XD.-
-Lo so.- Le cadde per caso lo sguardo sul'orologio.
-Cazzo! Sono già le undici e mezza!-
- E' presto! non andrai mica a letto come le galline?-
-No ma domani devo svegliarmi alle 5.00 per l'allenamento.-
-Posso rimanere tutta la notte?.-
-Non mi fido di te.-
-Ti giuro che non ti farò nulla.-
-Si si... come no.-
-Greed mantiene sempre la promessa data- Appoggiò una mano sul petto, per giurare.
-Devo essere impazzita, ma forse è solo la stanchezza…. Già, probabilmente sono più stanca del solito…Puoi rimanere- Si mise sotto le coperte, girò le spalle a Greed e rannicchiandosi cercò di addormentarsi.
-Buonanotte gallinella.-


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Capitolo 3
*** capitolo 3- Scontro nella foresta ***


 

Camera di Megumi
H 4.30
Sollevò le palpebre e vide la debole luce della finestra proiettata sul muro. Notò Greed e il modo in cui lei gli stava così attaccata. Si era addormentato con il sorriso sulle labbra sottili. Percorse con lo sguardo il viso dell'homunculus. Lo scosse leggermente.
-Greed? Greed? Greed svegliati.-
-Uhm..- Borbottò qualcosa e si girò dall'altra parte. Megumi sorrise e decise di fare qualcosa che non avrebbe mai pensato...
-Se ti svegli ti do un bacio.- Neanche gli avessero tirato un secchio d'acqua gelida addosso si alzò di scatto.
-Eccomi.- La guardò negli occhi -Ora il bacio.-
-No.- Si girò dall'altra parte -Sta volta no.-
Sentì le mani dell'Homunculus posarsi sulle sue spalle e cominciare a massaggiare. Megumi emise un gemito di piacere, nessuno le toccava le spalle in quel modo da un sacco di tempo
-Ti piace?-
-Tanto. Continua ti prego.-
-Solo se mi dai un bacio.-
-Allora preferisco fare a meno.- Sorrise. Lui non poteva vederla perchè era girata di spalle. Ma neanche lei sapeva cosa stava per fare lui.
Sentì delle labbra fredde sul collo, le mani lavoravano sulle sue spalle.
Stava impazzendo, lui la stava facendo impazzire. Ogni tanto le sfuggiva qualche gemito.
-S...Smettila.-
-Sei(bacio) sicura (bacio) di volere (bacio) che io(bacio) la smetta?-
-Si.-
- E se(bacio) io (bacio) non volessi smettere?-
-Ti farei smettere io.-
-Ok smetto.- Fece come aveva detto.
 Megumi si mise in tenuta di allenamento.
Greed si appoggiò al muro vicino alla finestra.
-Piccola io ti aspetto alla radura.- E uscì senza dare il tempo a Megumi di rispondere.
Scese in mensa a fare colazione. Era poco affollata, visto l'orario a cui si era presentata. Dopo aver mangiato un cornetto e bevuto un po' di caffè uscì all'aperto e velocemente si diresse alla radura. Ai margini del bosco si fermò. Sentiva che Greed era lì da qualche parte pronto a saltarle addosso. Si concentrò sul posto che la circondava e ne percepì la vitalità e ogni rumore. Qualcosa ruppe il silenzio, era il battito di un cuore. Greed la attaccò e lei schivò il colpo. Lo imprigionò e lo fermò.
-Calmati.. Sento qualcosa.- Si appoggiò al petto dell'homunculus. Veniva di lì. Tutum, tutum tutum.
-Greed.-
-Si?-
-Sento il tuo cuore che batte.- lo guardò. Greed appoggiò una mano sul punto in cui avrebbe dovuto esserci il suo cuore.
-E' vero.- la guardò con aria interrogativa. Lei un idea ce l'aveva, ma era imbarazzante da esprimere. Pensava che il cuore dell'homunculus battesse per lei. Sarebbe stato bello. Sospirò impercettibilmente.
Battè piano le mani, senza farsi sentire.
-Combattiamo- Greed si coprì con la corazza.
Gli poggiò le mani sul petto muscoloso e lo colpì chiedendogli mentalmente scusa. (Cosa fai, lo colpisci e poi gli chiedi scusa???? O_O ndmatti)  (si >///< ndMegumi)
-Come facevi a sapere che scomponendo il materiale di cui sono composto mi avresti potuto ferire?-
-Intuito.- sorrise maliziosamente.
Lui le si avvicinò. Allargò le braccia come se avesse voluto abbracciarla. Ma le ritirò velocemente tenendo qualcosa in mano.
I due pugnali di Megumi.
-Come facevi a sapere che li avevo lì?-
-Intuito.- sorrise -ma questi non li usiamo che è meglio.-
-Ok- e partì con una nuova scarica di calci e pugni che vennero quasi tutti parati dall'homunculus. Erano pressochè pari finchè Greed non fece lo sgambetto a Megumi che saltò per evitarlo, ma lui , che aveva previsto la mossa, le bloccò il salto facendola cadere a terra. Trasformò il braccio in uno spuntone e lo puntò alla gola di Megumi.
-Troppo prevedibile.- disse soddisfatto.Megumi svelta, battè la mani e toccò lo spuntone, che si smaterializzò.
-Io non credo.- Saltò addosso a Greed con tutti il suo peso e lo atterrò.
- UNO A ZERO PER MEGUMI!!- lo disse saltellando qua e là, felice per aver battuto un homunculus.

 


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Ok, e ora l'angolo della scrittrice.
I primi due capitoli non mi sembravano granchè, il primo avevo intenzione di cambiarlo, ma sentendo il parere di una mia amica ho deciso di lasciarlo così com'era. Purtroppo, siccome non avevo ancora scaricato il programma x l'html,  i primi due capitoli avevano anche una grafica che faceva schifo. Almeno ora va meglio.

x  Lucia_Elric: sono felice che ti piaccia quello che ho scritto , Greed è il mio personaggio preferito insieme a Envy. Penso che nel terzo capitolo ci sarà anche lui, m,a non aggiungo altro.. Spero che sarà di tuo gradimento. A parte questo direi che è tutto ... ah già... Dimanticavo, io non ci sarò dall'8 al 18 agosto, (vacanze meritatissime) quindi spero di aggiornare abbastanza in fretta prima, in modo che dopo non ci sia più molto da fare... ^^  

x Envyna  95 : L'attesa, poi migliora il finale. Comunque sono d'accordo con te. Non mi piace aspettare. è per questo che aggiornerò in fretta. Riguardo alla recensione della tua fanfic... PREGO! Mi è davvero piaciuta ^^

Bene... dovrei avere finito... fiuuuuu  .. alla prossima!!^^ *sparisce in una nuvoletta di fumo*    

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Capitolo 4
*** capitolo 4- Scontro nella foresta (seconda parte) ***


-Ok pausa.- Greed non era stanco ma Megumi era pur sempre umana, era completamente sudata. Ansimando si sedette poggiando la schiena contro la dura e ruvida corteccia dell'albero e cominciò a sgranocchiare quello che si era portata via dalla mensa Greed le si avvicinò e si sedette accanto a lei. Guardandola, anzi, fissandola. I suoi occhi la mettevano in imbarazzo, si sentiva come sotto un raggio laser, come se avesse uno scanner incorporato. Arrossì sentendo quella strana sensazione sulla pelle.
-Che c'è hai fame?-
-Noi homunculus non mangiamo.- Anche se si poteva dire che se la stava mangiando con gli occhi.
-Mai ?.- Era stupita, non riusciva a spiegarsi come un essere così forte e resistente riuscisse a vivere per così tanto tempo senza mangiare.
-Mai-
-E allora perchè mi guardi?-
-Perche sei bellissima.- I capelli neri che le cadevano sulle spalle erano mossi dal vento, gli occhi socchiusi, per sentire meglio quella brezza, le labbra sottili erano leggermente schiuse. Il petto si alzava e si abbassava velocemente ma con regolarità. Si era coperta con un cappotto nero, il quale era aperto, e si adattava morbido alle sue curve. I pantaloni neri le mettevano in risalto la vita stretta. La sua cintura  era allargata e le cadeva lungo il fianco. La sua mano libera era appoggiata sul pugnale, che lui le aveva vietato di usare nel combattimento. Aveva le dita sottili e lunghe. Le unghie lunghe anch'esse, erano ricoperte di uno smalto nero dai riflessi viola. Aprì gli occhi e lo guardò, evidentemente non si aspettava quella risposta.
-Ma dai..- e gli tirò un leggero pugno sul fianco. Lui si scaldò a quel contatto. Sentiva le guancein fiamme. Cosa gli stava succedendo?
-Non sto scherzando.- Megumi arrossì leggermente, trovò che quel rossore le risaltasse gli occhi, quei grandi specchi di ghiaccio dai mille riflessi. Lui si mise davanti a lei, un braccio appoggiato all'albero e l'altra mano che intrecciava le dita con quella di Megumi. Sentiva il calore della sua mano sotto la sua.
-E così questo è l'amore..- e la baciò, prima un bacio dolce, casto e trattenuto, non voleva sembrarle troppo ossessionato da lei, il suo profumo lo inebriava, si sentiva catturato.Ad un tratto il bacio si fece più passionale, la mano di lui scivolò sulla schiena di lei, tenendola inarcata verso di lui, in modo che i due corpi si toccassaro.
Lei lo stringeva a se, passò una mano tra i suoi capelli, fino ad appoggiarla sulla guancia, stranamente calda, dell'homunculus. Sentiva le labbra fredde di Greed modellarsi sulle sue, morbide e calde. L’adagiò delicatamente a terra. Cominciò a baciarla sul collo, talvolta mordendo leggermente, e cominciò a sfilarle la maglietta.
-No.. per favore smettila... Non adesso..- Era arrossita, dolce, con gli occhi socchiusi per evitare il riverbero dei raggi del sole, che facevano brillare la carnagione candida del suo viso. Bella. Nessuna definizione riusciva a descriverla meglio. Stando con lei si sentiva bene. Si sentiva completo e... Umano. Non avrebbe mai pensato di poter provare quel sentimento per qualcuno, tantomeno per un umana. Lui era Greed, il grande Greed, l’avarizia fatta “persona”, voleva tutto, donne, soldi,  tutto doveva essere suo, e anche Megumi. Ma con lei era diverso. La  voglia di lei che s’impossessava di lui non aveva niente a che fare con i suoi istinti. La voleva per averla con se, anche questo di per sé era un gesto avaro, ma con lei sarebbe stato diverso. Non era uno dei soliti passatempi, no. Lei era speciale.
-Ok piccola, se non te la senti non importa.-La rispettava, non avrebbe mai potuto violare un fiore così bello. Ecco, assomigliava ad un fiore, uno splendido fiore di loto. Nel pieno della fioritura. Splendida nella sua semplicità.
-Grazie.- Si era fermato nonostante la desiderasse. L'aveva capito ormai, nei suoi occhi c'era tanto desiderio, come quello un bambino quando vede un gelato o un dolcetto. Aveva anche capito che non voleva solo possederla, lui la amava, la amava veramente. E lei amava lui.
Greed vedeva il proprio riflesso in quegli occhi, e capiva che erano pieni di gratitudine.
Le prese la mano e se la portò al petto stringendola forte. Anche lui sentiva il cuore battere. Lei l'aveva realmente portato alla vita, l'aveva svegliato. Ripensò a tutte le donne che aveva passato durante quei duecento anni. Nessuna poteva eguagliare Megumi. Nessuna.Mentre si avviavano lui le mise un braccio intorno al collo e la avvicinò a se.
Lei appoggiò la testa sulla sua spalla. Era poco più bassa di lui, e non dimostrava i suoi vent'anni. Arrivati al confine militare lui dovetta lasciarla, non potevano farsi vedere insieme. Lui era un homunculus e lei un alchimista. La guardò. Le sollevò il mento con due dita e la baciò, un bacio veloce ma deciso. 
-Ci vediamo di sopra. Tieni la finestra aperta.- E si allontanò

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Sono o non sono una maga??? Ho scritto questo capitolo in venti minuti (record) e mi è piaciuto subito (mi sa che domani vien neve) cara Envyna 95, se nel capitolo precedente pensavi che Greed fosse sensuale ora che dirai dopo aver letto questo? 

Aspettati di vedere un Envy scatenato nel prox cappy, eh si , ci sarà anche lui, ma non sarà un personaggio principale !  Basta!!! devo imparare una volta buona a starmene zitta... Non vi dirò di più.

 P.s.: Ho scritto come titolo del capitolo : "capitolo 4 ", ma il numero del capitolo è 3! quindi, se ora vedrete 2 capitoli 4 non vi spaventate, sistemo tutto in due minuti...

CIAO a tutti!                ^^

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


capitolo 5                                                                                    

                                                     
                                                           Sostituzione

Megumi entrò al quartier generale e si avviò in camera sua. Fu sorpresa di trovarci Mustang davanti, la porta era socchiusa, segno che qualcuno (probabilmente il colonnello era entrato a cercarla). Era serio in viso, gli occhi leggermente a mandorla erano cerchiati, come quelli di chi non dorme da tempo, il suo alito aveva un forte odore di caffè, doveva ancora farsi la barba e probabilmente pettinarsi i capelli, visto com'erano spettinati.
-Colonnello. Che aria strana-  Lo guardò dall'alto in basso. Un particolare attirò la sua attenzione.Gli stivali neri erano sporchi di terra, e a giudicare dall' aspetto doveva essere la almeno da tre notti.
-Scar è stato avvistato nei pressi di Dublith, dobbiamo mandare tre dei nostri migliori alchimisti per cercarlo. Credi di potercela fare?- Aveva ignorato il commento con una smorfia, non sembrava avere intenzione di parlarne.
-Si. Chi saranno gli altri due?.-
-Kimbly e Acciaio.- 
-Ok, quando si parte?-
-Tra tre giorni alle 14.30.-
-Ok- Lo guardò negli occhi , e quando parlò cercò di farlo con un tono da amica. -Sicuro che sia tutto ok?- Lui la guardò a sua volta, per un attimo un guizzzo nei suoi occhi e nella sua testa si fece strada l'idea di dirle tutto, ma si trattenne. Fece il saluto militare e passandole accanto se ne andò.
-Arrivederci...- Era un sussurro appena udibile.
Megumi entrò in camera. Aprì la finestra. La velocità con cui accadde fu tale da lasciarla confusa . Qualcosa di pesante e freddo, le si scaraventò addosso e la spinse sul letto con violenza. Lei sbattè la testa, e quando aprì gli occhi vide Greed. La luce che c'era nei suoi occhi ametista di solito così dolce ora era folle, non era quello il Greed che lei conosceva, quello che amava. Cominciò a sfilarle la maglietta, e baciò ogni centimetro di pelle. La sua mano fredda e ruvida scese all'interno della coscia.
-Greed, fermati... Mi fai paura.- Non ottenne risposta, pensò di gridare, ma se l'avessero trovata con un homunculus non sapeva cosa avrebbero potuto fare. E dopotutto lui era pur sempre Greed e lei lo amava. Le tolse i pantaloni.  Una forte luce, quasi calda, e Greed scomparve. Al suo posto ora, a cavalcioni su di lei stava uno strano individuo. Con i capelli verdi, lunghi più o meno fino alla vita e una specie di fascia in fronte. Indossava qualcosa di simile a una gonna, con i pantaloni corti sotto e un top nero. Aveva le spalle larghe, un petto muscoloso e scolpito. La pelle bianca quasi scintillava sotto la debole e bianca luce della luna. Lo sguardo le cadde sulla gamba sinistra, dove stava un tatuaggio, l'uroboro. Lo guardò  in quegli occhi viola profondi, somiglianti a quelli di Greed ma più grandi e cattivi.Si capiva che godeva nel vederla spaventata.
-Lasciami! Lasciami!- Cominciò a dimenarsi, ma l'homunculus le prese i polsi e li portò in alto sopra la testa, immobilizzandola e impedendole di usare l'alchimia.
-Non ti agitare così..- ghignò sadico mostrando i denti bianchi perfetti -Hum...Cosa vogliamo fare con questo bel fiorellino....- le prese il mento con due dita e lò portò vicino al suo trasformando il braccio in una lama e puntandogliela alla gola.
Megumi tremava vistosamente. Nei suoi occhi azzurri c'era il terrore e qualche lacrima, ma anche odio. Odio verso quell'homunculus che non si era curato di quello che lei sentisse o provasse, che come un sadico la voleva violentare.
Poi all'improvviso una mano. Una mano che attraversava il petto gronadante di sangue di Envy. Una mano bluastra, che lei conosceva benissimo. Gli occhi  si Envy si spalancarono e dalla bocca scese un rivoletto di sangue scuro. Le coperte ormai erano completamente imbrattate, rosse, quasi nere. La bocca dell'homunculus , un attimo prima spalancata ora era distesa in un sorrisino divertito, come quando si sa che quello che è stato appena fatto è inutile.  Intanto il braccio si era ritirato. La ferita di Envy era guarita. Sparita. Il suo braccio ancora trasformato era puntato alla gola della ragazza sentì la pressione sl collo e avvertì il sangue colarle sul petto. Si dimenò con forza, e una volta liberate le mani le battè, e le poggiò sul letto ritraendosi proprio poco prima che dalle coperte spuntassero degli aculei giganti  che Envy schivò prontamente trasformandosi in un serpente. Megumi scese dal letto e si avvicinò a Greed. Si era ricoperto con la corazza e continuava a fissare Envy, che nel frattempo aveva assunto il suo aspetto normale con  uno sguardo pieno di odio. Lo vide poggiare un piede sulla finestra , girarsi e dare un ultima occhiata alla stanza soffermandosi sulla figura magra e slanciata della ragazza. Questa volta Greed l'aveva scelta bene. Ma non gliela avrebbe lasciata tanto facilmente.
-Goditela fin che puoi- sorrise e, lanciato un ultimo sguardo a Megumi saltò dalla finestra perdendosi nel  buio di una nera notte senza stelle. Greed era livido. Era ancora più bianco del normale. Si sedette sul letto vicino a Megumi. Aveva la testa bassa, i capelli le cadevano sul viso coprendone l'espressione afflitta. Gli occhi le si inumidirono, e la vista si fece sfocata.                             
 -Quel bastardo....- Greed fece per alzarsi ma lei lo trattenne stringendosi a lui. Aveva di nuovo le lacrime agli occhi, e alcune avevano già cominciato a scenderle lungo le guancie, bagnando le coperte. Gli era saltata al collo, per cercare protezione.
-Per favore, rimani qui.. Ti scongiuro.- Alzò la testa per guardarlo.  Era disperata. I suoi occhi di ghiaccio erano diventati neri e profondi, come la pece. Le guance  rigate dalle lacrime che quasi invisibili le solcavano il viso.  Era pallidissima, alla luce della lampada sembrava un fantasma, eterea, ma pur sempre molto bella.
Preso dalla furia verso Envy aveva dimenticato la vera vittima di quel fatto. Megumi. La SUA Megumi. La abbracciò e la strinse a sè stendendosi sul letto, lei si accoccolò al suo petto in posizione fetale, stringendosi a lui il più possibile, come un naufrago al salvagente. Una mano le accarezzava i capelli e l'altra la schiena salendo e scendendo, sentiva la pelle di lei, fredda al contatto con la sua. Cercava in tutti i modi di tranquillizzarla, ma nonostante tutto lei ancora tremava.                                                                   -Greed, ho freddo.- Aveva la voce impasticcata di chi sta per addormentarsi ed è poco cosciente. Greed si sciolse dalla sua debole presa, le cambiò le lenzuola sporche, che vennerro accatastate in un angolo e chiuse la finestra con la sicura, ma prima diede uno sguardo fuori, come se potesse intravedere nella notte, appoggiata ad un tetto poco distante la sagoma scura di Envy. Avrebbe voluto inseguirlo, per fargliela pagare, ma Megumi aveva bisogno di lui. Tornò lì sul letto con lei e la trovò che dormiva. Era tranquilla, le labbra schiuse, un'aria serena su quel viso d'angelo, era ancora molto pallida , ma sembrava stare meglio nonostante ogni tanto si girasse e mormorasse il suo nome come una supplica. In quei momenti sentiva di amarla ancora di più del solito. Era così indifesa e dolce che gli sembrava  una  piccola statuetta di porcellana. L'evrebba protetta, da tutti, ma soprattutto da Envy, conosceva lo sguardo che quella sera si era impossessato dei suoi occhi. Era il medesimo sguardo avaro che aveva lui stesso quando vedeva qualcosa che gli interessava. Nonpoteva permettersi di perdere Megumi. Non l'avrebbe fatto.


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E anche questo capitolo è finito! non ho voluto postarlo perchè mentre lo rileggevo non mi era piaciuto x niente. Non avevo però più l'ispirazione, così ho preso la bici e sono andata a fare un giro in centro, nella città dove abito. Ho incontrato un mio amico, o meglio un tipo che mi piaceva. E qualcosa è scattato. Il suo modo di fare mi a ricordato Envy e mi è venuta un idea. La cosa divertente è che mi sono imbambolata con la bocca semi-aperta di fronte a lui, con lo sguardo perso nel vuoto lasciando una frase a metà mentre nella mia testa stava prendendo forma l'idea. Poi alla fine mi sono scossa leggermente , l'ho guardato con aria sorridente, gli ho dato un bacio e sono scappata via..... Chissà cosa avrà pensato...... Mamma mia ... Però il capitolo, in compenso è venuto abbastanza bene. ^^

x Envyna 95 : come ti è sembrato Envy? Secondo me non è stato abbastanza spietato, ma si rifarà un altra volta... Eh si, non  sarà l'unica occasione in cui lo troveremo, e, contrariamente a ciò che ho detto ieri, diventerà un personaggio principale... E l'idea la devo tutta a quel mio amico.. .
x Kiri Dellenger: sono felice che ti sia piaciuto... Ho cercato di immaginarmi cosa avrebbe fatto Greed  questo è il risultato. Spero di riuscire a continuare così. E a migliorare i capitoli, che fino ad adesso non mi sono piaciuti granchè. 
x Lucia_Elric: Aspettati una bella sorpresa *.* Ho avuto un ideona.... Vediamo come viene fuori il seguito... Non so se riuscirò a finirla prima delle vacanze... Così come l'ho modificata si aggiungerebbero tanti capitoli. Spero di farcela perchè ultimamente sono piuttosto occupata... Casa mia è in subbuglio perchè tra circa tre mesi avrò un altra sorellina (ne ho già una) e c'è un continuo via vai, non è esattamente il posto migliore per scrivere, ma cercherò di sforzarmi. ^^
 Bene bene, sono le 3.30 e mia mamma mi sta "cordialmente invitando" (ovvero sta  sbraitando selvaggiamente insultandomi)  ad andare a dormire, perchè è tardi. Mi sa che è meglio se l'accontento... ^^ Ciao Ciao ^^    *sparisce*

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


capitolo6                                                                                        Capitolo 6
Camera di Megumi
H 7.00
Greed socchiuse gli occhi leggermente e si preoccupò non sentendo Megumi a fianco a se.
-Ben svegliato!-
Lei era ai piedi del letto, con un sorriso stampato in faccia. Non potè non ricambiare.
-Buon giorno.- Si stiracchiò -Aaaahh che bella dormita... Era da duecento anni che non dormivo più così.- Lei lo guardò perplessa.
-Duecento anni?-
-La mia età-
-Che vecchio! E pensare che io credevo che tu avessi poco più di ventisette anni...-
-Molto gentile.-
-Li porti bene.- sorrisero.
-Come mai così felice sta mattina?- Non era la domanda adatta,  la sua espressione si rattristò.
- Mi dispiace di dover partire, ma non potevo proprio rifiutarmi.- Sembrava stesse per piangere.
-Ehi, sarà per poco, non sentirai neanche la mia mancanza.-
-Invece si.-
-Invece no.- le prese il viso e l'avvicinò al suo. -Se vuoi verrò con te. Dopotutto i miei amici sono a Dublith, potrei andare a trovarli, avrei anche la scusa giusta.-
-Davvero faresti questo per me???- Era felicissima. Non ci poteva credere.
-Certo, per te questo e altro piccola.-
-Grazie.- Si buttò su di lui baciandolo con passione.
-Ti amo.- Le uscì dalle labbra senza volerlo.
-Anche io. Sei l'unica che mi abbia preso il  cuore. Tienilo, sarà tuo. Per sempre.-
(Ma tu sei sicuro di avere un cuore? Ndmatti)  (Vieni qui autrice del cavolo! >.< NdGreed) (Ehi Greed a cosa ti serve la corazza???? Cosa vuoi farmi???? O__O Ndmatti)  (Io??? Niente! Ma se sono un angelo!!!!! NdGreed) (Sisi... -.-' Ndmatti)
-Anche il mio è tuo.- Gli prese la mano e la poggiò nel punto in cui si sentivano i battiti del suo cuore.
-Ogni singolo battito è per te.- Lui prese la sua mano e se la portò alla bocca.
-Ho capito perchè quel giorno alla radura il mio cuore batteva.- Fece una pausa  -Avevo cominciato a vivere davvero. Tu lo hai fatto battere, dopo duecento anni passati vivendo senza un vero scopo sei arrivata tu a riempire le mie giornate. Perchè una vita senza uno scopo non è una vita.-
-Oh Greed...- Non l'aveva mai visto così serio. Era tutto vero..
-Oggi niente allenamento. Ti porto con me, ti va?-
-Va bene, facciamo un giro in città?-
-Si- Sorrise un po' triste.
-Cosa c'è?-
-Alle volte vorrei essere un umano sai? Solo per poterti seguire sempre. Se fossi un umano, non ci toccherebbe fare tutto questo trambusto per vederci, io potrei accompagnarti dove vuoi , quando vuoi, e quello che è successo ieri sera.... Beh, semplicemente non sarebbe successo.-
-Non è vero!-
-Si invece, Envy mi ha visto uscire più volte da qui e ha pensato di venire a farti una visitina. Se io non fossi un homunculus, saremmo tranquillamente potuti uscire dalla porta e io non avrei mai nemmeno conosciuto Envy..-
-Non è vero.- Era un a bugia, ma non sopportava di vederlo triste. -Quello che è successo ieri è passato, tu non c'entri. Non puoi prenderti la colpa per tutto quello che mi succede.-
-Invece si .- Abbassò lo sguardo. Non sapeva più che fare.
-Greed, per favore, smettila. quando non c'eri tu la mia vita era così vuota.- Si sedette sul letto chiudendo gli occhi, quasi che raccontare le costasse fatica. -Non ho amici qui al Quartier Generale, nemmeno Acciaio che ha preferito farsi i fatti suoi, sono una che di solito è diffidente da tutti e tutti mi stanno alla larga. Poi sei arrivato tu, all'inizio mi sei sembrato uno dei tanti, poi ho notato il tuo interesse per me. Altrimenti perchè saresti tornato quella sera? E ho cominciato a capirti. Tutt'ora tu sei l'unica PERSONA.- sottolineò la parola - a cui io mi senta veramente legata. Io ti amo, ma non intendo usarti come scudo per ogni cosa che mi succede.-
-Hai ragione, ma io....io quello stronzo lo uccido!-
-Hei!! Non ti vorrai prendere tutto il divertimento!!! Lasciamene un po' anche a me!- Risero. Megumi era tornata felice, e il suono della sua rista così sincera tranquillizzò Greed.
-Si,ti aspetto fuori dal cancello.- Uscì dalla finestra. Megumi uscì in fretta e furia, correndo a più non posso, (Avete presente quando negli anime alla tv quando corrono veloci, volano le persone che gli stanno accanto, come pupazzi e si alza un polverone? Ecco così) investendo  persone a cui chiedeva velocemente "scusa". Arrivò davanti al cancello in tre minuti . (O_O che velocità Ndmatti)
Lui era già lì che la aspettava. La prese per mano. Aveva indossato un paio di pantaloni bianchi larghi che si stringevano alle caviglie e una maglietta a maniche corte anch'essa bianca che le metteva in evidenza  il fisico asciutto e magro e le lasciava l'ombelico scoperto. Al contatto con la pelle fredda di Greed Megumi si calmò, La presa era salda, ma dolce e morbida. Si avviarono verso il centro della città. La ragazza si fermava a quasi ogni negozio d'armi che vedeva. Gli occhi luccicavano per ogni tipo di arma, fosse essa da taglio, da fuoco oppure semplicemente da difesa. Greed non l'aveva mai vista così felice, era ancora più bella, sembrava splendere. I suoi occhi non davano traccia di infelicità. I capelli corvini le scendevano lunghi , morbidi e profumati lungo la schiena. Alla luce del sole sembravano più chiari, erano continuamente attraversati da riflessi viola, marroni e ocra. Dopo ore passate di negozio in negozio decisero di sedersi sul bordo della fontana. Siccome faceva caldo Megumi immerse una mano nella fontana. L'acqua era fresca e limpida tanto che si poteva vedere il fondo pavimentato. Si bagnò leggermente il collo e le braccia anche se il sollievo fu solo temporaneo. Il sole picchiava insistente sulla testa e le dava fastidio. Per di più delle gocce di sudore le imperlavano la fronte. Se le asciugò con il braccio e si rinfrescò il viso.
-Uff che caldo.-
-Già. - Greed indossava i soliti occhiali da sole e la guardava.
-Ti piacciono le sorprese?- la domanda arrivò all'improvviso e lei lo guardò con aria interrogativa.
-Si-
-Allora girati- Fece come le aveva detto e lo sentì trafficare qualche secondo. Poi si sentì abbracciare e vide che le stava allacciando una collana nera. La figura era quella di un serpente che si mordeva la coda. Megumi spalancò la bocca a metà tra lo stupito e il felice. Si girò di scattò e abbracciò Greed, ma la spinta fu troppo forte e caddero entrambi in acqua. Cominciarono a ridere spensieratamente, senza accorgersi che dall'alto di un campanile uno strano individuo dai capelli verdi aveva seguito tutta la scena.


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 Spero vi sia piaciuto anche questo capitolo, nonostante fosse un capitolo di stallo, in cui non succede pressocchè niente. L'idea della collana non mi piace particolarmente, ma potrei farla diventare qualcosa di più nei prossimi capitoli. Non ho un idea precisa, quindi aspettatevi di tutto. Che dire ancora?
Beh, un  ringraziamento a quelli che recensicono, o che lo faranno, a quelli che l'hanno aggiunta tra i preferiti e a quelli che la seguono. E perchè no, grazie anche a quelli che la leggono soltanto. Bene, ho finito.
Ciao ciao ^^

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Capitolo 7
*** capitolo 7 ***


Capitolo 7
                                                                                  Capitolo 7  
                                                                                   
-Ho fame!- Greed si mise a ridere, solo a lei poteva parlare di mangiare in un momento del genere.
-Che ne dici di un gelato?-
-Per me va bene.. Ma tu non avevi detto che non mangiate mai?.-
-Si ho detto che non mangiamo, ma non disdignamo il cibo.- Aveva messo le mani in tasca e osservava distratto il cielo.
-Allora vada per il gelato.- Si avvicinarono ad un chiosco di gelati.
-Due per favore. Uno fragola e limone e..- Guardò Greed con aria interrogativa
-Nocciola e pistacchio.- Pagò lei perchè Greed si era allontanato con il gelato in mano.   (Greed maleducato!!! -.-' ndmatti) (sono pur sempre l'avarizia no? ^^)
Si sedettero su una panchina a mangiare. Megumi, che era sempre la solita ingorda, lo finì immediatamente. Appoggiò le testa sulla spalla di Greed.
-Lo sai che se qualcuno tipo Acciaio ci vede così sei fregata?-
-Preferisco non pensarci, non voglio che tutto venga rovinato. Dov'è il divertimento se non s'infrange qualche regola?-
Greed rise. -Hai ragione.- Le cinse un fianco con il braccio. Quel contatto lo rassicurava, lei era lì e nessuno gliela avrebbe portata via. Nemmeno quella stupida missione.
Era così immerso nei suoi pensieri che non si accorse che Megumi lo stava chiamando.
-Greed? Ti sei addormentato?-
-No no sono ancora qui.- Le sorrise.
-Peso sia ora di tornare.- Guardò il campanile. E si pietrificò. Immobile e fredda. Sembrava una roccia.
-Megumi?? che ti prende?- Si strinse a lui e puntò un dito sul tetto del campanile. Una figura snella e slanciata era seduta sul tetto, i capelli verdi mossi dal vento.
-Envy..- Nella sua voce c'era odio, molto odio. L'homunculus saltò agilmente a terra. 
Con passo veloce si avvicinò ai due.
-Guarda chi si vede.- Guardò Megumi -E chi si ri-vede!-
-Envy... Lasciaci in pace!-
-Anche subito se vuoi. Però non sono sicuro che quella persona sarà così felice di sapere che ti fai un alchimista di stato..- Greed si pietrificò all'istante.
-Cosa??? Io?? Con questa qui mi sto solo divertendo! E' una delle tante che voglio portarmi a letto. Proprio come  fai tu. Lei non è nessuno per me.- Megumi al suo fianco, era sbiancata. Sembrava che Greed l'avesse pugnalata. -E' solo un gioco. E devo dire che mi sto proprio divertendo!- Ghignò maligno guardando Megumi. In quel momento lei lo vide per quello che era. Un mostro.
-Vedi di farla finita alla svelta.- Guardò soddisfatto la faccia di Megumi, i suoi occhi cominciavano di già a riempirsi di lacrime. Come se niente fosse Envy si girò, cominciò a saltare sui tetti e si allontanò. Megumi era ancora pietrificata. Il volto basso, nascosto dalla frangia. Calde lacrime le rigavano il viso. Una mano si stringeva sul petto, quasi a voler far smettere i battere il cuore che le faceva male.  Cadde a terra coprendosi il viso con le mani, le lacrime non smettevano di scendere. Passò qualche minuto senza che nessuno dei due pronunciasse parola. Si sentivano distinatamente i singhiozzi che scuotevano il corpo della ragazza. All'improvviso ogni rumore cessò. Megumi debolmente si alzò in piedi, e, senza degnare Greed di uno sguardo si voltò e se ne andò. Non corse e non variò la sua andatura, camminando a testa bassa arrivò al quartier generale. Vagò per i corridoi per minuti che le parvero eterni , si perse più di una volta, ma alla fine riuscì a trovare la sua camera. Rimase sola con il suo dolore. Rivedeva davati a sè Greed, Greed che rideva della sua sofferenza e le ripeteva che era stato tutto un gioco, un passatempo, un divertimento, niente di più, poi ricordava tutte le volte che le aveva detto quanto era speciale. Tutto andava ad allargare la ferita che la dilaniava, sembrava che degli artigli la graffiassero dappertutto, profonde ferite che la stavano facendo morire dissanguata.
Non si accorse di non essere sola nella stanza e quando sentì una voce sconociuta nella stanza invece di reagire alzò debolmente la testa e guardò il ragazzo che le stava davanti con aria distrutta e sconfitta. Continuò a fissare quegli occhi dorati.
-Chiudi la finestra , per favore.-
-Sei sicura?-
-Chiudila per favore.- Edward si alzò e fece come gli era stato detto.
-C'era questo sul balcone- Le diede un biglietto. Lei lo lesse, erano due parole, tracciate con una grafia veloce e disordinata.
"Mi dispiace ". Lo poggiò sul comodino, vicino alla lampada.
-Comunque. Non mi sono ancora presentato..- Edward intervenne, vedendo che lei non parlava. Megumi completò la frase con voce moderata e atona, come un automa.
-Edward Elric, Alchimista d'acciaio , il più giovane alchimista nella storia. Lo so.- La guardò stupefatto.
-E tu sei ?-
-Megumi Yiruma, Alchimista d'argento.-
-Piacere.-
-Piacere.-
-Si può sapere perchè piangevi?- Lei lo guardò triste.
-Envy smettila.-
Megumi non riuscì più a trattenere le lacrime.
L'homunculus rimase spiazzato dall'intuizione che Megumi aveva avuto. Lei intanto continuava a guardare la finestra chiusa. Sentì uno strano rumore, che le portò lla mente il ricordo della sera prima." Buffo", pensò. "Ieri sera mi ha quasi violentata e ora è qui che mi parla come se mi conoscesse da sempre."
-Cosa vuoi?-
-Avrei voluto dirtelo che Greed era così, ma non ho potuto. Guarda in che stato ti sei ridotta a voler cercare di far funzionare una storia impossibile.-
-Da dove arriva tutta questa saggezza? Non voglio la tua compassione, lo so che sei come lui.- Lo guardò negli occhi che all'improvviso si fecero piccoli, comparirono degli occhiali e il viso si fece più adulto. I capelli , da lunghi e verdi si fecero corti e neri.
-Così posso andare?-
-Non otterrai niente neanche con il suo aspetto... Vattene- I suoi occhi erano severi come la sua espressione. La posa era rigida, le mano chiuse a pugno tanto strette da far sbiancare le nocche.
-Ma... Tu non stai bene, devo rimanere con te.-
-Rimani pure, ma fuori dal mio appartamento-  
-No- Il rifiuto da parte dell'homunculus fu secco.
-Si- Megumi cominciava ad innervosirsi.
-No. Se ti senti male? Posso prendere la forma di Edward e chiamare un medico-
-Si così poi se incontri il vero Edward? Vorrei proprio vederla questa...-
-Tanto tu saresti solo felice se mi catturassero.- La sua voce era triste.
-Cosa? Fammi capire bene... Tu mi hai quasi violentata cazzo!!!!! Se non fosse stato per Greed non voglio nemmeno immagnare quello che sarebbe successo!!!!!!!!! E tu adesso pretendi di venire qui, TU, che hai provocato tuttto questo, pretendi di venire qui come se niente fosse e inoltre hai anche il coraggio e la faccia tosta di chiedermi di restare come se io avessi dimenticato tutto??? Non credo proprio!!!!!!!!!! FUORI DI QUI IMMEDIATAMENTE!!!!!!!!!-
-Hai ragione-
-Ci credo che ho ragione!!!- Lui si avviò alla finestra e la aprì , facendo scattare la sicura. Uscì e si gettò nel vuoto.
Dopo qualche minuto Megumi si avvicinò al balcone guardò fuori, in cerca di Greed, che naturalmente non c'era. Nonostante la avessa fatta soffrire tanto lei lo amava ancora .
Sospirò, ma lasciò la finestra aperta. Si girò e finì di preparare la sacca, magliette, pugnali e attrezzatura. Si voltò per prendere i suoi soliti abiti da combattimento e li ripose nella sacca. Si distese sul letto e si addormentò dimenticando di chiudere la finestra.

Camera di Megumi H 00.15
"Com'è bella" pensò Envy. Si avvicinò al suo letto e si sedette li accanto su una sedia.
Cominciò ad accarezzarle il viso con il dorso della mano. Si accorse che aveva ancora al collo la collana che Greed le aveva regalato quel pomeriggio. La cosa lo innervosì, lui la aveva fatta soffrire, allora perchè lei non lo lasciava perdere? Perchè? La teneva stretta con entrambe le mani. Il viso incorniciato dai capelli neri era triste, anche mentre dormiva si vedevano con chiarezza che delle lacrime erano sfuggite al suo controllo e avevano bagnato il cuscino . Allungò la mano e delicatamente gliele asciugò con il pollice. Aveva la bocca leggermente socchiusa. Spinto dal desiderio si avvicinò, sentiva il respiro caldo, sapeva da menta, appoggiò le sue labbra a quelle della ragazza. Erano calde, ma bagnate, il brivido di piacere che lo percorse lungo la schiena lo spinse a continuare a baciarla nonostante fosse addormentata. Quando si staccò era come se riuscisse a sentire la sensazione delle loro labbra a contatto.
Non l'avrebbe lasciata a Greed senza lottare. Mai.

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Capitolo 8
*** capitolo 8 ***


CAPITOLO 8                                                                                      Capitolo 8
Camera di Megumi
H 7.30
Megumi sollevò leggermente le palpebre e le richiuse alla luce insistente del sole che penetrava dalla finestra. Instintivamente allungò una mano accanto a se aspettandosi di sentire il corpo freddo e rilassato di Greed che dormiva. Vuoto. La sua mano si appoggiò sulle coperte ruvide. Era la stessa sensazione di quando si scende le scale, si pensa che ci sia un ultimo gradino in realtà inesistente, il piede è già pronto per essere appoggiato su qualcosa e invece non trova una superficie solida, si sente solo il vuoto e per quei millesimi di secondo si ha la sensazione di precipitare. Megumi sentiva la mancanza di Greed, un grosso vuoto freddo che le si era depositato dentro e aveva congelato tutto il resto, rendendo la sua espressione apatica. Fece correre lo sguardo per la stanza, come aspettandosi di vedere in un angolo la sagoma di Greed che le si avvicinava e le diceva che era stato tutto un brutto sogno. Quasi sobbalzò, quando si rese conto che effettivamente C'ERA qualcuno nell'angolo più buio della camera, la delusione arrivò quando si accorse che quello non era il profilo di colui che lei amava.
-Delusa?- Lei non rispose. Semplicemente si alzò, ignorando Envy che cominciava a preoccuparsi. Si avvicinò all'armadio spalancando le ante. Prese una divisa a caso, sempre facendo finta che Envy non si fosse appoggiato ad una delle porte del suo guardaroba e la stesse fissando insistentemente con quei suoi occhi color ametista. Si
girò, andando in bagno, una volta appoggiata la mano sulla maniglia fredda esitò, rimanendo lì così, con una mano sulla maniglia e una che reggeva il cambio, per qualche secondo. Poi , effettuando una leggera pressione spalancò la porta ed entrò, chiudendosi a chiave nel bagno. Poggiò vicino al lavandino la roba preparando accanto ad essa la spazzola. Poi si avvicinò alla doccia aprendo il rubinetto da cui  cominciò a fuoriuscire acqua calda, che , a contatto con la fredda superficie di marmo del fondo sollevava nuvole di caldo vapore che andavano ad appannare lo specchio li accanto. Si spogliò, e si immise sotto il getto d'acqua calda proteggendo i capelli in modo che non si bagnassero. Una volta che tutti i muscoli furono rilassati uscì dalla doccia e si avvolse in un morbido asciugamano nero. Si cambiò velocemente e cominciò a spazzolarsi i capelli, aveva tutto il tempo che voleva e volontariamente prolungò ogni  movimento, in modo che i capelli fossero perfettamente lisci e morbidi. Fece ruotare la chiave nella toppa, dopo un giro e mezzo la serratuta scattò. Megumi abbassò la maniglia e uscì dal bagno, lasciò la porta aperta, permettendo al caldo profumo del sapone di diffondersi in tutta la stanza. Sistemò l'asciugamano ben piegato su una sedia vicino alla finestra, in modo che i raggi del sole lo asciugassero. Envy da comodamente seduto sul letto la osservava come se volesse catalogare ogni suo movimento.
-Sicura di stare bene?- L'homunculus non dava segni di ostilità, tantomeno non dimostrava l'intenzione di violentarla. Megumi si arrischiò nell'essere gentile con lui.
-Mai stata meglio- Esibì un sorriso sforzato.
-Si vede lontano un miglio che stai male.- Si alzò dal letto lasciando le coperte spiegazzate nel punto in cui era seduto. Le si avvicinò lentamente, come per rassicurarla e l'abbracciò, lei glielo permise per qualche secondo assaporando quel profumo che sapeva di selvatico, sentiva il suo torace freddo contro la guancia. Quel tocco delicato le ricordava Greed e le faceva male. Si staccò da Envy.

-Allora non ti faccio poi così schifo...Non è che hai già dimentic....- La sua voce aveva un tono provocante. Non aveva bisogno di parlare per farsi capire, le bastò guardarlo negli occhi per fargli interrompere la frase, tra loro cadde il silenzio assoluto, interrotto di tanto in tanto dal canto degli uccellini  poggiati dolcemente sui fili del telefono poco più in alto della finestra. No, era troppo poco il tempo che aveva avuto per scordarsi di una PERSONA così speciale, e anche se avesse avuto tutta la vita per farlo non ce l'avrebbe fatta.
Come poteva dimenticarlo? Lo avrebbe conservato nel cuore per sempre.

Greed p.o.w.
Greed era disteso sul letto, le braccia dietro la nuca, continuava a fissare le crepe presenti sul soffitto. Le coperte erano state gettate in un angolo della stanza, tutte ammucchiate. Se Megumi le avesse viste si sarebbe arrabbiata, era una manica perfezionista, non avrebbe sopportato di vedere il disordine che regnava sovrano in quella ca
mera, lattine gettate qua e la sul tappeto mezzo ammucchiato, le ante dell'armadio che aveva spalancate la sera prima a causa di un attacco di rabbia, il fondo dell'armadio sfondato da un pugno, le scheggie di legno disseminate in terra.  Il risveglio alla mattina senza Megumi era strano. Era strano non sentirla accanto a se, non provare quel brivido nel sentire che lei non era sparita, era strano non poterla stringere e sentire come lei ricambiava. Sentire il suo respiro caldo e profumato così vicino al viso. Tutto gli mancava. Ora che non era con lei non si sentiva bene da nessuna parte, gli sembrava di essersi pugnalato avendola offesa, lei ormai era una parte di lui, non poteva negarlo. Continuava a fissare la finestra con aria assente, ignorando la vita che gli scorreva accanto senza sfiorarlo. Per lui esistiva solo lei. Provò ad immaginarla quel mattino, ma non ci riusciva, per quanti ricordi avesse di lei gli era impossibile riprodurne un immagine , anche soltanto immaginaria. Si diede mentalmente dello stupido, stupido per averla offesa, ma non sapeva come farsi perdonare. Qualcosa avrebbe inventato. Qualsiasi cosa per averla di nuovo. Non tentò nemmeno di dimenticarla. No, era troppo poco il tempo che aveva avuto per scordarsi di una persona così speciale, e, anche se avesse avuto tutta la vita per farlo non ce l'avrebbe fatta.
Come poteva dimenticarla? No, non si sarebbe accontentato del suo ricordo. La voleva indietro. Il prima possibile
.


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 Questa è Megumi... L'ho trovata in internet, per sbaglio, però ha il corp k sembra quello di una bambina...
Lo so, è un capitolo molto corto, e non mi aspetto un granchè come recensioni, ma di più non sono riuscita a fare... Sembra che Envy si sia rammollito eh?
Non preoccupatevi, tra poco tornerà quello di sempre ... L'idea prende forma sempre di più nella mia tasta malata...

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


capitolo 9                                                                             Capitolo 9



-Ti posso seguire?- 
-Fai come ti pare, oggi non sarà divertente farti i fatti miei.-
-Perchè?-
-Domani parto in missione, vado a prendere qualcosa di nuovo.-  Sentì Envy trasformarsi. Dopo qualche secondo un ragazzo con la divisa militare le apparve accanto. Era carino, castano, i capelli corti, un ciuffo gli attraversava la fronte coprendo degli occhi azzurri e profondi. Le labbra sottili e rosse. Doveva avere si e no 17 anni. Era alto come lei, una corporatura media. Aveva un bel fisico, spalle larghe e vita stretta. Megumi si avvicinò alla porta ma prima di aprirla nascose la collana sotto la maglia. Mentre camminava verso la mensa attraversando i larghi corridoi in compagnia di Envy, la sentiva pesare sul petto, a ricordarle Greed.
Arrivò in una sala rettangolare, abbastanza grande da contenere una dozzina di grandi tavoli. La stanza era illuminata dalla luce del sole che filtrava dalle grandi finestre.
Prese solo un caffè e si sedette ad un tavolo pressochè vuoto. Envy la seguì e le si sedette accanto.
Megumi cominciò a sorseggiare il caffè lentamente perchè scottava, il fumo caldo usciva a nuvolette dalla tazza. Megumi poggiò i gomiti sul tavolo e tenne la tazza sollevata con entrambe le mani di fronte alla bocca e guardandosi intorno di tanto in tanto continuò a bere. Finito il caffè poggiò la tazza vuota sul bancone e si alzò senza degnare Envy di un sguardo. Lui se ne accorse.
-Come mai non parli? Il gatto ti ha mangiato la lingua?- Lei tenne la testa bassa ma sta volta rispose.
-Cosa dovrei dire?- Con Greed le conversazioni non erano sforzate e il silenzio non era carico come quando parlava con Envy. Con Greed era tutto più naturale.
-Non saprei, che sei felice che io sia qui?- Cercò di scherzare, ma con scarsissimi risultati. Megumi abbozzò appena un sorriso.
-Scusa, è che non riesco a smettere di pensare a Greed.- la sua voce si era fatta triste e malinconica.
-Dimenticalo- Quella parola le diede fastidio. Non poteva e non voleva. In lei c'era sempre quello stupido e infantile barlume di speranza che lui tornasse.
-Dimenticarlo? E di grazia, come faccio?-
-Sostituiscilo, non sarà così difficile, in fondo non è mica unico. E poi tu sei così carina... - Le prese una ciocca di capelli tra le dita  e le cinse i fianchi con un braccio. Quel gesto era così semplice e spontaneo. Lei non provava niente per Envy, ma accettò comunque che lui la stringesse a se, quel contatto la rassicurava, e il dolore per la perdita di Greed non era così grande se a colmarlo c'era Envy. Megumi si sorprese a pensare a lui . Cacciò subito il pensiero appena formulato. Mentre camminavano lei lo guardava di sottecchi. Certo, non  era Greed, ma quel tocco era così familiare...
Continuò a guardarlo. Finchè non furono fuori dai cancelli. Allora lei si staccò da Envy, delicatamente, ma con decisione. Cominciò a vagare per la piazza alla ricerca del negozio adatto. E lo trovò. Era un piccolo negozietto grigio, il cui intonaco in alcune parti si scrostava, lasciando intravedere il sottostante strato di calcinaccio.Varcandone la soglia, sentì i campanellini suonare.  Il commerciante , un ometto picccolo, pelato  e grassoccio, gli occhietti neri e la boccuccia piccola sovrastata da un paio di enormi baffoni, corse con le sua gambette corte a vedere chi fosse e quando vide Megumi la sua boccuccia si aprì in un sorriso che fece comparire delle fossette sulle guancie.
-Megumi!!! la mia cliente preferita!- A quella affermazione Megumi sorrise divertita. Il commerciante, che si chiamava Toni, allargò le braccia indicando il  piccolo locale. -Scegli quello che vuoi e ti sarà dato- Megumi fece vagare lo sguardo soffermandosi su un piccolo pugnale  dall'impugnatura alquanto insolita, un serpente vi si attorcigliava sinuosamente attorno, la testa si appoggiava alla base della lama e al posto dell'occhio vi era incastonata una pietra color aquamarina. Megumi lo prese in mano, era leggero e facile da maneggiare. Lo lanciò sopra la testa del commerciante a una velocità incredibile, non lo sfiorò nemmeno, e andò a incastrarsi in un punto del muro.
-La solita precisione..- Toni non aveva fatto una piega, ci era abituato a Megumi. Andò a togliere il pugnale dal muro e lo porse alla cliente. Neanche un graffio aveva scalfito la lama.
-E' perfetto, lo prendo.- Si avvicinarono al bancone e solo a quel punto Toni notò Envy, che se n'era stato in disparte appoggiato alla parete con un piede, a braccia incrociate per tutto il tempo.
-E questo giovanotto chi è? Il tuo ragazzo?- Megumi arrossì vistosamente. Envy rispose al posto suo.
-Si.-  Le cinse le spalle con il braccio.
-Siete proprio una bella coppia. Te lo meriti proprio, Megumi.- Toni sorrise, non poteva sapere che quella frase aveva un doppio senso per lei.
-Già, me lo merito proprio...-  Megumi comprò il pugnale e se lo mise nella borsa, uscendo dal negozio. Appena fuori dalla porta lei lo fulminò con un'occhiata infuocata.
-Lo so che ti piaceva l'idea di essere la mia fidanzata, ammettilo... Sei anche arrossita.- La guardò malizioso. -Persino lui ha detto che siamo una bella coppia.-
-Si riferiva al ragazzo, non a te.- Scosse la testa, ma chi gliel'aveva fatto fare di portarselo dietro?
Lui la fermò afferrandola per un braccio , la abbracciò con foga, e prima che lei potesse sfuggirgli la baciò. Megumi poggiò le mani sul suo petto, lasciando cadere la borsa. Cercò di staccarsi da lui spingendolo lontano, ma non ci riusciva. E intanto le labbra di Envy si muovevano su quelle di Megumi con insistenza, fredde, ghiacciate, ma morbide. Lei cercava di resistere, ma quel contatto... Le ricordava troppo quello con Greed. Smise definitivamente di resistere e cominciò a ricambiare il bacio, si abbandonò alle braccia forti di Envy che la sorressero. Fu così che si ritrovò a baciarlo, con passione. Quando si staccarono Envy aveva un sorrisetto malizioso sulle labbra.
-Lo sapevo..- Megumi non rispose. Perchè si era lasciata baciare? E soprattutto, perchè aveva ricambiato?
Passò tutto il pomeriggio con quelle domande in testa. Entrarono in  un negozio di abiti. Abbastanza grande, 'era di tutto, tute da ombattimento, abiti da sera.. Megumi si avvicinò ai  vestiti appesi. Non aveva mai provato interesse verso gli abiti, ma ce n'era uno che le piaceva davvero. Era nero e bianco, la balza non sfiorava le ginocchia aveva le spalline nere fine  ed era ricamato con disegni floreali dai bordi argentati, in vita c'era una fascia bianca a mo' di cintura con i passanti che ne stringeva la forma che poi si apriva in una larga gonna.  Lo staccò dalla fila degli altri abiti e lo portò in camerino con se. Si spogliò  rimanendo in intimo e si guardò allo specchio. Aveva una vita davvero stretta, un corpo affusolato e il seno proporzionato.  Si infilò nel vestito, che metteva in risalto la forma del suo corpo perfetto. Si sistemò i capelli leggermente spettinati  lasciandoli cadere morbidi lungo la schiena. Aprì la  tendina che chiudeva il camerino e uscì facendo  una giravolta e lasciando che la gonna si sollevasse leggermente. Envy  era quasi senza parole. La guardò con uno sguardo  perverso
-Carina... Ma così non posso garantire  la tua incolumità.-
-Non ci provare.-  Si stava  avvicinando pericolosamente.  
-A fare cosa?-
-Qualsiasi cosa tu voglia fare-  La stava spigendo di nuovo nel  camerino. Megumi riusciva a sentire lo specchio freddo contro la schiena. Il viso di Envy era a pochi centimetri dal suo.
-Ma lo sai che sei proprio sexy con quel vestito? Non penso che riuscirò a rimanerti tanto indifferente...- Fece scivolare la mano sotto il vestito.
-Envy smettila... Siamo in un camerino!-
-E allora? Io ti voglio adesso... -
-E  smettila!- Rise. Era proprio strano.
-No...- cominciò a baciarle il collo insistente. Smise all'istante quando uno scapellotto lo colpì in testa. Si staccò da lei e uscì dal camerino massaggiandosi il punto in cui Megumi l'aveva colpito.
-Ahi... Non sapevo fossi così manesca...-
-Pervertito...- Scosse la testa.
-Manesca.- Gli  mostrò la lingua, contraendo il viso in una  smorfia come una bambina .
-Ma che faccino espressivo...- Envy mise le mani dietro la testa e si allontanò. Megumi passò ancora qualche decina di minuti alla ricerca di qualche  divisa da combattimento . Ne trovò due e  comprò tutto.Uscendo vide Envy che l'aspettava fuori.
Sapeva  distogliere la morbosa attenzione di Megumi da Greed, per incentrarla tutta su se stesso. Mentre stava con lui il dolore che provava non era così forte, ma sentiva, dentro di se che quella sensazione non sarebbe durata molto, non appena Envy se ne fosse andato quel vuoto dentro di se sarebbe tornato, sarebbe aumentato addirittura. Purtroppo doveva ammettere che si stava affezionando a Envy, nonostante non avesse dimenticato quello che due sere prima stava per fare. Verso le sette fecero ritorno a quartier generale per depositare le borse di roba che lei aveva comprato durante la giornata. La camera era lì, esattamente come l'aveva lasciata. Poggiò a terra le borse e si distese sul letto. Envy fece lo stesso. Megumi era davvero stanca , socchiuse gli occhi  e cercò di addormentarsi. Ce l'aveva quasi fatta, quando sentì le labbra fredde di Envy poggiarsi sul collo per poi scendere in basso. Sentiva la mano di Envy sulla schiena.
-Smettila-
-Non ce la faccio piccola... Sei troppo sexy vestita così-
-Umh si come no...- lo spinse via. -Smettila sennò mi arrabbio-
-Ohoh... Che paura...- Passò la lingua sul collo della ragazza. E immerse il viso nei suoi capelli assaporandone il profumo.
 -Mi obblighi a cacciarti-
 -Provaci- Ghignò. Megumi battè le mani e le poggiò sul letto, da cui si materializzò una  barriera bianca. Envy la sfondò facilmente e si gettò su Megumi che si era alzata e avvicinata alla finestra . Lei fu veloce a scansarsi e Envy  si ritrovò all'esterno del  piccolo appartamento.  Cominciò a battere sui vetri della finestra chiedendiìo a Megumi di farlo entare , ma lei faceva finta di non sentirlo e continuava a sistemare l'appartamento fischiettando e ignorandolo. Era troppo divertente.
 Si distese sul letto e cercò di addormentarsi . Envy intanto aveva smesso di  bussare alla finestra. Megumi si voltò, sbirciando verso la finestra. Lui non c'era più. Meglio. Si alzò dal letto lentamente cercando di fare il meno rumore possibile. Aprì lentamente la finestra e guardò fuori. Nessuna traccia di Envy in nessuna direzione.          
Decise di lasciarla aperta, altrimenti  il caldo sarebbe stato insopportabile. Si sedette sul letto a gambe incrociate poggiando la testa sul muro e socchiudendo gli occhi alla sensazione del venticello fresco della notte che le scompigliava i capelli.  Ad un certo punto sentì una mano che le scostava una ciocca dagli occhi.
Era una mano fredda e dura, ma lei la riconobbe subito. All'inizio pensò ad un sogno, ma quel tocco le sembrava così vero... Aprì  lentamente gli occhi e fissò l'immagine sfocata di colui che aveva davanti. I capelli spettinati, gli occhi cerchiati da occhiaie nere per le troppe ore passate sveglio, la pelle già bianca ora lo sembrava ancora di più.
-Megumi.. Pensavo dormissi..- La sua voce era morbida e dolce.
-No... La mia lontananza ti fa così male?- Passò il dorso della mano ripercorrendo i tratti del viso di Greed, che le prese la mano e se la portò alla bocca. Il tocco ghiacciato delle sue labbra sulla sua pelle le provocò un brivido lungo la schiena.
-A quanto pare si..-
-Perchè hai detto quelle cose l'altro ieri?-
-Perchè... Perchè ti amo... Ti amo troppo, e per te è pericoloso..-
-E così hai pensato di scaricarmi lì come niente fosse...-
-Non hai capito... Io voglio stare con te tanto quanto lo vuoi tu , ma se Envy lo fosse venuto a sapere lo avrebbe detto a "Quella persona" e lui..... Beh, ti avrebbe ucciso.. Io non potevo permetterlo.- Mentre parlava si avvicinava a Megumi, sempre più vicino. Dopo quella frase lei non resistette più, annullò le distanze poggiando le labbra su quelle dell'homunculus. Era proprio esattamente come lo ricordava, un giorno in sua assenza e si rendeva conto solo in quel momento di quanto le era mancato. Quel tocco delicato sulla pelle. Quelle labbra così fredde e decise che si modellavano alle sue, facendola sentire di nuovo completa. La sensazione di sentire le sue spalle, il suo torace così vicino al suo.. Era tutto bellissimo. Greed la poggiò sul letto delicatamente  e cominciò a sfilarle la maglietta . Lei fece lo stesso scoprendo il petto nero dell'homunculus, il punto da cui partiva la corazza. Cominciò ad  accarezzarlo, lui intanto le stava togliendo i pantaloncini. Le prese la gamba e se la poggiò sul fianco, cominciò a baciarle il collo mentre lei lo privava dei pantaloni.  Presto si ritrovarono in intimo, e dopo poco sparì anche quello. Megumi lo sentiva  ansimare. Sentiva il suo respiro caldo sul collo e il suo ventre che si muoveva ritmicamente con  quello di lei. E poi entrambi vennero . Greed si distese di fianco a lei, mettendole un braccio sul fianco. Lei si  avvicinò a lui, poggiando la testa sul suo petto , mentre lui le passaa una mano tra i capelli. Dio , se le era mancata, quel profumo, il suo esile corpo così fragile, ma allo stesso tempo così forte. Dopo qualche minuto il respiro della ragazza si fece più regolare e Greed capì che si era addormentata. Era di nuovo sua, e lo sarebbe sempre stata, però ora avevano un problema in più... Envy.
Anche lui la desiderava, non la amava, ma la desiderava abbastanza da mettergli i bastoni tra le ruote, semplicemente perchè lui era l'invidia, e comportandosi da tale era geloso di Greed e di Megumi.  Ma l'avrebbe pagata cara.




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Il capitolo di prma non mi piaceva, per niente, e come  mi è stato confermato Envy era troppo sdolcinato, così ho riscritto tutto, così mi sembra più lui.                          
Ho avuto delle complicazioni ultimamente, e non so quando riuscirò nuovamente ad aggiornare in tempo prima di partire, una cosa  è sicura, la storia continuerà ancora tanto, ho in mente tantissime cose, per di più ho avuto l'ispirazione della oneshot Envy/Megumi che credo posterò al più presto.
Grazie a tutti quelli  che leggono e recensiscono. E un bacio a tutti quelli che hanno aggiunto la mia storia tra i preferiti ^^       *sparisce*

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Capitolo 10
*** capitolo 10- Partenza ***


Capitolo 10
                                                                                     Partenza

La mattina seguente il risveglio fu difficile per entrambi. Nessuno dei due aveva intenzione di sollevare le palpebre e affrontare la realtà. Stavano troppo bene nel loro mondo, preoccupandosi solo l'uno dell'altra. Megumi, come al solito ligia al dovere fu la prima a rendersi conto che era già mattina. Un raggio di sole le solleticava la pelle con un debole e piacevolmente caldo pizzicorio. Lentamente riacquistò la sensibilità alle dita e la prima cosa che sentì fu la pelle fredda di Greed contro la propria.
Lui stava ancora beatamente dormendo con un espressione tranquilla, la bocca leggermente dischiusa in un sorriso, i capelli scompigliati  dalle troppe carezze della sera prima. A quel ricordo Megumi arrossì e sorrise. Si strinse a lui, poggiando la testa appena sotto il suo mento. Sentiva la corazza dura e fredda sotto i palmi aperti e poggiati sul suo ampio e muscoloso petto.
-Greed svegliati- la sua voce era un sussurro talmente debole che sarebbe potuto essere scambiato per uno spiffero del vento entrato dalla finestra aperta. Un impercettibile movimento attirò la sua attenzione. Greed era sveglio, Megumi avvertiva i muscoli più tesi di prima e le palpebre non erano abbandonate come quando si dormiva, ma poco meno rilassate. L'homunculus aprì lentamente gli occhi lasciando che la debole ma comunque fastidiosa luce del sole gli illuminasse la visuale.Aveva un espressone piuttosto buffa, il riverbero del sole gli irritava gli occhi che doveva tenere socchiusi, la bocca aperta in un abbozzo di sbadiglio e il naso arricciato. Megumi gli stampò un bacio delicato e casto sulle labbra, avvertendone la freddezza e riportandolo definitivamente alla realtà.
-Buon mattino- lo salutò sorridendo.
-Buongiorno.- Lui ricambiò ma con un velo di tristezza.
-Pronta per partire?- Megumi lo guardò e gli strinse le braccia al collo.
-No- continuava a fissarlo negli occhi, quei piccoli occhi ametista così profondi in cui avrebbe potuto perdersi .
Sentiva le sue braccia che le cingevano i fianchi. Avrebbe voluto bearsi ancora un po' del suo abbraccio, ma non poteva arrivare in ritardo. Delicatamente si staccò da lui e si alzò dal letto. Si passò una mano tra i capelli per  ravvivarli e decise di farsi una doccia. Nel frattempo Greed si era riaddormentato stringendo il cuscino. La scena la fece sorridere. Raggiunse il bagno lasciando la porta socchiusa. Si spogliò, aspettando che l'acqua si raffreddasse un po'.
Dopodichè entrò nella doccia, il getto d'acqua fredda la svegliò e la rinvigorì. Appena uscita si avvolse nell'asciugamano nero. Si specchiò, osservando il proprio riflesso sulla superficie liscia. Prese i vestiti e li indossò. Il corpetto nero stretto in vita ne accentuava il fisico magro e il seno non troppo abbondante. Si sistemò le maniche leggere in modo che le cadessero dolci lunghe fino al dorso della mano, prese i guanti neri tagliati che non indossava quasi mai ma che le evitavano spiacevoli ferite ai polsi. Passò una mano sui pantaloni che larghi andavano a finire dentro gli anfibi. Raccolse i capelli una coda bassa lasciando che la frangia le ricadesse morbida sugli occhi insieme a qualche ciuffo che era sfuggito all'elastico e che ora le incorniciava il viso pallido e magro. Caricò la borsa a tracolla su una spalla e si avvicinò a Greed sul letto. Poggiò una mano sulle coperte che si piegarno sotto il peso del suo corpo poggiato tutto su una mano sola. Accostò le labbra a quelle dell'homunculus. Era inutile, per quante volte l'avesse baciato era sempre come la prima volta, il cuore aumentava i battiti e un brivido le risaliva la schiena. Passò una mano tra i suoi capelli e scese sul viso percorrendone i tratti, accarezzò il braccio muscoloso, fino alla mano. Sfiorò il tatuaggio e istintivamente l'altra mano si strinse alla collana che ciondolava sul petto esattamente sopra il cuore.
-Mi mancherai- Greed aveva parlato con voce triste.
-Anche tu-
-Ti raggiungerò li tra qualche ora ok?-
-Ok ma fai presto.-
-Ci proverò, ma prima devo sbrigare una faccenda.-
-Ok allora ci vediamo li-
-Ciao piccola.- la baciò dolcemente sulle labbra e Megumi prolungò il contatto troppo piacevole per essere interrotto.
-Ciao- moromorò poi a fior di labbra. Si alzò e si avviò alla porta uscendo dalla stanza.


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Ecco qui...Anche qst capitolo è fatto!
Spero vi sia piaciuto! ^^ commentate, sono ben accette anche recensioni negative, tra cui suggerimenti e consigli (moooooolto graditi) . Un grazie a quelli che mi seguono e, mi sono sempre dimenticata di dire che questa è la mia prima fanfic in assoluto.
Ciao ciao ^^

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Capitolo 11
*** Capitolo 11- Dubbi ***


capitolo 11
                                                                            Dubbi    
Dopo ore passate seduti sullo scomodo sedile del treno a guardare fuori dal finestrino il paesaggio che scorreva veloce, finalmente erano arrivati in albergo, e nonostante non fosse un granchè Megumi non si lamentò, almenio aveva l'essenziale. In confronto al treno persino quel vecchio edifico le era sembrato comodissimo. Aveva tutte le ossa indolenzite, nemmeno la doccia era riuscita a rilassarla, così aveva optato per l'ozio totale, e si era persa nell'osservare quella che per un mesetto buono sarebbe stata la sua nuova camera.
La stanza era piuttosto piccola  e poco illuminata, le pareti grigie riflettevano l'umore della ragazza che se ne stava accovacciata sul letto a gambe incrociate fissando delle trame invisibili  create dalle crepe presenti sul muro. Fuori la pioggia ticchettava  piano sui vetri della finestra chiusa , le goccioline  trasparenti colavano  lungo il vetro lasciando delle piccole scie  che brillavano alla luce della lampada che illuminava debolmente un angolo della stanza. Sul muro venivano proiettate le ombre ingrandite degli oggetti presenti sulla scrivania di noce , sulla quale erano sistemati alla bell'e meglio i libri d'alchimia aperti e scribacchiati di appunti , tra cui registri presenze e scartoffie varie. L'altra finestra era spalancata e lasciava entrare il forte odore di cemento bagnato, rendendo l'aria calda, umida e afosa nonostante l'estate volgesse ormai alla fine. Megumi si asciugò la fronte, leggermente imperlata di sudore , il quale le dava la fastidiosa sensazione di sporco e appiccicoso.
Fece una smorfia  e alzandosi delicatamente dal letto si  avvicinò alla finestra aperta. Poggiò i gomiti sul freddo marmo bianco del  davanzale, sollevò la testa  lasciando che le gocce le cadessero sul viso, disegnandole disegni sulle guance e sulla fronte. L'acqua era fresca, ma l'aria irrespirabile.  Il  cielo era coperto di grandi nuvoloni neri che presagivano un imminente temporale, e a giudicare dal loro aspetto i  fulmini non sarebbero mancati.
I suoi pensieri si persero, e si fecero meno logici. Pensava a tutto, a Scar, a Edward, alla missione, ma soprattutto  un pensiero le martellava la testa incessantemente, lasciandole appena il tempo di distrarsi per poi subito tornare prepotente a richiamare tutta la sua attenzione: Greed.  La sua attenzione fu distratta dal rumore dei tuoni lontani e la ragazza trovò saggio chiudere tutte le imposta, onde evitare che la pioggia s'intrufolasse nella stanza inumidendo pareti e pavimento.
Megumi tornò a sedersi sul letto , che si  piegò impercettibilmente ma con qualche scricchiolio poco rassicurante.
Senza farci troppo caso  si distese completamente, lasciando cadere le braccia aperte, le mani che uscivano dai lati.
-Perchè non sei ancora arrivato?- Era passata un intera mattinata, e Greed ancora non si vedeva. Le lacrime le si formarono agli occhi, lei cercò inutilmete di scacciarle, ma esse come piccole perle le scesero lungo le gote arrossate dallo sforzo di contenersi, per poi cadere sul cuscino e lasciare delle macchie perfettamente cicolari che andarono a confondersi con la trama della federa. Piano piano anche altre lacrime andarono ad aggiungersi alle precedenti, fino a diventare un pianto silenzioso ma straziante. La mancanza di lui la stava rodendo dentro, si sentiva vuota anche se non lo vedeva per poco, ma la promessa che le aveva fatto prima della partenza le risuonava nelle orecchie  infondendole una flebile speranza. Sentiva le guance umide, ma non bagnate, aveva smesso di piangere, e si era calmata. Stava quasi per  abbandonarsi al comodo abbaraccio di Morfeo quando la porta che si apriva la strappò a quel leggero dormiveglia. Un paio di  occhi dorati la fissavano curiosi, probabilmente era stupito  per l'aspetto della ragazza, arrossì accorgendosi che Megumi era in mutande e richiuse la porta appoggiandovisi con la schiena.
-S... Scusa...- La voce di Edward le arrivò debole e imbarazzata.
-Non fa niente- Sorrise. Si infilò un paio di pantaloncini azzurri e aprì la porta. Il rossore sulle guance di Edward era ancora evidente.
-Allora, cosa c'è?-
-No.. In verità e che... Beh, niente di speciale- Si grattò la testa con la mano destra.
-Volevo sapere se ti va di venire a mangiare con noi-  Così dicendo indicò prima se stesso poi un ragazzo poco più alto di lui (ah ah nanetto!  xp ndIO)   (chi sarebbe il nanetto microscopico che non o vedi neanche a microscopio? ndEd) (tu! XD)  
Aveva i capelli più scuri del fratello, raccolti una coda bassa che gli scendeva sulla schiena coperta da un mantello rosso, grandi occhi marroncini dae sfumature grigiastre la guardavano, Al aveva un grosso sorriso stampato in facciae le guancie leggermente arrossate. Impossibile non ricambiare.  
-Ciao, io sono Alphonse Elric- le porse la mano che Megumi prontamente strinse. Era calda, morbida e calda. Rabbrividì  un po', era abituata a stringere una mano decisamente diversa in situazioni completamente differenti.
-Megumi Yiruma- Sorrise di nuovo.
-Comunque si, vengo volentieri, mi aspettate? Ci metto un attimo..-
-Si si fai con comodo- Megumi si fiondò in camera chiudendo la porta poco educatamente in faccia a Edward
-Fratellone?- Edward si voltò verso il fratello.
-Era carina vero?- Edward arrossì vistosamente, fino all'attaccatura dei capelli.
-Ma cosa dici???? Cosa ti salta in mente??- Anche se lo faceva notare meno anche Alphonse era arrossito al pensiero della ragazza.
-Dicevo così...- Le sue guance si fecero più colorate e anche se Ed se ne accorse non lo fece notare.
Nel frattempo Megumi era quasi pronta, si era sciacquata il viso, levandosi di dosso quella stupida sensazione che le provocava il sudore. Poi, si era piazzata davanti allì'armadio e dopo qualche minuto passato a osservare i vestiti nell'indecisione totale optò per qualcosa di comodo. Lo sguardo le cadde per un attimo sul vestito, ma scuotendo la testa decise che quella non era la sera adatta. Prese invece dei pantaloni non troppo larcghi neri, che abbinò ad una camicetta bianca leggermente scollata, che lasciava intravedere la collana che aveva sotto. Purtroppo essa si notava troppo, e per non correre rischi decise di toglierla e l'appoggiò sulla scrivania, facendo un po' di spazio tra un libro e l'altro. Indossò i soliti anfibi neriche allacciò stretti ai polpacci magri.
-Pronta!- Si guardò soddisfatta allo specchio sistemandosi i capelli con una mano. I suoi occhi azzurri erano più chiari quella sera, del colore del cielo, in più il contrasto con i capelli corvni li  faceva risaltare sul viso pallido. Le labbra rosse si schiusero in un dolce sorriso. Distolse lo sguardo dallo specchio dando un ultima occhiata alla stanza, la collana, l'armadio chiuso il letto sistemato con il pigiama ben piegato sopra il cuscino, i libri impilati ordinatamente e il comodino sopra al quale si intravedeva il grigio orologio che la designava Alchimista di Stato. Uscì aprendo lentamente la porta per paura di sbatterla in faccia a qualcuno. Quando Alphonse la vide si convinse che fosse un angelo e il suo cuore aumentò i battiti. Era bellissima.


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Questo capitolo mi piace, nn è male. Ma non sta a me giudicare, ditemi che ne pensate. e ora, cosa succederà? Greed non arriva e Megumi sembra sempre più triste. Alphonse si farà avanti con la bella ragazza? Se si cosa succederà? Un consiglio: tenete d'occhio la collana.
Bene, dopo aver animato, almeno spero, la vostra curiosità vi do la brutta notizia. Sabato parto! Durante le vacanze cercherò di scrivere il più possibile, così al mio ritorno sarà pronta la storia. Ah, un ultima cosa, dimenticatevi la storia che Alphonse era un armatura, qui è tornato umano, ma Ed ha ancora gli automail. Entrambi sono cresciuti, Ed ha 19 anni e Al 18. Bene, vi lascio ora.
Ciao ciao ^^

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 - Fratelli? ***


                                                       Fratelli ?

Alphonse continuava a fissare quei due. Davanti a sè la schiena di Ed, con la sua giacca nera e quella di Megumi, così perfetta. I capelli di lei ondeggiavano al ritmo dei suio passi, così come la treccia bionda di lui. Da quando erano usciti dall'albergo Megumi aveva rivolto la sua attenzione tutta a Edward, continuavano a parlare, e ogni tanto la risata cristallina di lei lo faceva riemergere dai suoi pensieri. Se ne stava un po' distanziato da loro, le mani in tasca e lo sguardo basso. Non gli aveva nemmeno rivolto la parola. Alphonse, nella sua  gentilezza capiva che non lo stava facendo apposta, e non ce l'aveva con lei. Come poteva arrabbiarsi con una creatura tanto bella? Piuttosto, quando guardava suo fratello una fitta lo colpiva al cuore, non aveva mai provato un tale sentimento, un misto di rabbia e frustrazione  che gli scaldava il petto e gli faceva formicolare le mani. Avrebbe voluto spingere via Edward e prenderne il posto. Erano così vicini. I loro corpi quasi si sfioravano, ma non sembravano accorgersene, presi com'erano dalla conversazione. "Chissà cos'avranno da dirsi di così importante da ingnorarmi"
Eh già, perchè prorpio questo stavano facendo, lo stavano ignorando, forse inconsapevolmente, e questo lo faceva ingelosire ancora di più, perchè non se ne rendevano conto, ciò significava che erano veramente presi l'uno dall'altra. Giunsero infine di fronte ad un piccolo ristorantino, semplice, ma nella sua semplicità elegante. Non appena i tre varcarono la soglia rimasero ancora più stupiti, era davvero bello.
Le luci soffuse davano all'insieme un aria molto calma e tranquilla, e un senso d'intimità li avvolse. Alle pareti gialle erano appesi qua e la quadri raffiguranti diversi soggetti, nature morte e paesaggi. Presero posto ad un tavolo ai bordi della piccola sala, e, quando vennero serviti i menù la cena ebbe inizio. Il tempo trascorse veloce, tutti e tre si stavano divertendo, Edward, sempre il solito, si buttò sul piatto con un espressione famelica, mentre ad Alphonse compariva una grossa gocciolona in testa, era davvero maleducato. Megumi nel frattempo, osservando Edward rideva di gusto. Alphonse non potè non unirsi a lei , anche se con un po' di disappunto. Alla fine della cena erano tutti e tre sazi. Raccolsero le giacche e si avviarono all'uscita.
-Al, aspettatemi qui , vado a pagare.-
-D'accordo fratellone.- Edward tornò indietro, e loro due uscirono, aspettando il ragazzo. Rimasero in silenzio.
" Cavolo, questa sarà forse l'unica occasione che ho di parlarle, devo fare qualcosa" Si schiarì la voce, attirando l'attenzione di Megumi che lo guardava con quei suoi occhi azzurri tali da metterlo in soggezione. 

-Allora... Come mai sei diventata alchimista di stato?-  Megumi lo guardò, un po' stupita da quella domanda del tutto inaspettata ma rispose.
-E' una storia lunga... Io vivevo in un paesetto, poco lontano dalla capitale. Mia madre era una semplice operaia in una fabnbrica lì vicino. Mio padre invece sapeva usare molto bene l'alchimia ma era sempre in viaggio. Ogni giorno era fuori per lavoro, e spesso non tornava a casa fino al giorno dopo. Ero piccola, avrò avuto si e no 10 anni, mia sorella minore, Katia ne aveva solo 5 - Il suo sguardo s'incupì
-Era una bellissima bambina, l'esatto opposto di me. I suoi capelli erano corti e biondi, talmente chiari da sembrare quasi bianchi, i suoi occhi erano marroni e grandi, del color del cioccolato. Era piuttosto perspicace per una bambina della sua età, le piaceva risolvere tutti i giochi d'intelligenza, tipo puzzle etc... Quando vedeva che i nostri genitori non tornavano mi chiedeva sempre:"dove sono mamma e papà?" Io le rispondevo la verità, e cioè che erano al lavoro. Una sera, mentre loro erano ancora via lei, senza dirmi nulla indossò il cappotto e l'ombrello, e andò a cercarli. Mio padre doveva tornare ma probabilmente il treno era in ritardo. Vicino a casa mia c'è un canale. Io non trovandola in casa sono uscita in giardino, e l'ho vista, fissava il grande canale sorridente, felice, come se avesse visto qualcosa di bellissimo dentro all'acqua scura che scorreva impetuosa, coprendo il rumore della pioggia con il suo sciabordio. D'un tratto Katia cominciò a saltellare .- le lacrime le si formarono agli occhi - Era davvero felice. Purtroppo il terreno al bordo del canale era fangoso e instabile, ma me ne resi conto troppo tardi, mentre le correvo in contro per spostarla e allontanarla da lì la terra sotto i suoi piedi cedette e lei scivolò giù dall'argine, fino in acqua... Io... Io le avevo teso la ... La mano.... Ma, lei... Lei non la prese- Stava singhiozzando. - Ho ancora l'immagine dei suoi occhietti rassegnati mentre sparisce sotto l'acqua. A quel punto mi sono tuffata, in preda al dolore , nell'acqua sporca, non la vedevo da nessuna parte, e la corrente era davvero fortissima quella sera, così finii anche io per essere portata via. Poi non so con precisione cosa successe, so solo che mi risvegliai a casa mia, sul letto, con mio padre. Mi disse che mia madre era morta, in un incidente alla fabbrica. In una sola notte avevo perso metà della mia famiglia. Stavo per morire anche io, se non fosse stato per lui, con l'alchimia mi infondette un po' di vita, non so come fece, io vidi il portale, col senno di poi penso che ave
sse con se una pietra filosofale, sarebbe l'unica spiegazione logica. Siccome avevo visto il portale potevo usare l'alchuimia senza cerchi e così sono entrata nell'esercito e ho sostenuto l'esame per diventare Alchimista. Voglio mettere il mio potere a servizio della gente, questo è il motivo.-
Alphonse era ancora scioccato. Intanto Megumi aveva smesso di piangere, il dolore per la perdita di persone così importanti lo aveva combattuto molto tempo prima, ma si era ripresentato, e non riusciva a calmarlo. I singhiozzi le scuotevano il petto e le lacrime le scendevno lungo le guancie per poi cadere e bagnare il terreno ghiaioso.
-Come si chiama tuo padre?- Alphonse fece la domanda senza uno scopo preciso, ma la risposta lo scioccò.
-Hohenheim.-


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Ta-daaaaaannn!!!!  Questo è il 12! sorpresi eh? L'idea mi è venuta per caso e ho trovato opportuno scrivere subito. Ditemi k ne pensate, recensite recensite.
P.S.: Hohenheim si scrive così giusto?

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Capitolo 13
*** capitolo 13 - confusione e certezza ***


                                                       Confusione e certezza

-Hohenheim? Ne sei proprio sicura? Non ti sei sbagliata vero?-
-Ti pare che io non sappia come si chiama mio padre??-
-No, no non intendevo dire questo!- Agitò furiosamente le braccia davanti a se - Solo... Beh, ecco... Vedi...-
-Si?-
-Beh... mio, ehm volevo dire, nostro padre si chimava Hohenheim.-
-Ah- Non era una risposta particolarmente brillante, ma in quel momento non le veniva in mente nulla di meglio. Suo padre? Loro padre? Che confusione, le sembrava che un le fosse appena passato un uragano in testa , scombinandole tutte le idee che aveva e rimettendole insieme in modo sbagliato, come un puzzle fatto male. Non riusciva a spiccicare parola, avrebbe voluto chiedere ad Al se stesse scherzando, ma non ci riusciva, le sue labbra erano sigillate e non avevano intenzione di aprirsi.
-Megumi ti senti bene?- Lei lo guardò con aria interrogativa per qualche istante, come se non lo conoscesse o come se non avesse capito la domanda, facendolo preoccupare.
-Megumi?- le poggiò le mani sulle spalle scuotendola dapprima delicatamente, poi, poichè la ragazza non dava segni di risposta, sempre più forte. Cominciò a chiamarla con un tono allarmato, finchè lei non riprese il controllo di se stessa. Fu come se riemergesse da un pozzo scuro, buio e profondo. Doveva riordinare le idee e per farlo aveva bisogno di stare sola, magari nella sua stanza, qualsiasi posto ma non dove si trovava in quel momento.
-E' tutto ok, tranquillo- si liberò dalla sua presa. - Solo che ora devo andare, ci vediamo.- Gli voltò le spalle scappando via, lasciandolo lì, allibito, con la bocca spalancata e le braccia ancora tese ad afferrare il vuoto.
La ragazza correva, non riusciva a definire quello che provava, era come un salto nel vuoto, era felice e triste allo stesso tempo, felice, perchè ora si sentiva meno sola, con la scoperta che suo padre doveva essere anche il padre di Ed e Al (ormai si era convinta che fosse vero) si sentiva molto meno sola e il peso che le aveva sempre oppresso il petto ora sembrava scomparso. Il pensiero di aver trovato dei parenti la riempiva di gioia a tal punto che le sembrava di esplodere, voleva urlare al mondo che aveva ritrovato una famiglia, delle persone a cui apparteneva, che non solo condividevano il suo stesso sangue ma anche il suo destino. D'altra parte però era anche triste, ma non sapeva perchè e questo la spaventava in modo a dir poco orribile, aveva sempre avuto la certezza di essere sola, ed era abituata a contare solo su se stessa. Dopotutto fino a un ora prima era completamente senza famiglia, nemmeno un cugino lontano. Mentre ora aveva addirittura altri due fratelli, uno dei quali era Alchimista di Stato proprio come lei. Era spaventata, troppo per poterli affrontare, lo avrebbe fatto quando sarebbe stata pronta e ora non lo era per niente. Corse a tutta velocità fino alla porta dell'albergo, davanti alla quale arrivò ansimante e stanca. Piegò le gambe e appoggiò una mano sul ginocchio e l'altra al muro per sostenersi, passò in quella posizione circa due minuti, cercando di regolarizzare il respiro, dopodichè si raddrizzò e diede una sbattuta ai pantaloni, ormai grigi per la polvere sollevata durante la corsa. Lentamente percorse diversi corridoi bui e scale malmesse, fino in camera sua. Aprì la porta che protestò con un fastidioso cigolio metallico. Si sedette sul letto scricchiolante pensando a quanto fosse tirchio Mustang, insomma, non si aspettava certo un albergo di lusso, ma neanche una catapecchia del genere che ormai cadeva a pezzi.
-Quando torno te la faccio pagare...-  Sibilò a bassa voce.
- A chi la fai pagare?- Il suono di quella voce la fece sobbalzare, ma si tranquillizzò quasi all'istante sentendo due mani fresche e dure che le si posavano sui fianchi. Inclinò la schiena, in modo da farla aderire a quel petto marmoreo che conosceva troppo bene.
-Greed...- Sollevò la testa finchè il viso dell'homunculus non entrò nella sua visuale.I suoi occhi viola erano bellissimi come al solito e lei provò un senso di sollievo nel vedere che non era cambiato affatto.
-Al suo servizio signorina.- La ragazza si appoggiò del tutto a lui, che la circondò con il suo abbraccio gelato. All'istante il caldo svanì, portando con se tutta la preoccupazione, l'ansia e la paura di poco prima, sostituiendoli con un piacevole fresco profumo che sapeva di casa. Sorrise sentendolo finalmente accanto a se.
-Sei arrivato finalmente-
- Ho avuto da fare.-
-Lo so. Tu hai sempre da fare-
-Mi dispiace, come potrò mai farmi perdonare?- 
-Un bacio andrà più che bene.-
-Agli ordini.- Poggiò le sue labbra fredde su quelle di Megumi dolcemente, modellandole alle sue. Le loro lingue si accarezzavano in una danza infinita e lenta come quel bacio che etrambi stavano assaporando e che diventeva ogni secondo più passionale, aumentava d'intensità come un onda, che s'ingrossa man mano che avanza per poi scontrarsi sugli scogli e ritornare più forte di prima, infinita nel suo ciclo. Le forti braccia di Greed le tenevano stretta al suo petto, ma anche se non l'avesse fatto lei non si sarebbe allontanata per nulla al mondo, era troppo innamorata di lui. Ma innamorata non era il termine esatto, lei lo amava, e quel sentimento era forse troppo per il suo cuore, quasi incapace di contenerlo da solo. Quando erano insieme eranmo capaci di tutto, ma soli si sentivano tagliati a metà, come se un pezzo di loro fosse rimasto indietro. La sensazione di tranquillità che si trasmettevano a vicenda ramite quel bacio era unica, entrambi avrebbero voluto farla diventare perenne, ma erano consapevoli che quando avessero smesso sarebbe rimasta, come un sengo invisibile ma indistruttibile, come un laccio che lega i due cuori nonostante le differenze, le incomprensioni e la distanza. Indistruttibile ed eterno.



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Ok, lo so che non è un granchè, e so anche che vi ho fatto aspettare parecchio ma ho avuto ehm... Delle complicazioni (se così possono essere chiamate). Spero che il capitolo vi sia piaciuto lo stesso e premetto che cercherò di essere più regolare d'ora in poi, ma come dice una famosa massima di Lorenzo de Medici : "Chi vuol esser lieto sia del doman non v'è certezza". Quindi...
Bene, con questa "pillola di saggezza" vi lascio e spero recensiate in molti. Come al solito sono ben accetti commenti positivi e negativi, consigli, dritte etc etc...  (Recensite recensite)
Ciao!! ^^

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Capitolo 14
*** capitolo 14 .- abbandono ***


                                                                Abbandono
-
Perdonato.- sorrise dolce, come il suo solito, aveva la mente sgombra da qualsiasi pensiero che non fosse Greed, più lo guardava più si rendeva conto di amarlo alla follia, avrebbe fatto qualsiasi cosa per lui. QUALSIASI. Erano sdraiati sul letto, Megumi accoccolata al suo petto, una mano vi era distesa sopra, accanto al proprio viso, l'altra gli accarezzava dolcemente i morbidi capelli neri, arricciandoli.
Aveva gli occhi socchiusi, la sensazione che le tranìsmetteva era di assoluta tranquillità, si sentiva cullata dal suo respiro e il suo torace si alzava e si abbassava sotto la sua testa con movimenti ipnotici.
Greed le teneva stretta a se con un braccio che le passava sotto il fianco, mentre con una mano delineava i contorni del suo viso perfetto per lui. Il suo tocco era lieve, quasi impercettibile e provocava grandi brividi lungo la schiena della ragazza. Nonostante tutto però, sembrava assente, come se non le fosse realmente vicino, ma forse era solo una sua impressione.
Lui era immerso nei suoi pensieri, sapeva che starle accanto era sbagliato, era pericoloso, ma non riusciva a fare a meno di lei. Erano tanti gli errori che aveva commesso durante i suoi duecento anni, ma questo li superava tutti. Detestava considerare Megumi come uno sbaglio, ma non poteva essere altro. L'amore era sbagliato. Tutti i sentimenti erano sbagliati, ma lui non poteva fare a meno di provare qualcosa per lei. E non un semplice Qualcosa. Sapeva che se lo avessero scoperto non avrebbe potuto proteggerla, sapeva che in un modo o nell'altro Envy l'avrebbe trovata, e se non fosse stato lui sarebbe stato Gluttony, e poi, Quella Persona avrebbe concesso a Greed il colpo di grazia, la sua "occasione" per redimersi e pentirsi di ciò che aveva fatto. Ma come poteva pentirsi di una cosa che non aveva scelto lui? Era stato il caso a farli incontrare, se lui non fosse scappato e non avesse preso la via della foresta non sarebbe successo nulla, ma nonostante tutto, se ne avesse avuto la possibilità, se avesse potuto tornare indietro non avrebbe cambiato niente. NIENTE. Per quanto doloroso fosse, per quanto lo facesse stare male abbandonere la persona a cui teneva di più, doveva farlo, per quanto lo straziasse separarsi da lei, lo avrebbe fatto, se c'era un momento buono per farlo, per salvarla da un destino altrimenti crudele, era quello. Ma come fare? Per quanto sarebbe resistito senza di lei? Lo avrebbe odiato, gli avrebbe dato la caccia, ma era pronto a sopportare anche l'odio dellla ragazza che amava, pur di proteggerla, non se ne sarebbe mai realmente andato, avrebbe vegliato su di lei, senza farsi notare, fino al giorno in cui lei non avesse ripreso la sua vita, con un altro umano accanto a se, come tutte le persone normali. Quel pensiero lo mandò in bestia, era geloso, non riusciva a immaginarsi Megumi che viveva senza di lui, ma non poteva fare niente, se non covare quel sentimento nel profondo e attendere. Se ne sarebbe andato la notte stessa, senza avvisare, senza nessun rimpianto, l'aveva amata l'amava e l'avrebbe amata per sempre, ma lei doveva vivere la sua vita, senza essere costretta a scappare per proteggersi da un nemico quasi immortale. Siu sciolse da lei, cercando di assumere un espressione sincera ma distaccata allo stesso tempo.
-Megumi?-
-Si?- La ragazza lo guardava con quei suoi occhi azzurri così particolari e innocenti, inconsapevoli di quello che stava accadendo... Basta, non doveva indugiare oltre, o sarebbe stato impossibile staccarsi da lei.
-Devo andare.- Il suo sguardo divenne triste e ansioso.
-Andare? Di già? Ma sei appena arrivato! Non è giusto! Io... Io ... Io non voglio.- Sapeva che stava accadendo qualcoa, ma non capiva cosa. Greed era cambiato, era più distaccato, ma non meno sincero del solito.
-Mi dispiace, ma devo sbrigare alcune faccende.- Abbassò lo sguardo, altro errore.
-Ma... Ma tornerai vero?- Greed aveva paura di quella domanda, non temeva nemmeno Quella Persona, ma aveva paura di una stupida e fottutissima domanda pronunciata da due labbra perfette con un tono ansioso e impaurito.
-Ti amo, addio.- Velocemente saltò dalla finestra, senza voltarsi, per paura dei rimorsi. A Megumi sembrò di vedere delle lacrime, ma forse fu solo una sua impressione. Era stata abbandonata, non ci voleva un genio per capirlo, abbandonata a se stessa, in una sera senza stelle, solo la luna a consolarla, si accasciò priva di sensi sul letto sudata e ansimante, quello era troppo persino per lei.




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Triste vero? Lo so, ma a me piace devo dire. per un po' non  aggiornerò penso. Ci vediamo alla prossima, povera Megumi, sono prorpio crufìdelle. Ciao a tutti, recensite mi raccomando!

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 - Incontro pericoloso ***


capitolo 15 Eccomi qui con un altro capitoletto, spero che vi piaccia, a me si, ma nn importa molto, fatemi sapere che ne pensate recensendo (come al solito accetto commenti positivi e negativi). Beh, mi sono sbizzarrita e mi sono quasi messa a piangere dopo averlo riletto *si asciuga una lacrimuccia*.QUINDI, BUONA LETTURA ^^                                             

Incontro pericoloso


Passarono i giorni, giorni grigi tristi e vuoti, tutti uguali per chi guardava il mondo con occhi spenti come i suoi. Megumi non riusciva più a capire nulla di quello che le succedeva intorno, era come se lei si fosse bloccata lì, su quel letto, nella disperata attesa di Greed, sperando che fosse tutto uno scherzo, mentre il mondo intorno a lei andava avanti, vorticando troppo velocemente su se stesso e lasciandola indietro a fissare il passato tra le lacrime che era incapace di trattenere. Quando si era svegliata aveva trovato la camera cambiata, uguale nell'aspetto, ma diversa ai suoi occhi, vuota. Un vuoto impossibile da colmare che la stava inghiottendo lentamente mentre lei inerme si lasciava affondare in un abisso nero senza via di uscita. Perchè questo era per lei il mondo, un abisso nero d'inquietudine tristezza e crudeltà che non concede un minimo di gioia persino a quelli che la meritano. Le settimane passavano lente e infinite, tutte uguali, tanto che Megumi rischiò di perdere la cognizione del tempo, un secondo era un minuto, un minuto un ora e una ora un giorno. Tutto si era dilatato e si era fatto meno comprensibile da quando Greed non c'era più.  La ragazza impegnava le sue giornate in pesanti allenamenti che duravano tutta la giornata sfiancandola, ma permettendole di sfogarsi, di lottare contro quel mondo ingiusto che le aveva tolto l'unica cosa a cui teneva di più. Dopo intere giornate passate a combattere rientrava in camera esausta e , dopo aver fatto la doccia si lasciava andare sulle coperte e veniva accolta dagli incubi che la tormentavano e le impedivano i dormire, spesso succedeva che si svegliasse urlante nel cuore della notte, completamente sudata e ansimante. A quel punto Alphonse, l'unico a cui permetteva di vederla, entrava di corsa in camera sua spalancando la porta, confortandola con i suoi abbracci, e ogni volta la storia era sempre la stessa, come sempre uguale era la richiesta implorante di Meugumi. "Apri la finestra" .
Sempre quelle parole, a cui Al rispondeva con scuse del tipo: "fa freddo, congelerai" oppure "non possiamo rischiare che qualcuno ti faccia del male entrando da lì"  e allora lei si lasciava ricadere esausta tra le braccia calde del suo fratellino addormentandosi, entrando in un mondo senza sogni, grazie al quale almeno riusciva a dormire qualche ora. Al era come il suo scaccia-incubi, il suo protettore, per questo si separavano il meno possibile, per questo lui era sempre pronto per lei, perchè nonostante lei fosse sua sorella lui l'amava con tutto il cuore e non voleva vederla soffrire.  Perchè quello che provava per lei lo riempiva di gioia, e prendersene cura lo faceva sentire importante per lei. La sosteneva e la incoraggiava, faceva tutto per lei, persino il bersaglio durante i suoi allenamenti.
Tre settimane erano passate da quando Greed se ne era andato e la situazione non era cambiata di una virgola, a questo pensava Megumi, mentre osservava la tazza di caffè che aveva davanti, dalla quale usciva del fumo che andava a mescolarsi con gli sbuffi d'aria del suo respiro, aspettando Alphonse, nonostante nel locale il riscaldamento fosse al massimo, dalle porte che si aprivano e si chiudevano in continuazione gli sbuffi di freddo la colpivano, poichè vi era poco distante, sotto al cappotto indossava un grosso maglione nero dal collo alto, con dei pantaloni larghi di velluto dello stesso colore. Quella mattina faceva troppo freddo per allenarsi, chissà cosa le avrebbe fatto fare il suo fratellino per impegnare il tempo.  Ormai avevano rinunciato a cercare Scar, l'ultima misura ordinata da Mustang via telefono era stata quella di dividersi in coppie e cercare separatamente, siccome il colonnello non si fidava di Kimbly lo aveva messo con Ed, e aveva lasciato Al insieme a Megumi.
" Ma perchè non arriva?" fissava preoccupata l'entrata del locale, ansiosa di vedere il suo fratellino. Dopo qualche minuto una sagoma alta e magra avvolta in un mantello fece capolino dalla porta, Megumi sollevò leggermente il braccio salutandolo e facendogli segno di raggiungerla.
-Eccomi, scusa, ma stamattina c'è troppo ghiaccio sulle strade e ho dovuto fare un giro più lungo. Megumi fece spallucce.
-Tranquillo.-  La ragazza teneva ora sollevata la tazza di caffè con entrambe le mani, proprio davanti alla bocca. Lo bevve lentamente, sorseggiandolo per riscaldarsi e assaporarlo il meglio possibile e anche per evitare di scottarsi la lingua.
-Tu non fai colazione?-
-Non ti preoccupare, Ed mi ha portato una tazza di caffè stamattina in camera.-
-Ah, ok. Oggi che si fa?-
-Io sinceramente non saprei, so che qui vicino c'è una biblioteca, potremmo andare a cercare qualche notizia lì..-
-Ci sto.- Megumi poggiò la tazza sul tavolo e dopo aver pagato il conto alla camerera se ne andarono. La strada per la biblioteca era piuttosto lunga, e non potevano correre per via del ghiaccio sulle strade. Passando davanti alle vetrine Megumi dava un occhiata al suo riflesso, era dimagrita molto, ed era anche cresciuta in altezza, era alta come Al, di conseguenza (fece qualche calcolo) era alta anche com Greed... Al suo pensiero le si inumidirono gli occhi, ma asciugò le lacrime con il doso della mano. Diede un ultima occhiata alla vetrina, e quello che vide la spaventò. Envy era poggiato al muro poco più lontano con un piede, con il solito abbigliamento nonostante il freddo. Le venne la pelle d'oca a guardarlo, aveva quel suo ghigno crudele stampato in faccia. Megumi tornò a fissare la strada. Alphonse era poco più avanti di lei. Corse e lo raggiunse. Purtroppo l'homunculus l'aveva vista e si parò davanti a loro.
-Dove andate di bello?- chiese con aria di superiorità.
-Envy...-
-Ciao Megumi...- Alphonse guardò prima lui, poi Megumi.
-Lo conosci?-
-E' una storia lunga.-
-Perchè non molli questo qui- indicò Al con il pollice.-E non vieni con me piccola?- Le si avvicinò, ma il fratello s'intromise.
-Lasciala stare!-
-E tiu cosa speri di fare, stupido umano?- Con un calcio lo spinse a terra, facendolo andare a sbattere contro il muro di un edificio lì accanto e seppellendolo sotto un cumulo di neve.
-Al!!!-
-Come mai non c'è Greed con te? .....Oh, dimenticavo... Si è stancato e ti ha abbandonata...- Ghignò. Quelle parole la ferirono peggio di una lama infilata nello stomaco.
-Povera ti ho offesa... Mi dispiace..- Il suo tono sarcastico la fece arrabbiare.
-Lasciami andare sottospecie di mostro!!!!- Infatti Envy l'aveva presa Per un braccio e l'aveva attirata stetta a se. Aumentò la presa sul polso e un dolore atroce accompagnato da uno scricchiolio la fecero urlare.
-Come ti permetti stupida umana?! Come ti permetti di chiamarmi mostro!?- La spinse atterra e le saltò sopra cominciando a colpirla. Megumi non riusciva a muoversi, il dolore era lancinante. Le ultime parole che udì prima che tutto diventasse nero furono: "Morirai sola, come meriti."



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Ok, forse Envy è stato un po' crudele, ma mi pare che fosse appropriato al suo carattere.
Voi che ne dite?
 
Certo che Megumi è proprio sfortunata, ne dovrà passare ancora molte prima di essere felice.. Ma alla fine penso che ci riuscirà, se lo merita..  Recensite mi raccomando.  Ciao ^^ al prossimo capitolo

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 - Pentimento ***


Capitolo 16                                      Pentimento

Envy era seduto con le ginocchia sul terreno fangoso, le gambe ormai sudicie e le mani strette a pugno tanto da sanguinare. Aveva gli occhi serrati, ma sotto le palpebre le pupille schizzavano impazzite da tutte le parti. "Cosa ho fatto?" si ripeteva quella domanda in continuazione, ne conosceva la risposta, ma continuava a ribadirla tra se e se, come se in quel modo potesse cambiarne il responso. Picchiò le mani a terra sollevando mille schizzi di fango appiccicoso che gli finirono in faccia. Scosse il viso e sbattè ripetutamente le palpebre per scrollarsi le gocce che gli imperlavano le ciglia impedendogli la vista. Cominciò a pestare i pugni creando un grosso buco nel terreno sotto di se. Facendo leva sulle braccia si alzò in piedi, passandosi una mano sul volto. Sospirò e si incamminò alla tana.

Si svegliò nella propria stanza, rischiarata dalla luce della luna che penetrava dalla finestra spalancata contro la quale si stagliava un ombra scura. La prima cosa che pensò fu che Greed fosse tornato da lei, salvandola da Envy. Mormorò il suo nome, ma quando la figura divenne più distinta anche quella minima speranza fu infranta come un vetro che si distrugge per la troppa pressione.
-Al..- si corresse. Megumi provò ad alzarsi a sedere, ma una forte e dolorosa fitta allo stomaco la fece desistere dal suo intento. Quando provò a muovere le braccia per sollevarsi la maglietta lo stupore che la accolse nel vedere il proprio braccio destro steccato fu grande. Usando solo quello sinistro scostò le coperte all'altezza della pancia e alzò il tessuto della t-shirt rivelando uno spettacolo raccapricciante. Grosse macchie nere/violacee le occupavano tutta la pelle e le impedivano qualsiasi movimento che non fosse una leggera movenza del capo a destra e a sinistra.
- Cosa sono?- Al le si mise a fianco in modo da consentire di vederlo mentre le parlava, era triste, e arrabbiato, aveva la fronte corrugata e con gli occhi socchiusi la fissava.
- E' stato Envy, con i suoi pugni.- La ragazza fissò il soffitto. Envy. Sempre lui, Envy qui Envy li... Lui si che era un mostro, Greed non le avrebbe mai fatto una cosa del genere, eppure lui non aveva avuto ripensamenti. Lo odiava, sentiva quel caldo sentimento crescerle in petto e bruciarle, come lava fusa scendere fin nel profondo del proprio essere e depositarvisi raffreddandosi. Avvicinò una mano battendola sull'altra e, concentrandosi sul proprio flusso vitale impose la sinistra sul braccio ferito provando subito una sensazione di piacevole sollievo. Strappò la steccatura e ripetè l'operazione sull'addome e cercò in seguito di rialzarsi. Le macchie nere erano scomparse sotto lo sguardo stupito di Al che la fissava a bocca aperta.
-Co... Come hai fatto?- Megumi fece spallucce con aria di indifferente superiorità.
-Mi sono semplicemente guarita... Utilizzando la mia energia vitale.- Alphonse sbiancò.
-La tua energia vitale?? Ma sei matta??? Così la tua vita si accorcerà!-
- Per ferite di questo genere no, non lo farà.-
-Ma è comunque pericoloso!- La ragazza annuì e scese dal letto. Con imbarazzo notò di essere solo in mutande ma dopo qualche secondo si tranquillizzò, dopotutto lui era suo fratello, anche se era rosso come un peperone. Al si girò di schiena agitatissimo.
-Mi dispiace ! Io non volevo!!!- A ogni parola arrossiva sempre di più diventando anche sempre più agitato. Megumi rise.
-Ma dai! Che vuoi che sia! Sei mio fratello, mica un estraneo!-
-Hai ragione... Non so che mi sia preso...- Si grattò la testa con aria imbarazzata osservando il fisico della sorella, così snello e slanciato, la pelle quasi bianca e i capelli lunghi, che le arrivavano fino a metà schiena. Megumi aveva indossato i pantaloni e nel frattempo si stava agganciando una cintura un vita, dalla quale penzolavano due pugnali dall'impugnatura stretta e nera, fasciata da un nastro rosso che penzolava lungo fino a metà coscia. Al sapeva a cosa serviva, Megumi se lo allacciava velocemente al polso durante il combattimento, per evitare di perdere l'arma, solitamente non utilizzava quella tecnica, anzi, vi ricorreva solo quando sapeva che il proprio avversario era particolarmente abile, questo gli aveva raccontato.
- Dove stai andando?-
-A cercare una persona.- Vedendo che il ragazzo continuava a fissare i pugnali che aveva al fianco aggiunse - Potrebbe esserci da combattere.-
- Ma sei matta!!!!!! Non te lo permetterò.- Fece un movimento per avvicinarsi a lei, Megumi però fu più veloce. Battè le mani e poggiandole sulla sua maglia la trasmutò in una camicia di forza.
-No Al, non devi venire, è una cosa che devo fare da sola. -
-Promettimi una cosa.-
- Dimmi-
-Promettimi che non andrai a cercare Envy- Megumi sorrise tranquilla.
- Ok, te lo prometto. Ora tocca a te fare un patto. Io non andrò a cercare Envy, ma tu non mi seguirai.- Alphonse ci pensò su, era sicuro che se lei dava la sua parola l'avrebbe mantenuta, quindi non correva pericoli.
-D'accordo.-
-Io vado.- Corse via, veloce attraverso i corridoi e in pochi minuti fu all'esterno dell'edificio.
Percorse la via principale, con il peso sempre più pressante della collana il cui laccio le penzolava dalla mano chiusa a pugno, quasi a volerne sottolineare la presenza. L'aveva presa mentre Al era girato, mettendosela in tasca velocemente. Passò i primi tre vicoli di destra e svoltò al quarto. Il posto era angusto e stretto. Sui muri scorrevano tubi lunghi e malmessi che si snodavano fino a scomparire sotto terra. Pochi metri avanti a lei c'era una porta ad arco con un piccolo cartello la cui scritta era: Devil's Nest.
Davanti alla porta stavano due uomini, uno dei quali aveva entrambe le braccia meccaniche, quel particolare le ricordò Edward facendole venire in mente una domanda "Ma lui sa che siamo fratelli?".
Erano passate tre settimane senza vederlo, senza mai incontrarlo, lei aveva trascorso il tempo con Al, l'unico che li legasse, ma non le era mai venuto in mente di chiedergli se Ed sapesse tutto. 
"Basta, proprio non è il momento adesso." si rimproverò mentalmente.
L'uomo indossava una canottiera nera e un paio di pantaloni mimetici alti fino alle caviglie. L'altro  invece portava una camicia sopra una canottiera e un paio di pantaloni bianchi.
-Ehi, che ci fa una ragazzina come te in un postacciocome questo?- Indicò attorno a se.
-Devo vedere una certa persona.-
-Ah si? Mi sa proprio che dovrai rinunciare.-
-Voglio vedere...- S'iceppò, era da tanto tempo che non pronunciava quel nome senza piangere. -Greed.- I due, al suono del nome dell'homunculus s'immobilizzarono.
-Come facciamo a sapere che lo conosci davvero?-
Megumi sollevò la mano aprendola e lasciando cadere il suo contenuto nella mano dell'uomo che la esaminò stupito.
-Urchi! Vieni qui un attimo.- Una chimera, gigante, forse il doppio di lei uscì piegata dalla porta.
-Uhm, una ragazzina!- Sorrise poco rassicurante. L'uomo gli sventolò la mano con la collana davanti al naso.
-Di cosa odora?- La chimera l'annusò.
-Un po' un misto, c'è il profumo della ragazza.- Si rivolse a lei. - L'Hai indossata?-
-Si-
- Poi... c'è un profumo familiare.... - Annusò più volte. - E' il profumo del capo...- La guardò con aria interrogativa. Megumi fece spallucce allungando il braccio con la mano aperta facendo loro segno di rivolere indietro ciò che le apparteneva di diritto.
L'uomo la ridiede la collana e si scostò, subito imitato dai suoi compagni. Megumi passò tra loro. Appena varcata la soglia un forte odore di fumo misto ad alcolici le fece lacrimare gli occhi, dopo qualche secondo la vista cominciò a tornare normale. Si avvicinò al bancone e rivolgendosi al barista gli chiese dove fosse la stanza di Greed.
-Sali le scale, la seconda porta a sinistra.- Ringraziò e cominciò a salire le scale. Arrivata al piano superiore e si guardò attorno. Girò a sinistra e si fermò davanti alla seconda porta. Poggiò la mano sulla maniglia sentendo sotto il proprio tocco il freddo metallo. Alla fine la staccò da lì, battendo due colpetti sul legno.
Una voce familiare le rispose, al che il suo cuore schizzò a mille battendo furioso contro il torace come se volesse uscire.
-Chi è?-
La ragazza poggiò la fronte contro il legno e prese due respiri. Spinse la maniglia verso il basso e aprì la porta. Greed era lì, seduto sul letto che fissava la finestra con aria distratta. Non si era accorto della ragazza.
-Ho detto, chi....- Aveva girato la testa verso la porta e vedendo Megumi la frase gli era morta in gola. Rimasero a fissarsi per qualche secondo. Lei lo guardava felice e lui stupito. Megumi gli saltò letteralmente addosso buttandogli le braccia al collo e stringendolo a se. Greed, dapprima confuso la strinse leggermente,  poi sempre più forte, felice di provare ancora quella sensazione di completezza che sentiva abbracciandola.
-Tu sei MIO.- Quelle parole lo fecero sorridere.
-Mi piace la tua avidità.- La ragazza si distese accanto a Greed poggiando la testa sulla sua spalla e la guancia contro la sua. Inspirò il suo profumo e gli occhi le si riempirono di lacrime trattenute. Si accoccolò ontro il suo petto lasciando che il pianto finisse.
-Mi sei mancato così tanto...- Greed le accarezzò dolcemente la testa.
-Anche tu piccola, anche tu...-
-Promettimi una cosa.-
-Tutto quello che vuoi-
-Non andartene mai più.-
-Mi sembra ovvio.-
-Grazie.- Megumi, rassicurata si rilassò. Greed fece passare il braccio sotto la sua schiena e si sedette poggiando la schiena contro il muro. La teneva poggiata sulle sue ginocchia, in braccio come una bambina. La ragazza si addormentò in quella posizione, con la bocca socchiusa e il viso finalmente rilassato. Greed poggiò dolcemente le labbra sulla sua fronte calda e la sentì sollevare le palpebre.
-Ti ho svegliato?- Piegò la testa di lato per osservarla in viso e la vide, ancora mezza addormentata che lo fissava dolce.
-Si, ma non fa niente.-  Megumi lo prese per il gilet attirandolo a se e poggiando le proprie labbra sulle sue.
La sensazione che quel bacio le trasmise fu bellissima. Il modo di baciare di Greed era dolce e sensuale, ma anche bramoso, esplorava ogni angolo della bocca della ragazza come per riappropriarsene. Megumi sentiva le loro lingue avvinghiarsi, posò le mani sul viso dell'homunculus approfondendo il bacio, rendendolo più passionale e meno casto. Greed passò la lingua sul labbro superiore della ragazza mordicchiandolo lievemente. Si staccarono e lui continuò a fissarla a lungo. Vista dalla sua posizione si sarebbe potuta scambiare per un angelo, la luce della luna le illuminava i capelli neri e lunghi che le scendevano scompigliati sulla schiena, e le metteva in risalto la carnagione già chiara di per sè, le mani delicate poggiate sul suo gilet spiccavano particolarmente. Ormai si era immerso in quegli abissi blu scuro che erano i suoi occhi, come lei aveva fatto con i suoi viola. Megumi gli passò una mano tra i capelli facendola scendere fino al collo e lasciandola lì si sistemò con la testa sotto il suo collo. Prima di addormentarsi mormorò una frase con la voce dolce e impasticcata di chi è ormai tra le braccia di Morfeo.
-Greed.. Ti amo..-
Lui si rilassò e, dopo averla stretta forte per un po' la raggiunse nel mondo dolce e irreale dei sogni.

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Beh che ve ne pare? Mi sono impegnata, e questo è il risultato. Spero sia piaciuto.. Il prossimo capitolo non so ancora come sarà, questo l'avevo in cantiere già da un po' e non è stato difficile modificarlo e renderlo migliore. 
Al prossimo capitolo ^^
*sparisce in una nuvoletta di fumo portandosi via Greed (ehehe) ;)*

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Capitolo 17
*** Capitolo 17- Preoccupazione ***


Capitolo 17                                                        Preoccupazione

Alphonse era seduto sul proprio letto e pensava. Era riuscito a liberarsi della stretta camicia di forza per miracolo, riuscendo a romperla dopo mezz'ora di inutili tentativi.
Stava pensando a Megumi, era uno spirito selvaggio, non gli aveva dato retta, non dava retta a nessuno, nemmeno a lui. Poggiò il mento sui palmi delle mani sostenendosi con i gomiti sulle ginocchia. Fissava fuori dalla finestra con aria assorta e non si era accorto che qualcuno stava osservando la scena.
Quel qualcuno in questione si chiamava Jacqueline, era una specie di guardia che il comando dell'est gli aveva affidato la sera stessa dell'incidente . Da quando si era saputo che Envy era in città le ricerche si erano intensificate e il colonnello aveva ritenuto d'obbligo prolungare la missione a un tempo indeterminato. Le pattuglie sorvegliavano ogni angolo della città, nel caso fosse stato avvistato qualche strano movimento. La ragazza era appoggiata alla porta, con una pila di carte sostenuta con un braccio. Aveva avuto l'ordine di avvisare Alphonse che Megumi era stata avvistata, e che non era sola, ma alla vista del ragazzo si era bloccata.  Purtroppo si sbilanciò in avanti per cambiare posizione e cadde rovinosamentea terra accompagnata dalle proprie scartoffie che si sparpagliarono nella stanza. Al trasalì ma si precipitò ad aiutare la ragazza.
-Ti sei fatta male?- Si era chinato aiutandola a raccogliere i fogli dispersi nella camera.
-No, solo che stavo venendo qui, e aprendo la porta sono inciampata.- Anche la ragazza si mise alla ricerca del cartaceo, sotto il letto, vicino alla scrivania. In pochi minuti finirono di raccoglierle e le posarono sulla scrivania.
-Allora, perchè sei venuta qui?-
-Mi hanno detto che , parole testuali di tuo fratello : "Megumi è stata avvistata, con Greed. Si pensa l'abbia rapita. Ci vediamo al Devil's nest".
-Lo sapevo- Il biondo si alzò di scatto dal letto e corse fuori.
-Aspetta!!! Devo venire con voi!!- Jacqueline si mise a rincorrere il ragazzo, mentre i corti capelli biondi tenuti a caschetto le sbattevano a ciocche sul viso.


Non appena si accorse di essere sveglia Megumi percepì uno strano movimento sotto di sè. Si sentiva mossa da continui sbalzi e aprì le palpebre. La prima cosa che entrò nella sua visuale fu una massa nera e indistinta, si accorse di essere abbracciata a una colonna nera. Fece per stiracchiarsi, ma si sentì cadere all'indietro e d'istinto si riagganciò alla colonna. Notò con stupore che quella massa nera e informe era morbida e si rese conto che erano i capelli neri e spettinati di Greed. Constatò con imbarazzo che quello che aveva scambiato per una colonna era invece lo stesso Greed.
Stavano correndo, o meglio, lui stava correndo.
L'homunculus ruotò la testa a sinistra guardandola.
-Oh, ti sei svegliata-
-Si. E di grazia, mi vorresti dire che succede?-
-Stiamo scappando, pare che ti avessero scoperto i tuoi amichetti. Pensano che ti abbia rapita. C'era uno dei due Elric che stava arrivando e siamo dovuti andare via.-
-Alphonse..-
-Il minore intendi? No, era  il maggiore.-
-Edward?-
-Si proprio lui- Nonostante stesse correndo velocissimo e per di più la stesse trasportando la sua andatura restava costante e il suo respiro era regolare, come se stesse semplicemente passeggiando. Si strinse di più a lui, abbracciandolo più stretto.
-Dove stiamo andando?-
-Vuoi sapere la verità? Non lo so, seguo le indicazioni che mi hanno dato-
-Ma ce l'hai almeno una minima idea?-
-Penso che saremo circa poco più in la della periferia-
-In periferia eh? Forse conosco qualcuno che fa al caso nostro...-
-Davvero? Magnifico.-
-Si ma dovrai coprirti la mano sinistra.-
-Tranquilla, no problem- Estese la corazza fino alle mani. Ora che lo notava le stava stringendo caviglie con un po'troppa forza.
-Greed? Potresti evitare di stringermi così forte? Mi stai facendo male..- La presa fu subito allentata.
-Scusa, così va meglio?-
-Si grazie.- Staccò una mano ma la gamba di Megumi rimase comunque saldamente stretta al suo fianco. Lo sentì che le accarezzava dolce la testa.
-Tranquilla, non permetterò loro di torcerti un solo capello, te lo giuro sulle mie innumerevoli vite-
- Non è di me che mi preoccupo, ma di te...-
-Di me? Stai tranquilla, non sono così facile da uccidere..-
-Edward sa come farlo, conosce il modo di colpirti e di farti male... Non voglio che tu ti ferisca.-
-Ci aiuteremo a vicenda.-
-Sembri così sicuro di te...-
-Lo sono-
-Mi fido di te-
Proseguirono il viaggio in silenzio, immersi ognuno nei propri pensieri.

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ok ok lo so.. fa schifo, ma di meglio non sono riuscita a fare... -.-' E adesso vediamo che succede. Per un attimo, mentre scrivevo ho avuto il folle istinto di uccidere Megumi... Voglio stare io al posto suo!!! uff.... Ok è ufficiale, sono pazza... Sono gelosa di una mia creazione, non è possibile... Cmq vedremo.. E questa Jacqueline??Cosa succederà??? mah, chi lo sa... Mi sono appena accorta che Kimbly non è ancora mai comparso, se nn di sfuggita.. Vedrò di rimediare, e devo trovare anche il modo di infilarci Edward in mezzo a tutto questo casino... Nel prossimo capitolo vedremo cosa la mia mente malata partorirà per sistemare tutto... Ora vi lascio ma prima...
GRAZIE A TUTTI QUELLI CHE RECENSISCONO E A QUELLI CHE HANNO AGGIUNTO LA FANFIC TRA I PREFERITI!! ^^
CIAUZZ!! *evapora*

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Capitolo 18
*** Capitolo 18- Rivelazioni ***


Rivelazioni

Al arrivò al Devil's Nest qualche minuto dopo aver ricevuto l'avviso, seguito a ruota da Jacqueline, il cui respiro era affannato per la corsa così sfrenata.
Prese qualche respiro profondo per calmare il cuore che minacciava di esplodere e dopo qualche secondo si ricompose. Con i suoi occhi verdi scrutò la scena interessata. Accanto a Al c'era il fratello, più basso di qualche centimetro. Li si sentiva discutere animatamente anche da quella distanza con bisbigli concitati.  Poco più in la, distaccato da tutti Kimbly osservava il locale con finto interesse, i suoi occhi erano come al solito uno specchio imperscrutabile, freddo e distaccato sfiorava gli oggetti che aveva accanto con le sue mani quasi bianche. Due ciuffi gli scendevano sul viso dandogli un aria poco affidabile. Dopo qualche secondo passato a fare finta di cercare qualcosa che non si trovava lì si appoggiò al muro di fronte alla porta con le braccia incrociate al petto e la testa bassa rivolta ad osservare il terreno sporco e polveroso.
Jacqueline si fece coraggio e si avvicinò agli Elric. Edward, il più piccolo, interruppe la frase a metà quando la notò.
-Ciao- salutò lei sorridendo, anche se era rivolta più ad Al che a suo fratello osservò tutti e due, sperando che il primo non notasse il leggero rossore che le colorava le guance nel essere tanto vicina lui.
-Oh, ciao- Alphonse la salutò cordiale come suo solito.
-E tu chi sei?- Ed era diffidente e continuava a guardarla sospettoso, aveva gli occhi ridotte a due fessure e la bocca contorta in una smorfia, mentre la fissava. Aveva l'impressione di averla già vista, assomigliava a qualcuno, ma non ricordava a chi, il suo sorriso era sincero, ma aveva un che di familiare che lo faceva rabbrividire.
-Jacqueline. Mi è stato ordinato di proteggere Al.- Allacciò involontariamente il proprio sguardo a quello grigio del ragazzo.
- Ah, piacere, io sono Edward Elric- Le porse la mano che la ragazza strinse prontamente.
La osservò. Portava una gonna grigia lunga fino alle ginocchia e una maglia bianca. Aveva i capelli biondi corti e lisci, che le incorniciavano il viso dai tratti delicati, una frangetta ribelle le arrivava appena sopra i penetranti occhi verdi. Era più alta di lui, più o meno come Al. Giunse alla conclusione che era carina, nell'insieme.
- Quanti anni hai?- le chiese sollevando un sopracciglio. Jacqueline senti Al mormorare qualcosa del tipo:"Ci risiamo", mentre una gocciolone gli compariva sul capo chinato a terra
-17- lo guardò innocente e con aria vagamente interrogativa. Attorno a Ed si formò un'aura rosso fuoco che emanava scintille. Gli occhi erano due abissi neri e minacciosi, i denti digrignati. Aveva un aspetto terrificante e Jacqueline si nascose dietro ad Al cercando si farsi più piccola coprendosi con un lembo del suo cappotto.
-Chi è così piccolo che non riesci nemmeno a vederlo con la lente d'ingrandimento?!?!?!?!?!?!?!?!-
-Fratellone calmati!!- Alphonse cercò di calmare il fratello. -Così la spaventi!- Finalmente, dopo qualche secondo la rabbia di Ed scemò e il biondo si allontanò con le mani in tasca.
-Sarà meglio darci da fare se vogliamo ritrovare Megumi.- borbottò.
Jacqueline, sebbene ancora spaventata si tenesse al mantello di Al come una bambina alla gonna della madre, annui vigorosamente.
-Fa sempre così... Nonostante sia cresciuto non è cambiato di una virgola.- Scosse la testa sconsolato e si rivolse alla ragazza che lo guardava sperduta e spaventata per la reazione di Ed.
-Tutto ok?-
-Più o meno..- Accorgendosi di essersi rannicchiata come era abituata a fare da piccola si sollevò, scuotendo la gonna dalla polvere. Al le sorrise rassicurante.
-Andiamo a dargli una mano prima che combini qualcosa.- L tese una mano, stringendo le sue piccole dita tra le sue. Quel toccò riscaldò Jacqueline che avvampò istintivamente. Cercò di scacciare il rossore dalle guance scuotendo il capo, non le piaceva sentirsi vulnerabile, eppure con lui le risultava impossibile mostrarsi forte, si sentiva ancora bambina, la piccola Jacqueline, costretta a nascondersi da un fratello che la spaventava e che aveva cominciato solo in seguito ad apprezzare veramente.
La biondina annuì convinta cercando di distrarsi osservandosi intorno. Passarono davanti a Kimbly e lei si fermò guardandolo felice, sciogliendo la sua mano da quella di Al, abbracciandolo.
-Ciao fratellone!!- Poggiò la testa sul suo petto muscoloso, sul quale aveva pianto innumerevoli volte, sostenendosi con le braccia sulle sue muscolose e sentendo le sue mani strette sui gomiti che la sorreggevano come avevano sempre fatto nei momenti difficili.
Alphonse e il fratello poco più in la si erano immobilizzati.
-FRATELLONE???????- Esclamarono in coro.
-Sorellina..- Mormorò Kimbly osservandola con il suo solito ghigno. Nel frattempo 
La ragazza si voltò verso i due guardandoli sorridente, senza però smettere di abbracciare Kimbly.
-Già. Sono sua sorella.- inclinò la testa di lato allargando il sorriso che le se era dipinto in viso.

Finalmente, dopo qualche ora di corsa furono in periferia. Era piuttosto deserta, il posto ideale per nascondersi. Megumi scese dalla schiena di Greed stiracchiandosi. Aveva tutti i muscoli indolenziti per essere stata troppo tempo ferma nella stessa posizione. Si diede un occhiata intorno.
Le strade erano pressoché vuote, niente di paragonabile al caos di Central City, nella cui periferia proliferavano i criminali. Qua e la ai bordi delle strade si intravedeva qualche magro bambino sporco e vestito di stracci che giocava con un pallone rammendato o che dormiva sul marciapiede.
-Allora, dove sarebbe il tipo che fa per noi?- chiese Greed inarcando un sopracciglio.
-Ah già... Dunque- Si posò l'indice sulle labbra pensando, era passato davvero tanto tempo, ma Stein era così in debito con lei che di certo non gli avrebbe rifiutato nulla. Era un commerciante di armi illegali, in certi casi anche un tuttofare, andava a fare compere, a vendere, si prestava a qualsiasi cosa pur di racimolare qualche soldo che alla fine si vedeva sottrarre dai suoi numerosi creditori. Il quartiere dove abitava era poco più in la.
-Vieni, faccio strada.- S'incamminarono lungo la via principale tenendo lo sguardo fissò avanti e cercando di ignorare le richieste dei mendicanti che si erano appostati al loro passaggio. Svoltarono a destra percorrendo alcuni vicoli stretti e alquanto angusti. L'ultima stradina sboccò in una piccola piazzetta rettangolare con al centro una piccola fontana malmessa dalla quale si poteva bere. Megumi guardò prima a destra e poi a sinistra rintracciando finalmente la casa che faceva al caso loro. La indicò a Greed.
-E'lì... Non è proprio un castello ma..-
-E' perfetto, nessuno ci troverà.- l'interruppe Greed. Si avvicinarono alla porta e Megumi bussò facendo scapparei ragni dalle loro ragnatele. Dalla porta caderono alcune scheggie di legno marcio.
Lo "spioncino" (in realtà una specie di buco) si aprì e vi comparve un occhio, marrone tanto intenso da poterlo scambiare per legno. Quello scomparve e la porta si aprì lentamente, fino a far apparire un uomo, più o meno dell'età di Megumi, i capelli biondo cenere sporchi e scompigliati e la barba incolta.
-Ciao Meg!- La ragazza lo abbracciò stretto, quel gesto procurò un po' di gelosia da parte di Greed, il quale aveva già preso in antipatia quell'uomo.
-Stein! Quanto tempo!- Stein posò lo sguardo su di lui, osservandolo attentamente.
-Ah, giusto, tu non lo conosci, lui è Greed. Il mio ragazzo.- Greed sorrise e le cinse le spalle con un braccio. Notò nello sguardo di Stein un misto tra rabbia gelosia e dolore. Probabilmente era innamorato di Megumi già da prima, ma lei era sua e lui doveva farsene una ragione.
-Sono felice per te- Fece un sorriso falso, che somigliava molto più ad una colica che a ciò che voleva sembrare. Quell'uomo era davvero finto. Anzi, gli umani erano falsi.
Però nonostante tutto li lasciò entrare, comprendendo al volo la situazione.
-Militari alle calcagna eh? Chissà perchè, me lo immaginavo..- Diede una fugace occhiata a Greed come per far intendere che fosse tutta colpa sua, la quale però non sfuggì a Megumi.
-No, Stein, ti sbagli, in realtà è colpa mia.- L'uomo la guardò stupefatto.
-Lascia perdere, è una storia lunga.- Greed prese a guardarsi intorno. Quel luogo sembrava abbandonato, era pieno di ragnatele dappertutto. Due finestre illuminavano la stanza semi vuota, allungandone le ombre  e proiettandole irregolari sul pavimento per via dei sassolini nella terra battuta. All'interno vi erano un bancone interamente in legno che doveva avere passato giorni migliori, dietro al quale c'era un piccolo frigo un po' arrugginito. Dalla parte opposta vi era una credenza, vuota e impolverata. -Potete rimanere qui per quanto volete, c'è da mangiare e da bere per tutti e tre. vi mostro la vostra camera, non avete problemi a dormire insieme vero?-
-No, nessun problema.- rispose prontamente Greed.
-Bene, allora di qua..- li accompagnò al piano superiore, composto da un unico corridoio sporco e vuoto, lungo il quale c'era un tappeto, dagli intricati intrighi orientali ormai completamente rovinati e irriconoscibili, e da due porte, diametralmente opposte. Stein indicò quella di destra
-Quella è la mia camera. Mentre l'altra è la vostra, se vi va potete andare a sistemarvici anche subito.- fece spallucce -Bene, il mio compito l'ho svolto, ora devo andare a lavorare.- Scese velocemente le scale e uscì, sbattendo la porta.
-Quel tipo non mi piace...- Megumi fece spallucce con aria noncurante.
-Fa sempre così, da quando lo conosco, cioè....- Fece il conto mentalmente - Diciotto anni..-
-Quindi tu lo conosci da quando avevi dieci anni?-
-Esatto.-
-Quindi questa è la tua città natale?- Mentre parlavano entrarono in camera.
-No.-
-Allora come lo conosci?- Greed prese possesso del letto sedendovisi e poggiando la schiena contro il muro, com'era solito fare.
- Penso che sia arrivato il momento di spiegarti della mia famiglia...- Sospirò e cominciò a ripetere lo stesso racconto che aveva fatto ad Ed e Al qualche settimana prima. Quando finalmente ebbe finito Greed la guardava, non l'aveva mai interrotta, assimilando ogni informazione.
-Sono la sorellastra di Edward e Alphonse Elric.- Abbassò lo sguardo.
-Mi dispiace per i tuoi, io non ho mai saputo che vuol dire avere una famiglia, e non ho ricordi di quando ero un umano.-
-E' successo ormai, quindi non conta più, sono state tutte delle persone stupende e non le dimenticherò mai, ma non si può vivere per sempre nei ricordi. Quello era il mio passato, adesso ci sei tu e questo basta e avanza.- Sorrise debolmente e si avvicinò al letto.
-Quindi dopo che tuo padre ti salvò cosa successe?-
-Mi disse che per quanto mi amasse non poteva rimanere con me e che quindi mi avrebbe lasciato da un caro amico. E mi abbandonò qui, da quel momento non l'ho più rivisto, puff- fece un gesto con le mani, mimando qualcosa che esplodeva. -Sparito nel nulla.-
-Non hai mai provato a rintracciarlo?-
-Si l'ho fatto, mille volte ho chiesto in giro se l'avessero mai visto, mille volte, durante gli studi ripensando a lui avrei voluto essere fuori a cercarlo, ma poi, quando sono diventata alchimista ho pensato: Lui è il mio passato, ora ho una vita mia, è inutile che continuo a rincorrere dei fantasmi, perchè questo lui era, un fantasma, c'era ma non si vedeva.-
-Penso tu abbia fatto la scelta giusta, in fondo, alla fine anche se l'avessi trovato che avresti fatto?-
-Niente.-
-Esatto, quindi goditi il presente e pretendi tutto ciò che ti può dare di meglio.-
Si sistemò accanto a lui, poggiando la testa sulla sua spalla mormorando:
-Io ho già avuto il meglio dal mio presente.-

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Piaciuto? Ho avuto una crisi temporanea e non riesco ad andare avanti quindi non so come sia venuto, spero di non avervi deluso... Fatemi sapere cosa ne pensate. Aspetto le recensioni.

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Capitolo 19
*** capitolo 19 ***


Capitolo 19  Capitolo 19

Megumi strinse la mano di Greed intrecciando le proprie dita con le sue. Lui ricambiò la stretta dolcemente, carezzandone il dorso con il pollice. Aveva ancora la corazza per nascondere il tatuaggio e doveva stare attento a non farle male. Il sole quella mattina era debole, a tratti ostruito dalle nuvole che gli passavano davanti. La stanza era poco illuminata dall'unica finestra, che si affacciava su un piccolo cortile nel quale l'erba alta cresceva incolta, facendo sembrare la casa disabitata da tempo. I muri erano pieni di crepe che convogliavano tutte verso i soffitto. Mentre Greed si osservava intorno Megumi osservava lui. Sembrava apparentemente rilassato, il viso disteso, intento a osservare la stanza, il mento sollevato, la bocca aperta nel suo sorriso più tranquillo, che però conservava un che del solito ghigno. Portava gli occhiali anche dentro casa, con quella scarsa luce. La ragazza allungò la mano per toglirglieli dal viso, e vedere i suoi occhi. Lui la lasciò fare restando fermo nella sua posizione.
Megumi poggiò la testa nell'incavo tra la sua spalla e il suo collo, sbuffando.
-Stanca?-
-Annoiata più che altro, non c'è niente da fare... Dobbiamo rimanere qui fermi tutto il giorno aspettando che ci trovino?-
-No, ma dobbiamo aspettare notizie dagli altri, e sapere dove si trovano.- Megumi sbuffò nuovamente.
-Ti va di andare ad allenarti?-
-Siii!!- Megumi esultò, felice di avere qualcosa da fare. La ragazza si alzò dal letto velocemente facendo scricchiolare le assi di legno, Greed le fu subito accanto prendendole la mano.
Scesero le scale, l'eco ripetuto dei loro passi rimbombava tra le sottili pareti spoglie e sporche della casa. Arrivarono in quella che avrebbe dovuto essere la cucina, semi vuota come al solito. Stein era accucciato davanti al piccolo frigo, e ne scrutava il contenuto per decidere cosa prendere, spostando di tanto in tanto qualcosa, producendo il rumore del vetro che cozzava.
-Stein?- Megumi lo chiamò a bassa voce. L'uomo voltò leggermente il capo osservandola, si era tolta il cappotto, sotto al quale indossava il corpetto bianco e nero e i soliti pantaloni larghi infilati negli anfibi, la sua tenuta da allenamento. La esaminò dal basso all'alto, essendo ancora accucciato con le mani sulle ginocchia. Quando il suo sguardo si posò sulle loro mani intrecciate l'espressione del viso si indurì in maniera evidente. Diede un occhiata anche a Greed, con la freddezza con cui un critico esamina la bozza di un opera d'arte destinata all'inceneritore. Sollevò leggermente il labbro superiore in una smorfia di disgusto che però mascherò quasi all'istante con il solito sorriso/colica.
Megumi sembrò non accorgersene, o se lo fece non lo diede a vedere.
-Noi andiamo ad allenarci, ci si vede più tardi.- Sorrise, mentre lui sbuffava.
-Tu non sai fare altro? Allenamento, allenamento e allenamento! E' da quando ti conosco che non fai altro che allenarti...-
-E ora ricopro una delle cariche più rispettate dell'esercito- Al che, Stein non ebbe di che rispondere e, azzittito dalle parole taglienti della ragazza si morse il labbro superiore mostrando un espressione che per la prima volta pareva sincera, preoccupata per Megumi.
-Dai andiamo.- La ragazza si rivolse a Greed voltando di scatto la testa e facendo volteggiare i capelli, che si mossero come un'ombra scura nella già poco illuminata stanza. Greed annuì, scoccando un ultima occhiata a Stein, prima di richiudere la porta dietro di se. Sollevò lo sguardo al cielo, nuvoloso e grigio. Una goccia di pioggia gli atterrò sul naso, colando come una cristallina lacrima sulla sua bianca e fredda guancia.  
-Piove.- Una semplice constatazione che smussò l'entusiasmo della ragazza, sul viso della quale si dipinse un espressione delusa. Alzò anche lei gli occhi al cielo con una smorfia da bambina dipinta sul viso che sembrava, come al solito, brillare sotto le goccie, ora più numerose, che le scivolavano sulla pelle imperlandole le lunghe ciglia nere e i capelli. Megumi rivolse lo sguardo su Greed, che la stava osservando con aria imperscrutabile.
-Già, niente allenamento- Sbuffò, piegando il labbro inferiore e mostrando i denti bianchi. Greed si sfilò il giubbotto e lo posò sulle spalle della ragazza, che poi cinse con un braccio. Megumi poggiò la testa sulla spalla dell'homunculus osservando la strada bagnata di fronte a se. La via già poco frequentata era ora completamente sgombra, i canali di scolo sotto il marciapiede raccoglievano l'acqua che scrosciava con un leggero rumore udibile solo grazie all'insolito silenzio che regnava nella periferia. Il proprio pensiero, lasciato libero di vagare, tornò ai suoi fratelli, che probabilmente la stavano cercando, credendola rapita dagli homunculus. Mai avrebbero immaginato che lei se ne fosse andata di sua volontà con Greed, ma fino a cui non avrebbe trovato una soluzione a questo problema non avrebbe potuto rivederli. Lei voleva Greed, ma allo stesso tempo avrebbe voluto rimanere con la propria famiglia, o quel che ne restava.
-Greed, io devo tornare...- La sua voce era un sussurro dolce. -E' la cosa giusta da fare, posso dire che tu non mi hai rapita, ma io, avendoti trovato ti ho inseguito, per poi aver perso le tue tracce...- Dopo un attimo di silenzio passato ad esaminare le varie possibilità l'homunculus rispose.
-Capisco...- Aveva assunto un tono malinconico e la fissava con sguardo perso e.. triste.
-Mi dispiace...- Megumi abbassò lo sguardo al terreno. - Ma almeno in questo modo tu potrai ricominciare a cercare i tuoi compagni no?-
-Si-
-Dopodichè ci rivedremo a Central City.- Sorrise, cercando di mascherare la propria contrarietà alla sua stessa idea.
Sentiva la mano di Greed che stringeva la propria, fredda, come al solito, il suo giubbotto le scaldava le spalle e la pelliccia morbida le solleticava il mento dolcemente. Il profumo dell'homunculus, dolce e pungente allo stesso tempo, fresco e selvaggio la avvolgeva. Inspirò profondamente quella fragranza familiare cercando di imprimersela in testa, sarebbe stata, oltre alla collana, uno dei suoi unici ricordi. Si scambiarono un lungo sguardo dolce e intenso e Greed l'attirò a se velocemente abbracciandola e stringendola forte, la ragazza ricambiò affondando il viso sul suo petto ampio e muscoloso macchiandolo di alcune lacrime, impossibili da trattenere.
Sollevò il capo osservando il viso di Greed a pochi centimetri dal proprio, i tratti squadrati e perfetti, le labbra socchiuse e gli occhi semi-nascosti dagli occhiali piccoli e tondi, la ragazza glieli sfilò dolcemente, tenendoli nella mano sinistra poggiata lungo il fianco. Greed la baciò, fu un bacio lungo e dolce. Megumi si staccò da lui quasi con impeto, consapevole che se si fosse trattenuta oltre non ce l'avrebbe fatta a staccarsi da lui. Si voltò e si asciugò il viso con il dorso della mano intrappolando sue lacrime cristalline. Infilò una mano in tasca stringendo la collana e tornò per un attimo ad osservare Greed, lui ricambiava lo sguardo con i suoi penetranti occhi viola, scrutandola. Megumi porse la mano con la quale stringeva gli occhiali e li porse all'homunculus spalancando il palmo.
Greed li prese, sfiorandole appena la pelle con delicatezza e li indossò, la ragazza si sfilò il gilet e gli posrse anche quello.
Non si salutarono, non serviva, avrebbe solo rallentato entrambi. Megumi s'infilò nel bosco con agilità e cominciò a correre velocemente, evitava rami e radici saltando e accucciandosi mentre con lo sguardo osservava l'ambiente attorno a se variare, lasciando spazio a meno alberi e a case sempre più frequenti, in qualche ora fu in città.
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Scusate il tremendo ritardo, ma non riuscivo a trovare un attimo di tempo e se scrivevo non mi andava mai bene nulla... spero k il capitolo sia di vostro gradimento... 

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Capitolo 20
*** Capitolo 20 - Il cappotto ***


Capitolo 20-Ritrovo e sorpresa Questo capitolo mi è venuto in mente pensando a una persona molto importante per me, quindi penso che dedicarglielo sarebbe il minimo da fare, quind.. Questo è per te Giacomo, perchè tutte le sofferenze che provo quando ti penso mi dimostrano che non sei frutto della mia immaginazione e che ti sei insediato nel mio cuore mettendo radici profonde, mi dispiace per averti fatto soffrire l'anno scorso.
Adesso però basta altrimenti vado avanti per ore e non mi fermo più, buona lettura, ci si vede sotto.
                                           

Il cappotto

E già la mancanza di Greed si faceva sentire, non forte come qualche giorno prima, ma come un piccolo spillo infilato all'altezza del cuore che lentamente penetrava nella carne.
Si girò più volte osservandosi alle spalle, come se voltandosi avesse potuto richiamarlo a se. Sorrise alla propria stupida e infantile speranza.
Eppure il peso al petto non riguardava l'homunculus, non che non fosse triste per averlo lasciato, ma non era quello, aveva come un brutto presentimento. Infilò le mani in tasca automaticamente schiacciando il collo per far aderire il mento al petto, rimase in quella posizione per qualche secondo osservando il terreno mentre camminava lentamente ripensando a cosa potesse essere a provocarle quel disagio, ma non trovò nulla, purtroppo, e il dubbio di aver commesso un errore si infilò tra i suoi pensieri quasi involontariamente.
Sollevò lo sguardo osservando il cielo. Ormai le stelle brillavano in alto su tutta la volta celeste  nera come la pece. A confronto, quei punti luminosi, davano quasi fastidio. Megumi tornò a fissare la strada secondaria su cui si trovava, che poco affollata e buia si collegava alla principale bruscamente. La luce della luna arrivava appena ad illuminarne i primi due metri per poi sfumare in un nero cupo e vuoto. Con la mano cercò automaticamente il cappuccio dietro se ma quando le sue dita strinsero il vuoto spalancò gli occhi azzurri stupita sbattendo le lunghe ciglia ripetutamente.
Il cappotto!
-Stein!E' rimasto a casa sua!- Si passò una mano sul viso rimproverandosi per la propria sbadatezza.
Dopo qualche secondo passato a riflettere se tornare indietro, decise di proseguire la camminata ritenendo l'indumento un dettaglio insignificante. E nuovamente infilò le mani schiacciandole nelle tasche, imitando Greed involontariamente.





La vide scomparire tra il folto degli alberi con passo sicuro, mentre si faceva strada tra le enormi radici che spuntavano dal terreno e continuò ad osservarla con insistenza finchè non si fu allontanata e la figura non si divenne esile ancora più del normale. Si voltò, sistemando gli occhiali sul naso con un gesto del dito, schiacciandoseli sugli occhi. Aveva appena smesso di piovere improvvisamente e le fronde degli alberi gocciolavano ancora, quando si decise a tornare dall'amico di Megumi, senza un motivo preciso. Forse solo per aspettarsi di trovarla li, nella stanza in cui avevano trascorso a malapena un pomeriggio insieme. Aprì la porta che protestò con molti scricchiolii, l'umano era ancora lì, nella cucina, stavolta seduto su uno degli sgabelli. L'odore di tabacco e alcool lo investì come un pugno allo stomaco ricordandogli il Devil's Nest, e ricordandogli che probabilmente in quel momento il locale era sotto sequestro militare. Stein teneva un gomito poggiato sul tavolo e stringeva in mano una bottiglia di birra che portava alle labbra ogni tanto, sorseggiandone il contenuto. Aveva lo sguardo perso ad osservare qualcosa fuori dalla finestra ma appena Greed mise piede all'interno del piccolo locale la testa dell'uomo scattò e i suoi occhi marroni si fissarono severi in quelli ametista dell'homunculus.
-Megumi dov'è?- Viscido. Era l'unico aggettivo che gli occupava la mente osservandolo a partire dal comportamento codardo per finire allo stile di vita, un ubriacone che a stento si manteneva con il lavoro nero che eseguiva. L'odore di alcolico arrivava fino a Greed. Lo vide sollevarsi, irritato dalla mancata risposta. Gli si avvicinò e l'homunculus sentì un prurito familiare alle mani. Strinse i pugni e lo fissò con rabbia, dopotutto se Megumi era ancora viva lo doveva anche a lui.
-Dov'è Megumi? Cosa le hai fatto?- Stein era malfermo sulle gambe ma trovò comunque la forza di alzarsi per avvicinarglisi
-E' partita.- fece un gesto vago con la mano.
-Certo! Dillo che l'hai uccisa! Brutto bastardo schifoso! Non te ne frega un cazzo di lei!- Greed, che si era allontanato da Stein, aveva appena poggiato un piede sul primo gradino. Si bloccò di colpo.
-Tu l'hai solo usata!- Si voltò di scatto e dopo una breve rincorsa prese l'uomo per il collo e lo schiantò contro il muro quasi sfondandolo, per poi sollevarlo di qualche centimetro da terra stringendo la presa sulla sua gola morbida. L'uomo annaspò alla ricerca di aria, spalancando la bocca come un pesce fuor d'acqua e cercò con le mani di far presa sulle braccia di Greed. Quest'ultimo schifato da quel comportamento e dal contatto con le sua mani sudate e sporche lo lasciò andare seccamente. Stein cadde a terra carponi con un tonfo portandosi le mani al collo e massaggiandolo. Tossì sul pavimento e dopo qualche secondo alzò lo sguardo irato su Greed, il quale non volle vedere di più.
Salì in camera, spalancando la porta, la stanza era vuota, esattamente come l'avevano lasciata. Sfiorò le coperte con aria malinconica pensando a Megumi e subito si pentì, era diventato davvero così debole?
Osservò un ultima volta quell'ambiente spoglio e freddo e notò in un angolo un lembo di stoffa nera. Si avvicinò incuriosito. Seminascosto da un anta dell'armadio stava ammucchiato il cappotto della ragazza. Probabilmente nella fretta di sparire l'aveva dimenticato. Con un gesto automatico lo raccolse portandoselo sul viso, inspirando il profumo di Megumi, impregnato nell'indumento.
Un sorriso enigmatico gli si dipinse sul viso.


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Già al capitolo 20! La fanfiction procede bene, ma siamo ormai verso i 3/4 della storia *piange*. E' un capitolo di transizione, uno dei tanti, e devo ammettere che però mi piace ^^
Cosa succederà adesso??
Bah, innanzitutto una svolta la devo dare, quindi aspettatevi di tutto..

x Kiri Dellenger= Grazie per la tua recensione :) tranquillo, le cose si sistemeranno, però devo mettercelo qualche guaio altrimenti non ha senso. Per ora posso dirti che... *sussurra* il prossimo capitolo avrà a che fare con Envy e Edward... Ma di più non posso anticipare. Spero che questo capitolo ti sia piaciuto.

Inoltre la storia si complicherà un po' per me che scrivo quindi non posso assicurare la qualità dei prossimi capitoli poichè ho deciso (decisione masochista) di scrivere diversi punti di vista (però sempre in terza persona).
Bene, vi lascio.. Al prossimo capitolo ^^

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Capitolo 21
*** Capitolo 21 ***


Capitolo 21

                                   Capitolo 21


Envy camminava lentamente tra i cespugli seguendo l'esile figura femminile che si allontanava da lui correndo veloce, i capelli mori mossi dal vento provocato dalla corsa, la stoffa dei pantaloni che si muoveva ad ogni spostamento delle lunghe e magre gambe. Gli occhi ametista dell'homunculus si spostarono sulla vegetazione circostante che terminava bruscamente in un vicolo nel quale la ragazza si era già infilata, la vide tendere la mano sulla schiena e afferrrare il nulla, subito dopo alzare lo sguardo al cielo osservando le stelle, la luce della luna le brillava negli occhi blu, illuminando la sua espressione triste e pensierosa. La vide infilare le mani in tasca facendo aderire il mento al petto. Era un gesto minimo ma la gelosia gli bruciò in petto prepotente, per la sua somiglianza con Greed.
-Stupida umana- Sputò a terra con rabbia. Ucciderla? Puah. L'avrebbe rapita e portata alla tana.
Si trasformò e con qualche passo colmò la distanza che li separava.




Megumi teneva le orecchie tese, le mani strette sui pugnali. Sentiva dei passi poco dietro di se, e il suo intuito le aveva suggerito di scappare, ma nonostante tutto l'addestramento e l'allenamento il cuore le batteva forte in petto talmente forte che pensava che il suo inseguitore l'avrebbe rintracciata ascoltandolo. Sentiva l'impugnatura della propria arma sotto i polpastrelli, fredda e dura. Chiuse gli occhi concentrandosi, prese un respiro profondo e cercò di calmarsi. Per fortuna quella mossa ebbe il successo sperato e il cuore prese a battere ad un ritmo regolare. Si voltò, ma dietro di se c'era solo il vicolo libro. Sentiva la presenza di qualcuno, ma non capiva dove si trovasse. D'un tratto, un sussurro all'orecchio la fece sobbalzare. Istintivamente mosse il braccio conficcando il pugnale a casaccio. Fortunatamente il colpo andò a segno, tirò a se il pugnale e arretrò velocemente di qualche passo. Osservò il malcapitato, quando una chioma nera e un fisico robusto si fecero strada uscendo dalle ombre il cuore perse un colpo.
-Greed!- Si gettò tra le sue braccia ma il suo intuito le diceva che qualcosa non andava. Decisamento no. Si staccò di colpo osservando l'homunculus sospettosa. Nuovamente la mano tornò al pugnale stringendolo forte.
-Greed?- L'uomo la osservava con aria interrogativa, allungò una mano verso di lei.
-Che ti prende?- No. No. No. il suoi pensieri si limitavano a queste due lettere che le sembravano impresse nella mente a fuoco.
Velocemente estrasse l'altra arma e ferì l'homunculus sul braccio. Approfittando dell'attimo di distrazione concessogli s'infilò sotto il braccio dell'avversario spingendo il pugnale nel suo fianco a fondo, per poi estrarlo con maestria e allontanarsi nuovamente.
Greed si piegò in due spalancando la bocca ma dopo qualche secondo fu nuovamente in piedi senza nemmeno l'ombra della ferita.
-Envy- il nome dell'homunculus le uscì dalle labbra come un insulto mentre lo osservava con disprezzo. Quest'ultimo la osservò con un sorriso dipinto sul volto.
-Non riuscirò mai ad ingannarti a quanto pare.- riprese la sua forma abituale spingendo indietro i capelli verdi con una mano.
-Cosa vuoi?-
-Da te?- La squadrò con attenzione. -Nulla-
-E allora perchè sei qui?- L'homunculus fece spallucce e le si avvicinò bruscamente, tenendo il viso a un soffio da quello della ragazza. L'alito caldo di Envy si mescolava con il proprio e i loro nasi quasi si sfioravano.
-Lasciala stare bastardo!- Una voce familiare per entrambi li fece scattare con un movimento coordinato, immediatamente si separarono e continuarono a fissarsi in cagnesco.
-Edward stanne fuori- Sibilò Megumi.
-No Meg. Tu sei mia sorella e io sono qui per te- Dunque sapeva, tutto. Il biondo la affiancò con uno sguardo rassicurante e tornò a fissare Envy. Il quale era rimasto al quanto basito da quella rivelazione.
-Tu e il piccoletto? Fratelli? Cosa mi sono perso??- Li osservava ad alternanza, nessuno dei due rispose, entrambi si gettarono sull'homunculus il quale però parava con maestria ogni colpo.
Megumi gli fu alle spalle tirandogli una gomitata sulla schiena ma Envy si riprese all'istante voltandosi e facendo roteare i capelli la colpì con un calcio all'addome che la lanciò sul muro della casa. La ragazza stordita abbassò il capo svenendo. Envy la prese in braccio stringendola quasi con dolcezza. Edward gli si lanciò addosso ma l'homunculus fu veloce e dopo aver trasformato il braccio in lama distrusse l'auto-mail del ragazzo che andò in mille pezzi. Il ragazzo cadde a terra osservando i componenti del braccio sparsi nel vicolo.
Quando sollevò lo sguardo dorato Envy era scomparso, e con lui anche Megumi.


Megumi si sentiva la testa pesante e un dolore fastidioso le prendeva la tempia destra espandendosi fino alla guancia e all'occhio. Cercò di aprire le palpebre e con gran sorpresa ci riuscì, la prima cosa che vide fu un tessuto nero di fronte agli occhi e pensò che magari non li aveva socchiusi. Poi però mise a fuoco le proprie mani avvolte su un collo magro e delle braccia larghe che l'avvolgevano dolci. Sollevò lo sguardo e il viso dell'homunculus la spaventò. Envy. Il movimento altalenante indicava che stava correndo
Lui si accorse che la ragazza si era svegliata e si fermò, dapprima rallentando poi sempre più piano fino a interrompere la sua corsa sui tetti. Avvicinò il viso a quello di Megumi lentamente la quale cercò di sottrarsi da lui immaginando un bacio, invece le labbra di Envy si posarono fredde sulla sua fronte sfiorandola appena.
-Mi dispiace- Megumi lo osservava sconvolta, chi era questo? Envy?? Naa...
-Chi sei tu e cosa ne hai fatto di Envy?-
-Così mi offendi..- Bruscamente riprese la corsa interrompendo la conversazione e stringendo tra le braccia una Megumi sempre più sconvolta.


Correva veloce appena a due tetti di distanza dall'homunculus e dalla ragazza, tutto procedeva secondo i piani. Li raggiunse velocemente.
     


D'un tratto un lampo di luce li divise, lasciando la ragazza stupita pochè si trovava tra le braccia forti di Kimbly, il cui sguardo era puntato su Envy come ad aspettare una conferma, che la stringeva con freddezza. In quel momento le sembrava quasi di essere un pacco, cosa insopportabile per lei sempre abituata ad essere indipendente da tutti. Purtroppo il sonno la colse improvvisamente facendola svenire tra le braccia dell'alchimista scarlatto impedendole così di assistere al sorriso di Envy che gli si apriva amichevole in viso rivolto a Kimbly, il quale veniva lasciato andare con Megumi inerme in braccio , il capo reclinato all'indietro, la bocca socchiusa e le palpebre serrate. I capelli mossi dal vento provocato dalla corsa, il corpo completamente  abbandonato e vulnerabile stretto tra le braccia di Kimbly, il viso rilassato illuminato dalla luce della luna che ne faceva splendere la pelle d'avorio.


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sta volta non ho nemmeno messo il titolo perchè proprio non me ne veniva uno. Purtroppo Greed ancora non si fa vedere in questo capitolo, perchè non sapevo come mettercelo in mezzo, e poi mi piace così, anche se è un po' a pezzi. Spero vi sia piaciuto, aspetto recensioni e grazie a Kiri Dellenger k mi segue aiutandomi con le sue recensioni  =) grazie !!!

x Kiri Dellenger= tranquillo no problem x il ritardo, spero che questo capitolo ti sia piaciuto ^^ continua a seguire mi raccomando  =)


Ciao Ciao!

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Capitolo 22
*** Capitolo 22 ***


Documento senza titolo

 

Eccomi con un altro capitolooo!!! Ci vediamo sotto! ^^

 

CAPITOLO 22

 

Il comandante supremo. King Bradley. L'uomo più importante dell'esercito. Si era preoccupato per lei. Lei, un'alchimista senza alcun segno particolare di nota, che aveva sempre cercato di non distinguersi, tenendo un profilo basso, eseguendo sempre gli ordini, mostrando rispetto per i superiori e comportandosi di conseguenza. Non aveva mai mostrato particolare dedizione per la carica che ricopriva, ne talento o doti nascoste, eppure ora si trovava li. Di fronte a quella porta di legno di cedro laccata e perfettamente pulita. Erano appena tornati dalla missione, la quale era stata interrotta per il pericolo e le difficoltà e soprattutto per gli scarsi esiti delle indagini. Dublith era un posto pericoloso, ma non vi si produceva alcuna pietra filosofale quindi non aveva rilevanza. Aveva avuto appena il tempo di disfare il bagaglio e dormire qualche ora che un militare era entrato nella sua stanza (senza bussare) l'aveva svegliata (bruscamente) e l'aveva condotta fino dalla signorina Douglas, nonchè segretaria del comandante supremo, la quale la aspettava nel suo ufficio per istruirla sul comportamento da tenere nei confronti del capo dell'esercito. Megumi ora osservava la maniglia su cui aveva la mano poggiata, senza sentirla realmente, mentre tante, anzi troppe, domande le rimbalzavano addosso e la colpivano, domande la cui risposta sarebbe arrivata una volta varcata quella soglia. La signorina Douglas la osservava dolce, con quel suo sguado rassicurante e materno e il suo sorriso sincero. Aveva un portamento composto, le mani stringevano in grembo una cartella verde, il vestito lungo fino alle ginocchia era perfettamente pulito e in ordine, i capelli pettinati le scendevano dolci sulle spalle e lungo la schiena. -Cara - la osservò cercando di rassicurarla, probabilmente aveva notato il suo nervosismo - Il Comandante Supremo ti aspetta dentro, non credi sarebbe meglio entrare?- le sorreise dolce, con quel sorriso che sanno fare solo le madri e che le provocò l'impulso di volerla abbracciare, solo per sentirsi consolata. Scacciò quel pensier con prepotenza e abbassò la maniglia, aprendo la porta.

King Bradley era seduto alla scrivania, teneva entrambe le mani incrociate sotto il mento e la fissava con insistenza, quasi fosse il più prezioso diamante in commercio e l'unico rimasto.

-E così lei è la famosa Alchimista d'Argento.- fece una pausa. -Ho molto sentito parlare di lei.-

Megumi si strinse nelle spalle. -Faccio solo il mio lavoro-

Il Comandante sorrise. -Su su non sia modesta, non è da tutti gettarsi all'inseguimento di un homunculus e rischiare così la propria vita- Evidentemente alludeva a Greed.

Megumi non seppe cosa rispondere, abbassò lo sguardo arrossendo lievemente.

-Perciò penso che si meriti una vacanza. Ho saputo che il maggiore dei fratelli Elric ha il braccio danneggiato e deve recarsi dalla propria meccanica a Rosembool, mi sembra fare al caso nostro, lei si riposerà e sarà sempre sotto sorveglianza, non volgiamo che i notri migliori alchimisti vengano attaccatio alla sprovvista- Sorrise -No?-

-Sarebbe perfetto, signore.-

-Allora così sia, mi piace quando le persone sono come lei, penso che andremo d'accordo. Può andare-

-Grazie.- Megumi si congedò con un inchino, tornando alla propria stanza. Dopo qualche secondo che era seduta sul letto sentì la porta sbattere e vide Alphonse entrare di corsa gettandosi su di lei, facendo entrambi cadere abbracciati sulle morbide coperte.

-Megumi-chan!!!-

-Al-kun!- esclamò Megumi stupita e un po' senza fiato per il gesto del fratello, il quale ora si trovava in ginocchio sopra di lei, le braccia poggiate sul cuscino ai lati del suo viso.

-Verrai con noi a Rosembool!!! - Aveva un sorriso smagliante, gli occhi brillanti, i capelli arruffati e le guancie arrossate. Probabilmente aveva corso per arrivare lì.

-Si- Alphonse si scostò, rendendosi conto della loro posizione e la aiutò ad alzarsi dal letto.

-Quando si parte?- chiese Megumi una volta in piedi.

-Tra due ore. Devo andare che Nii-San mi stava chiamando prima.

-Ok Al, ciao!- Alphonse schizzò fuori lungo il corridoio alla velocità della luce, lasciando Megumi sorridente in piedi al centro della stanza.

 

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Salve a tutti ^^ mi scuso per l'immenso ritardo, ma per cause di forza maggiore (cioè scuola e ispirazione inesistente) non ho potuto aggiornare prima. Mi fa piacere vedere che ho una nuova lettrice :) il capitolo che ho postato è molto corto... Mi scuso!!!!! Però è solo un capitolo di passaggio....

x Punkbe: Grazie davvero per i complimenti *arrossisce* anche io adoro Greed e Kimbly!!!!! *sbava sulla tastiera* Spero che questo capitolo ti sia piaciuto ^^ grazie x aver recensito!!!!!!

x Kiri Dellenger: Già cosa le vorranno mai fare? MISTERO! Eccomi con il 22esimo capitolo, nel prossimo si spiegherà meglio la faccenda della vacanza, personalmente sono soddisfatta di questo capitolo, mi piace molto Sloth, perchè sono riuscita a rendere l'idea di come la vedo io, almeno lo spero, ma questo sta a voi che recensite dirmelo! Nei prossimi capitoli ci saranno delle svolte, azione e sangue!!!

Grazie a tutti voi che leggete anche senza recensire e a quelli che l'hanno messa tra le preferite e tra le seguite! Al prossimo capitolo! ^^

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Capitolo 23
*** Scuse ***


Documento senza titolo

Allora, innanzitutto, mi scuso per l'html, k si legge con la lente d'ingrandimento e fa schifo XD ma sono stata costretta a pubblicare con un altro pc xk il mio è danneggiato e deve essere sistemato, siccome Nvu con questo pc NON VA e non so perchè, sono costretta a pubblicare con un altro programma, sempre per l'html, mi scuso tanto >.< ma sono un incapace con questo computer!!! Comunque, passato un lasso di tempo indefinito (causa riparazione pc) tornerò ad usare Nvu, perciò non preoccupatevi, tornerà tutto come prima, nel frattempo cercherò di sistemare il carattere e la dimensione per renderlo più grande e leggibile. Inoltre mi è appena arrivata la notizia che se, il mio computer non sarà sistemato a dovere ne arriverà uno nuovo alla fine della scuola. Speriamo...

MI SCUSO CON TUTTI >.<

A PRESTO

P.S.: Mi scuso se ci sono errori, ma i tasti sono scomodi con questa tastiera, cercherò di farne il meno possibile.

Sperando di non avere deluso nessuno.

Valentina (alias Mattiuzza)

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Capitolo 24
*** Capitolo 23 ***


Documento senza titolo

CAPITOLO 23

Il sedile del treno era scomodo, Megumi sentiva le gambe indolenzite, la schiena le doleva ed era costretta a stiracchiarsi ogni due minuti. Guardava incostantemente fuori dal finestrino, tenendo gli occhi fissi sulla campagna che scoloriva e mescolava i propri colori rendendo tutti i contorni indefiniti, senza dare il tempo all'occhio di abituarsi. Si sentiva spaesata e lievemente stanca, poggiò la testa allo schienale. l'imbottitura era poca e il posto risultava alquanto scomodo, ma nonostante tutto la sonno prese il sopravvento. Edward dormiva già, mentre Alphonse e Jacqueline parlavano a bassa voce, sussurrando vicini. Lei era dovuta venire, in quanto era stata nominata "sorvegliante" dei fratelli Elric, dal comandante supremo in persona.

Correva incessantemente, sentiva i muscoli tesi e doloranti, ma correva lo stesso. Aveva le braccia scoperte, la maglia strappata in più punti, avvertiva una fascia avvolgerle il petto, era piena di lividi e ferite aperte che sanguinavano. I rami bassi del sottobosco la ferivano dappertutto, lasciando lunghi segni rossi sui suoi polpacci. Ansimava e gli occhi si facevano sempre più pesanti rendendole la vista appannata e a tratti sfocata. Inciampò, i polsi graffiarono contro le pietre e le ferite cominciarono a bruciare. I capelli biondi sporchi e appiccicosi le si schiacciarono sul viso, ormai non avevano più nemmeno l'aspetto dei suoi normali dolci boccoli. Aveva gli occhi marroni pieni di lacrime che le scendevano lungo le guancie. D'un tratto un rumore di fronte a se le fece alzare la testa. Un viso conosciuto le si presentò davanti facendola sorridere dolcemente. Il ragazzo dai capelli verdi di fronte a lei ricambiò il sorriso, sinceramente, quella nota di dolcezza e umanità stonava con il suo aspetto, ma non se ne curava.

-Envy...- Mormorò lei mentre tentava di sollevarsi. Il viso di lui si incupì all'improvviso. La ragazza perse l'equilibrio, ma Envy fu subito al suo fianco, l'abbracciò, sostenendola e facendole poggiare la testa sul proprio petto.

-Brutte notizie piccola. - sospirò. -Ti rivogliono indietro- La creaturina tra le sue braccia cominciò a tremare, spaventata. Envy le poggiò una mano sulla fronte.

-Tu scotti.-

-Non... Non portarmi indietro... ti prego...- sollevò la testa verso l'homunculus, gli occhi tristi e disperati pieni di paura, due pozzi di terrore puro.

-Non lo farò... - scosse la testa -Perchè mi fai quest'effetto?- le chiese mentre lei sveniva tra le sue braccia.

Megumi si svegliò dal sonno sobbalzando per la brusca frenata del treno.

-Resembool!- urlò l'altoparlante. La ragazza prese la propria valigia avvolgendosi nel cappotto e scese seguendo i due Elric, subito accompagnata da Jacqueline, la quale le si accostò. Era una brava ragazza, dolce simpatica e allegra. Era sempre con i due fratelli, o meglio, con il minore dei due. Per il quale i suoi sentimenti erano palesi a tutti.

Edward si avvicinò a loro due e subito Jacqueline si allontanò, seguendo Alphonse.

-Come va?- indicò con un cenno la fasciatura al polso. Megumi fece spallucce.

-Da un po' fastidio, ma nel complesso sto bene -

-Mi dispiace, è tutta colpa mia. Se fossi stato più attento- Megumi posò l'indice sulle labbra del biondo facendolo arrossire appena.

-No. Non voglio sentire certe storie. Conosco già altre persone che fanno così, torturano se stessi con colpe che non hanno. Lascia stare ok?-

Edward in risposta annuì, e Megumi ritirò la mano.

-Vuoi una mano con la valigia?- La ragazza scosse la testa facendo rimbalzare i boccoli. Il giorno prima era stata costretta a un taglio drastico poichè i suoi capelli erano troppo lunghi, ora le ricadevano appena sulle spalle, facendo risaltare il viso pallido e magro, dalle dolci linee. Fissò l'automail distrutto di Edward, talmente intensamente che il ragazzo se ne accorse e portò la mano buona alla spalla, sfiorando l'attaccatura dell'arto meccanico, aveva lo sguardo velato di una leggera tristezza.

-Winry mi ucciderà- Rise amaramente.

-Suvvia, non essere drastico-

-Oh tu non la conosci, lei mi ucciderà davvero. Con quella sua chiave inglese assassina.-

Megumi rise.

-Dai su non fare così, vedrai che sopravvivrai anche a questo.-

-Speriamo- Di fronte a loro si presentò un sentiero ghiaioso, che arrivava fino ai piedi di tre scalini di una casa gialla grande e dall'aspetto accogliente, davanti alla quale spiccava un cartello con la scritta: "Automail Rockbell". Davanti all'uscio si intravedeva qualcuno, una figura snella e slanciata, i capelli biondi raccolti in un coda alta alla quale sfuggivano due ciocche che le ricadevano ai lati del viso adagiandosi dolci sulle spalle. D'un tratto un oggetto volante non indentificato si diresse verso di loro, più precisamnte verso Edward, il quale spalancò gli occhi preparandosi all'impatto ormai impossibile da evitare. In un attimo Jacqueline spiccò un salto incredibile e afferrò l'oggetto, che poi si rivelò essere una chiave inglese, al volo, atterrando in piedi. Una voce femminile alquanto irritata tuonò tra loro, riferendosi a colei che aveva, probabilmente, appena salvato la vita a Edward.

-Chi sei tu, per fermare la mia chiave inglese?- La ragazza bionda si era avvicinata correndo, recuperando l'arnese a accarezzandolo come una madre farebbe con il proprio figlio. Megumi spalancò gli occhi osservando quello strano comportamento. Qualcosa gli suggerì che forse era meglio nascondersi, perciò lentamente si mise alle spalle di Edward, stringendo la fasciatura del polso con la mano libera.

-Piacere, sono Jacqueline Kimbly, ovvero la guardia del corpo dei fratelli Elric, sostituisco il maggiore Armstrong.- Allungò la mano verso Winry, la quale la strinse diffidente.

-Non sei un po' troppo giovane per fare la guardia del corpo? Insomma, avrai si e no l'età di Alphonse. In che rapporti sei con loro??- sollevò un sopracciglio e la chiave inglese con aria minacciosa, pronta a colpire. Jacqueline, un po' spaventata tese le braccia in avanti scuotendole con forza.

-No non fraintenda ! Siamo solo colleghi!!- Edward fece un passo avanti, affiancando Jacqueline, ma così facendo lasciò Megumi scoperta di fronte alla bionda.

-E questa chi è??????? - indicò Megumi con la chiave inglese. -Cos'è vi siete portati dietro tutta la popolazione femminile del Quartier Generale???- Sulla tempia destra le pulsava minacciosa una vena.

-No no! Anche io sono solo una collega! Mi chiamo Megumi Yiruma. Piacere. E poi.... Io... Ehm... Come dire... Sono loro sorella....- Winry sbarrò gli occhi.

-Cosa?????? E come mai io non ti conosco??- Edward sospirò.

-Winry, ti dispiace se ne parliamo dentro?-

-Taci tu! Con te faremo i conti dopo!! Intanto entriamo. Voi due mi dovete delle spiegazioni!-

 

*pochi minuti dopo*

-Hai capito?- Edward finalmente tacque, mentre Alphonse stringeva la sorella che aveva ancora le lacrime agli occhi.

Winry era rimasta ammutolita, osservava prima Edward, poi Al e Megumi e infine Jacqueline. Rimase così per qualche secondo, dopodichè sbuffò alzandosi. Tese una mano a Megumi, la quale la afferrò, si sorrisero dolci.

-Vieni con me - disse la bionda. - Andiamo in cucina che ti preparo qualcosa di caldo ok?- la mora annuì.

Si abbracciarono. Prima di varcare la soglia della stanza Winry si voltò verso Alphonse indicando i bagagli e le scale. Il biondino capì all'istante, e aiutato da Edward e seguito da Jacqueline andò a sistemare i bagagli in camera.

Winry si avvicinò ai fornelli, riempiendo prima un pentolino d'acqua per poi posarlo sul gas. Si voltò verso Megumi, che si era seduta, e la imitò. Per un po' rimasero in silenzio, i due paia di occhi azzurri, di due tonalità completamente diverse si osservavano.

La prima a rompere il silenzio fu Winry. -Mi dispiace per come mi sono comportata prima, è che... - rivolse lo sguardo verso la finestra. - Non li vedo mai, e quando arrivano qui è sempre perchè uno dei due è ridotto male. Non ricevo mai una visita di cortesia, mai una lettera o una chiamata quando sono via. Vivo in un paese nascosto, piccolo, in cui le notizie arrivano appena. Quando loro tornano è sempre una gioia per me, però ogni volta ho la paura che siano cambiati, che non avranno più bisogno di me, che un giorno smetteranno anche di venire per la riparazione, ho paura che si dimenticheranno di me. E beh, vederli così, con due belle ragazze come voi - sorrise amara - beh, mi ha fatto pensare che forse si erano sistemati.- sospirò abbassando il capo rassegnata.

-Non penso che questo sia possibile sai? Io li conosco di sicuro meno di te, però, ho potuto notare qualcosa, negli occhi i entrambi, accendersi, mentre eravamo in treno. Penso che per loro questa sia come un isola felice, un momento di tranquillità nella loro vita frenetica. Edward alle volte si comporta così, è uno stupido a non mostrare i suoi sentimenti. - Winry sollevò il capo di scatto.

-I suoi sentimenti?- Megumi sorrise.

-Sono palesi ai miei occhi. Lui ci tiene a te molto più che come un fratello tiene ad una sorella.- Il bollitore fischiò, interrompendo la loro conversazione bruscamente. Winry si alzò, immergendovi una piccola bustina. Poggiò cinque tazzine sul tavolo e vi versò il the fumante. In quel momento arrivarono in cucina Alphonse e Jacqueline. Alphonse sorrise a Megumi la quale ricambiò e le si sedette accanto.

-Tutto apposto?- La mora annuì.

-Edward dov'è? - chiese Winry.

-E' rimasto in camera, diceva di essere stanco.- la bionda scosse la testa e prese una tazzina.

-Gli porto il the- Detto questo uscì dalla cucina.

Salì le scale lentamente, stando attenta a non scottarsi con il liquido bollente. Si fermò di fronte alla porta della camera di Edward e bussò piano. Un mugolio sommesso provenne dall'interno e Winry lo interpretò come un si. Abbassò piano la maniglia ed entrò nella stanza. Le tende erano tirate e il buio era totale. Il ragazzo era disteso sul letto, un braccio dietro la testa e uno sopra gli occhi. Winry si avvicinò a lui, poggiò la tazzina ancora calda sul comodino e lo scosse piano.

-Edward- sussurrò.

-uhm...- scostò il braccio e sollevò una palpebra, lo stupore che si dipinse nel suo sguardo fu grande.

 

 

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ecco fatto ^^ spero vi sia piaciuto anche questo capitolo... mi scuso per il ritardo, l'html è sempre quello del capitolo precedente e la cosa mi scoccia >.< . Il capitolo mi pare lunghetto, fatemi sapere cosa ne pensate, mi raccomando, recensite.

Punkbe: piaciuto? Secondo me Megumi e Winry andranno d'accordo come sorelle, Winry mi sta abbastanza simpatica... ma che succederà adesso? mah! Lo so solo io!!!! hehe!!

Kiri Dellenger: Eh si, Megumi in vacanza, con Jacqueline pure! Vediamo se indovini perchè ce l'ho messa dentro? *ammicca* xD La parte in corsivo è un racconto a parte, frutto di una mia ideuzza *.* Envy mi è sembrato abbastanza.... Dolce... però questo rientra nei miei piani!! Muhahahaha!!!La storia si allunga!!!

Rinnovo l'invito a recensire e ringrazio chi ha messo la fanfic tra i preferiti e tra le seguite!!!

A presto ^^

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Capitolo 25
*** Capitolo 24 - Innamorati ***


Capitolo 24 Già al capitolo 24! Sono commossa, sembra solo ieri che ho pubblicato il primo capitolo ç_ç Grazie a tutti, di cuore davvero! A chi recensisce, a chi l'ha fatto, a chi ha messo la fanifc tra le seguite e a chi legge soltanto. Grazie davvero! E ora vi lascio alla lettura ci vediamo a fine capitolo...


Capitolo 24 - Innamorati

Si svegliò di soprassalto, spalancò gli occhi guardandosi attorno spaventata come non mai. Probabilmente si trovava in una caverna, le pareti di roccia erano umide e il suo respiro condensava in piccoli sbuffi bianchi. Portò le ginocchia al petto abbracciandosi le gambe e arretrò, fino a quando la propria schiena non toccò la parete ruvida della grotta che le bagnò la maglietta. Avrebbe voluto fondersi con la pietra e diventare anche lei fredda e dura, pur di scacciare la paura che le attanagliava la gola impedendole di parlare. Cominciò a tremare lievemente. Le proprie mani accarezzavano i brandelli di pantaloni cercando di rassicurarsi, cosa che non le riusciva per nulla. Sentiva la testa girarle ma non voleva arrendersi ancora a quel buio fastidioso.
-Ti sei svegliata- La ragazza sollevò il viso, rigato di lacrime.
-Non voglio tornare indietro.- Si morse il labbro inferiore, cercando di assumere un'espressione decisa sul viso da bambina.
Envy rise, buttando indietro la testa.
Il suono freddo e finto rieccheggiò tra loro facendola rabbrividire.
L'homunculus le si avvicinò velocemente, accucciandosi e poggiando il braccio su un ginocchio, mentre con l'altra mano le accarezzava il viso con il dito.
-Uhm... Non saprei...- Piegò di lato la testa con un ghigno sadico stampato in viso. La ragazza spalancò gli occhi che si riempirono di terrore, una sua mano corse istintivamente alla spalla, ancora bruciata da quell'orribile marchio stringendola forte. "Esp.1206" questo recitava la scritta impressa a fuoco sulla sua pelle.
Envy la squadrò per qualche secondo, pareva così indifesa, piccola e fragile nonostante i suoi 18 anni.
Diede un calcio ad un sasso, facendolo rotolare lontano.
Posò nuovamente lo sguardo sulla ragazza, che non aveva smesso di osservarlo, sempre con quei due occhi spalancati e profondi, due pozzi di terrore, insicurezza e tristezza, ma anche, speranza.
Sperava in lui. LUI che aveva ucciso così tante persone, lui, che aveva smesso di credere nella bontà dell'animo umano, MOLTO tempo prima. Adesso lui era visto come simbolo di speranza. Quel pensiero gli scaldò il cuore.
"Che strana sensazione" pensò.
-Senti- fece una pausa accendendo una scintilla che illuminò gli occhi e il viso della ragazza.
-Posso aiutarti.- sbuffò -Ma non crearmi ulteriori problemi.-
La figura esile si sollevò in piedi con uno scatto pieno di energia che Envy non aveva pensato potesse ancora possedere.
E di slancio lo abbracciò, stringendolo forte.
L'homunculus rimase stranito da quella reazione, poggiò le mani alla base della schiena dell'altra ricambiando appena la stretta ma appoggiando la testa sulla spalla della ragazza.
-Grazie.- 


                                                               ***


-Edward- sussurrò.

-uhm...- scostò il braccio e sollevò una palpebra, lo stupore che si dipinse nel suo sguardo fu grande.

Anche alla penombra della stanza il color biondo dei capelli della ragazza sembrava brillare, i suoi due occhi azzurri lo scrutavano mettendolo in imbarazzo. Si sollevò dal letto, coprendosi dopo essersi reso conto di indossare solo un paio boxer e arrossendo.
Le guancie della ragazza si imporporarono, lasciando Edward senza fiato. Era davvero bella.
Frena. Da quando in qua Winry era bellissima? Lei, che gli lanciava in testa le chiavi inglesi provocandogli traumi cranici, che non lo accoglieva mai con un "ciao" come tutte le persone normali.
Eppure quella strana sensazione, non gli dava tregua.
-Ti... Ti ho portato il the- disse la bionda sorridendo debolmente e posando la tazza sul comodino.
-G... Grazie.- Edward abbassò lo sguardo imbarazzato, cos'era quel balzo al cuore che improvvisamente lo colpiva incrociando lo sguardo della loro migliore amica d'infanzia?
Però quella era la prova definitiva. Non era la prima volta che qualcosa si agitava nel suo animo alla vista di Winry. Ormai era impossibile negarlo. Era innamorato.

Winry uscì dalla stanza, chiudendosi la porta alle spalle e appoggiandosi ad essa con la schina lasciandosi scivolare a terra.
Si passò una mano sul viso sospirando. La visione di Edward in boxer le aveva provocato un tuffo al cuore e l'aveva fatta visibilmente arrossire. Ormai era impossibile negarlo. Era innamorata.



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Ecco qui un mini capitolo. Ho preferito postarlo a parte per dargli importanza, W EDXWIN!!!!!!!!!!!!!!!
XD ok basta. Respiro profondo. Ecco sono di nuovo me stessa.
Allora, la prima parte è a parte che andrà ad intrecciarsi con il resto della storia, però devo scriverla a parte altrimenti non si capisce nulla. Spero, nonostante fosse MOLTO corto, che il capitolo vi sia piaciuto.
Ho sistemato l'html, che dovrebbe essere il solito.
Speriamo bene.
Posso fare una piccola richiesta? ç_ç
Siamo al capitolo 24. In più di 500 hanno letto il primo capitolo, e in media leggono ogni capitolo circa una trentina di persone. Di questa trentina solo 2/3 recensiscono regolarmente e li ringrazio con tutto il cuore. Beh volevo chiedere se qualcun'altro può recesire, please. Accetto anche critiche! Grazie x l'attenzione.
E adesso ringraziamenti.

x Punkbe: beh, come penso avrai capito, sono x l'EdWin, spero comunque che continuerai a seguire! Dopotutto la coppia principale sarà Megumi/Greed!

x Kiri Dellenger: Davvero non hai capito xk ho messo in mezzo Jacqueline? XD  Beh, non volevo che Alphonse si sentisse solo ç_ç POVEROOO! XD vabbè, come vedi ho sistemato l'html, finalmente. Fammi sapere che ne pensi di questo mini-capitolo!!




Detto questo mi congedo, ribadendo l'invito a recensire. A presto!
Mattiuzza

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Capitolo 26
*** capitolo 25 ***


capitolo 25 Capitolo 25


Camminavano da ore ormai. I piedi le dolevano e le gambe quasi non la reggevano, tremavano, ma ogni volta che sembravano cedere lei stringeva i denti e continuava, ignorando il dolore.
La pioggia scendeva lenta e inesorabile e picchiettava fastidiosamente sulle loro schiene.
La ragazza si sentiva estremamente stanca, ma fermarsi significava morire. O peggio, tornare indietro.
Nessuno dei due parlava, Envy camminava avanti a lei, passo veloce e deciso, senza dare il minimo cenno di stanchezza.
Certo, lui era un homunculus. Ma lei no.
Lei, lei cos'era?
Se lo domandava spesso quando era sola, ma non aveva mai risposta alle proprie domande, tantomeno a quella.
Una in particolare la perseguitava, ed era ciò che aveva scaturito tutto quello che era successo.
La sua fuga dal laboratorio e gli eventi successivi, la tentata cattura da parte degli scienziati, lo scompiglio, erano davvero valsi la pena per quella domanda? Non lo sapeva. Ma lo sperava.
-Chi sono?- mormorò, scrutandosi le mani, come se vi potesse essere scritta la risposta a quel quesito.
-Taci e cammina, altrimenti non arriveremo mai.-
La ragazza si rese conto solo in quel momento di essersi fermata, mentre le lacrime si mescolavano alla pioggia scendendole dalle guancie. Le asciugò con il polso e riprese la marcia. Doveva continuare, altrimenti tutto quello che l'homunculus stava facendo per lei non sarebbe valso davvero nulla.

Verso sera uscirono finalmente dal sottobosco. La ragazza si guardò attorno meravigliata e accecata.
Aveva smesso di piovere, ed un timido tramonto tingeva il cielo di rosso, colorando il fiumiciattolo che scorreva tranquillo li vicino.
-Siamo arrivati - disse secco l'homunculus, indicandole una casetta gialla poco lontano.
-Lì troverai qualcuno disposto ad aiutarti.- Aveva uno strano ghigno divertito stampato in faccia, ma lei non si azzardò a chiedergli il perchè.
-Pensi di arrivarci?- La ragazza annuì.
-Allora ci si vede "1206"- Envy sparì nel bosco lasciandola sola.


Un urlo disumano lacerò il silenzio della casa.
Era chiaramente femminile e avrebbe giurato che fosse quello di Megumi.
Scattò in piedi all'erta e si lanciò giù dalle scale con foga, allarmato.
La scena che gli si presentò davanti lo fece rabbrividire.
Un ragazza stava alla porta, in piedi e sconvolta. Aveva i capelli biondi chiarissimi, lunghi fin sopra le spalle magre e due occhi marroni molto profondi, del colore del cioccolato, due pozzi di terrore che risaltavano sul pallore delle sue guancie scavate.
Aveva un fisico fragile e smunto, da sotto la maglia si potevano facilmente intravedere le costole. Aveva sulla spalla destra un arrossamento molto evidente, provocato da un'abrasione non disinfettata.
Le braccia e le gambe erano magrissime, sembrava possedesse solo le ossa rivestite di un piccolo strato di carne e pelle. Aveva i vestiti a brandelli, strappati sulle ginocchia e sulle maniche.
Megumi era dall'altra parte della stanza, stretta, o meglio aggrappata al braccio di Winry, sul viso un espressione disperata e sconvolta mentre osservava la nuova ragazza.
Teneva gli occhi azzurri
pieni di terrore spalancati, le pupille erano dilatate in modo disumano. Il suo petto si alzava e si sollevava in modo irregolare ed era alternato a grandi respiri profondi.
Winry la sosteneva come meglio poteva, cingendole le spalle con le braccia, sorpresa per la reazione della ragazza.
-Cosa succede?- La bionda sollevò lo sguardo, fino a prima posato sul viso sconvolto di Megumi, la quale al contrario sembrava non aver sentito affatto la domanda di Edward.
-Non.. Non lo so. Ha aperto la porta e ha urlato. Quando sono arrivata lei era a terra, rannicchiata.-
Il biondo spostò lo sguardo verso Alphonse e Jacqueline. Quest'ultima non toglieva gli occhi di dosso alla nuova venuta.
Il fratello osservava preoccupato Megumi e sembrava l'unico ad aver capito la situazione.
Edward si avvicinò alla porta, invitando la ragazza ad entrare, delicatamente quasi stando attento a non forzarla troppo per non ferirla.
Vedendola più vicina Megumi indietreggiò disperatamente, con un andatura scostante che sottolineavaquanto fosse sconvolta.
-Tu.... Tu... Tu non .... Tu non ... Dovresti esistere!!- scoppiò la mora, sempre più impaurita.
-Io? Tu...- la nuova ragazza sollevò lo sguardo. - Tu mi conosci?- una scintilla di speranza si accese nei suoi occhi.
Megumi annuì, senza però addolcire la sua espressione.
-Ma tu dovresti essere... - s'interruppe abbassando la voce e sussurrando con lo sguardo perso nel vuoto.
-morta-
Un'idea illuminò la mente di Edward mentre osservava le due.
Stesso taglio del viso.
Stessi occhi grandi.
Stesso modo di parlare.
-Kate.- mormorò.
Le due ragazze voltarono la testa di scatto guardandolo.
Edward osservava Megumi.
Ecco perchè era così sconvolta.
Ecco perchè tutta quella paura.
Quella che avevano davanti era la sorella di Megumi.
Quella che a cinque anni doveva essere morta.
Cosa diavolo stava succedendo?

------------------------
Eccomi!!!! Sorpresi? Fatemi sapere!!

x Kiri Dellenger: ank io vorrei che nel manga e nell'anime Edward e Winry (o meglio, il loro rapporto) fosse messo più in risalto, ma ahimè, non penso sia possibile.

x Punkbe : Beh, non è che si innamorano. Envy per lei prova qualcosa, ma lei non lo ama. Sente solo qualcosa che lo lega a lui. Ma non è amore.

x Maya Deleon_Energy Alchemist: Yeah ce l'ho fatta a scrivere il tuo nick! XD Sono contenta che ti piaccia la storia e sono lusingata che ti abbia spinto a registrarti in questo splendido (*.*) sito.
Sono molto felice che nonostante Greed non sia il tuo personaggio preferito la fanfic ti piaccia lo stesso, dopotutto il mio compito è tenervi attaccati allo schermo! Spero ti piaccia questo capitolo!



Ciao a tutti!
 

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Capitolo 27
*** Capitolo 26 ***


Capitolo 26

 

-Quindi tu non ricordi nulla? – Chiese Megumi rivolgendosi alla sorella, che le stava ora seduta davanti.

-No- rispose Katia.

 

Erano passati due giorni dall’arrivo della ragazza.

All’inizio Megumi era rimasta chiusa in camera sua, scioccata dall’accaduto, alla ricerca di una risposta a quell’enigma, ma alla fine, forse dopo aver preso coscienza che rispondere a tutti i suoi interrogativi da sola fosse impossibile, era scesa, con passo tremolante di chi non mangia da tempo, gli occhi arrossati e ancora accesi da una luce spaventata, si era seduta sul divano, continuando a fissare il tavolo, a cui sedeva la sorella, intenta a mangiare (o meglio a divorare) tutto quello che le veniva offerto.

Katia d’altro canto sembrava essersi ambientata bene,  Winry le aveva fatto il bagno, curandole come poteva l’escoriazione sulla spalla, che si era rivelata alla fine un tatuaggio impresso a fuoco riportante la scritta: 1206.

Esso aveva un aspetto inquietante, la scritta violacea era incrostata e in parte la pelle si staccava, ma era ora coperto da una fasciatura, perciò invisibile.

La pelle della ragazza era più scura, non più bianca quasi da apparire diafana e i suoi capelli ora sembravano più lisci e morbidi.

I suoi occhi guizzavano attenti da una parte all’altra della stanza, come quelli di un animale diffidente, troppo ferito dall’uomo per concedersi di fidarsi ancora. Si lasciava avvicinare solo da Winry e da Megumi, come avevano appena scoperto. La prima perché le portava il cibo, e la seconda per via dell’interesse che Katia nutriva nei suoi confronti alla scoperta di essere sorelle.

Alphonse e Jacqueline passavano molto tempo insieme, a discutere sull’alchimia, argomento alla quale la ragazza pareva particolarmente interessata, il risultato era che Edward passava più tempo con Winry e le altre due ragazze, osservandone i comportamenti, cominciando a carpire informazioni sul passato di Megumi a lui oscuro, dato che il fratello si era rifiutato di spiegargli cosa esattamente la bella alchimista gli avesse raccontato quella lontana sera al ristorante mentre lui era dentro a pagare il conto.

Tutto ciò che sapeva era che loro e Megumi erano fratelli, che lei aveva una sorellina morta a soli cinque anni.

Nulla di più, poiché Alphonse aveva omesso i dettagli, come ad esempio la descrizione della ragazzina che ora si trovava con loro, oppure della fine che avesse fatto la loro madre.

Tutto ciò aveva fatto nascere in lui una strana curiosità verso la storia di Megumi che lo lasciava perplesso e allibito, nello scoprire quanto le loro storie si assomigliassero.

 

                                                                           ***

 

Megumi si rendeva conto di quanto le mancasse sua sorella in quel momento più che mai. Averla davanti, parlarle, non riempiva il buco che sentiva in petto, per nulla, ma almeno le dava l’illusione di essere normale, o almeno di avvicinarsi a quella che per lei era la normalità. Sentiva di nuovo per la prima volta dopo tanto tempo quel senso di smarrimento che aveva caratterizzato la sua vita passata, sempre appesa sul filo del rasoio, in attesa di un colpo di vento che la spingesse dall’una o dall’altra parte.

Era nuovamente distesa sul quel letto, come ogni notte ormai, le mani dietro la nuca e i capelli corti sparpagliati sul cuscino. Osservava il soffitto, sommersa dai ricordi che le impedivano di dormire, il viso di sua sorella, quello della loro defunta madre, quello sfocato del padre ma sopra a tutti loro c’era lui, Greed.

Cosa avrebbe pensato lui? Cosa le avrebbe consigliato di fare se fosse stato li? L’avrebbe consolata, l’avrebbe abbracciata, e lentamente lei si sarebbe calmata.

Senza lui era tutto più difficile, gli abbracci di Winry non le bastavano, lei voleva le due braccia muscolose ormai conosceva a memoria dell’homunculus a cingerle i fianchi, voleva sentire il tocco dolce delle sue labbra, il dolce profumo che emanava il suo ampio petto.

Senza rendersene conto due lacrime le erano scivolate sulle guance, scendendo fino al collo facendola rabbrividire.

Si sollevò piano dalle coperte abbandonando ogni speranza di dormire e si avvicinò alla finestra spalancandola, come era solita fare al Quartier Generale.

L’aria fresca e pulita della notte entrò nella stanza scompigliandole appena i capelli. Sporse il viso dal balcone e osservò il cielo.

Neanche una stella era presente nella volta celeste, ricoperta invece di nuvoloni neri e minacciosi.

L’alchimista si allontanò avvicinandosi ai piedi del letto, per poi rannicchiarvisi contro, addormentandosi quasi all’istante.

 

 

Fu svegliata da suo sonno leggero da un colpo, lieve sul davanzale. Un’ombra era accovacciata alla finestra, era quasi impossibile per Megumi distinguere l’aspetto dello sconosciuto perché il buio regnava nella stanza.

-Chi sei?- chiese sospettosa.

L’uomo fece un passo avanti, entrando nella camera e esponendosi alla luce della luna che debole ne illuminò il viso.

Alla ragazza parve di sentire il cuore esplodere dalla felicità quando lo riconobbe.

-Greed!!!- esclamò  gettandogli le braccia al collo.

Sentì le mani dell’homunculus stringersi sui propri fianchi mentre l’attirava ancora di più a se.

-Mi sei mancata piccola.- mormorò dolcemente.

 

 

 

In super ritardooo >_< chiedo scusa, ma il mio piccolo e povero neurone ultimamente è stato sconvolto un sacco di volte e adesso gira in tondo cercando di scappare u.u

 

Dunque, rispondiamo alle recensioni.

 

X Kiri Dellenger: Non so se è più chiaro adesso, spero ti sia piaciuto anche questo capitolo, non preoccuparti per il ritardo u.u se avessero dovuto lapidare me ogni volta che non recensisco o aggiorno in tempo a quest’ora sarei morta una centinaia di volte xD

 

X  Maya Deleon_Energy Alchemist: Mi fa piacere ti sia piaciuto lo scorso capitolo, spero che tu abbia apprezzato anche questo ;) GREED  E’ TORNATOOOO!!! :Q___

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Capitolo 28
*** Capitolo 27 ***


capitolo 27 Capitolo 27
*Riemerge dal suo antro oscuro e profondo*
*Vede una folla infinita con forconi e torce*
*Si nasconde*
CHIEDO UMILMENTE SCUSA A TUTTI!!!!!!!!!! *si prostra fino al terreno*
Posso dire a mia discolpa solo una cosa: mancano solo 3 capitoli alla fine della storia.
Tre capitoli e l’avventura con Megumi finirà. Tre capitoli e finirò la mia prima fan fiction.
Tre capitoli e….
Si beh insomma, avete capito!!
Sono stata impassibilmente impegnata in questi ultimi giorni di scuola, sommersa da idee e da compiti .-. (ho la camera piena di foglietti svolazzanti con one-shot senza senso e brutte copie di temi svolti in classe)
Ma ora è finita! Basta scuola!!! Basta compiti per casa e, soprattutto, BASTA LATINO!!!!!!!!!!!!!!!! Quest’estate la dedico al riposo e alle mie storie (:
E adesso, dopo mesi che non aggiorno (ho perso il conto dell’ultima volta che ho toccato le mie storie) ecco il 27esimo capitolo!!!
 
 
Megumi si girò inquieta, tirando a sé il lenzuolo e bloccandosi incontrando un impedimento proprio al centro del letto.
-Mmmmhh…- mugugnò appena socchiudendo un occhio.
La sagoma familiare di Greed le si presentò davanti, un po’ sfocata e tremolante.
La ragazza gli si avvicinò, rendendosi conto solo in quel momento che l’homunculus non indossava alcun indumento, proprio come lei.
Percorse con le dita il petto marmoreo e muscoloso di Greed, salendo fino alla clavicola per poi spostarsi sul collo e sui pettorali, dove la mano di lui avvolse la sua, stupendola.
-Sei… Sei sveglio?- chiese.
-Si.- sussurrò l’homunculus appena sopra il suo orecchio.
Megumi sollevò il viso incontrando quei due specchi ametista nei quali si perdeva. Avrebbe potuto continuare a fissarlo per ore, se non avesse avuto qualcosa di ancora più interessante come le sue labbra, che in quel momento premevano dolci sulle sue.
Assecondando i suoi movimenti lo lasciò sollevarsi appena sopra di lei, poggiando le mani ai lati del suo viso.
La luce della luna che proveniva dalla finestra illuminava i suoi muscoli delle braccia, proiettandovi ombre allungate e delineandoli perfettamente.
L’homunculus si chinò, baciandole il collo dolcemente con le labbra fredde che a contatto con la pelle esposta e debole le provocavano brividi che le arrivavano fino dentro le ossa. Scese lento, lungo la clavicola, sul petto, mentre le accarezzava l’avambraccio creando intrecci invisibili di fili sulla pelle bianca.
La sua bocca si spostò sul seno della ragazza, avvolgendo un capezzolo turgido e torturandolo con la lingua.
Megumi soffocò dei gemiti di piacere.
Le dita di Greed, nel frattempo, percorrevano ogni centimetro della sua pelle, carezzandola, incendiandola ed eccitandola allo stesso tempo.
I loro bacini si scontrarono con impetuosità, mossi dal desiderio represso, e Greed entrò in lei con una spinta decisa, alla quale se ne accompagnarono altre, sempre più veloci, mentre le loro labbra si cercavano e le loro voci si intrecciavano in sussurri labili che invocavano il nome dell’altro.
I loro muscoli erano tesi e la schiena di Megumi si inarcava appena, assecondando ogni movimento dell’homunculus, amplificando il loro piacere che saliva come un’onda, infrangendosi sugli scogli e ritirandosi, solo per tornare più forte, travolgendoli con la sua intensità.
Alla fine entrambi vennero con un gemito, anch’esso soffocato. Esausti si appoggiarono l’una all’altro mentre si stringevano in un dolce abbraccio.
-Mi dispiace.- mormorò l’homunculus.
La ragazza lo guardò interrogativa.
Domani devo ripartire presto.- ammise con un sospiro. Un’ombra di delusione si dipinse negli occhi blu dell’alchimista, ma sparì velocemente.
Greed la strinse più forte e lei affondò il viso sul suo petto inspirando forte il suo profumo.
-Per quanto starai via?- soffiò Megumi senza sollevare il viso.
-Probabilmente sarò di ritorno per la sera. Cercherò di fare presto.-
Il cuore della ragazza sobbalzò ancora nel notare la dolcezza nelle parole dell’homunculus e si sentì sollevata, a tal punto che si addormentò quasi subito, mentre Greed la accarezzava sfiorandole appena la schiena nuda.
 
 
* * * 

Il giorno dopo Megumi si svegliò di colpo e non avvertendo la presenza di Greed accanto a sé, si irrigidì improvvisamente e il suo cuore si bloccò.

Poi ricordò il discorso fatto quella notte e si tranquillizzò.
Scese dal letto e indossò un paio di pantaloni neri e una canottiera, scostò il ciuffo di capelli neri che le cadeva disordinato sugli occhi e scese per fare colazione, udendo il rumore di stoviglie che cozzavano tra loro.
-Buongiorno.- mormorò rivolta alla sorella e a Edward, che stavano seduti l’uno accanto all’altro, di fronte a Jacqueline e Alphonse.
-Ciao Winry!- esclamò rivolta alla bionda che stava ai fornelli.
-Come mai così di buon umore stamattina?- chiese Edward.
-Diciamo che…- arrossì un poco - Ho dormito bene.- sorrise mentre si sedeva.
Fecero colazione ridendo e scherzando e anche Katia si unì a loro, sentendosi finalmente parte di qualcosa.
Non una famiglia, ma qualcosa di simile.
Era stata sola per troppo tempo e ora tutte quelle sensazioni che provava le portavano alla mente ricordi vecchi che non sapeva nemmeno di avere.
Ricordava il viso dolce di sua madre, incorniciato dai riccioli neri e la faccia stupita di Megumi quando quella fatidica sera era precipitata giù, nelle acque torbide del piccolo torrente, salvandosi solo per miracolo. 
E ora era lì con lei, certo, la loro madre era morta, ma ora non era più sola, non doveva più dipendere da un'homunculus, ne eseguire gli ordini di qualcuno per procurarsi da vivere.
-Dobbiamo partire domani mattina, ordini del colonnello Mustang.- li avvisò Edward, senza lasciar trasparire alcuna emozione.
Gli occhi di Winry si riempirono di tristezza ma lei la respinse con forza per non rovinare quello che a quanto pareva, sarebbe stato il loro ultimo giorno insieme.
-Katia, vuoi rimanere qui o vieni con noi? E' una scelta tua.- disse il biondo rivolgendosi alla ragazzina.
Lei d'altrocanto passò in rassegna il viso di tutti i presenti, e dopo qualche secondo di silenzio rispose.
-Resto. Scusa Megumi... Ma qui ho una casa per adesso, e poi, mi piacciono gli automail.- disse rivolgendo un sorriso a Winry, la quale ricambiò.
-Va bene Kate..- mormorò usando il suo soprannome.- Fai pure, ti verremo a trovare, e poi qui sarai al sicuro.- disse sorridendo Megumi, nascondendo quella piccola ferita che si era creata.

La sera arrivò presto, calando buia sulla casa gialla.
Avevano da poco cenato, assistendo alla dimostrazione di Katia che stava imparando a costruire gli auto mail da Winry, la quale era entusiasta di insegnarle i trucchi del mestiere.
Megumi filò in camera appena la lancetta dell'orologio segnò le nove, con la scusa di andare a dormire per alzarsi presto l'indomani, e così fecero anche Edward, Alphonse e Jacqueline.
La ragazza si sedette sul davanzale, con le gambe a penzoloni dentro la stanza, dava le spalle all'esterno e osservava la propria ombra muoversi proiettata sul pavimento.
All'improvviso due mani le si posarono sulle spalle.
-Ti sono mancato? - chiese Greed sussurrandole all'orecchio.
-Per nulla.- rispose lei facendogli la linguaccia come una bambina.
-Beh allora posso anche andarmene.-
-No! Stavo scherzando, stupido.- disse girandosi e prendendogli il viso tra le mani.
 Proprio quando le loro labbra stavano per congiungersi qualcosa di peloso le sfiorò la gamba.
Megumi abbassò il viso guardando il cane che scodinzolava felice.
-Den! Che ci fai qui?-
Continuava a fissarla in silenzio, ma appena lei si scostò un po' per accarezzarlo, l'animale notò Greed, appollaiato sulla finestra e cominciò a latrare.
La casa sembrò prendere vita e Edward entrò nella camera spalancando la porta.
Megumi si immobilizzò.
-Io vado all'esterno! Così non scappa!- urlò Jacqueline dal corridoio.
-Cosa le hai fatto, cosa vuoi da lei??- chiese Edward trasmutando il suo automail.
-Nulla.- rispose Greed calmo.
-Bugiardo!!- e si lanciò su di lui.
Megumi unì prontamente le mani e poggiandole a terra creò un muro che divise i due.
-Megumi non interferire, non lascerò che ti succeda qualcosa.-
-Non è come pensi!-
Edward distrusse il muro con un colpo e la lotta ebbe inizio. Greed si lanciò all'indietro, fuori dalla finestra, atterrando sul prato, seguito a ruota da Edward e bloccato alle spalle da Jacqueline.
Era in trappola. Con un'abile mossa la ragazza lo bloccò, impedendogli ognii movimento, e Edward, dopo aver battuto le mani le poggiò sul petto dell'homunculus, scomponendo per qualche secondo la sua corazza, Greed cominciò ad agitarsi e riuscì a scrollarsi di dosso Jacqueline, che finì sbalzata a terra qualche metro più in la.
Megumi si lanciò giù dalla finestra, correndo a perdifiato verso i due.
Edward preparò la lama dell'automail e si lanciò sull'homunculus.
Non seppe perchè lo fece, ma appena fu abbastanza vicina istintivamente Megumi si interpose tra i due, tenendo le braccia spalancate.
Troppo tardi per far si che Edward si fermasse.
La lama le perforò lo stomaco e si ritrasse velocemente. La ragazza spalancò la bocca sputando uno strano liquido nero e urlando. Fu un grido di dolore, strozzato in gole, roco e graffiante.
Un fiotto di sangue denso e vischioso fuoriuscì dalla ferita allo stomaco, rosso e troppo solido per sembrare umano, bagnò il terreno, cristallizzandosi in tante pietre rosse.
Edward guardava la scena esterrefatto, terrificato e inorridito.
Greed afferrò Megumi appena in tempo, prima che cadesse.
La prese in braccio.
-Che ti hanno fatto?- mormorò sfiorandogli la ferita.
Megumi rabbrividì e un fiotto di sangue più scuro del precedente, quasi nero, le rigò il mento, colandole sul collo.
Greed si voltò e scappò via, con la ragazza tra le braccia, lasciando Edward e Jacqueline esterrefatti sul prato.
Il biondo cadde in ginocchio, le lacrime gli rigavano le guance.
Prese a pungi il terreno, con rabbia. Con odio, verso se stesso.
Perchè non si era fermato?
Il suo urlo squarciò il silenzio, fu un grido straziante, pieno di dolore, pentimento e paura.


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Eccomi qui di nuovo. Stavolta ho cercato di impegnarmi per fare un capitolo più lungo anche perchè altrimenti non ne mancherebbero più solo tre, ma dovrei allungare ancora di più la storia.
Invece ci sarà l'epilogo, ma quello non lo conto come capitolo. Bensì come conclusione.
Sto già lavorando agli altri tre capitoli, quindi mi dilungherò molto meno nel pubblicarli anche perchè senza tutti quei compiti ho molti meno impegni :) Spero che vi sia piaciuto questo capitolo.


E ora le vostre recensioni.

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Kiri Dellenger : sono felice che ti piaccia l'impegno che ci metto per scrivere di quei due (: e scusa se non ho recensito regolarmente la tua storia, il fatto è che per me era davvero un momento no, troppo piena di impegni per riuscire a recensire... scusa davvero.. spero comunque che il capitolo ti sia piaciuto ...

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 Maya Deleon_Energy Alchemist : felice anche tu del ritorno di Greed? Bene! Comunque anche a me piace molto la sorella di Megumi, ma penso che abbia sofferto abbastanza quindi negli ultimi tre capitoli la metterò un po' da parte, verrà solo nominata. Poi nell'epilogo avrà la parte principale, spero di averti incuriosita...

Bene, qui ho finito!!  Alla prossima!!

                                                                         

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Capitolo 29
*** Capitolo 28 ***


capitolo 28
Capitolo 28

Megumi si contorceva tra le sue braccia, in preda al dolore.
Sentiva l'addome in fiamme e quella sensazione le arrivava fino al collo, dandole l'impressione di soffocare.
-G... Greed ...- mormorò.
-Sono qui, sono qui.- sussurrò lui in risposta, stringendola di più a se.
-No... Non.. Mi... A... Abb...-
-Shh, non ti sforzare troppo.-
La vide serrare gli occhi e percepì l'abbandono del suo capo contro il proprio braccio.
Cercò di sbrigarsi, correndo ancora più veloce.
Continuava a ripetersi incessantemente che lei ce l'avrebbe fatta. D'altrocanto era Megumi quella viva dei due, era lei che aveva qualcosa da perdere.
Aveva dato tutto ciò che di più caro aveva per lui, senza preoccuparsi di se stessa.
Se non si fosse intromessa non sarebbe accaduto nulla probabilmente, lui avrebbe evitato il colpo come aveva fatto con i precedenti.
Ma lei era così, testarda a tal punto da pararsi tra loro due, impulsiva, in balia dei sentimenti, comandata dalle emozioni.
Forse era quello che lo attirava degli umani, quello che lo spingeva a legarsi a loro, a vivere accanto a quelle creature imperfette ma affascinanti.
Forse era quello che gli piaceva di lei.
Non si era nemmeno resa conto che cercando di difenderlo lo aveva indirettamente ferito.
Perchè anche lui aveva qualcosa di importante da perdere.
E quella cosa era lei.
Tornò ad osservare il volto di Megumi preoccupato per la sua sorte.
Si guardò attorno, erano quasi arrivati a Central City.

Edward pestò i pugni a terra, mentre calde lacrime gli rigavano il viso.
-Maledetto!!!!- non sapeva se si riferiva più a se stesso o a Greed.
-Edward calmati! Non disperarti, non è tutto perduto. Possiamo avvisare Mustang di controllare ogni angolo della città alla ricerca di Greed. Lui lo troverà di sicuro.- Alphonse era sempre il solito ottimista anche nelle situazioni peggiori, ma era anche il più risoluto e come al solito aveva ragione. Non serviva a nulla piangersi addosso, occorreva agire.
Si sollevò di scatto lanciandosi in casa quasi con furia.
Winry era lì, sulla porta e stringeva Kate tra le braccia mentre lei si divincolava piangendo poichè aveva assistito a tutta la scena.
Ce l'aveva con Edward, perchè aveva colpito Megumi, con Alphonse e Jacqueline, perchè non l'avevano impedito e con Winry, perchè la tratteneva.
Acciaio entrò in casa quasi ignorandola, cosa che la fece andare ancora di più su tutte le furie.
-ASSASSINO! L'hai uccisa tu!!- gridò, prima di accasciarsi a terra, distrutta dal dolore e scossa dai singhiozzi. Winry l'abbracciò, ma lei si staccò, evitando anche Alphonse che cercò di consolarla, e corse via.
La meccanica fece per lanciarsi al suo inseguimento, ma Al la fermò trattenendola per un braccio.
-Lasciala in pace Win. Ha appena visto Megumi venire ferita da Edward. Deve stare sola. Abbiamo altro di cui preoccuparci adesso.-
La bionda lanciò un'altra nervosa occhiata al punto in cui era sparita Kate poco prima e annuì, poco convinta.
Nel frattempo Edward stava chiamando Mustang.
-Colonnello abbiamo un emergenza.- disse senza salutare o dare il minimo preavviso al superiore. -Si tratta di Megumi. E' ferita gravemente ed è stata rapita. Siamo convinti che si stia dirigendo verso Central City.-
La risposta di Mustang arrivò dopo poco. -D'accordo Acciaio. Cercheremo di catturarlo.-
-No Colonnello. Forse non mi sono spiegato bene, dovete catturarlo.-
Detto questo riagganciò e si rivolse ad Alphonse e Jacqueline che lo fissavano agitati.
-Si parte per Central City.-

Greed arrivò al covo in meno tempo del previsto. Megumi aveva smesso di muoversi da poco, e l'unico segno di vita era il debole respiro regolare accompagnato dal movimento quasi impercettibile del suo petto che si alzava e si abbassava.
L'homunculus divelse la porta con un calcio e la lamiera piegata cadde rumorosamente alcuni metri più in la nel corridoio buio.
Quasi immediatamente comparirono Gluttony, Lust ed Envy.
Si avvicinò a quest'ultimo e depose Megumi tra le sue braccia.
-Salvala.- mormorò, mentre si lasciava accompagnare lontano da Lust e Gluttony senza opporre resistenza.

Megumi si svegliò bruscamente mettendosi a sedere.
All'improvviso la stanza prese a girare vorticosamente e lei ripiombò con la testa che le doleva sul cuscino.
-Fai piano, sei troppo debole.-
La voce di Envy la fece sobbalzare dato che era l'ultima che avrebbe voluto sentire.
-Cosa ci fai qui?-
-Ci vivo.- rispose semplicemente lui, avvicinandosi al letto su cui era distesa la ragazza.
-Dov'è Greed?-
Nessuna risposta.
-Dov'è Greed??- il suo tono era preoccupato e autoritario. Si sollevò a sedere e lo fissò con i suoi occhi del colore dell'oceano.
Un oceano burrascoso e scuro.
-Lo vuoi vedere? -
Megumi saltò giù dal letto e cercò di ignorare inutilmente i capogiri che la fecero vacillare.
Envy la prese velocemente prima che cadesse.
-Sei sicura di volerlo vedere?- le chiese di nuovo.
Megumi annuì.
Envy la prese per mano, conducendola fuori dalla stanza lungo i corridoi tutti uguali.
Megumi si guardava attorno, stanca e spossata arrancava stringendo le dita fredde dell'homunculus con riluttanza.
Rischiò di inciampare più volte e ogni volta Envy la prendeva all'ultimo evitandole così una brutta caduta.
L'homunculus si fermò di colpo di fronte ad una porta di metallo. 
-E' qui solo provvisoriamente dato che l'altra volta è scappato.- Megumi poggiò la mano sulla maniglia ma l'homunculus la fermò.
-Non farmi pentire di quello che sto per fare.- sbuffò. -Io sarò qui, ricordalo.-
Sembrava una minaccia. Anzi, lo era.
La ragazza non rispose, si limitò ad abbassare la maniglia.
Lo spettacolo che le si presentò agli occhi le strinse il cuore, e le lacrime le offuscarono la vista.
Le pareti della stanza erano completamente occupate da quattro cerchi alchemici attivi che emanavano un'accecante luce viola, sul soffitto era attaccato un teschio umano.
In ginocchio sul pavimento, con le braccia e le gambe legate c'era Greed, immobilizzato da quelle che secoli prima erano le sue ossa.
-Greed!- esclamò sedendosi di fronte a lui.
Non si muoveva e sembrava non avvertire nulla. Poi, all'improvviso, la sua voce la scosse, calda e suadente come sempre ma resa più roca e debole dall'influsso dei cerchi alchemici.
-Il trucco è sempre lo stesso, ogni volta che mi catturano.- le labbra dell'homunculus si curvarono in un ghigno stanco.
-Non dovevi, non.... Tu... Loro... Ti uccideranno...- prese a singhiozzare e le lacrime che aveva cercato di trattenere sgorgarono, scorrendole lungo le guance, calde e amare, quasi a volerla ferire.
Greed sollevò la testa con fatica e puntò i suoi occhi ametista in quelli di Megumi.
-L'importante è che tu stia bene.-
La ragazza poggiò le mani su quelle immobilizzate di Greed che seguì il suo movimento con lo sguardo.
-Non puoi pensarlo davvero... -
-Volta la mano sinistra.-
Megumi lo osservò interrogativa.
-Fa come ti ho detto.- insistè lui.
Megumi sollevò la mano con il palmo rivolto verso l'alto e quello che vide la fece rabbrividire.
Sulla sua pelle bianca risaltava un simbolo nero.
Lo stesso che aveva Greed.
Che avevano anche Envy, Lust e Gluttony.
Il serpente che si morde la coda.



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Chiedo perdono per il ritardo, ma questo capitolo proprio non ne voleva sapere di essere scritto.
Allora, colpo di scena!!! Megumi ha l'uroboro sul palmo della mano!! (Non si era capito eh -.-)
Scusate, ma oggi sono di fretta, infatti questa settimana è stata movimentata al massimo e i momenti per scrivere sono stati davvero pochi. Chiedo ancora scusa e ringrazio le tre persone che hanno recensito il capitolo precedente, non so cosa farei senza di voi *asciuga lacrimuccia*.
Ringrazio anche chi legge solamente e chi ha aggiunto la storia tra le seguite e le preferite.
Ho cominciato un'altra storia su Fullmetal Alchemist, si chiama "L'alchimista e il Vampiro", che purtroppo non potrò continuare finchè non finirò questa dato che sono legate u.u in seguito chi legge capirà perchè.
Se avete tempo e non vi scoccia, fate un salto a leggerla e lasciate qualche commentino :) per ora ho scritto solo il primo capitolo, ma il secondo è già pronto e lo pubblicherò (come già detto) appena finirò questa storia.
A presto!!


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Capitolo 30
*** Capitolo 29 - FINE ***


Capitolo 29
FINE



La ragazza si era bloccata, il palmo rivolto verso l'alto, gli occhi azzurri fissi su quel disegno semplice e nero, in netto contrasto con la sua pelle.
Greed avrebbe voluto stringerla a sè in quel momento, sembrava un piccolo pettirosso smarrito, sbatteva le palpebre incredula, le labbra socchiuse e le guancie arrossate.
Aveva il respiro lievemente accelerato, combatteva contro le lacrime.
-Megumi...-
La ragazza si riscosse, fissandola ancora con lo sgomento dipinto in volto.
-Lo sai perchè sono qui vero?- chiese lui, con un sguardo rassegnato.
La ragazza non rispose, ma chinò il capo.
-Ti chiederanno di scegliere. Tra me e te. La vita e la morte.-
-Io sono già morta- mormorò piano.
-No. Non la pensare così, ti prego. Promettimi una cosa.-
Megumi lo guardò nuovamente, tra le lacrime.
-Promettimi che non sceglierai loro.-
-Non potrei mai farlo.- Non c'era traccia di dolcezza nella voce dell'alchimista, solo una decisione e una fermezza ferrea.
-Oh ma che dolci siete!!-
La voce di Envy la fece sobbalzare.
L'invidia l'allontanò da Greed, sollevandolo invece dal terreno.
-Andiamo, è ora.- disse duro, spingendolo avanti.
-Mostriciattolo, solo perchè sei più vecchio non vuol dire che ti debba portare rispetto.-
Envy lo ignorò e si rivolse a Megumi.
-Alzati e andiamo.-
L'homunculus li portò in una stanza quasi immensa, tonda, sulle quali pareti scorrevano centinaia di tubi, che arrivavano tutti in un unico punto: il Padre.
Era seduto al centro della sala, e li guardava dall'alto di una specie di trono in pietra.
-Bentornati, figli miei.-
-Padre.- ghignò Greed.
Megumi non proferì parola, incantata dalla lieve luce emanata dal cerchio alchemico dipinto sul terreno, speculare ad un altro, situato invece sul soffitto.
Envy si allontanò, avvicinandosi a Lust e Gluttony, rimasti in disparte, ai margini della sala.
-Hai fatto la tua scelta?- chiese Quella Persona rivolgendosi a Greed, il quale rispose sputando ai suoi piedi e sorridendo soddisfatto.
Megumi sapeva cosa significava. Se lo aspettava, eppure le sfuggì una lacrima.
-Condanni dunque insieme a te anche questa nuova figlia?- chiese l'uomo.
L'homunculus rispose con una scrollata di spalle e un sorriso strafottente.
-Sono l'avidità no? E lei è mia.-
-Benissimo, dunque. -
Il cerchio su cui poggiavano i piedi si illuminò improvvisamente, e la ragazza si sentì mancare.
Cadde a terra e da quel momento la stanza piombò nel caos.
Greed con un ultimo sforzo si liberò, ma non tentò la fuga.
Sembrava troppo rilassato, non era da lui.
Ma non era quello l'importante.
In poco tempo il buio avvolse tutto e Megumi non seppe più nulla.
L'ultima cosa che avvertì fu la mano di Greed, stretta nella sua.

***

I militari invasero i sotterranei quando ormai era troppo tardi.
Al centro della sala vuota, due corpi, ormai irriconoscibili, giacevano come sciolti sul cerchio alchemico, avvolti in un abbraccio eterno.
Edward cadde in ginocchio sul terreno.
Ancora una volta era colpa sua.
Ancora una volta era arrivato troppo tardi.
Ancora una volta qualcuno a cui teneva era morto e lui non aveva fatto nulla per impedirlo.
Come poteva anche solo pensare di salvare suo fratello, di ridargli un corpo, se non era nemmeno capace di proteggere le altre persone da se stesso?
Piangeva, singhiozzava, urlava, si contorceva.
Ma non sentiva il suo corpo.
Aveva sbagliato.
Di nuovo.
Ma stavolta non avrebbe potuto rimediare.
Mai più.
Un mano gli si posò sulla spalla.
-Era già troppo tardi, Acciaio, non puoi salvare sempre tutti.-
Già, non poteva.




FINE.





Che schifo, lo so il capitolo in sé è corto e conciso, non ricco di descrizioni, ma è scritto di getto, con il cuore che batte a mille per la fine della mia prima storia.
Quindi non ho idea dell'obrobrio, non voglio rileggerlo, finirei per riscriverlo daccapo proprio ora che mi sono decisa.
Sto piangendo e ciò basta come scusa? Non volevo, davvero.
Ma dovevo.
E' più bello così, a mio parere, adoro i finali tragici, tristi e pieni di pianti.
Ma non è finita qui giusto?
Continua nell'altra fanfiction.
Lo so, ci tengo davvero tanto a questa storia, perchè è la prima che ho scritto, per mille motivi diversi.
Grazie mille a tutti.
A chi mi ha sostenuto con le sue recensioni, a chi mi ha fatta ridere e mi ha resa felice.
A chi ha seguito in silenzio e a chi seguirà, perchè no.
Grazie a tutti.

Alle recensioni risponderò con un messaggio privato.
Eeeh, si, finita quest'avventura.
Alla prossima, grazie ancora a tutti!


Con affetto, Mudvayne.

 


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