Il mattino arrivò troppo presto per i suoi gusti, si svegliò
nel suo letto solo e da un sonno a dir poco tranquillo.
La canotta bianca si adagiava candidamente sulla sua pelle
diafana, Jack probabilmente lo avrebbe trovato incredibilmente sexy così.
Già, Jack.
Ripensò a quello che gli era stato detto da lui la sera
prima: si sarebbe fatto perdonare.
Ianto immaginava già come: Con l’unico modo che il capitano
sapeva usare e che il suo cervello conosceva, il sesso.
Sempre avvolto nei suoi pensieri, senza nemmeno farci caso,
stava andando in cucina a preparare il suo amato caffè.
Ciò di cui non si capacitava era che pareva Jack desse
importanza solo a quello.
Il gallese non aveva niente in contrario al dare molta
importanza al sesso, lui stesso credeva fosse una cosa estremamente importante.
Ma dava tantissimo credito anche alle cose romantiche come
avere un appuntamento con un inizio e una fine in stretta intimità con il
compagno.
Insomma, voleva che si comportassero come tutte le coppie e
non avere una relazione condizionata dalle bizze di quella dannata fessura.
Forse era chiedere troppo dal Capitano Jack Harkness, ma
perché non tentare?
Quando il caffè fu pronto prese una fetta biscottata e la
addentò pigramente, il mostro marino o i mostri marini che erano lo
aspettavano.
***
Jack lo aiutò a caricare sulla barca gli arpioni e le reti
da pesca, la mattina si prospettava limpida e le acque della baia calme.
Gwen arrivò in perfetto orario come al suo solito, con sé
portava un sacchetto di carta.
- Buongiorno ragazzi, immagino che non avete fatto
colazione. –
Porse la busta a Ianto.
- Cornetti. Niente caffè, a quello ci pensi sempre tu. –
Concluse sorridendo, quando era mattina la donna si
ritrovava sempre più allegra e carica.
- Grazie Gwen. –
Jack afferrò prontamente un cornetto dal suo contenitore e
continuò il suo lavoro.
- E quelle cosa sono? –
L’ex poliziotta indicò l’ultima cosa che Jack stava portando
con se mentre consumava la sua colazione.
- Attrezzatura, mi pare ovvio. –
Gwen sollevò un sopracciglio.
- Tute da sub e bombole di ossigeno. Cosa hai in mente? –
- A parte vedere Ianto con la tuta? Di fare le immersioni e
cercare il nostro amichetto Nessie. –
Ci volle un attimo perché Ianto cambiasse gradualmente.
Fase uno, volto in fiamme.
Fase due, fuga verso il chiostro senza dire una parola.
Jack rise compiaciuto davanti alla reazione del compagno
prima di tornare a Gwen.
- Non credo serviranno. -
- E’ sempre bene partire attrezzati per ogni evenienza. –
Gwen annuì salendo a bordo facendo particolarmente
attenzione a metter bene i piedi sulla barca e non cadere.
- Ianto! Lo abbiamo appena preso il caffè, andiamo! –
- Si, giusto… Arrivo. –
Il capitano lo aspettò sorridendo al lieve imbarazzo di
Ianto che non appena fu abbastanza vicino gli disse solo una parola.
- Piantala. –
- Altrimenti mi sculacci? –
Il sorriso malizioso di Jack lo fece subito capire.
Si finse distaccato immediatamente, era determinato e secondo
i suoi parametri con Jack bisognava esserlo se si voleva ottenere qualcosa.
Non ero forse
piuttosto distaccato nei suoi confronti quando ancora non stavamo insieme?
- Non è questo il modo migliore per farti perdonare. –
Il sorriso di Jack scomparve subito e quando Ianto lo superò
si fece posto un’espressione confusa; Ma che gli prendeva?
La barca partì pochi minuti dopo lasciandosi dietro una scia
di schiuma bianca e diretta verso il luogo della sparizione.
Jack aveva il possesso del timone e dominava le onde come se
lo facesse da sempre, ma d’altra parte era o non era un capitano?
Con tutte le vite passate aveva imparato anche a guidare una
barca e ciò gli fece pensare a tutte le volte che le persone davanti alla
parola “capitano” chiedevano della sua nave.
Sembrava quasi comico.
L’unica donna a bordo se ne stava appoggiata a una ringhiera
osservando il mare e scrutando ogni increspatura dell’acqua in cerca di qualche
mostro marino o magari un pesce particolare tanto da risultare pericoloso.
Il vento le venne incontro e l’odore salmastro del mare la
affascinava particolarmente, aveva sempre amato il mare.
Intanto a poppa, Ianto sistemava le reti scrupolosamente
preparandole per ogni tipo di evenienza.
Era innaturalmente tranquillo, il pericolo che stavano
correndo in quel momento sembrava non smuoverlo di un millimetro.
Se ne stava seduto a terra a fare il proprio lavoro senza
lasciar trapelare alcuna emozione di gioia o irritazione.
Si fermarono lontano dalle coste e gran parte del mattino
passò così, nella monotonia e nella piattezza delle acqua del canale che lo
facevano sembrare un posto tranquillo e allo stesso tempo inquietante.
- Ti diverti? –
A parlare era Jack, spuntato improvvisamente accanto a lui
silenziosamente.
- Sto facendo solo il mio lavoro. –
Rispose impassibile il gallese mentre si alzava in piedi
senza una precisa ragione.
- Ehi, si può sapere che ti prende? –
- Assolutamente niente signore. –
- Gradirei aprire una parentesi, mi sembrava di aver già
discusso sul fatto che possiamo evitare il “signore” -
Il capitano si accigliò leggermente, se non fosse stato
Ianto quello davanti a lui, non sarebbe nemmeno stato notato.
Non rispose, ma si limitò a guardarlo negli occhi, perché lo
facesse non lo sapeva, forse per evitare le parole.
Sembrava quasi un capriccio visto da un’altra angolazione,
se non fosse stato per il fatto che stava facendo tutto maledettamente apposta.
- Ianto... –
Lasciò sospesa la frase, uno strano rumore era arrivato alle
orecchie e non era per niente ordinario.
Successe in un attimo, dal mare spuntò qualcosa di enorme e
ricoperto di splendenti scaglie blu, una coda.
Seguì un urlo di Gwen e la corsa di Jack e Ianto alle armi.
In poche frazioni di secondo si fece vedere l’intero corpo
della accompagnato da un ruggito che straziò l’aria.
A occhio e croce si sarebbe detto un drago marino di
dimensioni enormi, sicuramente non era una creatura di quel pianeta.
Magnifico, proprio
come il mostro di Loch Ness.
Un ulteriore ruggito e con un colpo di coda generò un onda
che travolse l’imbarcazione con i suoi proprietari che riuscirono a tenersi
alle ringhiere senza finire in mare a fargli compagnia.
Jack si concentrò sulla valigetta con i sedativi per i
dinosauri, anche se fino a prova contraria quello non era un dinosauro, il
principio era sicuramente lo stesso.
Il giovane gallese si aggrappò al primo appiglio disponibile
mentre cercava di caricare l’arpione con
le onde che facevano oscillare il pavimento su cui era da una parte all’altra.
- Fermo, non dobbiamo ucciderlo! Troveremo un modo per
rimandarlo a casa propria! –
- Già e nel frattempo ci farà a fettine! –
- Secondo i rilevamenti la fessura è ancora aperta, doppiamo
solo portarcelo, prendi le reti. Io vado a sedarlo. –
Detto ciò si avvicinò alla ringhiera con in mano la siringa
del sedativo identica a quella con cui aveva addormentato lo pterodattilo che
ora volava in giro per la base.
- Jack! Sei impazzito?! Fermati! –
Era troppo tardi, a un colpo di coda inferito da Nessie, il
capitano si gettò nella fredda acqua aggrappandosi con tutte le sue forse alla
pelle liscia e tagliente della coda.
Le scaglie graffiarono ogni parte del corpo dell’uomo che
scontrava facendolo urlare di dolore.
Chiamò a raccolta tutte le proprie forze, doveva raggiungere
la groppa della creatura e soprattutto, non doveva perdere il sedativo.
Ogni particolare del mondo venne escluso dalla sua mente,
ora esisteva solo lui e la sua sfida contro quella creatura che tanto stimava
per la sua potenza e maestosità.
Stava sfidando il re del mare, e aveva tutte le intenzioni
di batterlo anche se in gioco c’erano tutte le sue forze e il dolore da
sopportare.
Con uno sforzo immane riuscì ad arrivare alla propria
destinazione, mentre il drago marino si inquietava e agitava le lunghe pinne
che aveva al posto delle zampe a destra e sinistra.
Ruggì di rabbia quando il capitano gli piantò la siringa nel
pieno della schiena senza tante cerimonie.
Jack staccò il sedativo vittorioso, il sangue gli colava
dalle mani con bagliori rosso vivo sul blu splendente delle squame del suo
vinto, ma ormai si era scordato del dolore.
Era troppo preso dalla sua battaglia per farlo.
Poi accadde l’imprevisto, Ianto dalla barca urlò a
perdifiato qualcosa che Jack non fece in tempo ad afferrare.
- Jack dietro di te! –
Quando si girò era troppo tardi, la coda della creatura era
calata con forza su di lui schiacciandolo e facendogli perdere i sensi.
Si sbilanciò cadendo in acqua, le squame squarciarono la
carne dell’uomo alla sua caduta fino al suo arrivo in mare.
L’acqua salmastra gli che gli riempì i polmoni li mandò in
fiamme e si fece tutto interamente nero davanti ai suoi occhi.
La forza di gravità lo spinse verso il fondo seguito dal suo
avversario, alla fine erano stati entrambi a perdere su tutti i fronti.
Due braccia maschili lo afferrarono nel suo declino tenendolo
forte e trascinandolo su mentre il buio lo attanagliava come se un milione di
spade lo trafiggessero da parte a parte.
Sentiva tutta la dolcezza della morte fra quelle braccia che
combattevano per tornare in superficie quando lui non se ne rendeva
assolutamente conto.
A Ianto l’aria veniva meno, sentiva le forze mancare, ma con
la forza dell’ostinazione riuscì a riemergere tra i flutti e riempire
nuovamente i polmoni di ossigeno.
Le mani rimasero ben salde all’uomo che teneva, non lo
avrebbe lasciato per nessuna ragione al mondo e questo gli diede una nuova
forza per arrivare alla barca dove una Gwen era indaffarata con le reti che
tenevano la creatura ormai inerme.
Il gallese posò con delicatezza Jack sul pavimento di ferro
e ne controllò il battito.
Non ne aveva.
Oh Jack, perché non
cerchi mai di evitare la morte?
- Ianto, aiutami! Non ce la faccio da sola! –
La voce squillante di Gwen lo riportò alla realtà.
- E’ affogato. –
- Si riprenderà, ma ora devi aiutarmi! –
Annuì e lasciato un ultimo sguardo carico di malinconia al
compagno afferrò un lembo della rete tirando con Gwen per trascinare Nessie il
più possibile vicino alla barca e legarlo.
- Secondo il rilevamento di poco fa, la fessura è ancora
aperta a pochi metri da qui. –
Annunciò Gwen quando anche l’ultimo lembo della rete fu
fissato.
- Puoi darmi le coordinate? –
- Sono sul palmare, l’ho lasciato nella cabina di prua. –
Un’occhiata fugace passò all’uomo privo di vita anche da
parte dell’ex-poliziotta.
- Allora cerco di pilotare questo affare fino al punto. Per
qualsiasi cosa... –
- Chiamami, sì Ianto. Sbrigati ora. –
Ianto raggiunse in pochi secondi la cabina con il timone che
afferrò saldamente e con cui iniziò a seguire la rotta dettata dal palmare poco
lontano.
Jack ti prego torna
presto.
Si concentrò intensamente su quello che faceva, rimanendo
rigido come un ciocco di legno.
C’era un lavoro da portare a termine.
Due mani che conosceva fin troppo bene si sovrapposero con
dolcezza alle sue, mani esperte.
Le sue mani.
- Va bene così. –
Jack tolse delicatamente quelle di Ianto dal timone e le
strinse al petto in un abbraccio dove il gallese si perse con piacere.
Chiuse gli occhi lasciandosi cullare dalle sue braccia.
- Si sta svegliando! –
La voce di Gwen sembrava una voce lontana, remota. Eppure
era lì e chiamava aiuto.
- Lascialo andare, troverà la fessura subito. –
La sua voce, così
vicina...
Non ce la faceva più a non vedere i suoi occhi gioiosi e di
un tempo talmente lontano dal suo da andare oltre ogni sua aspettativa.
Si voltò, ritrovandosi come la sera prima a un palmo da lui
e sempre come la sera prima, cedendo a quelle labbra che si erano posate sulle
sue in un bacio casto.
- Dobbiamo andare a casa ora. Il nostro amico è tornato a
dominare i mari che gli spettano. –
Ianto annuì perso ancora negli occhi di Jack.
Non disse una parola.
- Hai qualcosa da fare stasera? Non so, potremmo uscire... –
Alla proposta di Jack, il vaso traboccò, lo strinse forte e
lo baciò approfondendo quello dato poco prima.
- Questo era un sì? –
- Sì. –
Continua con l’ultimo capitolo.
H W: Grazie carissima :) Beh me lo auguro che abbia quello
che vuole, lo scopriremo nel terzo e ultimo capitolo. ^o^ Spero ti sia piaciuto
anche questo. =) Nessie è andato alla ribalta xD
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