Acqua e sale

di Castiel Who
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Acqua s sale ***
Capitolo 2: *** Il re del mare ***
Capitolo 3: *** You aren't alone ***



Capitolo 1
*** Acqua s sale ***


Titolo: Acqua E Sale
Personaggi: Jack Harkness, Ianto Jones, Gwen Cooper, Rhys Williams
Pairing: Jack/Ianto
Rating: Giallo

Genere: Romantico, Sentimentale, Sci-fi, Soprannaturale
Avvertimenti: Slash
Timeline: Tra la seconda e la terza stagione.
Disclaimer: Jack, Ianto, Gwen e Rhys non sono miei, tutto quello che scrivo non è a scopo di lucro e purtroppo l’intero Torchwood è di Russel T. Davis.

Note: Le parole in corsivo sono i pensieri di Ianto.
Note2: Dedicata alla mia carissima H W. Colei che mi ha fatto scoprire questo meraviglioso telefilm e il Janto. Spero sia di tuo gradimento questa mia nuova storia =)
Note3: Ringrazio la mia essenziale cavia da laboratorio Rachele per ogni volta che legge ciò che scrivo e tutti i suoi consigli preziosi.

 
Gwen se ne stava fra le braccia di Rhys che guardava la partita interessato e taciturno.

La donna era vicina all’assopimento e le figure dei giocatori sullo schermo con i suoni della telecronaca si facevano sempre più soffusi finché il suono di un telefono non irruppe in quella sua amata monotonia.

Alzò il capo stordita e si sporse automaticamente verso il ripiano su cui stava il proprio cellulare.

Dette un’occhiata allo schermo illuminato, era Ianto.

- Pronto? –

- Gwen, devi venire alla base, ci sono state delle strane segnalazioni. –

Come al solito, qualsiasi ora l’orologio indichi, Ianto risultava sempre attivo, estremamente professionale. O così voleva far sembrare.

La donna dette un’occhiata all’orologio, le 22:40.

- Sono stata a lavoro tutto il giorno, è sera e sono stanca. Mi è concesso di dormire? –

- Scusa Gwen, ma il capo non sono io. –

- Allora dì a Jack che... –

Si fermò solo per accorgersi che non stava parlando con nessuno. Udiva solo un tump, tump che suonava a vuoto.

- Ha riattaccato. –

Più che a Rhys, lo aveva detto a se stessa.

- Allora non ci andare. –

L’ex poliziotta di liberò dalle braccia del marito e si infilò la giacca di pelle nera che portava abitualmente.

- Sai come è il mio lavoro, devo essere sempre pronta ad andarci. –

Aprì la porta dell’ingresso prendendo la borsa.

- Maledetto Torchwood. –

- Tornerò il prima possibile, te lo prometto. Ciao. –

- Ciao Gwen. –

Non ebbe nemmeno il tempo di finire la frase che la porta si era già richiusa.

 

***

 

Ianto Jones ripose il cellulare sulla scrivania di Jack, l’ilarità in lui sembrava non fosse mai esistita. Era l’emblema della serietà.

- Ianto... –

Il capitano cercò di attirare l’attenzione a sé invano.

- Vado a preparare il caffè. –

La risposta fu fredda, distaccata.

L’uomo uscì dall’ufficio diretto a quella che piaceva chiamare “il suo tempio”, la macchinetta per il caffè.

Si concentrò solo in quello che stava facendo, escludendo Jack e l’irritazione che provava verso lui dai suoi pensieri.

Accendere la macchinetta, prendere il caffè e metterlo al posto di quello vecchio, sistemare le tazze mentre l’apparecchio si scalda...

- Scusa. –

La voce di Jack si fece sentire alle sue spalle, vicina.

Troppo.

- Non so di cosa parli. –

Il tono si era leggermente scaldato, ma non tralasciava alcun segno di interesse a tenere una conversazione.

- Sì che lo sai invece. –

Una mano si posò su un fianco di Ianto.

Decisamente troppo.

Trattenne un sospiro, non doveva considerarlo.

Aspettare che si scaldi, prendere lo zucchero e i cucchiaini...

Era arrabbiato, voleva qualcosa da Jack e pareva che l’unico modo per avere ciò che desiderava, era quello di fare l’offeso.

D’altra parte lo era, ma che poteva farci se ogni volta che avevano un appuntamento quello veniva interrotto per via del lavoro?

- Quando anche questo finisce, mi farò perdonare. Promesso. –

Il respiro caldo del capitano gli solleticava la nuca piacevolmente.

Chiuse gli occhi.

Il caffè è quasi caldo al punto giusto. Caldo, ho un caldo tremendo. Concentrati Ianto, concentrati.

Continuava a ripetersi le stesse cose mentalmente, ma era tutto invano.

Bastò una piccola pressione delle labbra di Jack sul suo collo per mandare a farsi un giro tutti i buoni propositi.

Si girò di scatto poggiando le braccia sul ripiano dove stava la macchinetta e si ritrovò con il naso a due centimetri da quello del compagno.

Irrimediabilmente troppo.

I battiti accelerarono finché non poté sentirne il suono rimbombargli nelle orecchie.

Le labbra di Jack scoprirono un leggero sorriso, visibile appena data la vicinanza.

Ci volle veramente poco perché esse si posassero su quelle di Ianto schiudendole e incitando il compagno a faro lo stesso facendo uso della lingua.

A quell’ultima prova di resistenza il gallese cedette a quelle labbra morbose che ogni volta lo catturavano facendogli perdere ogni briciolo di razionalità che aveva in corpo.

Non riusciva nemmeno a sforzarsi di opporre una resistenza, ogni sua emozione passava lasciando il posto al più completo desiderio che la maggior parte delle volte veniva soddisfatto dopo poco.

La macchinetta dietro, sbuffò fumo iniziando a erogare il caffè, ma nessuno dei due la degnò di una minima considerazione.

Le sue labbra, il suo odore, il suo sapore, il suo tocco...

Si aggrappò alle spalle dell’ amante per non cadere quando sentì la sirena della porta a ruota dentata squillare.

Ci mise qualche secondo a capire che non erano più soli, era arrivata Gwen.

- Sono arrivata! –

Tentando di riacquistare un minimo di contegno, Ianto riuscì a staccarsi di dosso Jack e tornare al suo caffè.

Jack di tutta risposta, si avviò verso Gwen con il suo solito tono allegro e un sorriso indecifrabile stampato sulla faccia.

Un sorriso di vittoria, sicuramente.

- Allora? Cosa c’è di così urgente che non potete risolvere da soli? –

La donna sbadigliò mentre posava la giacca e la borsa sulla propria postazione.

- Ebbene, sono spariti un pescatore con la sua barca alla baia. –

Esordì il capitano.

- Se li è mangiati Nessie?? Grazie Ianto. –

Gwen prese il caffè che portò prontamente alle labbra bevendo metà del contenuto in un colpo solo.

- Nessie è a Loch Ness. –

La corresse Ianto con la sua solita calma e una certa aria da saputello.

- Okey, allora un calamaro gigante? –

- In entrambi i casi, ci sei sicuramente andata vicina. Ci sono stati notevoli picchi della fessura nel bel mezzo del mare in questi giorni e non escluderei ipotesi di quel genere. –

- Dici che possa essere di origine aliena? –

- No, dico che sicuramente è di origine aliena. Pare che il nostro Sampei abbia cercato di pescare qualcosa che va ben oltre le sue competenze. –

- E noi cosa dovremmo fare con questo? No fermo, prima che tu lo dica, sappi che non lo farò prima di domani. –

Bevve un altro sorso del suo caffè per mantenere la mente lucida, ma c’era ben poco da mantenere, moriva dal sonno.

- Andare a pesca, mi pare ovvio. –

Continua...

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Capitolo 2
*** Il re del mare ***


Il mattino arrivò troppo presto per i suoi gusti, si svegliò nel suo letto solo e da un sonno a dir poco tranquillo.

La canotta bianca si adagiava candidamente sulla sua pelle diafana, Jack probabilmente lo avrebbe trovato incredibilmente sexy così.

Già, Jack.

Ripensò a quello che gli era stato detto da lui la sera prima: si sarebbe fatto perdonare.

Ianto immaginava già come: Con l’unico modo che il capitano sapeva usare e che il suo cervello conosceva, il sesso.

Sempre avvolto nei suoi pensieri, senza nemmeno farci caso, stava andando in cucina a preparare il suo amato caffè.

Ciò di cui non si capacitava era che pareva Jack desse importanza solo a quello.

Il gallese non aveva niente in contrario al dare molta importanza al sesso, lui stesso credeva fosse una cosa estremamente importante.

Ma dava tantissimo credito anche alle cose romantiche come avere un appuntamento con un inizio e una fine in stretta intimità con il compagno.

Insomma, voleva che si comportassero come tutte le coppie e non avere una relazione condizionata dalle bizze di quella dannata fessura.

Forse era chiedere troppo dal Capitano Jack Harkness, ma perché non tentare?

Quando il caffè fu pronto prese una fetta biscottata e la addentò pigramente, il mostro marino o i mostri marini che erano lo aspettavano.

 

***

 

Jack lo aiutò a caricare sulla barca gli arpioni e le reti da pesca, la mattina si prospettava limpida e le acque della baia calme.

Gwen arrivò in perfetto orario come al suo solito, con sé portava un sacchetto di carta.

- Buongiorno ragazzi, immagino che non avete fatto colazione. –

Porse la busta a Ianto.

- Cornetti. Niente caffè, a quello ci pensi sempre tu. –

Concluse sorridendo, quando era mattina la donna si ritrovava sempre più allegra e carica.

- Grazie Gwen. –

Jack afferrò prontamente un cornetto dal suo contenitore e continuò il suo lavoro.

- E quelle cosa sono? –

L’ex poliziotta indicò l’ultima cosa che Jack stava portando con se mentre consumava la sua colazione.

- Attrezzatura, mi pare ovvio. –

Gwen sollevò un sopracciglio.

- Tute da sub e bombole di ossigeno. Cosa hai in mente? –

- A parte vedere Ianto con la tuta? Di fare le immersioni e cercare il nostro amichetto Nessie. –

Ci volle un attimo perché Ianto cambiasse gradualmente.

Fase uno, volto in fiamme.

Fase due, fuga verso il chiostro senza dire una parola.

Jack rise compiaciuto davanti alla reazione del compagno prima di tornare a Gwen.

- Non credo serviranno. -

- E’ sempre bene partire attrezzati per ogni evenienza. –

Gwen annuì salendo a bordo facendo particolarmente attenzione a metter bene i piedi sulla barca e non cadere.

- Ianto! Lo abbiamo appena preso il caffè, andiamo! –

- Si, giusto… Arrivo. –

Il capitano lo aspettò sorridendo al lieve imbarazzo di Ianto che non appena fu abbastanza vicino gli disse solo una parola.

- Piantala. –

- Altrimenti mi sculacci? –

Il sorriso malizioso di Jack lo fece subito capire.

Si finse distaccato immediatamente, era determinato e secondo i suoi parametri con Jack bisognava esserlo se si voleva ottenere qualcosa.

Non ero forse piuttosto distaccato nei suoi confronti quando ancora non stavamo insieme?

- Non è questo il modo migliore per farti perdonare. –

Il sorriso di Jack scomparve subito e quando Ianto lo superò si fece posto un’espressione confusa; Ma che gli prendeva?

La barca partì pochi minuti dopo lasciandosi dietro una scia di schiuma bianca e diretta verso il luogo della sparizione.

Jack aveva il possesso del timone e dominava le onde come se lo facesse da sempre, ma d’altra parte era o non era un capitano?

Con tutte le vite passate aveva imparato anche a guidare una barca e ciò gli fece pensare a tutte le volte che le persone davanti alla parola “capitano” chiedevano della sua nave.

Sembrava quasi comico.

L’unica donna a bordo se ne stava appoggiata a una ringhiera osservando il mare e scrutando ogni increspatura dell’acqua in cerca di qualche mostro marino o magari un pesce particolare tanto da risultare pericoloso.

Il vento le venne incontro e l’odore salmastro del mare la affascinava particolarmente, aveva sempre amato il mare.

Intanto a poppa, Ianto sistemava le reti scrupolosamente preparandole per ogni tipo di evenienza.

Era innaturalmente tranquillo, il pericolo che stavano correndo in quel momento sembrava non smuoverlo di un millimetro.

Se ne stava seduto a terra a fare il proprio lavoro senza lasciar trapelare alcuna emozione di gioia o irritazione.

Si fermarono lontano dalle coste e gran parte del mattino passò così, nella monotonia e nella piattezza delle acqua del canale che lo facevano sembrare un posto tranquillo e allo stesso tempo inquietante.

- Ti diverti? –

A parlare era Jack, spuntato improvvisamente accanto a lui silenziosamente.

- Sto facendo solo il mio lavoro. –

Rispose impassibile il gallese mentre si alzava in piedi senza una precisa ragione.

- Ehi, si può sapere che ti prende? –

- Assolutamente niente signore. –

- Gradirei aprire una parentesi, mi sembrava di aver già discusso sul fatto che possiamo evitare il “signore” -

Il capitano si accigliò leggermente, se non fosse stato Ianto quello davanti a lui, non sarebbe nemmeno stato notato.

Non rispose, ma si limitò a guardarlo negli occhi, perché lo facesse non lo sapeva, forse per evitare le parole.

Sembrava quasi un capriccio visto da un’altra angolazione, se non fosse stato per il fatto che stava facendo tutto maledettamente apposta.

- Ianto... –

Lasciò sospesa la frase, uno strano rumore era arrivato alle orecchie e non era per niente ordinario.

Successe in un attimo, dal mare spuntò qualcosa di enorme e ricoperto di splendenti scaglie blu, una coda.

Seguì un urlo di Gwen e la corsa di Jack e Ianto alle armi.

In poche frazioni di secondo si fece vedere l’intero corpo della accompagnato da un ruggito che straziò l’aria.

A occhio e croce si sarebbe detto un drago marino di dimensioni enormi, sicuramente non era una creatura di quel pianeta.

Magnifico, proprio come il mostro di Loch Ness.

Un ulteriore ruggito e con un colpo di coda generò un onda che travolse l’imbarcazione con i suoi proprietari che riuscirono a tenersi alle ringhiere senza finire in mare a fargli compagnia.

Jack si concentrò sulla valigetta con i sedativi per i dinosauri, anche se fino a prova contraria quello non era un dinosauro, il principio era sicuramente lo stesso.

Il giovane gallese si aggrappò al primo appiglio disponibile mentre cercava di caricare l’arpione  con le onde che facevano oscillare il pavimento su cui era da una parte all’altra.

- Fermo, non dobbiamo ucciderlo! Troveremo un modo per rimandarlo a casa propria! –

- Già e nel frattempo ci farà a fettine! –

- Secondo i rilevamenti la fessura è ancora aperta, doppiamo solo portarcelo, prendi le reti. Io vado a sedarlo. –

Detto ciò si avvicinò alla ringhiera con in mano la siringa del sedativo identica a quella con cui aveva addormentato lo pterodattilo che ora volava in giro per la base.

- Jack! Sei impazzito?! Fermati! –

Era troppo tardi, a un colpo di coda inferito da Nessie, il capitano si gettò nella fredda acqua aggrappandosi con tutte le sue forse alla pelle liscia e tagliente della coda.

Le scaglie graffiarono ogni parte del corpo dell’uomo che scontrava facendolo urlare di dolore.

Chiamò a raccolta tutte le proprie forze, doveva raggiungere la groppa della creatura e soprattutto, non doveva perdere il sedativo.

Ogni particolare del mondo venne escluso dalla sua mente, ora esisteva solo lui e la sua sfida contro quella creatura che tanto stimava per la sua potenza e maestosità.

Stava sfidando il re del mare, e aveva tutte le intenzioni di batterlo anche se in gioco c’erano tutte le sue forze e il dolore da sopportare.

Con uno sforzo immane riuscì ad arrivare alla propria destinazione, mentre il drago marino si inquietava e agitava le lunghe pinne che aveva al posto delle zampe a destra e sinistra.

Ruggì di rabbia quando il capitano gli piantò la siringa nel pieno della schiena senza tante cerimonie.

Jack staccò il sedativo vittorioso, il sangue gli colava dalle mani con bagliori rosso vivo sul blu splendente delle squame del suo vinto, ma ormai si era scordato del dolore.

Era troppo preso dalla sua battaglia per farlo.

Poi accadde l’imprevisto, Ianto dalla barca urlò a perdifiato qualcosa che Jack non fece in tempo ad afferrare.

- Jack dietro di te! –

Quando si girò era troppo tardi, la coda della creatura era calata con forza su di lui schiacciandolo e facendogli perdere i sensi.

Si sbilanciò cadendo in acqua, le squame squarciarono la carne dell’uomo alla sua caduta fino al suo arrivo in mare.

L’acqua salmastra gli che gli riempì i polmoni li mandò in fiamme e si fece tutto interamente nero davanti ai suoi occhi.

La forza di gravità lo spinse verso il fondo seguito dal suo avversario, alla fine erano stati entrambi a perdere su tutti i fronti.

Due braccia maschili lo afferrarono nel suo declino tenendolo forte e trascinandolo su mentre il buio lo attanagliava come se un milione di spade lo trafiggessero da parte a parte.

Sentiva tutta la dolcezza della morte fra quelle braccia che combattevano per tornare in superficie quando lui non se ne rendeva assolutamente conto.

A Ianto l’aria veniva meno, sentiva le forze mancare, ma con la forza dell’ostinazione riuscì a riemergere tra i flutti e riempire nuovamente i polmoni di ossigeno.

Le mani rimasero ben salde all’uomo che teneva, non lo avrebbe lasciato per nessuna ragione al mondo e questo gli diede una nuova forza per arrivare alla barca dove una Gwen era indaffarata con le reti che tenevano la creatura ormai inerme.

Il gallese posò con delicatezza Jack sul pavimento di ferro e ne controllò il battito.

Non ne aveva.

Oh Jack, perché non cerchi mai di evitare la morte?

- Ianto, aiutami! Non ce la faccio da sola! –

La voce squillante di Gwen lo riportò alla realtà.

- E’ affogato. –

- Si riprenderà, ma ora devi aiutarmi! –

Annuì e lasciato un ultimo sguardo carico di malinconia al compagno afferrò un lembo della rete tirando con Gwen per trascinare Nessie il più possibile vicino alla barca e legarlo.

- Secondo il rilevamento di poco fa, la fessura è ancora aperta a pochi metri da qui. –

Annunciò Gwen quando anche l’ultimo lembo della rete fu fissato.

- Puoi darmi le coordinate? –

- Sono sul palmare, l’ho lasciato nella cabina di prua. –

Un’occhiata fugace passò all’uomo privo di vita anche da parte dell’ex-poliziotta.

- Allora cerco di pilotare questo affare fino al punto. Per qualsiasi cosa... –

- Chiamami, sì Ianto. Sbrigati ora. –

Ianto raggiunse in pochi secondi la cabina con il timone che afferrò saldamente e con cui iniziò a seguire la rotta dettata dal palmare poco lontano.

Jack ti prego torna presto.

Si concentrò intensamente su quello che faceva, rimanendo rigido come un ciocco di legno.

C’era un lavoro da portare a termine.

Due mani che conosceva fin troppo bene si sovrapposero con dolcezza alle sue, mani esperte.

Le sue mani.

- Va bene così. –

Jack tolse delicatamente quelle di Ianto dal timone e le strinse al petto in un abbraccio dove il gallese si perse con piacere.

Chiuse gli occhi lasciandosi cullare dalle sue braccia.

- Si sta svegliando! –

La voce di Gwen sembrava una voce lontana, remota. Eppure era lì e chiamava aiuto.

- Lascialo andare, troverà la fessura subito. –

La sua voce, così vicina...

Non ce la faceva più a non vedere i suoi occhi gioiosi e di un tempo talmente lontano dal suo da andare oltre ogni sua aspettativa.

Si voltò, ritrovandosi come la sera prima a un palmo da lui e sempre come la sera prima, cedendo a quelle labbra che si erano posate sulle sue in un bacio casto.

- Dobbiamo andare a casa ora. Il nostro amico è tornato a dominare i mari che gli spettano. –

Ianto annuì perso ancora negli occhi di Jack.

Non disse una parola.

- Hai qualcosa da fare stasera? Non so, potremmo uscire... –

Alla proposta di Jack, il vaso traboccò, lo strinse forte e lo baciò approfondendo quello dato poco prima.

- Questo era un sì? –

- Sì. –

 

Continua con l’ultimo capitolo.

 

H W: Grazie carissima :) Beh me lo auguro che abbia quello che vuole, lo scopriremo nel terzo e ultimo capitolo. ^o^ Spero ti sia piaciuto anche questo. =) Nessie è andato alla ribalta xD

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Capitolo 3
*** You aren't alone ***


Uscirono dal locale presto, la sera era limpida e il cielo sgombro dalle nuvole.

Era tutto perfetto.

Ianto si volse verso un Jack intento a cercare le chiavi del SUV nelle tasche del cappotto militare.

- Voglio portanti in un posto. –

Disse tirando fuori le chiavi sfoderando un ghigno compiaciuto.

Il gallese annuì per poi prender posto al lato del passeggero dell’autovettura.

Era raggiante anche se non voleva darlo a vedere più di tanto.

Jack girò le chiavi nel quadro e il motore partì con un rombo, la strada era semi-deserta.

- Dove stiamo andando? –

Nella sua voce si poteva udire una punta di impazienza.

- E’ una sorpresa. –

- Ovviamente... –

Ianto si appoggiò allo schienale con un sorriso carico di emozioni che teneva segregate nel suo cuore e che non avrebbe rivelato con tanta facilità.

Si concentrò sulla strada che seguiva l’amante, facendo particolare attenzione a ogni svolta e ogni via attraversata che veniva annotata nella sua mente come un mappa.

Dopo cinque minuti intuì che la strada andava fuori città.

Le luci si fecero sempre più diradate fino ad arrivare al minimo essenziale.

In pochi minuti raggiunsero la periferia della città, Ianto fremeva silenziosamente di curiosità, ma avrebbe resistito.

Lo faccio per Jack, per noi.

Tutto ciò che ho fatto alla fine l’ho fatto per noi.

L’auto si fermò ai piedi di una collina, si sarebbe potuto dire che quella era piena campagna.

- Siamo arrivati. –

Annunciò Jack togliendosi la cintura.

Il gallese non disse nulla, si limitò a scendere dalla macchina ed aspettare ulteriori istruzioni.

- Dobbiamo salire la collina, vieni. –

Ma cosa cavolo ha in mente?

Lo seguì preso ormai da una curiosità irrefrenabile che lo assaltava e gli faceva muore un passo dietro l’altro automaticamente, senza pensare due volte.

Arrivati in cima si rese conto del perché lo avesse portato lì.

E’ meraviglioso...

La piccola collina era illuminata lievemente dalla luna, oltre la quale vide prima la periferia, poi l’intera Cardiff illuminata da mille luci di ogni tonalità del giallo, del bianco e qualche volta anche del rosso e dell’azzurro chiaro.

Riusciva anche a vedere la baia e il Millenium Centre, vicino al quale c'era la torre, la cui acqua cristallina risplendeva alle luci della città di un'intensità appena palpabile.

Una leggera brezza lo investì e portò con se l’odore dell’erba tagliata da pochi giorni.

Ispirava una freschezza unica, che affinava ogni senso.

Si voltò verso Jack che trovò sdraiato a terra, il cappotto sotto di lui era sistemato sull’erba a suon di coperta.

Bastò un lieve gesto del capitano sulla parte della stoffa ancora vuota che Ianto capì fino in fondo.

Accettò l’invito di buon grado, adagiandosi tra le braccia di Jack che attendevano soltanto lui.

Un turbinio di emozioni lo pervase, liberandogli la testa da tutti i pensieri tranne che uno, l’uomo accanto a lui, il solo che poteva scaturirgli quelle sensazioni che teneva gelosamente nascoste dentro di sé.

Controllati, controlla le tue emozioni, non lasciarti trasportare da esse, perché è la cosa migliore da fare.

Lasciarsi prendere dall’emozioni significa rivelare i propri sentimenti.

E ne ho una paura tremenda.

Sentì il suo odore, il tocco delicato delle braccia che lo avvolgevano, percepì il battito regolare dei loro cuori che battevano all’unisono.

In quel momento tutto il resto del mondo non esisteva più, esistevano solo lui, il compagno e il profondo e celato amore che provava per esso.

Provò a distrarsi guardando il cielo sconfinato davanti a loro, anche se non serviva a niente.

- Sai, vengo qui quando cerco la solitudine. –

La voce di Jack interruppe il flusso di pensieri e Ianto si abbandonò a quella che suonava come una melodia, la sua voce.

- Perché la cerchi? –

La voce uscì bassa, appena udibile.

- Per riflettere. Ho avuto tante di quelle vite, ho fatto un mucchio di errori e cose di cui mi pento. La fine è sempre la stessa per me: La solitudine. –

Il gallese provò una stretta alla bocca dello stomaco.

L’immortalità... Equivale a perdere tutte le persone che si ama.

Perderà anche me un giorno.

Non è giusto!

- Ora non sei solo, hai me. –

Le parole uscirono una dietro l’altra, volevano penetrare nel suo animo, dirgli che non doveva pensare a cose del genere.

Come sono banale mio dio...

- Se fosse altrimenti, ora non saresti qui. –

Una pausa in cui si guardavano negli occhi come incatenati l’uno all’altro.

- Abbiamo così poco tempo... Ne vorrei di più, ma non mi basterebbe mai. Se potessi, sarei talmente egoista da volerti con me per sempre. -

- Che vuoi dire? –

- Ianto io sono immortale, vivrò per sempre. Tu al massimo potrai vivere per altri ottanta anni all’incirca, come è giusto che sia! –

- Jack, hai detto che saresti egoista... –

- Si lo sarei. Se ci fosse un modo per averti con me per l’eternità che vivrò cercherei di portarlo a termine anche se questo dovesse condannarti a una vita infinita. Non è egoismo questo? –

Forse.

- No, non si chiama egoismo. Si chiama amore. –

Maledizione! Non posso mai tenere la bocca chiusa?

Arrossì visibilmente, le labbra del capitano si posarono sulle sue facendo volare via quelle imprecazioni a se stesso nel vento.

- Forse hai ragione. L’unica cosa certa e che se ce l’hai, la cosa viene da due parti. –

Erano due frasi sussurrate con un tono che Ianto conosceva assai poco di Jack.

Era un tono dolce e sensuale allo stesso tempo.

Il cuore del giovane gallese fece mille capriole, la consapevolezza venne con la sua più completa gioia.

Io amo lui e lui ama me.

Ci apparteniamo.

Schiuse le labbra su quelle di Jack e lo baciò con ogni briciolo di passione che aveva.

Non devo avere paura ora.

Sentì il corpo di Jack reagire a questo nuovo bacio.

Improvvisamente provò la sensazione come una scarica di energia percuotergli ogni centimetro del proprio corpo mentre sua mente riusciva solo a elaborare quel bacio, non esisteva altro.

Mai come in quel momento si sentiva vivo, carico di ogni energia immaginabile e pronto per qualsiasi cosa.

Quando si staccarono il cervello continuava a provare difficoltà a riconnettersi al mondo dei vivi.

Il capitano notò il subbuglio mentale dell’altro soltanto guardandolo boccheggiare.

- Scusa. –

- E’-è stato il più bel bacio della m-mia vita. –

- No, devo controllarmi. Ho un energia che mi scorre dentro, devo saperla tenere a bada. –

Ianto lo guardò negli occhi per un lungo istante, sentiva di trasmettergli ogni sua emozione in quel modo.

Va bene così.

- Andiamo a casa Jack. –

Il capitano annuì e insieme si avviarono nel buio della notte, la pelle di entrambi resa del colore del latte dalla luna.

A proposito, ti amo.

 

FINE

 

Spero di non essere stata sdolcinata o peggio ancora, caduta nella terribile bestia che è l’ OOC.

H W: Ho provato a seguire il tuo saggio consiglio di togliere le cose troppo sdolcinate alla fine.. Ecco alla fine non ci sono riuscita perché altrimenti avrei eliminato tutte le frasi una a una.. ^_^

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