Lucretia

di queenjane
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** In The End ***
Capitolo 2: *** Francesco ***
Capitolo 3: *** Adieu ***



Capitolo 1
*** In The End ***


Ferrara, Annus Domini 1519.

Lucrezia tese la  testa sul cuscino, un solo esausto movimento, le avevano somministrato gli ultimi riti, la sua ultima bambina pareva già destinata a entrare nel coro negli angeli, che l’avevano battezzata, lei era quasi morta.
Ma non ancora.
Non moriva.
Duro affare, vivere, come morire, il destino di tutte le creature mortali.

Era bionda, delicata .. sopravissuta a molti parti e aborti, vari fidanzamenti e trattative, oltre che matrimoni, da ultimo era diventata duchessa di Ferrara, una Este, cognata di Isabella Gonzaga.
Lunghe le sue chiome, che le avevano tagliato, per recare sollievo ora.
Un tempo, quelle ciocche, dorate, come oro battuto e cesellato, con riflessi di rame e bronzo, mutevoli come le foglie autunnali erano stati uno dei suoi vanti,
Lei, illegittima, anche se era la figlia di un papa, Alessandro VI, Alessandro come il  condottiero macedone, il più grande conquistatore di tutti i temp.
 E si concesse di rievocare, stracci di pensieri e ricordi ballavano nella sua mente persa tra la febbre che la divorava, il sangue perso..

Lucrezia Borgia, figlia del cardinale omonimo, che veniva dalla Spagna, sorella di Cesare, il Valentino, suo motto “Aut Cesar, aut nihil” e di Juan e Jofrè, sua madre Vannozza Cattanei dai molteplici talenti, meretrice del papa, sposa apparente di quattro mariti, era diventata ricca e faconda.

Chi lontano, chi morto, ai tempi Savonarola aveva gettato i suoi strali su Rodrigo Borgia, già cancelliere dei Pontefici, nipote di un Pontefice, poi Pontefice lui stesso, goloso di vita e arte, sentina di vizi e virtù, la amava tanto, sua bionda figlia che celebravano la felice, voluta coincidenza che la Santa Caterina di Alessandria, dipinta dal Pinturicchio, negli appartamenti vaticani fosse lei..
 
NO.
Sì.

Non importava, aveva freddo e nausea, nonostante l’alta temperatura,  era il tempo estivo o la febbre che la divorava.. E girò la testa sul cuscino, i ricordi tornavano, come un corteo, ora lento, ora triste, allegro, come i versi o le musiche che poeti o compositori le dedicavano, da meretrice, ora che era duchessa di Ferrara, era diventata una delicata musa assisa in Parnaso.
Che ironia.
Trionfale, come quando aveva lasciato Roma diretta a Ferrara, dopo le nozze per procura, nel 1501, cadeva la neve, Alessandro VI si era sporto da ogni finestra per vedere la sua figura che si allontanava, assisa su un candido cavallo, un presagio, in quella vita non si sarebbero rivisti, aveva confidato a Burcardo, il cancelliere tedesco che annotava tutte le cronache vaticane.
Così era stato, nel 1503, lui era morto nel glorioso mese di agosto, forse per un colpo, forse per veleno, dopo una cena nelle vigne romane, undici anni dopo essere diventato Papa, vicario di Cristo.
Era stata bella un tempo, lontana e splendente come un fiocco di neve.

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Capitolo 2
*** Francesco ***


In fondo, era una tregua reciproca.. I bambini non hanno colpa, non scelgono di nascere da una nubile o una sposata, tranne che lei era la bastarda di un cardinale spagnolo, giunto agli estremi vertici della Chiesa grazie alla corruzione e al nepotismo ..nata in una limpida primavera, le pareva, il delirio febbrile del suo ultimo parto perseverava.
Aveva amato i suoi fratelli fino allo sfinimento.
Juan l’irrefrenabile.
Cesare l’indomabile.
Il delizioso Jofrè.
Unica femmina, che si era forgiata e adattata, come molle oro rispetto alle circostanze
Oro puro, avevano definito i suoi capelli, merito del colore naturale o delle tinture usate, mallo di noce, fiori e cenere d’orzo, e varie altre.
Francesco Gonzaga, suo cognato, marito di Isabella d’Este, sua cognata e sorella di Alfonso, suo ultimo marito, li avrebbe adorati, nei loro furtivi e rari amplessi, il poeta Pietro Bembo ne prendeva spunto per farne dei sonetti, secoli dopo il poeta George Byron, scriveva in una lettera indirizzata all’amico John Murray: “Sono i capelli più biondi che si possano immaginare, e che mai ho visto di così biondi…”.
Ora erano corti e rasati, come quelli di una monaca, una penitente.
Ironia.
Ercole  d’Este, suo suocero, era famoso per raccogliere monache e mistiche in Ferrara, una gloria per gli Este
La febbre la sommerse, una ondata di calore.
Come a Roma, quando suo padre era stato acclamato Papa, nella torrida estate del 1492,, Alessandro VI, Alessandro, come il più grande guerriero di ogni tempo, come il condottiero macedone.
Era una femmina e aveva studiato, la storia e l’araldica, le arti muliebri e la seduzione, non il veleno, come sostenevano i suoi nemici, o forse sì?
Non ricordava. 
Era veleno la silifide che le aveva trasmesso suo marito, che aveva causato tanti aborti, figli morti troppo presto, si rifugiò nel passato, l’età dell’innocenza, ecco il 1492, quando Colombo aveva scoperto i tesori delle Americhe, i Reys Catolicos avevano scacciato gli arabi dalla Spagna, Dio pareva spagnolo ..
Che tempi e che gente.
Aveva amato il tempo passato con Alfonso d’Aragona, suo secondo consorte, uno spazio di angeli e carne e paradiso, la nascita di Rodrigo, duca di Bisceglie, che le era premorto, le lettera per rivendicare la sua eredità ancora pesavano.
Come le pesava ora respirare, mio Dio, quanto manca alla fine.
Vi si preparava, da sempre, negli anni delle guerre e degli scandali, amati e lettere e aborti.. Reggente, moglie, duchessa, da ultimo fervida cristiana, che mancava?
I suoi fratelli, tranne Jofrè, che ora viveva in Spagna, erano morti, come molti dei suoi figli, come il suo diletto Francesco, la sua ultima passione della carne, suo padre era morto..
Cosa rimaneva?
Il tramonto estivo si abbattè dorato sui campi, iniziava forse l’ultima notte.
Il vento sospirava nei campi, iniziava l'ultima notte, appunto.
 
La sua vita era stata una promessa, in principio, presto divenuta bugia e inganno, rancore e infedeltà.. quando amava il Gonzaga era stata bene, ma ormai lui era i morti, presto sarebbe toccato anche a lei.. 

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Capitolo 3
*** Adieu ***


 
 
 
 
 



 
Penso che se io morissi | e che con i miei mali finisse | il desiderio | un amore così grande si spegnerebbe | e il mondo intero rimarrebbe | senza amore.. nella notte i miei versi per Pietro Bembo, rotolano, come un tempo le mie trecce dorate si scioglievano sotto il tocco di Francesco, il marchese Gonzaga, il mio amante, mio ultimo amore terreno in questa vita. Misure e apparenze.
Oscillando.
Nondum, non ancora..
Di mediocre statura, gracile in aspetto, di faccia alquanto lunga, il naso ha profilato, aurei i capelli, gli occhi bianchi, la bocca alquanto grande, candidissimi i denti…” la descriveva Niccolò Cagnolo da Parma suo contemporaneo.

Moglie del duca di Ferrara, i pettegolezzi erano scemati.
Si circondava di artisti, poeti e letterati, musici, negli anni era diventata assidua di conventi, confessioni e cilici, pregava per ore. Religiosissima come il duca Ercole di Este, suo suocero.
Dunque Sesto  sempre ti desidera Lucrezia? | O destino terribile! questi è il padre! .. traducendo Pontano, Alessandro Vi, il Papa suo padre, al secolo Alessandro Borgia, ovvero …. Ergo te semper cupiet, Lucretia, Sextus? | O fatum numinis! hic pater est!
 E Sannazaro “Giace in questa tomba Lucrezia di nome, ma di fatto | Taide: di Alessandro figlia, sposa, nuora. 
Hic jacet in tumulo Lucretia nomine, sed re | Thais. Alexandri filia, sponsa, nurus.
 
Ergo te semper cupiet, Lucretia, Sextus? | O fatum numinis! hic pater est!
In quel mondo dominato da padri, mariti, fratelli e figli, lei si era barcamenata nelle circostanze.
Il 14 giugno 1519 aveva partorito una gracile bimba, in seguito le febbri puerperali la tormentavano. Il 22 giugno scrisse una lettera al Papa, invocando una indulgenza plenaria, per i suoi peccati, fece testamento.
Le ultime parole, prima di cadere in deliquio, furono: «Sono di Dio per sempre».
Morì il 24 giugno 1519,  lasciando la famiglia e la città di Ferrara in un serrato cordoglio, la seppellirono nel monastero del Corpus Domini, indosso l’abito da terziaria francescana.
I suoi segreti defunti con lei, come l’amore per Alfonso d’Aragona, Francesco Gonzaga, tacendo dei fratelli..
Il duca Alfonso mai si risposò, ebbe un figlio illegittimo dall’amante Laura Dianti.. il ramo principale della dinastia estense si estinse nel 1597, quello dei Gonzaga pochi decenni dopo..
Tuttavia, Ippolito d’Este, cardinale senza vocazione, figlio di Alfonso e Lucrezia,  donò e fece costruire per il mondo l’omonima villa in Tivoli.
Il mondo ancora parla di lei e la celebra.

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