7 hyung

di gaia_1010
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Istruzioni per l'uso ***
Capitolo 2: *** Capitolo I ***
Capitolo 3: *** Capitolo II ***
Capitolo 4: *** Capitolo III ***
Capitolo 5: *** Capitolo IV ***
Capitolo 6: *** Capitolo V ***
Capitolo 7: *** Capitolo VI ***



Capitolo 1
*** Istruzioni per l'uso ***


[N/F]=NOME MIGLIORE AMICA
[Y/N]=TUO NOME
[Y/S]=TUO COGNOME
[C/H]=COLORE CAPELLI
[C/E]=COLORE OCCHI

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Capitolo 2
*** Capitolo I ***


Ogni ragazza sogna di poter incontrare i propri idoli un giorno. Io realizzai quel sogno.
Mi svegliai di buon'ora quella mattina e come al solito mi misi a cazzeggiare al cellulare. Tutto tranquillo e tutto normale, fin quanto un articolo mi saltò all'occhio. L'articolo dichiarava, a caratteri cubitali, che la famosissima band a livello mondiale, i BTS, stava cercando un nuovo membro per lo staff. I requisiti per provare a entrare nel loro staff erano i seguenti:
 
  1. Avere un minimo di diciotto anni e un massimo di trenta.
  2. Possedere una buona conoscenza dell'inglese.


Tutto qui. Solo due stupidi requisiti per realizzare il sogno di una vita. Ma l'articolo dichiarava altro. Si aveva la possibilità non solo di lavorare con loro ma anche di viverci insieme per un intero anno. Immaginavo già i loro fisici scolpiti camminarmi intorno ogni giorno e le loro soavi voci che avrei sentito ogni mattina. Ero elettrizzata solo all'idea. Per partecipare non bisognava fare altro che inviare un video in inglese di presentazione dove spiegavi il motivo per cui avrebbero dovuto sceglierti. Sembrava tutto troppo facile, finché realizzai che era solo un posto e partecipava l'intero globo. Avrei perso di sicuro.
Subito dopo aver letto la notizia, chiamai la mia migliore amica [N/F] raccontandogli la magnifica scoperta. Decidemmo di parteciparvi entrambi. Mi vestì a modo, mi truccai in modo molto leggero e iniziai il mio colloquio.


-Sono [Y/N] [Y/S] ho diciannove anni e sono italiana...-


Finì il mio piccolo colloquio e lo inviai speranzosa ma senza troppe aspettative.
Passò una settimana prima di ricevere le tanto agogniate risposte. Per tutto il corso della settimana [N/F] non aveva fatto altro che elaborare il suo "lutto". Inizialmente ci fu la negazione, non riusciva ancora a crederci di aver inviato quel video colloquio e l'averlo fatto la stava uccidendo da dentro. Come seconda fase ci fu la colpevolizzazione, era perennemente ansiosa e passava ore a ripetere le parole del suo video colloquio maledicendosi per il male che si era procurata. Poi ci fu la fase della rabbia, era ingestibile, non le si poteva dire nulla che s’infuocava uccidendoti ripetutamente e in modo doloroso solo guardandoti. Come ultima fase ci fu l'accettazione, con ripresa degli interessi e graduale reinserimento nella società. Io invece cercavo di far finta di nulla. Non mi ero creata aspettative, anzi ero partita già con l’idea di aver perso. Ma la verità è che nel profondo stavo morendo lentamente e in modo doloroso, come se qualcuno stesse tagliando in pezzetti minuscoli il mio povero cuore. Finalmente l’e-mail di risposta arrivarono e ora non era solo [N/F] ad elaborare il lutto ma l’intero universo. [N/F] mi aveva chiamata piangendo, ormai era irrecuperabile, caduta in un vortice di disperazione e depressione. Non faceva altro che lamentarsi e singhiozzare e di urlarmi contro dandomi la colpa di tutto, ero stata io a spezzargli il cuore dandogli la possibilità di provare. Io, invece, non avevo ancora trovato il coraggio di aprire quella maledetta e-mail. Se ne stava difronte a me pregandomi di aprirla, eppure io non ne avevo il coraggio. Avrei preferito cancellarla e metterci una pietra sopra facendo finta che tutta questa faccenda non sia mai accaduta, eppure non riuscivo a non pensarci, continuavo a guardarla terrorizzata. Trattenni il respiro e sbarrai gli occhi mentre fissavo lo schermo nell’attesa della morte. Continuai così per quella che mi sembrò un’eternità, finché la voce di [N/F] non mi fece rinsalire dall’altro capo del telefono.


-[Y/N] cosa dice la tua e-mail? - Urlava dall’altro capo del telefono come se cercasse la disperazione di qualcun altro per consolarsi, la mia disperazione.


-Non l’ho ancora aperta- Le risposi riprendendo lentamente fiato e conoscenza.


-E cosa aspetti- Mi incitava alla ricerca di una compagna di gelato.


Stavo già pensando alle merendine da comprare per andare in coma glicemico, quando finalmente mi decisi ad aprire l’e-mail. Quello che mi si presentò davanti mi uccise letteralmente. Le urla di [N/F] si andarono pian piano a scemare fino a diventare mute nel mio cervello, sentì l’aria abbandonare completamente i miei polmoni, il mio corpo divenne pesante, il mio cuore continuava a perdere battiti, la morte era ormai vicina. Avevo un mese per preparare le valigie.


-Allora? Perché non parli? - [N/F] iniziava a preoccuparsi realmente per la mia salute.


-Devo andare- Furono le uniche parole che riuscì a pronunciare prima di chiudere la chiamata.


Saltai in piedi sulla sedia urlando come un’isterica. Ballai per tutta casa balli dalla dubbia sensualità urlando e mimando facce vietate ai minori. Stampai l’e-mail e l’incorniciai in salotto in modo che tutti avessero potuto ammirarla, ne stampai altre copie distribuendole in giro per la città e lasciandole all’interno di supermarket, ristoranti, pub e bar. Uscì di casa in modalità barbona ad urlare alla gente che ce l’avevo fatta, salì sulle panchine in piazza improvvisando monologhi di egocentrismo e false promesse come campagne politiche dinanzi al mondo, mi vestì in modo sexy e elegante la sera per vantarmi in modo altezzoso con parenti e amici stretti. Perché io ce l’avevo fatta.


Peccato che a nessuno interessasse, a parte la mia famiglia e la mia migliore amica, perché nel mio paesino di merda nessuno conosce il Kpop. Ma io ero troppo felice per preoccuparmi delle figuracce, del parere della gente e delle minacce di denuncia per inquinamento, atti osceni in luogo pubblico e perdita di pudore da parte di cittadini e polizia.

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Capitolo 3
*** Capitolo II ***


 Passai il restante mese da un’insegnante privata, avevo intenzione di imparare il più possibile sulla lingua e la cultura coreana, in più riuscì ad approfondire anche il mio inglese.


[N/F] non mi aveva parlato per quasi tutto il mese, probabilmente perché gelosa. Rimasi molto delusa dal suo comportamento, io avevo bisogno di lei ma lei era troppo gelosa per fare caso a me. Fortunatamente la situazione si risolse quando [N/F] capì che attraverso me poteva conoscerei suoi idoli e vederli ogni giorno in video chiamata. Dovetti promettergli di informarla di ogni singola cosa per riaverla di nuovo dalla mia parte. Ora mi trovavo in aeroporto insieme alla mia famiglia e a [N/F].  Mi ero vestita comoda per l’occasione, indossavo un paio di scarpette nere, un pantalone della tutta grigio che sembrava un pigiama, un’enorme felpa oversize nera e i capelli legati in un messy bun molto spettinato. Ero riuscita a prepararmi le valigie con calma e a non pensare a nulla. Stavo cercando di non pensarci troppo per non andare nel panico. Soffrivo da tempo di attacchi di panico e l’ansia era diventata ormai parte di me.


-Allora sei spaventata? - Mi chiese con un volto terrificante [N/F].


-In realtà no. Sono sicura che sarà un’esperienza magnifica e che mi divertirò molto. In più scommetto che sarò super professionale e non mi lascerò per niente trasportare dal mio animo da ARMY. Sarà tutto perfetto- Affermai sicura di me.


- [Y/N] ma cosa stai dicendo? Forse non ti rendi conto della situazione. Vivrai con i tuoi idoli! - Cercò di farmi aprire gli occhi [N/F].


-Si e allora? - Risposi seccata. Ti prego [N/F] non farlo.


-Non capisco solo come farai a restare calma ogni volta che li vedrai. Insomma sono i BTS! Il tuo coreano fa schifo e tu non sai mangiare con le bacchette. Vogliamo parlare del tuo caratteraccio? Sei la persona più orribile dell’universo. E se arriveranno a odiarti? Per giunta tu non hai mai preso un aereo, e se questo precipitasse uccidendoti? O mio dio! Io come farei senza di te? Tu mi servi. E questi sono solo problemi superficiali. Se non fossi adatta a quel lavoro e lo staff ti rispedisse a casa? Se ti ubriacassi e iniziassi ad affermare cose assurde traumatizzandoli? È una tragedia- [N/F] mi scuoteva per le spalle mentre io iniziavo a premeditare il mio presunto suicidio che mi sarebbe senz’altro servito in caso di figuracce.


Ora ero davvero terrorizzata.


Effettuai il check-in nel panico più totale. Dopo svariati controlli ed essermi accertata che i miei bagagli fossero a bordo, finalmente m’imbarcai. Il viaggio che la Big Hit mi pagò per il mio arrivo in corea non era di certo di prima classe. Il mio posto era di fianco al finestrino, il sedile era più scomodo di quanto mi aspettassi e al mio fianco avevo altri due passeggeri. Il passeggero che sedeva a destra, con il quale non avevo nessun contatto, sembrava una donna coreana di mezza età che probabilmente non parlava nemmeno l’italiano, se ne stava seduta in modo composto senza spiccicare parola si sarebbe addormentata appena l’areo sarebbe decollato, ci avrei giurato. La persona che sedeva al centro fra me e la signora coreana era un ragazzo italiano, sui venticinque probabilmente, incredibilmente massiccio di muscolatura, con dei lineamenti stupenti, qualche tatuaggio sparso di qua e di la, enormi occhi blu come il mare e capelli castano scuro. L’uomo più bello che io avessi mai visto. Cercai di non fissarlo troppo mentre mi preparavo psicologicamente al decollo. Non è che avessi troppa paura di volare, ma le cose che [N/F] mi aveva detto prima di partire, mi terrorizzavano. Ed ecco arrivare un doloroso attacco di panico proprio all’inizio della mia avventura. Ce l’avrei davvero fatta?


-È la prima volta che voli? - Mi chiese cordialmente e con uno splendido sorriso il mio gradito affascinatane vicino di posto.


-Si è piccolo e beve ancora il latte. Ma in cosa cazzo siamo in una pubblicità della Kinder? Se avevi intenzione di aiutarmi a calmarmi sappi che non ci sei riuscito- Nonostante lui fosse bellissimo io ero troppo agitata e acida per rispondergli cordialmente.


-Ehi. Mi dispiace- Ecco l’avevo traumatizzato.


-Andrà tutto bene. Prendi la mia mano ti farò forza- Mi porse la mano con quel mister sorriso perfetto che si ritrovava sul suo volto.


Afferrai la mano dello sconosciuto più bello del mondo e feci un profondo sospiro cercando di farmi forza. Il decollo avvenne nella maniera meno spaventosa che avevo predetto, ora non mi rimaneva che sopravvivere al viaggio, all’atterraggio e al mio prossimo anno di vita.


-Visto sei sopravvissuta- Scherzò mister perfezione.


-Peccato che il decollo fosse la cosa che mi preoccupasse di meno- Lasciai nervosamente la sua mano, ma a malincuore.


-Cos’altro ti preoccupa bella? - Mi aveva appena chiamata bella ed io non riuscivo smettere né di fissarlo né di parlargli, mi stava sicuramente manipolando.


-Ad esempio che l’areo precipiti su un’isola sperduta, circondata da squali ed io fossi l’unica sopravvissuta costretta a mangiare carne umana per sopravvivere- Non gli avrei mai raccontato il vero motivo della mia angoscia, e poi, comunque, le paure che gli avevo appena raccontato erano vere e più che fondate.


-Magari potrei sopravvivere anch’io. Così mi prenderei cura di te- I suoi maledettissimi occhi non facevano altro che penetrarmi ancora e ancora.


-Mi preoccuperei molto meno degli squali e di dover mangiare carne umana che di te- Quel ragazzo era ammaliante e io gli stavo parlando come una stupida bambina di tre anni.


-Anch’io mi preoccuperei se fossi in te-Oh mio dio! Quello era un sorriso malizioso. Inutile dire che arrossii e che sprofondai sulla poltrona.


-Comunque io sono Gilberto, ma siccome il mio nome fa schifo puoi chiamarmi Bart- Sorrise.


-Stai scherzando? Gil il tuo nome è sublime- Saltellai sul posto per l’entusiasmo ridendo nervosamente. Non lo stavo prendendo in giro il suo nome mi piaceva davvero.


-Non prendermi in giro- Mi disse seccato.


-Non lo sto facendo. Giuro- Forse un po’ lo stavo facendo.


-Tu invece come ti chiami bella? - Mi chiese fissandomi dolcemente ma in modo inquietante.


-[Y/N] [Y/S] - Risposi cordialmente.


-Hai un bellissimo nome [Y/N] - Arrossii fino alle punte dei miei capelli.


-Perché un ragazzo come te va in corea del sud? - Gli chiesi cercando di non sembrare troppo imbarazzata.


-Ho trovato lavoro li. Girerò un film e rimarrò in corea per un bel po’- Rispose fiero.


-Quindi sei un attore? - Giurai a me stessa di guardare tutti i suoi film e ruoli, comparse comprese, per ammirarlo in tutto il suo splendore.


-Si sono un attore porno. Vado in corea per girare la versione porno e un po’ gay di un drama coreano di nome “Hwrang”- Sorrise per nulla in imbarazzo.


-Cosa c’è di così porno in Hwrang?- Infransi mentalmente il giuramento fatto qualche secondo prima.


-Ancora nulla- Mi fu tutto chiaro.


-Vuoi provare le mie qualità nel bagno dell’areo? Chiamami Orabeoni- Lo avrei fatto volentieri, vista la mia scarsa vita sessuale negli ultimi mesi.


-Orabeoni- Cazzo. Suonava terribilmente erotico.


-Tranquilla. Non sentirti in imbarazzo ti farò stare bene- Gilberto fece per avvicinarsi ma io lo bloccai spiaccicandogli il palmo della mano con violenza sulla faccia per allontanarlo.


-Ahia. Bastava un no- Farfuglio sotto la mia mano.


-Tu micina, cosa vai a fare in corea del sud? - Mi chiese curioso.


-Ho vinto un concorso e ora sono l’organizzatrice di eventi, o qualcosa di simile, della famosissima kpop band i BTS- Dissi un po’ amareggiata.


-E non ne sei felice? - Chiese.


-Lo sono e molto, ma se dovessi fare un casino? Sono i miei idoli non voglio che mi odino- Ero seriamente terrorizzata dalla cosa.


-Andrà tutto bene piccina. Non preoccuparti. E poi sei simpaticissima- La presenza di Gil mi faceva sentire in qualche modo meglio.


Iniziai a studiare un po’ di coreano e inglese durante il viaggio, ero davvero intenzionata a fare bella figura. La prima impressione è quella che conta ed io sarò semplicemente perfetta. Gilberto non ci mise molto ad addormentarsi angelicamente ed io non tardai a seguire il suo esempio.
Non so precisamente per quanto tempo dormì, ma posso dire per certo che fu tanto tempo dato il fatto che l’areo stava per atterrare.


-Pensavo fossi morta- Gil ridacchiò.


Mi limitai a mugolare. Guardai la mia faccia con la fotocamera interna del cellullare, ero orribile e avrei preferito morire più tosto di farmi vedere così dai miei idoli.


-Tieni questo è il mio numero. Usalo ogni qualvolta vuoi- Gil mi lasciò il suo numero di telefono su un bigliettino, che sistemai delicatamente all’interno della cover del mio
telefono, per poi andare per la sua strada.


Finalmente ero arrivata. Ero pronta per realizzare il mio sogno.

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Capitolo 4
*** Capitolo III ***


Prese le valigie iniziai a vagare per l’aeroporto di Seoul, era dannatamente grande. Dopo una buona mezz’oretta a vagare a vuoto per l’aeroporto mi arrivò un’email sul cellulare da parte della Big Hit Entertainment che mi esortava a raggiungere al più presto il luogo previsto per l’incontro e mi indicava che il leader della band Kim Namjoon in persona sarebbe venuto a prelevarmi dall’aeroporto per scortarmi alla mia nuova casa. O mia santa parmigiana di melanzane fritta due volte stavo per incontrare Kim Namjoon e avevo un aspetto orribile. Grande Santo Namjoon dio della distruzione perdona il mio orribile aspetto e lascia che ti fissi in modo ambiguo senza essere etichettata come stalker Amen. Prima di recarmi al luogo previsto riuscì a trovare un bagno. Mi guardai allo specchio avevo un aspetto orribile i miei capelli erano tutti disordinati, gli occhi circondati da enormi occhiaie, l’alito trapelava morte e il mio corpo pallido era visibilmente stanco. Sistemai i capelli legandoli a dovere, misi un po’ di mascara e di rossetto che tenevo in un piccolo contenitore in borsa, riuscì anche a lavarmi i denti e il viso con del latte detergente. Non ci misi troppo a sistemarmi eppure il tempo scorreva così velocemente, avevo passato gli ultimi venti minuti a cercare un bagno e a sistemarmi e ora avevo solamente mezz’ora per raggiungere il luogo previsto per l’incontro.


Mi avvicinai a una piantina dell’aeroporto per orientarmi meglio e mi incamminai verso il mio amato Kim Namjoon. Camminavo sovrappensiero senza realmente vedere dove andavo, ma mi sentivo sicura di me. Ero troppo emozionata per pensare, anche solo per un secondo, a quello che stavo facendo. Controllai l’orario in preda all’euforia, erano già passati venti minuti e io ne avevo solo altri dieci per raggiungere il luogo previsto. In men che non si dica la mia euforia si trasformò in panico. Cercai di rimanere il più calma possibile aumentando il passo e orientandomi con le piantine sparse di qua e di là. Camminai per quella che parve una vita nel panico più totale, avevo la bocca secca, il viso pallido, i capelli spettinati e un imminente infarto. Ero già in ritardo di un’ora e ormai ero sfinita, un enorme martello mi colpì il cuore e caddi in ginocchio al suolo, spaesata e dolorante. Avevo iniziato a sudare freddo e sentivo la morte bussare sulla mia gabbia toracica togliermi il respiro. Mi ero già rassegnata a morire li o a vivere come barbona per racimolare i soldi del biglietto di ritorno a casa, quando qualcuno da dietro mi tocco la spalla. Mi girai terrorizzata. Che fosse qualcuno che voleva violentarmi? Non avevo la forza per difendermi. Con mia grande gioia e stupore non era uno stupratore ma il grande dio Kim Namjoon che mi guardava confuso e spaventato.


-Sei per caso tu [Y/N] [Y/S]? - Mi chiese spaventato in un inglese perfetto.


Balzai in piedi girandomi verso di lui e ficcando i miei polpastrelli nelle sue fossette d’istinto.


-Sei in ritardo- Cerco di dirmi ma io scoppiai immediatamente in lacrime.


-Mi ero persa. Ero così spaventata- Cercai di parlargli in inglese fra i miei mille singhiozzi. Non riuscivo a togliergli le dita dalle fossette e non volevo nemmeno farlo.


-Ora mi hai trovato. Andiamo a casa- Mi sorrise dolcemente. Sentivo le sue fossette ingrandirsi sotto i miei polpastrelli, era una sensazione meravigliosa.


-Ti dispiace- Disse togliendo le mie dita dalle sue guance. Afferrò qualche mia valigia e si avvio verso l’esterno.


Il mio cuore si era appena perso. Perso in Kim Namjoon.


Aiutai Namjoon a sistemare le mie valigia in macchina e mi accomodai su uno dei sedili posteriori. Notai che Namjoon si era seduto dal lato passeggero quindi mi avvicinai un po’ più a lui per vedere chi avrebbe guidato. Sistemai la mia testa fra i due sedili e mi girai dal lato guidatore.


-Carciofini Kim Seokjin- Dio in persona era appena apparso ai miei occhi.


-Ciao- Sorrise. Stavo per sciogliermi.


-Tutto ok? - Mi chiese Namjoon divertito del mio stupore e dal luccichio nei miei occhi alla vista di Seokjin.


-Devo avvisare i mei genitori che sto bene- Dissi disincantandomi e tornando al mio posto.


-Sentiti libera di fare ciò che vuoi- Namjoon era così gentile.


Chiamami i miei genitori, mia madre ormai pensava fossi morta visto il tempo che ci avevo messo per chiamarla. Chiamai anche [N/F] per vantarmi di essere in macchina con la Namjin.


-Pronto- Rispose [N/F] assonata dall’altro capo del telefono. Mi ero dimenticata del fattore fuso orario.


- [N/F] non potrai mai immaginare con chi sono in macchina- Dissi senza sembrare troppo euforica per non fare brutta figura con i Namjin.


-Oh cazzo! Con chi? - La sonnolenza di [N/F] sembrava d’un tratto sparita nel nulla.


-Con la Namjin- Mi feci scappare un urletto da fangirl finale che Namjoon sentì divertito.


-Oh mio dio Kim Seokjin! San Namjoon perdona i miei peccati. Cosa stanno facendo? Si stanno baciando? Si stanno scambiando sguardi piccanti? Parlano di cose hot
convinti che tu non li capisca? Parla Donna! - [N/F] si stava lasciando un po’ troppo andare.


-No che non lo stanno facendo. Purtroppo. [N/F] …-Suspance.


-Si…? - Chiese super curiosa dall’altro capo del telefono.


-Ho messo le dita fra le fossette di tu sai chi- Evitai di dire il suo nome per far sì che non si accorgesse che stavo parlando spudoratamente di lui, ma non riuscì a trattenermi nel lanciare urletti di gioia.


-Oh mio dio! Oh mio dio! Sono così invidiosa. Voglio urlare. Voglio ucciderti. Voglio quelle fottute fossette-[N/F] stava dando il peggio di sé urlando e spaccandomi i timpani.


-[N/F] stanno ridendo e parlando di qualcosa. Riesci a sentirli? - Ero troppo emozionata per cercare anche solo di capirci qualcosa del loro dialogo.


-Cazzo sì che li sento- [N/F] stava facendo uscire in modo molto pericoloso l’ARMY che era in me.


-Provo ad immaginare quello che si stanno dicendo, parlerò in codice in modo che non capiscono che sto parlando di loro- Mi sentivo già ispirata.


-Oh sì vai! - [N/F] cercava di concentrarsi sulle voci dei due.


-Ora papà si sta girando verso la mamma con un sorriso perverso e le fossette ben in vista e sta dicendo “mh cara cosa pensi di ieri sera?” “oh caro è stato fantastico lo
sai che mi piace tanto prendere il tuo enorme cazzo in ogni mio orifizio” “e non sai quanto a me piaccia infilarlo nei tuoi orifizi cara” “fottimi daddy” “lo farò ogni qualvolta tu vorrai piccola” - Cambiavo voce ogni qualvolta cambiavo ruolo fissando i due malcapitati in modo perverso.


-Oh Cristina D’avena. Ho appena sentito la risata di Kim Seokjin- [N/F] era chiaramente in estasi.


-Aspetta ma stanno ridendo di me- Finalmente ero riuscita a capire qualcosa della conversazione in coreano fra i due realizzando che mi stavano prendendo in giro.


-E cosa dicono? - Mi chiese curiosa [N/F].


-Mi prendono in giro, perché anche se non capiscono l’italiano hanno capito che sto parlando di loro dicendo cose molto sconce- Dissi imbronciata.


-Che figura di merda- Rise [N/F]. Stronza.


-Sono degli stronzi- Mi lamentai.


-Non sono loro stronzi, sei tu che ti fai sempre riconoscere- Ridacchiò [N/F].


- “Fottimi daddy” - Dissi con voce roca ma allo stesso tempo soave. Di rimando [N/F] scoppiò a ridere.


-Ci sentiamo appena puoi. Tienimi aggiornata sui miei amori. Ciaoooo- Salutai [N/F] e chiusi la chiamata. Era il momento di fare i seri.


Finalmente arrivammo nel dormitorio. Namjoon e Seokjin mi aiutarono con le valigie e entrammo in casa. Il dormitorio era più tosto piccolo. Era formato da una piccola cucina affiancata da una sala da pranzo adiacente a un salottino con più divani e una grande TV. Io mi trovavo all’entrata dove un grande specchio faceva da padrone e le scarpe dei miei nuovi coinquilini erano sparse ovunque, non potevo di certo dire che vi era un buon odore nell’aria. Nonostante l’aroma di formaggio stagionato, mi feci coraggio ed entrai in casa. Stavo già per dirigermi in cucina quando Namjoon mi blocco delicatamente per un braccio.


-Togliti pure le scarpe. Suga ti ha comprato un paio di ciabatte per stare in casa come regalo di benvenuto- Namjoon mi passo le pantofole sorridendo.


-Grazie- Fece un lieve e quasi impercettibile inchino, per via del disagio generale, e indossai le comode ciabatte che Yoongi mi aveva appositamente comprato. Piccolo sclero generale. Ora l’entrata di quel dormitorio era ufficialmente un caseificio. Che imbarazzo.   


Ci dirigemmo tutti e tre in cucina e quello che vidi fu fantastico. Cinque bellissimi ragazzi sudati e in pigiama darmi il benvenuto cantando e urlando. Il mio cuore non avrebbe mai retto abbastanza.


-Annyeong! Jeo-neun [Y/N] ra-go ham-ni-da. Jeo-neun sip-gu sal ham-ni-da. Mannaseo bangabseubnida- (Ciao! Mi chiamo [Y/N]. Ho diciannove anni. Piacere di conoscervi) Mi presentai e subito scoppiai in lacrime per l’emozione chinandomi sul pavimento per non mostrare le mie lacrime.


-Sillyehamnida- (Scusate)Non volevo che mi vedessero piangere ma erano pur sempre i miei idoli e io ero così felice di conoscerli che non riuscivo a smettere di singhiozzare.


-Tranquilla- Namjoon mi diede una mano a rialzarmi asciugandomi le lacrime con i pollici, cosa totalmente inutile in quanto appena le sue dita toccarono la mia pelle io ripresi a piangere più forte di prima.


-Credo che presentarci sia un po’ superfluo, immagino che tu saprai già tutto su di noi, e poi sarai anche molto stanca. Mangiamo tutti insieme e poi tutti a nanna- Propose Hobi sbadigliando.


-Il tuo nome completo è Jung Hoseok. Il tuo colore preferito è il verde e…- Non riuscì a dire nemmeno lo 0,01% delle cose che sapevo su di loro che mi ritrovai un pezzo di carne avvolto in una foglia di insalata in bocca.


-Mangiamo- Mi sorrise Seokjin con le mani ancora sporche di cibo.


-Prima però ti faccio fare il tour del dormitorio- Jeongguk mi prese frenetico per un polso trascinandomi in giro per i corridoi della casa. Per tutte le carbonare olandesi in scatola Jeon Jeongguk mi aveva appena toccata*internal screaming*.


-Allora tutte le camere sono separate da un piccolo muro in cartongesso, in modo che ti danno l’illusione di essere singole, ogni coinquilino divide la cabina armadio e il bagno. Io fin ora non ho mai diviso niente con nessuno, ma ora che ci sei tu e mi impegnerò di lasciare le cose più in ordine. Ho spostato i miei vestiti tutti da un lato per fare spazio ai tuoi e ho tolto tutti i miei boxer dal bagno in modo che tu non ti senta a disagio. Una volta nella tua camera ci mettevo tutto ciò che capitava, ma tranquilla ho pulito tutto come si deve…- Jeongguk non faceva altro che parlare a ruota libera in coreano e io non facevo di certo poca fatica per stargli dietro. Dopo che Jeongguk finì di farmi fare il giro turistico della casa entrai finalmente nella mia stanza. La mia stanza era attaccata a quella di Jeongguk e ogni rumore molesto che avrei fatto lui l’avrebbe sentito e viceversa. Niente più urletti da fangirl sfegatata, niente maratone di canzoni dei BTS cantate a squarcia gola e senza ritegno e niente più porno in generale. Al contrario se Jeongguk si fosse masturbato non mi sarebbe dispiaciuto ascoltarlo…ripensai all’ultima frase che avevo pensato…sono una persona orribile. Sistemai le mie valigie ed andai in bagno per fare pipì. Appena mi sedetti sul water un pezzo di stoffa nera mi saltò immediatamente all’occhio. Finì di fare pipì e mi avvicinai a questa misteriosa stoffa, la afferrai e la aprii per vedere meglio cos’era, subito dopo lanciai uno degli urli più traumatizzati della mia vita. Jeongguk non aveva tolto tutti i suoi boxer sporchi dal bagno. Mi lavai le mani freneticamente e uscii scandalizzata dal bagno dirigendomi in cucina.


-Cos’è successo? - Mi chiese Jeongguk preoccupato guardando il mio pallore.


-Nulla di importante. Diciamo che non hai tolto proprio tutto dal bagno- Dissi super in imbarazzo nascondendo il viso con le mani.


-Mi dispiace così tanto- Jeongguk era più imbarazzato di me, tutti erano imbarazzi per l’accaduto, l’imbarazzo era così tanto da poterne sentire l’odore, letteralmente.


Iniziammo a mangiare, non parlai quasi con nessuno e mangiai pochissimo, facevo fatica a prendere il cibo con le bacchette ma dirlo mi imbarazzava troppo, in realtà morivo di fame.


-Non ti piace quello che ho cucinato? - Mi chiese Yoongi quasi offeso.


-È tutto buonissimo, davvero, ma il jet lag mi ha tolto l’appetito. Mi sento così stanca- Non era una bugia. Non riuscivo, letteralmente, a tenere gli occhi aperti.


-Non fare così. Mangia un po’ di zuppina- Hobi mi si avvicino con la zuppa bollente fra le mani facendomela cadere sulle gambe a seguito di uno spavento provocato da un enorme starnuto di Taehyung.


Urlai a contatto con la zuppa bollente che rischiava, davvero, di ustionarmi le gambe.


-Fa così male- Urlai scattando in piedi e strizzando gli occhi per il dolore.


-Aspetta di do una mano- Seokjin cerco di far scivolare via la zuppa mettendo le mani sui miei fianchi ma scivolando e abbassandomi violentemente i pantaloni della tutta
sporchi. Fortunatamente la felpa mi copriva il sedere e l’inguine e il giorno prima mi ero depilata le gambe eppure mi sentivo così in imbarazzo.


-Io vado a farmi una doccia- Il mio viso era palesemente sconvolto, in quel momento desideravo solo sparire. Mi feci una doccia veloce e mi sistemai sul letto della mia nuova camera. Cercai di addormentarmi ma qualcosa disturbo il mio sonno, Jeongguk e Jimin stavano parlando di me nella camera di Jeongguk e io riuscivo a sentire tutto quello che si stavano dicendo. Parlavano di quando Seokjin sia stato stupido a fare ciò che aveva fatto e a quanto si sentisse in imbarazzo per l’accaduto, a quanto pare domani al mio risveglio avrei ricevuto le sue scuse. Mi coprì totalmente il volto imbarazzata ripensando a ciò che prima era successo. Ero stanca ed era il momento di dormire, ma prima feci l’ultima strana cosa delle cose strane che mi erano successe durante la mia frenetica giornata. Mandai un messaggio a Gilberto.


“Anche ai BTS puzzano i piedi e soprattutto anche loro fanno le puzzette. Avrei dovuto dedicarmi al porno”

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Capitolo 5
*** Capitolo IV ***


La sveglia suonò e io mi svegliai con un mal di testa terribile. Mi guardai intorno, la stanza in cui mi trovavo non era la mia, non avevo addosso il pigiama ma solo un accappatoio sotto il quale ero completamente nuda, le mie gambe erano arrosate e leggermente doloranti, le mie ginocchia un po’ livide. Cosa era successo il giorno prima? E dove mi trovavo? Le domande nella mia testa erano davvero tante ma cercai di non farmi prendere dal panico. Mi alzai lentamente dal letto con una sensazione di vomito assurda e un senso di vuoto e fame chimica così forte da uccidermi. Mi tolsi l’accappatoio e lo lanciai in un angolo a caso di quella strana stanza, notai che i miei vestiti erano ordinatamente sistemati in delle valigie e i miei dubbi crebbero ulteriormente. Presi degli slip neri e li indossai per poi mettere un vestitino molto aderente rosa pastello a costine, senza indossare il reggiseno, come facevo di solito a casa. Vicino al letto in cui mi ero svegliata un paio di ciabatte pelose e nere facevano capolino, le indossai e mi diressi fuori dalla camera alla ricerca di un bagno. Usai il bagno e mi diressi in quella che sembrava una cucina, mi avvicinai al frigo e presi una bottiglietta d’acqua. Fissai la bottiglietta e notai che il nome della marca di quest’ultima era in coreano, qualcosa mi riaffiorò alla testa ma era ancora tutto molto confuso. Mi girai di scatto sentendomi osservata e notai un ragazzo imbambolato a fissarmi, se ne stava seduto in modo disordinato sul divano con la bocca aperta e gli occhi fissi su di me, teneva una mano posata sulla testa e con l’altra si grattava l’inguine, in più possedeva un meraviglioso alza bandiera mattutino. Lo guardai meglio senza concentrarmi troppo sul suo alzabandiera e fu così che realizzai.


-Kookie? - Ora mi era chiaro tutto.


Mi rigirai verso il frigo sconvolta con l’intenzione di scappare e andarmi a cambiare, ma qualcosa andò storto. Delle enormi spalle e un fisico statuario mi si pararono davanti e due grandi occhi scuri mi guardarono spalancati, paralizzati. D’istinto misi le braccia sul petto per coprirmi il seno accovacciandomi sul pavimento e urlando, Seokjin fece lo stesso. Non sono sicura di quello che successe dopo e di cosa successe ma fu traumatico.


Io me stavo rannicchiata sul pavimento ad urlare con le braccia al petto, Seokjin era spalmato sul muro con gli occhi coperti e il volto rossissimo ad urlare imbarazzato, Hoseok era uscito dal bagno in boxer e con la carta igienica fra le mani per vedere cosa stava succedendo per poi iniziare ad urlare in falsetto, Taehyung se ne stava in un angolo a dormire abbracciato ad un cuscino, Yoongi era uscito dalla sua camera urlando di smetterla, Namjoon era sull’uscio della sua camera sconvolto, Jeongguk era ancora nella stessa posizione a fissare il vuoto con Jimin che gli dormiva addosso. Approfittai della confusione generale per scappare. Arrivata nella mia camera chiusi immediata la porta, apri la valigia e indossai il reggiseno, cambiai il vestito che indossavo con un pantalone bordeaux della tuta e una maglietta oversize nera. Mi buttai sul letto. Volevo morire. Afferrai il cellulare e controllai i messaggi. Nessun messaggio rilevante fra i miei genitore che mi chiedevano se avevo mangiato e se stavo bene e la mia migliore amica che mi chiedeva come stavano i suoi bambini. Niente di interessante finché non mi arrivo un messaggio da Gilberto.


“I maschi puzzano e guardano porno”


“Oggi penserò a te durante il mio lavoro”


“Incontriamoci spesso”


“Buon lavoro e buona giornata micetta”
 
“Buongiorno anche a te Gil”
 
“Non pensarmi mentre lavori… è strano”


Chiusi la schermata del telefono e feci un grosso respiro. La mia vita non sarebbe stata facile da quel momento in poi. Restai stesa sul letto a fissare atterrita il vuoto per dieci minuti buoni, finché qualcuno busso alla porta.


-Ti aspettiamo per la colazione- Era Namjoon che mi esortava a uscire dalla stanza. 


La colazione si svolse in un imbarazzantissimo silenzio. Nessuno diceva nulla, tutti guardavo i propri telefoni facendo finta di nulla. Per giunta non riuscivo proprio ad abituarmi al cibo coreano o alle bacchette, stavo mangiando di nuovo pochissimo usando per l’ennesima volta la scusa del jet lag. Mi sentivo di troppo, mi sentivo a disagio, non doveva essere facile per loro trovarsi ad abbittare con una perfetta sconosciuta. Avrei voluto essere qualcun altro in quel momento, avrei voluto essere gentile ed educata, dolce e sorridente, e invece ero sempre la solita combina guai disordinata, stronza e per nulla a modo. Avrei dovuto restarmene a casa e dare l’opportunità a qualcuno più meritevole di me che si sarebbe presa cura di loro e non gli avrebbe rovinati come avrei fatto io. Adagiai la lingua sulla parte superiore del palato per cercare di trattenere le lacrime, per non fare l’ennesima figura di merda, per non mostrami troppo fragile. Cercai di fare finta di niente finché quel silenzio non sembrò uccidermi.


-Mi dispiace così tanto per il mio comportamento di sta mattina. Sono un disastro- Balzai in piedi per poi fare un leggero inchino e chiedere perdono.


-Tranquilla capiamo tu sia stordita dal viaggio e che non deve essere facile vivere con sette ragazzi- Namjoon era così gentile.


-Ti chiedo scusa anch’io mi sono comportato da stupido- Seokjin balzò in piedi chiedendomi perdono.


Continuammo a mangiare tranquillamente. Avevo iniziato a conservare qualche vestito nella cabina armadio, ma sapevo ci avrei messo una vita a finire, continuavo a perdere tempo girando fra i vestiti di Jeongguk. Avevo già fatto la doccia e lo shampoo e ora stavo cercando l’outfit perfetto per il mio primo giorno di lavoro. Continuai a girare in accappatoio fra i suoi vestiti per quella che sembrò una vita.


-Cosa stai facendo? - Un Jeongguk selvatico in accappatoio e con i capelli ancora mezzi bagnati fece capolino dalla porta della cabina.


-Giuro nulla- Alzai le mani lasciando cadere una delle giacche di quest’ultimo.


-Vedo…Ti piace? - Mi chiese alzando la giacca e poggiandomela addosso per vedere come mi sarebbe stata indosso.


-È molto bella- Dissi timida per via della vicinanza dei nostri corpi.


-Mi dispiace ma il fatto che tu sia in accappatoio mi mette a disagio- Rise per poi coprirsi il viso con le mani.


-Credo di poter dire lo stesso- Sorrisi timidamente.


-Stai decidendo come vestirti per andare a lavoro? - Chiese superandomi e guardando i miei vestiti.


-Si ma non so cosa mettere- Confessai.


-Dovremmo andare a fare shopping un giorno di questi, non hai molti vestiti- Fece una lieve smorfietta mentre lo diceva. Oh Vladimir Putin! Jeon Jeongguk mi aveva
appena detto che mi vesto male. Piango.


-Allora, metti questi pantaloni eleganti neri, questa camicia nera, lasciala un po' aperta così sembrerai più femminile, infine indossa questi tacchi neri. Tieni questa è la mia cinta di Gucci, te la presto per oggi, è un giorno importante. Lascia i capelli sciolti e asciugali bene per non prendere un malanno. La biancheria intima mettila nera.
Vuoi una mano a truccarti? - Jeon Jeongguk era appena diventato il mio Enzo Miccio.


-Grazie per l’aiuto. Mi truccherò da sola- Lo ringraziai con un leggero inchino.


-Perché non ci chiami mai per nome? - Mi chiese curioso prima di scegliere dei vestiti per lui.


-Non so come chiamarvi. So che lo “hyung” lo usano solo i maschi per chiamare un ragazzo più grande di loro. Le ragazze dovrebbero usare “oppa” ma è imbarazzante-
Spiegai.


-Chiamami pure “hyung” se lo preferisci. Ma non chiamarmi “oppa” per nessuna ragione al mondo- Detto questo si allontanò e io iniziai a cambiarmi.


Mi guardai allo specchio dopo aver finito, mi sentivo davvero bella. Sorrisi alla me dello specchio.


-Sei bella ragazza- Dissi a me stessa iniziando a percorrere le mie curve delicatamente accarezzandomi con le mani.


La camicia aperta lasciava intravedere il reggiseno in pizzo dandomi un’aria da donna. Ero pronta a conquistare il mondo. Afferrai il cellulare e mi feci una foto allo specchio, inviandola a i miei genitori, a Gilberto e alla mia migliore amica.


“Conquista il mondo”


“Grazie mamma. Grazie papà”
 

“La mia micia è pronta a ruggire. Preparate i culetti perché la mia bimba è pronta a fottervi tutti”
 
“Ti voglio un mondo di bene Gil”

“Anch’io ti amo biscottina”
 

“Di chi è quella cinta di Gucci?”

“Di Jeongguk”
“Sei una stronza”


Ora ero davvero pronta a conquistare il mondo.


Entrai in auto insieme agli altri. Mi stavano fissando tutti.


-Come sono? - Chiesi imbarazzata ma impaziente di ricevere una loro risposta.


-Bellissima- Namjoon mi sorrise timido.


Sto arrivando Big Hit Entertainment.

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Capitolo 6
*** Capitolo V ***


Finalmente arrivai nella famosissima Bit Hit Entertainment, sede di grandi artisti, con a capo Bang Si-hyuk. Appena entrata nella sede le strade fra me e i ragazzi si divisero. Aspettai un po' spaesata nel grande atrio a fissare i volti dello staff, dei passanti, degli artisti e successivamente a fissare il vuoto. Continuai a fissare un angolino imprecisato della sala per quella che mi sembrò una vita, non sbattevo le palpebre, guardavo solo un punto fisso finché la vista non si appannava del tutto, e poi chiudevo gli occhi per ricominciare d’accapo. Ripresi conoscenza solo dopo il suono di una voce femminile che mi chiamava.
-È lei la ragazza del concorso? -  Continuava a chiedermi aspettandosi una risposta.
-Si sono io- Le dissi con la faccia da ebete dopo che me lo chiese per la quarta volta.
-Bene. Venga con me- Sorrise divertita per poi farmi cenno di seguirla. Che deficiente devo essergli sembrata.
La donna mi scortò fino ai piani alti del palazzo, fungendo da guida turistica e ignorando tutte le mie domande. Camminammo molto fino ad arrivare di fronte una grande porta che lei aprì.
-Prego si accomodi- Mi fece cenno di entrare.
Entrai titubante e subito la donna che mi aveva scortata chiuse la porta alle mie spalle lasciandomi da sola con un uomo. Mi avvicinai lentamente all’uomo scrutandolo, ma solo dopo averlo riconosciuto i miei occhi iniziarono a brillare. Era proprio lui, uno dei miei idoli indiscussi, un uomo d’oro e pieno di talento, una delle mie prime crush, un meme vivente, il mitico, bellissimo, talentuoso, magico, Bang Si-hyuk.
-Prego si seda signorina- Mi invitò a sedermi di fronte a lui.
-Sono [Y/N] [Y/S] è davvero un onore conoscerla Bang Si-hyuk-nim- Mi presentai super agitata prima di sedermi.
-Puoi chiamarmi Bang PD- Mi disse con un gran sorriso stampato in faccia.
-Sono così onorata Bang PD-nim- La mia emozione nell’incontrarlo ormai era tangibile e il signor Bang ne sembrava più tosto divertito.
-Allora signorina [Y/S] lascia che le introduca la Big Hit Entertainment…- Il signor Bang iniziò un lungo monologo dove mi spiegava le funzioni e i compiti della Big Hit, il modo in cui gli eventi si organizzano all’interno dell’azienda, i servizi di cui avrei potuto usufruire, la storia della nascita dell’azienda e tante altre cose che non ascoltai affatto perché solo una cosa circolava nella mia piccola e stupida testolina guardando il mio bias indiscusso.
“Ayo!
 Hitman Bang introduces
Hit it the 2nd Audition
Rap, Dance, Noraero
Sangdaebangui giseeeeeeeoooooneeul jeaphaeeeeee”
-Mi sta ascoltando signorina [Y/S]? – Mi chiese il signor Bang un po' irritato.
-Si signore. Pendo letteralmente dalle sue labbra- Ma che cazzo sto dicendo?
-Ne sono felice. Ha qualche domanda? – Chiese poi.
-Più che una domanda avrei una proposta da farle signore- Abbassai il capo timidamente.
-Mi dica signorina [Y/S] - Deve avermi preso per una maleducata.
-Vorrei organizzare una festa con i ragazzi. Per conoscerci meglio- Spigai in preda a mille emozioni.
-Non se ne parla- Il signor Bang bocciò categoricamente la mia proposta.
-Niente feste, ma puoi organizzare una cena aziendale- Sempre meglio di nulla.
-La ringrazio infinitamente signor Bang- Feci un leggero inchino con il capo.
-La organizzerà più tardi con i suoi colleghi di ufficio che conoscerà a breve. La signorina Kang la scorterà da loro- Mi congedai salutando il signor Bang.
La signorina Kang, che scoprì essere la donna che mi aveva portata fino l’ufficio di Bang PD-nim, mi scortò in una piccola stanza piena di scrivanie e computer per poi andarsene. La stanza era in uno spaventoso disordine, vi erano messi a casaccio divanetti rossi e neri, le scrivanie non avevano un ordine sembravano sistemate nel primo posto libero disponibile, strane piante circondavano la stanza e merendine erano sparse ovunque. Quattro figure facevano la loro comparsa.  La prima che notai fu un uomo di bell’aspetto, molto alto in smoking che se ne stava immobile sull’uscio dell’ufficio con un’espressione glaciale, senza neanche rivolgermi lo sguardo.                 La seconda persona che notai fu una ragazza, anche lei bellissima, magra, dalle labbra carnose e dai lunghissimi capelli tinti di un meraviglioso castano chiaro, una leggera frangia copriva i suoi grandi occhi ambrati. Un ragazzo se ne stava seduto accanto a una delle scrivanie, aveva la mascella pronunciata, le labbra carnose, gli occhi neri molto sottili, portava i capelli neri molto corti, vestiva in modo casual e aveva il viso costellato da nei. Iniziai a pensare che tutti i presenti di quell’ufficio fossero le persone più belle che avessi mai visto nella mia misera vita, almeno finché non sbuco lui, un uomo sulla cinquantina molto basso e con una pronunciata pancia da birra, la sua camicia era macchiata, i suoi occhiali sembravano venire dal secolo scorso e i suoi capelli brizzolati erano in completo disordine. L’uomo panciuto si lavava i denti in modo rivoltante sputando dentifricio in una tazza.
-Salve. Sono [Y/N] [Y/S] e da oggi lavorerò qui con voi- Mi presentai timida ma venni completamente ignorata da tutti.
-Oh! Tu devi essere la nuova arrivata. Che bello conoscerti. Io sono Lee Chanmi la tua nuova migliore amica- La bellissima ragazza presente nell’ufficio si presento. Nuova migliore amica?
-Cosa? - Sillabai in falsetto in preda al panico.
-Lo sappiamo tutti che mi farai conoscere Kim Taehyung e che farai da testimone al nostro matrimonio- Affermò con certezza la ragazza.
-Smettila stolta così la spaventi- Il ragazzo seduto alla scrivania lanciò una carta accartocciata sulla testa della ragazza. La carta sembrava contenere la lista della spesa.
Una discussione abbastanza accesa si animò fra i due e io potetti fare altro che starmene immobile sull’uscio sconvolta.
-Chiedo scusa per la confusione. Io sono Lee Chanmi, ho 23 anni e lavoro qui come mediatore per risolvere i conflitti fra gli artisti e lo staff in generale. Il ragazzo, che ti sta guardando malissimo, si chiama Oh Jiho, ha 26 anni e lavora qui come psicologo per assistere gli artisti e lo staff. Sia io che il signor Oh possediamo il brevetto per il primo soccorso, quindi ci occupiamo in prima persona della salute di tutti, per quanto riguarda piccole ferite o assunzione di medicinali da banco, per il resto la Big Hit possiede un personale medico che purtroppo non è sempre presente, se non per controlli periodici. Per questo motivo la Big Hit fa affidamento su di noi. Il signore che vedi in fondo è il signor Koo Doojoon, nessuno conosce con precisione la sua età, si occupa dell’organizzazione dell’ufficio e di lavori di supporto per Bang PD-nim in persona- Chanmi presentò tutti cordialmente.
-E il signore che se ne sta davanti la porta a fissare il nulla? – Chiesi quasi terrorizzata da quella strana creatura.
-Lui è il signor Han Insung, ha 35 anni e lavora per noi come guardia del corpo- Si spiegò tranquillamente Chanmi.
-Una guardia del colpo in un ufficio? – Perché per loro sembrava una cosa così normale?
-Questo è un ufficio di supporto, siamo tante persone che svolgono lavori differenti- Disse.
-Quindi? – Chiesi esortandola a continuare.
-Diciamo che non sempre va come tutto deve andare- Forse avrei dovuto iniziare a preoccuparmi seriamente.
Mi accomodai accanto il signor Oh che emanava un odore a dir poco sublime. Cercavo di concentrarmi sul blog che stavo creando, sulle future live su Vlive che avrei fatto con i ragazzi, sulla cena aziendale del secolo, ma non riuscivo davvero a concentrarmi. La mia attenzione visiva e mentale era tutta posata sul signor Oh che mi guardava al col tempo in cagnesco e imbarazzato.
-Cos’hai da guardare?! – Mi chiese spazientito e rosso in volto.
-Hai il profumo dei fiori, mi sto perdendo nei tuoi occhi neri e il mio unico desiderio ora e che tu mi sbatta su questa scrivania- Dissi con un tono spaventosamente serio.
-Puoi parlare la mia stessa lingua cortesemente?! – Ovviamente il signor Oh non capì nulla di quello che dissi in italiano.
Finite finalmente le mie ore lavorative, che sembravano interminabili per via della tensione sessuale, decisi di cercare i ragazzi per informargli della cena aziendale che ci sarebbe stata a breve.
-Ho visto come guardavi Jiho sai- Chanmi sbucò in modo inquietante dal nulla.
-Non capisco di cosa stai parlando- Affermai seria.
-Sai credo che lui profumi di fiori e nei suoi occhi neri ammetto di perdermici ogni tanto. A volte desidero che lui mi possegga sulla sua scrivania. Peccato sia così antipatico- Cantilenò Chanmi. I’m in Jungshook.
-Cosa fai ora che hai finito di lavorare? Tornerai nell’abitazione dei ragazzi? Posso venire con te? Prometto che non se ne accorgerà nessuno- Inquietante.
-In realtà andrò a trovare i ragazzi nei loro studi per informarli della cena aziendale prima di andare- Forse non avrei dovuto dirlo.
-Ti accompagno- Disse euforica. Appunto.
Mi informarono che la sala dove si trovavano gli studi dei ragazzi era situata al primo piano, mi ci fiondai subito. Arrivai in una grande sala dalle pareti bianche dove vi erano poste poltroncine di diversa forma e colore, vi erano anche alcune massaggianti. Chanmi mi segui iniziando a guardarsi in torno alla ricerca di chissà cosa.
Finalmente qualcosa di famigliare mi saltò agli occhi, peluche, premi, giocattoli da esposizione e skate erano situati in un piccolo spazio della stanza che fungeva da corridoio per altre tre porte. RM, J-Hope e Suga, finalmente avevo trovato i loro studi. Mi avvicinai lentamente alle porte di ingresso intimidita.
-Oh cazzo! - Balzai sull’attenti spaventata da un Taehyung selvatico che se stava immobile su un piedistallo fingendosi una statua.
-Tae? ...Non ho nulla da chiederti- Avanzai per il corridoio arrivando di fronte la porta dello studio di Namjoon.
-Chanmi-unnie?  – Mi voltai Chanmi era ancora nel corridoio a fissare ardentemente un Taehyung in preda al panico. Li ignorai.
Bussai cautamente alla porta aspettando che qualcuno mi aprisse. Fu Jeongguk a farlo.
-E tu cosa ci fai qui? - Mi chiese in modo quasi scontroso.
-Ho appena finito il mio turno a lavoro e sono venuta qui a salutarvi e a dirvi che fra tre giorni ci sarà una cena aziendale così da poterci conoscere meglio- Dissi timida guardandomi intorno.
-Capisco- Rispose Jeongguk disinteressato mentre Namjoon mi ignorava brutalmente e Jimin dormiva sul divano dello studio.
-Jimin si sente bene? - Chiesi al solo scopo di provare a fare conversazione con loro.
-Si è solo stanco- Rispose il più piccolo.
-Capito… Volete che vi compri o che vi prepari qualcosa da mangiare per quanto tornerete a casa? – Chiesi.
-Noi mangiamo qui tu va pure a casa a riposarti- Il sorriso di Namjoon mi fece intendere di essere di troppo.
-Vorrei informare anche gli altri, sapete dove io possa trovarli? - Chiesi trattenendo il fiato per il disagio generale.
-Ci penserò io ad informare Jin-hyung. Yoongi-hyung e Hoseok sono nello studio affianco- Affermò Namjoon voltandosi per continuare a lavorare.
-Ok… Allora ci vediamo più tardi- Salutai chiudendomi la porta alle spalle e sospirando.
Ero molto amareggiata. Da quando ero arrivata in Corea del sud non ero ancora riuscita ad avere una normale conversazione con i ragazzi. Prima di bussare alla porta dello studio di Hoseok mi guardai intorno per controllare che Chanmi fosse ancora lì e quello che mi trovai davanti agli occhi fu un Taehyung spalmato sul pavimento che in preda ad uno squilibrio mentale momentaneo raccontava i suoi drammi a Chanmi che lo ascoltava seduta su una delle tante poltrone massaggianti mentre lo squadrava in modo sensuale. Gli ignorai nuovamente e bussai alla porta. Questa volta fu Yoongi ad aprire.
-Taehyung lo sai che ti amo, ma devi smetterla di rompermi le scatole! TU NON REPPERAI MAI IN CYPHER PT 5! – Mi urlò in faccia Yoongi convinto di trovarsi davanti Taehyung.
-Ero solo passata a solo sa salutare- Sussurrai.
-Ciao- Dissi con la voce spezzata così a bassa voce che a stento io riuscì a sentirmi.
Afferrai con forza il braccio di Chamni portandola di forza fuori dalla sala e la salutai per tornare nell’abitazione dei ragazzi. Finalmente arrivata nell’appartamento, dopo aver tolto le scarpe, mi spalmai sul divano scoppiando in lacrime. Ero frustata perché non riuscivo a legare con i ragazzi, perché il mio primo giorno di lavoro non era stato un gran che, perché i miei colleghi di lavoro erano strani e soprattutto perché Yoongi mi aveva urlato in faccia che io non avrei mai reppato in cypher pt 5.
“Perché la vita deve essere così ingiusta? - Piagnucolai sui cuscini del divano.
L’unica cosa che feci per consolarmi fu legger qualche fanfiction porno sulla Taegi. Dopo la dichiarazione di Yoongi il mio unico pensiero positivo era “Taegi is alive”.

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Capitolo 7
*** Capitolo VI ***


Finalmente il giorno della cena aziendale era arrivato. Avevo appena finito al lavoro e mi trovavo già nell'appartamento dei ragazzi. I ragazzi mi avrebbero raggiunto fra un’ora alla fine del loro lavoro. Il giorno seguente avremmo avuto tutti una giornata libera, quindi non mi sarei dovuta preoccupare per l’orario. Decisi di iniziare a prepararmi entrando immediatamente nella doccia. Il pensiero di condividere il bagno con Jeon Jeongguk spesso mi faceva uno strano effetto. Trovare la sua biancheria intima in giro, i suoi vestiti nel cestello dei vestiti sporchi che spesso emanavo un acre olezzo di sudore, i capelli nel lavabo e nella doccia, le gocce di pipì e i peli pubici sul water. Spesso non capivo se sentirmi onorata o vomitare per lo schifo. Fortunatamente queste situazioni non si presentavano spesso e in più Jeongguk era molto abile nel fare il bucato. Prima di aprire l’acqua calda per farla scorrere sul mio corpicino scelsi la musica da Spotify sul mio cellulare. Si chiudono le porte della doccia l’acqua scorre. È calda.

“Mianhae mianhae hajima
Naega chorahaejijanha” (eyes, nose, lips- Teyang)
Mi spalmai sul vesto in modo drammatico *crying in Gucci*
“A to the G to the U to the STD
I’m d boy because I’m from D
Nan michinnom biteu wiye runachik
Raebeuro hongkongeul bonaeneun
My tongue technology” (August D-August D)
*swag is in the air*
“All the single ladies
(All the single ladies)
All the single ladies
(All the single ladies)
All the single ladies
(All the single ladies)
All the single ladies
Now put your hands up” (Single ladies- Beyonse )
*ceretta*
Finalmente finì la mia doccia. Guardai immediatamente l’orario, avrei dovuto lavare il mio viso e i denti, vestirmi e truccarmi in tempo per l’arrivo dei ragazzi. Avevo impiegato quaranta minuti per una doccia, la ceretta mi aveva tolto un sacco di tempo. Panico più totale. Infilai la biancheria in pizzo nera che mi ero portata dietro prima di iniziare a lavarmi e iniziai immediatamente a lavarmi il viso con il latte detergente, tonico e infine crema, non mi piaceva riempirmi la faccia di fondotinta preferivo prendermi cura della mia pelle. Spalancai la porta del bagno per recarmi in camera, non misi niente addosso, mancava ancora qualche minuto all'arrivo dei ragazzi.
-Oh mio dio! - Senti qualcuno urlare accanto a me.
-Ahhhhhhh!!! – Urlai correndo.
-Hai dimenticato il cellulare in bagno! -Disse Jeongguk coprendosi gli occhi con le mani.
-Oh! Grazie mille- Tornai indietro con non calanche per prendere il cellulare.
Come prestabilito per l’outfit nulla di serio. Occhiali da sole con i bordi bianchi molto alla Kurt Cobain, scarponcini col tacco lucidi rosso fuoco, gonna aderente cromata, crop top rosa cipria in lattice e giacca lunga di pelliccia sintetica bianca. Per il make up nulla di troppo pesante solo un po' di mascara, dei brillantini sparsi qua e là e una tinta labbra blu fluo comprata apposta per l’occasione.
Mi guardai allo specchio con fierezza squadrando tutto il mio splendore.
-Sono un fottuto unicorno! - Usci dalla stanza sculettando alla ricerca di un bicchiere d’acqua.
Mi recai in cucina a passo fiero.
-Ma come ti sei conciata? - Disse sorpreso Hoseok che nel frattempo si era preparato vestendosi più che normale.
-Bitch?!- Mi voltai schifata verso di lui schioccando le dita più volte sopra la mia testa.
-Tu come ti sei conciato! Non voglio nulla di serio, va a cambiarti e riferisci ci ho che ho detto anche agli altri- Dissi sorseggiando il mio bicchiere d’acqua con classe e tanto di mignolino alzato.
-E come dovremmo vestirci allora? - Mi chiese divertito dal mio aspetto.
-Sono accettati solo pantaloni larghi di colore strano o pantaloni in pelle, magari qualche maglia semi trasparente, giacche sfavillanti, un po' di trucco e i vostri collarini sadomaso- Già fantasticavo sui loro pettorali scoperti e i loro amici fare capolino fra quei pantaloni stretti.
-Jimin è pieno di quelle cose sadomaso me ne farò prestare qualcuna- Andò via ridendo a cambiarsi.
-Fate presto…altrimenti mi annoierò- Dissi buttandomi sul divano.
Finalmente dopo lunghi minuti di attesa eccoli lì di fronte a me a sudare nei loro pantaloni di pelle, a star in piedi nelle loro scarpe fluorescenti e a sfoggiare i loro occhiali da sole migliori. Li guardai fiera, finché non vidi del nero saltarmi agli occhi.
-Yoongi perché sei tutto vestito di nero? - Chiesi schifata poggiando le mani sui fianchi.
-Se vado in bagno probabilmente questi stupidi pantaloni di pelle non si alzeranno più e sarò costretto ad andare in giro in mutande- Si lamento annoiato.
-Ti abbono l’outfit per questa volta- Il Yoongi bootty non era niente male in quei pantaloni.
-Ci siamo fidati di te vestendoci in modo ridicolo, ma non andremo in giro vestiti cosi ovviamente, vero? - Chiese Taehyung.
-Oh! Se non ci sbrighiamo faremo tardi al ristorante- Sviai il discorso aprendo violentemente la porta di casa.
-Siii! Tutti alla limousine- Saltello Jeongguk.
Usciti di casa camminammo per qualche minuto verso la fermata dell’autobus più vicina.
-Perché stiamo camminando così tanto? Dove la limousine? E perché siamo alla fermata degli autobus?  - Si lamento Yoongi ormai stanco di camminare.
- Eccola qui. È arrivata- Salì sulla navetta che ci avrebbe portati al ristorante. I ragazzi rimasero a dir poco sconcertati.
-Otto biglietti grazie- Mi avvicinai all'autista per pagarlo.
-Fanno 14.400 won- Pagai l’autista e mi sedetti su una delle poche poltroncine della navetta i ragazzi fecero lo stesso, solo alcuni rimasero in piedi.
-Spero che per lo meno il ristorante dove ci porterai sarà stellato- disse Taehyung annoiato sedendosi sul sedile di fronte al mio.
-Non ti porterei mai in un ristorante stellato vestito in quel modo Tae-oppa- Taehyung distolse lo sguardo sul finestrino per l’imbarazzo che gli avevo provocato chiamandolo oppa.
-Allora sarà un famoso pub dove potremmo ballare tutta la notte- Saltellò Hoseok cercando di non cadere per via della partenza della navetta.
-Lo scoprirete solo vivendo- Sorrisi.
Finalmente arrivammo a destinazione. Il piccolo ristorante si trovava in periferia, attorno non vi era nessun altro locale.
-Ma qui venivamo a mangiare tutti i giorni quando eravamo solo dei trainer- Constatò Namjoon piacevolmente sorpreso.
-Chanmi-unnie mi ha indicato questo posto. Il locale è in fallimento e la sua proprietaria è disperata, le farà molto piacere vedervi così cresciuti- Sorrisi ancora avviandomi verso l’entrata del piccolo ristorante.
-Se le cose stanno così mangeremo tutto ciò che è presente sul menù e lasceremo anche un’enorme mancia! - Urlò Seokjin correndo verso l’entrata.
 All'interno il locale era molto accogliente, non vi era nessuno eravamo letteralmente gli unici clienti.
-Non riesco a crederci! Siete diventati così belli e grandi- La signora che ci accolse si avvicinò timidamente ai ragazzi.
-Ma come siete vestiti? - Rise prendendo Yoongi per i fianchi per toccargli i pantaloni in pelle. Yoongi non sembrava per nulla infastidito dalla cosa.
-E come siete diventati magri. Avete bisogno di mangiare per vivere, lo sapete? - Accarezzò la guancia di Jimin che gli sorrise dolcemente di rimando.
Ci sedemmo tutti ad un unico grande tavolo iniziando a mangiare le deliziose prelibatezze del locale. I ragazzi avevano ordinato davvero un mucchio di cibo.
-Come potete notare ragazzi su questo tavolo non ci sono alcolici- Dissi guardando divertita i ragazzi mangiare con foga.
-Ma rimedieremo presto- Presi otto bicchierini da cicchetto posandoli sul tavolo e una bottiglia di sambuca.
-Alcoolll!!- Urlò Hoseok alzando allegramente le braccia al cielo.
-Lo conoscete “Io non ho mai...”? - Chiesi curiosa.
-No cos'è? - Domando Namjoon con ancora il boccone di cibo in bocca.
-Dovete dire una cosa che non avete mai fatto, se uno dei presenti ha fatto ciò che non avete fatto voi deve bere. È semplice- Spiegai brevemente il gioco.
-Inizierò io. Io non l’ho mai fatto con un ragazzo coreano! - Urlai alzandomi in piedi e sperando che almeno uno di loro bevesse.
-Non beve nessuno? - Mi guardai attorno notando le facce sconcertate dei ragazzi.
-Vabbè…ci ho provato- Borbottai rimettendomi al posto.
-Io non ho mai baciato un ragazzo sulle labbra e con la lingua! - Urlo Seokjin entrando nello spirito del gioco. Io Jeongguk e Taehyung bevemmo. Nessuno sembrò sconvolto da Jeongguk e Taehyung che avevano bevuto, nessuno tranne me.
-Io non ho mai scorreggiato in pubblico! - Disse ancora Taehyung urlando con la sua coca in mano.
-Serio? – Ci guardammo tutti un po’ sconcertati e bevemmo tutti anche Taehyung.
Continuammo in quel modo per ore finché un po’ brilli non decidemmo di tornare a casa.
Mi recai un po’ barcollante alla cassa dalla gentile signora lasciandole, oltre al prezzo del pasto, anche un’enorme mancia.
-Perché mi dà tutti questi soldi signorina? – Mi chiese confusa gentilmente la signora.
-Come vanno gli affari qui? - Le chiesi senza rispondere alla sua domanda.
-E’ un sacco di tempo che non si presenta gente al ristorante e nonostante la vostra mancia credo che saremo costretti a chiudere presto il locale- Disse amareggiata la signora.
-Vedrà questo locale rinascerà. So come fare! - Urlai senza neanche rendermene conto.
-Lei è ubriaca signorina e sta andando in giro mezza nuda, veda di riguardarsi- Disse severamente la signora che era palesemente ancora legata ai vecchi valori.
-Appenda questa foto al muro e aspetti qualche giorno. Questo posto tornerà a splendere- Gli porsi una polaroid raffigurante i setti ragazzi intenti a ridere e mangiare allegramente nel suo locale.
Sarebbe andato tutto per il meglio.

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