Are We The Waiting

di Summerbest
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Bite And Blood ***
Capitolo 2: *** Give And Kill ***
Capitolo 3: *** Hunting And Uncover ***
Capitolo 4: *** Hell And Glory ***
Capitolo 5: *** After And Ever ***
Capitolo 6: *** Human's Naivety ***
Capitolo 7: *** In The Lion's Den ***
Capitolo 8: *** Strange Sensation ***
Capitolo 9: *** Subdued Girl ***
Capitolo 10: *** The Other Side ***
Capitolo 11: *** Down The Evil ***
Capitolo 12: *** Changing Principles ***
Capitolo 13: *** Transformation ***
Capitolo 14: *** Fear Of Voids ***
Capitolo 15: *** Double Face ***
Capitolo 16: *** The New Hope ***
Capitolo 17: *** The Beginning ***
Capitolo 18: *** War Time ***
Capitolo 19: *** Move Back ***
Capitolo 20: *** Epilogue ***



Capitolo 1
*** Bite And Blood ***


Salve! Di cosa parla la storia vi ho già anticipato nella trama, quindi ora non mi resta che dirvi un'unica cosa:
Tengo tantissimo a sapere il vostro giudizio, non lo dico solo per avere una recensione in più sulla storia, semmai perché voglio sapere se l’idea è una stupidaggine, se devo stare attenta ad alcuni errori mentre scrivo ecc. insomma, attendo consigli, complimenti (dubito ce ne saranno xD)e critiche, ringrazio in anticipo chiunque leggerà o/e recensirà(:
Ora vi lascio alla lettura, sperando davvero che il capitolo venga apprezzato.
XOSummerbestXO


Bite And Blood

"Quello è l'unico Sole che tu vedrai in avvenire,
ma un millennio di notti sarà tuo per vedere la luce come nessun mortale l'ha mai vista,
per rapirla dalle stelle lontane come se fossi Prometeo,
un'illuminazione senza fine dalla quale comprendere tutte le cose".



[da "Scelti Dalle Tenebre" e "Il Vampiro Armand"]

* * * *

Il ticchettio delle scarpe rimbombava nello spoglio corridoio. Le arcate circondavano il vuoto, abbellite esteriormente da una rigogliosa flora. L’unica fonte di luce era il chiarore della luna che contribuiva a dare un tocco da “set dell’orrore” alla già classica situazione notturna. Donna giovane + posto desolato + uomo che la seguiva. Non aveva paura la figura femminile nel corridoio. Anzi, sul suo viso trionfava un espressione di cosciente calma, mentre udiva l’uomo dietro a sé che la raggiungeva. Le orecchie erano tese, pronte a catturare ogni suono.Divertiamoci, il passo si fece più veloce, anche la figura dietro di lei velocizzò. Non era una casualità quell’“inseguimento”.

* * * *

Uno dei tanti bar newyorkesi presenti nella grande metropoli. Solito squallore frutto del poco igiene, facce sconosciute e uomini con un unico obbiettivo, ubriacarsi. Donne vogliose che speravano di attirare l’attenzione di qualcuno nel locale con un trucco esagerato e abbigliamento che lasciava poco all’immaginazione.
Tra tante, lei. Così fuoriluogo in quella sua bellezza innaturale. Due profondi occhi color mare scrutavano la zona, ricevendo molti sorrisi da parte di uomini soli, che deliziati dalla sua presenza, accoglievano quello sguardo come un invito a migliorare la serata. Lei però non era interessata, e ignorò tranquillamente i loro ammiccamenti, provocando la delusione di gran parte dei clienti maschili, gli unici non occupati a cadere sul bancone così tanto pieni di alcool da non accorgersi dell’attraente donna a pochi passi da loro. Passare inosservata le riusciva piuttosto bene nell’ombra, male in presenza di altre persone. La pelle di un coloro latteo era tenuta in contrasto con onde rosse che circondavano i suoi lineamenti delicati. Le labbra carnose non avevano bisogno di rossetto per risultare invitanti, esattamente come le lunghissime ciglia prive di mascara.
La porta del locale si aprì, tutti gli sguardi vennero immediatamente puntati sul nuovo giunto. Fece il suo ingresso accompagnato dall’inverno con una ventata di aria fresca. Sul viso della donna comparì un sorriso accattivante, seguito da un lieve sbattimento di ciglia. Il nuovo arrivato era un uomo con non più di trent’anni, capelli corti e biondi, leggermente scompigliati dal vento. Il viso dai tratti ruvidi era segnati da un po’ di peluria. Tutto sommato era passabile, e a lei bastava.
<< Steve! >>
l’attenzione che finalmente stava raggiungendo l’affascinante sconosciuta cambiò rotta al richiamo di uno dei tanti uomini presenti nel bar. Quest’ultimo la raggiunse, dandogli un amichevole pacca sulla spalla ed iniziando con le classiche domande di rito (come stai? Cos’hai fatto ultimamente? Ecc.) Il neo giunto rispose ad alcuni quesiti, prima di congedare l’amico con una scusa qualsiasi, e tornare a prestare attenzione alla donna misteriosa, che aveva assistito alla scena senza togliergli gli occhi di dosso.
Ecco che si avvicina, pensò lei. Posizionandosi in modo seducente, le gambe accavallate e la mano posata sulla parte della coscia lasciata spoglia dall’abito piuttosto corto. Non si disturbò a nascondere il suo interesse per l’uomo distogliendo lo sguardo, al contrario allargò ancora di più il sorriso quando lo vide accomodarsi sullo sgabello accanto a lei con fare indifferente, e rispondendo ai suoi sguardi con veloci occhiatine, prima di ordinare da bere e passarsi una mano sui capelli, imbarazzato.
E’ timido, notò la donna, vorrà dire che sarò io a fare il primo passo. Con questo pensiero si sporse di più verso il bancone e tornò a fissare l’uomo, pronta ad intavolare un discorso.
<< voi non siete di qui >>
non era una domanda. L’uomo questa volta la fissò senza sotterfugi, lasciando da parte l’attenzione che fingeva di dedicare al bicchiere fra le sue mani.
<< no, come lo avete capito? >>
domandò lui, incapace di trattenere un sorriso davanti ad una bella donna come lei.
<< intuito femminile >>
disse lei, come se fosse sottinteso.
<< sembrate anche senza compagnia >>
osservò poi, gettando una breve occhiata ai presenti, nessuna fidanzata in vista. Solo occhiate piene di invidia da parte degli uomini e rabbia da parte delle donne sole e vogliose, ora anche prive di attenzioni.
<< l’intuito ha ragione un’altra volta >>
ammise, portando alla bocca il bicchiere e bevendone un generoso sorso.
<< posso? >>
chiese lei, indicando il bicchiere che veniva posato nuovamente sul bancone.
<< è gin tonic >>
spiegò lui, fissando la donna che con estrema grazia passava l’indice sul bordo del bicchiere, prima di afferrarlo e portarlo alla bocca, il tutto avvenne con una lentezza disarmante. Che fece rimanere l’uomo senza fiato, il sangue ribolliva dentro di lui.
<< non male >>
notò, restituendo il bicchiere al legittimo proprietario.
<< g-già >>
balbettò l’uomo, non riuscendo a nascondere la sua attrazione verso di lei.
<< oh si è fatto tardi! Devo andare! >>
con estremo dispiacere, vide la donna compiere un saltello per scendere dallo sgabello. Gli fece l’occhiolino e si diresse verso la porta, pronta a tornare al freddo della città.
<< la borsetta! Signorina! >>
una piccola pochette rossa giaceva incustodita sul bancone. L’uomo la prese, precipitandosi al suo inseguimento, verso l’uscita. Quando raggiunse l’esterno però non vi era traccia della sconosciuta di prima. Doveva fare qualcosa, non poteva tenere la borsetta, e soprattutto non poteva ignorare la possibilità di un altro incontro con quella rara bellezza.
Anche se si trattava di un gesto poco educato, l’uomo aprì la borsa, trovando solo un foglietto, indicava un indirizzo. Era tutto programmato!, gioì, immaginando già il sapore delle labbra della sconosciuta. Senza esitazioni prese l’unica strada che conduceva nel luogo del suo incontro. Ancora un attimo e sarai mia..

* * * *
La donna continuava il suo incedere, quando si accorse che l’uomo era a pochi passi dietro di sé, iniziò a rallentare, fino a fermarsi. Scelse il sorriso più seducente che poteva adottare, e con ciò si voltò.
<< l-la borsetta >>
indicò con il dito la rossa pochette nella mano sinistra.
<< l’avete dimenticata! >>
le parole uscivano dalla sua bocca con difficoltà, aveva problemi a trattenere la sua attrazione in quel momento verso la sconosciuta davanti a lui.
<< oh grazie! >>
con finto stupore la prese in mano. L’uomo, continuando a reggere lo sguardo malizioso della donna, rimase fermo nel suo posto, impacciato.
<< non era una casualità >>
osservò, facendo allargare ancora di più il suo sorriso.
<< sei sveglio >>
commentò. Nessuno dei due compiette un altro gesto.
Se non faccio qualcosa io, qua non si risolve niente, pensò la donna, facendo un passo in avanti e rimanendo ad un palmo dal suo viso, che passò dallo stupore ad un sorriso sornione.
Prendendolo come un invito, la mancina segnò la forma delle sue labbra, prima di spostare il viso e lasciargli un lieve bacio nella guancia segnata dalla peluria. L’uomo era in un totale stato di trance. Mentre la donna passò al collo, una scia di baci fino ad arrivare all’incavo. Un mugolio di piacere uscì dalle labbra dell’uomo, sorrise soddisfatta, prima di giungere al suo vero scopo. Meglio non indugiare troppo, qualcosa di affilato sfiorò la pelle scoperta, l’uomo sgranò gli occhi, ma non fece in tempo a reagire che i denti furono impressi sulla gola, provocando un urlo. Addentò l’uomo sul collo con voracità, iniziando a sentire il sangue che raggiungeva la sua gola ad ogni sorso. L’uomo si dimenò per un po’, prima di perdere conoscenza fra le sue braccia. La vampira lo prosciugò del tutto in modo che non si risvegliasse sotto forma di non-morto. Non intendeva avere una palla al piede, si trattava solo di sangue. Lasciò cadere il cadavere a terra, leccandosi le labbra insanguinate, per quella notte poteva bastare.
Le iridi color mare puntarono veloci verso una strana figura che le sfrecciò accanto. Con i canini in vista, pronta ad attaccare, la vampira compì alcuni passi in direzione del ponte privo di illuminazione. L’udito fine le permise di udire la sua presenza alle spalle, con un movimento fulmineo si voltò, nessuno. Era sicura di non essersi sbagliata. Dove prima aveva sentito la presenza di un'altra figura, adesso una rosa attendeva ai suoi piedi di essere colta. Non l’aveva notata in precedenza, non era nemmeno sicura se ci fosse mai stata. Con la mancina si prostrò in ginocchio cogliendola per il gambo, accanto un piccolo foglio, leggermente bagnato dalla pozzanghera posta lì vicino.


Qualcosa sta cambiando,
se un tempo noi eravamo le tenebre,
coloro che tutti temevano,
adesso ciò che è giunto,
è pronto a far divenire noi le vittime,
e loro le tenebre,
noi tutti dobbiamo unirci,

Potere, Sangue, Vita Eterna



La vampira non aveva idea di cosa volesse dire, ma era certa di voler proseguire per la sua non-vita, senza dover collaborare o prendere ordini da nessuno. Se c’era una cosa che aveva appreso in tutti quegli anni passati da creatura del buio era di diffidare di tutti. E così avrebbe fatto anche questa volta.
“ah!”
dovette lasciar cadere la rosa, poiché una delle spine l’aveva punta. Una goccia di sangue cadde per terra, nella pozzanghera, formando una chiazza rossa che si espandeva nell’acqua. Non vi fece molto caso, sapendo già che la ferita sarebbe velocemente sparita, dopotutto quello era uno dei vantaggi dell’essere immortale.
Scrutò per un ultima volta l’ambiente circostante, prima di voltarsi e tornare per la sua strada, noi le vittime, loro le tenebre, ripensò vedendo un anziano signore attraversare la strada con passo lento e faticoso. Il foglietto intendeva dire che gli umani si sarebbero rivoltati? oh certo, quell’anziano signore sembra proprio pericoloso, ironizzò, scuotendo la testa ed immergendosi nell’oscurità dei vicoli della città. Rimanendo però con quelle parole che le rimbombavano in mente, e se non fossero solo bugie?


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Capitolo 2
*** Give And Kill ***


Salve! Questo è il secondo capitolo, non mi dilungo in anticipazioni fino a risultare logorroica ed annoiarvi^^ Però rispondo al commento:

Per trullitrulli: allora iniziamo con un bel grazie^^ pooi, tranquilla, non sono solo vampiri, sono alcune creature sovrannaturali, tra le quali anche una vampira, ma sarà l'unica, non intendo fare un altro Twilight^^ diciamo che è una vampira che ama scegliere... sono curiosa di sapere cosa ne pensi di questo capitolo, ciauz!

XOSummerbestXO



Give And Kill


"uccello o creatura del male, ritorna alla tempesta,
Alle plutonie rive
e non lasciare una sola piuma in segno della tua menzogna.
Intatta lascia la mia solitudine,
Togli il becco dal mio cuore
e la tua figura dalla porta"



[da "Il Corvo" di Edgar Allan Poe]

* * * *




Chissenefrega
si convinceva mentre incedeva per la strada a bordo della sua jeep scassata. Quello che doveva fare l’aveva fatto, ora si ritrovava solo come un cane, per lui non era la prima volta.
Sopravvivrò
pensò scocciato, svoltando a destra.
In una notte dimenticherò tutto
svoltò a sinistra superando un piccolo negozietto di alimentari,
una bottiglia intera potrà bastare ad aiutarmi

l’insegna con su scritto “Welcome” venne oltrepassata come niente, nessun rimpianto
quant’è vero che il mio nome è Dylan


* * * *



Messico.
L’agente Davidson passeggiava avanti e indietro facendo ballonzolare la vecchia roulotte, accompagnato da un fastidioso stridio.
Il signor Sparks, conosciuto da tutti come Cole o come fratello maggiore di Dylan, rimaneva a fissarlo con un cipiglio alzato, segnalando il fastidio che gli provocava quella visita. Seduto comodamente su di una sedia accanto al tavolo, un panino appena addentato sul piatto davanti, ed una lattina di birra mezza vuota stretta nella mano sinistra. Di sicuro non una bella visione per l’agente, che si ritrovava a trattenere ogni tanto il respiro dal fetore che emanava la figura robusta e possente del vecchio Cole, o, come lo chiamavano tutti in centrale, il “vecchio bastardo”.
Sparks si era inimicati tutti, poliziotti e non, a causa delle sue maniere piuttosto brusche. Tra le tante, la sua abitudine di gettare fuori dal suo terreno gli “sbirri” minacciandoli con il suo caro Winchester, regalo del tanto amato nonno. Abitudine che dovette tralasciare per questa volta, poiché l’alibi di suo fratello era sempre più debole, ed una reazione simile non avrebbe di certo giovato alla fedina penale, già rovinata di suo.
<< non sono uno stupido, Signor Sparks, so benissimo che Dylan non era qui la scorsa notte >>
perché continui a proteggerlo?
era questa la domanda che continuava a porsi, senza giungere mai alla giusta risposta. Per molti sarebbe stato semplice
perché è mio fratello
ma non per Cole, egoista di prim’ordine, che non aspettava altro che sbattere fuori di “casa” quel buono a nulla di Dylan.
<< se è per questo anch’io non sono uno stupido, perciò non vorrei mai procurarmi problemi con la legge mentendo >>
disse con una punta d’ironia.
Infatti è Dylan che me li sta procurando
avrebbe voluto aggiungere, bloccandosi prima, consapevole che inveire contro di lui non sarebbe stata una buona idea.
Cole finì di bere la sua birra, schiacciando la lattina con la mano e lanciandola sul pavimento consunto. L’agente assistette alla scena con un moto di disgusto, maledicendosi per non aver passato il caso a qualcun altro, detestava gli Sparks, e detestava più di tutto fare domande al signor Sparks, perché riuscire a farlo parlare sarebbe come trovare un ago in un pagliaio.
<< non avete delle prove >>
gli fece notare Cole, ghignando trionfante. L’agente Davidson boccheggiò, dandogli prova che non si sbagliava. Il sorriso ingiallito dal fumo si allargò, trasformandosi in una risata roca.
<< non potete nemmeno perquisire casa senza un mandato >>
aggiunse, accompagnando la frase con una risata. L’agente sfiorò la pistola nella cintura, impotente. Gesto che non passò inosservato come sperava.
<< se equivaleva ad una minaccia sappiate che la canna del mio fucile non attende altro che uno sbirro come voi >>
la risata sparì, dando spazio ad uno sguardo truce, che riuscì subito ad intimorirlo. Cole tornò a sorridere vedendo l’aria per un secondo spavalda di Davidson svanire come fumo in un attimo. Calcò ancora di più la mano andando a posare la mancina sul coltello accanto al panino, l’agente sgranò gli occhi. Reazione che fece tornare la risata roca del vecchio Cole.
<< voi siete pazzo! >>
l’accusa non pose fine al riso, al contrario lo fece aumentare.
<< in attesa di altre prove mi congedo, prima o poi scoprirò la verità >>
minacciò, dando un’ultima occhiata sospettosa intorno a sé.
Cole lo scacciò con le mani, del tutto indifferente alle sue intimidazioni. L’agente uscì dalla roulotte, in parte felice di poter tornare finalmente a respirare. La porta venne sbattuta alle spalle, non appena Davidson raggiunse terra. La serratura scattò, accompagnata da varie imprecazioni non appena l’agente fu abbastanza lontano dall’udirlo. Il picchiettare alla finestra lo fece destare dal suo turbamento.
Voltandosi incontrò gli occhi neri e profondi di un corvo, veloce fece scattare la chiusura alla finestra, aprendola.
<< questo è il quinto che viene in una settimana >>
si lamentò, lasciandosi cadere di peso sulla sedia di prima. Afferrò il panino, pronto a mangiarne un altro boccone, si bloccò invece a metà strada, riponendolo sul piatto. Di colpo non aveva più quell’aspetto invitante di mezz’ora fa, perdendo ogni sua attenzione.
<< questa è l’ultima, te lo prometto >>
d’un tratto quello che prima era un corvo, si evolse assumendo le sembianze di un giovane uomo, quello era Dylan.
<< lo dici sempre, ma non lo fai mai >>
gli fece notare. Dylan scrollò le spalle, come a dire “non ci posso fare niente”. Subito dopo rubò il panino dal piatto del fratello e lo addentò.
<< e poi non mi pare ti fossi mai lamentato >>
disse, ancora con la bocca piena. Si avvicinò al frigo, dal quale prese una lattina di birra fresca.
<< non posso lamentarmi, poiché lavorare al distributore non aiuta, questa è l’unica fonte di guadagno! >>
sbottò. Dylan appoggiò sul tavolo lattina e panino, infilando la mano nella tasca del giubbotto in pelle ed estraendone un piccolo sacchetto nero, lo gettò sul ripiano sotto gli occhi di Cole. Quest’ultimo lo prese e lo rivolse al contrario. Monete e banconote si sparsero sul finto legno della superficie, spegnendo momentaneamente ogni possibile lite. Dylan sorrise, avendo ricevuto la reazione sperata. Cole intanto sfiorava il denaro con il timore di vederle svanire da un momento all’altro.
<< questa volta è più di prima! >>
esclamò compiaciuto.
<< solo con queste puoi comprarti una casa, più le altre... >>
<< sono ricco! >>
interruppe la frase di Dylan, compiendo un piccolo saltello.
<< dì pure addio a questa topaia amico! >>
esclamò il fratello, prendendo una moneta, ammirandola, e rigettandola nel mucchio. Orgoglioso del suo lavoro.
<< hanno detto che sei stato visto ieri notte >>
lo avvertì Cole, riacquistando solo ora la totale lucidità, ed alzando, anche se controvoglia, lo sguardo dai soldi per puntarlo sul fratello.
<< mi viene difficile portare il bottino sotto sembianze animali >>
si giustificò, rilassandosi sul divanetto accanto alla porta.
<< è un lavoro complicato: trovo una donna ricca, la seguo fino a casa, mi trasformo nell’animale che desterebbe meno sospetti e che più adora la vittima, in questo caso un corvo, lei mi fa entrare, io di nascosto rubo i soldi, che faccio cadere nel giardino, riesco in forma animale, torno umano e scappo via con il malloppo, cerco di non farmi vedere, ma a quanto pare non sono bravo in queste cose.. >>
Cole si massaggiò il mento ispido, e dopo un po’ di esitazione gli fece la domanda che ogni volta temeva.
<< l’hai uccisa? >>
Dylan sbuffò, detestava il suo sguardo quando rispondeva affermativamente.
<< non mi si presentavano occasioni in cui.. >>
<< L’HAI UCCISA O NO?? >>
lo interruppe ripetendo la domanda a voce più alta, come al solito era furioso.
<< non avevo altra scelta >>
Cole si alzò, trattenendo a stento la voglia di ribaltare il tavolo o di rompere qualcosa, se non proprio la faccia di Dylan.
<< tu sei matto, cazzo! >>
urlò, mentre il fratello tentava di rispondere con una delle sue tante scuse.
<< quando ci eravamo messi d’accordo non mi avevi detto che li avresti uccisi! Solo soldi, tutto qui! >>
gli ricordò, riportando alla memoria quel giorno. Dylan e Cole non erano fratelli, nemmeno lontanamente imparentati. La loro era soprattutto un amicizia di convenienza. Cole aveva visto Dylan mentre si tramutava da gatto a umano, e tutto era iniziato come ricatto. La situazione si era ribaltata quando Dylan gli aveva messo in testa il loro piano per arricchirsi. Piano in cui non erano stati menzionati gli omicidi.
<< non ti scaldare più di tanto, si trattava solo di ricconi senza cuore >>
tentò di calmarlo, Cole non era del tutto convinto. L’attenzione del fratello venne spostata su un piccolo pacco posto sul ripiano.
<< è per te, non so da parte di chi sia, non c’è scritto nessun nome >>
gli disse Cole, seguendo il suo sguardo. Dylan si alzò prendendolo in mano, lo esaminò per un attimo
nessun nome
Poi con un rapido gesto lo aprì, rivelando un foglio ed una rosa. Il fiore venne subito gettato a terra, quasi come atto virile. Aprì poi la lettera, trovando difficoltà a leggere già dalle prime righe, il messaggio era lo stesso:



Qualcosa sta cambiando,
se un tempo noi eravamo le tenebre,
coloro che tutti temevano,
adesso ciò che è giunto,
è pronto a far divenire noi le vittime,
e loro le tenebre,
noi tutti dobbiamo unirci,

Potere, Sangue, Vita Eterna



finita la lettura, il foglio venne accartocciato e gettato per terra accanto alla rosa.
<< forse dovrei consegnarti alla polizia, loro sapranno cosa fare di un assassino come te! >>
gli disse Cole. Con un solo pensiero in testa: i soldi. Se c’era una cosa che lo avrebbe fatto arricchire di più sarebbe stato sbarazzarsi dello “scansafatiche porta guai” e prendersi anche la sua parte del bottino. Ormai il lavoro sporco era finito, e poteva andare avanti da solo.
<< non dirai sul serio, vero? >>
chiese, aprendo il cassetto dietro di se con la massima attenzione a non farsi scoprire. La mano sfiorò la lama di un coltello.
<< invece credo di si.. è la cosa migliore per entrambi >>
tu lo fai solo per i soldi, sporco egoista!
Con la mancina afferrò il manico del coltello saldamente, pronto a scattare.
<< forse hai ragione Cole, mi stai aprendo nuovi orizzonti >>
mentì. Il fratello annuì, sorpreso di esser riuscito a convincerlo così facilmente. Intanto Dylan si avvicinava di più a lui, con l’arma dietro le spalle.
<< quello è.. >>
la lama aveva brillato attirando la sua attenzione, non fece in tempo a finire la frase che il coltello si conficcò dritto nel cuore dell’uomo. Dylan sorrise vedendo il corpo ora privo di vita che si accasciava ai suoi piedi
era da tanto che desideravo farlo!
<< sonni tranquilli >>
mormorò, pulendo l’arma. Raccolse le monete dentro il sacchetto che rimise in tasca, doveva lasciare subito la roulotte ed il paese. Diede un ultima occhiata alla lettera prima di uscire
il cattivo sono io, e su questo non si discute!


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Capitolo 3
*** Hunting And Uncover ***


Salve! Sto pubblicando con una certa lentezza, lo so, mi dispiace. Questa volta le vacanze sono durate più del previsto, però cercherò di velocizzare. Voglio anche avvertire che in questo capitolo svelerò un poco dell’ “altra parte”, degli umani, in parole povere^^ Rispondo ai commenti:

Per trullitrulli: quelli che ricevono la rosa, come avrai capito, sono i protagonisti della storia. Il che comprende anche i due personaggi di questo capitolo. Saranno ancora due i protagonisti che presenterò nei prossimi capitoli, dopo di loro entrerò nel vivo della storia^^ diciamo che qui accenno qualcosina, anche se l'idea principale che dovrebbe porre fine al soprannaturale non viene ancora svelata.. spero che continuerai a trovare la storia interessante^^

Per _Romance Fever_: grazie! lo so, mi dispiace per gli errori di svista, cercherò di rimediare. Nel capitolo precedente ho modificato un po' la parte dei pensieri (quelli in corsivo) mettendoli a capo, in modo da rendere il testo un po' più ordinato, almeno spero.. ora ti lascio alla lettura, spero che la storia continui a piacerti^^

XOSummerbestXO


Hunting And Uncover






Con espressione truce, totalmente perso nei suoi pensieri, Joshua stava posato sulla ringhiera in metallo che dava sulla sala principale del “rifugio”. La testa ferma tra le mani, e le dita che massaggiavano ripetutamente le tempie. Alcune gocce di sudore bagnavano la fronte, già segnata dall’età con profonde rughe.
è tutto inutile
si ripeteva per l’ennesima volta.
La spalla venne toccata da una mano femminile, Joshua alzò lo sguardo incontrando quello pieno di rammarico di Maryanne, sua compagna di lavoro e di vita.
<< pensi ancora a Mike? >>
chiese lei, posando i gomiti sul metallo, sostando insieme a lui sulla ringhiera. L’uomo annuì, passandosi una mano sulla fronte per asciugare il sudore. La donna capì il suo intento, aiutandolo con un fazzoletto che teneva in mano.
Joshua si astenne dal fare domande, dagli occhi rossi capì che il fazzoletto era servito a nascondere le lacrime. Cosa che lo rese ancora più inquieto.
<< ti prego, non venirmi a dire che sono cose che capitano >>
Maryanne aprì la bocca e la richiuse subito dopo, emettendo un sospiro sconsolato.
non ho altro da dirti, è da giorni che non abbiamo più una normale conversazione
pensò lei, riponendo il fazzoletto in tasca.
Maryanne era una donna più giovane di Joshua, almeno 24 anni di differenza. Lunghi capelli nero pece e carnagione scura, totalmente l’opposto di lui, biondo e chiaro come un fantasma.
<< il tenente Collins è richiesto in sala centrale >>
la voce degli altoparlanti aveva appena fatto il suo nome.
ormai siamo vicini alla conclusione di quello che definiamo l’altro mondo, e non si tratta del paradiso o l’inferno
Joshua trasse un sospiro, cercando di farsi coraggio.
<< devi dimenticare, ormai dovresti esserci abituato >>
gli sembrava di sentire la voce del padre defunto nella sua testa, che lo spronava ad andare. Scacciò la sua immagine, dando un lieve bacio sulla fronte di Maryanne, pronto ad incamminarsi lungo il corridoio 12, quello illuminato da sole 5 lampadine su 10, quello che detestava con tutto il cuore.
la verità è che non ci si abitua mai alla morte
con questo pensiero si allontanò dall’amata, sotto i suoi occhi profondi, velati nuovamente dalle lacrime.

* * * *



Il buio era intorno a loro, solo la luce della luna illuminava tra i rami e le foglie degli alberi. Possenti querce nascondevano il fuoristrada posto lì dietro con i fari spenti, pronto ad invertire la marcia nel caso le cose si complicassero.
Si trattava di un gruppo di dieci persone, che incedeva armato nel verde. In totale erano dodici, compresi i due che attendevano nel fuoristrada. Tra quei dieci coraggiosi uomini c’era anche lui, Joshua. Come al solito camminava alla sinistra del suo fidato collega di “guerra”, Mike.
La base aveva dato loro comando di uscire alla ricerca di altri “esperimenti”, termine che indicava le creature soprannaturali. Naturalmente le indicazioni erano precise, dovevano solo addormentare il soggetto e prelevare un po’ del suo sangue. Preferibilmente evitando di scatenare l’ira di altre creature alleate con il soggetto.
La struttura che fungeva da base era un ex bunker, rimodellato per avere anche uno spazio per gli alloggi di molti “soldati”.
Gran parte di loro avevano imboccato quella strada in seguito alla morte di una persona cara, per mano di esseri soprannaturali. Il gruppo aveva raggiunto i 2.000 membri con almeno 500 morti all’anno. Alcuni lasciavano dopo poco, rendendosi conto di non essere portati per una vita simile, dove il rischio rappresentava il pane quotidiano di tutti quanti. Il numero rimaneva all’incirca invariato, poiché ad ogni morto veniva rintracciato un altro che prendeva il suo posto. La base era aperta anche alle donne, presenti comunque sempre in numero minore rispetto agli uomini.
Per Joshua erano stati due mesi d’inferno, prima d’incontrare l’unica persona che lo facesse andare avanti, Maryanne. Con lei era stato amore a prima vista, lo aveva salvato durante un attacco. Maryanne era riuscita nell’intento in cui suo padre aveva fallito, fargli odiare gli essere soprannaturali. Nonostante tutto però, Joshua continuava a sperare in una vita migliore, soprattutto ora che aveva scoperto che Maryanne era incinta.
La pianta a pochi metri dal gruppo si mosse, due passi umani si aggiunsero al rumore, aumentando i sospetti di un nemico tra loro.
Joshua, che comandava la truppa, fece cenno agli altri di fare silenzio, superandoli di poco. Un alito di vento soffiò, e due piedi scalzi s’intravidero tra due rami scossi dalla folata.
Dal cespuglio, con un balzo, spuntò una figura femminile, che rimase a gattoni a fissarli. Vestiva con pelle d’animali, ed i suoi lunghi capelli arruffati color castano erano adornati da una corona d’edera. Il viso era segnato da macchie scure, che contornavano le labbra carnose con alcune gocce di sangue che le rendevano di un rossore intenso. Con un soffio felino mostrò i denti neri e sporchi da dei resti di carne.
Tutto il gruppo fece un passo indietro.
Quella donna viveva nei boschi, ed in quell’istante agitava minacciosa un ramo contro di loro.
Joshua fece tre passi avvicinandosi a lei. Quest’ultima retrocedette in contemporanea, con i piedi scalzi che strisciavano nella terra.
<< non ti faccio del male >>
le disse, con lo stesso tono che si usa quando si parla ai bambini. Joshua avanzò protraendo una mano davanti a sé.
La donna soffiò nuovamente, ed il gruppo dietro di loro fece per raggiungere Joshua, che li anticipò fermandoli con la mano prima che l’attaccassero per difendere il loro comandante.
<< vieni qui >>
mormorò a tono pacato. Estraendo di nascosto e con molta attenzione, dalla tasca dei pantaloni, una siringa contenente il sonnifero per addormentarla. Ancora in tasca rimaneva quella necessaria per prelevare il sangue, utile quando la creatura non sarà più cosciente.
La donna scattò indietro, avendo notato la siringa ed avendo capito le sue intenzioni.
La situazione si poteva mettere male, poiché le possibilità che vi fossero altre sue simili in giro non era da escludere.
Il gruppo puntò le armi contro la donna, in attesa di ordini dal superiore, che intanto era retrocesso di pochi passi, con ancora la siringa in mano.
<< nessun movimento brusco >>
ordinò loro, provando a riavvicinarsi. La creatura con un salto gli balzò addosso, facendolo atterrare di schiena sul terreno e facendogli cadere di mano la siringa.
L’obbligo di non ucciderla era stato chiaro, poiché un assassinio avrebbe destato più sospetti nell’altro mondo, e meno si sapeva della rivolta meglio era. Quindi la situazione era complicata.
Mike raccolse la siringa per addormentare la creatura, infilzandola nella spalla della donna, che lasciò stare l’amico, permettendogli di rialzarsi in piedi.
Quello che non si aspettava era che la donna si gettasse contro di lui, ancora piena di energia. Scoprì infatti che la siringa era quella vuota dal quale avrebbero dovuto prendere il sangue. Joshua aveva estratto quella sbagliata, mentre la giusta era rimasta in tasca, rompendosi a contatto con il terreno roccioso.
Un brusio invase la quiete notturna, mettendo in una situazione ancora più critica il gruppo. La donna non era più da sola.
Dagli alberi fecero il loro ingresso altre figura femminili che si scagliarono contro di loro.
Joshua intanto si era concentrato su di Mike. Doveva evitare il contatto con la pelle libera della donna, o la sostanza che ricopriva il corpo della creatura si poteva rivelare letale per lui. Per questo motivo tutti quanti erano vestiti con una tuta, che lasciava libera la pelle solo dal collo in su.
Prese dei sassi da terra, pronto a lanciarle alla donna.
Un’altra creatura appena giunta lo attaccò, distogliendolo dal suo compito. Fu una lotta lunga, che ebbe fine solo quando uno di loro riuscì a raggiungere e ad avvertire i due uomini al volante di portare la macchina dal resto del gruppo, in modo da scappare. Avevano fallito.
<< tutti a bordo, presto! >>
il fuoristrada si fermò al centro. In breve tempo tutti salirono sulla macchina, solo uno mancava all’appello.
<< Mike! >>
Joshua raggiunse l’amico a terra, gli si inginocchiò accanto, controllando il polso, era morto. Dei segni rossi erano sul collo, la donna l’aveva ucciso.
<< Mike! >>
ripeté. Alcuni del gruppo li raggiunsero, alzando Mike da terra per portarlo nel fuoristrada. Joshua si unì a loro, comunque assente mentalmente. Non poteva succedere, non a lui.
La macchina fece retromarcia, ripartendo a tutta velocità verso il rifugio, anche se per Mike non c’era proprio niente da fare.

* * * *



<< sono andati? >>
domandò una delle donne. Le altre annuirono fissando la luce dei fari che si faceva sempre più fioca, fino a sparire.
<< questa volta hanno superato il limite! >>
borbottò la più anziana, e quindi la più carica di rispetto. Anche questa volta ricevette consenso, mentre gettava il ramo che usava come arma per terra.
La creatura che aveva posto fine alla vita di Mike si avvicinò a lei, sorridendo fiera di se stessa.
<< volevano usarmi come esperimento, ed io ho ucciso uno di loro >>
affermò, in attesa di complimenti, che comunque non giunsero. Tutte erano troppo occupate a discutere di un piano per la protezione del loro territorio.
La donna scosse la testa, notando un foglio appuntato su di un albero.
Temendo che si trattasse di una trappola, si avvicinò cautamente, con il ramo ancora in mano.
Si tranquillizzò solo quando vide che si trattava di un semplice foglio, accanto, tenuta ferma da un incavatura nel tronco, una rosa rossa.
La donna si guardò intorno, prendendo la rosa in mano. La annusò, mordendola subito dopo, e sputando i petali con disgusto.
Prese anche il foglio, ringraziando mentalmente Dayfa, sua cugina, per averle insegnato a leggere. Ancora quel messaggio:



Qualcosa sta cambiando,
se un tempo noi eravamo le tenebre,
coloro che tutti temevano,
adesso ciò che è giunto,
è pronto a far divenire noi le vittime,
e loro le tenebre,
noi tutti dobbiamo unirci,

Potere, Sangue, Vita Eterna



La donna lo piegò e lo nascose nella pelliccia, poteva sempre tornare utile.

Erano tante le cose che l’associazione contro gli esseri soprannaturali sapeva, l’unica che ignoravano era che ad ogni attacco c’è sempre un contrattacco.

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Capitolo 4
*** Hell And Glory ***


Salve! Penultimo capitolo prima che la storia entri nel vivo ed incomincino le spiegazioni sulla misteriosa lettera e la rosa che tutti stanno ricevendo... Rispondo al commento:

Per trullitrulli: ooh anch'io preferisco le creature soprannaturali! *-* diciamo che per quelle creature mi sono ispirata alle menadi (donne che fanno parte della mitologia greca, adoravano Dioniso vagando per i boschi celebrando riti in suo onore), anche se ho modificato gran parte delle cose per renderle adatte alla storia.. l'idea di una medium è geniale, stavo proprio pensando ad una cosa del genere, ottima idea, la sfrutterò nel prossimo capitolo^^ grassie per la frase, sinceramente non ho idea di come sia potuta uscire dalla mia strana mente O.o forse ero posseduta xD ora ti lascio alla lettura, ciao!

XOSummerbestXO


Hell And Glory






Play. Parte una vecchia canzone, una di quelle che si dimenticano facilmente, ma che quando le risenti ti fanno ricordare bei momenti e ti ritrovi a sorridere. Lo stesso accadde a Liam, un breve ghigno comparve sul suo viso.
è perfetta
la perfezione era una delle sue ossessioni, e così doveva essere anche adesso, tutto perfetto. Con calma raggiunse il tavolo.
non c’è fretta
la mancina sfiorò la canna della pistola.
sicuro?
si pose per l’ultima volta quel quesito. Annuì, sempre più deciso a portare a termine il suo obbiettivo.
sei nato come uno stupido e morirai come tale
si ricordò le parole di sua madre, che poi non era nemmeno la sua vera madre. Lei era morta alla sua nascita, ed ora si ritrovava con una stronza che, avendo imbambolato suo padre come un’idiota, puntava solo al loro patrimonio.
forse il volume è troppo basso
gira la manopola con cautela, ora i cantanti sembrano urlare la loro canzone.
<< Liam abbassa subito lo stereo!!! >>
le urla della stronza. Sorrise soddisfatto.
a breve sarà qui
la canna fredda della pistola si poggiò sulla tempia sinistra.
addio

* * * *



La campanella della scuola suonò, avvertendo gli studenti dell’inizio delle lezioni. Tra i tanti ragazzini c’era lui, Liam. Aveva nove anni quando scoprì che essere uno dei tanti non era il suo destino.
I capelli castani troppo lunghi per un ragazzino della sua età arrivavano a coprire i suoi grandi occhi verdi, intenti a scrutare l’enorme edificio davanti a lui. Si girò un attimo verso la strada, dove la sua nuova madre lo incoraggiava ad andare avanti con un cenno della mano. Mentre con l’altra era impegnata a tenere fermo il cellulare all’orecchio, ed in contemporanea anche una sigaretta da poco accesa che ogni tanto portava alla bocca, sempre con qualche acrobazia per non far cadere il telefono.
Liam tornò a fissare l’entrata della scuola. Con un sospiro s’inoltrò nel corridoio popolato da altri suoi coetanei e ragazzi più grandi di lui, sentendosi incredibilmente piccolo. Stringeva di più a se lo zaino, mentre le sue orecchie venivano invase da risate stridule e grida animali.
che posto orribile
ogni giorno trovava difficoltà ad andare avanti fino alla sua classe, soprattutto se gente come Bill ostacolava il suo passaggio dandogli spintoni insieme alla sua banda di amici.
<< arriva la cimice! >>
ed ecco che le sue previsioni si rivelarono esatte, colpi da ogni parte. Lui che si inginocchiava per raccogliere lo zaino appena caduto, e che incrociava il suo sguardo mettendosi in piedi. Kori lo stava fissando, Kori lo stava salutando, Kori stava sorridendo! Ricambiò il saluto, notando le guance della ragazza arrossire.
Con un velo di autostima in più, proseguì per la sua strada, fermandosi davanti alla porta della sua classe.
forse oggi sarà diverso..
pregò dentro di lui come ogni giorno. La mano girò la maniglia, aprendo la porta e facendo il suo ingresso tra gli spintoni, le urla e le risate già incontrate prima in corridoio.
Con passo incerto raggiunse il suo banco, poggiò lo zaino alla sua destra, e si accomodò sulla scomoda sedia in legno. Più puntuale di un orologio svizzero, la maestra entrò, chiudendosi dietro la porta. Ogni volta quel gesto lo rendeva inquieto, era come chiudere la porta in faccia alla libertà, per ore.
Tutte le risate e le grida cessarono, e tutti presero i loro posti
di battaglia?
<< vediamo chi ha fatto i compiti per oggi >>
simili a dei robot radiocomandati, tutti presero i propri quaderni e li posarono sul banco, aprendoli alla pagina dei compiti. Liam si accorse con orrore di aver dimenticato un esercizio.
Con il cuore a mille alzò lo sguardo dal foglio, vedendo la maestra che andava di banco in banco, era a pochi passi da lui.
proprio dalla mia fila doveva partire?!
il ragazzino davanti a lui mostrò soddisfatto il suo lavoro, ricevendo una pacca affettuosa dall’insegnante. Quest’ultima incontrò lo sguardo di Liam, freddo come sempre.
lei mi odia
il ticchettio dei tacchi ripartì, verso di lui. Liam iniziò a pregare mentalmente, mentre la punta della matita si spezzava dall’agitazione e la forza con cui l’aveva spinta contro il foglio. Ora la maestra era davanti a lui.
<< Liam Gotick, hai compiuto il tuo dovere quest’oggi? >>
la donna gli porse la domanda con velocità ed un tono in falsetto che assumeva ogni volta che si presentava davanti quel ragazzino particolare. Tutti gli insegnanti avevano la stessa reazione con lui, ma Liam non sapeva perché. Quando l’aveva chiesto ai suoi genitori la risposta era stata un semplice “sei speciale”. Che detto dalla sua nuova mamma risultava più ironico che altro.
Ora l’insegnante stava passando con attenzione l’indice lungo il foglio e le frasi scritte con l’inchiostro blu della sua penna. Il cuore del ragazzo andava a mille, mentre la donna alternava lo sguardo dal foglio a lui. L’unghia laccata di rosso si fermò proprio dove Liam aveva dimenticato di completare l’esercizio. Ora gli occhi erano solo su di lui.
<< Liam.. l’esercizio non è finito >>
anche se il tono risultava calmo, la voce si era alterata, ed in un istante tutti i visi dei suoi compagni erano voltati nella sua direzione. Con tutti quegli occhi addosso, Liam iniziò a muovere nervosamente le mani sudate, mentre il cuore continuava a battere.
Non era mai riuscito a controllare le sue emozioni. Si arrabbiava facilmente, piangeva per un nonnulla... I suoi genitori gli dicevano di smetterla non appena sviluppava quelle emozioni, dicevano che “dovevo tenere il mostro dentro di me”. A Liam era sempre parsa solo una metafora quella del “mostro” che rappresentava la sua rabbia, ma forse si sbagliava.
Strinse i pugni, tornando a fissare il viso giovanile della maestra, in piedi ed a pochi passi da lui.
<< mi sono dimenticato >>
non cercò nemmeno una scusa, era troppo impegnato a tenere il suo “mostro” al sicuro. La maestra si avvicinò di più al suo viso.
<< non m’interessa.. questo è il tuo dovere, ora vai alla lavagna e scrivi cento volte, io sono stupido >>
l’insegnante lo temeva, eppure godeva nel vederlo in difficoltà. Tutti i suoi compagni risero, mentre lui si alzava in piedi e raggiungeva la tavola nera, con ancora le mani chiuse a pugno.
non mi sopportano, si meritano la mia vendetta
quello che parlava dentro di lui non era il vero Liam. Spinse ancora più infondo quel “mostro”, impugnando il gesso, che si spezzò al suo tocco. Fece per raccoglierlo, venendo spinto da un compagno non appena s’inginocchiò, la maestra non venne in soccorso. Detestava il signor Gotick, l’aveva respinta preferendo la “vecchia strega” a lei. E tutto il suo rancore nei confronti di suo padre lo sfogava su di lui, temeva la rabbia di Liam, ma quello che aveva provato il giorno superava la paura. Si sentiva umiliata.
è quello che dovrebbe riprovare, l’umiliazione
ancora quella voce in testa, mentre con goffaggine si rimetteva in piedi, il piccolo pezzo di gesso in mano. Si avvicinò alla lavagna, iniziando a scrivere.
loro, sono loro gli stupidi!
<< basta! >>
urlò. Le risate di tutta la classe echeggiavano nella sua testa, la voce che gli sussurrava cose orribili da fare. Si accasciò a terra, con le mani che premevano la testa, nessuno venne a soccorrerlo.
ora avrete quello che vi meritate!
tutto intorno a lui iniziò a tremare, le risate svanirono, ora tutti si chiedevano che cosa stesse succedendo.
<< un terremoto! >>
urlò uno dei più allarmati, pronto a correre via. Liam non riusciva a capire chi fosse, se apriva gli occhi la stanza girava intorno a lui, non capiva più niente. Urla di panico, vetri che si rompono, le finestre si sono rotte!
sono stato io?
il panico avveniva in quella stanza, urla, distruzione. Liam era a terra che si contorceva dal dolore, perché la testa ora pulsava in un modo terribile.
BASTA!!!
urlò la sua preghiera così forte in testa, che tutto svanì dandogli ragione. Aprì lentamente gli occhi. Vetro ovunque, la cattedra era rivoltata, insieme ai banchi. La porta con vetro rotto venne aperta, rivelando i suoi genitori. Lui era ancora a terra, quando suo padre lo prese in braccio, ripetendo che “non era successo niente”. Ma lui sapeva, esattamente come Liam, il mostro era uscito fuori, non era riuscito a fermarlo. Ed ora alcuni dei suoi compagni giacevano a terra, morti?
La testa non gli faceva più male, ora si sentiva solo sfinito.
Da quell’istante iniziò a detestare la sua vita, più di prima. Per lui da quel momento in poi la regola non era: stai attento agli sconosciuti. No, era: stai attento, il tuo nemico peggiore è te stesso.

* * * *



Scuola Distrutta Dal Terremoto

era quello il titolo dei giornali del giorno dopo. Nessun accenno a lui, si erano tutti bevuti la menzogna della matrigna, “perché non possiamo gettare questa famiglia nell’umiliazione”, questa era stata la sua giustificazione. Se fosse stato per Liam non avrebbe dato nessuna spiegazione, tanto nessuno lo avrebbe citato comunque. Si sentiva come un minuscolo punto nell’immenso, l’ago nel pagliaio.
finalmente smetterò di preoccuparmi di queste stupidaggini
la pistola era ancora ferma sulla tempia, la punta dell’indice sfiorò il grilletto. Gli occhi si chiusero, ed il cuore iniziò a battere a mille. La porta si aprì, la sua matrigna era arrivata.
<< Liam!! >>
si gettò addosso al ragazzo spingendolo a terra, mentre la pistola emetteva il suo sparo.
il suo unico sparo
Liam riaprì gli occhi, non sentiva nessun dolore, eppure le mani erano piene di sangue. Con orrore vide il viso della donna steso su di lui e privo di vita. La pistola aveva ucciso la sua matrigna, non lui!
cazzo, era l’unico proiettile!
l’unica sua preoccupazione sul momento fu la mancanza di un'altra possibilità per andarsene da quel fottuto mondo il più presto possibile. L’istante dopo si rese conto di ciò che era accaduto, tecnicamente era stato lui ad uccidere la donna!
<< merda! >>
doveva nascondere il cadavere! Liam trascinò la matrigna giù per le scale, intendeva portarla nella cantina, se si suicidava il problema dell’assassinio svaniva.
ecco fatto..
posò il corpo per terra, tornando al piano di sopra. Le scale ed il pavimento erano sporche di sangue, come a segnare un percorso.
già, il percorso che porta al mio assassinio
il ragazzo si mise a cercare un altro proiettile, forse si ricordava male e ne aveva preso uno di riserva. Trovò solo un mucchio di ritagli di giornale, tutti trattavano i casi anormali che avvolgevano la sua famiglia. Anche se erano ben pochi quelli che si azzardavano a citare Liam come un soggetto “speciale”.
nemmeno un po’ di gloria
L’unica cosa che ritrovò, apparte i ritagli, fu la busta che aveva ricevuto due giorni fa. Si era dimenticato di aprirla.
forse mi ero spedito un proiettile
speranzoso aprì la busta, una rosa cadde per terra, Liam non perse tempo a raccoglierla, già intento nella lettura della lettera.



Qualcosa sta cambiando,
se un tempo noi eravamo le tenebre,
coloro che tutti temevano,
adesso ciò che è giunto,
è pronto a far divenire noi le vittime,
e loro le tenebre,
noi tutti dobbiamo unirci,

Potere, Sangue, Vita Eterna



Lo ripose in tasca, leggermente confuso.
qualcuno sa delle mie capacità?? Ci sono altri con le mie capacità?
il suicidio poteva attendere. Liam prese il giubbotto e se lo mise addosso, raccolse giusto il portafoglio ed alcuni soldi, prima di chiudere a chiave la casa ed uscire per strada.


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Capitolo 5
*** After And Ever ***


Salve! Ed ecco l’ultimo personaggio principale della storia che viene presentato^^ subito dopo si entrerà nel “vivo” della storia^^
Rispondo ai commenti:

Per trullitrulli: non preoccuparti per il ritardo^^ in effetti sul momento non ho trovato di meglio per far detestare la classe e far apparire il ragazzo come "vittima".. quando tenta il suicidio l'età è intorno ai 16 anni, probabilmente lo preciserò in seguito, come anche l'età della protagonista di questo capitolo.. spero ti piaccia come ho sviluppato la tua idea, fammi sapere, ciauz!^^

Per Gaea: ohh grassie! thank you so much! se si parla di vampiri la citazione di uno dei libri della Rice la sentivo obbligatoria u.u ok, allora fammi sapere e buona lettura^^

XOSummerbestXO


After And Ever




"Non piangere per me,
se mi avessi amato saresti qui con me,
dovrei lasciarti cadere?
farti perdere tutto?
così forse puoi ricordare da solo
non puoi continuare a crederci".



[da "Call Me When You’re Sober” Degli Evanescence]

* * * *


Le erbe racchiuse in un delicato fazzoletto stavano alla sua destra. A sinistra un piccolo recipiente d’argento era pieno per metà d’acqua. Al centro un candelabro.
La ragazza prese il fiammifero e lo accese, rimase pochi secondi a contemplare la fiamma, prima di usarla per dar vita alla candela. I suoi gesti erano lenti e pieni di attenzione, dopotutto non era la prima volta che lo faceva. Ed ogni volta indossava uno specifico abito per l’occasione, il vestito color panna pieno di pizzi regalatole da sua nonna. Con i capelli biondi lasciati sciolti sulle spalle sembrava una bambola, e quel pallore tipico della porcellana lo confermava.
Prese l’incenso e diede fuoco pure a quello, un odore acre si diffuse nella stanza, la ragazza inspirò chiudendo gli occhi. Le labbra rosee si mossero pronunciando parole in una lingua antica, mentre le mani si allargavano come un invito. Il tono era pacato e basso, simile ad un sussurro, ed una folata fece muovere quella cascata di capelli color fieno e tremare la fiamma della candela. Ciò non tolse la sicurezza alla giovane, che continuò ad attuare quel rituale.
Con la mano destra prese le erbe e le gettò accanto alla candela, dove era stata disegnata una figura. Con la sinistra prese l’acqua, compiendo lo stesso gesto. Pronunciò l’ultima frase del rito, prima di concludere prendendo l’incenso e muovendolo in circolo sopra il disegno.
Ora il vento era aumentato, la ragazza si lasciò trascinare tenendo chiusi gli occhi, mentre le candele si spegnevano ed il buio regnava.
<< nonna? >>
mormorò, continuando a rifiutarsi di guardare. Non era per paura, si trattava di un ordine imposto da sua nonna la prima volta che riuscì ad evocare il suo spirito. Voleva che sua nipote la visualizzasse mentalmente nella sua forma umana, piuttosto che conversasse con una stanza buia.
<< nonna? >>
ripeté. Sentiva il desiderio di aprire gli occhi prender posto dentro di lei, un brivido le percosse la schiena, facendole cambiare idea. Poteva sentire la sua presenza alle spalle. Ora veniva la paura peggiore, in cui lo spirito evocato era quello sbagliato. Rabbrividì nel sentire i suoi capelli muoversi, una mano invisibile le stava alzando alcune ciocche bionde.
<< Billie >>
la voce delicata della nonna chiamò il suo nome. Billie curvò le labbra in un sorriso appena accennato.
A mente ripescò l’immagine della sua cara parente, il viso segnato dalle rughe, quel dolce sorriso pronto a calmare anche il più difficile animo umano, i lineamenti delicati che la facevano sembrare sempre più giovane della sua vera età, quegli occhi pieni di vita..
Sentii lo spirito spostarsi a destra, doveva porle una domanda importante. Da quando era morta aveva sentito un gran vuoto dentro di sé, così una sera si era finalmente decisa di entrare nella camera della nonna, giusto per vagare un po’ tra i suoi ricordi, che un po’ erano anche i ricordi di Billie. Tra Bibbie, vecchi giornali e libri impolverati, aveva trovato un volume enorme, decisamente estraneo ai precedenti. Si trattava di un libro speciale, la copertina consumata dal tempo lo classificava come “Libro Della Seconda Vita”, incuriosita lo aveva aperto, iniziando a sfogliare quelle pagine ingiallite e rovinate. Le si era mozzato il fiato quando aveva letto il titolo del primo capitolo: “Parlare Con I Morti”. Si ricordava delle volte in cui parlava con persone non vive, sempre classificate come “amici immaginari” da tutti, ma Billie sapeva, quelle persone erano morti che si rivolgevano a lei. Lesse e s’informò di più su ciò che rappresentava di più la parte della sua vita che fino ad allora aveva nascosto e che aveva abbandonato ad un certo punto, fino a giungere nel punto saliente del libro: “Rito Per L’Evocazione Degli Spiriti”.
Lo aveva preso e condotto in camera sua, e seguendo quelle regole aveva sperimentato il suo potere, che sua nonna chiamava “il doppio udito” o “la doppia vista”. La prima volta non andò come sperava, interruppe la seduta non appena le candele si spensero, la paura aveva avuto la meglio su di lei. La mancanza della nonna e le continue liti dei suoi genitori l’avevano spinta a ritentare, e quella volta ci era riuscita, l’aveva evocata. Da allora lo spirito di sua nonna fungeva da aiuto emotivo, che la spingeva ad andare avanti.
<< la domanda >>
Billie tornò al presente, ricordandosi del quesito che doveva porle, motivo principale della sua evocazione.
<< cosa vogliono fare i miei genitori? >>
ultimamente li aveva trovati sospetti, con tutte quelle chiacchierate segrete che finivano non appena metteva piede nella stanza, gli sguardi dispiaciuti di sua madre, i regali senza motivo di suo padre.. prima non erano così.
che stiano per divorziare?
quello era stato il primo sospetto in merito, ed ora voleva accertare i suoi dubbi. E se aveva ragione? Se i suoi genitori stavano davvero per divorziare?
non t’importerebbe molto, ammettilo..
prima che potesse mentire a se stessa negando il precedente pensiero, sentii il freddo soffermarsi su di lei, i brividi la percossero lungo tutto il corpo mentre la mente vagò, come in cerca di un libro in una biblioteca passava di ricordo in ricordo, fino a fermarsi, ed aprirne uno.

* * * *



Torniamo all’altra sera, eri scappata infuriata con i tuoi genitori, passando tutto il giorno fuori, ti ricordi? Ora torniamo al momento esatto in cui i tuoi dubbi si sono focalizzati maggiormente.. ricorda, piccola mia, ricorda...

Il campanello emise il solito suono stridulo, e dopo alcuni istanti di chiavi inserite, tolte e reinserite, la porta si aprì. L’immagine che si presentava era un classico di famiglia, Billie con accanto un agente di polizia che la tratteneva per un braccio, ed il viso dei genitori delusi che rimaneva di sasso, di fronte alla loro figliola che aveva nuovamente infranto le regole. Con un cenno invitarono entrambi ad entrare.
<< Billie.. >>
cercò di parlarle suo padre, ma la ragazza lo ignorò, superandolo e correndo verso camera sua, le scale non le erano sembrate mai così tante come ora che le percorreva scossa dall’umiliazione ed un fastidioso senso di colpa.
<< sapevate che vostra figlia era in un locale alle quattro del mattino che rubava alcolici e si ubriacava a pochi metri da lì? Vostra figlia minorenne.. >>
udì le parole del poliziotto piene di disappunto aleggiare nell’aria già colma d’ansia. Billie si sedette accanto alla ringhiera delle scale, ben nascosta dal muro, ad origliare i loro discorsi. Attese immobile la risposta dei loro genitori, quella di sua madre fu un pianto improvviso, Billie si avvicinò di più, potendo scorgere il viso rigato dalle lacrime. Sentii un’altra morsa allo stomaco.
<< non sappiamo più cosa fare, ci aiuti, la prego! >>
il padre rispose così, tenendo la consorte e consolandola con delle carezze affettuose sulla spalla. L’agente volse lo sguardo verso Billie, che si apprestò a sparire dietro al muro non appena i suoi occhi incontrarono quelli freddi dell’uomo. Con uno scatto si mise in piedi correndo in camera sua, chiuse la porta, e, dopo aver posato la borsa sul letto, si lasciò cadere contro la porta, iniziando a piangere.


Questo è ciò che hai visto, ed ora vedrai ciò che ti sei persa...


<< è la sesta volta in questo mese, abbiamo provato con uno psicologo, ma se n’è andato correndo e urlando che quella ragazza era figlia del demonio >>
spiegò il padre, con viso affranto. La madre aveva smesso di piangere, ora ascoltava con gli occhi rossi e le guance bagnate le parole del marito, pronta ad intervenire. L’agente era seduto davanti a loro, si morse il labbro massaggiandosi il mento coperto da un’ispida barba, pensieroso.
<< sapete cos’avrebbe potuto fare Billie per arrivare a far scappare lo psicologo? >>
i due si scambiarono uno sguardo, la moglie annuì, lasciandogli intendere che si era abbastanza ripresa da poter parlare.
<< la morte di mia madre ha influito molto su di lei.. ma che vi era qualcosa di strano in Billie lo sapevamo da tempo, quando era piccola, parlava molto spesso da sola, pensavamo si trattasse di un semplice amico immaginario, ma quando le chiedevamo di descrivercelo, il soggetto cambiava, e la descrizione corrispondeva sempre ad un uomo o una donna morta tempo prima nel luogo in cui ci trovavamo.. >>
fece una pausa, attendendo la reazione del poliziotto che li fissava scettico.
<< volete dire che Billie parla con i fantasmi? >>
l’incredulità nel suo tono era evidente. I genitori della ragazza non risposero, subito dopo il padre ricominciò con il racconto, ignorando la diffidenza del poliziotto.
<< dai sette ai dieci anni non ci furono più eventi simili, quindi ci definimmo degli sciocchi ad aver pensato una cosa simile.. ma lo stesso anno Billie un giorno corse in camera nostra a notte fonda.. avevamo da poco cambiato casa.. >>
l’uomo si fermò, prendendo la mano di sua moglie, che era nuovamente sull’orlo delle lacrime.
<< ...Billie era in preda ad una specie di crisi, urlava e scalciava, chiedendo di mandarli via, ‘ma non c’è nessuno’ le dicevamo, lei insisteva, ‘sono lì vicino mandateli via’ continuava ad urlare.. dopo scoprimmo che in quella casa era avvenuta una strage con 20 morti >>
nessuno disse altro, l’agente era colpito, ma ancora rimaneva indeciso sul se crederci o meno. La madre strinse di più la mano di suo marito, mentre una lacrima scendeva dagli occhi lucidi e stanchi.
<< così andò avanti fino al giorno in cui incontrò sua nonna, la conobbe solo all’età di dodici anni, poiché mia madre rimase in manicomio per molto tempo, preferirei non dire il motivo, se non vi spiace.. >>
l’uomo annuì, facendole cenno di proseguire.
<< da quando sua nonna entrò nella sua vita tutto cambiò, non ebbe più questi attacchi, ora però non c’è più, e la situazione è peggiore rispetto al passato >>
l’agente si posò allo schienale della poltrona, fissando il soffitto.
<< ha fatto qualcosa, vostra madre, che abbia potuto influire su vostra figlia? >>
domandò. I due si scambiarono un altro sguardo.
<< l’accompagnava d’ovunque, la seguiva, se solo andava da qualche parte da sola, subito correva a raggiungerla, e quando ci trasferimmo nuovamente, insistette ad entrare per prima.. non sono sicura si cos’abbia fatto, ma di certo ci ha aiutato molto >>
il poliziotto annuì, alzandosi in piedi, pronto ad andare.
<< purtroppo non ci sono alternative, l’assistente sociale verrà qui tra due giorni, trovate modo di parlarne con Billie, spero non ricapitino altri eventi simili in queste quarant’otto ore >>
ora la donna scoppiò in un pianto disperato, l’uomo la strinse a sé, massaggiandole le spalle.
<< non si può proprio fare in altro modo? >>
domandò. L’agente scosse la testa, salutando con cenno, prima di sparire dietro la porta.


Fine. Sai cosa fare, piccola mia, non lasciare che una sconosciuta ti porti via


* * * *



Billie riaprì gli occhi, lo spirito di sua nonna se n’era andato. Ritirò veloce tutto quello di cui aveva bisogno, mettendolo subito dopo in uno zaino. Scoprendo solo dopo che sua nonna le aveva lasciato qualcosa sul disegno del rito, una rosa ed un foglio.


Qualcosa sta cambiando,
se un tempo noi eravamo le tenebre,
coloro che tutti temevano,
adesso ciò che è giunto,
è pronto a far divenire noi le vittime,
e loro le tenebre,
noi tutti dobbiamo unirci,

Potere, Sangue, Vita Eterna



recitava il biglietto. Billie aveva già sentito quelle parole, erano scritte sul libro della nonna! Veloce estrasse il volume da sotto il letto, cercando quelle parole nell’indice. Sfogliandolo fino a raggiungere la pagina, iniziò a scorrere il capitolo. “Potere, Sangue, Vita Eterna, sono queste le parole che recita la scritta nell’antico rudere inglese della famiglia Dewis
Sapeva dove andare!
Infilò anche il libro nello zaino, faticando per farcelo stare insieme ai vestiti. Prese anche il portafoglio, controllando prima quanti soldi aveva.
oh no, solo dieci dollari!
si rassicurò pensando a ciò che poteva rivelarsi compiere quel viaggio. Aprì la finestra, gettando di sotto la valigia. Con attenzione si arrampicò fino a toccare con la punta del piede una roccia, e con un salto raggiunse il pian terreno. Con la borsa in spalla iniziò a correre, diretta verso la stazione, doveva fare in fretta, prima che i genitori si accorgessero della sua fuga.
mi dispiace


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Capitolo 6
*** Human's Naivety ***


Salve! In uno spiraglio tra i compiti e lo studio sono riuscita a scrivere questo capitolo! Ora si entra nella storia..
Rispondo ai commenti:

Per _Romance Fever_: figurati, capisco benissimo, anch'io ultimamente mi ritrovo con il tempo dimezzato per scrivere^^ hehe sono contenta che Liam abbia una fan! purtroppo per leggere di nuovo di lui dovrai attendere il capitolo 8, comunque spero ti piaccia anche questo! ciauz =)

Per trullitrulli: grazie! in effetti mi sono accorta anch'io del cambiamento rileggendo il primo capitolo.. già, non deve essere per niente facile essere nei loro panni.. sono felice di aver sviluppato bene il personaggio, e comunque, come ho già detto, è davvero una bell'idea^^ buona lettura e ciauz! =)

Per Gaea: oh grassie!! felice che ti sia piaciuta la vampira, mi ero stufata del fatto che nella maggioranza delle storie i vampiri fossero sempre uomini e le donne semplici umane! fammi sapere cosa ne pensi di questo cappy, ciauz! =)

XOSummerbestXO


Human's Naivety




"Finalmente notte, niente stelle in cielo,
La luna si nasconde, ha paura di me,
Nessuna luce nel mare del mondo,
nessun barlume di falsa speranza
Solo il silenzio, ed in me
Il riflesso del mio tormento".



[da "Die Unstillbare Gier" (la brama insaziabile)]

* * * *


Nessun’anima vogliosa o confusa costeggiava le strade di campagna che la bella vampira percorreva spedita. Il rumore del vento e delle fronde degli alberi sostituiva quello del caos cittadino. La vampira adorava il chiasso delle grandi metropoli, tutte quelle urla, quel frastuono che segnava una nuova ondata di paura nell’aria la rendevano gaia come non mai. Invece era costretta a passare tra il verde ed il silenzio, con le nuvole che annunciavano l’arrivo di un temporale e la luna che illuminava di poco la strada.
<< va via! >>
un’ombra nera le aveva ostruito la vista per un breve istante. Quando capì che si trattava di uno stupido corvo lo cacciò con un gesto, riavviando alcune ciocche dei capelli dietro le orecchie. L’uccello non volle sentire ragione, e ripiombò addosso alla vampira, facendola nuovamente infuriare. I due occhi neri e profondi del corvo incontrarono i suoi, freddi e privi di vita. Il pennuto si distanziò subito, non appena apprese la natura della donna.
<< non gradisci le vampire? Che peccato.. >>
ironizzò, superando l’albero in cui si era posato lo sgradito animale.
<< non gradisco chi potrebbe uccidermi.. niente di personale.. >>
una risposta giunse da dove prima si trovava il corvo. La donna inarcò il sopracciglio, per nulla sorpresa.
<< ed io non gradisco chi mi segue >>
affermò guardinga. Dylan raggiunse terra con un salto, abbandonando la sua posizione nel ramo. Squadrò la donna da capo a piedi, emettendo un fischio di approvazione. La vampira roteò gli occhi, attendendo ancora una spiegazione plausibile.
<< calma tesoro, sono solo un altro ‘figlio delle tenebre’ >>
fece il segno delle virgolette con le dita all’ultima parte dell’affermazione. Subito dopo compiette pochi passi, diminuendo la distanza fra lui e la donna.
<< ho l’invito per un party molto speciale.. >>
le fece l’occhiolino, estraendo il biglietto dalla tasca e sventolandolo sotto i suoi occhi.
<< non mi dirai che credi a questa storia >>
esclamò incredula la vampira. Dylan alzò le spalle, come ad intendere la sua incertezza. Basita la donna scosse la testa ridendo.
<< il tuo cuore è ancora alimentato dalla paura umana.. non sei altro che un mezzo figlio delle tenebre se credi a queste sciocchezze >>
Dylan rimase impassibile all’insulto, smettendo di sventolare il foglio.
<< se non credi a queste storie allora perché il tuo cammino porta alla ‘festa’? >>
le domandò, prendendola in contropiede. La donna sembrò colta in fallo, riuscendo a riassumere l’aria inumana di prima in poco tempo.
<< informarsi è lecito >>
si giustificò brevemente. Riprendendo il cammino, seguita a ruota da Dylan.
<< è lecito pure dare una possibilità a coloro che ci hanno avvertito >>
disse l’uomo. La vampira scosse nuovamente la testa, sorridendo. Mentre Dylan cercava di capire il perché del suo disappunto.
<< si vede che sei giovane ed ingenuo.. dai retta a chi ha più esperienza di te, questo è solo un falso allarme, gli umani sono troppo ingenui per accorgersi della nostra presenza >>
gli spiegò serafica. Dylan si grattò il mento, dubbioso.
<< i tempi sono cambiati, ora gli umani non si limitano ad uccidersi fra di loro per superstizione, ora cercano risposte >>
tentò nuovamente di giustificare la sua partecipazione, evitando in un modo o nell’altro di non apparire come ‘ingenuo’, aggettivo affibbiatogli poco fa dalla donna.
<< i tempi si, ma la mente umana non molto.. se ancora riesco ad avere prede senza che la polizia inizi una ricerca sui vampiri significa che ancora veniamo considerati frutto della fantasia di qualche scrittore >>
continuò la sua spiegazione. Dylan l’ascoltava rapito, convinto sempre di più di aver fatto male ad intraprendere quel viaggio. Dopotutto però cosa poteva fare? Rimanere in Messico significava restare con la polizia alle costole, e quello si che era un problema. E poi, come aveva detto la vampira, informarsi è lecito.
<< siamo arrivati >>
annunciò la vampira, intravedendo la facciata della dimora dei Dewis. Il mutaforma portò le mani ai fianchi, guardando con sufficienza l’imponente edificio.
<< sono stato in ville più grandi >>
si vantò, tornando a fissare la vampira, che lo ignorò deliberatamente, già pronta a raggiungere la meta.
<< cos’aspetti? Corri dalle tue fandonie >>
lo schernì, facendogli cenno di precederla. L’uomo sbuffò, superandola, proseguendo il cammino a passo veloce, nel tentativo di distanziarsi dalla donna, che si stava rivelando una vera e propria scocciatura.
Dylan aveva già dato per certo di ritrovarsi davanti un ammasso di macerie, l’enorme villa davanti a lui l’aveva spiazzato. Ciò che era rimasto della casa dei Dewis era stato ristrutturato, ed ora era quasi impossibile riuscire a capire quale fosse la parte mangiata dal tempo. Un semplice bianco rivestiva i mattoni, le finestre erano in stile gotico, e la porta era fatta di legno, con un battente al centro a forma di pipistrello.
molto simpatico..
il mutaforma fece alcuni passi, ritrovandosi davanti al cancello che divideva lui e la vampira dalla villa. L’inferriata era di un metallo rivestito di nero, e le mura che circondavano la dimora superavano di molto l’altezza di Dylan. Ciò non era un problema, vista la possibilità di trasformarsi in animale che lo avvantaggiava.
<< ma che posto accogliente >>
commentò la vampira, apparendo in un istante accanto a Dylan. Quest’ultimo balzò di poco, provocando la risata della donna. Il mutaforma la guardò con ancora più fastidio di prima, sperando di riuscire a togliersi la sua presenza di torno entro la serata.
<< sei proprio divertente.. oh, che maleducata! Non ci siamo ancora presentati! Io sono Vanille, e tu? >>
protrasse la mano in avanti, sorridendo. Dylan, la prese, stringendola per poco, insospettito dal repentino cambio d’umore. Subito dopo si pulì la mano strofinandola contro il tessuto dei pantaloni, sotto lo sguardo sorpreso della donna.
<< io sono Dylan >>
si presentò velocemente, tornando a fissare l’entrata della casa.
<< non suoni? >>
gli domandò. Dylan non capì subito la domanda, rendendosi conto solo dopo che stava parlando del campanello accanto a lui.
<< certo >>
premette l’indice contro l’anonimo campanello. Dopo pochi attimi videro la porta della villa aprirsi, un uomo di una certa età si posizionò a pochi centimetri dall’uscio, fissando intensamente il cancello.
<< cosa fa? Non viene ad aprirci? >>
domandò il mutaforma. Vanille posò la mano sulla sua spalla.
<< un secondo >>
gli disse.
Il cancello si aprì da solo, senza che nessuno li raggiungesse. L’uomo che era uscito poco fa dalla porta rilassò i muscoli, apprestandosi a tornare all’interno.
<< lo sapevi? >>
le domandò Dylan, scostando di poco l’inferriata in modo da passare.
<< diciamo che non è la mia prima visita >>
rispose, chiudendo il discorso sul nascere, dando, quindi, poca importanza alla cosa. Il mutaforma non fece altre domande, inoltrandosi insieme alla vampira nel piccolo giardino che decorava la casa.
Cespugli e alcuni alberi adornavano l’erba, mentre sculture che raffiguravano creature mitologiche stavano ai lati.
<< salve >>
Dylan salutò con un cenno della mano, mostrando il biglietto all’uomo di prima che li attendeva a pochi centimetri dall’uscita. Costui rispose con un inchino, indicando la sala in cui doveva inoltrarsi.
Intanto la vampira attendeva al limitare della porta, con in mano il biglietto, aspettando che qualcuno la invitasse ad entrare.
<< potete entrare >>
esclamò la distinta figura maschile, inchinandosi subito dopo, non appena Vanille entrò. Anche lei venne indirizzata nella stessa direzione di Dylan, con estremo dispiacere del mutaforma.
<< questo significa che dovrò sopportarti per tutta la serata? >>
le chiese, mantenendo gli occhi davanti a se.
Il corridoio era ben illuminato da lampadari in cristallo, alcune porte costeggiavano ai lati, probabilmente tutte chiuse a chiave. Il luogo che dovevano raggiungere invece era a porta spalancata, e già s’intravedeva un lungo tavolo.
<< oh no caro, forse anche di più >>
lo canzonò, ricevendo la smorfia preoccupata che desiderava.
Non appena il corridoio finì e loro misero piede nel salone, la porta gli si chiuse dietro, tutti quanti puntarono gli occhi sulla vampira ed il mutaforma.
si comincia


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Capitolo 7
*** In The Lion's Den ***


Salve! Finalmente riesco a pubblicare un nuovo capitolo! Non è proprio eccezionale (oggi sono pessimista -.-) spero, comunque, che vi piaccia^^
Rispondo ai commenti:

Per Gaea: Già, è una brava bambina u.u hihi la suspance! Se la scuola smette di farmi passare l'ispirazione e di rubarmi tempo cercherò di aggiornare più assiduamente^^ lo spiegherò in seguito, promesso ^__^

Per trullitrulli: non preoccuparti, anche se non saranno personaggi principali, ci saranno altre creature soprannaturali che compariranno nella storia^^ tiii seguo l'ordine u.u xD la vampira ha aspettato ad entrare perchè i vampiri per poter accedere ad una casa hanno bisogno di un'invito da parte del proprietario della casa. Quindi tu tifi per Dylan? Sarà felice di avere qualcuno dalla sua parte^^ ciauz =)

XOSummerbestXO


In the Lion's Den





" Offuscate tutte le stelle,
perché non le vuole più nessuno.
Buttate via la luna, tirate giù il sole,
svuotate gli oceani e abbattete gli alberi,
perché da questo momento
niente servirà più a niente.”



[da "L'Attimo Fuggente”]

* * * *


I passi echeggiavano nello spoglio corridoio, mentre la mente ripescava tutti gli istanti passati insieme a Mike, rifiutandosi ancora di accettare la sua scomparsa. In breve tempo eccola davanti a lui, la porta numero 234, quella che dava per l’obitorio. Dietro quello spesso metallo il corpo privo di vita di Mike giaceva su un tavolo, osservato da degli specialisti. Insieme ai ricordi si annidavano anche le parole dei suoi superiori, parole sleali se dette da persone che pur di salvarsi la pelle lascerebbero il loro plotone in mani nemiche.
Mike Goodwin è morto in modo eroico..
Avevano annunciato nella sala centrale, tutti in piedi e con un bicchiere in mano, pronti a rendere l’ultimo saluto al caro Mike, che solo pochi conoscevano realmente. Insieme, tante altre frasi prestabilite che aveva già sentito dire per altri defunti. Spesso Joshua si chiedeva se i superiori tenessero davvero alla loro salute. Ogni volta giungeva alla conclusione che per i superiori la missione veniva prima di tutto, e che un morto era un semplice “inconveniente del mestiere”.
Tenente Collins, ci è giunta notizia che voi e Goodwin eravate in buoni rapporti..
Come uno stupido aveva annuito, aspettandosi chissà cosa…
abbiamo quindi deciso che sarà lei ad annunciare la cattiva notizia alla sua famiglia, essendo..
Bla bla bla, seguiva un elenco di scuse plausibili che avevano il solo scopo di mascherare la loro vigliaccheria.
Lui nemmeno la conosceva la famiglia di Mike! L’amico gliene aveva parlato qualche volta. Sapeva solo che aveva una moglie, Damya, ed una figlia, di lei riportava alla mente solo i dettagli riguardanti i loro continui litigi, non avevano un buon rapporto. Più di qualche vecchio aneddoto divertente non era a conoscenza di altro su di loro, aveva pure visto una foto, ma anni fa, non si ricordava neppure un tratto di quell’immagine, che ora appariva più sfuocata che mai nella sua mente.
Il dottor Letee ha chiesto di vederti, dice che deve parlarti di una cosa urgente
Gli aveva sussurrato in un orecchio uno del suo gruppo, incuriosendolo più che mai. In un istante aveva inventato una scusa per sgattaiolare dal dottore.
Ed eccolo che immobile fissava la porta, quasi ad attendere che si aprisse da sola. Si fece forza, posando la mano sulla maniglia. Una volta fatto il suo ingresso, un odore nauseante gli arrivò al naso, si fece coraggio inoltrandosi di più nella stanza. Il dottore non c’era, ma il cadavere sì. Era posto sul tavolo, come previsto.
Mike
<< Joshua.. mi dispiace >>
Una voce alle sue spalle lo fece sussultare, Letee era arrivato. Portava due guanti che gli proteggevano le mani, ed il solito camice bianco. Aveva lo sguardo triste, come doveva essere da programma. Joshua aveva perso un amico, tutti lo sapevano, e non facevano altro che fissarlo con dispiacere o mandargli sorrisi mesti.
<< cosa volevi dirmi? >>
Tagliò corto, fissando il volto pallido di Mike. Letee esitò un attimo, decidendo se usare la solita frase (Mike era un bravo ragazzo) o se passare oltre. Probabilmente capì che Joshua non era dell’umore per subire altro, così passò oltre, accostandosi di più al tenente.
<< ti ho mandato a chiamare.. perché devi sapere una cosa >>
Joshua annuì, impaziente di sapere il resto.
<< Mike è ricoperto della sostanza di quella creatura, abbastanza da poterci ricavare dei vaccini..>>
Iniziò a spiegare, indicando la pelle ricoperta di escoriazioni.
<< da quanto ho visto, solo il collo è stato toccato da quella creatura>>
Lo informò Joshua, fissando il rossore che aumentava nel collo di Mike.
<< il veleno si è diffuso in tutto il corpo >>
Spiegò il dottore.
Solo dopo Joshua si ricordò dei vaccini precedentemente accennati. Voleva usare il corpo del suo amico per medicare gli altri?
<< prima avete detto che potevate ricavare dei vaccini con la sostanza che ricopre Mike? >>
Si accertò. Il dottore annuì, scorgendo il viso interdetto del tenente.
<< so cosa state pensando… non spetta però a voi la decisione di cosa fare, spetta alla famiglia >>
Joshua annuì, prendendo in mano i fogli in cui si richiedeva alla famiglia di acconsentire a quel procedimento. Li mise sottobraccio, salutando Letee prima di uscire. Ora doveva annunciare alla famiglia la brutta notizia.


* * * *



se uccido il loro capo i membri anziani saranno felici di me, non mi prenderanno più per un inutile donnaccia
Due occhi scuri fissavano la figura maschile di Joshua dirigersi verso il parcheggio. Tra i rami la donna si camuffava alla perfezione, e nemmeno quando l’uomo fu a pochi passi da lei, notò la sua presenza.
perso nei suoi stupidi pensieri
La portiera di una macchina blu metallizzato si aprì, Joshua salì a bordo, partendo verso casa Goodwin. La donna ghignò, sparendo dal nascondiglio.


* * * *



dovrebbe essere in questa zona
Joshua scrutò il viale deserto che dava per un’enorme casa bianca. Nessun segno assicurava che vi fosse qualcuno all’interno.
meglio chiedere informazioni
Una donna anziana era intenta a dar prova del suo giardinaggio in un rigoglioso insieme di colorati fiori nella casa accanto. Joshua girò a destra, abbassando il finestrino una volta che la vettura si accostò all’entrata.
<< mi scusi? >>
La sconosciuta alzò lo sguardo dalla gardenia che stava curando con amore, incontrando quello di Joshua. Poggiò l’attrezzo per il giardinaggio accanto al vaso, e si diresse nel portico.
<< serve aiuto? >>
Domandò, sorridendo.
<< quella è casa Goodwin? >>
Chiese Joshua, indicando l’edificio accanto. La donna incrinò il viso in un espressione di dolore, avvicinandosi di più all’uomo.
<< siete un altro poliziotto? >>
Domandò lei, abbassando il tono della voce.
<< no, sono un amico >>
Rispose Joshua, non capendo il motivo della domanda. Il viso della donna si rasserenò, nascondendo in un attimo la sua preoccupazione di prima.
<< si, è quella casa Goodwin >>
Confermò, sparendo prima che Joshua potesse porle altre domande. Lui non esitò ad accettare la fuga improvvisa, troppo concentrato nella ricerca delle parole più adatte a quel genere di notizie, per poter prestare attenzione ad altri dettagli. Nonostante tutto, l’amaro in bocca rimase durante la strada per raggiungere la porta dei Goodwin. E quando dei passi risuonarono dall’interno, e la porta si aprì, Joshua non poté non guardare con sospetto la donna che gli si presentò davanti.
<< Damya? È lei la signora Goodwin? >>
Prima di dare la notizia preferì, giustamente, accertarsi che la persona che cercava fosse quella giusta. La donna annuì. Aveva il viso stanco, delle occhiaie enormi, i capelli scarmigliati trattenuti da una pinza, ed un grembiule che copriva una comoda tuta da ginnastica. Joshua sentì una morsa allo stomaco, se prima gli era sembrato difficile dare una notizia simile, ora gli sembrava impossibile.
<< mi spiace venire qui come portatore di brutte notizie.. ma.. >>
<< l’avete trovata? Niente? Continuate a cercare, questa volta provate verso la stazione >>
Joshua venne interrotto da una voce che proveniva dall’interno. Un agente della polizia comparve alla porta, aveva appena riposto il cellulare in tasca, ed ora lo osservava, chiedendosi chi fosse.
<< Joshua Collins >>
Si presentò, porgendo la mano. L’agente non la strinse, spostando lo sguardo sulla donna.
<< non so chi sia >>
Disse Damya. Joshua capì che entrambi attendevano una motivazione per non chiudergli la porta in faccia.
<< oh scusate! Sono un collega di vostro marito.. Mike.. Goodwin >>
Spiegò con esitazione. Così non riusciva proprio a parlare, con un poliziotto che faceva da terzo incomodo..
<< Mike! >>
S’illuminò Damya, scoccando uno sguardo all’agente, sguardo che voleva significare: “tutto tranquillo, può andare”. Il poliziotto lo percepì, dando un’ ultima occhiata colma di riguardo verso Joshua.
<< se lo state cercando sappiate che è da ieri notte che non lo vedo.. >>
La voce le s’incrinò alla fine. Poteva notare l’angoscia nei suoi occhi.
ora o mai più
Scelse con cura le parole, esponendo il tutto con estrema attenzione. Damya fu sul punto di svenire quando seppe la notizia, e venne trattenuta da Joshua poco prima che perdesse l’equilibrio cadendo. Subito dopo scoppiò in un pianto disperato contro la sua spalla.
mi dispiace


* * * *



deboli come agnellini
I due occhi di prima continuavano a controllare Joshua. Ed una volta che quest’ultimo lasciò la casa per raggiungere la vettura, la creatura sentì che era giunto il momento di agire.
In breve tempo la macchina si fermerà nella strada desolata, ed allora vedremo chi è più forte..


* * * *



no, no, no, no!
Il motore brontolò, facendo rallentare l’auto. Joshua diede ripetutamente dei colpi contro il volante, avendo la netta certezza che il mondo si stava rivoltando contro di lui.
stupido catorcio!
La macchina si fermò di botto. Joshua poggiò la testa all’indietro, estraendo poi il cellulare dalla tasca. Digitò con fretta i tasti, attendendo una risposta dall’altra parte della città.
niente campo, logico
La scritta nel display lo informò che la sua sfortuna stava aumentando. Con rabbia lanciò il cellulare nel sedile accanto. Aprì la portiera, scendendo e raggiungendo il cofano. Con l’intento di risolvere il problema da sé.
<< povero piccolo, solo e sfortunato >>
Una voce femminile lo fece voltare con uno scatto.
ora sto diventando pure pazzo?!
Nessuno era dietro di lui. Quando si voltò invece si ritrovò faccia a faccia con la creatura della notte scorsa. Indietreggiò, spaventato.
<< ti ricordi di me? >>
Gli domandò, ghignando. Joshua prese a correre, senza esitazione, verso la città. Solo dopo molti giri, si rese conto di aver sbagliato strada, era in trappola.
una casa!
Un imponente villa costeggiava oltre la collina, correndo l’avrebbe potuta raggiungere. Con un altro enorme sforzo spinse i suoi piedi a continuare il tragitto. Intanto, alle sue spalle, la creatura si godeva la scena, soddisfatta.
il piccoletto va nella tana dei leoni, poveretto


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Capitolo 8
*** Strange Sensation ***


Salve! E’ arrivata la domenica, e con essa è arrivato un nuovo cappy! Spero vi piaccia^^
Rispondo ai commenti:

Per trullitrulli: grassie, i tuoi commenti sono sempre bene accetti^^ Josh è umano, esatto, e probabilmente non ha letto abbastanza libri o visto abbastanza film^^ buona lettura^^

Per Gaea: tranquilla, il caro Josh sta bene (per il momento.. scherzoo^^) grassie^^ buona lettura =)

Per Cate182: ohhh grassie ^___^ spero ti piaccia anche questo cappy, buona lettura^^

XOSummerbestXO


Strange Sensation





"Combatteremo per le strade,
Con i nostri bambini ai nostri piedi,
E le morali che loro adorano,
Non ci saranno più,
E gli uomini che ci hanno spronato,
Verranno giudicati per tutti gli errori,
Loro decidono e il fucile canta la canzoni."



[da "Won't Get Fooled Again" dei The Who]

* * * *


La pioggia batteva insistente, bagnando tutto intorno a lei. Billie era rintanata in un angolino, protetta da una tettoia, mentre aspettava trepidante il treno. Teneva lo sguardo fisso sui binari, non curandosi degli sguardi altrui. Un ragazzo stava correndo verso il suo riparo, completamente fradicio, ed una volta raggiunto l’angolino accanto a lei, si lasciò andare nel lato libero della panca.
Billie gli lanciò solo un’occhiata curiosa. Il ragazzo aveva un piccolo borsone con sé, i capelli erano bagnati fino alla punta, e liberavano alcune gocce lasciandole cadere sul pavimento.
chissà quanta strada avrà fatto sotto la pioggia, senza nessun riparo
Si domandò Billie. Il giovane stava ricurvo su sé stesso, immerso nei suoi pensieri. Billie venne colta in fallo mentre lo fissava, gli occhi del giovane si posarono sui suoi. Una brutta sensazione la possedé per tutto il tempo in cui i loro occhi s’incontrarono. Alla fine fu costretta a cambiare visione, troppo turbata da quel turbine di dolore che l’aveva avvolta.
<< che tempaccio >>
commentò il ragazzo, cercando di rompere il silenzio tra di loro. Billie, che non era mai stata molto brava a conversare con gli altri, si limitò ad annuire. Obbligando i suoi occhi a rimanere fissi davanti a sé.
<< io sono Liam, tu? >>
il ragazzo porse la mano bagnata dalla pioggia a Billie, che esitante, la strinse per poco, venendo nuovamente sommersa dal dolore e da uno strano odore.. odore di ruggine, odore di sangue. Subito mollò la presa, distanziandosi di poco da Liam.
<< okay, non vuoi fare conoscenza >>
si sentì lievemente in colpa per il suo comportamento. Dopotutto quel ragazzo non aveva l’aria così pericolosa..
se hai un brutto presagio su di lui è meglio se lo eviti
tentava di convincersi. Dopo alcuni istanti d’imbarazzata quiete, Billie decise di presentarsi. Rimanendo comunque sulla difensiva.
<< Billie >>
mormorò. Liam si girò, sorridendole. Ancora una volta dovette ignorare i suoi occhi, spostando lo sguardo sui binari.
<< piacere di conoscerti, Billie >>
Liam si appoggiò allo schienale della panca, lasciando il bagaglio ai suoi piedi. Billie non poté fare a meno di immaginare cosa vi fosse al suo interno. Era un assassino? Lo squadrò velocemente, ed il turbine di emozioni che avvolgeva lo sconosciuto arrivava, seppur flebilmente, anche senza incontrare gli occhi, lo specchio dell’anima, di quel tale.
quando arriva quel maledetto treno?
si sentiva a disagio a restare con lui. Nonostante il posto non fosse completamente deserto, averlo accanto era come avere vicino tutte quelle emozioni che ogni persona preferirebbe evitare.
<< è arrivato il treno, io devo andare.. ciao >>
sussurrò a Liam, in tutta velocità. Correndo verso i binari che fino a poco fa stava fissando intensamente. Il profilo del treno iniziò a prendere forma, sotto tutta quella pioggia che batteva con forza contro il ciarpame. Anche Liam si stava alzando, raccolse i bagagli, e si diresse verso i binari.
ti prego, fa che non aspettiamo lo stesso treno, ti prego!
iniziò a supplicare. Il treno prese forma sotto i loro occhi, fermandosi davanti a loro. Le porte si aprirono, ed entrambi salirono dalla stessa parte. Liam sorrise a Billie, facendole cenno di salire prima lei. La ragazza incrinò le labbra di poco, più per gentilezza che per simpatia, salendo per prima, seguita a ruota da Liam. I due si divisero, andando uno a sinistra ed una a destra.
non girarti verso di lui, non farlo
la strana sensazione era svanita, colmata dalla grande distanza che li separava. Non riuscì a trattenere la sua curiosità, volgendo uno sguardo di sott’occhi verso la sua sinistra. Individuò le scarpe malconce e ricoperte di fango di Liam.
visto? È lì, ora cambia visuale
si costrinse a puntare lo sguardo sulle sue di scarpe. Non così malridotte come si aspettava.
<< scusa se ti disturbo di nuovo.. >>
una voce, molto familiare, la costrinse ad abbandonare le possibilità di pensare ad altro, facendole alzare lo sguardo. Liam era fermo davanti a lei, con in mano una mappa della città, ed il bagaglio fermo sulla spalla destra.
<< mi sapresti indicare come raggiungere Villa Dewis? >>
Billie sgranò gli occhi non appena sentì pronunciare quel nome. Lui era uno di loro?
<< c-certo >>
rispose con esitazione. Liam si accostò di più a lei, mentre Billie prese la mappa, e con la penna che gli porse il ragazzo, iniziò a tracciare un percorso che partiva dalla fermata dov’era diretto il treno.
<< qua non è segnata, comunque è qui >>
marcò con forza un punto in mezzo al verde con la penna. Liam annuì, sfiorando la mano di Billie quando riprese la mappa. Di nuovo l’odore di ruggine, il dolore, la paura. La paura? Liam aveva paura di lei, paura di dove stava andando, paura di.. il tutto s’interruppe quando Liam mormorò un “grazie” e si affrettò a tornare dall’altra parte del vagone.
paura, dolore e sangue, devo stare lontana da quel tipo
si ordinò decisa. Estrasse un mp3 dalla tasca della borsa, lasciò al caso la decisione di cosa ascoltare, ed una volta che la musica partì, si abbandonò allo schienale chiudendo gli occhi.

* * * *



anche lei è una di noi?
si domandava Liam, tenendo gli occhi fissi sulla ragazza. Ora stava ascoltando musica, e si lasciava trasportare dal ritmo muovendo piano il piede ogni tanto, gli occhi erano chiusi. Gli tornò in mente di quante volte Billie aveva evitato il suo sguardo, e l’unica volta che i loro occhi si erano incontrati aveva cambiato visuale di colpo, come se qualcosa che si celava dentro di lui l’avesse turbata, qualcosa che aveva percepito lei, e solo lei. E quella reazione quando aveva nominato Villa Dewis? Sapeva benissimo, anzi, più che bene, come arrivarci, e sembrava fosse anche lei diretta in quel luogo.
non puoi esserne sicuro, però qualcosa l’hai sentita anche tu
si era accorto che qualcosa lo stava perlustrando all’interno sia prima, che quando aveva incontrato i suoi occhi. Era come se fosse stato liberato momentaneamente dalle cattive emozioni che lo riempivano, ed una volta che il contatto con Billie aveva fine, veniva nuovamente colmato quel breve vuoto. Faceva male, lui stava nascondendo quelle emozioni, le voleva abbandonare. Ogni volta che Billie gliele restituiva indietro era come un masso che veniva lasciato cadere nelle sue mani, sentiva nuovamente il peso di tutto quanto. Odiava quella sensazione.
ho ucciso una donna, non so nemmeno uccidere me stesso, sono un fallito
perché continuava ad infliggersi tali coltellate al cuore? Non doveva pensarci.
loro non ti vogliono, il mondo non ti vuole, uccidili tutti, se lo meritano, il mondo non ti vuole, ribellati!
ecco nuovamente che il mostro apriva bocca. Stupida bestia!
uccidili!
lui non avrebbe fatto niente, ma il respingere quella sete di morte che cresceva dentro di sé, risvegliava del tutto il suo potere, che ora dominava quasi incontrollato. La luce del treno si spegneva e si riaccendeva ed i vetri del vagone vibravano ad una velocità incontrollata. NO!
non ora, non qui, non di nuovo, NO!
tutto si calmò, era riuscito a combattere il mostro. Sapeva che questa era solo la prima di tante altre partite, e che il mostro sarebbe tornato ad attaccare, ma in quel momento era felice. Sorrise vincente, notando solo ora lo sguardo di Billie su di se. Aveva capito che era stato Liam a produrre l’intermittenza ed il tremolio.
lei è una di noi

* * * *



lui è uno di noi
ne ebbe la certezza in quell’istante. Nello stesso momento in cui le porte si aprirono e si precipitò a scendere. Non voleva che Liam la vedesse andare a Villa Dewis, nonostante le alte probabilità d’incontrarsi. Con ancora le cuffie dell’mp3 alle orecchie, Billie s’immerse nel verde.

* * * *



la massa di gente non gli permise di rincorrere Billie.
<< Aspetta! >>
la sua voce venne sommersa dal chiacchiericcio generale. Una volta che riuscì a liberarsi da quella folla, Billie era ormai sparita. Ma sapeva dove rincontrarla, era sicuro che la Villa Dewis era la sua destinazione. E con la sua certezza s’immerse anche lui nel verde, con la mappa in una mano, e la speranza in un’altra.


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Capitolo 9
*** Subdued Girl ***


Salve! Ho abbandonato il libro di filosofia per scrivere questo nuovo capitolo (è passata più di una settimana, quindi mi sentivo in dovere di aggiornare u.u)
Rispondo ai commenti:

Per _Romance Fever_: oh grassie ^///^ mi dispiace per l'influenza (io l'ho passata la settimana scorsa -.-) spero che tu oggi stia meglio^^ The Family Secret in effetti è scritta in un modo decisamente diverso, se adesso la rileggo mi rendo conto di quanto era scritta davvero male, chissà, forse un giorno mi schizzerò e mi metterò a riscriverla.. se penso poi al primo racconto che ho scritto (e che non ho mai pubblicato perchè era troppo orribile) mi verrebbe da chiedermi che cosa avevo in mente in quell'istante.. cooomunque, spero sia di tuo gradimento anche questo capitolo, buona lettura^^

Per trullitrulli: esatto, sono partita da chi di anima non ne ha, fino ad arrivare a ragazzi più "umani". Liam è un vero rubacuori, ha già raggiunto quota 2 fans, ne sarà sicuramente felice^^ buona lettura =)


XOSummerbestXO


Subdued Girl





" Non seppellire questa vita,
Chiamano modesto,
Te i cui piedi sono a terra,
E se vai troppo in alto,
Ciò che gira ritorna,
E ti porta a terra."



[da "Strange" dei The Feeling]

* * * *


<< Benvenuti >>
un uomo posto a capo tavola si alzò in piedi. Inclinò di poco la testa in avanti, in un inchino appena accennato, come cenno di saluto. Accompagnò il tutto con un sorriso, che si allargò non appena gli occhi si posarono su Vanille.
<< Vanille! Che piacere rivederti... credevo non saresti più tornata >>
esclamò, sorpreso. Gli occhi della vampira s’illuminarono per una frazione di secondo, alimentati dai ricordi che rievocava quell’uomo.
<< non preoccuparti, leverò il disturbo alla prima occasione >>
l’uomo non seppe se ridere a quell’affermazione o se supplicare la vampira di restare più a lungo. Alla fine optò per un altro sorriso, mentre andava incontro a Vanille, che salutò con un elegante baciamano.
Dylan venne deliberatamente ignorato, gran parte degli sguardi erano per la vampira. Tutti la fissavano, tutti tranne una.
<< ciao, benvenuto >>
quell’una lo raggiunse non appena intercettò i suoi occhi, parandosi davanti a Dylan. La ragazza portava degli occhiali dalla montatura scura ed i capelli erano castani e leggermente mossi.
<< ti devi essere sbagliata, la vampira è dietro di me >>
scherzò, con una leggera nota di fastidio. La sconosciuta rise, storcendo il naso alla vista di Vanille.
<< noi non andiamo molto d’accordo con i succhiasangue... >>
spiegò, abbassando la voce. Dylan sembrò sollevato nel sentire qualcun altro che la pensava come lui.
<< noi chi? >>
domandò curioso. La ragazza assunse un’aria maliziosa.
<< lo scoprirai in seguito chi siamo noi... Axel dice che dobbiamo rivelare la nostra natura solo a coloro che si sono meritati la nostra fiducia.. e tu sei praticamente uno sconosciuto! >>
esclamò abbassando lo sguardo e socchiudendo gli occhi, ricordando le parole dello sconosciuto che rispondeva al nome di Axel.
<< chi è Axel? >>
domandò, venendo subito dopo interrotto dall’arrivo di un uomo.
<< io sono Axel >>
si presentò l’uomo, senza però allungare la mano o accennare un semplice sorriso. La sua età superava quella di Dylan, i suoi capelli castani raggiungevano le spalle, era grosso almeno quanto una montagna, ed ora fissava il mutaforma con sospetto.
<< piacere di conoscervi.. io sono Dylan >>
allungò la mano, ritraendola subito dopo, venendo fissato con ancora più sospetto di prima.
<< io sono Emily >>
s’intromise la ragazza. Stringendo la mano di Dylan, ignorando il pieno disappunto di Axel.
Il silenzio imbarazzato balzò tra di loro. Dylan fissava la ragazza con un sbieco sorriso, Axel continuava a fulminare con lo sguardo il mutaforma, mentre Emily teneva gli occhi puntati sul pavimento, con le gote tinte di rosa.
<< un attimo di attenzione >>
esclamò a gran voce l’uomo che prima troneggiava a capo tavola, attirando l’attenzione di tutti i presenti. Con estremo sollievo da parte di Dylan.
<< non sembrano in procinto di giungere altri invitati per questa notte, quindi dò inizio alla riunione, vi prego di prender ognuno il proprio posto >>
Dylan si guardò attorno alla ricerca di un posto libero dove accomodarsi, vide una sedia libera accanto ad Emily, così velocemente la raggiunse, scoprendo con delusione che il posto apparteneva ad Axel.
<< scusate >>
mormorò, lasciando che l’uomo gli scoccasse un’altra occhiataccia, prima di dividere lui ed Emily.
<< qui, giovanotto! >>
lo chiamò il capo tavola, indicando una sedia libera alla sua sinistra. Quella alla sua destra era appena stata occupata da Vanille, con suo estremo dispiacere.
<< ciao, dolcezza >>
scherzò la vampira, non appena Dylan li raggiunse. Il mutaforma rispose con una smorfia, rivolgendo una sola, semplice e veloce occhiata ad Emily. Era tutta intenta a fissare il foglio davanti a lei, sistemandosi di tanto in tanto gli occhiali che le ricadevano, essendo troppo grandi per un viso minuto come il suo. Quando cambiò la visuale, si ritrovò gli occhi di Vanille puntati addosso.
<< tu ed Emily? Axel non la prenderebbe molto bene >>
scosse la testa. Suscitando la curiosità di Dylan con quelle poche parole. Lei conosceva Axel ed Emily?
<< li conosci? Sai dirmi qualcosa di più su di loro? >>
domandò, preso dalla brama del sapere. La vampira non rispose, ed il mutaforma non fece in tempo ad insistere, poiché lo sconosciuto accanto a loro si mise in piedi, e dopo aver dato una veloce occhiata al foglio in mano, ordinò a tutti di fare silenzio.
Solo in quell’istante notò che il foglio che aveva Emily era lo stesso che aveva lo sconosciuto. Lui e Vanille erano gli unici che non avevano niente sotto gli occhi, l’unico oggetto presente vicino a loro era un calice per ciascuno. Lo portò al naso, il liquido che conteneva era vino. Vanille gli scoccò un’occhiataccia che lo invitava a posare il calice e a prestare attenzione. Anche se non intendeva seguire gli ordini di una vampira, posò lo stesso la fonte di vino, donando lo sguardo sullo sconosciuto, che ora blaterava qualcosa riguardo la riunione.
<< come vi stavo spiegando, prima che i due nuovi arrivati ci raggiungessero, l’ordine dei tre pilastri della non-umanità, si basa sul potere, sul sangue e sulla vita eterna. Ora, sono a conoscenza che molti di voi non possiedono la vita eterna, alcuni non gradiscono il sangue, ed altri non hanno nemmeno il potere. Non sono necessarie queste peculiarità per far parte del nostro ordine, l’unica cosa che ci interessa è ciò che vi rende diversi dagli umani...>>
tutti fissavano rapiti lo sconosciuto, Dylan era l’unico che ogni tanto spostava lo sguardo, gettandolo su Emily, anche lei era rapita dalle sue parole.
<< ...come vi ho già detto nell’invito, gli umani si stanno rivoltando, orde di persone comuni ci vogliono uccidere, vogliono porre fine alla nostra esistenza. Noi non glielo permetteremo, vi ho radunato tutti qui nella speranza che insieme quest’attacco venga fermato.. si? >>
una mano si alzò dalla folla, apparteneva ad un giovane ragazzo. Lo sconosciuto s’interruppe per dare la parola a lui.
<< ciò implicherà la fine della razza umana? >>
domandò. Vanille ridacchiò a bassa voce, preferendo fissare il legno del tavolo che il viso del ragazzo.
<< no, non è questo il nostro obbiettivo.. non dubito che a molti di voi ciò non dispiacerebbe, ma non intendiamo scatenare una rivolta per conquistare il mondo.. i nostri nemici in questo caso fanno parte di un’associazione, sono un gruppo di umani che ci studia e ci da la caccia, con l’intenzione di ucciderci definitivamente. Ora non sappiamo quando sarà l’attacco decisivo, l’unica cosa che sappiamo è che restare in giro senza una difesa può rivelarsi letale per molti di noi >>
la vampira scosse la testa, alzando la mano. Lo sconosciuto s’interruppe nuovamente, dandole la parola.
<< restando nello stesso posto, in meno di un mese, scopriranno il nostro covo, e così ci avranno in pugno tutti quanti >>
alcuni assensi si alzarono tra i presenti.
<< non tutti sono in grado di difendersi da soli, un esercito di mille creature vale più di un unico soggetto >>
gli assensi aumentarono a questa affermazione. Vanille sembrò turbata dalla risposta, mentre lo sconosciuto riprese il comando della situazione.
<< per il resto dovremo aspettare che anche gli ultimi invitati ci raggiungano, intanto Mal mostrerà le stanze ai due nuovi arrivati, mentre voi sapete già dove andare >>
seguì un rumore di sedie spostate e rimesse a posto, ed in breve la sala si svuotò. Dylan lasciò Vanille e lo sconosciuto a continuare il discorso da soli, mentre con lo sguardo seguiva il profilo di Emily che svaniva dietro un portone.
<< seguitemi >>
Mal era l’uomo che prima li aveva accolti all’entrata, ed ora si accingeva a mostrargli la sua camera da letto. Dopo alcuni piani di scale ed alcuni giri per i corridoi (tra l’altro tutti molto simili tra loro), finalmente Mal si fermò davanti ad una porta con su inciso un numero, 226. L’uomo infilò la chiave, aprendola e facendo cenno a Dylan di precederlo.
<< Wow, vi mantenete bene qui >>
esclamò, iniziando a curiosare per la stanza. L’aspetto della camera non andava molto lontano da quello delle suite d’albergo, un genere di lusso che Dylan mai si sarebbe sognato di possedere, tranne quando stava per commettere un furto, in quei momenti s’immaginava sempre immerso nel lusso.
<< potete andare >>
disse a Mal, quando notò che l’uomo era ancora fermo sulla soglia della porta che attendeva un qualche ordine.
<< decisamente meglio della mia roulotte >>

* * * *



<< sempre a comandare qualcuno, vero Ayrus?>>
Vanille si sedette sopra il tavolo, accavallando le gambe. Ayrus la fissava con malizia mista a diffidenza, non sapeva mai cos’aspettarsi da lei.
<< mi conosci, è il mio lavoro >>
rispose, avvicinandosi alla vampira.
<< il mio invece è quello di superarti in potere e di metterti i bastoni tra le ruote >>
esclamò, scendendo dal tavolo e rimanendo a pochi centimetri dal viso di Ayrus.
<< anni fa hanno esagerato con te, gli avevo detto di smetterla e di lasciarti seguire le tue teorie.. ora ne hai l’occasione, perché fingi che non t’interessi? >>
Vanille si allontanò di colpo dall’uomo, infastidita da ciò che aveva ripescato dai ricordi.
<< avevano ragione loro, ero una stupida! Ora lo stupido sei tu >>
senza aggiungere altro si avviò verso le scale. Fermò con un gesto Mal, prima che l’uomo iniziasse a seguirla.
<< non ho scordato dov’è la mia camera >>
Mal si girò verso Ayrus, indeciso sul da farsi.
<< lasciala andare... la mia piccola Regina delle Tenebre >>


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Capitolo 10
*** The Other Side ***


Salve! In questo capitolo torneremo a parlare dell’umano Joshua... buona lettura^^
Rispondo ai commenti:

Per trullitrulli: tranquilla, non intendo cimentarmi nè nella fantascienza estrema nè in qualche rito magico :) hihi mi piacciono i tuoi vaneggiamenti, il PUF e SPLAT xD Emily ed Axel non ho spiegato cosa sono di preciso per poi dirlo in seguito, comunque posso dirti che il loro non è un legame di parentela, ma allo stesso tempo molto forte^^ buona lettura^^

Per Gaea: fa bene a puzzarti, c'è sotto qualcosa.. qui entra in scena un personaggio anche lui fondamentale per la storia.. buona lettura^^

XOSummerbestXO


The Other Side






"Quanto tempo,
quanto tempo scivolerò
Lontano dall’altra mia parte
Non credo che sia sbagliato
Tagliarsi la gola
E’ tutto ciò che mi resta."



[da "Otherside" dei Red Hot Chili Peppers]

* * * *

Il profilo del castello prendeva una forma più definita, mentre Joshua raggiungeva il cancello, quasi senza più fiato in gola. Non sapeva molto su quell’edificio, solo che un tempo era una villa posseduta da una delle famiglie più importanti della città. Quelle persone erano morte da anni ormai, e le luci che s’intravedevano dalle finestre non potevano essere state accese dai vecchi proprietari. Tutto ciò lo portava a cercare un angolino dove nascondersi e a non rischiare entrando nel castello.
potrebbe essere posseduto da qualcosa peggiore della creatura che mi sta inseguendo
Percorse il muro di cinta per alcuni metri, guardandosi le spalle nel caso la donna da cui fuggiva l’avesse raggiunto. Non udiva altri passi oltre ai suoi, forse l’aveva seminata! Si lasciò cadere per un secondo sull’erba, dando il tempo di far riposare i piedi, distrutti e sempre più difficili da portare avanti. L’angolo in cui si era concesso un po’ di pace era troppo in vista per poter essere usato per più di pochi minuti, quindi urgeva un altro luogo dove nascondersi. Il castello svoltava ad un certo punto, creando un angolo privo di luce, adatto come rifugio.
Si rimise in piedi con più di uno sforzo, rischiando di perdere l’equilibrio in poco tempo. Strisciò a terra il piede destro, reduce da una precedente brutta caduta. Quel movimento gli procurò del dolore, che lo spinse quasi ad urlare. Dovette trattenersi, mordendosi il labbro inferiore, mentre caricava tutto il perso del suo corpo sul piede sinistro.
Con enorme sollievo, raggiunse l’angolo, lasciando che la fatica lo portasse a terra. La testa era posata contro il muro ed i piedi uscivano di poco dall’ombra. Il suo piano era di riprendere forze, fino a raggiungere la carica adatta per poter superare il bosco e ritornare al paese.
avrai nuovamente bisogno di riposarti anche nel bosco, chi ti assicura che la creatura non sia proprio lì?
L’unica alternativa era rischiare, rimanere fermo in attesa di soccorsi non era nei suoi piani. Ansimava cercando di riprendere il controllo del battito impazzito del suo cuore. La fronte madida di sudore gli pulsava continuamente, portandolo a pensare a qualche altra ferita grave.
<< gli umani non sono ammessi >>
una voce sibilante s’intromise nel corso dei suoi pensieri. Con terrore si voltò indietro: un uomo, all’apparenza del tutto normale, lo fissava. Joshua d’istinto si alzò dal terreno, intimorito e allo stesso tempo pieno di speranza. Confidava nella possibilità che quell’uomo potesse aiutarlo.
<< non capisco cosa intendete... anche voi siete umano >>
esclamò Joshua, indicando lo sconosciuto.
<< non del tutto >>
ora capiva perché la voce era così sibilante, la lingua del presunto uomo era quella di un serpente! Joshua non s’intendeva molto di demoni, ma di certo sapeva che non erano creature pronte ad aiutare un umano in difficoltà. Si guardò intorno, temendo di essere circondato da altri come lo sconosciuto.
<< qui fuori ci sono solo io, non preoccuparti.. sarò veloce >>
il demone compiette alcuni passi in avanti, mentre Joshua retrocedeva, sperando che le sue gambe non lo abbandonassero proprio in quel momento. Era sicuro che uno scatto troppo veloce seguito da una corsa fosse troppo per lui, ed il suo piede infortunato non semplificava di certo le cose.
<< tu non farai proprio niente al nostro ospite >>
una terza voce s’intromise fra i due. Dal buio dell’angolo fece la sua apparizione un altro uomo. Joshua venne preso dal panico.
e se anche lui è un demone ed altri sono pronti ad arrivare?
<< calmatevi, non intendo farvi del male... e nemmeno lui >>
il neo giunto ammonì con lo sguardo il demone a pochi passi da lui, che a sua volta abbassò il capo, come a scusarsi.
<< il mio nome è Sands Hebert Dewis, ed il vostro? >>
Joshua rimase di pietra all’udire quel cognome, era certo che non vi fossero parenti ancora vivi degli originari proprietari della villa. Si trattava di un fantasma? Eppure era troppo reale per esserlo. Si rese conto che Sands attendeva ancora la sua presentazione, con la mano protratta verso di lui.
<< io mi chiamo Joshua Collins >>
si presentò con titubanza, rifiutando quell’amichevole stretta. Sands ritrasse la mano, minimamente turbato dalla freddezza di Joshua. Sul suo viso spiccava un semplice sorriso, l’occhio sinistro era celato da una benda nera, mentre una traccia rossa pendeva dall’oculare nascosto. Si trattava di sangue? Joshua non osava nemmeno chiederlo. Sands aveva una capigliatura scura, che non raggiungeva le spalle, il suo abbigliamento era comune, se non fosse per il particolare mantello di pelliccia nero che ricopriva le sue spalle.
<< Joshua, spero che questo soldato non vi abbia recato danni... sapete, i demoni Slyth sono ottimi guardiani ma pessimi padroni di casa >>
esclamò, fissando contrariato il demone accanto a loro.
<< no.. non ne ha avuto tempo >>
rispose Joshua, ancora confuso da quella strana situazione. Sands sussurrò qualcosa allo Slyth in una lingua non comprensibile ad orecchio umano. Il demone annuì, allontanandosi da loro. Non riuscì comunque a sentirsi più tranquillo, non avendo ancora capito le vere intenzioni dell’uomo-fantasma davanti a lui.
<< siete anche voi un demone? >>
domandò Joshua, senza cercare di nascondere i suoi dubbi. Sands ridacchiò, facendogli cenno di seguirlo.
<< assolutamente no >>
i due si avviarono nel verde, fino a raggiungere un’entrata del castello nascosta dalle fronde degli alberi. Lo Slyth era appena entrato, ed aveva lasciato la porta aperta per permettere anche loro di accedervi. Joshua non era sicuro di voler entrare dentro il castello, ed era sul punto di rifiutare educatamente l’invito. La vista di due occhi immersi nell’oscurità del bosco accanto gli fecero cambiare idea, di certo Sands sembrava più amichevole della creatura che gli dava la caccia.
<< siete umano? >>
continuò il suo interrogatorio, scendendo le scale illuminate da delle candele poste ai lati. Il luogo in cui si stavano dirigendo ricordava le segrete di un antico castello medievale, e forse si trattava proprio di quelle.
<< no! >>
rispose Sands, guardandolo come se lo avesse appena insultato. Joshua si preparò un’altra domanda, mentre ormai le scale finivano ed un lungo corridoio si presentava davanti a loro. Il posto aveva un tocco di macabro, causato dai cadaveri posti ai lati ed alcuni esseri (umani o soprannaturali? Joshua non riusciva a capirlo) legati con delle manette contro il muro, che urlavano insulti contro di Sands, mentre supplicavano Joshua di liberarli. Dopo ciò che aveva visto era sicuro di dover scappare da lì, e subito. Altri demoni Slyth li circondavano, quindi la fuga non era consona in quelle circostanze. L’unica cosa che gli rimaneva da fare era aspettare e pregare.
<< allora siete morto? >>
domandò, temendo la risposta. Sands si fermò, voltandosi verso Joshua, tenendo gli occhi fissi nei suoi.
<< diciamo che non sono né vivo, né morto, non faccio parte del loro mondo...>> con l’indice indicò i demoni Slyth << e nemmeno del tuo >> questa volta il dito fu puntato su di lui << semplicemente non dovrei essere qui.. invece eccomi >>
Sands allargò le braccia, sorridendo. Joshua era ancora terrorizzato dalle voci di coloro che stavano legati al muro.
<< non sono un vampiro, non sono nessuna creatura che tu puoi anche solo lontanamente pensare... ciò che devi realmente sapere è cosa sarai tu >>
l’umano non riusciva a capire cosa intendesse con l’ultima affermazione, né cosa potesse essere in realtà Sands. Anche solo il fatto che non fosse umano lo inquietava, nonostante fosse abituato a lavorare con creature soprannaturali, averle vicino senza un armata accanto e qualche strumento di difesa gli procurava un’ondata infinita di paura.
Sands tornò a camminare, facendo cenno a Joshua di seguirlo. Non sapeva dove intendesse condurlo, né dove volesse realmente andare. L’unica cosa di cui era sicuro era che ogni posto lontano da lì sarebbe stato l’ideale.

* * * *



stupida feccia umana, è andato dentro il castello!
la donna non sapeva se essere felice perché finalmente l’uomo era in trappola, o se lamentarsi perché lo strano tipo con la benda di prima gli aveva rubato la preda. Aveva ancora con sé il misterioso biglietto che la invitava ad entrare anche lei in quell’edificio, cosa che poteva tornare molto utile per la sua caccia. La seconda porta sul retro (quella da cui era entrato l’uomo) era chiusa, l’alternativa era il cancello principale.
Abbandonò il buio del bosco, raggiungendo l’inferriata in metallo. Senza esitazione premette più volte l’indice contro il campanello, attendendo con ansia che la porta si aprisse. Un uomo uscì da lì, senza il minimo sforzo il cancello si aprì da solo. La donna rimase un attimo interdetta, chiedendosi come avesse fatto. Subito dopo abbandonò quei dubbi, raggiungendo lo sconosciuto con il biglietto in mano. Lo mostrò trionfante, venendo invitata ad entrare.
<< la riunione è finita da poco, se volete posso condurvi alla vostra camera >>
la donna annuì, progettando già come sgattaiolare verso le segrete del castello.


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Capitolo 11
*** Down The Evil ***


Salve! Adesso passiamo a Billie e Liam, buona lettura^^
Rispondo ai commenti:

Per trullitrulli: già, un bel colpo di scena! Tranquilla, voglio sfruttare anche altre creature, perciò nessun altro vampiro^^ buona lettura^^

Per DarkViolet92: bene, sono felice che ti piaccia, spero continuerai a seguirmi^^ buona lettura^^

XOSummerbestXO


Down The Evil






"La fine è vicina ,
Tutte le grandi cose se ne vanno ,
Senti il freddo arrivare dietro l’angolo,
Tutto cambierà di nuovo,
Giù un altro giorno."



[da “Down Another Day” dei Limp Bizkit]
* * * *

Non c’era nessuno, era in ritardo? Non lo poteva sapere con certezza, e poi in ritardo per cosa? Non era ancora riuscita a capire cosa stesse accadendo precisamente, era confusa. In più una sensazione la premeva, attirandola verso una porta precisa.
devo seguire il mio istinto?
Billie era entrata dentro il castello, il solito rito di passaggio in cui veniva accolta all’interno era passato. Chiunque abitasse in quel posto in quell’istante era assente, e la ragazza fu costretta a rimanere impacciata al centro della sala desolata. Lo sconosciuto che l’aveva fatta entrare le aveva detto che sarebbe tornato subito per indicarle la camera dove dormire. Billie ancora non aveva capito nulla di ciò che stava succedendo, perché doveva rimanere lì per la notte? Era un opzione che sospettava e che in parte desiderava, ma contava ancora in una spiegazione da parte dello sconosciuto. Quest’ultimo era sparito da qualche minuto, e la ragazza stava perdendo la speranza di vederlo ritornare. Iniziò a passeggiare per la stanza, composta da un lungo tavolo e qualche particolare decorazione ai muri. La porta posta nell’angolo attirava ancora la sua curiosità. Quel semplice legno in noce emanava delle onde negative impossibili da ignorare, in altri casi si sarebbe ritrovata a scappare dal possibile pericolo. Però c’era qualcosa in quelle sensazioni, una certa adrenalina, che la portava ad avvicinarsi di più ed a scoprire cosa si celava dietro quella porta. Posò la mano sulla maniglia, pronta a girarla.
<< molti non gradirebbero una visita notturna da parte di una ragazzina >>
La voce dello sconosciuto di prima la fece sobbalzare. Subito la mano tornò al suo posto. Billie si voltò di scatto verso l’uomo.
<< scusate, io non… >>
Lasciò la frase a metà. Quelle parole aleggiarono nel silenzio, lasciando un alone di sospetto nei suoi confronti. Lo sconosciuto si accontentò di quella scusa appena accennata, facendo cenno a Billie di seguirlo.
I due proseguirono lungo un corridoio, fino a trovarsi circondati da camere d’albergo.
la nonna mi aveva raccontato che alla morte dei proprietari la casa era stata usata per breve tempo come hotel, chiuso in seguito per fallimento
L’uomo le aprì la porta, stanza numero 223. Billie lasciò andare il bagaglio per terra, curiosando intorno. Un armadio, un letto ed una scrivania, questo era il semplice arredamento al suo interno.
<< scusate, potreste spiegarmi… >>
Lo sconosciuto chiuse la porta alle spalle della ragazza senza darle tempo di terminare la frase.
<<…come avvengono qui le cose >>
Concluse la richiesta in un mormorio, rimanendo turbata dalla velocità con cui quell’uomo l’aveva abbandonata in una stanza senza spiegarle niente.
<< inquietante >>
Commentò il quadro posto sopra il letto matrimoniale. Raffigurava un uomo vestito in modo elegante che con portamento fiero teneva il bastone al suo fianco. Ciò che attirava più l’attenzione era l’assenza degli occhi e le guancie insanguinate. Quella che fino a poco fa le era parsa una bella camera ora era solo un posto destinato a farle passare una notte insonne.

* * * *



<< bleah >>
Un tanfo insopportabile gli giunse al naso. Con una smorfia aprì un’altra porta, che una volta chiusa alle spalle riuscì a nascondere l’odore di prima. Scese ancora le scale, ed ecco un luogo buio e nascosto, esattamente quello che cercava. S’inginocchiò con le spalle contro il muro, mentre fissava davanti a sé perso nei suoi pensieri.
Liam era appena sgattaiolato via dalla sua stanza, neanche il tempo di veder sparire il tipo che l’aveva fatto entrare, ed era già da un’altra parte. Si sentiva a disagio al pensiero di altre persone come lui, forse addirittura qualcuno con il suo stesso (mostro?) potere, qualcuno che invece di farsi sopraffare da quella creatura era in grado di bloccarla, magari per sempre..
e se qualcuno è in grado di leggerti il pensiero e scopre che hai appena ucciso?
Quello era uno degli altri motivi per cui ora si nascondeva. Non sapeva molto degli altri poteri, perciò non aveva idea se uno potesse o no leggergli la mente anche da un’altra stanza.
non sarei dovuto venire qui
Si rimproverò. Un rumore lo destò dai suoi ragionamenti, la porta era stata aperta, ed ora qualcuno scendeva le scale.

* * * *



La sensazione continuava, ancora pochi passi e avrebbe raggiunto la causa di tutto. Aveva paura, ma la curiosità la sormontava, ed ormai mancava poco ad arrivare.
<< ah sei tu, mi hai spaventato >>
Il piede lasciò l’ultimo gradino. Liam, il ragazzo che aveva incontrato in treno, era davanti a lei. Le rivolse un sorriso sollevato, tornando a sedersi per terra.
<< tu che ci fai qui? >>
Gli domandò, dando un’occhiata intorno a se. Le onde negative superavano la figura di Liam, quindi non era lui la causa di quelle sensazioni.
<< potrei farti la stessa domanda, ma non lo farò.. non m’interessa, mi basta sapere perché io sono qui >>
Billie non si aspettava una risposta simile. Scosse la testa, lasciando perdere la questione. Individuò l’onda proseguire verso altre scale che scendevano ancora più in basso.
<< sai dove portano quelle scale? >>
La ragazza indicò i gradini poco lontani da loro, Liam scosse la testa.
<< non ne ho idea, di certo portano più in basso >>
Le rivolse un sorriso, rimanendo con gli occhi fissi su Billie. Era riuscita ad attirare la sua attenzione.
<< grazie per l’aiuto >>
Ironizzò, superando il ragazzo. Raggiunse le scale, dando prima un occhiata verso la fine dei gradini, vedeva solo un semplice pavimento in legno. Decisa a seguire il suo intuito iniziò a scendere, venendo fermata dopo poco dalla voce di Liam.
<< aspetta >>
Il giovane si materializzò accanto a lei, Billie lo guardò senza capire.
<< vengo con te >>

* * * *



Gli occhi verdi di Liam fissarono con sicurezza quelli della ragazza. Sapeva che Billie aveva un motivo per andare da quella parte, anche lei aveva un potere speciale. Sperava di capire qualcosa in più su quel luogo sconosciuto, e di certo insieme avrebbero avuto più fortuna che da soli. Almeno questo era ciò che sperava. L’unione fa la forza…


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Capitolo 12
*** Changing Principles ***


Salve! Ora è il turno di Dylan e Vanille, buona lettura^^
Rispondo ai commenti:

Per trullitrulli: esatto, capitolo di passaggio.. Beh ti posso assicurare che i lupi mannari non mancheranno, anche se non posso rivelarti chi sarà o chi lo è già^^ buona lettura^^

Per DarkViolet92: grazie^^ non preoccuparti, recensisci quando vuoi, non intendo obbligarti a farlo se non vuoi o non hai tempo^^ buona lettura^^
XOSummerbestXO


Changing Principles






"Ancora non so cosa stavo aspettando,
E il mio tempo stava correndo selvaggio,
Un milione di vicoli ciechi e,
Ogni volta ho pensato di avercela fatta,
Sembrava che il sapore non fosse così dolce."



[da “Changes” di David Bowie]
* * * *

La pallina di plastica andò a scontrarsi contro il soffitto e poi ricadde giù, nelle sue mani. Un altro lancio, e naturalmente la forza di gravità la riportò ancora da lui. Quanto si annoiava a restare solo in una stanza senza far niente, non c’era neanche la tv. Dylan lanciò la palla contro il pavimento, rimbalzò per un po’, fermandosi in seguito in mezzo alla stanza. L’uomo si guardò attorno, alla ricerca di qualcosa da fare. Stava per frugare nei mobili alla ricerca di bevande alcoliche, quando qualcuno bussò alla porta. Chiunque vi fosse dall’altra parte del legno non dovette aspettare molto, poiché Dylan aprì la porta in un attimo.
<< ciao >>
Una sorridente Emily gli si parò davanti. Era in tenuta da letto, portava addosso un semplice pigiama composto da una maglietta corta bianca e dei calzoncini neri. Un sorriso malizioso comparve sul viso di Dylan non appena vide la ragazza.
<< ciao, accomodati >>
Le fece cenno di entrare, chiudendo la porta alle sue spalle non appena Emily varcò la soglia.
<< le stanze si somigliano un po’ tutte qui dentro, anche la mia ha un arredamento come questo >>
Commentò la giovane, passando una mano su di uno dei mobili. Dylan si accomodò nel letto, facendole cenno di sedersi accanto a lui.
<< immagino tu non sia qui solo per esaminare la mia stanza >>
Disse Dylan, mentre Emily si sedeva sul materasso, mantenendo comunque una certa distanza tra di loro. Quest’ultima scosse la testa, senza però dare alcuna motivazione per cui si trovava lì in quel momento. Il mutaforma decise di prendere parola, vedendo la ragazza che rimaneva sulle sue, decisamente non sul punto di aprir bocca.
<< non hai freddo vestita così? >>
Incominciò il discorso restando vago. La prima cosa che aveva notato vedendo la ragazza era che a pieno inverno portava addosso una semplice maglietta e shorts, mentre lui aveva pure difficoltà a riscaldarsi con il pigiama pesante che si era portato dietro.
Emily squadrò prima se stessa e poi Dylan, notando la differenza nell’abbigliamento.
<< tendo sempre ad avere molto caldo, Axel dice che è normale per noi avere questa temperatura >>
Sorrise, fissando Dylan attraverso le lenti dei suoi occhiali.
<< per "voi" è normale >>
Il mutaforma ripeté l’ultima parte rielaborandola dentro di se. Sapeva che quando parlava di “loro” intendeva quelli della sue specie, quelli che avevano la sua stessa particolarità. Nonostante tutto però non era ancora riuscito a capire chi fossero, Emily poi non intendeva dirglielo, Axel era contrario, e da quanto aveva capito la ragazza tendeva a rispettare le sue decisioni.
<< so a cosa stai pensando: cosa sono loro? Cosa non vuole dirmi? >>
Emily pronunciò la frase modificando la voce in un tono più maschile, imitando in parte quella di Dylan.
<< esatto, non è che sei venuta qui per dirmelo? >>
Domandò, curioso. Emily rise, scuotendo la testa.
<< no, anche se so che prima o poi capirai.. Ti basterà unire i pezzi di puzzle che ti getterò ogni tanto.. Non sono molto brava a tenere i segreti >>
La ragazza arricciò il naso, come di solito faceva quando qualcosa non le andava a genio.
<< allora perché sei venuta? >>
Questa volta il mutaforma assunse un tono malizioso, la ragazza sgranò gli occhi, subito dopo scoppiò a ridere scuotendo la testa più volte.
<< non per quello che credi! A dire la verità sono venuta a chiederti scusa da parte di Axel, per come si è comportato.. >>
Fece un gesto vago con la mano, attendendo risposta da parte di Dylan.
<< ah okay >>
Rispose semplicemente. La ragazza sembrò sollevata, forse temeva che Dylan rifiutasse le sue scuse?
<< tutto qui? >>
Aggiunse poi, con una punta di delusione. Emily allargò il suo sorriso, dando un lieve colpo alla spalla di Dylan, ridendo alla vista della sua reazione.
<< ah! >>
Si lamentò il mutaforma, massaggiandosi la spalla. La ragazza continuò a ridere.
<< dovresti andare più spesso in palestra! >>
Lo rimbeccò, alzandosi dal letto. Quella piccoletta con poco più della metà del suo peso aveva appena dato un colpo micidiale a Dylan, e quest’ultimo ancora si chiedeva dove avesse trovato tutta quella forza.
<< vai già via? >>
Chiese dispiaciuto, sperava di scoprire di più su quella misteriosa ragazza.
<< si, è tardi e sono piuttosto stanca >>
Esclamò Emily, stiracchiandosi e sbadigliando. Dylan evitò di fare altre battute, non intendeva essere umiliato nuovamente.
<< buonanotte Wonder Woman >>
Si limitò ad un semplice soprannome, ricevendo solo un occhiata divertita da parte della ragazza.
<< buonanotte femminuccia >>
Lo schernì lei, sparendo dietro la porta prima che Dylan ribattesse. Quella ragazza poteva tornargli utile, di certo gli avrebbe chiarito molte cose sul castello, inoltre, da quanto aveva appreso poco fa, poteva rivelarsi un ottima alleata in una probabile lotta. Un solo quesito gli rimaneva in mente: doveva davvero seguire delle regole e non uccidere tutti gli umani?

* * * *



Vanille era davanti allo specchio che si pettinava i capelli, non poteva vedere il suo riflesso, ma l’abitudine che l’aveva accompagnata nel suo passato da umana appariva un gesto così scontato che ancora adesso teneva con se. Chissà se i suoi boccoli rosso fuoco erano ancora come li ricordava un tempo, la sua vanità non era più come quando era umana, adesso passare attimi ad ammirarsi allo specchio era inutile. Sospirò pensierosa, rimettendo la spazzola al suo posto. Si alzò dallo sgabello andando a prendere il mantello che giaceva sopra il letto. Lo indossò coprendo l’abito che teneva addosso dalla sera precedente. Così poteva passare benissimo inosservata mentre sgattaiolava fuori dal castello. Lasciò perdere l’istinto di mettersi davanti allo specchio per vedere se il mantello nascondeva il rosso dei suoi capelli.
Aprì la porta con un cigolio, guardò da una parte e dall’altra, in seguito si avviò lungo il corridoio, sorpassando molte stanze che stagliavano ai lati.
<< dove vai a quest’ora? >>
Avrebbe riconosciuto la voce di Ayrus tra mille. Profonda e quasi sempre con una cadenza che lasciava pensare ad un rimprovero. Si voltò scocciata, non aveva proprio voglia di affrontare un discorso con lui.
<< faccio una passeggiata >>
Spiegò brevemente, pronta a tornare per i suoi passi. In un istante Ayrus fu davanti a lei, Vanille sbuffò infastidita.
<< non mentirmi >>
Perché ogni volta che Ayrus prendeva parola Vanille aveva la sensazione che si riferisse a ciò che era accaduto anni fa?
un altro motivo per detestarlo
Pensò la vampira, senza rivelare il motivo della sua fuga notturna.
<< andavi a cibarti? >>
Il tono di voce di Ayrus mutò in uno leggermente deluso.
sai che non trattengo i miei impulsi, perché allora fingi di essere deluso dal mio comportamento? Sembri quasi sorpreso!
<< certo, sai benissimo che detesto rimanere senza sangue per tutta la notte, perciò addio >>
Vanille superò Ayrus, venendo però bloccata a metà strada dalle sue parole.
<< a dire la verità speravo in un aiuto da parte tua >>
La vampira si voltò nuovamente, guardandolo disgustata.
<< da quando chiedi aiuto? >>
Gli domandò, pronta ad alzare nuovamente i tacchi ed andarsene.
<< sai che non è una cosa che faccio volentieri, però sento che la Vanille che conoscevo è in grado di aiutarmi >>
Quella risposta la spiazzò, aveva ragione quando pensava che ad ogni sua parola rivangasse il loro passato, era proprio così. Dopo tutto quel tempo che aveva passato per cancellarlo…
<< lei è morta >>
Rispose in un sussurro, rimanendo comunque ferma a metà strada, tra il corridoio che dava per le stanze e l’uscita. Ayrus compiette alcuni passi raggiungendola.
<< non del tutto, sono stati quelli del Consiglio passato a farti questo, insieme possiamo farla tornare >>
Mormorò l’uomo, accarezzandole la schiena. La vampira scacciò la sua mano, indietreggiando.
<< lei non vuole tornare! E poi anche tu facevi parte di quel Consiglio.. >>
Esclamò brusca, un lampo di fuoco attraversò i suoi occhi. Il solo ricordo di quel giorno la faceva star male.
<< lo so, ma io ero dalla tua parte.. e tu ora devi essere dalla mia, mi permetti di spiegarti in cosa consisterebbe il tuo aiuto? >>
Il tono di voce era più calmo del solito, la vampira valutò la richiesta. Dopo un attimo di esitazione, annuì.
<< non tutti qui dentro sono d’accordo con me, speravo in un aiuto da parte tua per convincerli ad ascoltarmi, non voglio rischiare in una divisione in due fazioni, da una parte coloro che vogliono la fine del mondo umano e dall’altra quelli che lottano per difendersi >>
Vanille lo guardò scettica, davvero pensava che insieme gli avrebbero dato retta?
<< sei sempre stata molto persuasiva, so che ne saresti in grado >>
Ayrus sembrava davvero disperato. Vanille non credeva in ciò che gli aveva appena detto, sapeva che manipolare la mente di creature soprannaturali era diverso dal manipolare un umano. Nonostante tutto gli doveva dare atto che anni orsono senza di lui non avrebbe proprio saputo come fare.
<< va bene, ma ho lo stesso sete >>
Si rassegnò, facendo comparire un sorriso compiaciuto sul viso di Ayrus.
<< nella mia stanza c’è del sangue in bottiglia >>
La vampira fece una smorfia disgustata, seguendo Ayrus che saliva le scale. La sua stanza a differenza delle altre era il vecchio studio del signor Dewis, in realtà quasi tutto il piano superiore apparteneva ad Ayrus.
<< so che non è come quello a cui sei abituata, ma per alcuni giorni potrai farne a meno.. >>
Vanille non ne era poi così sicura…


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Capitolo 13
*** Transformation ***


Salve! Scusate l’enorme pausa, ora finalmente sono in vacanza ed ho tempo per aggiornare =) buona lettura^^
Rispondo ai commenti:

Per Gaea: hahaha povero Dylan xD buona lettura^^

Per trullitrulli: scusaaaaaa, sono fusaaa, mi dispiace ç__ç la battuta stile Twilight l’ho modificata, non me ne ero proprio accorta -.- le citazioni si riferiscono all’intera storia, non solo al capitolo^^ già, si va a due a due^^ buona lettura^^

Per DarkViolet92: grazie^^ buona lettura^^

XOSummerbestXO


Transformation






"Intrappolato in una spirale in pendio di dolore,
Ricordi orripilanti,
la tua vita ti passa accanto in un lampo,
Non c’è rimasta vita per te da vivere,
Hai avuto la tua parte e altro."



[da “Transmigration Macabre” degli Arch Enemy]
* * * *

La porta si aprì, mentre Sands fece cenno a Joshua di entrare. L’uomo si guardò intorno, sentendo la libertà svanire non appena lo sconosciuto chiuse la porta alle loro spalle. Il luogo in cui l’aveva condotto ricordava vagamente un laboratorio, vista la quantità di oggetti particolari posti accanto ad enormi libri.
<< posto accogliente >>
Commentò Josh, con una lieve punta di ironia nella voce. Sands gli si accostò, iniziando a far spazio nel tavolo davanti a loro. Prese alcune cose e le spostò in un angolo, tornando poi a prestare attenzione all’uomo.
<< hai deciso? >>
Gli domandò Sands, raggiungendo un armadietto ed iniziando a frugare tra le boccette di vetro contenute nel mobile. Josh rimaneva fermo sul posto, senza sapere cosa rispondere.
<< hai deciso cosa diventare? >>
Sands ripeté la domanda, specificando cosa intendesse. Josh era confuso, il suo istinto gli diceva saggiamente di scappare, ma era anche conscio di non sapere un modo per fuggire da quella stanza. Indietreggiò verso la porta, restando pietrificato in quel posto non appena Sands si voltò verso di lui, notando il suo misero tentativo di fuga. Scosse la testa, facendo cenno a Josh di avvicinarsi.
<< non fare lo stupido, torna qui.. Sai benissimo che non riuscirai a fuggire >>
Quelle parole resero ancora più vivo il suo triste presentimento: era in trappola. Rassegnato compiette qualche passo in avanti, mentre Sands appoggiava sul tavolo una delle boccette prese dal mobile di prima.
<< visto che non mi sai dire cosa vuoi diventare.. sceglierò io per te >>
Josh si sentì in dovere di ribattere.
<< io non voglio diventare un bel niente, sono umano e resto così! >>
Esclamò, fissando preoccupato la boccetta che veniva aperta con attenzione. Sands annuì, per nulla toccato da quelle parole.
<< dicono tutti così.. io credo che voi umani non abbiate davvero le idee chiare su cosa volete essere, diventare.. >>
Mentre parlava, Sands aprì un cassetto, estraendone una siringa. Josh impallidì, tornando ad indietreggiare. Finì per sbattere contro qualcosa di duro, era convinto si trattasse di un mobile, ma quando si girò si ritrovò faccia a faccia con uno dei demoni Slyth, era convinto fossero soli.
<< non è che non mi fido di te, è solo una precauzione per fare più in fretta >>
Sands spiegò il motivo della presenza del demone. Pronunciò qualcosa in una lingua a lui sconosciuta, la stessa che aveva usato tempo prima con lo stesso demone. La frase misteriosa si concluse con un “legalo” molto chiaro.
<< no >>
Mormorò Josh, venendo comunque ignorato. Il demone lo prese per le spalle, gettandola su di una sedia. Bloccò mani e piedi con delle catene, mentre la bocca viene chiusa con un semplice strofinaccio bianco.
<< la bocca chiusa è solo perché i tuoi lamenti mi urtano profondamente, anche se urlassi per tutto il giorno nessuno verrebbe comunque a salvarti >>
Disse Sands, l’ago andò ad aspirare il liquido contenuto nella boccetta. Un colore tendente al nero venne risucchiato nella siringa.
<< rilassati Josh, è solo una puntura >>
Beffeggiò l’uomo, che ora si dimenava sulla sedia terrorizzato. Lo Slyth lo tenne fermo con ancora più forza.
La siringa si avvicinò pericolosa, mentre Sands scoprì il braccio di Josh. L’ago diminuì la sua distanza dalla pelle libera dell’uomo, fino ad andare a conficcarsi all’interno. Il liquido nero percorse la sua strada lasciando la siringa per andare nel corpo di Josh. Fino a che tutto il liquido non venne consumato, e Sands levò l’ago dal braccio, fissando compiaciuto l’uomo che confuso si guardava attorno.
Dopo una bella dormita sarai come nuovo…

* * * *



Non stava sbagliando strada, ne era sicura, ancora pochi passi ed eccola che raggiunge le segrete. Un tanfo nauseabondo di paura e morte raggiunse le sue narici. Come un leone alla ricerca della sua preda si avviava nel corridoio, incontrando vari umani, tutti in preda alla disperazione, e nessuno era quello che cercava.
<< controllalo, chiamami quando si risveglia >>
La porta si aprì, da lì apparve Sands. Fissò con attenzione e curiosità la sconosciuta davanti a lui, il suo abbigliamento particolare lo portava a pensare che non si trattasse di un umana.
<< ciao >>
La salutò con voce melliflua. Allungò la mano, pronto a fare la sua conoscenza, ma la donna non la strinse, rimanendo a fissarlo con sospetto. Sands sorrise, capendo di aver davanti una combattente, lo stava valutando come preda?
<< come mai sei qui? Cosa ti porta nei sotterranei? Il clima di amore e pace del piano superiore non ti piaceva? >>
Domandò, senza ricevere nessuna risposta. Guardò stranito la ragazza.
<< sai parlare? >>
La donna annuì, e da ciò dedusse che riusciva anche a sentirlo.
Però lei continuava a non rispondere, non si fidava degli sconosciuti, dargli troppe informazioni poteva risultare uno svantaggio nei suoi confronti. Preferì continuare a non proferire parola.
<< non sei una persona di molte parole.. che ne dici se facciamo una visita di sopra? Io da solo non posso salire, ma con te.. non avrò problemi >>
La donna si lasciò incantare da quella voce, senza opporre resistenza quando Sands prese la sua mano e la condusse fuori dai sotterranei. Ebbe solo un attimo di esitazione, quando nella stanza dalla quale era appena uscito lo strano tipo era convinta di aver scorso la sua preda, forse però si sbagliava. Quindi lasciò che le sue convinzioni rimanessero in un angolo, seguendo Sands.

* * * *



<< ancora nessuna traccia del tenente Collins? >>
L’uomo dalla divisa nera ed il distintivo appuntato sul petto disse alla donna con cui stava parlando di attendere, mentre si voltava verso colui che gli aveva appena posto la domanda.
<< stiamo ancora intervistando le ultime persone con cui ha parlato, la macchina che da verso il bosco ci lascia pensare che si sia diretto verso il vecchio castello, ma non ne siamo ancora certi >>
Illustrò le sue scoperte il poliziotto, tornando poi a conversare con la donna di prima.
Greg Thomas ne era sicuro, ciò che era accaduto al tenente Collins aveva a che fare con qualcosa di soprannaturale. Quel poliziotto non avrebbe mai potuto davvero aiutarli a ritrovare Joshua, gli conveniva rivolgersi al suo superiore, nella speranza che loro stessi facessero qualcosa.
<< ehm, signore? >>
Richiamò l’attenzione di uno dei membri anziani della loro organizzazione.
<< si? >>
Greg prese un respiro, sperando di non risultare troppo sfrontato nel chiedere l’intervento dell’organizzazione.
<< la polizia non riuscirà mai a trovarlo, sono sicuro si tratti di un rapimento o comunque qualcosa che ha a che fare con l’altro mondo >>
Sussurrò, stando ben attento a non farsi udire dai poliziotti. Il suo superiore annuì, dandogli ragione.
<< sono d’accordo, stavamo già pensando di mandare una truppa a controllare il bosco ed una a visitare il vecchio castello, il tenente Collins è un membro importante dell’organizzazione, dobbiamo ritrovarlo al più presto >>


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Capitolo 14
*** Fear Of Voids ***


Salve! Mi scuso per l’abnorme ritardo, mi dispiace! Anche adesso sono di fretta, ma in tempo per aggiornare con un nuovo capitolo^^
Ringrazio DarkViolet92 e Gaea per aver recensito, vi adoro, grazie^^
Buona lettura(:
XOSummerbestXO


Fear Of Voids






"A volte mi sento un po’ strano,
Un po’ in ansia quando è buio,
Ho costantemente paura che ci sia qualcosa qui vicino,
Ho la fobia che qualcuno sia sempre qui."



[da “Fear Of The Dark” degli Iron Maiden]
* * * *

Billie rimase dietro Liam, mentre insieme scendevano cauti le scale. La giovane non aveva abbastanza coraggio da farsi avanti e precedere il ragazzo, ed in ogni caso era sicura che la virilità di Liam l’avrebbe comunque spinta a farsi da parte. I suoi occhi vagavano per la stanza spaesati, incontrando e catturando tutto il male che giaceva attorno a loro. La brutta sensazione di prima era aumentata, ed ora pervadeva nell’animo, facendola impazzire.
Liam avanzava facendo strada, il suo lato cavalleresco lo aveva spinto a precedere la ragazza, pronto ad affrontare per primo ogni avversità. L’unico problema era che lui stesso aveva bisogno di una guida, poiché la sua poca conoscenza della zona lo spingeva ad andare avanti seguendo solo il suo intuito. Liam si voltò verso Billie, notando subito la sua paura dall’espressione preoccupata che portava sul viso.
Billie puntò il dito davanti a sé, invitando Liam a seguire il suo sguardo. In un attimo il ragazzo capì il perché del suo tormento: corpi umani privi di vita erano legati contro i muri, insieme ad altri uomini, vivi, con ancora un briciolo di speranza che li spingeva a lottare per la salvezza. Questi ultimi si dimenavano urlanti, inondando l’aria con le loro suppliche disperate. I loro corpi erano segnati da ferite e lividi, mentre i polsi e le caviglie erano tenuti fermi da delle manette. Quella visione non rassicurava per niente i due giovani, che si scambiarono uno sguardo preoccupato.
Billie si dovette tenere a Liam per non cadere a terra, tutto quello che provavano quelle persone veniva intercettato dal suo “dono speciale”. Il loro terrore, il loro dolore… tutto veniva riversato sulla ragazza. Quell’afflizione la stava opprimendo, come se la radio che aveva in testa fosse stata portata la volume massimo. Doveva spegnere quella radio, non poteva sopportarlo ancora.
Liam sostenette la ragazza prima che potesse toccare il pavimento, aiutandola poi a rimettersi in piedi.
<< loro… è troppo per me! >>
Mormorò Billie, lanciando un’occhiata ad una delle persone legate. Liam, allora, si parò davanti a lei, sbarrando la strada tra la giovane e quell’uomo. Billie fu costretta ad incontrare gli occhi del ragazzo, ed una forte scossa lo fece scattare indietro. Liam abbassò subito lo sguardo. Con tutte quelle sensazioni da percepire, il suo “doppio udito” si era messo in azione, quindi, quando aveva incontrato lo sguardo di Liam, lo specchio dell’anima del ragazzo si era rivoltato verso di lei. Naturalmente Liam, che aveva capito quali fossero le sue intenzioni, aveva negato subito l’accesso, interrompendo quel contatto. La ragazza aveva appena ricevuto una porta in faccia, e, dopotutto, non poteva biasimarlo. Continuava a chiedersi se porgere la propria fiducia su quel giovane scapestrato fosse una buona idea, ed ogni volta giungeva al punto in cui si rendeva conto di non avere scelta, e che, rispetto alle persone che aveva incontrato fino ad ora, meritava la sua fiducia più degli altri.
Liam diminuì la sua vicinanza, allontanandosi di poco. Continuò a mantenere lo sguardo basso, temendo di un’altra intrusione da parte della ragazza. Evitò di aprir bocca, mentre la porta a pochi passi da loro attirava la sua attenzione.
Billie rimase con le spalle contro il muro, permettendo a Liam di prendere le distanze da lei. Imbarazzata da quella situazione, preferì guardare davanti a sé, piuttosto che fissare ancora il ragazzo.
Uno degli uomini legati scambiò il suo sguardo, sorrise, per poi balzare in avanti, venendo però trattenuto dalle catene che lo riportarono subito indietro. Billie fu sul punto di urlare, spaventata da quella inaspettata reazione dello sconosciuto.
Liam la trattenne dall’emettere un urlo, mettendole una mano davanti alla bocca. Veloce compì alcuni passi indietro, con ancora la ragazza tra le braccia, nascondendo entrambi dietro un velo d’ombra. Dalla porta era appena comparsa una strana creatura, che caparbia andò avanti di alcuni passi prima di rigirarsi in direzione del luogo da cui era appena uscito. Si guardò intorno circospetto, per poi nascondere la stanza chiudendo la porta. Non si curò di dare una mandata di chiavi, continuando però a dare un occhiata intorno a sé.
Liam iniziò a pregare nella speranza che quell’essere non notasse i loro corpi nascosti nel buio. Vide la creatura restare a pochi metri da loro, ancora scrutando la zona.
Billie lasciò che la mano del ragazzo restasse ben serrata contro la sua bocca, temeva che anche il più piccolo movimento potesse attirare l’attenzione dell’essere.
La creatura si decise ad abbandonare i controlli, sicuro che non vi fossero intrusi in quel piano. I due giovani attesero di veder sparire la figura dietro l’angolo, per poi uscire dal nascondiglio. Liam continuava a fissare la porta da cui aveva fatto il suo ingresso l’essere, desideroso di scoprire cosa vi fosse nascosto. Era nato impulsivo, e di certo una situazione come quella non avrebbe interrotto il corso del suo essere.
Billie non si accorse del ragazzo che andava avanti, da quando aveva tolto la sua mano dalla bocca della ragazza, l’unica cosa che aveva fissato erano state le sue scarpe. Quel posto non le piaceva, e la rendeva sempre più confusa.
<< ehy Billie.. vieni qui! >>
Le sussurrò il ragazzo, facendole cenno di raggiungerlo. Era accovacciato contro il legno della porta. Teneva l’orecchio appoggiato, nel tentativo di udire qualche suono. Il silenzio dominava la stanza, cosa che rese Liam ancora più deciso ad accedervi.
<< Liam! Cosa..?? >>
Non fece in tempo a finire la frase che il ragazzo stava già aprendo la porta, pronto ad entrare nella misteriosa stanza. Billie allora compiette alcuni passi verso di lui, rifiutandosi comunque di scoprire cosa nascondesse quella porta.
<< è meglio andare via di qui, ho una brutta sensazione… >>
Concluse la frase in un sussurro, massaggiandosi le spalle, a disagio. Liam non l’ascoltò, lasciando che la porta emettesse un suono stridulo prima di aprirsi del tutto. La ragazza era ancora più preoccupata, notava gli occhi dei “dannati” che continuavano a fissarli.
<< oddio >>
Quell’esclamazione la costrinse a voltarsi. Liam era entrato, la ragazza fece lo stesso. A pochi passi da loro, un uomo, all’apparenza privo di conoscenza, sedeva con il capo inclinato in avanti. Liam si avvicinò di più allo sconosciuto, allungando la mano. L’uomo si mosse non appena il ragazzo gli sfiorò la spalla, non aprì gli occhi, si limitò ad un borbottio, tornando subito ad essere immobile. Il giovane, che era accanto al tavolo pieno di strane boccette, balzò indietro spaventato, dando un colpo ad una delle bottigliette. Questa cadde a terra dividendosi in mille pezzi, ora il pavimento era pieno di vetro e di uno strano liquido scuro che si espandeva nel legno.
Billie, che nonostante fosse entrata, rimaneva comunque sulla soglia a controllare che l’essere non facesse ritorno, si girò preoccupata. Notò subito Liam che indietreggiava e la boccetta che finiva a terra. Fu presa dall’istinto di gettarsi sul pavimento a raccogliere quelle che, in ogni caso, erano prove della loro invasione in una stanza segreta.
<< secondo te cosa gli hanno fatto? >>
Domandò Liam, mantenendo lo sguardo sullo sconosciuto. Billie rimase a distanza di sicurezza dall’uomo, raggiungendo il ragazzo.
<< vista l’enorme quantità di sostanze sul tavolo.. devono avergli dato qualcosa.. >>
Liam annuì, prendendo una di quelle boccette e studiando il liquido all’interno.
<< sono stati loro a fargli questo.. dobbiamo andarcene da qui >>
Decise il giovane, posando la bottiglietta al suo posto. La ragazza esitò per un attimo.
<< io dico di portarlo con noi, è una vittima di quelle creature >>
Esclamò, ricevendo un occhiataccia da parte di Liam.
<< sei impazzita?! E se si trasforma in chissà quale mostro? >>
Gettò uno sguardo verso l’uomo, immaginandosi la scena.
<< ma.. >>
Il loro discorso venne interrotto da un rumore proveniente dal corridoio, erano sicuri non si trattasse degli uomini legati, poiché fu seguito da delle voci chiare e possenti.
<< stanno arrivando >>
I due ragazzi vennero presi dal panico, e Billie iniziò a cercare un oggetto con cui rompere le catene. Il panico del ragazzo si manifestò esageratamente, iniziando a far rompere le boccette di vetro attorno a sé. Ora di sicuro coloro che stavano per scoprirli sarebbero giunti nella stanza, cogliendoli sul fatto. Tutto attorno a loro si rompeva, e le catene dell’uomo si staccarono all’estremità in cui iniziavano, permettendo alla ragazza di alzarlo dalla sedia. Liam dominò il panico, dando una mano a Billie per scappare da lì. Intanto coloro che poco prima erano fuori dalla stanza, ora si incamminavano rapidi verso di essa.
<< presto, nascondiamoci lì! >>
Billie prese l’uomo da un lato e Liam dall’altro. Insieme raggiunsero la porta accanto a quella principale, una volta aperta scoprirono che si trattava di un semplice sgabuzzino. Erano costretti a nascondersi in attesa di avere campo libero per scappare. Liam e Billie si fecero spazio nel piccolo stanzino, ponendo l’uomo in mezzo a loro.
La porta principale si aprì con uno scatto, in contemporanea con la loro che si chiudeva avvolgendoli nel buio, tre figure fecero il loro ingresso.
<< dov’è il prigioniero?! >>


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Capitolo 15
*** Double Face ***


Salve! Prima di tutto mi voglio scusare per tutto il tempo passato dall’ultimo aggiornamento, mi dispiace! Ringrazio trullitrulli e Gaea per i precedenti commenti, grazie! Ora senza indugi passiamo al capitolo!

XOSummerbestXO


Double Face






"Ancora e ancora ,
sogno ciò che stai sognando,
e provo ciò che stai provando,
l’amore è la nostra ombra sul muro,
con il viso di Dio."



[da “Face Of God” degli HIM]
* * * *

La vampira si accomodò placida sulla sedia rivestita di un raffinato tessuto bordeaux. Accavallò le gambe, posando le mani marmoree sui bracciali in ciliegio, con le lunghe unghie laccate di un acceso rosso che ticchettavano sul legno.
Ayrus era davanti a lei, intento a versare il liquido rosso nell’elegante bicchiere in cristallo. Lo prese in mano, odorando il sangue all’interno, come farebbe un perfetto sommelier con il suo vino.
Vanille accennò un sorriso, vedendo con quanta parsimonia Ayrus tentava di rendere appetibile quello che in quel momento sarebbe stato l’unico modo per placare la sua sete.
<< sorridi… è già qualcosa >>
Constatò, cogliendo quel momento di tranquillità nell’animo della vampira.
<< non illuderti, non sarà con tutte queste chiccherie che riuscirai a persuadermi >>
Lo avvertì Vanille, ammiccando al bicchiere che Ayrus teneva ancora in mano. Quest’ultimo sorrise, scuotendo la testa.
sempre diffidente
Ayrus si affrettò a porgerglielo.
<< non ne dubitavo, pensi sempre male >>
La vampira non rispose, prendendo il bicchiere dalle sue mani e lasciando andare la sua brama di sangue. Quel liquido rosso era così diverso da quello a cui era abituata, sapeva che subito dopo avrebbe continuato ad avere sete.
<< devo pensare male, con la fiducia ho perso la mia vita >>
Mormorò Vanille, leccandosi le labbra fino a non lasciare neanche una goccia della sua bevanda preferita.
Ayrus fece una smorfia, doveva aspettarsi quelle frecciate pronte a scatenargli i sensi di colpa. Non si era forse già pentito abbastanza?
questo Vanille non lo può sapere
Cosa poteva fare, allora, per farsi perdonare?
raccontarle le pene che hai passato sarebbe inutile
Andò a sedersi nella sedia posta dall’altro lato della scrivania in cui si trovava la vampira, osservandola mentre fissava con sguardo vacuo il bicchiere vuoto.
<< noi… >>
Vanille alzò di scattò lo sguardo per puntarlo su Ayrus, interrompendolo sul nascere. Non era intenzionata ad ascoltare altre stupide giustificazioni. Quella frecciata di prima era dettata solo dalla voglia di vendetta, desiderava vedere Ayrus disperarsi nel suo senso di colpa, unico modo per ferirlo senza usare la violenza.
<< non puoi continuare ad evitarlo, dobbiamo discutere >>
Ayrus ignorò lo sguardo scocciato che aveva addosso. Era giunto alla conclusione che l’unico modo per far svanire le incomprensioni e le ostilità era affrontarle.
Vanille portò gli occhi nuovamente sul fondo del bicchiere, rifiutandosi di tenere un contatto con il suo interlocutore. Non diede cenno di voler proseguire, finché non si decise ad aprir bocca:
<< di cosa vuoi discutere precisamente? Del tuo tradimento? Di come tu e gli altri mi avete negato la vita? Dimmi… hai l’imbarazzo della scelta >>
Ayrus si morse il labbro, alzandosi ed avvicinandosi alla vampira. Questa alzò gli occhi, incontrando il pentimento che pesava su Ayrus. Sentimento che andava a scontrarsi con il suo orgoglio e la sua voglia di vendetta.
<< ho sbagliato, lo so, mi sarei dovuto ribellare… allora tutti temevano il libero pensiero e le regole venivano rispettate sempre… non avevo pensato che ciò fosse un così grande errore >>
Le rivelò mellifluo. Vanille divampò di rabbia, lasciando la sedia con uno scatto.
<< non ti è mai importato di me, ho riposto la fiducia sulla persona sbagliata e me ne sono accorta quando ormai era troppo tardi >>
Vanille sbatté con rabbia il bicchiere contro il piano liscio della scrivania. Il fragile vetro si ridusse in mille pezzi, decorando di piccoli cristalli tutto intorno alla vampira. Quest’ultima non si preoccupò delle conseguenze del suo gesto, poiché essendo una vampira la ferita si rimarginava in fretta.
Ayrus con calma le si accostò, posando le mani sulle spalle di Vanille, costringendola ad incontrare il suo sguardo.
<< hai ragione e mi dispiace, però ho bisogno del tuo aiuto… non ti chiedo altra fiducia, solo un formale e distaccato aiuto >>
Ancora una volta le parole del vampiro rianimavano qualcosa in Vanille, qualcosa rimasto sepolto per tanto tempo. Non voleva crederci, ma dopo tanti anni Ayrus le provocava lo stesso stupido sentimento che aveva provato da viva. Lo odiava, ma non era mai stata forte d’animo come appariva a tutti.
Ad Ayrus non sfuggì quel cambio di espressione, quello era l’effetto che provocava a Vanille con la sua gentilezza. Notò compiaciuto lo sguardo della vampira addolcirsi.
<< la seconda volta che sei tornata nessuno ha creduto alla tua scoperta, un gruppo di umani che cerca noi esseri soprannaturali, li studia e li uccide… >>
Fece una pausa, controllando che Vanille stesse ancora seguendo il suo discorso. La vampira fingeva indifferenza, mentre dentro di sé pendeva dalle labbra di Ayrus.
<< …avevi ragione, ed ora sono pronto a proteggere i miei simili da quest’imminente pericolo, insieme anche i più giovani ed inesperti saranno in grado di sopravvivere, mantenendo nascosti segreti che portiamo con noi da generazioni >>
Vanille era confusa, aveva abbandonato quel progetto per darsi all’egoismo, ma Ayrus stava invocando il suo aiuto, e lei sentiva di non aver altra scelta che dirgli di sì. Aveva sbagliato già quando aveva accettato di ascoltare la sua proposta. Inconsciamente aveva già scelto di aiutarlo.
<< sei dalla mia parte… Diana? >>
La vampira sobbalzò, quasi ferita dal sentirgli pronunciare dopo tanto quel nome. Il suo nome.
Diana avrebbe accettato senza esitare, Diana avrebbe fatto tutto quello che Ayrus diceva. Lei, però, non era più Diana.
<< come ai vecchi tempi >>
Esclamò Vanille, facendo tornare a sorridere il vampiro. Non stava compiendo lo stesso sbaglio, questa volta sapeva come volgere tutto dalla sua parte. L’importante era che Ayrus continuasse a credere di essere lui a guidare il gioco.
<< ora vado, la tua presenza per così tanto tempo mi affatica oltre che farmi perdere un sacco di tempo >>
Lo canzonò, liquidando i loro discorsi. Si avviò verso le scale, venendo fermata alla soglia della porta dalla voce di Ayrus.
<< questa volta sarà diverso >>
Le promise, con un affabile ghigno pronto ad incoraggiare i pensieri della vampira dalla sua parte.
Vanille ricambiò il sorriso, abbandonando l’idea di ribattere con un po’ d’ironia. Subito dopo si voltò, avviandosi lungo le scale.
ci puoi giurare che sarà diverso

* * * *



Non riusciva a dormire, non era proprio abituato a passare la notte tra le braccia di Morfeo. Di solito a quell’ora era intento a rubare in qualche elegante villa o, se gli andava male, in una semplice casa in periferia. Rientrava alle quattro del mattino e dormiva almeno fino a metà pomeriggio.
Dylan non aveva idea di cosa fare per passare quel lasso di tempo in cui tutti erano intenti a godersi i loro sogni. Perciò aveva deciso di continuare ad esplorare il castello e, camminando alla cieca per un po’, si era ritrovato nelle segrete.
<< cosa significa che non c’è più?! Dobbiamo trovarlo o… >>
Sands era immobile a qualche metro di distanza da Dylan, chiedendosi chi fosse e cosa ci facesse lì. Fu costretto ad interrompere il suo discorso, per interessarsi al mutaforma davanti a lui. Sperava non si trattasse di un altro problema, perché ne aveva già abbastanza.
<< ehm… salve >>
Iniziò la conversazione, Dylan, accennando un saluto con un vago cenno della mano.
Sands lo squadrò interdetto, mostrando poi uno dei suoi affabili sorrisi.
<< salve, il mio nome è Sands >>
Si presentò senza esitazioni, allungando la mano verso lo sconosciuto. Dylan rimase stupito da tanta educazione. Era più che sicuro di aver interrotto qualcosa di importante, e vedere quel “Sands” comportarsi così tranquillo con lui lo insospettiva. Temette subito di aver davanti un prossimo nemico.
<< Dylan >>
Rivelò il suo nome, evitando però ogni contatto con Sands. Quest’ultimo non ne fu sorpreso, da quando aveva capito tutti lì dentro diffidavano degli sconosciuti.
<< che ci fai qui, Dylan? >>
Domandò mansueto, indicando l’ambiente intorno a sé.
<< non riuscivo a dormire… e voi? >>
Dylan prese subito le distanze passando dalla confidenza dell’uomo ad un più formale “voi”.
<< io non dormo mai >>
Rispose Sands, evitando la reale domanda del mutaforma. Questo alzò un sopracciglio, non capendo bene se con quella frase volesse intimorirlo o semplicemente dargli un indizio sulla sua vera identità.
<< siete umano? >>
Chiese con nonchalance Dylan, per un istante era stato pervaso dall’idea che nelle segrete potessero nascondersi degli umani.
Sands sgranò gli occhi, indignato.
<< perché tutti voi siete così interessati a sapere cosa sono io? Vi basti conoscere il mio nome e voi stessi… e comunque no, non sono umano >>
Rispose, con in mente l’immagine di quell’umano Joshua sparito da poco. Dove poteva essere?
<< mi dispiace >>
Si scusò Dylan, per nulla pentito della sua domanda.
Un imbarazzante silenzio cadde tra di loro, silenzio interrotto solo da Sands dopo qualche istante:
<< ehm, se non vi sono altre domande, io andrei >>
Sands indicò le scale, pronto ad andarsene da lì. Dylan annuì, per nulla dispiaciuto di dire arrivederci a quel tipo.
Entrambi erano pronti a riprendere la loro strada, ma Sands non poteva permettere che un’altra persona venisse a conoscenza del suo nascondiglio. Se Dylan avesse proseguito per quella strada sarebbe presto incappato in tutti quegli uomini legati, non lo doveva proprio permettere.
<< addio >>
Lo salutò il mutaforma, prestandosi a proseguire il percorso da lui cominciato. Notò subito lo sguardo preoccupato di Sands quando lo vide andare avanti. Non gli lasciò nemmeno dire altro che era già partito, correndo raggiunse altre scale, lasciò l’ultimo gradino e fissò lo spettacolo davanti a lui inorridito.
<< hai una spiegazione per questo, Sands? >>


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Capitolo 16
*** The New Hope ***


The New Hope




"lascia che la forza delle tue parole,
siano la scintilla che accende la fiamma,
annuncia la tua libertà,
dai voce alla tua liberazione,
È la mia confessione."



[da “Hope Is…” dei Killswitch Engage]
* * * *

Billie e Liam non riuscivano ancora a crederci: non li avevano scoperti. I tre che erano entrati poco fa nella stanza erano usciti dopo poco, dando per scontato che il loro prigioniero doveva esser fuggito. Erano entrambi consapevoli che quella calma non sarebbe durata in eterno, perciò dovevano affrettarsi ad abbandonare quel posto.
Joshua giaceva in un angolo dell’armadio ad occhi chiusi, ancora immerso nel suo stato di temporanea incoscienza.
Billie gli era accanto, lo controllava preoccupata, senza aver la certezza di chi fosse davvero il nemico. Se gli uomini di poco fa o lo sconosciuto accanto a lei. Scostò un attimo lo sguardo dal viso dell’uomo per posarlo su Liam.
Il ragazzo era inginocchiato affianco all’apertura dell’armadio. La poca luce che filtrava da quello sprazzo d’aria illuminava parte del suo viso. Sentendo gli occhi della ragazza puntati su di sé, Liam smise di controllare la stanza per un secondo, rivolgendole un sorriso d’incoraggiamento.
<< usciamo? >>
Chiese Billie. Non sopportava più quello spazio ristretto e quella stretta vicinanza con un possibile nemico.
Liam non rispose, aprendo di più le ante dell’armadio. La testa fece capolino da esso, con gli occhi che scrutavano attenti l’ambiente attorno a loro.
<< seguimi >>
Sussurrò alla ragazza, facendosi avanti per primo. A gattoni abbandonò l’armadio, raggiungendo cauto la porta della stanza, rimasta ancora socchiusa.
Billie lo imitò, portandosi dietro Joshua. Per qualche secondo esitò, cercando invano l’aiuto di Liam, che non arrivò poiché il ragazzo era impegnato nella sua “missione”. Così Billie afferrò il braccio dell’uomo, tirandolo con attenzione fuori dall’armadio. Non sapeva se desiderare che lo sconosciuto riacquistasse subito conoscenza, in modo da non doverlo trascinare con sé, o che non si svegliasse proprio in quel momento, poiché non avrebbe saputo proprio come agire in quelle circostanze. Si arrese all’idea che avrebbe dovuto portarlo con sé, iniziando a condurlo dietro Liam.
Quest’ultimo aveva appena dato un occhiata al corridoio, sentiva le voci degli uomini di prima provenire non molto lontano da lì. Con un po’ di fortuna sarebbero riusciti a scappare da loro voltando subito a destra, in modo da evitarli. Si girò verso Billie e Joshua, facendo loro cenno di avvicinarsi di più. La ragazza gli si accostò subito, con lo sconosciuto al seguito.
<< loro sono ancora in questo piano, l’unica possibilità di evitarli è svoltare subito a destra, okay? >>
Billie annuì. Liam prese Joshua per un braccio, lasciando la ragazza libera di muoversi. Fu anche la prima ad andare avanti, uscendo veloce dalla stanza e raggiungendo con facilità la destra. Liam ci mise qualche secondo in più, raggiungendo comunque anche lui la destinazione. Insieme presero Joshua uno da un lato e l’altra dall’altro, portandolo con loro il più lontano possibile da quel posto.
Andarono avanti per qualche metro, fermandosi alla fine sfiniti su delle scale. Posarono il corpo dormiente dell’uomo sui freddi gradini, riprendendo entrambi fiato dopo la faticosa camminata.
<< come sta, secondo te? >>
Domandò Billie, riferendosi a Joshua. Liam fissò l’uomo.
<< non ne ho idea, spero non abbia subito danni irreparabili >>
Billie annuì, lasciando intendere di desiderare la stessa cosa. Con tutta la fretta con cui aveva compiuto le ultime azioni, non si era nemmeno resa conto che le sensazioni negative su Liam si erano affievolite un po’. Si chiedeva se toccarlo si sarebbe rivelato doloroso come l’ultima volta.
<< d-dove sono? >>
Una voce colse la loro attenzione. La voce in questione apparteneva a Joshua, lo sconosciuto che ora si guardava preoccupato attorno a sé. I due ragazzi si scambiarono uno sguardo allarmato, e Liam si fece avanti, pronto ad aiutare l’uomo.
<< ehm… come state? >>
Solo in quell’istante, Josh, si rese conto della presenza di altri individui. Fissò il ragazzo per un lungo attimo, prima di decidersi ad aprir bocca.
<< bene… credo >>
Si tastò il petto ed il collo, poi raggiunse la fonte del pizzicore che lo infastidiva: il braccio. Scostò la manica, andando a scoprire la pelle rossa.
cosa mi hanno fatto?
<< se riusciamo a tornare al piano di sopra potremmo medicare la ferita >>
Gli fece notare il ragazzo. Joshua alzò lo sguardo, incontrando il suo. Non ricordava di aver mai visto quel volto.
<< muoviamoci, potrebbero venire qui da un momento all’altro >>
Esclamò Billie. Liam annuì, voltandosi verso la ragazza. In quell’istante in cui era distratto non notò Joshua compiere un salto, sentendo di colpo il peso dell’uomo addosso. Lo sconosciuto gli era piombato contro, ed ora lo tratteneva a terra, con le pupille dilatate e rosse di rabbia.
<< fermo! >>
Urlò Billie, cercando di dividere i due. Fortunatamente l’uomo sembrò tornare in sé, abbandonando il giovane e scostandosi da lui. Si mise in piedi, fissando atterrito il ragazzo che aveva appena assalito.
<< io… >>
Sussurrò, cercando le parole migliori per esprimere il proprio rancore.
Billie diede una mano a Liam a rialzarsi, allontanandosi da Joshua. Quest’ultimo continuava a fissarli, ancora sconvolto dalla sua reazione di poco fa.
<< non voglio farvi del male, non so cosa mi è preso prima… >>
Non mentiva, davvero non aveva idea di cosa fosse successo. Non aveva ragione per arrabbiarsi contro quel giovane che nemmeno conosceva.
I due ragazzi si scambiarono uno sguardo, indecisi sul se credergli o meno.
<< immagino faccia parte del suo lato “speciale” >>
Sussurrò Liam a Billie, riferendosi alle possibili particolarità che avevano portato Joshua in quel posto.
tutti qui dentro abbiamo qualcosa di speciale, ed io ne so qualcosa riguardo ad istinti incontrollabili
Billie annuì, fidandosi del parere del ragazzo.
<< ti crediamo, anche a noi a volte capita >>
Disse Liam, ricordandosi di tutte le volte che il suo potere aveva preso il sopravvento.
Joshua ne fu sollevato. Dopo essersi tolto quel peso dalle spalle, ora si chiedeva cosa ci facessero due giovani ragazzi come loro in un posto simile.
<< posso chiedervi perché siete qui? >>
Arrivò subito al dunque. Liam e Billie si scambiarono l’ennesimo sguardo interrogativo.
<< ci siamo persi >>
La bugia di Billie precedette la risposta sincera di Liam. Il giovane esitò, prima di confermare le parole della sua compagnia d’avventura.
Joshua non si pose altre domande, decidendo di credere a loro.
se si sono davvero persi allora sono degli umani come me
Lo sperava davvero, incontrare qualcun altro con gli stessi “poteri” di quel Sands poteva rivelarsi letale.
sempre se io stesso sono ancora umano
Ripensò alla reazione di poco fa. Forse era troppo pericoloso stare ancora accanto a quei ragazzi, però non poteva lasciarli lì da soli. Era sempre stato abituato a soccorrere le persone in pericolo, e salvare quei giovani da quel posto poteva fargli dimenticare i sensi di colpa nei riguardi del suo amico morto in assedio.
<< che ne dite di uscire di qui? >>
I due annuirono senza esitazioni. Joshua si guardò intorno alla ricerca di un uscita, ed i ragazzi fecero lo stesso.
Liam non poteva riporre la sua fiducia su quell’uomo, visto come lo aveva aggredito poco fa, però un alleato in quella fuga poteva tornar loro utile.
Billie non aveva cattive sensazioni nei confronti di quello sconosciuto, anche se nell’istante in cui aveva attaccato Liam si era quasi sentita svenire da tutta la rabbia che aveva emanato l’uomo.
dopotutto non abbiamo stretto nessun patto, stiamo solo cercando una via d’uscita tutti insieme, dopo potremmo stare nuovamente senza la sua presenza
Si rincuorò la ragazza. Sperava davvero di non sbagliarsi.



* * * *



<< tutti pronti? >>
File e file di soldati costeggiavano la strada che dava per il castello abbandonato. Anche se su quest’ultimo punto non avevano certezze, e per questo motivo erano costretti ad accedervi con le adeguate attrezzature.
Un uomo passeggiava accanto a loro, assicurandosi che tutti avessero le giuste armi. Il capitano della prima truppa, intanto, esponeva ad ogni gruppo di uomini come avrebbero dovuto agire una volta raggiunto il castello.
Ormai erano tutti pronti all’attacco. Con l’assenso del comandante la prima truppa si avviò, seguita a ruota dall’altra.
<< signore, secondo voi il tenente Collins sarà ancora vivo? >>
Greg ricevette un malinconico sguardo dal suo superiore. Temeva le possibili fini che poteva aver incontrato Joshua lungo il suo cammino.
<< lo spero, Greg, lo spero >>


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Capitolo 17
*** The Beginning ***


Salve! Questa volta aggiorno prima, le vacanze mi hanno dato tempo per scrivere^^

Per trullitrulli: sisi, tranquilla è solo una piccola parte di quello che è diventato.. Ma per sapere di più dovrai attendere ancora un pochino^^

Buona lettura =)

XOSummerbestXO


The Beginning






"Incontrami dopo il buio di nuovo e ti sosterrò,
Sono niente di più di quanto tu vedi lì,
E forse stanotte, voleremo così lontano,
Saremo persi prima dell’alba."



[da “Before The Dawn” degli Evanescence]
* * * *

Sands era comodamente seduto su di una poltrona, con i piedi poggiati sul tavolo accanto a lui. Sorrideva sghembo, conscio di averlo ormai in pugno.
<< hai capito cosa dovrai fare? >>
Dylan, seduto davanti a lui, annuì.
fin troppo facile
Pensò Sands, curandosi più delle sue scarpe che dell’ospite presente a pochi passi di distanza da lui.
<< adesso sei dalla mia parte? >>
Dylan annuì nuovamente, aggiungendo questa volta anche un esaltato sorriso. In parte sapeva che il suo comportamento era stupido, eppure continuava a seguire gli ordini di quello che di certo non era il massimo della moralità.
<< torniamo su, sento che ben presto ci sarà da divertirsi >>
Esclamò Sands, togliendo i piedi dal mobile e rimettendoli a terra. Si alzò stiracchiandosi, seguito a ruota da Dylan, che ormai plagiava i suoi gesti quasi come un burattino.
questa volta ho compiuto davvero un ottimo lavoro con la persuasione
Valutò compiaciuto.
I due erano in una stanzetta priva di un particolare arredamento, con un maleodorante odore nell’aria. Il motivo di quell’odore era il cadavere che giaceva nell’angolo, un corpo privo di vita di cui Sands non sembrava minimamente preoccuparsene. Quel cadavere era della creatura dei boschi, ma questo Dylan non lo poteva sapere poiché non aveva avuto occasione di fare la sua conoscenza. Il mutaforma pensò semplicemente di esser stato fortunato ad essere reclutato al servizio di Sands invece che fare quella triste fine.
I due, entrambi in piedi in mezzo alla stanza, si diressero all’esterno, precisamente verso il piano superiore.
è giunta l’ora di fare una visitina ad Ayrus
Salirono le scale, seguiti da alcune creature di Sands. Alcune restarono a sorvegliare i sotterranei ed altre a cercare Joshua.



* * * *



<< tutto okay? >>
Domandò Billie a Joshua. I tre avevano trovato una porta che li riconduceva verso le stanze del castello, ed ora proseguivano lungo il corridoio. Nonostante la ragazza avesse paura e molteplici sospetti sull’uomo accanto a lei, si sentiva costretta ad essere gentile con lui, e ciò implicava anche preoccuparsi per la sua salute.
<< si, tutto okay… non mi sono ancora presentato! Io sono Joshua Collins >>
Esordì, porgendole la mano. Billie la strinse per pochissimi secondi, ritraendola poi imbarazzata. Involontariamente stava per percepire tutto quello che provava Joshua e, trattandosi di sentimenti personali, si sentiva sempre a disagio a vagare tra di essi. Quindi optò per un brevissimo contatto, sperando di passare per una ragazza semplicemente timida e non una sensitiva in difficoltà.
<< Billie Goodwin >>
Mormorò la ragazza. Joshua si bloccò di colpo, collegando subito quel cognome al suo amico.
Mike aveva una figlia, era divorziato e si era risposato con un’altra donna, andando a vivere con lei, ma la figlia era rimasta con l’ex moglie
Riportò alla mente i fatti di vita privata che l’amico gli aveva raccontato tempo fa.
<< Goodwin… come Mike Goodwin? >>
Domandò, senza mezzi termini. Billie rimase spiazzata, annuendo dopo qualche istante di esitazione.
<< Mike è mio padre… come fai a conoscerlo? >>
Joshua decise di non dirle in quel momento della morte del padre, limitandosi a spiegarle del rapporto che aveva con lui. La notizia era tra le più delicate da dare, e quella non era decisamente la situazione adatta.
<< sono un suo collega ed anche un suo amico >>
Billie ne rimase sorpresa, sentendo però di aver dimezzato i sospetti nei suoi confronti. I due si lasciano sormontare dal silenzio, mentre Joshua decise di controllare d’ora in poi la ragazza e proteggerla, era in debito con Mike, lo era sempre stato.
<< venite! Sono tutti riuniti in salotto! >>
Urlò Liam, che li aveva preceduti ed ora era tornato per avvertirli. Il ragazzo prese per mano Billie, trascinandola verso la sala gremita di gente. Joshua li seguì, ritrovandosi ben presto circondato anche lui dal vociare di mille persone, alcuni all’apparenza umani ed altri sicuramente non come lui.
devo difendere i ragazzi da questi esseri

Ayrus era in piedi in mezzo alla gente. Cercava di placare il chiacchiericcio persistente, fallendo. Alla fine decise di salire sul tavolino accanto a lui, per rendersi visibile a tutti e far tuonare la sua voce nella stanza.
<< silenzio! Ascoltate! >>
Urlò, riuscendo a portare il silenzio attorno a lui.
<< gli umani ormai sono a pochi passi da noi, ricordate: dovete limitarvi ad ucciderli per difendervi, non iniziamo un’epica guerra contro l’intera razza umana >>
Il popolo si divise in tre parti: alcuni che annuivano, altri che non sembrano poi tanto d’accordo ed altri ancora che erano pure delusi.
Tra quelli una piccola quarta parte formata da una sola persona si distingueva fra la massa: il terrore. A quella categoria faceva parte solo Joshua, che cercava disperatamente i ragazzi (persi di vista tra la folla) ed un modo per salvarsi.
La porta alle loro spalle si aprì, lasciando uscire Sands, accompagnato da una cerchia di strane creature e Dylan al fianco.
<< S-sands? Dovresti essere morto! >>
Balbettò Ayrus, restando attonito alla vista di quell’uomo particolare. Sands sorrise, e quando stava per aprire bocca venne preceduto da un’altra voce:
<< invece è ancora vivo >>
La voce che lo precedette era quella di Vanille, che fece capolino da un angolo, accostandosi subito a Sands.
Ayrus inorridì, capendo di esser davanti ad un chiaro ammutinamento, che ben prestò porto la folla a dividersi in due.
Non fecero in tempo a dirsi altro che un assordante rumore avvertì l’ingresso degli umani nell’edificio.
ed ora è guerra


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Capitolo 18
*** War Time ***


Salve! Non troppo in ritardo ritorno con questo nuovo capitolo! Ringrazio DarkViolet92 per il commento al capitolo precedente: non preoccuparti, ben presto scoprirai tutto^^

XOSummerbestXO






War Time


"Il campo è perso,
Tutto è perduto,
L'oscuro è caduto dal cielo e le torri giacciono in rovine,
il nemico è entrato, ovunque."



[da “War Of Wrath” dei Blind Guardian]
* * * *

I canini della vampira brillarono minacciosi, in mostra contro gli invasori che avevano appena fatto il loro ingresso nel castello. Una luce pericolosa scattò nei suoi occhi, mentre le iridi scrutavano attente la stanza, setacciando tutti i presenti alla ricerca della prima vittima. Ogni movimento venne registrato nella mente della vampira, che una volta individuato l’obbiettivo balzò addosso ad esso, facendolo schiantare a terra.
Il corpo di Vanille premette contro quello dell’uomo, impedendogli la fuga, mente i canini gli ferivano il collo con uno scatto veloce. Il sangue percorse la gola della vampira, finendo per saziarla. Questa decise di non risparmiarlo, prosciugandolo fino all’ultimo e lasciando che la sua ingordigia superasse il suo poco buon senso. Il corpo del soldato rimase senza vita sotto gli occhi di Vanille, che mollandolo per terra si dedicò subito ad un altro avversario.

Dall’altro lato della stanza, Dylan, con un balzo cambiò forma diventando un lupo, pronto a difendersi e ad attaccare i nemici. Ringhiò, scagliandosi contro di loro ed intanto valutando ogni umano presente come un avversario.
Solo due occhi placarono la sua furia per un istante: quelli di Emily. La ragazza, anch’essa sotto forma di lupo, lo fissò per un istante, dedicandosi subito dopo all’attacco.
In quell’istante Dylan capì cosa intendeva per “noi”.



* * * *





Joshua cercava i visi familiari di Billie e Liam nel caos della stanza. Scorse la chioma bionda della ragazza tra la folla, e senza esitazioni corse a raggiungerla. Per sua fortuna la chioma in questione apparteneva davvero a Billie. Joshua afferrò la giovane per un braccio. Questa balzò sorpresa, seguendo l’uomo una volta che ebbe riconosciuto quel volto.
Joshua la portò via dalla stanza, sostando con lei nel corridoio. La ragazza continuò a guardarsi intorno preoccupata, sia per i nemici che affollavano l’edificio, sia per l’assenza di Liam al suo fianco.
<< dov’è Liam? >>
Chiese Joshua, la ragazza non seppe rispondere.
<< dobbiamo tornare indietro a cercarlo! >>
Esclamò dopo un attimo, già pronta ad avviarsi nella ricerca.
La sua impulsività venne fermata da Joshua, che la riportò subito al suo posto.
<< vado io, è troppo pericoloso >>
Billie era pronta a contestare la decisione di Joshua, ma alla fine si vide costretta a fidarsi di quegli occhi. Annuì contro voglia, rimanendo in corridoio.
L’uomo camminò spedito verso la guerra, venendo bloccato da un soldato. Joshua fu pronto a svelare la sua identità, consapevole che una volta rivelata il soldato si sarebbe offerto di aiutarlo.
Si voltò, ma prima che potesse aprir bocca una strana ed insensata rabbia crebbe dentro di lui, facendosi largo verso la mente. Gli oscurò la ragione e lasciò sormontare un impulso violento.
I suoi occhi brillarono di una luce rosso sangue, fissando con furia il soldato. Dalla bocca uscì un suono simile ad un ringhio, mentre il viso mutava assumendo un’aria quasi inumana. La pelle divenne grigio cenere, quasi fosse invecchiata tutta d’un tratto. Sembrava un cadavere riesumato, non più l’uomo gentile che fino a poco fa si era preoccupato per la salute di Billie.
Un colpo di pistola risuonò nell’aria. Gli occhi di Joshua fissarono sorpresi la canna dell’arma del soldato davanti a lui, ancora fumante. Joshua cadde in ginocchio, e mentre la forza che lo animava lo abbandonava, la pelle grigia riacquistava il solito colore naturale.
Billie vide la scena da un angolo, rimanendo pietrificata dalla piega che avevano preso gli eventi. Il corpo di Joshua rimase a terra.
Non può essere morto…


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Capitolo 19
*** Move Back ***


Salve! Finalmente ho avuto tempo per aggiornare^^
Ringrazio trullitrulli e DarkViolet92 per i commenti: scoprirete il mistero di Joshua in parte in questo capitolo, mentre per capire meglio il tutto dovrete attendere al prossimo cap, che tenterò di postare il prima possibile(: buona lettura^^

XOSummerbestXO






Move Back

"Vai avanti come se perdessi i tuoi giorni a pensare,
Quando cadi tutti peccano,
Un altro giorno e sarai stato sazio di colare a picco,
Con la vita tenuta nelle tue mani tremanti e fredde."



[da “Move Along” dei The All American Rejects]
* * * *

Due spade s’innalzarono nell’aria, brillando alla luce, già pronte a portare nuove vittorie. Le armi erano in mano ad Ayrus e Sands, una dall’impugnatura scarlatta per il primo, ed una dall’elsa color onice per il secondo. I due sfidanti rimasero ad osservarsi in silenzio, pronti a macchiare le proprie spade con il sangue dell’avversario. La lotta tra Ayrus e Sands andava avanti da anni, ma solo in quell’istante i due erano arrivati ad un duello decisivo.
Tempo fa sembrava che il Consiglio fosse riuscito ad uccidere Sands ed il suo egoismo, tuttavia eccolo lì davanti a me, vivo e vegeto.
Non era possibile che quella di Sands fosse stata solo una finta morte, Ayrus era sicuro che nessuno fosse in grado di sopravvivere a quel tipo di condanna a cui era stato sottoposto. In quel momento però sapeva di non poterci mettere la mano sul fuoco. Era a conoscenza degli studi di Sands, e sapeva pure che i vari esperimenti lo avevano aiutato ad aumentare il suo potere. Già mesi prima della condanna, Sands, aveva agito di nascosto, usando le creature soprannaturali di sua conoscenza per guadagnare forza. Ciò lo aveva portato ad una condanna a morte, anche se, da quanto poteva constatare adesso, non era abbastanza per liberarsi di lui.
Sands, invece, era compiaciuto per come erano andate le cose. Il suo piano di ribellione aveva trovato alleati. Ed inoltre ora poteva affrontare Ayrus e compiere la sua vendetta per l’affronto passato.
<< sai, Ayrus, non serve a nulla evitare una strage, noi siamo dei mostri e lo rimarremo comunque >>
Esclamò Sands, attaccando con un fendente.
Ayrus non rispose subito, parando l’attacco.
<< sarebbe solo un bagno di sangue, lo sai anche tu che gli esseri umani sono più di noi >>
Ayrus attaccò a lama sguainata, venendo fermato prima di arrivare a segno da Sands.
Quest’ultimo sorrise, gustandosi quello scontro.
<< non li uccidiamo tutti, alcuni possono venire trasformati >>
Ayrus fece una smorfia, contrario all’idea del nemico.
Evitò di striscio l’attacco di Sands, spostandosi a sinistra.
<< i tuoi piani non si compiranno >>
I loro movimenti si velocizzarono: attacco, parata, attacco e nuovamente parata. Le lame cozzavano tra loro.
<< davvero? >>
Sands non temeva Ayrus, nemmeno quando riuscì a trafiggerlo con la spada.
<< davvero >>
Rispose Ayrus, fissando l’avversario, immobile con la spada conficcata.
<< questo non basta a… >>
Sands sbiancò, ed il sorriso svanì dal suo volto.
Era sicuro che una semplice spada non fosse in grado di ucciderlo.
<< sorpreso? Devi sapere che anch’io ho fatto degli studi… >>
Sands cadde in ginocchio, ad occhi sgranati.
<< la lama di questa spada è fatta apposta per distruggere il tuo potere >>
Rivelò Ayrus, fissando il suo viso riflesso nella lama.
Sands toccò del tutto terra, ormai privo di vita. Ayrus non aveva previsto il risorgimento del suo lontano nemico, la sua era stata solo precauzione. Un istinto che lo aveva portato a far forgiare una potente spada in grado di uccidere Sands, o nemici con lo stesso potere.


* * * *





Dall’altro lato della stanza Liam, che era riuscito a ritrovare Billie con lo sguardo, corse a raggiungere la ragazza, seduta sul pavimento accanto al corpo di Joshua.
Il ragazzo posò una mano sulla sua spalla, dandole sostegno. Billie spostò lo sguardo incontrando quello di Liam, accettando il suo conforto.
Un movimento di Joshua attirò la loro attenzione.
L’uomo sembrava prendere nuovamente conoscenza, sotto gli sguardi attoniti dei due giovani. Anche Joshua era sorpreso, mentre si risvegliava da quel particolare sonno.
<< è lui l’erede! >>
La voce di Ayrus tuonò nella stanza. I tre si girarono a guardarlo, in attesa di una spiegazione.

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Capitolo 20
*** Epilogue ***


Epilogue





<< i piani di Sands prevedevano di avere un erede, una persona che avrebbe ereditato tutto il potere derivato da anni di studi. Quella persona è il vostro amico >>
Spiegò in breve Ayrus, indicando Joshua che ancora si guardava intorno spaesato.
<< quindi ora il “cattivo” della situazione è lui? >>
Domandò Liam, preoccupato per ciò che poteva portare quella nuova scoperta. Da poco era iniziato ad instaurarsi un rapporto di quasi amicizia tra Billie e quell’uomo. Liam non voleva che qualcosa ferisse la ragazza, tra i due ormai c’era complicità.
<< non per forza quel potere dev’essere usato per fare del male >>
Gli fece notare Ayrus, venendo distratto poco dopo da Vanille. I due si scambiarono uno sguardo intenso, quello della donna comunicava dispiacere, mentre quello dell’uomo continuava a restare in guardia, senza riporre troppo la sua fiducia in Vanille.
<< sapevi che ti avrei tradito >>
Disse la vampira, sorridendo.
Ayrus annuì, conscio che un gesto simile se lo sarebbe dovuto aspettare dal principio.
<< esatto, e credo di non riuscire a digerire questa storia così facilmente >>
Vanille alzò le spalle, nascondendo quanto in realtà quelle parole le dessero fastidio.



Dylan era in un angolo, a fissare i cadaveri delle vittime di quella guerra, giacenti nel pavimento della grande sala. La lotta era finita, ed era difficile stabilire chi avesse vinto.
Il mutaforma smise di fissare quella macabra scena, decidendo di porre fine al suo soggiorno in quel posto. Aveva già in programma altri posti da visitare, ed inoltre aveva visto Emily tornare in forma umana ed andarsene con Axel. Non aveva più nulla da fare in quel posto. Rivolse un ultima occhiata a quel luogo, precisamente nel punto in cui Emily aveva fatto la sua comparsa in forma animale.
Subito dopo raggiunse una finestra, l’aprì e, dopo essersi tramutato nuovamente in lupo, balzò da quella e corse via lungo la foresta.


<< non sarò come Sands, non devi preoccuparti >>
Joshua sembrava essere tornato in sé, ed ora parlava faccia a faccia con Billie. Non avrebbe cambiato i suoi piani, si sarebbe preso cura della ragazza, anche se dopo un’approfondita chiacchierata aveva scoperto dei suoi poteri.

Solo un uomo era sopravvissuto a quel massacro, ed ora correva lontano da quell’incubo soprannaturale che aveva appena affrontato. Fuggiva, veloce come mai aveva corso. Si guardava intorno ogni tanto, preoccupato che qualcuno lo stesse seguendo. Aveva deciso: da quel giorno il suo lavoro sarebbe stato un altro. Al mondo esistevano cose che preferiva non conoscere.



THE END



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