超大国高校 - Chō taikoku Kōkō

di nutellah
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 00: prologo. ***
Capitolo 2: *** 01: capitolo 1. ***
Capitolo 3: *** 02: capitolo 2. ***
Capitolo 4: *** 03: capitolo 3. ***
Capitolo 5: *** 04: capitolo 4. ***
Capitolo 6: *** 05: capitolo 5. ***
Capitolo 7: *** 06: capitolo 6. ***
Capitolo 8: *** 07: capitolo 7. ***
Capitolo 9: *** 08: capitolo 8. ***
Capitolo 10: *** 09: capitolo 9. ***
Capitolo 11: *** 10: capitolo 10. ***



Capitolo 1
*** 00: prologo. ***


超大国高校
Chō taikoku Kōkō

 

15 Aprile 2019, ore 07:43, strada di Inazuma Cho.

 Era il quindici aprile. La primavera era da poco giunta in città, e lo si poteva percepire dalla temperatura che era leggermente aumentata e dai ciliegi in fiore che coloravano di rosa la città. Per la maggior parte delle persone, la caduta dei fiori di ciliegio simboleggia il ciclo della vita e ricorda che tutto è destinato a finire; per una minoranza della popolazione, essa rappresenta solo una cosa: l’inizio di un nuovo anno scolastico. Il quindici aprile duemila diciannove migliaia di bambini e ragazzi si accingevano a varcare i cancelli dell’istituto che frequentavano; c’era chi stava per iniziare le scuole elementari, chi stava per iniziare le scuole medie, chi stava per iniziare le scuole superiori e chi stava per iniziare una scuola un po’ speciale.
Seto Midori e Yamana Akane camminavano lungo le strade tinte di rosa di Inazuma Cho, osservando distrattamente i ragazzi che passavano al loro fianco e scommettendo su quale istituto potessero frequentare; d’un tratto, la loro attenzione fu catturata da una capigliatura a loro nota che,  poco davanti loro, era spuntata da una stradina secondaria e si incamminava con passo rapido nella stessa direzione in cui stavano andando loro.
«Shindou Takuto!» urlò Midori, chiamandolo da lontano. L’interpellato si fermò e si voltò verso le ragazze chiedendosi chi lo avesse chiamato; notandole, sorrise dolcemente e s’incamminò verso di loro.
«Buongiorno, ragazze.» disse, una volta raggiunte le ragazze. «Come va?»
«Buongiorno Shindou-san, tutto bene.» rispose Midori, mentre la compagna al suo fianco avvampava dall’imbarazzo. «Sei pronto per questo nuovo anno scolastico?»
«Penso di sì.» rispose il giovane, con aria pensierosa. «Non ho un bel presentimento per quest’anno.»
«Oh, andiamo!» sbuffò spazientita la rossa. «Non è nemmeno iniziata la giornata e già stiamo a preoccuparci? Su, su andiamo!»

 

 15 Aprile 2019, ore 07:51, strada di Inazuma Cho.

 «Buongiorno Hayami-kun! Buongiorno Kurama-kun!» esclamò un ragazzo uscendo dalla propria casa. «Ciao mamma! Ci vediamo stasera!»
«Sembri entusiasta.» asserì il compagno dai capelli azzurri, squadrandolo con sguardo incerto.
«Sono solo felice che un nuovo anno scolastico stia per iniziare!» rispose il primo, incamminandosi verso scuola. «Ehi, Hayami-kun, tu non sei felice?»
«E-ehm.» sobbalzò il compagno interpellato. «C-certo che sono felice, Hamano-kun!»
«Vedi, Kurama-kun? Sei tu quello costantemente insoddisfatto.» lo canzonò Hamano, scoccandogli un’occhiata eloquente.
«Pff.» sussurrò Kurama alzando gli occhi al cielo. «Andiamo.»

 

 15 Aprile 2019, ore 08:11, Inazuma Cho, casa Nishiki.

 «Non mi capacito del fatto che anche il primo giorno di scuola tu arrivi in ritardo.»
Una donna distinta sulla quarantina osservava esasperata il figlio che, con fretta e furia, sistemava la borsa per la scuola.
«Ryouma, sei davvero incorreggibile.» sbuffò spazientita, avvicinandosi al ragazzo e sistemandogli la giacca. «Per il tuo compleanno devo regalarti una sveglia che segna male l’ora.»
«Dai, mamma, non esagerare!» ridacchiò il ragazzo, afferrando rapidamente la borsa ed un bicchiere pieno di succo; lo bevve avidamente e, posandolo, urlò: «Adesso vado, a stasera!»
Mentre sfrecciava fuori di casa, la donna non poté far a meno di sorridere, pensando alle volte che durante l’anno l’avrebbe fatta spazientire.

 

15 Aprile 2019, ore 08:17, Inazuma Cho, Chō taikoku Kōkō, corridoio.

«Ehi, Minamisawa-kun! Siamo qui!» un ragazzo tarchiato alzò la mano e l’agitò vivacemente salutando il compagno che, imbarazzato dal suo gesto, si affrettò a raggiungerlo.
«Vi avevo visti, non c’era bisogno di fare tutto ciò.» sussurrò sprezzante, guardando male il compagno. Una ragazza che aveva osservato tutta la scena si avvicinò divertita.
«Minamisawa-san, sei così ingrato!» esclamò guardandolo con fare divertito. «Ragazzi, non vi merita proprio!»
«Che succede, Aurora-chan?» le rispose a tono l’altro, mettendosi faccia a faccia con lei. «Non è ancora iniziato l’anno scolastico e già vuoi darmi lezioni?»
Aurora ridacchiò sotto i baffi: erano anni che si conoscevano, erano anni che ogni giorno si stuzzicavano a vicenda, ma nonostante tutto quel tempo, Minamisawa Atsushi non voleva mai demordere nel discutere con lei. «Minamisawa-san, non cambi mai!»
«Potrei dire lo stesso di te.»  rispose indisposto il primo, incrociando le braccia al petto. D’un tratto, lungo i corridoi dell’istituto risuonò una campanella che indicava che, da lì a poco, il preside avrebbe pronunciato il discorso inaugurale del nuovo anno e che, pertanto, gli studenti dovevano riunirsi in anfiteatro.

 

15 Aprile 2019, ore 08:30, Inazuma Cho, anfiteatro della Chō taikoku Kōkō.

Sul palco dell’anfiteatro scolastico un uomo sulla cinquantina stava dinanzi al leggio, sistemando i fogli del discorso che stava per pronunciare. Aspettò trepidante che tutti avessero preso posto, si schiarì la voce ed iniziò: «Alunni ed Alunne, Docenti e Personale tutto, benvenuti in questo nuovo anno scolastico che ci vede ulteriormente insieme. Si arriva sempre con una forte carica emotiva a questo momento, è un momento particolare, c’è sempre una grande aspettativa e una forte emozione, personale e collettiva.»
Dalla platea di studenti si elevò un brusio indistinto ed alcuni dei ragazzi più grandi, prontamente, intimarono a tutti di fare silenzio. Il preside continuò: «In un mondo in difficoltà, la nostra scuola rimane un punto di riferimento per i ragazzi che credono, che hanno speranze, che hanno voglia di fare, e noi, personale della scuola, abbiamo il dovere di mantenere la rotta, di non perdere la bussola, di dare il buon esempio. Non importa se facciamo fatica, non importa se abbiamo strumenti carenti, non importa se mancano delle cose, non importa. Per noi, cari Alunni, contate Voi, contano le Vostre speranze, conta il Vostro futuro.»
Alcuni docenti seduti alle spalle del preside annuirono vigorosamente, mentre quest’ultimo, con un cenno del braccio, alludeva a loro. 
«Il nuovo anno richiederà impegno assiduo e costante, partecipazione attiva ed entusiasta alle lezioni e a tutti i momenti della vita scolastica. Chiedo a tutti un contributo attivo per creare un ambiente di lavoro sereno, rispettoso dei principi, delle regole, dei ruoli esistenti nella scuola, che favorisca il raggiungimento di risultati ottimi da parte degli alunni e che contribuisca a confermare il successo del nostro grande istituto.» continuò il preside, guardando tutti gli studenti seduti nelle prime file. «Un benvenuto speciale va ai nuovi iscritti delle classi prime che, per la prima volta, varcano le soglie della nostra scuola. Per loro inizia un percorso nuovo con qualche cambiamento in più. Nuovi insegnanti, nuovi compagni. Un augurio particolare va a loro, con la speranza che essi siano sempre fiduciosi e sorridenti come oggi.» 
Un giovane dai capelli castani e gli occhi azzurri sorrise emozionato mentre il preside proseguiva. «Ed a tutti gli altri studenti dell’istituto voglio rivolgere il mio più caro saluto ed il mio più caro augurio, poiché la priorità dell'agire della scuola deve essere il garantire loro preparazione rigorosa e successo formativo, in modo che i ragazzi di oggi diventino cittadini liberi, capaci, forti della conoscenza della nostra storia, del nostro pensiero scientifico, filosofico, artistico e letterario. Per questo, ai docenti va il mio sostegno affinché continuino con passione, competenza e professionalità a svolgere un ruolo, così importante e delicato, nella formazione delle nuove generazioni, con l'impegno che li contraddistingue, anche in questi tempi difficili.»
Alcuni professori si guardarono, percependo la gravità della situazione corrente e la necessità del loro intervento.
«Un augurio particolare va ai Genitori, affinché partecipino con la scuola alla crescita educativa e formativa dei propri figli. Un saluto doveroso a tutto il Personale non docente, la cui collaborazione è indispensabile affinché il nostro istituto possa funzionare al meglio, anche in un momento quale quello attuale.»
Il preside si fermò per un momento, giunto quasi al termine del discorso, per guardare i ragazzi dinanzi a lui, sui quali ricadevano tutte le loro aspettative e la speranza che potessero migliorare un mondo che, per come era in quel momento, non aveva alcuna speranza.
«Che quest’inizio di anno scolastico sia felice, il mio auspicio è che questo istituto, così ricco di tradizione e di storia, continui ad impegnarsi, valorizzando tutte le esperienze pregresse e, al tempo stesso, favorendo l’innovazione e la qualità. Buon anno a tutti Voi della Chō taikoku Kōkō!»

 

 

Angolo dell’autrice.
Helloooooo ~
Non pensavo sarei mai tornata a scrivere una storia ad oc eppure, ispirata dal fatto che anche qualcun altro l’abbia fatto, mi è ritornata la voglia!
Diciamo che da questo prologo non si capisce molto sulla trama, vi basti sapere che era proprio questa la mia intenzione eheh.
Bando alle ciance, vi presento la scheda OC, da compilare in maniera esaustiva e da inoltrarmi dopo la mia conferma! Accetto sia ragazzi che ragazze. Preferirei se mi mandaste due OC, se possibile. Fatemi sapere!

Nome:
Cognome:
Eventuale soprannome:
Età
[dai 15 ai 18 anni]:
Data di nascita
[senza anno]:
Aspetto fisico [vi prego di renderlo in maniera soddisfacente, se non ci riuscite indicatemi anche un prestavolto]:
Aspetto caratteriale [in maniera esaustiva, grazie]:
Orientamento sessuale [accetto qualsiasi genere]:
Relazioni [amicizie, cotte, inimicizie]:
Famiglia e status sociale [rapporto con i familiari, chi sono, cosa fanno, se sono abbienti o meno]:
Potere ESP [vi allego sotto un elenco ed una spiegazione, vorrei ne sceglieste solo uno per OC, sbizarritevi!]:
Altro [varie ed eventuali]:
Numero casuale [da 1 a 9, serve a me per una cosa che poi vi spiegherò]:

 

Ecco l’elenco dei poteri ESP, con annessa spiegazione, così che voi possiate capire meglio!
Spero l’idea vi piaccia, buona giornata a tutti!
Michela

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Capitolo 2
*** 01: capitolo 1. ***


超大国高校
Chō taikoku Kōkō

 
 
«Buongiorno a tutti, ragazzi. Io sono Shunju Minako ed oggi sarò la vostra esaminatrice.»
 
15 Aprile 2019, ore 09:43, Inazuma Cho, aula magna della Chō taikoku Kōkō.
 
Sembrava essere passata una vita dal discorso del preside, eppure era trascorsa una semplice ora. Al termine della cerimonia inaugurale, gli studenti del primo anno erano stati condotti nell’aula magna dell’istituto, dove sarebbero stati smistati in tre classi distinte, per poi eseguire una serie di test attitudinali; gli studenti del secondo e del terzo anno, invece, erano stati accompagnati alle proprie classi, dove avrebbero avuto modo di ricevere indicazioni sul nuovo orario scolastico e sulle modalità di lavoro del nuovo anno, per poi iniziare le lezioni.
L’aula magna dell’istituto si trovava nello stesso edificio in cui si trovava l’anfiteatro scolastico; essa testimoniava la storia e la tradizione che caratterizzavano la Chō taikoku Kōkō, in quanto la sfilza di librerie stracolme di libri e suddivise per decennio, insieme agli innumerevoli premi esposti ricevuti dalla scuola, ne attestavano il passato glorioso. Un enorme orologio di bronzo troneggiava sul muro alle spalle della commissione d’esame, costituita da sei esperti e capeggiata dall’esaminatrice Shunju Minako, i cui imponenti occhiali da vista rossi celavano lo sguardo annoiato di chi, da anni, si trova a svolgere sempre lo stesso monotono lavoro. La donna gettò una fugace occhiata al collega al suo fianco che, impegnato a tenere sotto controllo gli studenti, così come lei, non era affatto entusiasta della giornata che gli si prospettava; lo imitò ed osservò i ragazzini che, seduti in banchi singoli posti ad un metro e mezzo di distanza l’uno dall’altro, erano impegnati nella stesura di un breve saggio nel quale veniva chiesto loro di tracciare un excursus storico riguardo i principali ESPer1 noti alla parapsicologia2. Gli unici suoni che si potevano udire all’interno dell’aula erano lo scribacchiare delle penne degli studenti ed il ticchettio delle lancette dell’orologio; la prova era appena iniziata, ma a Minako pareva fosse già passata un’eternità. Mancava ancora un’ora e mezza al termine della prova. Sarebbe stata sicuramente una lunghissima ed estenuante giornata.
 
15 Aprile 2019, ore 10:32, Inazuma Cho, Chō taikoku Kōkō , classe 2-A.

«Dio, questa giornata sembra infinita.» Midori chiuse il libro di Biologia, sbuffando sonoramente e socchiudendo gli occhi. «Già mi scoppia la testa!»
«Oh, Midori-chan, non esagerare.» disse Hamano Kaiji, avvicinandosi alla compagna di classe. «Avresti per caso preferito Matematica o Informatica?»
«Informatica è sicuramente più interessante di Biologia.» affermò la rossa, stiracchiandosi sulla sedia; nel banco accanto al suo, Shindou Takuto fissava il vuoto con aria assorta. Era da quando aveva messo piede fuori casa che uno strano presentimento lo stava tormentando e sperava vivamente non fosse causato dalla sua capacità ESP; se, invece, lo fosse stato, ciò poteva solo significare che, da lì a poco, qualcosa sarebbe successo. E, a giudicare dalle sensazioni che stava provando, non si trattava di niente di buono. Kirino Ranmaru lo osservava da lontano con aria apprensiva.
«Oh, c’mon, Midori-chan.» Una ragazza dalla fulva chioma rossa s’intromise nella discussione, sporgendosi verso la ragazza seduta due banchi dietro di lei. «Poteva andarci decisamente peggio.»
«Ah sì, Rel-chan?» la canzonò Midori, imitandone la pronuncia inglesizzata  del giapponese.
La ragazza sorrise di rimando, per poi riprendere in maniera sfacciata: «Sure. Non è vero, Shindou-kun?»
L’interpellato si risvegliò dallo stato di trance in cui si trovava. «Scusate, ero sovrappensiero. Di cosa parlavate?»
Midori lo squadrò preoccupata. «Delle materie di oggi. Elinor dice che qualcuno è messo peggio di noi.»
Allo sguardo apprensivo di Kirino Ranmaru, si aggiunse quello di Yamana Akane che, sotto voce, sussurrò ad Elinor: «Shin-sama ha qualcosa di strano.» La compagna annuì, osservandolo con discrezione.
«Ah, sì» confermò il ragazzo, sorridendo amaramente. «In 2-C sono messi decisamente male. Ho incontrato Nishiki in bagno.»

 
15 Aprile 2019, ore 11:37, Inazuma Cho, Chō taikoku Kōkō, classe 2-C.

«Un’ora d’Inglese e due ore di Giapponese antico il primo giorno di scuola. Potrebbe andarci peggio?» Nishiki Ryouma si massaggiava le tempie, cercando di alleviare il mal di testa che la lunghissima lezione del Professore Satou gli aveva causato.
«Di cosa ti lamenti, Nishiki-kun?» Aurora Parisi si alzò dal proprio banco per affacciarsi alla finestra dell’aula. «Con un po’ di allenamento, la tua xenoglossia potrebbe ritornarti utile.»
«Credi davvero che non ci abbia già provato?» le rispose Nishiki con fare ovvio.
«Se non ci sei riuscito, vuol dire che devi allenarti di più!» Aoyama Shunsuke lo osservava con aria incerta.
«Pensi sia facile riuscire a controllare una capacità ESP del genere?» Nishiki si alzò irruentemente; stava iniziando davvero ad arrabbiarsi. Aurora e Aoyama si guardarono e scoppiarono a ridere.
«Vi prego, chiudiamo questo argomento.» Kurama Norihito si aggiunse alla discussione. «Non ho intenzione di sopportare le mirabolanti storie di Nishiki sin dal primo giorno di scuola.»
«Oh, Kurama-kun!» esclamò Aurora dolcemente, facendo arrossire il compagno. «La tua poca tolleranza è adorabile!»
Nishiki dimenticò per un momento la propria irritazione e, guardandolo, scoppiò a ridere. «L’hai fatto arrossire! Guarda!»
«Smettetela, stupidi.» borbottò l’azzurro in risposta. Aurora sorrise maliziosa, per poi riaffacciarsi alla finestra dell’aula ad osservare i ragazzi del primo anno che, abbandonato l’edificio in cui si trovavano l’anfiteatro e l’aula magna, attraversavano l’atrio della scuola per raggiungere l’edificio in cui si trovavano le aule per i test relativi le capacità ESP.
“Adesso si dedicheranno alla parte più divertente”, pensò mentre tornava al proprio posto, ripensando all’esecuzione del proprio test, l’anno precedente.
 
15 Aprile 2019, ore 11:42, Inazuma Cho, palestra della Chō taikoku Kōkō.
 
«Bene, ragazzi. Adesso vi divideremo in piccoli gruppi e, a turni, vi sottoporrete ai nostri test attitudinali.» Shunju Minako si muoveva fra gli studenti reggendo un elenco fra le mani. «Mi aspetto da parte vostra professionalità ed impegno.»
Una ragazza dai lunghi capelli rosa ascoltava con attenzione ed interesse le parole dell’esaminatrice che, da lì a poco, li avrebbe accompagnati nelle aule dell’istituto. Suo fratello maggiore le aveva già spiegato come funzionavano alcuni test e, inoltre, le aveva dato alcune dritte prima di salutarla dinanzi i cancelli della Chō taikoku Kōkō; trovandosi da sola, siccome mancavano ancora alcuni minuti prima dell’orario d’inizio della cerimonia inaugurale, si era infilata gli auricolari del proprio cellulare nelle orecchie ed aveva iniziato ad ascoltare la musica senza accorgersi di stare andando esattamente addosso ad una persona. «Ehi, attenta» l’aveva ammonita questa dolcemente mentre lei, mortificata, stava togliendo gli auricolari pronta a scusarsi; era rimasta, tuttavia, pietrificata quando si era trovato davanti nientemeno che il migliore amico di suo fratello, Shindou Takuto, in compagnia di due ragazze, una delle quali l’aveva guardata male quando il ragazzo l’aveva chiamata “Asami-chan”. Era da quella mattina che non riusciva a togliersi di testa quel momento e, solo nel momento in cui aveva iniziato a scrivere il proprio saggio, era riuscita a concentrarsi. La voce dell’esaminatrice che chiamava il suo nome, assegnandola alla 1-B, la riportò alla realtà; si avvicinò, quindi, ai ragazzi che erano stati già assegnati alla 1-B e, fra questi, una ragazza dai capelli azzurri le sorrise dolcemente.
Terminata la distribuzione degli studenti alle classi, Shunju Minako sorrise con aria soddisfatta: «Bene così, ragazzi. Lascio ora la parola al mio collega, che si occuperà di spiegarvi le modalità di esecuzione dei test.»
Un uomo dai capelli neri e uno sguardo fiero fece un passo avanti rispetto la commissione d’esame.
«Buongiorno a tutti, ragazzi. Sono Katou Hinata, esperto di parapsicologia ed oggi mi occuperò di aiutarvi a capire qual è la vostra capacità ESP. Direi di partire dalle basi: alzino la mano quanti di voi sanno, effettivamente da cosa derivano le capacità ESP.» Poche mani si alzarono in risposta alla domanda dell’esperto; fra queste, anche quella di Kirino Asami. L’uomo sospirò con aria affranta: «Lo immaginavo. Beh, ragazzi, è tutto dovuto al vostro DNA. Non so quanti di voi sono a conoscenza del fatto che, al momento della vostra nascita, vi è stato prelevato un campione di DNA dalle cellule della mucosa buccale. Una volta prelevato, tramite una tecnica di biologia molecolare, la PCR3, abbiamo moltiplicato il DNA estratto e l’abbiamo analizzato. Dall’analisi, abbiamo identificato una ricombinazione genetica particolare, che ha fatto sì che voi possedeste queste capacità.»
Katou Hinata si fermò ad osservare le facce stralunate degli studenti che, come al solito, non avevano capito molto del suo discorso; per sdrammatizzare, aggiunse: «Beh, ragazzi, ci sarà un motivo se io sono specializzato in Biologia Molecolare e voi no, giusto?»
I ragazzi si misero a ridere, finché l’uomo non si schiarì la voce e riprese a parlare: «Ad ogni modo, oggi vi divideremo in gruppi. Siete all’incirca 90 ragazzi, considerando che gli ambiti di verifica sono tre, direi di formare sei gruppi da 15 ragazzi. Dividetevi liberamente e seguitemi.»
 
15 Aprile 2019, ore 12:00, Inazuma Cho, Chō taikoku Kōkō, aula PK.

Matsukaze Tenma sedeva sul pavimento dell’aula PK; Katou Hinata aveva spiegato loro che si trattava dell’aula adibita alle capacità ESP che comportavano una trasformazione, che essa fosse relativa materia o tempo. Si guardava intorno con aria preoccupata mentre, pochi metri dinanzi a lui, un ragazzo dai capelli verdi stava cercando di modificare lo stato dell’aria che lo circondava; prima, aveva cercato di modificare dell’acqua, della sabbia e del fuoco, tuttavia si era rivelato inutile. Mentre osservava il ragazzo, Tenma percepì la formazione di un vortice d’aria intorno a lui; credeva che, finalmente, il verde fosse riuscito a concludere qualcosa ma, a giudicare dalle occhiate che gli esaminatori gli avevano rivolto e dal fatto che lo avessero invitato ad uscire, non era stato così.
 
15 Aprile 2019, ore 15:33, Inazuma Cho, anfiteatro della Chō taikoku Kōkō.
 
Shunju Minako guardava orgogliosa gli aspiranti ESPer che sedevano dinanzi a lei. «Bentrovati, ragazzi. Sono qui per comunicarvi gli esiti delle vostre prove.»
Il chiacchiericcio degli studenti si interruppe subito. Gli studenti del secondo e del terzo anno, insieme ai docenti, erano stati invitati ad assistere alla consegna dei risultati. «Per quanto riguarda la stesura del saggio breve, voglio farvi presente che coloro che non hanno raggiunto il punteggio minimo di sessanta su cento saranno ammessi con un debito formativo. Nel corso dell’anno scolastico, questi alunni avranno la possibilità di frequentare corsi di potenziamento tenuti da alcuni dei più brillanti studenti del secondo e del terzo anno.» Un lieve brusio si sollevò dai posti a sedere. «Tuttavia, non temete, perché solo pochi di voi si troveranno in questa situazione. Adesso vi chiamerò uno per volta, venite dinanzi la commissione  a prendere la scheda con i vostri risultati.» Gli studenti furono chiamati uno ad uno da Minako, per poi essere accolti da un applauso da parte del resto dei presenti in anfiteatro.
Terminata la consegna dei risultati, prese parola il preside: «Per oggi abbiamo finito. Siete ufficialmente studenti della Chō taikoku Kōkō, complimenti a tutti voi.» Gli studenti del secondo e del terzo anno, i docenti ed il personale scolastico accolsero, nuovamente,  con un applauso i nuovi studenti. Il preside proseguì: «Ragazzi, mi aspetto grandi cose da voi. Non deludetemi. Sono sicuro che presto vi renderete conto di rappresentare per noi un barlume di speranza. Fate di tutto affinché il fuoco dentro di voi non smetta mai di ardere.»
 
15 Aprile 2019, ore 22:30, ????.

«Buonasera, preside Raimon.»  Un uomo dalla barba bianca accolse il preside della Chō taikoku Kōkō nel proprio ufficio; non si trovavano in un edificio del centro di Inazuma Cho, bensì si trovavano nei pressi della Torre di Inazuma, dalla quale si poteva osservare tutta la cittadina.
«Salve, Hibiki-san.» gli rispose cortesemente l’altro, prendendo posto dinanzi la scrivania dell’uomo.
«Com’è andata la prima giornata di scuola?» gli chiese l’uomo, versandogli del tè fumante in una tazza di porcellana.
Il preside sospirò con aria stanca. «Bene, direi. Le nuove leve sembrano promettenti.»
«Me lo auguro.» L’uomo si guardò intorno con circospezione, per poi proseguire: «Novità?»
Raimon Souichirou sospirò, osservando la tazza di tè che l’altro gli aveva offerto. «Non lo so, non lo so.» iniziò, affranto. «Sono sempre meno. Quest’anno sono ancora meno rispetto l’anno scorso. Non so come faremo, davvero non lo so.»
L’uomo lo guardò con apprensione, per poi voltarsi ad osservare il panorama che si stagliava fuori la finestra del suo ufficio: una serie di lampioni illuminavano le strade di Inazuma Cho su cui si affacciavano gli ultimi negozi che si apprestavano a chiudere; alcuni percorrevano ancora quelle strade, chi per rincasare, chi per uscire. Hibiki Seigou avvertì una strana sensazione, si voltò verso l’altro e proseguì: « Hirai Shinzou sta venendo. Troveremo una soluzione.»
 
1 si definiscono ESPer coloro che possiedono poteri ESP.
2 la parapsicologia è la scienza che si occupa dei fenomeni paranormali/ESP.
3 la PCR (reazione a catena della polimerasi) consente la moltiplicazione di frammenti di acidi nucleici. Se può interessarvi, informatevi su internet, ma ai fini della trama non è importante sapere come funziona.


Angolo dell'autrice.
Hiiiiii
~
Non stavo più nella pelle, avevo troppa voglia di aggiornare, sorry.
Scusate per il capitolo lungo, ma c'erano molte cose da spiegare. Come avrete notato, alcuni OC sono stati presentati:
Aurora Parisi è la mia OC;
Kirino Asami è l'oc di Alix04;

Elinor Lancaster è l'oc di angel love.
Ragazze, cosa ne pensate? Le ho caratterizzate bene?
Per chi mi ha mandato l'oc questo pomeriggio, scusatemi, ma avevo il capitolo già pronto e dovevo assolutamente aggiornare. Ovviamente gli altri compariranno nei prossimi capitoli.
Per chi ancora deve mandarmi l'oc, non temete, li aspetto con piacere.
Allora, che dite? Vi ho chiarito un po' le idee o no? Spero di no eheh
Alla prossima!
Michela

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Capitolo 3
*** 02: capitolo 2. ***


超大国高校
Chō taikoku Kōkō


 
15 Aprile 2019, ore 22:03, Inazuma Cho, casa Kurosawa.
 
Una bambina di sette anni giaceva prona sul proprio letto scrutando con interesse il proprio fratello maggiore ed il suo migliore amico. «Allora, com’è andato il vostro primo giorno di scuola?»
«Abbastanza bene, credo.» le rispose il fratello, sistemando il polsino nero che portava al braccio destro per coprire un tatuaggio.
«Hai incontrato Akane-chan?» chiese la bambina, con gli occhi sognanti.
«Purtroppo no, Yui-chan.» rispose il migliore amico del fratello, un ragazzo dalla folta chioma arancione. «L’abbiamo vista di sfuggita mentre tornava a casa con un’amica.»
«Oh.» si limitò a commentare la piccola con aria affranta; era una fan sfegatata del fratello e sperava che riuscisse, finalmente, a conquistare la ragazza che cercava di corteggiare da anni.
«Non fa nulla, Yui-chan.» cercò di rincuorarla il fratello, nonostante anche lui fosse abbastanza dispiaciuto per la situazione; come se non bastasse, oltre a non aver avuto possibilità di incontrare Akane e darle il mazzo di fiori che intendeva regalarle, si era trovato faccia a faccia con il proprio ex con cui, ovviamente, non si trovava in eccellenti rapporti e che, pertanto, si era limitato a guardarlo con superiorità per poi spostare un ciuffo di capelli dalla propria fronte, come era solito fare.
«Secondo me dovresti invitarla ad uscire!» continuò Kurosawa Yui, cercando di trovare l’ennesimo modo per aiutare il fratello. «Che ne dici, Taiyou-kun? Non ho ragione?»
Amemiya Taiyou sospirò. «Ci abbiamo già provato» iniziò, agitando la mano con fare teatrale. «Tuttavia, abbiamo fallito miseramente.»
Ryuunosuke digrignò i denti ricordando il giorno in cui, durante le vacanze, aveva incontrato la ragazza in centro e, all’improvviso ed istintivamente, le aveva proposto di uscire insieme l’indomani, facendola arrossire violentemente; Akane non gli aveva nemmeno risposto, si era limitata a guardarlo con aria stralunata, strabuzzare gli occhi e sussurrare un silenzioso “devo andare”.
«Beh, che posso farci? Non sono mica Shindou Takuto.» mormorò, con ironia, iniziando a torturare con la mano l’orecchino grigio che portava sull’orecchio sinistro. Era noto a tutti che Yamana Akane stravedesse per il pargolo di due dei più importanti imprenditori della città e, allo stesso modo, era noto a tutti che Kurosawa Ryuunosuke stravedesse per lei; sembrava che tutti ne fossero a conoscenza, tranne la diretta interessata. «Comunque, domani sicuramente mi andrà meglio. Le comprerò altri fiori.»
«Non preoccuparti, Nokkun.» lo incoraggiò Taiyou, facendogli un’occhiolino. «Ce la caveremo.»
«Taiyou-kun, e tu invece?» la bambina lo guardò con aria curiosa. «Non ti piace nessuno?»

 
15 Aprile 2019, ore 22:16, Inazuma Cho, villa Shindou.

Shindou Akiko reggeva fra le mani la pergamena sulla quale era riportato l’esito dei test che la giovane aveva eseguito quel giorno a scuola; ancora non si capacitava del fatto che fosse ufficialmente una studentessa della Chō taikoku Kōkō, così come suo fratello maggiore. Lesse per l’ennesima volta la pergamena, riassaporando l’emozione che aveva provato nel momento in cui la severa Shunju Minako gliel’aveva porta.
 
“Signorina Shindou Akiko,
nata il 31 Dicembre 2003 a Inazuma Cho.

Valutazione prova scritta: 82/100.
Esito prove attitudinali: OOBE (Out Of Body Experience).

Ammessa alla Chō taikoku Kōkō nella classe 1-A.”

Si concentrò sulla dicitura “OOBE”, la quale stava ad indicare la capacità di compiere viaggi astrali. Si chiese quante persone fossero effettivamente in grado di compierli; a giudicare dall’affluenza di studenti nell’aula OOBE, erano davvero in pochi... sicuramente meno di dieci. Le ritornò in mente il volto di un ragazzo dai capelli blu che, affianco a lei, rispondeva in maniera disinteressata alle domande di un esaminatore che, di fronte alla sua indifferenza, si innervosiva sempre di più.
«Signorina, i suoi genitori al telefono.» I pensieri di Akiko furono interrotti dalle parole del maggiordomo della villa in cui viveva, un uomo dai capelli grigi ed un naso adunco che le porgeva il telefono di casa. I suoi genitori si trovavano fuori città per l’ennesimo viaggio di lavoro e, pertanto, non avevano avuto modo di condividere con Akiko la gioia per la recente ammissione; tuttavia, nessuna distanza e nessun impegno lavorativo era più importante del successo di uno dei loro figli e, quindi, i signori Shindou avevano deciso di chiamarla. La ragazza fu ben felice di sentirli e di raccontare loro la propria giornata in ogni minimo particolare.
«Come sta, invece, Takuto?» le chiese la madre, quasi esasperata dalla parlantina irrefrenabile di Akiko.
«Non c’è, adesso.» spiegò la ragazza, un po’ delusa a causa della brusca interruzione. «Credo stesse bene. È da Aurora.»

 
15 Aprile 2019, ore 22:47, Inazuma Cho, villa Parisi.

«Grazie, Camille. Lascia pure le cose sul tavolo.» Aurora sorrise dolcemente alla propria cameriera la quale era stata incaricata di offrire qualcosa ai suoi ospiti. La donna poggiò un vassoio con del tè e dei pasticcini sul tavolo dell’ampio soggiorno di villa Parisi; sorrise e fece un aggraziato inchino agli ospiti di Aurora, per poi uscire dalla stanza.
«Camille è sempre così gentile.» commentò Elinor, sporgendosi per prendere un pasticcino dal vassoio d’argento su cui erano poggiati.
«È unica.» concordò Aurora fermamente; prese una tazza di tè, aggiunse una zolletta di zucchero ed iniziò a girarlo con un cucchiaino. «Ora torniamo agli affari.»
Elinor annuì imitando il gesto della compagna, per poi rivolgersi al compagno alla sua destra: «Non riesci proprio a spiegarti cosa possa esserti successo?»
Shindou Takuto sorseggiò del tè ed esitò qualche istante prima di risponderle. «Non lo so. Adesso la sensazione si è alleviata, ma oggi era molto intensa.»
«È così strano.» commentò Aurora, ed Elinor annuì. Il ragazzo aveva parlato loro dell’inspiegabile sensazione che da quel mattino lo stava tormentando e che solo da pochi minuti aveva iniziato a placarsi.
«Non lo so, guys.» disse Elinor, scuotendo il capo. «Voglio dire, sei un tipo di veggente. Dovresti riuscire a prevedere eventi non ancora accaduti, come fai ad avere una strana sensazione indefinita?»
«Non lo so» rispose per l’ennesima volta Takuto. «Credete che io debba parlarne con qualcuno?»
«Potresti parlarne con il preside.» suggerì Aurora, portandosi l’indice al labbro. «Oppure, con Katou Hinata.»
«Sono d’accordo» convenne l’altra ragazza. Terminò di bere la propria tazza di tè, per poi dire: «Vogliate scusarmi, ma devo tornare a casa. Domani mattina, prima delle lezioni, io, Fuji-senpai e gli studenti del primo anno che possiedono la capacità della cronocinesi avremo un incontro conoscitivo.»
Aurora si alzò da tavolo e la baciò dolcemente sulla guancia, come era solita fare ogni volta si salutassero. «Non preoccuparti, Rel-chan. Ci vediamo domani.»
«Certo.» sorrise la rossa, per poi salutare Takuto con un cenno della mano. Sussurrando un “bye guys”, uscì dalla stanza mentre il rumore dei suoi tacchi risuonava per la casa; Aurora e Takuto si guardarono sorridendo.

 
16 Aprile 2019, ore 07:27, Inazuma Cho, casa Fujiwara.

“Buongiorno, Fuji-senpai. Volevo comunicarti che mi hanno chiamata da scuola e l’incontro conoscitivo è stato anticipato di un quarto d’ora. Mi è stato chiesto di avvisarti.
Xoxo,
Elinor Lancaster."
Fujiwara Haru lesse rapidamente il messaggio che Elinor gli aveva scritto su iBlater1 e ringraziò il cielo per aver deciso, quel mattino, di alzarsi un po’ prima. Sedeva al tavolo della cucina di casa, dove sua madre, Fugiwara Ise2, gli stava rapidamente preparando la colazione per poi andare ad aprire la propria merceria; quando ebbe terminato, gli porse un piatto, lo salutò con un bacio e gli disse dolcemente: «Ci vediamo stasera. Non combinare guai.»
«Non preoccuparti.» le rispose Haru, sorridendo. Una volta terminata la colazione, sistemò rapidamente la borsa e si incamminò verso la scuola; lungo la strada, incontrò due ragazzi che indossavano la sua stessa divisa scolastica. «Ehi, voi!»
Gli interpellati si voltarono a guardarlo e subito notarono lo stesso particolare che aveva notato l’altro. «Parli con noi? Sei della Chō taikoku Kōkō?»
«Sì» confermò Haru, squadrando i due: quello che gli aveva risposto era un ragazzo con i capelli castani e gli occhi azzurri e, con questi, lo osservava con aria decisamente eccitata; per quanto riguarda l’altra, risaltavano allo sguardo i suoi capelli azzurri e lo sguardo incerto con cui lo squadrava di rimando. «Sono Fujiwara Haru, e sono in 3-C. Come vi chiamate?»
«Io sono Matsukaze Tenma!» trillò il ragazzo, raggiungendolo rapidamente per stringergli la mano con entusiasmo. «Sono in 1-B, sono felicissimo di conoscerti!»
«Ho notato» mormorò il maggiore, per poi concentrarsi sulla ragazza. «E tu?»
«Sorano Aoi.» rispose timidamente la ragazza, intimorita dall’aspetto di Haru che, con capelli neri con le punte tinte di verde ed occhi rossi, sembrava un vero e proprio punk.
«Ed è in classe con me!» aggiunse Tenma sorridendo. Haru pensò che fosse decisamente troppo estasiato dall’averlo conosciuto.
«Ehi, guarda che non mordo!» commentò scherzoso, cercando di sciogliere il ghiaccio - o meglio l’iceberg - che si era creato fra lui ed Aoi. La ragazza sorrise timidamente.
«Hai ragione.» ammise, raggiungendolo. «Scusami.»
«Non preoccuparti. Su, andiamo» rispose Haru invitandoli a incamminarsi. «Allora, come sono andati i test?»
«Bene. Ho preso 79/100, ma non mi lamento!» rispose Tenma, facendo spallucce.
«Io invece ho preso 97/100.» continuò Aoi.
«Complimenti ad entrambi, allora!» commentò il maggiore. «Per quanto riguarda i poteri ESP, invece?»
«Io, aerocinesi» spiegò il castano, con gli occhi che brillavano. «Aoi, invece, è una chiaroudiente.»

 
16 aprile 2019, ore 07:45, Inazuma Cho, Chō taikoku Kōkō, aula CK.

Elinor Lancaster sedeva in uno dei banchi dell’aula CK osservando con aria assorta i ragazzi che la circondavano; i lunghi capelli rossi legati in due codini le ricadevano scompostamente sulla camicia della divisa scolastica, mentre qualche ciuffo un po’ più ribelle le incorniciava il volto. Nonostante l’appuntamento fosse stato anticipato alle otto meno un quarto, non tutti i ragazzi si erano ancora presentati; osservando i volti che la circondavano, Elinor notò che quasi nessuno era un nuovo studente. Fujiwara Haru raggiunse la classe pochi minuti dopo, scusandosi per il ritardo; Elinor gli fece un cenno con la mano e gli sorrise. D’un tratto, Katou Hinata entrò nell’aula accompagnato da un ragazzino dai capelli verdi ed occhi azzurri.
«Siamo tutti?» chiese l’uomo rivolgendosi ad Haru, il quale era uno dei pochi ESPer del terzo anno presenti nell’aula. Il ragazzo si guardò intorno contando mentalmente i presenti.
«A meno che non dobbiamo aspettare studenti del primo anno, siamo tutti.» comunicò all’adulto, il quale annuì e si avvicinò alla cattedra dell’aula; il ragazzino che lo accompagnava, lo seguì e si fermò pochi passi dietro di lui.
«Buongiorno a tutti, ragazzi.» iniziò Hinata, scrutando i presenti uno ad uno. «Scusatemi per l’improvviso cambiamento d’orario. Oggi sarà una giornata lunghissima, avrò altri incontri come questi.»
I ragazzi ascoltavano in religioso silenzio le parole dell’uomo, il quale aveva le occhiaie di chi aveva dormito poco e niente.
«Ad ogni modo, sono qui per presentarvi l’unico ESPer che si unirà a voi quest’anno.» continuò, riferendosi al ragazzo al suo fianco che, interpellato, fece un passo avanti e fece un inchino.
«Buongiorno, sono Fei Rune.» disse, sollevandosi dall’inchino con aria leggermente imbarazzata. «Spero riusciremo ad andare d’accordo.»
Katou Hinata lo guardò presentarsi, per poi prendere nuovamente parola. «Come avrete notare, quest’anno abbiamo un solo nuovo acquisto.» I ragazzi annuirono guardandosi preoccupati. «In tanti anni in cui ho lavorato per la Chō taikoku Kōkō, è il primo anno in cui è capitata una situazione del genere. I rapporti che abbiamo stilato nel corso del 2004 indicavano un numero di ESPer maggiore rispetto a quelli che quest’anno hanno inoltrato la richiesta di iscrizione al nostro istituto.»
«Avete qualche idea riguardo l’origine di questa irregolarità, Katou-sensei?» chiese Elinor dando voce ai pensieri degli altri studenti che, timorosi di esporsi troppo, non avevano osato parlare.
L’uomo sospirò, incerto su come rispondere. «Beh. O sono dissidenti, o sono morti.»

 
16 Aprile 2019, ore 15:45, Inazum Cho, Chō taikoku Kōkō, aula PK.

L’aula PK era molto più affollata rispetto a quanto lo era stata l’aula CK quel mattino. Dopo le lezioni, tutti gli studenti che possedevano capacità inerenti la psicocinesi erano stati convocati per poter conoscere ad accogliere i nuovi ESPer con cui avrebbero iniziato a seguire le lezioni. L’aula era piena di studenti i quali, avendo trascorso da sempre insieme le ore di lezione in quell’aula, erano ben felici di rivedersi dopo le vacanze di fine anno.
«Come avete trascorso le vacanze?» chiese Kuramada Gouichi, parlando con un gruppo di compagni con cui condivideva la passione per il calcio.
«Io non ho fatto niente di che» ammise Sangoku Taichi, facendo spallucce. «Mia madre è molto impegnata con il lavoro, lo sapete.»
«Io ho aiutato mia sorella a studiare» spiegò, invece, Kirino Ranmaru.
«Aspetta, cosa?» esclamò incredulo Hamano Kaiji, avvicinandosi al rosa. «Tu hai aiutato tua sorella?»
«Beh, non ricordi?» rispose Ranmaru. «Quest’anno anche lei frequenta la Chō taikoku Kōkō.»
Kurama Norihito, che aveva ascoltato la conversazione con disinteresse, si aggiunse al discorso. «Non ricordavo aveste solo un anno di differenza. È passato un secolo dall’ultima volta che l’ho vista.»
L’attenzione dei ragazzi fu catturata da Katou Hinata che, per l’ennesima volta accompagnato da studenti del primo anno, era entrato nell’aula. «Buon pomeriggio a tutti. Mi dispiace trattenervi a scuola oltre l’orario dovuto.»
I ragazzi borbottarono un cenno di dissenso.
«Dai, ragazzi.» cercò di calmarli Hinata, con un cenno della mano. «Sarò rapidissimo. Non appena avrò finito di spiegarvi la situazione, i vostri compagni si presenteranno e potrete andarvene.»
«Spiegare la situazione?» chiese Kurosawa Ryuunosuke, scambiandosi un’occhiata incerta con Amemiya Taiyou, che sedeva al suo fianco.
«Sì, ragazzi.» proseguì l’uomo. «È successa una cosa strana, quest’anno. Ci siamo ritrovati con meno ESPer rispetto a quanti ne avevamo calcolati alla loro nascita. Ci stiamo organizzando per iniziare ad eseguire delle ricerche.»
«Com’è possibile una cosa del genere?» sussurrò Hamano Kaiji ad Hayami Tsurumasa, il quale si limitò ad alzare le spalle.
«Per il momento, non preoccupatevi. Cercheremo di chiarire il tutto quanto prima possibile. Adesso, vi lascio fare le dovute presentazioni.» terminò l’uomo, sedendosi sulla cattedra dell’aula. «Prego, ragazzi.»
All’incirca quaranta ragazzi erano entrati con lui nell’aula PK e si erano accomodati sul fondo dell’aula, in modo da consentire all’esperto di annunciare le novità agli studenti più grandi. Terminato il discorso di Hinata, si guardavano imbarazzati, incerti su chi dovesse iniziare a parlare; fra di loro, una ragazza dai lunghi capelli rosa prese coraggio e fece un passo avanti. «Sono Kirino Asami, frequento la 1-B. Qualcuno di voi già mi conoscerà in quanto sorella di Kirino Ranmaru, della 2-A. Spero riusciremo a collaborare serenamente. Il mio potere ESP è la levitazione.»
«Anche il mio potere è la levitazione.» aggiunse un ragazzo di bassa statura, con una fascia per capelli azzurra. «Ed anch’io sono della 1-B. Mi chiamo Nishizono Shinsuke.»
«Beh, siamo tutti e tre della 1-B.» ammise un altro ESPer, facendo un passo avanti. «Io sono Matsukaze Tenma. Il mio potere è l’aerocinesi. Spero di andare d’accordo con tutti voi.»

 
16 Aprile 2019, ore 16:12, Inazuma Cho, Chō taikoku Kōkō, aula P.

Katou Hinata raggiunse rapidamente l’aula P percorrendo uno dei corridoi dell’edificio principale della Chō taikoku Kōkō. Fuori l’aula trovò un gruppo di trenta studenti del primo anno ad aspettarlo; fece loro un cenno con la mano ed entrò nell’aula.
«Eccomi. Scusatemi per l’attesa» disse, sedendosi esausto.
«Katou-sensei, tutto bene?» chiese Seto Midori, guardandolo con apprensione; l’uomo non aveva per niente un’aria salutare, con le profonde occhiaie e l’aria affannata.
«Sto bene. Vi prego di lasciarmi parlare, ho altri incontri fra pochi minuti.» li implorò l’uomo, esasperato dal dover ripetere sempre le stesse cose. «Inspiegabilmente, si sono iscritti alla Chō taikoku Kōkō meno ESPer di quanti ne avessimo calcolati. Dobbiamo assolutamente fare delle ricerche.»
Ascoltata la spiegazione dell’uomo, Shindou Takuto alzò la mano per poter parlare; l’uomo acconsentì ed il ragazzo spiegò: «È da ieri mattina che avevo una strana sensazione. Pensavo fosse dovuta alla mia precognizione, ma adesso ne ho l’assoluta certezza; tuttavia, non riuscivo a capire cosa fosse successo.»
Katou Hinata l’osservò, meditando qualche secondo. «Shindou-kun, ti pregherei di raggiungermi alle 17:30 nell’ufficio del preside.» Takuto annuì silenziosamente. «In ogni caso, sono qui anche per presentarvi i vostri nuovi compagni di corso.»
Sorano Aoi e Kariya Masaki si presentarono per primi; entrambi, avevano frequentato la stessa scuola media e, come avevano spiegato ai maggiori, la prima era chiaroudiente, il secondo era capace di telepatia.

 
16 Aprile 2019, ore 16:37, Inazuma Cho, Chō taikoku Kōkō, aula OOBE.

Shindou Akiko aveva avuto modo di incontrare nuovamente il ragazzo dai capelli blu nell’aula OOBE; al contrario delle sue previsioni, però, erano in venti ad essere dotati di una capacità ESP del genere OOBE. L’esperto che aveva avuto modo di conoscere durante  i test attitudinali aveva rapidamente spiegato agli studenti del secondo e del terzo la situazione in cui si trovavano e, per quanto ne avesse capito, non si trattava di una situazione ottimale. Un ragazzino accanto a lei tremava.
«Ehi, che hai?» gli chiese gentilmente. Il ragazzo dai capelli blu lo guardò con disprezzo.
«Sono un po’ in ansia…» spiegò il ragazzino, guardando Akiko con occhi terrorizzati.
«Su, non preoccuparti.» cercò di rassicurarlo la ragazza. «Sono Shindou Akiko, 1-A, e tu?»
Il ragazzo deglutì sonoramente. «Kageyama Hikaru, 1-C.»

 
16 Aprile 2019, ore 17:30, Inazuma Cho, Chō taikoku Kōkō, ufficio del preside.

«Signorina Parisi, signor Nishiki, grazie per avermi raggiunto quanto prima possibile.» iniziò il preside Raimon, accomodandosi sulla sedia dietro la propria scrivania. I due ragazzi erano stati informati della loro convocazione dal segretario del preside durante la lezione di Matematica e, da quel momento, non avevano fatto altro che chiedersi cosa dovesse dire loro l’uomo. «Come già vi è stato spiegato l’anno scors-»
Il discorso dell’uomo fu interrotto da qualcuno che bussava alla porta. Dopo l’invito del preside ad entrare, Katou Hinata entrò nell’ufficio, seguito da Shindou Takuto; nel vedere quest’ultimo, Aurora strabuzzò gli occhi. Hinata prese parola. «Scusatemi per l’interruzione. Dopo che avrete finito, vi spiegherò il motivo della presenza dello studente.»
Il preside Raimon annuì e riprese a parlare: «Come stavo dicendo, siete già consapevoli del fatto che la teleillusione e la xenoglossia siano alquanto rare come capacità ESP. Quest’anno praticamente nessun candidato rispecchiava il profilo di un ESPer di questo tipo.»
«Siamo in una situazione gravissima.» commentò Hinata. «Ci sono degli ESPer scomparsi, non sappiamo se sono dissidenti o morti…»
I tre ragazzi si guardarono increduli; la situazione era più grave di quanto pensassero.
«Ad ogni modo, signorina Parisi e signor Nishiki, continuerete a collaborare per quanto riguarda i vostri allenamenti. Anche se, presto, probabilmente, ci sarà una novità.» terminò l’uomo. «Ho finito. Katou-san, parlami del signor Shindou.»
«Possiamo andare, noi?» chiese Nishiki, alludendo a lui ed Aurora. Il preside acconsentì ed i due lasciarono l’ufficio.

 
16 Aprile 2019, ore 17:43, Inazuma Cho, Chō taikoku Kōkō, corridoio.

Kariya Masaki stava camminando per i corridoi della Chō taikoku Kōkō assorto nei propri pensieri. Ancora non riusciva a capacitarsi del fatto che, per colpa di un solo punto, fosse stato penalizzato con il debito formativo; certo, non che avesse studiato chissà quanto durante le vacanze, eppure quel misero punto potevano benissimo darglielo e lasciarlo in pace.
«Excuse me, sei Kariya Masaki?» una ragazza dai capelli rossi lo fermò nel bel mezzo del corridoio che portava all’ingresso dell’istituto. Masaki si chiese come conoscesse il suo nome.
«Può darsi.» rispose, restando vago. «E tu saresti?»
La ragazza alzò gli occhi al cielo dinanzi all’inutile tentativo di camuffamento del ragazzo. «Io sono Elinor Lancaster. E sarò la tua tutor per quanto riguarda il debito formativo.»

 
16 Aprile 2019, ore 22:06, ????.

«Allora è deciso.» concluse Hibiki Seigou facendo scrocchiare le nocche della mano.
«Sì.» concordò Hirai Shinzou, alzandosi dalla sedia.
«Preside Raimon, ci metteremo in contatto con gli interessati e le faremo sapere.» aggiunse il primo, rivolgendosi a Raimon Souichirou.
«Aspetto vostre notizie.» disse l’interpellato per poi congedarsi.


iBlater è l'applicazione che, nel gioco di IE GO, i personaggi usano per comunicare; è una sorta di WhatsApp.


Angolo dell'autrice.
holaaaaa~ 
entro la fine della storia vi avrò salutati in tutte le lingue che conosco
Come va? Vi aspettavate già un nuovo aggiornamento? eheh
Ho troppe idee per la mente, ma finalmente sto delineando la trama. Che ve ne pare?
Il capitolo è abbastanza lungo, ma ho trovato il modo per inserire tutti gli OC nonché gli inazumiani.
Per quanto riguarda i nuovi OC:
Shindou Akiko è l'oc di Aiko_Miura_36;
Fujiwara Haru è l'oc di _Eclipse;
Kurosawa Ryuunosuke è l'oc di 
_little_otaku_.
Che ne pensate? Li ho rappresentati bene?
Finalmente in questo capitolo iniziamo a capire un po' di più della situazione in cui si trovano i nostri protagonisti.
Quale pensate sia la novità di cui parla il preside Raimon? E, soprattutto, perché e dove si incontrano questi tre uomini?
Chi sarà mai il ragazzo dai capelli blu che riconosce Akiko? ma dai, questo è ovvio.
Fatemi sapere le vostre teorie. Ci sentiamo presto, guys!
Michela

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Capitolo 4
*** 03: capitolo 3. ***


超大国高校
Chō taikoku Kōkō


 
 
17 Aprile 2019, ore 07:21, strada di Inazuma Cho.

Erano appena le 07:21 del mattino e lungo le strade di Inazuma Cho si potevano incontrare solo i pochi mattinieri che si recavano al lavoro ed una ragazza dai lunghi capelli lilla: Ogawa Kaori si era svegliata di buon ora per potersi riservare la solita mezz’ora di corsa prima di recarsi a scuola; i suoi occhi azzurri, quasi vitrei, si posavano distrattamente sulle vetrine dei negozi che superava e sui volti delle persone che le camminavano affianco. Mentre svoltava l’angolo che portava alla strada in cui abitava, un pensiero le balenò in mente.
«Accidenti, mi sono dimenticata…» biascicò sottovoce, fermandosi e prendendo il cellulare dalla tasca destra del proprio pantalone; rapidamente, cliccò sull’icona di iBlater e digitò freneticamente un messaggio.

“Buongiorno, Tenma-kun.
Scusa se non ti ho risposto prima, sono andata a correre ed ho dimenticato di farti sapere… ci vediamo direttamente fuori scuola.
Ori-chan.”

Sospirò maledicendosi per la propria sbadataggine e percorse rapidamente la strada fino ad arrivare a casa.

 
17 Aprile 2019, ore 07:42, Inazuma Cho, Chō taikoku Kōkō, ufficio del preside.

«Bene, bene… Guarda un po’ chi è ritornata.»
Il preside Raimon si spostò leggermente dalla porta del suo ufficio per far entrare una ragazza dai lunghi capelli rossi; indossava un abito bianco con pois color borgogna ed un paio di occhiali da sole neri le coprivano gli occhi color nocciola. Si accomodò sulla sedia dinanzi la scrivania del preside e, vedendo la fotografia che ritraeva l’uomo in compagnia di una bambina, sorrise nostalgicamente.
«Non avrei mai immaginato di dover ritornare qui così presto.» commentò, togliendosi gli occhiali da sole. «Ma immagino si tratti di qualcosa di importante.»
«Già.» confermò il preside Raimon, accomodandosi di fronte a lei. La scrutò con attenzione mentre, con precisione quasi ossessiva, riponeva gli occhiali nella loro custodia. «Spero tu possa ascoltarmi.»
«Certo.» convenne la ragazza, riconcentrandosi sull’uomo; aveva il viso solcato da rughe che ne attestavano l’età e gli occhi erano contornati da scure occhiaie. «Dimmi tutto, papà.»

 
17 Aprile 2019, ore 08:02, Inazuma Cho, Chō taikoku Kōkō, cortile.

«Eccola lì!»
Amemiya Taiyou era chino dietro un cespuglio del cortile dell’istituto, intento a scrutare i cancelli dell’ingresso. Al suo fianco, Kurosawa Ryuunosuke reggeva un mazzo di rose rosse che stavano attirando decisamente la troppa attenzione di alcuni insetti. Il primo lo squadrò con un sopracciglio alzato.
«Ti sbrighi?» lo incitò ad alzarsi, indicando il viottolo su cui si trovava il cespuglio e dal quale si stava avvinando Yamana Akane. Ryuunosuke fece un respiro profondo e, scacciando le ultime api interessate a ciò che reggeva, si alzò di scatto, attirando l’attenzione di tutti quelli che stavano passeggiando lì affianco. Dal cespuglio, si udì Taiyou che, battendosi una mano in fronte, gli sussurrava di apparire quanto più spontaneo possibile. In pochi secondi, la ragazza raggiunse Ryuunosuke.
«Buongiorno, Akane-chan.» la salutò, cercando di nascondere il mazzo di rosa dietro di lui. La ragazza, riprendendosi dai propri pensieri, si fermò di fronte a lui.
«Buongiorno.» mormorò timidamente, guardandosi intorno; ricordava benissimo l’ultima volta in cui si erano trovati faccia a faccia e, per  di più, questa volta la sua capacità ESP la informava della presenza di qualcosa fra le sue mani.
«Per te.» Ryuunosuke le porse rapidamente i fiori, mentre alcuni ragazzi che si erano fermati ad osservarli si guardavano ridacchiando. «Spero ti piacciano le rosse.»
Akane avvampò dall’imbarazzo. Prese i fiori dalle mani di Ryuunosuke, biascicò un “grazie” e scappò via. Dal cespuglio accanto a lui, un pollice si sollevò in segno di approvazione.

 
17 Aprile 2019, ore 08:09, Inazuma Cho, Chō taikoku Kōkō, classe 2-A.

Elinor Lancaster sedeva nel proprio banco nell’aula della 2-A e reggeva fra le mani il proprio cellulare in attesa di un messaggio. La sua attenzione fu catturata da un enorme mazzo di rose rosse che, nell’ingresso dell’aula, aveva anticipato Yamana Akane; sollevò un sopracciglio con sguardo indagatore ed inviò un messaggio su iBlater.

“Indovina chi si è presentata in classe con un mazzo di fiori?
Xoxo, E.”

Pochi secondi dopo il cellulare vibrò, annunciando la risposta di Aurora Parisi.

“Già so tutto… parliamo a pranzo.
A.”

Elinor sorrise assaporando il piacere del gossip che avrebbe ascoltato in mensa. Poco dopo entrò in aula Shindou Takuto, accompagnato da Kirino Ranmaru; i ragazzi le diedero il buongiorno e la risposta di Elinor fu interrotta da una vibrazione del cellulare che catturò la sua attenzione.

“Everything’s fine. I’ll see you soon.
Xoxo, Tyler.”

 
17 Aprile 2019, ore 08:22, Inazuma Cho, Chō taikoku Kōkō, classe 3-B.

«Qualcuno di voi ha sentito Shindou?» chiese Sangoku Taichi, catturando l’attenzione di Minamisawa Atsushi, il quale stava osservando il cielo fuori la finestra.
«No» rispose seccamente, alzandosi dal proprio posto ed avvicinandosi alla porta dell’aula; fermo sull’uscio, si fermò ad osservare le persone che passavano. Una di queste catturò la sua attenzione. «Guarda un po’ chi si vede: il Romeo della Chō taikoku Kōkō!»
Kurosawa Ryuunosuke si irrigidì alla vista del proprio ex fidanzato che, davanti a tutti, gli aveva lanciato una palese frecciatina. Sfidandolo con lo sguardo, gli rispose: «Ne sei forse geloso?»
Atsushi sorrise sornione. «Certo che no, mi concedo di meglio di solito.»
Ryuunosuke si maledisse per aver agito d’impulso e sospirò. L’altro scoppiò a ridere. «Che cazzo ti ridi?»
«Niente.» rispose Minamisawa Atsushi altezzosamente, voltandogli le spalle e ritornando in aula.
«Idiota…» sibilò Ryuunosuke, lanciando occhiatacce a tutti coloro che si fermavano ad osservarlo.
«Ignoralo.» commentò Fujiwara Haru, raggiungendo il proprio compagno di classe il quale annuì. «Prima o poi gliela facciamo vedere.»

 
17 Aprile 2019, ore 08:26, Inazuma Cho, Chō taikoku Kōkō, corridoio.

Shindou Akiko camminava per i corridoi della Chō taikoku Kōkō alla ricerca della propria aula. Nonostante le sveglie, quella mattina si era svegliata tardissimo e non aveva avuto modo di chiedere al fratello, puntualissimo come un orologio svizzero, dove si trovasse la sua aula. Mancavano pochi minuti all’inizio delle lezioni e, se non avesse fatto in tempo, avrebbe fatto una pessima figura; d’un tratto, una ragazza dai lunghi capelli castani la fermò nel bel mezzo piazzandole una mano davanti.
«Aki-chan, ma cosa combini?» Aurora Parisi la guardava con aria arrabbiata e le mani sui fianchi. Akiko ringraziò il cielo per averle mandato quell’angelo vestito con l’uniforme della Chō taikoku Kōkō. «Stai cercando tuo fratello?»
«No, sto cercando la mia aula! Ti prego, aiutami!» spiegò con aria disperata. Non voleva assolutamente perdere altro tempo e solo lei poteva aiutarla.
Aurora sospirò alzando gli occhi al cielo. «Le aule del primo anno sono al primo piano, quelle del secondo anno si trovano al secondo piano e quelle del terzo anno si trovano al terzo piano.»
Akiko annuì vigorosamente, mentre Aurora indicava la targhetta della propria classe, che riportava la dicitura “Classe 2-C, 32 alunni”.
«Sei al secondo piano.» spiegò dolcemente la maggiore.
«Sono al secondo piano…» ripeté l’altra, realizzando di dover ripercorrere tutto il corridoio per raggiungere le scale che l’avrebbero portata al primo piano.
«Già» aggiunse Aurora, guardando distrattamente un proprio compagno di classe che raggiungeva la loro classe e le faceva un cenno con la mano per salutarla.
Akiko intercettò lo sguardo e sorrise maliziosa. «Ma quello è forse…?»
«VAI SUBITO IN CLASSE!» le urlò Aurora spingendola lungo il corridoio e cercando di nascondere il rossore che le tingeva le guance; mentalmente, si appuntò di rimproverare Shindou Takuto per aver confessato i suoi interessi sentimentali alla sorella.

 
17 Aprile 2019, ore 10:22, Inazuma Cho, Chō taikoku Kōkō, ufficio del preside.

«Capisco.» sussurrò Raimon Natsumi guardando fuori la finestra dell’ufficio di suo padre. Li avevano da poco raggiunti Hibiki Seigou, Hirai Shinzou e Katou Hinata, i quali le avevano illustrato il problema che affliggeva la popolazione di ESPer giapponesi e le possibili soluzioni che stavano meditando per risolverlo. «Beh, penso non mi ci vorrà più di una giornata per mettermi in contatto con tutti. Quando devo convocarli?»
Gli uomini si guardarono incerti. «Facciamo dopodomani?» propose Hirai Shinzou.
«No» lo contraddisse Hibiki Seigou. «Dobbiamo muoverci quanto prima. Inizia a chiamarli da ora e convocali per domani.»
«D’accordo» disse Natsumi, gettando un’occhiata al padre che, con le mani incrociate sotto il mento, rifletteva. «A che pensi?»
«Niente in particolare» ammise l’uomo, sorridendole dolcemente con aria rassicurante. «Mi chiedo se riusciremo a capirci qualcosa.»
«Stiamo lavorando senza sosta» spiegò Katou Hinata, per poi rivolgersi verso Natsumi. «Tuttavia, il vostro aiuto sarà fondamentale, per noi e per i ragazzi.»
La ragazza annuì silenziosamente, pensando al lungo pomeriggio di telefonate che l’aspettava. Di certo, le mancava la vita universitaria1.

 
17 Aprile 2019, ore 12:52, Inazuma Cho, Chō taikoku Kōkō, mensa scolastica.

«Oh. My. Gosh.» Elinor stentava a crederci che Kurosawa Ryuunosuke avesse fatto una dichiarazione d’amore plateale a Yamana Akane, la stessa Akane che stravedeva per il ragazzo che sedeva alla sua destra.
«Non siate cattive» le rimbeccò Kirino Ranmaru. Aurora alzò le spalle.
«Non abbiamo detto nulla.» gli rispose con aria innocente. «Stiamo semplicemente facendo gossip. Ed a tal proposito, avrei qualcosa da rimproverare a qualcuno qui presente…»
Shindou Takuto la guardò con aria curiosa. «Di che parli?»
«Come ti è saltato in mente di parlare a tua sorella di ciò che ti confido?» gli chiese con aria drammatica, facendo la finta offesa. Affianco alla vittima della sua scenata, Kirino Ranmaru s’irrigidì di colpo.
«Ehm… penso la colpa non sia esattamente sua…» biascicò, distogliendo lo sguardo dalla ragazza che, improvvisamente, era ritornata seria. «Diciamo che potrebbe essere che io abbia detto qualcosa a mia sorella… che potrebbe averlo detto ad Akiko…»
«COSA?» l’urlo di Aurora catturò l’attenzione della metà dei presenti in mensa; Minamisawa Atsushi si avvicinò rapidamente e, con un sorriso beffardo, si mise ad ascoltarli divertito. «Siete pessimi, che diamine!»
«Ehi, che succede?» la fermò Atsushi, tenendole un braccio.
«Fammi passare, ho da fare» gli rispose freddamente la prima, scrollandosi la sua mano di dosso; dal tavolo affianco, Kurosawa Ryuusuke sorrise soddisfatto.
«Il karma ha fatto il suo corso» commentò, rivolgendosi a Taiyou ed Haru che sedevano con lui.
Nel frattempo, Aurora Parisi era uscita di corsa dalla mensa non notando che, al suo seguito, era uscita Ogawa Kaori; percorse rapidamente il corridoio della Chō taikoku Kōkō che portava all’esterno della scuola e si sedette su una delle panchine dell’istituto.
«Ehi» la chiamò Kaori alle sue spalle, cercando di attirare la sua attenzione. «Cos’è successo?»
Aurora la guardò con discrezione e sorrise. «Che ironia, la mia più grande nemesi in ambito scolastico che s’interessa ai miei problemi.»
Kaori si sedette al suo fianco. «Saremo anche rivali per quanto riguarda i voti, ma mi è dispiaciuto vederti così arrabbiata. Non perdi mai le staffe.»
La castana sorrise dolcemente. «Non so cosa mi è preso» spiegò. «Grazie per l’interesse, comunque. Non ti considero davvero la mia nemesi.»
Kaori sorrise al pensiero di non avere realmente una nemica. Certo, i voti a scuola erano importanti e la competizione era alta, ma niente valeva quanto un’amicizia. «Nemmeno io.»

 
17 Aprile 2019, ore 13:27, Inazuma Cho, Chō taikoku Kōkō, classe 1-B.

«Chi era la ragazza che ha urlato in mensa?» chiese Matsukaze Tenma con aria curiosa.
«È Aurora Parisi.» spiegò Kirino Asami, sedendosi accanto a lui. «Non la conosci?»
«Dovrei?» replicò lui.
«Beh, è la figlia di uno dei più importanti diplomatici del Giappone.» spiegò Aoi, aggiungendosi alla conversazione.
«Ed è anche una cara amica della mia tutor.» aggiunse Kariya Masaki.
«A proposito, com’è quella ragazza? Elinor Lancaster?» gli domandò Nishizono Shinsuke. «Ho sentito dire che ha origini nobili.»
«Sì.» confermò l’azzurro, sbadigliando. «Non è niente di che. Anzi, mi fa un po’ paura, mi ha riconosciuto nel bel mezzo del corridoio senza avermi mai incontrato.»
«Dovresti sentirti onorato, dato che sei una nullità.» commentò ironica Asami.
«Senti un po’, codine rosa, pensa agli affari tuoi!» esclamò indispettito Masaki, mentre la compagna sghignazzava.

 
17 Aprile 2019, ore 15:29, strada di Inazuma Cho.

«Minamisawa-san, che cos’hai?» Kurama Norihito camminava al fianco del compagno il quale, con aria assorta, non aveva pronunciato nemmeno una parola da quando si erano incontrati.
«Niente.» replicò freddamente il maggiore, fissando la strada dinanzi a lui. L’azzurro sospirò con aria esasperata, consapevole del fatto che a turbarlo fosse quanto accaduto in mensa con Aurora.
«Puoi dirmelo se qualcosa ti affligge.» tentò nuovamente di indurlo a parlare. Poco dietro di loro, i fratelli Kirino ed i fratelli Shindou camminavano verso villa Shindou.
«Ti ho detto che non ho n-» Minamisawa Atsushi s’interruppe improvvisamente quando dalla, strada perpendicolare a quella che stavano percorrendo, comparvero Elinor Lancaster, Ogawa Kaori ed Aurora Parisi. Kurama Norihito intercettò il suo sguardo.
«Lo sapevo.» commentò, per poi alzare la voce: «Ehi, ragazze!»
Le interpellate si voltarono verso la voce che le aveva chiamate; così come Atsushi, anche Aurora s’irrigidì nel vederlo. «Ignoriamoli.»
«Ma quello dietro loro è Takuto-kun!» esclamò Elinor. «Dai, aspettiamolo.»
«Rel-chan, non ho voglia. Ci sono anche Asami e Ranmaru.» cercò di implorarla l’altra mentre, al sentire nominare Kirino Ranmaru, Kaori arrossì.
«Sweetie, non puoi litigare con i tuoi più cari amici.» iniziò severa Elinor, puntando un dito contro Aurora. «Adesso vai lì, fai pace con Minamisawa-san, con Ranmaru-kun e con Asami-chan e torniamo tutti insieme a casa.»
Nel frattempo, Norihito ed Atsushi le avevano raggiunte. «Ciao» sibilò con indifferenza il secondo, con aria altezzosa.
Aurora lo guardò spostarsi il ciuffo dalla fronte. «Mi dispiace, Minamisawa-san. Non intendevo trattarti in quel modo.»
«Tsk.» la schernì l’altro, con un sorriso beffardo. «Hai solo un modo per farti perdonare, Aurora-chan.»
Gli altri quattro li avevano raggiunti ed ascoltavano in religioso silenzioso. Lo sguardò di Kirino Ranmaru si soffermò sui lunghi capelli lilla di Kaori, la quale lo notò ed arrossì.
«Sarebbe?»
«Devi darmi un bacio.»
Il silenzio che seguì l’affermazione di Minamisawa Atsushi fu colmato dalla risata cristallina di Aurora Parisi.
«Non credevo avresti raggiunto questo livello così basso.» commentò la ragazza fra le risate.
«Adesso implori baci, Minamisawa-san?» lo canzonò Elinor, supportando l’amica. Asami ed Akiko si guardarono silenziosamente.
«Guarda come sono spavalde.» commentò sottovoce la prima.
«Già.» sussurrò l’altra in risposta.
Il ragazzo rimase pietrificato, per poi ridere insieme alle ragazze. «Andiamo, stupida, sai che scherzavo.»
«Certo, certo…» disse Aurora, alzando lo sguardo al cielo.
«Sono serio!» si giustificò Atsushi. «Non riesco a litigare con te!»
«Ricorda una cosa, Minamisawa-san: non ci riuscirai mai.»

 
17 Aprile 2019, ore 20:59, Inazuma Cho, villa Raimon.

«Ti ringrazio per la disponibilità, a domani.»
Raimon Natsumi posò la cornetta del telefono per l’ultima volta in quella giornata. Aveva fatto quanto suo padre ed i suoi colleghi le avessero chiesto e, finalmente, era libera. Si massaggiò le tempie e pensò alla riunione a cui doveva partecipare l’indomani. Si alzò dalla scrivania e scese in cucina a prendere un bicchiere d’acqua; una volta tornata in camera e preso il proprio cellulare, notò un messaggio su iBlater da un numero che non aveva in rubrica:

“Ti sei dimenticata proprio di me? Ci vediamo domani.
E.M.”


1 in questa storia Natsumi ha all'incirca venti anni, si è diplomata da poco, pertanto immagino frequenti l'università.


Angolo dell'autrice.
hiiii~
Qualche giorno fa ho detto che non avrei aggiornato presto. Eppure eccomi qui. BEH CHE DIR
E
Diciamo che questo è un capitolo di passaggio, non aggiunge molto alla trama.
Qualche vecchia conoscenza fa la sua comparsa... chissà perché! Secondo voi chi chiama? E, soprattutto, chi le scrive? eheh
In questo capitolo, inoltre, ho presentato una nuova oc, ossia Ogawa Kaori di Aiko_Miura_36. Spero vi piaccia!
Vi chiedo scusa se il capitolo presenta qualche errore. L'ho partorito stasera in 3 ore e non ho molta forza per rileggerlo... spero possiate perdonarmi, in ogni caso domani sistemo tutto.
Allora, che ve ne pare? Lo so, ancora non avete visto nessun potere ESP all'opera, ma ben presto sarete accontentati. Il prossimo sarà un capitolo importantissimo e spero di poterlo pubblicare quanto prima possibile. Vi piacerà sicuramente!
Ci sentiamo, cari. Alla prossima!
Michela

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Capitolo 5
*** 04: capitolo 4. ***


超大国高校
Chō taikoku Kōkō


 
18 Aprile 2019, ore 08:30, Inazuma Cho, Chō taikoku Kōkō, ufficio del preside.

Nel corso della lunga storia della Chō taikoku Kōkō, non era mai successo che così tante persone si fossero riunite nell’ufficio del preside dell’istituto: non c’era mai stata la necessità di trattare questioni che, essendo di un certo spessore, avessero richiesto la convocazione di persone esterne alla scuola; persino le trattative che, anni prima, si erano tenute con il governo giapponese riguardo lo Statuto di protezione degli ESPer1 avevano richiesto la presenza di pochi rappresentanti delle due parti. L’ufficio del preside Raimon era decisamente troppo piccolo per contenere all’incirca venticinque persone ma, in qualche modo, Raimon Natsumi era riuscita a sistemare delle sedie per tutti. L’ora dell’appuntamento era stata comunicata il giorno precedente e la ragazza aveva gentilmente pregato tutti di essere puntuali; eppure, qualche sedia era ancora vuota. Natsumi sedeva al lato di suo padre e, per il nervosismo, picchiettava le dita sul tavolo di mogano dell’ufficio.
«Sii paziente.» le mormorò Raimon Souichirou, posandole una mano sulla gamba. La ragazza annuì in risposta e sospirò. Dopo alcuni minuti, un ragazzo con un sorriso dipinto sul volto entrò nell’ufficio.
«Scusate il ritardo» si giustificò, grattandosi la testa con aria imbarazzata. «La mia sveglia fa i capricci.»
Natsumi lo guardò scocciata, per poi voltarsi verso il padre che, dopo aver invitato il ragazzo a sedersi, si stava schiarendo la voce.
«Buongiorno a tutti.» cominciò, alzandosi in modo da consentire anche alle persone sedute lontano da lui di sentirlo. «Spero ci perdonerete per il poco anticipo con il quale vi abbiamo convocati ma, come avrete intuito, si tratta di una questione seria.»
«Cosa succede, preside Raimon?» chiese discretamente una voce femminile dalle prime fila. «Non mi pare di aver sentito nulla riguardo la questione per cui ci ha convocati.» Natsumi guardò colei che aveva parlato e questa le sorrise dolcemente.
«Dubito ne abbiate sentito parlare.» spiegò l’uomo. «Non ne abbiamo parlato con nessuno al governo. Stiamo cercando di agire senza destare sospetti. Nella nostra condizione, non possiamo fidarci di nessuno… Dopo la spiegazione di Hinata-san capirete perché.»
Katou Hinata, che sedeva alla sinistra del preside Raimon, si alzò e prese parola. «Salve, ragazzi. Sono passati quattro anni dal nostro primo incontro, vi ricordate?»
Alcuni mormorarono cenni di assenso.
«Non mi sarei mai aspettato di rivedervi in una situazione così negativa, ma che possiamo faci?» commentò malinconico, prendendo un fascicolo dalla scrivania. «Passiamo alle cose serie. Confrontando il censimento di ESPer giapponesi effettuato quindici anni fa con il numero di studenti che si sono effettivamente iscritti alla Chō taikoku Kōkō abbiamo notato un’incongruenza. Su 129 ESPer, ovviamente informati della loro condizione, abbiamo ricevuto 90 richieste di iscrizione.»
Una voce maschile si levò dal fondo dell’ufficio. «Avete notizie di questi ragazzi?»
«No.» ammise Hinata riposando il fascicolo. «È per questo che abbiamo bisogno di voi. Coloro che si sono diplomati nel 2017 si sono dimostrati essere i nostri migliori ESPer, motivo per il quale siete stati convocati.»
«E cosa dovremmo fare?» La ragazza che aveva parlato inizialmente riprese parola. «Come possiamo aiutarvi?»
Questa volta a parlare fu Hibiki Seigou. «Semplicemente, alcuni di voi ci aiuteranno con le indagini, altri fungeranno da tutor per i nostri studenti.»
«Non capisco perché dovremmo aiutare gli attuali studenti della Chō taikoku Kōkō.» commentò un ragazzo annoiato, con le braccia conserte. «Ci sono degli insegnanti, per questo.»
«Certo, Fudou-kun.» intervenne Natsumi, rivolgendogli un’occhiata glaciale. «Evidentemente, c’è bisogno di qualcosa in più di semplice teoria ed allenamento.»
«Natsumi-chan ha ragione.» confermò il preside Raimon, cercando di calmare gli animi. Il ragazzo che aveva parlato alzò gli occhi al cielo e tornò ad ascoltare le parole degli uomini.
«La questione è semplice.» proseguì Hibiki Seigou. «Non abbiamo bisogno né di spiegazioni né di esempi. Abbiamo bisogno di qualcuno con cui i nostri studenti possano esercitarsi senza avvertire l’imbarazzo di scontrarsi con un docente.»
«Perché mai dovremmo scontrarci con gli studenti?» chiese un ragazzo con gli occhi coperti da enormi occhiali verdi.
«Dobbiamo coinvolgere anche loro nelle nostre ricerche. C’è del potenziale in molti di loro.» spiegò pacatamente Katou Hinata.
«Beh? Avete intenzione di aiutarci?» Le parole di Seigou furono seguite da alcuni minuti di silenzio durante i quali alcuni dei presenti si guardarono incerti.
«Ovviamente, non siete tenuti a farlo.» aggiunse il preside Raimon, notando la titubanza generale.
Il ragazzo che si era presentato in ritardo si alzò. «Non siamo tenuti a farlo ma, almeno per quanto riguarda me, potete stare certi che vi aiuterò. E sono convinto che gli altri saranno d’accordo con me, non è vero?»
Alcuni annuirono vigorosamente, altri si limitarono a fare un cenno di assenso con il capo. Quando anche l’ultimo dei presenti ebbe confermato le proprie intenzioni, Raimon Natsumi benedì mentalmente chiunque avesse informato Endou Mamoru della sua convocazione al suo posto.

 
18 Aprile 2019, ore 10:42, Inazuma Cho, Chō taikoku Kōkō, classe 3-A.

Lo spacco di dieci minuti che intercorreva fra la fine di una lezione e l’inizio di un’altra era stato interrotto dall’arrivo di un collaboratore scolastico che aveva informato gli studenti del fatto che alle 15:30 ci sarebbe stata un’importante riunione in anfiteatro a cui tutti erano tenuti a partecipare. Uzuki Matsuri aveva ascoltato distrattamente le parole dell’uomo senza interessarsi più di tanto del motivo per cui era stata organizzata questa riunione straordinaria; al contrario, il resto degli alunni della 3-A si interrogava animosamente o, più precisamente, avanzava le ipotesi più disparate.
«È inutile scaldarsi» commentò una ragazza dai lunghi capelli bianchi. Matsuri l’osservò mentre, con profondo distacco, osservava il proprio cellulare. «Sapremo tutto oggi pomeriggio.»
«Se solo potessimo usare i nostri poteri ESP…» commentò un ragazzo, sospirando affranto.
La ragazza dai capelli bianchi gli rivolse uno sguardo che gli trafisse l’animo. «Se potessimo utilizzare i poteri ESP a nostro piacimento, saremmo in preda al caos più totale.»
Il ragazzo sbuffò sonoramente. «Riri-chan, sei una guastafeste.»
Lilith Rose Kurosawa fece spallucce mentre Uzuki Matsuri non le toglieva lo sguardo di dosso.

 
18 Aprile 2019, ore 12:39, Inazuma Cho, Chō taikoku Kōkō, mensa scolastica.

Yamana Akane sedeva ad un tavolo della mensa scolastica con Seto Midori; sul tavolo aveva poggiato l’ennesimo mazzo di fiori – questa volta fresie – che Kurosawa Ryuunosuke le aveva regalato. Osservandoli, sospirò.
«Che hai?» le chiese prontamente la compagna, guardandola; certo, Akane non era mai stata di molte parole, eppure quel giorno era ancora più silenziosa del solito.
«Cosa ne pensi?» le domandò a sua volta l’altra, indicando con un dito il mazzo di fiori alla sua sinistra.
«Beh, mi sembra gentile.» commentò la rossa facendo spallucce. «Perché?»
Akane socchiuse gli occhi per qualche secondo. «Non pensi mi stia prendendo in giro?»
«Perché dovrebbe?» chiese Midori con aria ovvia, alzando un sopracciglio. Con lo sguardo intercettò Ryuunosuke che, seduto alcuni tavoli dietro le spalle di Akane, le lanciava fugaci occhiate. «Credo sia molto dolce e che tu debba dargli una possibilità.»
La compagna sospirò per l’ennesima volta, notando che il suo adorato virtuoso stava entrando nella mensa e non l’aveva degnata di uno sguardo. Seto Midori scosse il capo con disapprovazione.

 
18 Aprile 2019, ore 12:47, Inazuma Cho, Chō taikoku Kōkō, mensa scolastica.

«Indovinate chi ho visto nei corridoi dell’istituto!» Matsukaze Tenma si sedette affianco ad Aoi, Shinsuke, Masaki ed Haru con un entusiasmo non indifferente. Nonostante Fujiwara Haru fosse più grande di loro di ben due anni, si trovava molto bene con loro ed aveva una particolare affinità con la ragazza dai capelli azzurri.
«Chi?» gli chiese Nishizono Shinsuke mentre, al suo fianco, Kariya Masaki alzava gli occhi al cielo esasperato dal loro eccessivo entusiasmo.
«Endou Mamoru!» esclamò Tenma con gli occhi che gli brillavano dalla gioia. Nonostante conoscesse una cara amica del vecchio portiere della Raimon, purtroppo non aveva avuto alcuna possibilità di incontrarlo e si limitava ad ammirarlo dall’ombra.
«Ne sei certo?» gli domandò dubbiosa Aoi; dopo tanti anni trascorsi in classe con lui, non avrebbe escluso la possibilità che soffrisse di allucinazioni.
«Infatti, mi sembra un po’ strano. Non vedo Endou-san da quando si è diplomato» commentò Haru scrutando il compagno che, improvvisamente, gli schizzò addosso.
«TU LO CONOSCI?» gli chiese, facendo girare alcuni dei presenti in mensa.
«Beh, io ero in prima quando lui era in terza.» spiegò il maggiore, cercando di scrollarselo di dosso. «È capitato che, qualche volta, ci uscissi, dato che un mio amico era fidanzato con un suo compagno di squadra.»
«Non ho ben capito le dinamiche.» ammise Matsukaze Tenma. «Però devi presentarmelo.»
Fujiawara Haru non poté fare a meno di notare lo sguardo esasperato di Sorano Aoi che, al suo fianco, scuoteva il capo sorridendo. «Va bene» convenne.

 
18 Aprile 2019, ore 12:51, Inazuma Cho, Chō taikoku Kōkō, mensa scolastica.

«Fra qualche giorno arriverà!» esclamò Elinor Lancaster in fibrillazione. «Non sto nella pelle!»
«Lo vedo.» commentò Shindou Takuto, guardandosi intorno. «Hai visto mia sorella?»
«Non mi pare.» rispose la prima, imitando il gesto del compagno. «Don’t worry. Sarà in giro per la Chō taikoku Kōkō.»
«Penso di sì.» convenne il ragazzo, per poi adocchiare una ragazza. «Ehi, Asami-chan.»
Kirino Asami, che stava passando affianco al loro tavolo, si fermò di colpo. «Shindou-san, mi hai chiamata?»
«Sì.» confermò lui, facendole cenno con la mano di sedersi. «Dov’è Aki-chan?»
«Non so» rispose  la rosa, arrossendo per la vicinanza con il ragazzo. «Forse è ancora in classe.»
«Va bene, non preoccuparti.» Takuto le sorrise dolcemente facendola tingere di rosso ancora di più; si alzò rapidamente e raggiunse alcune amiche poco distanti.
«Cosa ti preoccupa?» chiese Elinor con discrezione.
«Nulla.» rispose il ragazzo. «Semplicemente non la vedo da stamattina.»
«Ah, capisco» disse la ragazza. «Comunque, cosa ne pensi del piano di Aurora-chan?»
Shindou Takuto la guardò con incertezza. «A cosa ti riferisci?»
«Ah.» Elinor si rese conto di aver detto qualcosa che non avrebbe dovuto dire: se Aurora avesse voluto informare Takuto delle sue manovre per far nascere l’amore fra Kaori e Ranmaru, sicuramente lui lo avrebbe già saputo e, di conseguenza, evidentemente non voleva dirgli nulla. «Niente di che, voleva organizzare qualcosa per sabato. Ne parliamo con lei.»

 
18 Aprile 2019, ore 15:30, Inazuma Cho, anfiteatro della Chō taikoku Kōkō.

Le classi della Chō taikoku Kōkō erano state convocate una per volta nell’anfiteatro scolastico che, piano piano, stava iniziando a riempirsi. Le prime due file di sedili erano occupati dagli studenti della 1-A e, fra questi, Shindou Akiko chiacchierava con Kirino Asami che, dietro di lei, occupava con la propria classe, la 1-B, le due file seguenti. Le altre due file erano, invece, occupate dagli studenti della 1-C, fra i quali Akiko riconobbe Hikaru Kageyama – che le sorrise gentilmente – e quel ragazzo dai capelli blu che continuava ad ostentare la stessa indifferenza del giorno in cui l’aveva visto per la prima volta. Fei Rune, anche lui della 1-C, chiacchierava amabilmente con Elinor Lancaster che sedeva in un sedile della fila dietro la sua; si erano conosciuti durante l’incontro conoscitivo nell’aula CK e, da quel momento, la ragazza si era mostrata molto dolce nei suoi confronti. Accanto ad Elinor, Hamano Kaiji prendeva in giro Seto Midori alludendo ad un suo ipotetico interesse sentimentale nei confronti di Nishiki Ryouma, suscitando l’ira della rossa e le risate di Kaori Ogawa. Pochi sedili dietro c’erano, per l’appunto, gli studenti della classe di Ryouma - la 2-C -, i quali ascoltavano esterrefatti Aurora parlare in italiano al telefono; anche Uzuki Matsuri, seduta alle sue spalle, l’ascoltava affascinata dal suo carisma. Affianco a lei, Lilith Rose Kurosawa indossava gli auricolari del proprio cellulare e messaggiava con suo cugino, Kurosawa Ryuunosuke, che era seduto tre file dietro di lei e gettava occhiatacce di sfida al suo ex, Minamisawa Atsushi, seduto dinanzi a lui, mentre cercava Yamana Akane.
«Perché non lo ignori semplicemente?» gli chiese Fujiwara Haru, suo compagno di classe, seduto due sedili alla sua destra. Ryuunosuke alzò le spalle.
L’attenzione di tutti fu rapidamente catturata dall’ingresso nell’anfiteatro di alcuni ragazzi poco più grandi di loro. Matsukaze Tenma per poco non si mise ad urlare, vedendo Endou Mamoru passargli davanti; poco dietro di lui camminava Kino Aki, sua conoscenza che gli rivolse un sorriso dolce. A chiudere la fila c’erano il preside Raimon e sua figlia, una ragazza molto bella che in molti avevano avuto modo di conoscere – e temere – anni prima. Una volta che tutti ebbero preso posto, il preside iniziò a parlare.
«Buon pomeriggio a tutti. Ci ritroviamo qui dopo appena pochi giorni dalla cerimonia inaugurale, ma purtroppo sono tenuto a comunicarvi le novità.» cominciò, rivolgendosi alla platea di studenti. «Katou Hinata vi ha già parlato della situazione che ci affligge, non sarò prolisso pertanto non ve ne parlerò nuovamente. D’ora in avanti, l’orario scolastico subirà delle variazioni. Le lezioni termineranno un’ora prima del solito, alle 14:30.» L’esultanza di molti si esaurì drammaticamente quando l’uomo proseguì: «Questo perché dalle 14:30 alle 17:30 sarete impegnati in speciali allenamenti con esperti esterni alla scuola.»
Un brusio si levò dalla platea. Alcuni si guardavano incerti, altri disapprovavano totalmente il nuovo orario scolastico che avrebbe penalizzato le loro giornate.
«Vi prego di comprendere la gravità della situazione.» cercò di calmarli il preside. «Adesso, lascio la parola al mio collega e consigliere, Hibiki Seigou.»
«Salve, ragazzi. Sarò estremamente sintetico: vi chiedo di collaborare quanto più possibile con noi. Per tutta la giornata di domani le lezioni saranno sospese, istituiremo delle commissioni che vi sottoporranno dei test per valutare il livello di sviluppo delle vostre capacità ESP. Ovviamente, sono esentati da questi test tutti gli studenti del primo anno, i quali ancora non si sono ancora esercitati con i propri poteri; mentre noi lavoreremo, loro inizieranno ad esercitarsi con i nuovi tutor.» spiegò l’uomo; si fermò qualche secondo, e poi riprese: «Ragazzi, abbiamo davvero bisogno di voi. Non dimenticate mai che il vostro DNA vi ha resi ciò che siete ed è per questo che siete tenuti a supportare coloro che vi sono simili.»
 
1 lo Statuto di protezione degli ESPer è, ovviamente, frutto della mia fantasia. In base a questo, il governo giapponese si impegna a salvaguardare la popolazione di ESPer giapponese, consentendo annuali censimenti e pagando le spese per tutti gli ESPer che devono trasferirsi ad Inazum Cho per frequentare la Chō taikoku Kōkō.


Angolo dell'autrice.
Direte voi: Michela, ma sei scema? Prima dici di non poter aggiornare e poi aggiorni nemmeno un giorno dopo?
Beh, avete ragione. Però che posso farci se ripasso metà programma di biologia in mezzo pomeriggio e mi annoio per tutto il resto della serata, visto che non posso uscire?
Per cui, ecco qui il nuovo capitolo. Avevo già qualcosa in mente ieri sera, ma oggi l'ho messo su carta e niente, eccolo qui.
Ci sono due nuove oc, se avete notato:
Uzuki Matsuri è l'oc di Dolce sapore dei ricordi;
Lilith Rose Kurosawa è l'oc di _little_otaku_ .
Questo capitolo è abbastanza discorsivo, ma è un capitolo fondamentale per lo sviluppo della trama.
Come avrete capito, d'ora in avanti compariranno anche i vecchi inazumiani. Siete contenti? Io tantissimo!
Scrivere la scena nell'anfiteatro è stato un po' complicato, volevo mostrare tutti i vostri oc senza risultare ripetitiva. Cosa ne pensate? Vi piace come li ritraggo?
Colgo l'occasione per ringraziarvi per non avermi abbandonata dopo il primo capitolo; siete tanto gentili a leggere e recensire sempre. Spero di non deludere le vostre aspettative! Se avete qualche richiesta per i vostri oc, scrivetemi pure in privato.
Adesso vado, ci sentiamo presto.
Michela

 

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Capitolo 6
*** 05: capitolo 5. ***


超大国高校
Chō taikoku Kōkō

 
 
19 Aprile 2019, ore 07:53, strada di Inazuma Cho.

«Cosa pensate che faremo con i nuovi tutor?» Matsukaze Tenma camminava all’indietro guardando con curiosità le facce dei compagni con i quali si stava recando a scuola.
«Mh... non so, sinceramente.» commentò Sorano Aoi, portandosi un dito al labbro inferiore. «Fuji-senpai, tu li conosci, giusto?»
«Sì, conosco personalmente alcuni di loro, altri solo di vista.» spiegò Fujiwara Haru. «Però, sinceramente, non ho la più pallida idea di cosa faremo con loro.»
«Sono davvero così bravi come si dice?» chiese Nishizono Shinsuke, dopo aver ascoltato in religioso silenzio le parole dell’altro: se prima lui e Tenma provavano una grande ammirazione nei suoi confronti, da quando avevano saputo che conosceva alcuni dei leggendari calciatori della Raimon per poco non si prostravano ai suoi piedi.
«Beh, direi di sì.» confermò, mentre il quintetto entrava nel cortile della scuola. Kariya Masaki, dal suo canto, non aveva proferito parola da quando si erano incontrati quella mattina, un dettaglio che Haru non aveva mancato di notare. «Tu cos’hai?»
«Niente.» biascicò l’azzurro, sistemandosi la borsa sulla spalla. Tenma si fermò e lo squadrò in silenzio.
«È da quando ieri sono venuti i tutor che stai così.» rifletté ad alta voce.
«E allora?» gli chiese sprezzante il compagno. «Non che io li conosca, o altro!»
Fujiwara Haru lo guardò allontanarsi in silenzio. «Per quanto è orgoglioso, non ammetterà mai cosa gli è preso.»
«Fuji-senpai!» Una voce femminile si levò da un gruppetto di studenti seduti su una panchina della Chō taikoku Kōkō.
«Ciao, Rel-chan.» rispose il ragazzo. Elinor Lancaster sorrise dolcemente ai ragazzi che lo accompagnavano, per poi rivolgersi nuovamente a lui.
«Cosa credi ci faranno fare durante i test di oggi?» chiese cortesemente, dondolando sui piedi.
«Non so, forse un semplice esercizio di retrocessione temporale?» ipotizzò Haru, mentre Tenma e Shinsuke li ascoltavano con ammirazione.
«Può esser-.» convenne Elinor, per poi essere interrotta dal suono di un messaggio che le era arrivato. Si scusò per l’intromissione e lo lesse rapidamente, per poi allontanarsi con un sorriso enorme stampato sul viso.

“I’ll be there tomorrow.
Xoxo, Tyler.”

 
19 Aprile 2019, ore 10:16, Inazuma Cho, Chō taikoku Kōkō, aula PK.

L’aula PK era, senza alcun ombra di dubbio, l’aula in cui sarebbe stata registrata la maggiore affluenza di studenti della Chō taikoku Kōkō per i test istituiti dalla commissione esaminatrice. Erano passate meno di due ore dall’inizio dei test ed oltre trenta ragazzi erano già stati esaminati; gli studenti erano stati informati del fatto che, una volta eseguito il test, solo entro la fine della giornata avrebbero ricevuto i propri risultati pertanto, mentre attendevano il termine di tutti gli esami, era stato consigliato a tutti di andare ad assistere, ed eventualmente partecipare, alle esercitazioni degli studenti del primo anno.
La voce di Katou Hinata risuonò per tutta l’aula mentre invitava ad entrare il successivo studente da esaminare. «Uzuki Matsuri.»
La giovane avanzò a grandi passi per raggiungere rapidamente la commissione esaminatrice e porse la propria carta d’identità ad un uomo che la scrutava con curiosità.
«Di che classe sei?» chiese gentilmente una ragazza dai capelli color pesca, che era stata adibita alla compilazione delle schede relative i test di ciascun studente.
«Sono della 3-A.» rispose, osservando la ragazza annotare ciò che diceva con una grafia molto elegante.
«E qual è il tuo potere?» le domandò, sorridendole dolcemente; aveva decisamente l’aria di una persona molto affabile e cordiale, il genere di persona che più piaceva a Matsuri.
«Somatocinesi.» disse, spostando la frangia che le ricadeva sugli occhi.
«Ooooh!» esclamò Endou Mamoru, mentre gli si illuminavano gli occhi. «Ho un’idea per la sua prova!»
Katou Hinata tossicchiò sonoramente, cercando di ristabilire l’ordine. «Dimmi pure, Endou-san.»
«Riesci a trasformare i tuoi capelli nei suoi?» chiese entusiasta, indicando un ragazzo dai capelli rossi al suo fianco che, dopo un’iniziale indifferenza nei confronti della questione, adesso guardava il compagno con uno sguardo truce.
«Giuro che quando finiamo qui ti ammazzo!» gli gridò contro, mentre la ragazza dai capelli color pesca cercava di calmarli.
Hinata sospirò. «Può andare. Dai, facci vedere, Uzuki-chan.»
Matsuri scrutò con attenzione la fulva chioma del ragazzo che l’osservava con aria indisposta. Si concentrò quanto più poteva e, in pochi secondi, i suoi capelli rosa si tinsero di rosso e si alzarono a formare una sorta di tulipano. Endou Mamoru applaudì entusiasta.
«Hai visto, Nagumo-san?» chiese al compagno che sembrava sul punto di avere una crisi di nervi.
«Va bene così.» cercò di concludere la ragazza dai capelli color pesca. «Puoi andare.»

 
19 Aprile 2019, ore 12:29, Inazuma Cho, Chō taikoku Kōkō, corridoio.

Ogawa Kaori camminava al fianco di Aurora Parisi. «Cosa ti hanno fatto fare?»
«Niente di che.» spiegò l’italiana, facendo spallucce. «Mi hanno chiesto di far avere freddo ad uno di loro, e poi di far avere contemporaneamente caldo ad uno e freddo ad un altro.»
«Tutto qui?» le chiese Kaori.
«Beh, sì.» rispose Aurora, salutando con un cenno della mano Minamisawa Atsushi che passava al suo fianco.
«Non capisco come faccia ad andarci d’accordo.» commentò la compagna, osservando il viola che si spostava il ciuffo di capelli dalla fronte. «È così presuntuoso.»
«Ci conosciamo da sempre.» rispose semplicemente la prima.
«E non è mai successo nulla fra voi?» chiese maliziosamente Kaori.
Aurora scoppiò a ridere. «Non capisco perché tutti pensino che ci sia qualcosa fra di noi. Non è mai successo nulla.»
«E non succederà mai?» domandò nuovamente la compagna, sciogliendo la coda che aveva fatto con i propri capelli.
«Decisamente no.» proseguì la castana. «Non mi interessa lui. In ogni caso, pensa a te, e ringraziami per quello che sto per fare.»
«Perché? Cosa stai per fare?» Kaori si fermò nel bel mezzo del corridoio e si irrigidì.
Aurora sorrise maliziosamente ed aprì la porta dell’aula alle sue spalle. «Buongiorno, Kirino-kun!»
«Ciao, Aurora-chan. Ciao Ori-chan.» Kirino Ranmaru sorrise gentilmente alle ragazze mentre Kaori arrossiva violentemente.
«Oh, che sbadata.» disse ironicamente Aurora, pochi minuti dopo essere entrata nell’aula. «Ho dimenticato il cellulare nell’aula P. Uhm… aspettatemi qui mentre vado a recuperarlo! A dopo!»
Mentre usciva dall’aula con aria soddisfatta, Ogawa Kaori la maledisse mentalmente per averla condotta in quell’aula a sua insaputa e, contemporaneamente, la ringraziò per averle dato un’opportunità per parlare con Kirino Ranmaru.

 
19 Aprile 2019, ore 13:27, Inazuma Cho, Chō taikoku Kōkō, cortile.

«Beh? Avete novità?» Lilith Rose Kurosawa sedeva sotto un albero del cortile della Chō taikoku Kōkō quando la raggiunsero suo cugino Kurosawa Ryuunosuke ed il suo migliore amico, Amemiya Taiyou.
«Niente.» ammise sospirando Taiyou, sedendosi affianco a lei. «E tu?»
«Niente nemmeno io.» disse la ragazza, posando il taccuino su cui stava scrivendo. «Mi chiedo come possiamo fare per trovare un batterista senza rivelare agli altri che abbiamo una band.»
«Mi sembra impossibile.» disse Ryuunosuke, scuotendo il capo.
«Beh, non può esserlo.» proseguì la ragazza, guardandosi intorno con circospezione. «Nokkun, sono sicura che tu mi abbia parlato di qualche amico di Minamisawa-kun che suonasse la batteria. Non ricordi?»
«Ad essere sincero… no.» rispose il ragazzo, cercando di ricordare quanto più potesse.
«Se glielo chiedessi io, sarebbe alquanto sospetto.» commentò la ragazza, portando un dito al mento per riflettere.  
«Possiamo affiggere un volantino sulla bacheca dell’istituto con un numero per contattarci?» propose Taiyou.
«Sì, come no.» commentò con ironia Lilith Rose. «Così identificano il numero e scoprono chi siamo?»
«Riri-chan ha ragione.» aggiunse Ryuunosuke, sospirando sonoramente.

 
19 Aprile 2019, ore 15:30, Inazuma Cho, Chō taikoku Kōkō, cortile.

«Takuto-kun! Ti ho cercato tutto il pomeriggio! Hai ricevuto i tuoi risultati?» chiese gentilmente Shindou Akiko.
«Sì.» confermò il maggiore. «Mi hanno assegnato alla tutor Yagami Reina.»
«Mi chiedo chi sia.» commentò Akiko. «Io ho conosciuto il mio tutor: Kiyama Hiroto. È stato molto cortese.»
«Hai visto Kirino-kun?» le domandò il fratello, guardandosi intorno.
«Ehm…» La ragazza cercò di nascondere il rossore che le stava tingendo le guance. «N-non so…»
«Akiko? Dov’è?» la incalzò Takuto, notando la sua titubanza.
«Non lo so! Davvero!» urlò Akiko, per poi correre via. Il ragazzo scosse il capo, esasperato.
«Che succede?» Kirino Ranmaru, che aveva assistito alla scena da lontano, si avvicinò al compagno.
«Ti cercavo.» spiegò Takuto, alzando un sopracciglio. «Dov’eri?»
Kirino Ranmaru arrossì leggermente. «Dove volevi che fossi? Ero in giro per la scuola!»
Il compagno lo osservò stranito. «Oggi siete tutti così strani.»

 
19 Aprile 2019, ore 20:37, Inazuma Cho, casa Kirino.

Kirino Asami avvolse il proprio corpo nell’accappatoio e chiuse il rubinetto della vasca; si asciugò rapidamente i capelli e, una volta indossato il pigiama, si stese sul letto e si connesse su iBlater.

“Hey, Aki-chan, come va?”

Rapidamente, le arrivò la risposta della compagna.

“Sto bene, e tu come stai?”

Mentre si alzava per prendere il caricabatteria del cellulare, qualcuno bussò alla porta.
«Avanti.» rispose. Suo fratello maggiore, Ranmaru, entrò nella stanza e si sedette sul suo letto. «A cosa devo il piacere?»
Ranmaru sorrise dolcemente. «Ho una domanda da farti.»
«Spara.» lo incitò a proseguire la sorella. Il ragazzo fece un profondo respiro.
«Tu sei amica di Aurora-chan, no?» le domandò. Asami annuì silenziosamente. «Quindi, immagino che insieme parliate anche di pettegolezzi.»
«Beh, non proprio.» disse la ragazza. «Non le piacciono molto i gossip, però a volte parliamo di qualche persona che conosciamo.»
«Parlate mai di Ori-chan?» tagliò corto il ragazzo, in visibile imbarazzo.
Asami sorrise. «Potrebbe essere…» rispose, facendo spallucce.
«Potrebbe essere che abbiate mai parlato di me?» chiese Ranmaru, imitando il tono con cui parlava la sorella.
«Beh, potrebbe essere…» ripeté nuovamente la ragazza scuotendo il capo dolcemente. «Però, potrebbe sempre essere che debba essere tu a scoprire cosa pensa di te!»

 
20 Aprile 2019, ore 08:51, Inazuma Cho, Chō taikoku Kōkō , aula 2-C.

«Dunque, sei l’unica ESPer della scuola che possiede questo potere?» Afuro Terumi parlava con la propria interlocutrice gettando fugaci occhiate fuori la finestra della Chō taikoku Kōkō.
«Già.» confermò Aurora Parisi, osservandolo con curiosità: era certamente un ragazzo dotato di grande fascino ed il suo modo di porsi nei confronti degli altri la incantava. «Non ho mai avuto possibilità di confrontarmi con uno studente o una studentessa come me.»
«Allora credo tu mi consideri come una manna dal cielo.» commentò sornione il maggiore. Aurora arrossì timidamente.
«Sono felice di potermi confrontare, tutto qui.» ammise, facendo spallucce. Afuro si spostò verso la cattedra dell’aula e le fece cenno di seguirlo.
«Oggi proviamo a fare qualcosa di semplice. Vediamo di cosa sei capace.» spiegò, mentre la ragazza prendeva una sedia e si accomodava affianco la cattedra; prese una piccola chiave dalla sua tasca e, rapidamente, aprì un armadietto da cui estrasse una scatola. 
«Cos’è?» chiese Aurora, sporgendosi dalla sedia. Afuro le rivolse un sorriso complice e, dopo aver poggiato la scatola sulla cattedra, estrasse una beuta di vetro contenente un liquido rosato.
«Hai mai letto Harry Potter?» le chiese, togliendo il tappo che chiudeva la beuta. «Una delle pozioni che vengono descritte è l’Amortentia...»
«Il filtro d’amore più potente del mondo.» completò la ragazza, agitando la beuta. «Non credo, però, che una pozione del genere abbia a che fare con il mio potere.»
«Certo che no!» confermò Afuro, esplodendo in una risata cristallina. «Ricordi qual è la peculiarità dell’Amortentia?»
«Ognuno percepisce una fragranza diversa a seconda di ciò che l’attrae.» continuò la castana, mentre l’altro annuiva silenziosamente. Le porse la beuta e lei annusò il liquido rosato.
«Cosa senti?» le chiese dopo meno di un minuto. Aurora poggiò delicatamente la beuta sulla cattedra.
«Onestamente, nulla.» ammise, facendo spallucce. «Di cosa dovrebbe profumare?»
«È inodore.» confermò il ragazzo. Agitò nuovamente la beuta e la porse nuovamente alla ragazza, concentrando lo sguardo su di lei. «E adesso?»
Aurora sentì un brivido diffondersi lungo tutto il suo corpo. Cercò di scacciare quella sensazione e, dopo aver preso la beuta, annusò nuovamente il suo contenuto. 
«Allora?» le chiese per l’ennesima volta Afuro Terumi. Aurora inspirò avidamente per l’ultima volta il liquido e gli diede la beuta.
«Mi è sembrato che ogni volta cambiasse profumo: all’inizio sapeva di erba tagliata, mi sembrava quella di un campo di calcio...» iniziò a spiegare la ragazza, mentre l’altro l’ascoltava silenziosamente. «Poi ho sentito il profumo del mare, come quello che sento quando torno a casa mia, in Italia. E infine, ho sentito il profumo di una persona che conosco.»
Dopo qualche minuto di silenzio, Afuro Terumi le sorrise dolcemente. «Beh, ho fatto in modo che tu avessi la tua Amortentia personale.»
«Davvero?» Aurora lo guardò esterrefatta.
«Sì.» confermò il maggiore. «L’ho fatto con la teleillusione.»
«Wow!» commentò la ragazza, osservando il liquido rosato che era finalmente tornato a non emanare alcun profumo.
«È una sciocchezza, e di certo non sarà utile per gli interessi della Chō taikoku Kōkō.» spiegò Afuro, facendo spallucce. «Però ho pensato che, per iniziare, non sarebbe stato male.»
«Questo significa che dovrai insegnarlo anche a me?» chiese Aurora, con gli occhi che le brillavano dall’emozione. 
«Certo.» confermò il ragazzo. «Voglio che, entro dopodomani, tu sappia esattamente come alterare l’odore di questo liquido. Credi di poterci riuscire?»
«Afuro-senpai, non mi conosci.» sorrise maliziosa la castana. «Entro domani avrò la completa padronanza di questo esercizio.»
«Lo spero.» proseguì l’altro. «Visto che dopodomani sottoporremo questo liquido ad alcuni tuoi compagni e dovrai fare in modo da riuscire ad alterare la loro percezione.»



Angolo dell'autrice.
holaaaa~
Dopo un po' di giorni sono tornata con un nuovo aggiornamento... che ve ne pare?
Iniziamo a vedere qualche potere in azione. Mi spiace non mostrare tutti i vostri OC in azione, però è davvero difficile presentare tante capacità ESP insieme... spero possiate perdonarmi!
Ad ogni modo, il prossimo capitolo sarà un capitolo più incentrato sulle relazioni fra OC ed inazumiani, dato che probabilmente tratterà il loro sabato sera... eheh
Questo capitolo non termina con suspense, il che è alquanto inusuale. Presto ci sarà molta azione, spero possiate pazientare.
Ci sentiamo!
michela

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Capitolo 7
*** 06: capitolo 6. ***


超大国高校
Chō taikoku Kōkō

 
20 Aprile 2019, ore 09:39, Inazuma Cho, Chō taikoku Kōkō , ufficio del preside.

Il preside Raimon osservava il ragazzo che sedeva dinanzi a lui con il mento poggiato sulle mane intrecciate; sulla sua scrivania, una tazza di té fumante era affiancata da un modulo di iscrizione alla Chō taikoku Kōkō. Il ragazzo, che aveva profondi occhi ambra ed una lunga coda di capelli neri intervallata da una serie di elastici, aveva concentrato la propria attenzione sul ragazzo che, al suo fianco, compilava una scheda tecnica in silenzio; pensò dovesse avere appena pochi anni in più di lui e si chiese il motivo della sua presenza nella commissione esaminatrice del prestigioso istituto.
«Kōtei Akira.» La voce del preside spezzò in silenzio che regnava nell’ufficio, ridestando Akira dai propri pensieri. «La sua iscrizione verrà ufficializzata quanto prima.»
Il ragazzo annuì. «D’accordo.» rispose, educatamente, riportando lo sguardo sul giovane che, proprio in quel momento, aveva terminato di compilare la scheda.
«Kōtei-kun, questa è una valutazione sommaria della tua prova.» disse, sistemandosi gli occhiali da aviatore che indossava. Akira prese il foglio che il ragazzo gli stava porgendo e lo lesse rapidamente.

“Signor Kōtei Akira,
nato il 23 Settembre 2001 a Shanghai.

Valutazione prova scritta: //.
Esito prove attitudinali: radioestesia.

Ammesso alla Chō taikoku Kōkō nella classe 3-B.”

 
20 Aprile 2019, ore 09:57, Inazuma Cho, Chō taikoku Kōkō , aula CK.

Il rumore sordo di un pugno che batteva sulla porta chiusa dell’aula CK non bastò per riportare alla realtà Elinor Lancaster la quale, annoiata dalla spiegazione di un esercizio di cronocinesi che aveva eseguito almeno un centinaio di volte, stava fissando distrattamente il vuoto; Fujiwara Haru si sporse dal proprio banco per scuoterla leggermente.
«Che succede?» chiese la rossa, girandosi verso il compagno che, con un pollice, le indicava un collaboratore scolastico che la fissava. «Chiedo scusa, non prestavo attenzione.»
«Elinor Lancaster, una persona ha richiesto la tua presenza all’uscita dell’istituto.» ripeté l’uomo, con l’aria di una persona profondamente scocciata per il doversi ripetere. Elinor si alzò mormorando delle scuse sotto voce e chiudendosi la porta alle spalle; attraversò il corridoio del piano che l’avrebbe portata alle scale e scese rapidamente, chiedendosi chi volesse vederla e, soprattutto, chi avesse la necessità di parlarle durante l’orario scolastico. “Evidentemente”, pensò, “dev’essere un’emergenza”. Tuttavia, non appena ebbe messo piede sull’ultimo gradino delle scale, per poco non scoppiò ad urlare.           
    
20 Aprile 2019, ore 12:29, Inazuma Cho, Chō taikoku Kōkō , corridoio.

Fei Rune stava camminando per il corridoio della Chō taikoku Kōkō assorto nei propri pensieri fino a quando, improvvisamente, non era inciampato ed aveva trascinato con sé a terra una ragazza.
«Oddio, scusami!» esclamò prontamente, rialzandosi e porgendo una mano alla povera malcapitata.
La ragazza, dai capelli di un biondo quasi tendente all’oro, si alzò da sola arrossendo. «Non preoccuparti, non fa niente.»
Lo sguardo di Fei fu catturato dal ciondolo azzurro che la ragazza indossava; lei, notando l’insistenza con cui lui la fissava, si prese fra le mani il ciondolo. Tornato in sé, Fei notò che la borsa della ragazza era caduta rovinosamente a terra ed i libri al suo interno si erano sparpagliati lungo il pavimento. «Sono caduti tutti i libri, ti aiuto.»
«Grazie.» si limitò l’altra a mormorare imbarazzata, mentre il ragazzo, con un sorriso, le porgeva la borsa. Il verde non fece in tempo a presentarsi che la ragazza, fugacemente, si era dileguata fra gli studenti della Chō taikoku Kōkō che, in seguito alla campanella, si affrettavano a tornare a casa.

 
20 Aprile 2019, ore 12:39, Inazuma Cho, Chō taikoku Kōkō , cortile.

Aurora Parisi sorrise dolcemente al ragazzo che, poco prima, aveva sorpreso la compagna presentandosi inaspettatamente alla Chō taikoku Kōkō. L’entusiasmo con cui la compagna gliene aveva parlato non aveva fatto null’altro che convincerla del fatto che i due avessero chiaramente un rapporto alquanto intimo.
«I’m so happy about finally meeting you, Tyler. Elinor spoke very highly of you.1» gli disse, con un’impeccabile pronuncia inglese; alcuni ragazzi, che li stavano osservando con curiosità, si guardarono, stupiti dalla scioltezza con cui l’italiana parlava l’ennesima lingua diversa dalla propria.
«You must be Aurora. I heard a lot about you too.2» le rispose cortesemente Tyler. Elinor, al suo fianco, sorrideva facendo rimbalzare il proprio sguardo dal ragazzo alla ragazza.
«So... how are you liking Japan?3» chiese Aurora, invitando i due a seguirla lungo il cortile della scuola per incamminarsi verso casa; non poté fare a meno di sorridere nel vedere Tyler che porgeva il proprio braccio ad Elinor, come un vero e proprio gentiluomo.
«It’s nice to be here. The problem is that almost nobody understands me.4» ammise lui, celando un velo di imbarazzo.
«That’s because British English is quite hard to understand.5» intervenne Elinor, a difesa di Tyler il quale, dopo aver annuito silenziosamente, si voltò ad osservare Aurora.
«I wonder why you understand me. You mustn’t be Japanese.6» ipotizzò, indagando i tratti del viso della giovane.
«Do I look like?» Aurora scoppiò in una fragorosa risata. «I’m Italian. I’ve been studying English since I was four.7»
Tyler le rivolse uno sguardo colmo di ammirazione. «That’s quite impressive.8»
Nel frattempo, Minamisawa Atsushi lanciava occhiate sprezzanti al terzetto che chiacchierava amabilmente poco lontano da lui e Shindou Takuto. «Chi è quel balordo con cui parlano Elinor ed Aurora?»
«È un caro amico di Rel-chan, si chiama Tyler.» gli rispose il compagno. «Elinor dice sia molto simpatico ma, onestamente, non lo conosco abbastanza da poter giudicare.»
«A me sembra un gran presuntuoso.» commentò un ragazzo dai capelli azzurri, avvicinandosi ai due.
Atsushi lo squadrò con incertezza. «Ci conosciamo?»
«Mi chiamo Kariya Masaki.» rispose l’altro semplicemente, per poi voltarsi ad osservare i tre poco distanti.
«Stavi origliando la nostra conversazione?» chiese nuovamente il viola, trattenendolo per un braccio. Takuto li osservò con uno sguardo divertito.
«Non che io volessi, sai...» cominciò Masaki, facendo un gesto teatrale con la mano. «Sono telepatico.»
Atsushi mollò la presa sul suo braccio, per poi rivolgersi all’altro compagno. «E tu perché ridi? Lo sapevi già?»
«È un amico della sorella di Kirino-kun.» spiegò il castano, pacatamente. «In ogni caso, vi trovate già d’accordo su qualcosa. Che sia questo l’inizio di una fantastica amicizia?»

 
20 Aprile 2019, ore 19:41, Inazuma Cho, casa Kirino.

Kirino Asami si guardò un’ultima volta allo specchio della propria stanza prima di uscire: indossava un completo costituito da una gonna a tubino rosa che metteva in risalto le sue forme ed un semplice top bianco; completavano il tutto un paio di tacchi abbastanza bassi da consentirle di camminare in maniera normale. Mancavano ancora venti minuti al suo appuntamento con Shindou Akiko, per cui colse l’occasione per darsi una rapida sistemata. Una volta terminato, prese la propria pochette e, passando dinanzi la stanza di suo fratello maggiore, lo salutò velocemente; pochi secondi dopo, tornò indietro e lo scrutò dalla soglia della porta mentre cercava di abbottonarsi una camicia bianca.
«Serve una mano?» chiese, guardandolo con curiosità. Il fratello biascicò un “sì” in risposta e, così, lo raggiunse rapidamente per aiutarlo. «Con chi devi uscire?»
«Perché me lo chiedi?» indugiò Kirino Ranmaru, facendo un passo indietro. La sorella fece spallucce.
«Di solito non esci con la camicia.» gli rispose semplicemente, mentre infilava l’ultimo bottone nel proprio passante. Fece un passo indietro e stirò con le mani l’indumento. «Ecco fatto.»
Ranmaru scrutò il proprio riflesso nello specchio. «Grazie.»
«Figurati.» disse Asami, allontanandosi verso l’uscio di casa. Il fratello la seguì rapidamente.
«Esco con Ori-chan.» si limitò a sussurrare, in visibile imbarazzo. La rosa sorrise dolcemente.
«Va bene.» rispose, aprendo la porta. «Se hai bisogno, chiamami. Sono con Akiko-chan.»

 
20 Aprile 2019, ore 20:05, Inazuma Cho, casa Kurosawa.

Lilith Rose Kurosawa chiacchierava distrattamente con suo cugino mentre sistemava gli elastici che portava sui capelli abbinandoli al suo outfit. «Sai, Midori-chan mi ha invitata ad andare con lei ed Akane in quel bar che si è aperto da poco in centro.»
Kurosawa Ryuunosuke si alzò rapidamente dal letto su cui era disteso e prese il proprio telefono. «Perfetto, avviso Taiyou-kun.»
Lilith Rose sorrise maliziosamente. «Intendi seguirci?» gli chiese, con un finta aria disgustata dalle sue intenzioni.
«No... magari incontrarvi casualmente.» rispose lui, facendo spallucce, mentre digitava velocemente sul cellulare:

“Ore 22:30, bar Shokuzen sake. Akane-chan sarà lì.”

Lilith Rose si portò un dito alle carnose labbra rosee. «Uhm. Ti scrivo quando sono con loro?»
«Fantastico! Sei la cugina migliore del mondo!» esclamò Ryuunosuke abbracciandola, per poi dileguarsi nella propria stanza.
La ragazza, alzando lo sguardo al cielo, si limitò a rispondergli: «Pff. Lo so.»

 
20 Aprile 2019, ore 20:21, Inazuma Cho, villa Shindou.

Shindou Takuto sedeva sul divano del salotto della sua villa messaggiando distrattamente con i suoi comapgni. D’un tratto, l’attenzione del ragazzo fu catturata dall’esile figura di sua sorella che scendeva le scale di casa. «Stai uscendo?» le chiese, una volta che l’ebbe raggiunto.
«Sì, hai bisogno di qualcosa?» rispose cortesemente Shindou Akiko, avvicinandosi al fratello.
«No, non preoccuparti. Fai attenzione.» si limitò a replicare il ragazzo, ritornando ad osservare il proprio cellulare.
«A stasera.» lo salutò la sorella, aprendo la porta di casa. Dopo pochi secondi Takuto fu sul punto di chiederle se uscisse con Kirino Asami, ma non ebbe nemmeno il tempo di aprire bocca che la sorella era già scomparsa.
Avvolta nel proprio abitino lilla, Shindou Akiko camminava con passo spedito verso il centro di Inazuma Cho; erano le 20:27 e le persone stavano iniziando a brulicare per le strade della città. In meno di dieci minuti, raggiunse il luogo in cui era stato fissato l’appuntamento con la compagna e non si stupì affatto per la sua puntualità. «Ciao, Asami-chan.» la salutò, abbracciandola dolcemente; osservò con attenzione il completo che indossava la rosa e sorrise con approvazione.
«Akiko-chan, ti andrebbe di vederci con i miei compagni di classe?» le chiese Kirino Asami dopo aver ricambiato il suo saluto. Pochi minuti prima, aveva ricevuto un messaggio da parte di Matsukaze Tenma che la invitava ad andare insieme in un bar del centro.
Dopo aver acconsentito, le due amiche si incamminarono. «Sapevi che mio fratello sarebbe uscito con Kaori Ogawa?» iniziò Asami, con una punta di incertezza nella voce.
«Mi ha accennato qualcosa Takuto-kun.» rispose la compagna, facendo spallucce; la rosa si limitò a borbottare un “capisco” con aria insoddisfatta. «Non mi sembri molto entusiasta. Non ti piace?»
«Non è questo... è solo che… è la prima volta che mio fratello si interessa così tanto a qualcuna.» ammise Asami, arrossendo leggermente.
«Sei gelosa?» domandò maliziosamente Akiko, pizzicando la guancia della compagna.
«Macché! Ti pare?» esclamò l’altra, arrossendo terribilmente. “Bingo!” pensò Shindou Akiko soddisfatta.

 
20 Aprile 2019, ore 20:37, Inazuma Cho, casa Hamano.

«Andiamo, Hamano-kun. È un’ora che ti stiamo aspettando!» esclamò esasperato Kurama Norihito, seduto sul letto del compagno; lui, Hayami Tsurumasa ed Hamano Kaiji si erano dati appuntamento sotto casa dell’ultimo ma, poiché questo non era ancora pronto, erano entrati in casa nell’attesa.
«Non è mica colpa mia se non riesco a decidere cosa mettere!» gli rispose Kaiji stizzito, osservando la propria figura riflessa nello specchio.
«Sei peggio di una donna.» commentò l’azzurro, scrutandolo con impazienza.
«Hayami-kun, come sto?» chiese con tono melodioso l’altro, rivolgendosi al compagno che scuoteva il capo esasperato.
«Stai bene.» rispose per l’ennesima volta l’interpellato; era, come minimo, il quinto completo che il compagno aveva provato e lui, per ognuno di questi, gli aveva dato il proprio consenso. Evidentemente, però, Hamano Kaiji non era per niente soddisfatto e, per questo, continuava a cambiarsi.
«Devi vederti con qualcuna?» gli chiese Norihito, alzando gli occhi al cielo mentre Kaiji spalancava le ante del proprio armadio.
«No. Piuttosto, pensa a te.» rispose Kaiji, scomparendo fra le t-shirt ed i pantaloni.
«Eh?» fece l’altro, voltandosi con uno sguardo interrogativo verso Hayami Tsurumasa che, prontamente, fece spallucce.
«Ti fingi tonto?» continuò il corvino, appoggiando una t-shirt sul letto, affianco a Kurama Norihito.
«Di cosa diamine parli?» domandò questo con veemenza.
Kaiji sospirò, esasperato. «Continua pure a far finta di niente, così te la ruba davvero lui.»

 
20 Aprile 2019, ore 20:51, Inazuma Cho, villa Parisi.

Aurora Parisi, Elinor Lancaster ed Ogawa Kaori si erano riunite tutte presso villa Parisi per prepararsi per il sabato sera; o, per meglio dire, per preparare Kaori al suo appuntamento con Kirino Ranmaru.
«Devo proprio indossarli?» chiese Kaori, osservando con timore un paio di tacchi che le aveva porto Elinor.
«Ovviamente.» le rispose Aurora, come se fosse la cosa più normale del mondo. «Sono abbastanza bassi, cammina un  po’ per la stanza.»
La ragazza dai capelli lilla indossò i tacchi – che scoprì essere anche abbastanza costosi, visto che erano un paio di Casadei9 – e mosse qualche passo incerto per poi inciampare, suscitando le risate delle compagne. «Non pensavo non avessi mai indossato un paio di tacchi.» disse Elinor, aiutandola a rialzarsi; dall’alto dei suoi tacchi preferiti, a lei che era stato imposto di indossare tacchi sin dall’infanzia sembrava assurdo che una ragazza non ne avesse mai avuti.
«Non mi piacciono molto.» ammise Kaori, facendo spallucce e toccandosi nervosamente i capelli. Aurora le si avvicinò e le spruzzò un po’ di profumo sul collo.
«È il mio preferito.» spiegò, mentre richiudeva con cura la boccetta. «Il profumo è imprescindibile da una donna attraente.»
Osservando Aurora ed Elinor che camminavano con disinvoltura sui propri tacchi ed indossavano abiti decisamente femminili, Ogawa Kaori si chiese se, un giorno, sarebbe riuscita ad essere anche lei così sicura di sé. Aurora notò l’intensità con cui le scrutava.
«Qualcosa non va?» le chiese, spostandole una ciocca di capelli dal viso con fare materno.
«Niente di che.» rispose l’altra. «Vi ammiro davvero tanto.»
Elinor ed Aurora si guardarono per qualche secondo; la prima, poi, prese parola, dando voce ai pensieri di entrambe. «Non c’è motivo per ammirarci.»
«Invece sì.» insistette Kaori. «Siete belle, siete intelligenti, avete famiglie stupende che vi supportano, molti ragazzi sono innamorati di voi…»
«Sai…» iniziò Elinor. «Dall’esterno la vita di una persona può sembrare perfetta, ma potrebbe anche non esserlo realmente. Per fortuna non è il caso di nessuna di noi tre.»
«E poi…» proseguì Aurora, sorridendo amaramente. «A cosa serve avere tutti i ragazzi ai tuoi piedi quando l’unico che ti interessa non ti considera minimamente?»
 

1 Traduzione: Sono felice di conoscerti, finalmente. Elinor mi ha parlato molto bene di te.
2 Traduzione: Tu devi essere Aurora. Anch’io ho sentito molto parlare di te.
3 Traduzione: Beh… ti sta piacendo il Giappone?
4 Traduzione: È bello essere qui. Il problema è che quasi nessuno mi capisce.
5 Traduzione: Questo perché è abbastanza difficile comprendere l’inglese britannico.
6 Traduzione: Mi chiedo perché tu mi capisca. Non devi essere giapponese.
7 Traduzione: Ti sembro giapponese? Sono italiana. Studio l’inglese da quando avevo quattro anni.
8 Traduzione: Impressionante.
9 le Casadei sono alcune delle scarpe di lusso più famose al mondo.



Angolo dell'autrice.
Holaaaaa~
Buon Ferragosto a tutti! Spero abbiate passato una piacevole giornata!
Chi poteva mai essere la pazza che si mette a scrivere dopo un'intensa giornata fuori casa? ioooo
Partiamo coi chiarimenti. Inizialmente volevo dedicare un unico capitolo al sabato sera dei ragazzi ma mi sono resa conto che sarebbe stato eccessivamente lungo ed, ovviamente, pesante da leggere; per questo motivo, qualche oc non ha fatto la propria comparsa ma, ovviamente, nel prossimo capitolo rimedierò. Spero possiate perdonarmi!
Inoltre, spero non vi dispiaccia se inserisco qualche discorso in inglese fra coloro che non parlano giapponese. In ogni caso vi lascio le traduzioni nelle note in basso, così da facilitarvi la lettura.
Il capitolo non contiene molta azione, ma posso per ora anticiparvi che il prossimo conterrà ancora "materia mondana" (passatemi l'espressione), mentre il successivo sarà incentrato su qualche scena d'azione. Spero abbiate la pazienza di aspettare!
A tal proposito, volevo comunicarvi che domani partirò per le vacanze e tornerò il 27, per cui dovrete pazientare per il prossimo aggiornamento; ma non temete, mi farò perdonare!
Tornando alle questioni serie, in questo capitolo sono comparsi due nuovi oc:

Kōtei Akiko è l'oc di Undead13;
la ragazza che incontra Fei è l'oc di _KasaiNoNiji_ .

Come ultima cosa, avrei una richiesta da farvi: vi andrebbe di scrivermi tramite messaggio privato come immaginate la relazione fra i vostri oc e quelli degli altri? Vorrei esaudire le vostre richieste quanto più mi è possibile, per cui mi sarebbe utile sapere con chi relazionare i vari oc. Fatemi sapere!
Ci sentiamo quanto prima possibile. A presto!
michela

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Capitolo 8
*** 07: capitolo 7. ***


超大国高校
Chō taikoku Kōkō

 
20 Aprile 2019, ore 21:36, Inazuma Cho, gelateria Hiromi.

«Non sapevo parlassi le lingue straniere.» disse Kirino Ranmaru affondando il cucchiaino di acciaio che reggeva nell’enorme coppa gelato che lo separava da Ogawa Kaori.
«Mio padre è un insegnante della facoltà di Lingue della Kyushu University.» spiegò lei, dopo essersi pulita le labbra macchiate di gelato a vaniglia con il fazzoletto di stoffa posto sul tavolo. «Mi ha insegnato l’inglese, l’italiano ed il francese.»
«Wow!» commentò il rosa con tono di profonda ammirazione. «Sei davvero forte!»
Kaori sorrise timidamente, imbarazzata dal complimento, per poi iniziare nervosamente ad attorcigliare i propri lunghi capelli lilla intorno ad un dito, fissando il pavimento. Le sembrava assurdo come l’amicizia con Aurora Parisi le avesse migliorato la vita in poco meno di una settimana, contribuendo ad aprirle nuovi orizzonti, avvicinandola a nuove persone e, specialmente, al ragazzo che le interessava da un bel po’. Sotto sotto, temeva che ciò che stava vivendo potesse essere un sogno e che, da un momento all’altro, tutto potesse finire, riportandola alla grigia realtà in cui si trovava a vivere; a tutto ciò, si sommava il peso delle aspettative di due genitori che, giunti al culmine della loro eccelsa carriera, si aspettavano solamente il meglio dalla propria figlia. Ranmaru, notando il suo sguardo, sfiorò la mano della ragazza con la sua, percorrendo con la punta del proprio indice il dorso dell’altra con estrema delicatezza; Kaori alzò lo sguardo trovandosi dinanzi a due occhi azzurri che la scrutavano timidamente. “Se questo è un sogno, non svegliatemi”, pensò.  

 
20 Aprile 2019, ore 21:58, strada di Inazuma Cho.

«Mi chiedo come se la stia cavando Ori-chan.» disse Aurora Parisi, rivolgendosi ad Elinor Lancaster che, affianco a lei, mandava messaggi all’amico Tyler; venendo quasi ignorata, l’italiana si fermò nel bel mezzo della strada ed aspettò che la compagna notasse la sua assenza.
Non appena Elinor percepì la sua assenza, si guardò intorno preoccupata. «Aurora-chan? Dove sei?»
«Sono qui.» fece l’altra, raggiungendola. «Mi chiedo cosa abbiate da scrivervi tu e Tyler ogni cinque secondi.»
«Gli stavo scrivendo l’indirizzo del bar dove dobbiamo vederci, così può comunicarlo al suo autista.» spiegò la rossa, mostrando la schermata del proprio iBlater alla compagna che alzò gli occhi al cielo.
«Scherzavo, Rel-chan, stai tranquilla.» rispose. Dopo qualche secondo di silenzio – in cui si poteva solamente udire il rumore dei tacchi delle ragazze che camminavano sul marciapiede -, Aurora iniziò: «Pensavo a ciò che ci ha detto Ori-chan prima, a casa mia.»
Elinor annuì in silenzio. «Per me non è la prima volta che qualcuno mi dice una cosa del genere.»
«Anche per me.» disse la castana, facendo spallucce. «Non mi piace che tutti ci vedano come delle Barbie dalla vita perfetta.»
«Concordo, sweetie.» fece la rossa, sospirando. «Ma temo che solo chi ci conosce davvero possa comprendere a pieno che anche noi abbiamo difetti e, soprattutto, soffriamo.»
Aurora continuò a camminare, in silenzio. Pochi minuti dopo, raggiunsero il bar Shokuzen sake, all’esterno del quale un auto dai vetri oscurati stava sostando; Elinor si avvicinò, bussò al finestrino e, dalla portiera aperta dell’auto, uscì Tyler che, prontamente, le porse il braccio.
«Good evening, Tyler.1» disse Aurora, avvicinandosi e facendogli un piccolo inchino.
«I’m glad to see you, Aurora. You look wonderful.2» rispose il ragazzo, facendo un inchino a sua volta. L’italiana sorrise con gentilezza e s’incamminò per prima verso l’ingresso del locale; Elinor e Tyler la seguirono fino a quando, entrati nel locale, Aurora, avendo notato un tavolo affollato, non si era scusata e congedata rapidamente.
«What happened?3» domandò Tyler, incuriosito dalla strana reazione della ragazza alla vista di quel tavolo.
«She saw something that she didn’t want to see.4» si limitò a spiegare Elinor, con apprensione.

20 Aprile 2019, ore 22:17, Inazuma Cho, bar Shokuzen sake.

Quella sera, poco prima di uscire, Lilith Rose Kurosawa non avrebbe assolutamente pensato di pentirsi di aver informato il cugino dei propri piani della serata; nel momento in cui, poi, Seto Midori l’aveva informata del fatto che sarebbero usciti con loro anche Uzuki Matsuri e ben tre ragazzi, si rese conto che forse sarebbe stato meglio evitare l’ennesima figuraccia in pubblico di Kurosawa Ryuunosuke. Mentre sedeva al tavolo fra Kurama Norihito e Yamana Akane, intenta a scrutare il menù del locale, la sua attenzione fu catturata dalla figura di Aurora Parisi che, avvolta in un tubino bianco, non era nemmeno entrata nel locale che subito si era fiondata fuori; si guardò intorno e, non capendo cosa avesse scatenato la sua reazione, si ripromise di chiederglielo non appena le fosse stato possibile. Matsuri, che aveva notato il turbamento dell’amica, le calciò una gamba sotto il tavolo per attirare la sua attenzione e, con un cenno degli occhi, le chiese cosa fosse successo; Lilith Rose si limitò a scrollare le spalle e riprese a leggere il menù.
Nel frattempo, Hamano Kaiji si stava dedicando al suo passatempo preferito: stuzzicare Midori, suscitando la rabbia della rossa e l’ilarità generale. «Midori-chan, perché non vuoi ammettere di avere una cotta per Ryouma-kun?»
La rossa, arrossendo visibilmente, andò su tutte le furie. «Smettila!» urlò mentre, al suo fianco, Akane tratteneva un risolino. Lilith Rose colse l’occasione per stuzzicare quest’ultima.
«Akane-chan, e tu, invece? Sei ancora cotta di Shindou-kun?» le chiese con malizia, mentre Kaiji la guardava con gli occhi sgranati ed un sorriso compiaciuto. La ragazza non riuscì nemmeno a mormorare un “no” che subito la Kurosawa continuò a punzecchiare la ragazza, cercando di evitare un suo rifiuto verso il cugino, una volta che questo fosse arrivato al locale. «Sai, penso tu debba dare una chance a mio cugino. Sarebbe un fidanzato molto attento e devoto.»
Seto Midori annuì alzando un pollice in segno di approvazione. Kurama Norihito, col mento appoggiato alla mano, scrutava la porta d’ingresso del bar, in silenzio.

 
20 Aprile 2019, ore 22:35, Inazuma Cho, bar Shokuzen sake.

Minamisawa Atsushi osservava silenziosamente il ragazzo che sedeva alla sua destra, intento ad osservare, qualche tavolo più in là, Elinor Lancaster ed il suo amico Tyler intenti a chiacchierare.
«Kariya-kun, osservare una ragazza da lontano non la farà mai infatuare di te.» commentò, dopo che, per l’ennesima volta, l’azzurro aveva lanciato un’occhiata sprezzante verso i due.
«Scusami, gli urletti delle ragazze prostrate ai tuoi piedi mi impediscono di sentire quel che dici.» lo canzonò Kariya Masaki, portandosi una mano all’orecchio. «Puoi ripetere?»
Atsushi sbuffò, infastidito.  «Tsk. Voi ragazzini non capite proprio niente.»
«Ah sì?» chiese con malizia l’altro, mentre gli occhi gli si illuminavano. «E allora che ne dici di mostrarmi come conquistare… che so, la cameriera?»
Il maggiore tacque qualche secondo, in riflessione. «Affare fatto.»
Pochi minuti dopo la scommessa dei due ragazzi, la cameriera del bar Shokuzen sake si avvicinò al loro tavolo con un sorriso raggiante; doveva avere all’incirca venti anni, era alta, slanciata, dai capelli corvini con occhi verdi. «Ciao, ragazzi. Avete scelto cosa volete ordinare?» chiese loro, con voce melodiosa.
Masaki ordinò un tè freddo alla pesca e poi gettò uno sguardo complice al compagno che, con tono adulatorio, disse: «Scusami, ma temo di aver bisogno di una mano. Mi dici dove posso trovarti sul menù?»
La ragazza si irrigidì e squadrò Atsushi. «Temo di non aver capito.»
«Non riesco a trovarti sul menù.» ripeté il viola, indicando la sua interlocutrice. La ragazza arrossì dall’imbarazzo, mentre Masaki, dandole le spalle, gongolava.
«Scusa tanto, ma credo che sia meglio finirla con questa bravata.» commentò freddamente la ragazza. «Sono la figlia del proprietario del bar, potrei benissimo cacciarti via in qualsiasi momento ma, siccome non ne ho l’intenzione, ti invito a smetterla.»
Mentre il viso di Minamisawa Atsushi si tingeva di rosso, al suo fianco, Kariya Masaki riusciva a stento a trattenere le lacrime e, poco lontano, due ragazzi che si stavano accomodando ad un tavolo ed avevano ascoltato l’intera conversazione si sorrisero compiaciuti.

 
20 Aprile 2019, ore 22:39, Inazuma Cho, bar Shokuzen sake.

Kurosawa Ryuunosuke ed Amemiya Taiyou reagirono con moderazione alla scena a cui avevano appena assistito, per evitare di dare troppo nell’occhio. Una volta seduti al tavolo – opportunamente posizionato poco distante da quello di Lilith Rose Kurosawa e compagni -, Ryuunosuke iniziò a guardarsi intorno.
«Cosa credi che debba fare?» chiese al compagno, con discrezione. «Non credo mi convenga andare lì e, davanti a tutti, chiederle di passare del tempo insieme.»
«Hai ragione.» confermò l’altro, accarezzandosi il mento mentre rifletteva. «Dovresti cercare di coglierla alla sprovvista.»
Ryuunosuke, intanto, non distoglieva lo sguardo da Yamana Akane; era bellissima, e lo era in tutto ciò che faceva: mentre ascoltava Seto Midori, mentre leggeva il menù, mentre sorrideva cordialmente, mentre parlava con Hamano Kaiji... “No”, pensò il ragazzo. «Non può essere!» sussurrò al compagno, indicando con lo sguardo i due che chiacchieravano amabilmente.
«Stai calmo.» cercò di placarlo Taiyou. «Conosci Hamano-kun, non è di certo interessato a lei.»
Le parole dell’arancione non bastarno a calmare il ragazzo il quale, prontamente, si alzò dal proprio tavolo e, raggiunto quello della cugina, fra il silenzio dei presenti disse: «Ciao, Akane-chan. Ti andrebbe di andare a fare una passeggiata con me, dopo?»
La biondina lo guardò, in silenzio. Mentre scuoteva il capo, imbarazzata, Lilith Rose Kurosawa non poté fare a meno di battersi la fronte con aria affranta.

 
21 Aprile 2019, ore 00:21, Inazuma Cho, villa Shindou.

Shindou Akiko e Kirino Asami erano appena rientrate a casa della prima quando notarono sul divano del salone Shindou Takuto ed Aurora Parisi intenti a chiacchierare; non si trattava certo della prima volta che una scena del genere si fosse verificata a villa Shindou, ma il fatto che, al loro arrivo, l’italiana si fosse praticamente dileguata aveva suscitato non poche domande nelle ragazze. Dopo essersi cambiate ed aver indossato i pigiami, si erano chiuse nella stanza di Akiko dove il suo maggiordomo aveva preparato un letto per la loro ospite. Mentre chiacchieravano del più e del meno, il rumore di un pugno che batteva sulla porta rimbombò nella stanza.
«Avanti.» fece la padrona di casa e, dal corridoio, entrò suo fratello maggiore il quale richiuse la porta della stanza alle sue spalle e si sedette sul letto della ragazza. «Che c’è?»
«Vorrei chiederti un favore.» fece il ragazzo, con voce preoccupata. «Però vorrei che rimanesse fra queste quattro mura.»
Asami, sentendosi tirata in causa, arrossì ed annuì silenziosamente, invitando il ragazzo a continuare a parlare.
Takuto, rivolgendosi alla sorella, iniziò: «Vorrei parlassi con Aurora-chan. Sono preoccupato per lei, ma questa volta non riesco a farla aprire con me. Magari tu ci riesci… Ci provi?»
Shindou Akiko annuì, stringendo a sé il fratello, mentre il sangue nelle vene di Kirino Asami iniziava ad ardere per la gelosia delle attenzioni che Shindou Takuto rivolgeva ad Aurora Parisi.

 
22 Aprile 2019, ore 15:12, Inazuma Cho, Chō taikoku Kōkō, aula CK.

Dopo il primo weekend libero del nuovo anno scolastico, per gli studenti della Chō taikoku Kōkō era iniziata l’ennesima settimana di duro studio ed esercizio. A causa della prima esecuzione ufficiale di un esercizio dall’arrivo dei tutor, l’aula CK era piena più che mai di studenti interessati alla prova di Fujiwara Haru il quale, in piedi davanti la cattedra dell’aula, attendeva che Zaizen Touko compilasse il verbale della prova con i suoi dati anagrafici; una volta fatto ciò, Raimon Natsumi lo invitò a raggiungerla verso il centro della sala e gli spiegò che lei sarebbe stata con lui tutto il tempo, per cui durante tutta l’esecuzione della prova il ragazzo avrebbe dovuto tenerle la mano, in modo da trasportarla con sé. Ultimati i preparativi, il silenzio calò sulla folla di studenti curiosi di assistere e, alle spalle di Haru e Natsumi, si accese uno schermo.
«Lì vedremo dove vi troverete. È collegato ad una telecamerina che ha Natsumi-chan con sé.» spiegò Touko al ragazzo, indicando lo schermo; subito dopo gli porse un foglio su cui era scritto un periodo storico. «Questo è l’anno in cui vogliamo tu retroceda. Inizia quando sei pronto.»
Fujiwara Haru annuì e si prese qualche minuto per regolarizzare il proprio respiro; al suo fianco, Raimon Natsumi lo osservava impaziente di iniziare. Poco dopo, il ragazzo prese la mano della ragazza, socchiuse gli occhi e, in meno di trenta secondi, i due scomparvero, mentre gridolini di stupore riempivano la sala; bastarono pochi istanti, e lo schermo della sala iniziò a mostrare un enorme folla raccolta in protesta dinanzi un opulento palazzo barocco.
«Millenovecentocinque. San Pietroburgo. Rivoluzione russa.» fece Zaizen Touko, scrivendo “SUPERATO” come esito della prova. Fra gli studenti, Fei Rune guardava con profonda ammirazione le immagini che venivano inviate da Raimon Natsumi e Fujiwara Haru.

 
22 Aprile 2019, ore 16:17, Inazuma Cho, Chō taikoku Kōkō, aula 2-C.

Nemmeno l’aula 2-C, dove Aurora Parisi avrebbe svolto la propria prova, era stata risparmiata dallo sciame di studenti incuriositi; il fatto che fosse stata diffusa la voce che sarebbe stato necessario il supporto di altri studenti per l’esecuzione, a maggior ragione, non aveva fatto altro che attrarre sempre più studenti. La giovane studentessa sedeva al centro dell’aula con aria disinteressata, mescolando e rimescolando il famigerato liquido che sarebbe stato sottoposto alla verifica di alcuni suoi compagni; per l’esecuzione della prova, non era stato scelto come esaminatore il suo tutor, Afuro Terumi, bensì un altro ESPer dotato di teleillusione, ossia Kidou Yuuto. Il ragazzo si era presentato con cordialità alla ragazza e, con aria seria e professionale, aveva rapidamente compilato il verbale della prova, per cui da un momento all’altro il test sarebbe iniziato. Afuro Terumi, che comunque sarebbe stato presente nell’aula, era stato incaricato di selezionare tre studenti con cui Aurora avrebbe potuto esercitarsi.
Il primo ad essere sottoposto alla verifica fu un ragazzo che l’italiana non aveva mai visto: alto, atletico, con una strana capigliatura e occhi color ambra. Aurora lo scrutò con interesse. «Ciao, piacere, sono Aurora Parisi.»
«Ciao, sono Kōtei Akira.» rispose lui, con aria spazientita. «Che dici, ci muoviamo?»
L’italiana lo osservò con occhi stretti. «Certamente.» fece, per poi chiudere gli occhi; tutti si aspettavano che succedesse qualcosa con il liquido ma il verso di dolore dell’altro spaventò tutti. Afuro Terumi intervenne rapidamente.
«Aurora-chan, per favore, lasciamo le tue persecuzioni a dopo.» disse, facendo scoppiare la ragazza a ridere. Il malcapitato la guardò con disprezzo, per poi sorridere: non si aspettava certo che la castana reagisse alla sua provocazione, pensava lo avrebbe semplicemente ignorato, e invece aveva dimostrato di essere più che reattiva. Ristabilito l’ordine, la prova poté iniziare seriamente: Aurora si concentrò sul liquido il quale, annusato da Kōtei Akira, odorava di zucchero filato e benzina – “un accostamento alquanto particolare”, pensò la ragazza -; il secondo studente interpellato, ossia Matsukaze Tenma, sentì odore di biscotti fatti in casa; il terzo, infine, ossia Ogawa Kaori, percepì erba tagliata e gelato a vaniglia.
Aurora Parisi sorrise compiaciuta mentre Kidou Yuuto annotava un “SUPERATO” ed Afuro Terumi alzava un pollice in segno di approvazione.

 
22 Aprile 2019, ore 17:10, Inazuma Cho, anfiteatro Chō taikoku Kōkō.
 
Terminata la giornata, il preside Raimon aveva fatto riunire tutti gli studenti della Chō taikoku Kōkō nell’anfiteatro scolastico per comunicare loro una notizia. Non appena la platea fu riempita da tutti gli studenti, l’uomo prese parola.
«Studenti cari, l’ennesima giornata di duro lavoro è terminata.» iniziò. «Ho un’importante notizia da darvi. Presto andrete in missione, per cui ecco l’elenco di chi parteciperà.»


1 Traduzione: Buonasera, Tyler.
2 Traduzione: Sono felice di vederti, Aurora. Sei stupenda.
3 Traduzione: Cos'è successo?
4 Traduzione: Ha visto qualcosa che non voleva vedere.


Angolo dell'autrice.
holaaaa~
Sono appena tornata dalle vacanze e, come promesso, ecco qui l'aggiornamento!
Che dite? Vi piace?
Ho una super voglia di scrivere, sto pensando ad una nuova storia ad oc, vi andrebbe? Anche se vorrei scriverla insieme a qualcuno, per cui se ci sono volontari... here i am!
Fatemi sapere che ne pensate, A presto!
Michela

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Capitolo 9
*** 08: capitolo 8. ***


超大国高校
Chō taikoku Kōkō


«Gli studenti che prenderanno parte, in prima persona, alla missione sono: Kurosawa Lilith Rose, Kurosawa Ryuunosuke, Aoyama Shunsuke, Uzuki Matsuri, Shirami Lisi, Kōtei Akira, Yamana Akane.»
 
25 Aprile 2019, ore 10.16, strada di Inazuma Cho.

Shirami Lisi camminava silenziosamente dietro il gruppo di studenti della Chō taikoku Kōkō scelto per partecipare alla missione di cui aveva parlato il preside Raimon qualche giorno prima. L’uomo era stato abbastanza chiaro: un ESPer che aveva, qualche anno prima, frequentato la Chō taikoku Kōkō era misteriosamente scomparso e, prima di lasciare i tutor ad occuparsene, avevano deciso di mettere alla prova tutti gli studenti che possedevano capacità legate alla “visione”. Compresa l’importanza della missione, Lisi si era sentita orgogliosa del fatto che avessero scelto proprio lei, fra tanti altri studenti; tuttavia, non appena si era resa conto di essere stata l’unica studentessa del primo anno ad essere stata scelta, non poté fare a meno di chiedersi il perché: sicuramente c’erano studenti più grandi di lei, con il suo stesso potere ESP, che sarebbero stati ben più capaci nell’eseguire quanto era stato richiesto. A questi dubbi, si sommava il disagio che provava nel camminare affianco a quei che ragazzi che praticamente non conosceva affatto e che le sembravano già ben affiatati fra loro, per cui sarebbe stato ancora più difficile cercare di intrattenere un discorso con loro.
Anche Uzuki Matsuri, che camminava al fianco di Lilith Rose Kurosawa, era abbastanza taciturna. Il pensiero di dover alterare completamente il proprio viso – in modo da assomigliare ad un’amica stretta della vittima – dinanzi ad altre persone ed il timore di non riuscire a farlo la tormentavano dal momento in cui le avevano mostrato una fotografia del volto della ragazza che doveva emulare, e che aveva notato essere totalmente diverso dal suo. Lilith Rose, percependo lo stato d’animo della sua cara amica, tentò di rivolgerle un sorriso rassicurante, mentre poco dinanzi a loro, suo cugino Kurosawa Ryuunosuke, tentava di attirare – in maniera fallimentare - l’attenzione di Yamana Akane.
Dopo qualche minuto di cammino, il gruppo arrivò al condominio che era stato indicato dai tutor come quello in cui abitava l’ESPer scomparso. Yamana Akane prese dalla propria borsa la fotografia di una ragazza che, sorridente, guardava fisso l’obiettivo della fotocamera e la porse a Matsuri la quale, dopo essersi impressa per l’ennesima volta il nome della ragazza in testa, la fissò intensamente; in pochi secondi i suoi capelli rosa iniziarono ad accorciarsi e tingersi di castano ed i suoi occhi dorati diventarono neri. Dopo appena un minuto, l’ESPer aveva trasformato completamente il proprio viso in quello della ragazza della fotografia.
«Che figo!» commentò Lilith Rose, stupita dalla capacità della sua amica. Anche gli altri erano stati impressionati da quanto aveva eseguito e, per questo motivo, Matsuri non poté fare a meno di arrossire.
«Bando alle ciance!» fece Aoyama Shunsuke, attirando l’attenzione su di sé. «Noi ti aspettiamo qui fuori. Quando ci darai il via libera, entreremo con te.»
Matsuri annuì in silenzio e si avviò verso l’ingresso del condominio; bussò al campanello e, ad aprirle, accorse una piccola donna dai capelli grigi e la schiena ricurva che, appena la vide, le sorrise dolcemente.
«Honoka-chan, sei venuta a trovare Megane-kun?» le chiese, aprendo la porta e facendole cenno di entrare.
«Naoko-san, in verità, sono venuta per chiederle un favore.» iniziò Matsuri, con voce grave. «È da qualche giorno che non ho notizie di Megane-kun, per cui mi chiedevo se potesse darmi la copia della chiave del suo appartamento, cosicché io possa passare a controllare.»
La donna l’ascoltò con attenzione e, dopo un’iniziale esitazione, la invitò ad entrare in casa sua, dove le diede la copia della chiave dell’appartamento 006; Matsuri uscì dall’appartamento della donna, aprì il portone d’ingresso ed invitò i suoi compagni ad entrare. Una volta entrati nell’appartamento 006, come ci si poteva aspettare, il silenzio imperava fra le stanze e l’unica luce che le illuminava proveniva dalle persiane delle finestre.
«Mi raccomando, controllate bene ogni stanza.» fece Aoyama Shunsuke, iniziando a frugare fra le stoviglie che giacevano nel lavandino della cucina della casa di Megane Kakeru. Nel frattempo, Kōtei Akira si addentrò nella stanza dell’ESPer scomparso; dopo un po’, uscì reggendo un oggetto.
«Guardate cos’ho trovato.» disse, esibendo fra le mani una lunga katana sporca di sangue.
«Me la porgeresti?» chiese Shunsuke, avvicinandosi rapidamente e porgendo la mano. Non appena Akira poggiò la katana sulle sue mani, ebbe una visione dell’uccisione di un uomo. «Cazzo.»
«Che succede?» chiese Kurosawa Ryuunosuke, osservando il ragazzo che, pallido, taceva fissando il vuoto. «Parla, cazzo!»
«Qualcuno è stato ucciso.» si limitò a proferire l’altro, gettando sul tavolo l’oggetto che reggeva fra le mani. Lilith Rose Kurosawa lo raccolse subito.
«Ehi, procediamo con calma.» disse, freddamente. «Adesso do un’occhiata anche io.»
La ragazza strinse fra le mani l’elsa della katana e socchiuse gli occhi; gli altri la osservavano, in silenzio. In pochi istanti, visualizzò anche lei la scena dell’assassinio di un uomo che, colpito dalla katana, cadde a terra facendo un rumore sordo.
«Shunsuke-kun, ciò che hai detto è vero.» confermò lei, con la stessa freddezza di prima. «Tuttavia, l’uomo ucciso non può essere Megane Kakeru: indossava abiti tradizionali giapponesi.»
«Oh.» fece il ragazzo, leggermente sollevato. «Beh, scusate. Mi sono sbagliato.»
«Avresti potuto evitare di saltare a conclusioni così drammatiche.» commentò Akira, rivolgendogli un’occhiata indispettita.
«Placate gli animi.» continuò Lilith Rose, porgendo la katana a Lisi. «Lisi-chan, riusciresti a risalire alla provenienza della katana?»
«Ci provo.» rispose la bionda, prendendo l’oggetto. Così come le aveva insegnato qualche giorno prima la tutor Sumeragi Maki, fece scorrere le dita lungo la lama della katana e ne impugnò l’elsa; socchiuse gli occhi e tacque per qualche minuto. «Questa katana è stata realizzata dal leggendario Okazaki Masamune. Probabilmente l’assassinio risale al periodo in cui lui l’ha realizzata.»
I ragazzi trassero un sospiro di sollievo. «Adesso che abbiamo appurato che Megane Kakeru non è stato ucciso da una katana, che ne dite di aiutarmi a trovare l’impronta digitale del nostro ricercato?» disse Ryuunosuke, estraendo dalla propria borsa un barattolino e del nastro adesivo.
«A cosa ci serve?» chiese timidamente Lisi.
«Una volta appurato che l’ESPer abbia toccato un oggetto, possiamo sfruttarlo per capire se è vivo o morto.» spiegò il maggiore. «Io mi occupo del rilevamento delle impronte digitali, Akane-chan ed Akira-kun fanno il resto.»
Matsuri si guardò intorno e, dalle stoviglie accumulate nel lavandino, notò un cucchiaio. «Ryuunosuke-kun, può andar bene quel cucchiaio?» domandò, indicandolo.
Il ragazzo indossò un guanto e, prestando molta attenzione a non toccare il manico dell’oggetto, lo raccolse. Aprì il barattolo che aveva estratto dalla propria borsa, rivelando della polvere grigia e, con un pennello, ne sparse un po’ sul manico del cucchiaio; subito dopo, si fece porgere del nastro adesivo e lo attaccò dove aveva cosparso la polvere, per poi staccarlo. «Bingo.» fece, notando che era riuscito a rilevare un’impronta digitale. «Adesso confrontiamo questo campione con quello che ci hanno dato i tutor.»
«E la tua capacità ESP? Non serve a niente?» chiese Shunsuke, sedendosi al tavolo della cucina.
Ryuunosuke fece spallucce. «Credo mi abbiano scelto per le mie conoscenze in chimica e biologia.» rispose, per poi rivolgersi ad Akane. «Akane-chan, potresti gentilmente passarmi il campione dell’archivio?»
La ragazza lo osservò, stupita per il fatto che, per la prima volta, non aveva tentato di approcciarla per sedurla; colpita dalla sua professionalità, lo aiutò a confrontare i due campioni e, una volta appurato che quelle fossero le impronte di Megane Kakeru, raccolse il cucchiaio e chiamò a sé Akira.
«Vuoi provarci prima tu?» gli chiese, cordialmente.
«Va bene.» acconsentì l’altro, concentrandosi sull’oggetto; il tentativo di indagine suscitava in lui emozioni contrastanti. «Per quanto ci provi, non mi è molto chiaro se il ragazzo sia vivo o morto.»
Akane lo aveva osservato in silenzio. «Tranquillo, è normale: sei con noi da tre giorni ed è un esercizio davvero difficile.» spiegò, con aria comprensiva. «Comunque, possiamo andarcene. Io sono certa sia vivo.»

 
25 Aprile 2019, ore 18.16, Inazuma Cho, Chō taikoku Kōkō, sala studio.

«Kariya-kun, c’mon. Ne abbiamo parlato almeno un centinaio di volte.» disse Elinor Lancaster, alzando lo sguardo al cielo; dinanzi a lei, Kariya Masaki sedeva con aria disinteressata.
«Non mi ricordo.» si limitò a rispondere lui, fissando un punto indefinito alla sua sinistra.
«Ma come puoi non ricordare? È scritto su tutti i libri di storia!» continuò la rossa, portandosi una mano alla fronte.
«Non ricordo.» ripeté l’azzurro, battendo il piede a terra. «Ti andrebbe di dirmelo?»
Elinor gli puntò lo sguardo addosso. «No.» rispose, freddamente. «Puoi benissimo studiartelo da solo, ti ho lasciato degli appunti minimo una settimana fa.»
Masaki sbuffò, appoggiandosi al tavolo. «Dimmi un po’, come fai?» chiese poi, spiazzando la maggiore.
«Come faccio a fare cosa?» domandò lei, stranita.
«Come fai a non farmi leggere cosa pensi?» proseguì l’altro, arrossendo leggermente per la domanda. «Non che mi interessi cosa pensi.»
Elinor lo guardò alzando un sopracciglio. «Io non faccio un bel niente.»
«Non può essere.» insistette Masaki, scuotendo il capo. «Riesco a percepire  i pensieri di molti.»
«Te lo ripeto: io non faccio un bel niente.» ribadì, per poi alzarsi. «Ed adesso, se permetti, ho ben altro da fare piuttosto che perdere il mio prezioso tempo con una persona che, a quanto pare, non ne merita.»
Vedendola allontanarsi, Masaki roteò gli occhi, pensando che, probabilmente, stava andando dal suo beneamato Tyler.
Fujiwara Haru, che si trovava in aula studio per aiutare a studiare una studentessa del primo anno, si avvicinò all’azzurro. «Che succede?» chiese, con tatto.
«Niente.» rispose l’altro, raccogliendo la propria borsa ed alzandosi.
«Beh, non ti credo, visto che ho sentito tutto.» proseguì il maggiore, incrociando le braccia al petto.
Masaki sospirò. «Fuji-senpai, questa roba non mi entra in testa ed Elinor mi fa pensare a tutto fuorché alla storia delle capacità ESP.»
«Se vuoi, posso aiutarti io.» propose Haru. «Sono un esperto in materia.»

 
25 Aprile 2019, ore 19.25, Inazuma Cho, casa Kirino.

Kirino Asami guardò il ragazzo che, a tavola, sedeva di fronte a lei; notando il suo sguardo, Shindou Takuto le sorrise gentilmente, facendola arrossire vistosamente.
«Allora, ragazzi, novità sulla missione dei vostri compagni?» domandò Kirino Fumiko, sporgendosi dai fornelli della cucina.
«Non è stato ancora trovato l’ESPer scomparso, però sappiamo che è ancora vivo.» spiegò Kirino Ranmaru, versandosi un bicchiere d’acqua.
«È davvero una brutta storia.» commentò cupa Fumiko, mordendosi l’interno della guancia.
«Non preoccuparti, mamma.» fece Asami, alzandosi per raggiungerla; la donna le sorrise dolcemente e le carezzò i capelli.
«Non mi preoccupo.» fece, per poi darle un pizzicotto sulla guancia. «Quando so che sei con tuo fratello o con Shindou-kun, sono sempre tranquilla.»
«Non si preoccupi, signora Kirino.» rispose Takuto, guardando le due. «Avrò sempre cura di Asami-chan.»

 
25 Aprile 2019, ore 20.01, Inazuma Cho, villa Parisi.

«Non mi aspettavo una tua visita, Aki-chan.» disse Aurora Parisi invitando Shindou Akiko ad entrare in camera sua.
«Scusami, avrei dovuto avvisarti.» rispose la ragazza, poggiando la propria borsa sulla scrivania della maggiore che, a giudicare dai fogli sparpagliati sulla scrivania, stava scrivendo qualcosa che si affrettò a nascondere. «Non volevo disturbarti, scusa.»
«Tranquilla, non stavo facendo nulla.» disse l’italiana, sedendosi sul suo letto, dove era poggiato un piatto con una fetta di torta. «Ti andrebbe una fetta di torta? Camille ha fatto una torta alle fragole deliziosa.»
«No, grazie.» Akiko osservò il suo volto solcato dalle occhiaie e gli occhi leggermente arrossati. «Va tutto bene?»
«Sì, va tutto bene, sì.» si affrettò a rispondere Aurora, coprendosi il volto con le mani.
«Aurora-chan, non riesco a crederti.» continuò la minore, poggiandole una mano sulla spalla. «Posso fare qualcosa per aiutarti?»
L’italiana spostò le mani dalla faccia rivelando un volto solcato dalle lacrime. «Io… io… non so cosa fare, Aki-chan…»
Akiko la strinse a sé. Era la prima volta, da quando la conosceva, che vedeva Aurora Parisi in lacrime.

 
25 Aprile 2019, ore 22.07, Inazuma Cho, ???.

L’odore metallico del sangue si fece largo nelle narici della ragazza, e lei lo inalò con lentezza, cercando di trattenere il più possibile l’aria, sebbene essa fosse abbastanza fastidiosa. Si fece largo fra le semi-pozzanghere di sangue sul pavimento, evitando di cadervi dentro; si fermò ed inginocchiò vicino alla “pozzanghera” più grande per raccogliere un piccolo campione di sangue in una fialetta. Le ginocchia nodose sfioravano a malapena il suolo intinto di sangue, mentre l’abito cadeva pesantemente a terra, sfiorando leggermente il cadavere dietro di lei. La ragazza fece schioccare le dita vicino alla fialetta, osservando il sangue muoversi al suo interno; inalò ancora una volta l’aria metallica, socchiudendo leggermente gli occhi e per un istante fu come se si fosse allontanata dal mondo. La vibrazione del suo cellulare la riportò, però, subito alla realtà; sbuffò come una troppo stanca di vivere la sua vita ed accettò la chiamata. Immediatamente una voce roca e bassa le rispose dall’altra parte.
«Fase uno, completata.» disse. La ragazza sorrise, per poi schioccare le dita e sparire nel nulla.
 

Angolo dell'autrice.
holaaaa~
Come va? Dopo un fantastico crollo nervoso ieri, oggi torno con un nuovo capitolo!
Che ve ne pare? Vi è piaciuta la missione? Chi sarà la ragazza nella parte finale?
Devo dire che mi sto appassionando troppo a questa storia (se non mi appassiono io che ne sono l'autrice sarebbe un problema ma sh). A voi sta piacendo?

Mi dispiace se qualche oc non è stato molto presente ma, come potete immaginare, gestire tredici oc è molto difficile.
In ogni caso, torno a chiedervi consiglio. Non ho abbandonato l'idea di pubblicare una nuova storia ad oc, ma mi chiedevo... preferireste una storia con una trama più semplice e leggera oppure una storia con una trama articolata? Ho già detto ad alcuni di voi che mi andrebbe di scrivere una storia che si basa su eventi storici, ma sarei disposta anche a scrivere qualcos'altro in stile fantasy/fantascientifico oppure, direttamente, una storia più semplice. Cosa mi consigliate?
Aspetto i vostri feedback. Ci sentiamo presto!
Michela

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Capitolo 10
*** 09: capitolo 9. ***


超大国高校
Chō taikoku Kōkō

 
26 Aprile 2019, ore 07:59, Inazuma Cho, Chō taikoku Kōkō, cortile.

Shindou Takuto sedeva su una delle panchine della Chō taikoku Kōkō in compagnia di Elinor Lancaster ed Aurora Parisi; la prima era intenta a messaggiare con il suo amico Tyler che, la sera prima, aveva preso un aereo che l’aveva riportato in Inghilterra, mentre la seconda stava sfogliando il libro di matematica in vista dei primi compiti che, con il trascorrere del tempo, iniziavano ad avvicinarsi.
«Quasi dimenticavo che quest’anno le vacanze della Golden Week
1 inizieranno in anticipo.» disse il ragazzo, leggendo l’e-mail che quella mattina tutti gli studenti della Chō taikoku Kōkō avevano ricevuto.
«Sì, quest’anno lo Showa Day2 è di lunedì, quindi la scuola resterà chiusa già da domani.» confermò Aurora, chiudendo il libro e riponendolo con cura nella propria borsa.
«In momenti come questi mi sento felicissima pensando al fatto che mi sono trasferita qui in Giappone.» commentò Elinor, con aria soddisfatta.
Kariya Masaki, che proprio in quel momento stava passando affianco la panchina su cui sedeva il trio, alzò gli occhi al cielo. «Certo, però solo in momenti come questi, visto che passi la metà del tuo tempo a farneticare in inglese su quanto ti manchi il tuo adorato Tyler.» biascicò sottovoce.
Elinor scattò in piedi e, indispettita, lo trattenne per un braccio. «Scusami, Kariya-kun, sei forse geloso?»
«Eh?» borbottò confuso il minore, fermandosi di colpo senza guardarla in faccia.
«Non credere che non ti abbia sentito.» lo ammonì la rossa, voltandolo verso di lei rivolgendogli un’occhiata gelida.
Takuto ed Aurora si sorrisero, complici. «Mi spiace, tesoro, ma Rel-chan ha un orecchio bionico.» commentò l’italiana, mostrandosi compiaciuta della chimica fra i due.
«Pff.» sbuffò l’azzurro, allontanandosi a passi rapidi dai tre.

 
26 Aprile 2019, ore 09:10, Inazuma Cho, Chō taikoku Kōkō, ufficio del preside.

Raimon Natsumi percorse rapidamente i corridoi della Chō taikoku Kōkō per raggiungere l’ufficio dove suo padre l’aveva convocata con urgenza. Appena entrata nella stanza, trovò l’uomo seduto sulla propria poltrona, rivolgendo le spalle verso la porta.
 «Buongiorno, papà. Scusami per il ritardo, ma ho avuto un contrattempo lungo la strada.» si giustificò la ragazza, avvicinandosi al preside Raimon.
«Natsumi-chan, devo darti una brutta notizia.» tagliò corto l’uomo, voltandosi; un’espressione preoccupata era dipinta sul suo viso.
«Cos’è successo?» chiese timidamente Natsumi, stupita.
«Otonashi Haruna3 e Kino Aki4 mi hanno appena informato che ieri sera Megane Kakeru è stato ucciso.» spiegò l’uomo, con una tale freddezza da farlo sembrare apatico.
La rossa si mantenne al bordo della scrivania, per evitare di cadere. «Cosa?» riuscì a biascicare, senza fiato.
Raimon Souichirou le strinse una mano. «Tesoro, vorrei davvero lasciarti qualche minuto per metabolizzare la notizia, so che eravate davvero ottimi amici; tuttavia, non posso farlo, perché c’è dell’altro.» proseguì.
Natsumi si sedette di fronte a lui e, socchiudendo gli occhi, deglutì. «Vai avanti.»
«Questa mattina ho ricevuto una lettera il cui mittente è sconosciuto. Chiunque abbia scritto questa lettera si è identificato come il colpevole dell’omicidio.» disse il padre, porgendole una lettera sulla cui busta non c’era scritto nulla.
«Mio Dio, non posso crederci.» mormorò la rossa, riuscendo a stento a reggere l’oggetto. Suo padre attese qualche secondo, poi si alzò, le si mise davanti e le poggiò le mani sulle spalle.
«Natsumi-chan, ho bisogno che voi tutor lavoriate per riuscire a risalire alla provenienza di questa lettera.» disse tutto d’un fiato. Sua figlia lo guardò in silenzio, cacciando le lacrime indietro.
«Papà, non so come faremo.» rispose, con aria affranta. «Questa settimana è la Golden Week, chiunque sia stato a mandarti questa lettera sa che domani la scuola chiuderà e che per questo motivo non potremo lavorare per trovarlo, così avrà modo di allontanarsi dalla città.»
«Figlia mia, dobbiamo fare il possibile. Parlerò io con i tuoi colleghi, sono certo che capiranno.» insistette l’uomo, sospirando.
Natsumi fece spallucce. «Se lo dici tu.»
L’uomo annuì e, dopo qualche istante, le sue labbra si poggiarono sulla fronte della ragazza. Subito dopo, si rialzò e, voltandosi a guardare oltre la finestra del suo ufficio, proseguì: «Non voglio che gli studenti sappiano di quanto abbiamo discusso, lasciamo che almeno loro si godano le vacanze.»

 
26 Aprile 2019, ore 16:21, Inazuma Cho, Chō taikoku Kōkō, sala studio.

Aurora si avvicinò con passi leggiadri al banco dove sedeva la sua migliore amica. «I miei genitori hanno prenotato un volo last minute, domani partiranno ed andranno in Italia a far visita a mio fratello.»
Elinor la squadrò per qualche minuto in silenzio. «Intendi dire che sarai sola a casa?» le chiese.
«Beh, sì.» rispose la castana, alzando le spalle. «Ed hanno, ovviamente, dato una settimana di ferie a Camille.»
La rossa sorrise maliziosamente alla compagna. «Stai pensando a quel che penso io?»
«Ovviamente, tesoro!» confermò Aurora, tirando a sé una sedia dal banco dietro di lei e sedendosi. «Noi dobbiamo ordinare solo il cibo, per il resto parlerò più tardi con Minamisawa-san, come sempre.»
Elinor chiuse il libro che stava leggendo e, dalla sua borsa, prese il cellulare. «Va bene, sweetie. Creiamo un gruppo su iBlater?»

 
26 Aprile 2019, ore 17:03, Inazuma Cho, Chō taikoku Kōkō, cortile.

“Elinor Lancaster ha creato il gruppo “PARTY | 28 Aprile”
Elinor Lancaster ha aggiunto 57 persone.
Elinor Lancaster: Good morning, guys.
Aurora Parisi: Ciao a tutti. Domenica sera avrò casa libera, pertanto ho deciso di organizzare una festa a cui siete tutti invitati. Sentitevi liberi di portare con voi i vostri amici o partner. L’orario è da definire e, appena possibile, vi inoltrerò il mio indirizzo (per coloro che non lo conoscessero).
Elinor Lancaster: Un cenno di adesione sarebbe gradito.”

Shindou Akiko lesse silenziosamente i messaggi che aveva ricevuto su iBlater.
«Io non capisco, Asami-chan.» commentò, con aria incerta e spegnendo il cellulare.
«Cosa, Aki-chan?» chiese la compagna, scrutandola con interesse.
«Ieri Aurora-chan era sull’orlo di una crisi di nervi, mentre adesso organizza feste come se niente fosse.» spiegò la prima, scuotendo il capo con aria dubbiosa.
Kirino Asami scrollò le spalle. «Beh, immagino abbia risolto i suoi problemi, no?»
«Non so. Sono un po’ in pensiero.» disse Akiko, portandosi un dito al labbro.
«Dai, non preoccuparti. Pensiamo ad altro.» cercò di rincuorarla la compagna, stringendole una mano.
«Sì, hai ragione, scusami. Hai sentito che Akane ha chiesto a Ryuunosuke di vedersi questo pomeriggio?» domandò l’altra, sorridendo con malizia.
«Davvero? Mi fa piacere per lui.» convenne Asami.
«Ci credo! Ora, forse, non avrà più mire su mio fratello e tu potrai farti avanti!» proseguì Akiko, facendo avvampare l’amica.
«Non dire sciocchezze!» esclamò questa, dandole un colpo sul braccio.
Akiko sorrise, scuotendo il capo. «Ti conosco troppo bene!»

 
26 Aprile 2019, ore 17:32, Inazuma Cho, Chō taikoku Kōkō, cortile.

Fei Rune camminava lungo il cortile della Chō taikoku Kōkō guardandosi intorno; avvistata la persona che cercava, le si avvicinò rapidamente.
«Ehi, tu!» esclamò per fermarla.
«Uhm... parli con me?» chiese Shirami Lisi, girandosi con aria incerta.
«Sì, tu. Shirami Lisi, giusto?» chiese il ragazzo, indicandola con l’indice.
«Ehm, sì.» rispose la ragazza, imbarazzata. «Hai bisogno di qualcosa?»
«Sei la ragazza con cui mi sono scontrato l’altro giorno.» proseguì l’altro.
«Sì, direi di sì. C’è qualche problema?» chiese nuovamente la bionda, arrossendo leggermente.
«No. Ho sentito cos’hai fatto in missione, volevo semplicemente congratularmi con te.» spiegò Fei, sorridendo dolcemente.
Lisi sospirò, sollevata. «Oh, grazie allora.»
«Beh, volevo anche presentarmi.» continuò il ragazzo, porgendole la mano. «Sono Fei Rune, sono in 1-C.»
«Piacere. Beh, tu sai già il mio nome, no?» rispose la ragazza, stringendogli la mano e sorridendo.
«Eh, sì.» convenne il verde. «Posso permettermi di invitarti ad una festa?»
«Una festa?» fece Lisi, spiazzata dalla domanda del ragazzo.
«Sì. La migliore amica di una mia amica ha una villa enorme, ed i suoi genitori saranno fuori per la Golden Week, quindi ha organizzato una festa da lei questa domenica.» spiegò lui.
«Ah, capisco.» rispose la bionda, squadrandolo. «Beh, non credi possa essere un problema? Io non la conosco e, soprattutto, ho appena conosciuto te.»
«Ma no, tranquilla. Aurora-chan è una delle ragazze più brave della Chō taikoku Kōkō, specialmente se le piaci.» cercò di convincerla Fei.
Lisi sorrise dolcemente. «E se non le piacessi?»
«Beh, dubito tu possa non piacerle. Comunque, se ti senti a disagio a venire con me, visto che ci siamo appena conosciuti, puoi portare un amico con te. Spiegherò la situazione alle mie amiche.» insistette il verde, per l’ennesima volta.
«Sei molto gentile, Fei-kun. Ti farò sapere.» si limitò a rispondere la ragazza.
Quando fece per allontanarsi, Fei la trattenne per un braccio. «Beh, domani non si viene a scuola e non saprei come parlarti, quindi mi lasci il tuo numero?»

 
26 Aprile 2019, ore 17:45, strada di Inazuma Cho.

Incamminandosi verso casa, Aurora notò da lontano una capigliatura a lei nota. Si avvicinò rapidamente alla persona in questione e, con dolcezza, disse: «Ciao, tesoro.»
«Cerchi qualcosa, Miss Italia?» le rispose Kōtei Akira, con aria di sfida. L’italiana sorrise per il soprannome.
«Volevo proporti una tregua.» disse, porgendogli la mano.
Akira la osservò, alzando un sopracciglio. «Alzi la bandiera bianca?»
«In un certo senso, sì. Mi sei simpatico.» spiegò la castana, facendo spallucce.
«Capisco. Beh, potrei accettare.» convenne il ragazzo, stringendole la mano. Aurora si limitò a mormorare un «Fantastico.» ed a continuare a camminare affianco al ragazzo.
«Visto che non ti allontani, immagino che questa non fosse l’unica cosa che avevi da dirmi.» disse lui, con un sorriso sfacciato.
«Volevo invitarti ad una festa che sto organizzando a casa mia questa domenica.» confermò l’italiana, facendo spallucce.
Akira tacque qualche secondo. «E perché vuoi invitare proprio me?»
Aurora sorrise dolcemente, sollevando l’indice ed il medio della mano destra. «Beh, ci sono due motivi. Primo: ho invitato mezza scuola; secondo: come ti ho già detto, mi sei simpatico.»
Il ragazzo l’osservò per qualche secondo, per poi tornare a guardare dinanzi a sé. «Ci penserò, Miss Italia.»
La castana prese un foglietto dalla propria borsa e glielo porse. «Ti lascio l’indirizzo, così quando avrai finito di pensarci, potrai anche venire.»

 
26 Aprile 2019, ore 19:45, parco di Inazuma Cho.

Mentre sedeva su una panchina del parco cittadino, Kurosawa Ryuunosuke non riusciva ancora a capacitarsi del fatto che Yamana Akane gli avesse chiesto di incontrarsi in privato; solo nel momento in cui la ragazza gli si parò davanti, riuscì a capire che forse non si trattava di un sogno.
«Ciao, Akane-chan.» disse, alzandosi di scatto e porgendole un mazzo di fiori. «Questi sono per te.»
Akane prese il mazzo di fiori ed arrossì leggermente. «Grazie.»
Avvertendo la situazione d’imbarazzo che era andata a crearsi, Ryuunosuke le porse un braccio. «Beh, camminiamo un po’.» la incitò.
La biondina annuì, mormorando un «Sì, sì.» ed avvicinandosi al ragazzo.
Dopo qualche minuti di passeggio, il ragazzo prese coraggio. «Posso chiederti perché mi hai chiesto di uscire?» le chiese, con aria incerta.
«Beh, ecco... volevo chiederti scusa.» mormorò Akane, imbarazzata.
«Chiedermi scusa? Per cosa?» domandò Ryuunosuke, aggrottando le sopracciglia.
Akane sospirò. «Per gli innumerevoli rifiuti nei tuoi confronti e per le varie volte in cui ti ho ignorato.»
Il ragazzo la fissò per qualche istante, poi fece spallucce. «Non preoccuparti, non c’è motivo di scusarsi.»
«Invece sì, c’è. Ho sbagliato spesso, e tutto questo perché ho sempre creduto che tu volessi solamente prenderti gioco di me.» spiegò la ragazza, fermandosi lungo un vialetto del parco e mettendosi faccia a faccia con Ryuunosuke.
«Cosa ti ha fatto cambiare idea?» chiese lui con curiosità.
«Beh, durante la missione ho visto una parte di te che non avevo mai visto.» rispose lei, arrossendo.
Il ragazzo sorrise. «Sono felice che tu abbia cambiato idea.»

 
27 Aprile 2019, ore 11:23, Inazuma Cho, bar Shokuzen sake.

«Mi dispiace averti chiamato all’improvviso.» disse Elinor rivolgendosi a Fujiwara Haru che stava prendendo posto di fronte a lei.
«Stai tranquilla.» la rassicurò lui, prendendo un menù del bar ed analizzandolo rapidamente. Dopo aver scelto cosa ordinare, si rivolse nuovamente alla compagna. «Di cosa hai bisogno, dunque?»
«Beh, ecco… Fuji-senpai, mi chiedevo se tu potessi fungere da dj alla festa di domani sera.» spiegò Elinor, stringendosi nelle spalle. «So che sei un appassionato di musica, e penso tu sia una delle pochissime persone che abbia buon gusto.»
«Rel-chan, non so se il mio buon gusto corrisponda alle vostre aspettative riguardo una festa.» spiegò lui, sorridendo.
«Non preoccuparti di questo.» fece la rossa, muovendo la mano con un gesto teatrale. «Puoi mettere qualsiasi musica tu voglia, a patto che sia adatta al contesto.»
«Mmh.» mormorò lui, scuotendo il capo con un sorriso. «Va bene, dai.»
«Grazie, Fuji-senpai!» esclamò Elinor, entusiasta. «Non so come ringraziarti!»
«Beh, diciamo che c’è qualcosa che puoi fare.» fece Haru, cogliendo l’occasione.
«Ossia?» chiese la ragazza, incitandolo a proseguire.
Haru sorrise malizioso. «Mi farebbe davvero piacere se tu passassi la serata della festa con Kariya-kun.»

 
28 Aprile 2019, ore 21:06, strada di Inazuma Cho.

Un uomo sulla cinquantina, dai capelli corvini, sedeva al sedile del guidatore di un auto nera. «Signorina, potrebbe indicarmi l’indirizzo della villa della sua compagna?» chiese con cortesia a Shirami Lisi che, dal sedile posteriore, gli porse un fogliettino. Affianco a lei, un ragazzo dai capelli rosso fuoco guardava fuori il finestrino dell’auto con aria assorta.
«Cosa succede, Yuu-senpai?» chiese Lisi, sistemandosi i lunghi capelli ambrati che, per l’occasione, aveva lasciato ricadere sciolti sulla schiena.
«Sai quanto odi vestirmi in abiti eleganti.» spiegò Miyamoto Yuuki, facendo spallucce. La minore sorrise.
«Dai, non lamentarti. Finalmente stasera potrai conoscere qualcuno della Chō taikoku Kōkō.» cercò di rincuorarlo.
«Beh, sì.» convenne lui. «Anche se so che mi hai chiesto di venire perché avresti avuto troppa vergogna a passare tutta la serata con Fei.»
«Smettila!» esclamò lei, avvampando. In pochi minuti, raggiunsero la villa di Aurora Parisi che, nel quartiere, risultava essere la più rumorosa.

 
28 Aprile 2019, ore 21:19, Inazuma Cho, villa Parisi, salone.

Kirino Ranmaru si fece largo fra la folla di ragazzi che occupavano il salone di villa Parisi e raggiunse la ragazza che era appena arrivata. «Ori-chan! Eccoti!»
Ogawa Kaori sorrise dolcemente al ragazzo che l’aveva salutata. «Ranmaru-kun, ciao.» Il ragazzo si fermò, incerto su cosa fare; la ragazza prese coraggio e poggiò le labbra sulla sua guancia sinistra. «Sono felice di vederti. Non avevo mai visto questa casa così affollata.»
«Aurora-chan ha organizzato una festa assurda.» confermò il rosa, leggermente imbarazzato dal gesto dell’altra.
«Vorrei salutare Aurora ed Elinor, le hai viste?» domandò lei, prendendo il cellulare dalla propria pochette.
«Beh, sì.» rispose Ranmaru. «Aurora è in cucina con Minamisawa, mentre Elinor è in giro con Kariya.»
Kaori alzò gli occhi al cielo. «E perché Aurora è con Minamisawa?»
«È la prima volta che vieni ad una festa organizzata da lei?» domandò il rosa, sorridendo.
«Sì.» confermò la ragazza dai capelli lilla, curiosa per la domanda. «Perché?»
«Metà istituto aspetta le feste di Aurora perché sono le uniche in cui circola anche l’alcool.» spiegò Ranmaru, prendendola per mano ed incamminandosi verso la cucina. «E colui che provvede a portarlo è Minamisawa, che ha un fratello maggiore che è suo complice.»
«Sono un’associazione a delinquere, insomma.» fece Kaori, facendo ridacchiare l’altro. Entrati in cucina, Aurora sedeva sull’isola della sua cucina e, affianco a lei, Minamisawa Atsushi versava intere bottiglie di alcolici in alcuni erogatori. «Ehi, Aurora-chan.»
«Ori-chan!» esclamò l’italiana saltando giù dall’isola e correndo ad abbracciarla. «Sono così felice di vederti!»
«Anche io sono felice di vederti.» fece la compagna, per poi rivolgere un’occhiata infastidita ad Atsushi. «Non sapevo che avessi un’associazione a delinquere per animare le tue feste.»
Aurora scoppiò a ridere, prese due bicchieri, li riempì e li porse alla coppia; poi, ne prese un terzo e lo riempì per sé. «Brindiamo a voi!»
Ranmaru la squadrò, incerto, per poi rivolgersi al viola che, alle spalle della castane, aveva appena finito di riempire l’ennesimo erogatore. «Minamisawa-san, ha già bevuto?»
Il viola fece spallucce. «Sono qui dalle sei. Ha insistito tanto, diceva di averne bisogno per poter sopravvivere a quanto sarebbe potuto succedere stasera.»
«Cazzo, Minamisawa-san, ma sei stupido?» sbottò Kaori, prendendo l’amica per un braccio. «Ti sembra normale lasciarla bere prima ancora della festa? Se toccherà altro alcool, rischierà di stare male.»
«Senti, Ogawa-chan, so bene cosa faccio.» ribatté il viola, avvicinandosi alle due ragazze. «È la prima volta che vieni ad una nostra festa, e visto che non lo sai ti informo che non è mai successo niente.»
«Smettetela di litigare.» fece Aurora, mettendosi fra i due. «Un bicchiere in più o un bicchiere in meno non mi cambieranno la vita. Volevo semplicemente brindare in onore di due miei amici. Adesso, se avete finito di discutere e decidere per me, me ne vado.»

 
28 Aprile 2019, ore 21:43, Inazuma Cho, villa Parisi, salone.

Lilith Rose Kurosawa entrò nel salone di villa Parisi accompagnata da suo cugino Ryuunosuke e dal suo migliore amico Amemiya Taiyou. La festa era già iniziata da un po’ visto che moltissimi ragazzi erano già lì e si stavano scatenando sulle note della musica proposta da Fujiwara Haru; seduti su un divano, notò esserci Elinor Lancaster e Kariya Masaki, pertanto si avvicinò rapidamente per stuzzicarli.
«Non sapevo ci fosse del feeling fra voi.» disse, con un sorriso malizioso dipinto sul volto.  Elinor alzò lo sguardo e la scrutò per qualche secondo.
«Non pensavo t’interessasse ciò che faccio.» fece, alzandosi ed avvicinandosi alla ragazza. «Non ci parliamo da anni.»
«C’è sempre un buon momento per ricominciare.» rispose Lilith Rose, porgendole la guancia destra; la compagna ricambiò il gesto, baciandola a destra e sinistra.
«Vi prego di non includermi nei vostri intrighi di corte.» disse Masaki, roteando gli occhi. Elinor si voltò e gli rivolse un’occhiataccia.
«Effettivamente, non avevo intenzione di includerti. Ti dispiacerebbe andare a prendermi un drink?» rispose, tagliente. L’azzurro si alzò controvoglia ed andò verso la cucina della villa. Lilith Rose non poté fare a meno di sorridere.

 
28 Aprile 2019, ore 22:37, Inazuma Cho, villa Parisi, corridoio.

Kirino Asami girava per i corridoi della villa alla ricerca di un bagno in cui potersi risistemare il trucco. Vagando, si ritrovò a Shindou Takuto che aspettava all’esterno di una stanza.
«Ciao, Takuto-kun.» lo salutò, avvicinandosi rapidamente.
«Ciao, Asami-chan.» rispose lui, sorridendole. «Come stai? Ti stai divertendo?»
«Abbastanza.» confermò la rosa, gettando una fugace occhiata verso la porta chiusa davanti la quale il ragazzo era fermo. «Chi c’è qui dentro?»
«Aurora-chan si è sporcata ed è venuta a cambiarsi.» spiegò lui. «Mi ha chiesto di assicurarmi che nessuno entrasse.»
Asami annuì, con aria delusa. «Beh, sapresti indicarmi dov’è il bagno?»
Improvvisamente, la porta della stanza di Aurora si spalancò, lasciando che la ragazza uscisse. «Tesoro, è lì, in fondo al corridoio.»
La rosa la scrutò incerta, indispettita per l’intromissione. Takuto, notando il suo cambiamento d’umore, tentò di rivolgerle un sorriso, ma fu inutile dato che la minore si dileguò senza rivolgere il minimo sguardo ai due.
«Se l’è presa?» domandò Aurora, aggrottando le sopracciglia.
Takuto scosse il capo. «Presumo di sì.»
La castana sospirò, affranta. «Ultimamente faccio del male a chiunque mi circondi.»

 
28 Aprile 2019, ore 23:10, Inazuma Cho, villa Parisi, salone.

Kōtei Akira si fece largo fra i ragazzi che ballavano nel salone della villa e raggiunse la postazione da dove Haru stava mixando le canzoni; dopo avergli chiesto di abbassare il volume e di porgergli un microfono, si avviò verso il centro della stanza.
«Ho una proposta.» affermò, catturando l’attenzione di tutti i presenti. «Facciamo un gioco, “Obbligo o verità”.»
«Che siamo, alle elementari?» esclamò Lilith Rose Kurosawa, suscitando l’ilarità generale. Akira le rivolse uno sguardo truce.
«No, Barbie Albina.» le rispose, infastidito. «Ovviamente, per animare la situazione, tutti coloro che faranno o diranno quanto richiesto, dovranno bere un intero drink. Altrimenti il divertimento dov’è?»
Lilith Rose lo osservò, incuriosita dalla sua proposta. «Allora io ci sto.»
«Bene.» fece l’altro, soddisfatto. «Tutti coloro che vogliono partecipare possono venire fuori. Giocheremo lì.»
«Che stronzata.» commentò Masaki, rivolgendosi ad Elinor.
«Concordo.» convenne lei, bevendo un sorso del suo drink. «Se ho voglia di bere, vado di là e mi riempio il bicchiere.»
«Già.» mormorò l’azzurro, osservando i ragazzi che uscivano fuori. Improvvisamente, notò un ragazzo sconosciuto entrare. «Cazzo.»
Elinor si girò verso di lui, stupita. «Che ti prende?»
«Rel-chan, chi è quello?» chiese il ragazzo, alzandosi rapidamente.
«Non ne ho idea, sarà venuto con qualcuno.» rispose la rossa, imitandolo.
«Cazzo.» si limitò a rispondere Masaki, guardandosi intorno.
«Posso sapere cosa succede? Perché continui ad imprecare?» domandò Elinor, prendendolo per le spalle.
«Senti, dobbiamo trovare il modo per mandare via quel ragazzo.» spiegò frettolosamente lui, prendendola per la mano ed incamminandosi verso le scale della villa.
«Perché?» chiese nuovamente la ragazza, non trovando un senso alle sue parole.
«Ho percepito i suoi pensieri, vuole fare una cazzo di strage!» urlò l’azzurro, fermandosi all’improvviso di fronte a lei.
«Sei ubriaco?» domandò, incredula.
Masaki digrignò i denti. «Perché non mi prendi sul serio per una volta?! Sono serio, non sono ubriaco!»
Elinor respirò profondamente e si guardò intorno. «Okay, mi fiderò di te. Ma cosa possiamo fare?»
L’azzurro le lasciò la mano. «Cercherò di farmi aiutare per allontanarlo, tu vai a cercare Aurora e fai presto, visto che anche quel tizio la stava cercando.»

 
28 Aprile 2019, ore 23:24, Inazuma Cho, villa Parisi, primo piano.

Elinor vagò per tutta la villa freneticamente, alla ricerca dell’amica. Le parole di Masaki l’avevano spaventata e dubitava potessero essere uno dei suoi soliti scherzi. Dopo meno di un quarto d’ora di ricerche, Aurora spuntò dalla sua stanza.
«Rel-chan?» la chiamò, preoccupata per il modo in cui la chiamava.
«Aurora-chan, thanks God, sei qui!» esclamò la rossa, stringendola forte a sé.
«Cosa succede?» domandò l’italiana, sciogliendo l’abbraccio.
Elinor non riusciva a trovare le parole. «Io... io non lo so, stavo parlando con Kariya-kun e...»
«E...?» la incitò a parlare la compagna; d’improvviso, dal piano inferiore s’udirono delle urla. «Cosa sono queste urla?» domandò, incamminandosi verso le scale.
«Fuck. No!» esclamò la rossa, trattenendola per un braccio. «Resta con me.»
«Cristo, Elinor, parla! Cosa cazzo sta succedendo?» sbottò l’italiana, in preda al panico.
Elinor trasse un respiro profondo. «Qualcuno è venuto qui con l’intenzione di fare una strage di ESPer.»


1 La Golden Week è un periodo di feste primaverili fra il 29 aprile ed il 5 maggio; quest'anno, è stata festeggiata dal 27 aprile al 6 maggio.
2 Lo Showa Day è un giorno in cui si 
celebra l'imperatore Hiroito e si ricorda l'importanza che ha avuto per il Giappone nella storia contemporanea.
3 Otonashi Haruna è capace di radioestesia.
4 Kino Aki è capace di chiaroveggenza.


Angolo dell'autrice.
hiiii~
Sono tornata con un capitolo più lungo del solito per farmi perdonare per la lunga assenza. Scusatemi, ma sono stata molto impegnata!
Allora, ve lo aspettavate un risvolto del genere?
Mi rendo conto che la mia oc compaia molto in questo capitolo, ma spero possiate capire che essendo lei l'organizzatrice della festa, in un certo senso doveva occuparsi di tutto! Nel prossimo capitolo, vedremo finalmente gli ESPer in azione, anche se sarà "illegale". Ma non vi anticipo nulla!
Vi piace come sto gestendo i vostri oc? Che dite?
Adesso vado, ci sentiamo quanto prima. Spero possiate pazientare!
Un abbraccio,
Michela.

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Capitolo 11
*** 10: capitolo 10. ***


超大国高校
Chō taikoku Kōkō

 
28 Aprile 2019, ore 23:24, Inazuma Cho, villa Parisi, cucina.

Le urla provenienti dal salone raggiunsero le orecchie di Kirino Asami che, insieme all’amica Shindou Akiko, ai loro rispettivi fratelli ed a Ogawa Kaori, si trovava nella cucina di villa Parisi per prendere qualcosa da bere. Notando il silenzio che, immediatamente, seguì le urla, Shindou Takuto si avvicinò alla porta che conduceva al salone. «Cos’è successo?»
«Non andare.» fece Asami, trattenendolo per il polso; il maggiore si voltò a guardarla, per poi rivolgere un’occhiata incerta al suo migliore amico. La ragazza arrossì, ritirando la mano imbarazzata per l’azione che aveva appena fatto e per la reazione che Takuto aveva avuto.
«Asami-chan ha ragione, Takuto-kun.» disse sua sorella, Shindou Akiko, avvicinandosi e poggiando le mani sulle spalle della sua amica. «Restiamo qui.»
Takuto tacque per qualche istante, titubante; poi, voltò le spalle al gruppo. «Restate qui, io vado a controllare.»
«Se vai tu, vengo anche io.» fece Kirino Ranmaru, lasciando la mano di Kaori che sospirò rumorosamente.
«Fate attenzione.» si raccomandò. «Resto con le vostre sorelle.»
Vedendo i due ragazzi allontanarsi, Asami si morse un labbro.

 
28 Aprile 2019, ore 23:24, Inazuma Cho, villa Parisi.

Mentre vagava per le stanze di villa Parisi alla ricerca dell’intruso, Kariya Masaki rifletté a lungo su chi fosse la persona più adatta a cui chiedere aiuto: certo, le capacità ESP erano utili sotto certi punti di vista, ma nel caso di un vero e proprio scontro, quali sarebbero davvero servite? Sicuramente la teleillusione di Aurora Parisi sarebbe stata utile per distrarre l’intruso, e sicuramente sarebbero state utili anche la telecinesi di Kurama Norihito e la pirocinesi di Miyamoto Yuuki per poterlo, in qualche modo, bloccare; tuttavia, il tempo scorreva rapidamente, l’intruso poteva trovarsi in qualsiasi luogo ed anche la migliore delle capacità ESP – che, in ogni caso, erano pur sempre capacità psichiche – avrebbe potuto rivelarsi inutile.
All’improvviso, i pensieri del ragazzo furono interrotti da una serie di urla che sembravano provenire dal salone della villa. Masaki si affrettò a raggiungere la stanza dove poté, finalmente, trovare l’intruso che, nel bel mezzo del salone, fluttuava in aria; i presenti, spaventati, lo osservavano in silenzio.
Masaki trattenne per un braccio uno degli studenti della Chō taikoku Kōkō che stava cercando di allontanarsi, intenzionato a chiedergli cosa fosse successo; tuttavia, la sua domanda fu anticipata dalla voce di Aurora che, scendendo le scale dal piano superiore, aveva rotto il silenzio.
«Chi cazzo sei?» chiese con voce fredda, osservando l’intruso rivolgerle un sorriso beffardo.
«Finalmente ho trovato la madrina della festa.» le rispose lui, atterrando lentamente al suolo. «Come stai?»
«Mi stai prendendo in giro?» domandò l’italiana, scendendo gli ultimi scalini seguita da Elinor Lancaster ed incamminandosi verso il ragazzo; una volta raggiunto, riuscì a scrutarlo meglio: aveva occhi di un colore simile al viola e capelli bianchi.
«No, perché dovrei?» fece lui, avvicinando il dorso della propria mano destra al viso della ragazza che, prontamente, si scostò.  Fujiwara Haru si precipitò verso i due intimandogli di non toccare nessuna delle due ragazze. «Possiamo anche evitare gli atti di eroismo, sono qui solo per fare un’amabile chiacchierata con voi.»
Elinor scosse il capo, fissandolo. «Sei un folle.»
«Tu dici?» domandò il ragazzo, con irriverenza. «Perché mai? Voglio semplicemente scambiare due parole con voi, ESPer.»
Lilith Rose Kurosawa, rientrata dal giardino della casa dove insieme ad altri stava per iniziare a giocare a “Obbligo o verità”, osservava in silenzio la scena che lo sconosciuto aveva creato; dopo qualche minuti di riflessione, si rivolse a Kōtei Akira che era poco dietro di lei. «Riusciresti a trovare un modo per trattenerlo qui, Kōtei-kun?»
Il ragazzo la squadrò per qualche istante: sembrava avere qualcosa in mente, tuttavia si chiedeva di cosa si trattasse. «Potrei farlo. Ma tu, esattamente, cosa vuoi fare?»
«Ti sembrerà banale.» spiegò lei, con un sorriso. «Ma andrò semplicemente a chiedere aiuto.»
«Va bene. Ma fa’ attenzione.» si raccomandò il ragazzo, per poi farsi largo fra gli studenti della Chō taikoku Kōkō fino al centro della stanza. «Cosa sta succedendo qui?»
«Ecco l’ennesimo eroe.» disse il ragazzo dai capelli bianchi, alzando gli occhi al cielo con aria seccata; poi, indicando Elinor ed Aurora, continuò: «Le principesse del castello sono al sicuro, tranquilli.»
«Potrei sapere chi sei?» insistette nuovamente Aurora, trattenendo il ragazzo per un polso; questo, osservò la mano dell’italiana stretta intorno al suo polso e le rivolse un’occhiata seccata. Nell’arco di pochi secondi, un lampo illuminò la stanza ed Aurora fu sbalzata contro il muro del salone; i presenti urlano terrorizzati.
L’intruso, con leggerezza, si voltò verso Haru ed Akira. «È sempre così insistente, la ragazza?»
La voce di Kurama Norihito, che si era immediatamente precipitato a verificare che Aurora stesse bene, risuonò in tutto il salone. «Giuro che ti ammazzo.»
«Tranquillo, si riprenderà fra un po’. Direi adesso di passare alle cose serie.» spiegò annoiato il ragazzo, trattenendo uno sbadiglio; in pochi secondi il suo corpo levitò in aria, abbastanza da consentire a tutti i presenti di riuscire a vederlo ed ascoltarlo. «Vi assicuro di essere venuto qui in pace. Voglio solamente parlarvi di un po’ di cose che, forse, è arrivato il momento di farvi sapere: Megane Kakeru è morto. Mi dispiace, ma quella sottospecie di missione a cui hanno preso parte alcuni di voi è servita solamente a confermarci, per l’ennesima volta, l’inferiorità delle vostre capacità ESP rispetto alle nostre.»
«Si può sapere chi cazzo sei?» domandò Kurosawa Ryuunosuke, urlando; al suo fianco, Yamana Akane si strinse dietro di lui.
«Ah, già.» fece il ragazzo. «Non mi sono presentato. Sono Saryuu Evan e sono il capo della S-GEN1. Vi chiederete cosa sia la S-GEN, immagino: siamo ragazzi esattamente come voi, in un certo senso; ciò che ci rende diversi è il fatto che mentre ciascuno di voi possiede una sola capacità ESP, ciascuno di noi ne possiede molteplici.»
«E credi che questo ti renda superiore?» domandò Akira, chiedendosi se il piano di Lilith Rose stesse funzionando per il meglio.

 
28 Aprile 2019, ore 23:45, strada di Inazuma Cho.

Lilith Rose Kurosawa camminava lungo le strade di Inazuma Cho diretta verso l’ospedale cittadino: era abbastanza sicura di trovare lì Kudou Fuyuka la quale, una volta abbandonate le vesti di tutor scolastico, indossava quelle di infermiera; l’idea di Lilith Rose era di parlare con lei che, conoscendo bene la figlia del preside Raimon, avrebbe potuto allertare la direzione della Chō taikoku Kōkō e gli altri tutor. In circa un quarto d’ora, raggiunse l’ospedale e ne varcò rapidamente le porte; si avvicinò al banco informazioni dove chiese di vedere l’infermiera Kudou. Non appena la giovane donna raggiunse Lilith Rose, questa la portò in un angolo più appartato dell’ingresso dell’ospedale.
«Mi dispiace disturbarla, Kudou-san.» iniziò, sussurrando in modo da non far ascoltare a nessun altro. «È successa una cosa molto grave.»
«Dimmi tutto, Kurosawa-chan.» la incitò a parlare Fuyuka, preoccupata per le sue parole. Una volta che la minore le ebbe spiegato tutta la situazione, andò a parlare con la donna che sedeva dietro il banco informazioni; poi, si avvicinò a Lilith Rose. «Andiamo, chiameremo tutti lungo la strada.»
Lilith Rose annuì, in silenzio. Uscirono insieme dall’ospedale ed iniziò a farle strada verso villa Parisi. «Sono preoccupata.» affermò, mentre la donna al suo fianco estraeva dalla propria divisa il cellulare.
«Avremmo dovuto tutelarvi.» fece lei, digitando un numero ed avvicinando il cellulare all’orecchio. Lilith Rose non comprese a pieno le sue parole ma, notando che la persona dall’altro lato del cellulare le aveva risposto, si ripromise di chiederle cosa intendesse un’altra volta.

 
28 Aprile 2019, ore 23:56, Inazuma Cho, villa Parisi, salone.

Akira controllò nuovamente l’orario sul proprio cellulare: erano le 23:56, Lilith Rose era andata via da quasi mezz’ora e lui aveva decisamente finito i modi per trattenere Saryuu Evan ed impedirgli di combinare chissà cosa. Alzò lo sguardo verso il ragazzo che, fluttuando in aria, continuava a parlare ininterrottamente.
«Come vi dicevo prima di essere interrotto per l’ennesima volta, la S-GEN ha deciso che è arrivata l’ora di rivendicare la nostra superiorità.» spiegava il ragazzo, facendo ridacchiare Akira: in un modo o nell’altro, era riuscito più volte ad infastidirlo, facendo sì che nessuno lo prendesse sul serio. «Ed è per questo che sono venuto qui a parl-.»
«Saryuu Evan, che piacere.» La voce del preside Raimon risuonò in tutta la stanza, facendo sospirare di sollievo la maggior parte dei presenti; l’uomo, sulla soglia dell’ingresso di villa Parisi, era accompagnato da alcuni dei tutor della Chō taikoku Kōkō, fra cui Kudou Fuyuka, sua figlia Raimon Natsumi, Kidou Yuuto, Nagumo Haruya e Kiyama Hiroto. Saryuu sorrise, atterrando a terra ed avvicinandosi al gruppo.
«Raimon Souichirou.» fece, con un sorriso beffardo dipinto sul volto. «Sei riuscito ad arrivare, alla fine.»
«Avrei preferito se ti fossi presentato alla porta di casa mia.» commentò cupo l’uomo, guardandosi intorno. «Noto che hai dovuto sporcarti le mani per far sì che io ti raggiungessi.»
Cogliendo l’allusione a ciò che era successo con la padrona di casa, Saryuu fece spallucce. «Si riprenderà presto.»
«Non ti dispiacerà lasciare che la nostra infermiera la porti in ospedale, dunque?» disse, facendo cenno a Kudou Fuyuka di andare dalla ragazza; la giovane infermiera si avvicinò al corpo inerme della ragazza e si rivolse ai ragazzi che si erano preoccupati di accudirla.
«Respira regolarmente?» domandò, inginocchiandosi e poggiando tre dita sull’arteria carotidea per trenta secondi.
«Posso venire in ospedale con voi?» chiese Shindou Takuto, osservando le azioni della donna. «Posso provvedere a chiamare i suoi genitori, siamo come fratelli.»
Fuyuka si rialzò e si rivolse verso il ragazzo. «Va bene, inizia a chiamarli.» Takuto annuì e si avviò verso l’esterno della villa. La donna chiamo a sé Kidou Yuuto che prese il corpo della ragazza fra le braccia ed, insieme, si incamminarono verso l’ospedale.
Raimon Souichirou che aveva assistito alla scena in silenzio, per assicurarsi che tutto andasse per il meglio, tornò a rivolgersi a Saryuu Evan. «Allora, Saryuu, non ti è bastato inviarmi quella lettera?»
«Mi sarebbe bastato se gli studenti fossero stati informati di tutto.» ribatté il ragazzo, con arroganza. Nagumo Haruya fece per avvicinarsi, ma Kiyama Hiroto lo trattenne per un polso.
«Non mi sembrava carino dare delle preoccupazioni agli studenti in un periodo di festa.» spiegò l’uomo, con tranquillità. «Adesso, che ne diresti di proseguire questa discussione in un luogo più consono?»

 
29 Aprile 2019, ore 10:56, Inazuma Cho, casa Shirami.

Il giorno dopo la festa Shirami Lisi dormì fino a tarda mattinata. Il pensiero di quello che sarebbe potuto succedere se Lilith Rose non avesse avuto l’astuzia di sgattaiolare via e chiedere aiuto l’aveva tormentata fino al momento in cui non era crollata, stanca. Si stiracchiò, stropicciandosi gli occhi, e si alzò rapidamente dal proprio letto, guardandosi allo specchio; aveva ancora sul viso un po’ di trucco della sera precedente, per cui si recò in bagno dove si lavò rapidamente il viso. Tornando in camera sua, un invitante odore proveniente dalla cucina al piano di sotto raggiunse le sue narici e decise, quindi, di scendere a fare colazione.
«Buongiorno, signorina.» la salutò il maggiordomo Sebastian, intento a togliere un vassoio dal forno. «Ho pensato che mangiare qualcosa che le piacesse potesse aiutarla a stare meglio dopo ieri sera, per cui mi sono permesso di prepararle dei croissant.»
Lisi prese un croissant dal piatto che Sebastian aveva precedentemente riempito e lo addentò. «Grazie, Sebastian-san. Lo apprezzo.»
L’uomo le fece un breve inchino e le porse un bicchiere con del succo. «Posso permettermi di chiederle come si sente? Ciò che è successo ieri dev’essere stato scioccante.»
«Sto bene, non preoccuparti.» lo rassicurò la bionda, bevendo un sorso di succo. «Mi dispiace per quello che è successo alla padrona di casa.»
«Già, è davvero un peccato.» commentò l’uomo, cupo. «Mi auguro che si riprenda presto.»
Lisi annuì, in silenzio. D’un tratto, il suo cellulare suonò. «Vado a vedere chi è.» Salì rapidamente in stanza e, una volta preso il cellulare, rispose.
«Ciao, Lisi-chan.» le rispose la voce di Fei Rune dall’altro lato.
«Buongiorno, Fei-kun.» fece la bionda, cortesemente.
«Stai bene?» domandò lui, con apprensione.
«Sì, sto bene.» rispose Lisi. «Vorrei ringraziarti per essermi stato vicino ieri.»
Fei tacque per qualche istante. «Beh, tu m’interessi, non potevo di certo lasciarti da sola.»

 
29 Aprile 2019, ore 16:32, ospedale di Inazuma Cho.

La sala d’attesa fuori la stanza in cui era ricoverata Aurora Parisi era piena di persone: da quando Shindou Takuto aveva comunicato al resto degli studenti della Chō taikoku Kōkō che la ragazza si era ripresa, alcuni di loro si erano recati in ospedale con l’intenzione di farle visita per assicurarsi che stesse meglio.
Shindou Akiko, che si trovava lì in quanto la sua intera famiglia era andata a far visita alla ragazza, si alzò dalla sedia su cui sedeva e si avviò verso un distributore di bibite che si trovava dietro l’angolo; assorta nei propri pensieri, finì per scontrarsi con un ragazzo.
«Perdonami, non ti ho visto.» si affrettò a scusarsi, abbassando il capo; l’alzò immediatamente non appena udì la voce del suo interlocutore.
«Non preoccuparti, nessun problema.» le rispose Kurama Norihito, stirandosi la t-shirt con le mani. «È qui la stanza di Aurora-chan?»
Akiko si limitò ad annuire, stupita nel vedere quel ragazzo lì. «Se mi aspetti, ti ci accompagno.»
L’azzurro fece spallucce e la seguì vicino al distributore, poggiandosi al muro affianco ad esso.
«Tu ed Aurora siete amici?» chiese Akiko con quanta più naturalezza possibile.
«Siamo compagni di classe.» spiegò il ragazzo, brevemente.
«Non ci sono molte persone della vostra classe.» insistette lei, digitando il codice indicato sotto una bottiglia d’acqua.
Il ragazzo sbuffò. «Ero preoccupato per lei, va bene?»
«Tranquillo.» fece Akiko, raccogliendo la bottiglia che aveva comprato. «È bello che tu ti preoccupi per lei. Sarà felice di vederti.»
Norihito fece spallucce e la seguì, evitando di parlarle lungo tutto il tragitto. Arrivati alla sala d’attesa, notando la presenza di Minamisawa Atsushi, gli si avvicinò rapidamente ed iniziò a parlargli fitto fitto; Akiko tornò a sedersi al suo posto e, osservandoli, si rivolse ad Elinor e Kaori. «Ditemi un po’, secondo voi perché Kurama-kun è qui?»
«Non saprei.» rispose Kaori, osservandoli anche lei.
«Io penso di saperlo.» ammise Elinor, con un sorriso. «Però non posso rivelarvi nulla.»
La discussione delle tre fu interrotta dall’arrivo dell’infermiera Kudou che, uscita dalla stanza di Aurora, comunicò loro che potevano entrare a fare visita, a patto che non entrassero in troppi. Per primi entrarono i genitori di Aurora e suo fratello maggiore, Leone, il quale aveva preso il primo volo che aveva trovato per tornare dall’Italia; subito dopo, entrarono i signori Shindou ed i loro figli, portando un enorme mazzo di fiori alla ragazza. Rimasti soli in sala d’attesa, Elinor colse l’occasione per attaccare bottone.
«Volete entrare con noi?» domandò a Norihito ed Atsushi che, vicino alla finestra, non avevano smesso di parlare per un minuto.
«Entrare pure da sole.» rispose distrattamente Atsushi, ritornando a parlare con il compagno. Elinor sbuffò, seccata.
«Allora entrate prima voi.» continuò, con aria di sfida. «Noi abbiamo molto di cui parlare, non vorremmo farvi perdere tempo.»
Kaori, colpita da una gomitata della rossa, annuì. «Già.»
Atsushi si voltò verso le due e le squadrò per qualche secondo. «Non abbiamo fretta.»
Elinor alzò gli occhi al cielo. Poco dopo, la famiglia Shindou uscì dalla stanza e le due ragazze entrarono. Aurora, distesa sul lettino ed avvolta in un camice, non aveva un’aria molto felice.
«Brutta stronza.» fece Elinor, avvicinandosi a lei con le lacrime agli occhi. «Mi hai fatta preoccupare.»
Aurora le sorrise, prendendole una mano. «Mi dispiace, Rel-chan. Ho avuto un trauma cranico, una settimana a riposo qui e sarò come prima.»
«Proprio ora che potevamo andare in giro a divertirci…» commentò cupa la rossa.
Anche Kaori si avvicinò al letto, sedendosi accanto ad Aurora. «Mi dispiace averti trattata male, quando eravamo in cucina.»
«Non preoccuparti, Ori-chan.» la rincuorò. «Immagino che vedermi con Minamisawa-san non ti abbia fatto molto piacere.»
«Parlando di questo…» la interruppe Elinor, assicurandosi che la porta fosse chiusa. «Qui fuori c’è Minamisawa-san ed una persona che mai ti aspetteresti.»
«Ossia?» domandò Aurora, alzando un sopracciglio.
La rossa sorrise, per poi dire con voce melodiosa: «Kurama Norihito!»

 
29 Aprile 2019, ore 22:02, Inazuma Cho, ???.

«Non preoccuparti, Raimon-san.» fece Hibiki Seigou, rincuorando l’uomo che, in seguito alle vicende della sera precedente, aveva convocato un consiglio straordinario. «Appena la Golden Week sarà finita, provvederemo.»
«Hibiki-san, non capisci.» insistette l’uomo, alzando la voce. «Dobbiamo agire quanto prima possibile. Hanno ferito una studentessa.»
«Aurora Parisi è una ragazza forte. Si riprenderà subito.» lo rassicurò Hirai Shinzou.
«Non mi preoccupa questo.» spiegò Souichirou. «Mi preoccupa quello che potrebbe fare la S-GEN, dopo aver saputo ciò che hanno fatto a Megane Kakeru.»


1 il nome S-GEN è una versione AU della N-Gen; in questo caso, la S stra per "stronger", quindi significherebbe "generazione più forte" (un riferimento alle loro maggiori capacità ESP).


Angolo dell'autrice.
holaaa~
Come va? Come promesso, non vi ho fatto aspettare troppo per il nuovo aggiornamento.
Che ve ne pare? sono ripetitiva, in ogni angolo dell'autrice lo scrivo...
Il mistero riguardo gli ESPer si infittisce sempre più. Vi aspettavate la comparsa di Saryuu Evan, per l'ennesima volta come cattivo?
Come vi avevo "promesso", nel prossimo capitolo Aurora comparirà un po' meno, cosicché io possa approfondire ciascuno dei vostri oc e le varie relazioni. Ho dovuto quasi ammazzarla per impedirmi di usarla troppo, lol. Ovviamente, non mancherà l'azione!
Adesso vado, ci sentiamo presto!
Michela

 

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