When did you bacame a Werewolf, RJ?

di Mirwen
(/viewuser.php?uid=2444)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Parte I ***
Capitolo 2: *** Parte II ***
Capitolo 3: *** Parte III e Parte IV ***



Capitolo 1
*** Parte I ***


When did you became a Werewolf

When did you became a Werewolf, RJ?

 

 

Quando sei diventato un lupo mannaro, Remus?

Avevo otto anni e il mondo sembrava molto più piccolo…

 

North Chideock, Dorset, UK

 

Quella mattina di fine giugno il fiume Brit scendeva rapido dal Leweston Hill, attraversando la cittadina di Bridport per poi tuffarsi nella Lyme Bay. Ma non è qui che inizia la nostra storia. Tre miglia più a est sorgeva sulle sponde del Winniford il villaggio di Chideock. Verso nord ed Henwood Hill il paese si chiudeva con North Chideock e i campi cosparsi di fattorie si estendevano in ogni direzione. Mentre a sud il villaggio scendeva lungo il fiume fino a Seatown.

La Hell Lane che univa North Chideock a Symondsbury era poco frequentata e nessuno si accorse dei cinque ragazzi che uscirono dagli alberi in direzione dei cinque laghi.

“Via libera…” sussurrò il più grande, guardando sia a destra che a sinistra. I capelli biondo chiaro scarmigliati e in disordine.

“Dorian, ma dov’è che andiamo?” chiese l’unica bambina e più piccola del gruppo. Rosemary Crossbridge aveva 7 anni e i capelli rosso scuro risaltavano ancora di più la pelle diafana ricoperta di piccole efelidi.

“È una sorpresa Rosy!” disse Dorian con un sorriso.

“Non ci riporterai ai tumuli di Thorncombe? Vero? Sai che quel posto è infestato, mio padre si era arrabbiato da morire l’ultima volta…” constatò un ragazzino di più o meno dieci anni, dai folti capelli rossi, probabilmente il fratello di Rosemary.

“No Sean, stavolta si va a sinistra…” rispose Dorian indicando la strada costeggiata dal bosco che continuava verso ovest.

“A North Chideock?” chiese un ragazzino mingherlino dai capelli castano chiaro sgranando gli occhi ambrati.

“No, no… andremo oltre, Remus…” rispose l’altro cominciando a camminare

“E io che speravo volessi restituire il favore a quegli stupidi Babbani che hanno picchiato Sean e Remus l’altro giorno…” sospirò l’ultimo ragazzo.

“Sai che papà potrebbe uccidermi se lo faccio, Ethan…” sbuffò Dorian al fratello, mentre tutti assieme si incamminavano verso North Chideock.

“Lo so, ma non è giusto… solo perché hanno quattordici e sedici anni come me e te, non se la possono prendere con i due piccoletti…” continuò il fratello indicando Sean e Remus.

“Piccoletto sarà Remus, io fra un anno andrò a Hogwarts!” sbuffò Sean.

“Sarà anche così, ma Remus è molto più alto di te…” constatò la sorellina ridendo. Dorian, Ethan e Remus si misero a ridere per le sonore proteste di Sean a quella affermazione.

“Che peccato…” sbuffò Dorian fissando il cielo, stranamente terso di quel giorno.

“Cosa?” Chiese Remus avvicinandosi all’amico che considerava come un fratello maggiore.

“Che quando tu e Rosemary arriverete ad Hogwarts io non ci sarò già più…” sorrise “sarebbe stato bello essere tutti assieme a Grifondoro…” disse sicuro.

“Ci saranno Ethan e Sean quando arriverò io…” disse Remus facendo un breve calcolo

“Già a volte mi dimentico che dovrò farvi da balia” sbuffò Ethan rassegnato.

“Non lamentarti, e poi sono certo che sarà il nostro Remus a fare da balia a te” Lo riprese Dorian. Remus sorrise guardando i battibecchi dei fratelli, si sentì un po’ triste, era l’unico ad essere figlio unico.

“Remus, amico mio…” disse Ethan passandogli un braccio attorno le spalle “spera di restare sempre figlio unico, i fratelli sono una scocciatura…”

“Soprattutto se sono più piccoli…” puntualizzò Dorian, stuzzicando l’altro.

“Ehi come ti permetti!”

“A me piacerebbe avere un fratello come Dorian…” disse timidamente Remus, mentre venivano raggiunti dai fratelli Crossbridge che erano rimasti indietro a causa dei loro continui litigi.

“Vedi, qualcuno mi apprezza come fratello maggiore…” sorrise con ovvietà ad Ethan.

“Remus vuoi essere mio fratello maggiore?” entrò nel discorso Rosemary “Questo qui non lo voglio più…” disse indicando il fratello…

“Ehi, che cos’ha Remus più di me?”

“A parte qualche centimetro?” chiese Ethan stuzzicando Sean.

“Almeno lui è gentile…” annuì la bambina convinta.

Dorian rise: “In effetti se fossimo stati tutti assieme al Grifondoro avremmo fatto venire giù la torre…”

“Sei sicuro che tutti noi finiremo a Grifondoro?” chiese Rosemary, mentre ormai si avvicinavano alle prime case di North Chideock

“Certamente! Siamo i fratelli dei Laghi dell’Inferno, no?”

“Ma secondo me, non finiremo tutti a Grifondoro…” disse lei pensando

“Perché?”

“Remus è troppo intelligente per andare a Grifondoro e mio fratello è troppo stupido…” disse sicura.

“Ehi!”

“Calmi la dietro….” Sbuffò Ethan che batteva strada… “Non ho voglia di farmi sentire da quei due pazzi dei fratelli Wells…”

“Hai paura che pestino anche te?” chiese Sean, memore delle botte che si era buscato un paio di giorni prima.

“No… ho paura di pestarli io…” disse arrogante.

Dorian scosse la testa continuando a camminare, e superando il fratello. Giunti all’incrocio principale di North Chideock, Dorian andò dritto, e non svoltò nemmeno al Hounselles Cross continuando per un sentiero poco battuto che verso ovest.

“Ci vuoi portare ai Tumuli di Ryall?” chiese Sean ad un tratto

“Certo che sei noioso Sean vuoi sempre andare a caccia di fantasmi…” disse il più grande senza aggiungere altro. Gli altri quattro si guardarono curiosi.

Il sentiero si fece più ripido mentre scendevano verso sud, per raggiungere i piedi dell’Hardown Hill.

“Sean, aspettami dammi una mano…” chiese Rosemary impaurita dal piccolo salto che doveva fare per raggiungere la strada che portava a Ryall verso Nord e che si univa con la A. 35 verso Sud.

“Arrangiati, è un saltino…” la bambina guardò la strada come se fosse  lontana 50 metri e non 50 centimetri, osservò il fratello allontanarsi verso Ethan e Dorian.

“Ti do una mano io…” disse Remus scendendo prima di lei e offrendole la mano con un sorriso.

“Grazie Remus! L’ho detto io che saresti un fratello meraviglioso…” disse ad alta voce sperando di farsi sentire dal fratello.

I cinque camminarono un po’ sulla strada più grande, fermandosi di tanto in tanto a fissare sbalorditi qualche automobile di passaggio.

“Certo che i Babbani sono strani…” disse Sean dopo aver aspettato che un auto passasse per raggiungere gli amici dall’altro lato della strada.

“Perché?” chiese Remus non capendo cosa ci fosse di strano nei Babbani… anche perché tutti i loro nonni lo erano.

“A che gli servono le ruote se si può volare…”

“I Babbani possono volare solo con delle grandi macchine, tipo degli uccelli di metallo… li chiamano aeroplani… me l’ha detto mio padre…” spiegò Remus.

“Non possono usare le scope?” chiese allibito Sean.

“No… loro le usano solo per spazzare…” disse sicuro guardando una signora dall’altro lato della strada che stava appunto spazzando la veranda con una scopa.

“Come sempre il nostro Remus è quello che sa sempre tutto…” lo prese un po’ giro Ethan. Remus arrossì appena.

“Ma ha ragione…” disse Dorian imboccando un sentiero che scendeva a sinistra verso alcune fattorie “i Babbani non hanno le nostre comodità, ma nonostante tutto non si fanno mancare nulla.” Sorrise salutando un vecchio su una sedia a dondolo nella veranda che avevano appena sorpassato.

Il sentiero scendeva verso sud nella valle creata tra il Chardown Hil, il Langdon Hill e il Golden Cap e ben presto i ragazzi raggiunsero il corso di un fiumicciatolo, non avevano idea di come si chiamasse, ma Dorian spiegò loro che era un diffluente del fiume Char a Nord-ovest oltre Morcombelake.

Il terreno era scivoloso in più punti e presto avevano abbandonato il sentiero per seguire il corso d’acqua.

“Ahhh…” Rosemary scivolò appigliandosi ad un albero per non cadere

“Certo che sei proprio imbranata…” la prese in giro il fratello, che non potè nemmeno finire la frase poiché scivolò finendo in acqua.

“Cavolo… la mamma mi ucciderà…” disse mentre Ethan lo aiutava a rimettersi in piedi. Dorian scese in  acqua guadando il fiume. Si inerpicò agilmente sull’altra sponda raggiungendo un altro sentiero.

“Allora?” li chiamò con un sorriso. Remus osservò l’argine fangoso, sarebbe scivolato… ne era sicuro… ed infatti i tre più piccoli ebbero alcune difficoltà a raggiungere i fratelli Swan che li aspettavano più in alto.

“Vi coverebbe scendere e lavare i vestiti…” li prese in giro Ethan.

“Spiritoso…” sbuffò Rosemary osservando tristemente i vestiti sporchi di fango…

“Siamo presto arrivati, su…” sorrise Dorian sistemandosi meglio la sacca che teneva sulle spalle.

“Ma che hai in quella sacca, Dorian?” gli chiese il fratello che se lo domandava da quando erano partiti.

“Il nostro pranzo…” spiegò il più grande.

Continuarono a salire per un po’ fino ad arrivare al…

“Golden Cap!” esclamò Rosemary ridendo “ci volevi portare qui?! Che bello!” disse guardando la cima piatta del colle davanti a loro.

“Non proprio… venite…” disse indicandogli qualcosa oltre gli alberi, in uno spiazzo alla base della cima.

Sean, Remus e Rosemary ingaggiarono una gara a chi arrivava prima, e il primo a raggiungere le pietre indicate da Dorian fu Remus, che aiutato dalle lunghe gambe aveva presto superato gli avversari.

“Primo!” Esclamò con un sorriso ed il fiatone, guardando fratello e sorella raggiungerlo quasi in parità.

“Ragazzi, ecco dove dovevo portarvi!” sorrise Dorian sedendosi sui resti di un muretto. “Questa signori, era la chiesa di San Gabriel…”

***

I cinque pranzarono all’ombra dei muri in rovina.

“Vostra madre cucina benissimo, Dorian!” sorrise Sean ficcandosi in bocca un panino senza troppi complimenti.

“Dovreste assaggiare le torte della mamma di Remus, come fa lei le torte al cioccolato non le fa nessuno!” disse facendo l’occhiolino a Remus…

“Per una torta al cioccolato mi sa dovremo aspettare il compleanno di Rosemary… non sono molte le occasioni in cui le fa…” disse a mo’ di scusa

“Davvero tua mamma vuole fare una torta al cioccolato per la mia festa?” chiese la bambina guardando Remus speranzosa

“Certo!” sorrise il bambino. Rosemary l’abbracciò felice, una torta di cioccolato, avrebbe avuto una torta di cioccolato!

Passarono una spensierata giornata sulla cima del colle. Dorian guardò i più piccoli: Sean stava rincorrendo Remus e la sorella, mentre Ethan si stava arrampicando su un albero. Sorrise continuando ad intagliare un pezzo di legno. Si rigirò il coltellino svizzero fra le mani, era un regalo di suo nonno, ma non per questo era meno utile di tutte le cose magiche che possedesse.

“Sta piovendo a Stonebarrow Hill…” esclamò Ethan dalla cima dell’albero guardando verso ovest.

Dorian si alzò, osservando in quella direzione, il ruggito del mare ai piedi del Golden Cap si era fatto più forte.

“Credo sarebbe meglio tornarcene a casa, sai come si dice, se vedi la nebbia sul colle vuol dire che pioverà, se non la vedi sta già piovendo…” disse ridendo.

Ethan si buttò giù dall’albero atterrando pesantemente accanto a lui.

“Ehi… dobbiamo tornare!” gridò Dorian chiamando i più piccoli.

“Perché?” chiese Rosemary avvicinandosi.

“Sta per piovere…”

“Ma uffa era una bella giornata, prima…” sbuffò la bambina.

“Andiamo, Ethan chiudi il gruppo, così siamo sicuri di non perderli quando pioverà…”

“Mica ci perdiamo!” sbuffò Sean, sicuro di conoscere a memoria la strada più breve per arrivare a casa.

“Dov’è  casa nostra?” gli chiese allora Dorian, Sean indicò una direzione con il dito.

“Lì c’è Ryall, casa nostra è lì…” esclamò il più grande. Sean non potè fare a meno che fidarsi, Dorian era andato molte volte in giro con suo padre, quando loro erano più piccoli, quindi non c’era da stupirsi che conoscesse a menadito la zona.

“Anzi, direi di tagliare per boschi e campi, per tentare di arrivare prima della pioggia…” disse il maggiore dei fratelli Swan valutando la distanza.

Dorian cominciò a camminare a passo spedito, i cinque tagliarono per il crinale del Langdon Hil. Stavano attraversando la strada principale quando la pioggia gli raggiunse.

“Muovetevi!” disse Dorian cominciando a correre verso destra, raggiungendo le prime case di Chideock.

Era sicuro che si sarebbe preso una bella sgridata, ma infondo nessuno era mai morto per un po’ di pioggia, così pensando esortò gli altri a seguirlo.

Dorian raggiunse l’ingresso della chiesa di St. Giles e aspettò sotto l’arco acuto gli amici.

“Aspettiamo un po’, magari smette di piovere… spiegò…”

Ethan si sporse, guardando leggermente a sinistra.

“Potremmo fare una corsa fino alla chiesa cattolica di Sant’Ignazio… almeno saremo più vicini a casa…” disse meditabondo…

“Intanto siamo già bagnati…” constatò Rosemary strizzandosi l’orlo della gonna.

In muto consenso i cinque cominciarono a correre sulla strada che portava a North Chideock fermandosi solo una volta superata la strada che portava alla villa e aver passato oltre il cancelletto di ferro della chiesa.  Al riparo nel grande arco dell’ingresso, Dorian guardò pensosamente il cielo.

“Aspettate qui… faccio una corsa tagliando per il Winniford e per i campi… prendo un paio di ombrelli e torno a prendervi…”

“Ma Dorian…”

“Niente ma! Entrate nella chiesa e restateci, non voglio vi prendiate un raffreddore…” disse sicuro uscendo di nuovo sotto la pioggia. Girò attorno alla chiesa scavalcando il muretto sul retro, scendendo velocemente verso il fiume. Il Winniford si era gonfiato a causa della pioggia, ma Dorian non se ne preoccupò. Risalì il fiume finché non raggiunse la Hell Lane e non appena superò il primo dei cinque laghi si addentrò tra gli alberi ai lati della strada puntando velocemente verso casa.

***

“Ehi, che ci fate qui pulcini?” Ethan alzò lo sguardo verso l’uomo che li guardava da sotto un malridotto ombrello.

“Aspettiamo che smetta di piovere o che mio fratello ci porti un ombrello…” spiegò, conosceva appena quell’uomo, suo padre lo aveva assunto come bracciante qualche mese prima. Ma era un tipo molto schivo, non aveva nemmeno idea di come si chiamasse.

“Io un ombrello ce l’ho… potrei accompagnarvi…” disse appena alzando l’ombrello.

“No, grazie. Aspettiamo Dorian…” disse Ethan. Quell’uomo lo inquietava, ci aveva scambiato poche parole, però lo sguardo che aveva lanciato a Rosemary e Remus non gli piaceva per niente.

 “Siete sicuri? Non vorrei che i più piccoli si prendessero qualcosa, sono zuppi…” disse accennando a Remus e alla bambina.

“Aspettiamo qui, grazie…” ripeté Ethan. Lo sguardo dell’uomo era ancora fisso sui bambini.

“Allora vi faccio compagnia…” disse quello con voce roca. Chiudendo l’ombrello e infilando l’ingresso.

Remus valutò che l’uomo era alto, sicuramente più alto di suo padre. Era un po’ trasandato, ma l’aveva visto tornare a casa con suo padre ed Erik Swan e sua madre li aveva offerto da bere, quindi non era una cattiva persona no?

“Ethan, ma lo conosci?” chiese Sean con la gentilezza di un elefante.

“Il signore lavora per mio padre…” spiegò mentre non li toglieva gli occhi di dosso. L’uomo si inginocchiò portandosi all’altezza di Rosemary.

“Com’è che ti chiami piccola?”

“Rosemary…” disse la bambina

“E quanti anni hai?” chiese ancora guardandola meglio.

“Sette…”

“Sette… e tu, giovanotto?” chiese guardando Remus.

“Otto, signore…”

“Sei il figlio dei Lupin, vero?” chiese osservandolo.

“Si, signore…sono Remus” disse appena, si sentiva vagamente a disagio… nessuno lo aveva mai fissato con tanta insistenza.

“Assomigli a tua madre…” sussurrò l’uomo rialzandosi.

“Si, in effetti Remus assomiglia ad una femminuccia ogni tanto!” rise Sean stuzzicando l’amico. Remus arrossì. L’uomo continuò a fissarlo. Ethan raggiunse con un braccio Rosemary trascinandola vicino a se. Quell’uomo gli piaceva sempre meno.

***

Dorian varcò la porta di casa correndo.

“Dorian?” lo chiamò sua madre dalla cucina.

“Che c’è?” chiese prendendo un paio d’ombrelli.

“Dove sono gli altri bambini?” Dorian si affacciò sulla stanza. C’erano tutti i loro genitori.

“Li ho lasciati a Nostra signora dei Martiri… sono venuto a prendere degli ombrelli…”  disse alzandoli appena “è successo qualcosa?” chiese. Era strano che fossero tutti riuniti lì.

“No, no… solo torna presto con gli altri, ok?” disse sbrigativo suo padre.

Quando Dorian uscì di corsa Erik guardò gli amici. Dan Crossbridge scuoteva la testa pensoso.

“Devi licenziarlo Erik…”

“Ma era così disperato, Dan…” cominciò il signor Swan scuotendo la testa “e adesso capisco perché…”

“Non sembra una cattiva persona…” disse leggermente Helen Lupin.

“Ma Dan ha ragione… ci sono i bambini… non possiamo permetterci che uno come lui stia vicino a loro…” disse il signor Lupin sbattendo un pugno sul tavolo. 

“Ora possiamo parlarci ma al plenilunio voglio proprio vedere quanta gratitudine potrebbe darti, Erik!” continuò Crossbridge sicuro.

“Se è un pericolo solo in quelle notti non vedo cosa…”

“Helen, per l’amor del cielo! Un lupo mannaro! Potrebbero essercene altri! Potrebbe mordere accidentalmente qualcuno! Posso capire che non l’abbia scelta lui questa sua maledizione, ma non possiamo rischiare…” disse John leggermente.

“Possiamo parlarci… dovrebbe arrivare qui a momenti…” disse la signora Swan portando in tavola del the.

“Grazie Anne…” disse appena Diane Crossbridge. “Non so se sia lui… ma ho sentito che ad alcuni bambini giù al villaggio…”

“Diane… stai dicendo che sia non solo un lupo mannaro ma anche un pedofilo?” chiese Anne sedendosi accanto al marito.

“Dico che succede da quando è arrivato qui…” disse agitata “e i bambini avevano tutti l’età di Remus e Mary…”

Helen guardò il marito, John fissava il tavolo pensando.

“Vedrò di parlarci… spero di non tirarci addosso solo pasticci…” cominciò Erik.

“Vedrai che se ci  ragioniamo con calma se ne andrà…” concluse John.

“Se una bestia come lui ragiona…” commentò Dan.

“Dan, se non sbaglio stava simpatico anche a te fino a ieri…”

***

“Signor Greyback… che ci fa qui?” chiese Dorian vedendo i bambini in compagnia dell’uomo.

“Ho pensato di farli compagnia, stavo giusto salendo a casa vostra…” disse con un sorriso.

Dorian guardò il fratello, che preoccupato osservava l’uomo.

“Tieni andiamo a casa…” disse passandogli l’ombrello. Ethan tenne per mano Rosemary guidandola sotto l’ombrello. Dorian stava per accogliere al riparo sia Sean che Remus quando Fenrir Greyback aprì il suo ombrello.

“Se vuoi Remus c’è posto qui sotto per uno di voi…” disse secco. Remus guardò Dorian che annuì prima di cominciare a camminare nell’ombra dell’uomo.

Sotto la pioggia arrivarono ben presto all’uscio di casa Swan.

“C’è la mamma!” sorrise Rosemary vedendo l’ombra di sua madre sulla finestra della cucina.

“In effetti ci sono tutti…” disse Dorian. La porta si aprì prima che loro la raggiungessero. John Lupin e Erik Swan non guardarono i bambini ma l’uomo che li accompagnava.

“Remus vieni qui…” la voce di John tremò un po’. Non avrebbe voluto essere scortese con quell’uomo ma non poteva permettere che Remus gli stesse così vicino. Il bambino guardò il padre non capendo. Fece un passo incerto verso casa Swan, inciampò in una stringa slacciata. L’uomo dietro di lui lo prese la volo.

“Hai un buon odore…” borbottò rimettendolo in piedi. John Lupin lo scansò di peso, abbracciando il figlio.

“Andate in casa, tutti e cinque…” disse poi lasciando andare Remus.

Crossbridge e le madri gli aspettavano in cucina. Mentre Rosy prese a lamentarsi dei vestiti sporchi con sua madre, Remus fu abbracciato dalla propria. Il bambino non capiva: quel signore era stato gentile, chissà perché suo padre lo aveva trattato in quella maniera.

“Non osare mai più mettere le mani su mio figlio!” disse John facendo rialzare Greyback tirandolo per il colletto della camicia sgualcita. I due si guardarono negli occhi, Fenrir superava il signor Lupin di qualche centimetro, ma questo non sembrava per nulla intimorito.

“Fatemi immaginare… ho perso il lavoro, vero?” disse amaramente Greyback lanciando uno sguardo ai due uomini davanti a lui.

“Vattene, non ci serve uno come te…”

“Quindi l’avete saputo… dagli umani non si ottiene mai niente di buono…” disse ironicamente il lupo facendo un mezzo passo in avanti. John  gli puntò la bacchetta al collo.

“Sparisci pazzo…”

“Pazzo?”

“Lo saresti già solo per quello che hai fatto ai bambini giù in paese…” sibilò Lupin, era certo che fosse stato lui, lo aveva dimostrato il modo in cui guardava Remus, il modo come l’aveva toccato.

“Ti disgusta sapere che ho solo sfiorato tuo figlio? Ti disgusta così tanto?” ringhiò l’uomo. John non spostò lo sguardo.

“Tieni è la paga del mese, vattene…” disse  Erik Swan ficcandogli un sacchetto in mano.

“Non me ne faccio nulla dei vostri soldi… umani… voi… così perfetti… non avete debolezze vero? Non avete difetti?” disse guardandoli schifato quanto loro di lui.

“Noi non siamo dei mostri…”

“Mostro, eh Lupin? Mostro?” Greyback ridacchiò rauco “Capirai cosa significa essere un mostro, Lupin… me la pagherete… tutti quanti… TUTTI!” detto questo il lupo mannaro si allontanò furente.

Daniel Crossbridge raggiunse John scrollandolo per le spalle.

“Chi era quello che diceva di parlargli con calma? Sei pazzo Lupin… quello combinerà qualcosa, me lo sento!”

“E allora tieni gli occhi aperti Crossbridge piuttosto che lamentarti… avresti lasciato che toccasse Rosy, per caso? E allora tieniti i tuoi commenti! È un problema mio!”

“Bene, tienici fuori allora…”

 

Quando sei diventato un lupo mannaro, Remus?

Avevo otto anni e non capivo dove si potesse nascondere il pericolo…

Resti di Saint Gabriel, Golden Cap, Dorset, UK

Allora le foto le ho tratte dal magnifico sito www.geograph.org.uk e le informazioni geografiche le ho estrapolate dalla mappa interattiva dello stesso sito. Come vedete la One-shot che vi ho promesso è diventata a tre capitoli, spero sia di vostro gradimento. Un bacio

Elisa

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Parte II ***


When did you became a Werewolf

When did you became a Werewolf, RJ?

 

 

Quando sei diventato un lupo mannaro, Remus?

Avevo otto anni e non capivo dove si potesse nascondere il pericolo…

 Quarry Hill, Dorset, UK

 

Erano passati un paio di giorni da quello che era successo di ritorno dal Golden Cap e Remus stava tranquillamente leggendo un libro in camera sua, quando un raggio di sole lo colpì in pieno viso. Sbettè un paio di volte gli occhi lasciando, abbandonando il libro sul letto. Ethan gli stava mandando un messaggio usando uno specchietto e un codice che avevano concordato, molto simile al codice morse.

Tua padre è venuto qui, sembra che abbia risolto con quel pazzo dell’altro giorno… mia madre ti invita a venire a prendere il the.

Remus sorrise, prendendo lo specchietto che aveva appoggiato al davanzale della finestra e rispondendo un: Grazie, arrivo subito.

Ho avvertito anche gli altri, gli rispose Ethan, vi aspetto.

Remus si mise le scarpe correndo giù per le scale.

“MAMMA! VADO DA DORIAN!” gridò aprendo la porta.

“Remus, aspetta un momento…”

“Si?” chiese rientrando

“Potresti portare questo ad Anne… me lo aveva prestato ieri…” le disse la madre porgendogli uno scialle.

“Mamma… senti…”

“Si, tesoro?”

“Ma io perché non ho un fratellino?” chiese ingenuamente

“Ne parleremo più tardi io e tuo padre… ora và, torna presto mi raccomando…” rise, facendolo uscire.

Helen scosse la testa, erano da quasi tre mesi che Remus continuava con la storia del fratello e onestamente cominciava a credere che non fosse in fondo una cattiva idea.

Quando Remus arrivò a casa Swan, suo padre se ne stava appena andando.

“Ciao, papà!” lo salutò il bambino sorridendo.

“Ehi, campione!” gli sorrise l’uomo “che ci fai qui?”

“Ethan mi ha detto che c’è il the…” disse appena, a confermare l’affermazione, da una finestra Ethan indirizzò un raggio di sole negli occhi dell’amico.

“Muoviti lumaca!”

John Lupin rise, mentre il figlio entrava di corsa in casa Swan.

***

“Sai, Remus mi ha chiesto di nuovo perché non ha un fratello…” disse Helen mentre John guardava fuori dalla finestra, era quasi il tramonto e aspettava di veder comparire il figlio fuori dalla porta degli Swan a momenti.

“Potremmo accontentarlo, che dici?” continuò lei.

“Potremmo…” disse lui sovrappensiero

“John, ma mi ascolti?”

“Come? Si, scusa… stavo pensando…” disse voltandosi appena verso la moglie.

“Hai risolto poi con Fenrir?” chiese lei avvicinandosi e abbracciandolo.

“Credo di si… mi ha detto di non preoccuparmi… che capisce che tutti gli umani lo trattano in questa maniera… e non è un problema… se ne andava oggi…” disse memore dell’incontro con il lupo mannaro che aveva avuto quella mattina, gli era sembrato più smunto del solito, ma forse era perché quella notte c’era il plenilunio.

Sorrise quando vide la esile figura del figlio correre per il campo che separava casa loro da quella degli Swan.

“Forse dovremmo davvero accontentarlo…” sorrise in direzione della moglie.

“Scusa, non ho visto che stava tramontando!” disse Remus entrando con il fiatone…

“Non fa nulla, non è ancora buio…” sorrise comprensivo suo padre. Da giovane lui e Erik avevano fatto di peggio… Remus aveva il carattere calmo di Helen, grazie al cielo.

“Papà…” il bambino aggrottò la fronte guardandolo “ti saluta il signore…” disse.

“Quale signore?” chiese John non  capendo.

“Quello dell’ombrello…” John rabbrividì, ma allora non se ne era andato, e quella notte c’era anche il plenilunio, prese il figlio per le spalle.

“Dov’era? Remus dove lo hai visto?”

“Era nel campo… vicino a casa di Dorian…” spiegò il bambino, non capendo l’ansia del padre.

“John?” la moglie guardò John allarmata.

“Sigillo porte e finestre di questo piano…” disse convinto. “Helen avverti via camino Anne e Diane… devono proteggere le case…” Remus guardò suo padre non capendo.

***

Dopo cena Remus era disteso a pancia in giù sul suo letto a leggere, quel libro era di Dorian, glielo aveva prestato e voleva restituirglielo al più presto, quando qualcosa attirò la sua attenzione. Ethan o Dorian stavano utilizzando il loro sistema di comunicazione segreta, questa volta usando una candela.

Vieni qui. Ti devo mostrare una cosa…

Remus si grattò la testa, non era la prima volta che Dorian lo chiamava quando era già buio, ma quella volta suo padre aveva sigillato le porte, era chiaro che non voleva che uscisse.

Non posso. Si sbrigò a rispondere.

Dai non farti pregare. Non lo saprà nessuno. Ti aspetto dietro il fienile, al campo di zucche. Muoviti lumaca.

Remus si guardò attorno. In fondo che c’era male ad uscire, sarebbe tornato subito, era già sceso e salito dalla grondaia un paio di volte, suo padre non avrebbe saputo nulla, e poi anche se non poteva usare una candela, presto la luna sarebbe sorta, e se si ricordava bene quella notte era piena.

Va bene, vengo.  Rispose rapidamente aprendo la finestra. Si lasciò scivolare giù per la grondaia stando attento che sua madre e suo padre non fossero ancora in cucina, e poi corse attraverso il campo. Quando arrivò al fienile degli Swan, rallentò appena. La luna era sorta e vedeva benissimo che dei suoi due amici non c’era traccia.

“Dorian? Ethan?” chiamò piano girando attorno al fienile verso il campo di zucche.

Remus si voltò sentendosi osservato.

“Ethan? Questo non è uno scherzo divertente…” disse mentre senza sapere il motivo aveva paura. Sentì qualcosa muoversi dietro di lui, un gemito soffocato. Si voltò di scatto avvicinandosi all’erba alta. C’era un’animale a terra, gli sembrò ferito, si avvicinò ancora.

L’animale si alzò da terra velocemente e Remus lo vide. Lanciò un grido, era qualcosa di grosso, un grosso cane. Gli occhi gialli lo guardarono voraci. Il bambino fece un passo all’indietro, osservando l’animale e in attimo l’illustrazione del libro di Difesa che gli aveva mostrato Dorian gli venne in mente. Quello era un lupo mannaro, ne era sicuro, ma questo non lo tranquillizzò per nulla.

Remus fece ancora un passo indietro, il lupo ringhiò. Remus non ci pensò due volte si voltò e scappò verso casa, senza nemmeno aver il coraggio di gridare. Sentì la bestia dietro di lui e ad un tratto se la trovò davanti. Incespicò cambiando velocemente direzione, correndo nei campi degli Swan. Il lupo ringhiò eccitato dalla caccia, non pensava che quel soldo di cacio corresse così forte, si sarebbe divertito.

Remus si voltò appena per controllare se il lupo era ancora lì, quando inciampò nell’erba alta del foraggio.

Il lupo fece un balzo, Remus rotolò su un fianco, ma non abbastanza lontano. Una zampata e venne sbalzato lontano. Gridò di dolore, sentendo gli artigli lacerargli la carne. Piangeva, non capiva nemmeno di farlo. Il dolore era troppo grande. Voleva solo suo padre, voleva solo tornare a casa.

PAPà!!!” gridò, il lupo ululò annusando l’aria intrisa di sangue.

Remus singhiozzò arretrando appena.

Il lupo si mosse lentamente verso di lui studiandolo. Remus tremò. Il mannaro gli diede un’altra zampata, Remus rotolò di schiena, tentò di alzarsi. Il lupo spazientito gli poggiò una zampa sulla schiena. Remus urlò divincolandosi, menti gli artigli del lupo penetravano la tenera carne.

“LASCIAMI! LASCIAMI! PAPà! Papà! AIUTO! LASCIAMI! TI PREGO!” urlò disperato, ma sapeva che era troppo distante da suo padre perché lo sentisse, solo il signor Swan avrebbe potuto salvarlo. Il lupo gli diede un’altra zampata, e gli occhi di Remus fissarono carichi di lacrime la luna sopra la sua testa finché non venne oscurata dalla testa del lupo. E allora il dolore fu troppo e Remus non ricordò null’altro.

***

La luna era appena scena quando Erik aprì la porta, stava albeggiando. Ethan tremava dietro di lui.

“Non era Remus quello che urlava, vero?” chiese il quattordicenne guardando il padre incerto.

“Dorian, va dai Lupin, chiama John…” disse senza guardare i figli. Sua moglie gli aveva dato dal codardo, non le dava tutti i torti, ma cosa avrebbe potuto fare da solo contro un lupo mannaro…

“Ethan vieni con me…” continuò guardandosi attorno circospetto.

***

La luna era appena scesa quando John Lupin sentì bussare alla porta. Quando aprì si trovò di fronte a Fenrir Greyback.

“Buongiorno John!” sorrise il lupo. John rabbrividì, i denti dell’uomo erano sporchi di sangue, i capelli ne erano incrostati, lo stesso valeva per le unghie.

“Che vuoi?” chiese John cercando di mantenere controllo di se stesso. Greyback barcollò appoggiandosi a John, si avvicinò al suo orecchio.

“Ora è mio… e gli odierà quelli come voi… ora è il MIO bambino…” così dicendo l’uomo si allontanò ridendo. John lo osservò non capendo per alcuni istanti. Poi la chiarezza prese strada. Non era possibile, Remus non poteva essere uscito.

“HELEN!” chiamò con tutta la voce che aveva in corpo, rientrando e facendo i gradini che portavano di sopra a due alla volta.

“John?” chiese appena la moglie uscendo dal bagno “John cosa succede?”

“REMUS?! APRI!” gridò l’uomo alla porta della camera del figlio, Remus aveva la brutta abitudine di chiudersi dentro ogni sera. “REMUS!” l’uomo restò in silenzio. Non era possibile. 

John tirò fuori la bacchetta, facendo saltare la serratura. La porta si aprì lentamente.

“REMUS?” chiamò ancora… non era possibile… la finestra era aperta, la candela abbandonata sul davanzale accanto allo specchietto.

“John?” Helen era alle sue spalle ora davvero preoccupata.

“Maledetto… maledetto… non ti porterai via mio figlio…” esclamò l’uomo uscendo di corsa. Helen non poté far altro che corrergli dietro. Erano appena usciti dalla porta quando Dorian si fece loro incontro.

“DORIAN!” John prese il ragazzo per le spalle “Dorian, hai visto, Remus? L’hai visto?” chiese con voce incrinata.

Dorian lo guardò spaventato, quindi era successo davvero.

“Abbiamo sentito delle grida dietro il fienile… papà stava andando a controllare…”

John Lupin corse, non poteva portarglielo via, semplicemente non poteva permetterlo.

***

“Papà… qui c’è uno pezzo di specchio e una candela spenta…” accennò Ethan all’ingresso del capanno. Un sospetto si fece strada nella mente di Erik Swan: Greyback non poteva aver attirato apposta Remus fuori, nessun uomo sarebbe stato così… ma non riuscì più a pensare guardando il campo davanti a lui. C’erano tracce di sangue dappertutto, tracce che provenivano dal campo di foraggio. Si avvicinò con cautela, i fili d’erba alta ondeggiavano appena al vento. Ethan seguì il padre circospetto, e forse vide più in là di suo padre, sbiancando.

“Pa…papà…” chiamò non staccando gli occhi da ciò che vedeva. Erik si voltò verso il figlio seguendo il suo sguardo. Si sentì le gambe pesanti e dovette correre per raggiungere il corpicino steso a terra. Ethan restò indietro con gli occhi sbarrati, quel sangue non poteva essere tutto di Remus, se così era, dubitava il suo amico fosse ancora vivo.

“Papà… cosa…”

“Un lupo mannaro…” disse appena il padre. Ethan lo guardò portare due dita al collo di Remus.

“Ethan va a casa, di a tua madre di chiamare qualcuno al San Mungo! È vivo, grazie a Dio! Vivo!” guardò poi il figlio che sembrava incapace di muoversi.

“ETHAN! MUOVITI! O REMUS MORIRA’!”

Erik sollevò il corpicino privo di sensi, era così leggero. Si avviò verso casa nello stesso istante in cui John sopraggiunse.

“REMUS!”

“È vivo John… ma dobbiamo portarlo al San Muno… subito…” Erik lasciò il bambino tra le braccia del padre. John lo strinse al petto piangendo, accarezzandogli i capelli chiari. Helen si portò una mano alla bocca, correndo loro incontro.

“Il mio bambino…” singhiozzò.

Dorian fissò suo padre, Remus, il loro piccolo fratellino, Remus che voleva diventare insegnate, Remus che nonostante fosse il più piccolo sapeva un sacco di cose, che nonostante fosse gracilino non si tirava mai indietro, il loro Remus, lui stava morendo. Non era possibile, si disse, Remus doveva vivere. Semplicemente doveva!

“ERIK! Stanno arrivando due del San Mungo… hanno anche chiamato degli Auror… se Greyback è ancora qui attorno…” gridò Anne raggiungendoli.

“John, per favore, John…” Helen scosse il marito che stringeva convulsamente il figlio. “Portiamolo da Erik… stanno arrivando i medimaghi… loro  lo salveranno… loro…” singhiozzò appoggiando una mano sulla fronte gelata del figlio.

 

Erano seduti in quella maledetta sala da attesa da ore. Erik era rimasto con gli Auror, ma di Greyback si erano perse le tracce. John si prese la testa fra le mani, era tutta colpa sua, se suo figlio stava morendo era colpa sua.

“John?” la piccola mano di sua moglie scivolò sulle sue spalle fino ad abbracciarlo.

“Helen, se io…”

“Shhh… andrà tutto bene… andrà tutto bene…” disse accarezzandogli i capelli proprio come faceva a Remus quando aveva avuto un incubo.

John  si strinse a lei, Helen tremava, era certo che stava piangendo. John maledì di nuovo se stesso: cosa aveva fatto alla sua famiglia.

“Signori Lupin?” la guaritrice era seria davanti a loro.  Si alzarono in fretta, John guardò la donna con occhi lucidi.

“Allora?”

“Gli abbiamo dato delle pozioni rimpolpa sangue, era quasi dissanguato… le ferite sono maledette ma con gli unguenti dovrebbero chiudersi in un paio di giorni, al massimo una settimana… però… penso sappiate cosa succede quando si viene morsi da un lupo mannaro… vostro figlio è stato contagiato… mi dispiace…” disse abbassando gli occhi la guaritrice.

Helen deglutì pesantemente.

“Possiamo vederlo?” chiese.

“Certamente… ma non penso che si risveglierà tanto presto… ha bisogno di riposo…” disse prima di allontanarsi. Helen aprì lentamente la porta. Remus era l’unica persona ricoverata in quella stanza, lì al primo piano. Si avvicinò piano accostando una sedia al letto. L’unica cosa che vedeva del figlio era la testa e la base del collo, intuiva che il corpicino del figlio fosse fasciato da spesse bende, intravedeva quelle che gli coprivano la spalla destra. Accarezzò dolcemente i capelli del figlio.

“La mamma è qui, Remus… la mamma è qui con te…” disse con voce calda scoprendogli una mano e stringendola fra le sue. John lo osservava dalla porta, Helen gli fece cenno di entrare. L’uomo si avvicinò non staccando gli occhi dal figlio.

“Gli ho rovinato la vita…”

“È vivo John, è quello l’importante…”

“Sarebbe stato meglio fosse morto…” la moglie lo fulminò con lo sguardo, John si sbrigò a spiegare “Che futuro avrà… i lupi mannari non hanno futuro…”

“I lupi mannari di solito non hanno una famiglia… io sarò sempre accanto a nostro figlio, e spero lo farai anche tu…”

“Certo, è mio figlio, ma…”

“Se noi saremo con lui, potrà affrontare tutte le difficoltà del mondo, perché non sarà solo… lo sento John… l’importante è che sia vivo.”

“Helen, lui…”

“È sempre il nostro bambino, il nostro caro, gentile, Remus…” sorrise tristemente accarezzando la mano del figlio.

John scosse la testa. “Non me lo perdonerò mai, Helen. Gli ho rovinato la vita… io… ora vorrei sol poter mettere le mani su Greyback…”

“Remus non dovrà saperlo…”

“Cosa?”

“Che Greyback lo ha aggredito di proposito… lui è meglio che pensi che si sia trattato di un terribile incidente…”

***

Quando Remus aprì gli occhi, due giorni dopo, li richiuse subito, c’era troppa luce. Si portò leggermente la mano sinistra agli occhi.

“Remus?” era la voce di sua madre, ma lei non usava mai quel tono così alto.

“Remus?” ora sua madre stava pressoché gridando.

“Non gridare mamma, ti sento…” disse con voce roca, impastata… da quando aveva una voce così bassa.

“Tesoro… io non sto gridando…” disse appena sfiorandogli il braccio. Remus aprì gli occhi, questa volta abituandoli alla luce.

“Mamma… dove siamo?”

“Al San Mungo tesoro…”

“Che è successo?”

Non si aspettava quella domanda così presto, restò in silenzio.

 

Quando sei diventato un lupo mannaro, Remus?

Avevo otto anni, ed ero troppo piccolo per capire…

Langdom Hill, Dorset, UK

 

Come già fatto di persona ringrazio Alohomora per il sostegno e il gentile commento.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Parte III e Parte IV ***


When did you became a Werewolf

When did you became a Werewolf, RJ?

 

Quando sei diventato un lupo mannaro, Remus?

Avevo otto anni, ed ero troppo piccolo per capire…

Near Chideock Manor, Dorset, UK

 

Era tornato a casa da poco, e gli sembrava che la campagna fosse in concerto. Alla fine suo padre gli aveva detto che era stato aggredito da un lupo mannaro. Remus ricordava poco niente, e non era stato difficile fargli pensare che fosse stato un terribile incidente, ma John si stupì comunque quando Remus gli chiese scusa per essere uscito senza permesso. Allora Remus non aveva capito perché, ma suo padre l’aveva abbracciato mettendosi a piangere, non l’aveva nemmeno sgridato, davvero non capiva.

Era seduto sul letto, portava ancora la benda sulla spalle destra, lì la ferita non si era ancora del tutto chiusa. La guaritrice gli aveva detto che era perché quello era un morso e non una artigliata. Guardava la campagna fuori dalla finestra, i campi battuti da un leggero vento. Era la prima cosa di cui si era accorto: tutti i colori, tutto il mondo era diventato più chiaro, e la notte riusciva a vedere distintamente i contorni delle cose che lo circondavano, ma non era stata la vista a dargli più problemi, ma l’udito. Sentiva molti più suoni, rumori. Riusciva a sentire anche in quel momento sua madre al piano di sotto: stava consolando suo padre. Ecco un’altra cosa che non quadrava, perché suo padre diceva che era colpa sua? Era lui quello che era uscito senza permesso.

Remus si alzò in punta di piedi, aprendo lentamente la porta. Scese silenziosamente le scale tanto che sua madre sobbalzò nel vederlo all’ingresso della cucina.

“Tesoro, avresti potuto riposare ancora un po’…” disse gentile.

“No… mamma posso uscire?”

“Dove vuoi andare?” chiese suo padre guardandolo preoccupato.

“Volevo prendere un po’ d’aria… magari qua fuori… e poi vorrei andare a salutare…”

“Non se ne parla…”

“Ma mamma…”

“Helen… che vuoi che ci sia di male se sta qui fuori dalla porta…” John guardò la moglie, ci mancava ancora che lei cominciasse a chiuderlo in casa… “Dai vengo a farti compagnia e ci facciamo una bella partita a scacchi, che dici? C’è proprio un bel sole, vatti a togliere il pigiama su!” sorrise suo padre spingendolo fuori dalla stanza. Remus corse velocemente di sopra, ma riuscì distintamente a sentire suo madre parlare:

“John… quanto passerà prima che da “povero bambino” diventi “bestia famelica”, avevi sentito anche tu Dan… anche noi pensavamo…”

“Helen, è sempre il nostro Remus e questa è casa sua, questo Dan non potrà cambiarlo…”

***

“Remus che c’è, ti senti male?” la voce di suo padre lo fece quasi sobbalzare, alzò gli occhi.

“No, nulla e che mi pareva di aver sentito….” Si guardò attorno, lungo il sentiero che portava dalle loro case al villaggio, Rosemary passeggiava assieme alla madre. “C’è Rosy, posso andare a salutarla?” chiese.

“Non vedo perché no, erano tutti preoccupati per te…” sorrise il padre. Il viso di Remus si aprì in un sorriso, John si rese conto che era la prima volta che sorrideva dall’attacco.

Remus corse verso Rosemary e Diane Crossbridge, e suo padre si stupì di riuscire appena a stargli dietro, era diventato più veloce, un’altra cosa da aggiungere ai piccoli cambiamenti che  aveva notato in lui da quando era diventato un lupo mannaro.

“Ciao, Rosy!”

“REMUS!!!! STAI BENE! CHE GIOIA!” sorrise la bambina, ma la madre la trascinò via prendendola per mano.

“Mary, andiamo a casa…”

“Ma mamma….”

“Ma mamma niente… forza…” Rosy fissò prima la madre e poi Remus, lo salutò appena con la mano. Il bambino restò fermo a guardarla in mezzo al sentiero. Diane si fermò a pochi passi da John, gli sussurrò qualcosa all’orecchio, ma Remus sentì bene ciò che disse a qualche metro di distanza.

“Tieni lontano quella “cosa” da mia figlia…”

Remus si guardò le scarpe, sentendosi gli occhi pungenti. Diane era sempre stata gentile con lui, lo aveva curato quando aveva cercato di difendere, inutilmente, Sean dai fratelli Wells, era sempre stata una seconda mamma, così come la signora Swan.

“Remus?” suo padre lo raggiunse, il bambino alzò lo sguardo e l’uomo poté vedere i suoi occhi lucidi.

“Remus, tu? Tu l’hai sentita?”

Il bambino annuì singhiozzando. Il padre lo abbracciò tenendolo stretto a se. Se solo avesse potuto tornare indietro.

***

Era notte, ma Remus non riusciva a prendere sonno, era praticamente impossibile con quelle cicale che gridavano sotto la finestra. O meglio a lui sembrava che gridassero. Si alzò in punta di piedi aprendo la porta, da quando suo padre aveva fatto saltare la serratura era impossibile chiuderla. Si diresse verso la camera dei genitori.

“Sai John…” sentì la voce appena sussurrata della madre e si fermò, una mano sulla maniglia “credo che non potremo accontentarlo…”

“Cosa?”

“Se adesso decidessimo di avere un altro figlio, Remus penserebbe che anche noi lo stiamo abbandonando… non deve nemmeno pensare che sua madre e suo padre non li vogliono più bene.” Disse risoluta. Remus fissò la porta sbalordito, aprendo leggermente la porta.

“Remus sei tu?” chiese la voce del padre “guarda che non sta bene origliare, sai…”

“Io non stavo origliando…” disse arrossendo… “Lo so che sono grande ma… posso stare qui con voi?” chiese appena. Helen si alzò dal letto, avvicinandosi a lui.

“Non riesci a dormire?”

“Ci sono troppi rumori….” Sua madre sorrise dolce.

“Forza cucciolo a bordo!” disse indicandogli il letto. Remus la guardò sorpreso.

“Ora però non comincerai a viziarlo, vero?” scherzò suo padre.

“John, piantala.”

Remus si sistemò tra i due genitori, sentì sua madre accarezzargli i capelli, si addormentò ben presto così, con le orecchie piene del respiro di sua madre e suo padre.

Ad un tratto si svegliò, c’era qualcosa che lo innervosiva, non sapeva cosa. Guardò sua madre che dormiva da un lato e suo padre dall’altro. Tese le orecchie, le cicale non cantavano più. Passi fra l’erba. Scosse piano il padre.

“Papà… papà…” era stranamente spaventato, proprio come… non volle pensarci.

“Che c’è? Che succede Remus?” chiese l’uomo aprendo un occhio.

“C’è qualcuno…”

“Che vuoi dire con "c’è qualcuno"?” chiese John mettendosi a sedere. Helen si svegliò nello stesso istante.

Remus ascoltò ancora, era sicuro, quelli erano senza ombra di dubbio passi…

“C’è qualcuno, penso voglia entrare in casa….”

Helen si mise a sedere a sua vola appoggiando una mano sulla spalla di suo figlio, Remus la guardò. Il bambino aveva paura si vedeva. John prese la bacchetta alzandosi.

“Voi restate qui… non muovetevi…”

Helen strinse a se il figlio scoprendolo tremante.

“Tesoro che c’è?”

“Non lo so, mamma…. Ho paura… non so perché….”

“Andrà tutto bene, amore…”

 

John scese le scale, osservando l’ingresso, la maniglia della porta principale si mosse appena. Con un colpo di bacchetta la fece aprire, un uomo vi stava dietro con la faccia sorpresa.

 

Quando Helen sentì la porta aprirsi al piano di sotto, tappò le orecchie a Remus… qualsiasi cosa fosse successa al piano di sotto Remus non doveva sentire.

 

“Greyback!” John gli puntò addosso la bacchetta.

“Sicuro di non aver morso anche te… un umano non si sarebbe accorto che stavo arrivando…” disse rauco, un po' sorpreso.

“Cosa vuoi? Vattene, non hai già fatto troppi danni, qui? Vuoi le mie scuse? Va bene, scusami per averti giudicato senza conoscerti solo per essere un lupo mannaro, contento?”

“Non me ne faccio nulla delle tue scuse, Lupin… voglio il ragazzo, sarà il mio primo cucciolo, assieme colonizzeremo il mondo…” disse esaltato, secondo John doveva essere pure ubriaco...

“Sei pazzo se pensi che ti lasci portare via mio figlio!” la bacchetta di John  si illuminò pericolosamente, e Greyback fece un passo indietro. Non aveva niente da guadagnarci a essere schiantato, in più sentiva che gli Swan l’avevano visto camminare nel campo e stavano sopraggiungendo a bacchette spianate.

“Non potrai proteggerlo per sempre, ma sai, non dispero… non potrai nemmeno proteggerlo dal fatto di essere un lupo, e chissà forse non è del tutto perso, quando saprà cosa pensano gli umani di quelli come noi, sarà lui stesso a cercarmi…” rise il lupo sparendo nella notte così come era venuto.

John rimase un attimo immobile ad osservare la porta aperta prima di uscire. Non ci volle molto prima che Erik Swan e sua moglie lo raggiungessero.

“Che voleva ancora da voi, John?” chiese Erik avvicinandosi a lui.

“Voleva portarsi via Remus…”

Anne si portò le mani alla bocca.

“Non gli basta avergli rovinato la vita, vuole anche portarvelo via?” disse sconvolta.

“E la mia di vita che vuole rovinare, non quella di Remus… per lui è come se fosse una sua creazione…” disse John tristemente.

“John, qualsiasi cosa ti possa servire, qualsiasi aiuto… sappi che noi siamo qui… non vi abbandoneremo…” disse serio Erik.

“Grazie…”

“Certo Ethan è ancora sotto shock, ma qualsiasi cosa, noi siamo qui. Cavoli fino a ieri gli allacciavo le scarpe a Remus, non posso mica girarmi e dire che non esiste!” esclamò convinta Anne.

“Sono felice che qualcuno qui la pensi così… Diane mi ha già detto ti tenere Rem a debita distanza da Mary…”

Anne scosse la testa incredula. John si sentì un po’ sollevato, avevano ancora qualcuno su cui contate.

***

“Remus, mi accompagneresti a Chideock?” erano passati alcuni giorni e finalmente Remus era guarito del tutto, ma quelle che cominciavano a sanguinare erano le ferite dell’anima, sua madre lo vedeva chiaramente, ed era per quello che gli stava chiedendo di uscire.

“Non lo so, mamma…” disse appena, da quando aveva sentito la signora Crossbridge parlare di lui a quel modo, aveva cominciato a chiudersi in casa, per paura di cosa avrebbero pensato gli altri.

“Dai, non puoi restare tutto il giorno rinchiuso qui dentro a leggere…” John le aveva raccontato di Diane ed Helen aveva presto capito che Remus aveva paura di scoprire cosa ne pensavano i suoi amici di quella disgrazia.

“Ma…”

“Forza, ti do un minuto per vestirti! Muoviti, tesoro!”

***

Remus camminava silenzioso accanto alla madre, quando arrivarono vicino alla fattoria dei Wells, a North Chideock.

“LASCIAMI SCIMMIONE!” Remus lo sentì chiaramente, e ne riconobbe anche la voce.

“Ma chi?”

“È Sean!” disse alla madre “I Wells vorranno di nuovo pestarlo… vado a salvarlo…” disse prima che Helen potesse fermarlo. Helen sospirò guardandolo correre via.

“Signora Lupin?” si voltò.

“Ethan! Senti Remus è andato a “salvare” Sean dai figli dei Wells… puoi?” Ethan la guardò confuso, che ci faceva lì Sean e soprattutto perché c’era Remus?

“Pensavo aveste rinchiuso Remus in casa…”

“Ethan! Remus è sempre lo stesso. Quello per cui hai picchiato quei due grossi Babbani, quante? Sette volte?” Ethan arrossì, la signora Lupin gli faceva paura quando faceva così.

“Venga allora, andiamo a riprenderceli, se vedranno un adulto quei due scimmioni se ne andranno senza dire una parola…”

***

Quando Remus era arrivato, Sean si trovava trattenuto ad uno dei fratelli Wells mentre l’altro gli stava tirando un pugno nello stomaco.

“EHI! Che vi ha fatto stavolta?!” urlò per farsi notare. Si chiese perché dovesse sempre salvare lui l’amico più grande e mai il contrario… beh certo, di solito poi entrambi venivano salvati da Dorian e Ethan ma non era la stessa cosa. Sapeva bene che Sean spesso si meritava quelle botte dato che amava fare un sacco di brutti scherzi a quei due Babbani, ma senza sapere il motivo lui voleva sempre aiutarlo, anche se aveva torto. Era suo amico, no?!

“Guarda la pulce! Vuoi un’altra rata anche tu?”

Disse il più grosso lasciando perdere Sean, ancora nella morsa del fratello, e avvicinandosi a Remus. Si abbassò per guardarlo negli occhi.

“Vuoi farmi male, signorina?” chiese Bob Wells prendendolo in giro. Remus lo fece d’istinto: gli diede un  pugno, e glielo diede con tutte le sue forze senza minimamente pensare che tutte le volte che l’aveva fatto aveva semplicemente fatto il solletico al sedicenne. Il ragazzo si piegò boccheggiando.

Sean sgranò gli occhi guardando Remus, da quando era così forte?

Remus d’altro canto guardava semplicemente il suo pugno ancora incredulo.

“Che sta succedendo qui?” Helen entrò nel vicolo seguita da Ethan, il cui sguardo passò da Bob Wells a Remus, non ci poteva credere.

I Wells batterono in ritirata alla vista di un adulto, e Sean cadde a terra bocconi. Remus gli si avvicinò porgendogli una mano.

“NON MI SERVE IL TUO AIUTO! MOSTRO!” disse spaventato, perché quella forza non era di Remus, quello era il lupo mannaro, quello non era più il suo amico, sua madre aveva ragione.

Remus lo fissò sgranando gli occhi. Sean si alzò scappando.

“Sean!” lo chiamò Helen inutilmente. Ethan fissò Remus, il bambino lo guardò supplicante, Ethan scosse la testa e seguì Crossbridge.

“Mamma…” Helen si avvicinò al figlio, stava piangendo “Mamma… sono un mostro? Io sono…” La donna lo abbracciò, cullandolo appena.

“Remus, tesoro… tu non sei un mostro….”

“Sì invece…”

“No…”

“Dici davvero?”

“Sì…” il bambino guardò la madre.

“Mamma torniamo a casa?” Helen annuì.

***

Era passato il primo plenilunio e Remus coperto di bende si teneva le ginocchia al petto, era stato terribile. Semplicemente terribile.

“Remus, tesoro di qualcosa…” sua madre si sedette accanto a lui sul letto, passandogli una mano sulle spalle, stando attenta a non sfiorargli le ferite.

“Mamma… avevo ragione io… sono un mostro…” disse scansandosi appena, troppo stanco per fare altro.

“Tesoro tu non…”

Sì! È inutile che dici che non è vero! Lo sanno tutti, e tutti mi evitano!” disse disperato.

“Remus, amore…” la madre lo abbracciò accarezzandogli i capelli “tesoro, non ti evitano tutti… sono ancora spaventati, da loro il tempo di capire che non è cambiato nulla. Che tu sei sempre Remus… tesoro, tu sei speciale. Io e tuo padre ti vogliamo bene e non ti lasceremo mai solo. Mai!” Helen continuò a ripeterlo finché Remus non si addormentò tra le sue braccia.

Ma da quel giorno, non da quello in cui fu morso, la vita di Remus cambiò. Perché il mondo lì fuori era diventato troppo grande per lui, troppo cattivo. Perché senza qualcuno accanto si sentiva semplicemente il mostro di Chideock. Perché da solo poteva fare ben poco.

 

Quando sei diventato un lupo mannaro, Remus?

Avevo otto anni ed ero troppo piccolo per ricordare cosa significa essere un umano…

 

 A.35, Chideock, Dorset, UK

 

“Remus, una persona è venuta a trovarti…” sua madre aprì leggermente la porta. Remus stava leggendo.

“Chi è così pazzo da venire a trovare un mostro?” chiese con voce spezzata. Helen scosse la testa in direzione della persona che era accanto a lei.

“Deve scusarlo, è da poco passata la luna piena ed è ancora giù di morale…” Remus sentì la persona entrare nella stanza.

“Secondo me ha solo bisogno di un po' di coraggio e tanta fiducia in se stesso…” dalla voce sembrava un uomo anziano. Remus si voltò curioso.

“Ciao Remus, io sono Albus Silente…” il bambino l’aveva riconosciuto subito, ne aveva sei di figurine delle cioccorane con la faccia di Silente sopra! Come non riconoscere Silente!

“Senti Remus, ti piacerebbe studiare la magia? Sei un mago, no?!” Remus fissò gli occhi dell’uomo, brillavano divertiti, in effetti pensò il bambino doveva avere una faccia abbastanza buffa. Era sicuro di aver spalancato la bocca e di aver gli occhi fuori dalle orbite.

“Un mostro può studiare ad Hogwarts?” chiese appena, guardò sua madre, era commossa, forse Silente non stava scherzando, ma doveva essere sicuro.

“Un mostro no… ma Remus John Lupin sì, non vedo dove ci sia il problema.

 

Quando è cambiata la tua vita, Remus?

Avevo undici anni e qualcuno accese una luce davanti a me

The candle, jude1984

 

Grazie a Alohomora, hermy101, Lady Lily, e Angel Texas Ranger per i gentili commenti. Questa storia è finita, ma ci vediamo (sentiamo, leggiamo) domani con il 15 capitolo di Safely! Un bacio

Elisa

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=385194