My Lullaby

di Dj_stregatta
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'ospite ***
Capitolo 2: *** Convivenza ***
Capitolo 3: *** melodia ***
Capitolo 4: *** confusione ***



Capitolo 1
*** L'ospite ***


cele Me ne stavo seduta su un gradino della casa discografica di mio padre ad ascoltare Join Me In Death degli HIM passati per puro caso dalla mia migliore amica Stefany, aveva talmente insistito che gli lasciai il mio MP3 in mano sua e mi riempì di tutti i cd che aveva di questi HIM. E nel frattempo aspettavo che lei usciva, dato che era entrata per lasciare un suo demo, faceva prima a dare a me il cd, ma non si fidava voleva andare di persona.
Era la prima volta che ascoltavo quella canzone, ma era come se dentro di me l’avevo già ascoltata, chissà forse in un’altra vita, era così dolce, ma allo stesso tempo metteva un senso di malinconia assurda quasi da farmi ricordare il passato. Cosa che non volevo assolutamente fare, dato che il mio passato si poteva definire “disastroso” anzi forse peggio…. Così cambiai canzone: The Funeral of Hearts… già l’inizio mi piaceva, ma non mi soffermai ad ascoltarla e mandai avanti cercando di fermarmi su una canzone a caso. Oggi il mio MP3 non mi teneva compagnia, chissà perché dopo quella canzone sentivo un senso di malinconia e solitudine venirmi a galla. Ma prima ancora che mi misi a pensare arrivò Stefany che subito vedendo il mio stato d’animo cercò di tirarmi su… e in qualche modo ce la fece, iniziò a parlarmi del suo gruppo preferito che fatalità erano sempre loro gli HIM! Non mi dispiaceva sapere qualcosa in più su di loro.
-hai sentito che voce stupenda ha Ville Valo?! Non ti fa venire i brividi?!- mi chiese, ma risposi con un semplice ceno della testa e le sorrisi.
-Ste senti io torno a casa, ho bisogno di riposarmi un po’… ci vediamo domani! Ciao- ma prima ancora che la mia amica rispose ero già diretta di corsa verso la fermata del bus, dato che come al solito lo stavo per perdere.
Ad aspettarmi a casa non c’era nessuno, solo il mio pesce rosso. Che schifo di famiglia. Saltai anche la cena non avevo per nulla fame, avevo voglia di dormire e così salii in camera gettandomi a peso morto sul letto. Il telefono all’improvviso squillò, era mio padre, almeno lui si ricordava che aveva una figlia.
-tesoro stasera porterò un’ospite a casa nostra, si fermerà qualche giorno da noi… avvertirò io tua madre, ma tua sistema la casa! Ah, hai mangiato per caso? Sennò mi fermo a prendere un paio di pizze!- chiese premuroso mio padre, -sisi, ho mangiato tranquillo! Ma posso sapere chi è questo “ospite”?- domandai curiosa.
-è una sorpresa… e mi raccomando acqua in bocca… ora scusami tesoro ma devo proprio andare! Mi raccomando sistema un po’ la casa! Sai questi stranieri come sono!- bofonchiò.
-va bene papà! Non devi preoccuparti- e mi lasciai andare una risata che la ricambiò anche mio padre.
Ero un po’ curiosa di sapere chi fosse, ma mio padre non spifferava mai nulla e per no tradire la sua promessa mi misi un po’ a sistemare le varie stanze della casa, anche se non c’era molto da sistemare e per accompagnare le mie faccende domestiche misi collegato il mio lettore MP3 al pc e partì un po’ di musica tanto per dare vitalità in casa. Mi cambiai pure io, chissà quanto era raffinato questo tipo, non volevo far brutta figura anche se il mio modo di vestire mi piaceva.
Finalmente mio padre arrivò e corsi davanti alla porta per accoglierlo come fa una figlia educata e curiosa da morire! Appena la porta si aprii salutai mio padre e dietro di lui c’era un'altra persona, era a dir poco bellissimo! Ma non mi ricordava nulla di famoso, chissà forse era solo un amico di mio padre.
-Mary lui è Ville Valo… Ville Valo lei è Mary!- mi allungò la mano per stringergliela e lo feci, ma non so per quale strano motivo mi sentivo un po’ in imbarazzo appena lui mi sorrise.
-piacere Mary!- e abbozzò un altro sorriso e io un’altra sbuffata di imbarazzo!

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Capitolo 2
*** Convivenza ***


vill

Non sapevo più cosa dire, le parole si erano strozzate in gola così decisi di tornarmene in camera cercando di non inciampare da qualche parte dato che ero completamente fusa e come se non l’avessi mai detto rischiai di cadere per terra inciampando sul tappeto. Ville mi guardò un po’ perplesso. Mancava poco che non mi scavassi una fossa nel pavimento, che vergogna!
-scusa papà io vado a letto, domani c’è scuola!- dissi cercando di diventare di un colorito più “normale” e non rossa come un peperone. –certo vai pure e attenta a non inciampare di nuovo!- rispose ridendo. Ville mi saluto soltanto con un cenno della mano e col suo strano sorriso.
Corsi su per le scale, spensi il pc e mi gettai nel letto; presi quasi subito sonno ero esausta e le mie batterie erano finite.
Il giorno dopo non andò meglio anzi mi scordai pure dell’ospite che girava per casa e me ne andai a zonzo in modalità Zombie per tutta la casa, fino a quando non scesi in cucina e incontrai di nuovo Ville, bhè lui non era messo meglio di me, un altro nella mia stessa modalità di primo mattino, mi risollevava sapere che almeno non era uno dei classici uomini che già di primo mattino sono pieni di vita.
-Buongiorno Mary!- disse cercando di essere più cordiale possibile e nel frattempo mi preparavo una bella tazza di cereali.
-Buongiorno a lei! Sonno?- e la prima a sbadigliare fui proprio io! Un’altra delle mie figuracce, -un po’… alzarmi di primo mattino così non è facile per nessuno neppure per un cantante…-
Rimasi di stucco, lui un cantante? Impossibile! Tra poco rovesciavo tutti i cereali fuori dalla tazza già colma di latte; sarebbe stato il massimo per iniziare la giornata con una figuraccia. Mi guardò con un’aria un po’ perplessa come se avesse parlato in un’altra lingua. –scusa lei è un cantante???- chiesi. –sisi, faccio parte di un gruppo; gli HIM. Ma non mi importa e smettila di darmi del lei… mi fa sentire vecchio! Dammi del tu piuttosto- ribadii. A momenti mi cadette il cucchiaio che avevo in mano e spalancai gli occhi, se la figura con la tazza era stata sorpassata ora era il cucchiaio che rischiava di cadermi. Non potevo crederci che Ville Valo fosse a casa mia! Dovevo subito dirlo a Stefany, ma non potevo assolutamente farlo, mio padre mi avrebbe ammazzato se spifferavo qualcosa a lei.
-scusa ma tu che ci fai qui in America?- gli affari miei di certo non potevo farmeli, ma quelli degli altri certo che si. –bhè conosco tuo padre da un paio d’anni e mi ha invitato a passare le vacanze a casa vostra prima di iniziare a registrare il nuovo cd- rispose con cordialità anche se sembrava seccato della mia domanda.
-capisco… bhè spero che ti troverai bene qui da noi- dissi con una certa agitazione, se prima mi sentivo un po’ in imbarazzo ora lo ero ancora di più. Non credo che sia da tutti i giorni avere un cantante che gira per casa.




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Capitolo 3
*** melodia ***


3 capitolo

Chiedo perdono per l’enorme assenza, ma spero di recuperare il tempo perduto con questo nuovo capitolo.

 

Arrivai a scuola in ritardo, ormai per i professori non era più una novità e chiudevano sempre un occhio, per fortuna altrimenti la sospensione era garantita anche se sinceramente i miei voti erano abbastanza buoni. Mi sedetti come al solito vicino a Stefany. Dovevo dirgli che Ville, il suo amato cantante bello e dannato viveva a casa mia oppure lasciare perdere? La voglia di dirglielo era tanta, ma preferii evitare e la salutai solo un gesto della mano dato che la lezione era pure iniziata. A pranzo restai per i fatti miei senza parlare con nessuno.
Le ora per fortuna passarono in fretta, magari chissà, la fortuna aveva iniziato a girare dalla mia parte. Speriamo.

Ma prima ancora che potessi dirigermi verso casa, la mia amica Stefany mi seguì restandomi a fianco per iniziare chissà quale delle tanti avventure che nessuno era in grado di crederci, ma invece non fù così, mi voltai un attimo verso di lei, aveva una faccia cupa e triste e credo che non mancasse poi molto che si mettesse pure a piangere.

-ehi che succede? È per colpa di Seth?- chiesi con gentilezza senza essere troppo curiosa. Seth era il suo ragazzo, molto simpatico ovviamente, ma se fosse per me l’avrei già stirato sotto un camion, non per essere cattiva solo che il suo modo di fare era alquanto inappropriato in certi momenti.

Lei scosse la testa in segno di negazione e apprendo la tasca dello zaino tirò fuori due pezzi di carta e li svolazzò verso l’alto.

-sai cosa sono questi? Eh?- mi domandò con un mezzo sorriso, -ehm… due pezzi di carta?- risposi cercando di sorridere. –cos’hai detto???!!!! Certo che no! sono due biglietti per il concerto degli HIM… ma Seth non mi vuole accompagnare, dice che deve lavorare quel giorno- e si rattristò di nuovo.

- e quindi? Cosa vorresti da me?- domandai. Avevo due possibilità: diventare invisibile oppure scappare alla velocità della luce, girare il mondo in 80 giorni e ritornare a casa cambiando sesso e nazionalità. Ma purtroppo certe cose non le potevo fare così lasciai che la mia amica mi facesse la sua domanda il quale era ovvio capirla senza tanti grattacapi. –mi accompagneresti?- mi supplicò con un’aria da cane bastonato.

Non sapevo bene cosa risponde, mi sarebbe piaciuto andare, come no. ultimamente non frequentavo molti concerti, anzi ormai mi limitavo soltanto a guardarli alla tv o sentirli raccontare da mio padre. Avevo perso un po’ quell’enfasi che nei primi anni mi prendeva e mi trasportava in qualsiasi posto. Però non sarebbe stato male ad assistere a uno degli HIM! Così senza pensarci ancora accettai e mi lasciai trasportare dalla felicità della mia amica. Preferivo vederla sorridere che triste e malinconica. Le volevo troppo bene.

Dopo averla salutata raggiunsi finalmente casa mia, aprii la porta con molto nervosismo, pensano che qualcuno potesse vedere Ville attraverso la porta, ma era pressoché impossibile dato che Ville sicuramente era già in giro da qualche parte invece di essere a casa a non fare nulla. Invece non fù così, sentii un suono di una chitarra acustica provenire da sopra la scale, era una melodia malinconia e dolce, quasi da far rabbrividire, ma non c’era nessuna voce che la seguiva, solo quel bellissimo suono, quasi una droga per le orecchie. Salii le scale cercando di non fare nessun rumore per non disturbare l’artista nella sua opera e mi avvicinai alla stanza degli ospiti. La porta era socchiusa, ma si poteva vedere la schiena di Ville. Portava una semplice maglietta nera a maniche corte e i capelli lasciati sciolti, non che fossero lunghi, ma era meglio che li lasciasse com’erano.

Com’era bella quella melodia! Stupenda! E chiusi gli occhi appoggiandomi al muro al lato della porta cercando di non farmi scoprire e ne assaporai ancora. All’improvviso arrivò il silenzio e Ville aprì la porta e come una cretina mi trovò appoggiata al muro in status di assoluta adorazione per la melodia appena ascoltata. Lui per non crearmi altro imbarazzo emise un colpo di tosse. Restai ferma lì sentendomi una stupida, sembravo una ragazzina delle elementari. Chissà cosa stava pensando di me! Che figuraccia!

Ma lui si limitò soltanto a sorridere e io cercai di ricambiare calmando un po’ il mio cuore che aveva iniziato a galoppare a mille.

-ehm.. ti piace?-chiese. –eh? Cosa? Intendi la canzone?- domandai un po’ confusa. Ville annuì con la testa accendendosi una sigaretta. Non era molto educato, ma lo lasciai fare lo stesso e poi il fumo fa male!

-si.. è opera tua? O una cover?- risposi.

Lui si mise a ridere, aveva una risata contagiosa quasi da farmi ridere pure me, ma sarebbe stato un po’ strano mettersi a ridere solo perché qualcuno sapeva contagiare con la propria risata.

-scusa scusa… non volevo mettermi a ridere così… comunque si è tutta opera mia! Mi fa piacere che ti piace- disse cercando di essere un po’ più serio. –vuoi entrare per ascoltarne altre?- continuò.

 

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Capitolo 4
*** confusione ***


lllll

Dovevo calmarmi  altrimenti giuro che sarei svenuta, a guardarlo più da vicino era ancora più bello.

Che c’era di male ad entrare in una stanza di casa mia? Peccato che dentro a quella stanza c’era Ville, era strano come mi stavo comportando, sembravo davvero una bambina, ma alla fine tutti lo siamo.

Ero un po’ confusa e non sapevo bene cosa rispondere, magari poteva anche pensare male di me, ma era stato lui a invitarmi! Era stupido pensare a questo genere di cose, non aveva proprio senso. A volte penso che il mio povero cervello se ne va in confusione da solo senza motivo.

-ehi ci sei? O ti hanno rapita gli alieni?- chiese ville con uno sguardo un po’ confuso e avvicinando il suo viso al mio. Chissà cosa stava pensando di me, -nono scusa stavo solo pensando!- risposi indriettreggiando di qualche centimetro da lui. –pensando a cosa?- chiese lui. Non potevo dirgli sai stavo pensando se entrare in camera tua oppure scappare! Sai, bello come sei….

-scusa, ma sono impegnata! Devo chiamare una mia amica, casomai faccio un salto più tardi! Dopo aver finito di fare le pulizie della casa!- ribadii. –ehm… scusa ma non ho ben capito devi chiamare la tua amica o fare le pulizie della casa? Mi stai mettendo un po’ in confusione. Senza offesa ovviamente, ma credo che tu abbia pensato un po’ troppo oltre al mio invito- lo si capiva distante 100km che si sentiva parecchio offeso, forse non aveva tutti i torti a sentirsi così. E in quel momento non sapevo più cosa rispondere, mi si gelò il sangue a vederlo con quello sguardo un po’ cupo e sull’incazzato;

-devo fare entrambe le cose… purtroppo mia madre non pulisce mai la casa, mio padre pure quindi tocca a me!- e mi voltai per dirigermi verso camera mia che era solo a pochi metri dalla sua. Ville rimase sulla soglia della porta a fissarmi con la sigaretta in bocca e abbozzò un mezzo sorriso per poi ritornare a suonare ancora quella stupenda melodia. Ovviamente gli dovevo delle scuse. Se fossi stato in lui avrei chiuso la porta in faccia senza farmi nessun sorriso per togliere quell’atmosfera un po’ pesante e piena di equivoci.

Dopo poco chiamai la mia amica Stefy per parlare un po’, ovviamente non dell’ospite che avevo in casa, anche se la voglia di dirlo era sempre più forte, chissà prima o poi potevo anche farlo, magari quando se ne sarà andato; sicuramente lei la prenderebbe male, però per ora dovevo tacere e fare finta di nulla, era una promessa che avevo fatto a mio padre.

Parlai con lei per un paio d’ore, anzi era lei che parlava e io me ne stavo zitta ad ascoltare, almeno non mi dovevo sforzare per tirare fuori qualche argomento.

All’improvviso qualcuno bussò alla porta di camera mia, forse era mio padre che senza che me ne accorgessi era tornato un po’ prima da lavoro e senza esitare diedi il permesso di entrare, restando intanto ancora al telefono con Stefy.

-permesso? Posso entrare?- alzai lo sguardo e mi ritrovai Ville sulla soglia della porta, bello come non mai. Riattaccai subito il telefono senza salutare la mia amica e sperando che non avesse sentito la sua voce.

-sisi certo entra pure! Ti serve qualcosa?- chiesi cordialmente, ma sempre con il mio solito imbarazzo.

-no nulla… volevo solo scusarmi- rispose con una voce un pò troppo fredda e discattata, per uno che si voleva scusare.

-scusarti??? Da come ricordo non hai fatto o detto nulla di sbagliato. Anzi sono io che lo devo fare- abbozzai un mezzo sorriso. 

chiedo scusa per il ritardo, ma ultimamente non ho molta ispirazione... XD cmq Buone Feste a Tutti!!! e w gli HIM!
commentatttttaaaatttteeeeeeeee.... :D

 

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