L'odore dell'amore

di effy_14
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Conoscere - parte I ***
Capitolo 2: *** Conoscere - parte II ***
Capitolo 3: *** Mix ***
Capitolo 4: *** Curarli ***
Capitolo 5: *** Lealtà ***
Capitolo 6: *** Turbamenti ***
Capitolo 7: *** Reciprocità 1 ***
Capitolo 8: *** Reciprocità 2 ***
Capitolo 9: *** Incoraggiamenti ***



Capitolo 1
*** Conoscere - parte I ***


Ciao a tutti!!!
Come state?? =)
Eccomi qui con una storia che ho in cantiere già da un po’ e che finalmente mi sono decisa a portare avanti, sperando che vi piaccia.
Il protagonista sarà il nostro piccolo medico di bordo, partendo dal passato, fino ad arrivare ad ora, ma lo ZoNa sarà sempre super presente.
Come sempre la lettura può essere fatta su questa singola raccolta senza problemi, ma io consiglio anche la conoscienza di tutte le altre mie storie.
Per chi non lo sapesse, infatti, tutte le mie pubblicazioni possono essere considerate come una specie di puzzle che, una volta unito tutto, forma la mia visione della storia di Zoro e Nami, rimanendo sempre il più possibile fedele al manga.
Dopo tutta sta spataffiata vi lascio alla lettura e vi ringrazio in anticipo per qualsiasi commento volgiate lasciare, ma anche solo per aver letto.
Buona giornata
 
Effy
 
 
 
 
Si trovava nella stanza già da qualche minuto, eppure non era ancora riuscito a muovere passo.
Non che il posto fosse brutto, anzi, sembrava accogliente al punto giusto e quello che diceva di chiamarsi Usupp gli aveva fatto un bello spazio per le sue cose.
Eppure non riusciva a muoversi. Forse perché ancora non aveva ben realizzato che cosa era successo in quel giorno che era cominciato come tanti altri e finito in un modo che lui, nemmeno nei suoi sogni più proibiti, aveva immaginato.
La memoria del dottore era stata onorata, la ragazza che aveva soccorso stava sempre meglio e lui, beh lui era ufficialmente diventato un pirata.
Spinto da quella consapevolezza si ridestò dal suo stato di blocco e poco alla volta iniziò ad ispezionare la stanza.
C’era il chiaro odore del cecchino, un pochino pungente ma sicuramente rassicurante.
Mise tutte le sue boccette nell’angolo indicato dal ragazzo, vicino a dei barili di Rum. Non era un vero e proprio studio medico, era solo il loro ripostiglio, non che sala cannoni, ma a lui piaceva proprio perché poteva mettere le sue cose insieme a quelle degli altri, senza sentirsi escluso.
 
La giornata passò tranquilla, finito di sistemare i suoi attrezzi andò nella sua nuova stanza, che avrebbe condiviso con gli altri membri della ciurma, per poter capire dove e quale sarebbe stato il suo posto e fu li che cominciò ad agitarsi.
Durante le prime ore di viaggio, quando ancora erano vicini alla sua isola e quindi avvolti dal tempo gelido, ciò che avevano fatto era stato chiudersi nella cucina e chiacchierare tra di loro, stabilendo i piani di azione e presentandosi meglio.
Li, la piccola renna aveva potuto studiare meglio quei nuovi compagni d’avventura, classificali, per così dire, in base a ciò che lui, in quando “animale” riteneva più importante: il loro odore.
C’era il capitano: con il suo odore di cibo misto gomma, che però gli portava allegria alle narici.
C’era il cecchino: che sapeva di polvere da sparo e spezie, ma che gli infondeva fiducia e tranquillità.
C’era Sanji: con il suo costante profumo di pietanze prelibate, misto alla colonia da lui usata, che gli faceva immaginare il profumo che ci sarebbe dovuto essere in una casa comoda ed accogliete, piena di qualcuno che si prende cura di te, ma non con le medicine, come nel suo caso, ma con il cibo.
C’era Vivi: che sapeva di regale lontano un miglio. Si avvertiva subito il suo buon cuore e la sua gentilezza, nessun dubbio che fosse una principessa.
C’era Karl: beh Karl sapeva di anatra, anche se di una specie forte e tenace.
Poi, in fine, c’era il profumo che gli era piaciuto più di tutti: quello di Nami.
L’aveva sentito subito, quando malata l’avevano portata al suo studio, era qualcosa di dolce ed aspro allo stesso tempo, proprio come lei. Aveva faticato non poco a capire a cosa si potesse collegare una tale fragranza, ma non appena salito sulla nave, dopo aver individuato le piante che vi erano coltivate, un fulmine lo aveva colto: mandarino. Nami era mandarino!
Non c’era stato bisogno di chiedere informazioni sul perché quelle piante fossero li, lui già aveva capito tutto. E come un mandarino si era rivelata di essere, con una scorza aspra fuori, da far quasi paura ogni tanti, ma dolce e morbida dentro.
Ancora non sapeva che per la maggior parte del tempo ne avrebbe avuto paura, e nemmeno gli importava in qual momento, perché tanto lui aveva capito, forse prima di tutti i presenti, che lei dentro era buona e gentile.
Riformulò quel pensiero nella sua testa, più per tranquillizzarsi che altro, ma nulla serviva per sciogliere i suoi piccoli nervi.
Stava sistemando la sua coperta quando nella stanza aveva fatto il suo ingresso Zoro e il suo odore.
Si perché era stato quello a mettere in agitazione il piccolo Chopper, quel sapore di Rum, ferro e sangue, che caratterizzava lo spadaccino della ciurma e che a lui faceva venire i brividi.
Conosceva la fama del famoso “Cacciatore di Pirati” e questo poco lo rassicurava.
-Ti hanno messo qui a dormire? – aveva chiesto il ragazzo con quel suo solito tono burbero.
-S-si, p-perché?N-non va b-bene?P-posso cambiare. - aveva trovato il coraggio di rispondere la renna, balbettando tremante.
-No no nessun problema, quella sotto è la mia. –
Oh beh, di bene in meglio, pensò il piccolo medico, avrebbe dormito sopra la sua testa tutte le notti dei giorni a seguire, uguale: non avrebbe dormito.
Lo vide buttarsi sulla sua amaca e chiudere gli occhi, tenendo sempre una mano ben salda alle sue spade, quello fu il segnale che lo convinse ad uscire in fretta da quella stanza.
 
Con il fiato corto, nemmeno avesse percorso chissà quanta strada, si ritrovò sul ponte, con il sole a scaldargli la pelliccia.
Cercò di regolarizzare il respiro e di riordinare le idee. Non poteva farsi prendere dal panico ogni volta che il verde gli rivolgeva la parola, o avrebbe capito tutto, arrabbiandosi e decidendo di farlo fuori. No, ok, forse stava esagerando. Un sospiro di esasperazione gli usci dalla piccola bocca. Doveva risolvere la situazione. Si sedette a terra, accanto alla botola dalla quale era uscito, e cercò di riordinare le idee.
Tutti i membri della ciurma erano buoni e gentili, nessuno aveva cattive intenzione verso i proprio compagni, quindi di conseguenza, visto che anche lui faceva parte della ciurma, poteva ritenersi più che tranquillo. Tutti si volevano bene, tranne l’antipatia tra, appunto, spadaccino e cuoco. E se fosse stato antipatico anche lui al verde?!? Più ragionava, più la paura aumentava, così non andava!
Decise di chiedere consiglio ad Ussup, ma quello che ottenne fu scoprire che, non solo le storie che circondavano la figura dello spadaccino erano tutte vere, ma che ce ne erano di peggiori, e che, nonostante il coraggio del “Potente Capitano Usoop”, anche lui temeva le ire del compagno.
Se solo avesse saputo che il cecchino era un fifone su tutto sicuramente sarebbe stato meglio, ma di questo, il nostro piccolo amico, non ne era ancora al corrente.
 
Era ormai calata la sera e, tra una chiacchera ed un gioco, la mente del dottore si era rilassata e quasi dimenticata di tutte le sensazioni provate durante la mattina appena passata.
Zoro non si era più fatto vedere, nemmeno per cena e lui non aveva più pensato a nulla, invaso dall’allegria che la sua nuova famiglia sprigionava.
Dopo cena, insieme ad Rufy e Vivi, erano finiti sul ponte ad osservare le stelle, uno spettacolo meraviglioso, poco dopo a loro si erano uniti tutti, tutti tranne Nami.
Si alzò per andarla a cercare per essere sicuro che stesse bene, le sue condizioni fisiche non si erano ancora del tutto stabilite, anche se nel pomeriggio l’aveva visitata  e tutto andava bene, decise che una seconda visita non sarebbe stata di troppo.
La cercò in cucina, ma senza successo. Tornò sul ponte per vedere se fosse uscita e, nell’aggirare la sala riunioni, si ritrovò nel suo agrumeto. La vide di spalle, da dietro un albero, e ,felice per averla trovata facilmente, fece per richiamare la sua attenzione.
Le parole però non uscirono mai dalla sua piccola bocca. Si ritrovò invece bloccato nella stessa posizione per diversi minuti, occhi fissi sulla scena davanti a lui.
Nami non era sola, con lei c’era Zoro e sembrava proprio che stessero litigando…
 
 
 
 
 

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Capitolo 2
*** Conoscere - parte II ***


Ciao a tutti!! =)
Eccomi con il secondo capitolo che spero vi possa piacere =)
Grazie mille a tutti anche solo per essere passati a dare una sbirciata ;)
Buona lettura…spero ^^’’
Un abbracciane
 
!!!!!!PS. IMPORTANTE!!!!!!!!
Per capire meglio l'inizio della storia consiglio di leggere la mia prima FF: Chiedi a me =)
!!!!!FINE PS. IMPORTANTE!!!!!!!

Effy
 
 
 
 
-Potevi anche presentarti a cena sai?!?- disse la rossa calma, ma stizzita, mentre raccoglieva i suoi frutti.
-Perché, ti sono mancato mocciosa?- aveva risposto il verde che si trovava molto vicino a lei, quasi attaccato.
-Non dire sciocchezze! Solo che Sanji cucina anche per te, quindi sarebbe cortesia avvisare se non vieni. Poi, ti sembra corretto passare tutto il giorno a dormire? E se ci fosse servito aiuto per qualcosa?- si fermò girandosi verso di lui minacciosa.
-Che si arrangi quello stupido cuoco, non sono affari miei se si diverte a fare la donnina di casa per tutti voi, io sono libero di dormire come e quando mi pare – rispose tra uno sbuffo e l’altro il verde, che sembrava essersi alterato a quell’affermazione della compagna.
-Poi ora sono qui, quindi non rompere. – disse con fare sbrigativo mentre la sollevava sulle spalle per farle raccogliere i frutti più altri delle piante.
-Uff! Sai che sforzo! Eri qui per caso e ti ho bloccato, se fossi venuta a chiamarti non ti avrebbe smosso nessuno! – rispose, quasi delusa, la ragazza.
Rimasero in silenzio per qualche minuto, fino a che un leggero – Fatto – usci dalle labbra della rossa.
Zoro la posò a terra, ma subito dovette tenerla per le spalle a causa di un capogiro che l’aveva colta alla sprovvista.
-S-sto bene, non ho bisogno di te. – disse mentre cercava di staccarsi da lui, anche se con qualche difficoltà.
-Guardatela, fa tanto la dura e poi non sa nemmeno stare in piedi da sola!- la schernì il verde con fare sbruffone continuando poi – Ora, conoscendoti, andrai dal cuoco e lo convincerai a fare il tuo turno di guardia, solo per poter dormire tranquilla al caldo stanotte! –
La navigatrice lo guardò furente per le parole appena dette, poi le venne un’illuminazione ed, assottigliando lo sguardo con fare maligno, rispose: - Prima cosa: ti ricordo che io sarei ancora convalescente, quindi un piccolo calo di pressione ci sta. Seconda cosa: hai ragione! Solo che non sarà Sanji a fare il mio turno di guardia, ma tu! – concluse trionfante per la faccia che il verde aveva fatto.
-Cosa?!? Non ci penso nemmeno!!Il mio turno è stato la scorsa notte!!-
-Oh invece lo farai, o devo per caso ricordarti del tuo piccolo debituccio?!? – due finti occhi dolci si fecero largo sul viso di Nami spiazzando il verde e facendolo solo innervosire di più.
-Tu, piccola strega malefica..- disse in un soffio arrabbiato, ad un palmo dal suo viso.
-Bene, è deciso, buona serata allora!!- Gli lasciò un piccolo buffetto sulla guancia prima di girarsi e andarsene allegra verso la cucina e lasciando uno spadaccino nervoso e sbuffante.
 
Passando per andare via non aveva visto il piccolo medico che, durante tutto il loro scambio di battute era stato ad osservarli nascosto in mezzo alle piante.
Se all’inizio si era fermato per la paura che la presenza di Zoro aveva infuso in lui, ora, il suo stato di immobilità, era dovuto alla confusione che quella discussione gli aveva smosso.
Li aveva osservati certo, ma non con gli occhi, come avrebbero fatto tutti, ma con il naso. I loro odori sembravano così…strani?!
Scosse il muso all’aria e si riprese da quei pensieri, ora doveva visitare Nami, poi avrebbe pensato al resto.
 
Entrò in cucina direttamente dal ponte e trovò la compagna intenta a sistemare i frutti appena raccolti nella dispensa. Era lì, con un sorriso dolce sulle labbra, talmente concentrata da non accorgersi di lui, le fece molta tenerezza.
-Ehi Nami, ti disturbo?- disse il più delicatamente possibile la piccola renna per non farla spaventare.
-Oh Chopper, ciao!! No non mi disturbi affatto. Hai bisogno di qualcosa? – gli disse mentre posava una carezza sulla sua guancia, come una mamma affettuosa.
Oh come gli piaceva quel contatto, lo faceva sentire tranquillo e sicuro.
-Sai non ti ho visto sul ponte con gli altri ed ho pensato che magari non ti sentissi bene. Sei ancora in via di guarigione, quindi non possiamo trascurare nulla. Pensavo di farti un'altra visita, se per te va bene?- disse quelle parole serio come non mai, sentendo su di se tutto il peso che comportava l’essere il medico di bordo.
-Sei molto premuroso, e professionale anche- disse mentre gli faceva l’occhiolino – Va bene dottore, visitami pure. – concluse sedendosi sulla panca davanti al tavolo.
Chopper, senza farselo ripetere due volte, portò i suoi attrezzi al tavolo e cominciò le operazioni di routine.
Prima lo stetoscopio, poi controllo delle pupille ed infine un accertamento sulla situazione in bocca, per controllare che la salivazione fosse regolare.
-Beh direi che non c’è nulla che non va. Hai avuto mancamenti o capogiri durante la giornata? – domandò curioso. Sapeva la risposta, ma voleva capire se la rossa glielo avrebbe detto oppure no.
-In effetti prima nell’agrumeto ho avuto un attimo di debolezza, ma poi è passato subito. –
Un sorriso incorniciò il musetto del medico, felice che lei non avesse omesso nulla.
-Beh allora in questo caso forse è meglio che ti faccia cambiare il turno per stanotte. –
Ok, forse stava esagerando, ma voleva capire, doveva capire, il suo istinto animale non sopportava di non comprendere. La guardò di sottecchi, aspettando che rispondesse.
-Oh tranquillo, per quello si è già offerto Zoro.-  Una risata cristallina si diffuse nell’aria. Aveva detto “offerto”, allora se ne era accorta.
-Beh è stato gentile!- disse convinto che anche lei sapesse di cosa stavano parlando.
-Ma che gentile e gentile?!? L’ho dovuto costringere, fosse per lui dormirebbe e basta!-
Chopper storse in naso, allora non se ne era accorta?! Un sospiro sconfitto gli uscì dalla bocca: quando pensava di aver, almeno in parte, compreso la situazione, ecco che tutto tornava confuso.
-Tutto bene?Come mai quel sospiro?- si sentì domandare. Incrociò gli occhi con quelli nocciola e grandi della ragazza e, per un attimo, fu tentato di dirle tutto, ma se non sapeva nemmeno lui cosa aveva visto, come poteva chiederlo a lei?
In ogni caso, si disse, poteva provare a chiederle qualcosa di più sul compagno. Si mise in piedi sulla panca, per poter arrivare alla sua altezza ed, una volta preso coraggio, formulò la domanda che gli frullava nella testa da quella mattina.
-Nami..ecco…io vorrei chiederti: ma è vero che Zoro è cattivo e devo avere paura di lui?-
Abbassò subito lo sguardo quasi si vergognato di averlo chiesto davvero, ma voleva sapere e di lei si fidava, e poi aveva sentito lui stesso qualcosa di strano prima tra lei e lo spadaccino.
La vide mettersi dritta con la schiena ed assumere un aria seria, le mani incrociate sotto il seno, come a volerlo rimproverare per quello che aveva detto.
-Chi ti ha detto una cosa del genere?Paura di Zoro, e perché dovresti?-
-Beh io conoscevo la sua fama già prima di conoscerlo, poi il suo odore oggi, ed Usupp poi…- rispose in panico la piccola renna, sentendosi sgridato. Ma le sue parole vennero interrotte dalla mano di Nami che, per la seconda volta quella sera, era andata a posarsi sulla sua guancia.
-Sai, Chopper, ognuno di noi ha un passato. Per qualcuno forse più tranquillo, per altri più, beh, diciamo movimentato. – disse con tono dolce la rossa alzandogli il muso per poterlo guardare negli occhi – Io stessa non sono stata una gran brava ragazza nella mia vita, ma poi ho conosciuto i ragazzi. Il primo è stato Rufy. – la vide ridere – Di lui non ho mai avuto paura, lui è così come lo vedi, un tonto! Ma con un cuore enorme. – si fermò un attimo per farsi più seria. – Poco dopo aver conosciuto il capitano, ed essendo già nei guai per colpa sua, mentre stavo per essere colpita da dei brutti ceffi, Zoro, senza nemmeno conoscermi mi ha salvato. All’inizio ero rimasta sconvolta alla notizia che fosse lui il famoso “Cacciatore dei Pirati”, era solo un ragazzo, ma non ti nego che anche io ho avuto soggezione i primi giorni che siamo stati insieme. Poi un giorno, eravamo al villaggio di Usupp, avevamo perso Rufy e ci eravamo divisi per trovarlo. – una espressione seria le attraversò il viso – Non farlo mai! Non lasciare mai Zoro libero di scorrazzare, mai! Mi sono ritrovata a dover cercare Rufy e lui!! – aveva alzato la voce, quasi fosse ancora sconvolta per la situazione passata, portando il piccolo medico ad appuntarsi mentalmente il consiglio/ordine della compagna.
-Comunque – si rilassarsò nuovamente per proseguire – quando finalmente l’ho trovato, almeno lui, la scena che ho visto mi ha fatto capire tutto. Zoro era li, in mezzo al sentiero, che portava in groppa un anziana signora. Nelle mani delle buste pesanti ed un bastone. L’ho seguito fino all’abitazione della vecchia dove lui l’ha lasciata, e dove lei lo ha ringraziato per averla accompagnata a casa.– un intenso profumo si mandarino dolce si infilò nelle narici della renna, facendogli capire l’effetto che quelle parole, quei ricordi avevano avuto su Nami. – Non mi sono fatta vedere subito, non sicura della sua reazione ad esser stato scoperto in quel gesto, ma quando poi ci siamo incontrati e gli ho chiesto dove fosse stato e cosa avesse fatto lui, che si sarebbe potuto vantare di tale gesto, non mi disse nulla. È stato li che ho capito che di lui mi sarei anche potuta fidare. –
Un lungo attimo di silenzio di frappose tra loro. Il medico aveva sentito ogni parola della ragazza con il cuore scalpitante nel petto. Vuoi per il mix di profumo che sprigionava la rossa, vuoi per il fatto che quelle parole gli avevano fatto rivalutare il compagno.
Quando la navigatrice si girò verso di lui per avere una conferma che avesse capito cosa voleva dire, il medico, subito si riscosse e rispose con un segno di assenso convinto.
-Bene! Ora usciamo a vedere le stelle anche noi?Ti va?- propose lei.
-Si, vai pure tu, io metto in ordine i miei strumenti e arrivo. – rispose con un rinnovato sorriso in volto. Non era ancora tutto chiaro, ma almeno aveva risolto la questione Zoro.
Quel racconto, fatto in confidenza, gli aveva chiarito molti punti di domanda che, dopo aver assistito al “litigio” tra i compagni, lo aveva attanagliato.
Ora capiva perché, nonostante il tono scocciato di Zoro e il suo mostrarsi riluttante ad aiutare la compagna, il suo odore era più dolce del solito, o almeno, non era quello di una persona arrabbiata. Però Nami non si era accorta di nulla, nemmeno del fatto che in realtà, lo spadaccino, quando lei lo aveva “costretto” al secondo turno di guardia di fila, non era affatto contrariato, ma anzi sollevato. Che l’avesse provocata apposta per essere sicuro che non facesse il turno?
I suoi pensieri vennero interrotti dalla porta che si apriva e dalla figura del verde che appariva davanti a lui.
-Ehi dottore?Come mai non sei fuori con gli altri a fare baccano? – lo vide osservare i suoi attrezzi – Hai fatto qualche visita? –
Chopper si riscosse a quella domanda, facendosi tornare alla mente tutti i pensieri che aveva avuto nella giornata. Un sorrisino furbo gli si delineò sul viso.
-Si ho visitato Nami, sai non è ancora del tutto guarita ed una ricaduta può essere sempre possibile. –
Tre, due, uno…ed eccolo li. Odore di preoccupazione! Il suo “io” animale esultò a quella constatazione, contento di aver finalmente fatto chiarezza.
Guardò il compagno, che con apparente calma, andava verso la cucina, prendendo il piatto che il cuoco aveva lasciato per lui. Si avvicinò alla porta, affatto sorpreso che il verde non avesse più detto nulla, ma deciso a far tacere le sue sicure domande interiori.
-Per fortuna sta bene, solo sarebbe meglio non facesse sforzi eccessivi per i prossimi due giorni. – finì la frase quasi già fuori dalla cucina, ma sicuro che il ragazzo aveva sentito tutto.
 
Quella notte, prima di addormentarsi per la primimissima volta in quella che sarebbe stata la sua casa per ancora molto tempo, fece un resoconto della giornata appena trascorsa.
Per la prima volta aveva degli amici, ed era stupendo!!
Zoro non era così pericoloso, come pensava quella mattina.
Non capiva bene cosa poteva essere quell’odore che avvertiva quando lo spadaccino e la navigatrice si trovavano vicini e del perché le loro azioni, come le urla e gli sbuffi, non rispecchiassero realmente i loro pensieri, ma non si preoccupò. Lo avrebbe scoperto, con calma e cautela, ma prima o poi sarebbe arrivato alla soluzione.
Si girò su di un fianco, intravedendo la branda del compagno sotto di lui vuota: se aveva capito bene, e sicuramente era così, lo sarebbe stata almeno per le prossime due notti!!

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Capitolo 3
*** Mix ***


Ciao a tutti!!
Eccomi qui con un nuovo capitolo, corto corto, che però non era quello che volevo mettere ^^”
In pratica è un capitolo, che come sempre si può leggere anche da solo, ma che riconduce alla mia precedente storia “Granelli di Sabbia”, che avevo semi-scritto ai tempi e poi lasciato li, dimenticato.
Quindi mi ero concentrata sul prossimo capitolo, certa che stesse filando tutto giusto, quando un barlume di lucidità mi ha riportato alla mente questo: e niente, lo dovevo mettere se no mi sballava tutto! =)
Non odiatemi, prometto che farò di tutto per mettere il prossimo capitolo prima di partire per le ferieeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee (non vedo l’ora si nota?!?)
Un grazie mille a tutti e un abbraccio virtuale
 
Effy
 
Deserto di Alabasta
 
Era sveglio da qualche minuto, sentiva già il caldo della giornata, non ancora cominciata, che iniziava entrargli fin sotto la folta pelliccia.
Quella notte avrebbe dovuto essere perfetta: dopo una giornata sotto il cocente sole del deserto, finalmente le sue membra avrebbero goduto del freddo serale; invece aveva dormito poco e male.
Per tutta la notte lo avevano perseguitato degli incubi terribili ed uno strano senso di angoscia si era infilato nella sua mente.
Il musino si spostò nuovamente sulla benda che aveva legato al polso, seguì il russare di Usupp, cercando di individuare quel pezzetto di stoffa bianca presente anche sul suo braccio.
Guardò poi Bibi, Rufy e anche Karl, tutti li presenti con quel particolare segno distintivo, ma la sua ansia non riusciva a chetarsi.
Sentì dei rumori verso la porta e vide la cartografa rientrare nella casetta, con un dolce sorriso sulla labbra e gli occhi stanchi,  andò verso la sua branda,con anche lei al polso la fascia.
Si chiese dove fosse andata così presto, ma i pensieri non gli concessero di distrarsi troppo dalla sua paura.
Decise di alzarsi e uscire, l’ultimo sprazzo di aria fresca che la notte aveva regalato avrebbe potuto ordinargli le idee.
Fece il più piano possibile, per non svegliare nessuno e, passando accanto al giaciglio di Nami, il suo nasino ebbe un certo prurito. Non ci prestò particolare attenzione però, troppo intento a cercare una via di fuga da quella che sembrava diventata una scatola troppo stretta.
Una volta fuori, come aveva sperato, l’aria fresca lo avvolse, facendo svolazzare la sua pelliccia, strappando al suo viso un sorriso di sollievo.
Alzò lo sguardo avanti a lui e vide Zoro, sopra un muretto, non molto lontano da li, intento a rimettersi il suo mantello. Incuriosito si avvicinò al compagno. Zoro non era di molte parole, ma le poche che diceva in genere erano quelle giuste, come l’idea della benda sul polso per non cadere nell’inganno di quello strano uomo-cigno che aveva invaso la loro nave qualche giorno prima.
-Buon giorno – disse cauto la piccola renna per attirare l’attenzione.
-Mh..ah buon giorno, come mai già sveglio?Inizi a sentire il caldo della giornata?-
Chopper mosse la testa in segno affermativo , andando a sedersi accanto a lui sul muretto di pietra.
Una volta vicino al verde si sentì scrutato da quegli occhi profondi, che ancora non avevano smesso di smuovere in lui una leggera paura. Stava per chiedergli cosa ci facesse lui fuori, ma il ragazzo lo precedette facendolo vacillare.
-Qualcosa non va dottore? –
Lo aveva colto di sorpresa quella domanda, lui ancora non aveva detto nulla, e non era nemmeno se voleva dirglielo o meno; sapeva che Zoro non sopportava i piagnistei e lui non volva mostrarsi debole solo per un brutto sogno. Accortosi della sua espressione aveva poi continuato a parlare sicuro:- Non serve essere medico per capire che non hai riposato un gran chè questa notte. Ma se non ne vuoi parlare ti lascio solo. – concluse la frase alzandosi, intenzionato a rientrare nella casetta, ma qualcosa gli tirò il mantello. Un piccolo zoccolo del dottore si era aggrappato a lui, e due occhini supplichevoli gli parlavano senza dire nulla.
Chopper lo vide risedersi e guardalo per incitarlo a cominciare il suo discorso. Non sapeva da che parte iniziare per non sembrare fifone agli occhi del compagno, esempio di coraggio e forza per lui, ma alla fine decise di esporsi in modo sincero, sperando di essere capito.
-Io sono preoccupato per questo.- disse alzando la zampa con la fascia al polso – Vedi..e se io non fossi in grado, nonostante il nostro segno, di riconoscervi e facessi un disastro?!? Io sono il membro più nuovo della ciurma, e per quanto i vostri odori ormai li conosca alla perfezione, mi sono accorto sulla nave, che quel tipo, Mr. Two, oltre a prendere le sembianze di chi tocca ne prende in parte anche il profumo. E se io non capissi che tu non sei tu e lo aiutassi a farvi del male?!? –
Aveva detto tutto nel modo più calmo possibile, ma verso la fine lo sconforto aveva preso il sopravvento e qualche lacrima minacciava di bagnargli la pelliccia.
A testa bassa aspettava qualcosa, ma più i minuti passavano, più la consapevolezza di aver fatto la figura del piagnone si impossessava di lui. Poi qualcosa gli oscurò la vista e quella che sembrava una carezza, anche se un pochino rozza, prese forma sulla sua testolina.
-Se cominci ora a dubitare, se mai dovessi trovarti nella situazione, sbaglieresti di sicuro!Nemmeno io posso essere sicuro al cento per cento di ciò che succederà, ma di una cosa sono certo: fino a che seguirò il mio istinto non potrò sbagliarmi. E lo stesso vale per te! Segui sempre il tuo istinto e vedrai che capirai se quello che hai davanti è davvero un tuo compagno oppure no!-
Non ebbe il tempo di rispondere al ragazzo perché questo, mentre parlava, si era già alzato per tornare nella casetta, probabilmente a riposare ancora un pochino. Tirò su con il naso e guardò dritto avanti a se, ritrovando un po’ di coraggio: Zoro aveva ragione. Non doveva temere quel tipo in alcun modo. Doveva solamente fare come sempre aveva fatto: nei casi in cui il paziente arrivava con dei sintomi che potevano attribuiti a diversi tipi di malattia, quei casi in cui l’unica cosa che un medico può fare è fidarsi di se stesso, delle sue capacità e scegliere per il bene della persona davanti a lui.
Un'altra sferzata di aria fresca gli scompigliò il pelo, come a voler confermare i suoi pensieri. La brezza gli portò al naso anche un altro odore però, che fino a quel momento aveva quasi ignorato, preso come era dai suoi pensieri, ma che ora rientrava prepotente nelle sue piccole narici.
Lo aveva sentito sia nella casetta, quando era passato accanto a Nami, che, in maniera molto più forte, una volta seduto in parte a Zoro. Una fragranza strana: debole ma forte, crudele ma dolce, fastidiosa a primo impatto ma rassicurante una volta che si veniva avvolti.
Era il loro profumo, ed era unico, sapeva di tante cose insieme, sapeva di loro due insieme. Non ci volle un genio per capire che quel mix si era creato dalla loro vicinanza prolungata durante quelle ore di riposo, e ora si spiegava come mai aveva visto la ragazza rientrare così tardi e cosa ci facesse fuori lui.
Si sistemò meglio sul muretto, accovacciandosi e chiudendo gli occhi per dormire ancora un pochino. Si sentiva molto più tranquillo e sicuro, certo che: se mai avesse dovuto capire se la persona che aveva davanti era o meno Zoro, sarebbe bastato metterlo accanto a Nami e viceversa.

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Capitolo 4
*** Curarli ***


Ciao a tutti!!
Ecco a voi il nuovo capitolo. Come sempre in ritardo, ma vi posso assicurare che dire che la settimana appena passata sia stata un completo disastro è dire poco!!
Vi avevo detto che avrei postato prima di partire per le ferie, ma non ci sono riuscita =( però, visto che io ci tengo alla mia storia, e anche a voi, mi sono portata il pc in vacanza e quindi……rullo di tamburi……..ecco a voi il nuovo capitolo direttamente dalla bellissima, ma in questo momento piovosa e fredda, Livigno!!!!
Spero vi possa piacere, anche solo per lo sforzo ^^”
Un abbraccio e un grazie a tutti!
 
Effy
 
 
 
Si svegliò, ancora intorpidito per la lunga dormita, non riuscendo ad aprire bene gli occhi per il fastidio che il sole, entrando dalla finestra, gli procurava.
Sentiva dolore un po’ ovunque, ma, ad un analisi attenta, non sembrava nulla di troppo grave. Sprazzi del combattimento avuto il giorno prima con quello strano essere talposo gli tornarono alla mente, facendogli venire i brividi.
Cercò di calmarsi: ormai il peggio era passato e lui poteva ritenersi soddisfatto del lavoro svolto. Non poteva negare di non aver avuto nemmeno un po’ di paura, ma poteva tranquillamente affermare che se l’era cavata bene.
Con un po’ di forza di issò sulle zampette anteriori cercando di capire dove si trovasse. Era in un enorme stanza, con tredici letti messi uno accanto all’altro. Delle grandi finestre, poste alle sue spalle, facevano filtrare la luce del mattino, donando alla stanza un atmosfera calda e accogliente.
Non gli ci volle molto per capire che il posto era niente e di meno che il castello reale di Alabasta, e che, negli altri letti, erano presenti anche i suoi amici.
Sentì qualcosa stringergli la gamba, quando provò a muoverla per scendere dal letto, e capì che era una fasciatura. Li avevano curati. Controllò l’arto e constatò che la benda non era stata messa in modo errato, ma non di certo con grande cura.
Il primo pensiero andò ai compagni. Stando ben attento a non fare rumore: scese del letto e si avviò verso il centro della stanza.
Tutti dormivano beati, chi con qualche fascia in più, chi in meno.
La prima che attirò la sua attenzione fu Nami, quella che sembrava ad un occhio vigile, la meno bendata di tutti; ma lui ricordava bene che, dopo lo scontro con la donna della Baroque Works, la ragazza non era tornata con le sue gambe in piazza, ma si era fatta portare da Zoro, lamentando un problema la piede.
Si avvicinò a lei il più silenziosamente possibile, non voleva svegliarla, ma questa, quasi avesse udito i suoi pensieri, aprì gli occhi di scatto, facendolo spaventare.
-Chopper…anf anf…dove siamo?-
Il medico la guardò preoccupato: aveva il fiato corto e gli occhi confusi, la pelle del viso era pallida e la bocca secca. Allarmato, e senza rispondere alla domanda che gli era stata posta, spostò le coperte fino a far uscire il piede della rossa alla luce.
Come temeva la fasciatura che lo copriva, di fattura uguale alla sua, era sporca di sangue, segno che la ferita non si era rimarginata, ed in più anche da sopra la stoffa si poteva vedere il suo gonfiore, che preannunciava una brutta infezione.
Senza perdere tempo si fiondò al suo zainetto estraendone tutto il necessario per rifare la medicazione in modo corretto, cercando di prevenire il peggio.
Diede subito una fiala di antibiotico preventivo a Nami, intimandola di rimanere sdraiata e tranquilla per tutto il tempo. Questa, troppo spossata per la febbre, mosse solo il capo in segno di assenso e, poco prima che la piccola renna finisse la medicazione, riuscì anche a riaddormentarsi.
La coprì fino alle spalle, felice che dormisse e che il colore del viso stesse pian piano tornando normale: c’era mancato poco.
Si convinse ancora di più che avrebbe ricontrollato ad uno ad uno i suoi compagni. Aprì nuovamente il suo fidato zainetto, trovandolo, però, quasi vuoto. Avendo fatto, prima la medicazione di Usupp, e poi quella di Nami, non aveva più molta scorta.
Stava già pensando a come reperire il necessario quando Vivi entrò nella stanza.
-Oh Chopper, ti sei svegliato! Come ti senti?- chiese gentilmente e realmente felice di vedere qualcuno finalmente sveglio.
-Vivi, giusto in tempo, non abbiamo un minuto da perdere – disse il medico concitato – devo rivisitare tutti il prima possibile e mi servono tutte le medicazioni disponibili a palazzo. –
La vide assumere un cipiglio prima confuso, per il modo agiato con cui gli aveva risposto, e poi più deciso, tanto da uscire dalla stanza per esaudire immediatamente la sua richiesta.
Si spostò subito sul capitano, che già sapeva, gli avrebbe richiesto parecchio tempo, iniziando a controllare il lavoro fatto dai colleghi del posto.
Dopo pochi minuti ritornò anche la principessa, con tutto il necessario e anche di più, offrendosi inoltre come aiuto al piccolo Chopper.
Una volta finito con il moro toccò a Sanji, poi ad Usupp, che per fortuna avendo già ricevuto delle cure preventive sul campo di battaglia, non aveva richiesto molto impegno. A metà della medicazione sul cecchino, però la principessa dovette lasciare da solo il piccolo medico, in quando chiamata dal Re. Non la trattenne oltre, tranquillo che il più sul compagno era stato fatto. Una volta terminato con il cecchino però si accorse però che le bende erano ormai finite.
Si voltò verso destra e vide lo spadaccino dormiente e in una posizione scomposta, sospirò: con lui sicuramente di bende ce ne volevano un sacco.
Uscì dallo stanzone, in cerca dell’infermeria di corte. Fortunatamente per lui una guardia, vedendolo spaesato in mezzo ai numerosi corridoi, gli andò in soccorso, portandolo nella stanza dei medicinali e riaccompagnandolo poi nella sua camera.
Una volta ringraziato il ragazzo e chiusa la porta alle spalle, si avviò deciso verso il letto del verde. Come pensava, il compagno era pieno di bende dalla testa ai piedi e quindi per lui si sarebbe prospettato un lungo lavoro.
Stava per cominciare l’opera quando un rumore lo fece voltare.
-Nami, cosa ci fai in piedi?Non ti senti bene? –
Una traballante navigatrice, concentrata nel non appoggiare il piede ferito a terra, gli si avvicinava sempre più, fino ad arrivare finalmente a sedersi sul bordo del letto, stando ben attenta a non urtare il compagno.
-No Chopper, al contrario, mi sento molto meglio di prima, ho solo qualche dolore al piede, ma credo che sia normale vista la ferita. – il sorriso dolce della navigatrice lo tranquillizzò, poi però le chiese come mai, se si sentiva meglio, anche se ancora dolorante, si fosse alzata per andare da lui.
-Beh ho sentito che Vivi è uscita, quindi ho pensato che ti servisse aiuto con lui.-
La vide passare un mano sul braccio del verde, con un movimento dolce e calcolato. Un gesto semplice ma che, anche se il compagno ancora dormiva e quindi non poteva capire, aveva già infuso nell’aria quell’odore che tanto gli piaceva.
Pensò, tra se e se che forse non sarebbe stato un male averla come aiutante, almeno se Zoro si fosse svegliato e, molto probabilmente, ribellato alle cure, lei avrebbe saputo tenerlo a bada.
-Ok puoi aiutarmi, ma se ti senti troppo stanca fili a letto- le disse risoluto – Anche perché qui il lavoro è tanto: prima di tutto lo dobbiamo sbendare da capo a piedi, lasciandolo solo con i boxer; poi dobbiamo assicurarci di pulire bene tutta la pelle, specialmente quella ferita ed infine bendare nuovamente tutto; quindi se non te la senti…-
- Tranquillo, me la sento, al massimo faremo con calma, ma voglio aiutarti a curarlo. –
-Ok, al lavoro allora. –
Iniziarono a sbendarlo lentamente, stando attenti a non disturbarlo troppo, e mano a mano che la pelle si mostrava a loro, la renna capì che le ferite erano molte di più di quelle che si aspettava. Fece un sospiro sconsolato, all’idea di quante medicazioni doveva fare.
-Ah mio caro devi abituarti, il nostro spadaccino qui ama farsi tagliuzzare dai nemici. –
Bene, ora si che era più contento. Una risata cristallina della rossa, dovuta probabilmente alla faccia sconsolata che gli era uscita in automatico, gli portò sotto il naso il dolce profumo che tanto gli piaceva di lei, sollevandogli il morale e ricaricandolo per rimettersi all’opera con più grinta.
L’operazione totale durò parecchi minuti e dovette ammettere a se stesso che senza l’aiuto della compagna probabilmente ci avrebbe messo il doppio.
Stava quasi per concludere l’ultima fasciatura al braccio, quando si accorse che Nami era ritornata pallida. Si fermò di colpo, facendo fermare anche lei, e con passo deciso la riportò a letto, nonostante le sue proteste.
-Ma non abbiamo ancora finito di medicarlo…- disse in un sussurro la rossa mentre rientrava nel suo letto.
-Il più e fatto, e ti ringrazio per l’aiuto, ma ora devi riposare, non possiamo permettere che ti ritorni la febbre. – così dicendo la fece stendere e la coprì fino alle spalle.
Una volta che si fu riaddormentata, quasi subito, viste le sue condizioni, tornò dal verde.
Finì il braccio sul quale stava lavorando la compagna, prima di interrompersi, poi tornò a quello che stava facendo lui.
Una volta finito alzò lo sguardo sul verde, convinto di trovarlo dormiente, invece due occhi neri come la pece fissi nei suoi lo fecero sobbalzare.
-Che stai facendo? – la voce bassa e impastata dal sonno raggiunse le sue orecchie facendolo tremare interiormente. –Io-io ti stavo curando, come ho fatto con tutti.-
Lo vide abbassare gli occhi al suo petto e puntarli alle fasciature che lo ricoprivano.
-Non ce ne era bisogno, bastava una bella dormita. –
Ok se prima era, leggermente, spaventato da lui ora era super arrabbiato per il suo modo di denigrare il suo lavoro.
_Ma che dormita e dormita!Qui se non ti sistemavo tutto rischiavi di lasciarci le penne anche domani!!- disse alzando la voce e fronteggiandogli il viso – Quindi ora zitto, riposati e niente allenamenti per almeno tre giorni; è chiaro?! Sono io il dottore, quindi si fa come dico io!-
Finita la sfuriata si sentì un attimo vacillare, rendendosi realmente conto del tono e delle parole usate, timoroso di come il compagno potesse prenderle.
Fortunatamente, tutto ciò che Zoro fece, fu di borbottare uno scocciato, “sei tu il medico” e girarsi dall’altra parte per poter ricominciare a riposare.
Tirò un sospiro di sollievo, felice di essersi fatto valere. Stava per tornare esausto al suo letto quando la voce del compagno lo fece fermare ancora.
-Chi ti ha aiutato con le bende?-
Si girò verso l’amico trovandolo con il polso sotto il naso, intento ad annusare la stoffa bianca che lo ricopriva.
Stranito per la domanda rispose che era stata Nami ad assisterlo. Tutto quello che ricevette in cambio fu un ghigno ed un alzata di spalle, poi il ragazzo come si era alzato si ributtò sul letto e riprese a riposare.
Confuso si avviò verso il comodo materasso che lo aspettava per una bella dormita.
Prima di assopirsi però ripensò alla domanda di Zoro, ma soprattutto al suo gesto. Insomma, aveva capito, solo annusando le fasce, che qualcuno lo avesse aiutato, o meglio che la rossa lo avesse aiutato?!? Pensava di essere l’unico in grado di percepire gli odori in ciurma, che si fosse sbagliato?!
Un mare di domande affollavano al testa della piccola renna, domande che non avrebbero però trovato risposte ancora per molto tempo.

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Capitolo 5
*** Lealtà ***


Ciao a tutte!! =)
Eccomi qui di nuovo con voi, vacanze finite, solita vita ripresa e un nuovo capitolo!!
In questo vedremo come il nostro piccolo, e curioso, Chopper cerca di capire sempre di più sui suoi compagni e su come funziona l’essere umano, uno in particolare ;)
Vi ringrazio in anticipo per ogni lettura e ogni commento che lascerete e spero vi possa piacere.
Un abbraccio virtuale a tutti
 
Effy
 
 
Ps. piccolo accenno ad una mia precedente storia, vediamo chi indovina ;) – non si vince niente eh ^^” -
 
 
 
 
 
 
Tolse dal viso la salvietta bianca che stava usando per asciugarsi. Quel pomeriggio passato negli enormi bagni reali del castello ci voleva proprio per rimettersi in forma. Ricominciò minuziosamente lo sfregamento sulle zampette anteriori, non sopportava essere bagnato. Gli altri erano già quasi tutti vestiti, ma non gli importava, lui sarebbe rimasto fino a che il suo amato pelo lo avrebbe richiesto.
Alzò lo sguardo su Luffy ed Usupp pensando che forse lo avrebbero aspettato; una speranza ben presto spezzata dal forte rumore prodotto dai loro stomaci, troppo vuoti per attendere oltre.
-Chopper ne hai ancora per molto?- gli chiese gentilmente il cecchino. –Si, sai, noi avremmo tanta fame!- intervenne il capitano sottolineando l’ultima parola in modo tragico.
-Non sono ancora asciutto del tutto quindi non mi va di vestirmi- li guardò negli occhi trovandoci lo sguardo più implorante che avesse mai visto. Sbuffò dal naso e poi continuò –Voi, se volete, andate pure. Io vi raggiung…- non fece in tempo a finire la frase che i due si erano già catapultati fuori dallo spogliatoio. Fece una veloce corsa verso la porta per urlare un disperato –Lasciate qualcosa anche a me!-
Abbassò la testa sconsolato alla certezza che, conoscendo i suoi compagni, avrebbero spazzolato tutto in un attimo.
La risata del Re lo riportò alla realtà -Tranquillo Dottore, le mie cucine non chiuderanno fino a che non sarete tutto pieni. - disse prima di uscire e lasciarlo solo nella stanza.
Più tranquillo dopo queste parole, tornò nella sua postazione e riprese la fase di asciugatura. Non gli importava molto di metterci del tempo in più, tanto non sarebbe stato comunque l’ultimo.
Neanche a farlo apposta la porta che dava sulle docce si aprì facendo apparire la figura dello spadaccino avvolto nel suo asciugamano.
-Dove sono andati tutti?!?-  chiese il verde spaesato dal trovare solo Chopper davanti a lui.
-Hanno già finito di prepararsi da un pezzo ed ora sono a cena, piuttosto tu dove eri finito?- chiese il medico con aria curiosa e beffarda allo stesso tempo. Ormai aveva imparato a conoscere le capacità, anzi le “non capacità”, di orientamento del verde e non escludeva che lo stesso si fosse perso dalle vasche alle docce, o si fosse addormentato sotto il getto di qualche cascata.
Cerco a stento di trattenere una risata alla sua risposta confusa, segno che aveva centrato in pieno il motivo del ritardo.
Lo vide attraversare la stanza e dirigersi davanti ai suoi vestiti. Le spalle ampie e muscolose, le gambe lunghe ed atletiche: era grande Zoro. Non solo di fisico, ma, dopo varie ricerche atte a completare il suo archivio, aveva scoperto che, insieme a Sanji era anche il più “vecchio”.
Sicuramente lui era il più piccolo della ciurma, e questo non sarebbe mai cambiato: poteva solo sperare di crescere in fretta, iniziando a sentirsi più uomo e di sembrarlo agli occhi della sua nuova famiglia. Non che le coccole di Nami, che spesso gli aveva riservato per il suo essere piccolo, gli spiacessero, ma anche quelle servivano per crescere.
Tornò a concentrarsi su di sè e la mente lo riportò a pensare alle parole che la rossa gli aveva rivolto una sera che si erano trovati insieme in cucina. Lui non riusciva a dormire e lei aveva iniziato ad accarezzare sulla schiena in modo dolce.
Aveva cercato di opporsi, ma quel contatto era troppo rilassante e bello per poterlo bloccare. Lei capendo il suo disagio gli aveva semplicemente sussurrato che sua madre, quando era piccola, le diceva sempre che tutti abbiamo bisogno di essere coccolati da qualcuno, è anche quello che ci fa crescere. A quelle parole si era calmato e in poco era caduto nel sonno più bello di tutti.
Guardò nuovamente Zoro di sottecchi e si chiese se anche lui ogni tanto sentisse il bisogno di coccole. Sicuramente Nami non si sarebbe tirata indietro.
La mente scattò immediatamente all’episodio avvenuto quel pomeriggio, quando tutti i ragazzi si erano arrampicati per spiare le compagne nel bagni adiacenti. Tutti, tranne lo spadaccino.
La sua curiosità si sveglio tutto d’un tratto: perché lui non era andato come tutti?
Che al compagno non piacessero certe cose? Che, come per lui, il corpo umano non gli facesse effetto? La scena di lui che, con una sola annusata, aveva percepito l’odore di Nami tra le bende, gli era ancora impressa davanti agli occhi. Che Zoro fosse in realtà più “animale” che uomo?!
Scosse il capo velocemente per scacciare tutte quelle domande che si erano insinuate in lui. Ma che andava a pensare?!? Certo che era un uomo! Eppure….
Lo vide prendere le spade per allacciarsele in vita, pronto anche lui ad uscire dallo spogliatoio. Colto dalla curiosità si ritrovò a parlare velocemente per fermarlo.
-Come mai non sei salito sul muretto per vedere Nami e Vivi con gli altri? –
Si zitti subito dopo, stupito lui stesso dalle sue parole. Lo vide guardarlo in modo interrogativo e confuso, mettendolo ancora più in imbarazzo. -Beh ecco..siamo saliti tutti e tu no…-
-Tu perché sei salito? – la voce del ragazzo bloccò il suo farfugliare. Non sembrava arrabbiato. Lo vide avvicinarsi e sedersi sulla panca davanti alla sua, curioso e in attesa di una risposta.
-Ecco io..sono salito perché…beh salivano tutti, quindi sono salito anche io, anche se a me il corpo umano non fa alcun effetto, ne nella sua forma maschile ne in quella femminile. Solo che lo facevano tutti e…- si sentiva a disagio e non sapeva dove guardare.
-Se lo fanno tutti non vuol dire che sia la cosa giusta da fare. – gli occhi di Zoro lo penetrarono facendo bloccare il suo sguardo al viso del compagno – Nella vita bisogna essere sempre se stessi, copiare gli altri non porta da nessuna parte, mai. Se è una cosa che vogliamo fare la facciamo, altrimenti lasciamo perdere. Gli unici ordini che non possiamo infrangere, nemmeno se non ci va, sono quelli dettati dal nostro capitano, per il resto ognuno è padrone di se stesso. –
Aveva ascoltato tutto con la massima attenzione, trovando quelle parole estremamente sagge. Zoro aveva ragione, se voleva crescere quello non era il comportamento adatto.
-Quindi tu non lo hai fatto perché non volevi? Non perché a te, come per me, il corpo femminile non fa effetto?- chiese per dare risposta alle sue precedenti domande.
Lo vide arrossire di botto e spostare lo sguardo al lato dello spogliatoio.
-Ma certo che mi fanno effetto: sono pur sempre un uomo!- sbottò in preda all’imbarazzo - Ma perché tutti pensano che certe cose non mi possano fare effetto!?! – borbottò poi, in memoria di una vecchia discussione avuta con la rossa tempo prima.
Si ricompose e continuo il suo discorso, cercando di essere di nuovo serio: - Se non sono salito è perché: per prima cosa, non ritengo affatto corretto spiare qualcuno mentre si lava, non mi piacerebbe se lo facessero a me e, di conseguenza, non lo faccio ad altri; punto secondo non è stato affatto rispettoso per Nami e Vivi.-
Stette in silenzio per un lungo attimo, meditando sulle sue parole, così giuste e così leali. Di quello sapeva Zoro, oltre che di ferro e alcool, sapeva di lealtà, ed era un profumo bellissimo. Di quelli che ti entrano nel naso e ti fanno stare bene, ti danno la forza e la voglia di migliorare; ed era così esattamente così che si sentiva Chopper in quel momento, voglioso di fare meglio.
-Ho capito! D’ora in avanti cercherò di fare sempre quello che voglio, senza seguire per forza gli altri, essendo me stesso al cento per cento. – disse più che convinto.
-E bravo dottore! Non sarà facile, ma sono sicuro che ci riuscirai! – disse il verde alzandosi, pronto ad uscire, ritenendo la conversazione finita.
-Già già! Anche perché ora, per aver seguito gli altri, devo dare anche io dei soldi a Nami per averle visto il seno, che fregatura! –
Lo vide bloccarsi di colpo, con la mano ancora sulla maniglia. Gli guardò la schiena preoccupato, poi il suo odore lo avvolse. Durò poco, qualche secondo, poi senza dire altro il ragazzo uscì dallo spogliatoio.
Finì di asciugarsi, si vestì ed inizio anche lui ad avviarsi verso la sala da pranzo reale, con una certezza in più: sarebbe riuscito a crescere e diventare uomo, come aveva sempre voluto, e nel caso si fosse sentito perso avrebbe sempre potuto chiedere aiuto ai suoi compagni.
Si fermò, un piccolo sorriso sulle labbra, non stupito di trovare il verde ancora vagabondante per i corridoi. Mentre lo chiamava, pronto a ricambiare il favore ed accompagnarlo nella giusta direzione pensò che aveva scoperto anche un'altra cosa in quella chiacchierata: Zoro sapeva sicuramente di lealtà, ma se si parlava di Nami sapeva anche di gelosia.
 

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Capitolo 6
*** Turbamenti ***


Buon giorno a tutti!!
Come va??quanto tempo…..più di un mese….come passa è!?…non ci sono più le mezze stagioni!
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Ok la smetto!!
Io non posso fare altro che chiedere scusa e dire che, purtroppo per voi e per me, non mi sono nemmeno accorta del tempo che è passato!! =(
Ormai chi mi segue sarà abituato alle mie sparizioni improvvise, ma io non smetto di chiedere scusa e assicurare che non lo faccio apposta e che a voi ci penso, sempre, tutti i giorni!!
Detto questo, vado a presentare un altro capitolo della mia storia, ambientato dopo Alabasta, quando in scena entra Robin, che porterà non poco scompiglio.
Grazie mille a tutti quelli che lasceranno un loro parere ma anche a tutti quelli che leggono in silenzio, per me siete importantissimi!!
Buona giornata
Un abbraccio virtuale
 
Effy
 
 
 
 
 
 
Erano partiti da Alabasta da poche ore. Non aveva avuto il tempo di pensare troppo alla separazione dalla cara Vivi e dal simpatico Karl, che subito altre emozioni gli avevano invaso il corpo.
Prima paura, poi curiosità e infine allegria: per quello strano siparietto che si era creato tra lui e il capitano che, grazie al potere della nuova arrivata, aveva iniziato ad imitarlo.
Ora però, seduto al tavolo della cucina accanto alla misteriosa donna che si era unita alla loro ciurma, aveva preso un attimo di tempo per valutare la situazione in modo più razionale possibile.
Come aveva già fatto con tutti i suoi compagni, iniziò ad analizzare l’odore di Robin. Sapeva di libri antichi, di storia e di malinconia, tanta malinconia. Dalla storia che aveva raccontato in effetti non ci si poteva aspettare altro: una vita passata a scappare, ad non avere nessuno al mondo, sola con se stessa sin da bambina.
Alzò lo sguardo sui suoi compagni, quasi tutti nella sua stessa stanza e pensò che, anche se non conosceva il passato di tutti, si poteva dire che “soli” lo erano stati in parecchi, anche se per un piccolo periodo, almeno fino a che non si erano trovati l’uno con l’altro.
Il rumore della porta che si apriva lo fece voltare. Un imbronciato Zoro era entrato in cucina con passo pesante, una coperta in mano e il viso scuro più del solito.
Lo vide sedersi come sempre vicino a Nami e notò che la stessa, dopo avergli dato una leggera gomitata per richiamare la sua attenzione, lo guardava con fare interrogativo, come a chiedere quale fosse il motivo di tanto malumore. Ma lui, per tutta risposta, anzi che paralare, aveva scoccato un occhiata veloce  a Robin, seduta a leggere nella parte opposta alla sua, confondendo ancora di più la rossa. La vide prendere fiato per dire qualcosa ma l’urlo disumano del capitano che reclamava la cena la bloccò.
- Smettila di urlare brutto bifolco, non vedi che ci sono delle signore nella stanza! Siediti al tuo posto e porta pazienza ancora un paio di minuti. – rispose Sanji cercando di farsi passare la voglia di prenderlo a calci. Da quando Robin era arrivata quel pomeriggio, il cuoco aveva cominciato a comportarsi in modo strano, era educato con tutti e non aveva mai alzato la voce una volta. Persino il suo odore era mutato, sembrava più impostato. Aveva avuto pochi dubbi però su questo cambiamento in quanto Usupp, probabilmente ignaro di star rispondendo alle sue domande interiori, aveva commentato il tutto con il fatto che, da bravo donnaiolo quale fosse, stava facendo di tutto per risultare attraente.
Così, incuriosito da quella spiegazione data involontariamente dal compagno, si era messo ad osservare le varie reazioni della ciurma al nuovo ingresso della giornata.
Il capitano da subito si era dimostrato fiducioso e sicuro di quello che stava facendo, in lui non trasparivano cambiamenti, quali dubbi o altro, per lui era il normale arrivo di un nuovo compagno di avventura.
Il cuoco, come già detto, si era impostato al meglio per cercare di fare colpo sulla bella archeologa.
Le sensazioni sue, di Usupp e di Nami invece erano state pressoché le medesime: paura e angoscia prima, tranquillità e curiosità poi, per finire con il dare piena fiducia al proprio capitano e quindi calmarsi.
L’unico che non aveva mutato odore da quando l’avevano vista e sentita parlare per la prima volta era Zoro. Anzi, l’aroma si era reso ancora più forte, come a voler marcare il territorio, alzano una specie di barriera invisibile nei confronti della nuova arrivata.
Beh, ora che ci pensava, forse non così invisibile. Per tutto il giorno infatti, Robin, aveva provato ad avvicinarsi a lui, parlargli, cercare di fargli cambiare idea, gli aveva persino portato la coperta che teneva tra le mani appena entrato in cucina; ma lui: nulla! Impassibile e impenetrabile.
Fondamentalmente non si fidava di lei, ma non aveva protestato alle scelte del suo capitano, come un bravo pirata fa. Si chiese se con il tempo le cose sarebbero cambiate: gli dispiaceva per lui, per lei e anche un pochino per Nami, che involontariamente si era ritrovata turbata da questo suo comportamento. La vedeva infatti lanciare sguardi di soppiatto al verde tra un boccone e l’altro. Cercava un contatto con lui, che però non sarebbe arrivato. Le iridi dello spadaccino infatti non facevano altro che scrutare la nuova arrivata, studiando ogni suo movimento e cercando di captare ogni segnale. Si poteva dire che stesse aspettando solo un suo passo falso, per poter dare ragione ai suoi dubbi.
- Allora mia cara, parlaci ancora di te! In quanto archeologa saprai un sacco di cose sugli oggetti antichi e di valore. -
La voce profonda e impostata del cuoco lo distrasse dai suoi pensieri. Vide la donna accanto a lui finire elegantemente il boccone che aveva già portato alla bocca, per poi sporgersi in avanti e cominciare a parlare.
- Beh diciamo che, in quanto appassionata di storia e molto curiosa di natura, ho sempre cercato di imparare il più possibile da ogni esperienza vissuta; e si: ho imparato a riconoscere un oggetto pregiato al primo sguardo. Come ad esempio quella. -
Tutta la ciurma si ritrovò a seguire la traiettoria che il dito puntato della mora aveva segnato, portando alla loro attenzione la spada bianca che Zoro teneva legata al fianco. Questo, con un gesto istintivo e automatico al tempo stesso, aveva subito parato l’elsa con la mano, come a volerla proteggere.
- Una Wado Ichimonji se non erro. Ovvero una O Wazamono, e quella che personalmente ho sempre ritenuto la più bella. Un oggetto del genere non solo è antico, ma anche molto pregiato. – continuò la mora – Anche se, ora che osservo meglio, anche gli altri fendenti non sono da meno. Quella è la Sandai Kitetsu giusto? -
Vide il verde assottigliare lo sguardo nella sua direzione, indeciso se darle corda o meno. – Si è lei. Ma tu come fai a conoscere le spade? –
- Te l’ho detto: sono curiosa e mi piace sempre imparare cose nuove, ma tranquillo non sono affatto quelli i tesori che cerco nel mio viaggio. – rispose senza scomporsi Robin – Solo se mai vorrai delle informazioni non esitare a chiedere: se ti posso essere utile. -
Il discorso si chiuse così, bloccato dai mellorine di Sanji che sottolineava quando fosse intelligente e bella la nuova compagna e portando tutti a continuare la loro solita chiassosa cena; o almeno questo era quello che si vedeva dal fuori.
Per Chopper, quello che successe nei pochi secondi dopo la fine della piccola conversazione tra i due compagni, fu curioso e malinconico allo stesso tempo.
La curiosità era dovuta al fatto che il cambio di odore che aveva avvertito non era per nulla simile a quelli che aveva sentito fin ora, per lo meno non dalla persona dalla quale era partito.
La malinconia provata, invece, arrivava dal fatto che, anche se non conoscesse ancora il significato di quel repentino cambio, non poteva di certo attribuirlo a qualcosa di felice.
E la cosa che più lo straniva, in questo suo ragionamento, era che, tutto quel turbinio di sensazioni, non erano arrivate da nessuno dei due compagni protagonisti del discorso, ma bensì da Nami, che apparentemente non c’entrava nulla.
Aveva notato il palese interesse della rossa per il comportamento di Zoro verso la donna seduta al suo fianco, ma pensava che lo stesso, che traspariva di preoccupazione, fosse dovuto al fatto che gli spiacesse che i due non andassero d’accordo, come tutti loro.
Poi però, dopo che Robin aveva aperto il discorso spade, dimostrandosi disponibile ad eventuali richieste del verde, e che quest’utlimo, con uno dei suoi deboli ghigni e alzata di spalle, avesse dimostrato di apprezzare, almeno in parte, questa sua offerta, l’odore di Nami era sprofondato.
Era diventato confuso, spaesato e infinitamente triste. Aveva poi notato il suo sguardo quasi spaventato per quel loro avvicinamento. Il tutto era successo in davvero pochissimo tempo. Una questione di secondi, che non avrebbero dato il tempo a nessuno di capire, nessuno tranne lui.
Chopper era stato catturato all’instante dal cambio di umore della rossa ed anche ora che tutto sembrava passato non poteva fare a meno di guardarla e chiedersi perché i suoi occhi si fossero abbassati di colpo al piatto e la sua fame fosse sparita.
Si guardò intorno e ciò che vide confermò quello già sapeva: nessuno si era accorto di nulla. Perfino Zoro, che da quello che aveva potuto capire, sembrava poter captare i cambiamenti della compagna, continuava a mangiare tranquillo, anzi quasi più sereno di prima.
Buttò nuovamente gli occhi su Nami, nel momento esatto in cui la ragazza alzava lo sguardo, trovandolo fisso nel suo, e il cuoricino gli si intristì ancora di più.
Cercò di fare uno dei suoi migliori sorrisi per poterla tirare un pochino su, come a dire: “si, io lo so, ma va tutto bene.” La rossa sembrò capire perché rispose con un sorriso, certamente più mesto, ma pur sempre sincero.
Per tutto il resto della serata parlò con lei, dei più e del meno, cercando di distrarla e di fargli tornare il suo profumo, che lui adorava, ma non ci riuscì mai del tutto.
Si fece spiegare la nuova rotta da mantenere, raccontò delle erbe che aveva riportato da Alabasta, cercando di farle scordare almeno un pochino quel suo turbamento, che ad occhio nudo non poteva essere visto, ma che lui avvertiva come un pugno nello stomaco.
Le chiese persino se avesse voglia di leggergli una fiaba prima di andare a letto, cosa che aveva fatto sempre volentieri, ma questa aveva rifiutato gentilmente, dichiarando di aver delle cose importanti da sistemare nel suo ufficio e che probabilmente avrebbe passato li la notte.
Ci rimase un pochino male per quel rifiuto, ma cercò di non darlo a vedere, magari lavorare l’avrebbe distratta e fatta stare meglio.
La salutò per la buona notte chiedendogli se, il giorno dopo, le servisse una mano per finire di sistemare l’arredamento dell’ufficio, in fase di ristrutturazione per alcuni mobili che le aveva costruito Usupp. Questa dopo avergli fatto un buffetto dolce sulla testa, lo aveva ringraziato e dandogli appuntamento per la mattina seguente.
Di certo la piccola renna non poteva sapere che l’indomani, molte cose, sarebbero state decisamente più chiare hai suoi occhi.
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 7
*** Reciprocità 1 ***


Ciao a tutti!!
Eccomi qui, finalmente, con un nuovo aggiornamento.
Mi scuso per l’attesa, ormai è una costante, ma, visto il periodo, credo che anche per il prossimo ci sarà da aspettare.
Il nostro Chopper ha una missione: far tornare Nami a sorridere, ci riuscirà? Speriamo.
Grazie mille a tutti quelli che, nonostante tutto, continuano ad aspettare e a supportarmi.
Un abbraccio virtuale a tutti!!
 
Effy
 
 
 
Si sfregò gli occhietti per l’ennesima volta. Se non fosse stato per il sole appena sorto, il fatto di aver appena fatto colazione con Sanji, salutando un assonnato Zoro che rientrava dal turno di guardia, avrebbe giurato di trovarsi ancora nel mondo dei sogni.
La porta dell’ufficio di Nami, appena aperta, non rivelava tutto il contenuto della stanza, ma ciò che vedeva gli bastava per lasciarlo a bocca aperta.
I mobili di Usupp, quelli che lui avrebbe dovuto aiutare ad assemblare proprio quella mattina, erano perfettamente intatti e già posizionati al loro posto. Come era possibile?
La sera precedente, prima di andare a letto, era passato per controllare cosa effettivamente ci fosse da fare, sorprendendosi del caos totale che avvolgeva la stanza: sembrava un cantiere. Ora invece era tutto in ordine, ad eccezione fatta per le cassette di roba da sistemare, messe qua e là.
Entrò del tutto, sempre più curioso di capire chi poteva aver fatto quel lavoro in una sola notte, ma la sua attenzione venne attirata da qualcosa di scuro appoggiato al divanetto laterale sinistro. Una coperta blu.
Poteva sembrare una coperta qualsiasi, ma qualcosa lo attirava. La prese delicatamente tra le mani e l’odore che gli arrivò non fu chiaro. Sapeva di Robin, ma sapeva anche di Zoro. Gli occhietti si aprirono di scatto sorpresi: Robin e Zoro erano stati li quella notte?!? Ed avevano sistemato l’ufficio?!?
In un lampo si ricordò della reazione che Nami aveva avuto la sera prima vedendo vicini i compagni, che poi era il motivo per il quale si trovava li, fargli dimenticare tutto, ma quella coperta non aiutava. Non ebbe nemmeno il tempo di formulare un pensiero che sentì la voce di Nami provenire dal ponte. Prese la coperta sotto braccio, come scottato dall’idea che lei la potesse vedere, e come un fulmine si precipitò negli alloggi maschili.
Una volta arrivato si chiuse la botola alle spalle, il fiato corto ed il “malloppo” tra le mani, quasi fosse un ladro.
Stava pensando a dove potesse nasconderla quando una voce lo fece sobbalzare – Che succede Chopper?Problemi sul ponte?- Un assonnato Zoro si era sollevato dalla branda e lo guardava curioso. Che sciocco, non aveva calcolato che lui fosse li a riposare. Negò subito con la testa per rispondere al compagno, ma non riuscì a proferire parola.
Lo vide guardarlo strano, quasi curioso, e poi posare lo sguardo sulla coperta. Uno sbuffo gli uscì dalla bocca e le parole che pronunciò lo lasciarono ancora più confuso – Ma quella non si arrende mai?!? Se ti ha detto di portarmi la coperta dille, per l’ennesima vota, che non ne ho bisogno. –
Il musino della renna saettò varie volte dal viso del verde alla coperta, prima di riuscire a parlare: - Quella chi? –
Zoro, alzando le mani al cielo per stiracchiarsi, boffocchiò un “Robin” in risposta,  aggiungendo un piccolo ringhio subito dopo.
Le idee del dottore divennero più chiare così si affrettò a spiegare la situazione.
-No no non me la ha data lei! L’ho trovata nello studio di Nami questa mattina e l’ho portata via prima che la vedesse, credevo l’aveste lasciata li voi. – sussurrò incerto l’ultima parte della frase, non sicuro di ciò che il verde avrebbe potuto pensare. L’occhiata che ci ricevette come risposta fu abbastanza eloquente.
-Voi?! Ma quale voi! Quella si è messa in testa di comprare la mia fiducia facendo la gentile, ma ha sbagliato tutto. Prima sul ponte, poi nell’ufficio di Nami: pensavo che il primo no fosse abbastanza. – disse nervoso.
-Il primo no?!?- risposte confuso Chopper – Ma scusa non l’avevi tu la coperta ieri sera quando sei rientrato? Pensavo che avessi accettato la sua cortesia…-
-Nah. L’avevo io solo perché tornando l’ho vista appoggiata sul tavolino e ho pensato di riportarla dentro nel caso potesse servire a qualcuno. – espose i fatti in modo più tranquillo alzando le spalle per poi tornare a sdraiarsi.
Ora il quadro era molto più chiaro, lui non aveva accettato la coperta ne la prima, ne la seconda volta che Robin gliela aveva porta. Di conseguenza non erano sicuramente stati insieme in ufficio a sistemare i mobili. Molto più probabilmente la mora era entrata per dargliela, ma al suo rifiuto, anziché portarla via, l’aveva lasciata sul divano.
Ora si che era tutti chiaro!! Un senso di sollievo lo invase nel constatare che i due non avevano trascorso insieme la notte precedente, ma c’era ancora qualcosa da chiarire.
-Ah..ho capito. Quindi sei stato tu a montare tutti i mobili nello studio di Nami? –
Lo vide irrigidirsi a quella domanda e cercare una via di fuga con gli occhi. Non rispose nulla, certo che anche se avesse detto “no” non ci avrebbe creduto.
Poteva avvertire chiaro l’odore del disagio che traspariva dal suo essere. Era stato scoperto e si sentiva disarmato, almeno sotto questo punto di vista.  Chopper non volle infierire oltre nel suo stato d’animo e, dopo aver lasciato la coperta sulla prima branda libera fece per uscire dalla stanza.
-Sai ieri Nami mi è sembrata un pochino giù, è per quello che vado ad aiutarla oggi, ma tu ci hai agevolato di gran lunga il lavoro, sarà felice di saperl…-
-No! –
Il medico si bloccò, con la mano a mezz’aria, certo che se si fosse voltato verso il compagno lo avrebbe trovato seduto, tutt’altro che rilassato.
-Non è il caso di dirle nulla. Io l’ho fatto solo perché mi annoiavo e non per lei- un forte odore di bugia lo raggiunse, così lo lasciò parlare – Ecco..probabilmente se lei lo sapesse mi costringerebbe a svolgere sempre i lavori pesanti e non mi va..tutto qui. –
Poteva avvertire la sua tensione anche da quella distanza. Non si era mai voltato mentre Zoro parlava, un po’ perché rimasto sorpreso, un po’ per nascondere il ghigno che gli aveva preso il viso non appena aveva avvertito la sua menzogna.
Continuando a fissare la botola che portava al ponte fece una semplice alzata di spalle e rispose un semplice, ma credibile: “come preferisci”.
Non capiva perché il verde non volesse, realmente, che la compagna sapesse del suo lavoro, o meglio, sapeva che il verde non era il tipo che si vantava, ma considerando che i due passavano tutto il tempo a rinfacciarsi chi faceva meno sulla nave, almeno una volta che poteva approfittarsene perché buttare così un’occasione.
Una volta fuori respirò a pieni polmoni l’aria fresca del mattino, stiracchio un pochino le braccia e si avviò verso lo studio. Non gli avrebbe detto apertamente che lo spadaccino aveva fatto il lavoro, ma come lo aveva intuito lui, con qualche aiuto, avrebbe potuto intuirlo anche lei.
Una volta entrato nell’ufficio non si sorprese di trovare la rossa già all’opera con i primi scatoloni. Dopo un saluto iniziale e i soliti convenevoli la navigatrice, regalando a Chopper uno dei suoi più bei sorrisi, lo ringraziò per aver già fatto la maggior parte del lavoro.
-In realtà non sono stato io! Sono arrivato solo ora! –        
La ragazza si fermò, con  un libro a mezz’aria : - Non sei stato tu?!? E allora chi può essere stato? – la vide mettersi a pensare con un dito sotto il mento, concentrata al massimo. Sorrise: adorava quella sua posizione! L’odore che sprigionava diventava acuto e intenso, come molto spesso lo erano i suoi ragionamenti. Decise di andargli incontro, usando la tecnica che aveva pensato prima mentre usciva dalla stanza dei ragazzi.
-Beh Usupp lo escluderei visto che l’ho sentito russare tutta la notte. – disse la renna con un pizzico di noia nella voce – Idem per Luffy e Sanji. – fece il finto pensieroso prima di buttare del tutto l’amo – Oh beh..Zoro era di guardia stanotte, magari è stato lui! –
La guardò eccitato, curioso di vedere la reazione della compagna alla notizia, che magari gli avrebbe fatto capire di più la situazione, ma ciò che trovò lo lasciò perplesso.
Lo sguardo di Nami si era fatto mogio, facendo così sparire bel sorriso precedente. Ma cosa era successo!? Cosa aveva detto di male?!?
-Beh anche Robin non è rientrata stanotte – la sentì sussurrare piano per poi continuare – Magari si sono fatti compagnia a vicenda. –
Rimase di stucco mentre la guardava girarsi affranta e continuare a lavorare, tornado a poco a poco nello stesso strato di tristezza che l’aveva avvolta la sera prima.
Ma come aveva fatto a non pensarci?!? Se anche lui quella mattina aveva pensato ad una cosa simile, prima di avere la conferma dal diretto interessato che l’archeologa non c’entrasse nulla, era più che normale lo avesse pensato anche lei.
Ormai aveva capito che il problema per lei era il fatto che Zoro potesse passare più tempo con la nuova arrivata che con lei. Lo aveva sospettato la sera precedente e glielo aveva confermato la punta di gelosia che avvertiva nel profumo che emanava in quel momento.
Iniziò ad andare in panico, non sapeva come, ma doveva rimediare al suo errore.
Dirle che aveva parlato con lo spadaccino era fuori discussione, dire una bugia su Robin non era sicuro al 100%, visto che nemmeno lui sapeva dove era stata tutta la notte. Senza che potesse davvero rifletterci buttò li la prima cosa che gli venne in mente.
-Beh ma io non avverto l’odore di Robin qui, solo quello di Zoro. – parlò cercando di restare calmo, anche se l’agitazione lo pervadeva in ogni pelo.
-Odore?!- chiese stupita – Tu non avverti l’odore di Robin nella stanza ma solo quello di Zoro?!? – interrogò dubbiosa.
-Si si è così! Sai essendo io mezzo animale posso facilmente distinguere gli odori nell’aria quindi quello che dico è super vero! – le manine che si muovevano freneticamente davanti al viso e la vocina più alta di una nota tradivano tutta la sua agitazione.
Nami lo guardò dapprima dubbiosa, ma poi un largo sorriso fiducioso si fece largo sul suo viso. – Se lo dici tu ci credo, anche se vedo difficile che uno scansafatiche come Zoro possa aver fatto tutto questo solo per farlo – disse girando su se stessa per enfatizzare il tutto – Però se dici che qui c’è solo il suo odore allora ti credo!-
Un buonissimo odore si sparse per tutta la stanza, facendo gioire il nasino del dottore. Saltellò sulle zampette anteriori felice di essersela cavata, cercando di non dire nulla di più per evitare ulteriori fraintendimenti.
Avrebbe voluto dirle tutto, dirle di quanto Zoro aveva fatto e del perché secondo lui lo aveva fatto, ma non poteva: in primis perché era lo stesso spadaccino che non approvava e poi sembrava che lei, anche se ne avesse avuto le prove non ci avrebbe mai creduto fino in fondo.
Non li capiva, più li “studiava” e meno li capiva, ma una cosa era certa, quel giorno era ancora lungo e con quei due non si sapeva mai cosa poteva succedere in sole 24 ore.

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Capitolo 8
*** Reciprocità 2 ***


Buon giorno a tutti o almeno a chi è rimasto!
Eccomi qui, dopo quasi un anno dall'ultimo aggiornamento.
Non sapete quante volte in questo periodo avrei voluto fermare tutto e mettere la fatidica nota ** STORIA ABBANDONATA**, ma ogni volta che ci pensavo un senso di nervoso mi assaliva!
La mia storia non era abbandonata, e il mio libro delle bozze lo più provare, ma ogni volta che avevo tempo per mettermi sotto e scrivere finalmente al PC, puntualmente, qualcosa nei giorni successivi mi trascinava giù, e non mi permetteva di andare avanti!
Questo capitolo, insignificante lo so, l'ho scritto in tipo sei mesi, volta per volta, magari facendo passare due settimane tra una frase e l'altra: ma l'ho finito e di questo sono orgogliosa.
In questo periodo ci sono cose che vanno e cose che non vanno, ma l'idea di essere riuscita in questo caos a fare ciò che più mi piace mi fa stare meglio!
Tutto questo per dirvi che forse ci metterò ancora molto per il prossimo capito, forse no, ma in qualunque caso non voglio mollare!!
Mando un abbraccio virtuale a tutti e un "NON MOLLATE" per qualsiasi cosa vi faccia stare bene!!
 
Grazie mille anche solo a chi leggera.
 
Una, per ora ^^" , determinata Effy
 
 
 
 
 
 
Si trovavano nello studio da sole tre ore, ma potevano dire di essere ad un buon punto: ottimo!!
L'aiuto notturno dello spadaccino era stato una manna dal cielo. Ora che ci pensava, se avessero dovuto fare davvero tutto loro, molto probabilmente un solo giorno non sarebbe bastato.
Invece, con i mobili già assemblati, l'unica parte "dura" era stata posizionarli nel migliore dei modi per poter rendere lo spazio funzionale. Questione di pochi minuti comunque.
Spostò l'ennesima cesta di legno vuota vicino alle altre, ne mancavano ancora poche.
Si girò verso Nami intenta a rovistare in una di queste e le chiese come si sentisse. Dopo la rivelazione fatta il suo odore si era andato man a mano rilassando.
-Tutto bene dottore! Alla fine ci abbiamo messo davvero poco. - la vide sorridergli dolce e rispose volentieri a quel gesto. Un rumore molesto però, proveniente dal suo pancino, fece ridere la ragazza e arrossire lui.
L’ora di pranzo doveva essere vicina e lo stomaco della piccola renna, pieno solo della colazione fatta ore prima, reclamava il pasto.
Ancora ridendo lievemente la compagna gli si avvicinò lasciandogli una carezza dolce sulla guancia - Vai pure se vuoi, sono sicura che Sanji avrà già qualcosa di pronto da farti assaggiare. -
- No no tranquilla, è solo che in genere faccio merenda con Usupp a metà mattina, ma ti ho detto che ti aiutavo e voglio farlo fino alla fine! - le rispose convinto rimettendosi subito al lavoro.
Si spostò verso una cesta piena di libri che non aveva mai visto e iniziò a sistemarli sullo scaffale. Un tomo rosso, più piccolo degli altri, ma all’apparenza più antico attirò la sua attenzione.
Lesse il titolo e la curiosità aumentò: era un libro spade. Sembrava una mini enciclopedia che spiegava la storia di tutte le Katane più pregiate.
Nami vedendolo bloccato lo chiamò – Che cosa succede Chopper? Trovato qualcosa di interessante? –
La piccola renna, ridestata dai suoi pensieri, concentrò lo sguardo sulla compagna, dando voce ai suoi pensieri – Credo che questo sia di Zoro. –
La ragazza, curiosa per quella strana affermazione si avvicinò al compagno e prese dalle mani il libro in questione. Dopo qualche minuto a studiarlo, e dopo aver bonariamente preso in giro il compagno spadaccino definendolo “analfabeta al quadrato”, i suoi occhi si illuminarono di una luce strana.
Il dolce dottore, che aveva sorriso a quel bonario insulto al verde, si perse a guardarla: sembrava felice.
Continuava a girare il libro tra le mani, aprendolo in varie pagine e entusiasmandosi sempre di più.
- Emm Nami..tutto ok? È tuo quel libro?! –
La vide quasi sobbalzare, come se si fosse resa conto solo ora della sua presenza nella stanza. – No no. Deve essere uno di quelli che ci ha donato il padre di Vivi. – disse per poi ributtarsi nella lettura.
Stava per interromperla ancora quando la voce del cuoco, che li chiamava per il pranzo, arrivò alle loro orecchie.
Voltò il viso verso la porta e lo stomaco di fece sentire di nuovo, come se anche lui avesse avvertito il richiamo del compagno.
Fece per andare quando si accorse che la rossa non lo stava seguendo, ma anzi era andata verso il divano presente nella stanza, accomodandosi a gambe incrociate, il libro ancora tra le mani.
- Nami vieni? Sanji ha chiamato per il pranzo. – cercò di chiamarla Chopper, non ottenendo però risposta – Nami, tutto bene? – disse avvicinandosi di qualche passo.
La rossa, scattando in piedi gli rispose che preferiva finire prima di sistemare il tutto. -Di pure a Sanji che pranzerò più tardi, prima finisco qui meglio è. Tu ritieniti pure libero di andare a giocare con Usupp nel pomeriggio e grazie mille per tutto l’aiuto. – disse elargendogli un’altra delle sue dolci carezze, sempre gradite.
Saltellando felice per il ringraziamento e per l’idea di mettere finalmente qualcosa tra i denti, il piccolo dottore, uscì dallo studio, restando momentaneamente abbagliato dal sole alto nel cielo.
Forse per quell’attimo di assestamento, o forse perché a volte dimenticava il potere di mimetizzazione tra le assi di legno del ponte di cui solo lo spadaccino era capace, non si accorse della presenza alla sua destra fino a che questa non parlò, facendolo sobbalzare.
- Avete finito di sistemare lo studio? –
Passato l’iniziale spavento, studiò il compagno con fare curioso. Era seduto sotto la finestra dell’ufficio, le Katane appoggiate alla sua sinistra, le gambe incrociate ed uno sguardo attento. Quest’ultimo particolare lo mise in allarme maggiormente. Generalmente l’unico motivo per il quale Zoro si appartava in un angolo del ponte era quello di dormire, alla grande, aggiunse a mente ricordando le numerose volte che intorno gli succedeva il fini mondo, ma lui non si svegliava comunque.
- Quasi. Mancano solo alcune scatole da sistemare, ma visto che i mobili erano già montati è stato facile. Ora sto andando a pranzo, poi forse ripasserò per controllare che Nami non abbia bisogno ancora. –
Lo vide ghignare, cogliendo il sottile ringraziamento che la renna gli aveva fatto con quella frase. Lo vide scrutare la porta appena chiusa dal dottore e, quasi sovrappensiero, chiese dove fosse la compagna.
- Oh lei preferisce continuare a lavorare, così è sicura di fare tutto entro oggi, avrei voluto continuare ad aiutarla ma il mio pancino reclama cibo. - disse con fare da bimbo mentre uno zoccolo si spostava a massaggiare la pancina pelosa. Come sollecitato da quel gesto un altro borbottio si levo nell’aria.
Lo spadaccino sorrise a quella scena, a volte dimenticava che il compagno, anche se stava facendo di tutto per crescere, era ancora piccolo.
- Ti conviene andare allora prima di rimanere senza nulla per colpa del capitano e del suo compare. – disse sistemandosi nuovamente contro la parete di legno.
- Tu non mangi!?!- chiese stupito la renna.
- No. Forse più tardi. Per ora preferisco dormire ancora un po’. –  e così dicendo chiuse gli occhi, come a voler far cessare la conversazione.
Sospettoso per quella strana risposta, il cui tono era duro, quasi intimasse di non replicare a ciò che stava dicendo, si avviò verso le scale. Conosceva abbastanza il compagno da sapere che anche lui, insieme al capitano e al cecchino, era una buona forchetta. In più non aveva dormito abbastanza quella mattina: che ne avesse bisogno ancora? Cercò di collegare alcune idee e un sospetto si fece largo nella sua testolina.
Entrò in cucina e il baccano provocato dai compagni lo distrasse. Si disse che dopo aver messo qualcosa sotto i denti avrebbe ragionato più lucidamente.
 
Si appoggiò con la schiena sulla parete della cucina. Un sospiro soddisfatto usci dalla sua bocca. Sanji era davvero il miglior cuoco del mondo! Si sentiva decisamente meglio e pronto per affrontare il resto di quella giornata con tutta l’energia necessaria. Con un piccolo balzo si alzò dal tavolo, pronto a tornare da Nami. Stava per uscire quando il biondo lo fermò.
- Chopper stai andando da Nami vero? – lo vide girarsi per prendere qualcosa dal piano di cottura – Potresti portarle questo? La mia dolce Dea non può stare a digiuno per tutto questo tempooooooo…..-
Fece appena in tempo a prendere il piatto, dopo di che il cuoco smise di essere cosciente, iniziando la sua usuale “danza” di adorazione tra un volteggio e l’altro.
Una volta uscito dalla cucina, e scese le scale verso il ponte si accorse che Zoro, nonostante il sole cocente di quel giorno, non aveva ancora cambiato posizione. Gli passò accanto studiandolo: occhi chiusi, viso rilassato; sembrava del tutto calmo e pacifico, anche se i suoi muscoli e il suo odore faceva capire al dottore che in realtà il suo corpo era pronto a scattare al minimo pericolo.
I suoi sospetti aumentarono piano piano, ma non appena ebbe aperto la porta dell’ufficio la sua attenzione venne catturata da tutt’altro.
L’ufficio era esattamente come lo aveva lasciato più di un’ora e mezza  prima, nulla era stato spostato e nulla era stato sistemato. Quando cercò la rossa con lo sguardo la trovo nello stesso identico posto nel quale l’aveva lasciata, ovvero sul divano, con il medesimo libro in mano, concentrata al massimo.
- Ma…ma non hai sistemato nulla?!? – disse senza pensarci dando voce ai suoi pensieri.
Vide Nami togliere il naso, ancora immerso nel tomo, e guardarlo quasi scottata per quella domanda a brucia pelo. La vide guardarsi intorno spaesata e realizzare che si, effettivamente, era appena stata quasi novanta minuti a leggere quel libro.
Come un bambina colta con le mani nel barattolo di biscotti, la navigatrice cercò di trovare una scusa plausibile per spiegare la situazione, non accorgendosi che più si agitava più il suo odore rivelava la contraddizione tra le sue parole.
Pensandoci bene: Nami la sera prima si era intristita per la conversazione avvenuta tra Robin e Zoro, che si dal caso riguardare proprio le spade. Ora sembrava particolarmente interessata ad un libro sulle Katatane, tanto da smettere di sistemare tutto il resto e leggero immediatamente. Ora, non appena lui le aveva chiesto spiegazioni, questa era andata in panico, farfugliando scuse e parole sconnesse.
Stava per indagare oltre quando il rumore della porta che si apriva li distrasse da quella situazione.
Il cecchino si sporse all’interno della stanza con il volto sorridente – Allora ragazzi a che punto siete? –
Rimase stupito nel trovare già tutto montato e sistemato e non mancò di farlo notare. Nami, che fino a quel momento stava cercando un modo per sviare alle domande della renna, colse l’occasione per cambiare definitivamente discorso.
- Usupp!! Entra entra!!- disse sporgendosi verso il compagno – Visto! Ti piace come abbiamo sistemato il tutto? Ti ringrazio davvero molto per questi, sono molto belli e capienti! Sei stato davvero bravo! – disse, con fin troppa enfasi per i gusti del dottore che la guardava scocciato per aver interrotto il discorso.
- Oh beh grazie mille!! Alla fine sono pur sempre il grande capitano Usupp!! – disse il cecchino che ,non avendo intuito le intenzioni della rossa, si sentiva lusingato. Preso dall’attimo di slancio e probabilmente convinto dal viso sorridente della navigatrice fece però un grosso errore tirando fuori il taccuino delle spese.
Non appena la ragazza intercettò le intenzioni del moro la sua espressione mutò in un attimo.
- Che intenzioni hai con quel libretto?!? – disse con tono alterato – Non vorrai chiedermi dei soldi spero!? – continuò guardandolo in cagnesco.
- Ma Nami…io ci ho impiegato del tempo e della fatica - provò a replicare impaurito il cecchino.
- Perché io no a sistemare tutto!!! – disse con fare squalino alzando un pugno nella sua direzione. Vedendolo spaventato a dovere si clamò ed, incrociando le braccia al petto continuò il suo discorso con fare calmo e saccente.
- Sappi che non ho alcuna intenzione di pagarti. Punto primo perché questa è anche la tua nave, e su questi scaffali ci sono anche le tue cose – disse indicando un piccolo angolo con alcuni libri e fogli di proprietà del moro – punto due: ti ricordo che è stata tua l’idea di cambiare arredamento, non te l’ho chiesto io! – snocciolò furba mentre lo guardava prendere sempre più coscienza di quelle parole – In più guarda Chopper – disse indicandolo con fare teatrale – lui mi ha aiutato per tutta la mattina e non lo ha fatto di certo per soldi, ma solo per gentilezza. Voi barbari dovreste prendere più esempio da lui!! – concluse trionfante quel discorso lasciando anche il dottore senza parole.
Vide il ricciolo cercare di replicare ma si sentì spingere per la schiena fuori dall’ufficio insieme al compagno – Ora andate a giocare e lasciatemi finire. –
Senza nemmeno capire come si ritrovò fuori dall’ufficio con il cecchino. L’ultima cosa che vide fu la porta chiudersi davanti ai suoi occhi mentre cercava di chiedere altre spiegazioni alla compagna. Un sospiro sconsolato alla sua sinistra gli fece girare la testa.
- Ah è sempre la solita storia con quella! Fai le cose e poi nemmeno vieni pagato. –
Vedere il suo amico così triste e sconsolato lo fece intristire. Pensò che lo capiva, alla fine aveva faticato e non era nemmeno stato ricompensato a dovere. Pensò che di soldi lui non ne aveva, ma che poteva provare comunque a consolarlo.
- Mi spiace Usupp. Per quel che conta sono davvero dei mobili bellissimi e ben fatti! Sei un ottimo carpentiere per me!! – gli disse con il più bel sorriso che aveva.
Lo vide cambiare espressione e drizzare le spalle per partire con uno dei suoi monologhi sull’infallibile Capitan Usupp, che non solo era un potente e coraggioso guerriero, ma anche uno straordinario carpentiere.
Sorrideva intenerito a quelle parole felice per l’effetto che i suoi complimenti avevano sortito, quando il cecchino disse qualcosa che lo fece restare di stucco.
- … ovviamente il mio lavoro è stato solo un dovere nei confronti della mia ciurma. Un compagno è venuto a reclamare il mio aiuto e io sono stato più che lieto di accontentarlo, anche a costo di faticare da mattina a sera: tutto perché io sono..-
- Un tuo compagno?!? -  lo interruppe senza volerlo, come se la sua bocca si fosse mossa da sola. Usupp lo guardò interrogativo, non capendo la sua sorpresa. Si riscosse e cercò di spiegarsi meglio. – Tu hai appena detto che un tuo compagno è venuto a chiederti di fare i mobili, ed ora che ci penso anche Nami prima ha detto che non è stata una sua idea, ma non capisco, quello è il suo studio, chi avrebbe dovuto chiedere una cosa del genere se non lei? – era confuso, ma dentro di lui convinto di avere già una risposta, doveva solo attendere la conferma.
Il moro non riuscì a farsi scappare un piccolo sorriso enigmatico prima di parlare – Beh vedi è capitato, un paio di volte, che qualche mensola della vecchia libreria si inclinasse, oppure fosse sul punto di cadere, ma io ero sempre intervenuto in tempo, in base alle segnalazioni di Nami. Ed era sempre andato bene così, fino a che, un notte, una mensola si è lasciata andare, facendo cadere alcuni libri e attrezzi. – si fermò per guardare il medico negli occhi – Lo so, lo so, voi non ne sapete nulla, ma perché non ho avuto modo di dirvelo. – si mise in posa di terrore e abbassò la voce, come per essere sicuro che la piccola renna fosse l’unico a sentire quella parte della storia – Zoro era di guardia quella notte e, appena ha visto la mensola caduta, ha deciso bene di venire a svegliarmi per metterla subito in sicurezza. In più mi ha “gentilmente” chiesto di mettermi di lena e rifare tutti i mobili per l’ufficio prima che qualcuno si fosse fatto male. E beh, tu sai come è Zoro, diciamo che ha molte armi di persuasione dalla sua. – Lo vide tremare ancora spaventato all’idea delle minacce del compagno. – Ovviamente, nonostante non ne avessi voglia, ho seguito il suo “consiglio” e li ho rifatti. Intendiamoci, non mi pento di averlo fatto, alla fine servivano davvero, però ecco almeno una piccola ricompensa me la potevo meritare no!?! –
Chopper aveva ascoltato tutto in religioso silenzio, attivando al meglio i suoi sensi e collegando idee e intuizione man mano che il suo amico parlava. Pensava di averci finalmente capito qualcosa, ma mancava ancora un’informazione essenziale. – E Nami lo sa che è stata sua l’idea?? –
- Eh!? No no figurati, le ho detto che è stata una mia idea: conosci Zoro, lui non è uno che ama prendere meriti. –
Ora era tutto chiaro, cioè confuso ma chiaro. Alla fine quei due erano più uguali di quanto pensasse. E il loro legame era più evidente di quello che pensava, forse persino anche per gli altri membri della ciurma. Da quello che aveva appreso quel giorno forse, gli unici che non erano ancora del tutto al corrente, erano i diretti interessati, troppo intenti a nascondere ciò che facevano per l’altro piuttosto che ad accorgersi cosa veniva fatto per loro. Gli venne in mente quando una sera, pochi giorni dopo che era entrato in quella stramba comitiva, lei gli aveva chiesto se poteva mostrargli alcune medicazioni base. In particolare era interessata alle ferite da taglio. Lui ai tempi non ci aveva badato molto, insegnandogli felice i vari passaggi e le varie piccole operazione primarie da eseguire, contento che anche qualcun altro sulla nave avesse almeno una base di primo soccorso. Ma, ripensandoci ora, quella richiesta aveva cambiato totalmente di significato.
Mentre il compagno si avviava verso la paratia della nave per iniziare a pescare/giocare come erano soliti fare, il piccolo dottore guardava la figura di Zoro sdraiata sul ponte, sempre sotto la finestra dell’ufficio nel quale, la bella cartografa, stava leggendo un libro di spade.
Un sorriso dolce e un calore improvviso gli invasero il cuore. Non avrebbe saputo dare un nome a quello che vedeva, ma gli piaceva. Pensò che prima o poi lo avrebbe capito, come prima o poi lo avrebbero dovuto capire anche loro, e lui li avrebbe aiutati volentieri!
 

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Capitolo 9
*** Incoraggiamenti ***


Ciao a tutti!!
Eccomi tornata con un nuovo capitolo, anche se ci ho messo più del previsto, come detto l'ultima volta non mi arrendo!!
Ringrazio davvero di cuore chi, nonostante la mia sparizione, ha letto la mia storia, a chi ha lasciato un commento e a chi, come me, non si è arreso!!
Non vi merito davvero! <3
Un abbraccio virtuale a tutti!!
 
Effy
 
 
 
 
- Isola nel cielo -
 
 
Tremò, per l’ennesima volta, nel sentire i rumori sinistri che provenivano dalla foresta alle sue spalle. Chino sull’uomo che gli aveva salvato la vita ripensava a ciò che aveva passato. Un senso di colpa immenso lo coglieva ogni volta che penava alla Merry. Era praticamente distrutta!
L’albero maestro spezzato, quasi tutte le paratie abbattute e buchi nella chiglia come se piovesse. Tutto perché lui non aveva saputo proteggerla dall’attacco di quel sacerdote.
Alzò lo sguardo ad osservare i suoi compagni incrociando gli occhi del cecchino, intento a sistemare l’accampamento per la notte, che gli sorrise mesto.
Il cuore gli si fermò e gli occhietti minacciarono di riempirsi di lacrime. Come poteva sorridergli: aveva appena lasciato che l’unico ricordo che il ragazzo avesse della sua isola natale venisse distrutto. Abbassò subito lo sguardò e tirò su con il naso, convinto più che mai a non mostrarsi ulteriormente debole.
Un’ombra gli si parò davanti facendolo spaventare. Sperò con tutto il cuore che non fosse proprio il moro: non se la sentiva di parlagli faccia a faccia.
- Oi chopper, stavo pensando di andare in avanscoperta per vedere se trovo qualcosa da mangiare per stasera, vieni con me? –
Alzò la testa di scatto trovando il viso dello spadaccino alla sua altezza. Lo stesso infatti si era piegato sulle ginocchia per parlare, arrivando a essere più o meno sul suo stesso piano.
Lo scrutò, per capire bene le sue intenzioni. Il viso era serio come sempre, ma il tono di voce usato per parlare tradiva altro, che al momento però, vuoi per il fatto che fosse stato colto di sorpresa, vuoi per lo stato d’animo in cui riversava non riuscì a capire.
Lo vide incitarlo con gli occhi, in attesa di una risposta e, come scottato, si affrettò a rispondere – Bhe…ecco…si perché no?!? Magari trovo qualche pianta per le mie medicine. –
 
Quella foresta lo aveva incuriosito fin dal primo momento che ci aveva posato gli occhi. Alberi giganteschi, dalla chioma folta e piena. Cespugli e rampicanti di ogni genere: insomma un mondo nuovo tutto da scoprire.
Peccato solo che in quel momento, tutta quella meraviglia, non riuscisse a tirarlo su. Ogni volta che sembrava essere riuscito a distrarsi la sua mente gli riproponeva le immagini dello scontro avvenuto nel pomeriggio ed un senso di angoscia lo portava a chiudersi sempre di più in sé.
La presenza dello spadaccino poi non aiutava. Lui così serio, così stoico, così forte, non avrebbe approvato tale comportamento. Ripensò alla conversazione che avevano avuto nel deserto, quella notte in viaggio per Alabasta, quando lui era parecchio dubbioso circa le sue capacità e il compagno lo aveva rassicurato.
Si mise ad osservarlo, intento a controllare quella che sembrava una tana di coniglio, e si chiese se anche in quella occasione il verde lo avrebbe potuto aiutare. Stava per convincersi a parlare quando voce dell’altro lo precedette: - Tutto bene dottore? –
Lo aveva chiesto dal nulla, senza nemmeno guardarlo, ma con una strana inflessione della voce, simile a quella che aveva usato precedentemente per domandargli se volesse andare con lui.
Si ritrovò spiazzato. Era un quesito semplice, e rispondere un altrettanto “si tutto bene” non sarebbe dovuto essere così difficile, eppure non ci riuscì. Abbassò automaticamente il musino verso il terreno e cominciò a sentire le lacrime salire agli occhi.
Avvertì lo spostamento del compagno che, dal centro della radura dove si trovavano, si era andato a posizionare comodamente seduto su una radice, superandolo. Lo spiò da dietro le spalle e lo vide  fare un gesto per fargli capire di accomodarsi anche lui.
Si fece coraggio e, sempre cercando di evitare quelle due pozze nere e severe puntate su di lui, si accomodò su di un masso accanto a lui, faticando non poco a salirci, vista la sua piccola statura.
Una volta seduto l’agitazione aumentò ancora. Sentiva di dover dire qualcosa, di dover rispondere, anche solo per cortesia, alla domanda dell’amico, ma non riusciva a trovare nessuna parola. O almeno nulla che sembrasse adatto.
Per l’ennesima volta fu Zoro a precederlo - Ti senti in colpa per la Merry vero? –
Alzò il musino verso di lui, gli occhi sgranati e colpevoli di chi era stato colpito sul vivo. Il panico aumentò: ora lo avrebbe sgridato, gli avrebbe detto ciò che si meritava di sentirsi dire, ovvero che era tutta colpa sua.
Invece, l’odore che lo avvolse, non fu né di astio, né di giudizio.
- Senti Chopper tu hai fatto tutto quello che era in tuo potere fare. Sei rimasto sulla nave e hai lottato fino a che hai potuto; quando ti sei accorto di non potercela fare hai chiamato aiuto: è questo quello che fa un guerriero. Lotta fino alla fine delle sue forze per proteggere ciò a cui tiene. Saresti potuto fuggire, venire a cercarci nella foresta ed evitare così di farti massacrare, ma sei rimasto e hai lottato. –
Aveva parlato calmo, con tono sicuro e basso. Non lo aveva guardato direttamente negli occhi, ma era come se quelle parole lo avessero trapassato, talmente forte era il loro significato.
Le lacrime tornarono a bagnare gli occhi, inumidendoli, ma restando in bilico tra le ciglia.
- Si…ma se ci fossi stato tu la nave ora sarebbe ancora intera. – la voce uscì quasi strozzata tanta era la forza che impiegava per non piangere.
- Non è detto. La forza fisica è importante, questo non lo posso negare, ma quella spirituale lo è molto di più. Se fossi stato io sulla nave forze avrei avuto più forza, ma saremmo stati allo stesso livello come tenacia, ne sono sicuro. Usupp non ce l’ha con te, nessuno ce l’ha con te. Sappiamo che ti sei dato da fare ed infatti se così non fosse a quest’ora della nave non sarebbe rimasto altro che polvere. – lo vide fare una pausa e girarsi lentamente con il viso sul suo, per poi continuare -Non lasciare che la sconfitta ti abbatta, ma usala per renderti più forte nella prossima battaglia. –
Quelle parole, quello sguardo lo fecero crollare. Le lacrime scesero, ma senza che lamenti uscissero dalla sua bocca. Il cuore batteva veloce nel petto e un senso di consapevolezza si faceva largo in lui: nessuno, tranne lui, lo aveva giudicato o condannato. Questo perché erano la sua ciurma, la sua famiglia. Sapeva che le parole di Zoro non erano di mera consolazione, ma ben ponderate e sentite.
Si issò in piedi al sasso e con un balzo fu sul petto di Zoro. Era cosciente che il compagno non fosse tipo da certe cose, ma abbracciarlo era l’unica cosa che si era sentito di fare.
Lo sentì prima irrigidirsi e poi lasciarsi andare, senza mai stringerlo a sua volta, ma senza nemmeno toglierlo di dosso. Lo strinse forte forte, senza dire nulla. Dopo un tempo, che gli sembrò infinito, alzò lo sguardo sul compagno. Un sorriso spontaneo nacque da entrambi i visi, forse solo meno pronunciato su quello del verde.
Senza dire altro si staccarono e ripresero la ricerca con uno spirito diverso. Per lo meno, il piccolo medico si sentiva sicuramente più leggero e in qualche modo sempre più vicino allo spadaccino.
 
 
La caccia si era ormai conclusa: il piccolo Chopper aveva trovato delle malve selvatiche, da sminuzzare per poter curare il cavaliere del cielo; Zoro invece si era dovuto accontentare di un paio di topolini e di alcuni frutti.
Stavano per arrivare all’accampamento quando, più per dire qualcosa che per vera curiosità, Chopper chiese al compagno come era andata con le ragazze quel pomeriggio.
- Abbastanza bene, ho dovuto salvare Nami dagli attacchi di quei mostri e da alcune sue distrazioni. Certo che a volte proprio goffa quella ragazza. – rispose il verde con tono sbeffeggiante.
- Beh ma è normale, chissà che paura avrà avuto – rispose in difesa della compagna la renna, facendosi venire i brividi su tutto il pelo alla sola idea di uno di quegli squali marini.
- Il punto è che si agita troppo. Se lei avesse più fiducia nelle sue capacità sono sicuro che se la caverebbe meglio- affermò sicuro lo spadaccino - Robin, oltre a i suoi poteri, ha anche una sicurezza in se che la rende autonoma. Sono sincero, non mi fido ancora di lei, qualcosa non mi torna nei suoi comportamenti e nei suoi occhi, ma devo ammettere che in combattimento sa essere utile, anche se resta pur sempre una donna. –
Chopper a quella frase drizzò le orecchie e decise di prendere al balzo l'occasione per chiedere informazioni sul l'odore che li circondava, e che lui ancora non era riuscito a decifrare. – E il suo odore cosa ti dice? -
Il ragazzo rimase sorpreso da quella domanda - Che cosa c'entra il suo odore? –
- Beh cosa ti dice il suo odore? Ti puoi fidare oppure no? – chiese ovvio il piccolo.
- Non ne ho idea, per me il suo odore vale come tutti gli altri. –
Il medico si fermò perplesso. Ma come? Non era forse lui quello che aveva capito dall’odore sulle bende che Nami lo aveva medicato? Che riuscisse a sentire solo la fragranza della rossa?
Rimase in silenzio per qualche minuto. Non sapeva se era il caso di andare oltre con le domande. Certo, alla fine, il confronto che avevano avuto poco prima, li aveva sicuramente avvicinati ulteriormente, ma da qui ad averli resi più in confidenza ne passava. Eppure sentiva di non voler perdere quella occasione e, ponderando bene le parole da usare, iniziò a spiegare calmo.
- Zoro a te è mai capitato di sentire un odore diverso quando sei con Nami? –
Vide il verde girarsi e fissarlo perplesso, ma curioso. Aver attirato la sua attenzione gli diede il coraggio di proseguire. – Vedi: io riconosco le persone in base agli odori, come ti ho detto nel deserto. Però, quando sei vicino a lei, il vostro odore si mischia e diventa un aroma unico, nuovo, che io non so capire. – disse alzando gli occhi su di lui – Quindi ho pensato che magari potevi aiutarmi tu, visto che sei molto attento a tutto. E poi, dopo Alabasta, quando, annusando le bende, hai capito subito che lei ti aveva medicato, ho pensato che anche tu potessi sentire quello che sento io. –
Lo spadaccino fermò la sua camminata, colto alla sprovvista da quella rivelazione. In effetti lui l’odore di Nami lo sentiva, lo sentiva eccome. Lo faceva quasi impazzire, sia da tanto era radicato nelle sue narici, sia per il fatto che più i giorni passavano sentiva di volerne di più.
- Sai Chopper, anche se quello che hai detto è vero, purtroppo non posso aiutarti. Forse è vero che sento il suo profumo, essendo comunque il più pronunciato, ma non so cosa sia quello che senti tu. – rispose il più vago possibile.
Il musino del piccolo dottore si abbassò sconsolato al terreno. Pensava davvero che Zoro potesse aiutarlo in quella ricerca, ma, stando a quanto appena sentito, se la doveva cavare tutto da solo. Si stava per demoralizzare quando la conversazione avuta poco prima nella foresta gli tornò alla mente. Anche quella per lui poteva definirsi una “battaglia”, ed anche se in quel momento aveva appena ricevuto una sconfitta, non si sarebbe dovuto abbattere.
-Non importa se tu non puoi aiutarmi: continuerò a studiare fino a che non avrò capito cosa significa quell’odore! Sono un uomo di scienza e ricerca, quindi è mio dovere approfondire! -
Senza guardare il compagno, ma con il musino rivolto verso l’orizzonte, riprese a camminare verso l’accampamento, certo che prima o poi avrebbe saputo dare un nome a quella fragranza.
 
 
 
 
 
 
Se solo il nostro Chopper si fosse girato avrebbe potuto avvertire tutto l’orgoglio che lo sguardo di Zoro trasmetteva in quel momento.

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