Occultarum

di _Eclipse
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1: Occultarum ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2: Benvenuto ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1: Occultarum ***


CAPITOLO 1: OCCULTARUM

Torino, primi anni del 1900

 

Una delle più grandi città del neonato Regno d'Italia, luogo di nascita della famiglia reale e in un certo senso della nuova nazione.

Le strade sono costeggiate da portici, alcuni monumentali, altri più piccoli e graziosi.

I primi lampioni elettrici illuminano le vie, che nonostante il tramonto sono ancora piene di persone. 

Dai distinti uomini in redingote e con cappello a cilindro accompagnati da dame vestite elegantemente con abiti dai tessuti ricercati, fino ai più umili del ceto basso confinati verso la periferia della città, lontani dalla borghesia e dall'aristocrazia che dominano la scena torinese.

Accanto alle carrozze trainate da cavalli si potevano vedere sfrecciare i primi modelli di automobile e tram.

Gli empori, le drogherie si apprestavano a chiudere le serrande, solo i café per gentiluomini rimanevano aperti in attesa della clientela notturna.

La vita scorre tranquilla e placida come in un qualsiasi giorno di primavera, ma quando anche l'ultimo raggio di sole tramontò, si sentì un tuono assordante, alcuni passanti caddero a terra storditi e si rialzarono confusi guardando il cielo, ma era sereno.

Pochi istanti dopo un altro tuono squarciò l'aria, più forte e più lungo. La terra iniziò a tremare. Si alzarono urla di panico, uomini, donne e bambini cercarono riparo.

Pochi secondi di terrore seguiti dal suono delle campane della città.

Non suonavano per il terremoto, ma per un incendio, la cattedrale di San Giovanni Battista aveva preso fuoco e le fiamme si stavano espandendo rapidamente a causa dell'improvviso forte vento che inizió a spirare da oriente.

Per tutta la notte la città fu travolta.

Ai primi raggi dell'alba venne spenta l'ultima fiamma.

Nonostante la fatica a estinguere l'incendio, il fuoco rimase circoscritto ad una singola zona nel raggio di cinquanta metri dalla cattedrale, più si gettava acqua e più il fuoco si ravvivava, ma non si espanse oltre.

Solo quando il sole iniziò a sorgere, l'acqua potè soffocare l'incendio.

Il duomo si era salvato al contrario dei molti edifici circostanti, molti gridarono al miracolo, ma l'interno si era spogliato, niente più altare, candele o banchi… ma quello che era più importante è che nessuno trovò più il grande tesoro della cattedrale.

 

****

 

Praga, Impero Austro-Ungarico,

Qualche settimana dopo...

 

Il vecchio quartiere di Josefov era una delle zone più affascinanti della città, alti edifici in stile gotico si mescolavano con palazzi di epoca più recente, strette vie tortuose e ampie strade che collegavano il quartiere al centro.

In uno dei tanti edifici di origine medievale, un ragazzo, dai capelli biondi piuttosto spettinati e occhi verdi stava al tavolo con un uomo più anziano con una lunga barba e un grosso copricapo di morbido tessuto, quasi fosse una cuffia.

Una spoglia stanza grigia, al suo interno solo il tavolo con due sedie e una grossa libreria che occupava quasi tutta la parete.

-Più concentrato, Yankele!- esclamò l'anziano mentre con la mano sinistra si sistemava la lunga barba grigia.

-E come dovrei fare Rav[1]?- domandò il giovane.

-Studio… studio della Legge dei Padri e fare daven[2] tre volte al giorno e forse il Santo Benedetto ti concederà la grazia per capire i segreti della cabbalah[3]-

Il giovane sospirò abbassando la testa.

-Yankele, non scoraggiarti… nessuno è nato conoscendo già l'universo e i suoi misteri. Tu sei certamente un bravo ragazzo osservante dei precetti, non devi aver timore di non riuscire in ciò che altri riescono. Ricorda, sei nato a Josefov, qui ha vissuto Rav Yehuda Loew Ben Balzel, grande saggio, mistico e cabalista. Con il giusto impegno e dedizione potrai arrivare ai suoi livelli- il tono di voce dell'anziano si era fatto più dolce e amichevole, come se fosse un nonno con il nipote. Dopo aver detto ciò posò la mano destra sulla spalla del ragazzo.

-Sai cosa si dice di Rav Loew?- continuò.

-No, cosa si racconta?- rispose Yankele.

-Era un uomo molto colto, ma alcuni dicono che era anche un grande mago, altri sostengono che fosse benedetto dall'Eterno. Egli non lontano da qui, nella sinagoga Staronova pare che abbia creato un essere dotato di vita partendo dal fango del fiume Moldova-

-E come è possibile?-

-Nessuno lo sa secondo alcuni grazie a delle formule contenute dentro il Libro della Creazione. Si dice poi che quell'essere, il golem, fosse nato per proteggere i nostri avi dalle persecuzioni… fino a quando non impazzì e iniziò a devastare Josefov. Rav Loew dovette distruggerlo. Sulla fronte del golem vi era una parola: "emet", verità, egli eliminò una lettera e la parola divenne "met", morte e il golem perse il proprio potere. Ad oggi si pensa che il suo corpo sia nascosto nel genizah[4], all'interno della soffitta della sinagoga, insieme a decine di libri contenenti la saggezza del Rav, pronto a tornare in vita quando il nostro popolo sarà in pericolo-

-Sembra più una storia per bambini se devo dir la verità… ma è comunque una bella storia- rispose il ragazzo che si era interessato.

-Yankele, ormai è tardi… torna a casa tua e riposa, riprenderemo gli studi in un altro momento-

Il giovane si alzò e salutò con riverenza il proprio maestro.

Prese il proprio cappello appeso all'attaccapanni e uscì.

Le strade di Josefov non erano come il centro di Praga, più strette e tortuose, attraversavano quei colossali edifici medievali.

Il quartiere era piuttosto sonnolento, da qualche anno ormai la popolazione si era spostata principalmente verso il centro.

Yankele non abitava molto lontano, una casa in uno dei tanto edifici di un'epoca ormai lontana.

Pareti di pietra grigia alte quattro piani, un portone di legno scuro che dava direttamente su una strada stretta a tal punto che non potevano passare più di due persone affianco nello stesso momento.

La sua abitazione era piuttosto umile, solo un paio di stanze al secondo piano.

Si buttò a capofitto sul letto della propria camera, tuttavia non era tardi, in quel momento stava tramontando il sole.

Non voleva dormire, non ci sarebbe riuscito in quel momento.

Ancora pensava alle parole del maestro:

"Più concentrato, Yankele!"

Non pensava che sarebbe stato così difficile interpretare i libri della cabbalah, la Legge e tutti gli altri scritti che trattavano delle creazioni dell'Eterno.

Poi gli tornò in mente la storia del golem.

"Un uomo che può creare la vita… il più grande mistico dei suoi tempi…" pensava.

Mentre si rigirava più volte sulle lenzuola del proprio letto gli balzò in mente un'idea.

"Il Rav ha detto che il golem è nascosto nella sinagoga Staronova… insieme ai libri di Rav Yehuda… forse potrei anche solo dargli un occhiata per scoprirne i segreti" disse fra sé.

Si alzò come se fosse stato colpito da un'illuminazione.

Aspettò che arrivasse la notte. 

Nel cielo buio splendevano già la luna e le stelle le quali rischiaravano le buie strade di Josefov.

Il giovane uscì avvolto in un pesante mantello nero. 

Nessuna lanterna o candela, per vedere dove metteva i piedi si affidò agli astri.

Continuò a camminare per una decina di minuti.

Fortunatamente il quartiere era di dimensioni piuttosto ridotte.

La sinagoga Staranova, la più antica della città, era un semplice edificio di dimensioni piuttosto ridotte a pianta rettangolare. Le pareti di mattoni bruni erano alte, intervallate da dodici finestre e aveva tetto  molto spiovente. 

Conosceva bene il posto, anche se non era l'unico luogo di culto della zona.

Sul retro una scala a pioli incastonata nella parete conduceva ad una piccola porta in alto.

Iniziò la salita fino a che non giunse alla porta di legno, ovviamente chiusa.

Provò a scuotere un po' la maniglia, fino a che il legno dell'uscio ormai marcio dopo decenni all'aria non si spezzò.

Yankele si trovava nel genizah, il deposito dei libri contenenti al loro interno invocazioni all'Eterno o i suoi nomi.

Decine e decine di manoscritti giacevano accatastati in modo disordinato in una stanza dall'aria viziata e che non veniva aperta da tempo, in attesa di venir sepolti in un cimitero come da tradizione.

Il ragazzo accese una piccola candela che aveva portato con sé in una tasca.

La flebile fiamma riusciva a illuminare discretamente il piccolo ambiente.

Yankele prese diversi libri e iniziò a sfogliarli e poté constatare che alcuni erano libri sacri, molti altri libri profani.

Su un piccolo tavolino posto in un angolo, vi era un libro che pareva piuttosto antico. Una copertina in pelle ormai consumata e pagine ingiallite dal tempo. 

Lo prese e lo aprì alla prima pagina e in eleganti caratteri e ebraici di colore nero c'era scritto il titolo: "Sefer Yetzirah" ovvero "Libro della Creazione".

Iniziò a sfogliarlo, notò che a margine di quasi tutte le pagine vi erano note e appunti di ogni genere.

Non c'erano dubbi che fosse quello il "Libro della Creazione" e gli appunti contenenti la saggezza di Rav Yehuda.

Yankele pensò: "Il libro è abbandonato in attesa di esser seppellito… se lo prendo con me non è un furto… lo restituirò in futuro".

Richiuse quindi il manoscritto e stringendolo tra le mani decise di tornare a casa per studiarlo.

Fece poco più di due passi che sentì il pavimento di legno tremare. Un istante dopo udì un libro che cadde dal cumulo dietro alle sue spalle. Poi ne cadde un secondo, un terzo e così via.

Yankele si voltò di scatto. I libri si muovevano, o meglio qualcosa li muoveva.

In men che non si dica si alzò una figura che toccava con la testa il culmine dell'alto soffitto.

Una figura umanoide, un corpo, due gambe, due braccia senza mani e una testa. 

L'essere iniziò goffamente ad avvicinarsi a Yankele.

Il ragazzo preso dal terrore corse verso l'uscita inseguito dall'essere mostruoso.

Fuggì da lì, scese la scala il più veloce possibile rischiando almeno un paio di volte di cadere. 

Tuttavia il giovane vide con orrore che quell'essere lo stava braccando, si piegò per passare dalla porta e si buttò a terra con un tonfo pesante.

Guardandolo meglio quel mostro non aveva naso od occhi sulla testa, o meglio aveva solo due buchi che facevano da occhi e una fessura per la bocca.

Ogni passo che faceva, la terra tremava ma era lento e goffo.

Yankele iniziò a correre il più velocemente possibile e si gettò in un vicolo laterale per riprendere fiato.

"La leggenda è vera!" pensò realizzando che aveva di fronte a sé il golem di Rav Yehuda.

Il mostro si faceva sempre più vicino. 

Il ragazzo ricominciò a correre, a sé stringeva il libro e con la coda dell'occhio guardava il proprio aguzzino che allungava il passo, come se stesse cercando di correre in qualche modo.

Nella frenesia del momento Yankele non vide che alcune pietre erano sconnesse dal selciato e cadde a terra di pancia.

Dietro di sé sentiva il mostro. Il suo passo pesante era vicino. Si voltò e potè osservare quell'abbozzo di un corpo di argilla piuttosto rotondo e di colore rossastro. Poco sopra gli "occhi" una scritta: "אמת" emet, verità.

Improvvisamente qualcosa trapassò l'aria con un lungo fischio e si andò a schiantare sul golem che arretrò.

Altri due fischi.

Questa volta Yankele poté vedere cosa fossero, erano delle palle di fuoco che si schiantavano sul corpo dell'inseguitore.

-Spostati da lì!- gridò un'ombra alle spalle del giovane.

Egli non se lo fece ripetere e restando chino cercò di allontanarsi mentre delle altre fiamme colpivano il mostro.

Ogni volta che il fuoco colpiva il corpo, la fiamma si spegneva lasciando un filo di fumo nero. Attacchi del genere erano vani.

L'ombra imprecò più volte a causa della futilità dei suoi attacchi.

-La testa! Colpisci la testa dove vedi la scritta!- urlò Yankele senza, tuttavia, ottenere risposta.

-Devi riuscire a cancellare la lettera alef, la prima a destra della scritta che è sulla fronte- continuò.

L'ombra ignorò i suggerimenti e proseguì nel colpire il golem con le sue fiamme.

Il giovane prese una pietra che trovò sulla via e si gettò verso il mostro. Non era molto più basso di lui, circa un metro, ma venne comunque afferrato e sollevato da quelle braccia senza mani.

Quando fu a livello della fronte, Yankele, la colpì con la pietra usando tutta la sua forza nei pressi della lettera alef. Si stupì nel vedere che il corpo del mostro era argilla ancora morbida. Il colpo cancello la prima lettera e il golem iniziò a disfarsi trasformandosi in un ammasso di argilla e fango per terra.

Si avvicinò quindi l'ombra che alzò il cappuccio del suo mantello rivelando una bizzarra capigliatura rossa con un ciuffo a forma di fiamma e due occhi gialli come quelli di un gatto.

-Che diamine ti è saltato in mente! Avrei potuto colpirti!- sbottò.

-Se mi avessi ascoltato non mi sarei gettato nella mischia!- rispose l'altro rialzandosi da terra mentre si toglieva il mantello ormai infangato.

Il rosso lo squadrò da capo a piedi, alcuni indumenti del ragazzo gli balzarono subito all'occhio, una camicia bianca con quattro piccole frange, una per angolo, si trovava sotto la giacca nera, un piccolo copricapo di tessuto circolare invece stava poco sopra la nuca.

-Sei di queste parti?- domandò poi tenendo un tono autoritario.

-Ovviamente- rispose l'altro.

-E che ci facevi di notte inseguito da un golem?-

-Nulla di troppo interessante- rispose infastidito.

-Una creatura del genere non attacca senza un motivo preciso-

-Credo si sia arrabbiato per questo- disse il ragazzo mostrando il libro che aveva preso.

-Che cosa è?-

-Sefer Yetzirah, il "Libro della Creazione"- 

-Interessante… posso vederlo?-

-Dipende se conosci l'ebraico-

-Non lo parlo né lo so leggere- rispose il rosso.

-Allora non credo che ti possa essere utile… piuttosto, che ci fa un estraneo nel quartiere ebraico di Praga a quest'ora di notte?- domandò Yankele con fase inquisitorio invertendo i ruoli.

-Sorvegliavo la città- replicò l'altro.

-E per quanto riguarda il fuoco? Non credo ci sia molta gente capace di scagliare fiamme con uno schiocco di dita! Che cosa sei? Uno stregone? Un demone?-

-Non sono cose che ti interessano-

-Potrei venirti in contro, spiegandoti cosa sia questo libro- propose il ragazzo con un sorriso.

-Dubito che tu possa dimenticare di avermi visto lanciare sfere infuocate o di esser stato inseguito da un golem… potrei sempre risolvere la cosa incenerendoti-

-Se lo farai brucerai anche il libro, e sappi che ne esistono pochissime copie al mondo-

-E va bene… ti spiegherò-

-Ottimo, ma non ci siamo presentati, il mio nome è Yankel Hirsch da tutti chiamato col diminutivo Yankele- il giovane si presentò con un inchino per poi allungare la mano verso l'altro

Il rosso un po' seccato ricambiò il favore.

-Claude Beacons… non sono nient'altro che un mago, non uno di quegli illusionisti che si trovano per strade, soprattutto qui a Praga. Sono un mago vero e proprio con affinità per il fuoco. Tu cosa sei invece? Come sapevi il modo esatto per distruggere un golem?-

Yankele era piuttosto incredulo. Non sapeva se credere o meno, ma dopo tutto l'incredibile che aveva visto quella sera era difficile convincersi dell'inesistenza della magia.

-Io… sono solo una persona come molte altre, ma conoscevo leggenda del golem e del suo creatore-

-Chi l'ha creato?-

-Un mistico vissuto qui qualche secolo fa. Si racconta che il golem fosse stato nascosto nella soffitta della sinagoga… e credo non gli sia piaciuto che abbia preso questo manoscritto- rispose Yankele.

-La mia parte l'ho fatta, ora sta a te, cosa ha di così speciale quel libro?-

-Perché sei così interessato?-

-Perché sì, stanno accadendo cose troppo fuori dal comune nel mondo e quello sembra essere la causa dello scontro di poco fa!- sbottò il rosso.

Yankele sospirò e si passò una mano tra i capelli biondi.

-Non lo so, ho potuto solo dare un occhiata al suo interno, ma da quanto ho sentito è grazie a questo libro che è stato creato quell'essere-

-Se è così devo chiederti di consegnarmi quel libro. Per quanto ne possiamo potrebbe essere un grimorio, le sue pagine potrebbero essere intrise di magia oscura e pericolosa… soprattutto per un umano- Yankele colse del disprezzo nelle ultime parole.

-Mi rifiuto di consegnarlo, piuttosto lo riporto nel luogo in cui l'ho trovato e lì lo lascerò fino a che non verrà trattato come gli altri libri-

-Non credo tu l'abbia capito, era difeso da un guardiano che hai distrutto non più di dieci  minuti fa!- tuonò Claude.

-Hai detto che non conosci neanche la lingua in cui è scritto-

-Perfetto, allora verrai con me. Così tu terrai il tuo libro e io lo terrò sotto controllo- sentenziò il ragazzo dagli occhi gialli.

Yankele rimase letteralmente a bocca aperta.

-Che hai detto?!-

-La mia è una proposta seria, se avrai intenzione di seguirmi e ovviamente l'avrai, ti spiegherò tutto nei minimi dettagli-

-Per Moishe, mi stai giocando un brutto tiro?! Dov'è l'inganno!?-

-Nessuno… semplicemente voi umani pensate di essere unici, ma ignorate che tutto ció che narrano le vostre storie e leggende, sono realtà. Magia, soprannaturale… occulto. Tutto ciò esiste in pace con il mondo. Da umano comune potresti avere il privilegio di entrare in un mondo che non conosci dove il confine tra superstizione e realtà è piuttosto sottile. Basta solo che mi segui fino al quartiere di Staré Město, nella Città Vecchia- la voce di Claude pareva si fosse calmata e diventata più gentile.

-Cosa dovrei vedere lì?-

-Sei proprio diffidente- commentò il rosso.

-Mettiti nei miei panni, in questi tempi per chi è come me è difficile vivere serenamente… anche qui a Praga e nel resto dell'impero. Non sai mai se quello che incontri per strada è un amico o semplicemente vuole la tua testa perché ti considera "deicida" o altro- spiegò il biondo.

-Se avessi voluto la tua testa, non avrei attaccato il golem… non credi?-

Yankele rimase in silenzio qualche secondo. Era piuttosto dubbioso, ma poi la curiosità lo vinse.

-E va bene. Verrò con te, ma ciò non significa che mi fidi del tutto di te- rispose.

Con un sorriso il rosso iniziò a fare strada.

La zona di Staré Město, non era lontano, anzi era il quartiere adiacente a Josefov ed entrambi appartenevano alla Città Vecchia. 

Presero la nuova via Pařížská. Una grande strada costeggiata da lampioni, edifici moderni a imitazione di quelli parigini che ospitavano abitazioni, negozi di lusso e dava anche un tocco di prestigio al quartiere ebraico in fase di lenta ma costante ristrutturazione.

Continuarono a camminare a lungo grazie anche all'illuminazione elettrica.

-Voi maghi non conoscete un modo per evitare di far tutta questa strada? Un incantesimo o qualcosa del genere?- domandò con un po' di imbarazzo Yankele.

-Siamo quasi arrivati… e comunque no, la magia ha i suoi limiti, non ci si può teletrasportare a piacere- rispose il mago.

Claude aveva ragione, presero una via laterale che si trovava dietro la piazza principale. Andarono avanti ancora un centinaio di metri per poi fermarsi davanti ad una porta. 

La strada era fiancheggiata da una schiera di edifici di altezza pressoché simile. 

Si erano fermati davanti ad una casa piuttosto elegante, la luce dei lampioni tingeva le pareti di giallo anche se in realtà erano bianche.

Con uno schiocco di dita, Claude, aprì la porta ed entrò seguito dal ragazzo ancora stupito da quello che aveva appena potuto vedere.

-Benvenuto nel nostro quartier generale!- esclamò il rosso allargando le braccia.

Erano entrati in una sala dalle pareti tappezzata da una carta da parati beige, una scala a destra e un arco a sinistra che conduceva verso il salotto.

-Quartier generale di cosa?-

-Degli Occultarum, nascosti in lingua latina. Una specie di… fratellanza se così ci possiamo definire. Tra noi ci sono maghi, streghe, veggenti, creature occulte come licantropi, vampiri e potrei non escludere la presenza di qualche fantasma… almeno in questa casa-

Poco dopo scese dalla scala un ragazzo dai capelli ed occhi argentati.

-Ah sei tu Claude, non capivo chi facesse così tanto rumore a quest'ora di notte… chi è il tuo amico?- 

-Yankel… come hai detto che è il tuo cognome?- domandò il rosso.

-Hirsch, Yankel Hirsch, ma puoi chiamarmi Yankele- rispose l'altro.

-Shawn Frost, lieto di conoscerti- replicò l'altro.

-Shawn, il lupo dei ghiacci… letteralmente… irrequieto per la luna piena che arriverà nei prossimi giorni?- disse il mago con un pizzico di scherno.

-Sono comunque più tranquillo di te quando vedi uno specchio d'acqua… che ci racconta il nuovo arrivato?-

-Veramente io non ho mai detto che era mia intenzione far parte…- Yankele non riuscì a finire che venne interrotto da Claude.

-L'ho incontrato mentre facevo la ronda, era inseguito da un golem ed è pure riuscito a distruggerlo-

-Abbattere un golem non è cosa da tutti, complimenti- sorrise Shawn.

-Faceva la guardia a quel libro che ha in mano e secondo Yankele in quelle stesse pagine è contenuto il segreto per creare altri esseri del genere. Penso che sia un grimorio-

-Dovremmo provare a esaminarlo- propose l'albino.

-E' per questo che l'ho portato qui. Lui è l'unico che sa leggere la lingua in cui è scritto. Non sarà un mago o altro ma ci potrà aiutarci in altri modi-

-Continuo a non capire cosa vogliate da un questo manoscritto- esordì Yankele ormai stufo di sentire la stessa storia.

-Claude, non gli hai spiegato chi siamo- rispose Shawn.

-Certo che l'ho fatto-

-Hai spiegato anche cosa facciamo? Se deve collaborare con noi ha diritto a sapere-

-Veramente…-

-Come sospettavo, vieni Yankele e siediti di là nel salotto-

La stanza affianco era piccola ma graziosa con un divano in broccato azzurro e due poltrone su un tappeto persiano, davanti a loro un piccolo tavolino di betulla.

I tre si sedettero.

-Allora Claude ti ha detto dell’Occultarum ma non cos'è… noi siamo un società segreta, sia al mondo degli umani che al mondo di molti "soprannaturali", ma che cerca di proteggerli entrambi. Negli ultimi tempi stanno accadendo molte cose strane, l'ultima è successa qualche settimana fa a Torino. Un grande incendio ha avvolto il duomo. Magicamente non lo ha distrutto, ma è scomparso il tesoro della chiesa, la Sindone. Attacchi da parte di licantropi e altri esseri si stanno moltiplicando nelle foreste dell'Europa centrale e gli attuali rapporti piuttosto tesi tra le grandi nazioni europee non sono di nostro aiuto. Quel libro hai detto che contiene le formule per creare un golem, probabilmente contiene molto altro ancora. Qualche forza oscura si sta muovendo nell'ombra e vorremmo assicurarci che quel manoscritto non sia un qualcosa di pericoloso. Se vorrai aiutarci sappi che ti saremo riconoscenti per ciò che farai, l'Occultarum non discrimina, tutti coloro che sono, o vengono a conoscenza del mondo soprannaturale sono i benvenuti nella nostra famiglia purché siano persone di buon cuore-

Famiglia, quella parola fu una pugnalata per Yankele che era ormai da anni che era solo, la sorella maggiore si era sposata e una volta via da casa aveva perso i contatti con lei. I genitori scomparvero mentre erano in viaggio fuori dalla città, uccisi probabilmente per l'accusa del sangue[5].

Per anni visse sotto la tutela del suo maestro, ma in cuor suo desiderava ardentemente qualcuno da chiamare veramente famiglia.

Rimase in silenzio per un po' mentre Shawn gli sorrideva.

-Accetto… accetto di aiutarvi. Alla fine questo libro l'ho preso per studiarlo, non di certo per farlo ammuffire- 

-Ottimo! Benvenuto Yankele, ne saranno felici anche gli altri appena sapranno la notizia!- esclamò l'albino dandogli una pacca sulla spalla destra.

-Ora è tardi per iniziare a studiare, abbiamo una camera per gli ospiti al secondo piano, prima porta a sinistra, puoi usarla a tuo piacere, domani potrai tornare a casa a prendere i tuoi beni- continuò il ragazzo per poi alzarsi per accompagnare il nuovo arrivato alla propria stanza seguito poi da Claude.

Yankele venne congedato con un sorriso e un semplice buonanotte da entrambi.

La sua stanza non era molto grande, ma ci stavano un letto, un armadio e una cassettiera con specchio. 

Si gettò letteralmente sul letto e, sfinito per tutto l'accaduto, chiuse gli occhi.


****

 

[1] Rav: titolo che significa maestro, usato comunemente per i rabbini

 

[2] Daven: termine in lingua yiddish (lingua parlata dagli ebrei dell'Europa centro-orientale di derivazione tedesca e slava) che indica la preghiera ebraica.

 

[3] Cabbalah: la corrente mistica dell'ebraismo che cerca di studiare i testi sacri e comprendere al meglio il concetto della creazione e il suo rapporto con D-o stesso.

 

[4] Genizah: qualsiasi luogo o contenitore adibito al deposito di ogni libro (sacro o profano) o documento che riporti il nome/un'invocazione a D-o. Dopo un lasso di tempo (generalmente qualche anno) tali libri vengono sepolti in un cimitero.

 

[5] Accusa del sangue: calunnia secondo la quale gli ebrei rapivano bambini cristiani per ucciderli e usare il loro sangue nei rituali... paradossalmente la dottrina ebraica considera il sangue come fonte della vita ed elemento "sacro" all'uomo tanto da imporre l'astensione dal contatto con sangue umano e vieta il consumo di sangue animale. Tale accusa fu il motivo principale di numerosi pogrom nell'Europa centrale ed orientale tra la fine del XIX secolo e la prima metà del XX.


Piccolo Angolo d’autore…

Come promesso questo è il secondo progetto che 

mi è balzato in mente. Con un ritorno alle origini l’ho chiamata semplicemente 

Occultarum, che dovrebbe significare “nascosti” in latino (sempre che internet non sbagli, e ho seri dubbi a riguardo) questo perché i nostri cari eroi e gli OC saranno in effetti creature nascoste e che sono a stretto contatto con un realtà nascosta agli occhi umani, ovviamente dal titolo il nome dell’organizzazione

(avevo pensato di chiamarla Inazuma, un vecchio classico, ma poi ho 

pensato a questo nome e mi sembra più figo… a voi il giudizio finale)

La genesi è un po’ strana e contorta, non sto neanche a raccontarvi

la storia, semplicemente mi sono imbattuto in un articolo

che definiva Praga la capitale dell’occultismo e del soprannaturale,

quindi ecco a voi questa storia.

Se nell’altra storia vi ho annoiato a morte con la biologia… in questa ricambio

con una lunga discussione sul Sefer Yetzirah e cenni piuttosto sparsi e frequenti di cultura ebraica XD

Non mi dilungo molto, come sempre prima di una scheda OC lascio qualche 

piccola nota sulla storia e regolina per gli OC

quindi:

  1. Per questioni di trama i nomi dei personaggi di IE saranno quelli europei (sarebbe strano in una storia ambientata in Europa avere una marea di personaggi con nomi giapponesi)

  2. Accetto OC solo se inviati per messaggio privato (se possibile il scrivete OC in oggetto del messaggio), ognuno di voi può inviarne solo uno (se me ne arriveranno pochissimi poi ovviamente potrò fare eccezioni, ma ve lo farò sapere per tempo).

  3. All’opposto se ne avrò troppi può darsi che debba fare una selezione dei migliori quindi… siate creativi e impegnatevi!

  4. La storia è ambientata nei primi anni del 1900 quindi vi chiedo che gli OC siano coerenti con l’anno in cui vivono (esempio stupido, niente personaggi pieni di piercing con i capelli tinti e che masticano chewing gum a non finire…)

  5. Considerate che i personaggi di Inazuma Eleven qui avranno circa dai 18 ai 20 anni.

  6. A voi la scheda!

 

Nome e Cognome :: (coerenti con la nazionalità)

Sesso::

Età::

Nazionalità::

Razza:: (qui intendo se sono umani, maghi, vampiri… qualsiasi essere che sia/abbia poteri soprannaturali va più che bene, vi chiedo di descrivere brevemente i suoi poteri se ne ha)

Aspetto fisico::

Aspetto caratteriale:: (il più dettagliato possibile)

Vestiario:: (anche qui cercate di essere piuttosto coerenti con l’anno)

Occupazione::

Motivo di appartenenza all’Occultarum:: (può essere un qualsiasi motivo, dalla voglia di avventura, ai soldi e potere, noia, altruismo...)

Passatempi::

Cosa gli/le piace::

Cosa non gli/le piace::

Persone con le quali va d’accordo::

Persone con le quali non va d’accordo::

Famiglia::

Storia::

Orientamente sessuale::

Cotta:: (cercherò di impegnarmi!)

Segni particolari::

Paure/fobie::
Altro::

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Capitolo 2
*** Capitolo 2: Benvenuto ***


CAPITOLO 2: BENVENUTO

 

Yankele si era alzato piuttosto presto, prima di molti altri.

Tornò nella propria casa a Josefov per prendere quel poco di valore che aveva. Con lui c'era Shawn, il lupo dei ghiacci. Uno dei pochi che si era svegliato, al contrario di chi come Claude dormiva beatamente per riprendersi dallo scontro della sera precedente.

Il lupo era incuriosito da alcune caratteristiche della casa, come un piccolo foglio arrotolato dentro ad una nicchia della porta d'entrata 

Lo prese e lo srotolò. Era una piccola pergamena ingiallita, lunga ma piuttosto sottile, su di essa vi era scritto qualcosa in un alfabeto a lui sconosciuto di eleganti lettere piuttosto squadrate.

-Sono versi della Torah. Presso di noi c'è una mitzvah[1] che stabilisce di mettere dei fogli con versetti della Torah negli stipiti delle porte principali della casa- disse Yankele che aveva visto il volto incuriosito del lupo.

Shawn rimise la pergamena nella sua nicchia. 

L'altro invece incominciò a riempire un sacco. Mise al suo interno dei vestiti, qualche oggetto di valore tra cui quello che pareva un mantello bianco bordato da strisce di tessuto nero e frange.

-Questo è il talled, lo scialle di preghiera, servirà per quel libro- commentò il biondo

-Dimmi Yankele, sei molto credente?- domandò il lupo incuriosito da ciò che aveva visto in casa e da quel singolare indumento.

-Anche se non fossi il più credente tra i fedeli continuerei a rispettare i canoni della mia Fede, si tratta di rispetto per le tradizioni… e sono poi uno studente della cabbalah, quindi è probabile che mi sentirete cantilenare preghiere o recitare versi del Talmud[2]-

-Come stamattina?-

-Pensavo di essere stato più silenzioso…- il tono di Yankele pareva piuttosto dispiaciuto.

-Non preoccuparti, è l'udito del lupo!- scherzò l'albino.

-Se devo studiare quel libro anche per voi ho bisogno della giusta preparazione e di pormi nel modo adatto! E poi quello scialle è utile anche come coperta quando lo si indossa- rispose l'altro scherzando

-Credo che avere qualcuno che abbia fede non possa che farci bene- commentò poi Shawn.

-In che senso?-

-Molti di noi sono stati perseguitati in passato. L'inquisizione ha giustiziato numerosi maghi e streghe o presunti tali in nome della Chiesa e al giorno d'oggi le cose non sono cambiate, tra noi c'è anche chi ha perso la famiglia perché "diversi". Ai lupi le cose non sono andate meglio… ho sentito che durante le notti di luna piena, venivano organizzate battute di caccia per aggiudicarsi la pelliccia di un lupo mannaro come trofeo-

Yankele abbassò lo sguardo. Sapeva bene il significato di quelle parole. Lui personalmente non era stato perseguitato, al contrario dei propri genitori che trovarono la morte, ma la sua gente accumulava una sofferenza sopra l'altra a causa del pregiudizio… proprio come molti maghi. 

-Spero di non averti turbato- disse poi l'albino vedendo il volto dell'altro.

-No, è che non me l'aspettavo. Non pensavo che il vostro mondo fosse così odiato dal mio… voi avete dei poteri che noi possiamo solo immaginare!-

-Vero, ma poter usare la magia o essere forte fisicamente non significa essere invincibili. Abbiamo le stesse debolezze di un uomo comune- rispose il ragazzo dai capelli argentati.

Yankele annuì poi sollevò da terra il sacco e lo mise in spalla.

-Sono pronto- 

-Bene, per il nostro ritorno dovrebbero essere tutti svegli, ti piaceranno!-

-Spero solo che sia io a piacere a loro…- sussurrò.

Shawn gli sorrise sicuro in cuor suo che sarebbe stato accettato pur essendo un umano.

I due iniziarono a tornare verso la casa nel centro della città. Tuttavia fecero una deviazione. 

Prima di partire Yankele scrisse una lettera al proprio maestro in cui spiegava che sarebbe partito per un viaggio alla ricerca della verità per comprendere appieno il creato e il suo rapporto col Creatore. Gliela consegnò quindi di persona e ricevette in cambio un abbraccio paterno e i migliori auguri.

In realtà il pellegrinaggio si sarebbe concluso una manciata di chilometri più a sud nella sede dell'Occultarum.

Il sole splendeva già alto nel sole e i suoi raggi illuminavano la via Pařížská. Le strade erano piene di vita e nel mezzo della frenesia della città si muovevano lentamente o due ragazzi che non avevano fretta. Non avevano importanti appuntamenti d'affari come molti di quegli uomini che passavano al loro fianco senza neanche degnarli di uno sguardo.

Ritornarono infine alla casa.

Al suo interno si era venuto a creare un po' di trambusto. 

Claude era in cucina impegnato a con pentole e padelle di rame che imprecava ad alta voce.

I due nuovi arrivati lo raggiunsero.

Il rosso stava al fornello della piccola cucina, una stanzetta dai muri piastrellati di bianco e con alcune piccole finestre alla parete opposto alla porta che davano sulla strada del retro.

Con un schiocco di dita accendeva la fiamma per il pentolame ma puntualmente finiva per combinare qualche guaio.

Alla vista di tale terribile spettacolo Shawn rise silenziosamente.

Il rosso si girò di scatto e imprecò un'altra volta.

-Questa è colpa vostra!-

-Perché?- domandò Yankele che si sentiva accusato ingiustamente.

-Non tua, ma di quello che sta alla tua destra e degli altri che hanno deciso di inviare una piccola squadra a in Francia-

-Cosa abbiamo fatto di male?- domandò candidamente Shawn che pareva piuttosto confuso.

-Non è difficile! Qui ci sono sia "Sua Altezza Imperiale" che "la Contessa" diamine abbiamo mezza aristocrazia russa in questa dannata casa! Potevate almeno separarle per qualche giorno mandando una delle due a Lione!-

-Non vedo il male che vedi tu…- rispose l'albino.

-Secondo te quelle hanno mai toccato una pentola? L'ultima volta abbiamo rischiato che andasse a fuoco la casa a Berlino per colpa loro! Quindi a chi tocca cucinare? A me! Prova a soddisfare i loro desideri se ci riesci!-

-Cosa hanno chiesto di così complesso?- 

-Una colazione dolce… ma non so cucinare dolci!-

-Non hanno tutti i torti, è da quasi una settimana che per tuo volere ci ritroviamo carne a colazione… senza offesa ma anch'io che sono mezzo lupo non l'apprezzo ogni giorno- commentò il ragazzo dagli occhi grigi.

-Vai al diavolo pure tu! Yankele renditi utile, sai fare qualcosa di dolce? Altrimenti mando tutto all'aria e torno a fare ciò che so fare!- sbottò.

-Veramente io…- rispose timidamente il biondo.

-Dannazione, allora andrò dal fornaio dietro l'angolo e guai a loro se oseranno lamentarsi!-

Claude uscì dalla cucina e camminò dritto verso il portoncino. Indossò un vecchio e sdrucito cappotto di lana appeso all'attaccapanni e uscì sbattendo la porta violentemente.

-Fa sempre così, non spaventarti, tempo qualche minuto e avrà calmato i propri spiriti- esordì una voce dietro i due ragazzi.

Un ragazzo ben vestito, alto e magro, capelli rossi come quelli di Claude ma dagli occhi color acquamarina.

-Buongiorno Xavier, non credevo di trovarti sveglio a quest'ora del mattino- lo salutò Shawn.

-Ieri è stata una notte magra… sono tornato presto e poi con tutto il baccano di Claude credo che fosse impossibile non svegliarsi! Chi è quel ragazzo?-

L'argenteo presentò il Yankele che rispose con un piccolo inchino appena accennato.

-Sono qui per aiutarvi nella traduzione di un libro. Credo che mi metterò già all'opera- rispose il biondo.

-Buon lavoro, è stato un piacere conoscerti- replicò il rosso per poi allontanarsi con Shawn mentre Yankele saliva al piano superiore per andare nella stanza che gli era stata assegnata la sera precedente.

Nella sala da pranzo della casa, vicino alla cucina, stavano sedute al lungo tavolo due ragazze. Una aveva capelli lunghi di colore castano chiaro, un volto a forma di cuore sul quale spiccavano due brillanti occhi azzurri incorniciati da delle lunghe ciglie. La seconda invece era un po' più bassa, con un fisico più flessuoso, capelli rossastri e mossi, molto lunghi e due attenti occhi di un color tra il verde e l'azzurro.

La prima stava leggendo quello che pareva essere un romanzo piuttosto corposo. Ad un certo punto alzò lo sguardo e lo rivolse alla vicina che pareva invece assorta nei suoi pensieri.

-Klara Petrovna, siamo forse state troppo brusche con Claude?- esordì parlando in russo.

L'altra non rispose, stava con gli occhi puntati verso la parete color carta da zucchero della stanza, completamente assorta dai suoi pensieri.

-Klara Petrovna?- la chiamò una seconda volta, la ragazza scosse la testa e la sua matassa di lunghi capelli rossi, come se si fosse appena ripresa da un sogno.

-Chiedo scusa granduchessa Ludmilla, stavo vagando tra i miei pensieri- rispose nella lingua dell'altra.

-Chiedevo, siamo state troppi brusche con Claude? Non vorrei pensasse che siamo delle ragazze viziate abituate a essere servite in tutto-

-Se mi permette perché ha questo dubbio?- domandò Klara.

-Non hai sentito le sue grida e imprecazioni? Ha continuato fino a poco fa… poi il silenzio. Non vorrei si sia offeso-

-Ho sentito il rumore di alcune pentole che cadevano, ma non ci ho fatto caso a dir la verità- rispose la rossa.

In quell'istante si aprì la porta ed entrò Claude. In mano teneva una scatola di cartone. La poso al centro del tavolo e la aprì.

Le due ragazze furono avvolte da un fragrante odore dolciastro. 

All'interno trovarono dei magnifici croissant austriaci. 

-A voi contessa Invanovna e granduchessa Romanova- disse il ragazzo inchinandosi con un ghigno di scherno stampato in volto.

-Spero che la colazione sia di vostro gradimento!- continuò.

La granduchessa Ludmilla Romanova stava per addentare il proprio croissant tenuto con un tovagliolo di stoffa quando decise di spezzarlo a metà.

-Per te Claude, grazie per questo splendido regalo!- esclamò senza scomporsi per poi passare una parte della propria colazione al ragazzo.

Lui ci rimase di stucco, non si aspettava una reazione del genere, non subito dopo la sua presa in giro.

-Non vorrai rimanere così tutto il giorno!- disse Klara mascherando una piccola risata.

-Non hai mai mangiato un croissant?- domandò la granduchessa.

A quelle parole Claude si risvegliò e mostrando il suo solito ghigno rispose:

-Per chi è come me, è difficile anche avvicinarsi a qualcosa del genere… non tutti sono figli e sorelle di uno zar!- 

Ludmilla impallidì, sapeva che Claude era solito far battute di cattivo gusto e frecciatine, ma la sua famiglia era un tasto dolente, le mancava terribilmente.

Il rosso fece scomparire il proprio sorriso dal volto per poi abbassarlo.

-Scusa, non volevo…- non finì la frase, ma allungò il braccio sul tavolo e restituì la propria metà poi se ne uscì dalla stanza.

Klara si voltò verso Ludmilla.

-Granduchessa state bene?-

-Sì, credo che alla fine abbia capito d'esser andato troppo oltre…-

-Le sue scuse parevano sincere-

-Mio fratello Nikolaj ha una figlia, Anastasija. Era ancora piccola l'ultima volta che la vidi. Una gran combina guai, molto vivace e impertinente. Claude mi ricorda un po' lei. Non è certo un atteggiamento degno della figlia dello zar di tutte le Russie, ma era una bambina molto dolce-

Klara ascoltava in silenzio, anche lei era un membro dell'aristocrazia russa, ma non sapeva molto della famiglia imperiale, anzi anche i suoi genitori non frequentavano la corte.

Ludmilla prese poi la metà di Claude e la mise nel piatto davanti a sé. Sarebbe tornato.

 

****

 

Poco distante dal centro della Città Vecchia, vicino ad un altro complesso di edifici a schiera vi era una piccola bottega. Una vetrina dava sulla strada mostrando dei pregiati capi di abbigliamento sia maschile che femminile, era una sartoria.

Alcune donne ben vestite e ingioiellate erano entrate a osservare la bottega. Sul pavimento in legno vi erano altri manichini che mettevano in mostra gli abiti eleganti. In fondo alla stanza stava un tavolo da lavoro con una macchina da cucire e una serie di tessuti di vario genere, pizzo, broccato, chintz, cotone.

Le tre signore iniziarono a valutare i vestiti in esposizione facendo commenti in merito all'adeguatezza dell'abito a un non meglio specificato ricevimento nella capitale a Vienna.

Dal fondo fece capolino la testa di una ragazza molto minuta dai lunghi capelli biondi di cui un ciuffo ricadeva sul naso e occhi azzurri da cerbiatto che la facevano sembrare una bambolina di porcellana. Si alzò e andò verso le tre signore.

-Posso aiutarvi?- domandò candidamente la ragazza con una punta di timidezza.

-Siete… madame Lacroix?- disse una delle signore con tono abbastanza altezzoso.

-Odette Lacroix, mia sorella Jeanne non è qui al momento- rispose la ragazza dai capelli biondi.

-Si dice che veniate dalla Francia vero?-

-Sì, è così- 

-Parigi? La meravigliosa Ville Lumiere?- chiese con uno sguardo sognante una delle clienti.

-No, vengo da… un piccolo villaggio della Provenza…- Odette era quasi imbarazzata ad ammettere le sue origini piuttosto umili.

Una delle clienti si voltò verso le altre mormorando:

-Possiamo fidarci di una ragazzina che viene dalla provincia?-

-E' comunque francese, avrà un briciolo di buon gusto!- replicò l'altra.

-Ci sono molti ottimi sarti anche a Vienna e a Budapest- continuò la terza.

-Avete idea che siamo state invitate al gran galà dell'arciduca Franz Ferdinand e sua moglie a Schönbrunn[3]! Non possiamo certo sfigurare!-

Continuarono a borbottare sotto gli occhi incuriositi ma allo stesso tempo confusi di Odette, poi si voltarono e lasciarono la sartoria senza salutare. 

Tornò nel suo angolo dietro al tavolo. Sospirò e poi rialzò il capo decisa ad andare avanti con il lavoro. 

Prese ago e filo e finì di cucire l'orlo di un elegante vestito da sera di seta blu.

Perdere clienti non era un problema per lei, la sartoria era solo una copertura.

Con il calare del sole, si trasformava in un emporio di incantesimi e pozioni e riceveva clienti sia umani che non.

Peccato solo che fosse troppo presto per iniziare la propria attività, non era neanche mezzogiorno.

Dalla porta sul retro arrivò una bellissima donna che assomigliava a Odette, entrò portando con sé un cesto carico di stoffe pregiate.

-Qualche cliente?- chiese lei.

-Tre nobildonne, hanno guardato alcuni dei tuoi capi, chiesto da dove venivamo e poi se ne sono andate perché non siamo di Parigi-

-Sempre la solita storia! Capiscono che siamo francesi, gli spieghiamo che non tutte le sarte francesi sono di Parigi e i clienti ci restano male!- sbottò l'altra.

-Forse non dovevo dirglielo Jeanne…-

-No, hai fatto bene, non dobbiamo essere note per dove proveniamo, ma per la bellezza dei nostri capi- con uno schiocco di dita della donna, decine di aghi e fili multicolori presero vita e iniziarono a lavorare. Le forbici tagliavano i tessuti della lunghezza giusta e gli aghi cucivano.

Odette rimase a guardare quella meraviglia ad occhi spalancati, la sorella era un prodigio, aveva il potere di animare gli oggetti attorno a lei, piuttosto utile se si gestisce una piccola bottega come quella sartoria.

-Qui finisco io, va a riposare se vuoi, hai lavorato molto questa notte- disse Jeanne.

La più piccola protestò ma la maggiore riuscì a convincerla a tornare a casa a concedersi un po' di riposo.

Da quando si era trasferita a Praga viveva con la sorella e la sua famiglia, aveva una favolosa nipotina di otto anni, una bambina che poco a poco stava scoprendo i propri poteri di strega animista cacciandosi in non pochi guai.

Non fece ritorno alla propria casa, svoltò alla strada dopo la propria abitazione per raggiungere la sede dell'Occultarum.

Entrò nell'edificio, tutto era tranquillo, non c'era più il trambusto del mattino. Fece qualche passo per dirigersi verso il salotto e si lasciò andare comodamente sul divano di broccato azzurro.

-Buongiorno Odette- esordì Xavier che stava leggendo un libro seduto sulla poltrona di fronte.

-O dovrei dire buonanotte?- si corresse lasciandosi scappare una piccola risata.

-Giorno o notte, non fa differenza. Lavoro a tutte le ore!- esclamò l'altra.

-Cerca di non dormire troppo, c'è una sorpresa per tutti voi…-  il rosso pronunciò quelle parole in modo estremamente misterioso, posò il libro e se ne andò lasciando la graziosa Odette sul divano che si stava lasciando trascinare nel mondo dei sogni.

 

****

 

Dall'altra parte della città sorgeva un elegante maniero di una ricca famiglia boema.

La famiglia Nováks era una delle più rinomate, anche alla corte imperiale. 

Il signor Vladislav Nováks era stato premiato per i meriti in battaglia nell'estremo oriente, durante la ribellione dei boxer[4] in Cina combattendo al fianco dell'Alleanza delle otto nazioni.

Il signor Nováks aveva una figlia femmina e due gemelli maschi, undici e nove anni.

Nella piccola biblioteca del palazzo, i due gemelli Petr e Tomas stavano seduti ad un tavolo con un libro davanti ai loro occhi. Dalla parte opposta invece stava la loro insegnante privata. Delilah Elizabeth West, una giovane ragazza abbastanza alta e snella, dai capelli occhi marroni, britannica di origini, ma vive da sempre a Praga.

Fare l'insegnante per una famiglia nobile è faticoso, ma regala anche soddisfazioni.

I due erano dei veri e propri discoli, uno scherzo dopo l'altro creavano un gran trambusto in casa Nováks, in particolare uno dei bersagli preferiti era proprio la loro insegnante quando ella aveva finito le lezioni e la si poteva vedere alle volte palesemente con la testa tra le nubi, ma in fondo erano scherzi affettuosi, il loro modo di dimostrare quanto fossero legati alla loro maestra.

Aveva ormai quasi finito la mattinata. Lei e i due gemelli si erano dedicati allo studio della letteratura tedesca per volere della madre, Lenka. Una donna elegante sempre ben vestita, colta ma fin troppo esigente e vanitosa, a tal punto che vorrebbe far credere agli altri che la sua sia una famiglia austriaca e non boema, solo per il prestigio che potrebbe avere.

Quella mattina era tornata da un giro nel centro della città con alcune amiche personali alla ricerca di un abito per un ricevimento nella capitale.

-Delilah! Delilah!- tuonava con voce imperativa.

La ragazza inglese dovette alzarsi. Guardò l'orologio della biblioteca, uno vecchio pendolo, segnava le undici e venti minuti esatti.

-Per oggi abbiamo finito, ci vediamo domani!- esclamò con un sorriso chiudendo il libro che aveva sul tavolo.

I due gemelli la salutarono con un saluto, poi lei uscì rapidamente dalla biblioteca. 

La padrona di casa era nel corridoio appena fuori dalla stanza in cui si trovavano i tre.

Dalilah a passo veloce la raggiunse e si inchinò.

-Mi avete chiamato signora Nováks?-

-Sono altamente insodisfatta…-

-L'istruzione dei suoi figli non è all'altezza?- domandò l'altra.

-No, l'istruzione va benone, parlavo della sarta. Ebbene né io né le mie amiche siamo rimaste colpite da lei. Non ci avevi detto che era una provinciale della Provenza!-

-Vi chiedo scusa signora Nováks, ma non vedo il perché la sua provenienza sia così importante- rispose la ragazza confusa.

-Non è di Parigi… lo sanno tutti che Parigi è dove si riuniscono i maggiori esperti dell'arte e anche della moda. Anche gli ungheresi sono parte dell'impero eppure è risaputo che sono gli austriaci quelli che contano-

"Peccato voi siate boema!" pensò la giovane ragazza.

-Sono molto dispiaciuta che la mia amica Odette e le sue creazioni non siano state di suo gradimento- disse.

-Per questa volta posso chiudere un occhio, se avete finito, andate. Ma tenete a mente la lezione, meditate sui consigli che date- la signora Nováks voltò le spalle a Delilah e iniziò a percorrere il lungo corridoio mentre la ragazza britannica tornò nella biblioteca per sistemare la propria borsa e tornare nella Città Vecchia.

Arrivò in breve grazie al tram, la nuova aggiunta alle rete stradale di Praga, e con un piccolo tragitto a piedi.

Entrò nella sede dell'Occultarum, stava per salire le scale quando con la coda dell'occhio poté scorgere la propria amica, Odette distesa sul divano del salotto esausta.

"Povera Odette…" pensò. 

Salì gli ultimi gradini solo per andare nella propria stanza, prese una pesante coperta di lana bianca e coprì l'amica.

Nel frattempo nel seminterrato della casa, un'ampia stanza dalle pareti grigie e scrostate, arredata alla rinfusa con scaffali riempiti di barattoli di ogni genere e libri, iniziò a brillare uno strano simbolo su una porta di metallo che separava il seminterrato in due locali.

Il simbolo era un semplice rombo al cui interno era stato inscritto un cerchio contenente il simbolo di Mercurio.

Brillava di luce verdastra, poi ad un tratto si spense. La porta si aprì ed uscirono tre persone, un ragazzo dalla carnagione piuttosto abbronzata, alto, capelli biondi e occhi scuri, il secondo invece aveva una carnagione più chiara e capelli castani con un ghigno disegnato sul suo volto.

Infine la terza persona era una ragazza dal fisico ben proporzionato, lunghi capelli scuri, quasi neri e mossi verso le punte. Labbra rosee che spiccavano sul volto pallido insieme ai suoi occhi marroni.

-Complimenti Caleb, hai quasi rischiato di farci arrivare in un portale che non era il nostro- esordì il biondo.

-Axel mio caro…. fallo tu la prossima volta! Non è così semplice usare i portali!- sbottò.

-Almeno sei riuscito a portarci qui- esordì la ragazza.

-Non metterci anche tu Lilith!- continuò il castano per poi sbuffare raggiungere la scala per risalire dal seminterrato.

Al piano superiore incontrarono Claude che con il suo solito sorriso gli diede il benvenuto, a modo suo:

-Buongiorno… avete sentito il profumo del pranzo dalla cucina fin da Lione?-

-Finché non cucini tu, ci sarà sicuramente profumo delizioso in cucina- rispose Lilith lanciando una delle sue frecciatine.

Claude si voltò.

-Spero almeno che portiate novità- concluse il rosso per poi andarsene verso la stessa sala da pranzo in cui aveva servito la colazione quella mattina e sedersi al tavolo.

I tre arrivati si accomodarono anche loro in quella stanza.

Shawn, aiutato da Klara e Ludmilla apparecchiava la tavola, Xavier era in cucina insieme a Delilah. In quel momento arrivò anche Odette che si era ripresa dopo il riposino nel salotto.

-Nulla di nuovo?- chiese Ludmilla.

-Nulla, Lione è tranquilla. L’abbiamo sorvegliata per due settimane, ma non abbiamo trovato nulla di strano- rispose Axel.

-Dovremmo tenere alta la guardia. Torino non è stata colpita per caso- esordì Klara.

-Non abbiamo prove su questo. Poco ma sicuro che è scomparso un tesoro di inestimabile valore- continuò Shawn.

-Ci sono almeno una decina di teli in cui si dice che sia stato avvolto il corpo di Cristo dopo la sua morte. Ovviamente tutti riconosciuti come autentici, anche se non ci sono prove schiaccianti che lo dimostrano. Perché dovremmo preoccuparci della scomparsa di uno di essi?- domandò Lilith con un tono misto tra curiosità e freddezza più assoluta.

-Perché è legata alla città in cui si trovava fino a non molto tempo fa. Sai cosa si dice di Torino, Praga e Lione…- rispose Ludmilla.

-I vertici del "Triangolo di Magia Bianca"- continuò Lilith.

-Queste tre città hanno sono legate in modo indissolubile a qualcosa di magico. Non siamo certi che la Sindone sia ciò di cui parliamo, ma data la sua fama è probabile che lo sia- spiegò Shawn mentre finiva di sistemare di posare i piatti di porcellana bianca, undici in totale.

-Perché undici posti?- chiese Caleb.

-Abbiamo ospiti?- fece eco Odette.

-Da questa notte, è tutta mattina che è chiuso nell'unica stanza libera disponibile- disse Claude.

-Vado a chiamarlo, ora che ci siamo tutti e il pranzo è quasi pronto- continuò Shawn che aveva finito il suo lavoro.

Salì al piano di sopra e bussò alla porta, ma non giunse alcuna risposta.

La aprì lentamente ed entrò.

Yankele stava accovacciato sul piccolo tavolino nell'angolo della stanza. 

Shawn si avvicinò e potè constatare che stava beatamente dormendo sopra il libro che avrebbe dovuto studiare.

L’albino lo scosse un po’.

Il biondo aprì lentamente gli occhi, poi di scatto si levò:

-Oy vey ist mir[5]!- esclamò resosi conto che si era addormentato

-Noioso?- chiese Shawn sorridendo indicando il libro.

-No… mi sembrava comodo e ho pensato di usarlo come cuscino!- rise l’altro, per poi continuare con un tono serio.

-E’ difficile e colmo di note a margine scritte da Rav Yehuda. Un misto di ebraico e aramaico, non sempre chiare ed esplicite. Ammetto che non ho capito molto ad una prima lettura… continuerò a studiare… se ne sarò in grado!- concluse per poi alzarsi chiudendo il Sepher Yetzirah.

-Riprendere in un altro momento. E’ già ora di pranzo e tutti sono già al piano di sotto, direi che è il momento di darti ufficialmente il benvenuto-

Poco dopo arrivò anche Xavier.

-E’ stato servito tutto, stiamo aspettando solo voi due- disse per poi tornare alla sala da pranzo.

I due lo seguirono. Una volta giunti, Yankele si ritrovò una serie di occhi puntati su di lui.

Non sapeva il perché ma si sentiva nervoso. Iniziò a guardarsi intorno mentre Claude si era preso il merito di presentarlo agli altri raccontando la storia della sera prima. Uno ad uno il rosso presentò gli altri ragazzi e ragazze presenti, ma il biondo non stava seguendo attentamente.

-Quindi Yankel potrei chiederti cosa sei?- domandò la granduchessa Ludmilla.

Il ragazzo pareva confuso.

-Sei forse un mago? Hai qualche potere particolare?- lo soccorse Delilah.

-No… sono solamente un umano… nulla di speciale- rispose con una punta di imbarazzo.

-Umano? Da quando vengono accettati umani nell’Occultarum?- chiese Lilith con una punta di astio.

Gli occhi di Yankele si spostarono sulla ragazza, era uno dei pochi nomi che era riuscito a cogliere. Il motivo era semplice, la ragazza si chiamava Lilith, un nome a lui non di certo sconosciuto. In ebraico ha il significato di notte e quello stesso nome era associato ad una demone, citato sia nel Tanakh[6] che nel Talmud.

-Esatto, gli umani non dovrebbero aver nulla a che fare con noi, non dopo quello che accaduto in tutto questo tempo!- continuò Caleb.

-Ha distrutto un golem, tu ci saresti riuscito?- soffiò Claude.

-Umano o non umano, è in possosso di un tal “Libro della Creazione” ed è l’unico con la capacità e l’interesse di leggerlo. Se non siete d’accordo, propongo di parlarne dopo pranzo- concluse Shawn.

Nessuno obiettò. Il nuovo arrivato sentì tutto tutte le sue certezze svanire, pensava che fosse già dentro quella società avendo solamente accettato l’invito, ora invece si erano mostrate delle opposizioni. La sua posizione era ormai compromessa, in un attimo avrebbe potuto dover lasciar quella casa e tornarsene alla propria, nell’ex ghetto ebraico.

Il pranzo non fu particolarmente sontuoso. Praga è nota per alcune zuppe, ne mangiavano una che conteneva cereali, legumi di vario genere. Un piatto povero seguito da un secondo di carne accompagnata da verdura, assai più ricco e gustoso.

Durante il pasto ognuno era libero di parlare di ciò che voleva, alcuni fecere alcune domande al nuovo arrivato per saperne di più sulla sua vita.

Altri facevano sfoggio dei loro poteri in modo scherzoso.

Al termine di tutto, Xavier si alzò e con tono serio prese parola:

-Il nostro ospite, il signor Hirsch, ho visto che alcuni l’hanno già preso a simpatia chiedendogli da dove viene o come si sente da umano a conoscere anche quello che viene chiamato “soprannaturale”. Sembra un bravo ragazzo, chiedo allora a voi, quanti sarebbero a favore della sua ammissione nella nostra società pur essendo umano- 

Quasi tutti alzarono la mano, anche se alcuni non del tutto convinti poiché estraneo. Solo Caleb e Lilith furono contrari.

-Sei fortunato, Yankele, hai il favore della maggioranza. Forse la storia del golem è stata abbastanza per convincerli- mormorò Claude al biondo seduto affianco a lui.

-Poiché la maggioranza è a favore, si dia il benvenuto ufficiale al nuovo membro dell’Occultarum, l’umano Yankel Hirsch- sentenziò Xavier alzando il bicchiere per un brindisi.

Il biondo arrossì ma alzò anche lui il bicchiere.

Il rosso poi gli si avvicinò e gli strinse la mano.

-Benvenuto tra noi… Yankele-


****

 

[1] Mitzvah: precetto della religione ebraica. I mitzvot sono delle regole che impongono divieti o comportamenti da adottare. Alcuni esempi possono essere “Non cercare vendetta” o “Studiare la Torah” (e altri molto più strani e controversi che non starò ad elencare). In totale sono 613, non tutti devono essere rispettati, alcuni non hanno più valore, altri riguardano solo alcune categorie di persone… ne rimangono comunque oltre cinquecento (abbastanza per complicare la vita di una persona…)

 

[2] Talmud: uno dei testi sacri dell’ebraismo, opera colossale di oltre seimila pagine divise in più di sessanta trattati diversi.

 

[3] Schönbrunn: il palazzo della famiglia imperiale austriaca, si trova nel centro di Vienna.

 

[4] ribellione dei boxer: ribellione sollevata tra il 1899 e il 1901 dai praticanti di arti marziali (definiti boxer) in Cina per opporsi alla modernizzazione e all’intrusione delle potenze coloniali nella politica cinese. la rivolta fu sedata con l’intervento delle “otto nazioni” (Giappone, Russia, Gran Bretagna, Francia, Stati Uniti, Germania, Italia, Austria-Ungheria).

 

[5] Oy vey ist mir: espressione Yiddish (a volte usata a sproposito o in modo stereotipato… come ho fatto io al momento), può essere tradotto come “che disgrazia, che guaio”.

 

[6] Tanakh: la raccolta di libri che compongono la Bibbia ebraica. E’ composta da tre parti: Torah (la Legge), Nevi’im (i Profeti) e Ketuvim (gli Scritti…). Le iniziali delle tre parti formano TNK (che si pronuncia Tanakh, questo perché l’ebraico viene scritto senza indicare le vocali).

 

Angolo d’autore….

Ed eccomi qui con il secondo capitolo…

come da rituale questo è il capitolo delle presentazioni, 

su questo non ho nulla da dire. Spero che i miei riferimenti storici

o culturali siano di vostro gradimento e che non rendano troppo

noiosa la lettura (anche perché 6 note da leggere non sono poche).

Ho cercato di rappresentare al meglio i vostri oc, con un piccolo 

spaccato delle vite di alcuni di loro o alcune peculiarità (ad esempio Ludmilla chiama Klara, “Klara Petrovna” nome e patronimico, come da tradizione

dell’aristocrazia russa dell’epoca).

Ora vado, direi che vi ho annoiato abbastanza.

Un saluto

 

_Eclipse

 

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