New York - New York

di Briskal
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Tornerò presto ***
Capitolo 2: *** Elsa ***
Capitolo 3: *** New York New York ***



Capitolo 1
*** Tornerò presto ***


Sì, sì, lo so... sono sparita, e mi dispiace. Scuse serie non ne ho, oddio, mancanza di ispirazione, forse, e sì, anche un poco di delusione per com'è andata. Ho ritrovato questa storia per puro caso, sinceramente non mi ricordavo nemmeno della sua esistenza. No, non credo di essere tornata (anche se ammetto di aver ritrovato altre storie iniziate e mai concluse), ma nel frattempo eccoci qui.

Tra l'altro, solo ora ho visto le recensioni alle altre storie. Che dire... GRAZIE. É passato un bel po' dal mio ultimo accesso, per me è stato un piacere ritrovarvi con tutte quelle belle parole. Non le merito, spero sempre di migliorare ancora, ma grazie, grazie davvero!

 

Come sempre i personaggi di OUAT non mi appartengono

 

 

 

New York - New York

Capitolo 1

Tornerò presto

 

 

Aveva parcheggiato il suo Bug dietro la Benz di Regina, ed era entrata in casa senza fare il minimo rumore. Il sindaco probabilmente l'avrebbe uccisa con una palla di fuoco ben assestata, ma valeva la pena di rischiare: di lì a poco sarebbe partita, e non avrebbe potuto assolutamente andare via senza salutare colei che da un po' di tempo a quella parte aveva rubato un pezzo del suo cuore.
Con calma, andò in cucina dove preparò il caffè; erano le sei del mattino, e conoscendo le abitudini di Regina, sapeva che si sarebbe alzata di lì a poco.
In realtà, il sindaco era già sveglia da un pezzo ed aveva sentito chiaramente l'orrendo rumore della macchina di Emma fuori al suo viale. Si chiese perché la ragazza fosse piombata in casa sua a quell'ora del mattino: Storybrooke stava vivendo un periodo di pace e tutti erano al sicuro.

Stancamente, Regina si alzò e scese al piano di sotto: se lo sceriffo era lì, voleva dire che c'era qualche problema. Sorrise teneramente quando scrutò la sua figura in cucina, mentre si accingeva a prepararsi una tazza di latte. Quasi si ritrovò ad immaginarsi la stessa scena, quando ogni mattina, Emma preparava la colazione a lei e Henry, come un'allegra, piccola famigliola felice. Si diede mentalmente della stupida, ed entrò in cucina cercando di sfoggiare la sua migliore faccia seria. «Quale paragrafo del codice penale non ti è chiaro, Miss Swan? Sbaglio o questa tua intrusione si può definire “violazione di domicilio”?»
A Emma per poco non andò il cappuccino per traverso, perdendosi nella visione di Regina vestita con un pigiama di seta grigio ed i capelli graziosamente arruffati. Se avesse avuto un briciolo di coraggio, l'avrebbe baciata lì e subito così, senza senso.
«Non so se Henry te l'ha detto, ma volevo salutarti»
«Perché, stai andando con tua madre a fare un pic-nic nel bosco in compagnia dei suoi amatissimi uccellini blu? Sarebbe meraviglioso sentirvi cantare insieme» le chiese l'altra ghignando, sedendosi su uno degli sgabelli dell'isola centrale.
Emma scoppiò in una fragorosa risata: Dio, anche se solo per qualche giorno, le sarebbe mancato tutto questo. «Mh no. Sto tornando a New York»
Stavolta, Regina rimase letteralmente a bocca aperta, fissandola con occhi sgranati: perché voleva andare via? «Cosa?» riuscì a dire, deglutendo subito dopo.
«Ho delle cose da sbrigare lì. Tranquilla, non ho nessuna intenzione di portare Henry con me. Io e lui ne abbiamo già parlato, è giusto che resti qui con voi... con te»
Il sindaco si mosse nervosamente; in quei mesi era successo di tutto. Elsa era stata il loro ultimo piccolo problema, che aveva risolto salvando Emma dal gelo. Era stato proprio in quel preciso istante che Regina aveva capito di volerle bene, molto bene, nonostante il caos che si era creato con Robin Hood. Tra le altre cose, Elsa era anche stata piuttosto chiara: solo un atto di amore avrebbe potuto salvarla.

Emma era una sua alleata... una sua amica, anche se il più delle volte era soprattutto un dolore nella schiena. Eppure lei e solo lei era riuscita a salvarla, per questo da un po' di tempo cercava in tutti i modi di respingere quel dolce calore che si spargeva nel suo petto ogni volta che era in sua compagnia. Non avrebbe potuto lasciarsi andare ancora una volta per poi rimanerne scottata, perché era sicura che Emma non avrebbe mai potuto ricambiare. Indubbiamente la giovane si preoccupava per lei, e le voleva bene, ma di sicuro non provava nei suoi confronti quell'altro tipo di sentimento. Improvvisamente, un senso di inquietudine la pervase e nella gola di Regina si formò un pesante groppo: voleva che restasse. «Quanto... quanto pensi di stare via?»
«Beh... ho bisogno di un po' di tempo per fare chiarezza su determinate cose. Tra l'altro, devo ancora concludere degli affari lasciati in sospeso quando sono rientrata a Storybrooke per via di Zelena. Non avuto nemmeno il tempo di pensarci, che è arrivata Elsa e beh... il resto lo sai» spiegò, poggiando la tazza oramai vuota sul bancone della cucina, «in ogni caso, una settimana, forse meno; non posso dirlo con certezza; potrebbero anche essere solo un paio di giorni, anzi, lo spero»
Si grattò la testolina bionda, incerta su cosa fare, poi prese un bel respiro e si avviò verso la porta; Regina le fu subito dietro. Il sindaco sfoggiava un cipiglio serio, ma i suoi occhi rivelavano ben altro: paura... angoscia.
Emma avrebbe voluto stringerla a sé e restare lì con lei, ma aveva davvero bisogno di staccare la spina per qualche giorno senza vedere nessuno dei suoi amici a Storybrooke. La parentesi con Elsa le aveva fatto aprire gli occhi sulla natura dei sentimenti che la legavano a Regina, ed il fatto che l'avesse salvata con un atto di amore, non aveva fatto altro che peggiorare la situazione. Aveva anche rotto con Killian; nonostante la sua insistenza sul concentrarsi solo ed esclusivamente su una loro probabile storia, alla fine Hook si era arreso all'evidenza. L'uomo non era uno stupido, aveva lottato per lei, ma aveva anche capito che Emma non avrebbe mai ricambiato i suoi sentimenti. Certo, era lusingata dalle sue attenzioni. Gli voleva bene, ma non lo amava. Forse con il tempo... o forse no. Forse era tutto già scritto, e lei sarebbe finita con la persona più improbabile della favola: la Regina Cattiva. Perché quello era il punto, anche se non l'aveva detto apertamente a nessuno, Emma era innamorata di lei.

Lo sceriffo non sapeva se Regina le volesse semplicemente bene... oppure se ricambiasse il suo profondo sentimento, per questo aveva deciso di andare via per qualche giorno: pensare con calma come affrontare il discorso. In verità era stato proprio suo figlio a suggerirle di passare qualche giorno lontano da Storybrooke.
Potrai vedere la sua reazione, Ma'. Sono sicuro che le mancherai... e così avrai la tua risposta. Inoltre, potresti provare a vendere l'appartamento mentre sei lì: tanto a noi a che serve? Operazione New York è appena iniziata!”
«Beh» iniziò la bionda, portandosi le mani in tasca, «è inutile dirti “prenditi cura di Henry”, perché so che lo farai»
Regina avvertì un improvviso senso di vuoto, non appena la vide uscire fuori al patio. Si appoggiò allo stipite della porta, incrociando le braccia al petto nervosamente. «Naturalmente»
«Bene... allora ci vediamo» concluse lo sceriffo avviandosi verso il suo Bug.
«EMMA!» la chiamò Regina, uscendo fuori casa in pigiama. Che diavolo avrebbe voluto fare? Fermarla? Sì, disperatamente, ma le sue vecchie paure tornarono a galla, soprattutto dopo che la sua storia con Robin era andata in malora. Come avrebbe potuto chiederle di restare senza darle un motivo valido?
La ragazza chiuse per un attimo gli occhi, cercando di controllare il respiro; per un momento si ritrovò a sperare che Regina la bloccasse. «Sì?»
Il sindaco avrebbe voluto urlarle di non andare, di non lasciarla da sola, perché era innamorata di lei... ma proprio non riuscì a dire nulla di concreto. «Fai attenzione con quella trappola gialla»
La Salvatrice si girò verso di lei, regalandole un abbraccio; la mora si era praticamente congelata nella stretta. La prima e ultima volta che si erano abbracciate in quel modo era stato quando Emma era diventata una statua di ghiaccio per proteggerla e Regina l'aveva salvata subito dopo stringendosi a lei. «Se ci sono problemi chiamami, farò il possibile per rientrare subito. Ti mando un sms appena arrivo» le sussurrò in un orecchio, «prenditi cura di te, Regina» concluse, piazzandole un bacio su una tempia. «Tornerò presto»
Il sindaco rimase a fissarla a bocca aperta; non aveva ricambiato la stretta, ma non appena Emma si era staccata da lei, uno strano brivido le percorse la schiena. Quando vide il Bug giallo allontanarsi dal suo viale, solo allora si ritrovò a tremare leggermente: le mancava di già.

 ----

Emma Swan fece il suo trionfale ritorno a New York sul camion del carro attrezzi verso le tre del pomeriggio: il suo fedele Bug l'aveva abbandonata sull'autostrada, a nemmeno un'ora di auto dalla sua destinazione. Fortunatamente, in città aveva un vecchio amico che avrebbe potuto aiutarla, e di sicuro nel giro di qualche giorno avrebbe risolto il problema. Aveva telefonato a Henry per aggiornarlo delle novità, e il ragazzino le aveva già comunicato che l'umore di Regina era peggiorato repentinamente. Quando era sceso a fare colazione l'aveva sgridato perché si era dimenticato di comunicarle l'imminente partenza di “quell'idiota di tua madre”. Uscito da scuola, quando era passato da Ruby per una coca in compagnia di Paige, la ragazza lupo gli aveva detto che in Municipio aveva trattato male un inserviente per una banale sciocchezza, e anche per strada camminava con uno sguardo torvo. I nani avevano ripreso a starle alla larga il più possibile. Quando era rientrato a casa, l'aveva beccata a fare avanti e indietro nel suo studio, con il telefono in mano, prendendosela con “quell'idiota della Salvatrice da due soldi”, per non averla ancora contattata.
Ma', sei andata via solo stamattina e mamma è già è intrattabile! Credo che la nostra operazione si concluderà prima del previsto.
Emma sorrise soddisfatta. Forse suo figlio aveva ragione. Forse era stato un bene allontanarsi un po' da Storybrooke. Così facendo, anche Regina avrebbe potuto pensare a determinate cose. O almeno ci sperava. Sembrava però che tutto procedesse come da copione, anche se inizialmente il piano era di restare a New York solo per due giorni; gli “affari” in sospeso avrebbe potuto risolverli nel giro di qualche ora. Considerato il problema al suo Bug, probabilmente ci avrebbe impiegato più tempo per tornare nel Maine.
Era sera inoltrata quando finalmente riuscì a rimettere piede in casa, dopo aver fatto un po' di spesa. Una volta rientrata nel suo vecchio appartamento, Emma si buttò pesantemente sul divano del salotto, infischiandosene beatamente della nuvola di polvere che si era alzata; tutto era rimasto così come l'aveva lasciato sei mesi prima, quando Hook le aveva dato la pozione della memoria. Era un posticino niente male, ma New York non era più casa sua. Per quanto quell'appartamento le ricordasse il meraviglioso periodo vissuto con Henry, grazie al sacrificio di Regina, le mancava la sua casa. Le mancava Storybrooke. Mandò un altro sms alla donna, rassicurandola che era sana e salva, poi spense il telefono per rilassarsi nel silenzio della casa.

Nel frattempo, alla tavola calda, Regina, Henry e i due Charming idioti stavano cenando in silenzio. Di tanto in tanto, Neal si faceva sentire ridacchiando nel suo passeggino. Il sindaco non era proprio dell'umore giusto per le risate; sapeva che Emma era arrivata a destinazione, ma l'imbecille non le aveva raccontato niente! Solo due parole in un sms striminzito. Lei si aspettava almeno una chiamata, una volta che si era sistemata... avrebbe voluto sentire la sua voce. Si auto-maledì mentalmente per essere diventata una dannata sentimentale, eppure era inutile a quel punto mentire a se stessa: avrebbe voluto che Emma fosse lì con loro. Avrebbe voluto guardarla mentre si ingozzava con il suo solito hamburger, mentre beveva la sua maledetta birra... avrebbe voluto vedere il suo sorriso quando lei e Henry ridacchiavano per qualche battuta stupida di Miss Lucas. Si chiese come era possibile che quella donna le fosse entrata nel cuore in quel modo. In altri tempi, avrebbe gioito per la sua assenza, invece ora si sentiva completamente svuotata senza di lei, ed era appena partita.
«Qualcuno di voi ha sentito Em?» chiese la ragazza lupo, avvicinandosi al quartetto con un abbondante pezzo di cheesecake.
Henry ghignò, guardandola dritta negli occhi. «Sì, nel pomeriggio. É arrivata tardi a New York, problemi con il Bug»
Solo a quel punto Regina alzò lo sguardo dal suo piatto, interessandosi alla conversazione: quella maledetta non le aveva detto nulla nell'sms! «Che problemi?»
Suo figlio fece spallucce. «Niente di cui preoccuparsi, mamma. Il suo Bug si è fermato sull'autostrada, ed è arrivata in città sul carro attrezzi»
Regina si ritrovò a gemere internamente: quella dannata macchina avrebbe ritardato ancora di più il suo ritorno, ne era certa! Perché nella sua vita niente sarebbe mai andato per il verso giusto! «Per quanto tempo ne ha?»
«Non ne ho idea, ha lasciato l'auto dal meccanico, sta a lui quantificare il danno. Considerando che comunque ha degli affari da sbrigare, non credo che il Bug possa essere un intoppo. Magari è una sciocchezza»
Ruby roteò gli occhi al cielo: lo sguardo torvo di Regina non prometteva niente di buono. Non guai o altro; oramai erano tutti d'accordo che non avrebbe più fatto del male a nessuno, ma le vecchie abitudini erano dure a morire, e il sindaco avrebbe ricominciato a comportarsi letteralmente da stronza con chiunque le capitasse a tiro, almeno fino a quando Emma non sarebbe tornata sana e salva. Tutta quella “operazione” era un'autentica cretinata. Una messa in scena creata perché due imbecilli non riuscivano ad esternare i propri sentimenti. «Vedrete che tornerà presto» fu il suo unico commento, prima di sparire dietro il bancone.
«Rubes ha ragione. E poi non eri la prima a volere che andasse via?» commentò Snow con fare distratto, gustandosi la torta. «Dopo quello che ha combinato con Robin e Marian...»
«Quei due non sono più affar mio! Ho altro a cui pensare adesso» sbottò Regina, mordendosi subito dopo la lingua, «tua figlia ha salvato una vita, e per quanto possa avermi fatto arrabbiare in quel periodo non avrei mai voluto che andasse via»
Henry scoppiò a ridere di gusto. «Ne parli come se non dovesse più tornare»
«Ho solo risposto a tua nonna, lo so benissimo che è questione di giorni, e quell'idiota sarà di nuovo qui a gironzolare in quella trappola mortale gialla senza marmitta»
Biancaneve sfoggiò un sorrisetto irriverente. «Sì, beh... manca molto anche a noi...»
Il sindaco fece appello a tutte le sue forze per non arrossire: in silenzio, riprese a mangiare la sua insalata di pollo, ignorando totalmente la sua ex nemesi. «A me no di certo. C'è una quiete irreale da stamattina in giro, non trovate?»
«Regina?» iniziò David con calma, «ti rendi conto che Emma è via da quanto? Da poco più di dodici ore e nell'arco della giornata sei scesa nel suo ufficio quattro volte?»
La donna lo fulminò con lo sguardo, mentre non vista, Snow gli aveva rifilato una gomitata sotto il tavolo; forse non era il caso di mettere alla prova la sua pazienza.
«É solo la forza dell'abitudine» dichiarò con fermezza la mora.
Il Principe ghignò. «Capisco. Comunque, se ne senti la mancanza potresti anche telefonarle...» azzardò, pregando di non essere maledetto all'istante.
Il sindaco incrociò le braccia al petto con fare indignato, guardando un punto imprecisato del dinner. «Il suo stupido telefono all'ultimo grido è spento»A questa affermazione, il resto della sua famiglia non poté fare a meno di scoppiare a ridere.
«Siete un branco di idioti!» sbraitò Regina fissandoli male, «non tu, Henry, tesoro» specificò subito dopo. «Voi due sì. Non capisco cosa state cercando di insinuare»Snow le sorrise teneramente. «Niente. Ci fa solo piacere che ti preoccupi per lei»
«Io non mi preoccupo»
Biancaneve alzò le mani in segno di resa. Sarebbe stato inutile continuare a stuzzicare Regina: era di cattivo umore, e sapevano tutti quanti quale fosse il motivo. Avrebbero dovuto resistere solo per qualche giorno, poi tutto sarebbe tornato alla normalità.

 

TBC



Spero di non aver perso lo smalto, dopo tutto questo tempo.  In ogni caso, ci sono solo altri due capitoli e, naturalmente, spero che vi sia piaciuta!

 

Aggiornerò presto! ;)

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Capitolo 2
*** Elsa ***


Sì, sì lo so. Sono una bruttissima persona per aver postato questa storia e non averle dato un finale. In realtà, il finale era bello e scritto da un pezzo, ma per cause di forza bruta non sono mai riuscita ad aggiornare.
Comunque, eccoci qui. Come sempre ringrazio chi ha commentato, chi mi ha lasciato messaggi in privato, chi ha semplicemente letto.

Ovviamente, dopo questo capitolo ci sarà l'epilogo.

Buona lettura!

 

 

New York- New York

Capitolo 2

Elsa

 

 

Emma si stupì non poco, il mattino seguente, quando si era ritrovata la chiamata di Regina. Non se l'aspettava di certo, ma sorrise come una scema quando lesse il messaggio di Henry, in cui l'avvisava che sua madre aveva sbandierato davanti a Snow e David che aveva provato a telefonarle senza successo, ammettendo palesemente la sua preoccupazione.
Le manchi, Ma'! Sono quasi del tutto certo che stanotte non ha chiuso occhio. É rimasta nel suo studio dopo cena, e stamattina l'ho ritrovata che dormiva sul divano con il telefono in mano. Cioè, non l'ho vista in questo stato nemmeno quando hai riportato Marian indietro, renditi conto.
Dopo aver risposto al suo sms, pregandolo di tenerla d'occhio perché sarebbe tornata presto, decise di alzarsi dal polveroso divano per farsi una doccia. Si stiracchiò ben bene, guardando l'orologio: erano le dieci passate. Dato che non era ancora eccessivamente tardi, fece una nota mentale delle cose da fare: mettere un po' in ordine la casa e dare una ripulita erano in cima alla lista. Sicuramente avrebbe fatto un po' di jogging al Central Park, nel pomeriggio sarebbe passata a ritirare quel che rimaneva del suo gruzzolo nella cassetta di sicurezza, e poi avrebbe sistemato quelle ultime piccole cose che aveva lasciato in sospeso. Tra l'altro, aveva deciso che non avrebbe messo in vendita l'appartamento, poiché in caso di emergenza sarebbe potuto tornare utile.
Stava per entrare in bagno, quando il suo amico Mark la chiamò per avvisarla che avrebbe potuto ritirare il suo Bug il giorno dopo, in tarda mattinata: fortunatamente non era successo niente di grave, solo un problema alla cinghia. Emma si sentì euforica dopo quella notizia, pensando che per una volta nella vita, qualcosa andasse per il verso giusto: Regina aveva iniziato a dare di matto praticamente subito e sentiva la sua mancanza, la sua auto era quasi pronta, e l'indomani sarebbe potuta ripartire verso casa. In linea di massima sarebbe rientrata a Storybrooke solamente verso sera. Inviò un sms a Henry, per avvisarlo, dicendogli anche di non dire niente a sua madre, perché avrebbe voluto farle una sorpresa.
É fantastico, Ma'! Resterò da nonna e nonno, così tu e mamma potrete parlare con calma. Sarà felicissima di vederti, fidati. Un consiglio, però: cerca di non arrivare a casa con il tuo Bug, fa un casino enorme quella marmitta.
Emma scoppiò a ridere di gusto, contenta come non mai: non vedeva l'ora di tornare a casa.

 

A Storybrooke, nel frattempo, Regina aveva davvero passato la notte in bianco. Dopo aver preparato la colazione a Henry, era andata in Municipio per sistemare alcune scartoffie.
Verso ora di pranzo, si era infilata nel Dinner con fare stanco, ordinando un'insalata di pollo. Nel pomeriggio sarebbe dovuta tornare in ufficio, ma non aveva proprio voglia di rientrare in quel edificio: quella mattina aveva fatto di tutto per non pensare a Emma. Il giorno prima era stato uno strazio scendere nel suo ufficio e trovare la sua scrivania vuota. Sospirò con fare annoiato: forse avrebbe dovuto fermarla ed impedirle di partire. Almeno ora non starebbe seduta lì come un'anima in pena, rendendosi ridicola, tra l'altro.
Con sua somma sorpresa, Elsa le si avvicinò, sedendosi vicino a lei; da quando aveva ritrovato sua sorella, tutto era ritornato alla normalità e la ragazza aveva deciso di restare nei paraggi. Ruby e Granny le avevano messo a disposizione una delle stanze al piano di sopra.
Tra l'altro, aveva legato moltissimo con lo sceriffo, già ai tempi della sua comparsa... tanto che per un periodo avevano addirittura fatto magie insieme. A dire il vero, stavano sempre insieme. Al pensiero, Regina arricciò il naso, ricordandosi dei sorrisi complici che le due continuavano a scambiarsi. Tsk!
«Sai dov'è Emma per caso? Sono passata alla stazione di buon ora, ma c'era solo Leroy svenuto sulla scrivania» le domandò la biondina con fare curioso.
Il sindaco si pizzicò il ponte del naso. «Perché tutti mi chiedete la stessa cosa? Non sono la baby sitter dello sceriffo»
«Uhm... no, ma sei la madre di suo figlio, quindi chi meglio di te può avere sue notizie?»
Regina la fissò a bocca aperta: detta così, sembrava che fossero legate anche sentimentalmente in qualche modo. «É partita» rispose seccamente.
«Oh, quindi è già andata via. Ecco spiegato quel messaggio vocale che mi ha lasciato su questo aggeggio. Ci ho messo un po' per ascoltarlo» fece Elsa, mostrandole il telefonino che proprio lo sceriffo le aveva regalato ed insegnato ad usare. «Uffa, spero rientri presto, mi dispiacerebbe non poterla vedere per un mese, è una delle poche persone con cui ho legato in questa città» mormorò con fare affranto, sperando che il piano di Henry per farla preoccupare avesse successo.
La reazione del sindaco non si fece attendere, e sbiancò di colpo. Un mese? «C-cosa?»
«Perché ti stupisci, ho quasi congelato Storybrooke, è normale un po' di diffidenza»
«No. Non questo! Perché hai detto che tornerà tra un mese?»
Elsa la guardò per un attimo con cipiglio serio: era preoccupazione quella che aveva appena visto negli occhi di Regina... o il panico perché sentiva la mancanza della Salvatrice? In ogni caso, il ragazzino aveva ragione: sua madre provava qualcosa per lei. Non che ne avesse mai dubitato, dopo quello che era successo. «Calmati, Maestà. Mi ha detto solo che per vendere l'appartamento di New-Qualcosa avrebbe potuto metterci anche un mese. Spero ovviamente che torni molto prima: mi manca la sua compagnia»
«New York» fu lieta di correggerla la donna, per poi lisciarsi i capelli con fare nervoso. Non avrebbe mai potuto resistere per così tanto tempo. L'idiota le aveva detto che non sapeva di preciso il numero dei giorni, ma non aveva mai parlato di un dannato mese intero! Non voleva nemmeno pensare ad una eventualità simile.
«Regina?»
«Sì?»
«Posso farti una domanda? Dovrai rispondermi sinceramente, però»
«Va bene, cara, chiedi pure»
Elsa prese un lungo sospiro. «Tu sai che hai salvato Emma con un atto di vero amore, giusto?»
Il sindaco arrossì un po', volgendo lo sguardo altrove. «Voler bene ad un amico rientra nella categoria, suppongo»
«Deliziosa risposta, ma da come ti stai comportando, direi che il tipo di sentimento che nutri per lei è ben diverso da una semplice amicizia. Ti manca, vero?»
Impossibilitata a mentire, dato che il suo viso sembrava parlasse da solo, Regina si limitò ad annuire. «É stupido da parte mia» continuò, tornando finalmente a guardare Elsa negli occhi, «è partita solo ieri, e so per certo che tornerà: qui c'è suo figlio... la sua famiglia... eppure»
«Ci sei anche tu» sottolineò la biondina.
«Sì beh, faccio parte dell'allegra compagnia, ma non credo proprio che sono in cima ai suoi pensieri»
Elsa scoppiò a ridere, scuotendo il capo. «Mio Dio, si può essere così ciechi?» le disse, mentre Ruby dall'altra parte del bancone avrebbe voluto urlare di gioia: finalmente qualcuno avrebbe fatto notare al sindaco che in un certo senso anche lei era idiota quasi quanto Emma.
«Ti sbagli» continuò la ragazza, «tu sei sempre al primo posto. L'ho frequentata abbastanza da capire che per lei sei molto importante, Regina. Molto»
«Se lo dici tu»
La ragazza sospirò: certo che la ex Evil Queen indossava proprio i paraocchi! «Dimmi una cosa: credi che non abbia mai pensato a quello che è successo? Ha scelto di proteggere te e per poco non è diventata una statua di ghiaccio. E poi? Tu l'hai salvata, non il pirata. Credi davvero che Hook si sia arreso così facilmente perché lei gli ha detto di no? L'ho visto, sai, Killian. Non le toglieva gli occhi di dosso, e le gironzolava attorno come un cucciolo smarrito, eppure lei ha fatto la sua scelta» le fece notare, ricordandosi della fastidiosa insistenza dell'uomo.
Regina sfoggiò una smorfia di disgusto, misto ad un senso di rabbia. «Meno male che lo sceriffo non è poi così idiota, non è vero?» commentò a denti stretti.
La bionda rise di nuovo. «No, non lo è» ne convenne, «comunque stai mancando il punto maledetto, Maestà»
«E quale sarebbe, cara?»
Elsa roteò gli occhi verso Ruby, che sbuffò avvicinandosi alle due: posò le mani sulla tavola e si abbassò quel tanto da stare allo stesso livello del viso di Regina. «Ti ama! Il punto maledetto è che EMMA TI AMA E ANCHE TU LA AMI. Santo cielo, ce ne siamo accorti tutti! Siete due teste di zucca! Una va a fare l'eremita a New York perché deve pensare a come dirtelo, l'altra si comporta come una stronza con il resto della città perché non ha avuto il coraggio di dirglielo prima che partisse. Soffrite di un grave disturbo di comunicazione, lo sapete?»
Il cuore del sindaco iniziò a battere all'impazzata, ed avrebbe davvero voluto rispondere alle sue compagne di conversazione, ma la gola le si seccò e non un suono uscì dalla sua bocca. Emma l'amava davvero?
La ragazza lupo le sorrise teneramente. «Senti, Regina: Em è tornata sul serio a casa per alcuni affari. Personalmente ritengo che quelle cose lasciate in sospeso avrebbe potuto risolverle con internet, ma così facendo ha sfruttato l'occasione per stare in solitudine e capire anche cosa fare con te. Se ne avesse parlato prima con qualcuno, invece di partire sparata per New York, tutto questo casino non sarebbe successo. Se fosse venuta da me a confidarsi, le avrei suggerito di parlartene seduta stante: non sono idiota, dopo che l'hai salvata dal congelamento ho fatto due più due. E come ci sono arrivata io, l'ha capito anche tutto il resto di Storybrooke! Dio! Siete un disastro!»
«I-io»
Elsa allungò una mano, sfiorando delicatamente quella del sindaco. «Credo che dovresti andare da lei, e parlare una buona volta di ciò che provate. Senza più bugie e remore. Va da lei, Regina.»
Ruby sorrise annuendo: quella biondina le piaceva! «Ha ragione. Anche se passi la linea di confine, i tuoi ricordi resteranno intatti. Tu, Henry e Em siete gli unici a poter uscire ed entrare da Storybrooke senza conseguenze»
«Ma... ma io... non so...»
«Oh insomma, Regina Mills! Vuoi essere felice o no?!» tuonò Granny, uscendo da dentro la cucina, mentre si asciugava le mani su uno straccio. «Vai dalla tua idiota a New York, baciala e poniamo fine a questa storia. Se parti ora sei lì in tarda serata... e Henry può darti tutte le indicazioni per farti arrivare tranquillamente a casa di Emma... lo sai!»
«Risoluta come sempre, nonna» commentò Ruby.
Elsa scoppiò a ridere di gusto, mentre Regina la fissava a bocca aperta.
«Questo perché ho avuto a che fare tutta la vita con gli idioti, e la qui presente Maestà non fa eccezione» sbraitò la donna, fissandola male. «Ora vai da lei, donna, e ottieni il tuo dannato lieto fine!»

 

 

TBC

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Capitolo 3
*** New York New York ***


New York- New York

Capitolo 3

New York – New York

 

 

Suo figlio aveva installato sul telefonino una strana applicazione piena di mappe.
Segui sempre questa linea rosa, mamma, e non spaventarti per il traffico: è una cosa normalissima. Troverai posto sotto il palazzo. Ne abbiamo due riservati: 41A e 41B. L'appartamento è all'ultimo piano, non puoi sbagliarti. Questa è la copia delle chiavi del portone principale... per il resto, sono sicuro che la troverai a casa, non ama uscire la sera, a meno che non sia strettamente necessario.
Henry era stato stranamente tranquillo quando gli aveva comunicato che avrebbe raggiunto Emma in città; non aveva fatto domande strane, non le aveva nemmeno chiesto se avesse potuto andare con lei. Anche David e Snow l'avevano presa bene... anzi, benissimo: avevano sfoggiato un sorrisetto complice fino a quando non erano spariti dalla sua vista.
Aveva fatto il pieno alla Benz ed era in procinto di lasciare finalmente Storybrooke; per un folle attimo, pensò che qualcosa al di là della linea di confine avesse potuto non funzionare, ma le parole di Granny le diedero il coraggio necessario per premere il piede sull'acceleratore.
Vuoi essere felice o no?”
Sì, si disse. Aveva perso Daniel, aveva perso la sua anima gemella... ma non avrebbe perso anche Emma. Ruby non le avrebbe mai detto che la ragazza ricambiava i suoi sentimenti se non ne fosse stata schifosamente sicura, e anche Elsa ci aveva messo del suo per farglielo capire.
Quando oltrepassò il confine, si rilassò del tutto ricordandosi ogni cosa della sua vita a Storybrooke: aveva funzionato. Ora non restava altro che seguire la mappa che Henry le aveva indicato... e con un po' di fortuna sarebbe arrivata da Emma anche prima di sera.

Nel frattempo, nel loft dei Charming, Henry e i suoi nonni sfoggiavano un'aria soddisfatta.
«É stata un'ottima idea chiedere aiuto a Elsa» ne convenne il Principe cullando Neal tra le braccia, «la presenza di quella ragazza è sempre stata un problema per Regina. Detto sinceramente, ci ho messo un po' per capire il perché, ma ora è tutto molto chiaro»
Henry sorrise. «Mamma ha sempre avuto una strana gelosia per lei; in fin dei conti è stata l'ombra di Emma per un bel po'. La seguiva con un cagnolino. E devo ammettere che Ma' è sempre stata un poco gelosa di mamma, soprattutto quando è arrivato Robin»
«La verità è che le tue madri sono peggio di due troll, tesoro» mormorò Snow, «sinceramente non avrei mai pensato ad una simile eventualità, ma è chiaro che non sappiamo mai dove ci porta l'amore. Magari il destino di Emma era legato a Regina sin dall'inizio. C'è voluta ben più di una spintarella, ma a questo punto direi che ce l'abbiamo fatta»
Il ragazzino alzò il pugno in segno di vittoria. «Puoi dirlo forte, nonna: l'operazione New York è quasi del tutto conclusa! 
 

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Arrivare in città non fu poi tanto difficile, ma districarsi per quelle strade sì: c'era il caos più totale, ed essere arrivata là a sera inoltrata non aveva certo facilitato la situazione. Sembrava quasi di stare in un labirinto di luci e colori, e per un attimo Regina si sentì quasi persa. Era vero quello che si leggeva sui libri: New York non dorme mai. Come diavolo avevano fatto Henry e Emma a vivere in quel putiferio di auto e smog, con quei palazzi talmente alti da non riuscire a vedere il cielo senza spaccarsi l'osso del collo? Come si orientavano in tutte quelle strade, con i marciapiedi invasi da così tanta gente da non poter nemmeno camminare? Come potevano, gli esseri umani del “mondo reale”, non impazzire nel caos di quella città?
Presa dal panico, per un momento tornò a guardare il telefonino: a detta dell'infernale aggeggio era quasi arrivata a destinazione. Svoltò verso destra, su un enorme stradone, e lì trovò finalmente il palazzo dove le due persone più importanti della sua vita avevano vissuto per un anno intero. Parcheggiò la Benz, uscì dall'auto e si prese qualche minuto per calmarsi.
Quasi le tremarono le mani quando infilò la chiave nella toppa del portone; pregò tutti gli Dei esistenti che Emma fosse in casa, e che non fosse andata in giro. Sarebbe stato impossibile rintracciarla, e lei era stanca di aspettare. Prese l'ascensore ed il cuore iniziò a batterle nel petto ferocemente quando si ritrovò davanti la porta dell'appartamento: con un lungo sospiro, bussò.

Emma era alle prese con le carte, seduta in cucina con gli occhiali sul naso e i capelli tenuti su con uno spadino; se ne stava lì a guardare con cipiglio serio le bollette che aveva pagato quella mattina. Aveva deciso di tenere l'appartamento, ma aveva anche fatto in modo da staccare le utenze a partire dal giorno dopo, per non ritrovarsi conti in sospeso. Stava sistemando tutto in una cartellina, e aveva già preparato la borsa con le poche cose che si era portata dietro, così il mattino seguente non avrebbe perso più tempo; una volta ritirato il Bug all'officina di Mark sarebbe partita immediatamente.
Rimase perplessa quando sentì bussare a quell'ora: nessuno di sua conoscenza sapeva che fosse tornata per qualche giorno. Aveva anche evitato di farsi vedere troppo in giro per evitare noie, rinunciando agli ottimi hotdog di Luigi all'angolo della 14esima strada. Facendo spallucce, andò ad aprire, e la mascella quasi le cadde per terra non appena vide la donna che amava ferma lì sulla soglia. Doveva aver preso una insolazione quel pomeriggio, mentre correva su e giù per il Central Park. Era l'unica spiegazione per quella meravigliosa visione.
Dal canto suo, Regina restò pietrificata: non erano trascorsi nemmeno due giorni interi da quando Emma l'aveva lasciata sul vialetto di casa sua, eppure sembrava che non vedesse la ragazza da un'eternità. Le era mancato tutto di lei. La voce, le battute sciocche, il modo in cui la imitava... i suoi meravigliosi riccioli biondi che le ricadevano su quella orribile giacca di pelle. Le erano mancati i suoi occhi; quelle lande verdi così sincere che la guardavano sempre con affetto incondizionato.
Sentì le lacrime scenderle lungo le guance, e in uno slancio si fiondò tra le braccia della Salvatrice, facendola addirittura barcollare per un attimo all'indietro.
Emma la strinse a sé con tutto l'amore di cui era capace. Era tutto vero. Lei era lì. Era andata lì per lei! Non avrebbe immaginato una cosa simile nemmeno nei suoi sogni più segreti.
«Gina» mormorò, con la voce rotta dall'emozione, «... cosa...?»
«Zitta. Stai zitta, Emma e baciami. Per l'amor di Dio, baciami!» la pregò l'altra, infrangendo le labbra sulle sue teneramente.
Quel bacio... oh, quel bacio racchiudeva in sé talmente tanto amore che le due donne dovettero stringersi ancora di più per non rischiare di cadere. Regina era del tutto certa che se fosse successo a Storybrooke, avrebbero infranto qualsiasi altra maledizione presente in città.; l'ondata di magia prodotta dal True Love Kiss sarebbe stata così forte da far crollare anche la dannata torre dell'orologio. La ex Evil Queen scoppiò quasi a piangere, rompendo il contatto; troppe erano le emozioni che stava provando in quel preciso istante.
Emma le sorrise teneramente, accarezzandole il viso per asciugarle le lacrime che le scendevano silenziosamente sulle guance. Posò la fronte contro la sua, e le rubò un altro bacio. «Mi hai trovata»
Regina allungò una mano per affondarla nei suoi lunghi capelli biondi. «Idiota»
La Salvatrice la baciò ancora, prima di ricordarsi che la porta di casa era ancora aperta e che loro erano rimaste impalate all'ingresso. «Scusami, accomodati» le disse facendola entrare, chiudendo a chiave subito dopo.
Regina si sentì per un attimo a disagio, guardandosi attorno prima di sedersi sul comodo divano in pelle. Emma le fu subito accanto, prendendole le mani tra le sue; era meraviglioso vedere come le loro dita si intrecciassero perfettamente. «Domattina sarei ripartita per Storybrooke» spiegò, non riuscendo a smettere di sorridere, «avrei voluto farti una sorpresa... ma pare che alla fine sei stata proprio tu a farmi restare a bocca aperta»
«So come stupirti, Miss Swan» le mormorò ghignando soddisfatta.
«Oh sì, Signora Sindaco. Non avrei mai pensato una cosa simile; perché ti sei precipitata qui?»
Il sindaco si allungò quel tanto da poterla baciare di nuovo teneramente. «Perché mi sono resa conto che non avrei proprio dovuto permetterti di partire»
Emma sorrise scioccamente. «Quando mi hai fermata nel tuo vialetto...»
«Già»
«Ma allora perché non l'hai fatto subito? Avresti potuto usare la magia per portarti alla linea di confine e fermarmi lì»
Regina si ritrovò a guardare un punto imprecisato della stanza. «Avevo paura»
Lo sceriffo le passò una mano sul viso, costringendola ad incontrare di nuovo i suoi occhi; le regalò un altro tenero bacio, per poi posare delicatamente la fronte sulla sua. «Siamo un disastro... non è vero?»
La donna ridacchiò, prendendo a giocare con una ciocca di capelli biondi. «Mi sei mancata, Miss Swan, e io sono stata una sciocca ancorata alle sue vecchie paure»
«Gina...»
Il sindaco alzò una mano per zittirla. «No, lasciami finire. Non ho affrontato questo viaggio solo per potermi abbandonare tra le tue braccia»
«Beh, è stata una entrata trionfale» la punzecchiò la ragazza, sfoggiando un sorrisetto da schiaffi.
Regina si morse la lingua per non risponderle a tono e preferì sorvolare la questione. «Sono stata una sciocca» continuò pazientemente, «perché da quando mi hai salvato dalla furia di Elsa non ho fatto altro che seppellire i miei sentimenti. Ero certa che l'incantesimo si fosse spezzato per il vero amore. Non avevo bisogno di conferme, lo sapevo nel profondo della mia anima, ma ho sempre avuto il terrore di ammetterlo. Se l'avessi fatto, mi si sarebbe spezzato ancora una volta il cuore. Come avresti potuto ricambiare in miei sentimenti? Sono una donna che per anni è stata consumata dalla voglia di vendetta. Sono stanca di cercare qualcuno che mi ami per come sono. Sono una persona difficile e incasinata. Ho dato ascolto ad una fata cercando l'amore in un uomo che voleva solo rimpiazzare sua moglie e che non ci ha pensato due volte a tornare con lei. Ho tentato di ucciderti, di uccidere i tuoi genitori. Per colpa mia non hai mai avuto l'amore della tua famiglia... per colpa mia hai patito le pene dell'inferno, e questo fatto mi logora, perché ho ammesso a me stessa che ti amo già da un po', ma ho sempre pensato di non essere degna di stare con te: ti ho fatto solo soffrire» concluse, abbassando lo sguardo.
Emma sorrise teneramente, portando un dito sotto il mento per permetterle di guardarla di nuovo. «Va bene, lo ammetto: non ho passato un bel periodo e non ho mai avuto l'amore di mamma e papà, anche se ho pregato ogni sera di trovare una famiglia che mi accettasse, ma dal tuo errore è nato Henry, e solo per questo meriti tutto il mio amore»
«Ma...»
«Niente “ma”, Gina. Ora ascoltami, e ascoltami bene, perché hai scombussolato tutti i miei piani per un gran discorso e sto improvvisando: io ti amo. Ho visto la donna che dici di essere. Ho vissuto la regina del passato, anche se solo per poco. Eri spietata, ossessionata dalla vendetta verso mia madre, e per questo motivo molte persone hanno sofferto, me inclusa. Hai ucciso ed avresti fatto fuori anche me se Henry non avesse mangiato quel pezzo di torta avvelenata. Lo so, eppure sono sempre stata lì per te. D'accordo, all'inizio il nostro rapporto non è stato rose e fiori, ma poi però le cose sono cambiate, vero? Sei cambiata, per Henry, certo, ma ho avuto il privilegio di vedere che grande cuore hai. Un cuore che è sempre stato spezzato: un cuore che non chiedeva altro che essere amato. Vuoi sapere da quanto tempo? Da quando la tua magia si è riattivata con il cappello. Lì è iniziato tutto. Lì ho capito che forse, in tutta quella follia, avrei potuto costruire qualcosa con te e con mio figlio. Anche io sono cambiata, Regina, e lo sai. Sono una donna che fugge, una donna incasinata quasi quanto te. D'accordo, sono fuggita a New York perchè non sapevo come affrontare la situazione, ma ero pronta a ritornare da te. Perché non posso starti lontano. Non posso stare senza la mia famiglia. Senza nessuno di voi, e ora, finalmente sono pronta a vivere il mio lieto fine. Tu sei il mio lieto fine, e non ti permetterò mai più di pensare di non essere degna»
Regina rimase in silenzio, perdendosi negli occhi verdi della sua Salvatrice. «Sono quello che sono anche grazie a te. Voglio ricominciare con te.» mormorò con un filo di voce, abbracciandola poco dopo.
Restarono così, coccolate l'una tra le braccia dell'altra, godendosi il momento, mentre da un nightclub in strada echeggiava una canzone allegra...

I'll make a brand new start of it, in old New York

If I can make it there, I'll make it anywhere

Come on come through, New York, New York!

 

FINE

 

 

New York New York cantata da Liza Minelli (of course) è stato un lampo che mi è passato nel cervello alle 3 del mattino. Non so se è un lampo di idiozia o di geniale idiozia, però mi sembrava carino concludere con quella frase. Anyway! Grazie per essere arrivati fin qui, grazie a chi a recensito questa storia e soprattutto i lavori più vecchi. Piano piano risponderò a tutti! GRAZIE!
Mi sono divertita tantissimo a concludere questa fanfic, anche se era praticamente quasi del tutto scritta. Non vi faccio promesse, quindi non vi dico che tornerò presto, ma come ho già detto, ci sono delle storielle a cui potrei finalmente dare un degno finale.. quindi tornerò!

*un coro di chissenefrega echeggia nell'aria* XD

 

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