Strongest (with you)

di Anya_tara
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. ***
Capitolo 2: *** 2. ***



Capitolo 1
*** 1. ***


E’ una delle solite, tranquille giornate nel dormitorio della Height Alliance.
Sono appena le sei e dieci del mattino. Difficile trovare qualcuno in giro a quell’ora, sono tutti nelle loro camere, chi intento a ripassare, chi ad esercitarsi, chi canticchia sotto la doccia oppure ronfa ancora della grossa nel proprio letto.
Ojiro Mashirao invece compie la sua quotidiana corsa mattutina intorno all’edificio. Quindici giri, di cui due a passo misurato, cinque sostenuto, altri cinque a saltelli con la coda, due a ritmo più contenuto e l’ultimo di reucpero, per riprendere fiato e mandar via l’acido lattico dai muscoli.
La resistenza è una delle sue migliori qualità, probabilmente. Si è ritrovato a resistere a tante cose, fin da quando aveva quattro anni e il suo quirk si era rivelato essere puramente fisico, soltanto quella coda, nessun potere da supereroe dei fumetti, niente vista a raggi laser, nessuna capacità di dominare gli elementi, mutare la propria forma, nulla.
Non un granché in definitiva. Era a un metro di distanza dall’essere un quirkless, e da allora ha iniziato ad allenarla, sperando che fosse sufficiente a guadagnargli un posto in quel che è il suo sogno fin da quando ha acquisito l’uso della ragione.
Essere un Eroe. Difendere le persone.
Poco dopo era accaduto tutto quello a cui non voleva pensare. E si era ritrovato da solo, con un fratellino di pochi mesi, accolto in casa degli amorevoli zii che si erano fatto carico di entrambi, fornendo loro l’affetto, le cure a cui il destino li aveva strappati troppo in fretta.
E assecondando il suo desiderio, entrare alla Yuuei, quand’era arrivato il momento. Certo, lui ci aveva messo del suo, profondendo tutti i suoi sforzi per ritagliarsi la possibilità di essere dentro con quel quirk così limitato; impegnandosi al massimo, anche negli studi; è diligente, sì, fa sempre i suoi compiti e si prepara a dovere ma purtroppo non possiede la mente brillante di altri suoi compagni.
Come Bakugō ad esempio, che spesso ha sentito definire come “ un talento naturale”. Ma ha anche un caratteraccio che fa cadere piuttosto in basso tutte le sue capacità positive.
Oppure Midoriya o Yaoyorozu, la cui mente acuta si accompagna a quirk incredibili.
Insomma, non che voglia muovere rimproveri a chicchessia, non è il tipo lui. Sa che ognuno ha la sua strada da percorrere, più o meno irta.
Però dai … cavolo. Sembrava che il Fato si stesse proprio accanendo contro di lui, come se non lo volesse lì in mezzo a dispetto di tutto il suo impegno.
Non prova invidia, è un sentimento negativo che esula dalla sua natura.
Ma vorrebbe semplicemente che almeno una volta nella vita gliene andasse bene una.
Termina il quindicesimo giro, fa qualche stiramento e rotea le spalle, per sgranchirle.
E’ ora di fare la doccia e infilare l’uniforme.
Ma appena si volta per andare a prendere la bottiglietta d’acqua che ha posato sulla scalinata dell’ingresso quasi inciampa e si ritrova steso lungo sul cemento.
Una mano gliela materializza davanti agli occhi.
L’altra lo trattiene per una spalla, mentre lo sguardo risale dalla plastica trasparente allo sguardo eterocromo che lo fissa.
<< To … Todoroki-kun. Buongiorno >>, lo saluta educatamente Ojiro, un po’ in imbarazzo.
Dall’elenco fatto prima tra sé ha volutamente stralciato il compagno a metà.
Ma non certo perché gli stia antipatico. Anzi.
Todoroki Shouto è un caso a parte. Possiede un doppio quirk potentissimo, in grado di manipolare fuoco e ghiaccio, con cui ha già avuto a che fare all’inizio del primo anno durante un test assieme ad Hagakure e Shoji, dove erano rimasti tutti esterrefatti dinanzi all’estensione del potere del compagno.
Inoltre, è il figlio dell’Eroe numero Uno, Endeavor. 
Ma è … un tipo insolito. Non è uno che dia confidenza a chicchessia: è gentile, educato certo, ma difficilmente si accompagna agli altri, preferisce starsene per conto suo e solo da un po’ di tempo a questa parte ha iniziato ad aprirsi con determinati compagni di classe, specie con Midoriya.
Non gli è mai capitato di incrociarlo così per caso durante le sessioni di allenamento mattutino. Quindi è strano vederlo lì a quell’ora. 
<< Buongiorno, Ojiro >>, risponde, attendendo che ritrovi un minimo di stabilità prima di allontanare la mano sinistra dalla sua spalla. << Scusami. Non volevo spaventarti >>, ammette, serio.
Mashirao batte le palpebre. << Oh, no … cioè non mi hai spaventato. Solo … mi hai colto di sorpresa, tutto qui. Non è mai capitato che ci incontrassimo a quest’ora. Sei venuto ad allenarti anche tu? >>, chiede. Poi gli pare di cianciare a vanvera, e allora tace, chinando leggermente il capo.
Todoroki è un po’ più slanciato di lui, ma non pare guardarlo dall’alto in basso.
Come si è già detto, è educato. Potrebbe darsi un sacco di arie; ma non lo fa affatto, e quel suo restare a distanza pare più un meccanismo di autodifesa piuttosto che frutto di arroganza.
D’ un tratto Ojiro sente un vago rossore affiorare alle guance.
Non è sua abitudine ficcanasare negli affari altrui e lanciarsi in simili speculazioni.
Ma d’altro canto è ancora stranito.
E appena Todoroki riapre bocca, lo è ancora di più. << In realtà no. Sono passato dalla tua camera ma non c’eri, così sono sceso di sotto. Non trovandoti in sala comune ho immaginato fossi venuto ad allenarti >>, spiega con serenità.
Lo dice così, come se non ci fosse nulla di strano, di anomalo.
Cosa mai può avere di così importante da dirgli, da non poter aspettare di vedersi in classe, o a mensa? << E mi cercavi per … >>.
<< Volevo chiederti un favore, se possibile >>.
Ojiro deve trattenersi per non spalancare gli occhi obliqui.
Questo è persino più fuori dall’ordinario. Un favore, lui? A Todoroki? << Se … se posso … >>.
<< Sai che sono piuttosto debole nel corpo a corpo. Il mio quirk è tale da aver reso spesso superfluo l’uso della forza bruta, quindi durante i miei … passati allenamenti … l’ho un po’ trascurato >>. Sembra rabbuiarsi un istante, ma è soltanto un attimo fuggevole. << Le mie conoscenze di arti marziali sono poco più che basilari, e Aizawa-sensei mi ha spesso fatto notare questo dettaglio. Qualche giorno fa ho sentito Kirishima parlare riguardo ai vostri allenamenti, dilungandosi su quanto siano stati utili per lui. Per cui mi chiedevo se non fossi disposto ad aiutarmi >>.
La mente di Ojiro per un attimo va in blackout.
Aiutarlo? Lui? << Ma … ma … ecco … Ci sono … altri … bravi quanto me, se non di più … lo stesso Kirishima, ad esempio … oppure Midoriya >>. Che era forse il suo migliore amico, perciò gli pare davvero assurdo che si sia rivolto ad uno che a conti fatti, è appena un conoscente.
<< Lo so. Ma Kirishima non ha tempo, come sai il suo punteggio scolastico è piuttosto basso.  E Midoriya … non ha delle basi solide, non conoscenze tecniche >>.
<< Anche Uraraka-san è molto brava >>.
<< Sì, è vero. Ma non so se mi sentirei a mio agio con una ragazza. Cioè, insomma, so che può capitare, ma potendo scegliere preferirei evitare >>.
E certo. E’ anche cavalleresco, il giovane Todoroki.
Sembra davvero non gli manchi nulla.
E che l’ammirazione di quasi tutte le ragazze del loro corso sia pienamente giustificata. Ha spesso sentito trillare Hagakure al riguardo. << So che Aizawa sensei allena Shinsou >>.
<< Sì, e già gli pesa >>, gli fa notare Todoroki. << Ovviamente so che ti sto chiedendo di sacrificare tempo e fatica, perciò ti ripagherei >>.
<< Eh? >>.
<< Cinquemila yen a lezione, possono andar bene? >>.
Ora sì. Ora gli occhi di Mashirao quasi rotolano fuori dalle orbite.
Cinquemila yen sono una cifra spropositata. Vero che sicuramente può permetterselo, tuttavia … << No, non posso accettare … perché non ti rivolgi ad un dojo vero? Un istruttore qualificato farebbe al caso tuo molto più di me >>, si schermisce d’impulso.
Gli occhi di Todoroki lo fissano diretti. << Ascoltami, Ojiro. Voglio essere sincero. Ho bisogno di qualcuno che sia imparziale nei miei riguardi. E … quello che sono … lo sai anche tu, no? Non sarebbe semplice trovare un dojo disposto ad accettarmi senza  … i logici riguardi >>. La sua voce pacata si indurisce. << Diverrebbe subito di pubblico dominio, e io invece ci tengo che non si sappia in giro. Non sopporterei se la longa mano di mio … padre arrivasse fin lì ad oliare gli ingranaggi. Mi serve qualcuno che mi alleni per davvero, e il fatto che tra noi non ci sia confidenza mi rassicura. E inoltre … tu sei il migliore in questo >>, osserva in tono convinto, cosa che mette Mashirao ancora di più in imbarazzo.
Non è abituato a sentire di simili complimenti riferiti a se stesso.
Tanto meno si aspettava che potesse essere proprio uno come Todoroki a porgerglielo.
Torna quieto, i suoi occhi si fanno meno penetranti, più limpidi. << Ma non voglio obbligarti. Se non ti va, o sei troppo impegnato … per me va bene. Farò in un altro modo. Grazie comunque  >>. Gli porge la bottiglia, girando sui tacchi e facendo per rientrare.
E’ piacevolmente fresca, per essere stata tanto tempo a contatto con la mano destra del compagno.
Mashirao all’improvviso si sente in colpa.
E’ come se l’avesse rifiutato. Per Kirishima l’ha fatto e gratis, con piacere. Senza contare che anche per lui è stato un ottimo allenamento da vicino.
Potrebbe essere un’occasione per potenziare anche il proprio, di quirk, con attacchi indiretti e potenti.
Inoltre Todoroki gli sta simpatico.
E poi … potrebbe quasi pensare che sia stato provvidenziale, con la sua richiesta. << Todoroki-kun? >>.
Si volta. << Va bene. Okay. Per me … non c’è problema >>.
Gli occhi eterocromi lo scrutano. Ha già capito che ha qualcosa da aggiungere. << Però cinquemila sono troppi. Io non posso … accettare. In fondo è utile anche a me, ecco, mi sentirei a disagio se … >>.
<< Non se ne parla. Se dovessi pagare un vero istruttore mi costerebbe almeno il doppio. Ma se ti senti a disagio posso fare quattromila. E’ la mia ultima offerta >>.
E dai, che cavolo.
Non può essere così stupido da rifiutare ancora. << Allora, d’accordo >>.
Todoroki unisce le mani, si inclina in un inchino leggero. << Grazie mille, Ojiro sensei >>.
Ora Mashirao avvampa fino alla cima dei corti capelli biondi. << Di … di niente >>.
 

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Capitolo 2
*** 2. ***


<< Più in alto, Todoroki-kun. Devi tenere la schiena più dritta, altrimenti non riuscirai mai a caricare il colpo con la potenza necessaria >>.
<< Sì >>. Todoroki fa come Ojiro gli ha detto, solleva la testa, raddrizza la colonna vertebrale.
In effetti è un bravo allievo, ascolta qualsiasi consiglio provenga da lui. In sei giorni ha già fatto diversi progressi; ma è ancora un po’ troppo lento nei riflessi, tende molto ad andare di pugni e calci senza una tecnica particolare e questo è un rischio, potrebbe farsi male seriamente se non è in grado di calcolare la portata della mossa che esegue.
Senza contare che l’avversario potrebbe approfittarne per afferrargli un braccio o una gamba e metterlo al tappeto. << Devi considerare la stazza di colui che hai di fronte. E dove colpire. Un bersaglio grosso come il torso o la schiena è più facile, gli arti possono costituire un ottimo diversivo. E in mancanza di idee potrebbe sempre essere utile un bel calcio piazzato >>.
<< Credevo i colpi bassi fossero vietati >>, osserva Shouto con aria impassibile.
Non così Mashirao. << Noooooo! Non intendevo … oddio >>.
<< Allora cosa intendevi? >>, chiede con semplicità.
Può non essere un asso del corpo a corpo, okay.
Ma in quanto a franchezza non teme rivali. << Dicevo, un calcio nel fondoschiena >>.
<< Ah. Ricevuto >>.
<< Facciamo una pausa, adesso >>. Si salutano con il classico inchino, poi si siedono entrambi nell’erba.
Todoroki ha richiesto esplicitamente che non si allenassero a scuola. E Ojiro è stato d’accordo: per lui non faceva alcuna differenza, ma se il compagno ci teneva tanto alla privacy okay.
Così ha richiesto un permesso ad Aizawa, che gliel’ha accordato senza troppi problemi. Ogni giorno, dalle cinque e mezzo alle sette, si allenano in un parchetto poco distante da casa di Mashirao.
Ci va ancora con Saru, quando è a casa da scuola nel week-end. Al piccolo Ojiro piace arrampicarsi sugli alberi, con la sorveglianza del fratello maggiore.
Domani infatti è domenica. E dovrebbe tornarci. << Da lunedì cominceremo con gli incontri veri e propri, senza la mia guida. Sarò il tuo avversario. Te la senti, Todoroki-kun? >>.
<< Certo. Farò attenzione ai calci piazzati >>.
Ojiro suo malgrado ridacchia. E Shouto gli punta in faccia i propri occhi eterocromi, come se non comprendesse la ragione di quella reazione.
E’ un tantino lento anche in questo, Todoroki. D’altronde lui è un po’ diverso dagli altri, e non soltanto perché è uno di quelli con scritto “sulla vetta” già nel D.n.a.
Mashirao ha scoperto che gli piace stare in sua compagnia. Parla poco, anche meno di lui; e quasi esclusivamente si tratta di brevissimi commenti a quel che fanno, o di eventuali domande.
Forse è per questo che gli va così a genio, e non soltanto perché quelle lezioni sono la boccata d’aria di cui ha bisogno. E’ … riposante, a differenza degli altri che in un modo o nell’altro tendono sempre a porre quesiti, chiedere risposte, insinuare dubbi e cicalare non sempre con un costrutto.
Come Kaminari, ad esempio. Non che il compagno elettrico non gli stia simpatico, ma quel dannato vizio di giocare con la coda non lo leva mai e inoltre spesso parla a sproposito.
Todoroki invece no. Con lui Ojiro non deve sforzarsi di dire qualcosa, qualsiasi cosa basta che si parli.
Gli sta benissimo anche il silenzio.
Abbassa lo sguardo sul cellulare che ha tirato fuori dalla tasca della tuta. Il ji sarebbe più indicato, ma così è più pratico.
<< Ojiro? >>.
<< Sì? >>.
<< Non ti ho chiesto se preferisci contanti o che faccia un trasferimento sul tuo conto >>, butta lì Shouto, come nulla.
Mashirao sente arrossarsi le guance. In realtà … lui quasi nemmeno ci pensava più. << In … realtà … io non ce l’ho un conto >>, ammette.
Ovvero, i suoi zii lo hanno. Ma non sarebbe il caso di mettersi a spiegare loro da dove arrivano quei soldi. E non è proprio il caso che sappiano come stanno le cose, anche perché … non vuole che pensino di non essere in grado di occuparsi di lui e suo fratello come fanno da anni tanto da costringerlo a provvedere lui alle sue proprie necessità, per alleviare almeno in parte quel gravoso fardello.
Non vuole umiliarli, far loro del male.
Todoroki non chiede nulla. Alza il volto dallo schermo del cellulare che aveva tratto anche lui dalla tasca della giacca, e annuisce. << Ah. Okay. Dimmi tu quando posso farteli avere, senza problemi >>.
Involontariamente Mashirao ha già fatto due conti. Ventiquattromila yen sono una bella somma, per un ragazzino di sedici anni. Fuori da lì implicherebbe come minimo sei-otto ore di lavoro al giorno, molto più impegnative di una semplice ora e mezza trascorsa facendo ciò che ama di più con un buon compagno di classe.
<< Non c’è fretta >>, risponde, vergognandosi un po’. Il suo orgoglio protesta sempre, dinanzi a qualsiasi piccolezza.
Specialmente con lui, che questi problemi non sa dove stiano di casa, sicuramente, se può permettersi il lusso di sborsarli come nulla fosse. << Ci sarebbero problemi se passassi più tardi dalla tua camera in dormitorio? >>, domanda ancora Shouto.
<< Oh … be’. Forse conviene venga io su da te. Almeno con la scusa andrò a trovare Satou >>.
<< D’accordo. Come preferisci. Credo sia ora di tornare, o non faremo mai in tempo ad andare a lezione >>.
<< Sì >>.


<< Entra >>.
Mashirao avanza con cautela, quasi si trovasse in un luogo consacrato.
Non è più stato in camera di Todoroki da quella volta al primo anno. E’ davvero … particolare.
Molto differente dalla sua, “normale”. << Grazie, Ojiro >>, mormora Shouto porgendogli una busta chiusa.
E’ davvero educato. Decisamente diverso dagli altri, Bakugō in primis. All’epoca del suo rapimento si era limitato a sbattere un mazzetto di banconote sul petto di Kirishima-kun, per rimborsargli l’acquisto di una lente ad infrarossi usata nel suo salvataggio.
Todoroki è diverso, sì. Anche nelle piccole cose. << Gra-grazie a te, Todoroki-kun >>.
Shouto annuisce ancora. Rimane immobile, piantato davanti a lui, che non sa cos’altro dire. << Quindi … domattina al solito orario? >>.
<< Va bene >>.
<< Allora … vado. E grazie ancora >>.
Una volta fuori dalla camera, Ojiro va a bussare da Satou, infilando la busta nella tasca dell’uniforme.
<< Ehi, buongiorno Ojiro-kun! >>, lo saluta il compagno, nell’aprire la porta.
Dalla sua stanza emana un buonissimo odore di dolce appena sfornato. Fatto in casa, le mani di Satou sanno essere magiche, in certe cose.
Anche se … non possiedono un quirk in senso stretto.
Lui è dotato di una forza sovraumana, ma solo se assume zuccheri. E siccome è dispendioso, deve provvedere da sé.
Come lo capisce, Ojiro. Forse è uno dei pochi, assieme ad Uraraka e qualche altro, che soffra i suoi stessi problemi. << Vuoi un pezzo di torta? E’ ancora calda del forno >>.
<< Ma sì, grazie >>. Si accomoda nella sedia che il compagno gli ha accennato.
Anche Rikidou è educato. Gentile. Discreto.
Eppure … è totalmente differente da Todoroki. Lui ha qualcosa di completamente diverso.
Oh, caspita. L’ha già detto, vero?
Probabilmente è la cosa che ripete più spesso da quando lo conosce. Ancora di più da quando ha iniziato ad allenarsi con lui. << Ojiro? >>.
<< Eh? >>. Rialza lo sguardo sul compagno.
Che gli tende una fetta di torta avvolta in un tovagliolino. << Ah, sì. Scusami. Ero soprappensiero >>.
<< Sì, l’ho notato. In effetti negli ultimi giorni sembri un po’ affaticato … perdonami se te lo dico così. va tutto bene, Ojiro? >>.
<< Oh, sì. Solo … mi sto allenando più intensamente del solito >>, dice, consapevole che non si tratti di una bugia.
Be’, in fondo è così. Quindi … è una mezza verità.
<< Ce la stai mettendo davvero tutta, eh? Ti capisco. Anch’io sto cercando di dare il massimo … ma non è facile, quando hai tanti pensieri nella testa >>.
<< Già >>. Mashirao addenta un altro pezzo di torta, e quel sapore così dolce si fa amaro, nella sua gola.
Diventa difficile mandare giù.
Già non è semplice doversela sbrigare con un quirk per certi versi “limitante”. Aggiungerci anche altri guai rende quasi impossibile quel cammino faticoso.
Ojiro si mordicchia l’interno della guancia.
Non riesce a non pensare a quella busta che ora sembra bruciargli nella tasca. A quella … scappatoia che il Fato benevolo gli aveva inviato, quasi un segno divino che sì, lui doveva farcela.
Nonostante sia cosciente che si tratti di un sollievo temporaneo, perché Todoroki-kun è sveglio e impara abbastanza in fretta, quindi non durerà poi a lungo.
Ma ora non vuole pensarci. C’è, per cui, è tutto okay.
Finisce di mangiare, sentendosi rinfrancato. Parlotta ancora con Satou dei compiti, nulla di che.
Attende che l’amico abbia messo via tutto, quindi si avviano alla volta della scuola.
Le prime ore scorrono tranquille. Fanno lezione di matematica, poi storia, Ojiro segna gli appunti diligentemente.
E’ del tutto inaspettata la proposta che giunge al momento di andare in mensa.
Ashido-san balza su, al trillo della campanella. << Ragazzi! >>, esclama, battendo i palmi sul banco. << Ho appena avuto un’idea! >>.
<< Oh, cazzo. E’ arrivata la fulminata >>, sbotta Bakugō dall’altro lato della classe.
Mashirao si volta. << Fa caldo, gente … e se andassimo all’inaugurazione del nuovo aqua-park, domani? Visto che è sabato? >>.
<< Ehi, è un’idea fantastica! >>, fa Kaminari, mettendosi in piedi anche lui. << Ce lo meritiamo un po’ di riposo! >>.
<< E di divertimento, anche! >>, echeggia Hagakure. << E poi ho comprato un nuovo bikini, devo assolutamente metterlo! >>.
Ojiro non proferisce verbo.
Ha sentito parlare anche lui di quel nuovo parco acquatico, aperto appena da qualche mese.  
Dicono che sia un posto fantastico. E che … l’ingresso costi un occhio della testa.
La busta è ancora nella sua tasca. Sa che con quelli … deve coprire diverse spese, e non può proprio permettersi quel lusso.
Ma poco male. Ci è abituato. Tanto che nemmeno gli pesa, cestinare automaticamente la cosa.
<< Allora, siamo tutti d’accordo? Bakugō-kun tu vieni no? >>.
<< Ma non certo per voi, sfigati. E’ solo che fa caldo >>, sbotta, rimettendosi a scrivere sul quaderno.
Mashirao si piega di nuovo sul banco, mentre Mina estatica prende a segnare le presenze.
Spera tanto che anche qualcun altro declini l’invito. Quanto meno … non sarebbe l’unico.
Ma purtroppo non è così. Persino i compagni in condizioni più disagiate danno il loro assenso.
Stringe più forte la matita tanto che quasi gli si spezza tra le dita.
Non è per la rinuncia in sé.
E’ … il dover usare come una sorta di alibi il dover tornare a casa, per ritrarsi.
Davanti agli altri.
E gli dà un fastidio enorme. Quel dovere vergognarsi di aver detto la verità.
Come se avesse fatto una cosa sporca. Quando invece sta solo agendo nel modo solito, quello corretto, ordinario. << Ojiro!!! Tu verrai vero? >>, trilla Hagakure, posandogli le mani invisibili sulle spalle.
Lo sapeva, lo aspettava eppure lo coglie comunque alla sprovvista.
Lì per lì non riesce a spiccicare verbo.
Avverte una strana sensazione. E non si tratta delle mani di Hagakure, malgrado quelle manifestazioni affettuose lo mettano sempre e comunque a disagio, ancora adesso. << No, io … devo andare a casa >>.
<< E non puoi andarci dopo!? Non staremo mica tutta notte eh! Solo qualche ora! Tanto alle nove chiude, puoi tranquillamente venire >>.
Accidenti.
Questo non l’aveva considerato, Mashirao. << Io … >>.  
<< Dai, Ojiro-kun, non fare il guastafeste! Hai diritto a divertirti un po’ anche tu no? Dai! >>, insiste Kaminari.
Guastafeste.
Il danno, e anche la beffa. << Ho detto di no. Per favore … ho da fare >>, dice, e si alza frettolosamente dal proprio posto per uscire fuori, in corridoio.
Appena varca la porta sente la voce di Mina risuonare con disappunto. << Però. Insomma, mica gli stavamo proponendo di andare a fare una rapina, e che pizza! >>.
Sospira, infila le mani nelle tasche dei calzoni dirigendosi verso il Lunch Rush.
Quanto meno avrà di che starsene in santa pace, a pranzo.
I suoi compagni soliti di tavola non sono noti per rompere le scatole a chicchessia. Shoji, Tokoyami e lo stesso Satou, assieme a Koda.
Una sorta di oasi, anche se loro hanno accettato non lo tartasseranno di domande sul perché non voglia andarci, non tenteranno di convincerlo.
Ma non raggiunge la caffetteria che un passo svelto dietro di lui lo accosta. << Scusa, Ojiro, hai un momento? >>, sente alle sue spalle la voce di Todoroki.
Rallenta, rendendosi conto solo in quel momento che stava quasi correndo.
Come … volesse scappare dai propri pensieri. Dalle proprie preoccupazioni. << Io? Ce … certo >>.
Si volta, un tantino in imbarazzo.
Ma anche sollevato. Se Todoroki-kun vuole chiedergli qualche altra lezione extra, visto che domenica in teoria sono liberi dalla scuola, per lui va benissimo. << Io … ho … un problema >>, esordisce, in tono calmo. << Spero che questo non intralci i tuoi piani, mi sento quasi in colpa a chiedertelo … ma … insomma, sento di doverlo fare >>.
Oh.
Che stia per chiedergli di smetterla con le lezioni? << Todoroki-kun, se posso … >>.
<< Ho paura dell’acqua >>.
Mashirao batte le palpebre, stranito.
Suona stranissimo, perché non ha un senso così su due piedi; o meglio, il modo in cui ha preso e l’ha buttato lì così, apparentemente senza una ragione.
Ma anche perché uno dei suoi principali metodi di allenamento al primo anno consisteva appunto nel farsi mettere a mollo in un paiolo, per esercitare contemporaneamente il suo doppio quirk. << Eh? Non capisco, Todoroki- kun … >>.
<< Non della semplice acqua … di quella che non posso controllare. Hai presente? Quella profonda >>, spiega in tono serio.
A Ojiro pare di ricordare.
Quella volta, alle terme, non si era immerso nella pozza. E anche in piscina, era ricorso al quirk del ghiaccio per solidificarla e scivolarci sopra.
<< Non so nuotare. E l’idea di finire sott’acqua, non poter respirare … controllarla … mi angoscia, tanto più che non posso ricorrere al mio quirk per solidificarla, o rischierei di restarci preso nel mezzo anche io >>.
Ojiro abbassa la coda, sinceramente dispiaciuto per quel suo impedimento.
Adesso che ha smaltito la sorpresa realizza che non serve una mente affilata per intuire la ragione di quella confidenza.
Di sicuro hanno chiesto anche a lui di andarci. Ed ecco ch’è affiorata in superficie questa verità.
Anche se in questo specifico caso non si tratta di una cosa “importante”, quanto solo di trascorrere qualche ora con i propri compagni.  
Probabilmente un altro al posto gli risponderebbe di starsene a casa. Ma Todoroki ha già avuto tante difficoltà a socializzare, quindi sarebbe un controsenso.
Oltre che una cattiveria bella e buona.
Tuttavia lui non comprende proprio come potrebbe essergli utile in questo specifico frangente. << Mi spiace moltissimo, Todoroki-kun. Ma non vedo cosa potrei farci io … >>.
<< Mi piacerebbe che tu mi aiutassi a superarla >>, esplica immediatamente il compagno a metà, come leggendogli nella testa.
E lui trasale.
Questo gli sembra davvero improbabile. << Io? Ma io non sono uno psicologo … >>.
<< Però tu sai come istruirmi. Se potessi … venire anche tu … >>.
<< Todoroki-kun, ho già spiegato a Kaminari che ho da fare >>, tenta di abbozzare, caparbio.
Shouto scuote appena la testa bicolore. Le punte rosse e bianche danzano intorno agli zigomi, quello intatto e quello segnato. << Non sarebbe un favore. Varrebbe come una lezione. Capisci bene che anche questo è un limite che devo superare, se voglio diventare un Eroe completo. E … io sono certo che tu … possa aiutarmi anche in questo. Ovviamente non dovrai preoccuparti delle spese, è come se ti pagassi normalmente. In fondo, dovresti venirci per me. E … ecco, spero che non ti sia di troppo disturbo, differire i tuoi progetti di qualche ora >>.
Mashirao tace, stupito.
Verrebbe da pensare ad una scusa bella e buona. Tuttavia … gli occhi spaiati lo fissano limpidi e fermi, proprio come quell’acqua che teme tanto, sono sinceri.
Non sta mentendo. E’ evidente che rivelare questa sua debolezza gli è costato, il leggerissimo contrarsi delle palpebre, l’anelito rosato sugli zigomi lo dicono con chiarezza.
Paradossale che un ragazzo simile nutra una tale fobia. Lui che non ha paura di niente, ch’è sempre uno dei primi a gettarsi nella mischia … ha paura dell’acqua.
Qualcosa che invece Mashirao ama visceralmente fin da bambino. Ricorda vagamente, a sprazzi, i lunghi pomeriggi trascorsi in spiaggia con i suoi genitori, quando mamma aspettava Saru.
Già, Saru.
Adesso è lui ad aspettare, ogni fine settimana.
Attende il suo fratellone, per andare a giocare assieme al parchetto.
Ma lo sguardo di Todoroki che lo fissa, così … pacato eppure in attesa lo fa sentire pericolosamente in bilico.
Pare che ci speri veramente. << Posso … contare su di te, Ojiro? >>.

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