The Perfect Fan

di Dappyna
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** - ***
Capitolo 2: *** - ***



Capitolo 1
*** - ***


Senza Titolo


Disclaimers : I personaggi non sono miei ma della cara Applegate, mentre la canzone è dei cari amici Backstreetboys. Io li uso soltanto per far divertire me e gli altri! ^_^

Dediche : Alla mia mamma e a tutte le mamme del mondo per augurarle una felicissima festa della Mamma e alla mia sister per dedicarle qualcosa di nuovo invece delle solite ficcy di Beyblade.

Note : Non so se molti di voi hanno letto la serie di Everworld. Io personalmente l’ho trovata molto carina, anche se devo dire che la serie in inglese era meglio della versione italiana. Secondo me la serie inglese è trattata meglio. Comunque anche se non conoscete la storia la potete leggere ugualmente perchè non parla dei libri in se, ma del futuro dei ragazzi dal mio punto di vista, dopo la battaglia degli Hetwan.
Ovviamente One-shot perchè è di un solo capitolo, però non si sa mai che mi metta a fare il seguito di questa storiella e shonen-ai perchè c’è un piccolo accenno nella storia ad un amore fra due ragazzi.
Spero solo che non faccia molto schifo come prima ficcy su Everworld!

Si accettano suggerimenti miglioramenti e critiche!


BUONA LETTURA!!!



“THE PERFECT FAN”

By Dappyna




Il sole stava tramontando. Faceva capolino dietro agli alberi illumminando tutto con i suoi raggi caldi e prottettrici. Non c’era niente che non riusciva a non risentire di quell’improvviso calore estivo. Gli uccellini erano intenti a giocare tra i rami degli alberi, rincorrendosi a vicenda, come dei bambini. I fiori erano prioettati verso il calore del sole venendo illumninati completamete dai suoi raggi. Anche il vento faceva il suo gioco. A volte si innalzava per calare quella temperatura troppo elevata, soffiando leggerlemnte sugli alberi e su tutte le altre cose presenti per rinfrescarle. Sembrava che facesse danzare le cose al ritmo di una musica sconosciuta. Non c’era un rumore che potesse infastidire quella bellissima quiete. Il cielo era azzurro come il colore del mare caraibico, facendo sembrare tutto ancor più bello e luminoso. Anche se era primavera i fiori e gli animali non riuscivano a risentirne. Credevano che fosse errivata l’estate per quanto il sole riuscisse a riscaldarli. Era troppo magico quel posto per poter essere considerato come un luogo comune del pianeta Terra. Trasportava mille emozioni per tutto il mondo, rivelanado quanto il sole fosse magico. I fiori degli alberi erano sbocciati con i loro mille colori e il verde dei prati era diventato luccicante e colorato alla vista di chiunque. Qualche foglia autunnale spiccava da sotto gli alberi più grandi, ma non vi si dava tanta importanza perchè sembrava portasse ugualmente la primavera. Quanto magico si poteva definire quel posto non lo sapeva nessuno. Il solo poterlo ammirare scaturiva qualcosa di strano nell’animo delle persone. Arrivava fino al cervello di chiunque facendo provare le brezze dell’estate. Estate che era giunto alle porte più rapida che mai. Lo si ammirava in silenzio il paradiso. Lo si ammirava dolcemente. Penetrava nella pelle di chiunque facendo scaturire emozioni contrastati tra rabbia gioia e tristezza. Era un addio all’inverno. A chiunque vi fosse capitato. Non era difficile immaginare il luogo. Era talmente bello e inumano che pareva uscito da un racconto delle fiabe. Era troppo bello per essere vero quel luogo. Intanto il vento aveva cessato di soffiare e aveva celato un’atmosfera di abbandono. Sembrava come se volesse immedesimarsi con le piante e con la terra stessa. Abbandonava tutte le cose che possedeva per poter stare a contatto con la Madre Terra, bella e potente. Sembrava il mondo delle fate e degli spiriti quel luogo incantato.
Forse era veramente un luogo fiabesco, quanto surreale e magico ...
Una ragazza se ne stava seduta su una sedia, di quell’immenso Paradiso, cercando uno spunto per cosa scrivere a sua madre, lontana miglia e miglia da dove era situata lei in quel momento. Guardava quell’immenso paradiso a testa bassa, come se fosse preoccupata e triste per qualcosa che sarebbe dovuto accadere. Quel giorno doveva essere, almeno secondo il calendario, l’8 di maggio, ovvero la festa della mamma.
Continuava a guardare e riguardare la lettera indirizzata a sua madre cercando di capire e dare un senso a quelle parole che tanto gli facevano male all’interno del suo cuore.



* It takes a lot to know what is love
It's not the big things, but the little things
That can mean enough
A lot of prayers to get me through
And there is never a day that passes by
I don't think of you
You were always there for me
Pushing me and guiding me
Always to succeed
*



April mancava da casa da più di tre anni, o almeno così lei credeva. Aveva cominciato ad abituarsi a quell’idea che oramai non sarebbe più potuta ritornare indietro da Everworld. La chiave per poter accedere al Vecchio Mondo era oramai stata uccisa. Rotta inesorabilmente.
Tante volte aveva pensato a cosa sarebbe successo se lei e tutti gli altri fosserò stati ancora capaci di viaggiare tra Everlworld e il loro Vecchio Mondo.
Forse sarebbe riuscita ad andare a scuola e a finire gli studi, compreso quello spettacolo su Rent che non era mai riuscita a fare. Il suo sogno di diventare attrice, ma oramai era andato perso nel nulla. Dove viveva adesso non c’era un luogo dove poter imparare a diventare attrice, e nemmeno uno dove ti davano corsi di canto. La Domenica andava sempre in chiesa nel loro Vecchio Mondo, facendo amicizia con molti dei ragazzi che la frequentava. Era un bel posto, sopprattutto il reverendo che la gestiva era un uomo pieno di risorse e anche molto gentile. April amava parlare con lui di tutte le cose che le passavano per la mente, eppure non gli aveva mai accennato di Everworld. Neanche della sua sorellastra, la chiave, Senna.
Quando fu trasportata in quel mondo aveva creduto di essere in un sogno. Più o meno lo era, perchè quando si addormentava ritornava nel mondo Reale, il Mondo Vecchio, ma questa era successo prima cnora che Senna venisse uccisa. Troppe cose erano successe da allora. Troppe cose da raccontare e da spiegare. Eppure non riusciva ancora a crederci.
La sconfitta degli Hetwan. La morte di Merlino. La fuga di Jalil. L’amicizia nata e vissuta tra Christopher e David, che non si sapeva ancora se si trattasse veramente di amicizia, dato che i due non riuscivano mai a stare l’uno senza l’altro. Sembrava come se volesserò nascondere qualcosa agli altri, ma April ovviamente aveva già capito tutto. Non avrebbe mai pensato che potesse nascere un così forte legame tra il pagliaccio di corte e il forte e spietato Generale Davideus. Per non parlare di Jalil, che li aveva lasciati dopo che gli Hetwan erano stati sconfitti. Diceva di sentirsi strano in quel mondo, come mai lo era stato, e voleva trovare la propria felicità da qualche parte in quel posto di pazzi e strampalati. Il sogno di Jalil era andato distrutto. Era logico che voleva allontanarsi per poter viver meglio la sua vita. Dopo che aveva abbandonato la famiglia e tutto il resto con un solo biglietto, non poteva far altro che chiudersi in se stesso cercando di non pensare a tutte quelle persone che avevano letto quel pezzettino di carta. Eppure anche David e Christopher pur essendo felici, sembravano tristi.
Anche lei lo era. Dopo aver abbandonato la cosa che amava di più al mondo e tutte le sue amiche era caduta in uno status di semi incoscenza. Tutto quello che aveva fatto nella vita reale era andato distrutto. Il solo pensiero la rendeva estremamente triste. Dopo che gli Hetwan sparirono da Everworld, non ci furono più nemici da battere, ma soltanto tristezza e depressione. Fin quando tutti loro avevano la guerra per la testa potevano pensare a quello che sarebbe successo il giorno dopo se fosserò ancora vissuti, ma il punto adesso era che non c’era qualcosa che poteva distaccarli dai loro pensieri attuali. Non c’era un nemico o un mostro da battere. Niente di niente se non la depressione. Erano crolati tutti. Jalil era stato il per poi toccare ad April e ai due ragazzi. Nessuno era riuscito a resistere.
Per quanto lei provasse ad essere felice non ci riusciva. Anche se aveva oramai fatto le sue amicizie nell’Olimpo e con vari dei sia terreni che non, non poteva dimenticare tutte le cose passate della quale le hanno donato momenti felici e sereni. Il solo pensarci le lacerava il cuore. Il sapere che nessuna di quelle persone le avrebbe più riviste in vita. Le faceva talmente male che ci piangeva e si torturava di giorno e di notte. Il solo sapere di aver lasciato indietro la sua passione, che sapeva non sarebbe mai riuscita a coltivare, non le dava tregua. Era al limite di tutto quello che poteva fare e vivere in quei momenti. La felicità alleviava il dolore, ma restava pur sempre allìinterno del suo cuore e questo la faceva sentire terribilmente in colpa per tutte le persone che cercavano in qualche modo di rendersi utile.
Una lacrime solcò il foglio che doveva essere indirizzato a sua madre. Ogni anno ne faceva uno diverso, per ricordarsi di tutti i bei momenti passati insieme alla persona che più amava al mondo. Il solo dover pensare che era in un altro mondo fuori dalla sua portata di mano, la metteva terribilmente a terra. Il suo cipiglio si tramutò in una smorfia di dolore facendola sentire inerme. Tutto quello nella quale poteva credere non esisteva in quel mondo. Non c’era quella figura umana che ti aveva cresciuto fino a quel momento. Non poteva sentirla al suo fianco come una persona reale. Era troppo lontana e indissolubile. La voleva vicina più di ogni altra cosa al mondo per poter essere nuovamente felice, eppure sapeva che non sarebbe stato così.
Quella lettera tremava tra le sue mani e i suoi gesti. Era così profonda e intensa che nessuno sarebbe riuscito a percepire quanto dolore vi c’era dentro di essa. Per il suo cuore era troppo.
Quel giorno, lei e sua madre lo festeggiavano generalmente in un ristorante, un bel posticcino sul lago. In quel nuovo mondo l’aveva trovato, ma si era dovuta portare addosso il grosso fardello che si teneva appresso da molto tempo. L’unico che le permetteva in qualche modo di andare veramente avanti con la sua vita.



* You showed me
When I was young just how to grow
You showed me
Everything that I should know
You showed me
Just how to walk without your hands
'Cause mom you always were
The perfect fan
*



Lacrime cadevano incessantemente sulla pergamena. Erano tutte quelle lacrime di dolore che stava versando per l’unica persona importante quanto una sorella in quel mondo ...



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Buona festa della Mamma carissima!
Ne è passato di tempo da quando ci siamo sentiti l’ultima volta, vero mamma?
Ultimamente sono succese tantissimo cose, tra le quali alcune belle e altre cattive.
Per esempio, David e Christopher non passano mai il loro tempo che l’uno con l’altro. Non sono mai stati così felici insieme. Finalmente dopo tanto tempo sono riusciti a rivelare i propri sentimenti l’uno per l’altro. Ne hanno avuto del fegato per farlo, ma poi dopo il primo incontro non ci sono più stati problemi perchè sono riusciti ad accettarlo con molta serenità. Hai capito benissimo mamma! Ora stanno insieme come una vera coppia. Certo, anche se sono due maschi, l’amore non dovrebbe avere dei limiti, o no? In fondo l’unica cosa che fanno è divertirsi e stare insieme eppure so che se fossi nel Mondo Reale non sarebbe così. Li disprezzerei comunque, perchè non sono quello che io definerei normale, ma dopo quello che ho passato direi che questo tra di noi è abituale. Ancora non riescono a crederci che sono omesessuali. David ieri mi è passato a raccontare quello che stanno facendo in questo periodo. Sono andati a trovare gli Elfi. Stanno tutti bene e hanno portato dell’ottimo cibo, sopprattutto carne bovina. L’ho mangiato ieri sera! Era buonissimo! A parte questo sono contenta che almeno loro due hanno trovato la vera felicità. Sono contenta per loro!
Jalil non si è fatto più sentire. Sarà in giro per il mondo come al solito, scoprendo nuove cose.
Gli dei dell’olimpo hanno appena organizzato una festa la settimana scorsa. Inizialmente non sapevo se andarci o meno, ma poi i ragazzi mi hanno convinto. Il mio cavaliere è stato veramente gentile. Con uno come Eros, come faccio a non essere cotta a puntino? Era bellissimo quella sera e anche io non ero da meno. Verso la fine della festa quando mi ha accompagnato a casa, mi ha baciato, come una ragazzina alla sua prima esperienza, ma mi è piaciuto tantissimo che l’ho ribaciato ancora. Però non è successo niente. Anche se ci siamo baciati per adesso siamo solo amici ... Ma ancora per poco! Te lo dico io!
Ti ricordi quando ho avuto il mio primo cavaliere? Mi sembra che sia passata una vita da quando è successo! Eppure è successo qualche anno fa. Mi ricordo quando mi chiesi con chi uscivo. Io ti dissi che era un amico, ma tu avevi capito che non era così. Mi feci l’occhilino e poi andai subito a prepararmi. Il vestito che mi misi quella sera non era paragonabile a quelli che sarebberò venuti successivamente, ma era carino in se. Mi desti il bacio del ‘divertiti’ e me ne andai accompagnata dal mio cavaliere quando me ne uscì da casa. Quando ritornai tu eri ancora sveglia. Scusami mamma per averti fatto tener sveglia quella sera!
Tante altre cose sono successe fino a quel momento. Tante quante le stelle del cielo, sempre pronte ad infondermi coraggio, come te del resto. Come te e nessun altro.
Mi ricordo quanto sei stata felice quando ti ho raccontato che avrei fatto parte del musical di Rent. Eri così felice e anche io lo ero. Anche io lo ero. Mi hai infuso così tanto coraggio e fiducia che non ho mai mollato. Nemmeno quando non riuscivo a fare quell’acuto maledetto, tu eri li che mi dicevi che ce l’avrei fatta. Giorno e notte eri li che mi infondevi il coraggio ad andare avanti a fare quell’acuto maledetto che non riuscivo a fare. A volte mi mettevo giù a mille, ma poi tu eri li a rialzarmi nuovamente a dirmi che non era difficile. A dirmi quanto ero brava ... E alla fine ce l’ho fatta veramente a cantare quell’acuto. Ce l’avevo fatta perchè c’eri tu che infondevi coraggio mamma! Pensavo che quando mi avresti sentito cantare allo spettacolo avresti visto quanto mi hai aiutato a fare tutto ciò e invece non è mai successo mamma ...
Non sono arrivata a fare in tempo quel concerto per la scuola e sono rimasta qui a Everworld. Scusami mamma! Mi ero impegnata così tanto a fare quell’acuto! Volevo fartelo sentire di fronte a tutta la scuola! Scusami mamma! Scusami!


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Capitolo 2
*** - ***


Senza Titolo 2

Non riuscì a completare quella lettera, perchè cominciò a piangere, imprimendo il proprio dolore nelle ladrime che cadevano sulla lettera. Quella lettera che sapeva non sarebbe mai raggiunta a destinazione. Non avrebbe mai visto quello che stava facendo in quel momento. Non avrebbe mai sofferto e gioito quando sarebbe successo qualcosa di nuovo e imprevedibile. Non sarebbe più successo se non dentro il suo cuore.
Così tante cose passate non potevano essere lasciate volare nel vento. Erano troppo importanti per lei e la sua vita adolescenziale. Sopprattutto per lei.
La vita che amava così tanto era stata strappata via, quel giorno sul lago, quando aveva seguito la sua sorellastra. sarebbe dovuta rimanere a letto invece fece il contrario. Senna lo sapeva. L’aveva sempre saputo e l’ha trascinata pur sapendolo sul lago. Quel luogo così importante quanto doloroso. La porta all’inferno. Quando sarebbe stata riaperta nuovamente nessuno lo sapeva. Intanto il suo cuore s’innabbissava di dolore.



* God has been so good
Blessing me with a family
Who did all they could
And I've had many years of grace
And it flatters me when I see a smile on your face
I wanna thank you for what you've done
In hopes I can give back to you
And be the perfect son
*



Aveva cominciato a piangere continuamente espandendo il suo dolore in tutto quello che faceva. Quella lettera la faceva ogni anno per ricordarsi della persona che amava più della sua vita eppure pur facendola soffrire, ne era felice. Era l’unico modo che aveva per restare in contatto con lei. Anche se quelle lettere non sarebberò mai arrivate a destinazione, sapeva che scrivendole aumentava la speranza che un giorno o l’altro l’avrebbe rivista. Questo era quello in cui più credeva. Non lo sapeva nemmeno lei, ma il suo cuore le diceva che l’avrebbe incontrata nuovamente. Probabilmente quella speranza alimentata continuamente era stata così forte da farle credere che un giorno l’avrebbe incontrata veramente. Il problema era che quando ritornava alla realtà si rimetteva a terra perchè sapeva che non sarebbe mai successo. Era un controsenso quello che faceva. Eppure ci credeva ugualmente. Ci credeva talmente tanto da piangere per tutto ciò che gli stava succedendo.
Quello che voleva e che sapeva non sarebbe mai successo, era rivedere sua madre. Anche per un secondo, ma andava bene ugualmente. Doveva dirle che le voleva bene e che ovunque lei era in quel momento non si doveva preoccupare. Sapeva che se fosse stata li con lei in quel momento, sua madre gli avrebbe infuso il coraggio di andara avanti, creando in lei quell’intrepidità che non aveva. Invece non era così. Lei non era con lei in quel momento. Non gli stava infondendo il coraggio. Nemmeno il Dio, alla quale pregava tutti i giorni, non lo aiutava. Forse essendo un altro mondo, non sapeva a chi doveva pregare. Il Dio alla quale pregava generalmente era il Dio cristiano, capace di ascoltare e infondere il giusto coraggio per andare avanti. Il problema era che pur pregandogli non riusciva a trovare il coraggio giusto. Non riusciva a dargli un senso. Aveva provato a pregare a Zeus, grande e unico Dio dei Greci, ma non gli dava quella sicurezza che gli dava il suo Dio. Non ce la faceva senza qualcuno in cui credere e pregare. Gli amici erano li per aiutarla, per cercare di darle coraggio, ma sembrava come se non riuscisse a trovare le giuste parole in loro. Non voleva dire che non gli infondevano coraggio, semplicemente non sapevano infonderlo come delle amiche sapevano fare. Le amiche erano li per lei quando pensava a sua madre. Erano sempre li per lei quando ne aveva bisogno. L’unico problema era che non riusciva a trovare il coraggio.
Le lacrime erano aumentate col passare del tempo e pensava di averla persa per sempre.
Qualche volta si chiedeva cosa stesse facendo in quel momento. Se era felice o il contrario. A volte si chiedeva se l’aveva dimenticata o meno, ma non poteva pensare così negativamente. Si chiedeva se il lavoro era andato bene o se sapeva prendersi cura di sua madre, ma pensava sempre se l’avrebbe mai dimenticata. In cuor suo non voleva. No. Non l’avrebbe mai dimenticata. Lo sapeva benissimo. Il problema però sussisteva.
Non sapeva niente di quello che faceva sua madre e questo la metteva teribilmente a terra.
Dove era sua madre in quel momento e cosa faceva erano le domande che più le frullavano nella sua mente. Si chiedeva quanto tempo era passato tra lei e il suo mondo. Magari non era menneno passato molto tempo. Due giorni o neanche. A volte voleva sapere tutto quello che c’era da sapere su Everworld, così poteva calcolare quanto tempo passava tra lui e il Vecchio Mondo. Però il problema sussisteva ugualmente. Nessuno sapeva come si faceva. Forse Jalil ci era arrivato. Forse no. Però lo voleva sapere.
Cominciò a fargli male il cuore e l’ansia cominciò a farsi sentire all’interno del suo petto.
Si sentiva esplodere. Si sentiva morire. Non sapeva se avrebbe retto così tanto. Tutto quel dolore era lancinante. Si stringeva il petto in cerca di una fonte alla quale aggrapparsi, ma non lo trovava. Non riusciva a fare niente che provare quel dolore. Quel dolore lancinante.
Il sole era oramai tramontato e il giorno fece spazio alla notte, scura e letale, ma ad April non spaventava. Voleva poter morire. Non ce la faceva più a dover soffrire in silenzio.
Cominciò a pensare a Christopher e David, a quanto loro fosserò felici. Pur essendo due ragazzi riuscivano a sostenersi a vicenda come una vera coppia, sempre pronta ad aiutare l’uno e l’altro. Quando uno era triste l’altro cercava di sollevargli il morale e viceversa. Così diversi l’uno dall’altro erano riusciti a costruirsi una loro spalla sulla quale poter piangere. Piangevano insieme. Ridevano insieme. E facevano tutto quello che c’era da dover fare insieme. Ed era la cosa più bella che April avesse mai visto al di fuori di qualsiasi altra coppia.
Pianse. Perchè loro avevano la forza, mentre il suo animo non ce la faceva. Tutti c’erano riusciti in qualche modo, eccetto lei, la più sensibile del gruppo.



* You showed me
When I was young just how to grow
You showed me
Everything that I should know
You showed me
Just how to walk without your hands
'Cause mom you always were
The perfect fan
*



-April ... Che cosa ci fai qui?- Chiese una voce alle sue spalle.
La ragazza presa alla sprovvista si girò improvvisamente verso la figura che le aveva parlato. Il ragazzo dai lunghi capelli biondi lo guardava tristemente. Gli occhi erano spenti e le sue piccoli ali, che generalmente luccicavano , non emettaveno alcun bagliore. Anche lui al solo vedere la figura di April dolorosamente triste, si demoralizzò immediatamente.
La ragazza voltò lo sguardo verso la lettera cercando di darsi una risposta che non arrivò.
-Niente ... Non lo so Eros ... - Rispose senza alcun tono nella sua voce.
Il giovane ragazzo si avvicinò alla ragazza. Non l’aveva mai vista così dolorante. Sapeva che piangeva per sua madre. Glielo aveva detto precendentemente quando l’aveva invitata ad uscire, ma non pensava che fosse stato così frequentemente.
Il giovane la squadrò da capo a piedi esitando.
-E’ per caso riguardo a tua madre?- Chiese intimidito dalla risposta che la ragazza gli avrebbe dato. Le sue mani tremanavo. Si vedeva che ci teneva veramente alla ragazza.
Lei non rispose. Rintanò la testa tra le spalle e attese una reazione dall’altro.
Il giovane non sapeva come poterla aiutare. Tutto quello che poteva fare era solo darle una spalla su cui poter piangere, eppure sembrava che la ragazza non la volesse. Tutto quello che cercava di fare sembrava uno sforzo inutile. Per quanto cercasse di aiutarla, non sapeva come fare per alleviare il suo dolore.
Un singhiozzò provenne dalla bocca di April.
-Eros ... Io non ce la faccio più ... - Sussurrò serrando le labbra dal dolore.
L’unica cosa che al ragazzo venne in mente di fare fu di abbracciarla. La alzò dalla sedia dalla quale era seduta e la abbracciò, manifestando tutto quel dispiacere che lui provava nei suoi confronti. Non riusciva a sollevarsi e quello metteva a terra il giovane, rendendo difficile il suo approccio verso la ragazza. Gli piaceva, e parecchio. Il solo vederla così triste e dolorante non gli permetteva di fare la prima mossa. Di fargli vedere quanto gli piaceva e voleva stare con lei. Era tutto quello che poteva fare se non farla felice per attenuarle il dolore.
La abbracciò così tanto che probabilmente se fosse stato più forte avrebbe spaccato in due il suo corpo esile e minuto, ma era proprio quell’abbraccio che infondeva così tanto calore e afftetto. Abbracciandola April riuscì a sentire quanto quel ragazzo stava cercando di aiutarla. e anche quanto le volesse bene. Anche lei lo abbracciò facendogli vedere che accettava il suo aiuto. Se qualcuno li avesse visti in quel momento avrebberò pensato che erano due innamoratoi che piangevano perchè non potevano stare insieme. Era talmente bella e dolorosa la scena che non sapeva per quanto ancora avrebbe retto.
Improvvisamente Eros si staccò meravigliato.
-Che cosa c’è?- Chiese la ragazzina ancora rigata dalle lacrime.
Il ragazzo soffio dolcemente sulla sua nuca.
-Chiudi gli occhi ... - Gli sussurrò dolcemente sulla fronte.
Eros sorrise dolcemente avvicinandosi al suo volto. Era bello il ragazzo. Talmente bello da non poter essere paragonato nemmeno ad un Dio. I suoi occhi esprimevano una dolcezza infinita e rilassamento totale. April si abbandonò tra le sue braccia, non potentti quanto un ragazzo maturo, ma abbastanza da sostenerla, e si cullò tra di esse, chiundendo gli occhi.
In quel momento una luce attraverso la sua mente. Si rifletteva nel suo cuore e gli dava quella forza che prima non aveva. Riuscì a riscaldare un pò quella parte della ragzza che si era ghiacciata, abbracciandola con il suo cuore. Il calore prese a vagare vertigginosamente per il suo corpo fino ad arrivare al suo cervello e in quel momento qualcosa nello scenario che stava vivendo cambiò completamente. Il freddo della notte cominciò a far spazio al calore di una casa. La notte che era buia e oscura fece posto a una bella luce offuscata che donava sicurezza a chi la guardava. Il terreno erboso lasciò il posto a qualcosa di duro sotto i suoi piedi. Era strano tutto quello che stava succedendo. Non capiva niente.
I suoi occhi rimaserò chiusi fino a che il paesaggio attorno a loro mutò.
Quando li aprì si ritrovò a fissare la sua sua camera da letto.



* You showed me how to love
You showed me how to care
And you showed me that you would
always be there
I wanna thank you for that time
And I'm proud to say you're mine
*



-Amore ... - Sussurrò la donna all’interno della stanza.
Gli occhi di April si spalancarono di colpo dalla visione di sua madre. Il suo cuore mancò un battito a sentire quella parola pronunciata più di mille volte quando era ancora nel Vecchio Mondo. Non riuscì a pronunciare una frase che già si era fiondata sul corpo della madre abbracciandola insistentemente come se fosse un peluche. La gioia era troppa per farla vedere soltanto attraverso delle parole, che non riuscì a resistere dalla tentazione di poterla toccare con le proprie mani. Dagli occhi sgorgarono delle lacrime di gioia.
Sua madre l’aveva finalmente ritrovata. Dopo tutto quel tempo era li in quella stanza.
-Mamma ... - Sussurò la ragazza nel suo abbraccio.
La donna aveva cominciato a piangere anche lei insistentemente.
-Oh April ... April sei tu? ... - Chiese la madre piangendo come un’isterica alla figlia.
Anche la ragazza non riuscì a trattenersi. Era troppo delicato da affrontare quell’argomento.
-Si mamma! Mamma sono io!!- Esclamò fra le lacrime alla madre raggomitolandosi nel suo petto come faceva anche da piccola quando aveva paura di qualcosa.
La madre di April prese il suo volto fra le mani e cominciò a guardarlo insistentemente dandogli dei piccoli bacini sulla fronte e sulle guance per vedere se effettivamemnete quella creatura che teneva tra le braccia era vera o no. Quanto le era mancata la sua April ...
-April ... Oh mio Dio! APRIL! - Esclamò la madre.
Passarono secondi ... Minuti ... Interminabili momenti ...
Eros aveva assistito alla scena senza fiatare, piangendo anche lui, per aver fatto felice l’unica persona che sapeva meritava di esserlo. Aveva consumato tutte le sue energie per farlo, ma con l’amore che April provava per sua madre niente avrebbe potuto ostacolarle per icontrarsi. Era questo il poter che Eros sapeva di avere. Era così emozionante che anche i più malvagi avrebberò pianto di fronte ad una scena così commovente.
-Mamma ... - Continuava a dire la ragazza verso sua madre.
Non fecerò altro che stringersi tra le braccia l’una dell’altra Si scambiarono quell’affetto che da tanto avevano assopito all’interno del loro cuore per qualcuno di così importante. Oramai si erano ritrovate. Si erano abbracciate e riviste dopo tanto tempo. Dopo così tanto tempo. April sbirciò l’orologio da polso di sua madre e scoprì d’essere lo stesso giorno quando lei scomparve tre anni prima con tutti gli altri ragazzi di Everworld. Niente era cambiato. Soltanto l’ora e questo era meglio per sua madre perchè voleva dire che non aveva sofferto così tanto quanto ei. Non voleva che la madre soffrisse così tanto.
A quanto pare la madre capì che non l’avrebbe più rivista, ma non lo disse. Desiderò solamente che sua figlia fosse felice nella sua nuova vita quotidiana e con il suo ragazzo. Sbirciò attraverso la spalla della sua piccola e vide un ragazzo bello e alto con un perizoma attorno alla vita. Forse era così che si vestivano gli angeli o quello che il ragazzo fosse. Desiderò che vivesse la sua vita come tutti gli adolescenti in crescita e che sapesse che l’avrebbe sempre voluta bene nonostante si sarebberò divise nuovamente.
Questa volta sapevano che non ci sarebberò state altre opportunità per vedersi, ma oramai sapevano tutte e due che era quello il loro posto.
Una luce abbagliante innondò nuovamente la stanza facendo chiudere gli occhi a tutti i presenti e quando April li riaprì si scoprì essere nuovamente a casa a Everworld. Oramai non era più triste. Sapeva che da quel giorno in poi avrebbe vissuto la sua vita il meglio possibile.
Guardò il ragazzo dietro a se e gli sorrise facendogli vedere quanto ne era riconoscente.



* You showed me
When I was young just how to grow
You showed me
Everything that I should know
You showed me
Just how to walk without your hands
'Cause mom you always were
The perfect fan
*



Da un’anno a quella parte sempre nello stesso giorno della festa della Mamma April e Eros si sposarono dando alla luce una bambina. Si chiamò Zoe, il nome che avrebbe scelto sua madre in caso avesse avuto un’altra figlia. I ragazzi la considerarno un dono dagli dei, ma quello era solo il frutto di un’amore sbocciato col tempo. Gli sposini lo sapevano, ma non ne parlarono. Se non fosse stato per quel giorno in cui sono andati a trovare la madre di April, loro non si sarebberò mai sposati dando alla luce una figlia, Jalil non sarebbe ritornato dal suo lungo viaggio per celebrare le nozze. Christopher e David non avrebberò mai annunciato il loro ufficiale fidanzamento (E che coraggio per farlo di fronte a più di mille invitati!) e tutte quelle persone che non si sarebberò mai ritrovate insieme come avrebberò fatto una volta.
Con quella cerimonia forse nessuno si sarebbe mai riunito insieme. C’erano tutti gli dei e i rispettivi popoli che portavano felicità e omaggio ai due sposini. Sembrava perfetto.
Eppure qualcosa mancava nel cuore dei giovani sposi ...


Mom ... I know you are listening to me. I just wanted to say : thank you for everything.
You are the best mother a girl could ever have and I mean it mom.
I don’t want to wait another year untill I’ll see you again, and say I love you.
I just want you to know that I’ll always love you even if it’s not Mothers Day, because you are the most important figure in my life and the person that raised me since I was a baby.
You are the best woman I’ve ever met and please ... Continue this way!




* 'Cause mom you always were,
Mom you always were
Mom you always were,
You know you always were
'Cause mom you always were...
The perfect fan
*



Per tutte la madri di EverWorld e del Pianeta Terra ....

BUONA FESTA DELLA MAMMA!!






























* I LOVE YOU MOM *





































For ever I’ll always love you


April O’Brien




THE END



Hope you liked it!!

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