Hunters

di egypta
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Morte ***
Capitolo 2: *** To Forks ***
Capitolo 3: *** Casa ***
Capitolo 4: *** Determinata ***
Capitolo 5: *** To School ***
Capitolo 6: *** Vampiri Vegetariani. Incontro 1° parte ***
Capitolo 7: *** Vampiri Vegetariani. Incontro 2° Parte ***
Capitolo 8: *** Indecisioni. Il Bivio. ***
Capitolo 9: *** Hunt ***
Capitolo 10: *** La veggente. ***
Capitolo 11: *** Biblioteca ***
Capitolo 12: *** Face to Face ***
Capitolo 13: *** Vampires with the brain ***
Capitolo 14: *** Jealous ***
Capitolo 15: *** Black ice ***
Capitolo 16: *** Snow white ***
Capitolo 17: *** Mortem ***
Capitolo 18: *** Aspettando ***
Capitolo 19: *** Red and Gold ***
Capitolo 20: *** Damned ***
Capitolo 21: *** Welcome, memory ***
Capitolo 22: *** Ricordare - Prima Parte ***
Capitolo 23: *** Ricordare - Seconda Parte ***
Capitolo 24: *** Chiarirsi ***



Capitolo 1
*** Morte ***












                     Hunters




“Tu... Non.. Mi vuoi?”
“No”


Era stato chiaro, non mi voleva più, e forse, non mi aveva mai amata.


“Sarà come se non fossi mai esistito”

Come hai potuto farmi questo?
Dicevi di amarmi, dicevi di voler rimanere per sempre con me, e allora perché adesso non sei qui, con me, ad accompagnare i miei passi sordi con la tua elegante figura al mio seguito?


“Ovviamente, a modo mio, ti amerò sempre. Ma quel che è successo l’altra sera mi ha fatto capire che è l’ora di cambiare. Vedi, sono... stanco di fingere un identità che non è mia, Bella. Non sono un essere umano.”

 Ma come: prima mi distruggi l’anima dicendo che non mi volevi, e dopo mi vieni a dire che a modo tuo mi avresti sempre amata... Ma allora mi prendi in giro o cosa?

E poi lo so perfettamente che non sei umano, e sapevo perfettamente che non ero la persona giusta per te, così bello, elegante, raffinato... Così Dio...
Te l’ho sempre detto che non ero adeguata a te. Ma tu no, rispondevi che mi amavi e che sarei stata la tua compagna per l’eternità, anche se non mi volevi trasformare.

E ora a cosa ci siamo ridotti Edward? Per uno stupido incidente e per quello stupido e fottutissimo taglietto, tu mi vieni a dire che non sono la persona più giusta per te?
Oh, ma bene, vai allora... Vattene e non tornare mai più. Trova una mortale o un’immortale più adeguata ai tuoi standard e rifatti una vita, rifatti una storia, e quando mi penserai mi ricorderai per quella stupida umana che credeva ancora nelle favole...

Addio Edward...



Ormai erano ore che camminavo per il bosco, con gli occhi consumati della lacrime che ancora adesso continuano a scendere, solcandomi le guance ormai arrossate e scheletriche.

Non mangiavo, non bevevo, mi limitavo solo a continuare a esistere, sperando che l’angelo della morte si accorga di quest’anima in pena e la porti con se, in un mondo fatto di felicità e spensieratezza, dove mi auguro possa essere più felice.

Ma ormai anche la felicità è voltata via, con il nome di Edward Cullen, che se l’è portata via con se. La mia vita, si è portato via con se. E ormai non c’è modo di riprendermela.

Camminavo da sola, senza una meta. Girogavavo per la foresta di questa maledetta piccola e insignificante cittadina, dove una volta, correvo libera in spalla a colui che mi ha rovinato la vita, e che ora non c’è più.

Mi fermai in uno spiazzo libero da alberi e cespugli, dove potevo ammirare la luna, così maestosa e sola, nel cielo, tra tante altre stelle invidiose della sua bellezza.

Mi lasciai scivolare a terra, nell’erba soffice e umida del prato, e portandomi le ginocchia al petto, piansi quelle lacrime ancora non versate.

Piansi, urlai, lo maledissi, per tutto quello che mi aveva fatto passare, e per avermi fatto innamorare di lui, così tanto perfetto e unico.

Non c’era fine al mio dolore...

All’improvviso, una fitta infondo alla schiena mi fece fremere dal dolore.
Mi portai le mani a quello strano tatuaggio che mi apparse misteriosamente una settimana prima, proprio il giorno della sua partenza.

Il dolore si moltiplicò, e piano piano incominciò a espandersi in tutto il corpo, arrivando alla testa. Ma quello più forte fu nel cuore, dove si intensificò anche lì, insieme alla zona del tatuaggio, in fondo alla schiena.

Incominciai a dimenarmi, non controllando più il mio corpo, che ora si contorceva in posizioni strane.
Cominciai a tremare e sudare freddo.
Il sangue nelle vene prese a bruciare e la mia vista diventò sfuocata.
Gli occhi cominciarono a dolermi, soprattutto l’interno dell’occhio, nella zona dell’iride e della pupilla...
 Mi sembrava che si stesse sfacendo.
Non so come facevo a sentirlo, ma lo sentivo.

Cominciarono a dolermi anche le unghie e le dita di mani e piedi, la pelle mi tirava come si tira un elastico e se provavo a toccarla bruciava da impazzire.
I capelli stavano crescendo a dismisura, li potevo sentire intorno alla vita, soffici e morbidi.
La cute cominciò a bruciarmi così come le gengive, e i denti mi facevano male.
La gola era secca e pizzicava da far paura, i muscoli e i tendini di tutto il corpo erano tesi come corde di violino, la mente oscurata da mille immagini di gente con lunghe mantelle, i visi oscurati dai cappucci di diversi colori: Rosso, Verde-oro, Giallo-oro, bianco e infine, quelli che catturò la mia attenzione, cappucci neri.

Erano divisi a gruppi, e ognuno di loro stavano nel gruppo del proprio colore.
Improvvisamente si avvicinarono, e tenendosi per mano formarono una specie di pentagono, e ai loro posti si materializzarono dei simboli, tutti uguali tra se, e a quello che avevo io nella schiena, solo che erano per un colore diverso per ogni gruppo, appunto quelli di prima.

All’improvviso tutto si frantumò come uno specchio che si rompe, e io caddi nel vuoto con un solo nome in mente...


  ...Isabella Crucis...


                                             ... E il dolore sparì, per lasciarmi cadere nell’incoscienza, non senza prima aver visto un paio di occhi dorati con sulla pupilla una croce rossa.



                                                                                        ...Bella Crucis...    



::Notine:::

Ciao^^
Lo so, dovrei continuare l’altra ff su Twilight, ma sapete: Quando viene l’ispirazione, come non accoglierla?
Bè, questa era un idea che mi era venuta in mente la prima volta che ho letto Twilight... Spero veramente che vi piaccia....
Fatemi sapere che ne pensate, anche se per ora è poco...
Kiss Egypta  =)

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Capitolo 2
*** To Forks ***












Hunters


<< Bellaaaaaaaa!!! >>, un improvviso vociare mi svegliò dal mio sonnellino pomeridiano, facendomi sobbalzare.
Ancora mezza addormentata cercai di focalizzare chi era quel pazzo che strillava a squarciagola, e manco fossi un indovina, arrivai alla conclusione più ovvia: Kellmett.

Quel pazzo di mio fratello che ad ogni occasione faceva saltare i nervi alla mia cara e sadica sorellina RoseMary, facendo battutine sceme nel momento e nel posto sbagliato... Manco non lo sapesse com’era lei...

<< Bellaaaaaaa!!! Aiuttttooooooo!!!! Ti prego salvamiiii!!! >>.
Uff, sempre lo stesso... Litigavano, si scannavano, le facevano di tutti i colori (Ovviamente era Rosie che gliene suonava ) e chi è che interveniva sempre a salvargli la faccia? Ma ovviamente Bella.... E certo, tanto Alicia e Jason li lasciavano, anzi lasciavano Kellmett, che lo ammazzasse.
Uff... Meglio separarli prima che Rose mi faccia in mille pezzettini quel orso di mio fratello.


Con un balzo tanto aggraziato quanto veloce mi frapposi tra i due, e presi RoseMary per la vita tenendola ferma. Poi gli afferrai la tesa e la portai all’incavo del mio collo e gli feci respirare il mio odore.
Smise di dimenarsi e inspirò più forte, chiudendo gli occhi. Era un bene che bastasse solo il mio odore per calmarla, sennò...

<< Brava Rose.. respira.. Respira >>, la incitai, sussurrandogli nell’orecchio,  per essere sicura che si calmasse completamente.
Guardai di sbieco Kellmett, e gli rivolsi uno sguardo alquanto omicida, e lui mi rispose con uno da cane bastonato, anzi, da orso bastonato.

<< Se ci riprova giuro che lo... >>, non riuscì a finire la frase che gli schiacciai la faccia contro il mio petto. A quanto pare questa volta doveva avergli detto, o fatto, qualcosa di alquanto stupido per averla fatta infuriare così...

<< Kellmett... Che hai combinato stavolta?? >>, ormai mi ero arresa, era inutile continuare a fargli la predica, tanto gli entrava da una parte e gli usciva dall’altra. Come nostro fratello Jason... Identici.

<< Niente! Non ho combinato proprio niente! Solo che aveva lasciato le sue armi incustodite per terra e io mi stavo piegando per prenderle e riportargliele... E allora è arrivata lei e si è messa a berciare e corrermi dietro con una pazza! >>, protestò lui.

<< Non è vero tu volevi prendertele e poi usarle come uno dei tuoi tanti trofei di “caccia” come fai con i tuoi aggeggi... Ti giuro che se provi a ritoccare le mie Bambine ti faccio morire e resuscitare per l’eternità!! >>. È si, questa volta era proprio arrabbiata! Nessuno aveva il permesso di toccare le sue “Bambine”, come le chiama lei.

Sarebbero delle armi fatte a cerchio di un materiale molto più resistente di qualsiasi ferro che si trovi sulla terra. Infatti gli umani non lo conoscevano, è fatto apposta per tranciare la pelle dei vampiri.

<< Ma.. ma.. Ma non è vero Rosie!! Riparliamone, anzi, prima ti calmi e poi ne riparliamo, okay? >>

<< Ma col caz.. >>

<< Oookay ragazzi, tutti calmi!>>, meglio troncare questa discussione sul nascere sennò non la finivano più, << Abbiamo ancora un ora di corsa prima di arrivare a Forks, e prima partiamo, prima facciamo presto. Quindi, smettetela di litigare e andiamo! >>

<< Bella? >>, mi chiamò mia sorella Alicia.

<< Si Alicia? >>

<< ma quando arriveremo a questa Forks, cosa faremo? E poi dove andremo a dormire? >>

<< Be’, prima di tutto, prima di andare via ho affittato uno dei castelli abbandonati che fecero i Liberum quando vennero. Vi piacerà, è molto... Spettrale. Dicono pure che ci siano i fantasmi. >>, dissi noncurante.

Dalla mia desta sentì un lungo fischio, di sicuro era Kell.
Poi proseguì: << Andremo ad abitare lì, Jenesis ha detto che era a nostra totale disposizione “ Tutto per i Crucis” >>, la imitai. Jenesis era la Liberum che preferivo: dolce, cordiale, gentile e molto materna. Faceva da madre a quegli scatenati dei suoi fratelli, un po’ come me.

<< E c’è anche la cucina? >>, mi chiese Jason, speranzoso.

<< Certo, sennò che mangiamo da umani? >>. Kell e Jass esultarono. Erano due pozzi senza fondo quei due.

<< Poi ci ho anche iscritti alla Forks High School >>

<< E che sarebbe? >>, ecco, questa ce mancava...

<< Una scuola Kell.. >>, dissi sconsolata. Sarà mai possibile che debba essere così ignorante??

<< Uuuh, e siamo tutti dello stesso anno?? >>, chiese Alicia emozionata. Lei adorava la scuola. Non era la classica secchiona con la tesa sempre e solo sopra i libri, ma era una secchiona a cui piaceva andarci e stupire gli insegnanti con il suo fantastico genio.

<< Si, tutti del penultimo, visto anche che abbiamo la stessa età >>, annunciai fiera. Chissà se erano cambiati dall’ultima volta che erano stati a scuola...

Mi ricordai che Kell e Jass non facevano altro che fare battutine ad ogni parola del professore, per infastidirlo e far ridere la classe, mentre Alicia prendeva continuamente appunti, infatti era diventata l’allieva modello di tutti gli istituti di Volterra, ed era estremamente intelligente. Rose invece si limitava a starsene in silenzio e annoiarsi, intervenendo proprio quando era strettamente necessario.. Era una noia stare in classe con lei..

Invece io ascoltavo e cercavo di prendere appunti, il più possibile. Non è che non mi piaccia la scuola... solo che preferirei fare altre cose, ecco.

<< Bene, direi che potremmo continuare il viaggio, che ne dite fratelli? >>, chiesi stiracchiandomi e alzando un po’ la voce, ma di poco.

<< Si, andiamo >>, rispose Rose per tutti. A quanto pare pensare ad altro l’aveva fatta calmare..

Cominciammo a correre, velocissimi, fulmini, nessuno ci vedeva, anche se passavamo nel bel mezzo di una piazza gremita di gente. Quando correvo mi sentivo libera e elegante. Il vento che entrava sotto i vestiti e che mi frustava il volto era una sensazione stupenda, indescrivibile.


Dall’Europa attraversammo L’atlantico correndo sull’acqua, è si, potevamo farlo. Poi arrivammo in America, passammo per il Canada e finalmente entrammo negli Stati Uniti. L’attraversammo tutto senza mai fermarci. Vedevamo cose bellissime, ma pur sempre ineguagliabili a quelli Italiani.

In Italia c’era storia, monumenti antichi mentre qui apparte dei determinati luoghi non c’era neanche un che di antico... Solo roba nuova, moderna: grattacieli, ferrovie ultramoderne, edifici con un architettura strana e contorta... Niente pietre, niente oggetti consumati dal tempo... niente di niente.
Questo mi sarebbe mancato molto dell’Italia, ma aimè, non si poteva più tornare indietro, avevamo una missione molto importante da compiere.


::Notine::

Che bello, già 6 preferiti ç___ç Che bello... Grazieeeeeee *.*
Sono felice che la storia vi abbia incuriosita, speriamo che nel continuo non vi deluda!!
Grazie molte chi ha commentato e grazie anche alle persone che l’ha inserita tra i preferiti!!! Ancora grazieeeeeeee^+^
Kiss Kiss Egypta




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Capitolo 3
*** Casa ***












Hunters

Entrammo a Forks poco dopo cinque minuti essere entrati in America.
Mi avevano raccontato che era una piccola cittadina nuvolosa, umida, piovosa e a parer mio anche viscida. Si, c’era un che di viscido, e questo era perfetto per delle creature come i vampiri, o ancora meglio, per delle creature come quegli esseri prosciuga anime, che avevamo il compito di cacciare e far fuori.

Appena messo piede nella città, andammo subito a cercare il castello che ci era stato assegnato gentilmente dai nostri cugini.
Le informazioni erano chiare: si trovava alla periferia della città, al confine con il bosco e poco più in la del covo di un branco di Mutaforma, ovvero una di quelle riserve indiane.


Attraversammo il bosco e subito dopo entrammo in uno spazzo libero da alberi, con solo una collina nel centro, in cui in vetta si emergeva un elegante e bellissimo castello all’apparenza nero, il colore simbolo dei Crucis.

Il castello era grande e maestoso con una struttura rettangolare in cui nel lato sinistro si elevava un’alta torre, dove intuii che si trovavano le prigioni per i carcerati. Ovviamente, a prova di vampiro.

Intorno alla struttura si emergeva un alone magico e spettrale, immaginai che dovevano essere le anime dei morti che sorvegliavano il castello e lo proteggevano dagli spiriti malvagi. Gia vedevo Kell e Jass a fare scherzetti imbeoti a quelle povere anime in pena... Poveretti...

<< Wooow che figata ragazzi! >>, esclamò Kell entusiasta, accompagnato da un lungo fischio di Jason.

<< Caro fratellino vedo tanto divertimento che ci aspetta! >>, sussurrò Jass a  Kell, per poi scambiarsi uno sguardo d’intesa che la diceva lunga... E che non portava nulla di buono...

<< Si mi piace, ha un che di magico e poi queste anime lo sorveglierà quando noi siamo via... Allontanando i curiosi >>, constatò Alicia, che di sicuro già si vedeva  a conversare con qualche spiritello di filosofi di chissà quale epoca.

Dopo aver espresso tutti il nostro parere, entrammo nell’atrio e quello che vidi, mi deliziò parecchio: Era abbastanza grande, con un piano superiore, in cui tra il tetto e i balconi c’erano situate delle colonne rifinite in oro e onice, e ai muri, finemente levigati, vi erano attaccati  diversi stemmi di famiglie vissute nel Medioevo. Ma lo stemma più grande e molto più bello, era lo stemma dei Crucis, nero, che spiccava tra tutti gli altri, in suo confronto microscopici.

A collegare il piano superiore a quello inferiore, c’era una scalinata con la ringhiera finemente lavorata in oro e onice, e sugli scalini, un tappeto nero.

Nell’atrio, oltre il cancello d’entra, si trovavano altre porte: la prima era situata proprio ai piedi della torre, e quindi portava alle prigioni, deliziosamente situate all’interno della struttura, un'altra entrata era a arco, senza una porta vera e propria e quella portava alla cucina – per la gioia dei miei fratelli-, ed infine, c’era una porta grande proprio infondo all’atrio, ma quella non seppi a cosa conduceva. L’avrei scoperto più tardi.

Adesso volevo vedere la mia stanza.
Con i miei fratelli salimmo le scale e andammo al piano di sopra.
C’era un lungo corridoio con sette stanze. Le prime due erano una il bagno, e l’altra la stanza delle armi, dove si tenevano varie armi da usare in delle emergenze. Non che ne avessimo bisogno, ma solo per precauzione, mentre le altre cinque, erano le nostre. Mi precipitai subito alla mia, che era l’ultima, infondo al corridoio.

Era una camera abbastanza grande, con alla desta un letto a baldacchino a due piazze con sopra un piumone nero ricamato con motivi d’orati, ai piedi del letto uno sgabellino rifinito in seta nera, e addossato al muro si trovava un armadio abbastanza grande di un legno costatai molto antico, perfetto per me.
Per terra si trovava un tappeto poco più grande del letto, ed infatti gli stava sotto. Inutile dire che anch’egli era nero, con qualche rifinitura dorata.

E per ultimo la finestra, che era enorme e dava sul bosco, e poco più in la si poteva vedere anche il mare della riserva dei Mutaforma, ovviamente, si vedeva solo con la vista di un immortale.


Bellissima, mi ero già innamorata della mia stanza.
Mi buttai sopra il letto, e essendo nella mia forma umana, ovviamente ero sfinita dalla lunga giornata appena trascorsa.
All’improvviso, avvertì qualcuno che cercava di contattarmi attraverso il pensiero: era mia sorella Alicia.

“ Bella? ”, mi chiamò.

“ Dimmi Ali ”

“ Pensavo che dormissi. Comunque io e gli altri andiamo a caccia, te vieni? ”

“ No, io preferisco rimanere qui a riposarmi un po’... Sono sfinita! ”

“ Oh, va be’. Peccato però. Stasera sarebbero arrivati un gruppetto di neonati assetati, e lo sai che i neonati sono davvero ottimi come spuntino serale... Sono così indomabili che danno ancora più gusto alla caccia... mmh... ”

Me la immaginai mentre si leccava le labbra con sguardo sognante, pensando a come sarebbe stato infilare i denti nel cuore di quei vampiri neonati, e stappargli gli organi con forza sovrumana sentendoli mentre la supplicavano di fermarsi e di risparmiarli... Maledetti, anche gli umani li supplicano di fermarsi quando gli succhiano via tutto il sangue dalle vene, ma loro non si fermano...

Secondo loro noi, Stregoni Benefici, che siamo i cacciatori di vampiri malvagi, e che siamo programmati per distruggerli e nutrirci di loro abbiamo pietà per quelle creature del demonio? Non penso proprio...

“ Mmh, Bella Bella... Lo sai che se pensi quelle cose mi fai venire l’acquolina in bocca, vero? ”

Sorrisi all’ eccitazione della mia sorellina, “ Certo che lo so sorellina cara, certo... ehehehe ”

“ Comunque ne catturerò uno per te e lo rinchiuderò in prigione... Così quando avrai fame.... ”

“ Ti adoro ”

“ Grazie, anche io. Ora è meglio che vada, sennò i ragazzi perdono la pazienza... Ciao ciao sorellina, sogni d’oro ”

“ Grazie, e buona caccia piccoletta ”

La sentii ridacchiare e poi con gli altri al seguito, sparire nel bosco.
Mi accucciai sotto le coperte e portandomi le ginocchia al petto, mi sfiorai il medaglione che avevo intorno al collo, con lo stemma della mia famiglia riportato su sfondo d’orato.
Pensai al grande vuoto che avevo nella testa, l’avere dimenticato tutto prima di diventare una Strega Benefica mi da un senso di vuoto incolmabile.
Sento di aver dimenticato qualcosa di fondamentale per la mia esistenza, ma sento anche di aver fatto bene a dimenticarlo, perché più cerco di riportarlo a galla, più sento un dolore incolmabile al mio cuore.


::Notine::

Okay, adesso penso che abbiate capito di più... Ma ricordate... Niente è come sembra... Questi stregoni benefici sono vampiri, ma sono estremamente diversi da loro... E non solo per il nutrimento... Muhahaahahaha*.*

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Capitolo 4
*** Determinata ***












Hunters

Mi trovavo dentro una casa, in una stanza grande e luminosa.
Più precisamente ero all’entrata, vista la porta dietro di me.
Da li potevo vedere il salotto luminoso, con davanti una grande vetrata che dava su un bosco molto fitto di vegetazione.
Proprio accanto alla porta, ovvero dove ero io, c’era un rialzamento del suolo fatto con uno scalino, e sopra di esso, vi si trovava uno splendido Pianoforte lucido nero con una seggiolina davanti, dove vi si sedeva il compositore.

Tra tutte le cose che si trovavano nelle stanze adiacenti, solo quello strumento catturò la mia attenzione.
Nella mia mente sentivo che una porta ancora chiusa voleva a tutti i costi essere aperta, ma più cercavo di avvicinarmi, più si allontanava da me.
Rimasi immobile a contemplare il Piano, avvolta da uno strano alone di nostalgia, mai provato prima d’allora.
Volevo avvicinarmi e sfiorare quello strumento, ma non so perché, rimasi lì, impalata, immobile, a fissarlo con un dolore al petto enorme...
Non riuscivo a capire cosa mi stava succedendo.
Perché il solo guardare quel Pianoforte ma dava un così grande dolore?
Non c’era nulla che mi aveva fatto addolorare così tanto, ma allora perchè mi sentivo infinitamente triste?
Perché mi sentivo così tanto frustata solo perché non riuscivo ad aprire quella maledetta porta?
Cosa nascondeva? Cosa avevo dimenticato di così fondamentale, ma anche di così tanto doloroso?
Sentivo un leggero pizzichio agli occhi, quasi volessi piangere.
Cominciai a singhiozzare piano, alternandolo ad ogni battito del mio cuore, che si stava velocizzando ad ogni secondo che passava.
Mi chiesi perché solo adesso cominciavo ad avere questa sorte di incubi su un lontano passato che era ormai cancellato dalla mia mente.
Perché proprio ora? Cosa ho dimenticato dannazione?! Perché sto così male solo cercando di ricordare? Perché vedere quel Pianoforte mi faceva provare dolore? Mi ricordava qualcosa, o forse qualcuno.... Ma non ricordavo....

Cercai di trattenere le lacrime salate che i miei occhi stavano disperatamente per rilasciare. In parte ce la feci, ma me ne scappò solo una, che mi solcò lentamente una guancia, rigandomela, e lasciandomi una scia umida.

Feci diversi respiri profondi. Chiusi gli occhi per rilassarmi meglio.
Nonostante mi fossi calmata un po’di più, le lacrime non ne volevano sapere di lasciare il confine tra il dentro e l’aria fredda di quella casa.
Mi accorsi che avevo ritrovato il controllo del mio corpo, e così alzai una mano, con l’intento di scacciare via quelle lacrime insistenti, ma purtroppo, un imprevisto mi fece bloccare il corpo, e immobilizzare la mano a mezz’aria.

Il Pianoforte aveva preso a suonare da solo, senza che nessuno si fosse seduto sullo sgabello di fronte a se.

I tasti d’avorio si abbassavano da soli, creando una dolce melodia che si diffuse nell’aria.

Smisi di respirare per ascoltarla meglio.
Era una sorta di ninnananna, molto dolce e lenta.
Si sentiva chiaramente che voleva esprimere amore e purezza, dolcezza e gioia.
La gioia che solo il primo amore sapeva regalare.
La gioia di una persona innamorata quando sta con chi ama e con chi vuole bene.
La gioia di chi sapeva regalare gioia solo con un sorriso.
La gioia di chi provava amore per una persona a se speciale.
La gioia dell’amore...

Un fiume di lacrime mi inondò le guance. Tante calde e umide lacrime di dolore.
Si, perché sentire quella melodia mi dava solo dolore.
Mi ricordava.
Mi ricordava un qualcosa che chiedeva a tutti i costi di essere ricordato.
Mi ricordava che avevo avuto una vita prima di diventare quello che ero: un mostro.
Si perché toglievo la vita a delle creature facendogli provare un dolore disumano, scannandolo e riducendolo a brandelli di carne fredda, che era già morta prima che intervenissi io.
Mi ricordava che a questo mondo anche quello che è giusto è sbagliato, che perfino i giusti hanno torto.
Mi ricordava che quella melodia l’avevo già sentita da qualche parte...

... Ma non ricordavo dove, perché, e quando...

Era proprio questo il problema: non ricordavo niente.
O meglio, quasi niente.
Adesso qualcosa stava tornando a galla, e io dovevo cercare, chiedere, anche rubare pur di sapere chi ero prima di essere diventata Isabella Crucis...
Lo volevo e lo avrei ottenuto...  A tutti i costi....

La melodia finì, proprio com’era iniziata.
Ma questa volta non c’era dolore nel cuore, ma solo una gran voglia di scoprire chi ero, chi ero stata.

Volevo sapere di più su di me, su quella macchia nera che circondava i miei ricordi, e, lo giuro, in un modo o nell’altro l’avrei scoperto...




Mi svegliai nella mia nuova stanza con il sorriso sulle labbra, e con una grande determinazione nel cuore.
Si, ormai ero decisa. Avrei indagato sul mio passato.
E avevo l’impressione che questa piccola cittadina, mi avrebbe dato un grande aiuto... Chiamatelo sesto senso...



::Notine::

Eccovi un capitoletto di passaggio, non è che mi piaccia molto com’è venuto, ma a forza di scervellarmi mi sta venendo un gran mal di testa... E pensare che devo finire di fare quelle maledette espressioni di algebra per domani... Uffi ç___ç
Come sempre grazie a tutte le mie care recensitici, e grazie soprattutto al sostegno che mi date... Non vi preoccupate alle vostre domande e curiosità risponderà direttamente la nostra Bella nei prossimi capitoli... ihihihih... Muhahahahahahahahahahahaha +O+
Ehm.. Al prossimo capitolo**
Ciao ciao
Egypta

P.S. Grazie alle 17 persone che hanno messo questa storia tra i preferiti... Vi adoro *.*

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Capitolo 5
*** To School ***












Hunters


Mi stiracchiai, sorridendo. Era davvero strano come in così poco tempo, mi si fosse sconvolta la vita... Se un anno fa mi avessero chiesto di ricordare il mio passato, io sicuramente avrei risposto che non mi interessava, e che la mia famiglia, cugini e fratelli, fossero tutta la mia esistenza... Ma in quel momento... Mi sentivo diversa...

Sentivo che quella porta che celava il mio passato si fosse socchiusa, e che avesse intenzione di rivelarmi, prima o poi, le risposte che cercavo.

Be’, se fosse stato così, io l’avrei sicuramente accolta a braccia aperte...

Ero così assorta nei miei pensieri che non sentii gli schiamazzi e le imprecazioni dei miei fratelli. Qualcuno imprecò e ringhiò, e qualcun altro gli ricambiò il favore, con un ringhio ancora più feroce, che fece ammutolire il primo, e un cancello che sbatté pesantemente. Bene, mi avevano portato la cena.

Scesi dal letto con una giravolta e con movimenti aggraziati del corpo, mi sfilai gli indumenti che avevo, per mettermi al loro posto dei pantaloni neri aderenti e una maglietta a maniche lunghe altrettanto aderente, con ricami non ben definiti dorati. Ai piedi infilai un paio di stivaletti con la punta tra il rotondo e a punta, di sette centimetri neri. Al collo portavo il mio immancabile e adorato medaglione con lo stemma della mia famiglia, nero. Mi misi uno strato di matita nera intorno l’occhio e mascara nero molto marcato. Le labbra andavano bene.

Il simbolo consisteva in una specie di parentesi graffa messa in orizzontale, con sulla punta un cerchio pieno e nella parte opposta al cerchio una punta rivolta all’ingiù, in modo che si creino come tre piani: il Paradiso, il cerchio posto sopra, il Purgatorio, le onde di mezzo, e infine l’Inferno, la punta all’ingiù, l’opposto del Paradiso.

Ovviamente tutto rigorosamente nero, e per tutte e cinque le famiglie degli Stregoni benefici, il loro simbolo ha lo stesso modello del nostro, solo che per ogni famiglia cambia di colore.

E tutto questo non era stato fatto senza senso...


Uscii fuori dalla mia camera, e percorsi il lungo corridoio, e arrivai alle scale. Le scesi e nell’atrio trovai la mia famiglia riunita, e nei loro volti c’era il dubbio.

Mi irrigidì subito. Brutta sensazione.
Erano andati a caccia no? C’era forse qualcosa che era andato storto?

No, non è possibile che qualcosa sia andato storto... Dopotutto i vampiri normali non possono nulla contro di noi... Siamo troppo potenti per loro! Eppure... I loro volti non mi danno una buona sensazione...

Cercai mille motivi per dare un senso a quello che mi rivelavano le loro facce, non sembravano infuriati, ma solo... Scossi e all’erta.

Decisi di dar voce ai miei pensieri: << Ragazzi, che cosa è successo? Come mai quelle facce? >>.

Mi rispose Jason, << Mentre eravamo a caccia, abbiamo fiutato delle scie di vampiri. Ma... Ma non sembravano come tutti gli altri >>, aggrottò le sopracciglia, confuso.

<< Avevano un odore strano... era molto più dolce e delicato di tutti gli altri! Inspiegabile! >>, intervenne Kellmett, portandosi l’indice sotto il mento in modo teatrale. Sembrava che questa nuova notizia lo divertisse.

<< Vampiri con odori strani? Non è possibile... Tutti quelli che abbiamo incontrato finora avevano un sapore... Aspro... e amaro... >>, feci io, non molto convinta. Vampiri con un odore dolciastro? Questa è nuova!

<< Comunque... Dove l’avete rintracciate queste scie? >>

<< Fuori dalla città, verso la periferia, all’interno del bosco. >>, disse Alicia non curante, con lo sguardo perso verso il pavimento. Poi, dopo una piccola pausa, continuò: << Odoravano di frutti, ed erano anche molto buoni e dolci >>, concluse, alzando il capo e guardandomi negli occhi.

<< Vampiri che sanno di frutti, tsk... E poi è da contare il fatto che erano un gruppo, e numeroso... >>, commentò acida e stizzita RoseMary. Non aveva mai amato le novità, soprattutto se le circostanze non erano chiare.

<< Si, ma per quanto numerosi possano essere non competeranno mai con noi! Ragionate un momento: infondo, esistono vampiri che hanno dei poteri formidabili, e noi per combatterli e eliminarli dovremmo essere più forti di loro, capaci di tenergli testa! Non penso che siano più forti o più strani degli altri, solo perché hanno un odore diverso, diamine! >>. Kell aveva ragione. Non dovevamo farci prendere dall’agitazione.

<< Avete ragione ragazzi. Ma dobbiamo comunque tenere gli occhi, ma soprattutto i sensi, all’erta. Meglio non fidarci... Potrebbero non essere neanche vampiri, chi lo sa? >>, azzardai io.

<< Potrebbe esserci anche lo zampino dei Mortem, ci avete pensato? >>, buttò la Alicia.  

Mortem. Ovvero esseri morti che andavano in giro ad abbacinare la mente degli immortali o dei mortali per strappargli l’anima dal corpo, per poi risucchiarla e rinforzarsi.
Era un ipotesi da non sottovalutare!


Nessuno osò fiatare. Ognuno era perso nei suoi pensieri. Immaginai che più o meno stavamo pensando tutti a questa faccenda dell’odore. Che esseri saranno mai stati?

Esclusi subito i vampiri. Era impensabile! Tutti gli immortali che finora avevamo incontrato avevano odori aspri, e qualcuno anche acerbi. E pensare che gli esseri umani erano proprio attratti da l’odore di quei predatori!
Improvvisamente pero, mi venne in mente quello che mi disse Jenesis, riguardo a dei vampiri “ vegetariani”, come si facevano chiamare. Mi disse che avevano scelto una dieta diversa, ovvero quello di nutrirsi del sangue animale, invece di quello umano.
Cercavano di resistere alla sete e a quello che la loro natura gli imponeva: l’uccidere.
Non volevano essere mostri, e a quel che sapevo, avevano gli occhi dorati.
Ma non ricordai se mi avesse detto qualcosa riguardo l’odore.

Ma decisi comunque di dirlo ai miei fratelli.

<< Ragazzi, forse si trattano di vam- >>

<< Vampiri vegetariani. Potrebbe essere >>, mi interruppe Alicia, pensierosa. Come aveva fatto a capire cosa stavo per dire?

<< Abbiamo sentito cosa pensavi >>, Mi interruppe Alicia, << Scusaci, non volevamo invadere la tua mente, ma non avevi chiuso i tuoi pensieri. Scusaci ancora >>

<< Oh, non fa niente >>, chiusi subito la mente, schermandola col mio scudo, << Comunque, che ne pensate? Potrebbero essere anche i Vegetariani, no? >>

<< Anche secondo me. Non è un ipotesi da sottovalutare >>, rispose Jason.

Tutti erano d’accordo, ma stettero in silenzio.
Stavolta controllai di avere la mia mente ben protetta, per schermare i miei pensieri. I miei poteri erano molto utili: potevo creare uno scudo intorno la mia mente, in modo che i poteri mentali altrui, ovvero che avevano effetto sulla psiche, non mi riportassero danni e che non mi sfiorassero nemmeno.
Potevo estendere anche lo “scudo” a chi volevo, proteggendo ogni cosa che desideravo. Potevo fargli prendere la forma della, o delle persone scelte, e avvolgerli completamente, in modo che li proteggessero.

Ma purtroppo, se ero immune ai poteri mentali, non ero immune a quelli corporei, ovvero che agiscono sul fisico.
Solo Alicia aveva questo privilegio.
Lei riusciva a proteggere chi voleva da poteri che potevano danneggiare un organismo vivente, creando anche lei uno scudo in grado di avvolgere la persona scelta, o più contemporaneamente, come me.

Io e Alicia dovevamo restare unite, specialmente in battaglia. Ci proteggevamo a vicenda. Avevo un rapporto molto stabile con lei, era come una sorella\amica per me.

Jason, RoseMary e Kellmett avevano poteri diversi.

Jason poteva sollevare un qualsiasi oggetto, anche il più pesante, e concentrandosi un poco, poteva anche distruggerlo, facendolo esplodere in mille pezzi. Era questa la condanna che si infliggeva ai nostri nemici.

Rose aveva il potere di far cadere le sue vittime in uno stato di trans, e manipolarlo, a suo piacimento.

Kell invece poteva entrare nel subconscio di una persona e creare illusioni delle cose che più facevano paura o che erano dolorose, in modo da torturarle emotivamente, facendole cedere al suo volere.

Eravamo estremamente veloci, più di un vampiro normale, e i nostri poteri extra erano molto più letali rispetto a quelli dei comuni immortali.
Quando eravamo nella forma vampiresca, eravamo estremamente sensuali e seduttori, che delle volte un vampiro più debole cedeva al nostro volere solo dopo averci guardato.

Nella forma umana, invece, non si cambiava molto da prima della trasformazione. Eravamo pressoché umani, ma avevamo quel tocco sensuale e misterioso, e in qualcuno di noi era molto evidente, mentre in altri meno. La pelle era più bianca e cadaverica, le labbra di un vermiglio naturale che sembravano quasi sporche di sangue, i capelli belli e setosi, la voce non molto cambiata da prima, ma pur sempre limpida e dolce, i movimenti erano nobili, schiena dritta, portamento da ballerina, e i riflessi erano un po’più accentuati di quelli umani.


Persa nei miei pensieri controllai distrattamente l’orologio da polso che aveva Kell. Era ora di andare a scuola.

<< Ragazzi, mancano quindici minuti alle otto. Direi di andare a scuola >>, dissi, smorzando il silenzio.

<< Direi di si. Andiamo >>, fu la risposta secca di Rose. Per lei era una seccatura bella e buona. Come già detto, odiava la scuola.

Dopo aver preso tutto l’occorrente necessario, uscimmo dal castello e salutammo i custodi, ovvero gli spettri, che ci salutarono a loro volta con dei boati aggrovigliati tra loro, spaventosi. Non ci facemmo caso, ormai eravamo abituati ai morti, quindi...

Come mezzo per arrivare a scuola, avevamo a disposizione una BMW X5 nero.

Kellmett alla guida, Alicia al suo fianco, e noi tre rimanenti dietro, con io e Jass accanto ai finestrini.

Arrivammo a scuola, e posteggiammo nel parcheggio di fronte.
Appena fuori dal veicolo, tutti si soffermarono parecchio, e sottolineo parecchio, a fissarci. Chi con invidia, chi con aria da pervertito.
Immaginai che non avessero mai visto esseri strani come noi: Alicia coi capelli corvini e corti, a caschetto, e gli occhi marroni; RoseMary con i capelli biondi, mossi e che gli arrivavano alle spalle, occhi blu cielo; Kellmett biondo, con i capelli ritti sul capo in modo naturale, senza gel, e occhi blu mare; Jason biondo come Kell, ma lisci e non molto lunghi, occhi blu-grigiastri; e infine io, capelli lunghi fino alla vita, con un castano molto scuro, quasi nero, e occhi color cioccolata fondente.

Ci fissavano tutti. Erano davvero insistenti gli umani!
Saltai con lo sguardo tra i loro visi, dandogli poca importanza.
Alicia e Jason andarono in segreteria a prendere la mappa della scuola e degli orari. Sapevo che ci avevano messo molte lezioni assieme, ma ovviamente non proprio tutta la famiglia. Sarebbe stato troppo bello.

<< Guarda ci stanno fissando tutti >>, mi sussurrò Kell all’orecchio, guardando verso quei visi umani, divertito.

<< Certo, siamo la novità del secolo! >>, rispose stizzita Rose.

<< Eddai Rosie! Sii meno acida! Goditi questa accoglienza >>, la canzonò lui.

<< Tsè >>, fu la sua unica risposta. Non le piaceva essere al centro dell’attenzione. Proprio come me.

Poi all’improvviso, un odore dolce e deliziose mi inondò le narici.
Chiusi gli occhi, assaporando meglio quel aroma sublime.

Istintivamente mi voltai verso la fonte, e trovai dieci paia di occhi dorati che mi fissavano, confusi, scioccati e stupiti... Ma specialmente uno sguardo vuoto, sofferente e malinconico, catturò la mia attenzione...




Commentateeeeeeeeeee^^

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Capitolo 6
*** Vampiri Vegetariani. Incontro 1° parte ***













Hunters





Continuai a fissarli. E loro ricambiavano.
Avevano un che di familiare.
L’odore era sublime, davvero ottimo. I ragazzi avevano ragione, l’odore dei vampiri vegetariani era davvero molto meglio di quegli altri. Il veleno mi inondò la bocca, ma lo ricacciai dentro con facilità, troppa facilità.
Di solito quando avvertivo un vampiro lasciavo che l’istinto padroneggiasse sulla ragione, ma in quel caso riuscì a controllarmi più che perfettamente. Qualcosa mi diceva che non dovevo, non volevo, fargli del male.
Sarà forse per il loro stile di vita?


In quel momento Alicia e Jason ritornarono dalla segreteria, e ci distribuirono la mappa della scuola e l’orario delle lezioni.
 Ne avevo tre con Alicia, due con Jason, una con Rose -ringraziando il cielo solo una-, e le restanti con Kellmett. Solo nell’ultima ero da sola: nell’ora di Biologia, dopo la mensa. Pazienza, mi sarei arrangiata.

Sentii i miei fratelli annusare l’aria e fissare il punto in cui erano le cinque persone. Erano tre maschi, uno biondo, uno moro, e uno rosso, e due femmine, una bionda e l’altra mora.

Vidi i miei fratelli fare un passo verso di loro, per poi subito bloccarsi e rimanere immobili, a fissarli, con uno sguardo affamato. Vidi i loro occhi che poco a poco diventavano diversi. Segno che si stavano per trasformare.

Quando gli Stregoni Benefici si trasformano in vampiri erano molto diversi da quelli normali. A quelli normali cambia solo il colore degli occhi, mentre noi facciamo un cambiamento quasi di tutta la persona.
A cominciare dagli occhi: il colore dell’iride diveniva dorato, segno che eravamo esseri buoni, e dalla pupilla partiva una croce, una sorte di più matematico, e le punte fuoriescono dalla pupilla, fermandosi nel mezzo dell’iride. Il colore della croce cambia a seconda delle famiglie: i Crucis nero,  i Liberum verde-oro, i Supplicius rosso, i Terranova bianco e infine i Geroglyum giallo-oro. Queste erano le cinque famiglie e i loro colori.
Poi oltre questo, possiamo anche cambiare d’aspetto. Anche i vestiti cambiano, diventando di epoca medievale.
Ognuno di noi per combattere usa una propria arma, fatta di un ferro speciale, indistruttibile, che serve a affettare la pelle dei vampiri e a farlo in mille pezzettini.

Aspettai una nuova reazione da parte dei miei familiari, e mi misi all’erta.
Li scrutai in volto, attenta ad ogni minima reazione. Ma rimanevano immobili.
Sentii Alicia che ci avvolse con il suo scudo, e allora anche io lo feci con il mio.

Voltai lo sguardo verso i vegetariani. Anche loro erano all’erta, concentrati. Dovevano aver capito che non eravamo gente normale.
Certo, non ci potevano definire umani, ed ero più che sicura che questo dovevano averlo capito.

I due ragazzi si misero davanti alle ragazze, e una delle quali, quella bionda, aveva uno sguardo minaccioso, e puntava me.
Non era la prima volta che mi capitava una situazione del genere.
Accennai un sorriso, immaginando quello che pensava.
L’ennesimo vampiro che credeva di avere una possibilità contro di noi. Illusa.

Soltanto il rosso e la mora rimasero immobili. Lei ancora scioccata, e lui vuoto.

Per mezzo secondo mi fecero pena. Di sicuro dovevo ricordargli molto qualche loro amica, o conoscente a cui tenevano.
I loro volti mi dicevano questo.

Tornai a concentrarmi sui miei fratelli. Non erano cambiati di una virgola da prima. La croce nell’occhio si ingrandiva e rimpiccioliva, ingrandiva e rimpiccioliva... Non potevo permettergli di perdere la ragione. Dopotutto eravamo circondati da umani, e loro erano molto curiosi.

<< Ricordatevi chi siete... Riprendete la ragione >>, gli sussurrai, cercando di riportarli alla ragione.

Dopo un attimo di smarrimento, riconobbero la mia voce e si ritirarono formando un gruppetto, dietro di me. Ma non smisero di fissarli.

Anche i vegetariani sembrarono rilassarsi. Il biondo mi guardò, e io ricambiai lo sguardo. Lo sostenne per un po’, e poi chiuse gli occhi, strizzandoli e dopo riaprirli, scosse la testa, frastornato. Spostò il suo sguardo al rosso, che non accennava a muoversi. Per una frazione di secondo desiderai ardentemente poter vedere un sorriso su quel bel viso etereo.
Mi diedi della stupida.
Che cavolo mi prendeva?

Vidi la moretta riprendersi, e dopo una boccata d’aria, avanzò verso di noi, allontanandosi dal suo gruppo. Il biondino cercò di bloccarla, ma lei si liberò e continuò ad avanzare verso di noi, continuando a fissarmi negli occhi.

La reazione fu spontanea: ci mettemmo tutti all’erta, attendendo il suo arrivo.
La ragazza si fermò alla nostra reazione, corrugando le sopraciglia, per poi riprendere il suo cammino.

Era a pochi metri da noi quando la campanella di inizio lezioni suonò.

Il vociare degli umani ci ridestò, e prima che potesse raggiungerci afferrammo zaino e carte, e camminammo velocemente verso l’edificio.

La ragazza si fermò nel bel mezzo del parcheggio, senza nemmeno provare a fermarci. Aveva un espressione strana, tra il confuso, il disperato e... non seppi neppure io quale.

<< Bella... >>, fu l’ultima cosa che sentì, prima di avvicinarmi alla porta della scuola, e entrare.

Una lacrima solitaria mi cadde dall’occhio destro, sfiorandomi la guancia, per poi imprigionarsi tra i miei vestiti.
Il cuore che faceva male, e il mio nome che si ripeteva nella mia mente, sussurrato da una voce sconosciuta e allo stesso tempo conosciuta.
Cosa mi prendeva?






Commentate^^ 

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Capitolo 7
*** Vampiri Vegetariani. Incontro 2° Parte ***


Waaaaa non ci posso credere, 34 preferiti e 23 recensioni??
Ma io vi addddddddoroooooooo!!!
Ragazze davvero, grazie infinite!!!!
Sono davvero gongolante, che bello, sono felice che la mia ficci vi piaccia... Spero solo di non deludervi con i prossimi capitoli!!!
Vabbè, semmai fatemelo sapere.. Okay?
Grazie ancora^-^
Kixxxx Egypta












Hunters


Quando entrammo dentro la scuola, l’odore degli umani ci investì. Automaticamente, controllammo che tra questi non ci fosse qualche profumo amaro, di vampiri, ma fortunatamente per loro non trovammo nulla, a parte le scie dei vegetariani. Comunque sia, in quel momento non rappresentavano un problema. Solo non riuscivo a capire come facevano a sapere il mio nome.

Sotto gli sguardi curiosi degli altri alunni, controllammo gli orari delle lezioni.
Prima ora per me: Trigonometria.
Me la cavavo abbastanza bene in quella materia, non ero una cima, ma le continue ripassate con Alicia funzionavano a qualcosa.

<< Abbiamo le prime tre ore insieme sorellina >>, trillò mia sorella, avvicinandosi a me, battendo le mani estasiata.
Annuì sorridendo, contagiata dalla sua euforia.

<< Be’, se non altro non saremo mai da soli. Ma dobbiamo stare attenti, i vegetariani potrebbero di nuovo ritentarci e... e non penso che stavolta riusciremo a controllarci >>, sussurrò piano Rose, pensierosa.

<< Hai ragione, in due è meglio. Almeno potremmo avere più controllo, affidandoci l’uno con l’altra >>, risposi io, allo stesso modo. Avevo ancora ben in mente gli odori squisiti di quei vampiri, e l’autocontrollo che prevalse in quel momento ancora non riuscivo a capirlo.

Continuammo a chiacchierare del più e del meno, ridendo e scherzando come comuni mortali, sotto gli sguardi curiosi e invidiosi dei veri umani.

Ancora non mi spiegavo come fossi riuscita a controllarmi nell’istante in cui incrociai i loro sguardi. C’era qualcosa nel loro animo che mi aveva turbata, come se una parte di me avesse voluto fermare a tutti i costi il mio istinto.

Se avessi dovuto giustiziarli, come facevamo di solito con gli altri vampiri, avrebbero di sicuro meritato il Purgatorio. O forze anche il paradiso.

C’era una parte assopita del nostro essere che nel momento stesso in cui incontravamo un vampiro, si risvegliava e “sondava” anima del condannato, per poi decidere se meritava l’Inferno, il Purgatorio, o il Paradiso.
Fatto questo,- che avviene tutto nel giro di nanosecondi -, ci avventavamo sulla preda, detta “Impura”, e ci nutrivamo dei suoi organi vitali, più preferibilmente il cuore. Finito il pasto, la sua anima lasciava il corpo.
La lasciava in quel momento, e questo perché doveva pentirsi di quelle vite innocenti che stroncava, soffrendo, come un dannato.

Questo era il significato del simbolo. Ci serviva a giudicare l’Impuro.
E ovviamente ci dava anche forza.


Eravamo ancora persi nelle nostre chiacchiere, quando dalla porta d’ingresso ci arrivò una folata d’aria profumata.
Scattammo subito, irrigidendoci, e ci mettemmo all’erta.
Tutti i muscoli del corpo erano tesissimi, ma quel poco di lucidità che ci rimaneva ci suggerì di non dare troppo nell’occhio agli umani, per non destare sospetti.
Voltammo piano la testa verso i nuovi entrati, e rimanemmo a squadrarli immobili come statue, all’erta.

I Vegetariani ci fissavano di rimando, quasi immobili come noi, ma in nostro confronto loro non ci facevano paura come noi la facevamo a loro.
Eravamo coscienti della sensazione di morte che provavano gli impuri nel vederci.

Sciocchi, piccoli, dannati, insignificanti vampiri modificati.

L’odore degli umani mi servì a riacquistare più controllo sulla mai psiche.
Li squadrai uno per uno, memorizzando i loro lineamenti, tante volte in futuro fossero serviti.
Erano sempre rigidi e attenti ad ogni nostro piccolo movimento, e quando spostai impercettibilmente il labbro superiore per scoprire il lungo canino affilato, sui loro visi passarono brividi di paura.

Passarono diversi minuti. Gli alunni che ci passavano accanto si soffermarono parecchio su di noi, nuovi arrivati, e su loro, sul branco di vampiri Vegetariani. Ma nonostante fossero curiosi, e si poteva ben vederlo dalle loro facce, preferivano stare alla larga. Non dovevano avere una buona fama questi Impuri modificati.

Ci fu un ragazzo in particolare, un brunetto spilungone,  che si soffermò parecchio, troppo, su di me. Stava letteralmente sbavando. Presto la scuola sarebbe stata sommersa dalla sua bava.
Che schifo.

Mi venne da ridere: avesse saputo cosa eravamo mi sarebbe stato alla larga, molto alla larga.
Le loro favolette raccontavano di vampiri succhiasangue, mentre noi quei vampiri ce li mangiavamo, o meglio, mangiavamo i loro organi interni. Come il cuore, quello più prelibato, fegato, intestino, polmoni e stomaco.
Di certo eravamo noi le creature peggiori. Ma era vero che eravamo anche molto più belli, se non più forti, di loro. Sembravamo talmente innocenti che delle volte i vampiri si lasciavano cadere con gioia tra le nostre braccia, nelle braccia della morte.
Illusi.

Tornai a focalizzare la mia attenzione sul gruppetto immortale.
Mi soffermai a scrutare più specificamente il rosso e la mora.
Lei si era un po’più ripresa dallo shock iniziale, era meno pallida di prima -non che fossero abbronzati-, e lui.... lui era... Sembrava morto.
Quasi non dava segni di vita. I suoi occhi erano vitrei, e il suo volto una maschera inespressiva.
E guardava me.

Quello sguardo cominciava a pesarmi, e anche parecchio, ma non distolsi lo sguardo dal suo.
La moretta lo guardò, e un profondo dolore le attraversò il volto.


Li fissai, piegando la testa di lato. Il mio viso era una maschera inespressiva, ma nonostante riuscissi a mascherare i miei sentimenti all’esterno, dentro il mio cuore si raschiava da solo.

No, dovevo andarmene, non ce la facevo più.
Più cercavo di fronteggiare quella cosa maledetta che mia aveva colpito dentro, più si intensificava.
Sembrava quasi il momento della trasformazione.
Solo questo si ricordava della vita precedente, ne più, ne meno.
Ma ovviamente io, facendo quel sogno, ero stata uno strappo alla regola.

Con la coda dell’occhio, scrutai la mia famiglia. Erano tesi.

I miei fratelli li guardavano con aria di sfida, divertiti dalle loro espressioni.
Le mie sorelle di scherno, anche se Alicia era una maschera quasi del tutto piatta.
Io mi limitavo a rimanere impenetrabile.


Non passarono nemmeno due minuti, che qualcosa di decisamente umano strillò, annunciando l’inizio lezioni.
Automaticamente, come se non fosse successo niente, tornammo di nuovo tranquilli e sereni, e constatando che gli Impuri non preannunciavano alcuna minaccia.
Consapevoli di doverci dividere, ci salutammo calorosamente, dividendoci per le prossime lezioni.

Quando gli altri se ne andarono, rimanemmo solo io e Alicia.

<< Allora andiamo? >>, mi chiese girandosi verso di me, con un sorriso enorme e furbetto, e prendendomi per mano.

Io in risposta annuì soltanto. Non avevo proprio voglia di conversare in quel momento.

Senza nemmeno considerarli di striscio, ci avviammo mano nella mano tra gli studenti, ormai sedotti sotto i sorrisi spontanei di mia sorella.

Anche i Vegetariani si erano separati.
Dietro di noi riconobbi solo la moretta e il rosso, gli altri erano spariti assieme verso le loro aule.

Arrivammo all’edificio dove vi era l’aula di Trigonometria.
Prima di attraversare l’entrata, vidi chiaramente i due Impuri entrare nella stanza adiacente. Ci guardammo fino a che la visuale ce lo permise, per poi varcare la soglia, mano nella mano ai nostri accompagnatori.

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Capitolo 8
*** Indecisioni. Il Bivio. ***












Hunters

Quando la campana di fine lezioni suonò, mi affrettai a trascinare Kellmett via dall’aula, prima che lui e Mr.Whatson, il professore di spagnolo, finissero in una lite dannosa per la nostra reputazione.

Era inutile continuare a ripetere a quel orso di finirla con le sue battutine sarcastiche verso i professori, tanto non dava retta, nemmeno con le cattive, minacciandolo di farlo rimanere a digiuno per un mese intero.
Era abbastanza snervante questa situazione per i miei poveri nervi.

Quando finalmente lo buttai letteralmente fuori dall’aula, incrociai per un istante lo sguardo alquanto irritato del professore, che fino a quel momento non avevo osato guardare.
Gli sorrisi appena come per scusarmi al posto di mio fratello, poi presi Kellmett per mano e lo trascinai via, senza vedere la risposta dell’uomo.

Quando raggiungemmo il resto della famiglia, lui raccontò per filo e per segno quello che si erano detti, o meglio, insultati, i due, e io non feci a meno di far notare la mia irritazione al riguardo, e con, per risposta, una sonora risata sguainata da parte di Jason.
Bene, ora ci si metteva anche lui, lo dicevo che erano uguali!

Tale fratello e tale gemello, mi ripetevo ogni volta.
Le ragazze d’altro canto mi capivano, anche loro erano ormai esauste dal comportamento dei due.
Ci avviammo insieme verso la mensa, per rispetto alle abitudini umane, e per non far crollare il nostro camuffamento. Quando entrammo, il vociare sconnesso dei ragazzi si arrestò di colpo, per lasciare spazio a un brusio di sottofondo.

Sentii chiaramente gli sguardi di tutti puntati addosso, ma non mi imbarazzai come avrebbe fatto un comune umano, anzi, avanzai sicura verso un tavolo vuoto, in un angolo vicino all’entrata, e con i miei fratelli al mio fianco, posai le mie cose sulla sedia, accanto ad Alicia e RoseMary.

Visto che ero nella mia forma umana, avevo bisogno di cibo umano, e il mio organismo reclamava energia, visto che ne avevo sprecata tanta per sopportare Kellmett nell’ora prima.
Mi tornavano i nervi al solo pensiero.

Ero consapevole che il quasi mutismo degli umani era dovuto anche al nostro aspetto, e alla nostra andatura. E forse era per questo che nessun ragazzo aveva provato ad avvicinarsi ad uno di noi.
E ne fui anche grata: non volevo scocciatori e/o ficcanaso intorno.

<< Ah, finalmente un po’di cibo >>, esclamò Alicia, sorridendo.

<< Già, ma guardate di non ingozzarvi voi due >>, sussurrai divertita, alludendo a Jason e kellmett.

Loro per risposta mi fecero un “si si”, in coro, non troppo convincente, per poi fiondarsi letteralmente su pizza e altre schifezze commestibili.

Sospirai, e accennando un sorriso, presi per mano le mie sorelle e li seguì verso il tavolo dove c’erano le pizze.
Presi solo un trancio di pizza, e una fetta di dolce al cioccolato. Come bibita una Coca.

Quando tornai al tavolo, buttai uno sguardo distratto alla mia desta, e li vidi.
Erano seduti a due tavoli da noi, vassoi con il cibo davanti intatto, ma con qualcosa leggermente mordicchiato, posa rigida e sopracciglia corrugate, con un grande punto interrogativo stampato in faccia.
Immaginai che si stessero chiedendo che razza di anomale creature eravamo.
Eh, cari... Voi sapeste!

Quando cominciammo a consumare il nostro pasto, le loro mascelle per poco non sfiorarono il pavimento, e un espressione di disgusto si stava insinuando nei loro volti.

Cercai di reprimere una risata, mantenendo un po’di contegno, ma fu difficile viste le loro buffe espressioni.
Avevano capito che eravamo una specie di vampiri, visto che il nostro odore era simile al loro, anche se molto più allettante, ma visto che mangiavamo, non dovevano esserne più così sicuri.

Quando finimmo, ci alzammo per buttare gli avanzi e per appoggiare i vassoi nei depositi.
E tutto questo, sotto gli sguardi attenti dei Vegetariani Impuri.
Seguivano ogni nostro minimo movimento, ci studiavano per chissà quale scopo, e sentì soprattutto i loro sguardi su di me.

Soprattutto uno, che poi constatai essere quello del rosso. Era uno sguardo diverso da quello di prima, adesso, aveva una strana luce euforica negli occhi, quasi come se qualcosa gli avesse ridato vita, facendogli letteralmente luccicare gli occhi, e che gli illuminava il viso, del tutto contagiato.

Per qualche strano motivo mi sentì sollevata, appagata, che avesse ripreso vita, che non fosse più così morto e sepolto come qualche ora prima.
L’oro liquido dei suoi occhi mi trasmetteva tenerezza. Ma soprattutto amore.
E la cosa più bella era che stava guardando me.

“ Bella, c’è il rosso che ti sta fissando in un modo abbastanza morboso. Sai, penso che hai fatto colpo ”,
mi sussurrò mentalmente Alicia, con tanto d’occhiolino.

<< Però peccato che è un Impuro... Davvero peccato, non era niente male >>, continuò lei parlando a voce e non pensandolo, ma con lo stesso tono, guardandolo con la coda dell’occhio.

<< Alicia, per favore. Puoi tenerti i tuoi commenti per te? >>, sussurrai minacciosa tra i denti, in risposta.

La sua seconda affermazione aveva attirato l’orecchio curioso dei cinque Vegetariani, anche loro intenti a riordinare il tavolo e a prepararsi per la prossima lezione.
Come se ne avessi avuto bisogno! La loro attenzione era già tutta rivolta verso di noi, e qualcosa mi diceva che era più specificamente rivolta verso di me.

In risposta, mia sorella scoppiò in una sonora risata cristallina, e io feci la finta offesa, incrociando le braccia al petto, imbronciata.

Sentì una risata repressa alle mie spalle, e la manona possente di Kellmett mi scompigliò affettuosamente i capelli, facendomi imbronciare ancora di più.
Tutti risero, divertiti dalla mia espressione secondo loro buffa, e allora scoppiai:

<< Che avete tutti da ridere, eh?!? Oggigiorno una non può nemmeno più imbronciarsi che subito uno ride come un cretino! Ma io dico, cosa ci trovate tanto di divertente?!? >>, dissi d’un fiato, irritata.

<< Scusa Bells>>, rispose kell, facendo una piccola pausa e cercando di riprendersi dalle troppe risate, poi continuò, << ma tu vedessi che faccia che hai fatto! >>, e scoppiò di nuovo in una sonora risata fastidiosamente sguainata.
Gesù, che dovevo sopportare!

Sbuffai infastidita.
Ah. Ah. Ah. Che ridere.
Davvero, stavo morendo dalle risate, e la mia espressione irritata ne era la prova.

<< Chi mi ama mi segua >>, dissi, d’un tratto.
Presi la mia roba e mi avviai verso la prossima lezione senza degnarli di uno sguardo.

<< Eddai Bells, ma stavamo scherzando >>. Kellmett e famiglia mi furono subito accanto. Cercò di addolcirmi, ma io non feci una piega.

<< Daiiii >>

<< No >>

<< Daii >>
 
<< No >>

<< Daii >>

<< No >>

<< Daii >>

<< No >>.

Continuammo così, e quando arrivammo davanti alle porte della mensa, mi decisi a perdonarlo. Era davvero buffo con quel espressione alla micino impaurito.
In risposta, lui mi racchiuse in un abbraccio talmente forte, che se fossi stata un comune umano, o vampiro, ci sarei rimasta secca all’istante.
Quando mi mise giù, gli diedi un bacetto sulla guancia, e in quel preciso istante mi accorsi che qualcuno ci stava fissando intensamente, quasi volesse perforarci.

Mi voltai, e vidi il rosso dei Vegetariani fissare mio fratello, scuro in viso e gli occhi che piano piano si stavano annerendo.
Non riuscì a capire come mai quel espressione. Sembrava quasi geloso.
E fu proprio questo nuovo sentimento unito ad una improvvisa folata di vento che accentuò il suo odore.

Involontariamente mi irrigidì, e gli occhi cominciarono a cambiarmi.
I canini mi si allungarono maggiormente, e da essi sentì fuoriuscire un liquido tiepido, molto dolce. Veleno.
Le dita delle mani si muovevano irrigidite, facendo scrocchiare le ossa, e le unghie di stavano allungando, diventando artigli affilati come rasoi. E incredibilmente neri.
La pelle si stava impallidendo, diventando marmorea come un cadavere.
Il simbolo in fondo alla schiena bruciava come fuoco ardente sulla pelle. Un fuoco nero, il fuoco della morte.
Mi stavo per trasformare, mancavano solo poche tappe e mi sarei trasformata completamente, davanti a tutti.

Davanti a tutti, davanti ad umani innocenti.
Fu questa consapevolezza a farmi riacquistare un briciolo di lucidità.  I miei fratelli si accorsero che c’era qualcosa che non andava, così come se ne accorsero i compagni del rosso.

I due gruppi si misero sull’attenti, i Vegetariani e la mia famiglia aspettavano una mia mossa, e a dir la verità, anche io aspettavo una mia reazione.

I miei fratelli mi bloccarono per le spalle e le braccia, Alicia si mise dietro di me, prendendomi per la vita, e Rose davanti sussurrandomi parole che non mi arrivarono, anche se avessi voluto.

Ero combattuta.
Una parte di me voleva atterrare gli Impuri, l’altra scappare via.
Non sapevo quale via prendere.
Era come un bivio, una via ti porta alla salvezza, l’altra alla dannazione.
E la dannazione era sotto forma di eccitazione, ti eccitava, ma allo stesso tempo ti uccideva, ti dannava.  

In un barlume di lucidità, riuscì a prendere una decisione, e a dire qualcosa:

<< Credo che per oggi la scuola per me sia terminata. Vado a caccia, non seguitemi, ci si ritrova stasera al castello >>

E fuggì, voltandomi. Attraversai il parcheggio a velocità umana, sforzandomi di correre come quest’ultimi, per poi prendere sempre più velocità, e una volta arrivata al confine del bosco, mi lanciai, libera fra gli alberi incapace di fermarmi consapevole del grave errore che stavo per commettere con le mie stesse mani.


::Notine::

Waaa e anche questo capitolo finito^^
Beè, che ne dite? Spero che sia almeno decente.. Sapete, ho poca autostima di me e sono davvero pessimista ç__ç

Comunque, volevo rispondere a BellaCullen88: La trasformazione dei Stregoni Benefici è una rinascita, come per i comuni vampiri al momento della trasformazione... Perdono la memoria, come i vampiri normali, ma a differenza loro.. be’, non la riavranno mai.
 Fatta eccezione x Bella ovviamente.
Solo che i Benefici si trasformano in Benefici per una cosa tipo “Genetica”, lo so che è confuso, ma presto vi sarà tutto chiaro ^_-


Ringrazio inoltre chi ha recensito, e ringrazio anche le 42 persone che l’anno messa tra i preferiti. Sono davvero onorata ç.ç
Mi raccomando, continuate a recensire, ditemi che ne pensate^+^


Ciaaao Kiss
Egypta

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Capitolo 9
*** Hunt ***












Hunters

Mi fermai al centro di una radura rotondeggiante e con molta vegetazione, formata da alberi verdeggianti e distese di prati verdi.
Era da più di cinque minuti che correvo per sfogarmi. Girovagavo per la foresta senza una meta,e nel mentre cercavo in qualche modo di liberarmi della voglia violenta di far del male a qualcuno.
Sentivo il corpo scosso da scariche di adrenalina pura, quella che ti fa tremare e impazzire dalla voglia di essere violento, di distruggere qualcosa, come nel mio caso.
Avevo voglia di far del male a qualcuno, sfogare il mio potere e liberare voracemente il mio scudo. Avevo la mente che vagava a briglia sciolta, facendomi riportare davanti agli occhi scene di caccia, che per me significava adrenalina, quella con la A maiuscola. Specialmente quando le prede erano un gruppo numeroso.

Mi appoggiai ad un albero di pino, e facendo combaciare la schiena alla corteccia, mi lasciai scivolare fino a terra.
Cercai di rilassarmi chiudendo gli occhi e facendo respiri profondi, mi concentrai sui suoni della natura, ma niente.
Riempì d’aria i polmoni, e la rilasciai, rimasi immobile per diversi minuti e provai a non pensare a niente.

Dannazione, era tutto inutile, ormai avevo sia la mente che i polmoni saturi di quella fragranza floreale del Vegetariano, e a quanto pare, ne avrei avuta per molto.
Dannazione Isabella, da quando sei diventata così debole, eh?, pensai irritata al massimo.
Che scocciatura.
Non mi ero mai ritrovata in quella situazione, e l’esserne completamente inesperta mi faceva innervosire.

Come se ne avessi bisogno! E ringraziando il cielo ero circondata da umani, almeno il loro odore mi è servito per tornare un momento lucida...

<< Non oso pensare al prossimo incontro... Speriamo bene >>, aggiunsi sussurrando subito dopo, guardando il vuoto.

Reclini la testa all’indietro, e chiusi gli occhi, che ancora non mi erano tornati normali, godendo della sensazione fantastica del vento che sfiorava la mia pelle.
Mi ci volle qualche minuto per riprendere il controllo, almeno in parte, di me stessa.
La mia mente era perlopiù apposto, riuscivo a controllarla abbastanza bene... ma non riuscivo a dire lo stesso per il mio corpo. Purtroppo, tremavo ancora e sentivo delle scariche elettriche attraversarmi la schiena, per non parlare che ero ancora  a metà trasformazione, e il che voleva dire che ero più forte di qualche vampiro messo insieme.

E va bene, andiamo a caccia.

Mi alzai, facendo pressione sui talloni.
Con movimenti lenti arrivai al centro della radura, e chiusi gli occhi. Respirai a fondo, per poi buttare tutta l’aria fuori.
Stava arrivando da est un Impuro maschio, e a giudicare dall’odore intenso che emanava, doveva avere tra i trecento anni.
Ed era assetato.

Feci un sorrisetto maligno, per poi acquistare subito dopo un aria da ragazzina disperata, da una che si era persa nel bosco.
Gli occhi mi tornarono umani, il colorito e il volto pure, ma rimanevano le unghie, che anche se erano un po’ più corte, non erano del tutto normali. Vabbè, bastava solo non metterle in mostra più di tanto.

Cominciai a piangere come una disperata, e per sembrare più veritiera, singhiozzai forte, in modo che mi percepisse.
Feci battere il cuore più forte, come se stessi piangendo per davvero, e aumentai il mio odore, facendolo diventare più dolce.
Ed infatti, l’Impuro accorse subito.
Si fermò accovacciato in un albero, attento a non farsi vedere da me, e mi scrutò con occhi maligni, facendo un sorriso di scherno.
Rapidamente, scese e mi venne incontro, con aria falsamente preoccupata.

<< Ciao, ti sei persa? >>, mi chiese una volta arrivato ad un metro da me, suadente, falsamente preoccupato.
Ecco la mia vittima.
Lo guardai negli occhi, e riconobbi una striatura di rosso vinaccia tra un mare di nero. Era un ragazzo giovane, sui venti, coi capelli nero corvino corti e scompigliati. Ovviamente bellissimo e ammaliante... ma peccato che su di me non funzionava.

<< Si, non riesco più a trovare i miei genitori... aiutami per favore >>, singhiozzai, con il cuore che mi batteva fortissimo per la “paura” di non ritrovare più chi cercavo.

<< Ma certo, vieni >>, mi invitò porgendomi la mano.

Gliela afferrai, e subito percepì il contrasto tra la mia pelle calda e la sua schifosamente fredda.
A qual contatto, i miei canini rilasciarono una quantità smisurata di veleno dolciastro, che io deglutì facendo finta che fosse saliva.

<< Come ti chiami? >>, mi chiese una volta arrivati dentro il bosco.

<< Isabella. E tu? >>

<< Chris >>, mi rispose, voltandosi verso di me, sorridendomi suadente.
Sorrisi di rimando, facendo finta di essere ammaliata da lui.
Dovevo farlo, sennò, addio copertura!

<< Bene Isabella, dove ti trovavi prima di perderti? >>, mi chiese falsamente gentile.

<< Stavo passeggiando con i miei genitori nel bosco, poi ad un certo punto non li ho più visti... Dove eravamo non lo so... >>, solita scusa che usavo tutte le volte. Banale, ma efficace.

<< Stai tranquilla, li ritroveremo >>, mi sorrise di nuovo, e io di nuovo risposi come prima.

Camminammo nel silenzio per qualche minuto. Qualche volta, con la coda dell’occhio, notavo che mi scrutava di sottecchi, affamato, per poi rivoltarsi e guardare nel vuoto sorridendo appena, malignamente.
Strano, di solito a quest’ora ero già al secondo pasto. Chissà quanto resisterà, pensai tra me
.
Mi teneva ancora per mano, e quando feci finta di stare per cadere - per portarmelo più vicino in modo che percepisse meglio il mio odore, e per accorciare i tempi - mi afferrò in tempo per la vita, facendo appoggiare la mia schiena la suo petto.
Reclinai la testa verso la sua spalla scoprendomi fulminea il collo, in modo che ce l’avesse proprio sotto il naso. Lo sentì prendere una boccata d’aria sull’incavo della mia spalla, e ruggire piano.
Tanto per affrettare i tempi...

<< Sai, è proprio un peccato che ti debba eliminare... Eri proprio una bella ragazza >>, mi sussurrò nell’orecchio.

Sorrisi appena, << Tu eliminare me? Non penso proprio caro... Forse sarà il contrario >>, sussurrai con voce melodica, di rimando, per nulla impaurita, ma solo divertita.

Prima che potesse ribattere, gli sferrai una gomitata nello stomaco, che lo fece allontanare da me tenendosi una mano nel punto colpito.

<< Ops, ti ho fatto male? >>, esclamai portandomi una mano davanti alla bocca , con aria falsamente innocente.

Lo vidi rialzarsi e guardarmi tra l’irato e lo sconvolto. Con uno slancio, gli assettai un pugno in pieno volto, che lo fece volare oltre sette alberi, lontani due metri tra loro.

<< Così impari a guardarmi male >>, dissi quando lo raggiunsi, guardandolo dall’altro verso il basso.

Lo afferrai saldamente per il collo, e lo sbattei violentemente contro una quercia, facendolo infossare nella corteccia.
Scusami alberello, pensai.
Mi fermai all’improvviso, e lo guardai in volto.
Mi guardava con odio, e io lo fissavo divertita.
Tornai allo stato di semi-trasformazione, e quando lo guardai negli occhi, fissò impaurito la croce nera che avevo dentro gli occhi, poi il volto, la pelle, le unghie, e tutto ciò che in me era cambiato.
Aprì in uno spiraglio la bocca, in modo che potesse vedere i canini lunghi e affilati. Ma soprattutto neri.
In realtà erano trasparenti, ed era il veleno che li colorava.
Tremò impercettibilmente, e mi fissò di nuovo negli occhi.

<< E adesso chi è che deve morire? >>, gli sussurrai, quando accostai la mia bocca al suo collo.

Fu un attimo.
Qualcosa di imprevisto si avventò su di me, facendomi volare via dalla mia postazione, e liberando il vampiro dalla sua gabbia.

Percepì il vampiro andare incontro al suo salvatore, e sussurrargli sconvolto qualcosa.

Ora ero davvero infuriata.
Nessuno, e ripeto nessuno, ha il diritto di interrompere la mia caccia.
Gliel’avrei fatta pagare molto cara quest affronto.

Con lentezza calcolata mi alzai da terra e con altrettanta lentezza alzai il volto verso gli ormai condannati a morte.
Erano otto: Due bionde, una castana - tutte e tre con gli occhi dorati - e i cinque vegetariani che avevo incontrato a scuola.

Ora dovevano darmi qualche spiegazione... e subito.




o.O
Commentate... O.o 

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Capitolo 10
*** La veggente. ***












                             Hunters

Avevo sempre detestato i rompiscatole, specialmente la gente che interveniva sempre nel modo o nel momento sbagliato, che pur di interferire nei progetti altrui costringeva ad arrivare ad odiarla.
Ma, in primis, in cima alla mia lista nera c’erano sicuramente quelli che io consideravo i peggiori: i ficcanaso.
Non li tolleravo proprio, specialmente se interferivano sulla caccia, che per me, per noi immortali, era estremamente vitale.
Non sopportavo neanche i miei fratelli quando mi svegliavano da quelle poche ore di sonno che ci potevamo permettere, figuriamoci interrompere la mia caccia.
Quegli incoscienti avrebbero pagato a loro spese quel amaro affronto.

Continuavano a fissarmi, chi con acidità, chi con cautela, e io ricambiavo costantemente lo sguardo, continuando a fulminarli con gli occhi.
Anche se avessero cercato di fuggire non mi sarebbe costato niente riacchiapparli.
Si era creato uno strano silenzio, si udivano solo i piccoli insetti svolazzare e gli animali correre tra gli alberi.
Riuscì anche a percepire il battito d’ali di una farfalla, completamente bianca, con solo qualche puntino dorato sulle ali.
Il vento frusciava cautamente tra gli alberi, come se avesse avvertito la tensione che si era creata nel frattempo tra noi, come se non volesse peggiorare la situazione.
Insieme agli odori del bosco, quella stessa folata di vento mi portò anche l’odore dei vampiri, sempre più dolci e mielosi.
C’era solo un profumo che stonava, una sorta di aroma amarognolo.
Chris era l’unico tra gli Impuri a non seguire una dieta Vegetariana, ed era lui l’unico ad avere ancora gli occhi scarlatti, iniettati di sangue. Ed era da lui che proveniva quel odore amaro.

<< Spero per voi che abbiate avuto un valido motivo per avermi interrotta mentre cacciavo >>, chiesi, quasi sussurrando, rompendo il silenzio che si era creato.

Si irrigidirono visibilmente, all’istante, appena aprì bocca, ma si ricomposero subito.
Non volevano dare a vedere la loro debolezza.
Patetici.
Sorrisi appena, di scherno, riducendo gli occhi a due fessure.
Una delle due bionde, non dei vegetariani che avevo incontrato a scuola ma una delle altre due, schiuse le labbra, ringhiando piano, facendo intravedere i canini affilati, a mò di minaccia.
L’altra bionda e la castana la seguirono a ruota, mettendosi in posizione d’attacco e ringhiando piano. Anche Chris fece lo stesso.
Dei Vegetariani invece, solo il biondo e il moro seguirono i compagni, ma si accovacciarono solo in difesa, attenti, ma rimasero immobili. La bionda continuava a guardarmi male.
Solo il rosso e la mora non fecero una piega. Lei aveva l’ombra di un sorriso sulle labbra, ma era appena visibile, e lui... be’, lui mi fissava semplicemente, ma con aria abbagliata.
Al quattrocentesimo battito d’ali della farfalla bianca, le due bionde e la mora si fondarono si di me, puntandomi tutte e tre il collo.
Per me fu un giochetto scansarmi appena prima che riuscissero a raggiungermi.
Dopo che si furono rimesse in piedi, cercarono di fare un secondo tentativo, scagliandosi di nuovo su di me, finendo, ovviamente, a mani vuote.
Dopo la quarta volta, mi stancai, e decisi di fare qualcosa.
Assettai un bel pugno in piena schiena alla castana, una ginocchiata sullo stomaco alla bionda, e una sonora gomitata in pieno viso all’altra bionda.
Si allontanarono da me tenendosi i punti colpiti, e si dovettero  appoggiare ai loro compagni per poter rimanere in piedi.
Alzai un sopracciglio e incrociai le braccia al petto.
Caspita! Non avevo usato neanche due terzi della forza che possedevo... Misà che dovevo avergli fatto davvero male...
Così la prossima volta aspettate prima di attaccarmi e di fregarmi il pranzo, pensai stizzita ma orgogliosa di me.

<< Che... Che cosa sei? >>, sussurrò d’improvviso la moretta del gruppo dei vegetariani, distogliendo la mia attenzione dalle tre, per spostarsi su di lei.
Gli altri la guardarono irrigiditi, lanciandogli occhiate di fuoco.
Avevano paura che con quella domanda li avrei attaccati. Per me non cambiava niente: tanto valeva fare in quel momento, visto che era nei miei piani attaccarli... Ma non lo feci.

<< Sono il vostro peggiore incubo. Questo puole anche bastare per identificarmi >>, risposi quasi in un soffio, minacciosa, ma segretamente divertita.

<< Che cosa sei? >>, richiese con più decisione, facendo come se non avessi mai risposto. Il che mi diede un po’ fastidio, ma poi sotto sotto era divertente: non si intimoriva facilmente quella vampira.
Vidi gli altri diventare più statue delle statue, specialmente il biondino, che era diventato quasi trasparente da quanto era sbiancato.
<< Alice >>, sussurrò pianissimo lui, come per invitarla a starsene zitta.
Se fosse stato umano, sarebbe sicuramente morto di infarto.
Anzi, infarto aggravato, visto che lei a quel richiamo aveva cominciato a fare piccoli passi, misurati, verso di me.

<< Alice! >>, la richiamò di nuovo lui, con una nota di isteria nella voce cristallina. Anche gli altri provarono a fermarla, ma le continuava imperterrita ad avvicinarsi a me... Sciagurata!
Io rimasi ferma impalata con le braccia incrociate anche quando arrivò a meno di un metro da me.
E lei non era intimorita, anzi! Aveva un sorrisetto strano, che gli illuminava gli occhi e tutto il viso.

<< Che cosa sei? >>, richiese per la terza volta, senza che quel sorrisetto le abbandonasse le labbra.

Da parte mia poteva avere come risposta al suo sorriso la stessa cosa: indifferenza.

<< Tsk... Sei comunque ostinata ad avere una risposta... Anche se sai benissimo che io ti posso portare alla morte. A te come a tutti loro... >>, costatai, sussurrando.

La vampira allargò di gran lunga il suo sorriso, annuendo esplicitamente, nemmeno un po’ intimorita.

<< Ho la certezza che tu non ci farai nulla di male... >>, disse, per poi aggiungere subito dopo, in un sussurro debole, << Bella. >>

Aggrottai le sopracciglia, guardandola esterrefatta, spiazzata. Come faceva a sapere che non gli avrei fatto niente?

<< E come faresti ad avere questa certezza vampira? >>, chiesi, alzando un sopracciglio.

Il suo sorriso non si scompose, e prontamente pronunciò con non curanza:
<< Posso vedere il futuro >>

Okay, questo non me l’aspettavo. Era una veggente?
Aggrottai di nuovo le sopracciglia. << Sei una veggente? >>

<< Si >>, rispose, e il suo sorriso si allargò di più.

Non risposi niente, troppo concentrata per farlo.
Dunque una veggente... Molto interessante. Magari nel suo clan vi erano altri individui con altre qualità come la sua... Se non più speciali. Forse era questa la certezza di cui stava parlando prima, a proposito se l’avrei attaccati o no. Tra noi Stregoni Benefici, tra i miei cugini, vi erano solo due persone che avevano quella capacità: Aset Geroglyum e Alexia Terranova. Mi ricordai che quando ero alle prime armi, appena diventata Strega Benefica, mi vegliavano sempre con il loro potere, per vedere quello che avrei combinato, e se era qualcosa di male, cercavano di evitarlo, cambiando il futuro. Il futuro però non era sempre preciso: infatti cambiava a seconda di quello che le persone decidevano. Doveva essere così anche per questa vampira.

<< Chi sei ragazza? >>, le domandai infine.

<< Mi chiamo Alice Cullen. E questi sono i miei fratelli >>, disse alludendo ai quattro vegetariani della scuola, << E loro quattro sono nostri parenti >>, concluse indicando le tre che mi avevano attaccato, e che ora si erano riprese, e Chris.

<< Siano tutti adottati, e di epoche diverse, ma siamo uniti come una famiglia.  >>, aggiunse poi, chiarendomi le idee.

Annuì. Ecco risolto il mistero dei Vampiri Vegetariani. Erano una famiglia, unita, che cercavano di sfuggire alle regole che il loro istinto predatore gli imponeva, cibandosi di animali, invece che umani. Esemplare.

Sorrisi sinceramente.
Hic sunt leones, pensai.



Angolino.
Sono commossa. Davvero questa ff piace tanto? Ç__Ç
Grazie ragazze, sono davvero commossa *.*
Grazie tante a chi l’ha messa tra i preferiti : 53 persone ( *.*), ma grazie soprattutto alle mie carissime recensitrici, che sono l’unico motivo per cui vado avanti *.*
GRAZIEEEEE^.^
Be’, per chi non lo sapesse l’ultima frase è in Latino e vuol dire “Qui ci sono i leoni”, non so se l’ho scritto bene, io non studio Latino, l’ho solo sentito a scuola e mi ha ispirata... Ditemelo se non va bene qualcosa, almeno per chi studia la lingua -_-
Io dovrò farlo l’anno prossimo al liceo Classico, con il Greco ( Oh my goddess *.*).
Grazie infinitamente ancora, e mi raccomando.. Continuate a recensire, perché è solo grazie ai commentino che una storia va avanti XD
Kiss a tutti
Egypta

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Capitolo 11
*** Biblioteca ***












Hunters

Mi sciugai una goccia di veleno nero che mi rigava il mento, sazia ed appagata.
Il prigioniero non era davvero niente male.
Dopo l'incontro con i vegetariani, decisi di lasciare perdere la caccia all'aria aperta e sfamarmi con il progioniero che avevano catturato i miei fratelli qualche giorno prima.
Aveva un buon sapore, ovviamente sempre con quel retrogusto amaro, ma pur sempre prelibato.
Era buffo il fatto di disprezzare un odore sgradevole, quasi insopportabile, ma allo stesso tempo desiderarlo con ardore.
Guardai per l'ultima volta il mio pasto quasi del tutto squarciato ed irriconoscibile, del tutto lontano dall'affascinante giovane di qualche ora prima.
Tsk, e meno male che erano forti e indistruttibili..., pensai, scettica.

Le mura di pietra nera erano ricoperte di graffi e profonde incisioni, risultato di una lotta appena conclusa.
E meno male che erano resistenti, sennò dalle botte che gli avevo fatto prendere a ques't ora della torre non ci sarebbe rimasto niente, a parte un mucchietto di pietre spaccate e sbriciolate.
Uscì dalla prigione con disinvoltura, come se non fosse successo niente, e mi avviai verso il piano superiore, verso la mia stanza.
Raggiunsi la scalinata, e in quel momento buttai un'occhiata alla porta ancora sigillata, che non avevo avuto ancora il tempo di visitare, e come me, i miei fratelli.
Mi fermai di colpo, con una mano sulla ringhiera a fissare la porta.

Aveva la forma di un arco a tutto sesto, decorato con motivi floreali neri e dorati.
In tutto il giro dell'arco, in Latino, vi era incisa la preghiera del Padre Nostro, in un oro sbiadito ma pur sempre brillante.
Incima all'arco, vi era incastonata una pietra di Onice nera con disconnesse venature dorate.
Era bellissima, un vero e proprio capolavoro che richiamava il Medioevo, il gotico.
Le rifiniture della porta, della pietra d'Onice, e di quant'altro, erano perfettamente curate e levigate.
Non vi erano maniglie, quindi intesi che per aprirla bisognava spingere.

Mi avvicinai lentamente alla porta, scrutando ancora con occhio critico tutte le minime rifiniture, e mi decisi ad aprirla.
Portai lentamente una mano verso l'apertura, ma prima che potessi raggiungerla, qualcosa dentro il telaio di sostentamento si mosse con un sonoro crack.
Un secondo dopo, le due aperture si aprirono.
Quando furono del tutto spalancate, rimasi meravigliata da quello che vidi: una stanza grandissima e spaziosa, con come luce dei grandi calici di fuoco, attaccati alle pareti di pietra nera.
A riempire l'ambiente, c'erano immensi scaffali pieni di libri, alcuni anche molto vecchi, a giudicare dal loro stato. Le file di scaffali erano innumerevoli e di legno di quercia.

Mi risvegliai dal mio stato di mummificazione, e entrando dentro la stanza, percorsi quella che doveva essere la via principale, dritta, davanti a me, per arrivare al centro della biblioteca.
Man mano che procedevo, mi accostavo ai libri e ne sfioravo alcuni. Erano polverosi e fragili, come le ossa degli esseri umani a contatto con le mani dei vampiri.
Erano innumerevoli, e di epoche diverse, dal Medioevo al Rinascimento, dal '700 al '900, e così via.
Arrivai al centro della stanza, e mi farmai.
Li gli scaffali si interrompevano, e lasciavano spazio a un grande tavolo tondo, di vetro scuro e molto spesso, con introrno un muretto di pietra circolare con sopra dei cuscinetti neri a rifinitura dorata.
In due punti precisi, il tavolo e il muretto, si smezzavano in due parti, e il tavolo si tagliava a cerchio nel mezzo, lasciando uno spazio vuoto.
Nel centro, si alzava una specie di scalinata fatta di un gradone solo, e sopra, vi era depositato un bellissimo pianoforte nero lucidissimo, con davanti alla tastiera un seggiolino rifinito in nero.
Strano, il pianoforte era stato inventato molto tempo dopo il Medioevo, chissà come c'era finito lì.
Poco più in la del tavolo, gli scaffali riprendevano il loro corso.
Rimasi per la seconda volta affascinata da quello che vidi. Prima la porta, poi la Biblioteca.
Cavoli, la Biblioteca dei miei sogni!
Piena di libri che soddisfano le curiosità più complicate, che rispondevano ai miei quesiti!

<< Wow >>, mi sfuggì, intanto che continuavo a guardarmi intorno.
Sulle mie labbra si disegnò un enorme sorriso: non vedevo l'ora di farlo vedere ad Alicia, lei adorava le Biblioteche, diceva che un buon libro e l'odore di pagine stampate che si trovava nell'aria l'aiutava a rilassarsi.

<< Quanti libri pensi che ci siano qua dentro? >>, chiese, una voce squillante, dietro di me.

<< Non ne ho idea. Di sicuro non pochi >>, risposi, prima di voltarmi e trovarmi faccia a faccia con lei.

Alicia aveva un'espressione sognante ed eccitata, ed intanto che si guardava intorno il suo sorriso cresceva. Man mano che sfogliava con lo sguardo gli scaffali pieni di libri, un qualcosa dentro i suoi occhi, umani, prese a luccicare costantemente.
Ci guardammo negli occhi, e dopo esserci scambiate uno sguardo d'intesa ci buttammo a capofitto dentro le pagine dei libri.


.Angolino.

Lo so, lo so, sono un POCHETTO in ritardo con l'aggiornamento, ma purtroppo, il mio computerino straripava dai virus, che tra l'altro non so nemmeno come ho fatto a prenderli -_- , e quindi mi è toccato resettare il computer e riportarlo a zero -.-... Se non esistessero gli zii bisognerebbe inventarli...
Cooomunque, questo capitolo è solo di passaggio, dal prossimo capitolo, udite udite, la famiglia Cullen farà la sua comparsa^.^
XD comunque grazie dei vostri bellissimi commenti, ne sono davvero onorata^^
Mi raccomando, continuate a commentare^^
Ciaooo, Egypta

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Capitolo 12
*** Face to Face ***














Hunters

Rimanemmo in Biblioteca per circa tre ore, ricoperte da scartoffie varie, ingiallite e logore. Ne avevo trovate alcune molto interessanti, soprattutto una, che parlava di Stregoni Benefici, e quindi anche di me.
Diceva che i Benefici erano dei vampiri italiani, "che secondo la tradizione stanno dalla parte del bene e sono nemici mortali dei vampiri malvagi".

Beh, diciamo che diceva giusto. Noi stavamo dalla parte del bene, eravamo fedeli a Dio, e per natura dovevamo lottare contro i vampiri, gli Impuri, maledetti, i servi del demonio.
Ed era vero che eravamo italiani, cioè, di origine italiana.
Il nostro capostipite, Beneficus, era il quarto volturo, compare di Aro, Caius e Marcus.
Era un bel giovane, di lingua latina e dell'epoca medioevale, che si unì d'apprima al corpo di guardia personale di Aro, per poi guadagnare la sua piena fiducia, e stima, e diventare il suo braccio destro, guadagnandosi il titolo di "quarto volturo", il pupo di Aro.

La leggenda narra che un giorno, mentre si stava cibando di un uomo anziano, di un prete, il crocifisso che ques't ultimo portava al collo cominciò a emettere luce, d'apprima bianca, poi rossa, poi giallo dorato, verde dorato e infine nero.
La luce lo accecò, e proprio in quel momento, successe qualcosa - che tuttora nessuno sa cosa - che gli cambiò completamente il modo di pensare sulla sua natura, sul volersi cibare di persone innocenti.
Non volle più cibarsi di sangue umano, e questo chiaramente lo faceva indebolire.

Una sera, una guardia gli portò una ragazza umana, che lui rifiutò per l'ennesima volta.
La ragazza, che ovviamente era terrorizzata, non smetteva un attimo di piangere, e la guardia, omai stanca dei suoi lamenti, la schiaffeggiò.
Brutta mossa, visto che questa suscitò l'ira del quarto volturo.
Perse la testa, e sfinito dalla fame si avventò come una furia sulla guardia, che presa alla sprovvista non osò neppure difendersi.
Beneficus una volta che fu sulla guardia, dando retta all'istinto, cominciò a squarciargli il petto e raschiando i legamenti degli organi al resto del corpo, glieli strappò, e li mangiò.
"Va all'Inferno, anima dannata", disse, una volta finito il suo pasto.

Si racconta, che da quel momento, infondo alla schiena gli apparse uno strano tatuaggio, che lui dichiarò essere il simbolo del suo essere.
Ovvero che aveva il potere di mandare l'anima della sua preda all'inferno, al paradiso o al purgatorio.
Il suo veleno era letale, non tanto per gli umani, ma per i vampiri che avevano la sfortuna di diventare il suo pasto.
Inoltre, si dice che la ragazza umana che lui salvò dalla guardia divenne la sua amata compagna, e madre dei suoi cinque figli, che poi si unirono a loro volta con altri vampiri, generando altri stregoni benefici, che si diedero il nome di: Supplicius i rossi, Geroglyum i giallo dorati, Terranova i biachi, Liberum i verde dorati e infine noi, Crucis i neri.

La ragazza umana che salvò, però, non era del tutto normale.
Erano al tempo del Medioevo in quel periodo, dove stava prendendo inizio la caccia alle streghe.
La giovane infatti, era stata presa dalla prigione degli Inquisitori, accusata di essere una strega, quindi presto finita al rogo.
Infatti gli Inquisitori videro giusto, lei era una strega.
Dal'unione col vampiro, generò dei vampiri-stregoni,
Erano più forti dei vampiri normali, potevano sembrare umani quando e quanto volevano, i loro occhi erano dorati, con sulla pupilla la croce del loro colore di famiglia, avevano un'arma propria, creata appena venuti al mondo, e poteri e sensi più sviluppati dei comuni Impuri.

Nessuno scoprì mai niente sulla nuova specie, e ancor'prima che nascessero i figli del nostro capostipite, lui provò a far cambiare idea ai volturi, consigliandoli di nutrirsi di animali, che costatò essere un altro modo efficace per mantenere in forze i comuni vampiri, ma loro ovviamente non approvarono.
Infuriato, lui se ne andò. Per sempre.
A nulla servirono gli sforsi di Aro nel rintracciarlo, di lui non si seppe più nulla.
I suoi figli si dispersero per il mondo, una volta diventati abbastanza grandi.
Lì, diedero inizio ad un filo di parentele di vampiri, chiamati poi Stregoni Benefici.

<< Bella? >>. La voce insistente di Alicia mi risvegliò bruscamente dallo stato di trance in cui ero caduta, sobbalzando.

<< Bella mi ascolitiii?? >>

<< Oh? Oh, si si Alicia scusami, ero... Mi ero incantata >>, sorrisi colpevole, a mò di scusa.

Sbuffò, e scosse il capo, alzando gli occhi al cielo. Poi sospirò.
<< Cosa devo fare con te, è? >>, sorrise.

Alzai le spalle e risposi al suo sorriso.
Improvvisamente, avvertì delle presenze all'infuori dell'aura di protezione dei guardiani del castello.
Voltai di scatto la testa verso sinistra, dove al di la del muro si trovava l'entrata al castello, poi mi immobilizzai, in ascolto. Alicia fece lo stesso.
Dall'odore zuccherino dovevano essere i vegetariani.
Mi rilassai subito. Non erano un problema altri vampiri, l'importante era che non fossero i Mortem.
Avvertì altre due presenze con loro, sempre dall'odore piacevole.
Altri due vampiri, mmm

*Abbiamo ospiti*, esordì Alicia nella mia mente.

Mi voltai verso di lei, e ci scambiammo un sorriso complice.
Contemporaneamente, innalzammo i nostri scudi di protezione. Li legammo ai nostri fratelli e a tutto ciò che si muoveva nel castello, spiriti inclusi.

*Vai te di là, voglio vedere cosa combinano... Sapevano il mio nome...*, ordinai sempre tramite mente. Accennai un sorriso.

Annuì lentamente. Con un sorrisetto furbo, posò il libro sul tavolo, e voltatasi, con passo felpato si apprestò ad uscire dalla stanza.

*Non perdeteli d'occhio*, ordinai agli altri fratelli.

Quando Alicia uscì, andai a sedermi nel muretto che contornava il tavolo, e mi concentrai su quello che avveniva all'infuori di quella porta.
I vegetariani si erano fermati di fronte all'entrata del castello. Ovviamente, non vedevano gli spiriti che lo contornavano.
Non parlavano, si facevano cenni e basta.
Uno dei due nuovi fece un passo avanti, e una volta di fronte alla porta, bussò.
I frastuoni delle due botte che aveva dato alla porta riecheggiaro per tutto l'atrio interno, dove si trovavano i miei famigliari.
Lentamente, la porta d'entrata si aprì.
Indugiarono un po', ma poi lentamente entrarono.
Guardigni, raggiunsero l'atrio, dove i miei fratelli, ben nascosti, li fissavano divertiti.

Si fermarono proprio al centro del castello, e lì, rimasero in attesa, mentre si guardavano intorno estasiati dalla bellezza surreale del posto.

<< Wow.. E questo da dove è spuntato fuori? >>, le sfuggì ad uno di loro. Una voce maschile, grave e molto intensa.

<< Ma che posto è questo? Non mi sembra di aver mai visto un castello qui a Forks >>, sussurrò guardigno un altro maschio.

<< Non ne ho idea, però la nostra prerogativa ora è di trovare Bella >>, sussurrò di rimando quello che doveva essere il più anziano, un altro maschio.

<< Tsè, fosse per me potrebbe essere dove gli pare, basta che mi giri al largo >>, sbottò stizzita una voce femminile. Qualcuno di loro sbuffò.

*Caspita che vipera quella biondina!*, commentò ironico Kellmett.

*A detto Bella... Cosa centri te?*, mi chiese Rose, inviperita dall'affermazione della bionda.

*Non ne ho idea.. Anche a scuola mi avevano chiamata per nome... Come se mi conoscessero...*, risposi lentamente, fissando con sguardo vuoto il pavimento.

<< E se non si trovasse qui? >>, chiese titubante una voce femminile, molto dolce.

<< Il suo odore entrava qua dentro... Deve essere per forza qui >>, rispose la voce dell'uomo più vecchio.

*Bene, direi di entrare in scena*, esordì Alicia, *Vado io da loro, voi non vi fate vedere ancora, okay?*, continò.

Ci fu un "Daccordo" generale, e poi mia sorella uscì allo scoperto.
Senza farsi vedere, arivò in cima alla scalinata che la portava al piano inferiore, e da lì parlò.

<< Vi posso aiutare? >>, gli chiese cordiale, scendendo lentamente le scale.

Non se l'aspettavano: infatti sussultarono alla sua voce, e si voltarono di scatto.
Appena la videro, si misero immediatamente all'erta, guardigni e immobili.

<< Si, stiamo cercando una ragazza, Isabella, Isabella Swan >>, si fece avanti, quello che doveva essere il più anziano.

Isabella Swan.
A quel nome, qualcosa nella mia mente si mosse, e mi immobilizzai più di quanto già non lo ero.

"Sono Isabella Swan"
"Certo"
"Qui c'è il tuo orario, assieme a una pianta della scuola"

Voci, sentivo delle voci e non vedevo da chi provenissero. Mi spaventai, e per poco non caddi dal ripiano dove ero seduta.

Cullen
Swan
Cullen
Swan
Cullen..
Basta!!

Mi coprì le orecchie con le mani, rannicchiandomi in me.
Cos'erano tutte queste voci? Cosa volevano da me?!

Bella
la voce di un ragazzo, la più bella che abbia mai udito, era piena di tenerezza.
Bellaaa
La voce cristallina di una ragazza, vivace e sbarazzina.
Bella!!
La stessa voce del ragazzo di prima, solo che era piena di.. Terrore.

In un impeto mi riportai immediatamente in piedi, rigida come un paletto.
Rimasi in attesa di sentire ancora le voci, ma non sentì niente.
Erano scomparse non appena avevo avuto quella specie di scarica d'adrenalina, che mi aveva fatta alzare di scatto.

*Bella?*

*Bella?*

 *Bella tutto bene?*

*Bellaaaaa??? Mi rispondiiii???*

L'urlo mentale di Alicia mi riportò con i piedi per terra... per la seconda volta nella giornata.
Non capivo... Cosa era successo?

*S-si... Tutto...* sospirai per calmarmi *Va tutto bene*

*Ma che ti è preso?*, chiese anzioso Jason

*Non ne ho la più pallida idea...*, risposi sconfitta.

Strizzai gli occhi, e li riaprì.
Sospirai.
Era venuto il momento di fare due chiacchiere con gli ospiti.

*Arrivo*

Sentì i miei fratelli tesi, in apprensione per me. Avevano capito che c'era qualcosa che non andava... Avrei tanto voluto sapere cosa...

Trattenni per qualche secondo il respiro e lo ributtai fuori.
Andiamo
Con passo deciso, mi incamminai verso la porta della Biblioteca.
Erano ancora girati verso mia sorella, che in quel preciso istante, si era voltata di poco verso di me, scrutandomi di sottecchi.

<< Buonasera, vi posso aiutare? >>, domandai crecando di sembrare il più naturale possibile.
Li presi di sorpresa: infatti udendo la mia voce si voltarono di scatto, e rimasero immobili.
Quasi immobili.
I due nuovi vampiri che non avevo mai visto erano un uomo e una donna. L'uomo doveva essere sotto i trenta, alto, con capelli biondi e occhi dorati, la donna era più bassa dell'uomo, con capelli caramellati e occhi dorati.

Appena mi vide, la donna si portò tutte e due le mani davanti alla bocca, gli occhi lucidi e un espressione da crisi di pianto. L'uomo era semplicemente sconcertato.
Il resto della famiglia riassunse la stessa espressione che aveva nel bosco. Mi divertì soprattutto a vedere l'espressione terrorizzata di Chris.
Trattenni un sorriso.

<< Be.. Bella... Sei.. Sei proprio tu...? >>, chiese in un soffio la donna.

<< Beh, dipende da quale Bella cerchiate... >>, risposi quasi in un sussurro, calcando sulla parola Bella.

Sorrisi.
In quel momento, Alicia mi affiancò.




Commentateeeeeeeeeeeeee^^

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Capitolo 13
*** Vampires with the brain ***















Hunters

Era impossibile non notare che erano ansiosi, le loro espressioni tradivano la loro postura, rigida e ferma.
Lo vedevo dai loro occhi, erano timorosi, quasi timidi, come se avessero paura che - qualunque cosa io ero - perdessi il controllo da un momento all'altro.. Qualcuno doveva aver raccontato a loro della brutta esperienza di cui era stato il protagonista.
Guardai di sfuggita Chris, il mio quasi pasto.
Doveva avergli spifferato della sua brutta esperienza di qualche ora prima... E pensare che non ci avevo messo nemmeno tanta forza.
Comunque era un bene che mi stessero a qualche metro di distanza, non tanto per me, ma per loro. Per la loro incolumità.
Ridacchiai sommessamente.

Da quando in qua mi preoccupavo per la salute delle mie prede?
I vampiri cacciatori non lo facevano con gli umani, e io li ripagavo con la stessa moneta.
Mi venne in mente quando, a caccia, qualche anno prima, pescai un vampiro intento a prosciugare una bambina. Non superava i quattro anni la piccola.
In quel momento persi completamente il controllo, non ci vidi più.
Da predatore l'Impuro diventò preda. La mia preda.
Ero assetata di vendetta, di desiderio di vedere quel mostro fatto a pezzi.
Noi per loro significavamo solo la morte, nè di più, nè di meno.
I loro occhi rosso sangue mi attraevano come una farfalla attratta dalla luce.

Ma loro.. Quei vegetariani.. L'istinto mi tentava di assalirli, di distruggerli.. Ma c'era qualcosa dentro di me che mi bloccava, che all'ultimo momento mi imponeva di arretrare, di non far loro del male.
Forse era dovuto dall'odore diverso che avevano gli altri vampiri in loro confronto, oppure dalla consapevolezza del loro stile di vita, del loro voler apparire il più umani possibile, ribellandosi alla loro vera natura, quella che li obbligava di uccidere.

Li scrutai bene uno per uno.
Di certo, erano molto belli, ma nulla in confronto a come eravamo noi da vampiri. Non tanto per la bellezza esteriore, ma per il fascino che emanavamo nei movimenti, negli atteggiamenti, da cacciatori.
Guardandoli per bene, mi accorsi che ognuno dei vegetariani, tranne il gruppetto di Chris, portava un ornamento, un gioiello, a forma di stemma rotondeggiante, con sopra rappresentato un mostro mitologico, una striscia con tre stelle e una mano.
Tutti e sette lo portavano in maniera distinta, sotto forma di collane, anelli, bracciali, e polsini.
Doveva essere lo stemma della loro famiglia, come il nostro era per noi, con l'unica differenza che noi lo portavamo tutti come medaglione.
Chissà cosa rappresentava, ero curiosa.

Si era creato uno strano silenzio intorno a noi, rotto solo dalla brezza primaverile che circolava all'interno del castello, grazie agli spifferi che si trovavano all'interno delle mura.
Ci stavano studiando per bene, soprattutto a me. Vedevo i loro occhi che guizzavano da Alicia a me, dalla mia faccia fino ai miei piedi, soffermandosi soprattutto sul mio viso... e sulle mie scarpe.
Soprattutto sul mio tacco.
Mi sentivo come se mi stessero facendo la risonanza magnetica.

<< Be', credo che se resterete qui non troverete nulla >>, esclamai calma dopo un po', << L'unica Isabella che si trova qua dentro sono io, peccato però che mi chiami Isabella Crucis, non Swan >>, conclusi, lentamente.

* Ma si può sapere chi sarebbe questa Isabella Swan? E perchè poi credono che tu sia lei? *, sbottò Jason, mentalmente.

* Non lo so Jass... Forse assomiglio a questa ragazza, e loro mi credono lei..*, risposi io.

<< Bella ti prego non mentire, so che sei tu, sappiamo che sei tu... Perchè- >>

<< Non sono io questa Swan >>, la interruppi brutalmente. << Credo che abbiate fatto un errore, e chiunque sia questa ragazza, non sono io, e lei non è qui  >>, sbottai fredda alla vampira coi capelli caramellati.

La donna restò ammutolita dal mio cambiamento così fulmineo di umore, purtroppo per lei non sopportavo dover ripetere due volte la stessa cosa.

* Mmh, sono curiosa.. *

Alicia si voltò impercettibilmente verso di me, scrutandomi intensamente, chiedendomi il permesso alla sua muta domanda.
Annuì, senza guardarla.

* Vediamo che dicono..*  

<< Chi è la ragazza, Isabella? >>, domandò curiosa Alicia.

La loro reazione non tardò ad arrivare.
Sui loro volti vidi passare dolore, tanto dolore. Specialmente il rosso, che fino a poco tempo prima non mi aveva mai tolto gli occhi di dosso, in quel momento abbassò lo sguardo, addolorandosi.

<< Era una ragazza umana. Io e lei stavamo insieme tempo fa.. Ma poi... L'ho dovuta lasciare... Per salvarla dal mio mondo, dalla mia natura, dalla vita oscura che avrebbe vissuto insieme a me...  >>

Fu la prima volta da quando avevo conosciuto il ragazzo dai capelli di bronzo che lo sentì parlare. La sua voce era la cosa più bella e straziante che avessi mai udito in vita mia. Bella perchè era dolce, limpida, rilassante in un certo senso, straziante era il modo in cui pronunciò quelle parole, come se per lui pronunciarle fosse una vergognosa ammissione.

<< Dov'è lei adesso? >>, chiesi non trattenendomi, veramente dispiaciuta per lui.

<< Ecco.. >>, Chiuse di scatto gli occhi e strinze i pugni lungo i finchi, poi continuò a parlare: << Siamo tornati qui a Forks per far visita alla sua tomba, per salutarla un' ultima volta. Da quando la lasciai, sono passati più di novantanove anni... Ma quando, qualche giorno fa, siamo andati al cimitero, della sua tomba non c'era nenche l'ombra... C'era solo quella di suo padre >>, concluse, riaprendo gli occhi e riportandoli sui miei.

<< Perchè credete che io sia lei? >>, chiesi una volta che ebbe finito di raccontare.

<< Perchè ogni cosa di te, è identica a lei >>

<< Però io non sono umana >>,

<< Si, ma se lei fosse stata vampira, sarebbe la tua esatta copia >>, disse, per poi aggiungere subito dopo: << Apparte gli occhi >>.

Sorrise senza ilarità, frastornato, scrutando le mie iridi.
In effetti, io, in quel momento, avevo gli occhi castani, color cioccolato, mentre loro li avevano dorati, così come li avrebbe avuti questa umana da vampira.

* Hai capito te? Sorellina sei una morta che cammina.. In tutti i sensi! *

Voltai lo sguardo verso la mia sinistra, dove appollaiato dietro una colonna si trovava Kellmett sghignazzante. Gli ringhiai sommessamente contro, in risposta alla sua battutina.

* Fa silenzio. Non è il momento di fare il Giullare di corte questo * , gli intimai infastidita.

Non ricevetti nessuna risposta, ma potevo ben sentirlo sghignazzare, attento a non farsi scoprire dai vegetariani.
Contemporaneamente, con la coda dell'occhio vidi Alicia alzare gli occhi al cielo e sbuffare, esasperata.
Jason rideva sommenssamente, e Rose, ovviamente dalla mia parte, tirò uno scapellotto dietro alla nuca di Kell, il quale non se ne curò minimamente, continuando a ridere.

Alicia sbuffò per l'ennesima volta, e voltata la testa verso di me, mi lanciò uno sguardo esasperato, e io risposi alzando gli occhi al cielo.
Lasciai perdere i miei fratelli, e mi concentrai di nuovo sui nostri ospiti.

<< Tornando a noi, torno a ribadire che avete fatto un buco nell'acqua: io non sono Isabella Swan, non sono un essere umano, come non lo è nessuno che abita in questo castello. Non ho la più pallida idea di chi sia questa ragazza, e stando all'età in cui ve ne siete andati, lei non potrebbe mai esistere ancora. Quindi, se non avete altro da chiedere, potete anche lasciare il castello >>, dissi atona tutto d'un fiato.

Induguarono qualche secondo, si guardarono tra di loro, ma non si mossero da dove erano.
Cosa volevano ancora?

<< C'è forse qualcos'altro che volete domandare? >>, li spronò mia sorella cordiale.

Indugiarono ancora, ma poi la bionda vegetariana che portava il medaglione con lo stemma della loro famiglia, si fece avanti:

<< Se non siete umani ne vampiri, cosa siete? >>, domandò schietta, con fare altezzoso.

Sentì RoseMary soffiare sommessamente come un felino, e prima che qualcuno potesse parlare apparve alle loro spalle, più specificamente alle spalle della bionda.

<< Siamo dei cacciatori.. Cacciatori senza cuore, che non hanno pietà per le loro vittime >>, sussurrò con fare minaccioso, guardando con la testa leggermente reclinata verso il basso la bionda, che per lo spavento aveva fatto dei passi indietro, allontanandosi da Rose.

Il ragazzone bruno dei vegetariani si mise immediatamente davanti a lei, protettivo, accucciandosi in avanti ringhiando minacciosamente. Lo stesso fecero gli altri della famiglia verso le altre donne.
Mia sorella rispose con un altro ringhio, intimandogli con lo sguardo di togliersi dai piedi, in modo da poterla attaccare.
Ovviamente il vampiro non fece una piega. Rimase inchiodato al suo posto, scoprendo i canini affilati, però senza ringhiare.

Avertì Kellmett e Jason spostarsi dalla loro posizione e affiancare Rose, in modo da proteggerla... Come se ne avesse avuto bisogno...

<< Rose, Kell, Jass! >>, li ammonì io sottovoce, lanciandogli un'occhiataccia ammonitrice.

Svogliatamente, cominciarono a camminare verso di me, e senza staccare gli occhi da quelli dei vegetariani, mi affiancarono, immobilizzandosi.
Una volta che mi si furono avvicinati parlai.

<< Permettetemi di presentarmi i miei fratelli Jason e Kellmett, e le mie sorelle RoseMary, ed Alicia >>, dissi, indicandoli ai loro nomi. Loro stettero fermi, senza dare segni di saluto, e questo mi irritò non poco.

Una cosa che ci avevano insegnato era l'educazione prima di tutto, e loro questa piccola regola la stavano infrangendo. Comunque sorvolai, non ero li per dare regole io.

<< Noi siamo la famiglia Crucis, una delle cinque famiglie che fanno parte degli Stregoni Benfici >>, continuai.

Sgranarono gli occhi, come se avessi appena detto di essere un' aliena che veniva da Marte, con tanto di antenne e dita fosforescenti.

<< S..tregoni... Benefici? >>, chiese stralunato l'uomo più anziano.

Annuì, e decisi di accontentarli, rivelandogli che cosa eravamo davvero.
Gli spiegai che cos'eravamo, il perchè della nostra diversità dai comuni vamipri, della nostra dieta, e li Chris sudò freddo, dei nostri poteri e della storia dei nostri antenati.
Quando gli dissi che la nostra trsformazione avveniva al naturale, senza che nessuno ci mordesse mi guardarono stralunati.

<< In che senso "al naturale"? >>, chiese Jasper, il biondo fidanzato, anzi, marito di Alice, inarcando le sopracciglia.

<< Nel senso che il gene di vampiro Benefico è un carattere Recessivo che si trova nel DNA dei posteri del primo vampiro, ovvero Beneficus, e noi parenti lontani si diventa stregoni solo quando i componenti della stessa famiglia nascono nello stesso giorno e nella stessa ora dello stesso anno. Quando il gene di stregone è maturo, appare questo simbolo che noi abbiamo nello stesso punto, come le altre famigli lo hanno in altri posti differenti dai nostri, e nello stesso istante il nostro DNA muta completamente, diventando stregoni e ... come se non fossimo mai stati umani.. >>

<< Vuoi dire che.. >>

<< Esatto, neanche una minima cellula del nostro corpo ha qualcosa di umano, anche se quando vogliamo possiamo sembrarlo >>, conclusi.

Be', tutto sommato la famiglia Cullen non era niente male. Sia io che i miei fratelli pensavamo errato su di loro...
Erano molto educati, in fondo erano delle brave persone, anche se vampiri.
Vampiri col cervello, come li aveva soprannominati Kell.


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Capitolo 14
*** Jealous ***














Hunters


<< Davvero non ricordi niente della tua vita passata? >>

<< No, anche se cercassi di ricordare non otterrei niente... La... La nostra spece... è molto diversa dalla vostra... Voi alla meglio ricordate la vostra vita umana, noi invece no.>>

Repressi un sospiro. Da quando i Cullen erano entrati in contatto con noi, mi lasciavo scivolare via troppe cose. Il fatto era che sentivo di potermi fidare, e di conseguenza le parole scorrevano veloci e senza controllo via dalla mia bocca.
Sapevo che dovevo preoccuparmi, come ovviamente facevano i miei fratelli, ma per qualche strano motivo, la cosa non mi toccava affatto.
Cercavo di autoconvincermi che era un male spifferare a loro i fatti nostri, ma più me lo ripetevo, più non riuscivo a sentirmi in colpa.
Io volevo che loro sapessero tutto di noi.
Volevo soprattutto che conoscessero tutto di me.

Un ora dopo, nel mezzo della notte, io e i miei fratelli ci trovavamo radunati intorno al tavolo rotondo della biblioteca, a discutere sulla questione Cullen.
Avevamo convinto quest'ultimi ad andarsene con la scusa della caccia.
All'inizio tentennarono un po', ma poi se ne andarono, visto anche che ci tenavano alla pelle. In quel momento, avevo ringraziato mentalmente Chris per aver raccontato loro della furia cieca con cui lo avevo sbattutto all'albero, insieme alla promessa di morte ben impressa nei miei occhi.

<< Allora, che si fa con loro? >>, domandò Alicia.

<< Io dico di farli fuori, e anche immediatamente.. Non possiamo permetterci che i Volturi vengano a sapere della nostra esistenza. Siamo abili a mascherare un delitto per una lotta tra comuni Impuri, ma se venissero a sapere che noi esistiamo, i Mortem avrebbero un appiglio in più per attaccarci, e per noi farli fuori dieventerebbe più impegnativo.. Si arriverebbe a intervenire con il Pentacolo... >>, decretò RoseMary freddamente.

<< é vero, però io dico di aspettare. Infondo, ci hanno dato la loro parola, hanno giurato di non parlare della nostra esistenza con altre cretaure. Direi che potremmo lasciarli vivere per adesso, sempre ovviamente tenendoli sott'occhio >>, azzardò Jason con un sorriso di sfida, quasi sbeffeggiando Rose.

<< Si sono daccordo. Sembrano gente apposto, io dico di fidarci >>, si intromise Kellmett con un alzata di spalle.

<< Ma non capite?! Potrebbe essere anche una finta! Potrebbero stare dalla parte dei Volturi, tenderci una trappola per farci venire allo scoperto! >> urlò smanettando Rose, in disappunto con i ragazzi.

<< Infatti, potrebbero. Non è una certezza. E poi, questa è un occasione per metterli alla prova, per valutare da che parte stanno. A me sono sembrati sinceri >>, azzardò cauta Alicia.

Stizzita, RoseMary si voltò verso di me, fissandomi dritta negli occhi, come a chiedermi sostegno.
Sospirai. Erano tre contro una, e anche se gli avessi dato il mio appoggio, la maggioranza avrebbe comunque vinto.

<< Rose >>, iniziai io, << So che tu lo fai per la nostra famiglia, per proteggerci, ma è giusto dare una piccola possibilità anche a loro. Per quanto ne possiamo sapere noi, potrebbero anche realmente volerci aiutare, volerci proteggere. A loro modo, ovviamente. E chissà, forse un giorno, potrebbero anche tornarci utile. Io dico di dargli una possibilità, solo una, e se falliscono, faremo come hai detto te >>, conclusi con il sorriso più convincente che potessi fare nel momento.

Tentennò per un momento, contrariata che io stessi dalla loro parte. Ma poi dopo un attimo di esitazione, finalmente parlò.

<< E va bene. Fate come volete... Ma se putacaso, questa storia dovesse finire in peggio, sarà solo colpa vostra. Io non voglio entrare in questi faccenda. >>, ringhiò fredda, calcando bene il quel solo.

E detto questo, girò sui tacchi e sparì per le scale, diretta in camera sua.
Nel momento in cui la porta della sua stanza si chiuse, noi tirammo all' unisono un sospiro di sollievo.
Bene, per il momento la corsa "Salviamo i Cullen" , si era conclusa nel migliore dei modi. Rose era infuriata, si, ma si sarebbe sbollita entro la mattina stessa.
Doveva solo riflettere un po'.
L'importante però, era che adesso che i Cullen sapevano dei Mortem, e quindi che sapevano riconoscerli, ci contattassero prima che quelle creature combinassero qualche danno.
Per ora noi Crucis non ne avevamo trovati punti di loro, ma non era detto che i Vegetariani avessero la nostra stessa fortuna...

Certo però che se quella vampira che stava sempre appicciata ad Edward l'avessero presa... No, ma che mi veniva in mente!
Magari stavano già insieme, non era giusto che io fossi...
No, non era proprio fattibile.
Gelosa, io?
Io gelosa di un Impuro vegetariano che non conoscevo nemmeno?
Ma no, forse era qualcos'altro....
Ripensai a un'ora prima, quando mentre raccontavo ai Cullen la nostra storia, quella vampira bionda stava incollata ad Edward, che sembrava però assente, con lo sguardo fisso su di me.
Piccola soddisfazione personale.
E lei che cercava in tutti i modi di riportarlo con i piedi per terra facendogli domande su domande, finendolo con il suo costante chiacchiericcio.
Ma lui continuava comunque a tenere il suo sguardo su di me.

Si, ero gelosa.

Ero gelosa perchè lei poteva toccarlo, accarezzarlo, e forse anche baciarlo - e pensandoci un ondata d'ira mi costrinze a serrare i pugni lungo i fianchi - , senza che sentisse il desiderio di sbranarlo.
Senza contare però che lui era già innamorato - e lì il mondo mi crollò addosso.
Immaginai questa ragazzina umana, bella come una ninfa, bionda, occhi azzurri, alta, magra. Insomma perfetta, proprio come lui.
Però in un primo tempo mi aveva scambiata per lei. Tutti mi avevano scambiata per lei.
E poi, si chiamava Isabella, e come diminutivo, avevano detto Bella.
Proprio come me.
E anche quel cognome, Swan. L'avevo già sentito da qualche parte.
Senza contare quella sequenza di flashback che mi aveva inondato la mente.
E ripensandoci, il nome che avevo sentito, il mio, proninciato da quelle voci sconosciute... Sconosciute.. Mica tanto!
Quelle voci erano identiche a quelle dei due Cullen, Alice e Edward, solamente detto in tre modi differenti.

Ero confusa.
Una parte di me, veramente microscopica, credeva a quello che avevano detto, cercando di convincere quella grande parte di me che smentiva tutto, che non voleva ascoltare.

Imbronciata, mi fissai le punte delle scarpe, perdendomi nel nero, il simbolo della mia famiglia.
Fissando il tacco, mi venne in mente le facce stranite dei Cullen, quando notarono il mio tacco di sette centimetri.
Chissà perchè quella reazione.
Mha...

<< Sapete una cosa? >>, incominciò Kellmett , spezzando il silenzio.

<< Cosa Kell? >>, chiese Jason incuriosito.

<< Penso che Rose voglia eliminare i vegetariani non perchè li considera una minaccia, ma perchè odia profondamente la biondina... Come si chiamava... >>, corrugò le sopracciglia pensieroso

<< Rosalie? >>, mi intromisi io.

<< Si, Rosalie, proprio lei >>, si illuminò, ma si rabbuiò subito dopo << Ma non capisco il perchè >>, concluse deluso.

<< Mmh >>, fece pensierosa Alicia, << Secondo me, è per Bella >>

Scattai, sentendomi chiamata in causa << Per me? >>, chiesi perplessa.

<< Mmh.. Si... Secondo me, lei è gelosa di te... Non vuole che ti si manchi di rispetto, e questo questa Rosalie l'ha fatto, facendo scattare Rose >>, disse pensierosa Alicia.

<< é vero, potrebbe essere >>, si inserì Jason.

Ci pensai un momento. Sorrisi squotendo la testa. << La mia Rose... >>

<< Allora è per questo che ti da sempre retta... Mmh... Devo cominciare ad essere come te >>, disse Kell assottigliando gli occhi verso di me.

Mi liberai in una risata allegra, e alzatami, andai verso Kell e lo abbracciai calorosamente, scoccandogli un sonoro bacio sulla guancia.
E sempre con il sorriso sulle labbra, uscii dalla Biblioteca e mi avviai per andare in camera mia.
In un primo momento mi venne la mezza idea di andare in camera di Rose e parlare con lei, di dirgli che le volevo bene, e che non doveva essere gelosa di me, ma poi quando mi resi conto che era uscita, immaginai dalla finestra, deviai direzione, e mi chiusi la porta della mia stanza alle spalle.
Mi buttai sul letto.
E, non l'avessi mai fatto, mi addormentai.
E incominciai a sognare...




AnGoLiNo

Eccomi di ritorno con un altro capitoluzzo^^
Sono davvero contenta che questa storia piaccia^^ Me gongola estasiata ç.ç
Piccola domanda: Secondo voi, chi è questa vampira che sta appicciacata come una sanguisuga a Edward?
Be', è molto scema come domanda... -.-
Ringrazio le 79 persone che l'hanno messa tra i preferiti, e ringrazio con maggior ragione chi ha commentato.. Ragazze, grazie, siete tutte stupendeeeeeeeeee +.+
Ihih, be'e'e', commentateeeeeeeeeeee^.^

Kiss kiss
Egypta

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Capitolo 15
*** Black ice ***













Hunters


Intorno a me non c'era nulla. Solo oscurità.
Dovunque mi girassi non c'era nè oggetto nè vita che mi facesse capire dov'ero.
Ciò che vedevo e che sentivo era solo... Il niente.
Cercai più volte di reprimere il senso di ansia che piano piano stava crescendo dentro il mio petto, e decidere a mente fredda cosa fare.
Camminai a tastoni, facendo qualche passo in avanti, sperando di poter trovare un qualcosa che mi suggerisse un'uscita da quel posto.
Feci per l'ennesima volta un'altro lento giro su me stessa, scrutando il buio intorno a me.
Sospirai.
Ero sicura al novantanove virgola nove per cento che stessi sognando.
Ricordavo esattamente di essere caduta a peso morto sul letto della mia stanza ed essermi addormentata quasi subito.
Il fatto che fosse un sogno, mi fece alleggerire, anche se di poco, l'ansia da incubo che provavo.

Un improvviso scintillio alla mia sinistra mi fece sussultare e balzare indietro di qualche passo.
Puntai i miei occhi del tutto spalancati a fissare la strana cosa luccicante.
In un riflesso automatico, contemporaneamente, mi ero accovacciata in stile felino a terra, attendendo.
Lentamente il luccichio di fronte a me si spense, ma in compenso qualcosa illuminò il luogo in cui mi trovavo.
Era pressochè una caverna, ma anzichè fatta di roccia e terra, era composta da un freddissimo ghiaccio nero.
Le pareti ghiacciate erano quasi fredde quanto la pelle di un vampiro.
Malgrado fosse tutto ricoperto di nero, un qualcosa, una luce, illuminava il posto.
Ma malgrado fossi presa quasi del tutto dalla bellezza delle mura, solo un piccolo particolare catturò veramente la mia attenzione.

Nell'angolo più nascosto della sala, vi si trovava una bellissima bara, di cristallo trasparente, ricamato con motivi floreali dorati, blu, e neri.
La bara si trovava incastonata in una parete, e non a terra come avrebbero dovuto stare le nomali bare.
Ma, malgrado fosse tutto molto delizioso, non fu questo il vero motivo che aveva catturato la mia attenzione.
Dentro alla bara, retta da roseti neri che le correvano intorno al corpo, si trovava una ragazza.
Pelle quasi diafana, capelli castani, labbra d'un rosso naturale, viso a cuore.
Apparentemente fragile.
Nuda, con solo i rami delle rose, che, alla meglio, intrecciandosi intorno al suo corpo la coprivano.
La testa reclinata da una parte, che le faceva cadere una ciocca dei capelli castani di fronte al seno sinistro, in modo da coprirlo.
Il suo cuore, seppur molto lentamente e con intervalli molto lunghi, batteva ancora. Ma non respirava.
Non si muoveva. Nemmeno un piccolo accenno al muoversi, al tremare, visto il pungente freddo che saturava l'aria. Troppo intenso per gli umani.

Ma, cosa più importante, era stramaledettamente uguale a me.

Certamente, io ero mille volte più bella, e forse anche più diversa. Ma i lineamenti base, il fisico, il volto, tutto di lei. Era uguale a me.
Sgranai gli occhi, e boccheggiai per qualche secondo.
Scossi la testa scettica e, serrando gli occhi, riempii d'aria i polmoni, rilasciandola poco dopo con un lungo sospiro.
Sempre ad occhi chiusi, cominciai a dondolarmi da un piede all'altro, mordendomi il labbro inferiore.
Riaprii di scatto gli occhi e li immobilizzai di nuovo sulla figura immobile della ragazza.
Era abbastanza carina per essere un'umana.

Okay Bella... Ricordati che è un sogno... Nemmeno esiste...!, pensai, cercando di calmarmi.

Sospirando, mi rigirai, guardandomi attorno. Involontariamente, incrociai le braccia al petto, e mi strinsi nelle spalle.
Di nuovo il mio labbro fu tra i miei denti.
Riportai lo sguardo sulla ragazza.

<< Chi sei... ? >>, gli domandai in un sussurro, anche se ero ben cosciente che non mi avrebbe mai risposto.

<< Tu... Non.. Mi vuoi? >>.

Spalancai gli occhi fino all'inverosimile, e ansiosa cominciai a girare su me stessa come un'ossessa, guardandomi intorno, attenta ad ogni minimo movimento che percepivo.

<< Cos.. >>

Non c'era più.

Mi immobilizzai sul posto nettamente irrigidita, con gli occhi ancora sbarrati.
Avevo il fiatone come se fossi stata umana e avessi corso per due ore senza sosta.
Avevo i brividi che mi attraversavano tutto il corpo, uno dietro l'altro, e uno strano ronzio faceva avanti e indietro da un orecchio all altro.
Era la voce di una ragazza che aveva pronunciato quelle due frasi, e l'avevo già sentita da qualche parte. Mi era strettamente familiare.

Amore, vita, significato... La fine di tutto.

Mi coprii le orecchie con le mani.
Chi parlava non era accanto a me, un qualcosa di solido, ma era una voce dentro la mia testa.

Luna nuova.

Chiusi gli occhi di scatto, e contamporaneamente il ronzio fastidioso, e le voci, se ne andarono così come erano venuti.
In quel momento avvertii una piccola scossa infondo alla schiena, proprio dov'era il tatuaggio.
Mi portai le mani in quel punto e incominciai a massaggiare piano, evitando movimenti bruschi in modo da non peggiorare la situazione.
La zona del tatuaggio, in fondo alla schiena, era la parte del nostro corpo più resistente.
E anche la più pericolosa.
Pericolosa perchè se venissimo feriti proprio in quel punto, la ragione andrebbe a farsi benedire, lasciando l'istinto libero di prendere il controllo del corpo e dei poteri dello Stregone, e visto che i Benefici sono i predatori più forti in assoluto, be', non ci metterebbero tanto a fare piazza pulita...
Eravamo cinque famiglie, per un totale di diciotto Stregoni Benefici... Pochi, in confronto agli impuri che popolavano la terra, ma abbastanza per spazzarli via.



Mi svegliai di soprassalto, facendo in modo che Alicia venisse scaraventata con brutalità contro il muro, che lei prontamente schivò atterrando con i piedi su di esso, senza rilasciare nessuna ammaccatura.
In un millesimo di secondo fu di nuovo accanto a me.




AnGoLiNo

E riecchime con un nuovo capitolo, spero veramente che vi sia piaciuto^^
Mi dispiace di non aggiornare più spesso, ma l'ispirazione e la voglia non vanno nella stessa linea nella mia testa... -_-
Comunque, per la domanda del capitolo precedente, rispondo solo che l'ultima recensitrice ha indovinato... Brava brava brava^-^
Ringrazio chi segue questa storia dal primo capitolo e chi l'ha commenta, chi l'ha messa tra i preferiti e chi ha messo me tra gli autori preferiti^^ *Gongolaaaaaaaaaaaaa*
Ehm... visto che oggi sono stata fortunata con la ricerca in internet su Alicia e RoseMary, ve le metto, così potete vederle...




Alicia Crucis:


Ehm... Le croci negli occhi finivano a metà iride.. Ma mentre modificavo le immagini me l'ha salvata in quel modo...

RoseMery Crucis:

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Capitolo 16
*** Snow white ***













Hunters


<< Una ragazza? >>

<< Si, una ragazza umana. Era.. Come addormentata... E seppur molto lentamente il suo cuore batteva ancora... E se non fosse stato per quello, avrei sicuramente detto che sembrava morta >>

Aggrottai le sopracciglia frastornata.
Stavo raccontando ad Alicia ogni minimo dettaglio del sogno che avevo avuto, cercando di riportare a galla, nella mia mente, l'mmagine della ragazza dormiente dentro la bara di cristallo.
Ero confusa.
Non tanto per lo strano sogno, ma per la grande somiglianza che accomunava la ragazza dormiente tra i roseti a me.
Sbuffai, incrociando le gambe sopra il letto. Appoggiai il gomito sopra il ginocchio, facendo lo stesso con il viso sulla mano. Puntai lo sguardo a terra, focalizzando la mia attenzione sulla stoffa del tappeto nero sotto il letto.

<< E così questa Biancaneve era identica a te? Che strano, però, questo fatto mi riporta in mente quello che ci avevano detto i Cullen... >>, cominciò, lanciandomi di sfuggita un'occhiata fulminea.

La inchiodai con lo sguardo, fulminea. << è vero.  Però... >>, mi fermai, mordendomi il labbro inferiore.

La porta della stanza si spalancò di colpo, rivelando uno stra sorridente Kellmett, e uno stra annoiato Jason. Tutti e due ci sorrisero, chi più chi meno, e si fermarono appoggiandosi allo stipite della porta.

<< Allora ragazze siete ancora qui? La scuola ci aspetta! >>, esultò gioioso kellmett.

Jason alzò gli occhi al cielo. << Già, che bello >>. Sbuffò, roteando gli occhi da desta a sinista, in contemporanea con la testa.

<< Allegria fratello! Non ti diverte vedere le buffe espressioni degli umani? >>. Gli rispose, dandogli una sonora pacca sulla spalla, che lo fece sobbalzare, senza però scomporsi più di tanto.

Cincischiarono altre cose fra di loro, ma io ero troppo impegnata a ripercorere con la memoria il volto familiare della giovane Biancaneve - come l'aveva soprannominata Alicia - per dare ascolto ai loro battibecchi.
Intanto quest'ultima, accorgendosi dello stato catatonico in cui ero caduta, mi scrutava insistentemente al di sotto delle sue lunghe ciglia nere, con sguardo neutro.
Immaginai volesse capire il perchè fossi così pensierosa.

<< Pensi ancora a lei? >>, chiese, mesta.

I due fratelli si fermarono di colpo, attenti alla conversazione.

<< A chi Bella? >>, chiese Jass, agrottando le sopracciglia.

<< No... Nulla... Solo... Una ragazza... Apparentemente o morta, o addormentata, che ho sognato stanotte, dentro una bara di cristallo, incastonata in un muro di ghiaccio nero. Era nuda... Quasi completamente avvolta da steli di rose nere. E il suo cuore batteva, anche se a intervali molto lunghi. >>, spiegai lentamente, scuotendo la testa lentamente.

Tornai a fissara il tappeto nero, senza però vederlo realmente. Al suo posto c'era un delicato e fragile viso a forma di cuore, con una cascata di capelli castani ad incorniciarlo.
Chiusi d'impeto gli occhi, serrandoli fortemente.

<< Mi ricorda tanto la favola di Biancaneve: la ragazza caduta in un sonno profondo, eterno. Apparentemente morta, dentro la sua bara di cristallo... >>, esordì Jason, appoggiandosi più comodamente allo stipite della porta, con un sorrisetto vago sulle labbra.

Alicia sorrise. << Si, l'ho notato anch'io >>.

<< Mmh.. Una ragazza. E, dimmi, era carina? >> fece Kell, assottigliando gli occhi, con aria vagamente maliziosa.

Sorrisi, portando lo sguardo su di lui, e prendendo la prima cosa che mi capitò tra le mani, glielo lanciai contro.
Un cuscino.
Peccato, speravo qualcosa di più sostanzioso.
Lo afferrò prontamente ad un millimetro dal suo naso.
Con un sorriso di scherno, me lo ritirò dietro. Piegando tutto il collo verso sinistra, lo schivai prontamente, facendo si che il povero mal capitato si schiantasse contro il muro, per scoppiare poi in centinaia di morbide piume lattee.




Poco dopo, si unì a noi per andare a scuola anche RoseMary, appena tornata dalla sua escursione notturna.
Era ancora un po' in collera con noi, ma visto che rispondeva, anche se velenosamente, alle battutine che gli lanciavano Kellmett e Jason, pensavo che gli fosse quasi del tutto passata.
Quando arrivammo a scuola, parcheggiammo la BMW a cinque macchine di distanza da quelle dei fratelli Cullen.
Se gran parte della popolazione liceale di Forks si era incantata a fissare con la bava alla bocca i cinque fratelli Vampiri, quando scendemmo noi dalla macchina almeno il doppio di gente, tra maschi e femmine, si era immobilizzata con la bocca aperta a fissarci.

In effetti, avevamo un corpo abbastanza provocante, sia per mortali che per immortali, e il nostro vestiario di certo non ci aiutava a passare inosservati.
Tutti di nero, tutti con tutto attillato... L'immagine della più pura sensualità.
Se avevamo un corpo pressachè perfetto non potevamo mica farci niente!
Tra di noi donne, la femmina più apprezzata era Rose: bella, alta, bionda... Con occhi azzurri... Intrigante... Con uno sguardo che ti fa sciogliere come neve al sole...
Io ero la più apprezzata in fatto di misteriosità e sensualità, Alicia per ilarità e gioiosità...
Tra i ragazzi, invece, dovevano essere alla pari.
C'era a chi piaceva quello grosso e potente, ma c'era anche a chi piaceva quello gioviale e sbarazzino.

Studiando bene il mio orario di lezioni, mi appuntai mentalmente tutte le materie che dovevo seguire quel giorno.
In quel momento la campana di inizio lezioni suonò.

Alicia si fiondò letteralmente su di me da dietro la mia schiena, scrutando incuriosita l'orario delle mie lezioni da dietro di me.

<< Uh uh! Ma guarda, guarda! Ginnastica alla terza ora, con la Betty. Ah ah, sorellina stai attenta a non sfracassare qualche bella faccina quando giocate con la pallina! è uno strumento di massima distruzione nelle tue mani, non dimenticarlo! >>. E poi scoppiò a ridere.

<< Non temere: starò attentissima. >>, risposi stizzita.

<< Ci conto! >>, urlò, poi scappò danzando con Kell al suo fianco, che ci salutava con la mano, verso la loro prima lezione.

Sospirai e scossi la testa sconfitta. Voltai lo sguardo verso i miei fratelli.
Eravamo rimasti solo io, Jason e Rose.
Loro avevano la prima lezione assieme, e io in quel momento ero l'unica della famiglia a restare da sola. Perfetto.
Mi salutarono, per poi scomparire assieme tra la ciurma di ragazzi che si stavano avviando dentro la scuola.
Bene, ora manco solo io. Forza Bella. Secondo giorno di scuola... Arrivooo...

Presi lo zaino, e mi incamminai.
Proprio mentre stavo sfilando davanti ai Cullen, mi permisi di gettargli uno sguardo di traverso.
E, come immaginavo, guardavano me.
Non perdevano un movimento che facevo.
Poi però, mi accorsi di una cosa: erano in cinque, e non in nove, come avrebbero dovuto essere.
Quindi i quattro, i cugini, a loro detto, erano rimasti a casa.
Povero Chris, è rimasto traumatizzato, pensai divertita.

Sorrisi inscosciamente, e questo a loro non passò di certo inosservato.
Li lasciai perdere, e continuai a camminare pigramente verso l'entrata dell'edificio, ma prima che la mia visuale non me lo permettesse più, mi permisi di buttare uno sguardo al giovane Cullen, ad Edward.
Mi stava fissando adorante, appoggiato allo sportello del guidatore della sua Volvo, con gli occhi di un Ambra fusa da far invidia al più bel miele del mondo.

Per un attimo, la mia mente mi giocò il brutto scherzo di vedere abbracciato a lui la bionda che non gli si staccava di dosso quando eravamo al castello, ma l'immagine fu subito sostituita da un'altra, un'altra persona, anch'essa una ragazza.
Una ragazza dai lunghi capelli castani, pelle di porcellana e viso a cuore.
I suoi occhi cioccolato erano puntati dritti dentro i miei.
Mi sorrise, e chinò la testa in un movimento stanco, appoggiandola nel petto del vampiro dai capelli ramati.
Chiuse gli occhi e si lascò coccolare dal dolce odore di Edward.
Biancaneve...

Sbarrai di scatto gli occhi, e, irrigidita, distolsi subito lo sguardo da loro, da lui, e con passo di marcia, varcai l'entrata della scuola, consapevole, che l'ultima ragazza che avevo visto, o meglio, immaginato, era identica a me.


,:Angolino:,

Lo so, lo so, sono in ritardo, ma se l'ispirazione non arriva, purtroppo non posso scrivere ç__ç
Coooomunque, spero che questo capitolo, seppur corto, vi sia piaciuto^^
Mi raccomando commentate,e, come al solito, ringrazio chi ha messo questa storia tra i preferiti e chi l'ha commentata^-^
Commentateeeee^+^
Un grande kiss.
Egypta

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Capitolo 17
*** Mortem ***













Hunters



Quando la campana della mensa suonò, io e i miei fratelli ci radunammo tutti davanti all'entrata della mia classe, ben felici che le stressanti e noiose lezioni degli umani fossero - per il momento - terminate.
Quando varcammo l'entrata della mensa, l'insistente brusio di sottofondo che animava la sala, d'improvviso tacque.
Ignorammo le facce veneratorie degli umani, e con passo felpato, avanzammo due a due fino al tavolo del giorno precedente.
Primi di tutti, andarono Jason e Rose, poi Alicia e Kell, ed infine io, da sola.
Era nausenante avere tutti quegli occhi puntati addosso, mi davano un certo fastidio.
Cercai comunque di ignorarli, concentrandomi nel tenere un passo umano, e arrivare al nostro tavolo.

Non molto lontano da me, qualcuno fischiò.
Non mi voltai a vedere chi era, mi limitai solo a sorridere leggermente, sinceramente divertita.
Mi accorsi, però, che oltre al fischio, qualcun'altro aveva dato voce ai suoi pensieri.
Avevo sentito un piccolo ringhio, quasi impercettibile a orecchio umano.
Mi ci volle nemmeno un secondo per capire da dove proveniva.
La persona in questione, era a due tavoli da quello che occupavamo noi, e se ne stava con i gomiti appoggiati sulle ginocchia, le mani una stretta all'altra, con il chiaro intento di concentrarsi, e con la faccia che non esprimeva nulla di buono, gli occhi neri come la pece.
Edward Cullen pareva molto infastidito dall'attenzioni a me ricevute da parte del umano, degli umani. Il suo viso era una maschera d'odio.
Le lanciai un'occhiata veloce, quasi intimorita di rivedere di nuovo la ragazza, Biancaneve.

Distolsi lo sguardo da lui, e lo puntai sul mio tavolo.
Bene, Alicia mi aveva preso anche a me del cibo: un trancio di pizza e una lattina di Coca.
Non ero molto in vena di mangiare, ma nella copertura da liceali umani faceva parte anche quello.
E visto anche che qualche umano aveva dei dubbi si di noi, che noi fossimo umani, - l'avevo sento per caso mentre attraversavo il corridoio per la seconda ora di lezione -, dovevamo far credere anche a questa gente molto fantasiosa che avevano torto.

Quando arrivai al tavolo, spostai la sedia facendola drusciare per terra, e messo lo zaino in modo impeccabile nello schienale, mi potetti sedere.
Spostai il vassoio con il cibo davanti a me, e morzicai il trancio di pizza, masticando lentamente.
Il mio sguardo pareva pensoso, perso nel vuoto, mentre invece avevo la testa sgombra da qualsiasi pensiero.
Ma, mio malgrado, c'era qualcosa che premeva nella mia mente.
Era insistente, e molto fastidioso, e più cercavo di scacciarlo, più premeva.
Era asfissiante.

Sbuffai infastidita, e chiusi gli occhi corrucciando le sopracciglia.
Ma non appena lo feci, mi apparve la ragazza che avevo visto in sogno dentro la bara di cristallo.
Era come un flash, rapido, netto, chiaro.
Riaprì di scatto gli occhi, sbattendo la schiena nello schienale della sedia.
Ci fu un altro flash, ma lì vidi la ragazza che avevo visto nel parcheggio della scuola, accanto ad Edward.
Questa volta però avevo gli occhi aperti.
Quando l'immagine sparì, sobbalzai sulla sedia, con gli occhi spalancati al massimo e la bocca nella medesima espressione.
Quelle due ragazze erano la stessa persona.
E non solo erano identiche fra loro, ma erano anche identiche a me.
Sbattei più volte le palpebre, rendendomi conto che quella era la realtà.
Chiusi la bocca e inghiottì la saliva che si era accomulata.

Voltai piano la testa vero la mia destra, e incrociai gli occhi sbigottiti dei miei fratelli.

<< Bella? Tutto bene sorellina? >>, sussurrò apprensivo Kellmett.

<< Ma che ti è preso? >>, fu la domanda ansiosa di Rose.

<< Non... Non lo so... >>, sussurrai sconcertata quanto loro.

Mi nascosi il viso fra le mani.
Ero confusa.
Chi era quella ragazza?
Cosa voleva da me?
Ma soprattutto, perchè era identica a me?

Mi lasciai sfuggire un sospiro desolato, e alzai la testa guardando di traverso i Cullen.
Li fissai bene uno per uno, per un istinto non chiaro.
Avevano tutti le sopracciglia aggrottate, visibilmente preoccupati e ansiosi.
Preoccupati per me, o per loro?

Per ultimo lasciai il giovane Cullen, Edward, e lo scrutai più attentamente degli altri.
Ripensai alla Biancaneve che vidi appoggiata al suo petto.
Quando era al nostro Castello, disse che aveva perso la ragazza che amava, questa Isabella Swan, e disse che io ero identica a lei, ogni mio movimento, ogni mio gesto.
Ogni parte di me era come quella lei.
Anche la ragazza che avevo visto accanto a lui era identica a me, e anche quella dentro la bara.
Solo che io ero vampira, anzi, una specie di vampira-strega, lei umana, umana e basta.
Però, io mi ero trasformata proprio nello stesso anno in cui Edward l'aveva lasciata...
E se...

Trattenni il respiro.
Il tatuaggio cominciò a pizzicare.
Le unghie ad allungarsi, diventando artigli neri come la morte.
I denti a crescere.
I sensi ad acutirsi.
I capelli ad allungarsi.
La pelle a tirare.
Il cuore a nascondere i suoi battiti.
I muscoli a tendersi.
I tendini a tirare.
La voce a cambiare.
Gli occhi a cambiare.
Un qualcosa mi chiedeva disperatamente di essere evocato.

Un leggero colpetto, fluido come l'aria e invisibile come la rabbia, aveva provato a infiltrarsi attraverso il mio scudo, esteso intorno alla scuola.

Voltammo all'unisono la testa verso le finestre che davano sul bosco.

<< Sono arrivati >>, sussurrammo in contemporanea io e i miei fratelli, con una voce che non ci apparteneva.



Angolino

Hola gente^^
Che dire, a distanza di pochi giorno ho aggiornato!! Eheh, le notti in bianco qualche volta servono a qualcosa, no?
Sono davvero felice che questa storia vi piaccia, davvero davvero^^
Pensavo che fosse una schifezza senza senso, e invece...
Come al solito, ringrazio le persone che recensiscono, che l'hanno messa tra i preferiti, o tra i seguiti... Thanks^-^
D'ora in poi le cose si faranno più movimentate.. Eheh.. La nostra Bella la farò sgobbare un bel po' *-*
Eppoi, tra un paio di capitoli, avrete l'onore di conoscere tutti i cugini dei Crucis, tutte le famiglie degli Stregoni Benefici... Ma mi raccomando, continuate a seguire!
P.S. Mi scuso per la cortezza del capitolo, ma mi serve solo da "Introduzione"XP.
xD
Kiss a tutti.
Egypta

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Capitolo 18
*** Aspettando ***













Hunters


Erano arrivati.
Avevano finalmente capito dove ci eravamo stabiliti.
E ce ne avevano messo di tempo! Era da un anno che aspettavamo il loro arrivo, e che capissero dove eravamo diretti.
Ed era anche da un anno che ci allenavamo apposta per loro.
In caso di scontro non dovevamo essere impreparati: loro puntavano sulla forza mentale, più che fisica. Erano degli illusionisti.
Prima, abbagliavano le loro vittime, facendole cadere in uno stato di pura incoscienza,magari mostrandosi a loro sotto forma di belle donne, delle bellissimi Veneri.
Poi, una volta sicuri di avere in mano le redini delle loro menti, li obbligavano a seguirli, ed infine, succhiavano la loro energia dai loro corpi: se la vittima era un uomo, si tramutavano in delle belle donne, e gli succhiavano via la linfa vitale, attraverso uno sfiancante rapporto sessuale; se era una donna, l'incontrario.

I Mortem non avevano ne forma, ne sesso.Erano praticamente cose, o esseri, morti. A volte potevano essere una cosa, a volte un'altra; a volte donna, a volte uomo...
Potevano anche rendersi invisibili a occhio nudo.
E perfino per noi Benefici, delle volte, era davvero difficile distinguerli da normali persone, o da normali nebbie mattutine.
Ma, purtroppo per loro, c'era solo una cosa che li tradiva.

<< Alicia. Estendi lentamente il tuo scudo, io attaccherò il mio al tuo >>

Sorrisi pregustando il momento.
Sovrapponendo il mio scudo al suo, potevamo percepire se una persona, cosa o essere qualsiasi aveva un potere.
Io potevo capire se era un potere a danno della mente, lei del corpo.
E, in tal caso, gli scudi si sarebbero bloccati per non lasciare entrare dentro il campo protettivo l'intruso, permettendoci di scoprire la sua postazione precisa.
E a quale punto del corpo recava danni.

Sorrise anche lei, e, in un muto accordo, liberammo lentamente e contemporaneamente i nostri scudi.
Con il tempo, avevo imparato a distinguere le persone da oggetti, gli esseri viventi da quelli non viventi, e la mia posizione di Strega Benefica aveva dato una qualità in più al mio potere: potevo capire se era maschio o femmina, uomo, donna o bambino.
E potevo anche estendere il mio scudo fin quanto volevo.
Solo il risultato era un po' noioso: dovevo nutrirmi sempre in più degli altri, e per dei giorni - dipendeva da quanto sforzo ci mettevo - ero davvero intrattabile.

Setacciammo lentamente il perimetro della scuola, e dove avevo avvertito in precedenza quel flebile colpetto, adesso non vi era più nulla.
Conigli. Non volevano uscire allo scoperto.
Stavano giocando al gatto col topo.
Ma si sa: "Non si accarezza la gatta Bastet prima di aver affrontato la leonessa Sekhmet", diceva un modo di dire Egizio.
Una volta attirata la nostra attenzione, fuggivano.

Arrivammo fino ai confini di Forks, anche oltre la riserva dei Mutaforma.
Nulla.
Era strano, ma non avevamo avvertito niente.
Ne una pressione, ne un potere. Niente di strano.

<< Allora? >>

La voce trepidante di RoseMary mi riportò di scatto alla realtà.
Io e Alicia ci scambiammo uno sguardo d'intesa.

Mi voltai verso di loro. << Non abbiamo trovato nulla. A quanto pare, devono essere scomparsi >>.

Kell sghignazzò. << Me ne immaginavo! Non hanno fegato per battersi contro di noi! Sanno che comunque perderebbero. Eppoi noi.. >>, guardò me ed Alicia con orgoglio, << Abbiamo due assi nella manica ad ostacolarli! >>

Io e mia sorella ridemmo di gusto.
Ma malgrado Kellmett la mettesse - sempre - sullo scherzo, aveva ragione.
Quelle creature non osavano nemmeno sfidarci, sapendo fin dal principio che contro i due scudi non avrebbero potuto niente.
Certamente, anche i poteri offensivi dei ragazzi erano molto efficaci.
Ma mai quanto i nostri.

<< Bella >>, mi chiamò Alicia. << Penso che sarebbe meglio se noi due ricontrollassimo di nuovo la città. Magari da un'altra postazione, in modo da essere più sicuri che nessun'altro si faccia strane idee su di noi vedendoci così... >>, lanciò uno sguardo alle sue unghie, e poi intorno a noi.

<< A questo ci penso io >>, sussurrò Kellmett con sorriso sghembo.

Si mise seduto più composto sulla sedia, le mani congiunte sopra il tavolo, lo sguardo pareva assente, perso nel vuoto, ma al contempo intenso. Quasi pensoso.
Strizzò di poco gli occhi, e li riaprì di scatto.
Le iridi dorate e la croce nel mezzo erano ben visibili.
All'istante, tutti gli umani ripresero a mangiare, con i volti chini sopra i loro cibi, o a parlare col proprio vicino.
Chi prima era intento a sbirciare verso di noi, cercando un valido motivo per spiegare il nostro insolito comportamento, adesso aveva ripreso le sue normali abitudini. Come se non fossimo mai esistiti.

...Come se non fossi mai esistito...

Spalancai gli occhi.
Ancora?
Automaticamente, guizzai gli occhi verso un tavolo preciso, a due ostacoli di distanza da noi.
I Cullen ci fissavano, le sopracciglia corrugate.
Immaginai che stessero cercando di capire cosa ci fosse successo, il perchè del nostro improvviso cambiamento.
Eppure sapevano cosa eravamo.
Dovevano immaginare cosa ci era successo.
Eppoi, come se mi avessero letto nel pensiero, un barlume di lucidità apparve sui loro volti.
Fissavano più specificamente me ed Alicia, saltando con lo sguardo da me a lei.

Quando posai lo sguardo su Edward, mi accorsi che non mi toglieva gli occhi di dosso, e proprio quando stavo per girare gli occhi verso i visi dei miei fratelli, i nostri sguardi si incrociarono.
Lessi nel profono della sua anima un amore represso, sofferto... Rinunciato.
In effetti, lui aveva rinunciato alla sua innamorata pur di tenerla al scuro, facendo soffrire lei, e se stesso.
Era strano che non lo piegasse la vista dei miei occhi.
Ero ancora in fase di semi trasformazione, e, di conseguenza, i miei occhi non erano ancora tornati umani.
Ed era ancora più strano che non ne fosse altamente intimidito.
Quel vampiro era una continua sorpresa.

Mi voltai di nuovo verso il resto della famiglia.

<< Daccordo. Voi ragazzi rimanete qui. E in caso di attacco, chiamateci subito >>, dissi, con un sussurro quasi non udibile.

Annuirono in accordo.

<< Se qualcuno si lamenta della nostra assenza, ditegli che stavamo male e che siamo dovute uscire >>, sussurrò Alicia verso di loro.

Annuirono di nuovo, e in quel preciso istante, la campana suonò.
Ci alzammo insieme, e mentre il resto degli umani si sparpagliavano per la mensa in cerca delle loro classi, io ed Alicia ci intrufolammo in mezzo a loro.
Ma invece di seguire la ciurma verso i corridoi, prendemmo la strada opposta.
Uscimmo dal retro della mensa, dalle porte che davano sul bosco.

Spalla contro spalla, ci incamminammo dentro la fitta foresta, che per la comparsa dei grossi nuvoloni scuri in cielo sarebbe sembrata troppo scura per gli occhi umani, ma noi ci vedevamo benissimo.
Tutto era perfettamente chiaro, come se ci fosse stato un grosso e potente Neon ad illuminare anche la più piccola parte infossata del terreno, o delle chiome degli alberi.
I nostri passi erano sicuri e al contempo fluidi e silenziosi.
I nostri cuori battevano a ritmo animale, e la nostra pelle in fase di mutamento ne celava i battiti.
Gli unici rumori percepibili erano i piccoli insetti, e animali che correvano da una parte all'altra del bosco, e il fruscio del vento fra le chiome della vegetazione.
E passi. Non nostri.

Con una camminata veloce, arrivammo in due minuti in una radura molto ampia.
Nell'aria un groviglio di odori dolci seguivano il vento verso sud.
Qualcuno era già stato qui prima di noi.

Ci fermammo nel mezzo della radura, l'una accanto all'altra.
Scrutai verso la vegetazione, e con me mia sorella.
Sorrisi leggermente, divertita dei nostri spettatori.
Poi, inspirando, chiudemmo gli occhi.
Incrociammo insime le braccia davanti al petto, con i palmi rivolti verso l'alto.
Ci immobilizzammo come statue viventi.

Il simbolo sulla schiena cominciò a bruciare.
Il processo di trasformazione era in fase di completamento.

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Capitolo 19
*** Red and Gold ***












Hunters

Sentii un'ondata di potere sommergermi.
Era qualcosa di indescrivibile, talmente inumano da non poter essere descritto con i vocaboli conosciuti.
La schiena mi stava andando a fuoco, stavo letteralmente bruciando.
Era come se mi stessero versando addosso piombo fuso, e me lo spalmassero dappertutto con un mestolo di fitte spine appuntite.

Ma non durò allungo.
La sensazione di bruciore che albeggiava nel mio corpo svanì, proprio così com'era venuta.
Al suo posto, un benessere interno prendeva il sopravvento dentro e fuori di me.

Con un sorriso, butati la testa indietro, palesemente soddisfatta che il peggio era passato.
Mi stiracchiai per bene, facendo schrocchiare tutte le ossa del corpo.
Sentivo la stoffa liscia e dura del corpetto nero che, attaccata al mio busto, era come una seconda pelle.
L'ampia - ma non troppo - gonna nera, fatta di pizzi e più veli sovrapposti, mi sbatteva alle caviglie ad ogni soffiata di vento, ed avendoci uno spacco davanti, faceva entrare delle lingue di vento che mi levigavano e fasciavano le fredde gambe.
Il fiocco del nastro nero di velluto che era arrotolato attorno al mio braccio destro, creava un aspirale perfetta e mi sbatteva morbidamente sulla mano, con onde sensuali, seguendo la brezza del vento.
Così come i capelli: lunghi, neri, lisci, ma con qualche accenno di ciocce mosse. Seguivano il movimento delle vesti, seguendo dolcemente il vento.
La mia arma, una lunga ascia nero-grigiastra a più punte era segnata nel mezzo dal simbolo dei Benefici, e introrno al manico, vi era attorcigliato un finto ramo d'albero.
I piedi nudi, scalzi, erano coronati la affilate unghie nero carbone.
Così come le mani.
Manici bianchi che terminavano con affilati uncini neri.
I miei occhi erano marcati da pesanti strati di matita nera, così come le labbra. Solo che lì, il nero, non era per aggiunta di cosmetici, era tutto naturale.
Da umani rosse, e da Benefici nere.

E in base a quello, si poteva capire quanto uno era sazio.
Se da essere umano, le labbra, cominciavano a diventare nere - o insomma del colore della propria famiglia -, da rosse, voleva dire che eravamo o affamati, o arrabbiati.
Se invece da vampiri, da nere, le labbra cominciavano a schiarirsi, quindi a ingrigirsi, voleva dire sempre che o eravamo affamiati, o arrabbiati.

Ai vampiri cambiava il colore degli occhi. A noi quello delle labbra.
E, a differenza di loro, i nostri occhi non cambiavano mai colore.
Rimanevano dorati, come se il dorato fosse il colore dei buoni, e il rosso quello dei cattivi.
Da vedere anche la differenza degli occhi dorati dei Cullen, i buoni, da quelli rossi degli Impuri, i malvagi.
Uscivamo completamente dai canoni della realtà e della surrealità.
A volte mi stupivo da sola di esistere, di poter essere così.

Un corpo minuto si appoggiò delicatamente sulla mia schiena, e due esili braccia marmoree mi circondarono la vita.
Mia sorella appoggiò la guancia poco sotto il mio collo, nascondendo il viso tra i capelli.
Le nostre due vesti nere si muovevano in sincronia al ritmo del vento, come se fossimo state un'unica persona.
La sua gonna era  più sgonfia della mia, ma sempre a più veli sovrapposti. Il suo corpetto era ricamato da motivi ad intreccio neri, e la parte destra e quella sinistra del corpetto erano unite da un filo nero, creando una rete, con la finale in un minuscolo fiocco.
Ai polsi, dei polsini neri, con l'estremità fatta da trine nere.
I piedi scalzi, e quest'ultimi e le mani che finivano con le mie solite unghie nere.
Al collo, anche lei porteva il medaglione di famiglia, e, intrecciato al corpo, aveva la sua arma: un nastro.
Un lungo nastro nero-grigiastro, molto affilato, che ricordava quello che si usa nella Ginnastica Ritmica.
Il bastoncino era grigio scuro, e, alla fine, nella "coda", aveva un uncino più scuro di tutto il nastro, in cui vi era impresso lo stemma di famiglia, in nero, lucente.
Rise.

<< Cosa stavi pensando sorellina? Ti vedevo così assorta! >>

Sorrisi anche io. << Stavo pensando ad una nanetta pestifera che in questo momento mi sta usando modo poltrona >>

<< Mmhm... Chissà chi è... >>. >E scoppiò in una squillante risata argentina.

Sorrisi, e scossi la testa. << Prova ad indovinare! >>

In risposta lei si staccò dalla mia schiena, e con una piroetta girovagò intorno a me, posizionandosi davanti al mio naso.

<< Alicia >>, sussurrò, sorridendo, e assottigliando le palpebre.

In quel momento, proprio quando pronunciò il suo nome, una folata di energia si propagò per tutta Forks e dintorni, creando una forte folata di vento che solo   a chi aveva un qualche potere poteva recare danni.
Infatti, gli esseri con quelle qualità furono più di uno.
Instintivamente, sprigionai anche io il mio scudo, lanciandolo lontano tanto quanto era il suo, che non trovando niente nei confini di Forks, si stava piano piano ritirando. Attaccai immediatamente il mio con il suo, seguendo passo passo quello che faceva lei.
Arrivammo a fermarci poco più distante da noi: solo qualche centinaia di alberi più in là.
Avevamo individuato quattro esseri io, e quattro lei: due maschi, e due femmine io, e tre femmine e un maschio lei.

Feci sdrusciare la lingua contro i denti, in particolare contro i canini.
Sentii quest'ultimi allungarsi vertiginosamente, e rilasciare una sostanza calda e dolciastra, che ingoiai.
Passai la lingua sulle labbra, per poi catturare quello inferiore tra i denti, torturandomelo lentamente e sensualmente.
Sorrisi, in modo accattivante.
Strinsi maggiormente la presa intorno alla mia ascia, pressando me stessa in moda da rimanere calma, per non farmi prendere dalla frenesia.
Rilasciai una grande quantità d'aria che solo in quel momento mi accorsi di aver trattenuto.

Fu un momento.
Alicia che lanciava il suo nastro fra gli alberi, per poi rivederlo spuntare dopo nemmeno un secondo attorno ai cinque corpi dei Cullen, e io che mi lanciavo contro i Mortem, sfiorando di un millimetro la mano di Edward.




.Angolino.

Ehm... Lo so, sono in ritardo di QUALCHE settimana... Ma.. Hey!! Ho i miei buoni motivi!!xD
In questi giorni dovrò superare un esame orale di inglese, il fantomatico Trinity, e poi, beh... Tra poco più di un mese ho gli esami di teza media (Brrrr)... Quindi devo vedere di darmi una mossa con gli studi (me piggggraaaaaa.... Maaaa taaaaantoooooo -.-).
Comunque, lo so che vi lascio sempre sulle spine... Ma è più forte di me!!xD
Beh... Ditemi se vi è piaciuto questo capitolo... E inoltre, come solito, ringrazio le 88 persone che hanno messo questa storia sui preferiti, le 22 che l'hanno messa tra i seguiti, voi angeli che commentate, e, non meno importanti, le 8 persone che mi hanno messa tra gli autori preferiti^.^
Thaaaaannnnkkkkkssssssssssssssss
Kiss, Egypta...
Alla prossima!!!!^.-


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Capitolo 20
*** Damned ***














Hunters


Mi lanciai dentro la fitta vegetazione del bosco, rapida e silenziosa.
Una volta completamente dentro, saltai fin sopra ad un ramo di una quercia e mi appiattii contro la sua corteccia, rimanendo immobile e senza emettere alcun rumore.
Cercai di incastrare alla meglio i lembi del vestito tra i rami, facendo sì che non si muovessero.
Anche l'ascia era ben nascosta, mimetizzata tra arbusti e rami vari.
Intorno a me vi era solo silenzio, nessun rumore, apparte il fogliame mosso dal vento che s'agitava.
Mi ero appostata poco distante da dove io e Alicia avevamo avvertito le loro presenze.
Scanzionai per bene tutto ciò che era intorno a me, senza tralasciare nulla.
Il terreno era gremito di foglie secche, inzetti, animali vari e rami caduti o spezzati.

Le chiome degli alberi erano verdeggianti, cosparzi di piccoli inzetti, uccelli e altri strani animaletti microscopici.
Filmai nella mia mente il movimento grazioso delle chiome mosse dal vento, e dell'erbetta verde smeraldo che si muoveva a ritmo di esso.
Anche quello delle foglie non era stato tralsciato, tantomeno quello dei suoi piccoli abitanti, che si guardavano attorno circospetti, avvertendo il pericolo che incombeva intorno a loro.
L'aria era cosparza da una fitta coltre di nubi, apparentemente ferma nella sua posizione. Ovviamente questo a occhio umano.
Io vedevo meglio di qualsiasi altra creatura terrestre, e potevo ben affermare che la nebbiolina che penetrava nella foresta si muoveva, lentissimamente, verso nord.
Filmai anche il movimento di quest'ultima, inzieme a quello delle nuvole che cospargevano il cielo sopra la mia testa.

Tutto questo, perchè i nostri nemici potevano benissimo trasformarsi in tutto quello che era attorno a me. E, in questo modo, avevo una speranza in più di scovarli, rimanendo allerta ad ogni minimo cambiamento della natura boschiva attorno a me.
Mi ero nascosta bene, così, loro, non vedenomi più in giro, potevano uscire allo scoperto, avvicinandosi, facendo sì che scoprissi la loro forma.
E dopo ciò, potevo uscire anche io allo scoperto, prendendoli di sorpresa e facendoli, in seguito, fuori.

Sorrisi, deliziata all'idea di tranciarli in due, e premetti di nuovo la lingua contro i denti.
Paziente, rimasi immobile com'ero per altri due minuti buoni, girando solo gli occhi, in modo da sorvegliare il posto.
Gli uccelli volavano, le piccole formiche erano cariche di piccoli oggetti, gli animali si muovevano, guardandosi intorno, per poi rimbucarsi dentro le loro tane.
Le foglie e le chiome degli alberi si muovevano seguendo il vento, e la fitta nebbia veniva trasportata lentamente verso la sua prossima destinazione.

Fin qui, non era cambiato nulla, ma potevo percepire, molto chiaramente, che qualcosa di non identificato si stava avvicinando alla mia zona sorvegliata.
Assottigliai gli occhi, e, molto lentamente, ripassai la zona.
A scatti, espanzi il mio scudo. E continuai a farlo, almeno fino a quando, venti abeti più in là, non avvertii qualcosa che lo fermava.
Erano quattro, due femmine e due maschi, all'apparenza.
Sorrisi, senza emettere suono, e attesi.

Un minuto dopo, cronometrato accuratamente dalla sottoscritta, da dietro un grosso ramo di quercia spezzato, vidi sbucare guardigne due volpi e due scoiattoli.
Le volpi erano un maschio e una femmina. La femmina era rossa, d'un rosso fuoco, con sulla pancia una strisciata di bianco. Il maschio, era di un rosso scuro, con la stessa striscia bianca della prima.
I due scoiattoli erano perfettamente uguali, solo le dimenzioni cambiavano: il maschio era il più grande, mentre la femmina la più piccola.
Erano due coppie di animali completamente diverse, ma c'era una sola cosa che l'accomunava tutti e quattro: il colore degli occhi.
Avevano... Un colore strano. Tra il grigio, l'azzurro e il rosso, ed erano colori completamente distinguibili, fatti a sfumature, inquietanti e magnetici.

Erano gli stessi occhi che incantavano umani e vampiri, ma non noi.

<< Hai detto stiamo >>
<< Intendo la mia famiglia e me >>

Spalancai di colpo gli occhi, fino all'inverosimile.
Era successo di nuovo, le visioni erano tornate.
Mugugniai sommessamente, stanca di questa situazione ormai fin troppo opprimente.
Ma quando vidi quegli occhietti vispi guizzare verso di me, mi pentii subito del mio grave errore.
Ero stata imprudente! Il loro udito era fino quanto quello dei vampiri,e emmettendo quel piccolo e flebile lamento mi ero fatta scoprire.

Dannazione!!

Sospirando, uscii allo scoperto, rivelandomi a loro.
Instintivamente, balzarono indietro, il più lontano possibile da me, congelandosi in una posizione difenziva, senza staccarmi gli occhi di dosso.
Alzai gli occhi al cielo, dandomi mentalmente della stupida.
Bene. E così potevo dire addio al mio piano di coglierli di sorpresa!
Mi ero lasciata sopraffarre dalle mie emozioni, cosa alquanto strana per me.
Di solito, quando si trattava di scontri ravvicinati ero sempre all'erta, ma chissà perchè, stavolta, era successo il contrario.

Sbuffai, irritata.
Almeno, la cosa positiva era che avrei potuto sfogarmi su qualcosa.
Guardai di sbieco le creature ripugnanti davanti a me, mentre ne frattempo, mi leccavo le labbra, accattivante.
Arretrarono, appiattellandosi ancora di più contro l'erbetta soffice del prato.
Sorrisi, il meno rassicurante possibile, immaginandomi mentre li stritolavo in una stretta ferrea. E l'immagine mentale mi piacque intenzamente.

Sorridendo, avanzai verso di loro, molto lentamente e con passi misurati, mentre loro erano congelati nelle loro posizioni.

<< Fossi stata in voi sarei rimasta dov'ero prima di arrivare fin qui >>, mormorai, accattivante, in modo pacato.

E mi fiondai su di loro, mentre il simbolo dei Crucis ardeva di potere sulla mia ascia.





Mi alzai molto lentamente, scuotendo al vento i capelli e pulendo sulle foglie la mia ascia dai resti di quegli esseri.
Sinceramente, mi aspettavo un combattimento un po' più movimentato.
Era bastato solo trasmettere un po' di potere psichico alla mia ascia e quelli erano già stecchiti.
Ma chi ci avevano mandato qua quegli stupidi esseri? Agnellini indifesi?
Qualunque cosa fossero stati erano comunque solo perdite di tempo. Neanche dieci munuti che erano già all'altro mondo. E questa volta per davvero.
Dritti, dritti all'inferno, come avevo previsto.

Sospirai e scossi il capo. Feci spallucce, e tornai sui miei passi, per vedere come se la cavava mia sorella.
Quando arrivai, Alicia stava accuratamente ripiegando il suo nastro, mentre i Mortem - o quello che ne rimaneva -, erano sparzi in qua e in là.
Ovviamente parliamo dei loro resti.

<< è stata una perdita di tempo. Un'ora di lezioni sprecata per questi maledetti esseri buoni a nulla! >>, esclamò adirata, continuando a darmi la schiena.

Sospirai, affiancandola. << Già, hai ragione. Non è stato per niente interessante! Inoltre erano lenti e deboli, non capisco perchè li abbiano mandati a morire da noi >>

Sciocche creature!

<< Non lo so, e non mi interessa saperlo! So solo che non mi piacciono queste cose! Ho saltato la mia lezione preferita per... Per.. Ooh, lasciamo perdere! >>, esclamò, gesticolando con la mano in un movimento nervoso, mentre scuoteva la chioma corvina elegantemente.

Ormai la giornata scolastica si era conclusa. Fra questo e quel'altro il tempo era volato molto velocemente.

Mentre si voltava verso di me, non potei fare a mno di farle notare il colore grigiastro delle sue labbra.

<< è meglio se vai a nutrirti... Le tue labbra stanno diventanto più chiare. >>, dissi, alludendo alla sua bocca.

Si portò una mano al labbro inferiore, sfiorandolo appena.

<< Si, hai ragione... è meglio se scarichi la mia negatività sulle prede... >>, e lanciò uno sguardo affamato ai ragazzi Cullen, poco distante da noi, che ci fissavano insistentemente, immobilizzandosi all'istante sul posto.

Anche in quel momento, notai Edward non togliermi gli occhi - estasiati, come se avesse appena visto la luce -, di dosso.
Sentii ad uno di essi mormorare:

<< E secondo loro quei cosi erano delle mezze calzette? Ma se erano forti almeno quanto un vampiro neonato! >>, esclamò, trà l'ammirato e il perplesso.

Ci voltammo verso di loro, giusto in tempo per vedere Alice tirare una rapida gomitata sulle costole a suo fratello Emmett.

<< Fa silenzio Emmett! >>, sussurrò, senza staccarci gli occhi di dosso.

Ed esso, con un mezzo broncetto, s'ammutolì di colpo.

Sorrisi, sinceramente divertita. Assomigliava in tutto e pertutto a Kellmett, sia nei gesti, sia di carattere.

*Bella?*

Voltai immediatamente lo sguardo su Alicia, e cominciammo a fissarci negli occhi, palrlando nel "nostro" modo.

*Dimmi*

*Ci pensi te ad accompagnarli a scuola?*

*Si*, annuì.

*Daccordo, io rimango ancora un'oretta fuori, a cacciare*

*Perfetto. Allora a dopo*

*Si. Ciao ciao sorellina*

*Ciao cucciola*

E dopo aver sorriso leggermente a me e ai Cullen, sparì, come nebbia, facendo volteggiare il lungo vestito nero, dirigendosi dalla parte opposta a quella che dovevo prendere io per tornare a scuola.
Mi stiracchiai, intrecciando le dita e stendendo le braccia sopra la testa, con tanto di arma in mano.
Finito di stirarmi, mi voltai verso i Cullen, piegando leggermente la testa di lato.
Sospirando, mi diressi verso di loro, scuotendo i capelli.
E nel mentre lo stavo facendo, il medaglione intorno al collo si illuminò di una luce nera, e i miei vestiti da Strega Benefica svanirono, lasciando spazio a quelli che mi ero messa per andare a scuola.
E così fecero anche i capelli e gli occhi, che tornarono entrambi castani.
Ma trattenni l'ascia.

Quando arrivai davanti a loro, - ormai bel che ritornata "normale" -, i ragazzi, tranne Edward, si misero istintivamente davanti a Rosalie e a Alice, come per proteggerle.
Mossa alquanto vana, vista la mia abilità di cacciatrice.
E comunque non volevo fargli del male, sennò glielo avrei già fatto. E questo loro dovevano ancora capirlo, purtroppo.

<< Adesso, voi tornerete a scuola con me, volenti o nolenti. Non ammetto obiezioni. Avete visto cosa sanno fare i Mortem.. E dovreste sapere quali pericoli correte a stare a zonzo per il bosco, visto che giorni fa vi spiegammo tutto di noi. Quindi, adesso, seguitemi >>, parlai con un tono autoritario, così autoritario che nemmeno la vipera Rosalie disse niente, e per questo mi congratulai mentalmente con me stessa, fiera di quanto detto.

Mi voltai, e con una leggera pressione sul terreno con la mia fedele ascia, cominciai a correre, con i Vegetariani al mio seguito, silenziosi, per chissà quale motivo.



Angolino...

Ehm... Lo so, sono in un ritardo tremendissimamente tremendo.. Ma sapete, sono in pieno esame di terza, e quindi mi tocca studiare, il quale lo stò facendo da dopo la fine della scuola... Che sseeeeeeccccaaaatttuurrraaaaaaa!!!
Comunque, tornando a noi, come vi sembra questo capitolo? Banale? Vi è piaciuto o no?
Dite dite^O^
Ringrazio come sempre chi recensice, chi l'ha messa nei seguiti o nei preferiti, e chi ha messo me tra gli autori preferiti... Grazie... Vi adorooooo^+^
Little Bites,
Egypta.

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Capitolo 21
*** Welcome, memory ***














Hunters


Quando arrivammo a scuola, trovai Kellmett e Jason appoggiati al retro della macchina, e Rose seduta sul retro di quest'ultima, a gambe incrociate, evidentemente annoiata, mentre tutti gli altri umani erano intenti a uscire di corsa dalla scuola per arrivare alle loro auto, o a ritrovarsi con gli amici.

<< Allora? Interessante? >>, mi chiese Kell con gli occhi luccicanti, appena arrivai accanto a loro.

<< Oh, si, interessantissimo... Una noia da far invidia alle lezioni di Trigonometria, e una lentezza peggio di un malato di mente con la sveltezza di un bradipo! >>, borbottai, gesticolando con la mano.

<< Oh... Allora vi siete divertite molto... >>, constatò Jason, con un sorrisetto divertito.

<< Assolutamente >>. Sbuffai.

<< In che cosa si erano trasformati stavolta? >>, chiese Rose, con fare annoiato, da sopra la sua postazione di vedetta.

<< Animali boschivi: scoiattoli, volpi... Creturine insignificanti >>, dissi scuotendo la testa.

<< Wow, efficaci... Alicia dov'è? >>, chiese Jason, guardandosi intorno.

<< è andata a caccia. Era incavolata nera perchè gli avevano fatto saltare la lezione di Lettere. >>, dissi noncurante, facendo spallucce.

Kellmett scoppiò a ridere. << Oh, non si è persa niente di interessante, t'assicuro! >>

Sorrisi anche io.
Sinceramente, a me non dispiaceva aver saltato una lezione... Se poi si parlava di Trigonometria la cosa era ancora meglio. Ghignai, al pensiero.
Improvvisamente, mi ricordai di una cosa.
Mi voltai, e mentre lo feci incrociai gli occhi di Alice e Edward.
Dostolzi subito lo sguardo da loro, senza un apparente motivo.
Gli altri Cullen, Rosalie, Emmett e Jasper, erano intenti a parlottare tra di loro, incomprenzibili a orecchio umano, senza quasi muovere nemmeno le labbra.
Parlavano di noi. Che dovevano starci alla larga il più possibile, vista la precedente dimostrazione di quanto sapevamo fare, e che potevamo essere un pericolo per loro, e la loro famiglia.

Rosalie e Jasper erano i due in assoluto più contro di noi, soprattutto Rosalie, mentre Emmett ci vedeva come una specie notevolmente forte, molto, ma che se avessimo voluto fargli del male l'avremmo già fatto.
Quindi non eravamo una minaccia apparente, per loro, secondo lui.

Sorrisi, e mi voltai verso i miei fratelli, e ci guardammo negli occhi, scambiandoci sguardi complici, visto che anche loro avevano origliato la conversazione.
Poi, mi rivoltai verso di loro.
Continuai a seguire i loro movimenti, quando ad un tratto, la mia attenzione venne di nuovo attirata dallo scatto irritato di Edward verso sua sorella, e la sua esclamazione:

<< Lei non si ricorda di niente, Alice, di niente! Ormai è tutto inutile, è felice, e questo mi basta. è stata tutta colpa mia, se... Non avessi fatto quello che ho fatto a quest'ora... >>, non tentò nemmeno di finire la frase, tanto era flebile la sua voce. << Non insistere, ti prego >>, concluse, malinconico.

Mi fece male vederlo in quel modo. Avevo voglia di correre da lui e racchiuderlo in un abbraccio stritolante, stringendolo al mio petto, e sussurrargli parole di conforto, dicendogli che andava tutto bene, e che io ero vicina a lui, che c'ero... E, stranamente, che lo avevo perdonato da molto tempo.
Non sapevo perchè la voglia di dirgli certe cose era opprimente, ma sapevo solo
che dovevo dirglielo, sapendo che in qualche modo avrei potuto rivedere il sorriso che tanto amavo su quelle labbra disegnate da Michelangelo in persona.
Ero stupita di me stessa: nemmeno lo conoscevo e già pensavo certe cose su di lui.

Increspai le labbra, in una smorfia triste, e incatenai i miei occhi ai suoi.

Sospirò, tristemente. << Dalronde però, glielo avevo promesso: Sarà come se non fossi mai esistito. >>, sussurrò.

Sussultai, spalancando di botto gli occhi.
In quel momento, accaddero molte cose contemporaneamente.
Alicia che dal nulla sbucò, venedo verso di noi con un sorriso smagliante; Alice Cullen che con uno sguardo determinato avanzava verso di noi a passo di marcia; Jasper Cullen che le si posiziona davanti nel vano tentativo di bloccarla; lei che lo scanza, gli sussurra qualcosa e continua la sua andata; i miei fratelli che mi affiancano irrigidendosi, aspettandola; un forte mal di testa improvviso; i miei occhi che saettano dai miei fratelli fino all'ultimo dei Cullen, Edward; le gambe che cedono; la vista che mi si annebbia; il tatuaggio che mi fa male; il ciondolo che brilla; dei ragazzi che si fermano a fissarmi; le mie mani che si chiudono intorno alla mia testa; gli sguardi preoccupati dei Cullen e quelli terrorizzati dei miei fratelli; io che mi accascio per terra, e la piccola Biancaneve che affianco di Edward mi sorride dolcemente.
Eppoi... Il buio.




Angolino...

Alloooooora....
Questo picccccccolooo piiiicccccoolllo aggiornamento è dovuto al fatto che ho approfittato di una "ispirazione lampo", avvenuta mentre stamattina mi rigiravo nel letto dal caldo che faceva, cercando di scacciare il fastidioso ronzio delle zanzare che girellavano sopra la mia testa..  -.-"
Quindi, ancora una volta, vi lascio al beneficio del dubbio^^
(Lo so che sono una St****a, ma mi farò perdonare, vedrete..*.*)
Ehm ehm... Allora, preciso che non so se il prossimo aggiornamento avverrà entro il fine settimana, nella quale, di Martedì, ho l'esame orale, quindi, da Mercoledì in poi, posso anche prendermela comoda, se Iddio vuole... Allora, penso di poter aggiornare di nuovo^^
Riguardo ai commenti che mi avete lasciato... Wow!! Non pensavo che la mia storiella da quattro centesimi vi fosse così tanto mancata... ç.ç me commossa.
Davvero, vi ringrazio dal profondo del profondo del cuore.
Per le domande che mi avete posto, beh, avrete le vostre risposte dal prossimo capitolo in poi.
Spero che vi abbia fatto piacere questo "aggiornamento flash", e mi fa davvero piacere aver acquistato nuove letture^^ Grazie davvero di cuore^^
Ora vi lascio, e come sempre, grazie a tutti quelli che hanno il coraggio di leggere questa cosa, Thaaannnkkkkssssssss o^.^o
Little bites,
Egypta.

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Capitolo 22
*** Ricordare - Prima Parte ***












Hunters
Quando riaprii gli occhi, dovetti sbattere più volte le palpebre per realizzare che quello che vedevo era solo un sogno, tanto sembrava reale.
Immobile, con gli occhi sbarrati dallo shock, osservavo la donna partoriente all'interno di una sala parto ospedaliera, che in preda ad un fortissimo dolore stava dando letteralmente i numeri, infamando i poveri dottori a lei intorno che cercavano, con tutte le loro forze, di farla stare ferma.
Da una parte, era alquanto buffo lo spettacolo, ma immaginai che per lei e per i dottori che la assistevano non lo doveva essere affatto.
Soprattutto per lei.

Titubante, cercai di avvicinarmi di più a lei, visto che dall'angolino dove mi trovavo non vedevo nulla, se non il didietro dei medici, per cercare almeno di dare un volto alla donna urlante.
Feci qualche passo in avanti, sperando di passare inosservata agli occhi degli umani.
Quando fui abbastanza vicina, mi spostai di più verso la mia sinistra, per evitare di guardare il punto in cui sarebbe uscita la creatura, e addocchiato un angolino non occupato dai medici, puntai il mio sguardo sul volto della donna.
Era abbastanza giovane, e la pelle liscia e lucida ne era una conferma. I capelli le arrivavano fino alle spalle, castani e arruffati, e gli occhi, lucidi e gonfi per il pianto, erano nocciola. Era tutta rossa, i denti serrati e i muscoli di tutto il corpo tesi al massimo, con le mani strette a pugno e la testa reclinata all'indietro che si muoveva ripetutamente, come il busto e le gambe.

<< Ci siamo quasi signora resista! >>

All'esclamazione del medico la donna emise un lungo e straziato urlo, l'ultimo di una lunga serie, per poi rilassarsi e riprendere fiato.
E in quel preciso momento, dalle braccia di un dottore di fronte alla donna, il pianto di un bambino si propagò per tutta la stanza.
Era venuto alla luce il figlio della donna misteriosa.

Ella, sentendo il pianto della sua creatura, voltò la testa verso di essa, sorridendogli dolcemente, come solo una mamma sa fare, per poi scoppiare in un pianto commosso.

<< Datela a me >>, disse debolmente, frà le lacrime, tendendo le braccia verso il medico che l'aveva in braccio.

Le porse il fagottino tutto gonfio e rannicchiato fra le braccia, ed ella, una volta ritenuta stabile la sua tenuta, la strinze al suo petto, baciandogli leggermente il nasino e le guance paffutelle.

<< Isabella... Amore... Amore mio >>, gli sussurrò la donna, continuando a dargli piccoli bacini sul viso e sulle manine.

Respirai profondamente, colta da un senso di smarrimento improvviso.
Congiunsi le mani davanti al petto, all'altezza del cuore palpitante.
Il nome di quella bambina continuava a vorticarmi insistentemente dentro la testa, facendo diventare impossibile formulare altri pensieri diversi da quello.

Isabella, Isabella, Isabella, Isabella...

Solo quello sentivo, e non solo dentro la mia testa, ma anche fuori.
La donna continuava a sussurrare il nome della figlia, e a guardarla come se fosse un tesoro prezioso, dal valore inestimabile.
Non ce la facevo più, la testa mi stava per scoppiare, e le gambe mi tremavano convulsamente, quasi ci fosse un terremoto all'interno di esse.
Mi accascai al suolo, con la testa racchiusa fra le mani, mentre cercavo in tutti i modi di far cessare quella maledetta voce, agitando la testa a destra e a sinistra in modo convulso.

Isabella, Isabella, Isabella, Isabella, Isabella...

<< Basta >>, sussurrai rabbiosa.

Non ce la facevo più, era troppo, la voce era diventata sempre più opprimente, e mi stava seriamente per scoppiare il cervello, quasi lo vedevo spappolato per tutta la stanza, mentre la donna continuava ripetere quel maledettissimo nome... Il mio nome...

Spalancai di botto gli occhi, bloccandomi un momento...

Ma quando realizzai che in effetti aveva il mio stesso nome, scoppiai definitavamente...

<< BASTAA!! >>


§


Mossi piano gli occhi.
Poi le mani.
E ancora gli occhi.
Poi le gambe.
E le spalle.

Ero viva?

Alquanto buffa come domanda per una come me, ma decisamente appropriata per questa nuova "avventura all'infuori dal normale e dal paranormale", se così si può chiamare.

Con il più lento e attento dei movimenti, tastai la superficie nella quale mi trovavo.
Era morbida e maneggevole.
E anche calda.

Aprii cautamente un occhio, e guardai che intorno a me non ci fosse nessuno.
E così fu.
Poi aprii anche l'altro, e feci lo stesso.
Scannerizzai tutta la stanza, che mi accorsi essere una camera da bambina, viste le bambole sparpagliate per terra.
Accanto ad esse, due valigie stracolme di roba facevano la loro comparsa.
Guardai fuori dalla piccola finestra della camera, e mi accorsi che stava piovendo a catinelle.

Piano, mi tirai su a sedere, continuando a resettare la stanza, fino a quando per sorreggermi non posai la mano destra su qualcosa di vivo, che al mio contatto si mosse impercettibilmente.
Subito, mi allontanai, come scottata, e mi ritrovai dalla parte opposta alla Cosa dentro il letto.
La Cosa si mosse di nuovo da sotto le coperte, sospirando pesantemente.
Stava dormendo, visto il ritmo regolare del cuore e del respiro.

Curiosa di scoprire che faccia aveva la Cosa, mi avvicinai al letto, matrimoniale, e arrivata al capezzale, vicino a lei, mossi piano la mano, e lentamente le levai le lenzuola di dosso.
Era una bambina.
Una bambina graziosa e paffutella.
Non doveva avere più di quattro mesi, vista la statura piccina.
Stesa su un fianco, con i pochi ciuffi di capelli castani arruffati sulla testa, il visetto rotondo rilassato, le labbra socchiuse.
Sorrisi dolcemente, colpita da quella creatura così innocente.

Seguii l'istinto, che mi diceva di nuovere una mano e accarezzare piano la guancia, per sentire se realmente era morbida come l'apparenza.
E così feci.
Mossi piano piano la mano e andai a sfiorare lentamente la sua guancia, che, in effetti, era calda e morbida, ma anche consistente.
Al mio tocco, la piccola sconosciuta tirò sù col naso, e deglutì la saliva, per poi mettersi a pancia in su con la boccuccia aperta.
Risi piano, e in quel momento, la porta della stanza si aprì con un cigolio fastidioso.
Mi irrigidì subito, pronta a scappare alla velocità della luce, chissà dove, se mi avessero scoperta.
La porta si aprì definitivamente, rivelando una donna magra, con il volto segnato, e giovane.
Era piuttosto familiare... L'avevo già vista da qualche parte.
Ma certo!
Era la stessa donna che poco priva avevo visto partorire la bambina di nome Isabella.

Al solo pensiero di quello che mi era accaduto prima, una smorfia comparse sul mio viso, ma che sparì subito, visto che la donna si stava avvicinando.
Bloccai la mascella, e aspettai una sua sfuriata per essere entrata di nascosto in camera di sua figlia, io, una sconosciuta.
Ma tutto ciò non avvenne.
La donna si avvicinò alla bimba, quindi anche a me, cominciando a spogliarla per metterle cose più pesanti.

La prese in collo, per poi portarla al piano di sotto, dove conobbi quello che era suo padre.
Si chiamava Charlie.
La donna, Reneè, e la piccola stavano partendo per Phoenix. Avevano prenotato l'aereo che da Seattle le avrebbe portate lì.
La donna scappava dal marito, non lo voleva più, e non voleva più stare a... Forks, dove invece abitava lui.
Gli promise che avrebbe portato per due settimane estive sua figlia, per farla stare con lui.
Quando la madre la portò via da lì, partendo verso l'aereoporto di Seattle con un Taxi, Charlie si buttò a sedere sulle scale a peso morto, prendendosi la testa fra le mani in un gesto disperato.


§


Avevo ancora gli occhi lucidi quando la scena cambiò di nuovo.
Questa volta, ero per una strada, deserta.
Mi guardai attorno, incuriosita, chiedendomi dove caspita fossi stavolta.
Quando incrociai il cartello con su scritto "Phoenix", non ebbi nemmeno il tempo di muovere un muscolo che ero già da un'altra parte.
Sbuffai, spazientita.
Ne avevo già a meno di questi spostamenti.

Questa volta, mi trovavo all'interno di una casa.
Dal caldo asfissiante doveva essere estate.
Provai a sentire se in casa c'era qualcuno, ma non era così, ero completamente sola.
Meglio.
Cominciai a guardarmi intorno, visitando tutta la casa.
Entrai in tutte le stanze, soffermandomi specificamente sulle fotografie attaccate ala muro.
Le più raffiguravano la donna delle mie visioni, Reneè, e sua figlia, con accanto a loro un uomo.
Doveva essere il nuovo marito di Reneè, visto che una foto raffigurava loro due in abiti da matrimonio.
In una di esse, c'era scritto anche il nome: Phil.
Mi accorsi però, che il tempo era passato, e che la piccola Bella era cresciuta.
E questo mi metteva ansia, perchè più cresceva, più diventava uguale alla ragazza del mio precendente sogno, la piccola Biancaneve.
E, quindi, di conseguenza, simile a me.

Mi portai una mano alla fronte, e sospirai.
Quindi, qualcosa, o qualcuno, stava cercando di farmi ricordare... Qualcosa..?
Forse, tutto questo c'entrava qualcosa con la mia precedente vita da umana?
Forse si, forse no...
Però non vedevo che senso aveva farmi avere quelle visioni se poi la mia vita con questa ragazza non c'entrava niente...
Poteva anche solo essere solo un caso se io e questa Isabella Swan eravamo uguali...?

Se questo era vero, se putacaso io e questa ragazza eravamo la stessa persona allora potevo realmente dire che avevo ritrovato la me stessa passata.
Ma se non era vero, allora era inutile continuare ad avere visioni, non sapendo chi era.
Eppoi, dal racconto di Edward, da quando aveva lasciato quella ragazza era passato tanto tempo, troppo per gli umani. Quindi, non poteva essere viva.

Ma perchè allora avevo lo strano presentimento che io e lei avevamo qualcosa in comune? Anzi, molto più di qualcosa.
Cosa voleva Isabella Swan da Isabella Crucis?


§


Lo scenario cambiò di nuovo.
Mi guardai in giro.
Ero ancora a Phoenix, nella stessa casa. Solo che questa volta ero fuori in giardino.
Accanto a me, c'erano due persone: Reneè e Phil.
Lui, aveva in mano una valigia, lei un passaporto.
Phil stava depositando la valigia nel retro della macchina, mentre Reneè era abbracciata a...

<< Isabella >>, sussurrai senza volerlo, finendo il mio pensiero a voce.

Non potevo crederci. La mia dannazione personale era lì, davanti a me, abbracciata a sua madre e... Così identica a me.
Mi avvicinai di più a lei, mentre quest'ultima si staccava con un sospiro da sua madre, promettendogli che a Forks sarebbe andato tutto bene.
Forks? Da Charlie?

La seguì con lo sguardo mentre saliva nella macchina con la madre, per poi partire verso l'aereoporto.
Salii in macchina con loro, determinata a scoprire quello che sarebbe successo dopo con Edward e i Cullen.
Dal racconto di Edward, doveva essere una cosa molto brutta.

Quando arrivammo all'aereoporto, Reneè la lasciò lì, promettendole che se avesse avuto bisogno lei sarebbe subito venuta a prenderla.
Poi partì, sola.
Arrivata a destinzaione, dopo quattro ore, - in cui avevo avuto il tempo di studiarla per bene -, a prenderla, venne suo padre Charlie, contento come una Pasqua che la sua bambina fosse di nuovo con lui.
Quasi mi fece tenerezza quell'uomo.
 
Arrivati a casa Swan, l'uomo le dette il suo regalo di benvenuto: un robustissimo e vecchissimo Pick-up Chevy dell'84, rosso sbiadito.
A lei piacque, anche se era più vecchio di tutti noi Crucis messi insieme.
Passò la notte, e arrivò il mattino.
Bella andò a scuola con il suo Pick-up, e io salii in groppa con lei.
Nel parcheggio della scuola, - che non era cambiata di un virgola dal suo tempo al mio -, non c'era quasi nessuno.
Per prima cosa, passò dalla segreteria a ritirare i moduli da fare firmare ai professori, e una cartina della scuola.
Poco dopo essere uscite, il parcheggio stava piano piano riempiendosi.

E improvvisamente, la vidi.
Una Volvo grigia metallizzata faceva la sua comparsa tra le altre.

Da quel momento, le cose, i fatti, le vicende accadute in quel tempo passarono davanti ai miei occhi alla velocità della luce, entrando però nella mia memoria nitidamente, come se le avessi vissute una seconda volta.
E mi ricordai dell'amore incondizionato che nacque in quei tempi tra me e Edward, del suo sentirsi un mostro, dell'odio verso se stesso, della paura di ferirmi, del nostro primo bacio, della presentazione alla sua famiglia,.
Mi ricordai della stravaganza di Alice, dell'ilarità di Emmett, della compostezza di Jasper, dell'acidità di Rosalie, della dolcezza di Esme e della pacatezza di Carlisle.
Mi ricordai di tutti loro. Del bene che volevo a quella famiglia... Della mia famiglia...

Lo scontro con James, oh si, anche quello, poi del ballo, della mia richiesta di essere trasformata da lui in una di loro e... Del mio diciottesimo compleanno...
Del mio disastroso diciottesimo compleanno...

Guardavo tristemente la me stessa di una volta essere lasciata dalla sua vita...


<< Tu.. Non.. Mi vuoi? >>

<< No >>

<< Be', questo cambia le cose >>

<< Ovviamente, a modo mio, ti amerò sempre. Ma quel che è successo l’altra sera mi ha fatto capire che è l’ora di cambiare. Vedi, sono... stanco di fingere un identità che non è mia, Bella. Non sono un essere umano. Ho aspettato troppo e ti chiedo scusa >>

<< No. Non farlo >>

<< Tu non sei la persona giusta per me, Bella >>

<< Se... Ne sei certo >>

è stato il giorno più brutto della mia vita... Avrei prferito riaffrontare la trasformazione in Strega Benefica altre mille volte.

<< In cambio, ti faccio anch'io una promessa. Prometto che è l'ultima volta che mi vedi. Non tornerò. Non ti costringerò mai più a affrontare una situazione come questa. Proseguirai la tua vita senza nessuna interferenza da parte mia. Sarà come se non fossi mai esistito >>.


E per un po' lo è stato... Ma ora che ricordavo... è molto peggio.


Non c'era più.

Amore, vita, significato...La fine di tutto.


E da quel momento, è stata anche la fine di Isabella Swan.


C'era una ragazza, in mezzo ad uno spiazzo libero da alberi e piante, che si dimenava come una pazza, urlando, piangendo, digrignando i denti.
C'era una ragazza, in mezzo ad uno spiazzo libero da alberi e piante, che si stava trasformando, dicendo addio alla sè stessa umana, per diventare un qualcosa di unico e raro, un qualcosa, che tutti noi vorremmo diventare.
C'erano dei ragazza, nelle città lontane a quella della ragazza, che si stavano trasformando, che nel dolore si contorcevano, urlavano, piangevano, pregavano per avere pietà.
C'erano dei ragazzi che si sentivano legati fra di loro attraverso un filo indissolubile, invisibile ed eterno.
C'erano delle famiglie che accolsero dei ragazzi, aspettando pazienti il loro risveglio.
C'erano dei ragazzi, che non sarebbero più tornati umani, perdendo tutto quello che avevano realizzato in tutta la loro breve vita, per averne in cambio una nuova.
Eterna.





*Angolinooo*

Salve^^
Allor, come va?
Be', a me tutto bene, spero lo stesso anche a voi^.-
Bene, eccoci arrivati alla prima parte delle memorie della nostra Bella, spero che sia stato di vostro gradimento.
Sono voluta partire con i ricordi dalla sua nascita, visto che le non ricorda niente, ma proprio niente.
Vi anticipo una piccola cosa: dal prossimo capitolo in poi, tutte, o quasi,( si vedrà come mi girano ), le famiglie degli Stregoni Benefici faranno la loro apparizione^^
Spero comunque che sia stato di vostro gradimento e...
Ragazze, siamo arrivate a 99 preferiti!! Chissà chi sarà la 100esima!?!?
Ihihih, comunque, si vedrà...
E come sempre, ringrazio chi favva chi segue e chi legge!! GRAZZZZIIEE^^
Little Bites,
Egypta

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Capitolo 23
*** Ricordare - Seconda Parte ***












Hunters


Come immobilizzata, continuavo a fissare con occhi vitrei la figura pallida di una ragazza, invocare il nome di chi con lei non c'era più.
Vagava per il bosco, ormai per un tempo indefinito, con la solita espressione catatonica a indurirne i lineamenti e la mano protesa in avanti, come per cercare qualcuno che non c'era più.
I suoi passi pesanti, la mente che le diceva di correre, correre anche in capo al mondo pur di ritrovarlo.
E il corpo che, come bloccato, faceva tutto il contrario.
Era molto precaria, tremava. Ma non di freddo.
Aveva paura. Ma non del buio.
E io la seguivo.
Ogni suo passo, ogni suo movimento.
Era il mio, medesimo.
Tutto il suo dolore.
Era il mio.
Provavo tutto quello che sentiva, che provava lei e che avevo provato in passato anche io.
Il senso di solitudine, quell'amara consapevolezza che piano piano stava prendendo il possesso della mente e del corpo.
Lo provavo anche io, come allora.

Erano ore che vagavamo per il bosco, lei con gli occhi rossi e gonfi, saturi di lacrime da rilasciare e rilasciate, e io poco distante da lei sul'orlo di una crisi di nervi.
Era calata la notte.
Non c'era luce, solo la luna illuminava gran parte del cielo, riflettendolo di poco sulla terra.
Si fermò nel centro di uno spiazzo verde libero da alberi e altre piante.
Mi fermai quasi contemporaneamente con lei.
Si lasciò cadere a peso morto sull'erba.
Mi sedetti ai piedi di un albero.
Si portò le ginocchia al petto, e in una posa apparentemente autoconfortante se le strinse al petto, continuando a piangere e a singhiozzare.
Ai singhiozzi presto si unirono parole sconnesse, urlate, tra cui alcune di disprezzo, colme di rabbia e amore e tristezza.
Tra quelle, solo un nome spiccava, particolarmente riconoscibile: Edward.

Continuava a chiamarlo, totalmente singhiozzante e disperata.
Io mi limitavo a guardarla, con gli occhi socchiusi, senza pensare a niente, senza alcuna espressione sul viso.
E in quel momento, successe una cosa strana.
Qualcosa dietro la sua schiena, all'altezza dell'Osso Sacro, cominciò a rilasciare una debole luce nera.
Dapprima non capii cos'era, ma poi, riconoscendo il calore della luce familiare, capii che la trasformazione, l'ultima tappa della trasformazione, stava per avvenire.
Era solo questione di tempo.
Sentivo il suo cuore battere impazzito, e man mano che i battiti andavano ad aumentare, la luce si faceva sempre più intensa.

Un qualcosa che strusciava per terra, però, attirò immediatamente la mia attenzione.
Scanzionai la fitta boscaglia con cura, archiviando da una parte del mio cervello il processo di trasformazione in attivazione, e specialmente un punto attirò infine la mia attenzione.
Erano poco distanti alla ragazza, solo qualche metro li separava.
Immediatamente, mi immobilizzai sul posto, in attesa.
Non riuscivo a capire chi erano, ero solo riuscita a riconoscere due sagome dalle mantelle rosse.
Mi calmai un po'.
E quando da sotto i cappucci riconobbi due croci rosse su occhi dorati, e un paio di volti familiari, mi calmai completamente.

Erano Maya e Trent Supplicius, i due Stregoni Benefici, nomadi Europei dagli occhi dorati e la croce rossa.
Ricordai immediatamente che furono loro a trovarmi e ad accudirmi per tutta la durata del cambiamento per la trasformazione, riconoscendomi immediatamente in una di loro, la loro famiglia cugina, l'ultima ancora non creata, e di cui io ne avrei fatto parte.
Sopportarono i miei ripetutivi sbalzi d'umore, cullandomi con affetto quando mi sentivo spaesata e triste, per un qualcosa che a quel tempo non conoscevo ancora.
Dopo cento anni che le cinque famiglie dei Benefici si crearono definitivamente, mi raccontarono una volta Alexia e Maya, la famiglia dei Supplicius si unì a quella dei Terranova, costituita come loro da due persone: Jared ed Alexia, dalle croci bianche.
Lo fecero perlopiù per comodità, per essere pari e per non rimanere soli, ma senza nessuno scopo amoroso.
Tra noi famiglie non ci poteva essere un sentimento d'amore che legava due persone, ma solo fratellanza e amicizia.

I due Supplicius rimasero pazienti dietro la coltre di alberi, in attesa del momento opportuno per intervenire.
La me stessa di una volta, intanto, non si era accorta di nulla.
Ne del tatuaggio, ne degli osservatori.
Continuava a piangere e singhiozzare, malendendo e implorando Edward di tornare.
Io alternavo lo sguardo da lei a loro, da lei a loro...
Poi, finalmente, accadde.
La ragazza si contorse dal dolore, spalancando di botto gli occhi, sottolineando maggiormente il rossore e il gonfiore deovuto alle lacrime.
Si portò la mano al tatuaggio, mentre un'altra fitta le fece deformare in una smorfia dolorosa la bocca e tutta la faccia, costringendo la schiena ad inarcarsi indietro.
Ci fu un susseguirsi di fitte e dolori da ogni parte, che lei visse sdraiata per terra e contorta per il dolore provato.

Tutto questo sotto gli occhi miei e dei Supplicius.
Alla fine, dopo qualche minuto di agonia, si lasciò sprofondare nel terreno, come crocefissa.
In quel momento, i Supplicius uscirono dal loro nascondiglio, per avvicinarsi a lei e portarla via di lì, e portarla accanto ai suoi fratelli, che vivevano lo stesso, medesimo, dolore.


§


Mi svegliai di soprassalto, facendo tremare il letto dal piumone dorato sul quale ero sdraiata.
Ero tornata al mondo reale?
Lanciai velocemente un occhiata nella stanza in cui mi trovavo.
Ero su un letto grande, col piumone dorato, in una stanza piena di dischi musicali e una grande vetrata.
Di certo quella non era camera mia.
In un lampo di lucidità, però, mi ricordai dove l'avevo già vista.
E quando realizzai, mi pietrificai all'istante.

Oh, no.

Fu il mio unico pensiero.
Ero a casa dei Cullen. Più precisamente nella camera di... Edward.
Feci una smorfia.
Dopo la bella esperienza passata, di certo, era l'ultima persona che volevo vedere.

Bene, chi è il genio che mi ha portata qui?

Ringhiai sommessamente, irritata.
Il nostro ringhio era del tutto diverso da quello dei vampiri normali.
Era più animale, più roco e acuto. Sembrava un mix tra tutti i ringhi animali del mondo.
Decisamente spaventoso.

In quel momento, mi sentivo molto irritata e stanca psicologicamente.
E ce ne voleva per far stancare una di noi.
Tutto quello da cui mi ero appena svegliata aveva contribuito sia al mio malumore, sia a risucchiare parte della mia energia mentale.
Cautamente, tirai giù le gambe dal letto, e alzatami, diedi uno sguardo al bosco, oltre la vetrata.
Era buio.
Mi irritai ulteriormente, ricordandomi che l'ultimo pezzo appena vissuto, era situato nella notte.
Assottigliai gli occhi, e mi specchiai nel mio riflesso nella grande vetrata, perfettamente lucida.
Logicamente opera di Esme.

Tremai leggermente.
La mia pelle era più pallida della luna, e i miei occhi erano dorati con sulle pupille la croce nera dei Crucis.
Le unghie erano perticolarmente lunghe e molto affilate, color della pece.
I capelli leggermente più scuri e più lunghi.
I denti bianchissimi e affilati come rasoi, con i canini lunghi e appuntiti; neri anch'essi.
E le mie labbra... Sfioravano il bianco.
Affamata e innervosita.
Alla grande.
Avevo un assoluto bisogno di cacciare.
E alla svelta, visto che dovevo riversare la mia collera su qualcosa di vivo. Sennò rischiavo sinceramente di spedire innocenti all'altro mondo, dopo una morte lunga e molto, ma molto dolorosa.

Percepii la presenza dei miei fratelli e degli altri vampiri giù di sotto, nel salotto.
Senza fare il minimo rumore, a passo umano mi diressi giù per le scale.
Quando arrivai, erano tutti lì, e al gran completo.
I cullen più Chris e famiglia erano seduti in un divano, l'opposto di quello in cui erano i miei fratelli.
Quest'ultimi, avevano i volti tirati, senza espressione e osservavano con veemenza i vegetariani di fronte a loro.
Come d'altra parte facevano anche loro. Avevano gli occhi fissi sul loro viso, chi con un espressione proccupata chi con una più calma.

La bionda, Rosalie, guardava con disprezzo mia sorella Rosemary, in ovvia competizione con lei. Per bellezza, di sicuro.
Jasper, fissava Alicia, con le sopracciglia aggrottate, mentre lei gli rispondeva con un sorrisetto compiaciuto.
Di sicuro per via del suo potere di empatico bloccato dallo scudo di mia sorella.

Ben fatto, sorellina.

Quando mi soffermai a guardare Alice ed Edward, un'impeto d'ira mi colse alla sprovvista.
Ce l'avevo con lui per avermi abbandonato, e con lei per essersene andata senza nemmeno rivolgermi una parola. Senza nemmeno salutarmi.
Sentii un ringhio nasciermi dal fondo della gola, che repressi subito, premendo la lingua sui denti e sdrusciandola sui canini con forza.

<< Alice non tornerà >>

<< Voleva salutarti anche lei, ma l'ho convinta che un taglio netto sarebbe stato per te meno doloroso >>

Repressi un'altro ringhio.
Cosa credeva? Di poter scegliere quello che era giusto per me? Cosa ne sapeva lui, se non riusciva neanche a leggermi nel pensiero?
Cercai di calmare il tremolio che mi era preso alle mani per la rabbia.
Mi accorsi, però, anche di un'altra cosa.
Una femmina del clan di Chris stava letteralmente incollata al braccio di Edward.
Strinzi di scatto le mani a pungno.
Com'è che si chiamava? Tatia?... Ta...Tana... Ah, si, Tanya.
L'altra Barbie bionda rossiccia che corteggiava Edward.
Sentii dentro di me qualcos'altro oltre la rabbia, un qualcosa che la superava, persino.
Ero gelosa?
Ero gelosa se lei gli stava appiccicato? Ero gelosa se lei lo toccava e lo sfiorava? Ero gelosa le lei lo guardava e lui guardava lei?
Ci pensai un momento sù.
Si, ero gelosa.
E molto.

Non riuscivo a capire quel sentimento.
D'altronde, lui non era mio, non stavamo ormai più insieme... Ma c'era ancora quella sensazione di possesso legato a lui... E forse, sotto sotto, anche qualcos'altro.
Ma per il momento l'unico sentimento che spiccava in me era la rabbia.
Non capivo.

Senza volerlo lasciai sfuggire un ringhio leggermente più udibile, per i vampiri ovviamente. L'essere umano non si sarebbe accorto di nulla.
Si voltarono tutti nella mia direzione, molto rapidamente.
Parvero sollevati che mi fossi svegliata, ma il sollievo fu presto ceduto alla irrigidità.
D'apprima, i miei fratelli, vedendomi, mi sarebbero venuti incontro, abbracciandomi e chiedendomi come stavo. Ma poi, capendo lo stato in cui ero, rimasero buoni ai loro posti, senza togliermi gli occhi dal viso.
Alcuni dei Cullen, invece, stavano per alzarsi, specialmente Edward ed Alice, che sembravano i più sollevati di tutti.
Ma dovettero risedersi immediatamente, vista l'occhia ben poco rassicurante con cui li fulminai.

<< Bella >>, mi sentii chiamare.

Voltai immediatamente lo sguardo verso Alicia, che non sembrava minimamente provata dallo sguardo d'ammonimento che le lanciai.

<< è meglio se vai a nutrirti, potresti perdere il controllo. E non sarebbe una buona cosa.. Per loro >>, mormorò rassicurante, buttando uno sguardo davati a sè.

Arricciai il labbro superiore, poi lo rilasciai, e lo riarricciai di nuovo.
In quel momento, sembravo un vero e proprio animale.
Bellissimo, etereo. E letale.
Ripassai di nuovo lo sguardo su ognuno di loro, e quando vidi l'espressione irritante della bionda, Rosalie, parlai per la prima volta da quando ero entrata.

<< Cos'hai da guardare in quel modo, bionda? >>, sussurrai, con la voce arrochita dall'irritazione.

Non mossi nemmeno le labbra per pronnciare quella frase, mi bastò solo dischiudere di poco le labbra che avrei potuto dire un discorso intero senza mai fermarmi.
In risposta lei si rannicchiò da seduta e ringhiò appena, in quello che doveva essere un ringhio minaccioso.
Forse, avevo trovato una preda con cui divertirmi.

Sorrisi, maliziosa e pericolosa, in direzione della bionda.
Passai la ligua sulle labbra: prima su quello superire poi in quello inferiore.

<< Sei sempre stata una seccatura, per tutti! Un pericolo di cui non tenevano conto, un'umana insignificante e cocciuta... E ora un'essere spregevole e senza cuore >>, assottigliò gli occhi, nell'espressione più rabbiosa che riuscì a fare, << Guarda come hai ridotto mio fratello, guardalo! Se non fossi esistita tu a quest'ora saremmo tutti quanti più sereni! >>

Sentii un ringhio uscire prima dal petto di Edward, poi di Alice, mentre Emmett, il suo povero e disgraziato compagno, la trattenava per le spalle, implorandomi con lo sguardo di non farle del male.
Sbattei per due volte di fila le palpebre, poi piegai di poco la testa di lato e mantenere uno sguardo freddo e il volto glaciale.

<< Tuo fratello ha scelto da solo il suo destino. è stato lui che mi ha avvicinata e mi ha permesso di avvicinarmi a sè stesso e a tutti voi; ed è stato lui, con le sue stesse mani, a creare questa situazione >>, mi fermai un momento, pensierosa << E comunque, anche se non ci fossimo conosciuti, ci saremmo incontrati di certo, in quanto è stato segnato che io diventassi una Strega Benefica, e voi vampiri qualunque... Tsè, anzi, se non vi avessi conosciuti, non avrei vissuto l'ultimo mio tempo da umana a piangere e disperarmi per un illuso qualunque.  >> . Gettai una rapida occhiata a Edward, che chinò il capo, mortificato.

A quel punto, negli occhi di Rosalie vidi una scintilla di rabbia repressa, improvvisamente liberata, che come una bomba nucleare si espanse fulmineamente su tutta lei.
Scattò, liberandosi dalle braccia di suo marito, e si avventò verso di me.
La rabbia cieca che provava in quel momento la indusse a trasformarsi nell'animale caratteristico della loro natura.
Il volto deformato dalla rabbia, gli occhi saettanti, i denti affilati ben in mostra...

Ghignai, un secondo prima di bloccare il suo polso sinitro nella mano destra.
Provò ad assettarmi un calcio in pieno stomaco, ma la bloccai con il gomito della mano con cui tenevo il suo polso.
Ringhiò più forte e con la mano ancora libera cercò di tirarmi un pugno in piena faccia.
Ovviamente non ci riuscì. La fermai ad un centimetro dal mio naso, la sua mano stretta a pugno dentro la mia.
Righignai di nuovo, e mi avvicinai al suo orecchio.

<< Se non esistessimo noi la vostra razza spazzerebbe via l'intera umanità dalla faccia della Terra. E le creature degli inferi vi eliminerebbero tutti quanti... Sarebbe un vero spreco... >> mi avvicinai ancora di più a lei << .. con che cosa ci ciberemo, noi, dopo? >>, e la lasciai, picchiando due dita sopra il petto, dove una volta si trovava il cuore.

Si piegò in due dal dolore, tossendo, e rapidamente trovò sicurezza tra le braccia di suo marito, spaventato a morte per lei.
Scoppiai a ridere rigorosamente, piegando la testa indietro e chiudendo gli occhi.
Quando finii, mi voltai di nuovo verso di lei.

<< Spero che la lezione ti sia bastata. Non ti ci provare mai più a metterti contro uno di noi... Non ne usciresti viva >>, mormorai, con voce suadente e con una punta di malizia nell'ultima frase.

Poi mi leccai le labbra con la lingua, di nuovo.
Mi voltai verso i miei fratelli.

<< Vogliamo andare? >>, chiesi, ilare.

Sghignazzarono, divertiti dalla mia performance appena compiuta.
Non ci vedevo più dalla fame e avevo voglia matta di mandare all'Inferno qualcuno.
Feci per voltarmi, ma una mano affusolata mi costrinse a girarmi di nuovo.
Era Edward, che mi guardava con uno sguardo afflitto.
Buttai un'occhiata dietro di lui, e vidi i Cullen intorno a Rosalie che la sorreggevano, mentre lei era sopraffatta dal dolore.
Riportai lo sguardo su Edward.

<< Non ti preoccupare: tua sorella si riprenderà presto. Sentirà... Solo un po' di dolore... Eheh >>, lo rassicurai, soddisfatta di me.

Scosse lievemente il capo, e lasciò scivolare la sua mano dal mio polso fino alla mia mano, intrecciando le mie dita alle sue.
In quel momento, una scossa molto potente ci attraversò entrambi, con la sola differenza che io non lo feci vedere, mentre lui tremò leggermente.

<< Dimmi la verità... >>, cominciò, tentennando, e aspettando una reazione da parte mia, che però non avvenne. Allora continuò: << Ti ricordi di me, vero? La tua frase di prima... >>, non concluse la frase, intuendo dal mio sguardo che comunque avevo capito cosa voleva dire.

Decisi di giocare un po' a fare la cattiva. << Forse si... Forse no... A te l'ardua sentenza >>, e lo immobilizzai con un sorriso gelido e carico di rabbia.

L'espressione che assunse alle mie parole fece tentennare di poco la mia sicurezza.
Ma mi riscossi subito, quando lasciò la mia mano e la portò rigida lungo un fianco.
Ma soprattutto, quando la Barbie Tanya gli si accostò, rimanendo sempre dietro di lui, sfiorando la stessa mano con cui lui aveva toccato me.
A quel punto, se non volevo schiacciare quel bel visino tra le mie mani, mi conveniva andarmene.
Mi voltai, senza guardare più nessuno in faccia, ed uscii alla velocità della luce dalla porta, seguita dai miei fratelli.
Ma prima fulminai entrambi con lo sguardo più glacialmente fulminante che possedevo.


:Angolino:

Salve^^
Wow ragazze!! Appena ho viato tutti quei commenti del capitolo scorso mi è preso quasi un colpo!! Soprattutto leggendoli!! Mamma mia... Non so che dire... Davvero... Grazie, grazie di cuore, per il sostegno e l'appoggio che mi date, senza di voi questa storia non sarebbe andata avanti... Grazie davvero^^
E sono particolarmente lusingata da chi ogni volta mi dice che scrivo bene... Be', in verità, il desiderio di farvi capire bene la storia e la trama influisce molto nel mio lavoro, quindi mi spinge a dare il meglio di me... E pensare, che ogni volta che scrivo un capitolo, ho paura di scrivere un qualcosa di non chiaro, o che si possa capire male, ma visto che ricevo ogni volta commenti bellissimi, be', mi fanno capire che la mia scrittura non è poi così malaccia^^
Quindi, grazie, grazie infinite, a tutte voi^^
Okay, dopo questo sfogo sentimentale, posso annunciare che siamo arrivati a 101 preferiti e 28 seguite... Sarò un po' ripetitiva ma.. Wow!
 Che dire, immagineranno le scrittrici come me come mi senta, quindi ragazze, potete ben capirmi^.-
Mi raccomando, continuate a commentare, che arriviamo a 100 anche lì.. xD
Little Bites,
Egypta

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Capitolo 24
*** Chiarirsi ***














Hunters


Abbattei l'ennesimo povero mal capitato albero con una manata, l'ennesimo di una lunga serie, e lo fiondai chilometri e chilometri lontano da dov'era prima, facendolo schiantare in mille pezzi al contatto con il suolo terroso del bosco.
Dire che ero infuriata non era tutto.
Provavo un groviglio di emozioni che un umano sicuramente non avrebbe sopportato.
Rabbia, Rancore, Irritazione, Tristezza, Disperazione, Frustrazione, Delusione, Gelosia...
D'un tratto tutta la voglia di scoprire il mio passato da umana, chi ero, se n'era andata via, come una nube di fumo che piano piano si disperde nell'aria, trasportata via da un vento forte e glaciale.
Come fece lui con me.
Improvviso, netto, e tagliente.
Repressi un singhiozzo trasformandolo in un ringhio singhiozzato.

Dovevo cacciare, e ne avevo davvero bisogno.
In quel momento potevo benissimo attaccare anche uno dei miei fratelli, tanta era la rabbia che provavo.
E di certo questa era l'ultima cosa che volevo.
Avevo la tentazione di tornare indietro, in quella casa, e prendere il bel capino di Tanya e schiacciarlo fra le mie mani, appagando un mio bisogno interiore.
Immaginai la scena, e l'immagine mentale mi piaqque intensamente.
Digringai i denti come una bestia, e lanciai un'occhiata ai miei fratelli.
Erano nella parte più lontana del posto in cui mi trovavo, fermi e zitti, che pazientemente mi fissavano in attesa che mi calmassi.
Con lo sguardo li avvertii che sarei andata a cacciare, e che non volevo nessuno intorno. Volevo stare sola.
Dopo di che, mi voltai, e incominciai a correre, fiutando l'aria.

Pasarono cinque secondi, prima che riuscissi a scovare due scie di vampiri.
Sorrisi malignamente, e corsi più veloce, impaziente di riempirmi lo stomaco.
Avevo già dato la mia sentenza appena avvertito il loro odore: Inferno per tutti e due.
Seguendo i due odori, arrivai fino ad una radura senza nè alberi, nè piante e nè fiori.
La riconobbi subito: era il posto dove i Cullen giocavano a Baseball.
Ripensando a loro, un'improvvisa fitta al cuore mi colse di sorpresa: mi ero completamente dimenticata del problema "Cullen". In quel momento la caccia era di vitale importanza.
Sbuffai, e facendolo feci sollevare una ciocca di capelli finita davanti al viso.
Sorrisi appena, poi mi ricordai della caccia, e del mio povero stomaco vuoto.
Stavo per muovermi nella loro direzione, quando un improvviso aroma a più fragranze decisamente familiare mi fece gelare sul posto.
Fulmineamente, voltai gli occhi verso la parte più lontana del bosco, dove nemmeno la vista di un vampiro riusciva ad arrivare. E li vidi.
Stavano correndo fra gli alberi del bosco, in ricerca sicuramente della sottoscritta.

Sbuffai infastidita. << Dannazione! >>, mormorai, senza farmi sentire dai due vampiri.

Di quel passo ci avrebbero messo tre minuti per arrivare dove ero io, e non volevo di certo rischiare di attaccarli, anche per quanto non mi andassero a genio dei componenti di quella famiglia...
Pasò un millesimo di secondo, e poi, in una decisione improvvisa decisi che dovevo fare tutto molto rapidamente.
Dovevo essere velocissima.




Quando mi raggiunsero, la scena che gli si parava davanti era alquanto inquietante, anche per un cacciatore come un vampiro.
Io ero in piedi, con la testa china e il volto senza espressione, le braccia lungo i fianchi e il vestito tutto svolazzante per il venticello che tirava, così come i lunghi capelli neri.
La bocca semi aperta, ma solo quel tanto che bastava per riuscire a vedere i lunghi canini neri sporchi di veleno.
Le labbra che prima erano grigie dopo la caccia erano ritornate nere come la pece.
E intorno a me un ammasso informe di pezzi di carne fredda a bianca, mischiata con pezzi di stoffe scure che una volta si potevano classificare abiti.
I miei occhi erano puntati sulle figure slanciate dei Cullen, senza essere sorpresa di rivedere Rosalie tra loro, algida e arzilla come se non l'avessi mai toccata.

Mi leccai il labbro inferiore in un movimento circolare, raccogliendo una goccia di veleno sfuggita dai canini.
Piegai le labbra in quello che doveva essere un sorriso, e cominciai a camminare nella loro direzione.
Camminavo lentamente, senza fretta, mentre loro incoscentemente arretravano di un passo.
Quando gli fui davanti, il medaglione cominciò a brillare di una soffice luce nera, e io tornai nella mia forma umana.
Alcuni di loro erano increduli: immaginai avressero fatto un paragone da come ero in quel momento a come ero prima, da umana.
La risposta veniva da sola: completamente diversa.
Sia per personalità, sia per aspetto fisico.
Ricordavo che prima inciampavo sempre, anche nei miei stessi pedi, mentre da quando ero una Strega Benefica ero anche più aggraziata di loro.
Chi era il mostro adesso?
Sorrisi apertamente, lasciando che la mia figura li abbacinasse.
Poi superandoli, ritornai pigramente sui miei passi.

Stavo saltando agilmente una radice sporgente da terra che mi ostacolava l'avanzo, quando mi sentii afferrare il polso destro da una mano affusolata.
Arrestai il passo, e molto lentamente mi voltai verso chi mi aveva bloccata.
Appena mi voltai verso Edward, i miei occhi marroni cioccolato si fusero con la tonalità dorata del miele dei suoi, così caldi, profondi e tristi, nei quali per una frazione di secondo immaginai di vedere una cascata di lacrime schermare e scivolare lungo quei lineamenti perfetti, che adesso non mi appartenevano più.
Al pensiero, sentii un ondata di dolore avvolgermi, che come un'onda si infranse contro il mio cuore ormai nè vivo nè morto.

Ma non volevo che percepisse niente di ciò: lui aveva già fatto la sua scelta lasciandomi quando ero ancora una vulnerabile umana, e stentavo a credere che mi rivoleva quando accanto a sè aveva una vampira come la sua compagna.
Da quando lo avevo riconosciuto, non facevo altro che fare forza su me stessa per non cedere davanti a lui, anche se questo comportava conseguenze che per il mio inconscio era disastrante, visto che mi logoravo volontariamente l'anima con le mie stesse mani.

Repressi un sospiro desolato, e strizzai gli occhi per un secondo.
Quando li riaprii, trovai le sue gemme ambrate che mi scrutavano attentamente, lodandomi con gli occhi come se fossi stata una divinità.
Passammo qualche secondo a guardarci negli occhi, mentre il pulsante istinto di buttargli le braccia al collo era forte.
Poi, senza preavviso, lui lasciò che le sue gambe si piegassero, e che il suo busto si sbilanciasse in avanti, finendo in ginocchio e col capo chino di fronte a me.
Strinse i pugni lungo le coscie, mentre io strabuzzavo gli occhi, sorpresa.

<< Perdonami>>

Il mio cuore mancò un battito.
La sua voce era una maschera di pura sofferenza, come prossimo al pianto. Potevo chiaramente percepire desolazione e disperazione provenire da una sola parola.
In quel momento, vederlo prostrato davanti a me come un uomo che chiede perdono davanti a chi sa di aver rovinato la vita, mi fece gemere incontrollata, anche se sapevo che non lo avrebbe sentito tanto era represso.

<< So di averti delusa, ferita, e marchiata per l'eternità. Ma credimi, non lo volevo. Pensavo che facendo quello che ho fatto tu avresti vissuto una vita migliore, sposandoti, avendo dei figli, nipoti... Con qualcuno di umano, e che certamente non avrebbe avuto paura di sfiorarti senza romperti con una carezza le ossa... Pensavo che fosse la cosa più giusta da fare, sacrificare l'amore che provavo per te per la tua sicurezza... Pensavo che passato un po' di tempo tu riuscissi a dimenticare il mio ricordo, non ti volevo costringere ad una vita buia e maledetta. Tu... Eri troppo dolce, delicata, innocente... Per diventare ciò che io ero... e che sono... Ma ti prego Bella, perdonami... Perdona questo sciocco e stupido Impuro che ti ha rovinato inconsapevolmente la vita... Ti prego... Perdonami...>>.

Singhiozzò.
Singhiozzò ancora.
E ancora.
E ancora.
E ancora.

Ero immobile.
Avevo la vista annebbiata dalle minacciose lacrime che sapevo che da lì a poco tempo sarebbero esplose, mentre il cuore faceva le capriole dentro il petto.
In quel momento, non sapevo se la cosa più giusta da fare era voltarmi e non degnarlo di uno sguardo mentre me ne andavo lasciandolo lì, o buttarmi su di lui e cominciare a frignare come una fontana rotta.
Il secondo che passò dopo fu determinante per farmi credere nella mia scelta.
Lentamente - e trattenendo alla meglio le lacrime -, camminai verso di lui.
Con la medesima lentezza, feci forza sulle ginocchia, e lentamente mi misi in ginocchio.
Poi con tutte e due le mani gli alzai il viso da sotto il mento, e dopo averlo guardato un attimo negli occhi lucidissimi, lo strinsi al petto, facendogli immergere il volto nell'incavo dei miei seni.

Dopo un attimo, sentii anche le sue braccia avvolgermi la schiena, spingermi più vicino al suo corpo.
Singhiozzammo entrambi, ma consapevoli però della nuova luce di speranza che avvolgeva i nostri cuori.

Rimanemmo per circa cinque minuti in quella posizione, quando percepii la presenza di altre persone intorno a noi.
Voltai la testa verso la mia destra, e attraverso lo spesso velo di lacrime che mi ricopriva gli occhi riscii a scorgere le figure dei miei fratelli.
Riconobbi subito Alicia e RoseMary, che abbracciate l'una al braccio dell'altra cercavano di non versare i lacrimoni che erano sul punto di straripare, mentre Kellmett e Jason avevano i pollici di entrambe le mani alzati con un sorriso radioso che coinvolgeva tutto il viso.
Vedendoli mi vennero suito in mente i due personaggi di un cartone animato giapponese che guardavano Kell e Jass, Ourast Club qualcosa mi pare che si chiamasse...

Mi sciolsi in una risata cristallina, e riportando l'attenzione sulla mia di nuovo ragione di vita me lo strinsi ancora di più al petto, mentre dall'altro lato del bosco riconobbi la famiglia Cullen al completo che ci guardavano incantati.
Passai lo sguardo su ognuno di loro, e quando mi soffermai su Alice la vidi nello stesso modo in cui si trovavano le mie sorelle, anche se aveva delle lacrime invisibili a lucidargli gli occhi ambrati.







Heart

Heart,
I know love’s been hard on you,
And I’m sorry for the things I’ve put you through,
Before, you start to break on me, or ask for sympathy,
I need to make you see,
Oh heart, I’m not sure it’s been long enough,
To say that I feel is really love,
There is just one way to learn,
Sometimes we’ll get burned,
And right now it’s our turn

Give it time,
Help me through,
Heart we can do this together,
You’re my strength,
You’re my soul,
I need you now more than ever

Heart,
all the hurt will soon be gone,
If you, if you just keep on beating strong,
You will always be my friend,
So keep on hanging in,
And we’ll find love again

Give it time (give it time),
Help me through (help me),
Heart we can do this together,
You’re my strength (you’re my strength),
You’re my soul,
I need you now more than ever…

Heart,
I know I’ve been hard on you,
I’m sorry for the things I’ve put you through,
Please, don’t you break on me, I need to make you see,
It wasn’t meant to be,
‘Cause you will always be my friend,
So keep on hangin’ in,
And we’ll find love again


Cuore

Cuore, so di essere stata dura con te.
Mi dispiace per le cose che ti ho fatto passare
prima che tu iniziassi a romperti
o a chiedere di affezionarmi
ho bisogno di farti vedere.

Oh cuore, non sono certa che sia durato abbastanza
per dire che quello che sento è vero amore.
C'è solo un modo per imparare,
a volte noi facciamo del male
e altre volte è poi il nostro turno

Dagli tempo... aiutami...
cuore noi possiamo fare questo insieme.
Tu sei la mia forza
tu sei la mia anima
ho bisogno di te ora più che mai.

Cuore, tutto il male se ne sarà presto andato,
se tu, se tu continuerai a battere forte.
Tu sarai sempre mio amico,
quindi dammi una mano
e noi troveremo l'amore di nuovo.

Dagli tempo... aiutami...
cuore noi possiamo fare questo insieme.
Tu sei la mia forza
tu sei la mia anima
ho bisogno di te ora più che mai

Cuore, so di essere stata dura con te
mi dispiace per le cose che ti ho fatto passare.
ti prego, non spezzarti
ho bisogno di farti vedere
perchè tu, tu sarai sempre mio amico.
quindi diamoci una mano a vicenda
e troveremo l'amore di nuovo.






...Angolino...

Salve^^
Eccomi di nuovo di ritorno dopo tre millenni che non mi ripresentavo *Coro dei Cullen che cantano Alleluja in versione angioletti *ç**.. Chiedo umilmente perdono a tutte le persone che aspettavano l'aggiornamento, ma purtroppo ero disperata... L'ispirazione non mi tornava e non riuscivo a sbloccarmi da un punto della storia per andare avanti T.T
Ma ora eccomi qui, con un nuovo capitolo che spero piaccia^^
Comunque, spero tanto che mi sia riuscita bene la parte di Eddy disperato... La frase l'ho scritta con in sottofondo la melodia Dream di Yiruma, l'adoro quel compositore >.<
Mentre la canzone Heart è di Britney Spears, mi stò appassionando particolarmente a lei in questo periodo...
Spero comunque che vi piaccia^^
Come sempre, ringrazio chi l'ha messa tra i preferiti e chi l'ha messa tra i seguiti, ma soprattutto chi commenta, che mi sprona ad andare avanti... GRAZIE!!!!!
Little Bites,
Egypta.

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