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di Mahlerlucia
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Dipendenze ***
Capitolo 2: *** Gufi contro Gatti ***
Capitolo 3: *** Occhi belli ***
Capitolo 4: *** Testardaggine ***
Capitolo 5: *** C'è troppa luce ***
Capitolo 6: *** Adorabili impiastri ***



Capitolo 1
*** Dipendenze ***



Questa mini-long partecipa al #Writober2019 indetto dal sito Fanwriter.it
 
16 ottobre: Cerotto
 

 
Anime: Haikyuu!!
Genere: Introspettivo, Romantico, Sportivo
Rating: arancione
Personaggi: Keiji Akaashi, Kenma Kozume
Pairing: AkaKen
Tipo di coppia: Yaoi


 
 
 Dipendenze

 

Kenma Kozume non si era mai trovato a suo agio in mezzo alla gente. Ogniqualvolta si presentava un’occasione per la quale era costretto a rapportarsi con gli altri, sentiva l’aria venirgli meno per far posto ad un’angoscia capace d’imporre il proprio predominio su ogni cellula del suo esile corpo. Nelle occasioni in cui gli insegnanti osavano chiedergli di leggere il suo tema o – più semplicemente – una pagina di un qualunque libro di testo a voce alta, veniva colto da una sorta di attacco di panico dal quale riusciva a trovare sollievo solo chiedendo di potersi alzare per andare in bagno. Tra le vecchie piastrelle di quei servizi igienici versava in gran segreto tutte le lacrime che non avrebbe mai osato mostrare nemmeno alle persone a lui più vicine.
Il pranzo organizzato per ringraziare i club che avevano preso parte al training camp estivo non poteva di certo esimersi dalla sua cronica fobia sociale.

Poteva udire il vociare imponente del suo più caro amico farsi largo tra le orecchie dei numerosi presenti. Qualcuno aveva persino manifestato la pazienza necessaria per potergli dare retta. Kōtarō Bokuto della Fukurōdani più di chiunque altro. D’altronde, l’atteggiamento da leader incallito era il medesimo.
Le loro risate sguaiate, accompagnate da numerosi commenti decisamente sopra le righe, si potevano udire ad un miglio di distanza. Erano entrambi intenti ad importunare a modo loro quel Kei Tsukishima della Karasuno. Ma nonostante i loro bizzarri propositi, non riuscivano mai ad andare oltre un’accozzaglia di frasi fatte e senza senso.

Il giovane alzatore riusciva a percepire tutto quello che accadeva intorno a lui nonostante la sua mente fosse – quasi – completamente assorta dall’ultimo gioco che aveva acquistato per la sua console portatile. C’era un intero pianeta da salvare a seguito di un’esplosione nucleare e parecchie opzioni ancora da impostare a dovere.
Tutto sommato non era affatto male come mera sfida virtuale, ma aveva avuto modo di provare giochi di ruolo decisamente più intriganti. I primi due livelli erano stati superati con una facilità talmente estrema da indurlo allo sbadiglio immediato in almeno un paio di occasioni. La sua stanchezza cronica stava tornando a farsi sentire come ogni pomeriggio; specie dopo tutti quei giorni consecutivi di allenamenti massacranti.

“Stai vincendo?”

Una voce calda, composta, inquadrata. Una domanda che non era di certo quella che Kenma si aspettava da un qualsiasi estraneo che potesse sorprenderlo isolato dal branco e maggiormente interessato alla sopravvivenza di un mondo che non esisteva piuttosto che alla sua reale vita sociale. Ad ogni modo, a quella persona non interessava cosa stesse facendo nello specifico; ciò che gli premeva – forse! – era che lo stesse facendo con successo.
Ma il piccolo setter non aveva il benché minimo desiderio di voltarsi per imbastire una banale conversazione con un coetaneo che, con ogni probabilità, si era a sua volta stufato dell’odore di barbecue e della vacua prolissità di alcune conoscenze comuni.
Si era limitato ad annuire, chinando la testa e sforzando le corde vocali per dar vita ad un’unica sillaba utile a rispondere affermativamente.

“Questa è la cosa più importante.”

Keiji Akaashi, colui che poteva essere considerato il miglior amico di Bokuto, il suo alzatore prediletto.
Per lo meno era il più tranquillo ed introverso della compagnia; non a caso tendeva ad accompagnare la sua presenza con un’espressione facciale che rasentava quella del suo corrispettivo della Nekoma.

“Come mai sei qui?”

Non aveva risposto all’istante, anche se Kenma avrebbe potuto giurare di aver percepito le melodie di una lieve risata. Note di colore che erano mancate nella sua vita per troppo tempo.
Si era finalmente voltato per capire cosa ci fosse di tanto divertente in un contesto di asocialità del genere. Non ci poteva essere niente di peggio della consapevolezza dei proprio limiti emotivi.

Sdraiato sul prato, una gamba accavallata sull’altra, un filo d’erba tra le labbra, gli occhi concentrati sulle nuvole di passaggio. Akaashi poteva definirsi tutt’altro che un libro aperto, tantomeno per chi lo conosceva solamente per sentito dire. Ma forse avevano sempre condiviso molto più di quanto entrambi potevano immaginare, a partire dalle posizioni in campo e dai loro rispettivi numeri di maglia. E magari chissà, potevano riuscire persino a tollerarsi. Bastava solo provarci.

“Potrei farti la stessa domanda.”

Il giovane Kuzome era sempre stato esemplare nel nascondere le sue emozioni, anche quelle collocabili nella sfera della positività. Dal suo sguardo apparentemente annoiato non traspariva nulla che potesse anche solo far presumere un certo fastidio dovuto al dannato talento retorico del suo interlocutore.
Il tedio si era triplicato nel momento in cui aveva realizzato di aver perso la partita che aveva da poco iniziato. Si era dovuto arrendere al fatto che Akaashi fosse stato in grado di attirare la sua attenzione in maniera ‘socialmente accettabile’. Questione non certo di facile tollerabilità.

“Ci sono troppe persone.”

“Sì, troppi bipedi strepitanti. Concordo.”

“E poi mi è venuto sonno.”

“Anche a me, sai. Sarà che ho dormito poco stanotte...”

Nella mente di Kenma si era involontariamente fatta largo una domanda: Perché?
Non era una curiosità generata dalla semplice volontà di portare avanti quella conversazione affinché potesse terminare il prima possibile, al contrario.
Il tono malinconico con cui erano state esternate quelle ultime parole, aveva fatto subito presagire che sotto ci fosse dell’altro e che, probabilmente, Akaashi stava solo cercando qualcuno con cui poterne parlare apertamente.

“Bokuto-san parla anche mentre dorme?”

“E pure mentre si ciba. Ma non posso attribuire la completa responsabilità a lui, anzi.”

Kozume si era coricato a sua volta su quel manto verde e soffice, accucciandosi in posizione fetale e facendosi scherno con la piccola Play Station Portable sulla quale aveva ripreso a smanettare. Doveva riprendere il gioco dal punto esatto in cui era stato interrotto e, soprattutto, doveva ridurre al minimo indispensabile i contatti con quel ragazzo che stranamente lo rendeva più empatico del solito. Avrebbe potuto anche voltarsi dalla parte opposta, ma in cuor suo arrivò a pensare che sarebbe stato eccessivamente scortese.
In fondo la definizione ‘bipedi strepitanti’ gli era persino piaciuta.

“Akaashi-kun, cosa ti sei fatto sul braccio?”

L’alzatore della Fukurōdani si era voltato verso il rivale per capire come si fosse accorto di quel cerotto malmesso poco più in basso del gomito. Non aveva staccato per un solo istante gli occhi dal piccolo schermo del suo giocattolo, eppure lo aveva notato. E se ne stava persino preoccupando.

“Ah, niente di che! Ho sbattuto sul terreno e mi sono procurato un piccolo taglio durante un allenamento all’aperto.”

Kenma aveva allungato una mano per sfiorare il punto esatto dal quale si dipanava un livido piuttosto vistoso. Il suo viso si era rabbuiato dopo aver percepito una lieve smorfia di dolore tra i lineamenti delicati del suo avversario.

“Mi dispiace.”

Non c’era stato bisogno di aggiungere altro. Non servivano discorsi motivazionali o riparatori.
Non occorreva nemmeno specificare che l’insonnia era stata causata da qualcosa di ben più serio del compagno di squadra chiassoso per antonomasia.
Tra due persone così simili bastavano davvero pochissimi elementi per entrare in perfetta sintonia.

Kozume mostrò un ultimo, tenue e confortante sorriso, prima di lasciarsi definitivamente andare tra le braccia di Morfeo.










 

Angolo dell’autrice


Ringrazio anticipatamente tutti coloro che passeranno a leggere questa mia mini-long!

Il #Writober2019 è un’ottima scusa per prendere piede in un nuovo fandom. Ma dato che gli TsukkiYama non mi bastavano, ora sotto con un altro pairing – un po’ sottovalutato – che sto imparando pian piano ad adorare: gli AkaKen! È una piccola storiella senza pretese, giusto per continuare il mio allenamento di scrittura. :)

Prima parte: cerotto (da intendere anche in senso figurato).
Kenma decide d’isolarsi dal resto della numerosa compagnia preferendo l’inaugurazione di un nuovo giochino per la sua inseparabile PSP. Tutto sembra andare come solito, ma qualcuno decide di interrompere la consueta asocialità del biondo alzatore. Keiji Akaashi ha bisogno a sua volta di tranquillità, ora che l’agitazione per il suo piccolo infortunio si sta diffondendo tra i suoi compagni della Fukurōdani, Bokuto in primis.
Ma a Kenmino nostro è mai sfuggito qualcosa? Non mi sembra proprio. ;)

Il titolo della mini-long riprende la frase che proprio Akaashi dirà a Kenma nel corso della partita che vedrà le loro squadre rivali in campo (quello che vedremo a gennaio nella nuova serie animata).
Il testo è scritto in terza persona e al tempo passato.

P.S. Pubblico questo primo capitolo proprio in concomitanza con il compleanno del setter della Nekoma.
Tanti auguri, Kenma-kun! :)

Un ringraziamento speciale va agli amministratori del sito Fanwriter.it per aver permesso tutto questo! **

A domani,

Mahlerlucia

 

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Capitolo 2
*** Gufi contro Gatti ***



Questa mini-long partecipa al #Writober2019 indetto dal sito Fanwriter.it
 
17 ottobre: Furry
 
 
 
Anime: Haikyuu!!
Genere: Introspettivo, Romantico, Sportivo
Rating: arancione
Personaggi: Keiji Akaashi, Kenma Kozume
Pairing: AkaKen
Tipo di coppia: Yaoi

 
 
 Gufi contro Gatti

 

Mancavano oramai pochi giorni allo scontro diretto con la Karasuno di Hinata e Kageyama. La tensione cresceva ogni giorno in maniera esponenziale, così come il sudore e la stanchezza dovuti ai sempre più intensi e mirati allenamenti a cui la Nekoma si sottoponeva con costanza.
Tetsurō Kuroo spronava senza sosta tutti i componenti della sua squadra, conscio di poter ricoprire il ruolo di capitano ancora per pochi mesi. Esisteva un’unica convinzione che gli permetteva di continuare l’importante mandato fino alla sua naturale scadenza: essere certo dell’identità del suo degno successore. La scelta si era ristretta ad una cerchia di soli tre nomi, tutti appartenenti a studenti del secondo anno: Yamamoto, Fukunaga e – naturalmente – Kenma.
Il primo aveva perso smalto agli occhi del capitano il giorno in cui si era permesso di contraddire e deridere proprio le idee di Kozume. Il secondo, per quanto avesse sempre mantenuto il suo ruolo da titolare, non aveva mai dimostrato particolare interesse nel sovrastare l’indiscussa superiorità del talento dei due coetanei.
Rimaneva lui, il giovane alzatore dall’intelligenza e dalla tattica infallibili. Il fautore di almeno il novanta percento dei punti guadagnati dalla squadra in tutti i match di una certa rilevanza. Motivo per cui non poteva esserci altro erede designato all’infuori di lui.

Ne avevano già discusso. O meglio, Tetsurou aveva cercato d’intavolare più volte una conversazione sensata con l’amico d’infanzia; ma le risposte che riceveva ad ogni suo commento erano spesso dei semplici mugolii o dei monosillabi pronunciati senza il benché minimo entusiasmo. Nove volte su dieci i suoi occhi non si staccavano nemmeno dalla sua inseparabile PSP o dallo schermo del nuovo smartphone.

“Ehi, Kenma! Stasera pensavo di andare a fare un giro alla palestra della Fukurōdani. Ti va di venire?”

Fino a qualche giorno prima non avrebbe avuto alcun dubbio: non ci sarebbe andato nemmeno trascinato per i capelli. Non avrebbe potuto tollerare altri sforzi fisici da accumulare a quelli già messi in pratica nel corso della giornata. Inoltre, non sarebbe mai stato capace di reggere più di cinque minuti consecutivi di fronte alle continue e chiassose farneticazioni di Kōtarō Bokuto. Ogni volta che provava a coinvolgerlo nei suoi ragionamenti contorti, Kozume non poteva evitare di provare un mix tra l’imbarazzo e il fastidio. E la situazione non faceva altro che peggiorare nel momento in cui Tetsurou cominciava seriamente a dargli retta o, peggio ancora, ragione
 
“Ken, avrei bisogno anch’io del mio alzatore. Perché te ne stai seduto lì a far niente?”
 
“Non è vero che non sto facendo niente.”
 
Il suo alzatore.
Sì, perché doveva tenere testa ad un Bokuto che usava presentarsi sempre accompagnato da chi sapeva impostargli il servizio con una precisione millimetrica, pur standosene costantemente immerso in un silenzio pregno di considerazioni e minuziose analisi sui punti di forza e di debolezza degli avversari di turno. In questa sua visione di gioco, Keiji Akaashi era indubbiamente molto simile a Kenma. Non a caso, erano entrambi considerati dai loro compagni come le menti dei loro rispettivi club.

“Sì, verrò.”

Tetsurō aveva quasi perso l’equilibrio, tanto era stato intenso lo stupore provato per l’insolita decisione dell’amico.
Kenma aveva alzato gli occhi dal telefono proprio mentre gli era stata posta quella domanda di routine, da sempre considerata inutile. Aveva sgranato i suoi occhi ferini soffermandosi a pensare a qualcosa d’ignoto, giusto un attimo prima di esternare la propria approvazione. In ultimo, aveva rimesso lo smartphone in tasca e si era avviato verso l’uscita della scuola, senza aggiungere null’altro.
Il piccolo Neko aveva graffiato un’altra volta il cuore del suo capitano, senza nemmeno saperlo.
 
***
 
Capitan Bokuto non aveva esitato nell’accettare la proposta che Kuroo gli aveva inviato tramite WhatsApp. Un allenamento extra, svolto in un clima decisamente più disteso e ventilato, non poteva che giovargli e galvanizzarlo. Peccato solo che Akaashi non vi avrebbe potuto prendere parte a causa dell’infortunio subito al braccio.
 
“Akaashi! Che diavolo ci fai qui? Ti avevo detto di restare a casa. Che ti ha ordinato il medico? Hai dieci giorni di riposo, ma tu fai sempre di testa tua. Sei forse impazzito? Vuoi peggiorare la situazione?”
 
“Bokuto-san, sto bene. Restare a casa non mi porterà certo dei benefici.”
 
“Nemmeno venire ad allenarti con quel taglio che rischia d’infettarsi. Anzi-”
 
“Non ti preoccupare. Piuttosto, perché non pensi alle mie povere orecchie? Anche loro avrebbero bisogno di un po’ di tregua di tanto in tanto.”
 
“Akaashi!”
 
Non c’era verso di fargli intendere a quale rischiose conseguenze avrebbe potuto portare la sua scelta. Persino Mister Yamiji era stato liquidato con un semplice ‘la ringrazio, ma sto bene’ di circostanza.
La presenza del numero cinque sotto rete era divenuta inamovibile, nonostante le evidenti difficoltà mostrate ad ogni singolo tentativo di alzata o passaggio.

“Che cooosa?!”

“Bokuto-san, che ti prende?”

“Kuroo mi ha appena scritto che il gattino stasera ci onorerà della sua presenza. Un miracolo!”

Il gattino.
Uno di quei nomignoli insopportabili che il suo senpai era abituato ad attribuire alla maggior parte dei suoi avversari, soprattutto i più giovani. Impossibile non aggiungere alla lista almeno gamberetto, discepolo o quattrocchi.
Akaashi non sapeva ancora darsi una spiegazione, ma l’uso di quel soprannome non lo aveva entusiasmato.

“Ti ha spiegato il motivo?”

“Ehm... no. Ma scusami un attimo, ci deve essere per forza di cose una spiegazione? Magari il micetto si è finalmente svegliato!”

Il micetto.
Per Keiji era stato oltrepassato un limite interiore che nemmeno sapeva di avere. Senza contare che se c’era una persona al mondo che non aveva affatto la necessità di ‘svegliarsi’, questa era proprio Kenma Kozume.

“Guarda che Kenma è molto più vigile di quanto tu possa anche solo lontanamente prevedere. Ti converrà prestare attenzione nel corso dei prossimi match.”

Il viso di Bokuto si era trasformato ben presto in una maschera pregna di perplessità mista a sana curiosità. Probabilmente non aveva mai sentito Akaashi difendere in quel modo un qualsiasi avversario.
I due alzatori non avevano mai avuto modo di approfondire a dovere la loro conoscenza. O meglio, era praticamente impossibile veder nascere un’amicizia quando l’introversione e la diffidenza imperversavano da entrambe le parti. Era necessario dimostrare una certa perseveranza nel creare un dialogo con chi non aveva mai dimostrato particolare perspicacia nella costruzione di nuovi rapporti sociali.
Bokuto spesso e volentieri si trincerava dietro a questioni inerenti alla pallavolo per capire cosa potesse passare nella contorta mente del suo setter di fiducia. Di tutto il resto sapeva bene poco.

“Solito orario?”

“Suppongo di sì. Ma... perché me lo chiedi?”

“Secondo te, Bokuto-san?”

“Eh?! No, Akaashi, ora m’incazzo davvero! È fuori discussione! Cosa verresti a fare nelle tue condizioni?”

“Il gufo.”

“Che diavolo...”

Una mano sollevata in segno di saluto fu tutto quello che Bokuto riuscì ad avere in cambio. La figura claudicante di Keiji si avvicinò alla porta dello spogliatoio dove i due si erano fermati a discutere sul da farsi per la serata.
La conversazione era terminata così, di nuovo senza alcuna possibilità di poter controbattere a quell’uccello del malaugurio.










 

Angolo dell’autrice


Ringrazio anticipatamente tutti coloro che passeranno a leggere questa mia mini-long!

Il #Writober2019 è un’ottima scusa per prendere piede in un nuovo fandom. Ma dato che gli TsukkiYama non mi bastavano, ora sotto con un altro pairing – un po’ sottovalutato – che sto imparando pian piano ad adorare: gli AkaKen! È una piccola storiella senza pretese, giusto per continuare il mio allenamento di scrittura. :)

Seconda parte: furry (gufi e gatti hanno aiutato parecchio).
Ok, ok. Non chiamate la polizia! Sono la prima a dire che qui di ‘furry’ c’è ben poco. Ma è il secondo capitolo di una mini-long i cui protagonisti sono personaggi di un manga spokon, mica potevo improvvisamente trasformarli in veri gufi e veri gattini! XD
Ho approfittato del prompt per dirigerlo su vari soprannomi legati ai singoli personaggi e sui nomi dei due teams. Spero di non essere andata troppo ‘fuori prompt’. In tal caso... pazienza!
Che dire del capitolo? Non potevo non coinvolgere anche Kuroo e Bokuto, i rispettivi capitani. Due personaggi che in un primo momento non mi avevano propriamente convinta (anche perché mi ero basata solo su quello che si evince nell’anime, ovvero molto poco rispetto al manga), ma che ora invece trovo fondamentali ai fini della trama.
E Akaashi. Sì, mi direte tutti che in realtà è molto ‘analitico’ e non correrebbe mai certi rischi. Ma sono tutti ragazzi che per vincere una partita di volley venderebbero l’anima al diavolo, suvvia. ;)

Il titolo della mini-long riprende la frase che proprio Akaashi dirà a Kenma nel corso della partita che vedrà le loro squadre rivali in campo (quello che vedremo a gennaio nella nuova serie animata).
Il testo è scritto in terza persona e al tempo passato.

Un ringraziamento speciale va agli amministratori del sito Fanwriter.it per aver permesso tutto questo! **

A domani,

Mahlerlucia

 

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Capitolo 3
*** Occhi belli ***



Questa mini-long partecipa al #Writober2019 indetto dal sito Fanwriter.it
 
18 ottobre: Hurt/Comfort
 
 
 
Anime: Haikyuu!!
Genere: Introspettivo, Romantico, Sportivo
Rating: arancione
Personaggi: Keiji Akaashi, Kenma Kozume
Pairing: AkaKen
Tipo di coppia: Yaoi

 
 
 Occhi belli

 

Era possibile poter avere la meglio in un battibecco con Keiji Akaashi?
Bokuto se l’era chiesto più e più volte. Non poteva credere che l’alzatore avesse sempre la risposta pronta per ogni suo commento. Era innegabile il fatto che il capitano avesse il vezzo di sproloquiare senza troppa cognizione di causa. D’altronde, il suo motto era da sempre ‘il mondo è dalla mia parte’. E con un mantra del genere, chi avrebbe mai potuto fermarlo? I suoi livelli d’autostima raggiungevano spesso – e volentieri – punteggi che un comune mortale non poteva nemmeno sognarsi di notte.
I giochi cambiavano quando si usciva dall’ambito del mero volleyball. Ma questo era tutto un altro discorso che Akaashi conosceva piuttosto bene. Difatti, ai suoi occhi era diventato facilmente analizzabile e piuttosto confutabile.

“Mi hai mai visto così incazzato?”

“No, ma tranquillo: l’umore non ha minimamente scalfito il tuo abituale egocentrismo.”

“Akaashi!”

Per placare il crescente nervosismo, Bokuto aveva deciso di iniziare a provare qualche schiacciata, in attesa dell’arrivo della compagine della Nekoma.
Il primo tiro era finito direttamente contro la rete, rimbalzandogli persino in faccia.
Akaashi aveva abbozzato un sorriso per ‘complimentarsi’ per quell’attimo di estrema disattenzione.
Maledizione!

“Ehi, ehi, ehi! È qui la festa, gufetti?”

Una voce facilmente riconoscibile tra le innumerevoli amicizie di cui poteva vantarsi l’asso della squadra di casa. L’espressione di sfida dipinta in volto, la voglia di divertirsi e di scambiare qualche piacevole e scontata battuta con chi riusciva a concepire i suoi pensieri folli in maniera decisamente più naturale di quanto non fosse in grado di fare l’amico d’infanzia. Piccole questioni d’incompatibilità caratteriale facilmente arginabili, specie quando alle spalle vi era un rapporto speciale come il loro.

“Ma guardate un po’ chi è arrivato! E non è solo... Miao!”

Kenma era entrato in palestra con aria titubante e andando immediatamente a nascondersi dietro la schiena di Tetsurō.
Non era di certo venuto in quel posto per perdersi in chiacchiere forzate o allenamenti troppo stancanti per i suoi – bassissimi – standard. Ciò che gli premeva con maggiore urgenza si trovava esattamente di fronte a lui, seduto a bordo campo in maniera composta, nel riserbo più assoluto.

“Già, ho portato il mio personal setter. E penso di aver fatto bene dato che il tuo è out.”

“Sono infortunato, non ‘out’. E se fossi ‘out’ sarei in giardino.”

“In che senso, Akaashi?”

“Lascia perdere Bokuto-san!”

“Akaashi! Non ho capito cos’hai detto! Cosa ti costa spiegarmelo?”

Gli occhi dei due numeri cinque s’incrociarono e si riconobbero all’istante; nonostante questo, il loro saluto non andò oltre un rapido cenno della testa. Kenma usò la sua infinita partita a Candy Crush Saga come riparo da sguardi indiscreti e dalle strane pulsioni interiori di cui non riusciva ancora a capacitarsi. Di contro, però, aveva ben inteso che erano state proprio queste ultime ad indurlo a presentarsi a quegli assurdi ritrovi a cui aveva sempre preferito sottrarsi.

“Un’altra volta, Bokuto-san. Ora possiamo cominciare-”

Noi possiamo cominciare! Tu non ti alzi da lì!”

“Mi verranno le piaghe da decubito e starò ancora peggio.”

La vivace discussione fu interrotta dal piccolo Kozume, il quale andò a sedersi proprio accanto al suo corrispettivo della Fukurōdani; incrociò le gambe, senza mai smettere di tamburellare con le dita sullo schermo del suo cellulare.
Fingeva di non essere minimamente interessato a quell’inutile diverbio, ma in realtà le sue orecchie erano concentrate unicamente sulle reazioni di chi non si sarebbe arreso con tanta facilità dinnanzi alle remore del suo senpai.

“Non usare termini troppo ‘medici’ con Bokuto-san. Lo sai che si potrebbe incartare.”

Keiji si voltò d’impeto verso Kenma con l’aria di chi non si aspettava di certo un suo intervento. Il timido alzatore sollevò per un secondo il viso dal piccolo display, allo scopo di dedicarsi alla reazione del ragazzo infortunato. Distolse la propria concentrazione da lui solamente nel momento in cui si rese conto di aver cominciato a partorire pensieri poco appropriati sul colore e l’intensità dei suoi occhi.

“Ognuno ha i suoi difetti.”

“Il tuo è che sei testardo, Akaashi!”

“Ehi, Bokuto! Basta chiacchiere, muovi il culo e vieni a fare qualche battuta!”

Kuroo era riuscito a catturare l’attenzione del coetaneo distraendolo dalla sua smodata preoccupazione per la salute del suo compagno di squadra. Gli passò un pallone dalla parte opposta del campo e, in pratica, lo invitò a nozze. La cannonata che ne conseguì arrivò dritta al centro della parte opposta del campo, generando un sonoro rimbombo al quale seguì un tenue applauso. L’indice e il medio sollevati in contemporanea assunsero il ruolo simbolico di risposta nei confronti degli apprezzamenti ricevuti.

“È in forma!”

Akaashi si girò nuovamente in direzione del numero cinque della Nekoma. Stava cominciando seriamente a domandarsi come potesse seguire quello che succedeva intorno a lui pur non degnandosi di sollevare il naso da quel piccolo mondo virtuale dal quale sembrava essere stato definitivamente rapito.

“Sotto pressione dà il meglio di sé.”

“In questo momento è sotto pressione?”

Keiji preferì non rispondere, tornando ad osservare ciò che stava accadendo in campo. Una serie di banali passaggi realizzati appena sopra la rete, nulla di più. Come sempre, Bokuto riusciva a compiere elevazioni che Kuroo tentava goffamente di emulare, ma con scarsi risultati.
Kenma interpretò il mutismo del setter avversario come una conferma ai pensieri che di sicuro non stavano tormentando solamente il buon cuore di Kōtarō Bokuto. Si decise finalmente a spegnere lo schermo del telefono, senza dimenticarsi di salvare prima tutte le impostazioni ottimizzate e i diversi livelli raggiunti.

“Di cosa si tratta?”

“Distorsione. Il medico mi ha prescritto due settimane di riposo, ma io non posso rinunciare ai campionati nazionali.”

“Lo immaginavo... e ti capisco.”

Akaashi avvertì una stretta al cuore che portò inesorabilmente le lacrime agli angoli dei suoi occhi. Nascose il viso tra le gambe nel tentativo di non essere visto da nessuno.
Non era stato preparato a quell’ondata di empatia che era appena giunta da chi gli sedeva accanto.

“Dovevo stare più attento...”

Kozume si avvicinò e attirò delicatamente a sé il braccio offeso dell’amico. Notò subito lo stesso livido del giorno precedente, ancora più scuro e – con ogni probabilità – pulsante dal dolore.
Prese Akaashi per quella stessa mano e lo invitò ad alzarsi. Lo condusse negli spogliatoi e si mise in cerca del kit di primo soccorso; ma trovò giusto alcuni medicamenti sparsi all’interno di un vecchio armadietto.
Non era di certo un esperto in materia medica, ma aveva tamponato le sbucciature di Tetsurō tante di quelle volte nel corso degli anni da poter dire di averci fatto un po’ la mano.
Disinfettò l’ematoma con una pomata per poi tirar fuori una benda tubolare elastica dalla sua confezione.

“Kozume-san, perché lo fai?”

Kenma lo guardò e gli sorrise. Si chinò su di lui, seduto su una panca posta all’angolo più remoto di quella grande stanza. Gli buttò le braccia al collo e gli consentì di far riposare il suo irrefrenabile flusso di pensieri direttamente sul suo piccolo petto. Le lacrime di Keiji bagnarono leggermente il tessuto di quella morbida felpa rossa, portandolo a sentirsi inevitabilmente in colpa.

“Perché voglio che tu non perda nemmeno un incontro, Occhi belli.”










 

Angolo dell’autrice


Ringrazio anticipatamente tutti coloro che passeranno a leggere questa mia mini-long!

Il #Writober2019 è un’ottima scusa per prendere piede in un nuovo fandom. Ma dato che gli TsukkiYama non mi bastavano, ora sotto con un altro pairing – un po’ sottovalutato – che sto imparando pian piano ad adorare: gli AkaKen! È una piccola storiella senza pretese, giusto per continuare il mio allenamento di scrittura. :)

Terza parte: Hurt/Comfort (Gatto consola Gufo).
Finalmente il quartetto Neko-rōdani si riunisce e ritroviamo Kuroo e Bokuto esattamente come li avevamo lasciati. Capitan Gufo è preoccupato per il suo setter e ne ha ben donde dato che dovrebbe realmente stare a riposo. Sarò stata troppo melensa nel vero e proprio momento hurt/comfort? Boh, ai lettori l’ardua sentenza!
L’espressione ‘occhi belli’ (titolo del capitolo) ha per me un significato veramente importante in questo periodo. Con il personaggio di Akaashi, poi, calza davvero a pennello. :)

Il titolo della mini-long riprende la frase che proprio Akaashi dirà a Kenma nel corso della partita che vedrà le loro squadre rivali in campo (quello che vedremo a gennaio nella nuova serie animata).
Il testo è scritto in terza persona e al tempo passato.

Un ringraziamento speciale va agli amministratori del sito Fanwriter.it per aver permesso tutto questo! **

A domani,

Mahlerlucia


 

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Capitolo 4
*** Testardaggine ***



Questa mini-long partecipa al #Writober2019 indetto dal sito Fanwriter.it
 
19 ottobre: Lupo solitario
 
 
 
Anime: Haikyuu!!
Genere: Introspettivo, Romantico, Sportivo
Rating: arancione
Personaggi: Keiji Akaashi, Kenma Kozume
Pairing: AkaKen
Tipo di coppia: Yaoi

 
 
 Testardaggine


 
Le suppliche di Bokuto, unite a quelle di mister Yamiji, non erano state sufficienti per convincere Keiji a non prendere parte all’incontro decisivo per stabilire chi sarebbe passato definitivamente ai quarti di finale del torneo nazionale. 
L’Ubugawa di Gōra si era mostrata piuttosto in forma sin dalle prima partite di qualificazione; e quel giorno non era certo da meno.
La situazione era degenerata proprio nel momento in cui gli avversari avevano concretizzato quale fosse il bersaglio su cui puntare per segnare quanti più punti possibili. A nulla era servito evitare d’indossare la benda tubolare elastica per non destare sospetti: i movimenti delle braccia del numero cinque erano apparsi fin da subito più prudenti e meno sincronizzati del consueto.

“Akaashi, per l’ultima volta... fatti sostituire! Konoha è in allerta dall’inizio del match!”

L’alzatore non si voltò in direzione del proprio capitano, nuovamente intento a nascondere le proprie sofferenze agli occhi di chi se ne stava addirittura prendendo gioco. Era una strategia becera, meschina e di bassissima leva per i suoi gusti. Mai si sarebbe sognato di fare affidamento sulle criticità fisiche dei suoi avversari per portarsi a casa una partita.
Il concetto di vittoria era ben altra cosa per lui.

“Akaashi, mi senti?!”

Si girò appena di lato per non dare l’impressione di voler ignorare completamente il suo capitano. Il rispetto nei suoi confronti era sempre stato in cima alla lista dei doveri ai quali era completamente devoto sin dal primo giorno di allenamento nella palestra appena inaugurata della Fukurōdani Academy.
Gli sorrise flebilmente, con l’espressione di chi avrebbe voluto solo un po’ di fiducia in più in una situazione già piuttosto compromessa, sia dal punto di vista emotivo che mentale. Bokuto comprese che non ci sarebbe stato verso di fargli cambiare idea. Tutto quello che poteva fare era acconsentire al suo estremo desiderio di partecipazione e continuare a ‘proteggerlo’ da qualunque presa di mira proveniente dalla metà campo avversaria.
Konoha imprecò più volte, richiamando a gran voce l’allenatore. La reazione del giocatore titolare fu quella di chiudere gli occhi ed estraniarsi da qualunque stimolo ambientale non consono alla partita in corso.
In mancanza di forza fisica era necessario virare ogni energia sull’astuzia e la collaborazione con i compagni.

Arrivò l’ennesima battuta da parte della squadra avversaria; Yamato era riuscito a bloccarla in bagher, portando la palla in direzione di Keiji. Il setter si piazzò sotto rete per ricevere la sfera con la punta delle dita, cercando di imprimere al suo movimento il minor sforzo muscolare possibile.
Nel momento esatto in cui toccò la palla, Bokuto-san partì in elevazione. Poter assistere alle sue prodezze sportive era ogni volta uno spettacolo per gli occhi di qualunque amante della pallavolo; lo stesso discorso valeva per chi aveva la fortuna di condividere con lui lo stesso quadrato di gioco.

“Me l’hai detto proprio tu, Bokuto-san. Se non riesco a darti il cento percento con le mie alzate, allora devo arrivare a darti anche il centoventi percento.”

Dal gomito partì ancora una volta una fitta di dolore difficilmente controllabile. Keiji confidò tutto sulla spinta delle dita e alzò la palla al suo capitano; quest’ultima non arrivò esattamente all’altezza della sua mano, ma fu comunque recuperata alla bell’e meglio e schiacciata oltre la rete. Quel tocco, molto più basso del previsto, sorprese gli avversari al punto da impedir loro di organizzarsi per tempo per il recupero.

In quella maniera fortuita, la squadra di casa era riuscita a portarsi in vantaggio, anche se di una sola unità.
L’abbraccio che ne conseguì tra Bokuto e il suo ‘discepolo’ prediletto commosse tutti i presenti, compresi i giocatori della Nekoma High School presenti sugli spalti.
 
***
 
“Akaashi-kun è un folle. Non potrà continuare ancora per molto con il gomito ridotto in quello stato. Non riesce ad alzare come gli dèi comandano!”

“Da quando gli dèi s’intendono di volleyball, Kuroo-san?”

Kenma Kozume non poté evitare di sogghignare di fronte all’espressione stranita del suo capitano. Ogni volta che riusciva a lasciarlo senza parole provava un piccolo moto d’orgoglio per il traguardo raggiunto: in un modo o nell’altro, Kuroo-san dipendeva da lui. E non solo nei momenti in cui si ritrovavano ad indossare la divisa rossa allo scopo di conquistare un titolo sportivo.

“Era un modo di dire. Hai capito cosa intendevo, immagino.”

“Ovviamente. Ma non sono d’accordo.”

“Tanto per cambiare. Quindi secondo te Akaashi-kun dovrebbe giocare fino a quando non sarà lui stesso a chiedere di chiamare un’ambulanza?”

“Non dirlo neanche per scherzo, idiota!”

Una serie di volti più o meno conosciuti puntarono gli occhi verso il piccolo alzatore della Nekoma. Fu solo in quel frangente che Kenma si rese conto di aver esagerato con il volume della voce. Lo stesso Tetsurō lo fissava ancora una volta con gli occhi sgranati e l’aria di chi, pur conoscendolo sin dall’infanzia, non si sarebbe mai aspettato una reazione del genere per quella che voleva essere una sottospecie di battuta; infelice, fuori luogo, evitabile... ma pur sempre una frivolezza detta giusto per smorzare i toni.

Kozume si alzò e andò a mettersi in un punto più tranquillo, dove la visuale di gioco poteva persino considerarsi migliore. Studiò il match per il resto della sua durata, concentrandosi soprattutto sui due giocatori di punta della squadra di Tokyo.
Il solito lupo solitario immerso nel suo mondo.
 
***
 
Sul punteggio di ventitré a ventiquattro in favore dell’Ubugawa, Akaashi decise finalmente di farsi sostituire dal numero sette, uno schiacciatore. La Fukurōdani, purtroppo, non aveva altri setter degni di nota all’interno della propria rosa.
Ben presto il risultato si ribaltò, portando la squadra di casa alla vittoria con il punteggio di ventisei a ventiquattro. L’adrenalina e il timore di essere obbligati a terminare la propria corsa verso la vittoria del torneo nazionale si erano mescolati nel sangue dei sette atleti rimasti in campo, permettendo loro di tirar fuori il meglio di sé al fine di raggiungere l’obbiettivo comune.

“Bravissimi, i miei Gufi!”

Nessuno avrebbe potuto udire la voce di Kozume da quella distanza, nemmeno quel ragazzo introverso ed inquieto che se ne stava seduto in panchina con le lacrime agli occhi e la testa fra le mani. Anch’egli totalmente immerso nel suo mondo da abitudinario lupo solitario.
Bokuto si era avvicinato per rincuorarlo, per fargli comprendere che non aveva la benché minima responsabilità per le difficoltà che l’intera squadra aveva riscontrato nell’ultima parte del match, poco prima della sua sostituzione.
Ma non era certo cosa facile convincere una persona di così buon cuore e tanto ligia al dovere. Nessuno lo avrebbe mai distolto dalla convinzione di aver drasticamente rallentato gli schemi di gioco e i ritmi generali del team con la sua testardaggine.

“Mi dispiace, Bokuto-san!”

“Ti dispiace?! E per cosa? Per aver dato tutto te stesso nonostante l’infortunio? Eh?!”

Un nuovo gesto d’affetto tra il capitano e il suo setter. Un palese invito a raggiungere i compagni a centrocampo.

Kenma restò ad assistere ai festeggiamenti ancora per qualche istante, prima di dileguarsi in completa solitudine.
Probabilmente Kōtarō era tutto quello di cui Keiji aveva bisogno per andare avanti al meglio delle sue potenzialità.










 

Angolo dell’autrice


Ringrazio anticipatamente tutti coloro che passeranno a leggere questa mia mini-long!

Il #Writober2019 è un’ottima scusa per prendere piede in un nuovo fandom. Ma dato che gli TsukkiYama non mi bastavano, ora sotto con un altro pairing – un po’ sottovalutato – che sto imparando pian piano ad adorare: gli AkaKen! È una piccola storiella senza pretese, giusto per continuare il mio allenamento di scrittura. :)
 
Quarta parte: Lupo solitario (chi meglio di loro?)
La narrazione riprende da una vera e propria partita degli ottavi di finali del torneo nazionale che vede la Fukurōdani schierata contro l’Ubugawa (la squadra con la maglia gialla e verde). Nonostante Akaashi non si sia ancora ripreso del tutto dalla sua distorsione al gomito, decide di giocare ad ogni costo, anche quello di essere sostituito in un momento critico e a pochi minuti dalla fine del match. Kenma assiste alla partita assieme ai compagni della Nekoma; ma a seguito di un’affermazione decisamente fuori luogo di Kuroo, decide di allontanarsi e continuare a seguire in solitaria. Peccato che l’atteggiamento fraterno/amichevole/*altro* di Bokuto nei confronti del suo kōhai tenderà a far scaturire in lui una sorta di nuovo stato d’animo mai provato prima. Fastidio? O forse... chissà! ;)

Il titolo della mini-long riprende la frase che proprio Akaashi dirà a Kenma nel corso della partita che vedrà le loro squadre rivali in campo (quello che vedremo a gennaio nella nuova serie animata).
Il testo è scritto in terza persona e al tempo passato.

Un ringraziamento speciale va agli amministratori del sito Fanwriter.it per aver permesso tutto questo! **

A domani,

Mahlerlucia

 

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Capitolo 5
*** C'è troppa luce ***



Questa mini-long partecipa al #Writober2019 indetto dal sito Fanwriter.it
 
20 ottobre: Clothed Sex
 
 
 
Anime: Haikyuu!!
Genere: Introspettivo, Romantico, Sportivo
Rating: arancione
Personaggi: Keiji Akaashi, Kenma Kozume
Pairing: AkaKen
Tipo di coppia: Yaoi

 
 
 C'è troppa luce

 
 
Quella mattina Keiji aveva atteso il suono della campanella con un’ansia che non gli apparteneva. Dopo un’intera settimana durante la quale gli era stato imposto categoricamente di non compiere alcuno sforzo fisico, poteva tornare ad allenarsi insieme al suo team.
Corse come un lampo per gli austeri corridoi della Fukurōdani Academy, senza nemmeno accorgersi che Suzumeda-san stava cercando di richiamare la sua attenzione per comunicargli qualcosa d’importante. Un messaggio sulla chat di gruppo di WhatsApp fu l’unica maniera con cui riuscì a placare quel suo estremo desiderio di rivalsa.

@Akaashi-kun, fra circa mezzora prenderemo il bus per andare ad allenarci alla Nekoma High School. Ci ritroveremo davanti alla nostra palestra qualche minuto prima. A dopo.

Il setter lesse il messaggio strabuzzando gli occhi. Sollevò lo sguardo verso la parte superiore della rampa di scale e finalmente si accorse della presenza della manager. Chinò leggermente il capo per ringraziarla e scusarsi della sua disattenzione.
Curiosò tra la cronologia della chat e si soffermò a ripercorrere un’intera discussione nella quale veniva spiegato il motivo per cui il loro campo d’allenamento sarebbe divenuto inagibile per almeno un paio di pomeriggi. A quanto aveva potuto apprendere, c’era un problema con l’impianto di riscaldamento interno e gli addetti ai lavori non sarebbero arrivati fino all’indomani.
L’efficienza nipponica.

Non aveva alcun dubbio sul fatto che l’idea di andare dai Gatti fosse stata del suo capitano; così come non dubitava della presentazione dell’occasione propizia per poter ringraziare Kozume per la gentilezza che aveva mostrato nei suoi riguardi la sera in cui gli aveva parlato del suo infortunio.
Non riusciva ancora a darsi una spiegazione sul perché ciò accadesse, ma dal momento in cui lo aveva soprannominato ‘Occhi belli’, riusciva a guardarsi allo specchio in maniera decisamente più serena.
 
***
 
Oya! Siete già qui! Prego, accomodatevi pura nella nostra umile dimora!”

Ehi, ehi, ehi, Kuroo-san! Grazie per l’invito! Vedrai che ci divertiremo!”

“Immagino... sono stanco solo al pensiero di dover ascoltare tutte queste urla...”

Kenma rispose all’arrivo della squadra avversaria con il suo consueto entusiasmo. Dopodiché, tornò immediatamente a concentrarsi sulla settima sfida consecutiva che stava affrontando in Tekken Dark Resurrection; vinse con facilità il primo round, mentre sul secondo si deconcentrò udendo una voce a lui piuttosto familiare.

“Kozume-san, volevo parlarti un minuto. Anche dopo gli allenamenti, se per te non è un problema.”

Akaashi si era avvicinato a lui con un’accorta titubanza capace d’intenerire il biondo alzatore. La sconfitta a pochi round dal termine del torneo virtuale era passata automaticamente in secondo piano dinnanzi a quegli splendidi occhi verde smeraldo. Per diversi istanti le parole rimasero incastrate in gola, incapaci di trovare la forza per uscire da sole ed esprimersi con la dovuta tranquillità. Puntò il pavimento in cerca d’aiuto; o forse, in cerca di riparo.
Riuscì a malapena ad annuire, incapace di risollevare lo sguardo sul suo interlocutore.
Un istante più tardi, avvertì qualcosa muoversi tra i suoi capelli e avvampò: non riusciva a comprendere il significato di quella carezza sul capo, anche se ne sentiva l’assoluta necessità.

“Ok. Allora dopo mi fermo qualche minuto in più. Andrò a casa con la metropolitana, nessun problema.”

L’alzatore della squadra ospite si voltò e s’incamminò in direzione dei propri compagni. Fu solo in quel momento che Kenma si decise ad alzare la testa e ad osservarlo come avrebbe voluto fare sin da principio. Odiava quella sua insicurezza ogniqualvolta gl’impediva di socializzare come avrebbe voluto. Cosa che ultimamente stava anche succedendo in maniera più frequente rispetto al passato.

“Akaashi-kun...”

“Sì?”

“Ah, ehm... come stai? Voglio dire... come sta il tuo gomito?”

“Molto meglio, grazie. Sono riusciti a farmi star fermo una settimana, ma oggi rientro ufficialmente. Ah, anche tutte le altre parti del mio corpo – oltre il gomito – stanno bene.”

Kozume rimase alquanto spiazzato da quest’ultima risposta. Balbettò un ‘ok’ con scarsa convinzione, prima di lasciare l’amico libero di tornare dalla propria compagine. L’occhiolino che gli mostrò nel momento in cui gli nominò ‘le altre parti del suo corpo’ lo portò ad arrossire violentemente e a provare una strana sensazione fisica tra le gambe.
Lasciò la sua PSP nella tasca della felpa di Kuroo, prima di correre in bagno a controllare cosa fosse successo di tanto imprevisto.
 
***
 
Keiji entrò nello spogliatoio dopo aver salutato Bokuto e gli altri, già di ritorno a bordo dell’autobus messo a disposizione dalla scuola. Si guardò più volte attorno fino a quando non inquadrò la presenza di Kenma in un angolo in cui l’illuminazione artificiale arrivava con maggior fatica. Era rannicchiato sul bordo di una panca, con il viso nascosto sia dalle braccia che dalle ginocchia. Realizzò subito che qualcosa non stava andando come avrebbe dovuto.

“Kozume, tutto bene? Non ti ho visto in campo per tutta la parte iniziale degli allenamenti.”

Il piccolo setter alzò d’impeto la testa colto totalmente alla sprovvista. Divaricò gli occhi per poi tornare ad accoccolarsi sulle sue stesse gambe.
Il coetaneo si avvicinò e gli si sedette accanto, cercando di arrecargli meno fastidio possibile.

“Mi è successa una cosa strana...”

“Come quella sera?”

“No, ancora di più. Non lo so nemmeno io... mi sento in imbarazzo...”

“Ne hai parlato con Kuroo-san?”

“Con Tetsurō?! Sei impazzito?! Mi prenderebbe per il culo per il resto dei miei giorni!”

“Sì, potrebbe farlo.”

Akaashi allungò ancora una volta una mano sulla sua testa ed iniziò ad accarezzarlo. Decise di rimanere in silenzio in attesa di capire cosa stesse accadendo, soprattutto tra loro.

“Se continui così... succederà ancora!”

“Pensi che sia un problema per me?”

“Non lo so! È questo il punto!”

“No, non lo è, tranquillo!”

Non si ricordava neanche più quale fu l’ultima occasione in cui arrivò sino al punto di piangere. Le sue emozioni erano diventate talmente statiche da indurlo a reagire quasi sempre con indifferenza o, peggio ancora, con tedio.
Questa volta no, non era così. Non poteva essere in alcun modo così. Le lacrime solcarono velocemente il suo viso fino a rotolare sul tessuto sintetico dei suoi pantaloni.

Keiji si avvicinò nel tentativo di arginare quel pianto. Baciò le sue guance umide tenendogli il capo con entrambe le mani. Fu Kenma stesso a cercare direttamente le sue labbra, una volta constatato di non poter – e non voler! – fermare quel momento per nessun motivo al mondo. I primi contatti furono timidi, impacciati, claudicanti. Le loro lingue si toccarono portandoli ad assumere espressioni strane, a sorridere, abbracciarsi, accarezzarsi. Finirono a terra, ridendo e arrossendo insieme.
Akaashi lambì la pelle chiara del suo collo con la lingua e con i denti, fingendo di avere tutto perfettamente sotto controllo. Fece per alzargli la maglietta, ma il compagno gli bloccò il polso.

“C’è troppa luce.”

Si vergognava ed era più che comprensibile. Così come il fatto che si sentisse in imbarazzo per quel rigonfiamento ancora presente nel bassoventre.
Il numero cinque della Fukurōdani abbassò appena l’elastico dei suoi pantaloni assieme a quello dei boxer gialli. Sorrise alla visione di quel colore decisamente troppo eccentrico per i suoi gusti.

“No!”

“Come pensi di risolvere la questione?!”

Keiji indicò e sfiorò la sua erezione provocando in lui un lieve e spontaneo gemito. Tornò a guardarlo negli occhi, spostandogli una ciocca di capelli biondi dalla fronte, preoccupandosi di sistemarla a dovere dietro al suo orecchio.

“È colpa tua!”

“Proprio per questo mi sto mettendo a disposizione.”

“Quando mi guardi con quegli occhi be-... Ah!”

Akaashi non resistette oltre. Prese la punta del suo sesso turgido tra le labbra e iniziò a leccarne la superficie.
Non era poi così difficile.
 

[1/2] 









 

Angolo dell’autrice


Ringrazio anticipatamente tutti coloro che passeranno a leggere questa mia mini-long!

Il #Writober2019 è un’ottima scusa per prendere piede in un nuovo fandom. Ma dato che gli TsukkiYama non mi bastavano, ora sotto con un altro pairing – un po’ sottovalutato – che sto imparando pian piano ad adorare: gli AkaKen! È una piccola storiella senza pretese, giusto per continuare il mio allenamento di scrittura. :)

Quinta parte: Clothed Sex [atto uno]
Siamo finalmente alla svolta! Rullino i tamburi e squillino le trombe! XD
Anche in questo caso abbiamo un ottimo pretesto per far incontrare i due protagonisti: l’impianto di riscaldamento del centro sportivo della Fukurōdani Academy non funziona come dovrebbe, per cui la squadra decide di ripiegare su quello della vicina Nekoma High School. Non sarà un ritrovo tranquillo, ma Kaiji e Kenma decidono di vedersi in seguito, quando l’allegra compagnia sarà già di ritorno verso la base. Tra un ‘incidente di percorso’ e l’altro, i due riescono finalmente a confrontarsi e a capire di provare una certa attrazione l’uno nei confronti dell’altro.
Il prossimo prompt mi ha indotto a suddividere il momento ‘erotico’ in due parti, anche per rispettare la lunghezza standard che ho dato a ciascun capitolo. Stay tuned for the last chapter! ;)

Il titolo della mini-long riprende la frase che proprio Akaashi dirà a Kenma nel corso della partita che vedrà le loro squadre rivali in campo (quello che vedremo a gennaio nella nuova serie animata).
Il testo è scritto in terza persona e al tempo passato.

Un ringraziamento speciale va agli amministratori del sito Fanwriter.it per aver permesso tutto questo! **

A domani,

Mahlerlucia

 

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Capitolo 6
*** Adorabili impiastri ***



Questa mini-long partecipa al #Writober2019 indetto dal sito Fanwriter.it
 
21 ottobre: Lingerie
 
 
 
Anime: Haikyuu!!
Genere: Introspettivo, Romantico, Sportivo
Rating: arancione
Personaggi: Keiji Akaashi, Kenma Kozume
Pairing: AkaKen
Tipo di coppia: Yaoi

 
 
 Adorabili impiastri
 


“Cosa stai facendo? No-no, smettila! Sai bene che uso faccio di quello!”

Keiji sollevò appena il capo per capire se Kenma fosse serio o stesse solo cercando di alleggerire quella sua prima esperienza in termini erotici. Il viso imbronciato e le guance rosse quanto la divisa che soleva indossare in campo lo divertirono e lo addolcirono allo stesso tempo. Gli carezzò appena lo zigomo, nel vano tentativo di lasciargli intendere che non c’era nulla di ‘sporco’ – o contro natura – in una semplice fellatio

“Non ti chiederò di fare lo stesso.”

“Eh?! Akaashi non mi riferivo a quello. Ma... anche tu...”

Sorrise maliziosamente, prima di imprimere voracemente le proprie labbra sulle sue. Kenma poté constatare il cambiamento del loro sapore e la maggiore umidità. Un attimo prima di sentirlo di nuovo all’opera tra le sue gambe non riuscì ad evitare di umettarsi ripetutamente la bocca per non perdere nemmeno una molecola della sua essenza. Era un comportamento totalmente fuori dal controllo della sua parte più razionale. Un istinto naturale di una forza inaudita e un logica ancora poco chiara. Ma era solo questione di tempo.

La schiena del numero cinque della Nekoma s’inarcò più volte sotto l’effetto delle numerose fitte di piacere capaci di attraversare interamente il suo esile corpo ancora illibato. I suoi lamenti iniziali si tramutarono ben presto in gemiti ritmici e man mano sempre più fragorosi. 
Si sollevò a fatica sui gomiti per poter osservare meglio il ‘disastro’ ormonale che stava attuando il suo coetaneo poco più sotto. La dedizione e la bramosia con le quali si muoveva tra il suo sesso e il suo pube lo mandarono ulteriormente in estasi. Posò una mano tra i suoi crini scuri e ne tirò delicatamente una ciocca. Era tutta talmente piacevole e soave da indurlo a lasciarsi finalmente andare.
L’orgasmo imminente si occupò del resto.
 
***
 
Keiji si voltò per liberare la gola dal liquido seminale che aveva ingurgitato. Tossì ripetutamente fino al momento in cui sentì di essere tornato a respirare con regolarità. Si ripulì la bocca con il dorso della mano, per poi leccare via i residui più ostinati e nascosti. Nonostante si trovasse in balia d’improvvisi singulti liberatori, dal punto di vista emotivo non aveva fatto la benché minima piega.

“Stai bene? Mi spiace, non sono riuscito a... contenermi!”

“Non ti preoccupare, avrei potuto prevederlo anch’io. La prossima volta andrà meglio.”

La prossima volta?
Kenma restò di stucco al pensiero di un futuro momento d’intimità condiviso con ‘Occhi belli’. Come se quello che stava succedendo in quegli attimi potesse già decretarsi come concluso.  
Il solo pensiero lo stava rendendo piuttosto malinconico.

“Sarò costretto a sorbirmi la tua lingerie.”

“La mia... cosa?


“La tua biancheria intima. I tuoi boxer diciamo... ‘variopinti’!”

“Ehi, che hai contro le mie mutande? Saranno belle le tue!”

Il viso di Akaashi si distese in una meravigliosa risata riparatrice. Kozume avrebbe potuto giurare sul ciuffo strampalato di Kuroo di non aver mai visto sorridere a quel modo l’inquieto ed impenetrabile alzatore di punta della Fukurōdani. Sembrava un bambino il giorno del suo compleanno, ma con un aura ancora più candida e delicata.
Si avvicinò d’impeto al compagno e abbassò appena quei pantaloni che aveva avuto l’onere di rimettere a posto solamente qualche istante prima. Indicò quella che aveva definito poc’anzi come lingerie e scoppiò di nuovo a ridere.

Kenma pensò fin da subito che lo scherzo poteva essere bello finché sarebbe durato poco. Si avventò su un Keiji ancora preso dall’ilarità, gli bloccò le spalle e circondò i suoi fianchi con il peso del suo corpo. Alzò appena un sopracciglio, prima chinarsi per togliergli a sua volta quella parte inferiore della tuta che oramai sembrava inutile ad entrambi. Con un movimento avventato – quanto voluto –, Akaashi gli fece perdere parte dell’equilibrio, costringendolo a ritrovare in fretta il proprio assestamento.
Peccato che per arrivare a fare ciò, la sua mano finì proprio per aderire completamente a quella zona tanto delicata. Il lamento sommesso che ne conseguì fece sprofondare nell’imbarazzo più totale il giocatore della Nekoma.

“Mi sa che non esco vivo da qui oggi.”

“Scu-scusami. È successo per... per sbaglio!”

Ancora una volta decise di prendere il sopravvento su Kozume invertendo i ruoli. Con furtive movenze riuscì a metterlo spalle a terra, stando attendo a non fargli alcun male. Sollevò la sua maglietta e leccò la parte interna del suo ombelico; scese fino a raggiungere di nuovo il confine di quel boxerino dal colore indecente. Motivo in più per toglierlo di mezzo al più presto. Il diretto interessato si limitò a mugugnare qualche lamento monosillabico, ma con scarsa convinzione.
Akaashi non aveva un’idea precisa sul da farsi, ma gli era capitato in più occasioni di dedicarsi alla lettura di libri a tematiche LGBT. Almeno a livello teorico, sapeva quale poteva essere la ‘prassi’.

Il primo dito scivolò nel suo orifizio con qualche difficoltà, complice la tensione fisica ed emotiva del più fragile tra i due. Il secondo portò ad un urlo che sarebbe rimasto a lungo impresso nelle loro giovani menti.

“Ti ho fatto male?”

“Sì, cioè... no. È stranissimo... mi stai mettendo le dita nel...”

Keiji gli coprì la bocca con la mano, come a chiedergli implicitamente di non rovinare quel momento con battute o termini fuori luogo. Kenma strabuzzò gli occhi, in segno di avvenuta comprensione del messaggio.
Un piccolo involucro di plastica contenente un preservativo fece la sua dovuta comparsa.

“Bokuto-san mi ha consigliato di tenerne sempre uno nel portafoglio.”

“Cha caso, elargisce gli stessi consigli di Kuroo . Ma io non mi sono mai sognato di comprare quei cosi.”

“Ti va di darmi una mano a metterlo?”

Cosa?!
Kozume si sollevò sulle ginocchia e abbassò lentamente i pantaloni di quello che avrebbe dovuto considerare solamente come un avversario sul campo. E invece si stava ritrovando a condividere con lui cose che non si sarebbe mai immaginato. Ad esempio, la perdita della sua verginità. O meglio, le verginità di entrambi.
La visione della sua erezione lo lasciò senza parole. Srotolò il piccolo contraccettivo in lattice a partire dalla sommità. Non risultò essere un’impresa particolarmente ardua, disagio pudico a parte.

“Possiamo spegnere la luce?”
 
***
 
Un gemito prolungato. L’ennesimo graffio sulla schiena. Le unghie infilate nella pelle.
L’ultima spinta li portò ad abbracciarsi, ad aggrapparsi disperatamente l’uno all’altro per paura di perdersi in quel mare carico di nuove emozioni e massacrante piacere carnale. Kenma si sentiva dilaniato da una forza prorompente ed indomabile; Keiji seguiva il suo istinto, ma non si era mai sentito tanto impacciato e fuori controllo in vita sua. Quest’ultimo venne per primo, ancora stretto nel corpo del compagno.
La risposta non tardò ad arrivare: necessitava solamente di ulteriori stimoli manuali.

Rimasero così. Ancora ansanti, stretti, seminudi e rischiarati solamente dalla flebile luce lunare che proveniva dalla piccola finestra castigata da quella tremenda inferriata. Il viso del più piccolo era nascosto sul petto agitato del più alto. Un bacio sulla fronte aiutò a rendere ancor più gradevole quell’invasione ormonale a cui non erano di certo stati preparati.

“Io lo volevo!”

La mano stretta ad un lembo posteriore della sua maglietta blu. La resa dei conti post-coito.

“Entrambi lo volevamo. É stato bello soprattutto per questo.”

Un ultimo bacio prima del congedo.

“Sì. E la prossima volta andrà ancora meglio.”

Perché di sicuro ci sarà una prossima volta.
 

[2/2]









 

Angolo dell’autrice


Ringrazio anticipatamente tutti coloro che passeranno a leggere questa mia mini-long!

Il #Writober2019 è un’ottima scusa per prendere piede in un nuovo fandom. Ma dato che gli TsukkiYama non mi bastavano, ora sotto con un altro pairing – un po’ sottovalutato – che sto imparando pian piano ad adorare: gli AkaKen! È una piccola storiella senza pretese, giusto per continuare il mio allenamento di scrittura. :)

Sesta parte: Lingerie [atto due]
Siamo giunti alla fine di questa mia seconda incursione nel fandom di Haikyuu. (sob!)
Il momento topico non poteva essere ridotto ad un unico (breve) capitolo. Ho preferito dilungarmi un pochettino nelle descrizioni, soprattutto introspettive, rispettando i limiti imposti dal rating arancione. Chiaramente sono entrambi alla loro primissima esperienza, per cui tutte queste difficoltà ed impacci iniziali sono più che normali; senza contare che rendono il tutto ancor più realistico, almeno imho.
Signori lettori e signore lettrici, la ‘prossima volta’ ci sarà. Non so ancora bene quando e come, ma sicuramente tornerò a scrivere di questo pucciosissimo pairing. Grazie per essere arrivati fin qua! ;)

Il titolo della mini-long riprende la frase che proprio Akaashi dirà a Kenma nel corso della partita che vedrà le loro squadre rivali in campo (quello che vedremo a gennaio nella nuova serie animata).
Il testo è scritto in terza persona e al tempo passato.

Un ringraziamento speciale va agli amministratori del sito Fanwriter.it per aver permesso tutto questo! **

Questo è il sesto ed ultimo capitolo che andrà a completare la mini-long. Un ringraziamento speciale va a tutti coloro che hanno letto e/o recensito. Grazie anche a chiunque passerà in seguito! :)

A presto,

Mahlerlucia

 

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