An
INSANE
and SICK
Romance
FOURTH CHAPTER - THEY AREN’T MADS,
BUT SURELY THEY’RE ALL A BUNCH OF FOOLS…
Sai,
avevo scommesso tutto nel mio comportamento, sperando di uscire dall’istituto.
Avevo
un piano preciso, in cui avevo calcolato che se facevo ciò che gli altri si
aspettavano da me, allora mi avrebbero considerato guarito.
Poi,
alla fine, è andata in questo squallido modo. Anche se dopo tutto non è che mi dispiaccia
così tanto…
E
tu puoi anche guardarmi e giocare con i tuoi meravigliosi capelli, tanto so che
pure a te va bene così.
Dovresti
aver appreso quello che, in qualche maniera, ha mandato a puttane tutto ciò che avevo programmato.
Sì,
stupido egoista, lo hai capito bene anche tu.
E
dai, non disturbarti nemmeno a beffarti del sottoscritto.
-Sei
uno sciocco…
…ti sei innamorato di me.-
Ti amo…
Ti amo…
Ti amo…
Ti amo…
* * *
Mio padre –quello naturale, non il caro Jeremy- mi
ha sempre detto che far buon viso a cattivo gioco è una delle regole
fondamentali per la sopravvivenza umana. Ho cercato di capire ed applicare questa sua
strana legge di vita, senza mai riuscirci.
Non sono un attore e nemmeno uno stronzo provetto…
Il solo pensare di dovermi forzare a fingere ciò che non provo, mi fa venire la
nausea ed una specie di spossatezza.
Sorridere se non sono felice o scompisciarmi dalle
risate se non avverto nessun divertimento… Trovo tutto ciò impossibile.
E in verità
pure da malati. Forse è per questo che, anche ora che sono davanti alla
mia nuova classe del corso di letteratura, non riesco a muovere un solo muscolo
facciale.
Penseranno tutti che io sia uno sbandato, così come lo credevano al
mio ex-liceo.
Fanno molto caso alla tua espressione e al tuo
vestiario, la prima volta che ti vedono. E se dai una brutta impressione, loro
ti etichettano per il resto dei tuoi giorni.
La maggior parte delle persone qui dentro indossa la
divisa, mentre c’è una minoranza che ancora vuole mantere un po’ di dignità e
la evita. Io sono uno di quelli che di dignità non ne ha molta, ma di gusto nel
vestiario ne possiede ancora un poco. Se solo dico che in questa classe c’è
anche Emil con una giacchetta di velluto blu scuro con tanto di ghirigori
floreali neri, non c’è bisogno di descrivere gli altri.
Eppure il nostro bel pavone sembra essere abbastanza
apprezzato, dato che prima che il professore entrasse tutte le ragazze gli
stavano attorno.
-…il vostro nuovo compagno Hill, viene da una scuola
rinomata. Sarà vostro dovere farlo sentire a suo agio qui.-
La voce dell’insegnante si disperde nell’aula,
mentre incrocio lo sguardo del gothic-boy che sorride come suo solito. Da
quando ieri siamo tornati dalla cena non ha più cercato di farmi parlare, ma si
è dedicato ad un’esagerata cura personale.
Dico, ha passato un’ora a stirarsi i capelli e
sistemarsi le sopracciglia… Le sopracciglia! Infatti a guardarle bene oggi, si vede che le tiene
molto curate, se non fosse anche per l’eyeliner che si è messo per dar loro una
forma migliore. Certo che deve davvero essere fuori di testa.
-Prego, Hill, se vuoi prendere posto là accanto a
Filmore…-
Per fortuna il professore mi fa distogliere
l’attenzione dal mio compagno di stanza e posso catapultarmi in fondo alla
classe, nell’unico posto vuoto. Sospiro appoggiando la cartella a terra e la
ragazza al mio fianco mi fa l’occhiolino mentre estrae il manuale.
Senza troppi convenevoli, io tiro fuori un foglio e
una biro e mi metto a scrivere roba a caso non ascoltando la lezione. Non
m’importa molto di quello che dice quel vecchio pieno di rughe, di certo lui
“Camera con vista” l’ha letto appena è stato pubblicato. E se proprio bisogna
studiare Forster, che almeno ci facciano leggere “Maurice”.
Perso nei miei pensieri e nella stesura di uno
stupido racconto, non mi accorgo del passare delle due ore e la campanella
trilla allegramente. Filmore si alza e scappa fuori dalla classe a tutta
velocità, piangendo come se avesse scoperto che sua madre sia morta
all’improvviso.
Resto come uno stoccafisso a guardare la porta, ma
subito qualcuno mi si piazza davanti spargendo profumo dappertutto.
-Non far caso a ciò che accade, qui sono tutti folli.
Allora mon rose… Che hai stabilito di fare nell’ora libera che
abbiamo adesso?-
Alzo gli occhi incontrando quelli blu di Burney, che
tutto ricurvo se ne sta a fissarmi come un avvoltoio. Mi limito a sbuffare
prendendo la mia roba, per poi incamminarmi con lui a fianco per il corridoio.
Tutti ci guardano, forse attirati questa volta dallo strano cappello
ottocentesco del mio accompagnatore.
-Pensavo di stravaccarmi sul letto e non muovere un
solo muscolo fino a pranzo. Non dirmi che tu hai idee migliori.-
-Non ci vuol molto ad averne…-
Sogghignandolo, si infila in un corridoio e gli sto
dietro senza saperne il motivo, lasciando alle spalle la gente che corre in
giro per raggiungere il proprio corso. Vedo la giacca di Emil svolazzarmi
davanti quando intraprende una scala a chiocciola vagamente stretta che porta
ad una terrazza affacciata sul cortile esterno.
L’osservo sedersi sulle piastrelle grigiastre, per
accendesi una sigaretta tutto concentrato sul panorama che ci si prospetta
davanti. Io resto in piedi senza nemmeno appoggiarmi al muro, voltandomi a
guardare cosa c’è di tanto interessante.
Eppure davanti a noi c’è solo un muro di mattoni che
si estende lungo il perimetro dell’istituto… Null’altro, se non i tetti della
città. Davvero desolante come scenario.
-Vedi,
Davy-boy…? Questo è molto meglio che giacere in camera.-
Sussurra
all’improvviso buttando fuori il fumo, ancora perso a rimirare qualcosa che per
me è meno attraente di un piatto di erbette cotte. Così decido di prendere
posto al suo fianco, accettando la sigaretta che mi passa e prendendone una
boccata.
Lui
ridacchia un attimo, prima di appoggiarsi al muro ed allungare le gambe così
che il suo ginocchio picchi contro il mio piede. Mi volto a guardarlo
accorgendomi che mi sta fissando come se volesse mangiarmi con gli occhi.
Per
un momento il mio cuore accelera, ma subito dopo mi sento estraniato da tutto
ed è come se lui fosse in un altro mondo che non è quello reale. D’altronde è
impossibile che qualcuno s’interessi a me… Lui che è così bello, poi. Come puo’ guardarmi in
quel modo?
-Questo
posto finirà col farci diventare matti.-
-Lo diventeremmo ovunque.-
Dicendolo
mi alzo e mi appoggio alla ringhiera, cercando di capire che sta facendo la
ragazza che corre attorno all’aiuola ridendo. Beh, almeno lei è felice per
qualche motivo. Io, che dovrei esserlo, dato che sto accanto ad un essere
talmente bello, continuo a non provare nulla. Non so se dovrei rattistarmi…
Però anche ciò mi riesce impossibile.
Dietro
di me sento una risata davvero piacevole ed Emil si mette al mio fianco,
passandomi il braccio dietro le spalle mentre si riprende la sigaretta.
-Uno
come te sarebbe l’ideale, mon fleur…-
Le
sue parole si disperdono con il fumo che lascia le sue labbra, come se non
avessero avuto il peso che si dovrebbe dar loro. Per me non è poi così
importante ciò che Emil mi ha appena detto, forse perché non me ne infischia
molto di essere elogiato. Non sento nulla…
È
una cosa che dovrebbe darmi sui nervi, ma a cui ormai ho fatto l’abitudine. Pure
nei momenti più belli della mia vita non riesco a sentire qualcosa di più che
uno sfuggevole batticuore, che viene subito surclassato dall’insensibilità
totale.
Penoso. Davvero penoso…
Se
non fossi così pietoso, d’altronde non sarei qui a lamentarmi del mio essere
indolente alla vicinanza di uno dei più bei ragazzi su cui il mio sguardo si
sia mai posato.
Il
suddetto ragazzo intanto fa scivolare il braccio lungo la mia schiena e lo
scosta per farsi leva nel sedersi sulla balaustra. Non distolgo gli occhi dalla
tipa che ora un docente –o un dottore, o un assistente sociale- ha avvicinato e sta cercando di trascinare
via dai giardinetti. Lei imperterrita ride contenta e si mette a giocare a
‘guardie e ladri’, inseguita da quell’altro che le inveisce contro.
Emil
si mette a ridere e si toglie il cappello iniziando a giocarci, mentre osserva
la scenetta in modo davvero divertito. Una sorta di scintilla di follia
gli guizza negli occhi, ma viene subito sostituita da un’euforia quasi
infantile.
-La
stimo, a volte… Fa tutto il contrario di ciò che le dicono per vedere gli altri
impazzire.-
-La
conosci?-
Spinto
da qualcosa che non è nemmeno curiosità, ma forse una sorta di indiscrezione, provo a domandarlo. Lui
allora si rimette il copricapo e piega la testa in segno di conferma,
continuando a guardare la podista.
Io
seguo con lo sguardo i suoi lineamenti degni di una scultura marmorea del
Bernini, tracciando poi una linea immaginaria lungo il suo naso ben dritto.
Noto così un’espressione assolutamente priva di quella stima di cui
farnetica.
Semplicemente
mi sembra pura smania, condita con un pizzico d’invidia che proprio non riesco a
spiegarmi.
-Jane
Brooks… Disturbo antisociale, se non erro. Si diverte tanto a non rispettare
affatto tutte le regole di CapGrass. Le piace attirare l’attenzione su di sé.
Ed io…-
Lasciando
la frase sospesa, salta sul pavimento e fa una giravolta allargando le braccia
in modo teatrale. Mi volto a guardarlo e lui ancora sghignazza, affascinante
come pochi.
-…odio
gli esibizionisti.-
Se
fossi stato in un fumetto probabilmente ora un soffio di vento avrebbe
attraversato il desolante silenzio. Io sarei sbiancato totalmente, rimanendo
immobile davanti ad un Emil super-deformed intento ad annuire della sua
esclamazione, circondato pure da stelline brillantinose.
Ma
anche se non siamo in un manga, la mia reazione rimane la stessa ed il colore
della mia faccia non dev’essere molto diverso da quello di un foglio. Non posso
credere che mi abbia appena detto di odiare gli esibizionisti.
Dico, ma s’è mai visto? Forse è davvero completamente pazzo. E cieco, soprattutto…
Confermando
il tutto, Burney si pavoneggia abilmente davanti ai miei occhi, gettando il
mozzicone a terra e calpestandolo con le scarpe nere verniciate. Poi mi sorride
e si sposta i capelli dal viso con un movimento della testa rapido, ma
aggraziato.
Ed
ecco che si mette a canticchiare “Heroes”, facendo un collegamento ben
azzeccato sulla ‘teoria del pavone’. Scommetto che David Bowie è uno dei suoi
cantanti preferiti, più per la trasgressività e l’esibizionismo che per il
talento musicale.
-Ti
piace Bowie?-
Oso
fare un’altra domanda e lui alza la voce a “…and I! I will be king!”, quasi
volesse essere una conferma. Poi mi fa un cenno facendomi intendere che vuole
sapere se piace anche a me, tra l’altro non smettendo di mugugnare la canzone.
-Poco.-
Lui
ridacchia e si rimette a sedere a terra, riprendendo l’ispezione del muro
continuando però ad intonare quella musichetta evergreen. Sbuffo annoiato e vengo
attirato da una risata inquietante proveniente dal cortile, che mi costringe ad
affacciarmi ancora alla balaustra.
Brooks
è stata presa e ora due adulti la stanno trascinando verso l’edificio adibito
agli studi degli psichiatri. Una scena alquanto triste, ma che non mi tocca
affatto… D’altronde dovrebbe sapere che se si è qui per curarsi, bisogna fare ciò che ci
dicono. Mettersi a fare la cretina attorno ad un’aiuola non è molto furbo. Non
l’ha calcolato…?
Per
un attimo si volta a guardare anche lei il muro e lancia uno strano urlo, un
po’ come lo slogan di una manifestazione. Il problema è che non riesco a
sentire bene le parole e quindi resto all’oscuro del motivo della sua azione.
Non che me ne freghi qualcosa, sopravvivo benissimo anche
senza.
-Che
ne pensi, Davy-boy? La trovi malata?-
Non
stacco lo sguardo dal gruppetto ed alzo le spalle lasciando Emil in attesa di
una risposta. La porta dell’edificio viene sbattuta e le risate scompaiono
insieme a Brooks, lasciando il mio petto vuoto come il cortile davanti a me.
Non
sono sicuro di ciò che penso riguardo il comportamento di quella ragazza, se
non che lo trovo stupido. Ma non da malata, come ha detto il gothic-boy… È come se non
considerassi tanto grave il suo voler creare scompiglio, non tanto da
rinchiuderla qua dentro come se fosse una psicopatica.
Siamo
davvero circondati da gente così insofferente da volerci mandare in un istituto
di correzione mentale? Ce lo meritiamo davvero questo posto?
Mi
rivolgo verso Emil, ma è ancora concentrato sulla parete perimetrale di
Capgrass. E lui con il suo sguardo intelligente e il suo viso perfetto, mi fa
dubitare ulteriormente riguardo l’infermità mentale di tutta questa
gente.
-No…
Io non la trovo malata. Nessuno… Non trovo malato nessuno.-
Sogghigna,
cinico e vagamente crudele, come se mi credesse sciocco. Poi si lascia
scivolare sul pavimento fin quasi a sdraiarsi, facendosi cadere il cappello sul
volto ed impedendomi così di osservarlo.
Si
fa passare le lunghe e pallide dita fra i capelli e poi s’immobilizza in
quell’assurda ed innaturale posizione. Mi fa venire quasi il nervoso, che per
un attimo sento tirarmi i nervi delle mani che vorrei davvero mettergli
addosso…
Ma niente risse, Davie. Niente risse…
-Sei
così penosamente indulgente, mon rose… Davvero l’ideale.-
Lo
adocchio allibito e stringo i pugni, non sapendo se la sua affermazione sia da
prendere come un complimento od un insulto. Riesco a malapena a trattenermi dal
fare a botte, pensando più e più volte che da ciò dipende la durata della mia
permanenza in questo stupido posto.
Più
starò tranquillo e dimostrerò la mia sanità, meno tempo passerò qui
dentro. A differenza di Brooks, so come devo comportarmi per non condannare la mia esistenza.
Poi,
senza aspettare troppo, la rabbia passa da sola e lascia il posto ad una nuova
atterrente apatia. Così mi litimito ad osservare Emil finchè la campanella della pausa
pranzo suona e rimbomba per tutta la scuola, come un grido straziante nel
mutismo che si era creato.
Burney
si alza e sbuffa, indicandomi la porta per rientrare prima di intraprenderla
egli stesso. Lo seguo senza che tra di noi ci sia un altro scambio di parole,
cosa che per altro il mio petto non sembra gradire dal momento che inizia a
contorcersi per qualche secondo.
La
giacca del gothic-boy mi sfiora appena mentre svoltiamo l’angolo per ritrovarci
immersi nella ressa che si dirige alla mensa. Lui accelera il passo e mi lascia
sulla porta a guardarmi in giro.
Stare
da solo non mi è mai dispiaciuto e se qualcuno potrebbe pensare che senta la
mancanza di quell’esibizionista, allora si sbaglia di grosso. Da quando si è
allontanato mi sembra quasi di aver ripreso a respirare…
Decido
comunque che pranzare con Julian e Martin non sarebbe una brutta idea, più che
tutto per dare l’impressione che io stia socializzando volentieri. Così mi avvicino a loro, che mi
accolgono sorridenti –Price da dietro il libro di fisica-.
-Posso
stare con voi, ragazzi? Non sopporto di pranzare da solo…-
---------------------------------
Ciao
a tutti quanti!!! <3
Questa
volta ho fatto più in fretta a postare, anche perché il capitolo ce l’ho pronto
da un po’!
Questa
volta nel capitolo ci sono solo Davie ed Emil su una terrazza e nessun altro
dei loro compagni di stanza! Poteva succedere qualcosa, dato che erano da soli,
ma a quanto pare sono due cretini e non si cagano più di tanto!
L’attenzione
dei due è più diretta al muro dell’istituto e alla ragazza che continua a
correre nei giardinetti. XD Che gente… Sono lì da soli e nemmeno pensano a
quante cosine potrebbero fare!
Ma
lasciamo perdere quei deficienti dei due protagonisti!
Ho deciso di mettervi i disegni dei personaggi principali
che compaiono nella storia, così per farvi un’idea di come sono… E più che tutto mi son
divertita a disegnarli!! XD Quindi perché non postarl?!
Oggi inizio con il nostro caro Davy-boy, che si merita la
prima pubblicazione dato che è il protagonista. U__U (Se ci cliccate sopra potrete vederlo!)
Spero sia di vostro
gradimento… ^__^
- Davie-
Intanto
ringrazio sempre chi mi lascia delle recensioni che sono sempre
ben accette!
cry_chan: Sì, Emil
chiamerà spesso Davie mon fleur o mon rose… XD Mi divertiva questa cosa!!
Comunque sì, sono sempre più felice che continui a piacerti la storia e ti
diverta anche!! Ciao ciao!!
Purisun: Ciao! Son contenta che la
storia ti sia piaciuta da subito e che Emil sia entrato nelle tue grazie .cosa
che lo renderà molto fiero-. Per quanto riguarda Martin, non avevo pensato a
Peter Minus, però hai anche ragione che continuare a dire che è un topo fa
pensare a lui!! XD E per quanto riguarda il thè, è il male… è il nuovo assenzio
degli artisti! XD Bye!
MilleFoglie: Heilà! Ti rispondo anche se ci
siamo sentite su msn, ma vabbè! Spero che l’immaginetta di Davie ti piaccia,
dato che avevo detto che l’avrei postata!! Ci si sente…
Sempre
mille grazie a chi mi continua a seguire ed aggiungere tra le preferite e le
seguite!
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