Magnifico difetto

di SuperCorpKL
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


La vita perfetta non esiste, nessuno è mai completamente felice. Lena, lo sapeva bene. Lei odiava la sua vita, odiava quello che aveva fatto la sua famiglia, odiava quella scuola e soprattutto la maggior parte dei ragazzi che percorreva quei corridoi. Tutti erano pronti a giudicarla, tutti avevano qualcosa da dire ma quasi nessuno la conosceva veramente. Entrare in quella scuola per lei era diventato un incubo, il posto che amava di più era diventato stretto, tutto era cambiato in lei e anche i professori avevano perso le speranze. Nessuno poteva riportarla indietro. 

"Dovremmo entrare?" chiese Sam, gettando a terra il suo mozzicone di sigaretta.
Lena scosse la testa distrattamente, aspirando un’ultima volta la sua sigaretta per poi buttarla a terra.

"Aspettiamo, non è passato molto dal suono della campanella."

"Odiavi arrivare in ritardo." le ricordò la sua amica.

"Hai detto bene, odiavo."
Sam annuí e silenziosamente si mise seduta al suo fianco. 
 
Lena Luthor era una diciannovenne un po’ troppo incasinata per la sua età. Una diciannovenne che aveva bisogno di una stabilità dopo che tutto nella sua vita era crollato. 
Aveva due occhi verdi come gli smeraldi che alla luce diventavano così chiari da lasciare a bocca aperta chiunque si fermasse a fissarli, i capelli neri che le ricadevano sulle spalle, un viso e una pelle perfetta dal colore candido come la neve. Molti le giravano attorno, molti le chiedevano di uscire ma lei non accettava nessun invito. Sapeva dove sarebbero andati a parare e poi non riteneva nessuno alla sua altezza. Non era questione di superiorità, non si trattava di quello. 
Nonostante fosse in possesso di una grande villa tutta per lei, viveva con la sua migliore amica in un piccolo appartamento dove a fatica dividevano tutto. Lavorava in un bar poco distante dalla scuola e veniva presa in giro per questo. La figlia di una famiglia miliardaria che faceva la cameriera, sai che ridere. Che ne sapevano loro? O meglio sapevano ma non capivano. 

 
Lena e Sam entrarono in classe e stranamente il professore di Letteratura non era ancora arrivato.
Si sedettero ai loro soliti posti. 

"Il professore non è ancora arrivato?" chiese Sam.

"No, a quanto pare ci sarà una supplente. " rispose una loro compagna.

"Che fine ha fatto il professor Edge?" 

"Magari finalmente si è deciso ad andare in pensione quel pervertito." incrociò le braccia Lena e poggiò i piedi sul banco dondolandosi. 

“Siete fortunate che la supplente non sia ancora arrivata.” Affermò James  alle loro spalle.
Entrambe si girarono verso il loro interlocutore.
Lena strinse gli occhi in due fessure e lo guardò male.

"Dovreste smetterla di entrare dopo." continuò il ragazzo. "Si dice che sia una tipa molto esigente."

"Fatti gli affari tuoi." rispose Lena piccata.

"Tengo molto a te, Lena."
La mora scoppiò a ridere e scosse la testa.

"Tu, tieni a me? Al massimo tenevi al mio corpo." strinse i denti.
La sicurezza di James vacillò.

"Comunque adesso non potrete più sedurre il prof quando arrivate in ritardo, è una donna." 



“Beh, meglio così .” Buttò lì Lena.

“Peggio, Lena, molto peggio…le donne sono stronze più degli uomini  quando vogliono.” Affermò Sam.
“Sai che anche tu sei una donna e che quindi questo include anche te fra le donne stronze, no?” domandò retoricamente James.
“Meglio essere stronze che coglioni come te, Olsen." esclamò Lena ad alta voce.

“Gradirei un linguaggio consono per stare in classe, grazie. ” chiese una voce sconosciuta a loro. Entrambe si voltarono e videro una bionda con due occhioni azzurri sistemare le sue cose sulla cattedra. 
“Cazzo! " esclamò Lena senza rendersene conto. Gli occhi della bionda si alzarono nuovamente su di lei.

"Deve continuare ancora per molto, signorina...?"

"Luthor."
Le risatine dei compagni arrivarono immediatamente alle sue orecchie, si ritrovò a stringere i pugni inconsapevolmente.

"Delinquenti" "Ladri" "pazzi" "assassini"
Quelle parole pesavano e le mani le facevano male dalla troppa pressione che stava esercitando.
Un rumore secco dalla cattedra la fece sobbalzare e il silenzio cadde immediatamente.

"Silenzio! Non voglio sentire un'altra parola."
Lanciò uno sguardo verso Lena che abbassò gli occhi sul banco e deglutí.
La nuova supplente era giovane ma sembrava esercitare una grande autorità, quasi nessuno riusciva a zittire quella classe.

"Va tutto bene, Lena?" chiese Sam al suo fianco.

"Si." alzò lo sguardo e si sforzò di sorridere. "Non me ne importa nulla di quello che dicono questi idioti."
Sam la guardò incerta e annuì. 

"Io sarò la vostra nuova insegnante, passeremo un anno insieme. Mi chiamo Kara Danvers. Vi chiedo collaborazione, la nostra convivenza e le mie lezioni saranno piacevoli se da parte vostra ci sarà rispetto e interesse, in caso contrario vi renderò la vita impossibile. Non vi cullate sul fatto che io sia giovane e magari a detta vostra inesperta. Fidatevi che conosco più cose di quanto immaginate. "
Lena osservava stupita quella donna, aveva tanta forza dentro e lo mostrava fiera quasi da darle fastidio. 
La lezione iniziò quasi subito, la voce di quella ragazza era come una droga per le sue orecchie tanto da dover lottare per non ascoltarla, provò a scarabocchiare qualcosa prima sul banco, poi sul suo quaderno e poi su quello di Sam.

"Lena." la richiamò piano la sua amica. "Fammi ascoltare, dai."

"Da quando ti interessa la letteratura?"

"Voglio passare l'anno e per farlo devo ascoltare."

"Traditrice." sbuffò lei e prese l'acqua per berne un sorso. 

"Da che pulpito viene la predica." la voce di James alle sue spalle la fece sobbalzare.

"Olsen, piantala." disse Sam vedendo l'espressione sul viso dell'amica cambiare.

"Dai, Sam. Mi chiedo come tu ancora non ti sia allontanata da lei. È tossica, tutto quello che tocca si rompe. Si crede diversa da suo fratello ma non è così. Lei è come lui, se non peggio."
Lena strinse la bottiglietta tra le sue mani, contò fino a tre e con una velocità fulminea si voltò versando tutto il contenuto della bottiglia su James.

"Tu sei pazza." urlò James alzandosi in piedi.

Kara incrociò le braccia e sospirò nervosa. 

"Che diavolo succede?" chiese alzando la voce.

"Non lo vede? Questa pazza mi ha lanciato l'acqua addosso."

"Accomodati fuori."

"Ma..."

"Non tollero questo linguaggio nei confronti dei tuoi compagni, avrà anche sbagliato e per questo avrà un richiamo ma tu stai esagerando." disse alterata. "Vai fuori."

James lanciò una brutta occhiata verso Lena e uscì sbattendo la porta. Il verde intenso degli occhi di Lena e l'azzurro cielo della signorina Danvers si incontrarono e per un momento che a Lena sembrò un eternità o forse un momento che durò pochissimo si sentí capita. Il chiacchiericcio venne interrotto immediatamente dalla bionda che riprese la lezione come se nulla fosse successo e Lena tornò alla realtà.



 
Kara Danvers aveva venticinque anni, due occhi grandi e azzurri come il cielo in piena estate, e dei capelli biondi che le ricadevano sulle spalle.
Quando indossava gonne e camicie, tutti la guardavano ma anche con i jeans mozziava il fiato a chiunque. 
Era troppo giovane per avere un posto fisso ma era stata fortunata. La sua mamma adottiva avendo molte conoscenze era riuscita a farle ottenere il posto, raccomandata alcuni direbbero ma non è così, Kara era davvero capace nel suo lavoro. 
Non vedeva la sua famiglia da molto e le mancava da morire. Non aveva relazioni stabili perché nessuno riusciva a prenderla realmente. 
 
“Kara Danvers? ” Irruppe nell'aula un ragazzo poco più grande di lei, non appena suonò la campanella.
“Si, sono proprio io.”
“Ti andrebbe di prendere un caffè con me?” ammiccò lui.
“Potrei sapere il tuo nome prima? ” chiese Kara.
"Sono Mike, il coach della squadra di football." le sorrise.
"Va bene, Mike. Sistemo le ultime cose e possiamo andare." 
In quel momento, Lena stava per uscire dall’aula se non fosse stata richiamata dalla voce di Kara. 
“Spero che non ci saranno altri episodi del genere, signorina Luthor. Non sarò clemente come oggi. ”
La mora si fermò. 
“Non le ho chiesto nulla, poteva mandare anche me fuori o dal preside. Mi avrebbe fatto un favore. La letteratura non mi piace, preferisco di gran lunga le materie scientifiche. "disse guardandola dritta negli occhi. 
La bionda appoggiò il libro sulla cattedra. 
"Anche la Letteratura è importante e poi sei così abituata a stare fuori per le lezioni?" chiese.
"Non mi piacciono le parole, odio la speranza che nutrivano quegli stupidi scrittori o poeti che siano. E si, devo dire che lo preferisco." affermò con calma.
"Non sono tutti pieni di speranza, anzi. E la letteratura va ben oltre la scrittura."
"No, la prego, non cambierò idea." 

"Bene, lo immaginavo."
"Cosa vuole dire?" 
"Non mi sembri una ragazza che cambia idea facilmente ma ci proverò, proverò a farti apprezzare la materia." sorrise. 
Lena la fissò innarcando un sopracciglio.
"Adesso puoi andare."
Nessuno aveva il potere di lasciarla senza parole ma lei c'era riuscita. 
Scrollò le spalle e uscì dall’aula scuotendo la testa, lasciando un Mike alquanto confuso dalla situazione e una Kara pronta ad andare in mensa. 
“Che è successo a quella ragazza?” chiese poi Kara.
“Come?”
“Cos'è successo a Lena Luthor?"
“Davvero non lo sai? Ne hanno parlato per mesi in tutta la Nazione. ”
"Sono stata in Europa per un anno."
“Ah. ”
“Quindi? "
"La madre e il fratello sono finiti in carcere. Lex Luthor ha ucciso il capo del laboratorio dove lavorava e insieme alla madre stava costruendo un'arma pericolosa per tutti. Li hanno scoperti e messi in carcere. Hanno ingannato lo stato." 
"E il padre?"
"È morto dieci anni fa."
"Oh... Ho capito. Sai altro?"
"No."
"Va bene, andiamo." gli sorrise e si avviarono verso la mensa.


“Ancora mi chiedo dove trovi il tempo per studiare.” Affermò Sam entrando nel bar con la mora.
"sono già troppo intelligente, non ho bisogno di studiare. Infondo la mia famiglia è conosciuta per l'ingegno. ” Rispose sorridendo.
“Lena... "
" Che c'è? Tutti ironizzano sul mio cognome ed io non posso?"
"Lena..." Sam le strattonò il braccio.
"Lo so come mi chiamo, Sam! Che succede?"
"Ci sono James e i suoi amici." 
"Sediamoci qui." le disse guardando il tavolo dall'altra parte del locale. Prese posto dando le spalle a James e alla sua compagnia.
"Che fai ancora in piedi?" chiese a Sam.
"Se vuoi andiamo via."
"Perché? Non mi importa di loro, siediti qui."
Sam annuí poco convinta e fece come le disse.

"Come mai non sei venuta alla lezione di chimica oggi?" chiese Sam bevendo poi un sorso di caffè bollente.
"Non mi andava, sono rimasta fuori, ben nascosta. Quello che fa il professore lo sapevo fare già a dieci anni."
"Passami un pochino del tuo genio chimico, io non ci capisco nulla. Tutte quelle lettere mi confondono."
Lena scoppiò a ridere e scosse la testa.
"Quando vuoi ti aiuto."
"Bene, grazie. Che pensi della nuova prof?"
"Una come le altre, non mi piace la sua materia e glielo farò notare."
"Notare? Poverina, non vorrei essere nei suoi panni. Sembra una brava insegnate."
"Magari lo è ma non mi riguarda."

"Non ti riguarda? Dovresti avere un minimo di riconoscenza nei suoi confronti, Luthor. Ti ha salvato il culo oggi, quanto la paghi?" la voce di James arrivò come uno sparo nelle sue orecchie, di nuovo alle sue spalle.
"Olsen, che ci guadagni a provocarmi?" chiese calma, sapeva fingere infondo.
"Non ti sto provocando, ti ho fatto solo una domanda. Quanto la paghi?"
"James, magari la paga sessualmente, tanto a lei piace di tutto." rise un suo amico.
"Oh giusto, hai ragione William." continuò James, Lena strinse i pugni e si alzò in piedi.

"Attenzione che ti picchia." disse un altro amico.

"Non ho paura di lei."

"Dovresti." sussurrò lei.

"Che nervosetta, se vuoi posso calmarti." scherzò.

"Ti aiutiamo noi, amico. Dopo le foto che ci hai fatto vedere mi piacerebbe toglierle i vestiti di dosso. Quel neo sul seno mmm..." disse sognante il biondo.

"Tu..." tremò e le lacrime le salirono agli occhi.

"Bisogna condividere con gli amici, Lena."

"Mi hai ingannata." le lacrime continuavano a premere, odiava farsi vedere debole ma in quel momento non riusciva a fare altro.

"Povera piccola."

"Adesso smettetela!" urlò Sam. "Siete degli idioti."

Lena non poteva restare ancora lì, doveva andare via. Prese lo zaino, lanciò i soldi sul tavolino e con un cenno di testa verso la sua amica corse fuori più veloce che poteva. Attraversò il vicolo e poi corse per le strade, si bloccò solo quando il suo di un clacson la fece sobbalzare. Stava quasi per finire sotto quella macchina, forse sarebbe stato meglio per lei. Alzò lo sguardo e incontrò degli occhi azzurri che conosceva, restò a fissare la bionda per qualche secondo e quando vide che stava per aprire la portiera corse via ancora più velocemente. La chiamò ma non ci fu nulla da fare.

Kara la guardò correre via, se non fosse stata fottutamente in ritardo le sarebbe andata dietro. Sospirò dispiaciuta e salì in macchina. Corse per le vie della città con il pensiero fisso su quello che aveva appena visto, parcheggiò la macchina in doppia fila e corse verso la gradinata.

"Scusi il ritardo, a scuola mi hanno trattenuta. Non succederà più." disse col fiatone.

"Non si preoccupi. Visto, Emma? La mamma è qui. " sorrise la ragazza.

 La bambina alzò lo sguardo, gli occhi colore del cielo e sorrise alla sua mamma.

"Mamma, finalmente!" allargò le braccia, avrebbe voluto tenerle il broncio per il ritardo ma amava troppo la sua mamma per farlo. Kara la prese in braccio e le lasciò un bacio sulla guancia.

"Scusami, amore. Andiamo a casa?" le chiese.
La piccola annuì e Kara sorrise, la strinse forte e dopo aver salutato la maestra scese le scale proseguendo verso la macchina
.


Ciao a tutti, questa è una nuova storia. Sono scomparsa per un pochino perchè non riuscivo a scrivere, mi sono concentrata lo stesso sulle Supercorp e ovviamente le seguo sempre e anche più di prima. Ringrazio chiunque leggerà questa storia e ringrazio questo sito perchè qui ho conosciuto una grande amica con la quale condividere tutto. Grazie a chi leggerà e grazie a chi recensirà questa storia, fatemi sapere che cosa ne pensate.
 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Lena esausta si lasciò cadere sul letto, non era stata una bella giornata quella, no per nulla. James l'aveva resa orribili e come se non bastasse gli occhi di quella bionda non andavano via dalla sua mente. Erano dannatamente belli e quel pomeriggio li aveva visti carichi di pena per lei, odiava che la gente provasse pena nei suoi confronti, non avrebbe voluto farsi vedere così da una persona che avrebbe fatto parte nel suo quotidiano. Come sarebbe andata a lezione? Sbuffò e si passò una mano sul viso. Anche lavoro era andata male, aveva distrutto più di cinque bicchieri che avrebbe pagato ovviamente col suo stipendio. Non aveva la forza di cambiarsi e probabilmente si sarebbe addormentata così.
La porta si aprì leggermente e la testa di Sam sbucò velocemente.

"Oh meno male...sei a casa." sospirò.

"Si, mamma. Sono a casa." la prese in giro.

"Non sei divertente. Ti ho chiamata tantissime volte, dopo oggi sei sparita ed ero preoccupata."

"Mia madre non si preoccupava così tanto, sei di gran lunga una mamma migliore di lei." continuò.

"Lena!" la guardò male.

"Okay, scusa." si tirò su e indicò la parte di letto vuota. "Ero a lavoro e il telefono era scarico."

Sam la raggiunse e strinse forte la sua amica.

"Ero preoccupata, davvero. James è..."

"Non voglio parlare di lui, ne ho abbastanza per oggi. Voglio solo riposare."

"Va bene." annuì e restò a fissare la mora.

"Devi dirmi qualcosa?" chiese Lena innarcando un sopracciglio.

"Eh? No..." abbassò lo sguardo e un moto d'ansia le salì allo stomaco, era strano.

"Sam, sai che puoi dirmi tutto. Sei la mia migliore amica." 
Sam la guardò con un pizzico delusione ma Lena non fece caso allo sguardo dell'amica. 

"Posso restare a dormire con te?"
Sam doveva davvero tanto a quella ragazza, l'aveva salvata da brutti giri e tirata via dalla strada e i primi tempi non riusciva a dormire da sola perciò spesso lei e Lena dormivano insieme. 

"Certo, non hai bisogno neanche di chiedere." Lena sorrise e le fece spazio nel suo letto.

"Grazie. Buonanotte Lena..." 

"Notte."


Il giorno dopo.

Quella mattina Kara era riuscita a non fare tutto di corsa, era in orario su tutta la tabella di marcia e quindi si stava concedendo una colazione con la sua piccola. Sorrise ad Emma quando le vide la bocca tutta sporca, era identica a lei in tutto anche per come mangiava.

"Tesoro, stai attenta a non sporcarti il vestitino." le disse.

"Ci provo, mamma." disse prendendo un tovagliolino. "Oggi mi porti al parco?" 

"Se riesco con il lavoro, certo." 

"Non arriverai di nuovo in ritardo, vero? Non voglio restare con la maestra." disse posando il cornetto e mettendo il broncio.

"No, sarò in orario. Pensavo ti piacesse la maestra."

"Si però voglio stare con te."
Kara sospirò triste e annuì, non era facile crescere una bambina da sola.

"Ci proverò, piccola."

"Me lo devi promettere, mamma." 
Lo sguardo di Kara venne attirato da un gruppetto di ragazzi, uno lo conosceva bene. Era un suo alunno, lo stesso alunno che il giorno prima aveva cacciato via dalla classe. Non amava usare queste punizione però odiava certi atteggiamenti. James ed un suo amico parlavano ad altavoce e la vicinanza agevolava Kara a sentire quello che i due dicevano. Non era giusto origliare, lo sapeva bene, lo diceva sempre alla piccola Emma ma in quel momento non riusciva a farne a meno.

"Lena Luthor se la vedrà con noi." disse il biondo vicino James.

"La pagherà, tranquillo. So come farla crollare, ci sono stato insieme parecchio." rise lui.

Kara innarcò un sopracciglio, cosa aveva fatto quella ragazza per meritare questi trattamenti? Odiava questo genere di cose, sapeva cosa si provava ad essere esclusi però questo genere di minacce le facevano davvero tanta rabbia. Non poteva intervenire in quel momento ma di certo avrebbe avvertito la diretta interessata.

"Andiamo, Emma." disse alzandosi di scatto.

"Di già?"

"Facciamo tardi se non andiamo, domani ti porto di nuovo."
La bimba annuì e silenziosamente prese la mano della madre.


Lena era seduta fuori, nella sua panchina preferita e come sempre teneva tra le dita la sua amata sigaretta. Fino a qualche anno prima odiava il fumo ma adesso tante cose erano cambiate nella sua vita. 

"Anche oggi entriamo dopo?" chiese Sam sfregando le mani dal freddo.

"Si, se tu vuoi entrare puoi farlo."

"No, resto qui."

"Tranquilla Sam, non mi sento abbandonata se entri prima. Non sono così disperata." rise.

"Lo so...però...okay. Stai davvero bene?" annuì.

"Si, sto bene."
La campanella suonò e Sam gettò lo sguardo su Lena che le fece cenno di entrare con il sorriso sul volto. Sam le lasciò un bacio sulla guancia e si avviò verso l'entrata.
Lena mise i piedi sulla panchina, abbracciò le gambe e poggiò il mento sulle ginocchia, faceva davvero freddo quella mattina e le sue ossa dolevano ma non sarebbe entrata, non subito, perchè più poteva evitare gli sguardi della gente e più andava bene.
Il rumore di una macchina le fece alzare lo sguardo, seguì con attenzione il percorso spericolato della macchina e innarcò un sopracciglio sorpresa quando dalla macchina scese la sua professoressa. Diceva di averla vista quella macchina ma non ricordava dove ma la sua sorpresa stava nella guida spericolata della donna, una così responsabile e severa non poteva di certo guidare così. Rise piano e scosse la testa, anche lei allora aveva dei difetti. Prese un'altra sigaretta e se la portò alla bocca.


La signorina Danvers prese la borsa dalla macchina e chiuse tutto frettolosamente ma quando si girò vide Lena seduta alla panchina, ci pensò un attimo e poi decise di avvicinarsi, la sua ora sarebbe iniziata quarantacinque minuti quindi poteva concedersi del tempo. La mora era concentrata a guardare il pavimento quando lei le piombò davanti.

"C'è qualcosa di interessante nel pavimento?" chiese.
"C'è qualcosa di interessante in qualsiasi cosa solo che noi non diamo importanza e sappiamo solo lanciare sentenze." Lena alzò lo sguardo e Kara restò a fissarla, quegli occhi da vicino parlavano da soli ed erano dannatamente belli e in quella giornata sembravano addirittura più chiari.

"Hai ragione." rispose quasi soggiogata, ma che le prendeva?
Lena scoppiò a ridere e Kara la guardò confusa.
"Sto scherzando, guardavo a terra solo per non farmi vedere da lei, per non farmi riconoscere insomma."
Kara incrociò le braccia offesa.
"Non dovresti essere in classe?"
"E lei non dovrebbe guidare meglio?" la guardò con aria di sfida.
"Ah si? Tu hai la patente ?" chiese Kara realmente incuriosita.
"No."
"Allora perchè giudichi la mia guida?" 
Lena la guardò confusa, non capiva se era offesa o...o divertita?
"Beh...avrebbe ucciso qualcuno se ci fosse stato."
"Ma non c'era nessuno."
"Già, peccato." si lasciò sfuggire e tornò a guardare Kara aspettandosi un rimproverò che non arrivò.
"Non ti piace questa scuola?"
"Carina." tagliò corto.
"Non ti piace." continuò Kara.
Lena pensò un attimo e poi si alzò in piedi.
"E' qui per convincermi ad entrare, ora inizierà con i soliti discorsi che fanno tutti ma le dico che spreca fiato e anzi sa che le dico? Oggi non mi va proprio di entrare, può fare rapporto al preside o a chi preferisce. A me non piace stare li dentro, non sono come lei che così giovane si accontenta di stare dentro questa scuola che a parer mio è una pattumiera, io non mi accontento."
Kara restò a fissarla e poi sorrise, Lena la guardò nuovamente confusa.
"Non sono qui per convincerti a far nulla, non volevo fare nessun discorso riguardante alla scuola. Sei libera di fare quello che vuoi ma nonostante tu consideri questa scuola una pattumiera continui a venirci e questo mi fa pensare che infondo a te piace stare qui. Non ti giudico, sei tu che hai giudicato me. A me piace da impazzire il mio lavoro e se devo stare dentro delle pattumiere allora lo farò però io lo ammetto almeno."

"Vengo perchè non ho altro da fare e forse perchè sono un tantino masochista, pensa che mi piaccia venire qui con dei tizi che mi giudicano senza conoscermi? Mi fa piacere che a lei piaccia questo lavoro, adesso se vuole scusarmi vado a farmi un giro."
Kara la guardò camminare per qualche istante.
"Signorina Luthor." la chiamò.
"Che c'è? Le ho detto che può andare dal preside."
"Non lo farò, non dirò nulla al preside però avrai una settimana di punizione per essere mancata alla mia lezione."
"Bene, grazie." si voltò di nuovo e iniziò a camminare ma quando si sentì prendere il braccio si bloccò e tornò a guardare Kara, ad occhi non scherzava neanche lei. Un vuoto allo stomaco comparve per un istante.
"Cosa c'è ancora? Vuole portarmi dentro con la forza?" disse cercando di non far tremare la voce. Erano emozioni quelle che provava? Si maledì per un momento.
"No. Voglio solo che tu stia attenta."
"A cosa?" chiese dubbiosa.
"Olsen e i suoi amici vogliono farti del male, stai attenta e se hai bisogno di qualsiasi cosa io ci sono."
La guardò a bocca aperta, non sapeva se correre via dalla paura se abbracciare quella donna, l'unica a parte Sam che stava mostrando interesse per lei però un moto di rabbia la colpì. Era interesse o pietà? Scosse la testa e si spostò dalla presa della bionda.
"Grazie. Non ho bisogno del suo aiuto e queglio idioti non mi faranno nulla. Arrivederci."
Lena scappò via e Kara abbassò la testa, non provava pietà per lei, voleva solo aiutarla e l'avrebbe fatto con chiunque anche se in quella ragazza qualcosa la incuriosiva.

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