Il ragazzo che cade dai palazzi (e quello che lo afferra al volo)

di Mikirise
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** #0 Origini ***
Capitolo 2: *** #1 Curiosità ***
Capitolo 3: *** #2 Protezione ***
Capitolo 4: *** #3 Appoggio ***
Capitolo 5: *** #4 Complicità ***
Capitolo 6: *** #5 Paura ***
Capitolo 7: *** #5.5: Bakugou Katsuki e Midoriya Izuku ***
Capitolo 8: *** #6 Calma ***
Capitolo 9: *** #7 Amore ***



Capitolo 1
*** #0 Origini ***


 

Il ragazzo che cade dai palazzi (e quello che lo afferra al volo)

“Lo condurrò per mano finché non avrà la forza di procedere da solo; e toglierò dal suo percorso quante più pietre potrò, e gli insegnerò a evitare quelle rimaste o a camminare saldamente sopra di esse.” (Anne Brontë)
 

#0 Le Origini: Il ragazzo col pigiama di All Might!!

La prima volta che si sono incontrati, Shouto-kun stava penzolando dalla finestra della camera di Izuku, tenendosi con una sola mano, mentre Izuku sbatteva velocemente le palpebre e si guardava intorno, prima di allungare la mano e provare ad aiutarlo a salire su, verso la sua camera.

Ripensandoci adesso, con la mente lucida, e dopo che glielo hanno ripetuto davvero tante volte, forse, quello che ha fatto non è stato davvero una buona idea. È stato fortunato, gli ripetono in continuazione. Shouto-kun è un bravo ragazzo, si stava allenando per essere un eroe già ai tempi e sicuramente non aveva nessuna cattiva intenzione, né un’inclinazione a fare del male. Ma Izuku rimaneva un civile di soli quindici anni, nel suo pigiama da All Might e completamente disarmato, che ha fatto entrare in camera sua, volontariamente, un estraneo. Izuku non è mai stato famoso per il suo istinto di sopravvivenza e il suo carattere sembra essere molto incline a cercare il bene in tutti, nonostante tutto.

Aveva sentito qualcuno fuori dalla finestra. Almeno, lui ha detto così. Shouto-kun è caduto dal palazzo proprio poco prima della fine di uno scontro con un cattivo. È stata una fortuna, in realtà, che Iida fosse con lui e che lo avesse coperto, prima di ricevere un colpo che gli avrebbe fatto perdere conoscenza. Purtroppo, Iida non può essere ovunque, nonostante la sua velocità e i suoi riflessi pronti, non è riuscito a fermare la sua caduta. Shouto-kun ha provato ad allungare le mani, ad afferrarsi a qualsiasi cosa di solido per non scivolare fino a terra. E spaccarsi l’osso del collo. Quello sarebbe stato davvero molto inconveniente.

In quelle frazioni di secondo, mentre cadeva, Shouto-kun ha provato a ripetere dentro di sé tutto quello che il professor Aizawa aveva cercato di insegnargli dall’inizio dell’anno scolastico. Il modo giusto in cui cadere. Il modo giusto a cui afferrarsi alle finestre. Il professore ha provato a fargli capire la teoria. Basterebbe metterla in pratica. Quando ha chiuso gli occhi, ha pensato di sentire e vedere suo padre (sei debole) e ha iniziato a perdere il controllo sulla sua respirazione, (dovresti sapere di più) a perdere la sua lucidità, (dovresti essere migliore) mentre provava ad afferrarsi alle mura e la sua mano iniziava a bruciare, i calli iniziavano ad aprirsi e -è stato abbastanza doloroso, in effetti. Almeno, lui dice così. Se è riuscito ad afferrarsi alla finestra di Izuku è stato semplicemente per fortuna, nient’altro. E anche che Izuku si era affacciato prontamente, con le orecchiette di All Might, allungando le braccia per prenderlo, come se sapesse già quello che sarebbe potuto succedere.

Izuku non ha mai raccontato il loro primo incontro. Ha solo commentato ogni tanto, mentre Shouto-kun spiegava per quale motivo si conoscevano, quindi non è proprio chiaro come mai avesse aperto la finestra e come mai si fosse gettato in avanti per afferrare Shouto-kun senza nemmeno pensarci. Shouto-kun ha sempre parlato di istinto unito alla natura generosa e compassionevole. Non doveva farsi altre domande. Ma ricorda che, quando lo ha afferrato e quando ha visto le orecchiette sopra la sua testa -ricorda di aver pensato di nuovo lui. Non sa esattamente perché. Era come se si trovasse in una situazione familiare, al sicuro, e quella voce dentro la sua testa, che assomigliava davvero tanto alla voce di suo padre, era rimasta in silenzio, finalmente. Appena ha visto il viso di Izuku, comunque, la sensazione è scomparsa nel nulla, e ha solo pensato a come salire su per la parete, entrando in una stanza luminosa e incontrando per la prima volta un ragazzo con un pigiama di All Might in una stanza tappezzata di poster di All Might. In un altro momento, la situazione lo avrebbe fatto sorridere.

Il ragazzo si era portato una mano sul petto e aveva preso un respiro profondo, mettendosi a sedere sul pavimento, a pochi centimetri da Shouto-kun che si era ritrovato in ginocchio, mentre cercava di riprendere fiato.

“È stato un bel volo” aveva riso piano Izuku, sorridendo. Non è rimasto troppo tempo a terra, comunque. E Shouto-kun lo aveva guardato in silenzio, passandosi una mano sulla frangetta, per tirarla indietro. Non ha mai saputo come parlare con gli sconosciuti e non ha mai saputo come interagire coi civili. Quindi ha continuato a seguirlo con lo sguardo, mentre Izuku si era mosso per guardare sopra la finestra e poi verso il tetto. “Perché se cade qualcuno, tanto vale afferrarlo, vero?” gli ha detto ridendo.

A Shouto-kun è bastato conoscerlo per cinque minuti per sapere che Izuku è incurante della propria vita. Ne ha avuto la certezza a due minuti della loro conoscenza, quando lo ha visto sporgersi dalla finestra, con metà busto fuori, per controllare che effettivamente tutto fosse in ordine sul tetto del suo condominio. Si era tolto il cappuccio del pigiama, per vedere meglio, scoprendo la sua chioma folta, illuminata soltanto dalla luce della sua camera. Non si trovavano al primo o al secondo piano. Certo, non erano nemmeno all’ultimo, ma una caduta del genere, per un civile, voleva dire sicuramente la morte. E forse per questo gli aveva afferrato il braccio, per ritirarlo verso la camera. Le mani gli bruciavano. Non aveva pensato a usare i piedi e nemmeno le gambe, e parte della pelle sui polpastrelli e sui palmi era stata graffiata via violentemente. Non stava perdendo sangue. Ma le sue mani bruciavano. Izuku si era girato verso di lui, sbattendo velocemente le palpebre e poi era tornato sui suoi stessi piedi. Era rimasto in silenzio, si era guardato intorno, prima di guardare le mani di Shouto-kun e poi aveva fatto una piccola smorfia incerta.

Shouto-kun aveva lasciato andare il suo braccio e Izuku aveva sorriso ancora. “Sembra che abbiano tutto sotto controllo, i tuoi compagni” gli aveva detto, prima di muoversi verso la scrivania e aprire un cassetto, tirando fuori una crema e delle bende. “Per le mani” gli aveva spiegato.

Shouto-kun non ha fatto molto, durante questo loro primo incontro. Ha guardato un ragazzo con le lentiggini in un pigiama a pezzo unico di All Might (della Silver Age), prendere un tubetto di crema e mostrarglielo, prima di mostrargli i palmi delle mani e Shouto-kun lo ha imitato, per ritrovarsi della crema che gli pizzicava e subito dopo delle fascette bianche, che puzzavano di ospedale. Ha fatto in fretta, Izuku, quella volta. Neanche un minuto e aveva medicato le mani di Shouto-kun, come se fosse già abituato, come se fosse qualcosa che faceva o doveva fare quotidianamente. Chissà.

“Preferisci usare la porta, o vuoi risalire dalla finestra?” gli aveva chiesto Izuku e Shouto-kun aveva sbattuto le palpebre, guardandosi le mani e poi la finestra. Non avrebbe potuto usare la sua Unicità, così. Lo ha pensato, ma non ha detto niente. Direzionare il ghiaccio e il fuoco con le mani è sicuramente più comodo. Per creare il ghiaccio da terra, deve toccare almeno il pavimento, per usare l’umidità nell’aria e nella terra e non sarebbe certo riuscito a farlo in questo stato. Izuku ha aspettato pazientemente una risposta e Shouto-kun ha pensato a che cosa avrebbe dovuto fare. Izuku si è mosso di nuovo verso la finestra e ha teso l’orecchio. “Non penso che stiano combattendo. Se lo stanno facendo, non lo fanno quassù.”

Shouto-kun si è affacciato alla finestra, poi ha aggrottato le sopracciglia e pensato a Iida e Uraraka, da soli, su un tetto, senza di lui. Sarebbe potuto succedere di tutto e lui non avrebbe potuto fare niente. Doveva occuparsene lui. Doveva essere lui a fronteggiare quel cattivo, mantenere la sua attenzione, finché un pro non si fosse fatto vedere. Era compito suo. “Quanti piani sopra di noi?” aveva chiesto e Izuku aveva alzato quattro dita. Shouto-kun non è mai stato troppo veloce. Se non si fosse fatto male avrebbe preferito la finestra. “Correrò per le scale.”

Izuku aveva annuito. “Buona fortuna, allora” gli aveva augurato genuinamente, tirandosi su il cappuccio del pigiama e sedendosi sul letto. Poi aveva fatto un cenno con la mano per salutarlo e aveva gridato: “Mamma, non ti preoccupare, un eroe sta passando per il nostro salotto, ma va tutto bene!”

Shouto-kun aveva alzato un lato delle labbra e sbuffato una risata, correndo verso l’entrata. In effetti, è stato davvero un modo strano di incontrare per la prima volta una persona. Soprattutto, è strano pensare che si siano incontrati una seconda volta, o una terza volta. Beh, non che ai tempi Shouto-kun potesse sapere.

 

#0 Le Origini: Le origini di Midoriya Izuku!!

Ora che abbiamo finito di parlare di bugie e di racconti che si fanno per tranquillizzare le persone che non si sta facendo niente di illegale, raccontiamo la verità.

Izuku, a pensarci, non riesce a guardare in faccia nessuno e vorrebbe poter morire schiacciato dalle sue stesse colpe. Non è certo quello che vorrebbe fare, raccontare bugie e perdere la fiducia delle persone intorno a lui. Non lo vuole per davvero, ma ci sono scelte che devono essere prese e ci sono rischi che si devono correre.

Izuku prova sempre a non parlare, mentre Shouto-kun lo presenta e racconta questo loro primo stranissimo incontro al suo gruppo di amici. Non parla per due ragioni. La prima, che è un po’ il motivo per cui non parla molto in generale, è che è difficile per lui parlare con gli sconosciuti. Entra sempre nel panico. Non sa che cosa dovrebbe dire e non sa mai che cosa invece dovrebbe fare. Di solito, cerca di dare il meno fastidio possibile, di essere invisibile, di non dire niente di sconveniente. Quindi, parlare agli amici, di Shouto-kun, gli eroi della UA, lo ha sempre messo e un po’ anche adesso lo mette in soggezione, tantissima pressione addosso che non riesce a togliersi dalle spalle. Il secondo motivo per cui Izuku non dice molto durante questi racconti è che se il loro incontro in quanto Todoroki Shouto e Midoriya Izuku è andato proprio in questo modo (con Shouto-kun che cade dal tetto e le mani bruciate e Izuku con il pigiama da All Might), quello non è stato esattamente il loro primissimo incontro. E, quello che stava facendo Izuku durante il loro primissimo incontro, non era esattamente legale, motivo per cui meno le persone sanno, meglio è.

Sa che è una frase banale e una scusa molto debole ma: lui lo fa veramente per loro. È fortemente convinto di questo, anche se la scelta di non dire nulla lo rende essenzialmente solo.

Per capire il primo incontro di Shouto-kun e Midoriya, quindi, si deve tornare un pochino indietro nel tempo. Non di molto, solo di qualche mese. E Izuku non vuole e non avrebbe mai voluto che le cose andassero in questo modo, davvero, soltanto che la vita a volte si mette in mezzo e non puoi fare altro se non seguire la corrente. Lui e All Might adorano fare piani e i loro piani non hanno mai un lieto fine e Izuku non è riuscito a passare il test di ammissione per UA, per colpa sua. Perché non si è allenato abbastanza, forse, perché non è riuscito a padroneggiare l’unicità che All Might gli ha passato, perché ha pensato troppo, prima di agire, perché ha preso l’esame sottogamba, perché perché perché. Unicità o meno, ci sarebbe dovuto riuscire da solo a superare quest’ostacolo. E non ce l’ha fatta. Ha salvato la ragazza, ma non è stato abbastanza. All Might gli ha spiegato che il consiglio era diviso sulla sua ammissione e che è stato il voto di un singolo professore a fare in modo che l’ammissione di Izuku non fosse accettata.

All Might gli ha confessato che in realtà va benissimo non frequentare la sua stessa scuola, che va benissimo non essere coinvolti immediatamente nella vita da eroe e che va benissimo fare tutto con il suo proprio passo. Izuku ha pianto. È difficile pensare che non abbia fatto altro, in realtà. Non riusciva nemmeno a guardare All Might negli occhi, dopo il grande fiasco al test di ammissione. L’Unicità non si era attivata in tempo, c’è stata una latenza di due giorni. Due interi giorni in cui sia Izuku che All Might si giravano i pollici, sulla spiaggia, chiedendosi che cosa ci fosse di sbagliato in quello che avevano fatto, nelle loro scelte, nel loro modo di affrontarle.

All Might non ha mai dubitato che Izuku fosse la scelta giusta. Questo ha fatto piangere per il senso di colpa Izuku e -alla fine va bene seguire i propri tempi. E, secondo All Might, andava bene seguire un percorso parallelo a quello che seguono tutti per diventare eroi. Ci sono dei precedenti. Secondo il loro piano, tutto doveva filare liscio e non si sarebbero dovuti preoccupare di niente.

Il vigilantismo è stato un effetto collaterale. Ma a questo ci arriviamo con calma.

Quando si è manifestato per la prima volta il One for All, erano sulla spiaggia, Izuku si è rotto il braccio che ha usato per tirare un pugno e ha sentito un dolore allucinante, che gli ha fatto vedere le stelle, come nei cartoni animati. Nonostante il dolore, Izuku si è girato verso All Might e si era tenuto il braccio e aveva sorriso e aveva anche gridato: “È qui!” Per poi correggersi con un: “All Might, io sono qui!” E quella deve essere stata la prima volta che All Might ha pianto insieme a Izuku. Lo ha preso tra le braccia. E, nonostante il dolore al braccio, nonostante l’improvvisa stanchezza, quello è forse uno dei ricordi più belli che Izuku ha di tutta la sua vita. L’abbraccio di All Might e quell’espressione di orgoglio -forse sarebbe stato più orgoglioso se fosse entrato nella UA, ma in quel momento andava bene anche così. Sembrava che gli volesse bene per davvero. Izuku aveva strofinato la fronte contro le clavicole del suo eroe (All Might!!) e aveva pianto e avevano pianto e, per la prima volta in vita sua, Izuku era stato sicuro, sicuro per davvero, che tutto si sarebbe sistemato.

Dopo ha fatto la conoscenza di Recovery Girl e ha dormito per una giornata intera.

Ci sono diverse scuole, accanto e intorno casa di Izuku. Molte di queste scuole hanno dei corsi da eroi. All Might gli consiglia di non scegliere i corsi per eroi, però.

La latenza dell’Unicità lo ha portato a pensare che, come tutti i ragazzi hanno avuto un certo numero di anni per sincronizzarsi con la propria Unicità, così anche Izuku avrebbe dovuto passare del tempo a provare a entrare in contatto col suo stesso corpo, con la sua nuova Unicità, con il suo nuovo stile di vita. Gli allenamenti che avevano portato avanti nell’ultimo anno avrebbero dovuto aiutarlo, ma All Might aveva iniziato a pensare che forse non era una sola questione di corpo, ma anche di spirito. Come nono portatore del One For All, Midoriya Izuku doveva essere seguito, doveva essere educato e cresciuto, ma, soprattutto, doveva essere protetto. Alla fine, esistono eroi che non hanno frequentato le apposite scuole, o i corsi. Non è così frequente, certo, ma non è nemmeno impossibile che questo succeda. Tutti possono partecipare all’esame di licenza provvisoria da eroe, in fondo. E questo è stato l’unico motivo per cui All Might si è fatto forza per chiedere al suo precedente mentore tappa-buchi, Gran Torino, di aiutarlo a crescere il ragazzo. Di questi suoi pensieri non ha mai parlato con Izuku, che ha soltanto pensato che forse All Might aveva ancora qualche riserva sulla sua scelta di passare a lui il One for All.

Non ne hanno mai parlato. In fondo, né Izuku né All Might sono molto bravi a parole, per qualche motivo e ci sono cose che non sanno dire ad alta voce. È stata una frustrazione individuale, la loro. E Izuku rimaneva molto spesso fermo in camera sua, davanti a libri e quaderni e penne e matite, con dei pesi in mano, chiedendosi cosa avrebbe potuto fare di diverso, per ottenere la fiducia di All Might. Per dimostrargli che meritava anche lui di essere un eroe. Per convincerlo.

Il vigilantismo è stato davvero un effetto collaterale di una serie di scelte di Izuku e non. E conoscere Shouto-kun, così come Uravity-san, Froppy e Tenya-kun, è stato un effetto collaterale del vigilantismo.

La prima volta che si sono incontrati -era intorno al giorno del compleanno di Izuku, si stava allenando con Gran Torino nel controllo dell’Unicità, in un palazzo abbandonato. E Shouto-kun stava penzolando da una finestra, scivolando pericolosamente verso il basso. Ed è qui che inizia veramente questa storia. Non che Izuku possa o sia capace di raccontarla.

 

#0 Le Origini: La pericolosità del vigilantismo!!

Shouto era caduto dal palazzo più perché è stato spinto da Iida, che per qualche altro motivo. Non era stato il cattivo a calciarlo via. Non era stato un nemico, era stato qualcuno che doveva essere un alleato a spingerlo via e quindi, più che il calcio dritto in pancia, era stato il suo orgoglio quello veramente ferito. Motivo per cui doveva tornare il più in fretta possibile, per prendere dal colletto quello stupido e fargli capire che ci sono battaglie in cui non dovresti mettere il naso, ci sono delle cose che non dovresti fare e momenti in cui dovresti fare un passo indietro e lasciare che le persone che possono fare meglio di lui si possano muovere senza che qualcuno, lui, metta i zampini tra le ruote. Vuole gridargli contro. Vuole spingerlo verso il muro e immobilizzarlo con il suo ghiaccio. Voleva -beh, prima di poterlo fare, doveva riuscire a salire su per il palazzo e magari tornare prima che quell’idiota si facesse uccidere. Quindi aveva provato a tirarsi su con le braccia, prima di notare un ragazzo con -le orecchie a coniglio, o qualcosa del genere.

Il Ragazzo Con Le Orecchie A Coniglio Verdi, si era sporto per prendergli entrambe le braccia e tirarlo su, trascinandolo verso il piano abbandonato del palazzo, facendogli anche male, a dirla tutta. Il venire trascinato aveva fatto male alla pancia di Shouto e poi anche alle gambe, ma non aveva esattamente tempo per lamentarsi. Aveva fatto un cenno con la testa al ragazzo col costume da coniglio, per ringraziarlo, e aveva iniziato a correre per tornare da Iida e tornare a combattere. Nella sua concentrazione, non si era nemmeno reso conto della figura più bassa accanto al tipo vestito da coniglio e non si è nemmeno reso conto dello sguardo che si erano lanciati. Aveva solo iniziato a correre.

Muoversi col costume che aveva disegnato, mezzo ghiaccio, era davvero difficile. E lui non è mai stato davvero troppo veloce, senza l’uso della sua Unicità, motivo per cui deve essere stato davvero molto facile per il Ragazzo Coniglio raggiungerlo, mentre lo inseguiva. Un altro che non sa quando tirarsi indietro, aveva pensato lui. Perfetto. Aveva provato a correre più veloce, ma il ragazzo coniglio aveva iniziato a muoversi per i palazzi, saltando da una parte all’altra. Ci sono dei movimenti che risultavano familiari a Shouto, ma non riusciva a capire esattamente perché, quindi ha pensato bene di non pensarci troppo.

Iida era ancora vivo, e questa deve essere stata la cosa importante. Shouto vuole diventare un eroe. Vuole salvare le persone. Iida a terra, che non si poteva muovere, che non sapeva come difendersi, non avrebbe dovuto dargli queste emozioni contrastanti. Il sentire un pizzico di vittoria, come se gli avesse potuto dire te lo avevo detto, in un impeto di infantilità. E dall’altra parte quella morsa allo stomaco, perché sarebbe potuto morire, sarebbe potuto morire, sarebbe potuto morire. Shouto aveva sbattuto il piede sull’asfalto, per creare una barriera tra Iida e Stain. Il combattimento corpo a corpo non è il suo forte. Lo ha detto. Lo sa che quello che deve fare adesso è tenere duro finché non arriverà un pro. Da solo non può sconfiggere o proteggere. Da solo lui...

“Alzati” continuava a mormorare, mentre era corso davanti a Iida, per proteggerlo, creando anche una barriera di ghiaccio intorno a Native. “Alzati.”

Il Ragazzo Coniglio ha continuato a correre. È corso tra le pareti dei palazzi intorno a loro e poi ha usato la parete di ghiaccio che aveva creato Shouto, per saltare verso Stain e dargli un calcio dritto nella pancia, usandolo anche come trampolino per poter tornare dietro le mura di ghiaccio che aveva creato Shouto. Poi si era rimesso in posizione per tornare a correre. Un’esca perfetta. Correva a destra, poi a sinistra, saltava da una parte all’altra, cercava di non farsi toccare, provava solo a colpire, colpire e colpire ancora. Finché l’attenzione di Stain fosse rimasta su di lui, forse Shouto...

Iida aveva detto qualcosa. Qualcosa sul fatto che non era la sua battaglia. Che non era una cosa che dovevano affrontare Shouto o quel misterioso ragazzino che probabilmente non era nemmeno un eroe. Doveva affrontarlo lui. Doveva ucciderlo lui. Doveva sconfiggerlo. Doveva vendicare. E Shouto aveva deglutito, rispondendo per l’ennesima volta con un: “Allora alzati.” Che ha fatto arrabbiare Iida, che ha stretto un pugno, che sembrava volersi mettere a piangere, che... “Alzati.”

Shouto aveva sbattuto di nuovo il piede sull’asfalto, creando del ghiaccio intorno a Stain, che all’inizio sembrava essere stato colpito, ma che non sembrava riportare gravi danni. Tsk. Shouto non sapeva che cosa fare, non sapeva nemmeno come dovrebbe comportarsi. Cosa fanno gli eroi in questo momento? Non poteva sconfiggere. C’era una voce nel retro della sua testa che gli diceva che non poteva sconfiggere, non poteva salvare. Non poteva sconfiggere. Non poteva salvare. Non riusciva a farla stare zitta. Continuava a ripetere. Continuava a fargli venire dubbi. E gli iniziava a fare male il braccio per colpa del freddo. Cosa fare? Cosa dovrebbe fare? Perché nessuno vuole mai dirgli che cosa dovrebbe fare?

Il Ragazzo Coniglio è stato colpito in quel momento d’incertezza di Shouto. Era caduto contro un muro, che si era spaccato sotto il suo peso. Avrebbe potuto battere la testa, sarebbe potuto anche essere morto. Stain ha leccato il suo coltello. Il Ragazzo Coniglio non si sarebbe più potuto muovere. Se lo avesse sfruttato, Shouto avrebbe potuto salvare almeno due vite, per poi tornare e continuare a combattere al suo fianco. Ha perso un’occasione. Shouto aveva la certezza, per qualche ragione, di non poter proteggere. E si è lasciato sfuggire una via di salvezza. Stava anche iniziando a provare freddo. Doveva finire questo scontro in fretta, preferibilmente senza morire. Non sapeva come fare.

Stain si era avvicinato al Ragazzo Coniglio. Gli aveva detto qualcosa. Il ragazzo aveva alzato lo sguardo. Shouto non sa se ha risposto qualcosa. Non sa quali sono le parole che si sono detti, non sa nemmeno quale espressione quel ragazzo indossasse. In quel momento, non aveva nemmeno pensato che fosse importante.

Nella mente di Shouto, l’unico pensiero che aveva una forma era come fare a salvare se stesso e gli altri. La domanda si formulava ancora e ancora e ancora e lui non aveva nessuna risposta. Il primo a morire sarebbe stato il Ragazzo Coniglio. E sarebbe stata colpa di Shouto, di nessun altro. Solo sua. Perché lui è andato lì seguendo Shouto, perché è Shouto che lui stava provando a difendere. Difendere. Che cosa dovrebbe fare?

Shouto era congelato, paralizzato per colpa del suo nervosismo. Stava pensando troppo. Lui di solito prova a non pensare. Che cosa dovrebbe dare?

E poi, miracolosamente, Iida si è alzato. E il Ragazzo Coniglio si è alzato. E Shouto è riuscito a immobilizzare Stain con il suo ghiaccio, mentre Iida e il Ragazzo Coniglio, senza nemmeno scambiarsi una parola o uno sguardo, solo per puro istinto, per pura voglia di sopravvivere, si sono lanciati contro di lui, pronti a colpirlo col calcio più potente che avevano. Ed è stato questo a salvare loro la vita.

Ha provato a farlo capire ai pro, ma non importava quante parole lui dicesse e non importava quanto lui provasse a convincerli. La loro risposta è stata la stessa. E deve essere stato questo il motivo per cui Iida, appena Stain era caduto a terra, si era girato verso il Ragazzo Coniglio, facendogli cenno di andare via. E il Ragazzo Coniglio, con la sua maschera davanti al viso, senza nemmeno dire una parola, ha dato un buffetto sulle spalle di Iida. Sembrava star sorridendo. Poi è andato via, nello stesso modo in cui è arrivato. Correndo sulle pareti.

Shouto ha davvero provato a far capire la sua situazione.

“È molto bello che tu provi a difenderlo” gli ha detto Manual, quando Shouto aveva provato a spiegare tutto quello che era successo durante la battaglia contro Stain per l’ennesima volta. Aveva un sorriso gentile e gli ha posato una mano sulla testa, come se lo volesse tranquillizzare. Anche Iida, seduto sul suo letto da ospedale lo guardava con un pizzico di senso di colpa. “La verità è che questo Ragazzo Coniglio, o come lo vuoi chiamare, non ha la licenza da eroe, né permanente né provvisoria. Dite che indossava un costume e che ha usato la sua Unicità per aiutarvi a sconfiggere lo Hero Killer. Ma lui non si trovava nei paraggi, non è stato attaccato da Stain, non ha usato la sua Unicità per legittima difesa, ha solo attaccato.”

“Per difendere noi” ha esclamato Shouto, alzandosi in piedi.

“Per legge, soltanto gli eroi possono usare le proprie Unicità per difendere gli altri” ribatte Manual, lanciando uno sguardo verso il basso. “Davanti alla legge, quel ragazzo è nella stessa posizione del Hero Killer. È stato inserito nella lista dei vigilanti di questa città.”

Non cancella il debito morale che Shouto ha con lui, però. E nemmeno quello che aveva iniziato ad accumulare Iida. La cosa paradossale stava nel fatto che quel ragazzo non voleva fare del male. Quel ragazzo voleva davvero aiutare. E, sempre quel ragazzo, lo aveva fatto senza aspettarsi niente in cambio. E la legge avrebbe punito lui. Lui. Il ragazzo con il costume da coniglio verde. Lui. La legge non avrebbe potuto toccare suo padre, ma, a quanto pare, poteva essere usato contro qualcuno che non voleva fare del male.

Shouto aveva stretto i pugni. Quel ragazzo è nella stessa posizione di Stain. Quel ragazzo sarebbe dovuto essere punito. Non suo padre. Non sua madre. Quel ragazzo. (Così come anche lui e Iida, okay, ma quando parlavano di loro due, gli adulti parlavano di merito, quando parlavano del Ragazzo Coniglio invece parlavano di colpa.)(Shouto non capiva.)(Shouto, in realtà, non capisce ancora.)

 

#0 Le Origini: Il Ragazzo Coniglio e Shouto-kun!!

Un bambino era caduto giù dal ponte, in mezzo all’acqua. O forse era inciampato mentre giocava con la palla. O forse -ci sono davvero tante versioni contrastanti. Fatto sta che un bambino veniva trascinato dalla corrente e che Shouto si trovava lì per caso, la sera, dopo che il sole era già tramontato. Cosa ci facesse lì un bambino, da solo, è davvero un gran bel mistero. Ma sono quelle cose che succedono e non tutti potevano davvero fare qualcosa perché era impossibile riuscire a vedere oltre il proprio naso. C’è stato un bagliore verde, un coniglio verde, il bambino che rischiava di affogare tra le braccia del Ragazzo Coniglio e poi un gran sorriso. Shouto non si era potuto nemmeno muovere per decidere di dare una mano.

Poi, il Ragazzo Coniglio aveva cercato di correre via. In effetti, questo modo di vivere inizia a ricordare quello di un criminale. Anche se un criminale avrebbe lasciato morire il ragazzino. Beh.

“Sei stato inserito nella lista dei vigilanti” gli ha detto appena riesce a raggiungerlo. Il Ragazzo Coniglio è veloce. Si muove come un piccolo animale selvatico, ma Shouto ha abbastanza ghiaccio per poterlo acciuffare. Per poterlo almeno avvisare.

Il Ragazzo Coniglio si era girato verso di lui. Forse stava sorridendo, forse invece era dannatamente serio. Forse era irritato, forse invece era soltanto stanco. Con quella maschera è davvero difficile da dire. E Shouto comunque il minimo che pensava di poter fare lo ha fatto. Non ripaga il debito, ma è qualcosa. “Me lo aspettavo” aveva mormorato, scrollando le spalle. Poi aveva aggiunto: “Grazie.” E sembrava avere tutta l’intenzione di correre via, di nuovo.

“Ti fermerà?” gli ha chiesto ancora Shouto, bloccandolo con le sue sole parole. “Dal cercare di aiutare gli altri, ti fermerà?”

La strada è buia, non ci sono tante persone adesso. Shouto aveva bisogno di uscire di casa per riprendere aria. Ci sono davvero tante cose che non riesce a capire e tante cose che gli frullano per la testa, tornando ancora e ancora e ancora. Ci sono cose ingiuste che tutti fanno sembrare come giuste e cose giuste che tutti accettano come cose ingiuste. Ci sono persone che fanno del male ma che vengono premiati per questo e persone che fanno del bene ma che vengono perseguitati per questo. Ci sono persone che vuole salvare. Una voce che gli dice che non è possibile E ha un debito con un criminale. Che però sembra essere tutto fuorché un criminale. Il mondo è complicato. Non sa come comportarsi. Il mondo è troppo complicato.

“Shouto-kun, vero?” gli aveva chiesto il Ragazzo Coniglio e la sua voce era dolce, leggera, comprensiva. Non è la voce di un criminale. Shouto annuisce, aggrottando le sopracciglia. “Io un giorno, esattamente come te, diventerò un eroe.”

Ha detto esattamente come te.

Esattamente come te.

Poi è tornato a correre via, lasciando Shouto in mezzo alla strada buia, con un altro pensiero che continua a frullargli in testa, insieme a tutti quanti gli altri. Esattamente come te, ha detto lui. Esattamente come te. Shouto è un eroe? Shouto può effettivamente essere visto come un eroe? O semplicemente essere un eroe?

Può?

Davvero?

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Capitolo 2
*** #1 Curiosità ***


 

NdA: Quando ho iniziato a scrivere questa storia, una settimana fa, avevo in testa soltanto Izuku. Non so esattamente perché, ma con l'uscita della quarta stagione, mi sono ricordata di alcune considerazioni che avevo fatto sul bambino e visto che sono stata trascinata nel fandom da un'altra persona, ho avuto qualcuno che ascoltava le mie confabulazioni. Dal tanto parlare e dal tanto rantare, questa mia amica mi ha detto: "Scrivi." Perché a volte è difficile parlare, ma è facile scrivere e lei mi capisce di più, quando scrivo, perché balbetto di meno e mi perdo di meno nei discorsi.
Il rant parte, in realtà, dal rapporto di Izuku con Bakugou, motivo per cui, all'inizio, avevo pensato a una specie di gen con una bakudeku platonica, ma leggendo nel fandom, mi è venuto in mente una parte del rapporto di Izuku e Todoroki di cui non riesco a parlare molto spesso (il loro rapporto con l'idea di eroe e quello che li unisce)(molto spesso sono accostati perché entrambi sono stati vittime di personaggi come Bakugou e Endeavour ed entrambi hanno scelto un percorso simile per la loro crescita)(come cosa mi interessa e non mi interessa)(nel senso che mi interessa questo rivedersi l'uno nell'altro, ma anche questo non rivedersi l'uno nell'altro)(motivo per cui questa è una tododeku) (e motivo per cui è una identity porn)(così è più facile scindere le due parti, per i personaggi, che sono pur sempre dei bambini, e a certe cose non ci pensano)(cioè)(ci penso io a queste robe)(loro no, dai). Non per questo la platonic!bakudeku non ci sarà, vuol dire solo che ranterò ma a tempi miei, per farmi capire il meglio possibile. E questa storia è costruita veramente passo per passo. Partendo dal fatto che un ragazzo che è stato vittima di bullismo non cambia dalla mattina alla sera. (Penso che sia più evidente nel prossimo capitolo)(E poi anche questo aiuta con l'identity porn)(difatti, avere una maschera ti rende un pochino più libero e sembra che la paura che provi normalmente non si manifesti, cosa che normalmente succede anche quando si entra su internet)(quindi i due rapporti diversi tra vigilante!Izuku e civile!Izuku)(vabbè, ho iniziato a confabulare pure qua.) 
Ho intenzione di far muovere Izuku in tre ambientazioni: quella canon, con gli studenti della UA e coi suoi professori, quella semi-canon, con i personaggi di bnha: vigilantes (che io amo con troppo ardore), e un'ambientazione completamente inventata da me, per tappare il buco della scuola frequentata da Izuku. Probabilmente è per questo che sta uscendo così lunga, questa storia.




#1 Curiosità: Midoriya Izuku è terrorizzato dagli sconosciuti!!

Quando Shouto-kun si presenta davanti alla porta di casa sua, con Uravity-san e Tenya-kun, Izuku vuole soltanto morire. Morire per davvero. Sprofondare in un abisso profondo, non dover mai più rivedere la faccia di nessuno e non dover affrontare delle situazioni imbarazzanti. O almeno. Per lui sembra davvero tanto imbarazzante questa situazione, i tre ragazzi davanti a lui non sembrano pensarla allo stesso modo. “Oh” riesce a esclamare, cercando di sorridere. Solo che quando sorride e non ha proprio tantissima voglia di sorridere, gli esce fuori una stranissima smorfia, che fa scoppiare a ridere Uravity-san e aggrottare le sopracciglia a Tenya-kun. Non un buon tentativo, quindi. “Ciao” borbotta allora Izuku, distogliendo lo sguardo.

“Tu sei il Ragazzo Normale!” esclama Uravity, posando le mani sui fianchi. Izuku sobbalza, trattenendo il fiato e guardando da un’altra parte. Poi, quando Tenya-kun e Shouto-kun si girano verso Uravity-san, a fare una domanda muta, lei sorride di nuovo, con un pochino più di luminosità e spiega: “All’esame d’ingresso mi ha salvata dall’enorme robot che valeva zero punti. Ho chiesto che i miei punti fossero divisi con lui, ma sembrava essere contro il regolamento. Il professor Mic mi ha detto di non preoccuparmi ma...” Il sorriso si incrina un po’, mentre giocherella con le dita. “Lui non è entrato alla UA.”

Izuku rimane in silenzio. Cerca di tenersi dalla maniglia del portone e di non fare troppo rumore, mentre guarda per terra. Riesce a sentire ogni suo respiro. Sente di fare troppo rumore. Magari dà fastidio. Dovrebbe tornare dentro casa e non aprire più la porta. Forse. Anche se non avrebbe senso. Alla fine sono venuti qui per lui. Sarebbe davvero troppo maleducato fare finta di niente adesso. O forse no. Non lo sa. Vuole solo morire.

Tenya-kun schiocca le dita. “Il ragazzo che si è gettato davanti al robot gigante. Quello che non la smetteva mai di parlare durante la presentazione del professor Present Mic” ripete automaticamente. Ha una voce strana. Izuku è nel panico. Vuole tornare dentro casa. Dovrebbe dire qualcosa. Non vuole dire niente. Non trova niente da dire. Cosa dovrebbe fare?

“È anche il tipo che mi ha aiutato durante l’attacco della settimana scorsa” aggiunge Shouto-kun. Si trova esattamente in mezzo a loro, con qualcosa in mano. Izuku ancora non lo guarda negli occhi, sta solo lì, in piedi, a guardare il nulla e a sperare di non star sudando troppo, di non fare nulla di sconveniente. Shouto-kun fa un gesto con la mano. Izuku non capisce.

“Quindi siamo venuti a dare un doppio ringraziamento!” esclama Tenya-kun muovendo le mani ad angolo retto.

Izuku si muove sul posto, mentre si morde l’interno delle guance. Decide che forse la cosa migliore è fare un mezzo inchino, per salutarli. “Vo-...” Si gratta la testa e prende un respiro profondo. Deve solo concentrarsi e tutto quanto andrà bene. Lo ha già fatto prima. Gli stanno sudando le mani e non sa come muoversi senza la sicurezza che potrebbe dire qualcosa che li potrebbe far arrabbiare. “Volete qualcosa da bere?” Le persone chiedono questo tipo di cose quando qualcuno viene a trovarli. Giusto? Izuku tiene le sopracciglia aggrottate e continua a guardare verso il basso.

“Non vorremmo disturbare” mormora Shouto-kun automaticamente. È una specie di rito questo? È strano e lo fa sentire in colpa sapere già i loro nomi. Loro probabilmente nemmeno si ricordavano della sua faccia. Come hanno fatto a ricordare quale era il suo appartamento? Cosa si fa? Cosa si fa? Cosa si fa? Dov’è finita la sua mamma, ora che ha bisogno di lei?

Izuku si asciuga il sudore sui pantaloni e si muove di lato, per lasciarli entrare in casa. “Nessun disturbo” risponde flebilmente e poi lancia un’occhiata a casa sua e corre verso camera sua, per chiudere la porta. I tre ragazzi, probabilmente per educazione, decidono di non dire niente e Izuku sente già di aver fatto un passo falso e di aver rovinato tutto. Anche se non sa esattamente che cosa potrebbe essere questo tutto. Stringe i pugni. Non vuole dare sui nervi a nessuno. Sta sudando.

I tre ragazzi si tolgono le scarpe e ripetono a turno di scusarli per il disturbo, mentre Izuku guarda da un’altra parte e si gratta il naso, a disagio. “È una torta” gli dice Shouto-kun, mostrandogli quello che ha in mano, mentre passa davanti a lui, rimanendo in piedi davanti alla porta.

Izuku non sa che cosa dovrebbe rispondere a questo quindi annuisce e ripete: “Grazie, non penso ci fosse il bisogno.” Sente la lingua impastata. Le persone davanti a lui sono delle brave persone, prova a ricordare. Non vogliono fargli del male, non sono venuti per insultarlo e potrebbero anche parlare, adesso, di cose gradevoli, di cose con cui si parla con le persone normali. Izuku si gratta la nuca e ride nervosamente. “Scusate” prova a dire. Sta guardando troppo il pavimento. Le persone normali non fanno così. “È solo che non capita tutti i giorni di avere degli eroi nel salotto. Faccio del tè. Così possiamo mangiare insieme la torta.” Tenere le mani occupate può aiutare. Sono a casa sua. Izuku sente come se fosse stato invaso. Sa che non è gentile pensarlo, tanto meno dirlo, quindi rimane in silenzio, mentre riempie il bollitore d’acqua.

“Avremmo dovuto portare due torte” continua a ripetere Tenya-kun. Izuku sente come l’acqua inizi a bollire sul bollitore ellettrico. Un rumore prima lieve, poi assordante che ha la sua fine quando c’è il click del bottone per fargli capire che l’acqua è pronta. Insieme al click del bollitore, qualcosa fa click anche nella testa di Izuku.

I nomi! Certo. Certo. I nomi. “Ah, deve...” Izuku chiude gli occhi. È al sicuro. Non ha fatto niente di sbagliato. Ce la può fare. Prende un respiro profondo. Si gira verso di loro, prima di prendere le tazze. “Sono Midoriya Izuku.” Giocherella con le dita sul bollitore. “Non mi sono mai presentato.” Ride ancora nervosamente, prendendo il bollitore tra le mani e versando l’acqua nelle diverse tazze.

Uravity-san si posa la mano sul petto, per indicarsi. “Io sono Uraraka Ochako” si presenta con una voce decisamente alta. Fa quasi paura. Izuku è felice di essersi concentrato sulla preparazione del tè. Sicuramente nessuno lo ha visto sobbalzare. “E loro due sono i miei compagni di classe: Iida Tenya-kun e Todoroki Shouto-kun.”

Izuku riesce ad alzare lo sguardo e forzare un sorriso quando i due ragazzi ripetono in coro piacere mentre si siedono al tavolo, poi torna a concentrarsi sui filtri del tè, che riempie di diverse foglie aromatiche. Preparare il tè quando è nervoso davanti ad alcune persone è un trucchetto che gli ha insegnato la sua mamma. Dà una spiegazione al mancato contatto visivo e gli dà modo di spendere da qualche parte la sua energia nervosa. Peccato che gli stiano tremando le mani violentemente. E lo sa che è un comportamento irrazionale. Lo sa. È questa la cosa peggiore. Sapere e non poterci fare proprio nulla.

“Izuku-kun” lo chiama Uravity-san. Izuku le lancia uno sguardo e inclina un pochino la testa. Uravity-san ha posato il mento sul tavolo e ha indicato il filtro che Izuku ha in mano. “Ti piace davvero tanto All Might, eh?” gli chiede con mezzo sorriso. Izuku aggrotta le sopracciglia e poi alza un lato delle labbra ricordandosi che non tutti hanno il filtro del tè a forma di All Might che grida Io sono qui!.

Shouto-kun ha annuito a questo punto. “Ha la stanza tappezzata di poster di All Might” mormora. E se questo ha fatto saltare da seduta Uravity-san, in un’eccitazione irrazionale, la stessa frase fa accigliare Tenya-kun, che scuote la testa con disapprovazione.

“Non dovresti dire quello che si trova nella stanza di una persona” lo sgrida, infatti. “Sono delle cose private.”

Shouto-kun gira la testa lentamente verso Teny-kun, per guardarlo e poi sbatte le palpebre. Sembra capire solo in questo momento, motivo per cui si gira di nuovo verso Izuku e fa un cenno della testa, forse per chiedere scusa. E questo gesto fa sentire tremendamente in colpa (e in pericolo) Izuku, che muove velocemente le mani davanti al viso, come per cancellare le ultime frasi che sono state dette, mentre scuote la testa.

“Non è niente, non è niente” continua a ripetere, forse a voce troppo alta. Poi ride nervosamente. Sta sempre ridendo nervosamente. “Non lo tengo nascosto. Adoro All Might. Era uno dei motivi per cui volevo entrare alla UA.” Si schiarisce la gola e continua a preparare i filtri, per poi passare le tazze ai tre eroi seduti davanti a lui. Per la posizione in cui si sono messi, sembra che stiano portando avanti un interrogatorio. Izuku si siede e si passa di nuovo le mani sui jeans, cercando di sorridere. “Alla fine All Might è davvero l’eroe di tutti quanti, no?” offre, guardando la sua tazza. “L’eroe che salva tutti con un sorriso” borbotta, stringendo le mani in un pugno.

“Già” risponde pigramente Shouto-kun e Izuku prende un respiro profondo. È ancora pronto a scappare o a combattere. Sa che non è razionale. Sa che non dovrebbe comportarsi così. Lo sa. Ma il suo corpo non vuole ascoltarlo. Il suo corpo sembra essere un essere a sé stante e lui lo detesta per questo.

“Che scuola frequenti?” chiede ancora Uravity-san, adesso dritta con la schiena e con le mani intorno alla tazza di tè. Lo chiede con una punta di senso di colpa, mentre si porta la tazza alle labbra per nascondere la sua espressione.

Izuku si morde l’interno delle guance e poi risponde: “Ah, uhm, sono uno studente della Nishimachi.”

C’è un momento di silenzio. Due momenti di silenzio. Tre momenti di silenzio. E Izuku, che già era nel panico, adesso sente la sa mente andare completamente in bianco per un secondo (in cui ancora nessuno sta dicendo niente) e poi iniziare a dargli tutti i peggiori scenari che potrebbero succedere in questo momento.

Potrebbero correre in camera sua e rendersi conto che ha un costume da eroe lì. Ma perché dovrebbero andare in camera sua?, si chiede Izuku, e il suo cervello risponde che non c’è nessun motivo. Anche se potrebbe succedere. Izuku detesta il suo cervello. Potrebbero essere delle persone che hanno un qualche risentimento per la sua scuola. Potrebbero volersi riprendere la torta o tirargliela in faccia gridando che è soltanto un essere inutile. Perché?, chiede ancora Izuku al suo cervello. E il suo cervello risponde: nessuna ragione. Beh, a meno che... Izuku vuole mettersi a piangere. Il suo cervello continua. Gli dice: qualcuno di loro potrebbe avere un’Unicità legata al fuoco e potrebbe farti male. Izuku si risponde che nessuno dei ragazzi seduto davanti a lui ha un’Unicità del genere. Nessuno di loro ha usato del fuoco durante il Festival Sportivo. Ma il suo cervello risponde: L’Unicità di Shouto-kun non si chiama Metà e Metà? Metà ghiaccio e metà...? Stringe i pugni, guarda verso il basso. Sente il naso pizzicargli e vuole davvero mettersi a piangere. Perché dovrebbero volergli fare del male, si chiede allora, per aggrapparsi al poco di lucidità che ancora ha. Il suo cervello risponde automaticamente: non hanno bisogno di una ragione. E Izuku non può ribattere a questo. Si passa una mano dietro l’orecchio, senza rendersene nemmeno conto. Sta per piangere.

“Non è vero” riesce a dire Uravity-san con la voce strozzata.

“La Nishimachi International School?” chiede Tenya-kun, alzando la voce. Fa paura. Fa davvero molta paura. Izuku è teso come una corda. Senza maschera non può difendersi. Come Izuku non può difendersi, e non può scappare. Come Izuku non è abbastanza. Lui non... “Quest’anno dicono che soltanto cinque studenti hanno superato l’esame di ammissione. E tu sei uno dei cinque?”

Izuku vorrebbe rispondere che vuole andare in bagno a vomitare. Si limita ad annuire. “È stata pura fortuna, io...”

“Non credo si possa entrare per fortuna” commenta Shouto-kun, ma la sua voce viene coperta da quella di Uravity-san che grida: “È vero che vi danno il permesso di studiare le Unicità dei pro hero? Dovresti usarci come tue cavie!”

Izuku giocherella con le dita. Sta cercando di non vomitare. Sta cercando di sembrare una persona normale. Sta cercando di non essere spaventato a morte. “Non mi è ancora permesso, in realtà e...” prova a dire, ma si ferma a metà frase, perché non sa come andare avanti e ha la bocca secca. Nemmeno un pochino di saliva. Nemmeno un pochino di concentrazione per continuare la conversazione. Vorrebbe solo che tutto questo finisse in fretta.

“Il motivo per cui siamo venuti qui, Midoriya-kun” inizia Tenya-kun, con una voce un pochino più posata e più formale. “È che vogliamo veramente ringraziarti di quello che hai fatto per noi. Fare in modo che i nostri compagni fossero al sicuro e che non si facessero male è compito di ogni membro della squadra assegnata al caso. E io e Uraraka-kun non siamo riusciti a proteggere un nostro compagno di squadra e di classe, nonché amico. In più, hai anche salvato Uraraka-kun durante l’esame di ammissione.”

Izuku si muove nervosamente sul posto, guardandosi intorno. “Uhm.”

“Quello che sto provando a dire è che sicuramente non pensavamo di ripagare il nostro debito morale con una sola torta e sappiamo che saremmo stati degli ingenui a pensarla in questo modo...”

“Dovevamo portare due torte” lo interrompe Uravity-san con una falsa espressione imbronciata. Deve starlo prendendo in giro, perché imita anche i gesti che poco prima Tenya-kun ha fatto con le braccia. Beh, non che a Tenya-kun sembri importare.

“Noi con te abbiamo un debito morale e non saremmo eroi se decidessimo di non ripagarlo.”

Izuku prende un respiro profondo, mentre continua a passarsi le mani sui jeans, ancora e ancora, cercando di calmarsi. Non sa come rispondere se non con una bugia. Lui sapeva cosa stava succedendo. Lui sapeva che c’era una battaglia sul suo palazzo. Sapeva che non poteva fare niente. Sapeva di essere frustrato. Non era lì per caso. Non ha aperto la finestra per caso. Non ha afferrato Shouto-kun perché passava di lì. Ma. “Non mi dovete niente. Ero lì per caso” dice, schiarendosi la gola. “Nel luogo giusto al momento giusto. Nient’altro. Ho solo fatto quello che avrebbe fatto chiunque.”

“Non necessariamente.”

“Almeno la seconda torta te la dobbiamo.”

“In quel momento” mormora Shouto-kun, attirando l’attenzione di Izuku. “Sembravi davvero All Might.”

Passa un attimo. Passano due attimi. Passano tre attimi. I tre attimi che bastano a far capire bene le parole che sono state dette. Passano pochissimi secondi. Forse solo due. Izuku sbatte le palpebre. Gli cadono due lacrime dagli occhi. Due lacrimoni, in realtà, che Izuku si pulisce via con un palmo della mano, velocemente. “Scusate” mormora, ruotando gli occhi, mentre tira su col naso e fa un gesto con una mano per evitare che lo vedano piangere. “Scusate.”

Uravity-san sbuffa una risata lieve e si muove verso Shouto-kun, mentre Tenya-kun continua a fissare Izuku, come se stesse facendo una delle cose più strane che lui abbia mai visto. “Beh” sussurra Uravity-san. “Penso che adesso non dovremo prendergli una seconda torta, uh?”

“Dovremmo prendergliene tre” risponde Tenya-kun. “Lo abbiamo fatto piangere, Uraraka-kun.”

 

#1 Curiosità: La perseveranza peccaminosa del Ragazzo Coniglio!!

Endeavour lo ha costretto a stare qui. Quindi, in un certo senso, Endeavour ha provato a ucciderlo. Se fosse morto, se in questo incidente Shouto perdesse tragicamente la vita, sarebbe tutta colpa di Endeavour e il suo spirito, pieno di rabbia e odio e vendetta lo avrebbe perseguitato per tutta la vita, insieme alla rabbia di suo fratello Natsuo, certo, ma c’è la possibilità che la sola rabbia di un figlio vivo non basti. Se Shouto morirà qui, deve dire, è abbastanza soddisfatto di sapere che almeno poi quest’odio finirà per fare qualcosa di utile. È tutta colpa di Endeavour se si trova qui, e non può usare la sua Unicità, può soltanto dirigere i civili verso le scale di emergenza e sperare che tutto vada bene.

Un attacco in grande scala non era stato certo parte dei piani di nessuno, continua a ripetergli una vocina dietro la sua testa. Non è colpa di suo padre. Non è colpa di nessuno, se non del criminale che ha deciso di mettere in pericolo le vite di milioni di innocenti. Shouto detesta questa stupida vocina. Continua a mostrare la via verso le scale d’emergenza ai civili, prova a contarli, spera che non entrino nel panico. Shouto non è All Might e nemmeno suo padre, Endeavour, è All Might. Le persone sono nel panico. Hanno paura. Non hanno la certezza di poter sopravvivere a questo attacco. E come dar loro torto? Nemmeno Shouto ne è così sicuro e sta già contemplando l’idea di diventare uno spirito vendicativo.

All Might sarebbe riuscito a salvare tutti.

Shouto si guarda intorno. I bambini, insieme ai loro tutori, sono stati accompagnati fuori dall’edificio. Con un po’ di fortuna, arriveranno a terra prima che ci sia un danno grave alla struttura e saranno in salvo. Le persone stanno provando a scendere il più velocemente e ordinatamente possibile. Shouto le guarda, prima di girarsi di nuovo verso il piano dell’edificio ed entrare, per assicurarsi che nessuno, davvero nessuno, rimanga indietro. Questo è un piano di lavoro. L’asilo è stato spostato ai piani più bassi, ma alcuni bambini erano saliti per mangiare insieme ai loro genitori. Era quello che doveva fare anche Shouto, in un certo senso. Essere il bravo figlio trofeo obbediente, da mostrare all’agenzia. Non è il momento di pensarci.

Shouto corre, aprendo le porte. Non sente nessun rumore. Dentro non sembra doverci essere nessuno. Ma deve essere sicuro. “C’è qualcuno?” grida, continuando a correre per i corridoi e aprire porte. Non risponde nessuno. Si ritrova a cercare sotto le scrivanie, dietro le sedie. Non è mai stato un tipo troppo scrupoloso, ma adesso, si dice, beh, non essere meticoloso vorrebbe dire perdere la vita di qualcuno. E lui non vuole che succeda.

C’è un nuovo colpo all’edificio. Persone che gridano sulle scale d’emergenza. Shouto saltella su un piede, per mantenere l’equilibrio, poi torna a correre. Non sembra esserci nessuno. Ha controllato. Non c’è nessuno. Quindi guarda nervosamente la porta verso le scale di emergenza e si morde il labbro inferiore. Poi lancia un’occhiata veloce alle sue spalle. Ha controllato. Non c’è nessuno. Nessuno è in pericolo, soltanto lui. Deve uscire di lì. C’è un altro colpo. Parte delle finestre a Est si frantumano, stanno lottando, lui non può farci niente. Ricostruiranno in poco tempo. Non c’è nessuno in questo piano. Deve uscire di lì.

Shouto prende un respiro profondo e stringe i pugni, correndo verso le scale di emergenza. La maggior parte dei civili è quasi arrivata a terra e c’è di nuovo questo tonfo, un’esplosione, che fa perdere l’equilibrio a Shouto. Se morisse qui la colpa andrebbe a Endeavour. Andrebbe a lui. Diventerebbe uno spirito vendicativo e potrebbe finalmente gridare e colpire e arrabbiarsi senza che nessuno gli possa dire niente. Non sembra una brutta idea morire. Tranne per il fatto che lo è.

Shouto spera di aver fatto bene il suo lavoro, di aver controllato, di aver portato in salvo i civili, perché ormai, del piano su cui si trovava, non rimane che cemento e terra. Le scale di emergenza si reggono per un miracolo della fisica e lui deve sbrigarsi a scendere ottanta piani, prima che crollino su loro stesse. Potrebbe usare il ghiaccio. Shouto guarda le scale di metallo. No. Il ghiaccio le renderebbe fragili. I civili che stanno ancora scendendo con l’aiuto dei pro sarebbero in pericolo. Deve solo correre. Non è mai stato troppo bravo a correre, ma può diventarlo. Scende due gradini alla volta, prova a non perdere l’equilibrio. C’è un altro tonfo, un’altra esplosione, un’altra scossa. Shouto fatica a mantenere l’equilibrio. Qualcuno grida.

Lo odia Endeavour. Spera tantissimo che la sua morte risvegli quel poco di coscienza che ha. Lo spera davvero. E poi sa che non è così. Perché qualcuno è già morto, in famiglia. Qualcuno è già andato via e non è cambiato niente.

Shouto forse dovrebbe affrontare il fatto che morire arrabbiato non lo porterà a niente. Non vorrebbe provarle, tutte queste emozioni. Non è colpa sua.

“È All Might!” grida qualcuno dalle strade. Shouto si guarda intorno. All Might? Allora non sono più in pericolo. All Might. Allora tutto andrà bene. Non c’è bisogno di preoccuparsi. Lui ha sempre salvato tutti. All Might è qui. Shouto sente di riuscire di nuovo a respirare. All Might ride. All Might è qui.

Si tiene alle scale di metallo. Se potesse usare il ghiaccio sarebbe meglio. Ma se usasse il ghiaccio ferirebbe le persone sotto di lui. I pro hero prendono i civili e li portano in salvo, lontano dall’edificio. Shouto sente gridare Sono tutti! Sono tutti! e vede come squadre di pro hero iniziano a portare via i civili. Se riuscissero a portarli via prima di un altro botto, forse. Pum.

Shouto si tiene alle scale. Sta pensando troppo. Non sta agendo abbastanza. Deve correre per salvarsi la vita. Non dovrebbe morire arrabbiato. Non dovrebbe morire in questo modo solo per dare fastidio a Endeavour. La sua vita dovrebbe valere più di così. O forse no? Sono i primi pensieri lucidi della giornata. Deve essere davver l’influenza di All Might a fargli pensare così. È davvero felice che sia arrivato.

Shouto prova a scendere più velocemente, ma non è mai stato troppo veloce. Alle corse, senza l’uso delle Unicità, arrivava sempre tra gli ultimi. I gradini, poi, non stanno aiutando molto. Deve correre per salvarsi la vita, ma non pensa che questo cambi molto le cose. E anche se sta correndo, anche se ha appena deciso che forse non vorrebbe diventare uno spirito maligno e vendicativo (anche se non ne è ancora sicuro del tutto), c’è un’altra esplosione e le scale di emergenza non reggono più. Collassano su loro stesse.

Shouto inizia a cadere.

Cadere senza preavviso da delle grandi altezze è un po’ come quando nelle montagne russe i carri iniziano ad andare più veloce, da zero a cento e poi ti butti nella discesa e il tuo stomaco sembra essere rimasto sulla cima della giostra. Più o meno così. E a Shouto stava iniziando a battere il cuore velocemente. Riesce a sentire ogni battito, pesante, come se fosse una specie di sentenza di morte. Pum. Pum. Pum. Pum pum. Pum pum pum. Pum pum pum pum. Sembra proprio che diventerà uno spirito vendicativo, dopo tutto. Questo finché, beh, non arriva lui.

Lo annuncia sempre questo bagliore verde, poi Shouto sente come due braccia lo afferrino dal busto, stringendolo verso un corpo sicuramente più minuto del suo. E poi sembra come se la persona che lo ha afferrato e che ha rallentato la sua caduta stia ridendo piano.

Shouto vede le orecchie verdi. Sbatte velocemente le palpebre. Si allontana un pochino dal corpo della persona che lo ha afferrato, giusto per essere sicuro, ma il Ragazzo Coniglio muove di nuovo la sua testa accanto alle clavicole, per potersi appoggiare a una parete ancora non crollata di qualche edificio vicino, mentre scivolano verso terra, lentamente, sempre più lentamente. “Scusa, potresti farti male” mormora mentre si prepara per saltare verso un’altra parete. “Dovremmo smetterla di incontrarci così” continua con mezzo sorriso.

Shouto sbuffa. Non sa se è una risata oppure se è un sospiro di sollievo. Forse qualcosa a metà. Il Ragazzo Coniglio lo posa a terra, per poi alzare il braccio e gridare: “Qui!” Poi si guarda intorno e corre verso il luogo del disastro, per aiutare i pro hero. Fa quello che avrebbe dovuto fare Shouto. Fa quello che...

“Grazie” grida Shouto, portandosi le mani accanto alle labbra. “Grazie!” grida più forte. Ed è un ringraziamento sincero. Shouto ci crede per davvero. Il Ragazzo Coniglio si gira verso di lui, per fargli un cenno di saluto con la mano, mentre un pro hero specializzato in soccorso prende Shouto per il braccio, per portarlo verso il campo di soccorso e poter controllare che non si fosse fatto male.

Nessuno sta fermando il Ragazzo Coniglio. Nessuno sta pensando a mettergli le manette addosso, fargli pagare dei crimini che non sono crimini. “Ora come ora” gli spiega il pro hero che si sta occupando di lui. “Salvare vite è la priorità. E se un cittadino preoccupato per l’incolumità delle persone nel posto in cui si trova vuole aiutarci, accettiamo il suo aiuto. Sembra che All Might...” Il pro hero non finisce la frase. Si ammutolisce, torna a medicare il braccio di Shouto, che non si era nemmeno reso conto di essersi fatto male. (Il pro hero è più lento a medicare di quanto lo sia Midoriya Izuku.)

Una scappatoia legale, pensa Shouto. Guarda il pro hero in silenzio. Anche suo padre non è in prigione per una scappatoia legale. Il mondo lo confonde.

 

#1 Curiosità: Midoriya Izuku è pronto a giurare di essere un ragazzo completamente normale!!

Izuku si sistema i capelli sopra l’orecchio destro con la mano e poi fa scivolare i libri sopra il suo banco nello zaino.

Fanno parte di questa classe esattamente cinque persone. Yamamoto Kaito, Harada Shun e Harada Amaya, Aoki Aya e lui, Midoriya Izuku. Visto il numero ridotto, sono seguiti dal professore esattamente come se fosse il loro tutor personale e Izuku deve fare i salti mortali per nascondere la sua routine a compagni di classe ma anche agli adulti che continuano a danzargli intorno. Nonostante il numero ridotto di ragazzi della sua età nella classe, però, Izuku sembra anche non riuscire a fare amici. Parlare col professore è semplice. Rispondere alle domande è ancora più semplice, quando non deve mentire, ma parlare con i suoi compagni di classe, avere una conversazione, sembra essere la cosa più difficile che lui abbia mai fatto in tutta la sua vita. E lui ha combattuto contro l’Hero Killer.

Sbuffa, sbattendo velocemente le palpebre e infilandosi una giacca a vento molto più grande di lui, nonostante non faccia poi così freddo, facendo scivolare la fascia che si era messo trai capelli perché non gli finissero in faccia mentre studiava in tasca. I suoi compagni di classe sono già andati via. I gemelli sono molto gentili, ogni tanto gli parlano e si siedono accanto a lui, durante il pranzo, Yamamoto-kun lo aiuta spesso con degli approfondimenti sulle Unicità e nessuno lo ha mai guardato male, quando iniziava le sue analisi, anzi. Molto spesso rispondevano e Izuku non ha mai pensato di poter comparare i suoi appunti con qualcun altro o con un professore che avesse davvero voglia di ascoltarlo. A volte Aoki-san gli sorride, mentre discutono. Nessuno gli ha mai gridato di stare in silenzio. Nessuno gli ha mai gridato contro, punto. Anche se credono che sia un Senza Unicità.

Izuku non si trova proprio male in questa scuola. Semplicemente non riesce a togliersi di dosso la sensazione che sarebbe dovuto essere alla UA, in questo momento, facendo dei corsi da eroe, facendo qualcosa che lo avrebbe effettivamente portato a poter diventare un eroe. E quindi si ritrova a tornare a casa da solo.

Si porta gli bretelle imbottite dello zaino sulle spalle e sbadiglia, iniziando a uscire dalla scuola, a un ritmo lento. I corridoi sono vuoti. Nessuno potrà fermarlo o fargli male. Va tutto bene. Izuku si sente meglio, quando è da solo.

Oggi è una giornata di riposo, secondo quello che gli ha detto All Might, ma potrebbe andare a trovarlo, per vedere come sta dopo l’attacco al centro di Tokyo. Sa che entrambi dovrebbero riposarsi e, se Izuku è così inquieto, probabilmente anche All Might, per un motivo o per un altro potrebbe essere inquieto. Da un pochino di tempo, ha iniziato a pensare che All Might non sta dormendo, che non si sta riposando abbastanza e si chiede se questo suo continuare a fare di più, più di quanto gli sia possibile, non sia un sintomo della sua sfiducia in Izuku e le sue abilità. Non lo ha mai detto ad alta voce. Vuole comunque andare a trovarlo. Non dovrebbe essere troppo difficile. Scuola non è nemmeno così lontana dal suo appartamento.

Izuku si infila le scarpe per uscire e si passa una mano trai capelli, cercando di tirare giù una ciocca di capelli che continua a sollevarglisi dietro l’orecchio. È irritante, in effetti. Preferirebbe che non lo facesse. Forse dovrebbe andare in bagno e bagnare la ciocca, per tirarla giù. Si passa ancora una volta la mano trai capelli. Tornare in bagno vorrebbe dire rimettersi di nuovo le scarpe e poi dovrebbe togliersi la giacca e poi di nuovo lo zaino e non lo sa se ha tutta la pazienza per prepararsi di nuovo. In più, potrebbe anche incontrare qualche persona e non saprebbe che cosa dovrebbe fare, in una situazione del genere.

Deve solo accettare l’irritazione di doversi mettere giù la ciocca ancora e ancora. Lo può accettare. Si stropiccia un occhio e inizia a camminare per andare verso casa di All Might. Due anni fa non avrebbe nemmeno pensato di poter pensare a una frase del genere e adesso, eccolo qua, può farlo, può pensarlo, può esserne felice.

Sta sbadigliando, quando sente qualcuno chiamarlo. “Izuku.” Semplice, molto intimo. Solo Izuku. Non esistono molte persone che lo chiamano in questo modo. Sua mamma. Un amico di infanzia che però non vede da tantissimo tempo. Nessun altro. Aggrotta le sopracciglia e guarda dritto davanti a sé. per vedere uno Shouto-kun che lo saluta con un cenno della mano e un’espressione neutra. E da rilassato, forse un pochino assonnato, Izuku sente come tutto il suo corpo si risvegli, come il suo corpo gli ricordi, ancora una volta, di quanto lui sia in pericolo.

Izuku deglutisce e prova a forzare un sorriso. Fa un cenno con la testa. “Buongiorno!” riesce a dire con la voce decisamente troppo alta. Cosa ci può fare Shouto-kun qui? Perché è qui? C’è la possibilità che sia veramente arrabbiato con lui? Che lui si sia reso conto che il giorno prima Izuku era nel luogo del disastro, che ha aiutato All Might e che era stato lui a portarlo giù dal palazzo che stava crollando su se stesso. Forse vuole minacciarlo. Forse vuole...

Shouto-kun lo osserva in silenzio, inclinando la testa. Ha le mani in tasca. “Tu sei un ragazzo intelligente, vero?” gli chiede, muovendosi per finire esattamente davanti a Izuku.

Anche alle medie iniziavano sempre così. Izuku non si sente al suo agio. Gli iniziano a sudare le mani. Non c’è nessuno in giro. Tutti sono andati a casa almeno mezz’ora fa. Izuku ha aspettato che non ci fosse nessuno, per potersi muovere più liberamente e adesso non c’è nessuno intorno. Adesso non può correre da nessuna parte. Alle medie iniziavano sempre in quello stesso modo. Tu sei un ragazzo intelligente, vero? E poi continuavano con frasi come E allora come mai continui a fare sempre lo stesso errore? O anche Allora perché non impari mai? Poi c’era solo dolore, nei suoi ricordi. Dolore alla pancia. Dolore al petto. Dolore dietro l’orecchio. Izuku chiude gli occhi e stringe i pugni. Non può difendersi, adesso. Non può scappare. Dovrebbe soltanto incassare. Incassare. Pensava di non aver pestato i piedi a nessuno. Gli dispiace. Vorrebbe poter dire che gli dispiace, ma non gli esce la voce, non sa che cosa dovrebbe fare.

Suda. Sente come parti del suo corpo siano troppo calde, e come la giacca che si è messo (per coprire le ferite, per coprire le cicatrici) non stia aiutando. Fa caldo alla base del collo. Fa caldo dietro alle orecchie. Fa male la pancia.

Cerca di tirare giù la ciocca che si è di nuovo alzata dietro l’orecchio. Shouto-kun sta aspettando una risposta. Lo osserva. Non sembra essersi reso conto di niente. Izuku vuole mettersi a piangere. Non può combattere, non può scappare. “Io...” inizia con la voce spezzata. “Non lo so.” Non riesce a respirare così bene. Sente come perde facilmente il respiro. Gli dispiace. Non sa per cosa. Ha la bocca secca. Vorrebbe poter bere qualcosa. Dovrebbe avere dell’acqua. Può bere? Farà arrabbiare Shouto-kun cercare dell’acqua adesso?

Shouto-kun annuisce lentamente. “A me hanno detto che sono intelligente, ma non trovo la soluzione a un problema” gli dice semplicemente. “E tu sei intelligente” continua puntando la scuola da cui sta uscendo. Izuku segue i suoi movimenti con le sopracciglia aggrottate. “Mi chiedevo se mi potessi aiutare a capire qualcosa.”

Izuku tiene le sopracciglia aggrottate. Shouto-kun fa questa domanda con un’espressione davvero tanto triste. I lati delle sue labbra sono curvi verso il basso e anche il suo sguardo non sembra essere così felice. Tutta la sua postura, tutto il suo linguaggio del corpo, sembra voler solo comunicare quanto dolore e quanta tristezza questo ragazzo si porta dietro. E, lo sa che è una cosa tremenda da dire, ma questo fa in modo che Izuku riesca di nuovo a respirare normalmente, mentre prova a sorridere. La paura che provava prima, il suo panico, scompare immediatamente, mandata via dalla sua voglia di aiutare qualcuno. Non vuole che un ragazzo che conosce sia così inconsolabile. Non riesce a sopportare l’idea.

Quindi si passa una mano trai capelli e si morde l’interno delle guance, prima di sorridere e mostrare la strada. “Sto andando a trovare un mio zio” gli dice lentamente, attirando l’attenzione del ragazzo. “Potresti accompagnarmi mentre mi racconti di questo tuo problema.” Ha mentito, ma solo per una buona causa. Non può certo dire a un alunno di All Might che conosce All Might. E comunque non gli crederebbe, vero?, perché All Might adesso non potrà certo stare nella sua muscle form. Quindi. Izuku inizia a camminare e Shouto-kun lo segue, dopo aver fatto un cenno veloce con la testa. “Non vorrei deluderti” continua Izuku, tenendo le mani intorno alle bretelle imbottite dello zaino. “Non sono davvero così intelligente, ma proverò ad aiutarti come meglio posso.”

“È importante anche che non stai diventando un eroe” gli dice Shouto-kun camminandogli al fianco, senza però guardarlo. Questo è strano. Izuku aggrotta le sopracciglia. “È importante perché ho chiesto ad alcuni miei compagni di classe e loro mi hanno dato la stessa risposta e una di loro mi ha detto che forse dovrei cercare un altro punto di vista. Tu fai parte degli studi scientifici del lavoro dell’eroe. Sei intelligente. Sei anche gentile. Per questo mi chiedevo se non mi potessi aiutare.”

“Hai qualche dubbio sulla tua carriera da eroe?” chiede Izuku, stando attento alle persone intorno a lui. Non può incontrare nessuno che conosce, adesso. Non è neanche possibile che, nel suo percorso per arrivare a All Might, possa incontrare Kacchan. Non riuscirebbe a vedere Kacchan, adesso. Spera che non sia ancora intorno alla zona della sua scuola. Lo spera per davvero.

Shouto-kun si gira verso di lui per la prima volta, per guardarlo negli occhi. Peccato che a Izuku il contatto visivo non sia mai piaciuto così tanto, motivo per cui continua a guardare dappertutto tranne che verso di lui. “Non sono mai stato sicuro di voler fare l’eroe” risponde sinceramente. Anche questo è strano. Izuku sbatte velocemente le palpebre. “Mio padre ha sempre voluto che io facessi l’eroe. Io non so che cosa voglio essere. So di non voler essere come lui, però.”

Sta passando una macchina e quindi Izuku si muove un pochino più vicino a Shouto-kun, per spingerlo più verso il marciapiede. Il padre vuole che lui sia un eroe. Todoroki Shouto. Quindi non può essere che il quartogenito di Todoroki Enji. Il figlio di Endeavour, il secondo nella classifica degli eroi del Giappone. Un eroe che è nello stesso spettro di All Might, ma con un’energia completamente opposta. All Might salva le persone con un sorriso. Endeavour salva le persone con le sopracciglia aggrottate e rabbia. “Tuo padre ti ha costretto a fare l’eroe” ripete Izuku, indicando la strada a sinistra perché la prendessero entrambi, senza fermarsi. “In effetti lui sembra quel tipo di persona che vede l’eroe come a una carriera e non un modo di essere” borbotta a voce un pochino più bassa. Conosce Shouto-kun dal Festival Sportivo. Sembrava assomigliargli. Aveva pensato sì, sembra essere il figlio di Endeavour, per quell’espressione arrabbiata, per quegli occhi pieni di rancore. Non assomiglia molto al ragazzo che gli sta camminando accanto. “Un qualcosa che fai durante i tuoi orari. Come dire, durante i tuoi turni. Timbri il cartellino, sei un eroe, timbri il cartellino, non lo sei più.”

Shouto-kun continua a guardarlo, seguendolo con quella sua espressione sconsolata. Non assomiglia a suo padre, questo ragazzo. Non assomiglia a suo padre nemmeno quel ragazzo che cadeva da un palazzo, ieri. (Forse quello che si era aggrappato alla finestra di Izuku sì, invece.)

“Io penso che un eroe sia più una cosa innata. O che comunque fa parte di te. Come il colore dei tuoi capelli o la forma delle tue mani.” Izuku sbuffa, giocherellando con le bretelle dello zaino. “Qualcuno una volta mi ha detto che essere un eroe è soltanto una questione di prendere atto di questa tua natura. Gli esseri umani -penso che gli esseri umani non siano cattivi per natura. La cattiveria, le persone che diventano criminali, fanno una scelta che è dettata da tante situazioni nella loro vita. A volte si parla di disperazione, a volte di vendetta. Come società dovremmo capire il motivo di questo ma, quello che voglio dire io è che chiunque può essere un eroe, in potenziale. Il vicino di casa che ti aiuta a trasferirti o l’insegnante che ha tanta pazienza e aiuta i suoi alunni a capire anche le materie più difficili. Tutti potrebbero essere eroi, tutti possono decidere di esserlo, perché tutti hanno il potere di farlo. E le persone come te hanno fatto questa scelta in un momento di stress, quando hanno visto qualcuno che soffre e hanno pensato no, non posso lasciare che questa cosa succeda."

Si fermano davanti al un semaforo. Sono arrivati finalmente alla via principale. Shouto-kun lo ascolta, continuando a guardarlo in silenzio. Ha una borsa a tracolla, la divisa della UA e le spalle curve. Ma i suoi occhi iniziano a sembrare vivi. Izuku forse sta usando le parole giuste. Non lo sa.

“È quella scelta che rende il potenziale un atto. Quella decisione che forse nemmeno ti ricordi di aver preso. In un’intervista” ecco che torna a mentire. “All Might ha detto che la maggior parte delle persone che sono eroi hanno detto che il loro primo atto eroico è stato aiutare una persona in difficoltà prima di riuscire a decidere a prendere la decisione consapevolmente. Un bambino che cade in un fiume, forse, un uomo che ha attraversato la strada senza guardare a destra o a sinistra, una donna che cade da palazzo. Aiutare una persona in difficoltà. Solo questo. E io penso che -Shouto-kun, tu ai miei occhi sei già un eroe, ho letto quello che hai fatto ieri e penso che sia stata una cosa molto bella, da parte tua, aiutare i pro nonostante anche tu fossi visto come un civile. Ma credo che un giorno -se vorrai essere un eroe un giorno, sentirai quella sensazione. E non ci sarà tuo padre che vuole che tu faccia qualcosa, non ci sarà la tua famiglia, non ci sarà nessun altro. Solo tu. Il tuo istinto. La tua decisione. E allora saprai. Credo che -non lo so, penso che alla nostra età molti ancora non sappiano quello che vogliono essere per davvero. È completamente normale.” Il semaforo è verde. Izuku torna a camminare. “Scusa” borbotta. “Sto farfugliando.”

Shouto-kun non risponde. Continua a seguirlo. “Perché credi che io sia un eroe?” gli chiede.

Izuku si morde l’interno delle guance. Fino a questo momento, ha incontrato Shouto-kun per ben cinque volte. E sì, fino a questo momento, in quanto Midoriya Izuku, non si è mai sentito veramente a suo agio con lui, ma... “Sembri una persona gentile” gli risponde. “Ieri hai aiutato a salvare un centinaio di persone. Sei rimasto fino a quando non sei stato sicuro che nessuno fosse rimasto indietro. Credo che tu possa essere un eroe.”

“Non fare.”

Izuku ride piano. Continua a guardare l’asfalto e non il viso di Shouto-kun. Non ha ancora il coraggio. Gli dispiace. Non riesce a farlo. “No. Non fare l’eroe. Endeavour fa l’eroe. Tu puoi essere un eroe. Se è quello che vuoi essere”

Shouto-kun torna a guardare a terra. Forse Izuku non stava proprio dicendo la cosa giusta, allora, motivo per cui si gratta la testa, e cerca di nuovo di portare giù la ciocca di capelli dietro all’orecchio. Continua ad alzarsi. Perché continua ad alzarsi? È così irritante.

“Tu non credi che mio padre sia un eroe” gli chiede Shouto-kun, con quello che sembra un mezzo sorriso.

“Ah” esclama Izuku con una smorfia. “Mi dispiace” continua, prendendo una ciocca della frangetta, per nascondere il viso. “Non sono un grande fan, purtroppo.”

“Per fortuna” risponde Shouto-kun, tornando a guardare la strada davanti a loro. “Non sa come trattare i suoi fan, lui.”

“È un eufemismo!” esclama Izuku, ruotando gli occhi. Endeavour sembra detestare i suoi fan. Endeavour sembra detestare chiunque stia salvando. Endeavour-lo mette a disagio, non lo fa sentire protetto, come invece un eroe dovrebbe farlo sentire. Ed è vero che l’esperienza alle medie e alle elementari gli ha lasciato il nervosismo e la paura di parlare, di interagire con gli altri, ma se con le persone normalmente per Izuku comunicare è affrontare un possibile dolore, pensare a Endeavour e a parlare con lui -deve essere come affrontare una sentenza di morte. “È come se fosse una gara, per lui, vero?” chiede, fissando la strada davanti a loro. Deglutisce, scuotendo un pochino l'anima testa. “Mi è sempre sembrato così. Come se non vedesse per davvero cos’ha davanti. Come se stesse perdendo, e lui odiasse perdere. E come se -se la prendesse con le persone sbagliate, per le sue sconfitte.” Izuku si morde l’interno delle guance. Non è lucido, parlando di Endeavour, se ne rende conto. Si rende conto che è un suo pregiudizio. Non ha mai incontrato Endeavour. Non lo ha mai veramente seguito. Gli ricorda Kacchan, però.

Ah.

Gli ricorda Kacchan.

Izuku si guarda nervosamente intorno, cercando di coprirsi l’orecchio, senza rendersene conto. Di solito ha più tempo. Si è tagliato i capelli di recente. Li hanno tagliati troppo. La fascetta che si mette a scuola piega i capelli all’insù, Harada-san lo ha già preso in giro per questo, lui è diventato rosso e non ha saputo che cosa ribattere. E lui adesso è nervoso. I capelli dovrebbero coprire l’orecchio. Non lo fanno. Non lo coprono. Se i capelli non coprono le orecchie, vuol dire che... Non si rende subito conto, quindi, di quello sguardo sorpreso di Shouto-kun. Del suo essere nervoso accanto a lui.

Shouto-kun è gentile, ma Izuku sta pur sempre parlando male di suo padre. Si sarebbe dovuto fermare prima. È un idiota. “Scusa” mormora. Continua a tirare giù il ciuffo di capelli. “Sto solo dicendo cose. Non volevo offenderti.”

“Non mi hai offeso” prova a dirgli Shouto-kun.

Izuku tiene lo sguardo basso, mentre continua a camminare e lascia andare il suo ciuffo disordinato. “Vorrei esserti d’aiuto” gli dice a bassa voce. Shouto-kun può sembrare simile a Endeavour e Kacchan. Durante il Festival Sportivo aveva il loro stesso sguardo. Ma ieri -ma oggi sembra più una persona spaventata, che una persona arrabbiata. Izuku vuole veramente aiutarlo. Vorrebbe veramente vederlo sorridere. “L’appartamento di mio zio è lì in fondo" mormora, indicando una porta col dito.

“Vive molto vicino alla tua scuola” fa notare Shouto-kun, grattandosi il naso.

Izuku scrolla le spalle. “È uno dei motivi per cui ho scelto il mio liceo.” Questa non è una bugia. La posizione della sua scuola lo aiuta durante le giornate di allenamento. Non dover prendere i mezzi pubblici per arrivare da All Might gli fa risparmiare tempo e, beh, gli dà questa stupida sicurezza che tutto andrà bene. Giocherella con le bretelle imbottite dello zaino. All Might è vicino a lui, quindi andrà tutto bene.

Shouto-kun prova di nuovo a guardarlo negli occhi, ma Izuku guarda prontamente da un’altra parte, provando a sorridere. “Strano motivo per scegliere una scuola di élite" gli dice ancora. E Izuku ride nervosamente. "Sei una persona curiosa.“

“Ah! No no no” farfuglia Izuku, muovendo le mani velocemente davanti al viso. “Sono una persona normale. Sono normalissimo davvero. Tengo molto a mio zio e volevo stargli vicino. Non pensavo di entrare a -sono normalissimo. E fortunato.”

Shouto-kun sbatte le palpebre lentamente e poi guarda il palazzo in cui vive All Might. “Dovrei andare” decide di dire, con un cenno della testa. Per salutare Izuku. All’inizio lui non aveva capito. Pensava volesse ancora parlare. O rimanere lì in silenzio, non lo sa. Ma Shouto-kun inizia a camminare via. Sta andando via. Non sembra giusto così. Doveva aiutarlo e ha iniziato a parlare male di suo padre. Non è stata una cosa molto carina.

“Ti ho aiutato?” chiede Izuku, alzandosi in punta di piedi, come se volesse raggiungerlo. Shouto-kun prova di nuovo a guardarlo negli occhi e Izuku gira la testa verso la strada, sentendosi lievemente in colpa. “Almeno un po’?” aggiunge incerto, chiudendo gli occhi. (Non è colpa di Shouto-kun.)(Izuku non riesce a guardare tutti negli occhi.)(Riesce a sostenere lo sguardo di All Might.)(Di sua mamma.)(Dei gemelli Harada, a volte.)(Ma di solito…)(È difficile.)(È così difficile.)(È così frustrante.)

“Oh.” Shouto-kun si gratta la nuca. “No, per niente” risponde, facendo venire voglia a Izuku di attraversare la strada senza guardare a destra e a sinistra. “Ma è vero che non ti ho fatto la domanda che volevo farti.”

Izuku aggrotta le sopracciglia. “Non era di questo che volevi parlarmi?” chiede, per essere sicuro di aver capito bene.

“Uh, no” ripete pazientemente Shouto-kun. “Ma vorrei sapere la tua opinione. Credo che tornerò domani, per potertene parlare.” Poi, di nuovo fa un cenno della testa e inizia ad andare via.

Izuku vorrebbe fermarlo, ma non sa cosa dovrebbe dirgli esattamente. Parliamone adesso? È una frase terribilmente banale e arrogante. Potrebbe farlo arrabbiare. Shouto-kun è una persona così gentile, Izuku non vuole che si arrabbi per colpa sua. Non vuole perdere il privilegio di vederlo essere gentile. Quindi decide di passarsi le mani sui jeans e lasciare che Shouto-kun torni a trovarlo. Alla fine, non gli dà poi così fastidio e sta avendo l’impressione, in questi ultimi due giorni, che Shouto-kun sia più indifeso di quanto sembri. Non può volergli fare del male. Spera. E Izuku pensa di poterlo aiutare. Spera.

Può solo sperare.

 

#1 Curiosità: Una relazione tra All Might e il Ragazzo Coniglio?!

Midoriya Izuku, pensa Shouto, è un ragazzo molto curioso.

Lo pensa mentre rimane seduto in un tavolo della mensa, in disparte, mangiando del soba e cercando di rimanere in disparte il più possibile dai membri della sua classe, che hanno deciso di sedersi accanto a lui. Uraraka, Iida, Tsuyu e Aoyama. Shouto non ha deciso di frequentare la UA per farsi degli amici. E non sa se loro lo considerano suo amico, in effetti, motivo per cui preferisce rimuginare su uno studente della Nishimachi che continua a ripetere di essere entrato, tra migliaia di studenti, per caso, e soltanto perché il liceo è vicino all’appartamento di un suo zio. Uno studente che sarebbe potuto entrare alla UA, continua a ripetere Uraraka, perché non ha seguito delle indicazioni, ha solo pensato a salvare una persona e non è questo quello che fanno i veri eroi?

La verità è che sembra che Midoriya Izuku abbia fatto sorgere dei dubbi anche a Iida e Uraraka su alcuni meccanismi dell’essere eroi. Ha dato solo un motivo in più a Shouto per essere insicuro sul voler essere davvero un eroe. Se la UA, uno dei colossi nella formazione, preferisce ammettere e quindi crescere degli studenti che hanno come idea soltanto vincere e non salvare, è molto vicina alla retorica di suo padre. La forza che vince su tutto. La vita che scende in secondo piano. E, tutte le persone in questa mensa, tutte le persone che hanno accettato questo sistema, sono più simili a Endeavour di quanto lo sia invece di All Might. In un certo senso, Midoriya Izuku è più vicino all’idea di eroe di All Might. In un certo senso, lo è anche il Ragazzo Coniglio.

Shouto sta provando a mangiare tranquillamente il suo soba, ma questo pensiero lo turba. Izuku ha detto che lui non sembra assomigliare a suo padre. Ha parlato di essere un eroe, non di fare. Doveva essere questo il senso dell’abolizione delle identità segrete. Un esempio di vita. Un eroe che è un eroe non si nasconde, non scompare, rimane lì, come simbolo anche nella sua vita privata. Deve essere estenuante. È un compito molto importante. Lui potrebbe farlo?

Le voci dei suoi compagni di classe sono incessanti. Non sono una classe unita, non sono una classe nemmeno sopra la media. Sono una classe. Si impegnano come classe. Stanno imparando a collaborare come classe. Sembra mancare qualcosa. Almeno. A lui sembra mancare qualcosa. E i suoi nuovi dubbi non lo spingono a voler essere davvero amico di nessuno adesso. Pensava di essere l’unico a poter diventare come suo padre, e poi ha scoperto che tutti loro potrebbero esserlo e...

Uraraka sembra essere una persona sincera. Ha già detto di essere qui per ottenere la licenza, per usare la sua Unicità e aiutare economicamente la sua famiglia. Questo non è essere un eroe. O è essere un eroe, ma non come vorrebbe la UA. E forse per questo a Shouto lei sta abbastanza simpatica. Non mente. È genuina. Ha provato a condividere i suoi punti con quelli di Izuku all’esame d’ingresso, quindi ha anche un senso del dovere e della giustizia. Shouto sta iniziando a pensare che ci siano regole che dovrebbero essere infrante e regole che dovrebbero essere abolite. Non lo aveva mai pensato prima. È davvero molto confuso. Ed è spaventato. E non sa che cosa fare.

“Non penso che abbia più di sedici anni” commenta Uraraka, seduta accanto a lui, scuotendo la testa e allungandosi per prendere il cellulare tra le mani di Iida. Osserva lo schermo e poi torna di nuovo a scuotere la testa. Non che a Shouto interessi. Soltanto che ha alzato la voce, gli ha gridato nell’orecchio. Non è stata molto educata. E Shouto sta anche per dirglielo, se non fosse che Uraraka si gira verso di lui e gli mostra l’immagine sul telefono di Iida. “Non è un pro. Non ha sicuramente la licenza. E continua a girare per la città a fare -cose.”

Shouto sbatte velocemente le palpebre, prendendo in mano il cellulare di Iida. Una fotografia sfocata, okay, un pochino granulata, certo, di una qualità discutibile, va bene, ma pur sempre una fotografia del Ragazzo Coniglio, che salta da un palazzo all’altro, avvolto dal suo bagliore verde, mentre le orecchie del costume volano di qua e di là. Il titolo dell’articolo è: La pericolosità del Vigilantismo? Shouto passa un dito sullo schermo, per vedere quanto potesse essere lungo e se parlasse esclusivamente del Ragazzo Coniglio, o di altri vigilanti. Va a finire che l’articolo parte dalle apparizioni del Ragazzo Coniglio, che la giornalista, Tsukauchi Makoto, chiama il Coniglio Lunare. È un articolo che sarebbe dovuto uscire, forse, una settimana fa. La grande apparizione del Ragazzo Coniglio, o Coniglio Lunare, Shouto non sa decidere adesso, è stata durante la battaglia a Tokyo, quando Endeavour ha gridato contro All Might per avergli rubato la scena, mentre All Might continuava a ridere (e Shouto continuava a cercare il Ragazzo Coniglio dappertutto).

“È un vigilante” continua Uraraka. “So che sta provando a fare delle cose buone, ma non può pensare di comportarsi pensando di essere al di sopra della legge. Ci sono delle regole. Delle leggi. Vero, Iida-kun?”

Nell’articolo, la giornalista Tsukauchi-san sembra essere contraria al vigilantismo solo nelle prime due frasi, in cui parla di un problema simile a quello sollevato da Uraraka. Shouto legge velocemente. Tsukauchi-san pensa che l’arrivo del Coniglio Lunare (così chiamato perché compare prevalentemente di notte, dopo il sorgere della luna) sia un sintomo di quello che tutti quanti loro pensano essere sbagliato nella società di oggi. Ci sono scuole di eroi, ci sono corsi, esami ed essere un eroe è molto simile al lavoro che prima dovevano svolgere i poliziotti. Il lavoro sul campo. Il vigilantismo è sicuramente un problema, dice lei. Riporta i casi di Stain, certo, che era partito come un vigilante che ha perso la sua bussola morale, ma anche quello di Knucle-Duster, che era un eroe, ma che una volta privato della sua Unicità non è stato protetto dale leggi che difendeva. Parla di un piccolo vigilante di nome Gentle Man, che non si muoveva in luoghi violenti, che aiutava nel soccorso e che non aveva mai usato la sua Unicità se non per pura auto-difesa, che comunque era stato portato in tribunale e punito. E per cosa?

Mettere in dubbio le leggi adesso, dare ragione alla giornalista, sarebbe come sputare nel piatto di Iida. È l’unico motivo per cui Shouto decide di non dire nulla e continuare a leggere in silenzio. Gli lancia uno sguardo, velocemente. Non sembra ancora essersi stabilizzato dopo l’incidente di Ingenium.

Tsukauchi-san usa l’esempio del Coniglio Lunare per chiedersi quanto sia giusta la struttura della Società Eroica. Il Coniglio Lunare non fa nulla di male. Prima di salvare le persone, nonostante la sua impazienza, corre da un pro, per chiedergli se può aiutare usando la sua Unicità. È quello che ha fatto anche a Tokyo, secondo le fonti della giornalista. È anche il motivo per cui è riuscito a salvare un civile (parla di Shouto) appena in tempo. Perché prima chiede il permesso, prima chiede che un pro gli dia una licenza più che provvisoria, per non dover distrarre i pro dal loro compito di salvare le persone. Con questa piccola scappatoia legale, il Coniglio Lunare ha evitato più volte di venire incarcerato. Eppure è contato come un vigilante. Tsukauchi-san continua la sua analisi parlando della formazione degli eroi. La maggior parte dei pro inizia la sua formazione a quindici anni, al massimo sedici. Ma se il lavoro dell’eroe copre il lavoro che negli anni prima delle Unicità era stata affidata ai poliziotti, è impensabile che dei ragazzi fossero militarizzati ancora prima di poter decidere che cosa vogliono davvero fare della vita.

Il corpo di polizia viene sottoposto a degli allenamenti nelle accademie, viene sottoposto a test fisici, ma soprattutto mentali, psicologici. Il corpo di polizia conosce una vita al di fuori del corpo di polizia. Non sono alienati, conoscono altri lavori, stili di vita, altre scelte che possono essere fatte. Gli eroi non devono superare nessun test, per colpa della militarizzazione delle scuole, che non ha senso nel loro paese. Nemmeno all’inizio dell’Era degli Eroi ci sono stati attacchi in vasta scala, crimini violenti in vasca scala, ma il paese ha iniziato a comportarsi come se fosse in guerra, dando un’interpretazione della storia e capovolgendo le primarie paure di chi era Senza Unicità, rendendo i Senza Unicità dei reitti della società perché non possono difenderla. Tsukauchi-san chiede: è davvero giusto così? Mettere dei ragazzi sotto pressione, o in pericolo di vita, nel periodo più delicato della loro vita, quando ancora la loro bussola morale è in formazione, quando ancora il mondo sembra essere bianco o nero, va veramente bene? Far loro credere che esiste soltanto una verità, va veramente bene? Discriminare i Senza Unicità, che invece dovrebbero essere i cittadini più protetti, va davvero bene?

Il Coniglio Lunare sembra avere l’età dei ragazzi più giovani nelle scuole di eroi.

Shouto aggrotta le sopracciglia. Uraraka sta dicendo qualcosa, con le braccia incrociate. Shouto sente: “Io non me lo sono mai chiesta, perché non è quello che volevo essere.” Motivo per cui Shouto alza lo sguardo per osservare lo sguardo serio della ragazza, il suo sguardo infantile che affronta quello impassibile di Iida. “Ma tu non dovresti esserne più sicuro su cosa vuol dire essere un eroe?”

Uraraka è ingiusta. Motivo per cui Shouto scuote la testa, dicendole: “Non sei molto giusta a parlargli così.” Mette giù il cellulare, tenendo il segno sulla riga dell’articolo che doveva continuare a leggere, per poi mormorare: “È normale non sapere ancora che tipo di eroe vogliamo diventare.”

“E su quello che non vogliamo diventare?” chiede Uraraka, alzando le sopracciglia.

Shouto sbatte velocemente le palpebre e immagina che lei abbia ragione. Scrolla le spalle. Torna all’articolo. Tsukauchi-san continua la sua analisi scrivendo che il Coniglio Lunare deve avere più o meno l’età degli studenti più giovani nelle scuole di eroi. Deve avere quindici anni, al massimo sedici. Anche se sembra essere più minuto. Forse è anche più piccolo. La differenza tra il Coniglio Lunare, scrive lei, e i ragazzi nei licei di eroi è che il Coniglio Lunare non verrà incastrato in un cammino che non vuole continuare. Se un giorno il Coniglio Lunare non facesse più l’eroe (Tsukauchi-san è la prima adulta che parla di meriti, quando parla di lui, non di colpe), potrà seguire la strada che preferisce senza ripercussioni. Negli anni della sua formazione, potrà decidere che cosa essere, conoscere altre strade, altri modi di parlare, altre modalità di vita, potrà parlare con le persone senza sentire il costante peso dello sguardo del mondo adulto che sta già pensando a come venderlo a delle agenzie di eroi, o al pubblico vasto. Il Coniglio Lunare è più libero dei futuri eroi del Giappone. E non sta facendo nulla di male.

Shouto tiene le sopracciglia aggrottate e si guarda le mani intensamente. Sì, è vero. Il Ragazzo Coniglio, o il Coniglio Lunare, o come altro lo vogliono chiamare, è più libero di quanto lo sia lui. Di quanto lo sarà mai. Ma vuole il suo stesso peso. Forse per questo gli ha detto che un giorno sarà un eroe. Non farà. Sarà.

“Un vigilante è un vigilante” decide di dire Iida, guardando il suo piatto vuoto. “Non possiamo fare niente per cambiarlo.”

Nella parte finale dell’articolo, in quelle che sembrano essere delle note da parte di Tsukauchi-san, ci sono molte foto del Coniglio Lunare accanto a All Might. Sembra che la giornalista stia investigando su una possibile relazione tra loro. In effetti, la maggior parte delle volte, il Coniglio Lunare, c’è scritto, chiede la licenza di combattere a All Might stesso, che gliela offre senza riserve, dimostrando molta fiducia nei suoi confronti. Tsukauchi-san non sembra avere ancora abbastanza elementi per poter fare un vero e proprio articolo, ma questo pasta per mettere la pulce nell’orecchio a Shouto.

Shouto passa il cellulare di nuovo a Iida, che continua a guardare verso il basso, con quella sua aria seria e in conflitto. “Non credo però” dice con una voce solenne, attirando di nuovo l’attenzione di Shouto e Uraraka. “Continuo a non credere che il Coniglio Lunare debba essere considerato un vigilante.”

Uraraka torna a scuotere la testa. “Le regole devono valere per tutti” gli risponde, posando la guancia sul palmo della mano. “Se andiamo di caso in caso, a decidere chi può infrangere le regole e chi no.”

“Ma non lo stiamo facendo già?” chiede Shouto, giocherellando con le dita. “Noi non siamo qui, per poter diventare persone che infrangeranno le regole?”

Uraraka si ammutolisce. Iida gli lancia uno sguardo di rimprovero. Shouto abbassa lo sguardo. Lui voleva soltanto mangiare il suo soba in silenzio. Sono loro che lo hanno trascinato in questo discorso. Si morde il labbro inferiore e torna a mangiare.


 

#1 Curiosità: Gli allievi della Nishimachi!!

Izuku è così preso a sistemare i dettagli, che non si rende conto delle persone intorno a lui. Sa che ci sono Harada-kun e Yamamoto-kun, ovviamente, e sa che stanno lavorando insieme al loro progetto. Lo sa. Ma è così rilassato, mentre devono concentrarsi su qualcosa, che non pensa ai capelli che tiene indietro con la fascetta, non pensa agli sguardi curiosi di chi passa per le strade e non pensa nemmeno al risultare come un peso per i suoi compagni di progetto. Perché sta aiutando. Perché la sua presenza qui è voluta e perché è utile. Izuku sta risultando utile.

Si è tolto la giacca, mostrando, per la prima volta in questi due lunghi mesi, il suo braccio pieno di cicatrici. E non ci ha pensato. Yamamoto-kun e Harada-kun non hanno fatto nemmeno una domanda sul suo braccio, o sul suo orecchio, così come non hanno mai fatto domande su quella brutta macchia dietro l’orecchio destro. Izuku non se n’è reso conto immediatamente. La mancanza di domande non era esattamente qualcosa a cui era abituato. Sua mamma non fa che piangere, mentre gli controlla braccia e gambe e orecchie, quando torna a casa, continuando a ripetere che non deve farsi del male, che il suo corpo è importante, che sa che hanno un rapporto molto complicato lui e il suo corpo ma che lui abita lì, che deve fare in modo di trattarsi con rispetto e tante altre cose. Che i suoi compagni di classe non abbiano fatto domande, lo ha rassicurato, quando si è reso conto, stupidamente, di essersi tolto la giacca per il caldo, di aver mosso i capelli per poter vedere bene davanti a lui.

Il progetto è il primo lavoro manuale e di gruppo dell’anno. Sapere come usare le Unicità altrui sembra essere una competenza basilare, per frequentare il corso, e Izuku è abbastanza fortunato, perché uno dei suoi passatempi preferiti è inventare dei modi per usare le Unicità altrui. Il fatto che fosse ancora ufficialmente un Senza Unicità, non ha dato a Izuku nessuna scusa per non partecipare alla sfida. E quando la professoressa Abe ha chiesto quali fossero i gruppi e Izuku non aveva saputo rispondere, i suoi compagni di classe lo hanno invitato volontariamente nei loro gruppi. Tutti e quattro, lo hanno fatto. Senza essere costretti, senza dire nemmeno una cattiveria prima di farlo e senza nemmeno sbuffare. Izuku ha abbassato lo sguardo e ha sentito come il naso gli avesse iniziato a pizzicare, per poi fare un mezzo inchino, ringraziandoli per la loro gentilezza. Ha provato a non piangere.

Non era gentilezza, però. Aoki-san glielo ha spiegato chiaramente. Izuku non è stupido. Izuku non è inutile. Izuku riesce ad analizzare Unicità e situazione più profondamente di quanto potessero fare loro. Non era gentilezza. Izuku è un elemento prezioso. È stato questo a farlo piangere, facendo entrare nel panico i compagni di classe, mentre lui continuava a chiedere scusa ancora e ancora, aumentando il panico nella classe.

I gruppi, ha deciso la professoressa Abe, sarebbero stati decisi a rotazione, così avrebbero potuto lavorare in diverse combinazioni. Dovrebbe aiutare, secondo lei, alla formazioni di collegamenti tra di loro. In fondo, è difficile che persone come loro rimangano senza lavoro, o senza connessioni nel mondo degli eroi.

Izuku si porta una matita in bocca, per non perderla in seguito, e posa una mano sul pezzo di metallo su cui ha appena fatto un segno e lancia un’occhiata verso l’alto. “Yamamoto-kun” chiama, afferrando con la mano libera la matita che gli sarebbe potuta cadere. Quando vede il ragazzo comparire da sotto la macchina, gli fa cenno di avvicinarsi. Gli chiede: “Potresti saldare qui?” E Yamamoto-kun sbatte un pochino le palpebre, prima di alzarsi in piedi da terra, togliersi dell’erba dai pantaloni e posare la mano dove Izuku gli ha indicato. Poi Izuku sorride e Yamamoto-kun inclina un pochino la testa, sorpreso, in un primo momento, poi però sorride anche lui. “Grazie.”

Yamamoto-kun arriccia il naso, ruotando gli occhi. “Ti pare” gli risponde, prima di sedersi vicino a lui e sbuffare. “Sei tutto un personaggio, tu, eh?”

Izuku non sa esattamente che cosa vuole dire, in realtà. Abbassa un pochino lo sguardo e passa la mano sulla parte appena saldata da Yamamoto-kun, prima di di girarsi verso di lui. “La tua Unicità lavora a livello di atomi oppure usa il calore per fissare le cose?” chiede. La parte dove tiene la mano non sembra essere troppo calda. Per una fissione nucleare ci dovrebbe essere abbastanza calore da rendere instabili gli atomi. “Se fosse una questione di calore, dovrebbe voler dire che tu hai una temperatura corporea molto più alta della mia.”

Yamamoto-kun torna a sorridere, girandosi verso di lui e mostrandogli la mano. “Tocca, allora” lo invita, con un cenno della testa.

Izuku aggrotta le sopracciglia. Alle persone non piace essere toccate da lui. Da quando era piccolo, non ha abbracciato o tenuto per mano nessuno. All’inizio si usava la scusa delle mani sudate. Secondo i bambini con cui giocava, Izuku sudava tantissimo ed era fastidioso tenergli le mani appiccicose, sporche di terra. La cosa non funzionava con Kacchan, però. Lui anche sudava tantissimo e come cosa ha solo senso, perché la sua Unicità si basa su di lui e sul suo sudore. Che il suo corpo si preparasse al suo uso, faceva solo parte della sua biologia. La sua mano non era disgustosa, come invece lo era quella di Izuku. (Deku, Deku)(sente ancora le voci dei bambini che lo chiamano così)(Deku, Deku)(Sente ancora Kacchan chiamarlo così.)(Deku). Izuku si passa inconsapevolmente una mano dietro l’orecchio. Quando è stato chiaro che lui non avrebbe mai avuto una sua vera Unicità, le scuse sono diventate diverse da parte dei bambini più gentili, e da parte di quelli meno gentili, non c’erano scuse, solo la cruda verità. I Senza Unicità sono disgustosi. Potrebbero essere contagiosi. I Senza Unicità sono da tenere lontani. I Senza Unicità sono -inutili, stupidi, disgustosi.

Yamamoto-kun muove la mano, per risvegliare Izuku dai suoi pensieri. E Izuku si ritira un pochino, nascondendosi nelle sue spalle, prima di toccare il palmo della sua mano e rendersi conto che le loro temperature non sono poi così differenti. “Lavori a livello di atomi” mormora quindi, sbattendo le palpebre velocemente. “Ha senso. Se avessi una temperatura superiore ai quaranta gradi moriresti. Sarebbe stata un’Unicità più legata al calore che alla fissione.” Tira subito indietro la mano e torna a guardare il loro progetto, intensamente.

Yamamoto-kun sospira. Izuku deve aver fatto qualcosa di sbagliato. Non doveva toccare la sua mano, lo sapeva. Gli dispiace. Dovrebbe dirlo. Si morde l’interno delle guance. Dovrebbe poter dire qualcosa. Sta diventando sempre più consapevole dello spazio che prende. Sta iniziando a sudare. Ad entrare nel panico a... “In realtà, non è nemmeno un’Unicità legata alla fissione. Per parlare di fissione dovrei spendere più energia di quanta ne ho in corpo. Ci sono delle Unicità che incorporano dentro di loro l’energia. Nel senso, dentro le cellule, ma il mio non è quel tipo di Unicità” gli spiega Yamamoto-kun. Non sembra essere arrabbiato e Izuku si gira verso di lui, senza mantenere il contatto visivo, però. “Ho scoperto che ha più a che fare con la trasformazione.“

Izuku sbatte velocemente le palpebre. “Una metamorfosi indotta?” gli chiede, alzandosi sulle ginocchia. “Quindi ti muovi veramente al livello degli atomi. O di cellule? Ti muovi durante la replicazione del DNA? Come se... Pensavo che fosse una questione più di elementi. Ma vuol dire che i tuoi atomi sono instabili nell’ultimo strato cutaneo, vero? Hanno problemi a legarsi, vuol dire anche che devi usare delle creme particolari? Come fai quando devi afferrare le cose? Non dovrebbe renderti impermeabile? Come fai a controllarlo? È un’Unicità imprevedibile? È instabile? Oppure è una questione di mutazione indotta? Ma avrebbe senso solo con gli esseri viventi, questo… forse quindi…”

Yamamoto-kun assottiglia lo sguardo, mentre arriccia il naso, con un sorriso. “Ti va di vedere quanto instabili possono essere?”

Izuku sgrana gli occhi, iniziando ad annuire con forza, perché, ugh, è una delle cose buone di passare il tempo con delle persone che hanno deciso di essere degli scienziati. Sono pazzi. Sono imprevedibili. Sono creativi. E Yamamoto-kun a riso un po’, alzandosi in piedi e gridando: “Shun! Dobbiamo fare la cosa che avevamo detto che avremmo fatto!”

Harada-kun salta sulla scatola metallica che hanno costruito con un sorriso, per poi atterrare proprio davanti a Izuku, che sobbalza sul posto, tirandosi indietro. “Sono pronto” annuncia Harada-kun con un’aria solenne. Poi però abbassa lo sguardo verso Izuku e sorride, facendogli l’occhiolino. “Lo ha chiesto lui? Glielo hai chiesto tu? Sono almeno due settimane che volevo fartelo vedere, ma Kaito continua a ripetere no no deve uscire fuori naturalmente. Una vera noia. Lo hai chiesto tu?”

Izuku prova a sorridere, guardando da un’altra parte, mentre si gratta la nuca. “Beh, io...”

Harada-kun si siede accanto a lui, proprio davanti a Yamamoto-kun, e gli dà una pacca sulla spalla, che quasi gli fa perdere il respiro, mentre ride rumorosamente. “Rifatti gli occhi, Midoriya, perché adesso ti farò vedere una delle cose più incredibili che tu abbia mai visto in tutta la tua vita!” esclama ancora Harada-kun, mostrando i palmi.

L’Unicità di Harada-kun. Izuku aggrotta le sopracciglia. Le Unicità dei gemelli Harada sono complementari e non sono per nulla offensivi, motivo per cui hanno deciso di studiare in una base più teorica, piuttosto che pratica. Ricordano anche il potere di un paio di gemelli in alcuni fumetti occidentali, visto che hanno a che fare con la metamorfosi. Harada-kun ha confessato che non è in grado di controllare le sue trasformazioni, a meno che non ci sia qualcuno con lui, che lo riporti in sé, di solito sua sorella. Anche perché, sembra, una volta imitata la cosa o persona che viene toccata, Harada-kun perde la memoria della sua vita precedente, ottenendo invece i ricordi dell persona (o cosa) di cui ha preso le sembianze. Se le Unicità di Harada-kun e Yamamoto-kun sono davvero così instabili, vuol dire che un qualsiasi contatto tra loro -se Yamamoto-kun conduce una metamorfosi attraverso l’instabilità dei suoi atomi e Harada-kun non ha controllo sulla sua metamorfosi vuol dire che...

Harada-kun prende di forza la mano di Yamamoto-kun e tra loro si crea una piccola esplosione che fa sobbalzare Izuku, che si tira indietro immediatamente, preparandosi a sentire del dolore. Si porta le mani sulle orecchie appena in tempo. E inizia a battergli velocemente il cuore. E pensa si sono fatti male. Si sono fatti male. Si sono fatti male. Devono essersi fatti male. E lui non ha fatto niente per fermali. Si sono fatti male e... solo che Harada-kun e Yamamoto-kun sono scoppiati a ridere. Izuku sente come se il tempo si fosse fermato. C’è lui, che è completamente nel panico e ci sono i suoi compagni di classe, che stanno ridendo e che non si sono fatti niente. Stanno bene. E ridono, coi capelli che si sono alzati in aria, come se la troppa elettricità avesse dato loro la forza di combattere e sconfiggere la gravità.

E Izuku si calma.

Guarda Yamamoto-kun e Harada-kun che si tengono la mano e fanno una specie di balletto davanti a lui, mentre gli atomi di Harada-kun stanno decidendo che forma fargli prendere, creando una specie di essere a metà tra Harada-kun stesso e un polpo, cosa che rende il loro ondulante balletto ancora più esilarante.

Izuku si lascia sfuggire una risata sbuffata, prima di scoppiare a ridere a voce alta, portandosi una mano sulle labbra. Yamamoto-kun e Harada-kun sbattono le palpebre, sorpresi, per poi ridere, insieme a lui. “Ti ho detto che sarebbe stata una delle cose più incredibili che avresti mai visto, sì o no?” grida Harada-kun, portandosi le mani sui fianchi. La sua forma inizia di nuovo a stabilizzarsi e Yamamoto-kun scuote la testa. “Unicità del genere sarebbero sprecate con gli eroi, uh?”

Izuku alza un lato delle labbra, posando parte del suo corpo sulla mano posata tra l’erba. Le Unicità non sono molto gettonate tra gli eroi, ma non per questo sono così poco frequenti. Yamamoto-kun e Harada-kun hanno soltanto più lo spirito della scoperta, che della battaglia. Tutto qui. Ma questo non riesce a dirglielo. Yamamoto-kun si sta sedendo accanto a lui, quando si ferma e assottiglia lo sguardo, cercando di guardare qualcosa alle spalle di Izuku, che quindi decide di girarsi e guardare anche lui nella stessa direzione.

All’entrata della scuola, poco lontano, ci sono Shouto-kun e Uravity-san, che si guardano intorno, probabilmente cercandolo.

Izuku sbatte velocemente le palpebre e torna a guardare Yamamoto-kun e Harada-kun, prima di portarsi velocemente le mani sulle orecchie e rendersi conto di quanto fosse vulnerabile in quel momento. Sbarra gli occhi e si strappa dalla testa la fascia e inizia a tirare giù i capelli, sotto lo sguardo di Yamamoto-kun, che tiene le sopracciglia aggrottate. I capelli non stanno crescendo. I ciuffi che si piegano verso l’alto non coprono la cicatrice. E il giubbotto -si è tolto la giacca e dovrebbe...

Harada-kun gli passa prontamente la giacca e Izuku fa un cenno con la testa, mentre se la infila in fretta e furia, senza nemmeno rendersi conto di averla messa al contrario. Poi chiude gli occhi, dandosi dell’idiota, mentre se la sfila e prova a rimetterla in fretta e furia. “Mi dispiace io...” inizia a dire, anche se non sa che cos’altro dovrebbe dire, quindi tira di nuovo giù le spalle e sbuffa, stropicciandosi un occhio. Cerca di tenere giù i capelli. Deve provare a farli stare...

“Non dovresti nasconderti dai tuoi amici” gli dice Yamamoto-kun, con la testa inclinata e un’espressione abbastanza triste. Izuku abbassa lo sguardo, cercando di sistemarsi la giacca, per nascondere le cicatrici almeno delle braccia. Per la mano non può farci niente, ma è difficile che le persone la notino e... Si gratta nervosamente il retro del collo.

“Non penso che mi considerino loro amico” gli dice, cercando di forzare un sorriso. “E non mi sto nascondendo” risponde a bassa voce, continuando a guardare per terra. Ride nervosamente, mentre prova a sistemarsi la giacca. “Torno subito, scusate” dice loro, continuando a tirare giù i ciuffi dei capelli e Yamamoto-kun fa un sorriso forzato e Izuku deve aver davvero fatto delle cattiverie, per renderlo così triste e gli dispiace, gli dispiace per davvero. Fa un cenno a Harada-kun e poi si gira verso l’entrata della scuola, per correre verso Uravity-san e Shouto-kun.

Non si sta nascondendo.

Izuku stringe i pugni.

Non si sta nascondendo.

 

#1 Curiosità: Il Coniglio Lunare!!

Sta proprio sopra il tetto di casa sua.

Shouto aggrotta le sopracciglia e guarda verso l’alto, cercando di mettere a fuoco la figura davanti a lui. Se n’è reso conto mentre cercava un po’ d’aria in giardino. Fuyumi non parla molto e Natsuo non è mai a casa. Grazie al cielo, nemmeno Endeavour è mai a casa e per quanto Shouto abbia parlato dei suoi dubbi sull’essere eroe non riesce ad arrivare a una soluzione. La presenza di Uraraka oggi e la sua posizione per quello che riguarda i vigilanti, ha fermato Shouto dal poter fare la domanda che voleva fare a Izuku. Ma deve dire che è ancora scosso e forse nemmeno se fossero stati soli sarebbe riuscito a fare o chiedere qualcosa. Si è chiesto, quindi, se prima di poterne parlare con qualcuno, non dovesse essere sicuro di quello che lui stesso voleva sentirsi dire, non volesse avere una sua opinione.

Una sua opinione non è mai stata richiesta. Forse per questo non ne ha mai data una, non ne ha mai articolata nemmeno una. E tutto questo pensare gli ha fatto venire mal di testa. Non sa che cosa dovrebbe fare, quando gli viene mal di testa.

Adora mettersi la mano fredda in testa, quando gli fa male. Gli dà un senso di sollievo. Non sa esattamente perché. Forse è qualcosa che faceva la sua mamma, forse invece lo ha iniziato a fare una notte, da solo, mentre fissava il vuoto in camera sua e aveva fatto un brutto sogno e non sapeva da chi doveva andare e quindi si era premuto la mano in testa e aveva provato a calmarsi da solo. Ha pensato anche che forse lo avrebbe aiutato stare un pochino fuori, da solo, a fissare il nulla, cercando di capire tante di quelle cose che non aveva pensato e di quelle cose a cui avrebbe dovuto dare una risposta.

E poi lo ha visto. Proprio sul suo tetto, davanti alla Luna, mentre si stira la schiena e guarda da qualche parte, verso la città.

Shouto lascia cadere il bicchiere d’acqua sull’erba, per poi saltare verso il tetto, gridando: “Ragazzo Coniglio!” È anche inciampato tra le tegole, poi riprendere l’equilibrio toccando le tegole con le mani, tornando a correre verso il Ragazzo Coniglio, che sembra sobbalzare, prima di girarsi verso di lui. È sorpreso. È sorpreso tanto quanto lo è Shouto, quindi deve essere davvero un colpo di fortuna, questo.

“Shouto-kun?” chiede, con la testa inclinata e poi fa un cenno imbarazzato con la mano, probabilmente per salutarlo, o forse solo per poter fare qualcosa con le mani. “Ehm, io non...”

“Perché sei un vigilante?” gli chiede Shouto con la voce decisamente troppo alta. Il Ragazzo Coniglio si guarda intorno e gli fa cenno di abbassare la voce. “Perché sei un vigilante? Che cosa ti ha spinto a voler essere un vigilante?”

Il Ragazzo Coniglio rimane in silenzio per qualche secondo. Guarda un pochino in basso e poi sembra prendere fiato. “Perché qualcuno aveva bisogno di me” gli risponde semplicemente. Si passa una mano dietro le orecchie del suo costume e Shouto lo sente ridere piano. “Sono arrivato troppo tardi per essere un eroe. La mia Unicità si è manifestata troppo tardi e non sono riuscito a entrare in nessun corso per eroi. Ma c’erano persone che avevano bisogno di me. Ero lì. E volevo solo aiutare. Non è stata una scelta consapevole.”

Shouto sbatte velocemente le palpebre. Poi deglutisce. “È stato un istinto.”

“Sì” risponde il Ragazzo Coniglio. “Esattamente!”

Shouto giocherella con le dita e si morde il labbro inferiore. “Sei il figlio segreto di All Might?” chiede ancora.

Il Ragazzo Coniglio ride piano. “Oh, no. Non direi.”

“Non mi aspettavo che dicessi la verità, alla fine” borbotta Shouto, infilandosi le mani in tasca. E il Ragazzo Coniglio ride piano, scuotendo la testa. Sì. Vedendolo così da vicino il suo costume sembra avere delle somiglianze con All Might. Le orecchie. Il sorriso. La tuta forse è fatta con dei materiali scadenti, ma riesce a vedere qualcosa. Sente una voce dietro la sua testa. Sembra la voce di suo padre. Lo sente dire quella cosa che ripeteva sempre. L’unico motivo per cui Shouto è venuto al mondo. Solo per sconfiggere All Might. Solo per vincere. Shouto chiude gli occhi e si passa una mano sulla fronte. Non vuole sentire suo padre. Davanti a lui, il Ragazzo Coniglio tiene la testa inclinata. Sembra un mimikyu, ora che ci pensa. Ha troppi pensieri. Gli scoppia la testa.

“Sembri una persona molto sola” dice a un certo punto. C’è un attimo di silenzio. Shouto aggrotta le sopracciglia. Il Ragazzo Coniglio muove velocemente le mani, come a voler cancellare le sue parole. “Voglio dire che -non volevo dirlo. Lo stavo pensando, però. Che sembri una persona sola. Scusa.”

Shouto non risponde. Non sa che cosa dovrebbe rispondere. Continua a guardare verso le mattonelle. Non può dire che non ha ragione. Non può ribattere. Non può...

“Anche io sono una persona abbastanza sola” gli confessa il Ragazzo Coniglio. “Potremmo essere amici.”

Non gli dà tempo per rispondere. Il Ragazzo Coniglio piega le ginocchia, c’è un bagliore verde, salta. Scompare dietro la luna.

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Capitolo 3
*** #2 Protezione ***


 

#2 Protezione: La forza nelle mani di All Might!!

Izuku non ha problemi a mantenere la posizione, imitando perfettamente All Might, che guarda dritto davanti a lui ed esagera il respiro, per mostrarglielo e perché lui lo possa seguire. E Izuku, portando le braccia in alto, e inspirando ed espirando ritmicamente, sa che dovrebbe rilassarsi e liberare la sua mente. Sa che dovrebbe pensare solo alla respirazione, al cielo davanti a lui, al grattacielo, all’essere una piccola parte del mondo. Perché è questo il motivo della meditazione. Entrare in contatto con il suo corpo, con il suo spirito, con il suo posto nel mondo. Ma lui questo non riesce a farlo.

Sente All Might accanto a sé e pensa. Vorrebbe riuscire a non pensare a essere un pochino di più quello che dice All Might e un pochino di meno -se stesso. Sta provando a essere meno se stesso. Forse questo è il vero problema. Dovrebbe entrare in contatto con il sé che porta dentro, non cercare di zittirlo. Dovrebbe provare ad ascoltarsi un pochino di più. Solo che a lui non è mai piaciuto come parla, come si sente, come pensa.

Le pose della meditazione, sono semplici. Il sole che picchia forte sui suoi capelli, potrebbe fargli venire mal di testa.

L’estate è alle porte e lui non è migliorato nemmeno un po’. Prova ad espirare più profondamente possibile, per poi tenere il respiro e di nuovo tirare tutto fuori. È un ciclo, gli ha spiegato All Might. Il respiro è un po’ come il portatore del One for All. L’aria che tiene dentro è un po’ come quell’Unicità che adesso ha in corpo e che deve proteggere e coltivare. E che un giorno dovrà lasciare andare. All Might non sembra triste. Serio, forse. Concentrato, a volte. Mai triste. Anche quando hanno pianto insieme sulla spiaggia. Non sembrava triste. È sempre sembrato, per se stesso e per gli altri, forte. Izuku invece sembra sempre triste.

Izuku è debole.

Una parte delle sue dita si muove inconsapevolmente. Da sola. Come se fosse un tic. Deve riuscire a entrare in contatto con se stesso, con quello che porta dentro di sé. Per All Might, almeno. Per riuscire a essere veramente l’eroe che un giorno lui vorrebbe che lui sia. Quindi deve concentrarsi. Per lui. (Dovrebbe dire per se stesso.)(Non riesce a farlo, però.)(Gli dispiace.)(Non riesce.) Deve concentrarsi per All Might.

Si concentra sul suo respiro e su quello di All Might, che sono perfettamente sincronizzati. Si concentra sulle sue dita, sul sole che batte su di lui, sull’aria che sembra essere un pochino più frizzante la mattina. Cerca di concentrarsi sulle voci. Sulla sua testa, sulla sua respirazione, di nuovo. Dentro. Tieni. E poi di nuovo fuori. Ancora e ancora. E All Might è accanto a lui, quindi forse si può permettere di scendere giù, giù, lasciare che la sua mente si liberi, che vada dove voglia. Se All Might è accanto a lui, vuol dire che andrà tutto bene. E il buio non gli ha mai fatto veramente paura. Quindi tira giù le braccia, nello stesso momento in cui lo fa All Might. Tiene le spalle rilassate.

Respirare profondamente, può calmarti. Avere una rete di protezione, calma tantissimo. E Izuku per un momento ci crede per davvero di star meditando, di star facendo qualcosa di giusto, per una volta, una sola volta, in tutta la sua vita. Una. Ma non è così.

Izuku respira profondamente. Sente di star entrando in un ciclo. L’aria entra nei suoi polmoni. L’aria rimane nei suoi polmoni per qualche secondo. L’aria esce da lui e torna al mondo, per poi diventare aria di nuovo respirabile, attraverso le piante, che seguono esattamente lo stesso corso. Solo al contrario. Non c’è niente nella sua testa. Per un attimo soltanto, Izuku è leggero. È protetto. È sereno. Può lasciare andare. Per un attimo soltanto. Tutto va bene, per un attimo soltanto.

Poi l’attimo finisce.

C’è un’esplosione. (Non per davvero.) Almeno. Izuku sente come un’esplosione. (Perché non fa altro se non sentirle?) Una eco di un’esplosione. Il ricordo di un’esplosione. Un’esplosione accanto a lui (vicino all’orecchio) e poi una fitta di dolore fantasma nella pancia. Un’esplosione su di lui, che lo fa piegare su se stesso, cadendo in ginocchio, per il terrore paralizzante. Ma non è il dolore il problema. È questa scarica di adrenalina. Queste risposte biologiche e mentali tutte insieme, che gli danno degli imput diversi, per poi paralizzarlo. Questa paura che non fa calmare il respiro di Izuku, che continua a dirgli che è in pericolo. Che continua a ripetergli di guardare avanti e poi indietro e poi a destra e a sinistra, perché ci sarà un’altra esplosione. Ci sarà un’altra esplosione. Deve stare attento. Deve guardarsi intorno, deve proteggersi, deve -non riesce nemmeno a proteggere se stesso, come può pensare di proteggere gli altri? Il respiro di Izuku non si calma. Sta iniziando a tremare. Le dita. Stanno iniziando a tremare violentemente. Non riesce a guardarsi intorno. Vicino a lui dovrebbe esserci All Might. All Might non avrebbe dovuto vedere. Gli dispiace tantissimo. Gli viene da piangere. Non sa dove sarà la prossima esplosione, però.

Izuku sente una mano sulla spalla e sobbalza indietro, per proteggersi, portandosi le braccia davanti al viso (come ha sempre fatto). Non ha pensato che gli unici sul tetto fossero lui e All Might. (Nessuno vuole fargli male.) E questo lo manda ancora più nel panico. Non riesce a calmare il respiro. Non riesce a respirare col naso. E il suo respiro inizia a fare rumore. Riesce a sentire perfettamente i battiti del suo cuore. Sono pesanti. Sono violenti. Sembrano una minaccia, mentre continuano a diventare sempre più veloci e pesanti e Izuku quasi non riesce a vedere. Non c’è luce. Non c’è calore. C’è solo questa sensazione e questa paura. Questo terrore che vive in lui. Che non lo lascia andare. Deve proteggersi. Non può proteggersi. Deve fare qualcosa. Non può fare niente. Deve pensare. Non riesce a pensare. Deve sopravvivere. Ogni scelta che fa (che ha fatto) non lo lascerà sopravvivere. È un gioco che hai perso in partenza, gli dice qualcuno nella sua testa. Hai già perso. Arrenditi. Hai già perso. Izuku si porta nervosamente una mano sull’orecchio e la struscia violentemente contro la testa. Hai già perso.

“Midoriya, ragazzo mio” inizia All Might con un tono calmo, e Izuku lo sente a malapena. Fa caldo. Pensa che fa caldo. Un caldo torrido che gli sale su per le guance. Si tira indietro, con l’aiuto delle braccia, prova a riprendere fiato. Prova a chiudere gli occhi. Le dita ancora gli tremano. Le sente come se fossero di qualcun altro. Non sa spiegare. “Nomina insieme a me gli stati degli Stati Uniti.”

Izuku si guarda intorno ancora e ancora. “Alabama” riesce a dire, con le sopracciglia aggrottate. Non sente più le dita delle mani. Parlare è difficile. Lo fa sentire come se avesse ancora meno forze. Non succede spesso. Lo vuole dire che non succede spesso. Solo che -quando abbassa troppo la guardia. Ma non è più debole. Lo giura. Non è più debole per questo. Izuku chiude di nuovo gli occhi. Si deve concentrare su una cosa soltanto. “Alaska. Arizona.”

All Might gli mostra le mani. Sono delle mani grandi. “Molto bene. Poi c’è Arkansas” propone. Izuku sente ancora come il suo istinto gli dica che deve proteggersi da qualcosa, anche se non esattamente da che cosa. Deve stare in guardia. C’è qualcosa che non va. Potrebbe esserci un’altra esplosione. Potrebbe farsi male. Lasciare che gli altri si facciano male. Le mani di Izuku sono molto più piccole, in confronto con quelle di All Might. Quando ne posa una su quelle di lui, se ne rende conto per la prima volta. “E la California.”

Le mani di All Might sono solide e calde, anche quando non è nella sua muscle form. Le mani di Izuku tremano e quelle di All Might sono ferme. Le mani di Izuku sono fredde e sudate, quelle di All Might sono calde, ma non sudate. “La Carolina del Nord e poi quella del Sud” continua la lista Izuku. Sbatte lentamente le palpebre. “Il Colorado e il Connecticut. Dakota del Nord e Dakota del Sud” continua, sempre con gli occhi chiusi. Non c’è niente intorno a lui che può fargli male. Deve solo ricordarlo. Deve solo concentrarsi. “Delaware, Florida e Georgia. Hawaii. Idaho. Illinois.” Le dita iniziano piano piano a tornare parte di lui. La mano su quella di All Might prende piano piano calore. E sta ricominciando a respirare dal naso. Suda. È terrorizzato. Ma non come prima. “Indiana. Iowa.” Sta tremando. Ma soltanto leggermente. E gli tornano in mente le parole. Alla base del collo non fa più così caldo. “Kansas.” Alza lo sguardo, per guardare l’espressione di All Might. Non sembra essere arrabbiato, nemmeno deluso. Solo un pochino preoccupato. Izuku sente un peso sul petto a guardarlo e abbassa di nuovo lo sguardo. Si sente, in effetti, un pochino sconfitto. “Mi dispiace” dice quindi, tirando su col naso e nascondendosi dietro il colletto della maglietta, per grattarsi le labbra.

All Might gli passa una mano sulla testa, in una carezza molto goffa. Izuku apprezza lo stesso. “Non credo quello fosse uno stato degli Stati Uniti” prova a dire, per fare una battuta. Izuku però non ride. Ci prova. Prova ad alzare un lato delle labbra e farsi vedere forte, completamente ripreso ma la verità è che -non è mai stato forte. Quindi distoglie lo sguardo ancora una volta e torna a fissare il pavimento sotto di loro. All Might gli passa di nuovo la mano trai capelli, in un’altra carezza abbastanza goffa. Poi dice: “Ragazzo mio, spero tu sappia che questo non è un sintomo di debolezza.”

Izuku si passa una mano sugli occhi, tirando di nuovo su col naso. “Mi dispiace” ripete con la voce strozzata. E sta piangendo di nuovo. Posa la fronte sulla spalla di All Might e ripete, ancora una volta: “Mi dispiace.” E inizia a singhiozzare. Non riesce a fermarsi.

Con All Might accanto, doveva andare tutto bene. Doveva andare tutto bene. Gli dispiace davvero tanto. Deve davvero essere una grande delusione. Gli dispiace tantissimo. Continua a singhiozzare, e All Might continua ad accarezzargli la testa. Doveva andare tutto bene. Izuku prova a lavarsi via le lacrime. Doveva andare tutto bene. Gli dispiace, perché è colpa sua, se le cose non vanno bene. Colpa sua. Di nessun altro. Gli dispiace.

"Va tutto bene" dice All Might, posando il mento sulla testa. Sembra starlo cullando. Guida la sua respirazione. "E, se non va bene adesso, andrà bene tra poco.“

All Might è un eroe gentile. All Might è un eroe che rende tutto migliore. All Might è un eroe che protegge. E Izuku è davvero molto fortunato ad averlo accanto. Può finalmente respirare. Izuku è al sicuro.

Ed è un peso.

 

#2 Protezione: La non-colpa di Midoriya Izuku!!

Uraraka ha praticamente pregato Izuku di aiutarli coi compiti. Non perché a loro servisse davvero l'aiuto per dei compiti, ma solo perché ha deciso, per qualche motivo che Shouto non riesce proprio a capire, che vuole essere amica di questo ragazzo, che arrossisce davvero molto facilmente e che cerca di rimanere il più possibile in silenzio. Shouto non è bravo con le persone. Non sa se il sentimento sia reciproco. Izuku è solo molto gentile. Accomodante. Il ragazzo sembra essere molto timido. E sembra essere sempre molto nervoso. Non sembra nemmeno saper dire di no. Ed è l'unico motivo che deve averlo portato ad accettare di incontrarsi in un fast-food, o in un cafè, per studiare. Il suo essere accomodante.

Shouto non sa che cosa stia frullando nella testa di Uraraka. Sa che vuole essere amica di Izuku perché ne è curiosa. Forse c’e anche un pizzico di senso di colpa, ma Uraraka è molto abile a nasconderlo. Ha proposto un cafè perché avrebbero potuto parlare lì, al contrario della biblioteca, in cui sarebbero dovuti rimanere in silenzio. E ha invitato anche Shouto perché -beh, perché era lì, mentre invitava Izuku.

E, probabilmente, Shouto è solo una pedina nel gioco di lei, per avere un amico in più. In fondo, se anche lui se n’è reso conto, allora la timidezza di Izuku deve essere visibile anche dalla Luna. Stare da solo con una persona doveva metterlo a disagio. È la prima volta che qualcuno usa Shouto come cuscino sociale. È divertente. Dovrebbero invitare anche Iida, la prossima volta. Lui è bravo a mettere loro agio le persone e va d’accordo con Izuku. Così potrebbero anche sembrare un semplice gruppo di amici. Sarebbe bello. Shouto non ne ha mai avuto uno.

A guardarlo adesso, Izuku che farfuglia, con la testa china sul suo quaderno e una mano sulla testa, forse per coprire il suo viso, o la sua espressione, fa molta tenerezza. Shouto sorride a se stesso, intrecciando le dita intorno alla tazza bianca. Se Izuku riuscisse a rilassare le spalle quando parla con loro, sembrerebbero davvero amici. Shouto vuole che loro due siano amici? E cosa ne pensa Izuku? Il sorriso che c’era sulle labbra di Shouto si incrina un po’. Non è abituato ad avere delle opinioni. Non è abituato nemmeno ad ascoltare quelle degli altri però. O a chiederle.

“I vostri compiti devono essere un pochino diversi" dice Uraraka, posando una guancia sulla mano, mentre gira il suo milkshake al cioccolato e sorride il più dolcemente possibile a Izuku. Shouto non l’ha mai vista sorridere così. Come se si trovasse davanti a un bambino. Come se avesse deciso di trattare con cura Izuku. Di dargli tempo e spazio. Aggrotta le sopracciglia, Shouto, mentre abbassa lo sguardo verso la sua tazza di cioccolata calda. "Il professor Aizawa dice sempre che dobbiamo essere pronti davanti a qualsiasi problema che ci troveremo davanti. Da quelli mentali a quelli fisici."

"La UA ha dei corsi mattutini che sono molto simili a quelli di un liceo regolare" borbotta quindi Izuku, portandosi una mano davanti alle labbra. Ha un'espressione imbronciata. "Come cosa ha senso. Non è poco frequente che eroi e poliziotti collaborino. Ho sentito dire che Fatgum fa parte di una squadra fissa, nonostante il suo lavoro nell'agenzia. È molto presente nel territorio. Il lavoro di molti eroi è legato all'azione e al salvataggio, ma c'è la possibilità di ritrovarsi davanti a un mistero. Seguire le tracce dei criminali più pericolosi, ad esempio. Per la cattura del Hero Killer, hanno impiegato una ventina di squadre, e in ognuna doveva esserci un eroe specializzato nel seguire tracce. Sicuramente un'Unicità forse meno offensiva e più strategica avrebbe aiutato e… E…" Izuku sbatte velocemente le palpebre, come se fosse stato colpito da un'improvvisa illuminazione, prima di chiudere la bocca e sorridere automaticamente. "Scusate" mormora, tornando a giocherellare con le dita con una punta di nervosismo. Non sembra avere più intenzione di parlare.

Shouto lancia uno sguardo veloce a Uraraka, che scuote la testa, per dirgli che anche lei non capisce cosa è appena successo.

“Ha senso" offre lei, giocherellando con la cannuccia di cacao e cereali. "Siamo al primo anno. E il professor Aizawa è molto esigente."

Shouto tiene le sopracciglia aggrottate. Dovrebbe dire qualcosa?

“Ogni professore dovrebbe avere una licenza per insegnare a nuovi eroi" dice Izuku, giocherellando con le dita. Non li guarda negli occhi. Ha anche deciso di non mangiare. E lo zaino giallo che si porta dietro occupa il posto accanto a lui. Davanti a sé ha un quaderno aperto e una matita, che ogni tanto prende, per giocarci un po’. Come se fosse una specie di -protezione. Uno scudo. Si sta sforzando di continuare la conversazione. Sta provando a sembrare più calmo. Non fa un buon lavoro, però. "Quindi siete in buone mani."

“Ah, noi sicuramente” sorride allegramente Uraraka. “Tu, invece?”

Le orecchie di Izuku diventano di un rosso scarlatto e anche il suo viso inizia ad arrossarsi. Le lentiggini sembrano risaltare di più quando delle chiazzette rosse iniziano a comparire sul suo volto. È davvero un ragazzo curioso, Midoriya Izuku. Ha tenuto la giacca anche dentro il locale. Ha preso per sé tutto un lato del tavolo, pur occupando solo un piccolissimo spazio. Shouto non è un esperto di persone, ma Izuku non sembra una persona normale. A tratti, lo irrita. A tratti, gli fa tenerezza. A tratti gli sembra di capirlo benissimo. A tratti gli sembra l’essere più incomprensibile del mondo. È, per adesso, la persona che più lo incuriosisce nella sua vita.

Uraraka alza le dita, per puntarle giocosamente contro Izuku. “È vero che tenete dei file con le debolezze di tutti i pro hero e degli aspiranti eroi?” chiede con un’espressione maliziosa. Fa sorridere. “Dacci i vostri più sporchi segreti, Izuku-kun.”

“A me” si intromette Shouto, con le sopracciglia aggrottate, guardando Uraraka. “Hanno detto che l’esame di ammissione è difficilissimo e che la maggior parte non riesce a passare gli scritti.”

“In effetti l’ho sentito anche io” continua Uraraka, con mezza smorfia. “Che le uniche persone che riescono a passare sono i geni, oppure persone con le Unicità che possono aumentare il quoziente intellettivo.” Si gira di scatto verso Izuku, che sobbalza, come se fosse stato preso alla sprovvista, per poi cercare di far finta di nulla, mentre giocherella con la matita. “È vero? Te lo volevo chiedere da un po’, ma tu non hai un’Unicità offensiva, giusto? All’esame della UA hai avuto difficoltà a distruggere i robot.”

Izuku guarda con più intensità la matita. “Uhm.” Inizia a grattarsi dietro l’orecchio, come se stesse cercando di tirare giù una ciocca di capelli.

“Ma non avevi detto che ti aveva salvata?” chiede Shouto a Uraraka. Non ha mai sentito la storia intera. Sa solo quello che è successo a grandi linee, Uraraka non ne parla molto spesso, probabilmente perché non ha motivo di farlo. Shouto però ricorda come abbia guardato la loro classe, alla ricerca di qualcuno e come poi continuasse a cercare tra la 1-B. Ricorda anche che, durante il Festival Sportivo, Uraraka ha girato per il campo scandagliando tutti gli studenti della UA del loro anno, probabilmente nella speranza di incontrare Izuku. Senza nessun risultato, però. La prima volta che ha sentito del loro primo incontro, è stato, in effetti, dopo che Izuku ha salvato Shouto.

“Ah. Sì. Ha affrontato il robot gigante, ma non ha usato un’Unicità, credo” risponde prontamente Uraraka, alzando i pugni. “Lo ha raggirato, ci si è arrampicato sopra e lo ha fatto collassare su se stesso, prima che arrivasse a me.”

“Bastava...” Izuku si sta grattando la fronte. È impossibile vedere la sue espressione. “Non è stato... Trovare il punto debole. È stata fortuna. Era in bella vista e...”

Shouto continua a non capire questa storia. Secondo le regole della UA, un salvataggio dà più punti che la sconfitta di molti robot. Lo sa perché Endeavor ha sempre trovato questo criterio stupido e infantile, nonché ingenuo. Se però fosse stato vero, allora Izuku avrebbe potuto ottenere anche più punti di quanti ne abbiano fatti molti suoi compagni di classe. Non farlo entrare è stato... Shouto deglutisce. Non farlo entrare è stato ingiusto. Forse la commissione ha pensato che il salvataggio non fosse stato eclatante, che non avesse i requisiti perché non aveva dimostrato la sua Unicità. Ma se è vero che l’Unicità di Izuku non è offensiva, ma intellettiva, la commissione ha peccato di presunzione, a lasciare un elemento del genere fuori dalla scuola. Ogni salvataggio viene conteggiato con un sistema di punti. Ogni candidato eroe deve essere approvato dalla commissione della UA. La commissione della UA. Shouto lancia uno sguardo alla sua tazza. La commissione.

“Non è stata fortuna” continua a ripetere Uraraka, scuotendo la testa. Ha un piccolo broncio, mentre incrocia le braccia. “Mi dispiace che la commissione non abbia pensato allo stesso modo.”

“Qual è la tua Unicità?” chiede direttamente Shouto, lasciando andare per la prima volta la tazza. Prova ad affrontare Izuku, che deglutisce, chiudendo gli occhi, nemmeno stesse per confessare di aver ucciso una persona. Uraraka anche sembra curiosa. Sicuramente sarà un’Unicità legata all’analisi e all'intelligenza logico-matematica. È una possibilità. Certo, può anche essere che Izuku sia intelligente e che la sua Unicità sia di una altro genere, come lo Zoom, o la flessibilità delle ossa. Dicono che molti scienziati hanno Unicità simili. Aiuta a guardare il mondo in modo diverso. Le Unicità, alla fine, modellano molta della personalità del loro portatore.

Izuku si morde l’interno delle guance e si guarda le mani posate sulle cosce, prima di sospirare. “Non ne ho una” confessa con un filo di voce, continuando a grattarsi il retro dell’orecchio. “Non si è mai manifestata.”

Shouto sbatte velocemente le palpebre e Uraraka apre la bocca per dire qualcosa, ma poi la richiude.

Non c’è molto da dire.

Deve essere questo il motivo, allora. Lucidamente crudele, la commissione della UA.

Izuku prova a ridere nervosamente, mentre si guarda intorno, nella speranza di trovare un altro argomento di conversazione. Shouto non ha mai conosciuto un Senza Unicità. Forse è questo che lo aveva incuriosito così tanto. Forse. O forse era solo che... Gli viene in mente quell’articolo... non vorrebbe ma...

“Quindi?” chiede ancora Shouto, attirando l’attenzione di Izuku e Uraraka. “I file sui pro? Li avete per davvero?”

Uraraka sorride e Izuku ride piano. “Se ve lo dicessi, poi dovrei uccidervi.”

Shouto alza un lato delle labbra. È la prima battuta che esce dalla bocca di Izuku da quando si sono conosciuti. Sembrano davvero amici, adesso.


 

#2 Protezione: La non-colpa di Todoroki Shouto!!

Izuku scoppia a ridere, atterrando alle spalle di Shouto-kun, dopo avergli rubato dalle mani una mela, con un salto mortale su di lui. Shouto-kun aggrotta le sopracciglia, girandosi verso di lui il più velocemente possibile, per poterlo affrontare. E la cosa fa soltanto ridere di più Izuku, che abbassa la maschera quel tanto che basta per poter mordere la mela rossa. “Sei lento” gli dice, saltellando all’indietro, sul tetto, mantenendo l’equilibrio tra le tegole. Poi dà un altro morso alla mela. “Il mio consiglio è: smettila di essere lento.” Muove la gamba tesa, per oscillare e fare un salto su se stesso. Ha appena imparato come mantenere l’equilibrio sui tetti, grazie all’aiuto di Pop☆Step, ed è troppo divertente saltare in questo modo, adesso che è sicuro di non cadere di faccia e di non farsi male. Dà un altro morso alla mela. “Penso che il tempo finirà presto” mormora, falsamente triste. Poi alza un lato delle labbra.

Shouto-kun sembra avere un tic all’occhio. Muove nervosamente la testa, come a volersi togliere di dosso una brutta sensazione, prima di tornare a correre verso Izuku, che, prontamente, salta in alto e, di nuovo, atterra alle spalle di Shouto-kun. È sorprendentemente facile scappare da lui. Ed è anche un allenamento, si dice Izuku, anche se, beh, All Might non sa che Izuku si trova qui, nei panni di un vigilante. Non sa che sta indossando il suo costume. Non sa che è in contatto con alcuni studenti della UA. E non sa che con uno di loro è in contatto in quanto vigilante.

Sembra che una volta che si inizia a mentire a una persona, diventa sempre più facile mentire anche agli altri. Una bugia tira l’altra. Dire a sua mamma che è a casa di un suo compagno di classe per studiare, dire ai ragazzi della UA che All Might è suo zio, dire a All Might che sta dormendo quando in realtà gira per le strade della città ad aiutare gattini incastrati sugli alberi, o ad aiutare bambini che si sono persi, dire bugie per coprire bugie e poi altre bugie per coprire altre bugie e poi bugie per coprire le bugie per coprire le bugie delle bugie. Izuku si sente un pochino in colpa, a farlo. Non sa quando e dove fermarsi, però.

Shouto-kun prende un respiro profondo e assottiglia lo sguardo, studiando la postura di Izuku. In realtà, non è lento e la mancanza che ha nella velocità, la compensa con un pensiero attivo, che porta in atto senza esitazione. I suoi movimenti sono fluidi. Sembrano essere stati ripetuti ancora e ancora, da quando era molto piccolo. Alla fine, è il figlio di Endeavor. Deve essere stato allenato da quando ha imparato a camminare. Questo non vuol dire che li abbia fatti suoi, però, a quanto pare.

Shouto-kun si abbassa, tirando un calcio basso, che Izuku evita facilmente. Glielo ha letto negli occhi, che avrebbe voluto farlo cadere dal tetto. È stato anche troppo facile. Quindi Izuku ha di nuovo saltato, piegando le ginocchia e scoppiando a ridere, guardando l’espressione di disappunto di Shouto-kun. Quando posa i piedi sulle tegole, attento a mantenere l’equilibrio, dà un altro morso alla mela. “Tic toc” mormora poi, con mezzo sorriso.

Il problema coi movimenti di Shouto-kun è che non sembrano movimenti suoi. Come se lui li avesse ripetuti giorno dopo giorno dopo giorno, senza però riuscire a renderli parte del suo modo di muoversi. Come -un po’ come i bambini, che ripetono delle parole che non capiscono, usandole nel momento meno opportuno. È un interessante punto debole. Shouto-kun stringe i pugni. Tra poco cercherà di ghiacciare i piedi o le braccia di Izuku. Deve solo pensare a un contrattacco. Izuku opta per spostarsi giù per le tegole più basse del tetto, prima di saltare verso un albero e nascondersi alla vista di Shouto-kun, che non ha avuto nemmeno il tempo di battere il piede.

È una sfida ingiusta. Izuku si è ovviamente allenato di più sul suo essere veloce, in questi mesi, visto che la sua vita è dipesa da questo. Ma è anche vero che non è stato Izuku a scegliere il tipo di sfida. Dà un altro morso alla mela e si sbriga a masticare e poi ingoiare, per guardare, tra le foglie nel giardino della casa Todoroki, come Shouto-kun sbuffi un sorriso, guardandosi intorno.

Izuku si rigira la mela tra le mani, prima di passarsi il dorso della mano sulla fronte. Pop☆Step dice sempre che è normale non avere il controllo sui propri salti all’inizio. La forza che Izuku ha nelle gambe e sicuramente diversa dall’Unicità del salto che ha lei. Nonostante questo, è importante avere il pieno controllo del salto. Il salto ti dà la possibilità di guardare le cose nella loro interezza, di essere visibile, di guidare le persone che sono perse. E Izuku ancora non ne è padrone. Pensava che usare quello su cui sta lavorando in quest’ultima settimana potesse dare un vantaggio a Shouto-kun. Ma sembrano essere, più o meno, allo stesso livello. E questo gli sembra strano.

Izuku ingoia a forza la mela, prima di tirare giù la maschera e atterrare esattamente davanti a Shouto-kun, che lo guarda con un’espressione che sembra essere divertita. “Potrei rispondere alle tue domande anche senza essere costretto” gli fa sapere Izuku, abbassandosi appena in tempo per schivare un colpo di Shouto-kun. “Non mi dà fastidio parlare di me, sai?”

“Voglio essere sicuro che non menti” gli risponde Shouto-kun, riprendendo a correre verso di lui, puntando alla mela mezza mangiucchiata. Izuku ruota gli occhi (non che Shouto-kun possa saperlo), prima di tirare di nuovo su la maschera e dare un morso velocissimo alla sua mela. Ne ha mangiato esattamente la metà. Il che vuol dire che in poco tempo il gioco sarà finito e Izuku potrà dire di aver messo a frutto le lezioni di Pop☆Step. “E che mi dici di essere il figlio segreto di All Might.”

“Ma non sono il figlio segreto di All Might” risponde divertito Izuku, tornando a saltare in alto. Scappare è divertente. Non lo sapeva. Atterra su una mano, poi si spinge, per tornare in piedi. Shouto-kun prova ad attaccarlo di nuovo, poco dopo il suo atterraggio. Potrebbe perdere l’equilibrio. Pop☆Step dice sempre: non è questione di equilibrio. Quindi quando pensa di star cadendo, Izuku piroetta su se stesso e dà una leggera pacca sulla testa di Shouto-kun, confondendolo quel tanto che basta per evitare di nuovo il suo attacco e tornare a una distanza di sicurezza. “Sono solo un grande fan” dice Izuku, dando un altro morso alla mela.

“Con chi ti alleni?” chiede ancora Shouto-kun, studiando intorno a Izuku. Dallo sguardo, pensa di poter fare un attacco a sorpresa. Vorrebbe immobilizzarlo col ghiaccio, oppure proteggersi con questo, anche se Izuku, dall’inizio della sfida, vista la natura stessa di questa, ha deciso di giocare in difesa, piuttosto che in attacco. Izuku, nei suoi salti, ha avuto la certezza che non ci fosse una vera strategia. Oltre a essere non troppo veloce, Shouto-kun non è nemmeno molto bravo negli scontri corpo a corpo, quindi il suo stare lontano da lui, dà un ulteriore vantaggio a Shouto-kun, piuttosto che a Izuku. Data la natura dell’Unicità, poi, Izuku pensa che Shouto-kun voglia utilizzare la notte umida in cui si trovano, per rendere le particelle di acqua solide. Se stessero combattendo nella nebbia, Izuku non avrebbe avuto scampo.

Si sta perdendo nei suoi pensieri. Deve continuare a pensare a come scappare. Izuku corre per il tetto della casa, per poi buttarsi verso il giardino. Anche qui, Shouto-kun dovrebbe essere in vantaggio. Deve pensare a un modo per scappare in un luogo non troppo umido, o di guadagnare tempo, per finire la mela. Shouto-kun lo segue con un balzo.

“Vigilanti, per lo più” risponde Izuku. “Mi insegnano come stare lontano dai guai.” Non è esattamente una bugia. La prima volta che Izuku ha provato a difendersi durante un attacco a Tokyo e ha chiesto il permesso di usare la sua Unicità a l’eroe Eraserhead, che passava di lì per caso, Eraserhead lo ha preso per le orecchie e portato da Crawler, un ragazzo con tantissimi maglioni di All Might e un sorriso gentile, nonostante la faccia da cattivo ragazzo. Ha detto loro di stare lontano dalla sua vista e da quella della polizia. Le pochissime volte in cui Izuku si muove fuori dalla supervisione di All Might, si muove con Crawler, o Pop☆Step. È davvero solo una mezza verità. “Mi tengono anche lontano dall’azione." Izuku si abbassa di nuovo, per evitare l’ennesimo attacco di Shouto-kun.

“Come si è manifestata la tua Unicità?” chiede Shouto-kun.

Non ha una bugia per questo. Izuku sbatte velocemente le palpebre. Dà un morso alla mela. Manca poco. Un ultimo morso e l’avrà finita. Non deve rispondere per forza a questa domanda. Salta di nuovo, verso il tetto. Non riesce a pensare a nessuna bugia. Ha sentito tante storie di manifestazioni di Unicità. È strano che Shouto-kun decida di fare proprio questa domanda. Deve essere colpa di -beh, di Izuku Senza Unicità. Come cosa dà fastidio. Shouto-kun deve pensare di poter, in qualche modo, tranquillizzare Izuku Senza Unicità. È irritante.

“Se vinco io, posso farti qualche domanda anche io o…?” gli chiede, evitando di rispondere. Cerca di concentrarsi sulla forza nelle gambe. Non riesce a usare il One For All al cento per cento senza fare male al suo corpo. Sinceramente, lui non vede il problema di questa cosa, ma le persone intorno a lui (la mamma)(All Might) si preoccupano tantissimo, e Izuku è già un peso non indifferente. Non vuole portare più problemi. Se si concentra abbastanza sulle gambe, può saltare abbastanza in alto, mangiare l’ultimo boccone della mela e non rispondere più a nessuna domanda. Izuku prende un respiro profondo. Se si concentra abbastanza...

Shouto-kun afferra la sua spalla con la mano, per tirarlo indietro, cercando di afferrare quello che rimane della mela fuji che Izuku sta provando a finire. Izuku asseconda il suo movimento, tirandosi all’indietro, pronto a rotolare, per scappare via, e sta anche per riuscirci a correre via se non fosse che, per un momento (un attimo) i suoi muscoli si immobilizzano e i movimenti di Shouto-kun diventano di Shouto-kun, prendendolo alla sprovvista. Shouto-kun muove la mano, accarezzando l’aria, e Izuku perde la concentrazione, o il senso del movimento. Scivolato verso il basso, batte il naso contro le tegole e si sbriga ad allontanarsi, aiutandosi anche con le mani.

Shouto-kun allunga il braccio, con una smorfia, mentre Izuku si allontana, più per istinto che per altro. E, dalla parte sinistra del corpo di Shouto-kun escono fiamme. Fiamme vere, che non fanno rumore, che hanno sfiorato il costume di Izuku.

Izuku sbarra gli occhi. Metà e metà, continua a ripetere la sua mente. Che cosa ti aspettavi? Metà e metà. Metà ghiaccio. Metà fuoco. Non poteva essere metà fragole, o metà panna. Non poteva certo essere metà aria, o metà terra. Era ovvio che fosse metà fuoco. Perché è così sorpreso? Perché si sente come se avesse un’improvvisa vampata di caldo (terrore) alla base del collo? Perché è terrorizzato? (Voleva usare le fiamme contro di lui.)(Shouto-kun voleva usare le fiamme contro di lui.) (Il fuoco fa male.) (Le esplosioni fanno...) Non c’è nessuna esplosione. Izuku si morde violentemente la guancia. Non c’è nessuna esplosione. Non dovrebbe essere terrorizzato. Izuku stringe i pugni. Dà l'ultimo morso alla mela, cercando di tornare ad affrontare Shouto-kun. E si rende conto che -non era l'unico a essersi spaventato.

Shouto-kun sbarra gli occhi. Deve aver visto il suo stato d’animo, deve aver sentito il suo stato d’animo. O deve... Shouto-kun ha girato la testa verso le sue fiamme e ha indossato la sua espressione più disgustata, mentre le sue ginocchia iniziano a cedere e lui inciampa tra le tegole, perdendo l’equilibrio e iniziando a cadere all’indietro, verso terra, senza che lui facesse niente. Senza che Shouto-kun facesse niente.

Il problema con i movimenti di Shouto-kun, ripete Izuku nella sua testa, mentre il suo corpo si muove inconsapevolmente, è che non sono movimenti che sono davvero suoi. Sembra come se qualcuno glieli avesse insegnati e lui li avesse ripetuti ancora e ancora e ancora senza capirli veramente, quindi sembra che, ogni volta che deve usare uno dei movimenti che gli hanno insegnato, Shouto-kun debba fermarsi a pensare. E quegli attimi, quei momenti che Shouto-kun usa per pensare e decidere, sono così importanti da poter decidere tra la sua vita e la sua morte. Izuku allunga la mano, per prendere il braccio ancora infuocato di Shouto-kun, per tirarlo verso di lui e fargli riprendere l’equilibrio.

Le fiamme di Shouto-kun si spengono lentamente. Smettono di essere alimentate di colpo, quello sì. Ma la mano di Izuku si brucia. Prima i suoi guanti. Poi il palmo della sua mano. Shouto-kun è al sicuro. Sembra essere scosso da quello che è appena successo e Izuku tira indietro la mano, chiedendosi a quali temperature possa arrivare l’Unicità di Shouto-kun, se è riuscito a bruciarlo così velocemente. Non sente dolore, in questo momento. Beh. Come in tutte le ferite, non si sente dolore immediatamente. Il dolore arriva sempre dopo. “Devi davvero smetterla di cadere dalle case” riesce a dire, con mezzo sorriso. Non che Shouto-kun possa vederlo. “Non posso sempre stare intorno a te, per afferrarti al volo, sai?”

Shouto-kun sbatte velocemente le palpebre e prende la mano bruciata di Izuku, per raffreddarla e per arginare i danni. “Mi dispiace” mormora con gli occhi bassi. “Non l’ho mai usata -provo a non...” Shouto-kun non finisce la frase. Sembra troppo scioccato per farlo. Sembra volersi mettere a piangere. “Non la userò più io... mi...” La mano non fa poi così male. Izuku glielo vuole dire, che questo non è davvero niente. Anche perché è abituato a cose peggiori. Ma quando sta alzando lo sguardo per poterlo rassicurare, Shouto-kun sembra essere triste. Inconsolabile. Colpevole. Non gli piace vederlo sentirsi colpevole. Per colpa sua, poi.

“Di cadere sempre dalle case? Ti posso perdonare” mormora Izuku, inclinando la testa. Shouto-kun schiocca la lingua contro il palato e continua a guardare la sua mano. “Non mi hai fatto male, sai?” lo rassicura. In effetti, questa non è esattamente una bugia. “Il guanto mi ha protetto. Non fa male. Siamo stati fortunati, anzi. E quando imparerai a usare il fuoco, non farai male a nessuno, senza volere. Non si può controllare qualcosa reprimendolo.”

Shouto-kun gli lascia andare la mano e ruota gli occhi. “Tu non sai di che cosa parli, vero?”

“La maggior parte del tempo, in effetti” mormora Izuku. Poi sbuffa. “Ma so per certo che non mi volevi fare male.” Scrolla le spalle. “Sei troppo gentile, per farmi del male.”

Shouto-kun tiene lo sguardo basso e le sopracciglia aggrottate. “Non lo uso mai. Non so perché...” Izuku si morde l’interno delle guance e sospira, dandogli una pacca leggerissima sulla spalla. È la cosa più vicina a una carezza che può dargli. “Lasciami chiederti scusa, però” borbotta.

Chiedere scusa. Izuku si guarda la mano e aggrotta le sopracciglia. Chiedere scusa, dice lui. Nessuno gli ha mai chiesto scusa, dopo averlo bruciato. Izuku scuote piano la testa. Vuole riformulare la frase. Nessuno gli ha chiesto scusa dopo avergli fatto male. (Così va meglio.) (La prima frase sembra troppo personale.) (Le persone che hanno fatto male a Izuku non lo facevano perché ce l’avessero personalmente con lui.) (Era per quello che simboleggiava.)(Era per le sue stupide scelte.) (Solo Kacchan ce l’aveva con lui in quanto Izuku.)(Deku.)(Era crudele.)(Ma almeno non fingeva che Izuku non esistesse.)(Almeno lui lo vedeva.) “Accetto le tue scuse” gli risponde Izuku. Ha una strana sensazione addosso. Shouto-kun si è scusato. Perché scusarsi? La pancia inizia a fargli male. Si schiarisce la gola. “Adesso sei libero. Solo che io ho vinto la nostra sfida, quindi non mi puoi fare più nessuna domanda, per oggi.”

Shouto-kun sbuffa una risata leggera. Izuku sorride. Ringrazia il cielo di aver avuto la maschera per tutto il tempo. Che la maschera non si sia bruciata. Che Shouto-kun non abbia potuto vedere le sue espressioni, perché, beh, sì, Izuku era terrorizzato. Terrorizzato per davvero. Quasi non riusciva a muoversi. Lo stava guardando come se fosse un mostro. Era davvero tanto terrorizzato. Shouto-kun non è un mostro. E gli dispiace. È Izuku che dovrebbe chiedere scusa. Dovrebbe chiedergli di perdonarlo e dovrebbe chiedere di... c’è un motivo allora, se i suoi movimenti sono così lenti. Shouto-kun si sta sentendo male per colpa sua.

Izuku deglutisce.

Gli dispiace davvero tantissimo.


 

#2 Protezione: Deku e Kacchan!!

Izuku non sembra essere il tipo di persona che si nasconde davanti a qualcosa o qualcuno che gli fa paura. Ma sembrava essere un pochino restio ad accettare di andare a prendere Shouto, Iida e Uraraka a scuola, per poi andare al centro commerciale. Come se fosse terrorizzato dall’idea di avvicinarsi alla UA. Uraraka pensa sia dovuto al rifiuto da parte della commissione, e Shouto l’ha guardata mentre cercava di convincere Izuku che aspettarli davanti alle porte della UA, finché non avesse provato a entrare fisicamente, sarebbe stata una buona e logica idea, vista la posizione della scuola, supportata da un Iida forse un po’ troppo distratto.

Izuku è incapace di dire no.

Non dice no quando Shouto gli chiede se può usare la sua cannuccia, non dice di no quando Iida si siede un pochino troppo vicino a lui, non dice di no nemmeno quando Uraraka gli propone di fare delle pazzie. E ci sono momenti -Shouto non vorrebbe azzardare teorie, ma ci sono momenti in cui le idee pazze di Uraraka divertono Izuku, momenti in cui sorride felicemente, dimenticando i tic alle mani e di fuggire ai loro sguardi. E ci sono momenti in cui Izuku dice delle cose e Uraraka ne sembra un po’ troppo contenta e poi Iida e Shouto li guardano provare a quasi morire, per una o un’altra ragione.

Una volta, Izuku ha chiesto a Uraraka di usare la sua Unicità su di lui, per provare a vedere se c’e un qualche limite di spazio nell’uso di Zero Gravity. Uraraka lo ha toccato e fatto levitare e lo ha rilasciato in mezzo al fiume, dopo aver perso il controllo sulla sua Unicità, e Izuku continuava a ripetere, mentre stava praticamente affogando, che andava tutto bene, che non si dovevano preoccupare. Izuku può anche essere molto intelligente, ma ci sono momenti in cui Shouto si ritrova a pensare (non senza una punta di affetto) che Izuku è anche un ragazzo davvero molto stupido. (E che ha paura che possa morire, se lasciato da solo.)

Conoscono Izuku da meno di un mese. Due, tre settimane, non di più. E a Shouto sembra già strano passare così tanto tempo senza vederlo. Gli sembra che qualcosa manchi, in classe. Gli sembra che sia un’ingiustizia, non poterlo vedere tutti i giorni, come invece vede Iida o Yaoyorozu. Pensa che sono amici. Ha lo strano istinto di voler essere certo che Izuku sia al sicuro. Deve essere per quel suo comportamento timido, o forse per quel suo lato spericolato quando si mette in testa qualcosa. Deve essere il suo strano senso dell’umorismo. Il fatto che fa parte del primo gruppo di amici in assoluto che Shouto abbia mai avuto. Avrebbe voluto avere l’esperienza dell’amicizia più intensa possibile. (La situazione è strana.) (Non è strana?) Ma comunque capisce la situazione in cui si trovano. (Anche se è un po’ strana.)

Non vedono Izuku da una settimana. Questo perché ha avuto un mese di esami finali e presentazioni, che finiranno il lunedì che seguirà il loro incontro e, per quanto volessero aiutare, i compiti di Izuku non seguivano esattamente il percorso più tradizionale di studi. Avevano pensato di incontrarsi prima del fine settimana per non togliere troppo tempo allo studio di nessuno dei quattro. Finiti gli esami di fine trimestre di Izuku, in effetti, sarebbero iniziati quelli di Shouto, Uraraka e Iida. Oggi, questo pomeriggio, è l’ultimo giorno utile per incontrarsi tutti insieme. Shouto ne è abbastanza emozionato.

Ed è questo l’unico motivo che fa accelerare un pochino il passo a Shouto, per uscire dalla scuola. Normalmente, non avrebbe motivo per correre, o per uscire da scuola in generale. Farebbe con calma. Non c’e nessuno che lo aspetta per davvero a casa. Non c’è nessuno che vuole vedere. Ma oggi c’e qualcuno che lo aspetta fuori da scuola e, non lo sa, sembra una cosa elettrizzante, nuova.

Uraraka gli sorride, toccandosi i vestiti per togliere loro la gravità ed essere più veloce di lui ad arrivare all’entrata. Ha fatto diventare questa cosa una sfida, e Iida ha iniziato a gridare: “Non si corre per i corridoi! Uraraka-kun! Non puoi correre per i corridoi!” Il problema è che Uraraka pensa che Shouto debba seguire le sue regole e non lo vede mentre apre la finestra vicino al suo banco, fa un cenno di saluto a Yaoyorozu e poi si butta giù. È bravo a cadere dalle finestre, ha scoperto. (E gli vengono in mente del Coniglio Lunare.)(Non gli piace moltissimo, quel tipo.)E ha il completo controllo della caduta, grazie al ghiaccio e al fatto che nessuno si trova sotto la classe, fortunatamente.

Shouto non è mai stato un ragazzo molto veloce, verissimo, ma è sempre stato un tipo furbo. E non ci sono colpi bassi, in una sfida tra eroi. Quindi Shouto ha lanciato un’occhiata alla finestra della sua classe, ha sorriso un pochino, e poi ha iniziato a correre verso l’entrata della scuola.

Se avesse corso lealmente, probabilmente non lo avrebbe visto. E non sa come si dovrebbe sentire, in proposito. Lui non è bravo -mai stato bravo con le persone. Izuku, Uraraka e Iida sono i suoi primi amici in assoluto. Non sa esattamente come dovrebbero andare le cose tra amici. Quali sono i diversi tipi di relazioni. Sa che ci sono cose che non gli piacciono. Cose che non vorrebbe vedere. Cose a cui non sa reagire.

Izuku non è mai stato il tipo di persona che scappa o non affronta qualcosa o qualcuno. Forse è un pochino troppo servizievole. Un pochino troppo compiacente. Ma Shouto non ha mai letto troppo tra questi suoi comportamenti. E, mentre correva, pensava soltanto che non vedeva l’ora di incontrare un amico.

Quando mette piede fuori dalle porte della scuola e vede Bakugou, con una mano che copre la guancia e il mento di Izuku, non sa esattamente che cosa stia succedendo. Non sembra essere una carezza. Bakugou sta sorridendo, ma Izuku affronta il suo sguardo coon le sopracciglia aggrottate e un’espressione che Shouto non gli ha mai visto prima. La mano di Bakugou… Copre quel ciuffo di capelli che di solito Izuku tocca quando è nervoso. I capelli sono leggermente rialzati tra le sue dita, con fare ribelle. Non è un dettaglio importante, ma...

Non lo mette a suo agio, questa posizione tra il suo compagno di classe e il suo amico. Shouto non sa esattamente quello che sta succedendo. Sa che si sente un pochino più pesante, però.

Quando Bakugou dà uno schiaffetto alle guance di Izuku, Izuku si muove a malapena, rimane in silenzio guardandolo dritto negli occhi (Izuku non guarda mai nessuno negli occhi) coi pugni chiusi e un’espressione seria. Dice qualcosa. Dice qualcosa qualcosa e poi: anche io. Shouto lancia uno sguardo dietro di lui (Uraraka ancora non si vede all’entrata della scuola)(lei saprebbe cosa fare)(lei è più eroe di lui) e poi di nuovo verso Izuku e Bakugou, avanzando di qualche passo, per avvicinarsi il più possibile a loro. Dovrebbe chiamarli. Apre la bocca e non esce un suono. (A Uraraka sarebbe uscita la voce.)(Perché sente così tanto caldo?)

Qualsiasi cosa Izuku abbia detto, ha fatto arrabbiare Bakugou, che fa una smorfia disgustata, prima di provare a sorridere e dargli pacche pesanti alla spalla. “Sei un ragazzo intelligente, tu, vero?” gli chiede. Shouto lo sente dire -qualcosa. Non capisce cosa. Continua, Bakugou, a dargli pacche sulla spalla, come se volesse schiacciare Izuku in quel modo. Ma Izuku rimane immobile. Non cede. Shouto dovrebbe fare qualcosa. Dovrebbe... Bakugou, dandogli un ultimo colpo sulla spalla. Poi continua a sorridere, andando via, lasciando Izuku con i pugni chiusi e le sopracciglia aggrottate.

Shouto non ha fatto niente. Non li ha nemmeno chiamati. Non è riuscito nemmeno ad attirare l’attenzione. C’era qualcosa che lo aveva messo a disagio. Qualcosa che lo aveva irritato. Qualcosa che lo aveva fermato. Magari ha capito male. Lui non è molto bravo a capire le relazioni e magari ha capito male. Spera di aver capito male. Ma quando guarda Izuku, che abbassa lo sguardo, portandosi nervosamente la mano sulla ciocca di capelli, riconosce, anche se da lontano, l’espressione che sta indossando. Riconosce quel sentimento. Frustrazione. Sconfitta. Terrore. (Gli ricorda lui.) (È così che lui guarda suo padre.)

Non sono amici, quei due. Shouto non sa quale sia la loro relazione, ma sicuramente non sono amici. E Izuku non si era sentito al sicuro, a trovarselo davanti. Figuriamoci a farsi toccare. Deve essere per questo che non voleva venire alla UA. Non c’entrava nulla il rifiuto della commissione. Non c’entrava nulla la vergogna. Era Bakugou.

Shouto chiude gli occhi, dandosi dello stupido. Izuku non è il tipo di persona che dice di no agli altri, soprattutto se sono suoi amici e loro lo hanno convinto a venire fino a qui. E lo hanno messo in una situazione scomoda. Sarebbe stato meglio, se Izuku si fosse spiegato, ma Shouto sa bene che ci sono cose, storie, situazioni, che sono difficili da dire ad alta voce. E ora che ha visto, non può far finta di niente. (Ha già fatto finta di niente.)(Si sente in colpa.)(Shouto ha fatto finta di niente.)(Ha lasciato da solo un amico.)(Che tipo di eroe farebbe una cosa del genere?)

(Perché non è riuscito a muoversi?) Un amico protegge un amico. (Lo aveva forse dimenticato?) Shouto non è riuscito a farlo adesso. Lo può fare in futuro. “Ehi, Izuku!” lo chiama, muovendo la mano. E Izuku tira immediatamente giù la mano sopra l’orecchio, per girarsi verso di lui e sorridere. “Stai aspettando da tanto?” chiede ancora Shouto.

Izuku scuote velocemente la testa e Uraraka sta arrivando correndo verso di loro, mentre Iida la rincorre, gridando che quello che aveva fatto (correre per i corridoi) era stato molto pericoloso e che non avrebbe dovuto farlo più, che lo aveva messo in una situazione molto delicata in questo modo, in quanto rappresentante di classe e che si sarebbe dovuta ricordare meglio le regole della scuola. Izuku inclina un pochino la testa, unendo le mani dietro la schiena, con un sorriso. “Meno male che non mi ha visto venendo qui, allora” dice piano, ridendo verso Shouto.

Non sta ridendo per davvero. È solo molto gentile. E Shouto si aggrappa alla sua gentilezza, come ha fatto nelle ultime settimane, fingendo di non aver visto niente.


 

#2 Protezione: Amore materno e altri rimedi naturali!!

(“Sei un ragazzo intelligente, tu, vero?”)

Izuku è stanco. Si passa una mano sugli occhi, cercando di tornare in sé. Lo sta facendo da un po’, ma, in effetti, come tecnica non ha mai funzionato così tanto. (La voce di Kacchan rimane nitida nella sua testa.)(Non vorrebbe, ma succede.)

Rimane seduto davanti alla televisione, con le dita incrociate e lo sguardo fisso sul televisore acceso. Ha le spalle pesanti. Kacchan gli ha fatto male. Non male male. Un po’ male. Più che altro nell’orgoglio. Ha pensato che non avrebbe dovuto vederlo, che sarebbe stato davvero sfortunato a incontrare Kacchan all’uscita da scuola. Sembra più calmo, adesso. Un po’ meno rude. Izuku è stanco. Non ricorda nemmeno un momento che ha passato con Shouto-kun, Tenya-kun e Uravity-san. Sa che ha passato la giornata nell’attesa di poter andare da All Might. Poi ha passato il tempo che ha passato con All Might aspettando il momento di poter tornare a casa. E adesso sta passando i momenti a casa, davanti alla televisione, senza poter aspettare niente, se non il lunedì che porterà alla fine degli esami di metà trimestre.

(“Allora perché non impari mai?”)

La televisione illumina il salotto. Illumina il viso di Izuku. E dovrebbe anche riempirgli la testa. Le orecchie, almeno, per non dover pensare. Izuku tiene le dita intrecciate tra le gambe. È solo il periodo. Con la preparazione degli esami alla UA, All Might è stato più tempo lontano e gli ha detto che è un bene, che così Izuku può concentrarsi sulla sua carriera scolastica. E i progetti con Aoki-san gli hanno preso più tempo di quanto pensasse e, per quanto abbiano anche fruttato voti alti, lo hanno lasciato senza idee e senza voglia di parlare o ascoltare nessuno. Gli hanno anche tolto tempo per il suo allenamento. E i progetti con Harada-kun e Yamamoto-kun continuano a esplodere loro in faccia, visto che nessuno dei due vuole prendere sul serio nulla. Ma almeno sono divertenti. Izuku tira su col naso. Non riesce nemmeno a capire se la televisione ha il giusto volume, se la persona che guarda davanti a lui sta parlando o se sta solo muovendo le labbra.

(“Perché ti ostini sempre a tornare?”)

Non è solo una questione di Kacchan. Davvero. È questa stanchezza che si porta dietro. Questo non riuscire a tornare nel suo stesso corpo. E anche gli occhi che si chiudono, ma non per farlo riposare. E ha le gambe pesanti.

(“Le cose come te non meritano di esistere, figuriamoci di diventare eroi.”)

Izuku scuote piano la testa. Ha fame e ha a malapena mangiato. Ha sonno e non riesce a dormire. È spossato. Non si trova qui. Anche le mani intrecciate, per qualche motivo, sembrano più grandi, sembrano come se lo facessero vomitare. E Izuku vorrebbe muoversi, ma non pensa che riuscirebbe a farlo. Motivo per cui rimane a guardare la televisione in silenzio, senza assorbire neanche una parola del -forse è un documentario. Non è sicuro. Izuku sbatte le palpebre, per poi stropicciarsi un occhio e nemmeno questo aiuta, perché sente come se qualcun altro lo stesse facendo e le sue spalle sono pesanti.

(“Smettila di provarci.”)

Non è certo la prima volta che sente come se il suo corpo non gli appartenesse. In fondo, è dalla pubertà che si sente in questo modo. Ed è come se i diversi pezzi che lo compongono (corpo, anima, spirito, mente) siano cose separate, che non possono essere messe insieme, che quando si sincronizzano lo fanno sentire bene, okay, sì, certo, ma che gli tolgono energia e che non è una sincronia che dura per troppo tempo.

(“Smettila di metterti in ridicolo.”)

Se gli dovessero chiedere qual è la parte più importante di lui, Izuku risponderebbe: il corpo. Il corpo agisce. Il corpo si muove. Senza il corpo non potrebbe esistere spirito, anima, mente. Quelle sono cose aggiuntive. Ed eppure è l’elemento del sé che più gli è lontano, e che più facilmente si allontana da lui. Lo detesta. Izuku ha sempre detestato il suo ingrato, debole, pigro corpo.

(“Accetta la tua inutilità.”)

Sente la mamma sedersi accanto a lui. E sente come posa piano piano la mano sulla sua testa, per guidarlo giù, e poi fargliela posare sulle cosce. Izuku si lascia guidare più per abitudine che per altro. La mano della mamma è sempre stata gentile ed è sempre stato comodo guardare la televisione in questa posizione. È una cosa che fa da sempre, non c’è un momento della sua vita in cui non lo ha fatto. La mamma gli taglia i capelli. La mamma gli compra le magliette, seguendo il suo gusto e il suo senso dell’umorismo. La mamma lo aiuta a scegliere che cosa mangiare, che tipo di parole usare. La mamma gli dà un bacio sulla fronte tutti i giorni e fa sempre questa battuta, dicendo che è un bene che la divisa scolastica non preveda nessuna cravatta, perché lei non ha mai imparato ad annodarne una. La mamma scaccia via tutte le voci nella sua testa. Una cosa che ha sempre fatto. Ha questo potere, lei.

La mamma è l’unica costante in tutta la sua vita. La mamma è la persona a cui ha più mentito in tutta la sua vita.

Izuku chiude gli occhi, mentre lei gli accarezza i capelli. Passa piano piano le dita sulla cute, coi polpastrelli. È un tocco leggero. Un tocco dolce. E non importa che Izuku non riesca a concentrarsi sul tipo alla televisione, perché questa carezza è così familiare e sua da fargli rilassare le spalle e da farlo tornare a respirare piano piano. La mamma è una delle persone a cui mente di più. E si sente in colpa per questo, perché la mamma non è mai stata il tipo di persona che lo avrebbe spinto verso il pericolo, non è mai stato il tipo di genitore che lo avrebbe abbandonato a se stesso. La mamma ha accettato ogni suo modo di essere sbagliato e lo ha amato per tutto il suo essere. La mamma dovrebbe essere un pochino più leggera.

Le dita della mamma passano sulla cicatrice di Izuku, dietro l’orecchio destro. Oggi anche Kacchan ha passato lì la mano. Izuku non è entrato nel panico. Non è scoppiato a piangere. Gli tremavano le mani, quello sì, e aveva paura che sarebbe successo qualcosa di molto brutto, certo, e ha avuto un pochino paura (tutti hanno paura del dolore), ma non è entrato nel panico e non ha pianto, che è già qualcosa. Muove le spalle, per farle scrocchiare un pochino. Si sente un pochino indolenzito in effetti.

“Come va la manina?” gli chiede la mamma.

Izuku non riesce a rispondere subito. Rimane in silenzio per un po’, prima di aprire gli occhi e rigirare la mano bruciata, con il braccio allungato, perché la potesse vedere anche lei. Il bendaggio glielo ha fatto la mamma, ma non sa che Izuku si è fatto male cercando di afferrare Shouto-kun, perché non cadesse dal tetto di casa sua. Le ha raccontato che Harada-kun ha giocherellato con alcune sostanze che non dovevano essere toccate e che comunque un po’ lui se l’era cercata, visto che, pur sapendo che cosa sarebbe potuto succedere, ha toccato l’ampolla di vetro. La mamma lo ha guardato preoccupata. Ha pianto. Izuku non fa che farla piangere e non riesce a smettere di farlo. Gli dice sempre che deve stare più attento. A lungo andare, queste ferite e bruciature che si fa potrebbero spezzare il suo corpo per sempre, è davvero quello che vuole? Izuku non ha una risposta, per questa domanda.

“Va meglio” le risponde alla fine. “Non fa più tanto male.”

La mamma continua ad accarezzargli piano piano la testa. Izuku chiude di nuovo gli occhi, cercando di godersi questo tocco gentile. Mamma ha le mani calde. La televisione continua a illuminare il salotto, ma Izuku è un pochino più in se stesso. Riesce a respirare più profondamente e il suo corpo sembra essere tornato a essere suo. La mamma è una costante nella siano vita, l’unica che lui abbia mai avuto e il fatto che sia ancora lì, con lui, che non scompaia come invece fa papà, dà e ha sempre dato a Izuku un luogo protetto a cui tornare.

“Devi stare più attento a scuola” lo apostrofa, continuando ad accarezzargli la testa. Ha un ritmo lento e delicato. Una voce tranquilla e calmante. “Tra le braccia rotte e questa bruciatura, mi chiedo se non saresti stato più al sicuro in un corso da eroi.” Lo dice come se dovessero essere una battuta. Izuku si passa una mano sopra le labbra, tira su col naso, torna a guardare l'anima televisione. “Non voglio che ti faccia male, lo capisci, vero?”

Izuku non risponde. Non gli vengono parole e, se gli venissero, sarebbero tutte bugie. Non ha voglia di mentire alla mamma, non ha voglia di farla piangere e nemmeno di farla preoccupare. Izuku di solito è bravo a prendere delle decisioni, ma, ultimamente, gli sembra che qualsiasi scelta faccia, per un motivo o per un altro, abbia dei risvolti morali negativi. Se Izuku parlava, faceva un tipo di torto, se non parlava, ne faceva un altro. Se smettesse di essere un vigilante, sentirebbe di fare un torto a se stesso (e, fino a una certa estensione, anche a All Might). Continuare a essere un vigilante vuol dire fare alla mamma. Andare a scuola, per adesso, gli sembra l’unica cosa che fa senza sentirsi in colpa. Sta iniziando ad ambientarsi. Sta iniziando a divertirsi, a fare esperimenti e far volare via le cose. Lo aveva fatto per All Might, all’inizio, va bene, ma adesso... Sente come la sua testa inizia a scivolare di lato, presa dal sonno.

Sbadiglia, stanco, e la mamma continua ad accarezzargli la testa, piano piano. Gli fa quasi venire sonno. Prima sentiva di essere stanco, in effetti, di voler dormire, ma adesso non vuole. Vuole rimanere sveglio e godersi un pochino di più la sua mamma, che, quando lui muove un pochino la testa, per guardarla, gli sorride, inclinando un po’ la testa. “Non ti ho convinto, vero?” gli chiede, muovendogli di lato un ciuffo di capelli, perché non gli coprisse i gli occhi. “Sei davvero incredibile. Fin da piccolo. Cosa devo fare con te?”

Izuku distoglie lo sguardo. Cosa deve fare la mamma con lui? Non gli viene in mente un’idea che non sia brutta. Lui, come figlio, non saprebbe cosa dovrebbe fare una madre. Lui, come padre di se stesso... avrebbe fatto quello che fa papà. Gli sarebbe stato lontano il più possibile. È sempre stato un ragazzino amato, grazie alla mamma. Non sa se sarebbe riuscito ad amare un figlio come lui, che dà solo preoccupazioni e tristezze e delusioni. Non sa nemmeno che cosa intende sua mamma, quando chiede cosa dovrebbe fare lei con lui. È una domanda retorica, certo, ma... “Mi dispiace, mamma” borbotta, con mezza voce, prima di girarsi del tutto e rimanere sdraiato sul divano a pancia in su. Si posa una mano sul viso, per non dover affrontare la luce della lampadina.

Mamma sorride, pettinandogli indietro i capelli. “Per cosa ti dispiace?” Sembra essere seria, quando fa questa domanda. Come se non sentisse il peso di suo figlio.

“Per la mano.” Izuku si stropiccia l’occhio, stancamente. E poi sospira. “E il braccio. Per farti preoccupare.”

La mamma scuote piano piano la testa. “Vorrei che tu capissi quanto sei importante” gli dice, invece. Izuku la guarda mentre i lati delle sue labbra si piegano verso il basso. Ha una voce lenta e calma e rassicurante, la mamma. Lui ha sonno. Si sente abbastanza al sicuro da poter chiudere gli occhi. Sente la voce della mamma tremare un pochino, ma preferisce fingere di non essersene reso conto, abbastanza egoisticamente. Ha troppo sonno, per sentirsi in colpa. “Quanto il tuo corpo faccia parte di te. Vorrei che tu capissi che prima di poter aiutare gli altri, prima devi essere al sicuro tu. Cosa devo fare con te?”

Izuku sbadiglia ancora una volta. Si gira di lato, posando la fronte sulla pancia della mamma, accocolandosi contro di lei, e sistemando le spalle, perché il collo non gli faccia male. Passa la mano sana dietro la schiena di lei, per abbracciarla. Non ha la forza per risponderle che non ha mai avuto importanza. Il suo corpo, il suo spirito, il suo essere in generale, finché non sarà utile. Non serve a niente avere un corpo, se non riesce a proteggere le persone, a fare in modo che la società sia migliore, grazie a lui. Se non ha un’utilità, il suo corpo, non importa che forma abbia, non importa quanto spazio prenda. Il suo corpo non merita di esistere e, se esiste, non merita di farlo impunito. Che il corpo appartenga a Izuku, è soltanto un’aggravante. Questo non lo può certo dire ad alta voce. La farebbe soltanto piangere. Vuol dire essere davvero crudeli. E comunque, non ha la forza per avere questa conversazione. Lo sa. Stringe un pochino di più la sua mamma.

La mamma continua a cullarlo, come quando era piccolo e scoppiava a piangere, dopo aver perso a una partita di baseball. Lo culla nello stesso modo in cui ha fatto quando Kacchan lo ha spinto per terra la prima volta per terra, spaventandolo e gettandolo a terra. Lo culla come quando Kacchan lo ha bruciato dietro l’orecchio e la pelle gli bruciava e non sapeva che cosa fare, non riusciva a dormire, non riusciva posare la testa da nessuna parte. Lo culla e non sa il motivo per cui è così importante per lui che lo faccia. Non fa domande. Gli vuole bene. Aspetta che sia lui ad aprirsi. Izuku non si apre mai. (Gli dispiace tanto, non sembra riuscirci.)(Ha paura di dire tante cose ad alta voce.)(Gli dispiace.) Lo culla, la mamma, per il semplice motivo che è sua madre. Come lo ama per il semplice motivo che è sua madre. Lo protegge per questo semplicissimo motivo. E Izuku ne è grato. Si lascia cullare. Si lascia proteggere.

Izuku tiene gli occhi chiusi. Si addormenta lentamente. Era stanco, in effetti. Izuku ha una buona mamma. Una mamma forte. Una mamma buona. E lui è solo debole, non potrà mai proteggerla. E lui è soltanto un peso.

 

#2 Protezione: Il sorriso di Midoriya Izuku!!

Izuku non sorride così, quando sta con loro.

Shouto infila le mani in tasca. Izuku non si è reso conto della sua presenza, o di quella di Iida. È troppo preso a mostrare il suo ultimo progetto, a una professoressa che sembra anche troppo divertita, con due ragazzi, uno davvero troppo alto e uno davvero troppo basso. E sorride. Izuku non sorride così, quando sta intorno a Shouto, o a Iida. Forse ci sono momenti in cui sorride così, o parla con così tanta spensieratezza quando sta con Uraraka, okay, ma non quando sta con Shouto, ed è questo quello che gli sembra ingiusto. Shouto ha capito solo ultimamente che forse non è capace di essere amico di nessuno. Izuku non è quel tipo di persona che parla dei suoi problemi. È un ragazzo che sembra più propenso a fingere che non sia successo mai niente di sbagliato. E poi il suo comportamento un pochino lo tradisce.

Venerdì, Izuku sembrava un pochino più spento. È difficile da dire, con il suo normale comportamento, in realtà. Se Shouto non avesse visto, forse non si sarebbe reso conto della differenza. Ma Iida lo ha preso da parte e gli ha chiesto se Izuku non sembrava un po’ strano. Sorrideva più facilmente, a ogni loro frase. Non li guardava, va bene, e sembrava dimenticarsi di rispondere più spesso. Per questo gli ha chiesto se volevano andare a parlare con lui, dopo scuola. Certo, sono sotto esami e certo, sarebbe stato meglio andare a casa a continuare a studiare, ma ci sono delle priorità e delle responsabilità. Gli avevano dato del tempo, per non essere invadenti. È importante, gli ha spiegato Iida, che ognuno abbia i suoi tempi e che ognuno decida di aprirsi con le persone. Non si possono costringere le persone ad avere fiducia, soprattutto quando non c’è un vero e proprio motivo, per darla. Dovevano essere pazienti.

Iida ha deciso di essere amico di Izuku e ha deciso di caricarsi di tutti i compiti che questo comporta, non importa scendere un pochino in graduatoria. A Shouto, Iida piace tantissimo anche per questo. È bravo a guidare. Non si fa mai tirare giù. Ha un buon senso dell’umorismo, anche se non sembra. Ed è forte. Cresce velocemente. Non sembra più il ragazzo che ha provato a uccidere l’Hero Killer. Shouto si è distratto troppo. Non sa il motivo di questo cambiamento. Ne è felice, però.

E comunque, non è che a Shouto importi tantissimo di continuare a studiare. Ha seguito in classe. Questo dovrebbe bastare. E non gli importa tantissimo della graduatoria. L’importante è passare. Continuare ad andare avanti. Il resto si vedrà.

Izuku sembra stare bene. Apre le braccia, per poi girarsi verso i suoi compagni di classe (sono soltanto cinque)(le elite sono davvero ristrette)(Izuku dice che chiunque entri nella scuola vince anche una borsa di studio, parziale o totale) e aspettare che dicano qualcosa. Ha qualcosa di diverso. Non è soltanto il sorriso, o il fatto che parli e parli tanto ad alta voce, è anche com’è vestito, anche come porta i capelli. Vorrebbe poter dire qualcosa a Iida, ma forse è soltanto un suo presentimento, magari non è vero. Izuku ha le spalle rilassate. Magari è solo un’impressione di Shouto.

Non indossa la giacca, ad esempio. Quando Izuku esce con Shouto, Iida e Uraraka, indossa la giacca anche quando sono al coperto. E, anche se fa caldissimo, non si scopre mai le braccia, come se volesse nascondere qualcosa. Quando Uraraka lo prende in giro, chiedendogli se non è perché vuole sembrare cool davanti ai loro occhi, o se non fosse perché aveva visto qualcuno di molto carino su cui vuole fare colpo. (Izuku a questo punto arrossisce sempre, scuotendo velocemente la testa.) Iida gli chiede spesso se invece non sia perché, beh, è fiero, come dovrebbe in effetti essere, della divisa scolastica che si è guadagnato. (Izuku a questo aggrotta le sopracciglia e scuote la testa, con aria seria.)(“È solo stato un colpo di fortuna.”)(Sembra essere la sua frase preferita.)

Si deve essere fatto male alla mano, perché porta un bendaggio bianco. Shouto non se n’era reso conto, prima. Lo deve aver rimosso, iniziandosi a preoccupare per il suo comportamento, invece che per il suo corpo. Sono strane, queste divisioni nelle persone.

Shouto non ha mai avuto nessuno che si prendesse cura di lui. Forse per questo si sente così apprensivo con Izuku. Ha davvero la sensazione che potrebbe morire da un momento all’altro, gli sembra davvero una persona molto fragile e che ha bisogno di un eroe, accanto a lui. Per custodirlo. Shouto ha quest’istinto. Vuole custodirlo. E vuole custodirlo non come lo vede quando sta con loro, lo vuole custodire come è adesso, lontano da loro. Con la parlantina, con un sorriso, coi capelli tirati indietro da un fascetta e una maglietta bianca, con sopra scritto my cool t-shirt. Lo vuole custodire così. Felice.

(Shouto vuole rimediare a un suo errore.)

Ripensa, per la prima volta, all’incontro con il Coniglio Lunare (c’è davvero qualcosa che non capisce in quel ragazzo) e al fatto che gli ha bruciato la mano. Che espressione avrà avuto, quel ragazzo, in quel momento? Avrà avuto paura? Lo avrà guardato disgustato? Quando si è avvicinato, Shouto gli ha fatto male. Non lo ha fatto perché voleva, certo, e il Coniglio Lunare era abbastanza lontano, non doveva toccarlo per forza. Ma Shouto gli ha comunque fatto male, quando ha provato a salvarlo. Alla fine, Shouto fa male alle persone. Alla fine, Shouto non potrà mai far sorridere Izuku in questo modo.

“Noi non siamo veramente suoi amici, vero?” chiede Shouto, mordendosi il labbro inferiore. Stringe le mani in due pugni, dentro la tasca e abbassa lo sguardo, sentendosi un pochino in colpa. Lo sapeva di non essere bravo in queste nuove relazioni. Lo sapeva già che non era una cosa che viene fuori naturalmente, ma fa un pochino male, rendersene conto.

Iida si sistema gli occhiali sul naso, per poi scrollare la spalle. “Tu vuoi essere suo amico?” gli chiede con una voce bassa.

Shouto ci pensa. Non ha mai pensato ai sentimenti come l’amicizia o altro. Non ha mai pensato alle emozioni in generale che non fossero negative. La rabbia. La frustrazione. Il dolore. Queste sono le uniche emozioni a cui ha pensato nei suoi primi quindici anni di vita. E sono anche quelle emozioni che hanno alimentato il lato sinistro del suo corpo. Pensare a un amico -pensare a un altro amico con cui parlare, lo rende tranquillo. Pensare a Izuku lo rende sereno, in realtà. Non è sicuro che questo sia il sentimento legato all’amicizia, ma sa che è un sentimento positivo a cui si vuole aggrappare. Izuku è stato il primo a farlo sentire in questo modo. Non vuole togliere nulla a Uraraka, Iida, Yaoyorozu e neanche a Tsuyu. Loro anche lo fanno sentire in un qualche modo positivo, ma Izuku -è l’unico suo amico che non può difendersi da solo. L’unica persona che vuole proteggere. Non sa se questo è proprio voler essere amico, ma... è qualcosa.

“Credo di sì” risponde alla fine. Vuole essere suo amico. Vuole passare del tempo con lui. Vorrebbe che sorridesse nello stesso modo in cui sta sorridendo coi suoi amici, qui, adesso, in un luogo che pensa sia il suo habitat naturale. Il suo posto sicuro. (Shouto vorrebbe che il posto sicuro di Izuku sia un pochino più vasto.)(Vuole crearne uno per lui.)(Vuole farne parte, del suo luogo sicuro.)

C’è un’esplosione. Esattamente davanti a Izuku e ai suoi due compagni di classe. Shouto sobbalza, poi lancia uno sguardo al pezzo di giardino in cui si trovava la classe di Izuku. Le due ragazze sedute accanto a quella che Shouto ha pensato essere la professoressa sono scoppiate a ridere, sbattendo le mani e, la maglietta bianca di Izuku è diventata leggermente nera, mentre i suoi capelli si sono alzati, seguendo la direzione dell’esplosione. Anche i due ragazzi accanto a lui hanno i segni delle esplosioni addosso, ma ne sembrano felicissimi.

Shouto sbatte velocemente le palpebre. Poi si gira verso Iida, che ride piano, prima di fingere di essere preoccupato. “Va bene così, allora” gli risponde. “Perché penso che anche lui voglia essere nostro amico. Basta questo.”

Shouto aggrotta le sopracciglia. Izuku sta dicendo qualcosa, mentre prende una busta di plastica nera e la apre con un lunghissimo e rumoroso sospiro che fa ridere ancora di più i suoi compagni di classe. Il ragazzo più alto scoppia proprio a ridere, mentre abbraccia la testa di Izuku, quasi soffocarlo in un abbraccio stretto. All’inizio Izuku ruota gli occhi, ma poi le sue labbra si piegano in un sorriso e scoppia a ridere anche lui. Sembra felice. Lo spinge via con la mano sana, per poi scoppiare a ridere un pochino di più.

Shouto abbassa lo sguardo, giocherellando con le dita. Non era una cosa a cui dovevano assistere. Questa settimana, Shouto non ha fatto altro se non rubare momenti ed espressioni che non sono dirette a lui. Fare amicizia sicuramente prende più energia di quello che aveva pensato. Proteggere qualcuno anche. Ma, alla fine, pensa, non lo sa, vuole diventare l’eroe di Izuku e di persone come lui. Non sa esattamente che cosa voglia dire questo. È una cosa che vuole essere, però. “Devo tornare a casa” mormora, attirando l’attenzione di Iida. “Credo di aver dimenticato di fare una cosa.”

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Capitolo 4
*** #3 Appoggio ***


 


 



#3 Appoggio: La Raccolta Differenziata è uno dei Compiti di un Vigilante!!

Izuku arriccia il naso, con le mani sulle cosce e senza riuscire a nascondere quanto annoiato sia al momento.

Haimawari Koichi-san, chiamato anche The Crawler, precedentemente conosciuto come The Gentle Man, è -un ragazzo davvero molto gentile, con gli occhi che tendono un pochino verso il basso, con un mezzo sorriso e un carattere così malleabile e adattabile, da non essere un bene per la sua stessa vita. Non è bravo a capire le convenzioni sociali e non capisce quando qualcuno lo prende i giro o quando sta facendo paura a qualcuno. E All Might ha affidato a lui Izuku per questa settimana in cui sarà un pochino troppo occupato, sotto consiglio di Eraserhead.

Le implicazioni sono tante e Izuku non ha capito se allora Eraserhead sa che lui è il Coniglio Lunare, o se invece non lo sa o se sta solo facendo finta di non sapere, o come potrebbe essere uscita questa conversazione e questa soluzione. Sa che All Might lo ha presentato, ha dato il suo nome da vigilante, gli ha chiesto se si sentiva abbastanza al sicuro per dare anche il suo nome da civile e poi gli ha dato una spintarella, posando la mano sulla sua schiena, e ha continuato a sorridere, mentre Koichi-san continuava a gridare che aveva bisogno di un altro autografo, perché ha comprato un altro maglione col cappuccio.

La posizione della casa, in realtà, non prometteva nulla di buono. Un piccolo appartamento sopra un palazzo che sembra essere praticamente abbandonato, dove nessuno poteva sentire niente di quello che sarebbe successo lassù. Mette i brividi. Se la mamma sapesse che Izuku passa così tanto tempo qui, con un paio di ragazzi più grandi di lui -non servirebbe il dettaglio dell’essere dei vigilanti per attivare la mamma e le sue lacrime e tante ramanzine. Ma Izuku capisce che Koichi-san non ha soldi e che questo è un buon posto, in realtà, per potersi allenare. Proprio perché nessuno sente nulla di quello che succede. Izuku sbatte lentamente le palpebre e aspetta che Haneyama-san finisca di cambiarsi dietro la tenda, mentre Koichi-san gli porta il tè, con un sorriso calmo.

Izuku cerca di risvegliarsi dai suoi pensieri e sorride, facendo un cenno con la testa. Koichi-san inclina un po’ la testa, sistemandosi davanti a lui, con la tazza di tè.

A un primo impatto, Koichi-san fa paura. Conoscendolo, però, si scopre che è solo un bambino un po’ troppo alto, che gira per la città nella speranza di renderla un pochino più abitabile. Se Eraserhead lo ha portato qui, la prima volta, e poi ha suggerito a All Might di lasciare che fosse lui a prendersi cura di Izuku (ma lo sa sì o no che Izuku è il Coniglio Lunare?) è perché Koichi-san è quel tipo di vigilante pacifico, che prova a non partecipare nelle battaglie, se non quando è strettamente necessario. (Si è intromesso una sola volta.)(Ne ha pagato le conseguenze, verissimo, ma non è mai sembrato veramente pentito di averlo fatto.) E così anche Pop☆Step, Haneyama-san, è una ragazza che più che fare la vigilante preferirebbe sapere che tutti quanti sono al sicuro. Ed entrambi sembrano essere molto abili a prendere Izuku dal cappuccio e riportarlo nelle sue vesti da civile, quando serve. Non fa molto, Izuku, quando viene affidato a loro. Sicuramente non fa niente di eroico.

Izuku si guarda intorno, studiando la stanza in cui si trovano.

C’è un’enorme bacheca con sopra tantissime fotografie. Foto di Koichi-san e Haneyama-san, per lo più, insieme ad altre persone. Gruppi di persone che non sembrano affidabili, gruppi di persone che sorridono. Gruppi di persone che sembrano felici. Da poco, c'è anche la foto di Izuku, Haneyama-San e Koichi-san. In mezzo alla bacheca, proprio a metà, nella parte superiore, c’è un sacchetto di seta, che non sembra essere stata mossa da lì per molto tempo. Izuku si chiede spesso che cosa abbia portato Koichi-san a voler essere un eroe, e poi un vigilante. Si chiede cosa ci sia dentro quel sacchetto di seta. Si chiede se il continuo lasciarlo a qualcun altro di All Might non voglia dire qualcosa. Si chiede se è davvero questo quello che vuole fare.

Koichi-san beve tranquillamente il suo tè, mentre Haneyama-san esce da dietro la tenda. “A me non hai preparato niente?” chiede con un broncio e Koichi-san si accarezza il retro del collo e ride piano. Haneyama-san sbuffa, incrociando le braccia e poi sedendosi, con le gambe incrociate accanto a lui. “Spero che tu ti stia impegnando a scuola” ricomincia lei, indicando Izuku con un dito. “O finirai per essere un tipo come lui.” Poi alza le braccia, per premere le mani contro la testa di Koichi-san, facendolo scoppiare a ridere, mentre prova ad allontanarla con il piede.

Izuku abbassa lo sguardo e torna a bere il suo tè. Non sta pensando che Koichi-san sia una cattiva persona o una persona che non ha incontrato il suo posto nel mondo. Non sta davvero pensando che Koichi-san non sia, a modo completamente suo, in un modo fuori dagli schemi, un eroe. Quando ha fatto qualcosa che non avrebbe dovuto fare, quando per un’unica volta ha deciso di ricorrere a dei metodi non troppo convenzionali, si è presentato lui stesso davanti alle autorità (il detective Tsukauchi era restio a mettergli le manette), per pagare il suo debito. Koichi-san è una brava persona. Ma Izuku pensa davvero di star perdendo tempo, in quest’appartamento, lontano dagli sguardi indiscreti, okay, ma anche lontano da All Might.

“Sei un po’ giù perché ti lasciano da noi, invece di portarti in campo?” gli chiede Koichi-san, spingendo via Haneyama-san con una mano, mentre lei sembra aver voglia di morderlo, per fargli almeno un po’ male. Lui continua comunque a ridere, mentre Izuku continua a cercare di concentrarsi sulla tazza che tiene in mano. Non sarebbe educato, rispondere. “Va bene essere maleducati.”

Izuku aggrotta le sopracciglia e alza lo sguardo verso Koichi-san, che tiene in mano la sua di tazza e lo guarda con un’espressione tranquilla. Izuku un po’ si vergogna dei suoi pensieri, in effetti. Quindi si gratta la testa e sospira, senza riuscire adire nulla.

“Io non sono un tipo di eroe come te” gli spiega Koichi-san, mentre Haneyama-san si alza in piedi, per andarsi a preparare la sua tazza di tè. E Koichi-san non è esattamente un adulto. Ha poco più di vent’anni, vive in un appartamento che costa poco perché non guadagna moltissimo, ha una collezione di maglioni di All Might e a volte si arrampica sui muri delle case per essere visibile, finendo nei guai per i motivi più stupidi. Koichi-san non sembra mai arrabbiato. Vive la sua vita un giorno alla volta. Non porta rancore. Non fa del male a nessuno. In questo contesto. “Non sono portato per i combattimenti, per le grandi azioni. Mi piace aiutare le persone. Mi fa sentire bene. Anche con le piccole azioni. Aiutare con la raccolta differenziata. Dare le indicazioni giuste. Riportare portafogli. Questo a me basta. Quando combatto, combatto soltanto perché devo farlo. E quando infrango le regole sono pronto a pagarne le conseguenze.”

Izuku sbatte lentamente le palpebre. Cosa dovrebbe rispondere a questo? Deglutisce.

“Per Pop☆Step, essere vigilante non importa molto” continua Koichi-san. Dalla cucina, Haneyama-san grida infatti!, cosa che fa fare una smorfia a Izuku. “Ma la sua voce guida le persone verso posti più sicuri. I suoi salti diventano un punto di riferimento, un po’ come un faro. Le è sempre piaciuto essere il centro dell’attenzione, in effetti. E questo è il centro del suo salvare vite umane. Il centro del suo essere un eroe. Tu sai qual è il tuo centro? Cosa ti spinge a voler aiutare, anche se nessuno vuole il tuo aiuto?”

Izuku aggrotta le sopracciglia. Cosa lo spinge a voler essere un eroe? Cosa lo spinge a volersi buttare in battaglia? Cosa lo spinge a voler salvare le persone? Non ci aveva mai pensato veramente. Si era solo detto che All Might era il tipo di eroe che voleva essere. Perché quando All Might arriva, non importa quanto le persone siano spaventate, o tristi o non abbiano più speranza. Quando All Might arriva, tutti tirano un sospiro di sollievo e tutta quella tensione che portavano nel loro corpo viene dispersa e sanno, sanno per davvero, che tutto quanto andrà bene. (Un Senza Unicità ha un po’ l’effetto opposto, sulle persone.)

Da quando era piccolo, quello che aveva sempre pensato era: voglio essere come All Might. L’eroe di tutti. L’eroe che salva tutti. L’eroe che allunga le braccia. L’eroe che fa sentire al sicuro. Non ha mai pensato a che parte del suo essere eroe lo abbia davvero ispirato, però. Forse non tanto l’essere un simbolo di pace, ma una speranza che arriva. Una seconda possibilità che arriva. Non sa però come questo si traduca nel suo voler essere eroe. Questa sembra essere più un’ammirazione da parte di Izuku. Punto. Deve esserci qualcos’altro. Un motivo se, quando era piccolo, ha pensato voglio essere come lui. Non riesce a trovarlo, però. Non sa come rispondere alla domanda di Koichi-san.

Passano alcuni minuti, senza Izuku riesca a dire niente. Koichi-san è abbastanza gentile da non interrompere il silenzio. Lancia un’occhiata a Haneyama-san, allungando le braccia, per prenderle la tazza dalle mani.

“Come puoi pensare di entrare in azione, Izuku-kun” gli dice lei, scrollando le spalle. “Se non sai nemmeno perché lo vuoi fare?” Haneyama-san è sempre stata molto meno gentile di Koichi-san. E dice sempre quelle cose che Koichi-san lascia come non dette.

“Quello che ti vogliamo dire è che” ricomincia Koichi-san, schiarendosi la gola. “Che noi non vogliamo fermarti. E io personalmente proverò ad aiutarti a lavorare sulla tua Unicità e anche Pop☆Step farà la stessa cosa, certo, e faremo tutti gli allenamenti che vorrai, praticheremo tutti gli stili di lotta che vorrai e tante altre cose, ma prima di lasciarti andare verso un campo di battaglia, prima di farti rischiare la vita, vorrei che tu fossi un pochino più grande, vorrei che tu almeno sapessi perché lo vuoi fare, che tu sia un po’ più maturo e un po’ più preparato.” Koichi-san sta continuando a sorridere. Posa una mano sulla testa di Izuku e gli scompiglia un pochino i capelli che sono già spettinati. “So che sei piccolo e pensi che questa sia solo uno spreco di tempo. Ma sai, io... Noi non vogliamo perdere altre vite, sì?”

Izuku si morde l’interno delle guance. Non è molto sicuro di quello che Koichi-san sta dicendo. Sa che lui ha combattuto, in quanto The Crawler solo una volta e Izuku ha visto il video, ha visto le fotografie di questo ragazzo, con un maglione col cappuccio di All Might e le ginocchiere, le sopracciglia aggrottate, un’espressione furiosa. Sì. Izuku ricorda molto bene quelle fotografie e quel video. Ricorda quando The Crawler, ai tempi conosciuti come The Gentle Man, ha combattuto fino a coprire tutto il suo corpo e tutto il corpo del criminale di sangue e ricorda come era stato portato via a forza da Eraserhead, mentre continuava a ripetere di ridarglielo indietro, continuava a ripetere che doveva pagare, continuava a ripetere perché? perché? perché? Quelle grida sono rimaste nelle orecchie di Izuku per giorni. Ancora oggi gli sembra di riuscire a sentirle. Il Koichi-san che si trova davanti a lui, non sembra essere quello stesso The Crawler. Crawler fa paura. Koichi-san è un animo gentile.

Izuku continua a mordersi l’interno delle guance. Sì, continua a credere che questa sia una perdita di tempo. “Mi sono allenato sui salti” informa Haneyama-san, con gli occhi bassi. Però sa anche che fare quello che All Might vuole, adesso, vuol dire ottenere di nuovo la sua fiducia. Deve aspettare. Stare un pochino tranquillo, quel tanto che basta per poter tornare al fianco del suo eroe. Quel tanto che basta per poter dimostrare, di nuovo, il suo valore. Izuku stringe le mani in due pugni.

“Bene” borbotta Haneyama-san, gesticolando con la mano. “Dobbiamo anche trovare un modo per renderti più appariscente. Sei un ragazzino davvero troppo normale, passi inosservato. Dovresti imparare a essere un piccolo faro.”

“Per portare speranza” suggerisce Koichi-san.

“Come ti pare.” Haneyama-san fa un gesto con la mano, di nuovo. Sembra che debba scacciare delle mosche da davanti al suo viso. “Come ti pare. Basta che sia visibile.”

Izuku lancia uno sguardo fuori dalla finestra. Continua a non dire niente. Continua a pensare che dovrebbe trovarsi in un altro posto. Ma non può dire niente, perché, beh, sarebbe davvero molto maleducato. Koichi-san è sicndero quando dice che può essere maleducato, ma questo non vuol dire che Izuku voglia esserlo (non vuole ricordarsi da solo Kacchan, a dirla tutta.)

Chissà cosa c’è dentro quella busta in seta che The Crawler e Pop☆Step custodiscono sulla bacheca di sughero. Chissà se un giorno troverà il coraggio di chiederglielo. Come può dimostrare a All Might di essere abbastanza forte, se continuano a metterlo da parte?

 

#3 Appoggio: Le mani del Coniglio Lunare!!

Oggi non sembra che il Coniglio Lunare voglia saltare, o giocare, o sfidarlo. Inclina un pochino la testa, finisce di mangiare la mela fuji che Shouto ha raccolto dal suo giardino, in fretta, e continua a guardare da un’altra parte. Mai verso Shouto. Verso la città, piuttosto.

Sembra -Shouto non è mai stato bravo con le persone, figuriamoci con le persone mascherate. E che non gli stanno poi così simpatiche. E che non ha capito molto bene quale relazione vogliano avere con lui. Cioè, per lui le persone sono difficili in generale, e si è ritrovato a pensare che le persone sono difficili in particolare con il caso del vigilante che viene a trovarlo ogni tanto la notte.

(È venuto a trovarlo quattro volte, fino ad adesso.)(La prima, per caso, quando lo ha incontrato sul tetto.)(La seconda, quando hanno deciso di sfidarsi ad acchiapparello e Shouto gli ha fatto male.)(La terza, quando il Coniglio Lunare è comparso sottosopra alla finestra della sua camera e gli ha detto che aveva appena visto un documentario incredibile su All Might e che non aveva nessuno con cui parlarne)(È stata divertente, in effetti, quella volta)(Il Coniglio Lunare è stato quasi tutto il tempo sul davanzale della finestra e gesticolava e, a un certo punto, è stato così preso dalla sua storia da gesticolare un pochino troppo forte e sembrava essere caduto dalla finestra, mentre imitava una mossa di All Might.)(Poi è saltato di nuovo su.)(Forse stava sorridendo.)(Aveva riso, indicando la faccia di Shouto) (“Ti sei preoccupato per me?” aveva chiesto.) (“Ovviamente!”)(Il Coniglio Lunare aveva inclinato la testa.)(Forse stava sorridendo.)(Shouto si chiede che faccia abbia, quando sorride.)(E, la quarta volta, adesso.)

Shouto ha come l’impressione che il Coniglio Lunare non sia esattamente di buon umore. Sembra triste, in effetti.

Rimane seduto sulle tegole del tetto della casa di Shouto, con la protezione per il mento tirata giù, posata sulla base del collo, e con la maschera tirata su quel tanto che basta per poter mangiare le mele, o qualsiasi cosa si sia portato dietro. Il Coniglio Lunare, ha posato la guancia sulla mano e ogni tanto sbadiglia. (Ogni tanto ha questo strano tic, che a Shouto sembra familiare.)(Si porta una mano dietro l’orecchio.)(Sembra accarezzarselo.) Shouto non ha capito davvero che cosa sia venuto a fare fino a quaggiù. Forse per mostrargli che sta mettendo il broncio. O forse vuole solo parlare. Quando Shouto è triste, di solito, si nasconde in camera e guarda il soffitto. Questo deve essere la sua versione di guardare il soffitto.

Il Coniglio Lunare ha già detto di essere solo. Glielo ha detto quando gli ha chiesto di essere amici (lo sono per davvero? amici?), glielo ha fatto capire quando è piombato fino a qui per parlare di -beh, All Might. Il Coniglio Lunare ama parlare di All Might. Ripete sempre che è un po’ l’eroe di tutti e che adora il fatto che sia diventato il simbolo della pace, che la frase iniziale, introduttiva al nome, non l’abbia scelta lui, ma che gli sia stata affidata, un pochino come, beh, le chiavi delle città e cose così. A volte ha parlato così tanto da farlo tossicchiare un po’ e mormorare che aveva bisogno di acqua da bere. Poi rideva. A Shouto comunque piace che a parli così tanto. (Non è sicuro che gli piaccia lui, però.)(Non sa.)

Come il Coniglio Lunare è venuto per parlare di cose felici, forse, è qui perché si sente un po’ giù e non sa da chi altro andare. Deve davvero essere un ragazzo molto solo. E questo, pensa Shouto, mordendosi il labbro inferiore, almeno un pochino, lo capisce. (Essere soli non è divertente.)

Gli si siede accanto. Anche lui guarda dritto davanti a loro, più perché non saprebbe dove altro guardare che per altro. Sospira, passandosi una mano sul viso, prima di mormorare: “Come sta la mano?” È una domanda legittima, si dice. Non perché il Coniglio Lunare gli debba una risposta, ma perché tra la storia degli esami e la storia del cercare di capire che tipo di eroe vuole essere -è difficile pensare a tante cose in contemporanea. Ha tante cose a cui pensare, tante persone nuove da conoscere e capire, tante nuove informazioni che non sa come elaborare. Per un po’, egoisticamente, ha dimenticato di aver fatto male al vigilante. Questo non lo rende una persona peggiore. (Vero?)

Il Coniglio Lunare gira la testa verso di lui, per poi abbassarla verso la sua mano destra. La osserva per qualche momento, prima di togliersi il guanto (un guanto nuovo, nota Shouto) e mostrargliela. “Sta bene” gli dice, muovendo le dita. Shouto non sa che cosa rispondere a questo. È il momento di rispondere? Il Coniglio Lunare ha altro da dire? Sembrano essere fuori fase. Di solito parla a raffica e a Shouto basta annuire o scuotere la testa o dare una frase minima, per continuare la conversazione. Oggi è diverso. Il Coniglio Lunare fa soltanto tante pause tra le sue frasi, oggi. Di solito è difficile che smetta di parlare. Oggi sembra avere dei ritmi tutti suoi. Un pochino più lenti. “Sono i miracoli del corpo umano, uh?”

Shouto fa una smorfia. Non sa che cosa rispondere nemmeno a questo. Del corpo umano ricorda le nozioni base, nient’altro. E comunque, il fatto che la mano stia guarendo non vuol dire che non continui a fargli male. Guarda intensamente la mano del Coniglio Lunare. Non è solo la bruciatura sul palmo della mano. Da sotto la fasciatura bianca (un pochino giallastra e rossa, probabilmente per colpa degli antibiotici) ci sono delle cicatrici. Alla base delle dita. Sul dorso della mano. Sembra essere un ragazzo che non pensa molto alla sua incolumità, questo Coniglio Lunare. Fa paura vedere anche quanto le sue unghie siano mangiucchiate. Intorno alle unghie, la pelle è un pochino più rosa, da quanto viene torturata. E ci sono puntini di sangue. Deve essere una persona molto ansiosa. Non sembra esserlo. Shouto non pensava lo fosse.

“Tu non usi molto il tuo fuoco” continua il Coniglio Lunare. Shouto sbatte le palpebre e torna a guardarlo, con le sopracciglia aggrottate. “Per questo non sai controllarlo, vero?”

Shouto sposta la sua attenzione dalla mano del Coniglio Lunare alla sua mano sinistra.

Sa la storia della parte sinistra del suo corpo a memoria. Se l’è ripetuta migliaia di volte, mentre chiudeva gli occhi, mentre cercava di addormentarsi, mentre le persone gli chiedevano perché non rispondeva mai alle domande, mentre era solo. Si è anche detto che un giorno l’avrebbe raccontata ad alta voce, questa storia. La storia della sua parte sinistra, è impressa nella sua memoria, impressa nella sua pelle, come gli ricorda tutti i giorni quella sua bruciatura, proprio sul volto. Il problema con queste storie è che è facile pensarle. È facile, finché fanno parte di te, finché da te non escono. Non è così facile parlarne. Tirarle fuori. Quando Shouto dice a se stesso che odia suo padre, quando dice a se stesso che odia una parte di lui, va bene. Ma quando vuole dire certe cose ad alta voce -è come se non avesse il controllo. (È come se diventasse come lui.)(Come Endeavor.) (Troppa rabbia.)(Troppo dolore.)(Shouto non vuole diventare come lui.)(Non può perdere il controllo.)(Non può sentirsi così arrabbiato.)

Non è abituato alle persone che gli chiedono un’opinione. Non è nemmeno abituato a qualcuno che gli chiede le cose così direttamente. E sente come se avesse un peso sul petto, che gli impedisce di parlare. Escono solo poche parole. Filtrate. Pesanti. “Non è il mio fuoco.” Basse. Shouto continua a guardarsi la mano sinistra. Non sta dicendo una bugia. È il massimo che riesce a dire. Gli dispiace. Non sa perché. “E fa solo male.”

“A me sembra tuo, quel fuoco” controbatte il Coniglio Lunare, con la testa inclinata e le mani posate sulle tegole del tetto.

“Quel fuoco ti ha comunque fatto male.”

“Sono bravo a guarire” ribatte ancora il Coniglio Lunare.

“Non è una cosa di cui vantarsi” dice Shouto, senza battere ciglio. Poi sospira, scuotendo la testa. Si morde il labbro. Sente quel peso sul petto. Parlare di certe cose è difficile. Ha sempre preferito stare in silenzio e le persone intorno a lui hanno sempre aiutato in questa scelta. Gli adulti intorno a lui, non facendo domande, hanno sempre aiutato. E non prova rancore verso i suoi fratelli. Anche loro erano bambini. Non importa. Ma anche loro hanno aiutato. Il loro silenzio ha aiutato. Gli ha detto che cosa doveva fare con quello che era successo. Zittirlo. Nasconderlo. Vergognarsi. Shouto deglutisce, stringendosi nelle spalle. “Questo fuoco è disgustoso” mormora. Gli sta salendo un groppo alla gola. Non vuole diventare come suo padre. Ha paura di quello che potrebbe succedere, se parlasse. “Non lo voglio usare.”

Il Coniglio Lunare tira indietro la testa. Lui non era di buon umore, era triste ed è venuto qui perché non aveva nessuno da cui andare. Shouto ha reso tutto quanto molto triste e molto più deprimente di quanto avesse voluto. In realtà, anche per questo, gli dispiace.

“Non ti voglio chiedere da dove viene la cicatrice” gli dice, giocherellando con il guanto che si è tolto. Si porta una mano dietro l’orecchio.

Di lui, Shouto vede solo le labbra, che fanno qualche smorfia. Si chiede come sia la sua espressione. Il suo viso. E quando lo vede sollevare la parte posteriore della maschera sente il suo cuore impazzire. Si chiede se il Coniglio Lunare anche voglia fargli vedere il suo viso. Ma non è questo. Il Coniglio Lunare la maschera poco poco e gira la testa, per mostrargli la cicatrice dietro l’orecchio. Una bruciatura dietro l’orecchio destro. (Non è stato Shouto a fargliela, vero?)(no.)(No.)(È una bruciatura ormai guarita, la pelle ha un altro colore, non sembra fargli male.)(Non è stato Shouto a fargli questo.)(È stato qualcun altro.)(Perché?) Il Coniglio Lunare abbassa di nuovo la maschera. Solo le labbra tornano visibili. (Il fuoco fa male alle persone.)(Sarebbe potuto essere Shouto a fargli male.)(Il fuoco non deve essere usato.)(Non diventerà mai come suo padre.)(Non vuole diventarlo.)

“Egoisticamente, non voglio chiederti della cicatrice, perché poi ho paura che tu chieda della mia” continua il Coniglio Lunare. “Ma se hai bisogno che io te lo chieda, te lo posso chiedere. E posso ascoltarti e dirti quello che hai bisogno di sentirti dire. Ma, sai?, quello che hai appena detto...” Scuote la testa. Sospira. “Non sembrano parole tue.”

Shouto aggrotta le sopracciglia. Il Coniglio Lunare lo sta guardando e anche se il suo viso è coperto da una maschera, Shouto riesce a sentire... qualcosa. Deglutisce, mentre guarda come il Coniglio Lunare muove la mano bruciata e gliela porge, con il palmo rivolto verso l’alto.

“Mi tieni la mano?” gli chiede, continuando a tenere la testa inclinata, probabilmente per poterlo guardare negli occhi. È un po’ ingiusto che lui possa farlo e Shouto no. Il Coniglio Lunare gli sta sorridendo. La sua espressione è dolce, quando sorride? Che tipo di occhi ha? Che tipo di naso ha?

E comunque, questa è veramente una richiesta strana. Shouto fa una smorfia e sente come il Coniglio Lunare sbuffi piano una risata.

“Lo so che è strano” gli dice a bassa voce. “Però ho sempre pensato che deve essere bello tenere la mano di qualcuno. Io non l’ho mai potuto fare. Ma è una di quelle cose che i bambini fanno spesso, no?, per non perdersi durante i Festival, o anche quando si va a giocare in luoghi sconosciuti, o quando si attraversa la strada. Cose così. Ci si tiene per mano per darsi coraggio e per non perdersi e perché sembra una cosa naturale.” C’è una breve pausa. Shouto vorrebbe vedere il volto del Coniglio Lunare. Vede come la sua testa si muova. Sembra guardare prima su e poi giù, lentamente. Le labbra sono curvate verso il basso. “A me non hanno mai tenuto la mano. Nemmeno quando ero piccolo. Mi dicevano sempre che sudava e che li disgustava. Poi, quando la mia Unicità non si è manifestata ai quattro anni, non erano solo le mie mani, a essere disgustose.” Scrolla le spalle. C’è una smorfia strana, sulle sue labbra. “Lo ero io. Quindi non ho mai corso tenendo la mano di un amico. Non ho mai ricevuto coraggio da qualcun altro. Non ho mai tenuto la mano di nessuno.”

Sembra triste. No. Shouto sente la sua tristezza. “Non ho mai pensato che tu fossi disgustoso” vuole fargli sapere.

“Non hai mai pensato che io fossi Senza Unicità” gli ricorda il Coniglio Lunare, con un mezzo sorriso.

Forse lo ha detto troppo velocemente. Shouto si morde il labbro inferiore. Non ha detto una bugia, il Coniglio Lunare. Shouto ha sempre saputo che il Coniglio Lunare ha un’Unicità- E anche una molto forte. Si sente un pochino in colpa. Perché non sa come avrebbe reagito lui, da piccolo, a un bambino senza Unicità. Non sa che cosa avrebbe fatto, se sarebbe stato amico del Coniglio Lunare, se gli avrebbe tenuto la mano. Qualsiasi cosa dica adesso -sono solo supposizioni, non c’è niente di certo. (La cosa peggiore è pensare che lui non c’era, mentre succedevano queste cose.) (E la cosa ancora peggiore è non essere sicuri del tipo di persona che è, visto che questa è la prima volta in assoluto in tutta la sua vita che si vede ad affrontare i suoi sentimenti, le cose non dette.)(La cosa peggiore è non essere sicuro della sua natura, perché c’è sempre la voce di suo padre, da qualche parte, dietro il suo orecchio.)

Nella mente di Shouto compare l’immagine di Izuku. Il modo in cui ha detto che in lui non si era manifestata nessuna Unicità. Quell’espressione di una persona pronta a sentire i peggiori insulti. Si sente in colpa. Si sente terribilmente in colpa per qualcosa che non ha fatto. (Se si fossero conosciuti prima, Izuku non avrebbe mi indossato quell’espressione.)(Shouto non vuole che la indossi più.)(Lui avrebbe tenuto la mano a Izuku e al Coniglio Lunare.)(Ne sarebbe stato felice.)(Non gliel’avrebbe lasciata andare.)

“Posso tenerti la mano sinistra?” gli chiede ancora il Coniglio Lunare, con una voce dolce. Gentile.

Lui sembra una di quelle persone di cui ci si può fidare. Sembra una di quelle persone che prendono il dolore altrui e lo cullano, finché non è più dolore, finché non fa più male. Sembra quel tipo di persona che riesce a custodire, proteggere e amare anche i lati peggiori delle persone. Che riesce a perdonare loro ogni difetto. Che ti accarezza i capelli, mentre tu piangi. Che ti tiene per mano, mentre la parte peggiore di te esce dal tuo corpo.

Forse per questo non gli piaceva così tanto. Il Coniglio Lunare è essenzialmente una persona pura. Onesta. Forte.

Gli ha chiesto di tenere la mano che gli ha fatto male. Lo ha chiesto con un sorriso dolce. (Come sono i suoi occhi, quando sorride?) Lo ha chiesto senza nessun rancore. Anche se gli ha fatto male, (non lo ha fatto volontariamente ma) anche se lo ha ferito, non prova rabbia verso di lui, non prova rancore verso la sua parte sinistra. La vuole ancora cullare. Vuole continuare a essere gentile, con lui.

Shouto sbatte velocemente le palpebre, mentre posa la mano su quella del Coniglio Lunare. Gli tremano un po’ le dita.

Non succede molto. Il Coniglio Lunare sorride e le loro mani unite riposano sulle tegole. Il Coniglio Lunare ha le mani un pochino fredde, probabilmente per colpa della notte, e Shouto ha le mani calde. E rimangono in silenzio, a guardare dritti davanti a loro.

“Ti facevano male?” gli chiede con la voce roca. Tiene gli occhi chiusi. Ha questo peso nel petto, perché lui di solito non riesce a parlare e nessuno gli ha mai chiesto di parlare. E ora c’è qualcuno che dice che vuole ascoltare. E c’è qualcosa dentro di lui che vuole gridare e scoppiare a piangere ed essere rassicurato, almeno un po’, almeno una volta. E la mano del Coniglio Lunare è calda, un pochino callosa, non è certamente disgusto quello che Shouto prova. È qualcos’altro. È qualcosa di così gentile da far sciogliere piano piano quel peso. “Quei bambini?” Da fargli venire da piangere.

“A volte” risponde il Coniglio Lunare.

Shouto deglutisce, annuisce piano. È difficile anche per lui, parlare? È venuto fin qui per questo? Perché a Shouto viene voglia di piangere? “Neanche a me hanno mai tenuto la mano” mormora, con la voce strozzata. “Nemmeno i miei fratelli maggiori perché...” Deglutisce. Ci sono cose di cui puoi parlare e cose di cui non riesci fisicamente a parlare. Il blocco sul suo petto è forte. La voce di suo padre gli rimbomba nella testa, e vorrebbe tanto non essere così succube di lui. Ma sente la mano del Coniglio Lunare (piena di calli, con la fasciatura che odora di creme antibiotiche e la fermezza di chi è pronto a sostenere qualsiasi peso), e le parole vengono fuori. Per la prima volta. “Mio padre mi teneva in casa, lontano da ogni altro bambino, perché nessuno mi distraesse dallo scopo per cui sono nato.”

“Che sarebbe?”

“Sconfiggere All Might.”

“Che schifo di scopo.” Shouto deglutisce, guardando verso il basso. La mano del Coniglio Lunare è un po’ fredda, ma anche salda. Si sta riscaldando attraverso il tocco di Shouto. Forse non fa poi così bene alla bruciatura, questo ma... È piacevole tenere la mano di qualcuno così gentile. “Tuo padre sembra proprio uno stronzo” lo sente mormorare. “Un eroe di merda.”

Shouto alza un lato delle labbra e poi sbatte le palpebre e gli esce una lacrima da un occhio, che gli cade vergognosamente sui pantaloni del pigiama. Non l’asciuga, perché ha paura che un movimento avventato possa togliergli il calore del Coniglio Lunare. Non vuole che questo momento finisca. Gli piace avere qualcuno accanto. Gli piace avere qualcuno che gli tiene la mano. Ha quasi paura di respirare. Ogni respiro fatto male potrebbe portare alla fine di questo contatto.

Le mani del Coniglio Lunare -sono davvero molto rassicuranti.



 

#3 Appoggio: Midoriya Izuku fa la raccolta differenziata!!

Izuku prende un respiro, prima di alzare quattro buste della spazzatura, mentre Koichi batte le mani con entusiasmo, ripetendo che sta facendo un buonissimo lavoro e che deve continuare così. Izuku ha pensato di avere messo nella tasca dei jeans il cellulare, e invece ha preso un kit di cerotti, visto che avevano la stessa forma e adesso è completamente tagliato fuori dal mondo, non sa cosa stia facendo All Might, se tutto va bene, se c’è stato un nuovo attacco, se dovrebbe correre da qualche altra parte, se dovrebbe preoccuparsi, oppure no.

È il terzo giorno che Izuku deve passare con Crawler e Pop☆Step di una lunghissima settimana e Izuku sta iniziando a ricordare perché gli piace stare con loro. Nonostante tutto. Forse non tanto come eroe (anche se i suoi salti, grazie a Pop☆Step sono diventati ancora più alti e Crawler lo ha aiutato con tecniche di difesa che prima non conosceva)(Dicono che il suo essere minuto può anche essere un vantaggio)(è la prima volta che qualcuno gli dice che non deve usare la forza bruta, per vincere)(e usare la forza dell’avversario è davvero molto divertente e poco stancante), quanto come persona.

Koichi-nii e Haneyama-san sono delle persone gentili (più o meno) e decisamente molto normali, che amano prendersi cura delle persone in modo molto delicato. E stare con loro inizia a essere divertente. Stare con loro è un po’ come stare -Izuku non ha mai avuto dei fratelli maggiori, ma forse è così che ci si sente ad averne due. Haneyama-san cerca e trova sempre tantissimi motivi per prendere in giro o infastidire Koichi-nii, che però risponde sempre pacatamente, con un sorriso confuso, cosa che fa arrabbiare ancora di più Haneyama-san.

Poi, Koichi-nii prepara dei buonissimi tè. Si rende conto di quando Izuku si sente giù, prova sempre a tirarlo su di morale, mostrandogli le sue collezioni più disparate del merchandise di All Might. A volte confrontano tra loro gli articoli che hanno e li scambiano. Koichi-nii ha tante action figure che, quando Izuku ha iniziato a collezionare, erano ormai fuori produzione. Ed è successo che gli ha regalato un maglione col cappuccio autografato da All Might (dicendo che ne aveva due di quei maglioni, visto che si era messo in testa di tenerne uno autografato e uno no di ogni tipo di maglione o maglietta di All Might, ma che è comunque finito per farseli autografare tutti lo stesso) e Izuku adesso non può che essere leale e fedele a Koichi-nii per tutta la sua vita. Anche perché è il primo (e unico) mentore che lo culla e vizia, non importa quanti errori Izuku faccia durante gli allenamenti. Gli scompiglia i capelli e gli sorride e gli chiede cos’ha sbagliato, dolcemente, e insieme pensano a come migliorare. Applaude per le cose più stupide. Gli ripete quanto è migliorato. Sempre.

Se Izuku potesse essere un eroe, adesso sarebbe davvero felice. Si muove con le gambe ben aperte, ondeggiando di qua e di là. Koichi-nii si muove accanto a lui, con una sola busta nera tra le braccia e sorride. E Haneyama-san spinge Izuku a destra o a sinistra, a seconda della pendenza che lui prende. “Devi lavorare sul tuo equilibrio” gli ripete, sospirando. Poi, ogni tanto, gli tira su i capelli, pettinandoli all’indietro.

Haneyama-san lo tratta per davvero come un fratellino.

Lo ha fatto sedere in ginocchio davanti a lei, per poi prendere dei lacci, mollette e un pettine e cercare di dare una forma a quel groviglio che hai in testa. È stata molto attenta a non toccare la bruciatura di Izuku, gli ha chiesto se la voleva coperta e Izuku le ha risposto che non gli piace che le persone la vedano, motivo per cui lei ha optato per una pettinatura asimmetrica. La bruciatura è più coperta di quanto lo sia mai stata e Izuku non si sente vulnerabile. Gli ha fatto male, mentre lo pettinava (“non succederebbe se tu ti prendessi cura dei tuoi capelli, ragazzino selvaggio”), ma ha un tocco simile a quello di sua mamma. E usa Izuku per provare combinazioni di vestiti, esattamente come una bambola (gli ha chiesto come si sente a vestirsi in alcuni modi.)(Fa sempre di tutto perché Izuku si senta a suo agio.)(Quando Izuku ha confessato con un fil di voce che il suo petto gli ha sempre dato problemi, emotivamente, lei ha sorriso e gli ha scompigliato i capelli di lato.) Ed è per questo che Izuku si ritrova con degli abiti sgargianti, ringraziando il cielo di essere coperto dalle busta della spazzatura.

Motivo per cui vuole buttarsi lui stesso nella spazzatura, quando vede Shouto-kun, che inclina la testa e gli fa un cenno di saluto. (Dove si dovrebbe buttare?)(Indifferenziata?)(Umido?)(Sì, probabilmente il suo posto sta tra la spazzatura organica, tanto vale andarsi a buttare adesso.) “Izuku?” lo chiama Shouto-kun e Izuku chiude gli occhi e prova a prendere coraggio, abbassando piano piano le buste.

Koichi-san tiene la testa un pochino inclinata, con le labbra che formano una o perfetta, mentre Haneyama-san alza le sopracciglia più e più volta. “Izuku?” ripete, incrociando le braccia e abbassando una spalla, per guardare Izuku che prende un respiro profondo, prima di lanciarle uno sguardo veloce, quasi a chiederle aiuto. “Senza nemmeno un’onorificenza?” continua lei, però.

Izuku ruota gli occhi e deglutisce, prima di provare a sorridere e salutare con un semplicissimo: “Shouto-kun.” Si guarda intorno, cercando di capire dove mettere la spazzatura. Non sa se il sorriso gli è venuto bene. Non sa nemmeno che cosa dovrebbe dire, in momenti come questi. Com’è possibile che si ritrovi Shouto-kun ovunque e nei momenti meno opportuni? Ha abbassato la guardia. Shouto-kun ha l’abilità di comparire sempre quando abbassa la guardia. “Sono già finiti gli esami?” Domanda a cui sa già la risposta, ma gli fa prendere tempo.

Shuoto-kun si guarda intorno, prima di scrollare le spalle. Izuku approfitta del tempo che gli dà per posare le buste di spazzatura ai piedi. Plastica, vetro e carta. La busta di carta potrebbe anche tenerla in braccio, così avrebbe un muro tra lui e lo studente della UA. “Domani inizia l’esame pratico” risponde Shouto-kun, facendo capire a Izuku che ha perso troppo tempo e che non potrà più nascondersi. “Volevo prendere un po’ d’aria.”

“Il mare è un bel posto per prendere aria!” prova a offrire Izuku, prima di deglutire. Rimangono così per un po’. A izuku sembrano ore intere, ma probabilmente deve passare meno di un minuto. Shouto-kun lo osserva, con la testa inclinata e Izuku fa di tutto per non guardarlo negli occhi. E nessuno dei due dice nemmeno una parola. Beh. Tra Shouto-kun e Izuku è Izuku il chiacchierone, ed è tutto dire, per davvero, visto che di solito è così nervoso da non riuscire a portare avanti un discorso con un senso logico. Che cosa si dovrebbe dire o rispondere, in momenti del genere? Cosa direbbe ora Uravity-san?

Haneyama-san fa una smorfia. “Questa è la conversazione più imbarazzante che io abbia sentito” borbotta. Poi sospira. “Ma non stavate insieme voi due? Siamo noi che vi mettiamo in imbarazzo?”

Izuku si passa una mano sulla fronte e prova, prima di iniziare a tirare giù il ciuffo con il palmo della mano e gli occhi sbarrati. “Nessuno ha mai detto niente del genere” sussurra verso Haneyama-san, che gli toglie le mani da davanti la faccia. Haneyama-san è terribilmente forte. Non sembra. Sembra una ragazza fragile. Ed eppure riesce a togliere sempre le mani davanti alla faccia di Izuku con la sola forza bruta (nonostante Koichi-nii continui a ripeterle che non è così che si affrontano certe cose)(La prima volta che lo ha fatto...)(Izuku ha pianto tantissimo.)(Non è riuscito a respirare)(Ha chiesto scusa.)(Haneyama-san prova a non essere così decisa o impulsiva intorno a lui.)(A volte succede, però.) (Izuku deve solo provare a essere più fermo, razionale, a non farsi spaventare facilmente.) “Non l’ho mai detto” ripete Izuku, provando a muovere la testa di lato, per liberarsi. (Haneyama-san non è una persona gentile, ma è una persona buona. E questo gli deve bastare.)

“Non lo hai mai detto?” ripete Haneyama-san, con mezzo sorriso, mentre Izuku prova a liberarsi. (Non gli fa male.) (Non lo sta bloccando.) (Se volesse, Izuku potrebbe liberarsi con due mosse veloci e Haneyama-san lo sa, così come lo sa Izuku stesso.) (Haneyama-san non gli ha mai fatto del male.) (Non gli farebbe mai del male.) (Non le è passato nemmeno per l’anticamera del cervello che vuole fargli del male.)(Vuole solo trattarlo come tratta tutti i suoi amici.)(Tutto qui.) (Izuku è al sicuro.)(Con Koichi-nii e Haneyama-san, lui è al sicuro.)(Per questo, mentre cerca di liberarsi le mani dalla presa di lei, imita il suo mezzo sorriso.) “Non lo hai mai detto, Izuku-kun?”

“Non l’ho mai detto, non l’ho mai detto” ripete ancora Izuku e non si rende conto di Koichi-nii, che tiene una mano alzata verso Shouto-kun, probabilmente per chiedergli di fermarsi. Shouto-kun. Izuku smette di lottare contro Haneyama-san e chiude gli occhi. C’è Shouto-kun, qui. Ugh. C’è Shouto-kun. Izuku vuole morire. Di nuovo. Ancora. Con più forza. Muove il braccio, allontanandosi un pochino da Haneyama-san, cosa che le fa fare una smorfia irritata. “Todoroki Shouto-kun è uno studente della UA.” Cerca di pettinarsi giù il ciuffo di capelli. Indica Koichi-nii e Haneyama-san, lanciando uno sguardo verso il basso. “Loro sono Haimawari Koichi-nii e Haneyama Kazuho-san. Sono miei...” Uhm. Suoi qualcosa. Non ha mai pensato a che cosa fossero, visti da fuori. Sono i suoi mentori. Suoi amici, forse...? Izuku aggrotta le sopracciglia e lancia uno’occhiata a Koichi-nii, che sorride.

“I fratelli maggiori” completa. Scompiglia un po’ i capelli di Izuku e gli fa un cenno con la mano, perché riprenda a respirare normalmente. “Siete amici da molto, voi due?” chiede Koichi-nii, girandosi verso Shouto-kun, sempre con un sorriso. “È difficile conoscere gli amici di Izuku-kun. Cerca sempre di nasconderceli.” Ride piano, sistemando le buste tra le dita delle mani. Si vede che non le sta reggendo bene, perché Izuku riesce a vedere i suoi palmi rossi econ delle righe pallide. Dovrebbe dire qualcosa? Dovrebbe... “Ci vuoi accompagnare?”

“È il suo giorno libero” cerca di protestare Izuku a bassa voce, ma Shouto-kun annuisce, senza cambiare espressione e prende una busta che Izuku aveva lasciato per terra in mano. “Non c’è bisogno” mormora ancora Izuku. Shouto-kun non sembra riuscire nemmeno a sentirlo. Izuku non lo vuole qui. E si sente in colpa, a pensarci. Gli dispiace. Si sente un po’ più pesante, mentre prende le buste della spazzatura che aveva lasciato, anche troppo tristemente.

A Izuku Shouto-kun piace. Non vuole negarlo. Spera davvero tanto di poterlo considerare un suo amico. Un giorno, magari. Ma non pensa di poterlo fare come -se stesso. Sicuramente no.

A Izuku piace parlare con Shouto-kun, e gli piace prenderlo in giro. Gli piace anche ascoltarlo parlare, in quei pochi momenti in cui lo fa. Gli piace vederlo con quel piccolo broncio, ogni volta che dice qualcosa che lo fa pensare troppo. Gli piace giocare con lui. Allenarsi con lui. Gridare cose e poi vedere come reagisce. Gli piace che condividere idee con lui. A Izuku, Shouto-kun piace anche troppo. E gli piace tantissimo anche passare del tempo con lui, certo, vorrebbe passare più tempo con lui. (È quello che fanno gli amici, alla fine, giusto?)(Passare tempo insieme.)(Condividere esperienze.) Ma non come Izuku. (Izuku non può essere amico di Shouto-kun.)

Midoriya Izuku è -sarebbe meglio non passare tempo con Shouto-kun nella sua identità segreta. Perché -Izuku si sente un pochino triste nel pensarlo, e lo sa che Shouto-kun è un ragazzo gentile, lo sa che è un ragazzo che non farebbe male nemmeno a una mosca, che è un ragazzo che ascolterebbe, che non giudicherebbe, ma vorrebbe poter stare accanto a lui da pari. Non come Midoriya Izuku, il Senza Unicità che non è riuscito nemmeno a entrare nella UA. Come eroe. Come suo pari. Il Coniglio Lunare è un pari di Shouto-kun. Izuku è solo (inutile, debole, un peso) Izuku.

“Avete molta spazzatura a casa vostra” dice Shouto-kun invece, tirando su la busta tra le braccia. Aggrotta anche le sopracciglia. Non ha risposto nemmeno a una domanda di Koichi-nii. “E pesa molto.”

“Non è la nostra spazzatura” sbuffa Haneyama-san. “È la spazzatura che lasciano sulla spiaggia. Noi la raccogliamo e la dividiamo per la raccolta differenziata.”

“Noi” ripete soprappensiero Izuku. Ha ripetuto la parola che lo ha più colpito e già sente l’aura minacciosa di Haneyama-san alle sue spalle. Non voleva davvero dirlo. E non è nemmeno pronto per affrontarne le conseguenze. Si schiarisce la gola e lancia un’occhiata verso la spiaggia.

Koichi-nii sbuffa una risata, ma è Shouto-kun a parlare. “Lei non porta nulla con sé, però” fa notare, girandosi verso Haneyama-san e Izuku sbarra gli occhi, lanciandole uno sguardo. Sembra pronta a tirargli un pugno o chissà che cos’altro. Izuku si muove leggermente a destra, per fare da muro tra loro due. Sembra che Koichi-nii, però abbia avuto la stessa idea, motivo per cui Izuku viene spinto accanto a Shouto-kun. “La fate spesso? La raccolta differenziata?”

“Quasi ogni fine settimana, credo?” gli risponde Izuku, tornando a guardare in avanti. “Questa spiaggia l’anno scorso era piena di spazzatura. Una specie di discarica. Vorremmo mantenerla pulita...”

“Shouto-kun” lo chiama Koichi-nii. Shouto-kun si gira verso di lui, facendogli un cenno, per fargli sapere che lo ha sentito. “Uno dei tuoi insegnanti è All Might, vero?”

“Ah. Beh. Sì.”

“Si dice che qui a Dagobah All Might abbia iniziato l’allenamento del suo erede” grida un po’ troppo Koichi-nii e Izuku ruota gli occhi. “Poetico, vero? Dagobah, come per Luke Skywalker e Yoda, no? Io sono un grandissimo fan di All Might, per questo ho seguito quello che dicevano, ma nessuno è mai riuscito a fare nessuna fotografia o qualche registrazione, quindi forse è una leggenda metropolitana. E non esiste il nostro Luke Skywalker. Ancora. Però in effetti è vero che un mese prima questa spiaggia era piena di spazzatura e invece adesso è pulita.” Sbuffa, tirando su il sacco della spazzatura che porta. Izuku sta facendo finta di non sentire quello che sta dicendo. Koichi-nii sa perfettamente che a ripulire la spiaggia sono stati lui, Izuku, e All Might (più Izuku che All Might), quindi sta soltanto giocando col fuoco. Letteralmente. “Io e Izuku-kun siamo dei grandi fan di All Might. Potresti procurarci un autografo?“

Izuku si gira verso di lui, per lanciargli un’occhiataccia, cosa che fa anche Haneyama-san, ma non Shouto-kun. “Potrei farlo” risponde, invece. “Avresti dovuto chiedermelo, Izuku. Ti avrei fatto avere un autografo da All Might mesi fa.”

Questo è imbarazzante.

“Nel frattempo” continua Koichi-nii. “Noi custodiremo la sua spiaggia e faremo tutto quello che è in nostro potere per mantenere la pace.”

Haneyama-san sospira pesantemente, prima di spingere Koichi-nii verso la spiaggia e ai bidoni della spazzatura. Allunga il loro passo, e fa cenno a Izuku di rimanere indietro. Deve aver deciso che lei e Koichi-nii stanno mettendo in imbarazzo Izuku. Lo ha capito in modo imbarazzante, però, e il fatto che si siano mossi e sono andati via in questo modo, dopo essersi girati e avergli fatto un occhiolino come se... beh, sai che c’è? No. Izuku ha troppi problemi di suo. Non può mettersi a pensare anche ai problemi che ha o potrebbe avere con Shouto-kun. Non vuole nemmeno pensare a quello che potrebbe anche solo pensare Shouto-kun... che cosa vuole dire? Gli fa male la testa.

Sbuffa, continuando a camminare verso i bidoni della spazzatura. e il fatto che si siano mossi e sono andati via in questo modo, dopo essersi girati e avergli fatto un occhiolino come se... beh, sai che c’è? No. Izuku ha troppi problemi di suo. Non può mettersi a pensare anche ai problemi che ha o potrebbe avere con Shouto-kun. Non vuole nemmeno pensare a quello che potrebbe anche solo pensare Shouto-kun... che cosa vuole dire? Gli fa male la testa. Sbuffa, continuando a camminare verso i bidoni della spazzatura.

Izuku è in imbarazzo, adesso. “Non c’è davvero bisogno” ripete per l’ennesima volta. “Dico degli autografi di All Might. Non penso dicesse sul serio. Anzi. Forse non dovresti nemmeno dare retta a quello che dice Koichi-nii. La maggior parte delle persone fa così.”

“Mi piacciono.” Shouto-kun alza un lato delle labbra. “I tuoi fratelli.”

Ah.

Oh.

Oh no.

Questo è un malinteso. Dovrebbe dirgli che Koichi-nii non è suo fratello. Ha fatto una stupidaggine. Non può nemmeno coprirsi il viso. Perfetto. Izuku, che tanto non ha intenzione di guardarlo negli occhi, inclina un pochino la testa, guardando verso la busta della spazzatura e quindi anche alla mano che la sorregge. Ci mette un pochino a mettere insieme gli elementi divisi che ha in testa. Ha fatto di tutto per non guardare Shouto-kun negli occhi, o in generale, in realtà, da nessuna parte e ha fatto male perché... “La tua mano sta sanguinando” gli fa notare con il tono di voce più falsamente calmo che ha in repertorio.

Shouto-kun abbassa lo sguardo per poi sbattere piano le palpebre e scrollare le spalle. Poi torna a continuare a camminare. E Izuku è -non è certo una cosa che lo può rendere tranquillo, questo, in effetti. Quindi fa un balzo in avanti, per prendere la busta (di rifiuti di vetro, certo, ovviamente) dalle braccia di Shouto-kun e fargli un cenno veloce perché rimanga fermo. Non che Shouto-kun prenda questa cosa molto bene. Fa una smorfia irritata, piuttosto e sta per dire qualcosa, ma Izuku è sempre stato veloce (a scappare)(a correre con cose pesanti in mano)(a ignorare gli altri), quindi è già a due passi dai bidoni della spazzatura, quando Shouto-kun riesce a dire qualcosa. E quando Shouto-kun sospira e si guarda la mano, Izuku è miracolosamente già davanti a lui, con una smorfia preoccupata.

“Non fa male” gli assicura Shouto-kun, con voce bassa.

Izuku è sicurissimo che faccia male, invece. Non ricordava di aver buttato dei pezzi di vetro nella busta del vetro. Non si era nemmeno reso conto di avergli dato quella busta, tra tutte e si sente un pochino in colpa. Si tocca le tasche dei jeans che gli ha fatto indossare Haneyama-san. “Sediamoci” dice a Shouto-kun.

Shouto-kun lo segue con lo sguardo e poi si guarda la mano e si lascia sfuggire una risata sbuffata. “Avresti fatto prima, portando tutte le buste da solo, vero?” gli chiede.

Koichi-nii e Haneyama-san sono sulla spiaggia a parlare di chissà che cosa e non sembrano avere intenzione di tornare da Izuku, finché lui non andrà a cercarli. Izuku sospira e si passa una mano sul viso, stancamente. “Sediamoci, Shouto-kun” ripete, prendendo dalle tasche un kit di cerotti che ha portato con sé, invece del cellulare. “Preoccupiamoci prima della mano.”


 

#3 Appoggio: Le mani di Midoriya Izuku!!

Il tocco di Izuku è diverso.

Shouto non sa esattamente come altro dovrebbe descriverlo. Non è essenzialmente gentile. Lo è solo nella sua superficialità. Non è nemmeno premuroso. È chirurgico. Ha quella velocità e precisione che forse dovrebbero avere i medici. E i suoi occhi sono concentrati sulla mano di Shouto. Le sue mani sono calde. Il cerotto è freddo. Le punte delle dita sono ruvide. E gli occhi di Izuku sono concentrati. Così tanto concentrati che non sembra nemmeno guardare veramente Shouto. Vede soltanto la sua mano.

(Izuku è così bravo a curare gli altri, perché ha fatto pratica su se stesso...?)

Ci sono svariate cose che Shouto nota in questo momento. Deve dire di essere abbastanza stanco. Per qualche motivo, per la prima volta in tutta la sua vita, ha trovato gli esami molto stancanti. Si è scoperto ad andare a dormire ancora prima del solito orario, con gli occhi che gli pizzicavano, mentre cercava di guardare fuori dalla finestra, per trovare, dopo un tramonto che arriva troppo tardi, il Coniglio Lunare. Non lo ha più visto. E deve essere per lo più per questo motivo. Forse il Coniglio Lunare era venuto a trovarlo e Shouto stava dormendo, e deve aver pensato che lo stava evitando. È uno strano pensiero. Shouto potrebbe aver evitato il Coniglio Lunare in passato. Adesso non gli sembra possibile. Non è una cosa che vuole fare. Anzi.

La spiaggia è illuminata da un sole che potrebbe anche far male. (Mamma ha sempre detto che avrebbe voluto portarlo in spiaggia.)(È per questo che è finito qui...?) Izuku è molto bravo a prendersi cura delle persone che si feriscono. Ogni tanto alza uno sguardo verso Shouto e fa un mezzo sorriso, scuotendo la testa. Non è la prima volta che lo fa. Curarlo. La prima volta che si sono incontrati, Izuku gli ha fasciato i palmi della mano. Lo ricorda. Non lo ricorda così bene, però, perché, in quel momento, le priorità erano altre, il tempo era molto di meno.

Izuku con le gambe incrociate davanti a lui, con le sopracciglia leggermente aggrottate e metà dei capelli indietro, sembra essere quel -una volta Shouto ha chiesto a Natsuo come fosse avere una ragazza, come fosse essere innamorati.

Non è stata una domanda a cui Shouto aveva veramente pensato. Natsuo non è quasi mai a casa. Ci sono molte domande che Shouto avrebbe voluto fargli, piuttosto che quella. Perché diventare medico, ad esempio, o perché andare a studiare così lontano, se poi non fa altro che tornare a casa. Shouto e Natsuo (e Fuyumi) non hanno un rapporto tra fratelli. Sembra essere più un rapporto tra persone che si sono ritrovate a vivere sotto lo stesso tetto, senza un vero motivo e senza un vero obiettivo. Shouto non sente nessun collegamento emotivo con loro. (Non si sente protetto da loro.) Ma Shouto ha fatto comunque quella domanda, perché Natsuo stava parlando al telefono ed era arrossito e poi si era girato e Shouto aveva pensato che, se fossero stati dei fratelli (dei fratelli per davvero), lo avrebbe preso in giro e avrebbero parlato e avrebbero riso insieme. (Ma loro non sono fratelli.)(Endeavor ha tolto loro questo diritto.)

Izuku tira indietro la mano e inclina un pochino la testa, per controllare che la mano di Shouto sia ben coperta e che non ci siano pezzi di vetro in altre parti del palmo. Shouto non dice molto. Non è mai stato nella sua natura dire molto (e la sua opinione non è mai stata veramente richiesta, quindi va più che bene così). In questo momento, pensa, che se dicesse qualcosa -non sa che cosa potrebbe succedere, se dicesse qualcosa. Quindi continua a rimanere in silenzio e Izuku, che di solito parla tantissimo (per il nervosismo, di solito)(perché balbetta)(perché borbotta e pensa tanto e, ogni tanto, i suoi pensieri escono dalla sua testa verso la sua bocca), sembra essere preso da altri pensieri. Sembra voler rimanere in silenzio.

Il suo tocco è diverso.

Hanno già curato Shouto per i motivi più diversi. Shouto non vede molto bene dall’occhio sinistro, da quando sua madre -e ha passato una notte intera a piangere e contorcersi dal dolore, perché gli bruciava la faccia, perché gli sembrava che l’occhio venisse mangiato da delle formiche rosse e non importava quanti anti-dolorifici gli dessero, non importava nemmeno quanto cercassero di rassicurarlo, lui piangeva e sentiva male e piangeva ancora di più. Shouto, in quei momenti veniva curato da delle persone. (Ricorda il viso di Natsuo.)(Non sa quale fosse il contesto, ma ricorda suo fratello che lo guardava da lontano, con un’espressione addolorata.)(Ricorda questo momento in cui...)(Natsuo aveva provato a muoversi verso di lui e qualcuno lo aveva fermato)(Qualcuno lo aveva preso di peso e lo aveva portato via.)(Mentre Shouto piangeva per il dolore sul viso.) Il loro tocco era preciso. Lo avevano curato con velocità. Lo avevano curato il meglio possibile.

Per quanto il tocco di Izuku sia veloce, e preciso e chirurgico e veloce, (è così bravo perché da piccolo...?) non è uguale a quel tocco di tanto tempo fa, però.

Quando Izuku passa una mano su quella di Shouto, e poi alza lo sguardo e sorride (anche se continua a non guardarlo negli occhi)(lo ha fatto solo per una frazione di secondo)(poi ha guardato oltre)(sembrava anche volersi scusare), Shouto sente una stretta al petto, un po’ di quel calore alla base dello stomaco che gli fa venire voglia di nascondere il suo viso. Nessuno gli ha mai sorriso, quando si faceva male. Nessuno si è mai fermato a guardarlo, mentre sanguinava, nessuno gli si è inginocchiato accanto e nessuno ha mai lasciato che lui potesse cullarsi nella loro gentilezza.

Shouto ha quasi paura di farlo, ma posa una mano su quella di Izuku.

Le loro mani sono, sorprendentemente, della stessa misura. In realtà, a guardarle bene, come adesso sta facendo, mentre muove le dita per allargarle il più possibile, Izuku ha la mano un pochino più grande. Shouto muove le dita, perché il palmo della sua mano toccasse quell della mano di Izuku, che lo lascia fare, senza protestare (Shouto sta facendo qualcosa di male?)(c’è una parte dentro di lui che gli dice che dovrebbe fermarsi). Sono un pochino più grandi, le mani di Izuku, e hanno anche una forma diversa da quella che hanno le mani di Shouto.

(Dovrebbe smettere di giocare così con le mani di Izuku.)

Le dita di Izuku sono più lunghe, il suo palmo un pochino più sottile e le punte delle dita sono sicuramente più rossastre. Le mani di Shouto invece sono più quadrate. Le dita sono più grosse, e i suoi polpastrelli non sono rossi, ma di un colore rosa chiaro. Shouto tiene la testa inclinata, mentre continua a studiare le loro mani. Piega piano le dita, intrecciandole tra le dita di Izuku e continua a guardare in silenzio, per vedere come ci sia anche una differenza nelle loro carnagioni. Izuku è un po’ più scuro. Forse perché passa molto tempo in spiaggia. Shouto invece -è sempre stato molto pallido. Non importa quanto esca di casa o prenda sole. La sua pelle non si abbronza e la sua bruciatura rimane sempre un contrasto visivo che tutti possono vedere (ma nessuno ha mai fatto una domanda).

Non gli sudano. Le mani. A Izuku. Non sudano.

Shouto aggrotta un pochino le sopracciglia e alza lo sguardo verso il viso di Izuku, per incontrarlo che guarda intensamente le loro mani intrecciate. Non ha molte domande da fare a Izuku, in questo momento. Non gli dispiace dire che il fatto che di solito Izuku parli molto gli porti una calma non indifferente. Che lo fa sentire un pochino a casa sua. Questo silenzio -gli piace. Potergli tenere la mano, gli piace. Izuku gli piace.

Una volta, Shouto ha chiesto a Natsuo che cosa voglia dire innamorarsi. Non è stato molto tempo fa. Qualche mese, forse, poco prima dell’incontro con Izuku (ma dopo aver incontrato il Coniglio Lunare). Glielo ha chiesto perché era possibile chiederglielo, perché gli sembrava un modo per poter parlare con suo fratello maggiore. E Natsuo non arrossisce mai, non mostra mai i suoi sentimenti, è sempre molto pacato e molto distante. (Lo è con Shouto). Quella volta ha guardato verso l’alto e fatto una piccola smorfia, prima di rispondere.

Shouto sbatte piano le palpebre e guarda Izuku, che prova ad alzare un lato delle labbra, mentre, per la prima volta in tutta la loro conoscenza, lo guarda negli occhi. (Ha gli occhi verdi.)(Shouto lo sapeva, ma non ne era mai stato così consapevole.) Izuku non prova a scappare. Continua a tenergli la mano. Continua a guardarlo negli occhi. Non trema. Non balbetta. Non sembra essere così agitato come invece è sempre, quando è accanto a loro (a lui). “Shouto-kun” gli dice a bassa voce e sembra mordersi l’interno delle guance. “Volevo dirti...”

Il tocco di Izuku è diverso dalle persone intorno a lui, perché quegli adulti, ai tempi, lo avevano curato, coperto l’occhio e poi se n’erano andati via. Nessuno è rimasto a dargli una carezza. Nessuno è tornato a controllare come stava. (Col Coniglio Lunare...)(Shouto si stava comportando nello stesso modo con il Coniglio Lunare.)(Solo che con lui è stato peggio.)(Perché non ha fatto come quelle persone.)(Ha fatto -si è comportato come sua mamma.) A nessuno di loro importava di Shouto. E, lui davvero, non capisce esattamente perché, sente, percepisce, che c’è della cura, dell’affetto, nei gesti di Izuku.

Izuku è la prima persona in questo mondo che non può fargli del male, che non ha motivo per fargli del male, che anzi, potrebbe essere ferito da lui, ma non ne ha paura. E che prova un qualche tipo di affetto per lui. (Il Coniglio Lunare prova affetto per Shouto?)(Ma lui è pericoloso.)(Il Coniglio Lunare potrebbe fargli del male, se volesse.)(Potrebbe decidere di vendicarsi su di lui.)(Per quello che gli ha fatto alla mano.)(Gli dispiace.)(Gli dispiace tantissimo.)(Gli dispiace per davvero.)

(Natsuo, cosa si sente quando si è innamorati?)

Shouto chiude gli occhi e posa la fronte sulla spalla di Izuku, che in un primo momento si paralizza, solo per poi ricominciare a respirare regolarmente. “Va tutto bene?” gli chiede, stando attento a non toccare il viso di Shouto. “Oggi sembri stanco.”

(Io non mi sono mai veramente innamorato.)

Shouto chiude gli occhi e riesce a odorare il profumo di Izuku. Gli viene da sorridere a pensare che probabilmente questo misto di pino e menta deve essere uno dei profumi sponsorizzati da All Might. Gli viene da sorridere a pensare a Izuku che sceglie con cura uno dei diversi profumi, magari iniziando a borbottare da solo, parlando di quale fosse il migliore costume o la migliore era di All Might. Gli viene da sorridere, pensando che probabilmente li ha comunque comprati tutti, i profumi di All Might e che li deve usare a giorni alterni, o qualcosa del genere.

(Ma penso che sia il sentirsi al sicuro con una persona. Pensare sempre a quella persona, cose così. Credo.)

“Stavo pensando che” inizia Izuku a bassa voce, guardando verso la strada. Shouto tiene gli occhi chiusi. “Non voglio che tu e Uravity-san mi guardiate come se fossi un incapace, sai? Ho quest’impressione. Che voi pensiate che io sia, non so, come se se fossi lasciato da solo morirei. Come se fossi fragile.” C’è un piccolo silenzio. Shouto gira un pochino la testa, per poterlo guardare, mentre gli parla. È rosso, mentre parla. Izuku ha il collo con delle chiazze rosse, che sembrano profondissime. “Sono stufo delle persone che mi guardano così, solo perché...”

Izuku ha gli occhi verdi. Metà dei capelli tirati indietro. Un orecchio a sventola visibile (l’altro è nascosto trai suoi capelli scompigliati). Delle lentiggini. Se Shouto lo incontrasse oggi per la prima volta, non penserebbe troppo a lui. Lo dimenticherebbe in fretta. Ma Izuku è anche gentile, testardo, ha qualcosa dello scienziato pazzo, emotivamente miope. Dovrebbe essere protetto, in effetti. Non perché sia fragile, Shouto sa perfettamente che Izuku non è fragile (o sarebbe già morto, viste le idee che decide di portare avanti). Deve essere protetto perché non è stato protetto prima. Perché è diventato forte, invece che libero. Shouto lo vuole proteggere, ma non per i motivi che pensa Izuku.

Lo osserva. Non vuole staccare la testa dalla sua spalla. È un buon appoggio. Izuku continua anche a tenergli la mano.

(Ma comunque non è una cosa universale. Può anche essere che un giorno qualcuno ti guarda e tu pensi che quella persona è quella a cui vuoi stare accanto per tutta la tua vita. Non lo so. L’amore è complicato.)

Shouto sbatte le palpebre, piano. “Non ho mai pensato che fossi fragile” gli dice a bassa voce. “O non mi avresti salvato.”

L’amore è complicato. Shouto se n’è appena reso conto. Il suo primissimo amore è un ragazzo di quindici anni, che voleva essere un eroe, coi capelli sempre spettinati, gli occhi verdi, una passione per la raccolta differenziata e All Might. Gli tiene la mano. Lo culla nella sua gentilezza. Per qualche motivo, prova affetto per Shouto. (E non può fargli male.)(Midoriya Izuku è inoffensivo.)(Non potrebbe mai fargli del male, come invece potrebbe fare il Coniglio Lunare.)(Quindi va bene.)(È un bene che la sua prima cotta sia Izuku e non il Coniglio Lunare.)(Shouto non ha mai avuto una cotta per il Coniglio Lunare.)(Mai.)(E non l’avrà mai.)

(O forse ne ha già una?)(Una cotta piccola piccola?)(Forse per questo pensava che non gli piaceva…?)

Shouto tiene gli occhi chiusi e sente come Izuku abbia abbassato un pochino la testa e come gli tiene la mano, come le stringa insieme un pochino di più, mentre la sua mano destra (anche quella con dei cerotti) si posa sulle loro due mani come a custodirle.

Shouto, con Izuku, si sente al sicuro.


 

#3 Appoggio: Yagi Toshinori non è mai stato un padre!!

Il giovane Midoriya è stato coraggioso, non ha perso la calma, non ha detto né fatto nulla che potesse mettere in pericolo lui o le persone che si trovavano con lui nel centro commerciale.

Per quello che Naomasa ha raccontato a Toshinori, il giovane Midoriya ha avuto un comportamento esemplare. Quando il criminale gli si è avvicinato, per parlargli, non ha fatto movimenti bruschi, ha ascoltato i suoi vaneggiamenti in silenzio, non gli ha dato né ragione né torto, ha solo continuato a tenere duro, finché il criminale ha detto che non avrebbe fatto del male a nessuno. Doveva essere stato sotto una pressione non indifferente, ma non solo il suo corpo non ha ceduto, non ha ceduto nemmeno il suo spirito.

Quando la giovane Uraraka ha incontrato il giovane Midoriya (Toshinori era completamente all’oscuro del fatto che i due ragazzi si conoscessero), il ragazzo ha sorriso e fatto un cenno per dirle che tutto andava bene, che non si doveva preoccupare e che sarebbe stato meglio se si fosse allontanata. La giovane Uraraka, però, non avendo lo stesso sangue freddo, ha chiesto se quell’uomo, che teneva una mano intorno al suo collo fosse suo amico. Secondo i rapporti della polizia, la giovane ha detto che quell’uomo sembrava essere molto irritato dal giovane Midoriya e che sembrava volesse strozzarlo. Quello che ha insospettito, poi, la ragazza è stato il comportamento fuori dal comune del giovane Midoriya. Sembrava avere tutto sotto controllo. Sembrava essere più sicuro di quanto lui in realtà non fosse. Era ovvio che stesse fingendo.

Il criminale se n’è andato immediatamente. Il giovane Midoriya non sembra essere tornato in sé da quel momento, però. È stato accompagnato dalla giovane Uraraka e dal giovane Iida alla centrale di polizia. Non è stato per nulla responsivo. Non ha parlato molto. Ha, in un primo momento, risposto ai poliziotti con soli cenni del capo. Poi ha iniziato a parlare, a bassa voce, quando i giovani Uraraka e Iida sono stati allontanati. Ha descritto con dettagli ricchi il criminale e il loro incontro, pur non riuscendo a dire tutto quello di cui il criminale ha parlato. Questo perché, ha detto più tardi a Toshinori, lui sapeva. Sapeva della sua identità segreta, del Coniglio Lunare, del fatto che lui fosse allievo di All Might.

Il giovane Midoriya ha seguito un comportamento esemplare. Naomasa ha voluto dirglielo, passandogli le mani trai capelli, ma l’unica emozione che il ragazzo ha mostrato è stato apatia, mentre continuava a guardare dritto davanti a lui, senza dire nulla, senza rispondere a domande che non fossero collegate all’incidente del centro commerciale, senza toccare cibo o acqua. Ha chiesto che non fosse chiamata sua madre, mettendo in una situazione scomoda il distretto, che quindi non sapevano che cosa fare, e preoccupando i giovani Iida e Uraraka, che sono stati mandati a casa con la forza.

C’erano due ragazzi che ripetevano che il giovane Midoriya era sotto la loro custodia, quando è successo l’incidente e che lo volevano vedere e parlargli e riportarlo a casa. Purtroppo, per cavilli legali, per quanto i due ragazzi fossero ormai maggiorenni, non hanno alcun legame di sangue con il giovane Midoriya, e la polizia ha deciso di allontanarli dal distretto.

Naomasa conosce il legame tra Toshinori e il giovane Midoriya (non conosce il dettaglio del vigilantismo, ovviamente), e lo ha chiamato, intuendo che il criminale si fosse avvicinato al ragazzo probabilmente perché lo aveva identificato come l’erede di All Might. Ed è stata la decisione migliore. Tecnicamente, Inko-san ha lasciato una nota legale dando parte delle responsabilità genitoriali a Yagi Toshinori. E questo è tutto quello che Toshinori ha capito.

Il giovane Midoriya da statua stoica che era (secondo la descrizione di Naomasa) è diventato, di nuovo, un bambino, appena ha visto Toshinori. E ha iniziato a piangere disperatamente, quando Toshinori lo ha abbracciato, chiedendo scusa. Rischiava di morire, ed eppure ha continuato a chiedergli scusa, abbracciandolo e tirando su col naso. Non ha smesso di piangere (e nemmeno di chiedere scusa) fino a qualche ora dopo, quando, con gli occhi rossi e probabilmente spossato dall’avvenimento, si è addormentato con la testa sulle gambe di Toshinori, in macchina, mentre lo accompagnava per tornare a casa.

“Non va bene così” gli dice Gran Torino, lanciando uno sguardo al ragazzo addormentato e grattandosi la testa. “Come il ragazzo risponde alle situazioni di pericolo. Non va bene per niente.”

Toshinori guarda il ragazzo dormire. Gli accarezza dolcemente i capelli, per non farglieli cadere sul viso. “Non ha reagito male” risponde abassa voce. Il giovane Midoriya si è effettivamente comportato come un eroe. Ha fatto in modo che nessuno fosse ferito. Ha provato a tenere tutto sotto controllo, da solo, senza nemmeno la possibilità di potersi difendere, vista la sua situazione legale. Doveva essere terrorizzato. La vista della giovane Uraraka, per quanto potessero essere amici, lo ha solo messo in una posizione ancora più scomoda. “È stato molto coraggioso, invece.”

“Un eroe -un portatore del One for All, non può ridursi in questo stato” gli fa notare Gran Torino. Tiene le mani posate sul suo bastone di legno. “Il ragazzo non è debole, non è nemmeno senza speranza come lo eri tu. È intelligente. Usa bene la testa, riesce a vedere il quadro di una situazione e, per quanto sia impulsivo, è intuitivo. Non sarà un cattivo eroe. Ma questo” Gran Torino indica il giovane Midoriya. “Questo è inaccettabile.”

Toshinori deglutisce. “È giovane” prova a dire, ma Gran Torino lo fulmina con lo sguardo.

“Non è una questione di età.” Ha alzato un po’ la voce, per far pesare la differenza di rango, tra lui e Toshinori. Toshinori ha cinquant’anni, è un uomo adulto, non dovrebbe, ma abbassa lo sguardo, sentendosi ancora come quel ragazzo che è stato lasciato con Gran Torino davvero molto tempo fa. Abbassa lo sguardo e lo lascia parlare. Perché è questo quello che ha sempre fatto ed è questo quello che probabilmente lo lascerà sempre fare. Gran Torino si passa la mano sulla fronte. “Il suo comportamento è stato impeccabile, fino a che non sei arrivato tu. Ti rendi conto di questo?”

Toshinori accarezza ancora i capelli del giovane Midoriya. Sembra essere così calmo, finalmente, adesso che dorme. Ha mangiato il suo katsudon piangendo e guardando verso il basso. A Toshinori si è spezzato il cuore a pensare che lui doveva essere con il ragazzo. Lo ha lasciato da solo. Lo ha mandato lontano da lui, pensando che sarebbe stato al sicuro, con The Crawler e Pop☆Step. È stato lui a lasciare che questo succedesse. È colpa sua. Il giovane Midoriya sarebbe potuto morire.

“In quanto Senza Unicità, credo che non abbia avuto una vita facile e, vista la vostra decisione di tenere segreta l’Unicità che gli hai passato fino al suo debutto come eroe, probabilmente continuerà a essere dura per lui per ancora molto tempo. Non importa se il ragazzo è intelligente. Non importa quanto lavorerà duro. Questa società non è gentile con voi.” Gran Torino ha di nuovo un tono di voce calmo. “E quella macchia dietro l’orecchio penso che sia il promemoria di Izuku, di quanto poco possa essere gentile il mondo.”

Toshinori sbatte piano le palpebre. Si sente ancora peggio, al ricordo della bruciatura del giovane Midoriya. Si sente ancora più pesante, perché il ragazzo ha anche deciso di non parlare di quella storia, borbottando che è inutile, che ormai le cose sono successe e passate e dimenticate, con un po’ di fortuna. Ha abbandonato il ragazzo, questa è la verità. Toshinori doveva essere con lui. Lo ha abbandonato. Cosa dovrebbe fare, adesso?

“Crawler e Pop☆Step dicono che, quando è stato sotto la loro custodia, Izuku non ha avuto nemmeno un attacco di panico, o comportamento strano. Che non fosse strano di suo, ovviamente” gli fa sapere Gran Torino, guardando davanti a loro, mentre la macchina si muove per le strade illuminate. “Se vuoi sapere come la penso, credo che il ragazzo non abbia avuto una delle infanzie più spensierate e questo è il primo periodo della sua vita in cui si sente al sicuro. In cui non si vuole proteggere da fuoco, o dolore. Per colpa tua.”

Toshinori aggrotta le sopracciglia. “Colpa” ripete con un filo di voce.

Gran Torino sospira. “Colpa” conferma, annuendo. “Il ragazzo non si deve sentire al sicuro. Vuole essere un eroe? Come puoi pensare allora che sarà in un ambiente che aspetterà che lui torni a respirare normalmente, o smetta di piangere? Come puoi decidere di cullarlo, se un attimo di incertezza o di distrazione potrebbe portarlo alla morte?” gli chiede. Scuote la testa, poi fa una smorfia. “Perché Nana ti ha spinto via, quella volta, Toshi? Te lo ricordi?”

Toshinori sbatte le palpebre. “Perché il One for All doveva sopravvivere” risponde a bassa voce.

“Come può il One for All sopravvivere, se questo ragazzo si sente al sicuro? La sicurezza diventa grossolanità, diventa distrazione, porta alla morte. E nel suo caso, la sicurezza diventano attacchi di panico, diventano punti deboli che il ragazzo non si può permettere. Se il One for All morisse con lui, per quale motivo è morta Nana? Per quale motivo hai combattuto così tanto tu? Non è il momento di essere sentimentali. Il ragazzo ha del potenziale. C’è solo una cosa che lo trascina indietro e che non gli permette di essere un vero eroe.”

Sa già la risposta alla domanda che vuole fare. Toshinori guarda il ragazzo dormire, con le guance posate sulle sue cosce. E sembra aver trovato la pace dopo così tanto tempo... Può veramente fare una cosa del genere? “Cosa?” chiede, preparandosi a ricevere la risposta.

“Tu.”

Fa male anche se te l’aspetti. Toshinori sistema la giacca che ha lasciato sul giovane Midoriya, per coprirlo dal freddo. “Mi stai per chiedere di abbandonarlo” gli dice a bassa voce.

“Tu lo hai già abbandonato” gli risponde Gran Torino. “Lasciandolo con quei vigilanti, piuttosto che con eroi veri.” C’è un momento di silenzio. Toshinori non dice niente, continua a guardare quel bambino che gli è stato affidato. Dovrebbe essere felice, in realtà, che il giovane Midoriya si senta al sicuro, accanto a lui. Gran Torino però fa sembrare questo loro rapporto come qualcosa di imbarazzante e vergognoso. “Toshi. Il mondo degli eroi non è un posto per guarire. Per quanto ci siano eroi che si leccano le ferite attraverso questa carriera, non è un lavoro che ti regalerà mai serenità, o pace. Pensavo che tu ne fossi consapevole.”

Toshinori deglutisce. Ne è più che consapevole. “È per questo che lo sto tenendo lontano da lì, per adesso” mormora. Ma Gran Torino non sente. Il giovane Midoriya dorme. Toshinori non sa nemmeno come custodirlo, adesso.








NdA: Mi ero prefissata di riuscire a finire questa storia in pochi capitoli e con poche parole, perché lo sanno tutti che ho problemi a impegnarmi troppo e una storia sopra le 50k parole è una storia con cui inizi una relazione seria. Il mio problema quindi è che con questo capitolo sono arrivata alle 40k parole e non sono nemmeno a metà di quello che volevo raccontare. Come ho scritto sulle pagine che ho per la scrittura (mikirise su Tumblr e Mikirise scrive: su FB), mi sto dando due o tre settimane di pausa per scrivere un'altra storia. < br/> Questa tododeku comunque è già tutta plottata e non penso che la potrò mai abbandonare (perché c'è qualcuno irl che mi tiene d'occhio), solo che, chi mi conosce sa che ho problemi a prendermi degli impegni seri (lol). Penso di ricominciare a pubblicare prima di febbraio, comunque (probabilmente molto prima.) (È che ho davvero tanta voglia di scrivere una leopika, adesso)(sono una tipa impulsiva)
Parlando di cose divertenti, invece, questo è un capitolo di passaggio per Izuku (e All Might). Sto preparando una cosa per lui. Ma è anche il capitolo che volevo più scrivere di questo primo blocco. Mi piace l'idea di Todoroki che le cose le sa e non le sa, le capisce ma fino a un certo punto (fa complotti ma solo come piacciono a lui) e mi è sempre piaciuta la relazione che Todoroki e Izuku hanno con il loro corpo. Todoroki odia solo una parte di sé e l'altra la idealizza, motivo per cui mi chiedo quanto difficile per lui sia trovarsi nella sua pelle. Non aiuta nemmeno per quel che riguarda la tua identità, alla fine. Quale parte prevale? Quale parte è veramente lui? Di solito ci si identifica con la parte peggiore, in questi casi. E Izuku è stato bullizzato prevalentemente per il suo corpo e le mancanze di questo. È ovviamente un tema che continuerò a portarmi avanti fino alla fine del mondo. Prendetevi cura del vostro corpo, pls, è importantissimo. 
Ci vediamo quando ci vediame (dai, penso che comunque sarò veloce a tornare)(non è la storia, sono io)(spero che potremmo rimanere amici.)(e tanta altra roba che dicono in tv quando vogliono prendersi una pausa da una relazione.)(tornerò amandoti di più @ ragazzo che cade dagli edifici e ragazzo che lo afferra al volo) MA LO SAPETE CHE questo sarà l'unico capitolo in cui Todoroki non cade da nessuna parte pericolosa e non viene afferrato al volo (solo perché è stato afferrato in un altro modo)? *wink*

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Capitolo 5
*** #4 Complicità ***


 

io, scrivendo su Izuku: il ragazzino ha traumi e quindi parlerò di questi
io, scrivendo su Todoroki: questa è una f*ttuta romcom e quindi scriverò una f*ttuta romcom, okay? dai! arrestami, se hai il coraggio!





#4 Complicità: L’interludio di Izumi Kota (Parte Uno)

Arriva un giorno, accompagnato da quel lungo e alto e scheletrico uomo biondo. E Kota lo vede, da dietro le gambe di sua zia, mentre quell’uomo scheletrico dice qualcosa e il motivo per cui quel ragazzo dai capelli scompigliati e uno sguardo arrabbiato sono lì diventano chiari.

È un ragazzo, un civile, che è stato attaccato da un criminale molto importante, per qualche motivo, e, per qualche motivo, questo ragazzo sembra essere stato preso di mira da questo criminale. Nasconderlo qui, tra le montagne, sembra essere l’unica soluzione che gli eroi sembrano avere adesso, nel bel mezzo delle vacanze estive, per tenerlo al sicuro. E, quel ragazzo continua a tenere gli occhi bassi e i pugni chiusi. Risponde, in quel primo incontro, solo quando viene interpellato, con quel suo enorme zaino giallo sulle spalle e muovendo a malapena le labbra. Non è un eroe. È un ragazzino. Sembra essere stato molto felice di riconoscere le Pussycat, ha chiesto un autografo, ha cercato di sorridere, di non balbettare e, quando gli hanno ricordato il motivo per cui si trova qui, torna seduto, torna in silenzio.

Dice: “Spero di non essere di troppo peso.” Poi nient’altro. E, quell’uomo che lo ha accompagnato gli scompiglia i capelli e gli sorride. Il ragazzo non sorride più. Rimane solo tristemente a guardare davanti a lui. In silenzio. Senza nemmeno muoversi. A volte non sembra nemmeno respirare.

Kota lo guarda. Lo osserva da lontano all’inizio, praticamente nascosto dietro la poltrona su cui è seduta sua zia. Quando poi, lo vede alzare lo sguardo, cercare quello di questo vecchio, che continua a parlare con sua zia, quando lo vede muovere le dita, come se volesse attirare l’attenzione di quel vecchio, come se volesse fargli una domanda, una richiesta che sa che non verrà mai ascoltata, pensa che sono la stessa cosa, loro due. La richiesta non viene detta ad alta voce, non viene nemmeno fatta capire, visto che il ragazzo non chiede l'attenzione del vecchio. Giocherella con le mani. Rimane in silenzio ancora una volta.

Quando l’uomo alto e vecchio se ne va, Midoriya Izuku (così si chiama quel ragazzo) lo guarda, per poi mordersi nervosamente l’interno delle guance (almeno, a Kota sembra così) e poi annuisce a se stesso, per girarsi verso la zia e ringraziarla per la sua ospitalità e che, se avessero bisogno di qualsiasi cosa da parte sua, avrebbe cercato di aiutare il più possibile, per ripagare di questa ospitalità. Quando la zia ha risposto che non c’era bisogno che si preoccupasse di nulla e che sicuramente proveranno a tenerlo occupato, Midoriya sorride (un sorriso strano, sembra essere falso), fa un piccola riverenza, prima di andarsene via, verso la sua camera, per lasciare il suo zaino lì.

E Kota mormora: “State facendo una collezione.” La zia non dice nulla, perché sanno entrambi di che cosa sta parlando. Kota non è stupido. Ha a malapena cinque anni, ma non è stupido e si rende conto di quando le persone sono come lui.

Kota sbuffa e infila le mani in tasca e sbuffa, prima di andare via.


 

#4 Complicità: La classe 1-A e i Senza Unicità!!

Shouto lo ha visto immediatamente.

Izuku non è il tipo di persona che si vede immediatamente, in realtà. È, piuttosto, quel tipo di persona che si nasconde tra la folla e che sembra che non lo potrai più ritrovare, se lo perdi in un festival, o in un luogo affollato. Quindi, forse, Shouto non lo ha visto immediatamente, lo ha solo notato molto in fretta. Forse perché, non importa dove si trova, Shouto finisce sempre per cercarlo, anche se sa di non poterlo trovare. Deve voler dire anche questo, avere una cotta. E quindi lo ha visto, mentre una delle Pussycat continuava a girargli intorno e a parlargli di cose che lui non capiva molto bene, mentre sorrideva a un bambino con un cappello rosso e gli mostrava la mano, facendogli cenno di entrare nell’edificio.

Il primo giorno del campo, in realtà, ha pensato fosse un’allucinazione.

Shouto era stanco, alla fine, e non vede Izuku dal giorno in spiaggia, quando ha capito di provare dei sentimenti per lui, per un motivo o per un altro. Gli manca. Forse è stato questo a causare una specie di allucinazione visiva. Forse. Lui ha pensato così.

Ha saputo che Izuku è stato al centro di un attacco al centro commerciale da Iida e Uraraka, che gli hanno raccontato dello strano comportamento del loro amico, e dei due ragazzi che continuavano a ripetere di essere responsabili per lui, ma che sono stati cacciati dai poliziotti. Non è stata una scelta, quella di non vedere Izuku. Shouto ha provato a contattarlo e a parlargli, ma, subito dopo gli esami, sono iniziate le vacanze estive sia per la UA che per la Nishimachi, ed è stato difficile raggiungerlo. Ogni tanto rispondeva ai suoi messaggi, ma le sue risposte non avevano mai più di tre sillabe. (Nemmeno una emoji, ha voluto evidenziare Uraraka, scuotendo la testa.)(Le cose non vanno bene, allora, ha detto.)(Non che Shouto abbia proprio capito quello che voleva dirgli, ma per ora non vuole pensarci.) Izuku continua a dire di stare bene e Shouto avrebbe solo voluto che...

Il primo giorno ha pensato che fosse un’allucinazione, dovuta forse alla stanchezza. E non ci ha pensato più, dopo essersene andato a dormire. Il secondo giorno, lo ha visto di nuovo, sempre per la mano con quel bambino con il cappellino rosso, che lo trascinava da una parte all’altra. Shouto lo ha visto. È sicuro di averlo visto. (Non è sicuro che Izuku lo abbia visto, però.) E non ha avuto nemmeno il tempo per dire qualcosa al riguardo, perché, subito dopo la colazione, è stato trascinato al campo per allenarsi, insieme ai suoi compagni di classe e ai ragazzi della 1-B.

È stato difficile concentrarsi e Aizawa-sensei gli si è avvicinato spesso, per ricordargli che avrebbe alzato la temperatura dell’acqua in cui era immerso fino a quando non sarebbe bollito vivo, se non fosse stato attento. (Stranamente, il professore ha accettato facilmente il rifiuto di usare il fuoco di Shouto, ma gli ha detto che la sua Unicità è legata soprattutto al calore, non alla fiamma o al ghiaccio.)

Shouto, nonostante fosse in pericolo di vita, si è chiesto per tutta la mattina se Izuku lo avesse visto. Se sa che lui e Iida e Uraraka sono qui. Vorrebbe parlargli. Vorrebbe sapere se sta veramente bene.

Lo vede di nuovo a pranzo.

In realtà, beh, lo vedono tutti a pranzo, quando sentono il dolore alle spalle e alle gambe e gli occhi che si chiudono e le parole diventare un ammasso senza forma e senza significato e comunque devono cucinare e prepararsi il piatto, Izuku, coi suoi pantaloncini enormi e una maglietta con sopra scritto polo, li aiuta, portando loro gli ingredienti per preparare il curry e gli utensili da cucina, insieme alla legna. Evita accuratamente il contatto visivo e ogni tocco da parte dei ragazzi della UA e, dopo aver aiutato Ojiro a sistemare della legna vicino ai fornelli, fa un cenno della testa e si allontana, raggiunto dal bambino col cappellino rosso che si gira verso di loro solo per fare una linguaccia e saltellare accanto a Izuku dicendo: “Non dovresti aiutarli, quelli là.” A cui Izuku risponde con un solo e semplice sorriso.

(Non si sono salutati.) Shouto lo osserva, accovacciato davanti ai fornelli, per accenderli. (Non si sono salutati.)

Sbatte piano le palpebre e -non li ha salutati per davvero. Ha camminato da una parte all’altra. Ha corso, quando si trovava davanti a Bakugou, tenuto lo sguardo basso. Fatto un cenno veloce con la testa per rispondere a Ojiro e sempre con un cenno ha provato a far capire a Shouto, Uraraka e Iida che li ha visti. Deve aver anche solo paura di aprire bocca, per non rovinare qualcosa. Shouto non saprebbe dire che cosa. Izuku non sembra stare poi così bene come invece ha detto che stava. Ha delle enormi occhiaie sotto gli occhi. I suoi tic alle dita sembrano essere peggiorati, come se stesse cercando di rimanere sveglio a forza di caffeina. E, comunque, che cosa ci fa lui qui? Perché è così lontano da casa? Perché lo hanno mandato qui?

“È un Senza Unicità” mormora Jirou, con una carota in mano, che rigira, cercando si capire come pelarla. Shouto alza lo sguardo verso di lei, ma si rende conto quasi immediatamente che non sta parlando con lui, ma con Sero, dall’altra parte dei fornelli, che trasporta da una parte all’altra le pentole.

Sero lancia uno sguardo verso Izuku, poi torna a guardare Jirou. “Davvero?” le chiede, tirandosi un pochino in avanti, probabilmente per colpa del peso della pentola. “Non sembra essere un...” Fa un gesto vago con una mano, facendo cadere per terra le pentole. “Va bene. Okay. Però hai capito, no?” Si abbassa per prendere di nuovo le pentole in mano e portarle a Jirou.

“Alle medie, nella mia classe” si intromette Kaminari, portando della carne da bollire. “C’era un Senza Unicità. Era piccolino così, mangiava il pranzo sempre da solo e non aveva poi così tanti amici. Anzi. Penso che di amici non ne avesse proprio.”

“La gente è cattiva coi Senza Unicità” borbotta ancora Jirou, continuando a fissare la carota. “Fanno quasi pena.”

“In effetti, non lo facevano respirare” le dà man forte Kaminari. “Gli rubavano la merenda, buttavano i suoi quaderni nelle fontane, nascondevano i suoi compiti a casa, buttavano la sua divisa nella spazzatura e mi pare che, una volta, gli abbiano usato delle Unicità offensive sopra. È stato bruttissimo. Lui stava sanguinando e siamo stati messi tutti in punizione. Anche chi non c’entrava niente. Lui poi ha cambiato scuola e non so esattamente che cosa gli sia successo, ma credo che ci sia una specie di scuola per Senza Unicità adesso, per proteggerli. Magari è un bene.”

“È segregazione” ribatte Jirou.

“Lo fanno per proteggerli!”

“Ho sentito che molti di loro fingono di avere un’Unicità” continua Sero. “Unicità di analisi, ad esempio, che nessuno di noi può davvero provare. Così per lo meno non si crea una differenza noi-loro. Quel ragazzo -penso che se volesse potrebbe fingere di avere un’Unicità. Non sembra essere un Senza Unicità, alla fine, no? Se mi avesse detto che poteva, non lo so, calmare i bambini, o aumentare il suo QI, io ci avrei creduto. Davvero. Non sembra...”

“Magari è uno di quelli che sono orgogliosi di essere Senza Unicità” propone Kirishima. Shouto sobbalza sul posto quando si rende conto che il ragazzo è proprio lì, accanto a lui, con dell’altra legna da ardere. Kirishima gli sorride. “In fondo, è solo quello che è.” Si accovaccia, per sistemare la legna nel caminetto accanto a quello di cui si sta occupando Shouto. “Perché vergognarsene?”

“Come si può essere orgogliosi di una cosa del genere?” sbuffa Kaminari. “Mi hai sentito? Hai sentito come vengono trattati? È una condanna alla sofferenza dalla nascita. Quella cosa orrenda che hanno -il mignolo al piede o come si chiama, quella è una condanna. Se io fossi nato senza nessuna Unicità, ve lo giuro, avrei finto di averne una, pur di non passare per il loro stesso trattamento. Non solo da bambini, ma anche da adulti. Sai quella cosa che dicono -non serve un motivo per ridurre in fin di vita un Senza Unicità. No, no. Io non riuscirei a farlo. Piuttosto mi sarei suicidato e sperato di rinascere in un corpo con qualche Unicità. Una qualsiasi, non mi sarebbe importato più di tanto. Basta averne una.”

“Che cosa orrenda da dire” lo rimprovera Jirou.

“È la pura verità. Tu riusciresti a sopportare una vita del genere?”

Shouto si morde il labbro inferiore. Sta provando a non dire nulla, in realtà, e si sente, ancora una volta, come quando Bakugou stava dicendo qualcosa a Izuku e lui non è riuscito a muoversi. Come quando ha saputo che Izuku era stato in pericolo al centro commerciale e lui non sapeva che cosa avrebbe dovuto fare. Si sente come se stesse lasciando che Izuku fosse attaccato di nuovo. Senza dire niente. Senza fare niente. Detesta questa sensazione. Chiude gli occhi e prende un respiro profondo. È arrabbiato. È indignato. Un po’ coi suoi compagni di classe, per aver iniziato un discorso che nessuno di loro sembrava capire, un po’ con se stesso, per aver ascoltato in silenzio. Non riesce mai a proteggere nessuno, Shouto. Si è detto che vuole proteggere Izuku e però non lo ha mai fatto. Mai per davvero. Nemmeno a parole. Da Izuku è solo stato salvato, solo stato curato, e anche rassicurato. Nella loro relazione, è Izuku il protettore. Tra loro due, Izuku è il più forte. Shouto vuole proteggerlo ed è comunque Izuku il più forte.

Di per sé, non hanno detto niente di troppo offensivo, al di fuori di Kaminari. E Kaminari parla sempre senza pensare e senza rendersi conto di quello che potrebbe sembrare alle orecchie degli altri. Shouto ne è più che consapevole, ma... “E come dovrebbero essere i Senza Unicità?” chiede, alzando lo sguardo verso di loro. Il suo tono di voce è calmo. Gli tremano le dita. però. “Tu che cosa hai fatto per fermare i tuoi compagni delle medie dal tormentare quel ragazzo?”

Kaminari sospira, grattandosi il retro del collo. Shouto continua a mordersi il labbro inferiore. Non si è alzato in piedi. Sta continuando a sistemare il legno. Prova dei sentimenti che non sono per niente positivi. (Rabbia.)(Frustrazione.)(Vergogna.)(Paura.) E forse per questo sente la mano sinistra diventargli sempre più calda. Forse. (Nessuno ha mai protetto Shouto.)(Nessuno ha mai protetto Izuku.)(Perché lui non è in grado di farlo?)(Si era ripromesso di diventare più forte per poterlo proteggere.)(Perché non riesce a farlo, allora?)(Perché è così debole?)

“Che tipo di eroe vuoi diventare se non hai voluto nemmeno aiutare una persona vicino a te, che era in difficoltà?” chiede ancora. E non sta parlando con Kaminari, ovviamente, certo. Si sente pieno di vergogna, si sente pieno di rabbia. Perché non era con Izuku quando era in pericolo. Perché ancora adesso che è vicino a lui, non riesce ad avvicinarglisi. Perché non sa che cosa dovrebbe fare per aiutarlo. Non sa che cosa dovrebbe farci, coi sentimenti che prova per lui. Non sa come dovrebbe comportarsi in situazioni del genere, se Izuku vuole che lui parli a suo nome, oppure no. “Che tipo di eroe, dopo essersi reso conto di aver sbagliato, non cambia il suo comportamento?”

La sua mano sinistra si accende. C’è una piccola fiamma. E Shouto sbarra gli occhi, tirando indietro la mano e facendo sobbalzare tutti quanti, intorno a lui.

“Scusate” borbotta, alzandosi in piedi. Stringe i pugni. La mano sinistra si sta spegnendo, lentamente. Deve andare a buttarsi dell’acqua in faccia, per tranquillizzarsi. Almeno sa di non dover chiedere scusa.

Mentre corre via, vede, con la coda dell’occhio, Ashido che apre le braccia davanti a un Izuku molto confuso, per trascinarlo in un abbraccio da orso, mentre grida grazie! grazie! mi stai salvando la vita, Ragazzo Normale! mentre il bambino col cappellino rosso prova a tirarlo via e salvarlo da quella presa solida.

(Perché Izuku sembra essere più al sicuro con chiunque altro che non sia Shouto?)

Shouto continua a essere molto scosso. (Per qualche motivo, anche Izuku sembra essere molto scosso.)


 

#4 Complicità: I ragazzi abbandonati!!

Izuku sta facendo di tutto per mantenere la calma. Respira profondamente, seduto davanti al suo libro, muovendo nervosamente la gamba, sbattendo il tallone per terra più e più volte, solo per poi fermarsi, quando pensa di essere diventato fastidioso (per chi?). Posa il mento sul palmo della mano e prende a mordersi l’interno delle guance. Ci sono dei libri davanti a lui, che Pinky gli ha lasciato dopo che lui glielo ha chiesto e Izuku non riesce a concentrarsi su questi perché...

Izuku non è scosso. Non si sente male. Non è un po’ giù. Non è per niente triste. Non ha bisogno di dormire. Non è niente di tutto quello che gli altri gli dicono che potrebbe essere. No. Izuku è furioso.

Riesce a malapena a contenere la rabbia che prova in questo momento. È la prima volta in tutta la sua vita che dentro un istinto distruttivo. Che sente di voler fare male a qualcosa. (Non lo fa.) (Ma vorrebbe.) (Deve chiudere gli occhi e ricominciare a respirare profondamente.)(Kota gli prende sempre la mano, quando pensa che sia troppo nervoso.)(Questo lo calma un pochino)(Non può certo fare male a un bambino) A volte rimane a guardare il vuoto, pensando che non dovrebbe certo trovarsi lì, in mezzo al nulla, lontano da All Might, lontano da Crawler e Pop☆Step, lontano dai criminali, lontano da qualsiasi cosa, perché —perché? Pensava di aver fatto un buon lavoro. Pensava di aver affrontato quel criminale con tutta la dignità e la forza che aveva. Pensava di aver fatto le cose nel modo giusto, per un altro volta. Pensava di non aver sbagliato.

Izuku è furioso.

Tamburella con le dita contro il libro, tenendo le sopracciglia aggrottate. Kota disegna qualcosa, accanto a lui, con la lingua tra le labbra, per quanto è concentrato e con le mani colorate per colpa dei pennarelli. Ha iniziato a seguirlo ovunque. Izuku posa il mento sul palmo della mano e prova a non sospirare. Kota ha deciso di diventare la sua ombra nello stesso momento in cui lo hanno presentato come Midoriya Izuku che è qui per essere protetto. Protetto, dicono loro. (Izuku è furioso.)(È furibondo.) Kota lo ha osservato. Non ha detto nulla per i primi tre giorni, lo ha solo seguito, con le mani dietro la schiena e un’espressione concentrata. In effetti, a pensarci, faceva quasi paura. Izuku non poteva girarsi senza trovare questo bambino che aveva l’espressione di qualcuno che voleva ucciderlo.

Izuku andava in bagno, e Kota rimaneva fuori dal bagno ad aspettare che lui uscisse. Izuku andava a prepararsi del tè e lui lo seguiva in silenzio. Izuku si sedeva nelle zone comuni per finire i compiti delle vacanze e Kota gli si sedeva accanto. Non una parola. Non uno sguardo che gli facesse capire che cosa volesse da lui. Lo seguiva e basta. E a Izuku non dava fastidio avere un po’ di compagnia. Anche se, nella sua mente, forse, era il modo delle Pussycat di tenerlo sott’occhio. E questo lo rendeva un pochino meno tranquillo e sereno. Ma Kota non sembra essere un bambino cattivo. Forse è un po’ troppo aggressivo nei suoi modi di fare e parlare, a volte Izuku lo guarda

Un giorno, senza un motivo apparente, Kota lo ha raggiunto e ha iniziato a camminargli accanto. Gli ha preso la mano, per fargli capire di rallentare il passo e ha continuato a stare lì per tutto il giorno, tutti i giorni. Izuku si trova in mezzo al nulla, con le Pussycat, da ben sette giorni e in nessuno dei suoi sette giorni Kota ha mancato di seguirlo ovunque. Ha iniziato a chiamarlo Izuku-nii e Kota non è di tante parole, ma sembra un bravo bambino. Non vuole essere arrabbiato con lui. Non vuole essere arrabbiato, punto. Ma Izuku continua a essere furioso.

E la cosa non migliora quando vede Kacchan.

È la prima persona di cui si rende conto, quando arrivano i ragazzi della UA. Kacchan, in effetti, è facile da vedere, anche se, tra tutti quegli eroi, sembra essere una persona più che normale. Ma è comunque la prima persona che Izuku nota e, se era già di cattivo umore, se già si voleva nascondere nella stanza che le Pussycat gli avevano gentilmente dato, da quando ha visto Kacchan, vuole nascondersi sotto le coperte e non uscire più. Ma questo non è il tipo di persona che Izuku è. Fortunatamente. Quindi ha solo continuato a chiedere se c’era bisogno che aiutasse, ha continuato a fare i compiti che gli hanno lasciato per le vacanze, in attesa che qualcosa cambi, o che il suo comportamento, che cambia piano piano, in base alle persone, porti un cambiamento intorno a lui.

Spera.

Muove nervosamente la matita. Dovrebbe iniziare a dare un’occhiata a questi libri, se vuole veramente aiutare i ragazzi del corso di recupero. Pinky dice che basterebbe anche soltanto controllare che non si distraggano tra loro e che avrebbe chiesto a qualcuno della loro classe, se non fosse che saranno tutti impegnati in altre attività e, comunque, il professor Aizawa (che continua a lanciare occhiate a Izuku, per la cronaca)(fa quasi paura)(deve sicuramente sapere qualcosa della vita da vigilante di Izuku, non c’è altra spiegazione) ha vietato loro di dare fastidio a chiunque abbia superato gli esami. Izuku si passa una mano sul viso e sospira. Ha gli occhi pesanti, come se avesse pianto. Detesta questa sensazione, soprattutto dopo non aver pianto.

Non vorrebbe vedere Kacchan. (Non c’è la mamma ad accarezzargli i capelli.)(Non c’è All Might.)(È completamente da solo e non vuole vedere o affrontare Kacchan.)(Izuku non è quel tipo di persona ch fugge da questo tipo di situazione)(Kacchan lo ha sempre affrontato.)(Se volesse affrontarlo, però, da solo, questo è davvero un altro argomento.) Non vuole vedere Kacchan adesso che è da solo, di nuovo.

“Non devi per forza aiutarli, se non vuoi aiutarli” borbotta Kota, alzandosi in ginocchio per guardare, con forse molta più attenzione il suo disegno. Izuku prende un respiro profondo, che esce come un sospiro, che fa girare il bambino verso di lui, con un’espressione determinata che probabilmente possono avere solo i bambini della sua età. “Non sei un eroe. Non lo devi fare se non vuoi.”

Izuku inclina un po’ la testa e cerca di sorridere. “Ma io voglio aiutarli” gli risponde. È difficile che Kota parli. È difficile che lo faccia usando più di due o tre sillabe. Almeno, è difficile che lo faccia con Izuku (e alla fine ha anche ragione a comportarsi così)(conosce appena Izuku, no?)(come si comporterebbe lui, al suo posto?)(è, invece, strano che lui si sia attaccato così tanto a Izuku, vero?)(Izuku di solito ha l’effetto opposto sulle persone). “Aiutare gli altri, mi fa sentire bene.”

“Non è vero” ribatte il bambino, scuotendo la testa. Si arrampica sul divano, lasciando il disegno sul tavolino. Izuku aggrotta le sopracciglia. Non è vero? Kota si indica lo spazio tra le sopracciglia e poi fa un broncio. “Fai questa faccia quando ti chiedono aiuto. Sembri arrabbiato con loro. Soprattutto con quello che grida tanto. Sembri sempre arrabbiato. Non li vuoi aiutare.”

Izuku deglutisce e sbatte velocemente le palpebre, prima di lanciare uno sguardo alle sue dita e toccarsi lo spazio tra le sopracciglia, cercando di capire se Kota ha davvero ragione. Lui lo sa. Izuku sa di essere furibondo, di non riuscire a non essere arrabbiato e che non sa che cosa farci con tutta questa rabbia. Da Crawler e Pop☆Step, almeno, poteva allenarsi, mettere la rabbia nei suoi pugni, fare qualcosa. Qui, invece, sente come se fosse in trappola e non sapesse come uscire, come scappare. Sente di essere stato lasciato indietro per troppo tempo. I ragazzi della UA che si allenano usando le loro Unicità lo fanno sentire incapace, un pochino inutile, è vero, ma non per questo è arrabbiato con loro. Sarebbe ingiusto essere arrabbiato con loro.

Izuku è solo arrabbiato e non capisce il perché. È come se si sentisse -non trova la parola giusta. Ogni parola gli sembra soltanto un piagnisteo che gli esce dalla bocca e che non dovrebbe essere ricordata. Quindi sospira di nuovo, tirando giù il ginocchio con cui sosteneva uno dei libri. “Io non sono arrabbiato con loro” cerca di far capire a Kota, che, di nuovo scuote la testa, mentre ruota gli occhi.

(Kota è simile a Kacchan quando era piccolo.)(Un poco, non tanto.)(Assomiglia al Kacchan prima dell’Unicità.)(Forte.) (Determinato.) Izuku prova a sorridere.

“Tutti gli eroi sono uguali, alla fine” continua Kota, incrociando le braccia. “Fanno quello che vogliono, quando vogliono loro. Esistono solo loro. E non importa quello che fai o farai o che non farai, perché tanto, prima o poi, ti abbandonano. Stanno qui per qualche secondo, poi vanno via. Non mi piacciono gli eroi. E tu invece sei arrabbiato con loro. Perché anche a te hanno abbandonato. Quindi, vadano a cercare da un’altra parte un aiuto. Tu non glielo devi dare. E nemmeno io.”

Kota è molto simile a come era Kacchan. Izuku lo osserva, mentre il bambino ruota gli occhi e scivola di nuovo giù, sul pavimento, per tornare a disegnare. Ha il suo stesso modo di parlare e sicuramente è manesco coi suoi coetanei. Ma non ha mai usato la sua Unicità. Non ha peli sulla lingua. Ha detto abbandonato. Ha detto che Izuku è stato abbandonato. Come il bambino che è, non ha usato giri di parole, non ha pensato che di certe cose sarebbe meglio non parlarne e, per questo, in un certo senso, ha aperto gli occhi a Izuku, che abbassa lo sguardo, stropicciandosi con forza l’occhio destro, neanche volesse smettere di vedere, di nuovo. Kota non ci ha pensato due volte prima di dire abbandonato. Quindi deve essere così che lo vedono. Abbandonato.

Forse è per questo che è così arrabbiato. Perché è così che gli altri vedono lui, ed è anche lui che si sente in questo modo. Abbandonato. Di nuovo. Da solo. Di nuovo. No. No no. Izuku non è stato abbandonato. No. Chi lo avrebbe abbandonato? Quando? E poi, cosa vorrebbe dire di nuovo? No. Sta bene. È arrabbiato perché con una scusa o un'altra sta rallentando i suoi allenamenti e non sa in quanto tempo potrà ancora sprecare se vuole davvero diventare un eroe. È furioso per questo, non ci sono motivi nascosti, non c'è niente a cui dovrebbe pensare con più attenzione. (Gli viene da piangere.)

Il libro che gli ha prestato Pinky sembra più interessante adesso. È un bene averglielo chiesto. Pensare a qualcosa che non sia la sua miserabile vita e come non diventerà mai un eroe lo deprime troppo. È sicuramente molto meglio leggere su... Izuku assottiglia lo sguardo per leggere il titolo del paragrafo. Leggere sulla legge mendeliana applicata all’ereditarietà delle Unicità. (Un argomento un po’ elementare, ma pur sempre valido.) Izuku sfoglia il libro. (Non è arrabbiato con nessuno.)(Non se la può prendere con nessuno, dai.) I titoli dei paragrafi sono più o meno tutti sulla Biologia e lo studio delle Unicità sull’ambiente in un linguaggio, per dirlo in modo educato, complicato.

Beh. È ovvio che trovino difficile recuperare certi argomenti da soli, allora.

(Izuku non è arrabbiato con loro.)(Non è arrabbiato con nessuno.)(Vuole davvero aiutare.)(E non è stato abbandonato da nessuno.)(Mai.)

(Mai.)

Mai.



 

#4 Complicità: Il piano quinquennale!!

Izuku gli ha sorriso durante la cena del secondo giorno, prima di entrare nella baita delle Pussycat, sempre per mano di quel bambino con il cappello rosso. E Shouto, stupidamente, ha sentito di poter ricominciare a respirare.

Ora. C’è un piccolo dibattito su a chi stesse sorridendo e salutando Izuku. Uraraka dice che stava sorridendo a lei. Ha cercato di convincerli parlando di angoli e direzioni e altre cose. Iida sostiene che Izuku abbia salutato tutti e tre e per questo Uraraka ha ruotato gli occhi e gli ha dato del noioso. Shouto è sicuro, invece, che Izuku abbia guardato verso di lui e sorriso specificamente a lui. Iida continua a ripetere che invece ha salutato tutti e tre. E Uraraka non ne vuole sapere di ammettere che l’opzione più noiosa sia quella reale. Non c’è altra soluzione se non andare a chiedere direttamente a lui, dice Uraraka e Iida risponde che gli sembra un pochino infantile e sciocco andare a disturbare un amico per un motivo del genere. Uraraka ha insistito dicendo che a loro non serve un motivo per parlare con Izuku. Sono amici. Solo che, visto che le è sembrato che Izuku sia un pochino a disagio in questo posto, avere un motivo, anche se stupido, per parlargli lo renderebbe più sereno. Sarebbe una specie di rompighiaccio. E ha finito con un: “Ma insomma,
siete anche voi amici di Izuku-kun, possibile che non sappiate davvero come prenderlo?“

Le discussioni con Uraraka finiscono sempre in modo diverso. Questa volta ha vinto lei, perché, nella sua illogicità ha trovato un po’ di logica e, quando sono andati a bussare alla camera di Izuku-kun per fargli questa domanda, lo hanno trovato con un pigiama a pezzo unico di All Might e un quaderno in mano. Shouto lo sa che probabilmente Izuku in quel momento avrebbe preferito morire piuttosto che essere visto in quello stato (con un quaderno in mano, non con il pigiama di All Might), ma ha egoisticamente ringraziato l’idea di Uraraka che li ha portati fino a lì.

Quando la domanda è stata fatta (a chi hai sorriso e salutato?), Izuku si è portato una mano sotto il mento e ha finto di star pensando intensamente a qualcosa, solo per poi rispondere: “Io ho salutato soltanto Uravity-san.” Cosa che fa gridare cose indignate a Iida e Shouto, ovviamente, ma che fa scoppiare a ridere Izuku, che prova a calmarli, dicendo che stava solo scherzando.

Ha riso.

Certo, Shouto è ancora dell’idea che abbia sorriso soltanto a lui, ma comunque Izuku ha sorriso, prima di inclinare la testa e mormorare che le Pussycat e, soprattutto, Kota (chi diavolo è Kota adesso?) lo svegliano la mattina presto per alcune faccende e che quindi, non voleva essere scortese, ma avrebbe preferito andarsene a dormire. Lo hanno lasciato fare. Volevano fargli tantissime domande e sapere, soprattutto, che cosa ci facesse lui lì, perché lo avessero mandato così tanto lontano da casa sua, volevano chiedergli se stava bene, perché sembrava essere così giù, se aveva nostalgia di casa, se voleva che passassero un pochino più di tempo insieme, solo loro quattro, ma non c’è stato tempo. Izuku ha fatto un cenno della testa e ha chiuso la porta. Uraraka ha mormorato che almeno non stava piangendo.

La mattina del terzo giorno al campo, Shouto si è guardato intorno alla ricerca di Izuku, per poter vedere se gli avrebbe sorriso anche quel giorno. Izuku non stava aiutando durante la colazione. E questo lo ha reso un pochino più triste. “I ragazzi con i corsi di recupero lo vedono quotidianamente per almeno tre ore al giorno. Gli hanno chiesto di aiutarli a studiare. Anche Monoma-kun della 1-B si è unito a loro a sapere che uno studente della Nishimachi li avrebbe aiutati” lo informa Uraraka, sistemando i piatti in una pila per poi poterci mettere il riso. Shouto, con il cucchiaio di legno in mano quasi sobbalza, quando lei si materializza accanto a lui, cosa che la fa sempre ridere tantissimo. “Sono fortunati, vero?”

Shouto non risponde. Guarda intensamente il riso bianco, piuttosto. Izuku che studia, o prova a studiare con gli altri, lo sa dall’inizio della loro amicizia, è un’immagine molto tenera. Shouto, molto speso, si fermava a guardarlo mentre tirava giù il ciuffo di capelli dietro l’orecchio, quando qualcuno gli parlava, e come si portava una mano sulla frangia, tirandola giù e poi tirandola su, quando era molto concentrato. Ricorda il suo tono di voce, soffice, un pochino basso, mentre spiegava delle cose quando Uraraka faceva domande. Fortunati. Sì. I ragazzi del corso di recupero sono davvero molto fortunati. Se Shouto potesse avere accanto Izuku per più di cinque minuti, potrebbe parlargli, potrebbe fargli domande, avere anche la fortuna di avere delle risposte, ma, soprattutto, potrebbe finalmente assicurarsi che Izuku stia veramente bene.

“È frustrante per noi, invece, vero?” chiede ancora Uraraka, con una smorfia sulle labbra. Il riso ancora non è pronto e tutti sono presi dalle loro faccende, nessuno può starli origliando e forse per questo Uraraka deve aver deciso di parlare con lui adesso. Per avere un po’ di spazio solo loro due. Shouto, però, non riesce nemmeno a immaginare che cosa potrebbe volergli dire Uraraka. “Non vedere nessun progresso è un po’ frustrante, per noi due, vero?”

Shouto stringe il cucchiaio di legno tra le mani. “Nessun progresso?”

“Con Izuku-kun” chiarisce Uraraka. Non si guardano negli occhi. Uraraka giocherella con le ciotole bianche davanti a lei. Nessuno chiede ancora il riso. Possono perdere quanto tempo quanto vogliono. E Shouto non sta capendo molto bene che cosa sta succedendo, ma decide di ascoltare. Uraraka sospira, prima di girarsi verso di lui, alzando il mento quel tanto che basta per cercare di guardarlo negli occhi. “È frustrante che le cose non cambino, che siamo sempre allo stesso punto, vero? Non sono soltanto io, vero? Che a volte penso ci siamo, finalmente possiamo essere amici e poi succede qualcosa e se pensavo di aver fatto due o tre passi in avanti, torno indietro. E Izuku-kun risponde a malapena o sembra così... sembra impaurito.” Uraraka aggrotta le sopracciglia. “E distante. Sembra sempre distante.“

Shouto torna a fissare il riso. Forse dovrebbe girarlo. Non sa come rispondere a Uraraka. Dovrebbe pensare a questo, in realtà. “Lo penso anche io” mormora in risposta, facendola sorridere un po’ e sbuffare, mentre scuote la testa. Forse quindi non è la risposta giusta. “Che sia frustrante.”

“Kyoka-chan dice che hai sgridato Kaminari-kun per come ha parlato di Izuku-kun” gli dice, posando una mano sul fianco. Con l’altra mano, invece, dà una pacca sulla spalla di Shouto. “Lo avrei fatto anche io, sai? Sono fiera di te.”

Shouto continua a non rispondere perché non sa che cosa dovrebbe dire, a questo punto. La verità è che rispondere in quel modo a Kaminari non è stato per nulla gentile e forse dovrebbe chiedergli scusa o, almeno, spiegargli il perché di queste sue parole. È verissimo che Shouto ha parlato in quel modo per difendere Izuku, ma è anche molto vero che non lo avrebbe fatto se Izuku lo avesse salutato, se non fosse stato vittima di un attacco al centro commerciale, se, per una volta, Izuku avesse deciso di parlare, invece di non dire niente. È frustrante, dice Uraraka. È più che frustrante, pensa Shouto. Poter posare la fronte sulla spalla di Izuku un giorno e non essere capace di farlo e nemmeno di parlargli il giorno dopo fa quasi male. E lui non sa come comportarsi, non sa se questo sia normale oppure no.

“A te lui piace, vero?” continua Uraraka, con la voce un pochino più bassa. Shouto aggrotta le sopracciglia e si gira verso di lei, per trovarla sorridente che lo guarda innocentemente. “Aoyama-kun, durante l’esame, mi ha fatto una domanda simile. Se mi piace qualcuno. Ovviamente, lui non conosce Izuku -almeno, non conosceva Izuku, quindi non mi ha chiesto proprio per lui, ma in generale. Pensava forse a te o a Iida-kun. E, non volevo ammetterlo, però, la verità è che forse un pochino a me piaceva Izuku-kun.”

Shouto aggrotta le sopracciglia ancora di più. Dovrebbe fare qualche domanda, forse, dovrebbe dire qualcosa. Il riso deve essere girato. Tiene il cucchiaio di legno in mano e scopre la pentola, per iniziare a mescolare, prima che il riso si attacchi e...

“Sarei stata una tua rivale anche in amore, eh? Ti piace Izuku-kun, Todoroki-kun?” chiede ancora Uraraka. Poi sospira. “Quando salva le persone... quando Izuku-kun mi ha salvato, sembrava veramente All Might. Era come se tutto andasse bene, almeno in quel momento. Quando l’ho visto saltare sul robot dell’esame di ammissione, te lo giuro, a me sembrava davvero All Might.” Giocherella con le dita. Shouto è concentrato a far cadere i chicchi di riso sulla pentola. Non sa come dovrebbe sentirsi, in questo momento. Quindi non dice niente. “Lo hai detto anche tu, vero? Che sembra All Might. Hai pensato anche tu, quando ti ha tirato su dalla finestra che sarebbe andato tutto bene? Però, sai?, penso che eroi come All Might funzionano perché sono così distanti da noi. E io voglio davvero raggiungere Izuku-kun ed essergli amica. Per questo ho fatto di tutto per avvicinarci. A me Izuku-kun piace come amico, adesso. Vorrei essere solo sua amica. Ma ogni volta che provo ad avvicinarmi, lui si allontana. E lo so che probabilmente è perché lui..." Uraraka si passa una mano sulla base del collo e poi scuote la testa. "Lo so che probabilmente è per le stesse cose che ha detto Kaminari-kun, ma... sono quelle cose che feriscono, vero? Essere rifiutati così e così spesso, fa male, vero?“

Shouto deglutisce. “Forse, se gli dicessi quello che provi, cercherebbe di aprirsi un po’ di più.”

“Sappiamo tutti e due che non è vero” ribatte velocemente Uraraka. Giocherella ancora con le ciotole, facendole girare su loro stesse con dei semplici movimenti delle dita. “Sarebbe soltanto più impaurito e si allontanerebbe soltanto di più. E sto pensando che, beh, a te lui piace.”

“Cosa cambia?” chiede Shouto, scuotendo leggermente la testa. “Non cambia nulla, quando ti piace una persona. Vero? Posso continuare a essere suo amico. Non devo per forza fare qualcosa, non devo per forza...”

“Devi essere paziente. Sii paziente anche per me, che non so esserlo. Prenditi cura di lui, okay? Non farlo spaventare.” Uraraka sorride e posa una mano sulla spalla di lui, per fermarlo. “Ho preparato un piano quinquennale e ti giuro che, entro la fine del secondo anno, vi terrete per mano” gli dice, alzando un pollice in alto e con un enorme sorriso che ha qualcosa di malizioso, come qualcosa di molto scherzoso. “Lascia fare a me.”

Shouto sbatte lentamente le palpebre, per poi rispondere: “Noi ci teniamo già per mano.”

Uraraka apre la bocca e da lì non esce niente. Sbatte velocemente le palpebre e e sembra iniziare a boccheggiare, prima di dare qualche pacca alla spalla di Shouto, con decisamente troppa forza. “Buon per te!” grida, ridendo. “Todoroki-kun, così il nostro piano finirà in meno di tre anni! Complimenti! Complimenti!”

Gli sta facendo male alla spalla, ma Shouto immagina che sia così che Uraraka provi a rispondere a queste notizie. Sembra essere davvero felice per lui. Shouto ride piano.

“Ora che ci penso” si ferma Uraraka, tirandosi un pochino indietro, per poterlo guardare negli occhi. “Mi stavo chiedendo. Io volevo conoscere il ragazzo che mi aveva salvato, per questo mi sono avvicinata a Izuku-kun. Ma te, invece? All’inizio non ti piaceva, perché ti ci sei avvicinato, allora?”

Shouto sbatte velocemente le palpebre. C’è un motivo se ha deciso che voleva parlare con Izuku. Poteva essere semplice curiosità, all’inizio. Ma c’era un motivo ben preciso, che aveva dimenticato. “Dovevo fargli una domanda” risponde, posando il cucchiaio di legno nella pentola. Lo aveva dimenticato. La domanda che voleva fare a Midoriya Izuku, il ragazzo normale.

“E gliel’hai fatta, quella domanda?”

“No” risponde lui, sinceramente. “Ho rimandato.”

Uraraka sbuffa una risata. “Finalmente” mormora. “Adesso ti riconosco, Todoroki-kun.”


 

#4 Complicità: Gli allievi della UA!!

“Se vai alla Nishimachi vuol dire che sei intelligente” spezza il silenzio Phantom Thief, alzando lo sguardo dal suo libro e scivolando di lato per avvicinarglisi il più possibile. Izuku prova a sorridere e a non scivolare lontano dal ragazzo, per non sembrare scortese. Gli sguardi dei ragazzi nel corso di recupero si alzano verso di lui, sente i loro sguardi addosso, mentre le sue orecchie diventano calde e un brivido gli percorre tutta la schiena. “Quindi dovresti dire qualcosa di intelligente” continua Phantom Thief, con un sorriso che non sembra proprio un sorriso, ma solo un modo per attaccar briga con Izuku. “Dì qualcosa di intelligente.”

Izuku si accarezza il retro del collo, cercando di non perdere il sorriso, anche se è abbastanza difficile. Potrebbe rispondere tantissime cose, soprattutto adesso che è di cattivo umore, ma è anche vero che si troverebbe in minoranza, in una discussione. E, a dirla tutta, discutere non è esattamente il suo forte e nemmeno qualcosa a cui è portato per natura. Quindi scuote un po’ la testa e prende un respiro profondo, prima di rispondere: “Non sono poi così intelligente.” E poi tornare a guardare intensamente il suo quaderno.

La ragazza dai capelli rossi della 1-B, Kendo Itsuka, o, come la riconosce Izuku, Battle Fist, che si è presentata non come una delle persone a cui servono ripetizioni, ma come traduttrice dei pensieri di Phantom Thief-kun, sospira pesantemente, dando un colpo in testa a Phantom Thief-kun, per poi rivolgersi a Izuku, con un sorriso di scuse. “Penso volesse solo chiederti qualcosa” gli dice, per poi lanciare uno sguardo di rimprovero a Phantom Thief che ruota gli occhi. “Solo che è stupido e non riesce a parlare con le persone in modo normale.”

“Le persone dovrebbero parlare con me in modo normale” ribatte Phantom Thief.

“E questo cosa vorrebbe dire?” chiede a sua volta Battle Fist, ruotando gli occhi. Poi gli fa un cenno per invitarlo a parlare, mentre i ragazzi della 1-A ridono piano. “Midoriya-kun, non te lo dovrei dire, ma era così felice di poter studiare con un allievo della Nishimachi. Non ha fatto altro che parlarne. Mi sento come i fratelli maggiori che dovevano accompagnare i fratellini a guardare i concerti degli One Direction.”

Izuku si porta una mano sulla fronte, per nascondere il viso e quindi la sua risata. Sa che molti in questa stanza non avranno la stessa premura, per Phantom Thief, ma per adesso non ha molta importanza. “Mi dispiace” riesce a mormorare, però. “Ma un giorno potrei farti conoscere i miei compagni di classe. Loro sono molto intelligenti.”

“Perché? Tu non lo sei?” chiede Red Riot con una smorfia, puntando i gomiti sul tavolo, per poter guardare Izuku negli occhi.

Izuku guarda immediatamente da un’altra parte, per istinto, e poi gli esce una risata nervosa, mentre si accarezza il ciuffo di capelli dietro l’orecchio. “Chissà” risponde a bassa voce, e vorrebbe dire a tutti di tornare a studiare, perché quest’argomento lo mette un pochino a disagio e, soprattutto, tutti questi sguardi gli fanno venire voglia di alzarsi in piedi e andare via, in un posto che sia un pochino più sicuro. Per lui. Ma comunque non gli esce nulla dalla bocca. (Continua a essere arrabbiato.)(È la prima volta in cui rabbia e ansia si mischiano nella sua testa, non sa che cosa dovrebbe fare.)(Questi ragazzi non sono tremendi, non fanno male a nessuno, certamente non fanno male a lui.)(E comunque, non c’è Kacchan.)(Che idea stupida.)(Per quale motivo Kacchan dovrebbe stare nel gruppo di persone che non hanno superato gli esami di fine trimestre?)

“Se solo io fossi intelligente” sospira Pinky, tirando indietro la testa. La sua frase viene seguita da un sospiro generale.

“Esistono diversi tipi di intelligenza!” prova a tirarli su di morale Izuku, alzandosi su un ginocchio e con una mano stretta in un pugno, come se tenesse in mano un pom-pom. “Non tutti possono avere lo stesso tipo di intelligenza, ma questo non vuol dire che solo una parte degli esseri umani sia intelligente. Il quoziente intellettivo è solo un’intelligenza logico-matematica ed è soggettiva, visto che il test deve essere sempre ri-tarato sulle generazioni che col passare del tempo diventano sempre più intelligenti secondo il test. Quando è stato ideato soltanto bambini di famiglie ricche potevano passarlo, ma col passare del tempo, grazie alla scolarizzazione, sempre più bambini hanno avuto dei risultati sempre migliori. In più, non c'è un vero test per capire quanto si è intelligenti. La maggior parte dei compiti in classe sono un lavoro di memorizzazione e restituzione dell'informazione, e l'informazione viene data a tutti nello stesso modo ma c'è chi ha una migliore memoria visiva, chi ne ha una migliore uditiva, chi impara le cose facendole e chi impara leggendole. Quindi non penso che dovreste tirarvi giù così!”

Battle Fist alza un sopracciglio e dà una gomitata a Phantom Thief, mormorando un: “Volevi che dicesse qualcosa di intelligente, giusto?”

“N-non...” comincia di nuovo Izuku, ma non sa esattamente come finire la frase, motivo per cui sospira e si siede di nuovo. “Scusate” mormora.

“Ho una domanda” dice Sugarman, alzando la mano. “Se è vero che il quoziente intellettivo è soggettivo, come funzionano le Unicità legate al quoziente intellettivo?”

“Ah” mormora Cellophane. “Questa è una bella domanda. Me lo chiedevo anche io. Come fate, signori scienziati esperti di Unicità?”

Stanno parlando con Izuku, che si accarezza dietro l’orecchio e adesso non può far finta di niente. Si sistema sul suo cuscino, sedendosi scompostamente, con le gambe incrociate e lo sguardo basso. “Beh” inizia, con le sopracciglia aggrottate. “Uhm, l'intelligenza è soggettiva e non c'è veramente un solo modo per quantificarla. Ma le Unicità legate al QI si presentano prima dei quattro anni di età. E si parla di sviluppo precoce del cervello. È una delle poche Unicità che si è manifestata prima dell'era degli eroi. Ci sono molte persone nella storia che sono state considerate dei geni da bambini, ma pochi hanno manifestato la stessa genialità in età adulta, nella storia. Si pensa che queste persone siano state le prime portatrici di Unicità perché le base delle Unicità a QI sono abbastanza simili. Il cervello si sviluppa prima del tempo, rendendo più facile per i bambini con questa unicità di memorizzare e restituire le informazioni raccolte, tanto che più che di intelligenza, si potrebbe parlare di capacità di memorizzazione a tutto tondo. Quello che le persone fanno con questa memorizzazione, poi, dà il nome all'Unicità che portano. Ci sono persone che memorizzano e sono molto brave con le parole, allora si parla di Unicità Persuasiva. O se sono persone che sono molto brave con i numeri si parla di QI Logico-Matematico, cose così.”

“In pratica...” mormora Red Riot con le sopracciglia aggrottate. “Le Unicità di intelligenza sono in realtà Unicità di memorizzazione.”

Izuku sorride, annuendo velocemente.

“E la nostra vita è una bugia” ride Pinky, divertita. “Vorrei comunque essere brava a memorizzare le cose, così non dovrei faticare così tanto durante gli esami.”

“Non che questa volta memorizzare ci abbia aiutato tanto” borbotta Chargebolt. “Visto che siamo stati bocciati all’esame pratico.”

Pinky sospira, tirando in avanti le braccia. “La mia unica consolazione è che anche Bakugou non ha passarono gli esami pratici” borbotta col broncio.

Izuku aggrotta le sopracciglia. “Kacchan non ha superato…?” inizia a chiedere, per poi fermarsi, mordendosi l’interno delle guance. Ha fatto un errore.

Kacchan?” ripete Red Riot, alzando un sopracciglio. Poi sbuffa una risata. “Conosci Bakugou? Chiami Bakugou Katsuki Kacchan?” Sembra divertito anche lui adesso. “Posso chiamarlo anche io così?”

Izuku sente di avere il respiro corto. Inizia ad avere caldo. Le mani gli diventano fredde tutto d’un colpo. Non si è reso conto di questa mancanza di Kacchan. Quando i ragazzi fanno il loro corso di recupero lui studia o cerca un modo di allenarsi di nascosto, senza che nessuno se ne renda conto. Non ha controllato nulla di quello che riguardava Kacchan, solo la stanza a cui era assegnato insieme agli altri ragazzi, per poterlo evitare il più possibile. Izuku si porta una mano dietro l’orecchio. (Kacchan sarà molto arrabbiato.)(C’è una sa che Kacchan fa sempre quando è arrabbiato.)

“Sei diventato pallido” gli fa notare Cellaphone, con le sopracciglia aggrottate.

“Va tutto bene?” chiede Battle Fist.

Izuku si rende conto di aver iniziato a tirare giù il ciuffo di capelli forse con troppa forza e che le punte delle dita hanno ricominciato a tremargli. Non si sentiva già a suo agio a sapere che Kacchan era qui. Ora che sa che Kacchan non solo è qui, ma che è anche frustrato, o arrabbiato per i risultati scolastici, sente di essere in pericolo. Un pericolo reale. Un pericolo imminente. “Ah” riesce a dire, prima di deglutire. (Ti devi nascondere.) Si passa le mani sui pantaloncini, per poi stringere le mani in due pugni e chiudere gli occhi per zittire il suo cervello. (Devi fare in fretta.) “Fame” mente, alzandosi in piedi. “Ho fatto un errore e non ho mangiato e…” (Devi correre via.)(Fa presto.)

(Non puoi andare da nessuna parte.)

Izuku sbatte velocemente le palpebre e scuote con forza la testa. “Andrò a rubare qualche cosa dalla cucina” mormora. “Torno subito. Vi ho anche distratti, mi dispiace tantissimo, io...” Ha la bocca secca. Izuku sospira. “Dovrei stare più attento.”

“Ti accompagno” si offre Sugarman, alzandosi in piedi e affiancandolo con un balzo veloce. Cerca qualcosa in tasca, prima di mostrare una caramella al latte a Izuku, e lasciargliela sul palmo della mano. “La carenza di zucchero è una faccenda seria.”

Izuku annuisce piano. “Grazie.” Poi si passa una mano sul viso, scuotendo la testa.

Izuku vorrebbe poter dire altro, ma non ci riesce.



 

#4 Complicità: Il piano quinquennale 2.0 (perché Izuku e Shouto si tengono già per mano)!!

Shouto è molto confuso. Tiene le sopracciglia aggrottate, mentre si porta un po’ di riso alla bocca e guarda Uraraka alla sua sinistra e Yaoyorozu alla sua destra che parlano e che non sembra abbiano capito che lui ha smesso di ascoltarle perché sono davvero troppe parole, sono davvero troppe informazioni. Motivo per cui, deve chiedere: “Quindi è proibito dirgli che provo sentimenti per lui.” Per essere sicuro, perché a questo punto ci sono così tante regole e avvertimenti che Shouto sta per gettare la spugna e dire che tanto non sono cose a cui vuole o deve pensare.

Yaoyorozu sbatte piano le palpebre, tornando a guardare, finalmente, Shouto, e anche Uraraka rimane in silenzio, mentre entrambe si siedono compostamente sulla panca. “Non è proibito” cerca di rassicurarlo Yaoyorozu, e sarebbe anche stata convincente se Uraraka, nello stesso momento non avesse detto con il tono di voce più che serio e le braccia che formano una x: “È categoricamente proibito per ora.”

Shouto è confuso.

“Se Todoroki-kun pensa che sia giusto parlare dei suoi sentimenti con Midoriya-kun, allora è giusto che lo faccia!” protesta Yaoyorozu. “I suoi sentimenti non devono certo essere considerati un segreto. Questo vorrebbe dire vergognarsene. Ti vergogni dei tuoi sentimenti?”

Shouto lancia uno sguardo a Uraraka, prima di girarsi verso Yaoyorozu e, l’unica cosa di cui è veramente sicuro in questo momento è che è tantissimo confuso. Non sa quale sia la risposta giusta e quale sia quella sbagliata. È la primissima volta che si ritrova a dover affrontare una situazione del genere. È così che gli adolescenti passano le loro giornate? Sono questi i dilemmi quotidiani? Shouto scuote la testa, per rispondere alla domanda di Yaoyorozu, che lo indica, come a voler sottolineare la ragionevolezza delle sue parole.

“Il problema è che ci sono due persone in questo gioco, non c’è solo Todoroki-kun” ribatte Uraraka. “Deve pensare anche ai sentimenti di Izuku-kun. Se Todoroki-kun parlasse di questi suoi sentimenti, in questo momento, non solo Izuku-kun lo rifiuterebbe, ma si ritroverebbe a essere costretto a vedere la faccia di Todoroki-kun tutti i giorni, fino alla fine del campo di allenamento. Entrambi sarebbero in imbarazzo e si ferirebbero a vicenda. So quanto siete bravi con le parole, voi due.”

Si tengono per mano” continua, frustrata Yaoyorozu. “Come può rifiutarlo? E, anche se fosse, non è un bene essere sicuri dei sentimenti dell’altro per poi poter andare avanti?”

“In questo momento, te lo assicuro, Izuku-kun sarebbe capace di rifiutare anche l’amore della sua vita.”

“Quindi non sono io l’amore della sua vita?” chiede Shouto, continuando a portarsi un po’ di riso in bocca, lentamente. Uraraka si gira di nuovo verso di lui e lui alza un lato delle labbra, per farle capire che sta scherzando.

“Che poi, credo che Izuku-kun che rifiuta Todoroki-kun sia lo scenario migliore” borbotta ancora, posando il manto sul palmo della mano. “Può anche succedere che invece gli dica di sì, pur non provando niente per lui, per paura di perdere una persona della sua vita a cui tiene.” Uraraka schiocca la lingua contro il palato. “La cosa migliore sarebbe davvero non dire niente. Seguiamo il piano quinquennale. Prendi le cose con calma e così puoi anche essere sicuro di aver capito che sentimenti provi per lui. Male che vada, le cotte durano al massimo tre mesi. Poi o ci si innamora, o si va avanti.”

“Non mi sembra scienza vera” sospira Yaoyorozu. “Il mio consiglio, io che sono amica di Todoroki-kun e Midoriya-kun non lo conosco per niente, e quindi sai quali sono le mie priorità, è: segui il tuo istinto e sono sicura che tutto andrà bene.”

“Non avevo intenzione di dire niente a Izuku” fa sapere Shouto, continuando a mangiare. “O meglio, volevo farlo, ma me ne sono dimenticato, quindi penso vada bene così.”

Yaoyorozu rimane in silenzio a guardarlo, con un’espressione vuota, mentre Uraraka ride piano, dandogli una pacca sulla spalla. “Questo è davvero molto da te” gli dice, prima di sospirare e proclamare: “È stato deciso, quindi, che Todoroki-kun andrà con calma e seguirà il mio piano quinquennale e non parlerà, per adesso, della sua cotta col diretto interessato.”

“Oh?” esclama Tsuyu, con in mano un vassoio con il suo pranzo, mentre si siede davanti a Yaoyorozu. “Todoroki-chan ha una cotta per qualcuno?” Posa il vassoio sul tavolo, sorridendo.

“Per Izuku-kun” risponde immediatamente Uraraka e questo confonde Shouto perché, ugh, non avevano detto che non potevano parlarne? “Che c’è? Tsuyu-chan è tua amica, no?”

“Midoriya-chan sembra essere veramente un bravo ragazzo. Mina-chan dice che è divertente perché arrossisce subito.”

“Mi ha ascoltato mentre parlavo del mio libro e delle configurazioni atomiche di alcuni elementi e ha anche fatto finta di esserne interessato” commenta Yaoyorozu, scrollando le spalle.

“È un ragazzo molto gentile. Penso che per questo sarebbero una bella coppia” continua Uraraka.

Shouto le guarda, mentre continua a mangiare. “Uhm” mormora. Questo sembra essere destinato a essere il segreto peggio custodito del mondo, ma non gli dà poi così tanto fastidio, finché Izuku non lo viene a sapere.

“Col mio piano quinquennale starete insieme dopo il diploma e tu sarai probabilmente ancora una spalla, mentre lui lavorerà per qualche agenzia importante e starà facendo la sua scalata verso la vetta e tu potrai essere il suo boy-toy e fare l’eroe solo se vuoi, perché, beh...”

“Uraraka” la rimprovera di nuovo Yaoyorozu, scuotendo la testa con una smorfia.

“Per me va bene” risponde Shouto e, di nuovo Yaoyorozu gli lancia un’occhiataccia che fa ridere sia Uraraka che Shouto, mentre Tsuyu ruba un pezzo di carne dal piatto di Shouto.

“Volevo dirvi che...” inizia a dire, con le bacchette posate sulle labbra, ma viene interrotta dalla voce di Iida, dietro di loro che tiene da sotto le ascelle Izuku, portandolo verso il loro tavolo come se fosse una specie di pupazzo di peluche o, almeno, un bambino. Tsuyu segue i loro sguardi per poi sospirare. “Volevo dirvi questo.”

Izuku tiene tra le mani quattro vassoi, uno sopra l’altro, e si guarda intorno, rosso in viso e senza la possibilità di potersi coprire. Poco prima che arrivino al loro tavolo, Ojiro si alza in piedi con in mano un vassoio e corre verso di loro, mettendolo sopra la pila che Izuku stava già trasportando. Dice qualcosa che Shouto non riesce a capire, poi dà un colpetto alla guancia di Izuku, con un dito e sorride, salutando e correndo di nuovo verso il suo tavolo. Izuku sembra voler morire. Ma questo non ferma Iida, che, di nuovo, torna a portarlo di forza verso il loro tavolo. Lo mette giù solo quando sono davanti a loro e poi fa un cenno con la mano, per far capire a Izuku che deve sedersi.

“Midoriya-kun, ti devi sedere” gli dice, muovendo le braccia ad angolo.

“Izuku-kun, siediti” lo invita anche Uraraka, poi dà un colpetto a Shouto, perché dica qualcosa, ma Shouto non sa esattamente che cosa dovrebbe dire, motivo per cui rimane in silenzio e continua a mangiare.

“Come mai tutti quei vassoi?” chiede Tsuyu, indicandoli.

Iida si siede davanti a Uraraka e accanto al posto che aveva deciso doveva essere per Izuku e Izuku sospira, passandosi una mano trai capelli. “Ieri ho dimenticato di mangiare a pranzo” dice con un fil di voce, sedendosi e accarezzandosi la fronte. “Phantom Thief si è preoccupato e mi ha lasciato un vassoio per non farmi dimenticare di mangiare oggi. E poi...” Scuote la testa, prima di farla affondare dietro il gomito, nascondendola. È decisamente tutto rosso. È adorabile. Ieri ha dimenticato di mangiare...?

“Phantom Thief cioè...” inizia a chiedere Uraraka, con le sopracciglia aggrottate. Non sembra venirle niente in mente, motivo per cui scrolla le spalle, per fare la muta domanda a Iida, che si sistema gli occhiali sul naso.

“Monoma-kun” spiega lui. “Sembra essersi affezionato a Midoriya-kun.”

“Tutti i vassoi vengono da lui?” chiede Yaoyorozu e Izuku ormai è affondato in se stesso e del suo viso non si vede niente. C’è solo un cespuglio di capelli, dov’è seduto.

“No, no” risponde Iida per lui. “Questo viene da Monoma-kun, questo invece gliel’ho portato io, il pranzo è molto importante ed ero preoccupato che un nostro amico non si alimentasse correttamente. Questo vassoio viene da Kaminari-kun e Kirishima-kun e questo invece da Ojiro-kun. Questo viene da Sato-kun.”

“Quante persone preoccupate” borbotta Yaoyorozu.

“Mi dispiace” borbotta il groviglio di capelli che dovrebbe essere Izuku.

“Dovresti essere dispiaciuto, infatti” lo rimprovera Iida. “Prendersi cura del proprio corpo fa parte dei tuoi compiti quotidiani. Se il tuo corpo non è in buone condizioni, come può esserlo il tuo spirito e la tua mente? Ora dovrai mangiare tutto questo.”

“Da solo!” aggiunge il carico da venti Uraraka, che si diverte troppo in queste situazioni per pensare veramente a come si possano sentire le altre persone.

Da solo” ripete fieramente Iida, annuendo per dare l’approvazione a Uraraka. Probabilmente non si rende conto di tutte le volte che lei scherza, o che lo prende in giro, ma va bene anche così.

Izuku si lascia sfuggire un verso lamentoso, prima di raddrizzare la schiena, tenendo le mani sul viso. È decisamente ancora tutto rosso. Ci sono delle chiazze che sono un pochino più rosse sul suo viso e le sue mani continuano a tremare un poco. Poi chiude le mani in due pugni e prende un respiro profondo, dicendo forse a voce un pochino troppo alta: “Vi ringrazio per il pasto.” Prende in mano le bacchette e inizia a mangiare velocemente, mentre Uraraka si alza in piedi e sembra iniziare a tifare per lui.

Shouto lo guarda con un sorriso e la testa leggermente inclinata. Izuku sembra essere molto più tranquillo di quanto lo fosse quattro giorni fa. Yaoyorozu attira la sua attenzione punzecchiandolo con un dito sulla spalla. “Sono davvero molte persone preoccupate per lui” sussurra, in modo da non farsi sentire. “E sicuramente, molte di loro sono più veloci di te.”

Shouto non sa che cosa vorrebbe dire, ma, comunque, non può farci nulla, a questo punto.



 

#4 Complicità: Midoriya Izuku è un bugiardo!!

“È successo qualcosa?” chiede Mandalay e Izuku sospira, lanciando uno sguardo alla sua maglietta bagnata. “Oggi Kota non è con te.”

Izuku si morde l’interno delle guance, e sospira di nuovo, con un pochino più di drammaticità. “Penso di aver fatto qualcosa che lo ha fatto arrabbiare” dice, muovendosi per prendere il suo asciugamano e passarselo trai capelli. Kota non sembra solo arrabbiato. Sembra essere furioso con lui, perché non hanno mangiato insieme. E non importa quanto Izuku abbia provato a chiedergli scusa, Kota ha solo iniziato a gridare e gridare e poi gli ha dato un calcio agli stinchi e gli ha tirato dell’acqua in faccia. “Mi dispiace.”

“Kota non è un bambino cattivo” gli assicura Mandalay, prendendo il cestino in cui sono ammassate tutte le lenzuola. “Ero molto felice che lui avesse trovato un ragazzo più grande con cui stare. Di solito è diffidente, sempre arrabbiato. Con te invece sembrava essere un bambino e... forse ti ha dato più problemi che altro, ma... mi dispiace, Midoriya-kun, se l’ho lasciato così tanto con te.”

“Non è stato un disturbo” cerca di tranquillizzarla, Izuku, muovendo le mani. “So per certo che Kota è un bravo bambino.”

Mandalay sorride tristemente, continuando a sistemare le lenzuola nei cestini, anche se non ce n’è un vero bisogno. I suoi movimenti sono nervosi e Izuku non sa che cosa dovrebbe fare, in questo momento, preferisce continuare ad asciugarsi i capelli, aspettare che le cose seguano il loro corso naturale. Non sta mentendo. Nonostante la sua natura molto proattiva, al limite dell’aggressiva, e nonostante il suo linguaggio al limite del maleducato, Kota pensa molto e cerca di essere molto attento, intorno agli altri. La sua natura può non essere gentile, ma è sicuramente buona.

Ha giocato coi capelli di Izuku, dicendo che voleva imparare a fare le trecce per la sua zia e parla molto spesso del piatto preferito della zia, di come vorrebbe tanto vederla felice. Kota è furioso con il mondo, è vero, ma questo non cancella il suo essere attento al mondo che lo circonda, con la sua curiosità, e con la sua visione del mondo che disegna quasi perennemente. Rimane, pur sempre, un bambino. E i bambini prima o poi finiscono la rabbia, se vengono ascoltati, se vengono cullati. La rabbia è normale, dopo aver perso dei genitori. Ma Kota è amato. Questa è la cosa importante.

“Kota pensa che voi due siate simili” gli fa sapere Mandalay, guardando le lenzuola. “Pensa che tuo zio, che ti ha portato qui per preoccupazione, ti abbia abbandonato e che i suoi genitori, che sono morti comportandosi da eroi, lo abbiano abbandonato.” Mandalay aggrotta le sopracciglia e le sue labbra tremano un pochino, come se volesse provare a non piangere. “È così che vi vede. ”

Izuku riconosce molto bene questi sentimenti. Non capisce bene l’origine, ma li riconosce. E si sente in colpa per starsi nascondendo dietro un asciugamano e per il suo cervello, che invece di pensare a un modo per poter tirare su con le parole un eroe, continua a gridare no! non siamo stati abbandonati! nessuno mi ha mai abbandonato! non è vero! non è vero!

Izuku tira giù l’asciugamano e guarda intensamente il pavimento ai suoi piedi.

Ha un ricordo vago di suo padre. Ogni tanto lui arriva, gli parla, gli dice qualche cosa e poi se ne va di nuovo, lasciando lui e la mamma da soli. Izuku non ha mai avuto problemi di soldi. Se si è sempre potuto permettere di avere delle collezioni sulla sua scrivania, se si è sempre potuto permettere di non guardare al prezzo quando sceglie le scarpe, è perché suo padre, pur non parlandogli, pur non guardandolo negli occhi, manda dei soldi a lui e a sua mamma. Perché è una sua responsabilità. Non c’è affetto, in questo. Non c’è nessun tipo di amore. Papà non sa come comportarsi con Izuku, Izuku è, per lui, una delusione. Izuku è, per lui, inutile. Izuku è stato, per lui, un motivo per andare via. (Per questo si deve rendere utile.)(Per questo deve rimboccarsi le maniche e andare avanti.)(Non ha tempo per pensarci.)

Quando viene a trovarli, papà sorride sempre alla mamma e poi, quando guarda Izuku ha quell’espressione di senso di colpa e vergogna e tristezza. Izuku vorrebbe che non si comportasse così. Preferirebbe non vederlo mai, a questo punto. (Non va fiero di questi suoi pensieri.)

(Ricorda una scrivania.)(Una scrivania che un giorno era piena di cose.)(Una scrivania che il giorno dopo era vuota.)(E una lettera.)(Lui non sapeva leggere.)(Non sa cosa ci fosse scritto.)(La mamma ha pianto.)

(Non ci voleva pensare.)

Non è una cosa di cui va fiero. Ma comunque sapeva che è una faccenda che si porta dietro da veramente molto tempo. Suo padre lo ha abbandonato, è verissimo. Ha lasciato la casa con una valigia e a malapena un addio. Era solo la fine prevedibile di una storia non tanto bella e molto noiosa. Solo che Izuku era troppo piccolo per immaginare quello che sarebbe successo dopo e solo che... ha solo confermato quello che i bambini dicevano di lui, questo. Papà che è andato via. Izuku avrebbe fatto la stessa cosa. Non è arrabbiato con lui. Perché non ha mai fatto finta di non volerlo lasciare. Perché non ha mai fatto finta di voler capire o amare Izuku. Non ti arrabbi con persone da cui non ti puoi aspettare niente. E papà non gli ha mai mentito.

Ma, quando All Might è andato via, lasciandolo in questa baita in mezzo al nulla, Izuku ha —ma Kota non è stato abbandonato. Kota è amato.

“Penso che” riesce a dire ad alta voce. Si schiarisce la gola e scrolla le spalle, mentre guarda intensamente l'asciugamano che tiene in mano. “Ci sono cose che con il tempo si sistemano. E lei sta già facendo tanto. Kota è un bambino buono, è vero, ed è anche molto fortunato ad averla accanto.”

Mandalay sorride, prima di posare una mano sui capelli bagnati di Izuku. “Anche tu sei un bravo ragazzo, Midoriya-kun” gli dice, poi si passa entrambe le mani sul viso, prima di prendere un respiro profondo e prende tra le braccia i cestini delle lenzuola sporche, per andarle a lavare. Lo fa con un sorriso e a Izuku questo ricorda tantissimo la sua mamma, quando gli diceva che poteva aiutarlo a fare le faccende di casa, o quando si siede accanto a lui a guardare la televisione. Gli ricorda la mamma, quando faceva le facce buffe per farlo ridere. Kota è davvero in buone mani, se Mandalay assomiglia alla mamma. Non si deve preoccupare.

E comunque, oltre a essere tutto bagnato, anche Izuku ha da fare le faccende, per rendersi utile.

Izuku si gratta la nuca e gira su se stesso per scaricare le lavatrici delle nuove lenzuola da stendere. Ma, prima di accovacciarsi vede, fuori dalla porta, Kacchan, che lo guarda mentre mangia quella che sembra essere una polpetta. Izuku si irrigidisce sul posto. Kacchan continua semplicemente a mangiare. Poi si infila una mano in tasca e scrolla le spalle. “Non riesci ancora a toglierti la nomina di bambino abbandonato” gli dice.

(Ogni volta che Izuku pensa di poter fare un passo in avanti, Kacchan compare e gli ricorda di quanto piccolo e inutile e stupido lui sia in realtà.) Fa caldo. Ha i capelli bagnati. Deve andare da qualche parte. Ha cose da fare. Non deve fare niente. Deve solo aspettare che tutto questo finisca. Kacchan non sembra voler dire nient’altro. Finisce qualsiasi cosa stesse mangiando e cammina via, scomparendo nel corridoio. Izuku rimane immobile.

Cosa sta succedendo, esattamente?


 

#4 Complicità: Il nascondiglio in mezzo ai boschi!!

Iida ha mandato Shouto a cercare Izuku perché mangi con loro anche oggi.

In realtà, non ha mandato soltanto Shouto. Ci sono sei gruppi di persone che stanno cercando Izuku e, ognuno di loro, ha mandato un rappresentante a cercarlo. Il primo che lo troverà, sarò il gruppo che lo costringerà a mangiare con loro al tavolo. Per questo, Yaoyorozu lo ha preso per il polso e gli ha evidenziato quanto importante sia il suo compito.

Sono sei gruppi di persone che vogliono mangiare con Izuku, perché è gentile, perché è intelligente, perché vogliono sapere un po’ di più di lui e della scuola che frequenta e perché ha preoccupato davvero molto i ragazzi del corso di recupero, con quella carenza di zucchero di due giorni fa. Anche Uraraka ha voluto sottolineare il fatto che Izuku e Shouto non hanno parlato molto, questa settimana, e gli ha chiesto se non vuole parlare con lui, se non vuole stargli accanto.

Questa gara a chi trova per primo Midoriya Izuku sembra far diventare Izuku una specie di premio, ora che ci pensa. Deve essere irritante. E poi, lo sanno tutti che a Izuku non piace essere al centro dell'attenzione. Forse per questo la classe 1-A e Monoma , in un raro momento di affinità, hanno deciso di renderlo membro onorario dei corsi di eroi della UA e metterlo in imbarazzo il più possibile.

Shouto sospira, cercando di muoversi con calma sul sentiero della collina accanto al campo. Il sentiero è un po’ scosceso e ci sono dei sassolini che ogni tanto fanno scivolare Shouto, ma lui è sicurissimo che Izuku sia qui da qualche parte e che si stia attivamente nascondendo dagli studenti della UA. Ma non lo ha potuto dire a Uraraka e Iida, perché questo avrebbe potuto farli sentire male.

Shouto non è bravo a cercare le persone e ha come la sensazione di non conoscere abbastanza i suoi amici per poter dire dove potrebbero finire, se scomparissero, da non sapere nemmeno che cosa potrebbero star facendo, quando sono tristi, ma su questa cosa precisa di Izuku è abbastanza sicuro, motivo per cui quando il sentiero finire davanti a un montagna impossibile da scalare, lui inizia a scalarla.

Izuku è qui da qualche parte.

Shouto è migliorato nello scalare le cose e le montagne e altro, quindi le sue mani, ricoperte di calli, non fanno troppi capricci, quando iniziano a scivolare sulla pietra nuda. Ma un po’ si sorprende quando una voce lo chiama. “Shouto-kun?” Motivo per cui perde l’equilibrio e cade all’indietro, completamente scomposto, sicuramente si farà malissimo quando arriverà a terra.

(Allora è davvero una brutta abitudine questa sua di perdere l'equilibrio, o cadere in continuazione.)

Non si fa male, però, perché Izuku, a cui appartiene la voce che ha distratto Shouto, riesce ad afferrarlo al volo, prendendolo prima con un braccio intorno alla pancia (e questo sì che fa male) e poi abbracciandolo per tirarlo a forza sul ramo di un albero. Per logica, deve aver corso dal ramo di un albero qui intorno, per poi farli atterrare su quest’altro albero su cui si trovano. Izuku ha afferrato Shouto al volo. (Quindi era qui che si stava nascondendo!). Il ramo non sembra abbastanza stabile da riuscire a sopportare entrambi, motivo per cui Izuku lo spinge verso il tronco e sta per dire qualcosa, prima di girarsi di scatto verso il sentiero e posare un dito sulle labbra, per dire a Shouto di rimanere in silenzio. Poi alza il braccio e salta per afferrarsi a un ramo più alto e rimanere in silenzio, in mezzo alle foglie, mentre -Shouto assottiglia lo sguardo. Sero. È Sero che si guarda intorno, camminando per il sentiero, alla ricerca di Izuku.

Quando si rende conto di essere finito in un vicolo cieco, Sero sospira, posando una mano sul fianco e gira i tacchi, lamentandosi di quanto fosse sicuro di aver seguito per bene le tracce e che non era possibile che Midoriya non fosse lì. Shouto alza un lato delle labbra e lancia uno sguardo a Izuku che, accovacciato su un ramo, osserva i movimenti di Sero, fino a quando non scompare.

(I suoi movimenti…)

(I suoi movimenti hanno qualcosa di familiare.)(Shouto li ha già visti da qualche parte.)

“Stai giocando anche tu?” chiede poi a Shouto, sedendosi sul ramo con le gambe a penzoloni, prima di tirarsi indietro con la schiena e quindi ritrovarsi faccia a faccia con Shouto, seppure con la testa in giù. “Ho promesso che se mi avessero trovato avrei svelato qualche file segreto della Nishimachi.”

“Ma tu non puoi vedere i file segreti della Nishimachi.”

“Beh, questo loro non lo sanno.” Izuku sorride, arricciando il naso, prima di dondolare di nuovo e ritrovarsi seduto sul ramo più alto. “Ma è per questo che non posso perdere. Quindi. Tu stai giocando?”

“Iida mi ha mandato perché vuole essere sicuro che tu oggi mangi.”

Izuku assottiglia lo sguardo, tornando a dondolarsi a testa in giù, per guardare negli occhi Shouto. Dondola un po’ troppo in alto però per poterlo fare e la maglietta bianca che indossa è un pochino troppo grande, quindi gli si alza fino ad arrivargli alle orecchie, impedendogli di vedere un bel niente. Ma Shouto non può fare altro se non sorridere e guardarlo mentre litiga contro la maglietta e un bel po’ della sua pelle viene esposta, nonostante la canottiera nera che Izuku porta sempre sotto ogni abito. “Lo sapete che non posso entrare nei file riservati della Nishimachi” gli ricorda Izuku, tirandosi di nuovo su e sistemandosi la maglietta. “Volete solo la gloria della vittoria.”

Shouto ride piano e scuote la testa. “No, non direi. Iida vuole solo essere sicuro che tu mangi.”

“Tenya-kun sicuramente vuole questo, ma Uravity-san? Sei sicuro al cento percento che non voglia altro che mangiamo insieme?”

“È una cosa che fanno gli amici” risponde Shouto, alzando una spalla. La verità è che ha la sensazione che per Uraraka sia prendere due piccioni con una fava, ma, a questo punto, non può davvero dirlo a Izuku. “Mangiare insieme.”

Izuku a questo non risponde. Rimane in silenzio sul suo ramo e guarda dritto davanti a sé, passandosi una mano sui pantaloncini color cachi. E Shouto si porta una mano sulla pancia e si rende conto di quanto gli faccia male, in effetti, adesso che è stato salvato. Tirarlo sull’albero deve aver fatto male anche a Izuku e la forza che ci ha messo nel metterlo al sicuro non è certamente roba da niente. (I suoi movimenti…) In effetti, è una cosa che dimentica anche troppo spesso, che Izuku non è solo una specie di scienziato pazzo un po’ troppo timido, ma che si è allenato per poter entrare alla UA. (C’è qualcuno che si muove in questo esatto modo.) Izuku sarebbe probabilmente entrato alla UA, se non fosse per il suo stato di Senza Unicità. È agile. Sembra come se non avesse per nulla paura di cadere dall’albero. (Il Coniglio —no.)(No no)

“Izuku” lo chiama, alzandosi in piedi sul ramo, per poterlo raggiungere almeno con lo sguardo. Izuku dondola i piedi e abbassa la testa, per fargli capire che ha la sua completa attenzione. Ci sono dei raggi di sole che entrano trai buchi delle foglie e lo illuminano un po’. Di solito Izuku non guarda le persone negli occhi, ma ci sono questi piccoli momenti, delle frazioni si secondo, in cui lo sguardo di Izuku e quello di Shouto si incatenano tra loro e tutto il mondo sembra avere senso. Tutto il mondo sembra essere ordinato e giusto e bello. “Ci tengo molto a te, e vorrei che tu venissi a mangiare con me, Uraraka, Iida, Tsuyu e Yaoyorozu.”

Izuku distoglie lo sguardo prima della fine della frase. Delle enormi chiazze rosse iniziano a tingersi sopra il suo viso, mentre si tiene in equilibrio sul ramo con le mani. Non può nascondere il viso, fino a quando deve pensare all’equilibrio, quindi. “Ah. Cerchi di sedurmi e usare il nome della nostra amicizia per vincere” sospira Izuku. “E io che credevo di potermi fidare di te.”

“Sai che adoro vincere.”

“So che metti il broncio se perdi” risponde immediatamente Izuku, per poi sospirare. “Non vorrei che passassi un’intera giornata col broncio.”

“Non ho mai tenuto il broncio a nessuno.”

Izuku alza un sopracciglio e sbuffa. “Certo.” Comunque non si muove. Non sembra essere davvero intenzionato a scendere dall’albero e non sembra voler andare a mangiare. Dondola di nuovo i piedi.

“Sembri essere tornato di buon umore” si lascia sfuggire Shouto, continuando a guardarlo, mentre si tiene in equilibrio tenendosi dal suo ramo con le mani. Izuku fa una smorfia con le labbra e scrolla le spalle. “Più o meno.”

“Va bene, visto che mi avete trovato devo pensare a un premio che non siano i file della scuola che non posso avere” cambia argomento, alzando una dito per aria. “Lo dico subito: non ho soldi.”

“Nessuno ti toglierebbe soldi.”

Izuku arriccia il naso. “Tenya-kun mi farebbe fare una penitenza” si lamenta, posando la testa contro il tronco.

Shouto scrolla le spalle. “Se vuoi, possiamo semplicemente rimanere qui e poi però Iida si preoccuperebbe e verrebbe a cercarci e ti porterebbe al tavolo prendendoti praticamente in braccio” lo avverte. Non sta cercando di essere divertente. Sta solo dicendo la verità. Ma Izuku scoppia a ridere lo stesso, alzando le mani, come se si volesse arrendere.

“Dammi solo qualche minuto” gli dice però, chiudendo gli occhi e tirando su una gamba. “Prometto che penso a un premio e poi andiamo a mangiare con gli altri.”

Shouto sbatte le palpebre e si alza in punta di piedi. “Ti diamo fastidio?” gli chiede.

Izuku non apre nemmeno gli occhi. Intreccia le dita sulla pancia e ha ancora quelle chiazze rosse sul viso, che si confondono nel gioco di luce e ombra tra le foglie dell’albero. “No, sono molto felice di passare il tempo con voi” risponde. “Io vi do fastidio?”

Shouto scuote la testa, dimenticandosi degli occhi chiusi di Izuku.


 

#4 Complicità: L’interludio di Izumi Kota (Parte 2)

Midoriya Izuku è un bugiardo. Sembrava odiare gli eroi, esattamente come Kota, e poi, però, ha iniziato a farci amicizia, ci ha mangiato insieme, li ha aiutati a studiare, ha fatto in modo che loro lo potessero vedere se non come un amico almeno come un alleato. E Kota si è sentito tradito.

Midoriya Izuku è un bugiardo. È stato per più di una settimana insieme a Kota e ha detto che gli piacevano i suoi disegni e che gli piaceva stare con lui, ma poi ha deciso di mangiare insieme a quegli apprendisti eroi, piuttosto che con Kota.

Midoriya Izuku è un bugiardo. Quando c'è stato un attacco al campo, invece di scappare via, come un cittadino normale avrebbe fatto, come un ragazzo normale che lui diceva di essere avrebbe fatto, è corso a cercare Kota, perché la zia aveva detto che non riusciva a trovarlo. Midoriya Izuku è un bugiardo, perché quando un criminale ha minacciato di uccidere Kota si è messo in mezzo e si è fatto male, e si è rotto le gambe e le braccia e tutto il suo corpo cercando di difenderlo, anche se non era il suo compito, anche se non era quello che qualcuno si aspettava da lui.

Midoriya Izuku è un bugiardo perché ha combattuto con tutto quello che aveva e ha battuto un criminale con la sua sola forza e poi è corso verso Kota e lo ha preso tra le sue braccia rotte e gli ha detto che tutto sarebbe andato bene, mentre Kota piangeva. Aveva le braccia rotte ed eppure è un bugiardo, perché lo ha tenuto tra le sue braccia e lo ha portato via dal campo di combattimento, per portarlo da sua zia, per tenerlo al sicuro. Ha corso e, mentre Kota piangeva perché è sicuro, è sicurissimo che gli facevano male le gambe e le braccia e forse anche tante altre cose, Izuku-nii ha continuato a ripetere che tutto andava bene, che sarebbero stati bene, che nessuno si sarebbe fatto male.

Mentiva.

Izuku-nii ha portato Kota fino all’edificio principale, in cui tutti quanti loro dormivano. Ha incontrato Eraserhead, ha detto che il loro obiettivo (quello dei criminali) era un ragazzo di nome Kacchan. E poi Eraserhead ha preso Kota dalle braccia di Izuku-nii e gli ha detto di seguirlo. E Kota ha guardato Izuku-nii che correva dietro di lui e sembrava così stanco, sembrava così piccolo ed eppure, gli stava sorridendo. Ed eppure continuava a mentire. Ha messo in pericolo la sua vita per Kota.

Midoriya Izuku è un bugiardo.

Quando sono arrivati all’edificio del campo in cui tutti loro dormivano, nel posto in cui i ragazzi della UA stavano facendo lezione, Izuku-nii si teneva a malapena in piedi. All'entrata c'era quell'uomo enorme con i capelli bianchi e non c'era la zia, la zia non era da nessuna parte, Kota ha controllato, ha avuto paura e quando si è girato verso Izuku-nii, (per essere rassicurato) si è reso conto che lui si era avvicinato a un ragazzo coi capelli biondi e una faccia arrabbiata (il ragazzo che sembra essere sempre arrabbiato)(l'unico ragazzo con cui Izuku-nii non ha parlato durante il campo di allenamento degli studenti della UA). E ha sorriso anche a lui. Gli ha sorriso nello stesso modo in cui aveva sorriso a Kota. Come se anche lui fosse vittima di qualche criminale. Come se dovesse salvare anche lui. Izuku-nii ha detto: “Sono felice che tu stia bene, Kacchan.” E poi le sue gambe non hanno più retto, è caduto in ginocchio, poi con la faccia per terra.

Il ragazzo biondo non si è mosso per aiutarlo. Ha solo tenuto gli occhi sbarrati, tirandosi leggermente all'indietro, con le mani chiuse in due pugni.

Kota si è liberato dalla stretta di Eraserhead, ma è stato il tipo coi capelli rossi e all’insù ad arrivare per primo da Izuku-nii. (Kota ha solo pregato che stesse bene.) Hanno chiesto che cosa dovevano fare, quei ragazzi. Hanno chiesto come si sarebbero potuti difendere. Erano pronti a combattere. Non è arrivato nessuno ad attaccarli, però. Hanno aspettato, ma non è arrivato nessuno. E Izuku-nii non si è svegliato.

Izuku-nii non stava bene. Ma ha fatto finta per far star meglio Kota. Izuku-nii ha mentito, perché aveva detto di non essere un eroe. Izuku-nii è caduto sul pavimento e non è riuscito più ad alzarsi. Izuku-nii ha combattuto con tutto quello che aveva, anche se Kota lo conosce appena. Lo ha protetto nonostante tutto, ha provato a tranquillizzarlo, ha provato a tenere duro finché non sono stati al sicuro.

Per questo è un bugiardo. Come tutti gli eroi. (Ma meglio.)




NdA: Oggi rompo doppiamente, perché mi ero detta che questa settimana avrei scritto la mia amatissima leopika, ma poi mi sono sentita in colpa per la long non finita (questa storia) e non riuscivo a concentrarmi.
Quindi, forse, riuscirò a mantenere il ritmo di un capitolo a settimana, pubblicato ogni lunedì (god I hate mondays)(e adesso avrete un motivo per odiarlo di più.)
Secondo i miei calcoli, con il prossimo capitolo chiudo un arc narrativo che si è aperto con Todoroki che voleva fare una domanda al tranquillo e normale Izuku. Nel senso che, finalmente, questa domanda sarà fatta e si apriranno nuovi orizzonti e poi ci sarà l'interludio di Bakugou, che dovrebbe essere il centro per liberare Izuku, non so a questo punto e finalmente la connessione tra Izuku e Todoroki. Una connessione vera. E quindi un altro arc narrativo, forse un po' più breve. So che questa doveva essere una slow burn, ma mi sto frustrando anche io con Izuku in questo stato. Tipo, uhm, piccolo, apri gli occhi e renditi conto di essere in una romcom e comportati di conseguenza. (E invece no.) Ti prego, Izuku, comportati di conseguenza.
Dico "secondo i miei calcoli", ma voglio ricordare che, all'inizio, questa storia doveva essere lunga al massimo 50k parole e avere 6 capitoli (contando anche il prologo) e invece siamo arrivati alla possibilità di avere nove capitoli più prologo (per il numero pari) e mi sento come se avessi davvero iniziato una relazione molto seria e non so come comportarmi. Per ora scrivo e vediamo che cosa vogliono fare i personaggi. 
Sto pensando, appena finisco il primo arc narrativo, di pubblicare la versione revisionata su ao3 (su cui sto già traducendo la fic, con l'aiuto di un'amica). Non so perché ve l'ho detto, ma mi sembrava il momento di dirlo. Spero davvero che la storia vi stia piancendo.

 

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Capitolo 6
*** #5 Paura ***


 

PopStep: what is happening here?
Izuku: teenage rebellion
Pop
Step: yeah, stick it to the old people






#5 Paura: La porta di Midoriya Izuku e di Todoroki Rei!!

Izuku non si sveglia da quattro giorni.

È questo che dicono a Shouto, quando chiede di lui, con le dita incrociate in un movimento nervoso e il labbro inferiore torturato da piccoli morsi. Ogni giorno la risposta è la stessa, non cambia e non cambia nemmeno oggi. Motivo per cui Shouto abbassa un pochino le spalle e continua a guardare il pavimento con intensità.

Risentimento e un pochino di colpa. Prova questo. Risentimento, un pochino di senso di colpa. Non sa come fermare questi sentimenti.

Iida ha detto che verrà domani per vedere Izuku. Uraraka sarebbe voluta venire anche oggi, invece, ma, se non li lasciano nemmeno entrare nella sua stanza, sarebbe inutile farle fare il viaggio. Dovrebbe scriverle un messaggio. Dovrebbe farle sapere che Izuku ancora non si è svegliato e che non possono vederlo e che però i fiori e cioccolatini e tutti i regali che gli hanno lasciato sono stati recapitati e, quando si sveglierà, l’infermiera lo ha promesso, vedrà quanto i suoi amici lo adorano e si rimetterà un pochino più in fretta.

L’infermiera è così gentile da rispondergli ogni giorno e Shouto sa che non è una cosa che fanno tutti e per tutti. Motivo per cui, ogni giorno la ringrazia e fa un cenno col capo e poi non sa che cos’altro dovrebbe fare. Si muove intorno. Si guarda intorno e non sa che cosa fare. Si passa una mano sul viso più volte. Di solito decide di andare a casa. L’infermiera non ha mai menzionato la presenza di qualcuno con il cognome Todoroki, e di questo Shouto gli è ancora più grato. Non gli ha mai chiesto perché non va a trovare sua madre. E, sinceramente, in questo momento, Shouto non vuole incontrarla. Vorrebbe solo sapere se il suo amico sta bene. Vorrebbe solo sapere se si riprenderà. Vorrebbe vedere come sorride. Vorrebbe prendergli la mano e dirgli che va tutto bene, anche se è una bugia.

Shouto doveva essere lì con lui.

Aveva promesso che lo avrebbe protetto, ma non c’è mai quando Izuku ha bisogno di protezione. Per un motivo o per un altro è sempre lontano. Per un motivo o per un altro, non ha mai protetto Izuku. E ora si sente stupido. Si sente così impotente. Si sente così...

Sa il numero di stanza di Izuku, che è un po’ la cosa peggiore, perché l’infermiera gentile fa finta di non vedere, quando Shouto entra per i corridoi. Deve pensare che lui sia già andato a trovare Izuku più volte, nonostante il suo amico stia dormendo e non si possa alzare. Deve pensare di avergli fatto un favore. In realtà, Shouto si muove per l’ospedale nello stesso modo da settimane e non è ancora andato a trovare nessuno. Quando Izuku è stato vittima di quel criminale, al centro commerciale, Shouto era qui perché si era messo in testa di incontrare sua mamma. E non ce l’ha fatta. Ha girato per i corridoi, ancora e ancora. È arrivato davanti alla stanza della mamma e ha fissato il nome accanto alla porta. Todoroki Rei, c’era scritto. E Shouto è rimasto lì, in silenzio, a fissare, con la mano a mezz'aria, perché voleva bussare, solo per poi chiudere gli occhi, darsi dell'idiota e andarsene via. Non è riuscito a visitare nessuno, in quest’ospedale.

Per uno stupido scherzo del destino, Izuku e la mamma di Shouto hanno lo stesso numero di stanza, solo che si trovano su due piani completamente diversi. Shouto vorrebbe vedere Izuku, non sa invece come si dovrebbe sentire per quello che riguarda la sua mamma, il numero della sua stanza, il loro passato.

(La storia della parte sinistra del corpo di Shouto, lui la sa a memoria.)(Se la ripete prima di andare a dormire.)(Sa che fa parte indissolubilmente di lui come figlio, come fratello, come amico, come essere umano.)(Forse anche come eroe.)(Ma ci sono storie che sono difficili da dire ad alta voce.)(E persone che sono un pochino più difficili da perdonare.)

Il numero della stanza di Izuku finisce per nove. Ci sono molte cose che riportano al nove, quando si parla di Izuku e Shouto ora come ora, vorrebbe poter entrare in questa stanza e vedere il suo amico. Controllare che respiri, che abbia un aspetto sereno, che sia ben curato. Non sa perché non riesce a fidarsi così tanto degli adulti (invece lo sa bene il perché), ma sa che vuole assicurarsi che Izuku stia bene. E quindi cammina per i corridoi e, come qualche settimana fa, rimane a fissare una porta di ospedale, in silenzio, con una mano a mezz'aria.

Non c’è il nome di Izuku, sulla porta. È passato troppo poco tempo e, comunque, lui non potrebbe ricevere visite, motivo per cui sarebbe stupido far vedere a tutti dove si trova. È un bene che non ci sia il nome. Vuol dire che non pensano che lui debba rimanere per troppo tempo in ospedale. È un bene. (Shouto sta cercando di convincersi, a quanto pare.) Il corridoio è vuoto e silenzioso. I passi di Shouto mentre arrivava fin qui si sentivano forti e chiari e c’è un forte odore di antibiotici e medicine. C’è anche un rumore quasi costante di macchine che monitorano il battito cardiaco. (Izuku anche ne ha una attaccata al cuore?)(Come sta il cuore di Izuku?) E Shouto ancora non ha nemmeno il coraggio di muoversi.

Si passa una mano sui pantaloni, prima di deglutire. Si sente come congelato, nervoso fino al midollo, il cuore che gli batte forte nel petto. Cosa deve fare? Vuole veramente entrare in questa stanza? (Non riesce mai a stare vicino alle persone che hanno bisogno di lui.)(Non c’era per Izuku, non c’era nemmeno per Iida.)(Non riesce a consolare nessuno.)(Non riesce a tranquillizzare nessuno.)(Se è qui non lo è perché vuole tranquillizzare Izuku, ma solo perché vuole tranquillizzare se stesso.)(Che ragazzo egoista.)(Alla fine, vedi?, è esattamente come suo padre.)

Shouto chiude gli occhi e da un passo in avanti, posando la mano sulla maniglia della porta e girando piano piano, con calma snervante, mentre sente come se tutto intorno a lui perdesse importanza, come se niente fosse reale.

C’è il rumore della macchina che prende i battiti. Un bip bip regolare, che dovrebbe rassicurare del battito del cuore di Izuku, e la stanza è in penombra. Il sole che splende fuori dalla finestra arriva a malapena, filtrato dalle serrande e poi anche dalle tende di un blu pesante. E ci sono più letti, in questa camera, ma solo uno è occupato. Soltanto un letto contiene Izuku.

Shouto infila la testa nella stanza e sente come sta trattenendo il respiro.

Non vede Izuku da una settimana, alla fine, e non lo ha mai visto ferito, non lo ha mai visto all’ospedale. Forse per questo, il cuore che era come se avesse smesso di battere nel suo petto, alla vista di Izuku sdraiato supino sul letto, con gli occhi chiusi e delle flebo attaccate alle braccia, inizia a battere troppo velocemente. Shouto si aggrappa alla maniglia della porta, le sue nocche diventano bianche (e la maniglia diventa fredda, sotto il suo tocco gelido) e riesce a vederlo.

Ha le braccia fasciate, dal palmo della mano fino alla base del collo. Una gamba anche è fasciata, tenuta in alto per non farlo muovere nel suo sonno. E ha un enorme cerotto sulla fronte, che non sembra essere pulito, ma è macchiato di -sembra essere sangue e antibiotico insieme. Izuku dorme e sul dorso delle sue mani sono attaccate una flebo e una sacca di sangue. Izuku dorme. Non sembra muoversi. Fa paura. Fa davvero tanta paura. Perché Izuku parla tanto, perché Izuku si muove tanto, fa tantissimi movimenti inutili e adesso invece è fermo, sembra essere paralizzato, deve aver sentito tanto dolore. (Aveva paura?)(Quando quel criminale ha attaccato il bambino delle Pussycat, Izuku aveva paura?)(Ha fatto finta di non aver paura perché c’era qualcuno con lui?)

Al toccarlo adesso, probabilmente, Izuku si sarebbe frantumato in mille pezzi. Ci sarebbe voluta una semplice spinta, per ucciderlo. L’ultima volta che lo aveva visto, si arrampicava sugli alberi e giocava a nascondino coi suoi compagni di classe. Adesso sembra essere un vaso di cristallo. Shouto si porta una mano sulle labbra. E si sente in colpa. E si sente terrorizzato. Ha iniziato a sudare freddo. (Lui doveva essere lì, con Izuku.)

C’è una mano che si posa sulla sua spalla e lo tira fuori dalla stanza, gentilmente. Shouto non si degna nemmeno di girarsi a guardare chi sia. L’immagine di Izuku gli rimane impressa nelle retine. (Izuku proteggeva il bambino delle Pussycat.)(Chi proteggeva Izuku?)

Quel qualcuno gli chiude davanti la porta, facendo in modo che l’immagine di Izuku non sia più visibile. (Perché questa situazione gli sembra familiare?)(Perché sente di averla già vissuta prima, solo in una posizione diversa, solo coi ruoli invertiti?)

(Quando Shouto si è procurato la bruciatura sull’occhio sinistro, non riusciva a dormire, perché il dolore era lancinante.)(Passava la notte a contorcersi dal dolore.)(Si arricciava sul letto, stringeva i denti, si portava le mani al petto per darsi forza.)(Ha passato ben tre giorni in quello stato di dolore.)(Non lo ricordava.)(Il dolore era lancinante.)(Non riusciva a muoversi.)(E ricorda come se...)(Natsuo.)(Natsuo e Fuyumi alla porta della sua stanza.)(È un ricordo vago.)(Natsuo e Fuyumi erano lì, mentre Shouto teneva gli occhi chiusi e provava a non uralare per il dolore.)(E avevano provato ad avvicinarsi.)(Ma non lo avevano fatto.)(Non sono mai arrivati da Shouto.)(Qualcuno li ha portati via.)(Perché qualcuno...?)

“Shouto-kun, giusto?” gli chiede la persona che lo ha tirato via dalla stanza.

Shouto aggrotta le sopracciglia, girandosi verso la voce che gli ha parlato. È il fratello maggiore di Izuku. Come lo chiamava? Koi-qualcosa. Shouto prende un respiro profondo, prima di annuire.

Koichi gli sorride gentilmente, togliendo da sopra la mano da sopra la sua spalla. “L’amico della UA” continua dolcemente. “Sono molto felice che tu sia venuto a trovare Izuku-kun. Ma non ti hanno detto che non puoi entrare nella sua stanza?” gli chiede.

Shouto punta lo sguardo sulla punta dei suoi piedi e stringe le mani in due pugni. “Volevo solo vedere come sta” riesce a dire, con una voce bassa. (Prima era felice di aver visto Izuku.)(Anche se in quello stato.)(Anche se Izuku non può vedere lui.)(Perché non vederlo per così tanto tempo lo fa stare a disagio.)(Ha paura che scompaia.)(Ha paura che qualcuno lo porti via.)(Anche se in modo strano e un pochino inopportuno, quindi, anche se Izuku è addormentato, anche se deve ancora riprendersi, Shouto è stato felice di vederlo.)(Ora è furioso.)(Perché non gli hanno lasciato il tempo per avvicinarsi.)(Perché non si è potuto sedere accanto a Izuku.)(Perché glielo stanno portando via.)

(La mano.)(La mano sinistra inizia a diventargli calda.)(Shouto non se ne rende conto.)(È solo arrabbiato.)(La mano sinistra inizia a riscaldarsi.)(Lui inizia a essere davvero arrabbiato.)

Koichi posa una mano sulla testa di Shouto, scompigliandogli i capelli (nemmeno fosse un bambino). “Sono felice che Izuku-kun abbia tutti questi buoni amici” gli dice. “Ma le regole sono regole e ti assicuro che informeremo Eraserhead, quando Izuku-kun si sveglierà. Così saprete che sta bene e che potete venire a visitarlo.”

“Io non...”

“Le regole sono regole” ripete Koichi, inclinando la testa e facendo capire a Shouto che forse dovrebbe andarsene via.

(La mano sinistra inizia a riscaldarsi pericolosamente.)


 

#5 Paura: Le lacrime versate a causa di Midoriya Izuku!! (parte uno)

In realtà, Izuku si è svegliato il giorno dopo l’attacco alla baita delle Pussycat.

Ha sentito dolore in tutto il corpo e qualcuno gli teneva la mano. Le braccia gli facevano male e la testa era pesante e gli occhi volevano rimanere chiusi, mentre il dolore che provava allo stomaco lo tenevano sveglio. Izuku era sveglio, quando Shouto-kun ha provato a entrare nella sua stanza di ospedale e Izuku era sveglio quando anche Red Riot e Uravity-san hanno provato a fare la stessa cosa. Certo. Non ha la forza per parlare e sente la bocca secca. Quando muove le dita sente gli aghi fargli male sotto la pelle. La sua faccia è piena di tagli e brucia, quando muove la testa. E sicuramente ora come ora non può parlare con nessuno e può essere che abbia la strana sensazione di aver fatto (di nuovo) qualcosa che non doveva fare. Ma Izuku era sveglio. Semplicemente, non aveva voglia di parlare con nessuno di loro. E quindi, questo essere stato messo in isolamento da Eraserhead (la seconda persona che ha visto da dopo sveglio) non è stato poi così male. Gli ha dato tempo di pensare, tempo per calmarsi.

Si rende conto di essere una persona orribile.

La prima persona che ha visto, mentre provava ad alzarsi a sedere, con l’aiuto di una sola mano e con la gamba che non è abbastanza lunga perché lui si sieda accanto ai cuscini senza farla cadere sul materasso, è stata la sua mamma. E Izuku ha pensato: bene. Molto bene.

La mamma piangeva. E Izuku ha chiuso gli occhi e si è sentito in colpa mentre ripeteva nella sua testa fantastico. La sua testa ripeteva di nuovo. La sua testa continuava a ripetergli che figlio pesante che sei. Izuku fa piangere la sua mamma un giorno sì e l’altro anche. Non lo fa perché vuole, lo può giurare. Non vuole far piangere la sua mamma, non vuole che lei si senta male. (Sicuramente non vuole che lei smetta di amarlo.) E la cosa peggiore è che, mentre la mamma piangeva, tenendogli le mani (che facevano male, facevano tantissimo male), Izuku è rimasto a guardarla in silenzio, senza riuscire a dire niente, senza riuscire a capire che cosa avrebbe dovuto dire o provare.

È una cosa che gli ha fatto notare Haneayama-san, ora che ci pensa. È facile far ridere Izuku, perché è sempre molto teso e quindi con una risata riesce a rilasciare la sua tensione, quando è a disagio. Ed è facile far piangere Izuku, sempre perché è molto teso e quando si ritrova davanti a un pericolo lo affronta, per poi rilasciare la tensione che aveva accumulato, una volta al sicuro. Ma Izuku non ride e non piange mai nei momenti opportuni. Perde sempre l'attimo.

La mamma piange e Izuku non riesce a piangere insieme a lei. Non rilascia la tensione. La sta accumulando, invece. E non succede soltanto con la mamma. Succede con un po’ tutte le persone intorno a lui. Piange nei momenti meno opportuni quando si trova coi suoi compagni di classe, ride nei momenti meno opportuni quando si trova coi ragazzi della UA. Piange e ride senza un vero motivo e sembra essere un figlio senza cuore, quando la sua mamma piange, portando le mani di Izuku alla sua fronte, e lui -lui non fa niente, non prova niente.

“Non è questo il tuo compito” gli ha detto la mamma, quando si è svegliato. Erano soltanto loro due e tutte le bugie che Izuku ha detto alla sua mamma. Erano loro e le conseguenze delle azioni e decisioni di Izuku. E lei ha detto: “Proteggere gli altri, non è un tuo compito. Il tuo compito era rimanere vivo. Il tuo compito era stare bene. Il tuo compito era essere un bambino felice. E io ho pensato che saresti morto. Ti ho guardato e ho pensato che saresti morto. E come avrei potuto sopravvivere, io? Come sarei riuscita ad andare avanti, sapendo di non essere riuscita a proteggere il mio unico bambino?”

Le sue lacrime avevano bagnato i tubi della flebo e Izuku la guardava, mentre lei piangeva e non sapeva che cosa dire. Aveva pensato anche lui che sarebbe morto, nello scontro con Muscolar. Ne era sicuro. Aveva chiesto scusa alla mamma. Aveva chiesto scusa a All Might. E aveva sperato che le sue scuse fossero sufficienti a non farli piangere. (Il resto del mondo non sarebbe stato troppo deluso dall'aver perso Midoriya Izuku.)(Lui non è importante, non è utile.)(Poteva morire.)(Solo che gli dispiaceva.)(Gli dispiaceva far piangere la mamma.)(Deludere All Might.)(Gli dispiace.) “Mi dispiace” è riuscito a mormorare e ha solo fatto piangere anche di più la mamma. (Ha iniziato a provare fastidio, in quel momento, Izuku.)

“Perché ti è così difficile decidere di vivere?” gli ha chiesto ancora lei. (Izuku sentiva come un brivido sul collo.)(Qualcosa che gli dava fastidio.)(Un pizzico di rabbia.)(Un pizzico di indignazione.) “Io lo so che hai un rapporto complicato con il tuo corpo. Io lo so che non riesci a pensare al tuo corpo come parte di te. Ma se muore il tuo corpo, muori anche tu. E tutto quello che hai imparato, tutto quello che hai visto, tutto quello che sei, scomparirebbe, perché non sei riuscito a prenderti cura di te.” La mamma ha stretto le mani di Izuku. (Gli aghi si muovevano sotto la sua pelle.)(Faceva male.)(Pizzicava.) “E io sono tua madre. Io dovevo insegnarti a prenderti cura di te, io dovevo proteggerti, io dovevo amarti con tutto quello che avevo. E ho pensato che prima o poi avresti capito, pensavo che saresti stato meglio ma... Izuku, tu non migliori.“

Izuku aveva alzato un sopracciglio. Forse non sta sentendo bene. Aveva l’impressione che sua madre lo volesse abbandonare lì. Ha sentito il corpo diventargli freddo, mentre si portava una mano sulla gola, per sentire le vibrazioni di quando la schiarisce. “Mamma?” l’aveva chiamata e la mamma ha un sorriso dolce, gli teneva le mani, non sembrava voler andare via.

“Qualsiasi cosa tu faccia dopo scuola” gli ha detto lei, con un tono di voce calmo e fermo. Gentile e severo. “Quella cosa che io ho fatto finta di non vedere e che tu hai continuato a fare alle mie spalle: voglio che finisca qua.”

Izuku ha sbattuto velocemente le palpebre, aggrottando le sopracciglia. (Il brivido di rabbia rimane lì.)(Indignazione.) “Mamma...” ha provato a iniziare, ma lei aveva scosso la testa.

“Non mentirmi” lo ha interrotto lei, tra le lacrime. Il suo tono non cambia, rimane fermo. (Izuku è infastidito.)(Qualcosa lo infastidisce e lui non capisce che cosa.) “So di non essere stata la madre migliore. So che è il tuo sogno e che ti devo sostenere in questo. E ci ho provato. Ti giuro, ci ho provato. Io credo in te e in tutto quello che puoi diventare, Unicità o meno. Io -so che tu puoi fare grandi cose, ma mi chiedo se questo sia il modo giusto. Quell’uomo... non voglio che tu lo riveda. Io gli ho creduto. Ti ho dato a lui, perché io gli ho creduto, perché mi sono fidata, perché ti custodisse e ti guidasse. Perché ti tenesse al sicuro. Ma le braccia rotte. Le bruciature. E adesso questo. Non sta facendo un buon lavoro. Non ti sta proteggendo. E non lascerò più mio figlio con lui. Ho fatto tanti errori, nel crescerti. Non lascerò che gli errori di qualcun altro ti portino via da me. Se nessuno può proteggerti, allora lo farà la tua mamma.”

“Mamma...”

“Il discorso è finito qui” lo ha fermato di nuovo lei, scuotendo la testa. “Troveremo un altro modo. Io so che tu troverai un altro modo per essere l’eroe che devi essere, ma... non voglio che tu abbia più niente a che fare con quell’uomo. Izuku. Mai più. Se è questo quello che devo fare per farti rimanere in vita, lo farò.” Aveva abbassato la testa, Izuku la guardava in silenzio. Non poteva sapere quello che stava dicendo. Mamma non poteva sapere. “Fa molto male, sai?, vederti ridotto così ogni volta. Fa molto male.”

Izuku ha tirato indietro le mani che la mamma stava tenendo, con uno scatto e poi si è di nuovo sdraiato sulla schiena. Se non fosse stato per la gamba tenuta su, si sarebbe sdraiato sul fianco e avrebbe fatto di tutto per non guardare sua madre che continuava a piangere. Si è limitato a girare la testa dall’altra parte e a fingere di non sentirla singhiozzare.

Izuku sceglie sempre i momenti peggiori per piangere. E sceglie sempre i momenti pessimi per non piangere. Ha tenuto incrociate le braccia e un broncio, per far capire quanto poco d’accordo fosse con la mamma. Ma lui non è mai stato un ragazzo disobbediente. Non è mai stato quel tipo di persona da andare apertamente contro un divieto della mamma. Certo. È sempre stato curioso, forse ha sempre fatto in modo di preoccuparla e forse ha sempre avuto l'istinto di farsi più male del necessario, facendola piangere, ma non è mai riuscito a disobbedirle per davvero. (Aveva paura che lo abbandonasse.)(E la mamma non gli ha mai chiesto di non fare cose che lui voleva fare con tutto il suo cuore.) Questa situazione è nuova. È la prima volta che mamma non vuole che lui faccia qualcosa che invece lui vuole fare con tutto il suo cuore.

Mamma di solito è dolce, è comprensiva. Mamma non ha detto Izuku, non puoi essere un eroe. La mamma ha detto: Izuku, non puoi seguire quell’uomo. (perché lui non sa proteggerti.) (Si sta arrabbiando.)(Izuku si sta arrabbiando a seguire questo ragionamento.)(Perché?)(Cosa sta succedendo?)

Quando è entrato Eraserhead a sgridarlo per il suo comportamento e poi ringraziarlo per il suo comportamento, Izuku è rimasto in silenzio, con le mani sulle cosce e, finalmente, la gamba sul materasso. Ha chinato la testa durante i rimproveri e annuito durante le istruzioni su come dovrebbe procedere da qui in poi. Quando Eraserhead ha posato una mano sulla sua testa e gli ha detto che ha fatto un buon lavoro, che ha del potenziale, aggiungendo a bassa voce che forse non dovrà essere un vigilante per sempre, Izuku ha alzato lo sguardo di scatto, per trovare un Eraserhead che compilava moduli, con un’espressione più che neutra. La notizia che gli studenti della UA non avevano il permesso di venirlo a trovare prima della settimana, è arrivata in quel momento.

“Molti dei miei alunni che sono in pena per te” gli ha fatto sapere Eraserhead. “Ma non puoi permettere che ci siano dei testimoni nel mondo degli eroi delle tue ferite. Alcuni di loro sono molto intuitivi. Potrebbero capire che cosa stai nascondendo. Ti consiglio, non appena sarà possibile muoverti, di farti vedere col costume, senza che Midoriya Izuku però si tolga il gesso alla gamba. Capisci?”

Izuku ha annuito.

“Prova a rimanere vivo. So che è difficile, ma...”

Il primo giorno di Izuku da sveglio è stata una gara degli adulti per vedere chi lo faceva arrabbiare di più.


 

#5 Paura: Fuyumi e Natsuo Todoroki!!

“Questa non è esattamente la vita in un ospedale” borbotta Natsuo, lanciandosi in bocca dei popcorn, mentre Fuyumi gli dà un calcetto sul fianco.

Natsuo è tornato a casa appena ha potuto, quindi uno o due giorni dopo l’attacco alle Pussycat e non si è più mosso da casa. Gira per i corridoi, senza maglietta e di solito con qualcosa da mangiare in mano. Una volta, Shouto è sicuro di averlo visto con due tazze, fuori dalla sua camera e, quando Shouto ha aperto la porta, Natsuo ha fatto finta di niente e ha cominciato a camminare via, verso la camera di Fuyumi.

Natsuo è molto più ovvio di Fuyumi, nel suo essere preoccupato. Fuyumi sorride e fa finta di niente. Sta preparando i piatti preferiti di Shouto, gli dà più tempo per rispondere alle domande e fa scivolare delle caramelle verso Shouto, ogni tanto, per tirarlo su di morale. Natsuo, invece, non ha potuto praticare l’essere un fratello maggiore, a quanto pare. Quindi ci sono degli sguardi che mettono in imbarazzo sia Natsuo che Shouto e quegli strani tentativi di bere del tè insieme. E questo. C’è anche questo.

Shouto si muove sulla poltrona, per scivolare giù e rimanere mezzo sdraiato, mentre posa la testa su uno dei cuscinetti sopra il manico della poltrona. Davanti a lui, la televisione è accesa e stanno guardando -qualcosa. Sinceramente Shouto non ci sta nemmeno pensando a quello che potrebbe succedere in televisione. Vede solo tanti camici e tante persone con le croc e decisamente troppo trucco, per pensare che stiano davvero lavorando. Un telefilm su un ospedale. Sicuramente è questo. E non lo aiuta proprio a dimenticare l’immagine di Izuku, addormentato su un letto d’ospedale. (E questo ricordo.)(Il ricordo di Natsuo.)(Il ricordo di Fuyumi.)(Il ricordo di quel dolore che gli ha inflitto suo padre.)(E la sua mamma.)(Il dolore che gli ha inflitto la sua famiglia.)

“Sicuramente questo non è un procedimento medico” continua Natsuo portandosi una manciata di popcorn in bocca. Fuyumi sbadiglia e gli dà un altro calcetto sul fianco. Sono seduti sul divano grande, loro due. Fuyumi sdraiata, con le gambe su Natsuo, mentre finge di star leggendo qualcosa al cellulare e, ogni tanto, lancia delle occhiate veloci allo schermo della televisione, mentre Natsuo, seduto con le gambe incrociate mangia e critica e sembra essere molto preso da questa serie. Chissà perché. “Se facessi una cosa del genere nella vita reale, probabilmente ti farebbero causa.”

"Tu ne sai qualcosa di cause.“

“Che dovrei sapere di cause?”

“Di cause perse” finisce Fuyumi, sbadigliando.

“Ma cosa vuol dire?” chiede Natsuo, girandosi verso di lei e scuotendo la testa, mentre Fuyumi ride, alzando una gamba per spingere via col piede la faccia di Natsuo, che, a sua volta, cerca di spingerla via con le mani, prima di tornare a mangiare i popcorn. “E poi tutte queste persone che si baciano nei ripostigli... se entri nei ripostigli incontri solo specializzandi che piangono.”

“Tipo te?” chiede ancora Fuyumi, bloccando il cellulare per infilarlo trai cuscini accanto ai suoi fianchi.

Natsuo assottiglia lo sguardo, ingoia i popcorn e ruota gli occhi. “Eh, sì” risponde alla fine. “Tipo me.” Cosa che da scoppiare a ridere Fuyumi, che continua a dargli dei calcetti, non permettendogli di continuare a mangiare.

Di solito, Shouto può andarsene in camera sua senza problemi, dopo cena. Nessuno gli chiede di rimanere in salotto o di guardare qualcosa, prima di andare a dormire. Shouto, lo ha già detto, vive prevalentemente da solo. E non gli dà poi così tanto fastidio, rimanere da solo. Soprattutto perché, beh, lui è abituato a stare da solo. Natsuo e Fuyumi, però, per qualche stupidissimo motivo, lo vogliono intorno, ultimamente. Vogliono che stia con loro, vogliono che lui parli loro, che racconti delle sue giornate, di quello che pensa di una serie tv, o di un libro o anche solo del tè che stanno bevendo. E Shouto ha scoperto che questo non gli sta poi così tanto bene.

È diverso. Quando Iida, o Uraraka, o Yaoyoruzu gli fanno domande, è diverso. Loro hanno uno scopo, e glielo hanno detto. Vogliono essere amici. Vogliono che lui voglia loro bene e lo vogliono conoscere. Shouto non pensa che ci sia poi così tanto da conoscere, di lui, ma quando Iida si rende conto delle differenze nelle sue espressioni o quando, per pura casualità, riesce a capire un bisogno di Shouto prima che Shouto stesso se ne renda conto, è bello. È familiare. Conosce i suoi compagni di classe da aprile. Qualche mese, quindi. Loro lo conoscono di più di quanto i suoi fratelli conoscano lui.

È anche diverso da quando parla con Izuku, o col Coniglio Lunare.

Shouto sistema di nuovo la testa, perché non gli faccia male il collo, stringendo le ginocchia al petto. È diverso parlare con Izuku, perché di solito Izuku riempie ogni spazio bianco. Shouto non pensa che ci sia molto di buono in lui, ma vorrebbe che Izuku vedesse soltanto la sua parte buona. Il problema è che non conoscendo quella sua parte buona, non sa che cosa dovrebbe mostrare e si ritrova sempre ad ascoltare Izuku, a cullarsi nella sua di bontà. E, anche se Shouto non parla, anche se molto spesso non riesce a dire tutto quello che vuole dire, Izuku sembra aver intuito molto più di lui di quanto Shouto vorrebbe. È anche diverso parlare col Coniglio Lunare. Perché lui invece ha visto solo la parte peggiore di Shouto. Non riesce ad aggiungere nient’altro. Gli viene un peso al petto, a pensarci, sente come se avesse perso un respiro. Il Coniglio Lunare ha visto solo il peggio di Shouto.

Fuyumi e Natsuo che bisticciano sul divano, facendo cadere i popcorn dappertutto, si comportano come fratelli, tra loro. E tra loro si vogliono bene e non si muovono come se fossero su gusci d’uovo. Sono diversi con Shouto. E questa sceneggiata che stanno facendo -sì, sembra falsa.

Shouto ha vissuto i suoi primi quindici anni senza fratelli maggiori. Le cose non possono cambiare così facilmente e lui non sa comportarsi da fratello minore. Cosa dovrebbe fare? I suoi amici lo conoscono più di quanto lo conoscano i suoi fratelli. Cosa dovrebbe fare? È normale? Non gli sembra normale.

“Shouto” lo chiama Natsuo. “Potresti venire qui e proteggermi da questa strega?”

Shouto alza la testa, per poterlo guardare negli occhi. Che cosa dovrebbe fare? Di solito chiederebbe consiglio a Iida, o al Coniglio Lunare. E Izuku è all’ospedale e Shouto non sa che fare, non sa come si dovrebbe sentire, si sente bloccato sul posto, si sente come se -questa è una farsa. Loro non sono mai stati fratelli, ma non perché loro non volessero essere fratelli. Quindi Shouto si alza in piedi e si siede, con la schiena dritta e le mani sulle ginocchia, tra Natsuo e Fuyumi.

I fratelli maggiori di Izuku sembrano essere tanto buoni e gentili con lui, se avesse avuto dei fratelli maggiori, si era detto, avrebbe voluto che fossero come loro. Quando li ha visti insieme, tutti e tre, con Haneyama che scompigliava i capelli a Izuku e Koichi che lo metteva in imbarazzo e ci giocavano e gli facevano domande, Shouto ha pensato: è questo quello che voglio. Quello che avrebbe voluto, se avesse potuto. E lui però ha già dei fratelli maggiori. Forse dovrebbe sperare in qualcosa nel loro rapporto. Forse quello che Endeavor gli ha tolto, Shouto lo può avere indietro. Forse, c’è la lontana possibilità che Fuyumi e Natsuo gli vogliano bene.

Forse.

C'è la possibilità.

Cosa dovrebbe fare adesso?

Fuyumi si è alzata a sedere, guarda Shouto da vicino, prima di posargli una mano sulla testa. La posa prima sulla parte destra, poi su quella sinistra e aggrotta le sopracciglia, prima di rifare gli stessi movimenti. “Sei arrabbiato?” gli chiede, poi tira la testa di Shouto sulla sua spalla, gentilmente, per potergli accarezzare delicatamente la nuca. “Sei spaventato?” gli chiede ancora.

Shouto aggrotta le sopracciglia. È arrabbiato? È spaventato? Non ne ha la più pallida idea. Ha i muscoli tesi. Immagina che questo sia un tipo di abbraccio di sua sorella ed eppure non riesce a sentirsi completamente al sicuro. Sente come se ci fosse ancora una parte di lui che vuole scappare. Una parte di lui che sa di essere solo. Non si diventa fratelli in due o tre minuti. Ed è colpa di Endeavor. È colpa sua. È colpa di sua madre. È colpa anche sua.

Quella cosa che Izuku ha con quei due ragazzi? Shouto non potrà mai averla.

“Non ti hanno lasciato vedere il tuo amico?” chiede Natsuo, da dietro le sue spalle. “Anche questo è strano. In orario di visita dovrebbero poter far entrare chiunque nella sua stanza. Sempre supervisionato, ovvio ma...”

Fuyumi scuote la testa e Natsuo sospira. E poi, la stanza rimane in silenzio, con soltanto il rumore della televisione a fare da sottofondo. Ci sono così tante cose a cui pensare. Ci sono così tante cose che non vorrebbe fare, tante cose che non vorrebbe pensare. Ci sono tante cose che ha perso. Così tante cose che non riavrà mai più indietro. Ha perso la sua mamma il giorno in cui ha ottenuto la sua cicatrice. Ha perso i suoi fratelli, quando è nato con queste due stupide Unicità. Ha perso la possibilità di una famiglia normale. Ha perso la sua possibilità di essere una persona normale. Ha perso la possibilità di non sentirsi sempre così in colpa, così frustrato, così... Sta perdendo anche Izuku. Glielo stanno portando via.

Shouto non ha la forza per proteggere nessuno. Shouto non ha la capacità di essere un fratello minore. Shouto nemmeno sa che cosa voglia veramente dire essere un eroe. Shouto non riesce a essere nemmeno una vera persona.

È arrabbiato? Shouto è davvero arrabbiato?

Si tira indietro e distoglie lo sguardo, prima di alzarsi di nuovo in piedi. “Sono stanco” dice con un fil di voce. “Voglio solo andare a dormire.”

Natsuo e Fuyumi non dicono nulla. Lo lasciano andare in silenzio. Forse anche loro sono molto confusi su quello che volevano e dovevano fare. Forse anche loro stanno brancolando nel buio e non sanno come dovrebbero comportarsi con lui. Forse.

Ma, se Shouto è davvero arrabbiato -con chi lo è? Con chi potrebbe davvero esserlo e perché?

Non ha mai pensato ai suoi sentimenti, non è bravo a riconoscerli. In questo momento, però, vorrebbe tanto poter vedere Izuku e fingere di essere solo quello che lui riesce a vedere.


 

#5 Paura: Le lacrime versate a causa di Midoriya Izuku!! (parte due)

Al quinto giorno, ed è strano che ci abbiano messo tanto, i ragazzi della UA riescono a entrare di nascosto nella stanza di Izuku. E lui lo deve ripetere: è davvero strano che ci abbiano messo così tanto tempo. E deve dire che non si era reso conto di quanto gli mancasse la compagnia di persone così caotiche, messi da parte, certo, i suoi compagni di classe, che si sono fatti vedere quasi ogni giorno da quando Izuku è stato ricoverato.

Per quanto possa sembrare strano, il primo a entrare in questa stanza è Phantom Thief, con una scatola di dolci e un paio di frasi sarcastiche. Si è seduto accanto al suo letto e gli ha chiesto quanto gli faceva male la gamba da uno a cento. Poi, gli ha chiesto se gli sarebbero rimaste delle cicatrici sulle braccia. Faceva veramente tantissime domande e, quando ha detto che con delle nuove cicatrici Izuku sarebbe potuto sembrare per davvero un pazzo maniaco, Battle Fist è miracolosamente comparsa dietro di lui per dargli un pugno in testa, salutare Izuku con un sorriso e avvisare che un ragazzo con un maglioncino di All Might si stava avvicinando e che quindi sarebbe meglio scappare via il prima possibile.

Si sono buttati dalla finestra e sono corsi via, per non essere rimproverati da Vlad, il loro professore. (Battle Fist ha passato il suo autografo a Izuku, prima di saltare dalla finestra e Izuku ha deciso che mai nella sua vita, mai, avrebbe lasciato che sarebbe successo qualcosa di male a quella ragazza.)(Ha completato il rituale.)(Adesso Izuku le è completamente e inesorabilmente leale.)(Per sempre.) E, quando Koichi-nii è entrato nella stanza di Izuku, non c’era niente che fosse fuori posto.

Dopo Phantom Thief, a distanza di qualche ora, sono arrivati Tenya-kun, Uravity-san e Shouto-kun. Izuku stava guardando fuori dalla finestra, pensando ai fatti suoi, e poi si è ritrovato con due braccia intorno alla testa, stretto da un abbraccio stravagante, forte e veloce, per cui Izuku riconosce immediatamente Tenya-kun.

“Lo sapevo che era una bugia che stava ancora dormendo” borbotta Uravity-san, prima di sedersi sulla poltrona e iniziare a giocarci, tirando lo schienale su e poi giù, su e poi di nuovo giù. “Continuano a dirci bugie. Ci volevano tenere separati. Se lo chiedi a me, questo deve essere un complotto. Chi hai fatto arrabbiare, Izuku-kun? Chi ti vuole morto, eh?”

“Forse Tenya-kun” scherza con la voce roca. “Sta provando a soffocarmi.” Izuku alza lo sguardo, per poterla guardare, ma Tenya-kun non sembra volerlo lasciare andare, motivo per cui Izuku allarga le braccia e gli restituisce l’abbraccio, con un mezzo sorriso, che comunque nessuno dei presenti riesce a vedere. Ma questo suo gesto affettuoso (almeno, spera che sia affettuoso, non lo sa) fa soltanto in modo che Tenya-kun si emozioni un pochino di più e che lo abbracci con un pochino più di forza. Forse Tenya-kun vuole veramente ucciderlo e Izuku deve dire addio alla sua vita. Comunque, morire mentre si viene abbracciati non è proprio una brutta morte. Non si lamenta. Si lascia sfuggire una piccolissima risata.

“Avevamo paura che stessi morendo” gli dice Tenya-kun e ha la voce un pochino spezzata. Sembra come se...

Izuku alza la testa, facendola scivolare via dalla stretta di Tenya-kun e posa gli posa le mani sul viso. Si guardano per qualche secondo. Di solito, Izuku non ha il coraggio di guardare le persone negli occhi. Non ne ha proprio la forza, ma sente che questo è uno di quei momenti in cui certe cose devono essere messe da parte. E quindi guarda Tenya-kun negli occhi, gli sorride e poi dice, con la testa un pochino inclinata: “Ma io sono vivo.” Vedere Tenya-kun piangere, non gli fa venire voglia di piangere. Piuttosto lascia andare il suo viso e sospira, continuando a sorridere. Deve mentire. Ovviamente deve mentire. “Pensavo vi foste dimenticati di me” scherza di nuovo e Uravity-san smette di andare su e giù con lo schienale della poltrona, solo per poter sospirare.

“Qualcuno voleva veramente tenerci lontani, lo sai?” gli dice. “L’infermiera dice che tu stai ancora dormendo. Ti sembra normale?”

Izuku inizia a giocherellare con le dita, mordendosi l’interno delle guance. “Può essere che quando veniva a controllarmi io stessi davvero dormendo.” Scrolla le spalle. “Non c’è molto da fare in ospedale.” Non sa esattamente che cosa dovrebbe dire a questo punto e —Izuku aggrotta le sopracciglia e si guarda intorno, rendendosi conto che, per quanto Tenya-kun gli stia praticamente addosso e Uravity-san gli sia accanto, Shouto-kun rimane in disparte, accanto alla porta. Lo guarda appena. E questo è strano.

“Il tuo cerotto è sporco di sangue” gli fa notare Uravity-san indicando la sua fronte con un dito. Poi aggrotta le sopracciglia. “Non ti cambiano le fasciature?”

“Quelle delle braccia sembrano pulite.“

Izuku si porta le dita sulla fronte e poi scuote la testa, con un mezzo sorriso. “È l’antibiotico” risponde. “Mi hanno messo quattro punti e non ho capito bene ma sembra che l’unguento abbia questo colore. Serve perché non si rimargini con il cotone dell'anno fasciatura. Me la cambiano ogni dodici ore, per controllare come si stanno rimarginando i punti, quindi, direi che mi seguono abbastanza.”

“Fa impressione.”

“È la prima volta che vedete una cicatrice appena fatta?” chiede Izuku, grattandosi la testa con un dito. Fa attenzione a tenere la gamba ingessata quasi immobile e continua a torturarsi le dita delle mani, togliendosi le pellicine ai lati delle unghie. “Mi hanno dato il permesso di togliermi le bende da solo, per sistemarle. Questo braccio, credo che dovrò coprirlo per molto tempo.” Cerca di scherzarci sopra per ridimensionare la natura delle sue ferite. Gli aspiranti eroi dovrebbero essere più abituati a vedere persone ferite, ma Tenya-kun sta piangendo. Per colpa di Izuku. (Non va bene far sentire così le persone.)(Non lo farà stare al sicuro.) “La pelle ancora non si è rimarginata del tutto. La volete vedere?”

“Sì.” “No!” rispondono Uravity-san e Tenya-kun all’unisono. Lei scoppia quasi a ridere e invece lui le lancia un’occhiataccia, mentre scuote la testa, quasi indignato.

Izuku si porta una mano sul braccio. In realtà, non lo ha mai visto senza la fasciatura. È divertente come la parte destra venga danneggiata sempre di più e lui non ci possa fare proprio niente. Vorrebbe, almeno, che le persone ridessero di quest’ironia della vita (come hanno sempre fatto), invece di preoccuparsi per lui.

Shouto-kun non ha detto una parola. Non sta nemmeno di vedetta alla porta. Semplicemente sta lì e lo guarda e Izuku non sa come comportarsi al riguardo. Si passa una mano dietro l’orecchio destro e prova a forzare una risata, quando Uravity-san allunga il braccio verso una sfera di neve, che gli hanno lasciato come regalo di pronta guarigione. “Non lo toccherei, se fossi in te” le dice. “Me lo hanno portato dei miei compagni di classe e a loro piace tantissimo far esplodere le cose. È anche per questo che lo tengo lontano dal letto.”

“Loro quindi possono venirti a trovare.”

Izuku scrolla le spalle. Non ha una risposta per questo.

Uravity-san aggrotta le sopracciglia ancora una volta, prima di gettarsi di nuovo sulla poltrona. Tamburella con le dita sulle cosce e poi sospira. “Il bambino è molto felice e molto salvo” gli fa sapere, dondolando i piedi. Izuku fa un mezzo sorriso e tira su il ginocchio della gamba che è ufficialmente sana. (Con la gamba ingessata non può fare niente, nonostante non ci sia il bisogno che sia ingessata.)(In effetti, se Izuku volesse, potrebbe correre per la città anche adesso.)(Ma deve mantenere le apparenze.)(Deve essere sicuro che ci siano delle incongruenze tra lui e il Coniglio Lunare.)(Quindi, per ora, si muove così)(Non fa che mentire.)(Non è una novità, comunque.) “E con lui siamo a quota tre persone salvate da Midoriya Izuku contro il mio misero uno. Mi stai battendo, e non sei nemmeno in un corso da eroi.”

Izuku sbuffa, posando la guancia sul ginocchio. “Quindi sto finalmente vincendo su qualche fronte” mormora, passandosi, stancamente una mano sul viso. Poi si tira indietro e fa una smorfia. “Chi hai salvato? Perché non me lo hai raccontato?”

Uravity-san fa una smorfia divertita, prima di indicarlo. “Ho salvato te” lo informa. “In mille modi, okay, ma direi che la volta che conto come salvataggio sia quella volta al centro commerciale, quando stavi per essere disintegrato da un criminale e io sono arrivata e ti ho salvato la vita.” Fa una breve pausa, sedendosi dritta sul divano. “Uau, non lo contavi come salvataggio. Sei proprio un ingrato.”

Izuku ride piano. “Scusa” borbotta, alzando una mano in segno di sconfitta.

“Midoriya-kun” lo chiama Tenya-kun e Izuku alza lo guardo verso di lui. Almeno non sta più piangendo. Izuku non sa che cosa fare quando le persone piangono per colpa sua. Non gli piace. Non si dovrebbero sentire sentimenti negativi per colpa sua. Non sa che cosa dovrebbe fare, in quei momenti. Tenya-kun sembra essere molto triste. Sembra essere davvero molto preoccupato, mentre se ne sta seduto sul letto di ospedale di Izuku. “Dovresti considerare di entrare in un corso di eroi” finisce Tenya-kun.

Izuku tira giù le spalle e sbatte velocemente le palpebre. “Guarda che non è vero che ho salvato tre persone” mormora, con la testa inclinata. Torna a torturarsi le dita delle mani. Si gratta via le pellicine. Vorrebbe che questa visita finisse qui. Sente che c’è qualcosa che non va. Sente che dovrebbe stare attento, adesso. Che non dovrebbe parlare troppo. Sente che è meglio se fa finta di dormire.

“So che una licenza provvisoria non ti servirebbe a niente. Essendo Senza Unicità non hai bisogno del permesso di usare un’Unicità. Ma in un corso per eroi saresti allenato per essere pronto in situazioni pericolose.” Tenya-kun si inumidisce le labbra, lanciando uno sguardo a Shouto-kun, che rimane in silenzio, con le sue braccia incrociate e la sua peggiore espressione neutra (in realtà, sembra essere preoccupato anche lui). (Izuku prova a non ruotare gli occhi.)(Sembrano tutti preoccupati.)(È fastidioso.) “In un corso da eroi ti insegnerebbero almeno a difenderti. O almeno dovresti pensare ad avere qualcuno vicino del mondo degli eroi, non lo so, ventiquattro ore su ventiquattro. Nell'agenzia di mio fratello c'è chi si occupa di queste cose e... Non è la prima volta che sei vittima di un attacco di criminali. Non so perché ti ritrovi sempre in mezzo, ma ormai è la seconda volta. E se nella prima è andata bene, perché Uraraka-kun era nei dintorni, questa volta sei finito in ospedale. Questa volta hai veramente rischiato di morire.”

“Qualcuno che si occupa di...?” Izuku aggrotta le sopracciglia, facendo scivolare la gamba giù, sul materasso. Non ha il coraggio di guardare Tenya-kun negli occhi, ovviamente, ma si sente offeso. (Eccola che torna.)(Quella punta di fastidio che pensava che non avrebbe più provato.) “Ma io sto bene, Tenya-kun” ci tiene a precisare. (Quella rabbia che pensava che non avrebbe più sentito.)

“No, non stai bene” risponde Shouto-kun e uau, davvero, le prime parole che dice devono essere un modo per andargli contro, incredibile.

“Una gamba rotta, entrambe le braccia fratturate, dei punti sulla fronte, le ferite per tutto il viso e sono sicuro che hai anche almeno due costole fratturate, questo per te è stare bene?” Perché quando Tenya-kun parla gli sembra di sentire un genitori? “Hai una risposta? Per te è stare bene?”

Izuku ruota gli occhi, mentre scuote la testa. “Sono ancora vivo.” Sta davvero provando a rimanere calmo.

“Eri a malapena vivo.”

“Ma respiravo!” La voce gli esce un pochino più alta di quanto avesse voluto. Izuku sbatte velocemente le palpebre e si tira un pochino indietro. Chiude gli occhi per darsi dell’idiota e poi prende un respiro profondo. Non vede la loro reazione. Non la vuole vedere. “Io non sono un civile da proteggere” dice a bassa voce, abbassando lo sguardo. “Non sono la vostra causa pro bono. Non sono il vostro pass per farvi sentire delle persone migliori. E, sinceramente?, non voglio essere protetto da voi. Non voglio essere la vostra damigella in difficoltà, quindi, se è per questo che siete qui, forse dovreste andarvene.”

“Izuku-kun” lo chiama dolcemente Uraraka. “Sai che non è questo che volevano dirti.”

“Okay, ma è quello che voglio dire io” ribatte Izuku. Tono basso. Pugni chiusi intorno alle lenzuola. (C’è questa vocina dietro la testa che gli dice che non è vero.)(C’è una vocina che gli dice che se la sta prendendo con le persone sbagliate.)(E però c’è anche questa sensazione di rabbia.)(È arrabbiato da settimane.)(È così arrabbiato che non riesce a respirare.)(È irritato da quando lo hanno lasciato con Crawler e Pop☆Step.)(È arrabbiato da quando lo hanno lasciato con le Pussycat.)(È furioso da quando tutte le persone che vengono a trovarlo gli dicono la stessa cosa.) “Io non ho bisogno della vostra protezione. Non mi serve. Non la voglio. So cavarmela da solo. Me la sono sempre cavato da solo. Se sono vivo lo devo a me, non ho bisogno di eroi che mi girano intorno perché provano pena per me. Sono sopravvissuto al criminale da solo, ho portato quel ragazzino in salvo da solo, ce l'ho fatta da solo perché non c'era nessuno lì con me. E adesso, a posteriori, siete tutti un proteggiamo Izuku! Uau, beh, grazie ma no grazie. Non fate che peggiorare le cose, provando a proteggermi.”

“Cosa c’è di male al voler proteggere una persona a cui tieni?” gli chiede Shouto-kun con una smorfia.
“Tu saresti la nostra causa pro bono?” chiede invece Tenya-kun.
“Sei arrabbiato perché non eravamo lì?” chiede Uravity-san con un fil di voce.

Parlano quasi all’unisono e questa cosa infastidisce ancora di più Izuku, che guarda le sue lenzuola con intensità. Non capiscono. (Come potrebbero capire?)(Izuku non ha mai parlato apertamente.)(Izuku non può dire loro tutto.)(Izuku non vuole spiegarsi.)(Si sta solo sfogando.)(Sulle persone sbagliate.)(È davvero questo il tipo di persona che è diventato?)

“Sono arrabbiato” dice con una voce chiara. “Perché pensavo che voi foste miei amici, ma voi mi vedete come un animale domestico.” Stringe i pugni e scuote la testa. “Sono stanco. Lasciatemi dormire.”

Izuku serra la mascella, mentre vede come Shouto-kun mostri la sua espressione arrabbiata, prima di girarsi, aprire la porta e andarsene, sbattendola dietro di lui. Ma Tenya-kun e Uravity-san non si muovono di un centimetro. Rimangono lì. Rimangono in silenzio a guardare Izuku, che prova a sdraiarsi, dando loro la schiena. Non sa se voleva che se ne andassero oppure no. Shouto-kun che non ha battuto ciglio a uscire dalla stanza lo ha ferito, (ha solo confermato i suoi sospetti)(... quali?)(quali sospetti?) e immagina che sia quello che si merita, visto le cose che ha detto. Ma Tenya-kun e Uravity-san che non se ne sono andati lo hanno irritato.

Non sa che cosa dovrebbe fare, a questo punto.

Izuku non ha mai litigato con nessuno. Non per sua iniziativa. Non sapeva come sarebbe andata a finire e si sta già pentendo. Lui non è così. Gli viene da piangere. Potrebbe aver perso degli amici. Potrebbe averli feriti. Potrebbe aver rovinato tutto. (Sapeva che sarebbe successo, prima o poi.)(Lo sapeva.) È solo che ha tanta rabbia e non sa dove farla scomparire. Ha tanta rabbia e non sa come canalizzarla. E non ha voglia di chiedere scusa. In realtà, vorrebbe farlo, ma sente che non è nemmeno giusto farlo. Perché, alla fine, non era una cosa che pensava? Uravity-san e Shouto-kun si sono sempre mossi in punta di piedi, intorno a lui. Lo hanno sempre trattato con le pinze e anche il comportamento dei ragazzi della UA, con la storia del cibo, con la storia del prendersi cura l’uno dell’altro, lo hanno fatto sentire come se lui non riuscisse a prendersi cura di loro perché gli manca qualcosa. Gli mancherà sempre qualcosa.

La puoi ottenere la tua Unicità, se vuoi, ma questo non cancella tutti gli anni che hai vissuto senza di lei. E loro ancora pensano che lui sia un Senza Unicità. Lo fanno sentire inutile, anche senza volere.

Izuku è consapevole che non è veramente questo il motivo della sua rabbia. Avere degli amici che lo trattano bene e non gli gridano addosso ogni due per tre, anche se lo fanno per pena, è orribile da dire, ma non lo ha mai veramente disturbato. Non ha mai avuto amici. È -era solo felice di poter avere qualcuno con cui parlare. (C’è qualcos’altro.)(Non è veramente arrabbiato con loro.)(C’è qualcosa che ha ignorato e che vuole continuare a ignorare.) Gli dispiace.

Non vuole perderli.

Gli dispiace davvero tanto.

Ha paura di perderli.

Izuku si porta entrambe le mani sugli occhi e si raggomitola sotto le coperte, prima di mormorare: “Mi dispiace.” Non è nemmeno sicuro che sia stato ascoltato, ma non importa. Lo può ripetere quante volte vogliono. “Mi dispiace.”

C'è un momento di silenzio. Izuku sa di aver rovinato tutto, quindi non si aspettava nient'altro. Non una risposta. Non una frase di addio. Crede che Tenya-kun e Uravity-san si alzeranno e se ne andranno, nei migliori dei casi. Sa che sono delle persone troppo gentili per fargli davvero male. Almeno. Fisicamente. O adesso che è in convalescenza. E, se invece si rivelassero più simili a Kacchan di quanto lui pensasse, beh, Izuku se lo meritava un po', e poi è già in ospedale, quindi sarebbe stato curato immediatamente.

Tenya-kun posa una mano sulla spalla di Izuku. “Non c’è nessun sentimenti nei tuoi confronti che non sia positivo, Midoriya-kun” gli fa sapere. “Per quel che mi riguarda, nutro un forte affetto e rispetto nei tuoi confronti. Non provo pena. Non penso che tu sia una causa da portare avanti. Penso che tu sia mio amico.”

Izuku sente il naso pizzicargli e la vista gli diventa un pochino annebbiata. Il cuscino su cui ha posato la testa si bagna facilmente delle sue lacrime. Sta piangendo di nuovo. (Proprio come un ragazzino.) “Mi dispiace” ripete.

“Ma sai, Izuku-kun, è proprio perché ti vogliamo bene che abbiamo paura che ti succeda qualcosa.” Uravity-san deve prendere un momento, prima di continuare a parlare. “Questa settimana è stata una delle più brutte settimane della mia vita, perché non sapevo come stavi. E perché non potevo vederti. È stato frustrante.”

Izuku chiude gli occhi ed è felice di non poter vedere Uravity-san o Tenya-kun, perché probabilmente avrebbe pianto anche di più. “Mi dispiace” ripete come un disco rotto.

“Noi capiamo i tuoi sentimenti, ma vorremmo che tu capissi i nostri” continua Tenya-kun. “Per te, i nostri sentimenti non hanno nessun peso?”

“Mi dispiace” ripete, alzandosi a sedere sul letto, con lo sguardo basso. “Io -lo so. Mi dispiace.”

Uravity-san inclina la testa e si alza in piedi per poter abbracciare Izuku. “Dispiace anche a me, perché non ero con te” gli dice piano piano, come se fosse un segreto.

“Mi dispiace di averti fatto sentire come una causa pro bono” dice Tenya-kun, unendosi all’abbraccio, e Izuku è abbastanza sicuro che stia piangendo anche lui.

Per un momento sa che tutto va bene.

“Si può sapere che cosa ci fanno loro qui?” chiede invece Haneyama-san, con un lecca lecca in bocca e una mano sul fianco. Izuku si congela, lanciando uno sguardo verso di lei. Oh. Oh, no. Ora sono davvero nei guai. “Ma davvero? Cosa sono le regole? Pignatte? Le state sempre a rompere. Uscite di qui e smettetela di frignare come dei ragazzini, altrimenti giuro che faccio la spia con Eraserhead. Avete tre secondi per sparire dalla mia vista. Uno.” Inizia a contare sulle dita. Ma Uravity-san e Tenya-kun non sembrano volersi muovere. Non sciolgono l’abbraccio.

"Ragazzi" li chiama Izuku.

“Due!” grida ancora Haneyama-san.

“Sono già stata etichettata come ragazza problematica, non ti preoccupare, Izuku-kun.”

“Due e mezzo!”

“Infatti non mi preoccupavo per te.”

“Ouch.”

“Poi rovineremmo il record di bravo ragazzo di Tenya-kun.” Cerca di spingerli via, perché inizino a correre, am nessuno dei due si muove, motivo per cui Izuku sbuffa una risata leggera e poi dà un bacio sulla guancia a entrambi, prima di calciarli via, con l'aiuto della sensazione di sorpresa che ha lasciato i suoi due amici più malleabili. Izuku muove la mano, per salutarli. “Grazie per avermi visitato” sussurra, tirando su col naso e cercando di asciugarsi le ultime lacrime che gli sono rimaste sulle guance.

Tenya-kun e Uravity-san sorridono e iniziano a correre fuori dalla stanza.

“Due e tre quarti!” continua a gridare Henaeyama-san. “E tr-...” Appena Tenya-kun e Uravity-san sono fuori dalla stanza, Haneyama-san smette di contare e si rimette in bocca il lecca lecca. “Tu e i tuoi amici” borbotta poi verso Izuku. “Almeno mettete fuori qualcuno di vedetta, no? Il problema di infrangere le regole non è infrangerle, ma farsi beccare. Soprattutto se sono regole stupide.”

Izuku deve parlare con Shouto-kun. Deve sistemare le cose.


 

#5 Paura: Le fiamme di Todoroki Shouto!!

Shouto si sta passando le mani sulle cosce più e più volte. I jeans sono stati consumati immediatamente dalle fiamme e così anche la sua maglietta. Sta iniziando a fare male, il fuoco, sulla pelle. Il fuoco esce. Shouto non riesce a fermarlo. E si sente così arrabbiato, così sporco, così stupido. Cerca di calmare il respiro. Cerca di pensare a cose belle. Ma ogni volta gli vengono in mente le parole di Izuku e il cerotto sulla fronte, le bende sulle braccia la gamba rotta. E si sente furioso. Si sente fuori controllo. Sente come la sua pelle inizi a non sopportare più il calore delle fiamme.

Shouto si sta passando le mani sulle cosce più e più volte quando arriva il Coniglio Lunare.

Arriva sempre nei momenti più opportuni, per qualche motivo. Shouto non lo vede da settimane. L’ultima volta è stata poco prima della partenza per il campo con la scuola. Il Coniglio Lunare aveva portato un pasticcino per festeggiare uno di quei momenti che lui dice essere momenti chiave della vita. Le gite scolastiche, i primi passi nel mondo senza i tuoi genitori dietro e altre cose del genere. Lo aveva fatto ridere, quella volta, a Shouto. È un ricordo prezioso. Sono amici loro due. Il Coniglio Lunare fa sempre sorridere Shouto. E, per un attimo, quando lo vede, le sue fiamme diventano un pochino più fredde, solo per poi ricordargli Izuku. Anche lui lo ha fatto ridere, anche lui è un suo amico prezioso. (E oggi Izuku lo ha fatto arrabbiare.). E le sue fiamme tornano a essere calde e forti e brillanti.

Shouto non ne può più. Non ne può più. Si porta le mani sul viso e prova a respirare profondamente. Non ne può più.

“Cosa succede?” gli chiede il Coniglio Lunare, atterrando accanto a lui. Le tegole del tetto non dovrebbero avere problemi a sopportare ancora per un po’ il calore di Shouto. Si muove ritmicamente, per fare in modo che la casa non bruci. Non ha il coraggio di scendere il giardino, nel caso in cui si trovasse troppo vicino all’erba. Shouto non riesce a respirare regolarmente. “Che cosa...?”

“Non ho il controllo” borbotta Shouto. “Sta iniziando a fare male. Non ho il controllo.”

Il Coniglio Lunare si muove per finire davanti a Shouto. Forse lo osserva. Controlla la situazione. Forse lo sta studiando. E poi annuisce piano. “Okay” mormora, continuando ad annuire. “Okay. Va bene. Okay.”

“Sta iniziando a fare male” si lamenta Shouto.

Il Coniglio Lunare abbassa le protezioni per la mascella e Shouto lo vede prendere un respiro profondo, prima di posare una sua mano sulla guancia di Shouto. È impazzito. Il Coniglio Lunare è impazzito. Shouto prova a tirarsi indietro, per non farsi toccare, ma il Coniglio Lunare lo segue, senza nessuna esitazione. “Va bene” gli dice, invece. “Ho i guanti non infiammabili e va tutto bene.” Poi posa una mano anche sulla guancia destra di Shouto. “Non devi avere il controllo per forza. Va tutto bene. Pensi che se ti tiro dell’acqua addosso smetterai di -no. È una soluzione stupida, vero?”

Il tocco del Coniglio Lunare è diverso. È sicuro e fermo. Gentile e responsabile. “Non voglio sentirmi così.” Shouto scuote la testa, con gli occhi chiusi. “Non voglio che mi veda così.” È andato via prima che le sue fiamme potessero prendere il controllo, perché non se ne rendessero conto. È andato via prima che lo vedessero davvero arrabbiato, per paura che potessero pensare di lasciarlo, di non voler più essere suoi amici. Di non volerlo più intorno.

“Chi?” gli chiede il Coniglio Lunare. “Chi non ti deve vedere così?”

Nessuno dovrebbe vederlo così. (Ma non vuole che lo veda Izuku, in particolare.) Shouto scuote la testa. Perché Izuku gli ha detto quelle cose? Perché Endeavor gli ha fatto così male? Perché non riesce a salvare le persone a cui tiene? Perché non riesce nemmeno a essere un fratello minore? Perché sente di non fare nulla di buono in tutta la sua vita? Perché si sente così? Frustrato. Arrabbiato. Impaurito. Perché le fiamme non si fermano? Non vuole che lo vedano così. Lui non è così. Questa rabbia non è sua. Questa rabbia gliel’hanno messa dentro e lui non sa come tirarla fuori, ma non è lui. Lo sa che non è lui. Questo fuoco (questa rabbia) non è suo. Non lo sono. Non li vuole.

Non vuole essere come Endeavor. Non vuole essere così. Lui non è come suo padre. Lui non è così. Per favore. Sta iniziando a fare male. Vuole veramente che tutto questo si fermi. (Perché Izuku ha detto una cosa del genere?)

“Ehi, Shouto-kun, io non so chi non ti deve vedere così, ma è una persona importante, vero?” gli chiede il Coniglio Lunare. Muove il pollice sulla guancia di Shouto, provando a sorridere. Quei guanti non possono resistere per sempre. Lo brucerà di nuovo. Se non riesce a controllare le fiamme, Shouto lo brucerà di nuovo. “Non vuoi che ti veda arrabbiato. Ma se questa persona è importante per te e se tu sei importante per questa persona, allora non pensi che vederti arrabbiato non cambi molto? Che non sarà per questo che deciderà di stare lontano da te?”

Shouto sospira, guardando verso le tegole. Se riuscisse a equilibrare la temperatura con il ghiaccio, forse riuscirebbe a tornare in uno stato normale. Solo che, per qualche motivo, non riesce a farlo. Non riesce a far abbassare la temperatura. Più ci prova, più calda diventa la sua mano sinistra. Più forte diventa la sua fiamma.

“Perché sei arrabbiato?” gli chiede ancora. “E io direi di buttarci in acqua e vedere come va a finire.”

Shouto è arrabbiato per molte cose. Non ha voglia di rispondere a questa domanda. Non vuole essere come Endeavor. Non vuole che lo vedano in questo stato. “Perché tu non vai via?” gli chiede, piuttosto. “Dovresti andare via. Prima che ti faccia male. Di nuovo.”

“Sono bravo a guarire.”

“Perché pensi che sia un buon motivo per farsi fare male?” ribatte ancora Shouto, alzando un pochino la voce. Poi chiude gli occhi, scuote un po’ la testa.

“Se c’è un motivo valido per farsi male” gli dice, facendo spallucce. “Penso che sia farsi male cercando di aiutare un amico. E comunque, qualsiasi cosa sta per succedere o sto per fare, voglio che ti ricordi che lo faccio solo perché voglio veramente aiutarti, okay? Nessun altro motivo. Devi fidarti di me.”

“Che cosa stai per fare?” chiede Shouto.

“Niente di illegale” risponde lui, poi fa una smorfia e inclina un po’ la testa. “Beh, niente di illegale se va a finire tutto bene.”

Poi il Coniglio Lunare tira via le mani dalle guance di Shouto e lo spinge, per farlo rotolare sul tetto della casa e poi prenderlo dalla vita per cadere giù nel giardino, trai sassi bianchi e prendere un tubo dell’acqua, che apre prontamente per gettarla su Shouto. O almeno, questo è quello che sente Shouto. Non si rende nemmeno conto di quello che sta succedendo fino a quando l’acqua non gli arriva in faccia e lui sente di non poter respirare. Il Coniglio Lunare è veramente molto veloce. Non si è nemmeno reso conto di essere stato buttato dal tetto per poi salvarlo con un presa forte intorno alla vita, perché non si facesse male.

Shouto si porta le mani davanti al viso, cercando di non bere acqua. “Stai...” prova a dire, ma il getto d’acqua diventa un pochino più forte e lui deve sputare fuori dell’acqua. “Stai cercando di uccidermi!”

“No!” risponde il Coniglio Lunare. “No, ti giuro che non è così! Guarda! Le fiamme! Visto?”

Le fiamme questo gran corno. “Stai cercando di uccidermi!” grida Shouto, cercando di correre verso il tubo dell'acqua, per cercare di toglierglielo dalle mani e pagarlo con la stessa moneta.

Il Coniglio Lunare però è più veloce. “Ovviamente -non avresti potuto farlo nella vasca perché, beh, ovviamente, le fiamme dentro casa sono pericolose. Quindi credo tu abbia fatto bene a venire qua fuori. E fortunatamente il mio istinto mi diceva che qualcosa non andava.” Salta, continuando a tirargli dell’acqua addosso e poi scoppia a ridere. “Dovresti starmi ringraziando. Dovresti ringraziarmi, Shouto-kun, perché ti ho appena salvato la vita. Di nuovo.”

"Non è vero!" grida in risposta Shouto, saltando verso di lui. "Non devo." Afferra il tubo verde dell'acqua e cerca di tirarlo verso di lui, facendolo scivolare dalle mani del Coniglio Lunare. L'acqua viene ancora spruzzata a Shouto, certo, ma solo per qualche secondo, perché poi lui la punta contro il Coniglio Lunare, che scoppia a ridere con un pochino più di gioia.

È una risata piena, fatta con la bocca aperta e la testa tirata indietro. È una risata che riempie il cuore e Shouto quasi si dimentica che lo vuole bagnare nello stesso modo impietoso con cui il Coniglio Lunare ha bagnato lui. Quasi. (Shouto non se n’è reso conto.)(La risata del Coniglio Lunare si è incollata alle sue labbra e adesso anche lui sta sorridendo.)(Anche lui si sente un pochino più leggero.)

Quando il Coniglio Lunare scende, atterrando di nuovo accanto a Shouto, lui non può che chiedergli: “Come fai sempre a sapere quando ho bisogno di te?” È una domanda che gli esce dalle labbra, ma che non sapeva di voler fare.

Il Coniglio Lunare scrolla le spalle. “Talento” gli risponde con un sorriso e Shouto ruota gli occhi, per poi gettargli addosso ancora dell'acqua che esce dal tubo. Il Coniglio Lunare ride di nuovo. “Ti sei distratto” continua poi, allungando una mano per posarla sulla guancia sinistra di Shouto. “Continua a farti male?”

Shouto scuote la testa.

“Bene” dice, accarezzandogli lo zigomo con il pollice. Gli piace questo tocco. Shouto inclina la testa per strusciare la guancia contro il suo guanto non infiammabile. Sa di affetto, questo gesto. Gli piace. Gli piace davvero tanto. (Che sguardo ha il Coniglio Lunare in questo momento?)(Può continuare ad accarezzarlo così per un po’ più di tempo?) “A volte distrarti è l’unica cosa che possono fare gli amici. Arrabbiato o non arrabbiato, fuoco o non fuoco, tutte queste cose fanno parte di te. E continui a piacermi. Noi due siamo amici, no? Quella persona -sono sicuro che sia la stessa cosa anche per quella persona. Non devi nasconderti. Non dovrebbero farti sentire il bisogno di nasconderti. Nessuno dovrebbe.”

Shouto si morde il labbro inferiore, abbassando lo sguardo. Posa la sua mano su quella del Coniglio Lunare. Non vuole che la mano del Coniglio Lunare vada via, adesso. Sceglie sempre la sua parte sinistra. Vede sempre il suo lato peggiore, quello vendicativo, quello rancoroso, quello arrabbiato, ed eppure torna sempre a trovarlo. lo salva sempre. Non vuole che smetta di accarezzargli la guancia. Oggi è stata una giornata pesante. Non vuole che il Coniglio Lunare vada via. Vuole che rimanga con lui. Vuole che continui a cullarlo e accarezzarlo e farlo ridere. Ridere di cuore.

“Non te l'ho mai chiesto” continua il Coniglio Lunare, accarezzando lo zigomo. “Come te la sei fatta. Avrei dovuto, però, vero?”

Shouto deglutisce, chiudendo gli occhi. “Volevo chiedere una cosa a quella persona” dice. Sono entrambi bagnati. I guanti del Coniglio Lunare gocciolano. E anche i vestiti di Shouto gocciolano. “Posso farla a te, questa domanda?”

“Ovviamente.”

“Puoi insegnarmi a essere come te?”

"Come..." Il Coniglio Lunare fa una smorfia con le labbra, arricciandole appena. "Come me?"

Shouto nemmeno apre gli occhi. Continua a cullarsi tra le mani del Coniglio Lunare. Non pensa nemmeno che questo sia un momento vero della sua vita. Stava andando in fiamme (a causa di Izuku), ora sente come se potesse riuscire a far nevicare d’estate (a causa del Coniglio Lunare).

“Perché mai dovresti voler essere come me?” continua a chiedere il Coniglio Lunare, tirandosi un pochino indietro. Shouto detesta questo movimento. La mano del Coniglio Lunare scivola via da sopra la sua guancia. Non la sente più. Non lo sta accarezzando più. “Sono un vigilante, non sono nemmeno riuscito a entrare in un corso di eroi e mi rompo le ossa più di quanto sia necessario. Perché essere come me?”

Shouto apre gli occhi e guarda la maschera di fronte a lui. Vorrebbe sentire la carne sotto i guanti. Vorrebbe poter sentire se il Coniglio Lunare adesso ha le mani calde o fredde, se anche lui sente questa strana sensazione, se può abbracciarlo, se può stargli accanto, se può, per un volta, una soltanto, essere come Izuku e il Coniglio Lunare e tutti quei ragazzi che non sono eroi e non devono diventarlo per forza. Vorrebbe sapere come essere libero come loro.

Quando il Coniglio Lunare è arrivato, Shouto sentiva solo tanto dolore e aveva paura che le fiamme non si sarebbero mai spente. Gli ha fatto vedere le sue parti peggiori ed eppure lui dice che gli piace ancora, che Shouto è una persona a cui vuole bene, a cui tornerebbe, per cui può essere un appoggio. Il Coniglio Lunare è un appoggio non indifferente. Ed eppure, non si sono nemmeno visti molto spesso.

(Shouto con il Coniglio Lunare si sente al sicuro.)(E non perché sia impossibile per lui fargli del male.)(Anche Izuku è riuscito a ferire e far arrabbiare Shouto, ed eppure anche con lui si sente al sicuro.)(Come può essere possibile?)(Si sente al sicuro.)(Prova dei sentimenti per entrambi.)(Che cosa dovrebbe fare?)

C'è un po' di pelle visibile del Coniglio Lunare. Una piccola porzione, quella parte delle labbra e le guance. Shouto non sta rispondendo alla domanda del Coniglio Lunare. Invece fa quello che di solito il Coniglio fa a lui. Posa la mano sulla parte di maschera che copre l'orecchio dietro il quale c'è quell'enorme bruciatura. E si avvicina a lui. Piano. Lentamente. Poi posa anche l'altra mano sul viso del Coniglio Lunare e sente come se stesse tenendo tra le sue mani una delle cose (persone) più importanti in questo mondo. Lui è un pochino più basso di Shouto, gli deve alzare piano il mento. (Il Coniglio Lunare ha freddo?)(Ha caldo?)(Vuole sentire la sua pelle.) Shouto prende un respiro e si allunga per poter posare le labbra su quelle del Coniglio Lunare. (Sono calde.)(Le sue labbra sono calde.)(Un po' screpolate.)(Gli piacciono le sue labbra.)(Vuole baciarlo di nuovo.) Shouto sospira.

Il Coniglio Lunare posa una mano sul petto di Shouto, per spingerlo delicatamente via. “Shouto-kun?” lo chiama a bassa voce. “Non credo che fosse quello che volevi fare” finisce con un tono ancora più basso, un pochino più timido. (Gli ricorda qualcosa.)(Qualcuno.)

(Shouto-kun)

(Sente come la voce di Izuku.)(Gli sta venendo mal di testa.)(È tutto così strano.) Si porta le dita alle tempie, prima di allontanarsi di un passo dal Coniglio Lunare. (Non aveva detto che aveva dei sentimenti per Izuku?)(Allora perché adesso vuole baciare il Coniglio Lunare?)(Cosa sta succedendo?)(Perché non vuole smettere di baciarlo?)(Perché lo vuole fare di nuovo?)(Per davvero, questa volta.)(Vorrebbe...)(È così confuso.)

Il Coniglio Lunare sorride e alza una mano, per posarla sulla testa di Shouto. “Va tutto bene” gli dice, scompigliandogli i capelli. “Siamo amici. Sono cose che succedono.”

Shouto non crede che siano cose che succedono, tra amici.

 

#5 Paura: Le lacrime di Midoriya Izuku!!

Izuku sistema le sue cose nello zainetto che gli ha portato Koichi-nii. I vestiti che gli ha portato Haneyama-san sono orrendi e decisamente troppo vistosi e sono venuti tutti a visitarlo, in questo breve periodo all’ospedale. I suoi compagni di classe, i ragazzi della UA, alcuni eroi professionisti e Kota. Sua mamma faceva i turni con Koichi-nii e Haneyama-san per non lasciarlo mai da solo. Questi sei giorni sono stati noiosi e tutti uguali.

Izuku ha seguito il consiglio di Erasehead e si è fatto vedere mentre faceva pattuglia la notte, anche se per delle brevissime ore, per poi tornare subito nel suo letto di ospedale. (Sente ancora le labbra di Shouto-kun sulle sue.)(Erano fredde e soffici, quelle labbra.)(Non dovrebbe pensarci più.) Ha fatto tutto nel modo giusto. Ha seguito tutto nel modo giusto. (Lo stava cercando in realtà.)(Non Shouto-kun.)(Stava raccogliendo informazioni.)(Stava seguendo le sue tracce, nella sua maschera da Coniglio Lunare.)(Anche se le sente ancora, le labbra di Shouto-kun sulle sue.)(Devono star preparando qualcosa di importante, gli eroi della città.)(C’è un'intensa attività verso Kamino.)(Kamino.)(Izuku si deve muovere il più in fretta possibile.)(Le labbra di Shouto-kun erano gelide.)

C’è stata solo una persona che non si è presentata. Ed era l'unica persona che Izuku avrebbe voluto vedere, però.

All Might.

Ha fatto tutto nel modo giusto. Izuku ha fatto tutto nel modo giusto. Non ha sbagliato niente, è una cosa che gli continua a ripetere Koichi-nii. Ha usato bene le gambe, ed è l’unico motivo per cui le braccia non sono andate in frantumi. Ha concentrato la sua forza su tutto il corpo, invece che focalizzarla su solo un punto. Questa cosa gli ha probabilmente salvato la vita. Certo, c'è stato un problema con l'equilibrio ed è il motivo per cui ha avuto questo problema con la gamba, ma ci si può lavorare. È vivo. Questa è la cosa importante. (Koichi-nii lo ha abbracciato e glielo ha ripetuto ancora e ancora.)(“Sei vivo” gli ha detto. “Sei stato bravissimo a rimanere vivo.”) Loro dicono che questa è la cosa importante, e Izuku sa che stanno mentendo.

Izuku può non aver fatto niente di sbagliato ma ha perso la fiducia di All Might.

Izuku chiude gli occhi e abbassa lo sguardo, chinando la testa. All Might non si fida di lui. All Might non lo vuole intorno. All Might lo ha abbandonato. Sente un nodo alla gola e il naso pizzicargli, mentre chiude lo zainetto. Izuku ha deluso All Might.

All Might lo ha abbandonato.

Lo ha abbandonato anche lui.

(Solo che Izuku è abituato a inseguire le schiene delle persone.)(Vuole solo raggiungerlo.)(Un’ultima volta.)(Solo per dirgli che capisce.)(Che non è arrabbiato.)(Che lo avrebbe fatto anche lui, andarsene via, se solo avesse potuto.)(Se ne sarebbe andato via anche lui.)

Izuku è riuscito a farsi abbandonare anche dall’eroe che salva tutti con un sorriso. Sì. Deve essere un talento, questo.


 

#5 Paura: Yagi Toshinori non aveva un motivo per rimanere in vita

Il giovane Midoriya è comparso dal nulla. Toshinori non lo ha visto arrivare. Lo ha solo sentito. Quando pensava che il mondo era buio, che sarebbe morto, che gli dispiaceva. Ha sentito la voce di quel ragazzo (esattamente come quella prima volta). Quando si è girato e lo ha visto, con Gran Torino che provava a tenerlo indietro, a trascinarlo via da lì.

Non era riuscito a vedere il giovane Midoriya durante questa settimana. Troppo impegnato col piano per poter salvare gli eroi presi in ostaggio durante l’attacco alle Pussycat. Troppo spaventato di vederlo (di nuovo) con le braccia rotte e gli occhi chiusi, il dolore nell’espressione. Troppo spaventato, perché era stato lui a mandarlo dalle Pussycat. Il giovane Midoriya non sarebbe stato male, non sarebbe stato vittima di nessun criminale, non sarebbe stato in pericolo se non fosse stato per Toshinori.

Aveva promesso a sua madre che lo avrebbe protetto. Non è riuscito a farlo. Aveva promesso al giovane Midoriya che gli sarebbe stato accanto. Non è riuscito a farlo.

Ha combattuto con tutto quello che aveva. Sarà impossibile, per lui, mantenere la muscle form d’ora in avanti. Tutto il mondo conosce il suo segreto. E un ragazzo che continua a gridare di non andare via lo ha comunque continuato a spronare dai palazzi distrutti intorno al campo di battaglia. Continuava a gridare di vivere. Continuava a gridare All Might! E, quando la battaglia è finita è corso verso di lui e stava ovviamente piangendo e si è fermato prima di rendersi conto di essere davanti a delle telecamere. È corso via, lontano, accompagnato da Gran Torino. La voce del giovane Midoriya ha tenuto Toshinori ancorato alla vita. Gli ha dato un motivo per continuare a lottare. Gli ha donato la speranza ancora una volta.

Gli ha donato un motivo per rimanere in vita. Di nuovo. Dovrebbe ringraziarlo, per questo. Dovrebbe chiedere scusa, per essere stato così distante e perché, beh, non avrebbe dovuto mandarlo via, non avrebbe dovuto tenerlo lontano da lui, anche se questo voleva dire tenerlo al sicuro, lontano dal mondo degli eroi. Beh. Pensava veramente che fosse così, in sua discolpa. Devono ovviamente parlare.

Ma poi, dopo la battaglia di Kamino, stranamente, il giovane Midoriya scompare.

Toshinori non lo vede da quel giorno. Fino al giorno dell’incidente nel parco.



NdA: La prima volta che ho visto bnha ho pensato ma guarda che nerd che è questo che ogni due per tre mette citazioni di Star Wars. Poi ho pensato: ma guarda che nerd che sono che mi rendo conto delle citazioni di Star Wars...

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Capitolo 7
*** #5.5: Bakugou Katsuki e Midoriya Izuku ***


NdA:  Il mio disclaimer di questa settimana è che non sono mai stata molto sicura di come usare Bakugou in nessun modo. Quando ho pensato alla storia, sono sincerissima, il mio punto focale era (ed è tuttora) Izuku. E quindi è normale che il rapporto con Bakugou sia importante nella sua crescita. E il mio rant era partito proprio da questo capitolo. Forse per questo è stato così difficile scriverlo. Mi sono chiesta quale fose il POV migliore, se volevo usare per una volta soltanto quello di Bakugou, se fosse giusto non far comparire Todoroki, se avrei dovuto mettere All Might, se usare una struttura diversa per questo capitolo, se contarlo come l'allungamento di quello precedente, e adesso mi rimane il dubbio del se mi sono in effetti fatta capire. Questo, proprio perché doveva essere un capitolo a parte, è e sarà probabilmente il capitolo più breve della storia. Spero vi piaccia! Siamo arrivati quasi alla fine. Penso che questa volta per davvero, possiamo scuotere Izuku e fargli rendere conto che questa è una romcom. Vai. Innamorati, piccolino.



Sono tre messaggi. Izuku ne riceve tre, da tre persone completamente diverse, in tre momenti diversi. Tre messaggi. La richiesta è, più o meno, la stessa.

Cosa succede?, chiede uno.

Dobbiamo parlare, gli fa sapere un altro.

Porta il tuo culo al parco ADESSO, gli ordina un altro ancora.

Izuku non è mai stato un tipo popolare. Risponde a un solo messaggio. Ok. Nient’altro. Ok. Non ha la forza per rispondere nient’altro. Le cose sono andate bene per anche troppo tempo, in effetti. È ora di pagarne il prezzo. Ha la testa pesante.


 

#5.5 Bakugou Katsuki e Midoriya Izuku: Fatto in sospeso!!

Uraraka lo sta guardando come se le avesse appena ucciso il gatto.

Tiene le dita intorno al suo milkshake e gli occhi sbarrati e per qualche secondo non si muove, solo per poi muoversi anche troppo e girarsi verso Iida, poi di nuovo verso Shouto e poi dare un colpetto al milkshake di Shouto, facendolo rotolare sul tavolo. Fortunatamente il bicchiere ha il tappo ed è praticamente sigillato. Shouto lo rimette in piedi sul tavolo, senza farci troppo caso e Uraraka, di nuovo, dà un colpo al bicchiere sigillato, per farlo rotolare sul tavolo. Deve voler dire qualcosa. Ma qualsiasi cosa voglia dire, davvero, Shouto sa di non averlo capito.

Aggrotta le sopracciglia. “Perché?” chiede, tirando di nuovo su il milkshake e tenendolo tra le mani, per non farlo più buttare giù da Uraraka, che sbuffa, gonfiando le guance in un broncio abbastanza infantile, mentre incrocia le braccia e sembra affondare nel sedile verde della caffetteria.

“Chiedi anche il perché” sbuffa lei, ancora più irritata e Shouto inclina un pochino la testa perché, beh, no, continua a non capire esattamente che cosa ha detto di così cattivo da farla arrabbiare. O da meritarsi di non poter bere il suo milshake. Non che lui lo volesse comunque. Lo ha preso solo perché piace a Uraraka e ha intenzione di darglielo appena lei avrà finito il suo. Beh. Non se lei continuerà a fare così però... beh, niente, glielo darà lo stesso, perché a lui i milkshake non piacciono. Uraraka assottiglia lo sguardo e scuote leggermente la testa, mentre lo punta con l’indice e il medio.

“Da quando hai capito che ti piaceva Midoriya-kun?” chiede Iida, sistemandosi gli occhiali sul naso. Per come ne parla lui, sembra essere un colloquio di lavoro (non che Shouto ne abbia mai veramente fatto uno prima, ma...) e ha un’espressione seria, motivo per cui Shouto non può che prenderlo sul serio.

“Durante gli esami di fine trimestre” gli fa sapere, posando il bicchiere di milkshake (a cui escono un po’ di gocce di latte)(non deve essere ben sigillato, allora)(probabilmente dovrebbero usare della plastica meno resistente)(questo vorrebbe dire tornare a inquinare, però)(chissà). “L’ho incontrato mentre faceva la raccolta differenziata coi suoi fratelli maggiori.”

“E da quando hai capito che ti piace il Coniglio Lunare?” chiede Uraraka, alzando un sopracciglio.

Shouto inclina di nuovo la testa, confuso. “A me lui non piace” risponde, arricciando il naso. “Non per davvero. Siamo solo amici.”

“Ci sono così tante cose sbagliate in questa conversazione” mormora Uraraka, affondando ancora di più nel sedile di pelle della caffetteria. Tiene il broncio, mentre beve il suo milkshake con un po’ troppa aggressività e poi guarda il suo bicchiere, neanche fosse stata tradita da questo, perché dentro non c’era un bel niente da bere. Iida si toglie gli occhiali per pulirli con un fazzoletto di stoffa e Uraraka apre e chiude la bocca più volte, prima di scuotere la testa e tornare a succhiare dalla cannuccia, nonostante non esca niente da questa. “Non so da dove iniziare” borbotta.

“Fa una lista” consiglia atono Iida e Uraraka raddrizza le spalle, allunga il braccio per afferrare il bicchiere ancora pieno di milkshake di Shouto e si massaggia una tempia con le dita.

“Se facessi una lista, saprei da dove iniziare” risponde lei, leggermente piccata, masticando la cannuccia del suo milkshake.

Shouto li osserva in silenzio. Forse dovrebbe smettere di chiedere aiuto ai suoi amici, quando si parla di problemi sentimentali, perché alla fine lo confondono soltanto di più. Spera che questa non sia una di quelle volte. Giocherella con le dita e arriccia un pochino le labbra, mentre aspetta che i suoi amici dicano qualcosa che lo possa aiutare. Qualcosa. Qualsiasi cosa va bene. Non sa che cosa prova per il Coniglio Lunare. Non sa come si dovrebbe sentire. Non sa come sia successo che tutto il suo corpo gli iniziasse a gridare che voleva toccare il Coniglio Lunare, che voleva vedere il suo viso, tenergli la mano, baciargli le labbra, le guance, il collo. Non sa che cosa gli sia entrato in corpo, in realtà. (C’era solo questa sicurezza, che invece non c’è con Izuku.)

(Il Coniglio Lunare può sopportare il fuoco.)

“Tu non hai comunque detto a Midoriya-kun che ti piace” continua Iida, con la fronte leggermente aggrottata. Sembra star risolvendo un puzzle. Sarebbe divertente, se non fosse così confuso.

“Uraraka mi ha detto di seguire un piano quinquennale per diventare il suo toy-boy” risponde il più seriamente possibile Shouto, perché è quello che ha effettivamente fatto. Seguito il consiglio di un'amica. Non è giusto? Non doveva farlo?

Uraraka tira indietro la testa, sconfitta, prima di mormorare. “Era prima di sapere che sei una putt-...”

“Uraraka-kun" la rimprovera Iida, scuotendo la testa e lei gli lancia un’occhiata, solo per poi tirarsi in avanti, stancamente. Appoggia i gomiti sul tavolo e ruota gli occhi. "È stato un bene, Todoroki-kun, che tu non abbia detto niente a Midoriya-kun. Sarebbe stato creare dei problemi senza nessuna vera ragione. E credo che, ora come ora, lui sia molto impegnato a ottenere di nuovo la mobilità alle braccia e la fisioterapia con la gamba. Non ha nemmeno la scuola a distrarlo e sarebbe stato un dubbio che gli sarebbe rimasto in testa e avrebbe pensato troppo e sarebbe arrivato alle conclusioni sbagliate." Iida intreccia le dita e sospira. "E forse devi prendere in considerazione che potresti non avere veramente una cotta per lui.“

Sia Uraraka che Shouto aggrottano le sopracciglia, girandosi verso Iida. Non sembra star scherzando. Non sembra nemmeno star prendendo il problema sotto gamba. Ma dice cose strane. “Lui” inizia, con le sopracciglia aggrottate. “Lui potrebbe non piacermi?”

“Beh” inizia Iida, scrollando le spalle. “Cosa ti piace di Miodriya-kun? Io non sto dicendo che non sia un ragazzo straordinario. Io stesso gli voglio molto bene e lo ammiro tantissimo. Ma cosa ti piace di Midoriya-kun romanticamente?” Iida si sistema sul divanetto. “Perché se la cosa che ti piace è essere lusingato, oppure il fatto che lui è una scelta sicura, allora penso che dovresti ripensarci.”

“Iida-kun” lo chiama Uraraka, posando una mano sul suo braccio, per attirare la sua attenzione. E, quando ce l’ha, scuote la testa. “Non è molto carino, quello che hai detto.”

“Essere lusingato da Izuku?” chiede ancora Shouto.

Iida sospira. “Non fare finta di non sapere che cosa sta succedendo” gli dice, scuotendo la testa. “Midoriya-kun è un ragazzo che prova a vedere le cose migliori negli altri. Evidenzia questi tipi di cose. Se sei stato gentile una volta, se sei stato veloce, se sei stato una persona decente. Ovviamente lui lo ricorda e ovviamente lui te lo ricorderà e ti farà sentire meglio su te stesso. Quindi, se vuoi questo, solo questo da lui, tanto vale rimanere amici. Vuol dire che non ti piace Midoriya-kun. Ti piace semplicemente che lui ti elevi a un piano superiore per sentirti meglio. E se questo è il caso, allora sappiamo entrambi qual è la soluzione. Il vedere le cose positive negli altri di Midoriya-kun è dovuto a quello che ha passato alle medie e forse anche prima. È un meccanismo di difesa. Non dovresti avvantaggiarti di un meccanismo di difesa di un ragazzo che è stato vittima di bullismo.”

“Non è quello che voglio fare.”

“E poi c’è quella storia con il Coniglio Lunare” propone Uraraka, alzando un sopracciglio. “Hai avuto l’istinto di baciare lui -anzi. Tu hai baciato il Coniglio Lunare. Ma non Izuku-kun.”

“Forse la persona che ti piace veramente è il Coniglio Lunare e non Midoriya-kun” continua Iida, grattandosi la testa. “Anche se voglio che tu sappia che anche questo è abbastanza problematico.”

Uraraka alza un lato delle labbra, senza guardare nessuno di loro, ma continuando a mordere la sua cannuccia. “Potevi sceglierti un amante meno problematico” mormora, sbuffando una piccolissima risata.

Shouto arriccia le labbra, prima di sospirare. E quindi. Nessuna soluzione su questo fronte che gli hanno potuto dare i suoi amici. Perfetto. Incredibile. Triste. Problematico. “Ma a me non piace il Coniglio Lunare” continua a insistere, mentre Uraraka ruota gli occhi. “E, se mi piace, non mi piace nello stesso modo in cui mi piace Izuku” continua borbottando e poi scuotendo la testa. Non sa come spiegarlo. Non riesce a metterlo a parole e la cosa lo frustra tantissimo, mentre si passa una mano sul viso e poi sospira pesantemente.

C’è qualche momento di silenzio, tra loro.

Shouto cerca di farsi capire, ma fallisce a trovare le parole e fallisce a capire che cosa vuole dire loro. Izuku non è la stessa cosa del Coniglio Lunare. Il Coniglio Lunare è un ragazzo vivace, che ride a pieni polmoni e ama parlare di All Might. Izuku invece è un ragazzo tranquillo, che fa strane espressioni facciali e cerca sempre di nascondersi il viso, per questo, e ama parlare, ma ha paura di farlo troppo e troppo spesso e, quando qualcuno lo ascolta, sorride un pochino e la sua voce sembra un pochino più sicura. Il Coniglio Lunare ha una mano che culla le persone, quando le raggiunge, Izuku ha una mano che invece guida, quando si muovono per le strade, o quando ti distrai e stai studiando. Ti riporta coi piedi per terra. Il Coniglio Lunare ti fa sentire leggero. Izuku fa sentire al caldo. Sono due persone differenti. Shouto sa che gli piacciono in modi differenti proprio per questo. E sa che uno dei due deve essere amore, perché altrimenti non saprebbe come altro chiamarlo. E, gli hanno sempre detto, è sempre sembrato anche a lui, che gli potesse piacere solo una persona alla volta. Piacere sul serio.

Non può essersi innamorato di due persone così diverse. Non contemporaneamente. Non lui. E non vuole davvero ferire nessuno. Non vuole sembrare uno di quei tipi che dicono di amare una persona e poi la tradiscono, la feriscono. È difficile capire Izuku, è vero, ma Shouto è abbastanza sicuro che sia lui, non il Coniglio Lunare, che vuole accanto. Una delle due cose non è amore.Quello che prova per Izuku non può non essere amore. (C’è una parte di lui che gli dice che nemmeno quello che prova per il Coniglio Lunare può non essere amore.)(Vuole ignorare quella parte di lui.)(Basta.)

“Parlando del Coniglio Lunare” interrompe il silenzio Uraraka, gicherellando con il suo bicchiere di milkshake vuoto. “Sembra che non si faccia vedere in giro da un po’. Dì un po’, Todoroki-kun, quando lo hai baciato?"

“Lunedì scorso, credo” risponde lui, arricciando il naso. (È tutto così tanto confuso.)(Non sa più a chi chiedere.)(Non sa che cosa dovrebbe fare.)(Non sa come ci si comporta in questi casi.)

“È dal lunedì scorso che non si vede” dice con anche troppo entusiasmo Uraraka. “Può essere che tu lo abbia ucciso, con quel bacio. Così ti sei tolto il problema dell'amante problematico e potremmo tornare al nostro piano originale e muoverci in questi cinque anni, con calma.”

Shouto alza gli occhi al soffitto, per poi sospirare. “Siamo solo amici” cerca di protestare. E spera che il Coniglio Lunare stia effettivamente bene. Sa della sua improvvisa sparizione dalle strade della città. Sa anche che a volte, essere un vigilante, vuol dire dover sapere quando è il momento giusto di tenere un profilo basso. Forse era questo che il Coniglio Lunare era venuto a dirgli, il giorno in cui Shouto ha deciso di rendere tutto ancora più confuso, nella sua vita. “E spero che stia bene” continua a mormorare. Non che, comunque, a Uraraka importi.

“Sarebbe un nuovo tipo di Unicità" scherza ancora lei. Poi si inumidisce le labbra e allunga le braccia per afferrare il milkshake di Shouto e aprire il sigillo, per iniziare a berlo. Probabilmente gli farà trovare i soldi nella tasca, in un muto accordo che Shouto non sapeva avessero. (Sa di amicizia, questo dettaglio.) "E Izuku-kun è ancora in punizione." Uraraka tamburella con le dita sul tavolo.

“Voi due dovete ancora chiarire, giusto?” chiede Iida e Shouto scrolla le spalle, sospirando.

“Proverò a non far passare troppo tempo.” Lui nemmeno sapeva che Izuku fosse in punizione, glielo hanno dovuto dire. E non ha certo provato a contattarlo, in effetti, e nemmeno Izuku ha provato a contattare lui. Non hanno mai litigato. Shouto non ricorda le regole di litigi. Endeavor portava dei fiori alla mamma, quando pensava di aver esagerato. Odoravano in un modo tanto dolce da essere stomachevole, e, se Shouto ha mai pensato che ci fosse una materializzazione di bugie, dovevano essere quei fiori. Non è nemmeno sicuro di che cosa si dovrebbe scusare precisamente. “Cos’ha fatto per finire in punizione?” chiede, senza pensarci per davvero.

“Non lo sai?” chiede Iida, muovendo le braccia ad angolo retto. “Sembra che Midoriya-kun abbia partecipato a una rissa in un parco vicino casa sua.”

“Izuku?" Shouto alza un sopracciglio. "Una rissa?” Non sembra proprio una cosa che lui farebbe. È... strano. Shouto aggrotta le sopracciglia. In più, era anche convalescente. Una rissa al parco, con le braccia rotte e una gamba malconcia? È una cosa pragmaticamente possibile? E, Izuku che partecipa a una rissa, non è semplicemente un modo per dire che è stato picchiato al parco? (Non può essere successo per davvero.)(Shouto non può averlo lasciato succedere.)(Di nuovo.) Ma allora, perché Midoriya-san avrebbe messo Izuku in punizione?

“È finita in parità" gli fa sapere Uraraka, attirando la sua attenzione. Iida le lancia un'occhiata sguardo di rimprovero e Uraraka scrolla le spalle. "Non che sia importante" cerca di ritrattare, ma sta mentendo.

Sta ovviamente mentendo.

 

#5.5 Bakugou Katsuki e Midoriya Izuku!!

La loro storia non è mai stata semplice e non sarebbe mai potuta essere semplice.

Izuku ci ha pensato, mentre guardava quello scivolo, che sembra essere lì da sempre e quell’altalena a molla a forma di dinosauro, che, al buio, sembrava essere un po’ più minaccioso e meno divertente.

Dovevano essere molto piccoli, ha pensato Izuku, quando salivano su questi dondoli. Se adesso Izuku ci mettesse una gamba, rimarrebbe sicuramente incastrato lì, al freddo, in attesa che qualcuno lo possa salvare. Non ha mai avuto le ossa snodabili. Lo prendevano in giro, perché con tutte le volte che si è fatto male, prima o poi, il suo corpo avrebbe dovuto capire che essere così rigido non gli conveniva. Una volta glielo hanno detto, in questo parco, e poi gli hanno pestato il braccio, con gli scarpini da baseball.

Era -Izuku lo ha ovviamente ricordato, in quel momento. Aveva alzato lo sguardo e aveva guardato l’albero sotto cui gli hanno rotto il braccio. Izuku aveva posato la punta di un dito sul dondolo e aveva guardato verso quell’albero. E la voce di Kacchan è sempre nella sua testa. Era da molto tempo che non sentiva la voce così lontana, però, ed era da tanto, davvero da tanto tempo, che non si sentiva così lontano dal suo corpo.

Kacchan non si era avvicinato troppo. Se Izuku stava trai dondoli a forma di dinosauro, Kacchan stava vicino alla cassa con la sabbia, con le braccia incrociate. Ripeteva di non ignorarlo. O qualcosa del genere. Izuku non ne è molto sicuro. Kacchan grida sempre. Ha sempre gridato tanto. È diventato irritante. E Izuku stava pensando ad altro.

Non è mai stata veramente facile la loro storia. Ma Izuku pensava che potesse esserlo. C’è stato un momento della loro vita in cui tutto poteva essere semplice. Ed erano così piccoli che potevano ancora entrare in questi dondoli e le braccia di Izuku non si erano mai ancora rotte e le Unicità erano qualcosa che si doveva ancora manifestare. C'è stato un momento in cui avrebbero potuto essere... amici, forse, fratelli, o chissà che cos'altro. Izuku pensava veramente che Kacchan fosse un eroe. E forse, questa sicurezza viene da questo loro momento, in cui tutto era più semplice, in cui non si erano fatti grandi errori e tante verità ancora non erano state svelate.

La mente di Izuku era da una parte, quella notte al parco, il suo corpo era lì, il suo spirito era in quei giorni lontani. Il suo spirito era in quel momento in cui suo padre è andato via per davvero, e a quando le cose sarebbero potute andare bene, ma non sono andate bene.

(Kacchan continuava a gridargli di non ignorarlo.)(Aveva detto qualcosa su -la battaglia di Kamino.)(Izuku è stato un irresponsabile, in effetti.)(Non aveva pensato alle videocamere.)(Aveva pensato che voleva parlare con All Might.)(Non è nemmeno riuscito a parlare con lui, alla fine.)(Lo hanno trascinato via, mentre lui gridava che doveva tornare indietro.)(Gran Torino lo ha sgridato.)(Fa un errore dopo l'altro, Izuku.)(Fa una stupidaggine dopo l'altra.)(Non ha bisogno che qualcuno glielo dica.)(Izuku sa già di essere un disastro.)(E sa di essere ancora furioso.)(Kacchan continuava a gridare di non ignorarlo, e Izuku guardava quell'albero.)(Non riusciva a ricordare chi fosse quel bambino, che gli ha dato così tanti calci al braccio da muovergli l'osso e costringerlo a tenere un gesso per quasi un mese.)(Come si chiamava?)(Che sguardo aveva?)

Sotto quello stesso albero, Izuku se ne stava seduto davvero tanto tempo fa. Non arrivava nemmeno ai cinquanta centimetri di altezza. È uno dei suoi primi ricordi. Izuku era rimasto fuori dal nuovo appartamento, perché la mamma e il papà dovevano parlare di cose importanti. Papà aveva posato una mano dietro la sua schiena e gli aveva dato una palla, dicendogli che avrebbe fatto bene a cercare di ambientarsi nel nuovo quartiere. E lui era finito proprio sotto quell'albero. Chissà quanti anni deve avere. Il tronco non si allarga e le sue foglie seguono l’andamento delle stagioni con la grazia di un ciliegio (nonostante non sia un ciliegio).

Izuku è una persona molto sincera. Nell’ultimo periodo ha perso questa qualità, è vero, ma, prima, lui era molto sincero. E non mente quando dice che fin da piccolo è stato difficile. Era difficile da calmare quando scoppiava a piangere e rideva a voce troppo alta quando voleva ridere. È sempre stato troppo emotivo e quindi i bambini del quartiere lo prendevano in giro già da prima della manifestazione delle Unicità. Piangeva troppo spesso, si faceva sempre male, era troppo lento quando correvano e, il vero problema, adesso che ci pensa a mente fredda, è stata la sua natura permissiva. Non è mai riuscito a mettere dei limiti tra lui e gli altri. E la sua permissività (la sua gentilezza) è sempre stata vista come un simbolo di debolezza. Forse perché lo era. È sempre stato difficile stare accanto a Izuku. Lui se ne rende conto. Ci sono troppe cose a cui stare attenti e, probabilmente, se avesse ottenuto un’Unicità (lui ha un’Unicità)(giusto)(tende a dimenticarlo), non sarebbe cambiato molto. Rimane il ragazzino emotivo, che piange spesso e che non sa mettere dei limiti. (Un peso.)

Forse per questo Kacchan gli è sempre sembrato così forte. Lui non piangeva mai. Sapeva mettere limiti. Tutti lo seguivano.

Si sono incontrati sotto quell’albero. Quel giorno che papà lo ha mandato via con una palla in mano. Kacchan gli aveva chiesto se voleva giocare con la palla. Diceva che, in uno scatto di rabbia, sua mamma aveva fatto esplodere la sua e che quindi era rimasto senza palla. Izuku ha scoperto più tardi che era il modo di Mitsuki-basan di punire Kacchan, che si era comportato in un modo sconsiderato, secondo lei.

Ci sono tante cose che Izuku sa e ricorda perfettamente di Kacchan. Ricorda che, da piccolo, Kacchan aveva paura di sua mamma, ad esempio. Perché lei era forte e lui debole e non si poteva difendere. Izuku non sapeva quello di cui parlava. Non con esattezza. Era troppo piccolo per capire e, comunque, quando sono cresciuti, quando Izuku ha provato ad avvicinarsi di nuovo a Kacchan -lui ormai era troppo simile a Mitsuki-basan. Era troppo tardi. E Kacchan non avrebbe mai accettato di parlarne con Izuku.

Era sotto quell'albero, quindi. Izuku lo guardava con insistenza. È stato sotto quell'albero.

Kacchan gli ha preso la palla dalle dita, quando Izuku non ha risposto, e poi ha inclinato la testa e detto che poteva venire a raccattare la palla, se gli andava. Izuku ha sempre pensato che fosse il suo modo per chiedergli di essere suo amico. È da quel giorno che lo conta come suo amico. Izuku non è mai riuscito a togliergli questa nomina. Ci deve essere stato un momento in cui loro due erano amici. E Izuku si è aggrappato a quel momento. Sempre. Non è mai riuscito a lasciarlo andare. Chissà perché.

Sono diventati amici sotto quell'albero. (Era Kacchan.)(Non ti ricordi, Izuku?)(Kacchan aveva quegli scarpini e lui ha dato quei calci al braccio.)(E tu hai anche pensato: meno male.)(Sei stato felice che desse calci e che non usasse la sua Unicità su di te.)(Perché le esplosioni bruciano.)(Consumano la pelle.)(Non ti fanno dormire.)(Non sai come spiegarle.)(Un braccio rotto, invece... quello è più facile.) Erano amici sotto quell'albero. (Davvero non lo ricordi, Izuku?)(Ti eri messo in mezzo, durante la partita.)(Nessuno ti voleva lì.)(Sei sempre stato inutile.)

Izuku aveva sbattuto le palpebre, lentamente, prima di girarsi verso Kacchan, che sembrava arrabbiato. (Perché Kacchan sembra essere sempre arrabbiato?) Era vicino alla cassetta della sabbia. (E continuava a ripetere che non doveva ignorarlo.)(Che doveva rispondere o qualcosa del genere.)(Era così rumoroso.)(Non lo capiva.)(Izuku stava provando a capire.)(Kacchan non lo capiva.)(Parlava della battaglia di Kamino.)(La battaglia di Kamino qua.)(La battaglia di Kamino là.)(Izuku è stato troppo avventato.)(Forse Kacchan ha capito chi si nasconde dietro la maschera del Coniglio Lunare.)(Ops.)(Non era importante, in quel momento.)

Il giorno in cui suo papà se n'è andato per la prima volta per davvero, erano in quella cassetta della sabbia, lui e Kacchan. Erano solo loro due.

Ora che ci pensa, Izuku ha sempre provato a non dare troppo fastidio a Kacchan. Kacchan aveva dei sogni e niente si sarebbe messo tra lui e i suoi sogni. Izuku certamente non voleva farlo.

A Kacchan, All Might piaceva perché vinceva sempre. Era sicuro che sarebbe riuscito a vincere anche contro Mitsuki-basan e che se fosse diventato come lui, avrebbe sempre vinto e tutto sarebbe andato per il verso giusto. A Izuku, All Might è sempre piaciuto perché, quando le persone lo vedevano, non importa quanto fossero disperate, quanta paura avessero, al vederlo sorridere, sorridevano anche loro, o tiravano almeno un respiro di sollievo. All Might salva le persone. All Might non delude mai nessuno. Era il loro eroe.

Kacchan diventerà un eroe. Non importa quello che succederà. Kacchan diventerà un eroe e vincerà. Sempre.

Anche Izuku vuole diventare un eroe. Ma non è sicuro che lui lo possa diventare veramente. Ha perso la protezione di All Might e non ha fatto domanda per entrare in nessun corso di eroi. Tra poche settimane gli studenti della UA avranno la loro licenza provvisoria. E Izuku? Cos’avrà Izuku tra qualche settimana? Niente. Ma, alla fine, non si aspettava nient'altro. Le persone come lui, le persone inutili, e incapaci e impossibili da avere accanto, rimangono sempre indietro.

Kacchan diventerà un eroe. Non importa gli errori che ha commesso prima. Non importa le cattiverie che ha fatto o detto. Non importa quanto dolore abbia inflitto agli altri. Kacchan sarebbe diventato un eroe. Lo diventerà. E, comunque, a chi importa se il dolore che ha inflitto lo ha inflitto a un Senza Unicità? I Senza Unicità sono considerati a malapena umani e, per di più, la colpa di Izuku è quella di essere Izuku. Kacchan diventerà un eroe, perché è questo che c’è scritto nei suoi geni, il suo corpo intero grida perché lui possa diventare un eroe e a Izuku non importa che non paghi per i suoi errori. Perché, alla fine, pensandoci bene, a mente fredda, Kacchan era così nel torto a trattare Izuku come lo trattava? Oggettivamente, non gli ha mai mentito. Izuku è davvero inutile, un disastro, incapace, uno spreco di ossigeno e spazio. Per cosa dovrebbe essere punito, quindi?

Erano in quella cassetta della sabbia, quando tutto poteva andare bene e suo padre stava andando via. Izuku continuava a scavare senza essere stanco, come se stesse cercando di trovare il significato nascosto di qualcosa che lui ancora non poteva capire. E Kacchan aveva lanciato uno sguardo dietro le sue spalle. Doveva aver visto papà andare via, perché ha guardato più volte dietro Izuku e poi Izuku, che continuava a scavare con insistenza. Doveva aver capito cosa stava succedendo.

È uno dei ricordi a cui Izuku si è aggrappato con più forza. Lo ricorda lucidamente. La sabbia. Kacchan. La scrivania che prima era piena di cose e che poi invece era vuota. Era bastato scendere al parco. Il tempo di giocare con qualcuno, e papà era già andato via, lasciando quella lettera che Izuku non ha mai potuto leggere. E Kacchan. Ricorda così bene Kacchan, che guardava suo papà andare via, con una paletta in mano e poi si era girato di nuovo verso di lui e gli aveva detto: I padri non servono a niente. Si era seduto sulla sabbia con le gambe incrociate e aveva sbuffato. Acchan dice che dovrebbero servire a proteggere i figli e cose così. Mio padre non protegge un cazzo. E neanche il tuo. Però non ti devi preoccupare. Agli eroi non serve nessuno che li protegga.

(Una volta, Kacchan, in quella stessa cassetta della sabbia, ha preso Izuku dal retro del collo e ha usato la sua Unicità pericolosamente vicino agli occhi.)(Izuku ha passato quasi una settimana con gli occhi rossi, che gli bruciavano per la sabbia e una ferita sulla tempia.)

Non è stato qui, però.

Kacchan un giorno diventerà un eroe. Un eroe forte e amato. E nessuno saprà delle cose che ha fatto in questo parco. Nessuno saprà delle cattiverie che ha fatto a Izuku. Nessuno saprà che c'è stato un momento in cui erano -qualcosa. Amici, forse. Non è stato qui, però. Le cose non sono cambiate qui, in questo parco. Ma questo parco è stato testimone del prima e del dopo. Un giorno Kacchan sarà un eroe. Nessuno si può mettere in mezzo tra lui e il suo sogno. Un giorno, tutti ameranno Kacchan. Lo chiameranno per il suo nome da eroe e ci saranno miliardi di bambini che vorranno essere come lui. E nessuno saprà quello che è successo in questo parco.

(Izuku non ha mai detto nulla.)(Perché Kacchan diventerà un eroe.)(Nessuno vuole sapere dei suoi errori.)(Non ci si può aspettare che lui fosse perfetto.)(E Izuku lo ha sempre ricordato come quel bambino in quella cassetta della sabbia.)(Perché così è più facile.)(Ci sono storie che non sono facili da raccontare ad alta voce.)(Storie che fanno parte dolorosamente di te, ma che non possono essere dette.)(Kacchan diventerà un eroe.)(Izuku si porterà dietro il suo fardello.)(E tutti saranno più felici così.)(Perché, se non fossero più felici così, qualcuno avrebbe chiesto.)(Qualcuno avrebbe fatto la domanda.)(Qualcuno avrebbe fatto parlare Izuku.)(Ma nessuno lo ha mai fatto.)

(Ci sono storie che devono essere taciute.)(Cicatrici che devono essere nascoste.) E Kacchan diventerà un eroe. (Izuku no.)

“Non mi stai ascoltando!” gli aveva gridato contro Kacchan, muovendosi verso di lui, per prenderlo dal colletto e strattonarlo.

Izuku aveva abbassato lo sguardo, per guardare le scintille tra le dita di Kacchan e poi ha alzato di nuovo lo sguardo verso il viso di Kacchan.

Sembrava arrabbiato. Perché è sempre arrabbiato? Perché torna sempre quando è arrabbiato?

Izuku aveva spinto via le mani di Kacchan ed era indietreggiato quel tanto che basta per potersi difendere, nel caso di un altro attacco. Conosce abbastanza quello sguardo di Kacchan. Izuku sapeva che stava per perdere le staffe. Sapeva che di lì a poco avrebbe iniziato ad attaccarlo e poi ad attaccarlo e ad attaccarlo di nuovo, finché Izuku non sarebbe caduto a terra, inoffensivo. (Nel suo stato naturale.)(A terra.)(Inoffensivo.)

Kacchan non aveva tardato molto a cercare di colpirlo, in effetti. Era partito con un pugno destro, che Izuku ha schivato facilmente, muovendo la testa e ruotando il corpo, per poterlo prendere dal polso e gettare lui a terra. Non funziona. Kacchan era ruotato in aria, facendo perdere la stretta al polso, prima di dargli un calcio alla schiena che gli ha fatto perdere il respiro. Izuku era caduto in ginocchio, prima di rialzarsi prontamente, cercando di non perdere nemmeno un secondo, per essere pronto al prossimo attacco. Conosce Kacchan. Conosce i suoi ritmi. Sa quando non può permettersi di sentire dolore. Sa quando deve continuare a lottare. E in quel momento, davvero, non poteva nemmeno pensare di prendersi una pausa.

“Da quando hai un’Unicità?” gli aveva chiesto Kacchan. Sembrava frustrato. Probabilmente per colpa della sua carriera scolastica. Doveva essere per questo che aveva cercato Izuku. Torna sempre quando è arrabbiato. Lo fa ogni volta. È sempre stato così. Izuku sa qual è il suo errore. Cosa fa arrabbiare così tanto Kacchan. È difficile rimediare però, soprattutto quando l’errore che Izuku continua a fare è la sua stessa esistenza. Stava cercando un motivo, un solo motivo che ha fatto scattare così tanta rabbia nei suoi confronti ma Izuku non capisce, davvero, non riesce a trovare niente. Stava cercando un indizio nel parco in cui sono cresciuti ma… Ha sempre fatto tutto bene. Izuku ha sempre fatto tutto bene. “Sei solo un bugiardo.”

Izuku sbuffa. “Sei una delle poche persone con cui sono sempre stato sincero” aveva risposto a mezza voce. “Guarda come cazzo sto messo.”

Non ha avuto nemmeno il tempo di finire la frase. Kacchan si era buttato su di lui, di nuovo, per colpirlo dritto alla pancia con una delle sue esplosioni, ma, di nuovo, è stato troppo prevedibile. Izuku aveva piroettato e richiamato il dieci percento della sua Unicità in prestito, per dare una gomitata al collo di Kacchan e farlo cadere per terra. Poi ha fatto due saltelli indietro, tornando sulla difensiva.

Dovevano stare attenti a non distruggere nulla, intorno a loro. Non poteva usare il One for All, in queste condizioni. Distruggere la città non è una buona azione, ci sarebbero potuti essere civili feriti e Izuku non avrebbe comunque i soldi per ripagare lo Stato. Sarebbe stato problematico.

Avrebbe preferito rimanere accanto a Kacchan e dargli una mano, per aiutarlo a rialzarsi. Non pensa che lui avrebbe gradito, però. Lo avrebbe solo fatto arrabbiare. Quindi lo aveva guardato, mentre si rialzava da terra e gli ringhiava contro.

(Cosa può essere successo per farlo arrabbiare così tanto?)(Perché tornare adesso?)(Izuku era tanto stanco.)(Non fisicamente.)(Mentalmente.)(Sono successe così tante cose.)(Non ha avuto un momento di pace.)(Gli sarebbe solo piaciuto uscire con Tenya-kun, Uravity-san e Shouto-kun.)(Sentirsi un ragazzino.)(Non avere addosso questa paura, ovunque lui vada.)(Izuku era tanto stanco.)

Kacchan si era tirato di nuovo verso di lui. I suoi movimenti erano sicuramente più decisi, aggressivi e dannosi di quelli di Shouto-kun, o Koichi-nii. Sembrava un combattimento vero. Izuku in un primo momento, forse per questa divisione che sente tra corpo e spirito e mente, ha preferito schivare semplicemente i colpi. C’è un momento particolare in cui gli attacchi sono più efficaci. Kacchan si è sempre mosso con la disperazione di un animale selvatico in gabbia. Izuku lo sa perché, durante i primi allenamenti con Pop☆Step, tendeva a imitare i movimenti della persona che ha osservato più attentamente durante la sua vita, e lei ha detto esattamente queste parole. Un animale selvatico in gabbia. Che è tutto il contrario di quello che è Izuku. Izuku era nel suo elemento. Izuku era più libero di muoversi. Izuku poteva salire in alto. Saltare. Galleggiare. Schivare non è tanto difficile e frustra tantissimo Kacchan, quindi è una doppia vittoria. Poteva lavorare su quella frustrazione.

Poi, Izuku ha sentito che era il momento giusto, che Kacchan era frustrato al punto giusto, e quindi ha saltato.

(Kacchan diceva che un eroe non deve essere protetto.)(Ma si faceva scudo di Izuku, a volte, perché Mitsuki-basan gli faceva veramente tanta paura.)(Avere qualcuno intorno la calmava.)(Forse non tantissimo.)(Anche a Izuku Mitsuki-basan sembrava molto strana, molto aggressiva.)(Ma Kacchan diceva che, quando c’era Izuku, lei era più calma.)(Faceva meno paura.)(Era il loro segreto.)(Kacchan diceva che un eroe non deve essere protetto.)(Ma Izuku, in un certo senso, lo proteggeva.)(Izuku ha sempre provato a proteggerlo.)(Perché questa è la sua natura.)(Perché era il tipo di eroe che voleva essere.)(Un eroe che porta sicurezza e speranza.)

(Forse è questo che dà tanto fastidio a Kacchan?) (Il tipo di eroe che Izuku vuole essere?)(Il fatto che abbia provato a proteggerlo?)

Izuku, galleggiando, ha avuto il tempo di fare una finta, facendo credere a Kacchan che lo avrebbe colpito da sinistra, per poi cambiare direzione. È riuscito a colpirlo sul petto. Praticamente lo ha calpestato, per poi tornare a saltare e atterrare sulle mani, per dargli un altro calcio, questa volta sulla schiena, per ripagare il calcio di prima. Ma Kacchan lo aveva preso dalla caviglia e aveva provato a farlo inciampare, o cadere di faccia sulla terra.

Izuku era solo stanco di essere sottovalutato da Kacchan, e quindi ha usato la stessa mossa che lui aveva usato per liberarsi dalla presa al gomito di Izuku. Era ruotato su se stesso. Aveva cercato di dargli una testata, ma non ci era riuscito, visto che Kacchan si era mosso di lato all’ultimo momento. (Impara in fretta.)

(Izuku ha provato a proteggerlo al campo delle Pussycat.)

Izuku aveva chiuso gli occhi dandosi dell’idiota e, quell’unico momento di distrazione, gli è costato una caduta sulla schiena e un pugno in faccia. Kacchan lo teneva giù con una mano. “Perché tu?” gli ha chiesto. “Perché ha scelto te?”

Doveva star parlando di All Might. Izuku aveva arricciato il naso. Sentiva il sangue in bocca e il pugno di Kacchan bruciare. (C’è una parte di Izuku che non gli piace, quando combatte.) Aveva poi alzato un lato delle labbra e sputato di lato, per non doversi ingoiare il sangue. “Se la sua alternativa eri tu” gli ha detto. “Avrebbe preferito una merda di campagna. Per questo ha scelto me.” (Diventa rude, quando combatte.)(Dice delle cose che normalmente non direbbe.)(Izuku non è così.)

Questa sua provocazione, comunque, gli è costata un altro pugno in faccia. E ha fatto male. Davvero tanto male. (Ma ne è valsa la pena.) Izuku è riuscito, a questo punto, a spingerlo via, dandogli un calcio e poi gattonando via.

Non potevano continuare a combattere per molto tempo. Izuku non poteva permetterselo, almeno.

La vista iniziava a offuscarglisi e queste ferite, unite a quelle che ancora si dovevano marginare dal combattimento contro Muscolar, stavano mettendo a dura prova il corpo di Izuku e la sua resistenza al dolore. (E Kacchan è così rumoroso.) (È sempre stato così rumoroso.) “Credi di essere migliore di me?” gli aveva chiesto Kacchan, gridando.

“Io non sono il tuo sacco da boxe!” gli ha gridato contro Izuku, quindi.

Gli faceva male tutto il corpo. Sentiva la testa pulsargli. Gli avevano detto di non esagerare con gli sforzi fisici e lui ha comunque esagerato. Kacchan è rumoroso. È sempre così rumoroso. E a Izuku era venuta voglia di piangere. Gli pizzicava il naso. È solo così stanco. È sempre così stanco e questa situazione non finirà mai. Andrà avanti così in eterno, non importa quello che dirà. Non importa quello che farà. Ma...

“Io -io ci sto provando, va bene? Io ci -ci provo ad andare avanti, ma tu torni sempre. Torni sempre e fai queste cose e io... e mi trascini con te. Non è giusto. Vacci - sai che c'è? Vacci da solo. Cosa vuoi da me? Che -che cattiveria ti ho fatto? Io -è anche stupido ma io ti ho sempre voluto bene. Ti ho sempre, sempre ammirato. Ti ho sempre considerato mio amico. Sono sempre voluto essere come te e tu..." Izuku aveva scosso la testa, aprendo le braccia, per mostrargli la situazione. Kacchan gli ha fatto male spesso in questo parco. Kacchan non sembrava capire. (Come può non capire?) "... e tu mi chiedi se mi sento migliore di te" aveva finito Izuku, tirando giù le spalle, come se non riuscisse più a sostenerle.

“Perché tu ti senti migliore di me” gli ha ringhiato contro Kacchan, coi pugni chiusi e pronto per attaccarlo di nuovo. “Perché tu credi di essere migliore di me! Con le tue moine e il tuo voglio aiutare tutti quanti. Sei soltanto feccia. Non riesci nemmeno ad aiutare te stesso. Sei debole e stupido e inutile. Come puoi anche permetterti di essere migliore di me? Come puoi anche solo pensare di paragonarti a me? Sei soltanto un ragazzino abbandonato. E non importa che la tua Unicità si sia presentata o che la tenevi nascosta o chissà che altro. Rimarrai sempre il ragazzino che è stato abbandonato. Il ragazzino dimenticato. Il ragazzino che se scomparisse non mancherebbe a nessuno.”

“Almeno so di non essere solo, visto che lo sei anche tu” ha risposto Izuku, cercando di non urlare. È riuscito a schivare l’esplosione di Kacchan per un soffio. A Izuku facevano male i polmoni. Facevano male le gambe e il braccio sinistro. Aveva promesso che si sarebbe riposato, questa settimana, e invece eccolo qui, a litigare con Kacchan. Neanche avessero cinque anni. Come se il loro rapporto si potesse salvare, se parlassero almeno una volta. “Se io sono stato abbandonato, lo sei stato anche tu! Se io sono stato dimenticato, lo sei stato anche tu! Pensi che non me ne sia reso conto?” gli ha chiesto ancora, per poi scivolare a terra, cercando di colpire le ginocchia di Kacchan. “Tra simili ci si riconosce.” Lo aveva guardato a terra. Izuku era quello in piedi. Ha aspettato.

“Io non sono stato abbandonato” ha sibilato Kacchan, cercando di nuovo di alzarsi in piedi. Ha tirato Izuku verso di lui, prendendolo di nuovo dal colletto. “Non mi paragonare a te.”

“Kacchan...”

Kacchan aveva ringhiato, di nuovo. Probabilmente avrebbe voluto colpire Izuku. “Tu non sai di cosa stai parlando.” Non lo ha fatto, però.

“Volevo soltanto aiutarti.”

“Tu non sai di cosa stai parlando!” Un altro attacco. Più violento, meno pensato. Meno da Kacchan. Ma più arrabbiato. Era più difficile stargli dietro. Le esplosioni sembrano iniziare ad arrivare da tutte le parti. Schivarne alcune voleva dire tirarsi dietro altre e -Izuku lo ha fatto arrabbiare. Lo ha fatto arrabbiare davvero tanto e sentiva questo dolore per tutto il corpo e la voglia di mettersi a piangere e... era solo stanco.

Lo è ancora. Izuku è così stanco. Sente come se stesse combattendo da tutta la vita. Come se non riuscisse a smettere di combattere. Come se la schiena non riuscisse più a sostenerlo, come se i suoi occhi fossero perennemente pesanti e le braccia... non ce la fa più. Già in quel momento, non ce la faceva più. Voleva solo che tutto finisse. Basta. Non importa come. Vorrebbe solo che finisse.

“Non sai che cosa dici!”

(Izuku ha sentito come un tic nel suo cervello.)

(Un interruttore della luce.)

(ON: Izuku può contenersi. Izuku può tenere tutte le paure e tutti i dolori per sé. Izuku è ancora forte.)(OFF: Izuku è stanco. Stanco per davvero. E tutto quello che tiene dentro, esce fuori.)

(ON.)
tick.
(OFF)

“Volevo soltanto aiutarti!" ha gridato ancora Izuku, saltando e prendendo entrambe le braccia di Kacchan in un movimento solo, per poi tirarlo giù. Era stanco. Non ce la faceva più. Era stanco.

Kacchan aveva iniziato a scalciare e Izuku gli era salito addosso a carponi, per prenderlo dal colletto e iniziare a scuoterlo. Kacchan scalciava. Izuku lo scuoteva. E non riusciva nemmeno a vederlo. Stava piangendo. Stava piangendo di nuovo, mentre lo teneva giù. Kacchan voleva fargli male. Izuku voleva solo farlo stare fermo.

"Ma tu -tu mi hai fatto male!" gli ha gridato in faccia.

Izuku stava piangendo, per davvero. Ne ha avuto la conferma solo in quel momento. Aveva perso il controllo della sua voce. Non sembrava essere sua. Era come un suono gutturale. Come un dolore che gli veniva da dentro lo stomaco e che era rimasto lì per molto tempo, per davvero troppo tempo e adesso, finalmente fosse riuscito a uscire. Kacchan era rimasto sdraiato per terra. Un animale in trappola. Come diceva Pop☆Step.

“Io volevo soltanto aiutarti! E tu mi hai fatto male!" Non riusciva a respirare normalmente. Quella voce, quello strano suono continuava a uscire. Quel dolore continuava a uscire. E continuava a scuotere Kacchan. Continuava a cercare di tenerlo fermo. "E io non potevo difendermi! Io non sapevo come difendermi! Tu mi hai fatto male! Hai continuato a farmi male! E io non sapevo difendermi! E hai lasciato che gli altri mi facessero male! Hai istigato gli altri a farmi male! Io ti volevo bene! E tu mi hai fatto male! Io ti consideravo mio amico e tu mi hai fatto male! Io volevo solo aiutarti! Io volevo -ma a te..." Non riusciva a respirare, a questo punto. Ha provato a far entrare aria nei polmoni ma non ci riusciva e Kacchan è così stupido, è così... Izuku aveva chiuso un'altra delle due mani in un pugno, preparandosi a colpire Kacchan. Per fargli male. Per la prima volta. Per fargli sentire che cosa voleva dire. Per la prima volta. E non riusciva respirare. Il suo corpo si muoveva da solo. Stava piangendo. Stava singhiozzando. Non riusciva nemmeno a vedere Kacchan, ormai. "Eri mio amico! Ti consideravo mio amico! E tu! Tu -tu hai..."

Qualcuno aveva afferrato Izuku da dietro, a questo punto.

Erano braccia lunghe. Un profumo familiare. Un abbraccio familiare.

All Might può non aver più la sua muscle form, ma è riuscito a sollevare Izuku, e trascinarlo via da Kacchan con un solo gesto fluido, alzandolo da terra, con le braccia sotto le ascelle di lui, come se fosse un gattino. Izuku non toccava terra nemmeno volendo. “Basta così, giovane Midoriya” gli ha detto. “Tua madre è molto preoccupata e ha paura per le ossa che avevi già rotto. E penso che il giovane Bakugou debba tornare a casa, adesso, vero?”

Kacchan si stava alzando in ginocchio con estrema lentezza e Izuku stava cercando di respirare normalmente. Per qualche motivo, non riusciva a piangere silenziosamente, come ha fatto per praticamente tutta la sua vita. A ogni respiro corrispondeva un lamento. A ogni lacrima un rumore. E lui non riusciva a tornare in sé. Per qualche motivo, non riusciva a tornare in sé. I suoi respiri si facevano sempre più affannosi. La sua vista ormai era persa. E lui voleva fare male. Voleva che tutto finisse. Voleva che questa rabbia scomparisse. Ogni respiro era un lamento.

Un animale in trappola. Adesso anche lui si sentiva in questo modo. E quindi mentre Kacchan chinava il capo, per andare via, Izuku ha iniziato a muoversi con violenza, a scalciare, a cercare di liberarsi dalla presa di All Might. (Izuku è arrabbiato anche con lui.)(Izuku non lo vuole vedere.)(Izuku era stanco.)(Voleva solo tornare a casa dalla sua mamma.)(Essere sgridato, forse.)(Ma sapere che la sua mamma era sempre lì.)(Che il suo posto sicuro era sempre lì.)

Izuku piangeva e scalciava, esattamente come un neonato, un animale in trappola, un ragazzino capriccioso. Ma All Might non lo ha fatto cadere nemmeno una volta.


 

#5.5 Bakugou Katsuki e Midoriya Izuku: Fatto in sospeso!!

Gli apre la porta Izuku, come qualche mese fa, quando si sono incontrati per la, beh, seconda volta. Solo che, questa volta, Izuku ha provato a sorridere e ha la garza per coprire la fronte, dove ci sono i punti, e un cerotto sulla mascella. E le fasce sulle braccia. Shouto nota immediatamente i cerotti sulle mani di Izuku, mentre gli fa un cenno con la testa, per farlo entrare in casa. “Sono rinchiuso in casa peggio delle principesse nelle fiabe” scherza, a voce bassa, probabilmente per non farsi sentire da sua mamma. Non sembra essere arrabbiato. Non sembra stargli tenendo il broncio.

L'ultima volta che si sono visti, Izuku aveva un'altra aura. Anche se aveva sorriso, all'inizio, anche se aveva provato a seguire gli scherzi di Uraraka e a tranquillizzare Iida, sembrava essere infastidito da qualcosa. E sembrava star mentendo, chissà per quale motivo. Era irritato. Era abbastanza triste. E, pensandoci bene, forse dovevano aspettarsi una reazione come quella che ha avuto alla fine, quando hanno toccato un tema che non forse non dovevano toccare. Shouto entra in casa di Izuku, con le mani nelle tasche dei pantaloni. “Scusa il disturbo” mormora, sfilandosi le scarpe.

Izuku sorride, con la testa leggermente inclinata. “Nessun disturbo” risponde. “Anzi. Questa quarantena mi sta facendo impazzire. Vuoi bere qualcosa? Mamma ha comprato una torta alle pesche con la gelatina. Dice che lo ha fatto per rubare la ricetta, ma penso che se rubiamo una fetta non si arrabbierà.” Si muove per il corridoio, prima di girarsi di nuovo verso Shouto e indicare la cucina. Si è fermato esattamente tra la sua camera e la cucina. Non sembra essere molto sicuro di quello che dovrebbe fare.

Ha un'aura diversa. Sembra essere tornato -no. Non è il ragazzo che giocava a nascondino al campo delle Pussycat. Non è nemmeno il ragazzo che esce dalla Nishimachi, cercando di tenere giù un ciuffo di capelli dietro l'orecchio. Sembra una via di mezzo. Sembra essere agitato, ma non così tanto da scoppiare a piangere. E sembra nel suo elemento naturale, solo non così tanto da poter correre e saltare da una parte all'altra. Non sembra tenere il broncio a Shouto, però. Non lo ha contattato, questa settimana. Non un messaggio. Non una chiamata. Non un meme mandato come ramoscello di uliva. Ma non sembra essere arrabbiato.

“Non vorrei far arrabbiare Midoriya-san” borbotta Shouto in risposta, sistemando le scarpe all'entrata, per poi raggiungerlo. “Ho portato dei pasticcini, però. Li ho fatti con mia sorella.” Erano il suo ramoscello di uliva. Shouto prende in mano la scatolina bianca che teneva in mano, per fargliela vedere e Izuku sbuffa una risata leggera, prima di indicare con le dita la cucina e scivolare verso destra.

Shouto lo segue. Lo guarda mentre corre verso la teiera e inizi a preparare del tè, senza aver nemmeno chiesto se Shouto lo vuole. “Riesci sempre a venirmi a trovare quando mamma non c'è. Deve essere una specie di talento” commenta, con una mezza risata. “A meno che tu non faccia quella cosa degli appostamenti e vieni solo dopo averla vista andare via.”

“Mi hai scoperto” mormora Shouto, sedendosi al tavolo, con la scatola davanti a lui.

Izuku si gira verso di lui e ride di nuovo, a mezza voce, nervosamente. Tamburella le dita sul piano cottura e poi sospira e si passa una mano dietro il collo. “Shouto-kun” lo chiama, con una nota di imbarazzo. Ha delle macchioline rosse per tutto il viso, che non hanno molto a che fare coi graffi che si è procurato al campo delle Pussycat. Sono più quelle macchie di quando arrossisce. Sotto la sua maglietta bianca, alla base del collo, ci sono delle macchie rosse. E forse è per questo che sembra essere così a disagio. “In effetti, volevo parlarti, perché -l'ultima volta non sono stato molto giusto con te e i ragazzi. E ho gridato delle cose non -non erano colpa vostra e me la sono presa con voi e...” Si passa una mano dietro l'orecchio destro. “Mi dispiace. Ecco. Questo. Stavo aspettando di uscire dalla quarantena, per parlartene. Mamma è diventata ansiosa e per le prossime settimane non posso uscire se non accompagnato da un adulto. Ha anche fatto pace con mio zio, per questo. Vuole che mi accompagni a scuola tutti i giorni e mi riporti a casa. E ho un coprifuoco. Non ho mai avuto un coprifuoco e adesso invece devo stare a casa per le cinque. Le cinque. E ci sono altre cose che devo fare che sono davvero -però. Sono felice di essere riuscito a dirtelo adesso. Che mi dispiace.” Scrolla le spalle e tiene lo sguardo basso. “Mi dispiace davvero tanto.”

Shouto abbassa lo sguardo. “Dispiace anche a me” dice a bassa voce. E Izuku rilassa le spalle, sorridendogli, per poi girarsi verso il bollitore e preparare due tazze. “Vorrei anche spiegarti, però” continua Shouto, passandosi una mano sui pantaloni.

Izuku si gira verso di lui, con le sopracciglia aggrottate e le due tazze in mano. Stava preparando i filtri. Sicuramente aveva bisogno di qualcosa da fare, e anche Shouto avrebbe voluto, beh, sì, avere qualcosa da fare, un oggetto da tenere tra le mani. “Spiegare?” gli chiede.

Shouto giocherella con le dita, prima di sospirare.

Ci sono storie che sono davvero difficili da spiegare e da raccontare. Lui la ricorda perfettamente la storia della sua parte sinistra. E vorrebbe poter dire a Izuku quello che prova per lui, senza che ci siano degli strani giochi di potere, come pensano che ci possano essere Uraraka e Iida. Una solida base per un’amicizia deve essere la fiducia. Izuku può ferirlo. Ha scoperto che Izuku può fargli male anche soltanto con lo sguardo. Ma sa che non farebbe solo perché ha il potere di farlo. Shouto si fida di lui. Shouto sa che può dare a lui le emozioni più svariate, i tesori più importanti e Izuku li proteggerebbe a costo della vita. Sempre. Shouto non è bravo a parlare. Ma può provarci. Può farlo.

“Quando mi sono fatto questa cicatrice, ho perso la mia mamma” gli dice con un fil di voce e gli occhi bassi. Si passa una mano sull’occhio sinistro, mordendosi il labbro inferiore. “Mia madre mi voleva bene. Sono sicuro che mia madre mi voleva bene, ma odiava mio padre. Endeavor è sempre... mi portava ad allenarmi e... faceva male. Lo odiavo anche io. E ho perso mia mamma, perché questo lato -ero troppo simile a Endeavor. Fisicamente, per questa mia Unicità. E lo stavo diventando anche... ma... era -è disgustoso.”

Shouto chiude gli occhi e non ha il coraggio di guardare Izuku. Si passa una mano dietro il collo. Sembra fare caldo. Non sa se riuscirà a continuare a parlare e non sa se quello che ha detto fino a ora ha un qualche senso. Ci sono storie che conosci a memoria ma che sono così difficili da raccontare. E cose che preferiresti non raccontare.

“Mia madre -lei non voleva, ma quando mi ha visto, quel giorno... è stata lei a farmi questa cicatrice.” Deglutisce, chiudendo la mano in un pugno, mentre la posa sulle cosce. “E l’ho persa. Come ho perso -tante cose. E quando tu sei in pericolo... non è che non mi fidi di te. Non è che non so che sei capace di difenderti da solo. Ma se qualcosa andasse male? Se ti fossi fatto male per davvero? Se avessi perso anche te?” Continua a strofinare le mani contro i pantaloni. La sola idea gli fa venire un peso sul petto. E gli dispiace. Gli dispiace per davvero. “So di essere egoista. So che probabilmente tu trovi questo -egoista, da parte mia. Io... però, non potrei sopportare l’idea di perderti. E...” Prende un respiro profondo, di nuovo. “L’idea di perderti senza aver fatto niente... non potrei sopportare nemmeno quella. E quindi, lo so, lo so che tu odierai questo e che... ma... anche se ti disgusto, anche se lo odi... mi dispiace ma... lasciami provare a proteggerti. Lasciami aiutare. So che... ma lasciami provare perché... anche se...” Tirare fuori le parole è più difficile di quello che si aspettava. Doveva fare come diceva Iida. Doveva farsi una scaletta. Magari seguirla. "Mi dispiace."

Shouto non guarda Izuku in faccia per un po’. Guarda i pasticcini. Izuku non risponde. Shouto non pensa di essersi riuscito a spiegare. Ci sono troppe cose che sono rimaste non dette. Forse non ha capito. Shouto non si è fatto capire. E c’è questo silenzio, tra loro. Si sente chiaramente il rumore del motore del frigorifero che si accende. E Shouto sta davvero pensando di alzarsi in piedi e andarsene via. Lo ha spaventato. Ha fatto quello che Iida e Uraraka dicevano che avrebbe fatto. Doveva seguire i loro consigli. Doveva solo chiedere scusa. Ha esagerato. Ha rovinato tutto.

Quando la mano di Izuku si posa sulla testa di Shouto, quindi, è una cosa completamente inattesa. Il fatto che quella mano abbia guidato la testa di Shouto sul suo petto, in un abbraccio è stato ancora più strano. E, ancora più strano del fatto più strano, è stato il suo lasciarsi guidare in quell'abbraccio.

“Non è disgustoso” mormora Izuku, facendo scivolare la mano sulla sua cicatrice. “Non è disgustoso.”

Shouto aggrotta le sopracciglia e alza il mento per poter guardare il viso di Izuku. Quando sbatte le palpebre, senza volere, gli cade una lacrima sulla mano di Izuku e quindi abbassa di nuovo lo sguardo e il mento, mentre ascolta il battito irregolare del cuore di Izuku e la sua mano calda. Shouto non si era nemmeno reso conto di star piangendo. Non piangeva da tantissimo tempo. Non ricorda quando è successo, l’ultima volta. Ma si sente al sicuro. Si sente un pochino più leggero.

“Mi dispiace” continua Izuku, con la voce bassa. “Prenditi cura di me.”

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Capitolo 8
*** #6 Calma ***


 

Izuku: shut up, I'm confident now
Todoroki: (Thor's meme) Are you though?

 

 

#6 Calma: La natura di Midoriya Izuku (un deficiente che starebbe meglio internato a un istituto di igiene mentale)!!

Esci di casa, dobbiamo parlare, è il messaggio che gli ha mandato Katsuki al cellulare. E quel deficiente di Deku gli ha risposto: no, per colpa tua sono agli arresti domiciliari, col cazzo che scendo. Allora Katsuki gli ha risposto: vuoi che ti venga a prendere dai capelli? Scendi da quella cazzo di casa. E Deku gli ha risposto: vaffanculo, per colpa tua non posso che uscire se non accompagnato da un adulto. E Katsuki ha ruotato gli occhi e tirato la testa indietro prima di avvicinarsi al suo citofono e iniziare a suonarlo con insistenza. A quel punto, Deku ha scritto: ah, molto maturo. E se ti dicessi che possiamo giocare a questo gioco in due e ti posso ignorare senza problemi? Cosa che ha solo reso il dito di Katsuki più violento nello schiacciare il pulsante del citofono e Deku ha risposto e ha gridato: “Va bene. Ho capito. Va bene.”

Il fatto che debbano parlare non è una bugia. Hanno lasciato un po’ di fatti in sospeso e questa volta Katsuki è calmo e non ha voglia di essere strigliato da All Might, o dal professor Aizawa. Ha deciso che righerà dritto. Soprattutto perché non sono stati tanto questi eroi professionisti a spaventarlo, se non un messaggio monosillabico di Best Jeanist, che lo ha minacciato, praticamente lo ha minacciato, di non ospitarlo più nella sua agenzia. Con un solo: Katsuki-kun. È bastato questo. Katsuki deve essere diventato veramente molto debole, per essere spaventato solo da questo.

Quando Deku è sceso, con due ghiaccioli in mano, gliene ha offerto uno e poi è stato cinque passi lontano da lui. Esattamente cinque. Come se fosse pronto a un qualsiasi tipo di battaglia. E Katsuki ha sospirato e si è detto che in un certo senso se l’è meritata. Se l’è meritata, in effetti, quindi non ha potuto che prendere il ghiacciolo, allontanarsi anche lui (se questo fa sentire questo deficiente più al sicuro tanto vale) e poi fa un cenno con il mento, che Deku imita, prima di appoggiarsi al muro dell’edificio.

“Insomma” inizia con un tono leggermente interrogativo. Morde il ghiacciolo, giocherella con le dita (tremanti)(Katsuki non se ne sarebbe reso conto, prima, ma le dita di Deku stanno effettivamente tremando) e poi ruota gli occhi. (Non mantiene lo sguardo su Katsuki.) “Tu pensi che io stia scherzando con la storia degli arresti domiciliari, ma non sto scherzando. Se arriva qualcuno e mi vede qua fuori, fa la spia con mia madre e non vedrò la luce del sole fino alla laurea.”

“Hai intenzione di rimanere con lei fino a dopo l’università?” chiede Katsuki con una smorfia.

Deku fa una smorfia. “L’università sta a due passi da qui, che bisogno ci sarebbe di... senti.” Sospira, continuando a mangiare il suo ghiacciolo. Poi indica quello di Katsuki. “Se non lo mangi si scioglie.”

“Okay” borbotta lui in risposta, aprendo la confezione. Un ghiacciolo All Might. Ovviamente. Quale altro potrebbe aver portato giù o tenere in casa? Quando erano piccoli anche ne portava alcuni per sé e gli altri. Katsuki li odiava. Deku diceva sempre che li faceva la sua mamma. Perché aveva imparato la giusta quantità da mettere di acqua e sciroppo e aveva degli stampini a forma di All Might. Katsuki detestava questi ghiaccioli. Ma. Questo non sembra uno di quelli fatti da Midoriya-san. Per adesso va bene.

“Chi ti ha dato la mia email?” chiede Deku, indicandolo con il ghiacciolo. “Sono abbastanza sicuro di aver cambiato il mio contatto dopo le medie.”

Katsuki gli lancia un’occhiata, prima guardare il suo telefono e poi scrollare le spalle. “Kirishima” risponde semplicemente.

Deku annuisce. “So di chi non mi devo fidare, adesso” mormora con un’espressione seria. Poi sbuffa una risata e si guarda intorno. “Se non hai niente da dirmi, penso di dover salire, prima che la signora dell’appartamento accanto al mio faccia la spia” dice un po’ più ad alta voce, con il ghiacciolo in bocca, pronto a salire di nuovo le scale del palazzo.

“Tu hai detto” lo ferma Katsuki. Deku si gira verso di lui, sbattendo velocemente le palpebre. “Hai detto che mi consideravi tuo amico” completa. Non sta mangiando il ghiacciolo e gli si sta sciogliendo tra le dita, ma non è questa la cosa importante adesso. “Quando? Perché è una cosa che mi perseguita. Quando? E soprattutto perché? Io non...” Katsuki sbuffa e si passerebbe una mano trai capelli, se non fossero così appiccicose per colpa del ghiacciolo di Deku. “Io non ti ho mai considerato così. Quindi -mi chiedevo solo il perché.”

Deku assottiglia lo sguardo. Lo sta affrontando. Lo sta misurando. “Che risposta vuoi, Kacchan?” gli chiede, prima di tornare al ghiacciolo. “Perché ti ammiravo? Perché eri forte? Perché eravamo due ragazzini? Perché io non lo so. Lo facevo e basta. Non ho mai pensato di poter decidere a chi voler bene. Ti volevo bene e basta.”

Katsuki aggrotta le sopracciglia ed è lui ad abbassare lo sguardo, questa volta. “Ma io ti ho fatto male” sussurra, ricordando le urla di Deku al parco, una settimana fa. Diceva tante cose. Diceva delle cose e poi finivano con e tu mi hai fatto male. Ti volevo bene e tu mi hai fatto male. Ti consideravo mio amico e tu mi hai fatto male. C’era una nota di tradimento, in quelle parole. E quella rabbia -Katsuki non ha mai visto Deku arrabbiato. Mai per davvero. Nemmeno da piccoli. Nemmeno quando gli faceva le cose più cattive. Lui di solito sopportava. Piangeva, sì. Poi sorrideva. Non si arrabbiava mai. A guardarlo adesso...

Deku scrolla le spalle all’ultima frase di Katsuki, come per dire che sono cose che succedono, come per dire che non è esattamente un problema così grande. In effetti, adesso Katsuki riesce a riconoscere il bambino che aveva incontrato tanto tempo fa. Quello a cui aveva rubato la palla, quello a cui ha dato un soprannome dispregiativo, quello che portava i ghiaccioli lo stesso e lo ascoltava mentre parlava di sua mamma. Non sembra arrabbiato. Non sembra nemmeno essersi arreso alla vita o a Katsuki, però. Sembra solo -superiore a questa conversazione, come se non lo toccasse. Cazzo se lo fa arrabbiare, quando fa così.

“Se non lo volevi quel ghiacciolo non lo aprivi, però” mormora ancora Deku. Poi dà un ultimo morso al suo ghiacciolo e controlla il bastoncino. “Ho perso.” Sospira, stringendo il bastoncino in una mano. “Davvero. Se c’è qualcosa che mi vuoi dire, me la potresti dire in fretta? So che noi due siamo oltre la cortesia, e per questo te lo dico chiaro e tondo: questa cosa è un po’ imbarazzante e vorrei non aumentare la mia punizione. Se faccio arrabbiare mamma ancora una volta non mi permetterà di andare al cinema a guardare il nuovo documentario su All Might.”

“Tu sei il pupillo di All Might” gli ricorda Katsuki.

“Sto provando a vincere i biglietti gratis, ma è veramente un’impresa” continua Deku, come se non lo avesse nemmeno sentito. “Nell’ultima settimana ne avrò mangiato quattro scatole e ancora niente. Non posso perdermi la prima del film documentario di All Might, con tanto di interviste in esclusiva, per colpa tua.”

“Ma tu, All Might, non lo vedi tutti i giorni?”

“Non penso tu capisca il punto” decreta Deku, con una smorfia. “Quindi se vuoi dirmi qualcosa, fai in fretta.”

“Non mi dare ordini.”

“Non mi dare motivi per farlo” ribatte Deku. Sembra di no, ma sta ancora tremando. Sta ancora a metri di distanza da Katsuki. È ancora impaurito, anche se non sembra. Katsuki riesce a percepirlo. Deku muove le mani, per invitarlo a parlare e Katsuki arriccia le labbra.

Il motivo per cui è qui è Best Jeanist. Sì, certo, un po’ per quel messaggio. Ma soprattutto per quello che gli ha insegnato. Soprattutto per tutte quelle cose che ha detto e che ha fatto e che gli ha voluto far capire. La storia del posto sicuro. La storia del rapporto con gli altri. E il senso di colpa. Katsuki non ha mai provato senso di colpa. “Voglio rimediare” mormora, con le sopracciglia aggrottate.

“A cosa?” chiede Deku, come se non conoscesse la loro storia. Lo fa incazzare. Gli fa venire voglia di riempirgli la faccia di pugni e tirarlo giù dal quarto piano dell’edificio. Gli fa venire voglia di gridargli contro e mangiarselo e risputarselo. Gli fa venire voglia di buttarlo per terra e poi scomparire. Far finta di niente. “Ci sono tante cose a cui rimediare” continua Deku. “Al tuo esame pratico alla UA, ad esempio. Oppure all’aver mentito a Red Riot, perché sicuramente non ti avrebbe dato il mio numero, se avesse scoperto il nostro passato. Oppure, potresti voler rimediare, non lo so, ai danni che abbiamo fatto al parco. All’altalena a dondolo che i bambini non possono più usare perché l’hai letteralmente fatta esplodere. Vedi? Ci sono tante cose a cui vorresti poter rimediare. Non posso decidere io, o intuire io a quale ti stai riferendo.”

“Mi stai facendo incazzare” lo avverte.

Deku scrolla di nuovo le spalle. “La rabbia fa parte delle vita” dice, semplicemente. Poi fa un’espressione strana, come se le cose fossero cambiate da un momento all’altro e ci fosse stato un passaggio che Katsuki non potrà mai capire. “Non fa poi così tanto parte di me, però. Quindi, vedi?, anche io vorrei che tu rimediassi. Vorrei rimediare con te. Ma se non mi dici a cosa, non possiamo farlo.”

Katsuki lancia un’occhiata al ghiacciolo che Deku gli ha dato. Si sta sciogliendo. Gli sta lasciando la mano appiccicosa. A che cosa, chiede Deku. A cosa vuole rimediare Katsuki. “Tu sei sempre stato più fortunato di me” inizia a bassa voce. Rigira tra le mani il ghiacciolo, mantiene le sopracciglia aggrottate. “Avevi un posto sicuro a cui tornare, sempre. Hai sempre avuto una madre. Hai sempre avuto qualcuno che ti appoggiava. E dopo un po’ alle persone piacevi sempre. Mi davi sui nervi. Perché piacevi anche a me. Io invece...” Katsuki stringe i pugni. Il ghiacciolo gocciola sul cemento. “Ma io ho sempre avuto una cosa in più di te. Io sono sempre stato forte. Sempre. Più forte di te. Più talentoso di te. Sono sempre stato migliore di te. E poi tu hai avuto -potevamo rimanere così. Tu avevi la mamma e io avevo l’Unicità. Non sarebbe stato equilibrato?”

“Col cazzo” risponde Deku, sbuffando una risata nervosa. “Non sarebbe stato equilibrato. Non puoi essere arrabbiato con me perché ho un’Unicità adesso. Dai. So che sai di cosa stiamo parlando, qui. Non divagare”

“Non è una questione di Unicità. È una questione di forza. Ero io quello forte. Dovevo essere io quello forte. Tu sei fortunato. Non puoi essere anche forte. Perché provi sempre a portarmelo via? Perché provi sempre a... Tu sei quello fortunato, quindi...”

“Io sono fortunato” ripete Deku, passandosi una mano sul viso. Sospira, scuotendo la testa. “Per mia mamma. Ma ti rendi conto che non ho nient’altro?”

“Tu hai All Might.”

“Sono una delusione per All Might!” gli risponde Deku, aprendo le braccia e alzando leggermente la voce. Poi prende un respiro profondo e scuote di nuovo la testa. Sta chiudendo qualcosa nella sua testa, per fare in modo che non entri nella conversazione tra lui e Katsuki. Riconosce quell’espressione. “Senti” gli dice. “Io sono arrivato alla conclusione che io e te -dove ci sei tu, ci sono io. E dove ci sono io, ci sei tu. E non possiamo fare finta di niente. Ovunque io vada, tu mi ricordi quanto sono inutile, quanto sono impotente, quanto io non riesca a... tu ci sei. E forse è anche ora di accettarlo. Non sono fatto per portare rancore. Non riesco a farlo. E per me sei ancora un amico di infanzia. Una persona a cui posso volere bene. Quindi. Dimmi. Cosa vuoi da me, Kacchan? Vuoi redenzione? Vuoi perdono? Vuoi amicizia? Perché io non lo so. Vieni cercando di farmi sentire in colpa per quello che ho. Tu ai miei occhi hai sempre avuto tutto. So che non è così, ma era così per me. E ti avrei dato tutto, tutto quanto, quando ti consideravo mio amico. Bastava che tu me lo chiedessi. Ma tu non hai mai chiesto. Hai solo preso. Mi hai solo fatto male. Per una volta nella tua vita, fammi questo favore. Dimmi cosa vuoi. Rendimi le cose facili.”

Katsuki deglutisce. Il ghiacciolo continua a gocciolare. “Voglio solo rimediare” risponde. “Ricominciare da capo.”

“E io cosa c’entro?” chiede ancora Deku. “Ti devo dare la mia benedizione? Okay, sì, certo, ecco la mia benedizione.” Fa un gesto con la mano, come se volesse dargli qualcosa, gettarglielo addosso. “Vai e fai del bene. Redimiti. Ecco. Hai quello che volevi da me. Era questo, no?”

“No.” Katsuki lo guarda, lo misura. Deku non sembra arrabbiato. Sembra frustrato, sì, sembra a disagio, impaurito, come sempre, ma non sembra arrabbiato con lui. Perché non lo è? Perché non si arrabbia? “Ovunque io vada ci sei tu che mi ricordi quanto sono inutile, quanto sono impotente e quanto io non riesca a custodire niente di buono nella mia vita. È a questo che voglio rimediare. Perché tu mi hai detto che mi volevi bene. È a questo che volevo rimediare.”

Deku rimane in silenzio per qualche secondo e Katsuki sente che potrebbe scoppiare a piangere, come un idiota, testa di cazzo. Gli pizzica il naso. Distoglie lo sguardo e continua a fissare il ghiacciolo mezzo sciolto.

Katsuki non ha mai pensato alle sue relazioni con gli altri in termini di affetto. Sta imparando a farlo adesso. Grazie a persone come Kirishima e anche a eroi come Best Jeanist. È stupido e ancora molto imbarazzante. Quando Best Jeanist lo ha fatto sedere e gli ha pettinato i capelli, parlando di capelli ribelli dalla radice, Katsuki ha pensato per la prima volta in un anno intero a Deku, che diceva che sua mamma gli pettinava i capelli e che era un gesto di affetto dei genitori verso i figli. È per questo che ha provato a liberarsi poi di quella pettinatura, è per questo che aveva provato a ribellarsi ulteriormente. Era un gesto di affetto, dato da un completo estraneo e Katsuki detesta questo tipo di cose. Almeno. Diceva di detestarle. In realtà, gli piace essere trattato come un ragazzino da Best Jeanist, perché nessuno lo ha mai trattato così. E nessuno si è mai preso la briga di sgridarlo, o di correggerlo, o di insegnargli qualcosa. Non per davvero.

Poi Deku è iniziato ad apparire intorno alla scuola. Intorno ai suoi compagni di classe. Intorno ai professori. E a Katsuki non piace il senso di colpa. A Katsuki non piace sentirsi in questo modo. Non capiva che cosa stesse succedendo. Era frustrato. I progressi che aveva fatto in quella settimana di apprendistato li aveva mandati a ‘fanculo e ha provato ad affrontare da solo All Might, senza collaborare con nessuno, nonostante gli avessero dato l’opzione di scegliere un compagno, e rimanendo in infermeria per un pomeriggio intero.

Katsuki non è abituato a pensare alle persone in termine di affetto, ma per colpa di Kirishima e Best Jeanist, adesso, sente come se fosse diventato più debole. Sente come se quell’affetto fosse centrale. Importante. E sentendo quelle parole ferite di Deku, si è sentito in colpa. E vuole rimediare. Vuole davvero farlo. Sente di doverlo fare.

“Tu” inizia Deku, ma la voce si spezza e lui deve schiarirsi la gola. “Tu vuoi indietro la nostra amicizia” finisce, alzando entrambe le sopracciglia e rimanendo con la bocca semi-aperta. “Oh... o-okay.”

“Che cosa?”

“Ho detto: okay” ripete Deku, scrollando le spalle. “Non sono davvero fatto per il rancore, te l’ho detto. E, come cosa, mi rende abbastanza felice. Un anno fa non avevo tanti amici e adesso ho indietro anche un amico di infanzia. Mi sembra davvero un buon finale. Solo che a questo devo mettere una condizione.”

Katsuki non capisce molto bene che cosa stia succedendo. Si guarda intorno. Poi guarda Deku, le sue braccia fasciate e gli sembra tutto d’un tratto un pazzo. Un folle. Che cosa ha detto?

“Devi chiedermi scusa” continua Deku, con un sorriso sereno e il dito indice alzato, a indicare la sua unica condizione. “In realtà, credo dovesse essere una cosa spontanea e probabilmente detta così non so se avrà lo stesso effetto catartico per entrambi, ma in fondo sarebbe solo un rituale. Per mettere i puntini sulle i e altre cose del genere. Voglio che mi chiedi scusa. So che non potresti più fare le cose che hai fatto e so che io ora posso difendermi, alla fine, ti ho fatto il culo, l’ultima volta, ma vorrei sentirtelo dire. Per chiuderla. Per non pensarci più. Alla fine, adesso io capisco meglio te, tu capisci meglio me... possiamo davvero ricominciare da capo. In effetti è eccitante.”

“Mi prendi per il culo?”

“Di solito, alle tue spalle” risponde Deku senza battere ciglio. “Ma adesso no. Sono davvero felice. Ma voglio davvero le tue scuse.”

“Perché?”

“Sto imparando a mettere dei confini a quello che gli altri fanno a me” risponde Deku pensieroso. “E tu sei l’unica persona che mi ha lasciato una cicatrice, quindi...”

“No” sbuffa Katsuki frustrato. “Perché ne sei felice?”

Deku alza un lato delle labbra. “Perché potrei avere indietro un amico” risponde semplicemente, scrollando le spalle.

Katsuki lo fissa. Deku è un pazzo. Lui non lo avrebbe mai perdonato, a ruoli invertiti. Avrebbe covato rabbia per tutta la sua vita. Avrebbe trovato un modo per fargli del male emotivo, almeno. E invece questo pazzo ha deciso di accoglierlo a braccia aperte, come se fosse la cosa più naturale del mondo, come se fosse l’unica sua opzione.

Katsuki ricorda che -anche questo gli dà sui nervi, di Deku. Che è gentile. Che riesce ad accettare tutto. Anche se trema. Anche se ha paura. Riesce ad accettare tutto. Non è giusto. Non lo può aiutare nel mondo in cui si trovano. Questa sua gentilezza. È debolezza. Non gli avrebbe portato nulla di buono. Non poteva certo farlo, quando Deku era un senza Unicità. Ora forse è più più protetto.

Katsuki ha sempre pensato che Deku sarebbe morto presto, per questo. Lui è gentile. Nella sua gentilezza dà un’opportunità a tutti. Anche a chi rovina tutto. Anche a chi gli ha fatto male, ancora e ancora. Anche a chi non se lo merita.

“Scusa” mormora, con i pugni chiusi. “Per tutto quello che ho fatto. Per averti fatto male. Scusami.”

Il sorriso di Deku si amplia e Katsuki lo vede mentre alza anche un pochino il mento. “Eh, vabbè, roba passata” esclama. “Ti ho perdonato mesi fa. Rimaniamo amici.” Gli tremano ancora le dita.

Deku può averlo perdonato, ma gli tremano ancora le dita, e non si è avvicinato a Katsuki, nemmeno di un passo. Lui sa di meritarselo e sa che la fiducia non si costruisce di nuovo in pochissimo tempo, non basta una chiacchierata, sa che Deku forse crede in quello che sta dicendo, ma che la memoria del suo corpo sarà difficile da cancellare. Sa che dovrà essere paziente. Ma...

È come se si fosse tolto un peso dalle spalle a Katsuki. Il perdono di Deku potrà anche essere solo parziale, ma è come se lo stesse rendendo libero. Come se stesse rendendo liberi entrambi, per qualche motivo. Deku sorride. Il ghiacciolo si scioglie. Katsuki vorrebbe piangere, ma non lo farà. Almeno, proverà a non farlo. Lo giura. Non vuole mica piangere davanti a un noto piagnucolone. Sarebbe -imbarazzante, anche se sono amici, adesso.

“Ora che siamo amici, posso finalmente parlarti del mio dramma sentimentale” continua Deku, unendo le mani. “Lo vuoi sentire? Allora c’è questa persona che mi conosce sia come me-me che come me-vigilante e...”

“Non voglio saperlo” lo interrompe Katsuki, alzando una mano per fargli segno di fermarsi.

Deku arriccia il naso. “Hai ragione, meglio parlarne in un posto privato. Sali in casa?”

“No.”

“Allora devo per forza parlarne qui” mormora Deku, pensieroso. “Okay, non importa. Allora, stavo dicendo, questa persona potrebbe avermi baciato, ma non come me-me, come...”

“Sei stato baciato?” chiede Katsuki indignato.

“Perché? Tu no?” chiede Deku a sua volta, sempre tenendo un’espressione pensierosa. Poi torna a sorridere trionfalmente. “Allora ti ho battuto di nuovo.”

Katsuki sente un nervo pulsargli sulla tempia, mentre alza il pugno. “Vieni qui e vediamo chi batte chi.”

Deku fa una smorfia. “No grazie. Sono già in castigo per colpa tua.”

“Continui a ripeterlo.”

“Sei un pessimo ascoltatore, ti sto parlando dei miei problemi. Allora, dov’ero...? Ah, sì. Ti ho battuto perché io sono stato baciato e tu invece no.”

“Senti, piccolo stronzo...”

“Ma non sei il figlio di Inko?” chiede una voce di una signora da sinistra. E Deku sbarra gli occhi, mentre Katsuki si gira verso la signora. “Izuku-chan, giusto?”

Deku chiude gli occhi, neanche stesse dando l’ultimo saluto al sole e alla sua libertà. Motivo per cui Katsuki ruota gli occhi e si posa una mano sul petto. La signora deve averlo riconosciuto e non è possibile, vista la posizione che abbia visto così bene Deku. Forse soltanto i capelli, non può esserne sicura. “No, signora” risponde con un tono annoiato. “Io sono Bakugou Katsuki.” Deku ne approfitta per correre su per le scale a una velocità disumana (come ha fatto Katsuki a metterci così tanto a capire che è il Coniglio Lunare?)(Davvero.)(Chi non lo ha capito pur conoscendolo deve essere un idiota.) “Sono venuto per salutare i Midoriya, ma mi hanno detto che il figlio è in punizione.”

“Un grattacapo dopo l’altro, quel ragazzo” mormora la signora, avvicinandoglisi. Poi si guarda intorno, per cercare Deku. Aggrotta le sopracciglia, quando non lo vede. Deku ormai deve essere sulla rampa di scale del suo appartamento. Magari non avrà problemi. “Strano.” La signora dà un buffetto sulla guancia di Katsuki. “Non farti trascinare da lui, giovanotto. Non fa altro che portare guai.”

Eh. Come se Katsuki non lo sapesse già.

Ed eppure, finalmente, sente di essere calmo.

Deku gli ha regalato la calma.


 

#6 Calma: Le mani di Midoriya Izuku!! (di nuovo)

Shouto ha sentito come se tutto il mondo intorno a lui fosse completamente, inesorabilmente bloccato. Come se non riuscisse a sentire nulla, come se tutto fosse, per qualche motivo, filtrato dalla sua testa. Ogni rumore è tenue, ogni rumore è indecifrabile. È come se non facesse parte del mondo. Ed eppure è lì. Ha le mani che gli sudano. Doveva chiedere a Fuyumi e Natsuo di accompagnarlo. Ha chiesto soltanto a Izuku. Forse non è stato giusto chiederglielo -no, aspetta. Non è stato lui a chiederglielo.

Izuku gli ha dato tre ghiaccioli, gli ha detto che se gli vuole bene li avrebbe mangiati e che avevano bisogno di biglietti gratuiti, per andare a vedere il film documentario su All Might. È arrivato ad averne due, il che è un problema, perché loro sono quattro e quindi deve vincere altri due biglietti per andare tutti insieme al cinema. Quando Shouto gli ha detto che avrebbe potuto comprare lui i biglietti, ché tanto può spendere i soldi di Endeavor quando vuole, e Izuku lo ha guardato, prima di ruotare gli occhi e dirgli che, uh, beh, sì, anche lui potrebbe comprare i biglietti per il film documentario su All Might. Ma non tutti possono vincere i biglietti per il film documentario su All Might. Shouto deve dire di non aver trovato nessuna falla in questo ragionamento. E ha iniziato a mangiare i ghiaccioli.

L’aura di Izuku è cambiata, da quel giorno all’ospedale. Shouto non sa spiegarlo. Sa solo che è molto diversa e che non è un male. Sembra più leggero. È più facile che guardi le persone negli occhi. Certo, ci sono momenti in cui non risponde, ha una faccia che sembra essere privata di ogni vita, prima di tornare a sorridere, e parla di più. Parla davvero molto di più. Balbetta di meno. Diventa rosso con la stessa frequenza. Si nasconde il viso quasi quotidianamente. Ma sembra davvero molto più leggero. E gli ha detto, con un sorriso e cinque ghiaccioli in mano: se hai paura di andare da solo, a trovare tua mamma, posso venire con te.

Natsuo e Fuyumi non gli hanno mai chiesto se volesse qualcuno accanto, quando andava all’ospedale, e provava ad andare a trovare sua mamma. Non pensa che non lo abbiano fatto perché non gli vogliono bene (non capisce che sentimenti provino i suoi fratelli nei suoi confronti, a dire la verità), ma probabilmente avranno pensato che lui volesse affrontare sua mamma da solo. Cosa che lui vuole fare. Vuole parlare con sua mamma da solo. Solo loro due, solo quello che è successo tra loro. Ma non voleva arrivare alla porta da solo. Voleva qualcuno accanto prima. E non sapeva come chiederlo. Perché -avere opinioni e sentimenti è già difficile. Chiedere cose agli altri seguendo i propri sentimenti e le proprie opinioni, è ancora più difficile.

E tutto sembra essere davvero molto, molto, confuso, in questo momento.

Visto che Izuku è ancora agli arresti domiciliari, è stato accompagnato da Koichi, che con fare abbastanza impacciato, ha provato a dare loro più spazio possibile, tenendosi lontano di qualche metro. Sembra di avere una guardia del corpo sempre alle calcagna e Izuku ogni tanto si gira verso di lui e gli fa un cenno con la mano, probabilmente per salutarlo, mentre sorride.

Il taglio sulla fronte è ancora lì, nascosto dalla fasciatura. Izuku ha le mani piene di cerotti perché a quanto pare, durante la sua rissa ha sbattuto contro un dondolo, che è esploso e gli ha tagliato gran parte della pelle sulle mani. Le fasciature sulle braccia. I capelli spettinati. Arriccia il naso più spesso. Guarda verso l’alto. E sorride molto verso Shouto, che non può fare che ringraziarlo. Anche se solo mentalmente, perché dopo il terzo grazie consecutivo non può davvero dire di essere a suo agio a dirlo.

Dietro quella porta c’è sua madre. La mamma dei Todoroki. Todoroki Rei.

Izuku funge da ancora. In questi ultimi mesi hanno creato davvero un posto protetto. Lui, Iida, Uraraka, Yaoyoruzu, Tsuyu. Hanno creato un posto protetto a cui Shouto può tornare. Tornare ancora e ancora e ancora. Per sentirsi al sicuro. Per ricominciare. Forse avrebbe voluto che fossero tutti quanti qui, a dirgli di respirare profondamente e che tutto sarebbe andato bene. Ma avere Izuku soltanto per lui almeno per una volta, che non sia rubata a un incontro di gruppo, che non sia un momento furtivo mentre tutti vanno via -è piacevole. Gli piace stare con Izuku. Gli è sempre piaciuto. Gli è sempre piaciuto sentirlo parlare e gli è sempre piaciuto conoscere delle cose di lui che gli altri non possono sapere.

Come la storia della raccolta differenziata.

Come la storia dell’essere il modello di Haneyama.

Come la storia della lite con lo zio, che non è riuscito a sistemare.

Sono quelle cose che nessun altro sa di Izuku. Che lo fa sentire un pochino più vicino a lui. Come quelle storie che Shouto non è riuscito a dire ad alta voce, che ha solo balbettato, ma che conosce solo Izuku. Solo Izuku poteva accompagnarlo in questo stranamente silenzioso, troppo grande, troppo opprimente ospedale.

Sono davanti alla sua porta (lo stesso numero di quella di Izuku di qualche settimana prima)(piano diverso) e a Shouto stanno iniziando a sudare le mani. Si è sistemato il colletto un paio di volte. Ha pensato di andarsene via il doppio delle volte. Ma Izuku lo guarda con la testa leggermente inclinata e Shouto non sa se può trovare il coraggio di dirgli che non può vedere sua mamma. Che sua mamma è -e quindi lui dovrebbe tornarsene a casa. Sì. Ecco. A casa. Potrebbe anche offrire quei ghiaccioli a Izuku, per scusarsi, perché lui probabilmente ha pregato e supplicato Midoriya-san per poter essere lì e Shouto ha praticamente... ma Izuku gli prende le mani.

Shouto sente come la sua mente vada in bianco. Le mani gli stavano sudando, ma Izuku gliele ha prese. Poi ha girato una mano, per potergliela tenere come se stessero per attraversare una strada, come se dovessero camminare da qualche parte insieme e si gira verso la stanza della mamma di Shouto. Gli vengono in mente le parole del Coniglio Lunare. Degli amici che si tengono per mano per dare coraggio. E sente come tutto il caldo che aveva prima, le mani sudate e la base del collo bollente, mentre guarda Izuku che a sua volta guarda quella porta chiusa, scompaia, rimpiazzato da una leggera freschezza. (È lui.)(È Shouto che ha abbassato la temperatura.)(Sono i sentimenti che prova per Izuku che lo rendono più fresco.)

“Cosa le dirai?” chiede Izuku, girandosi di nuovo verso di lui. “Cosa le vuoi raccontare?”

Shouto ci pensa un po’. La mano di Izuku è stretta e sicura. I cerotti la rendono un po’ inconstante nella temperatura, ma non importa. (Perché gli è venuto in mente il Coniglio Lunare?)(Di nuovo?). “Voglio raccontare dei miei amici, te e gli altri. Le voglio dire che ho incontrato delle persone straordinarie.” Sorride, prima di abbassare lo sguardo. “E le voglio chiedere scusa.”

“Perché?” chiede Izuku, con le sopracciglia aggrottate. “Perché chiedere scusa?”

“Perché ho intenzione di usare il fuoco, d’ora in poi” mormora, prima di deglutire. “Ho intenzione di farlo da un po’, in realtà. Ho fatto male a un amico, con questo fuoco, è vero, ma, quando l’ho fatto invece di arrabbiarsi con me, mi ha detto che per controllare qualcosa devi usare quella cosa. E io all’inizio non ho capito ma -e poi ho pensato che voglio essere un eroe.” Shouto annuisce piano, e guarda dritto negli occhi Izuku, prima di dire: “Voglio essere il tuo eroe.”

Izuku ci mette un po’ a elaborare. O il suo corpo è molto lento e ci ha messo un po’ a elaborare. Per mezzo secondo è rimasto a guardare Shouto, per poi arrossire dalla base del collo fino alla punta delle orecchie. Anche la sua mano diventa più calda. E, con quella libera, di mano, quella che non tiene la mano di Shouto, si nasconde il viso, abbassando lo sguardo e giocherellando con il cerotto sopra il taglio sulla fronte. Shouto lo ammira in silenzio, prima di tornare a fissare la porta.

“E, per esserlo, voglio dare tutto. Anche le parti che non mi piacciono. Anche le parti che disgustano mia madre. Per aiutarti a proteggerti. Per aiutare tutti. Tu...” Shouto si inumidisce le labbra. “Tu mi hai accettato. L’amico che ho bruciato mi ha perdonato. Forse quindi -forse anche lei mi potrebbe accettare e perdonare.”

La porta è sempre chiusa e nessuna di queste parole è ancora stata detta alla mamma. Shouto ha rimandato e rimandato e rimandato. Shouto non ha il coraggio di dirglielo. Ma ormai ha parlato con Izuku. E ormai ha preso una sua decisione. E ormai non può più tornare indietro.

“Andrà bene, Shouto-kun” lo assicura Izuku, lasciandogli andare la mano. Shouto vorrebbe tenerla per un altro po’. Un altro pochino. “Io sarò qua fuori ad aspettarti.”

Izuku gli ha donato la calma.


 

#6 Calma: Come un adolescente normale!!

Izuku ha passato le ultime due settimane a mangiare ghiaccioli e farli sciogliere in vassoi per poi rifarli congelare nel congelatore e poi li ha distribuiti sotto casa, perché non poteva, davvero, non poteva ingurgitare così tanti coloranti da solo e darli ai suoi amici e controllare ogni singolo bastoncino, e ha dovuto anche seguire degli allenamenti speciali per non sentirsi troppo gonfio e non perdere la forma, rinchiuso in camera sua perché non importa quanto preghi e supplichi in ginocchio la mamma, lei continua a non volere che lui esca di casa se non per fare le cose che farebbe un adolescente normale e allenarsi per diventare eroe, a quanto pare, non rientra nelle routine del diventare eroe. Sta di nuovo farfugliando. Però. Quello che voleva dire era: ci ha messo due settimane, tanti allenamenti nascosti e un paio di litigate con dei bambini di sei anni, ma alla fine ha vinto quattro biglietti per vedere il film documentario su All Might.

Uravity-san ha inclinato un po’ la testa, quando le ha dato il suo biglietto. Ha detto: “Noi All Might lo vediamo tutti i giorni. Non dovevi spingerti a tanto.” E Izuku ha dovuto ripetere che non stava capendo il punto.

Nessuno sembra capire il punto.

Ma non importa. Ormai ha i quattro biglietti e nessuno si può mettere in mezzo. Tranne Haneyama-san, che gli ricorda che lei non pagherà un biglietto per vedere un documentario di vita e morte e miracoli di All Might. Non se Izuku non sta pagando. (Koichi-nii era in casa, quando Izuku ha annunciato che sarebbe andato al cinema a vedere All Might: Rising, ed è scoppiato a piangere perché quel giorno doveva lavorare.)(Ha chiesto a Izuku di spostare il giorno dell’uscita, così lo avrebbe accompagnato lui, ma...)(Izuku gli ha spiegato che è stato il giorno che gli ha dato sua mamma, e che quindi non era a lui che doveva chiedere, se non alla spaventosa e imprevedibile Midoriya Inko-san.)(Koichi-nii ha desistito immediatamente.) Quindi. Di nuovo a mangiare ghiaccioli e litigare con bambini e controllare bastoncini. Niente. Niente di niente.

È già stata una fortuna che ne avesse vinti quattro, alla fine. Non poteva pensare di vincerne addirittura cinque. (O sei. )(Per Koichi-nii.) Haneyama-san ha quindi detto che non si sarebbe dovuto preoccupare. Che avrebbero potuto fare a metà per l’ultimo biglietto, così tutto sarebbe uscito alla pari. Izuku paga. Haneyama-san paga. E Izuku ha continuato a ripetere che nessuno di loro riusciva a capire il punto, ma almeno Haneyama-san ha cercato di venirgli incontro. Quindi, anche se con un po’ di malumore, Izuku ha accettato. E doveva capirlo però che era una trappola.

Arrivati al cinema, Haneyama-san ha detto di non aver portato il portafoglio e che quindi non poteva pagare la sua metà di biglietto. (Ed era una bugia, perché poi ha contribuito con i pop-corn, e Izuku stava per perdere la testa.) Morale della storia, Midoriya Izuku ha vinto quattro biglietti per All Might: Rising e ne ha dovuto pagare uno. Nessuno sembra aver capito il punto. (E Haneyama-san è davvero troppo dispettosa, per l’età che ha.)

Izuku vorrebbe dire di aver tenuto il broncio per più di cinque minuti, ma non lo ha fatto. Quando si è ricordato di star andando al cinema con le persone a cui più vuole bene, ha perso ogni interesse nel punto che voleva fare e ha sorriso e si è sentito davvero tanto bene. Ha discusso su quale snack fosse meglio prendere, ad esempio. (ha vietato categoricamente le bibite nella prima metà del film, perché è sicuro che qualcuno, non vuole fare nomi, non farà davvero nomi, Tenya-kun, ha la vescica piccola e si potrebbe perdere dei pezzi di film e sarebbe davvero inaccettabile.)(I popcorn vanno bene, sì, ma ha visto tantissime persone strozzarsi coi popcorn e non prestare attenzione al film.)(Se qualcuno avesse preso delle patatine croccanti e si fosse seduto accanto a lui, aveva giurato, era pronto a giurare, che gli avrebbe reso la vita difficile.)(Uravity-san è scoppiata a ridere, chiedendo immediatamente delle patatine fritte croccanti, un bibitone da un litro, solo per lei e dei popcorn.)(Haneyama-san ha preso Izuku dal colletto e lo ha tirato indietro, mormorando un Calmati, piccolo tiranno.)(Tenya-kun è scoppiato a ridere.)(Shouto-kun sorrideva.)(E Izuku ha detto che lui li aveva avvertiti.)

Il film era spettacolare.

Uravity-san si è persa almeno venti minuti di film, perché è dovuta correre in bagno, ma il film era davvero bello. E Izuku se lo è goduto dall’inizio alla fine. Senza nemmeno doversi muovere per andare in bagno, quindi benissimo. Tranne per due momenti, in cui è stato distratto.

La prima volta, lo ammette, è stata colpa sua. Ha avuto un -All Might la chiamerebbe una ricaduta. Izuku non è sicuro di questo. Negli ultimi tempi, in realtà, aveva pensato di essere un pochino più abituato a certi rumori e certe situazioni. Stare in classe ed essere diventato amico di persone come Harada-kun e Yamamoto-kun lo avrebbe dovuto aiutare a ricordarsi che dei rumori forti non sono collegati soltanto alle esplosioni e al dolore. Era diventato davvero più bravo a essere razionale, in momenti del genere. Ma la situazione in un cinema è un po’ diversa. Intorno a lui ci sono tante persone. Ed è tutto buio. E forse Izuku era un po’ troppo preso dal film, perché, beh, quando c’è stata un’esplosione (e dentro c’era All Might e sembrava essere in pericolo e Izuku non sapeva che cosa fare e tutto sembrava perduto) Izuku ha sbattuto le palpebre e ha avuto difficoltà a respirare. Tutto gli sembrava troppo caldo. Voleva uscire dalla sala. Era terrorizzato. E la sua mente aveva perso ogni traccia di razionalità. Ha cercato disperatamente un’ancora. Si è guardato intorno. Lo ha cercato, perché aveva detto che sarebbe stato lì.

Lo ha cercato.

Aveva promesso.

Izuku lo ha cercato.

Ha trovato Shouto-kun.

Shouto-kun, molto gentilmente, ha posato la mano con il palmo all’insù sul bracciolo.

Izuku ci ha messo davvero un po’ troppo per rendersene conto, okay, ma quando ha visto un’ancora, una specie di via di fuga, l’ha presa. E non sapeva quanto fosse bello, ma è davvero tanto bello quando un amico ti dà forza in questo modo. E le mani di Shouto-kun erano fresche, fredde abbastanza da ristabilire l’equilibrio termico almeno nella mano di Izuku (spera che non stesse sudando.)(Oh no)(I bambini odiavano quando teneva loro la mano)(perché sudava)(probabilmente stava sudando.)(Bene.)(Shouto-kun adesso sarà sicuramente disgustato da lui.)(Questa cosa non lo stava calmando per niente.)(Fantastico.)

Shouto-kun si è avvicinato per potergli parlare all’orecchio E Izuku ha mosso un pochino la testa, per renderglielo più facile. Sicuramente gli avrebbe detto qualcosa sulle mani sudate. Izuku lo può sopportare, come lo può non sopportare. Quindi. Ha chiuso gli occhi e lo ha sentito sussurrargli all’orecchio: “Sembri essere più sereno, ultimamente.”

E quindi Izuku si è girato verso di lui e ha detto: “Sto guardando il film, Shouto-kun.” Solo per poi rendersi conto di quanto fosse in effetti vicino al viso di Shouto-kun e sentire un’immensa confusione e le orecchie diventargli calde (e la mano di Shouto-kun che tiene stretta la sua) e quindi girarsi di nuovo verso lo schermo del cinema, mentre Shouto-kun sbuffava una risata (e Izuku la sente, praticamente.)(La sente sulla pelle)(Questa situazione è davvero ridicola.)(Gli ha ricordato le labbra fresche di Shouto-kun.)(Gli ha ricordato quella notte.)(Gli ha ricordato quel bacio.)(E non va bene.)

Ha perso almeno mezz’ora di film, per questo. Un vero peccato, perché in quel momento si parlava del periodo all’estero di All Might, e quindi di tutto il supporto scientifico che aveva avuto e...

La seconda volta che è stato distratto, non è stata per niente colpa sua. Haneyama-san doveva starsi annoiando. E infatti ha sbadigliato e Izuku le ha lanciato un’occhiataccia, a cui Haneyama-san ha risposto con un sorriso e un: “Aw, scusa, piccoletto.” Poi ha arricciato le labbra, muovendo gli occhiali. “Vuoi che ti tenga anche io per mano?”

E questa deve essere la sua punizione per essere stato così tanto felice di venire al cinema coi suoi amici. Deve essere questo. Izuku ha perso almeno dieci minuti di film, perché, ugh, doveva nascondere il viso e concentrarsi sul far aprire un buco sotto di lui e, finalmente, morire.

Davvero. Nessuno sembrava aver capito il punto di quest’uscita. Ma va bene anche così. Si è detto che va bene anche così. Ha comunque dovuto fare la domanda per la prossima volta e quindi ha chiesto: “La prossima volta posso portare una persona?”

E nessuno ha detto niente in contrario a quest’idea. Quindi va tutto a meraviglia. Spera. Crede.

 

#6 Calma: Bakugou Katsuki entra nella chat!!

Quando Izuku ha detto, in tutta fretta, prima di essere trascinato via da Haneyama, che gli sarebbe piaciuto invitare una persona la prossima volta che sarebbero usciti (l’ultimo giorno prima dell’inizio delle lezioni), sinceramente, Shouto e anche gli altri, pensavano che parlasse di uno dei suoi compagni di classe. Forse il ragazzo davvero molto alto. O forse il ragazzo davvero molto basso. Poteva anche star parlando della ragazza che indossa sempre gonne lunghe e che ogni tanto hanno incontrato nell’appartamento dei Midoriya, mentre discuteva con anche troppo fervore di qualche cosa che suonava vagamente scientifica. Pensavano che avesse chiesto il permesso per questo. Pensavano che avrebbe invitato un suo compagno di classe o un vecchio amico.

Quindi, quando Izuku è arrivato, accompagnato da un imbronciatissimo e arrabbiatissimo Bakugou Katsuki, Shouto ha sbattuto le palpebre e si è girato verso Iida, per capire se avesse visto arrivare una situazione del genere. E Uraraka ha solo aperto la bocca, prima di alzare le mani e scuotere leggermente la testa, chiedendo: “Quindi voi due vi conoscete per davvero.” Che in effetti è una buona domanda, per iniziare.

Izuku ha solo sorriso e scrollato le spalle, in risposta.

Se si conoscessero o no, e quale sia il loro rapporto adesso, sembra essere una cosa abbastanza complicata da capire. Ad esempio, Izuku con Iida e Uraraka, e anche con Shouto, è un ragazzo molto fisico. Ha dato loro baci sulle guance e li tiene per mano molto spesso. La distanza tra loro quando si siedono è minima e non ha problemi a condividere tutto con loro. Con Bakugou, per qualche motivo, è diverso. Izuku tiene le distanze. Si siede un po’ più lontano. Lo ha visto prendere il cucchiaio e allontanarlo da Bakugou e fa di tutto per non toccarlo nemmeno per sbaglio. E poi c’è anche...

Quando si siedono alla bakery e Izuku ordina un gelato, appena la cameriera va via, Bakugou, seduto esattamente davanti a Izuku, accanto a Iida, alza un lato delle labbra e gli dice: “Tra ghiaccioli e gelati, penso proprio che perderai i muscoli.”

E Izuku ha sbattuto lentamente le palpebre, prima di puntargli contro il dito e sibilargli contro un: “Vaffanculo, Kacchan.” Che fa scoppiare a ridere Bakugou, ma che lascia Shouto, Iida e Uraraka con la bocca aperta perché, beh, conoscono Izuku da mesi e non lo hanno mai, e deve dire proprio mai, dire qualcosa di maleducato, qualcosa di aggressivo, qualcosa di offensivo.

Shouto e Uraraka si scambiano uno sguardo e, davvero, questa è una situazione più che nuova. Shouto si sente leggermente fuori sincrono. Di solito sa come comportarsi con Izuku. Ma Bakugou ha portato delle variabili sconosciute che, a quanto pare, hanno cambiato il risultato delle equazioni. (È anche ridicolo che dei ragazzi di quindici anni ci rimangano così male per una singola parolaccia.)(Se non fosse per la naturalezza con cui Izuku ha insultato qualcuno.)(Va davvero... tutto bene?)(In più, Shouto ricorda quella volta, davanti alla UA.)(Non possono essere in buoni rapporti.)(C’è davvero qualcosa che non va.)(Forse dovrebbe...)

Iida alza le sopracciglia e si gira verso Bakugou. “Non sono sicuro che tu sia una buona influenza per Midoriya-kun” gli dice, e dovrebbe essere una battuta. Detta da qualsiasi altra persona, questa frase sarebbe stata una battuta, ma Iida è dannatamente serio e Bakugou, alza un sopracciglio.

“Sei in ritardo di qualche anno, se pensi che Deku non dica parolacce.”

Deku?” chiede Uraraka, girandosi verso Izuku, con le sopracciglia aggrottate.

“Lui me ne ha insegnato qualcuna, in effetti” continua Bakugou, portandosi una mano sotto il mento.

“Avevo paura che il tuo lessico non si sarebbe mai ampliato, se non ti avessi dato una mano” mormora in risposta Izuku, incrociando le braccia e tirandosi indietro. “Muori, merda, Deku” conta sulla punta delle dita. “Sempre le stesse tre parole, ancora e ancora. Mi sono davvero preoccupato per te.”

“Che cosa hai detto?” chiede Bakugou alzandosi in piedi, con un pugno già pronto e un’espressione che potrebbe spaventare chiunque. Izuku si tira un po’ indietro, ma la sua espressione rimane calma. “Muori, Deku, brutta merda.”

“Vedi?” esclama Izuku, con un gesto della mano. “Muori, Deku, merda. Te ne ho insegnate altre, Kacchan. Per favore, usale.”

Probabilmente Bakugou a questo punto vuole davvero dare un pugno o far esplodere qualcosa (Izuku), ma Iida lo tira giù dalla maglietta, facendolo sedere, con un tonfo, e, per quanto sia teso, Izuku non si muove di un millimetro, anzi. Controlla il suo cellulare, sbloccandolo per controllare un messaggio, prima di tornare ad affrontare Bakugou con un sorriso.

Shouto se ne rende conto perché è il più vicino tra loro. A Izuku tremano le dita. Quando prende il cellulare, ci mette un po’ a premere sulle icone giuste, perché il dito non vuole stare fermo e anche il suo respiro è irregolare. Deve esserci un motivo per questa discrepanza tra il comportamento di Izuku e la reazione del suo corpo. Shouto non capisce quale sia, il motivo. Non capisce nemmeno perché abbia deciso di portare Bakugou con sé, se lo fa sentire così tanto a disagio. Se attiva il suo istinto di combattimento. (Izuku sta, consciamente o inconsciamente, provocando Bakugou.)(Sta provando a farlo arrabbiare.)(Shouto non capisce, ma lo vede.)

“Voi quindi vi conoscete da molto?” chiede Uraraka, indicandoli. “Non penso di avervi visto parlare al campo delle Pussycat.”

Bakugou sbuffa, e, per qualche motivo, sembra sgonfiarsi, mentre incrocia le braccia e affonda nel divanetto della bakery. Ed è di nuovo Izuku a sorridere e affacciarsi per poter guardare Uraraka, mentre risponde. “È un po’ complicato” inizia, con mezzo sorriso. “Ma diciamo che noi due ci conosciamo da sempre.”

“Siete fratelli?” scherza Shouto con un tono monocorde. E, l’aver soltanto parlato, attira l’attenzione e gli occhi di Izuku su di lui. Shouto sa che qualcosa stona in questo loro rapporto. Non sa fino a che punto può metterci il naso, però. Non sa cosa potrebbe far arrabbiare o frustrare Izuku, se lo facesse. Quindi aspetterà che sia lui a chiederglielo. A chiedergli di aiutarlo.

Bakugou ruota gli occhi. Izuku arriccia le labbra. “Sono sicuro che Kacchan vorrebbe tanto essere mio fratello” risponde con un tono anche troppo allegro.

“Muori, stronzo.”

Izuku si gira di nuovo verso Bakugou e fa un gesto esagerato col dito, come se fosse in un programma per bambini. “Sono felice che tu abbia usato stronzo, questa volta” gli dice con un tono di voce ancora troppo felice e Bakugou alza il dito medio. Non che Izuku gli dia poi così tanto caso. “Il fatto è che... diciamo che col tempo ci siamo un po’ allontanati e le cose sono un pochino complicate e che però abbiamo deciso che vogliamo riparare questo rapporto. Ma è un po’ problematico. Ogni volta che ci ritroviamo da soli, chissà perché, finiamo per litigare.”

“Chissà perché” ripete Iida.

“Era contro di lui la rissa al parco?” chiede Uraraka al parco, indicando Bakugou con un dito.

“Ma lui non ha nessuna ferita recente” nota Shouto. In una rissa finita in parità, Bakugou dovrebbe almeno avere qualche taglio. Invece sembra essere incolume. Davvero. Siamo davvero sicuri che tutto vada bene, qui? Shouto si gira verso Izuku, per studiarlo. Ci sono ancora i segni dei graffi sulle sue mani. Bakugou ha dei segni simili? Hanno davvero combattuto con armi alla pari? Bakugou ha usato la sua Unicità su Izuku? (Shouto deve davvero aspettare che Izuku gli chieda qualcosa?)

“Perché io ho vinto” risponde orgogliosamente Bakugou.

“Stai zitto, ti ho fatto il culo” ribatte Izuku.

“Vieni fuori e vediamo chi fa il culo a chi” grida di nuovo Bakugou, alzandosi in piedi. Iida lo tira di nuovo giù dalla maglietta e gli fa cenno di abbassare la voce. E quindi Bakugou sbuffa di nuovo e affonda nei divanetti.

“Il punto comunque è” ricomincia Izuku. “Che abbiamo bisogno di… intermediari? Testimoni? Non so come chiamarvi. Così non litigheremo più e ognuno di noi riavrà il proprio amico d’infanzia indietro.”

“Quest’idea è ridicola” borbotta Bakugou. “E ti ho detto che potevamo chiedere a Kirishima.”

“E io ti ho detto che non mi posso fidare di Red Riot, perché ti ha dato la mia email senza chiedermelo prima.”

Bakugou ruota gli occhi e sospira. “Ed eccolo di nuovo...”

“È una questione di fiducia, Kacchan. Sono sicuro che lo abbia fatto con le migliori intenzioni, ma, sinceramente?, non ha pensato molto ai miei sentimenti quando ha fatto un favore a te. Quindi sarebbe stato un ambiente favorevole a te. Non a me.”

“Perché questo invece è un ambiente imparziale, vero?”

“Sì.”

“Non ci credi nemmeno tu!”

Shouto alza un sopracciglio, girandosi verso Uraraka, che si sta grattando la nuca, cercando di capire che cosa stia succedendo esattamente. Che cosa dovrebbero fare, in realtà. “Voi...” inizia a chiedere Shouto, con la testa inclinata. “Volete riallacciare i rapporti.”

Bakugou ruota gli occhi e Izuku annuisce con forza.

“Tu eri uno di quei bambini che bullizzavano Midoriya-kun alle elementari?” chiede ancora Iida-kun.

E nessuno dei due risponde immediatamente. Bakugou non risponde. È lui che stanno guardando. È lui che deve rispondere, che deve parlare, ma non lo fa. Non ha risposto a nessuna loro domanda, pensadoci bene Ha sempre lasciato parlare Izuku, che non risponde alla domanda perché vede la cameriera arrivare con i loro ordini.

Tre gelati, un frappè e delle patatine fritte.

Izuku aiuta la cameriera a posare piatti e cucchiaini, più per abitudine che per altro e, alla fine, quando la cameriera va via, le sorride e mormora un grazie. (È l’Izuku che Shouto conosce bene, questo.)(Quello dolce.)(Quello gentile.) E, appena finisce di essere gentile, Bakugou, perché è questo quello che fa Bakugou, gli tira addosso una patatina e gli sibila contro: “Mi fai incazzare.” A cui Izuku risponde solo con un sospiro.

“Siete sicuri che è una cosa che volete davvero fare?” chiede a questo punto Uraraka, giocherellando col suo frappè. “Izuku-kun, io credo che -se non vuoi, non c’è scritto da nessuna parte che tu debba per forza frequentare Bakugou-kun.”

“Ti sta costringendo?”

“Questo ambiente mi è ostile, Deku” borbotta Bakugou, infilandosi una manciata di patatine in bocca. “Te lo avevo detto.”

“Se tu ti presenti così, ovviamente ti saranno ostili, non ci hai pensato?”

“E come mi sarei presentato?”

“Come il coglione che sei” gli dice ancora Izuku e, in quel momento, gli arriva un’altra notifica sul cellulare, che lui controlla, distrattamente, prima di girarsi verso uno dei tavoli dietro di loro e fare un cenno con la mano. Una ragazza gli risponde con un cenno della testa.

“Tua cugina è inquietante” continua Bakugou, infilandosi in bocca un’altra manciata di patatine, con la guancia posata sul palmo della mano. (Perché ha detto cugina in quel modo?) “Dille di farsi i cazzi suoi.”

Izuku si gira verso Bakugou, mentre ruota di nuovo gli occhi. “Non è inquietante” ribatte.

“C’è tua cugina, qui?” chiede Uraraka, alzandosi in ginocchio sui divanetti per guardarsi intorno.

“Sono sempre in punizione” sospira Izuku, passandosi entrambe le mani sul viso. “E lei è l’unico adulto disponibile per oggi.”

“Dille di farsi i cazzi suoi.”

“No.”

“Qual è?” chiede ancora Uraraka.

“È la tipa senza occhio e con delle api” risponde Bakugou, continuando a mangiare. “Una fricchettona.”

“Potresti non parlare così di Kuin-san?”

“Perché? È vero che è una fricchettona.”

“È molto bella” sospira Uraraka, scivolando di nuovo a sedere. “Non sapevo che avessi una cugina così bella.”

Izuku le sorride, sembra illuminarsi. “È veramente molto bella, vero?” le dà ragione, annuendo. Alza l’indice per indicare un insetto sulla sua testa. “Ed è anche forte. Molto intelligente. Lei… L’ape che ci sta girando intorno adesso e che potrebbe pungere da un momento all’altro Kacchan è sua. Dice che al prossimo movimento brusco potrebbe fargli venire un attacco allergico.”

“Perché lo dici come se fosse la cosa più bella che potrebbe succedere oggi?” chiede a bassa voce Iida, ma Izuku lo ignora, arricciando il naso. “Voi volete davvero riallacciare i rapporti?” gli chiede, seriamente. “È davvero quello che tu vuoi?”

Shouto guarda intensamente Iida e poi Izuku. Studia i suoi movimenti. Aspetta la sua reazione. Anche Bakugou lo fa. Osserva Izuku, stringendo un pochino di più le dita intorno al braccio, come se avesse paura di una sua risposta. Ma Izuku sorride. Sembra così sereno e così leggero. Inclina un po’ la testa. E dice: “Non sono fatto per la rabbia, ho paura. Il rapporto tra me e Kacchan è complicato ma si può rimediare. Grazie a -voi, a voi soprattutto, so che cosa vuol dire avere degli amici e ho degli standard e so di poterli avere. E non riesco ad essere davvero arrabbiato con Kacchan. Non credo nemmeno che lui sia fatto per tutta questa rabbia. E penso che ci possiamo aiutare a vicenda. Quindi, ve lo chiedevo per questo. Se volete aiutarci.”

Shouto si morde il labbro inferiore e poi torna a studiare Bakugou, che, dopo aver tirato un sospiro di sollievo impercettibile, ha tirato una patatina in faccia a Izuku, che ha protestato con un Ehi! E pensa di aver capito. Non bene. Non del tutto. Ma pensa di aver capito qualcosa. Non tanto di Izuku. Sapeva già queste cose di lui. Sapeva che era gentile. Sapeva che era buono. Sapeva che avrebbe amato e aperto le braccia a chiunque (lo ha fatto con Shouto, dopotutto). Sapeva che era il ragazzo che lo ha aiutato a non cadere dall’edificio di casa sua e che lo ha invitato in camera, senza nemmeno sapere il suo nome, senza nemmeno sapere se Shouto potesse avere o no buone intenzioni. Questo, di Izuku, Shouto lo sapeva già. Non sapeva, però, che Bakugou (esattamente come lui) si sarebbe aggrappato a quella gentilezza. Non sapeva che avrebbe chiuso gli occhi e si sarebbe aggrappato a un ragazzo come Izuku, per questo. Non sapeva che ne avesse bisogno.

È difficile proteggere Izuku. È difficile fermare il suo istinto e prenderlo adesso tra le sue braccia e tenerlo lontano da Bakugou e lontano da chiunque gli abbia fatto male. È difficile seguirlo in tutte le sue decisioni, non fermarlo prima, appoggiarlo incondizionatamente. Quest’idea che ha? A Shouto non sembra un’idea brillante. Ma ultimamente Izuku sembra così leggero, così sereno, così libero... così se stesso.

A Shouto, Izuku piace così tanto anche per questo motivo. Perché è buono. Perché è gentile. Perché è, a volte, anche troppo ingenuo. Perché è capace di accogliere e amare e perdonare chiunque per ogni cosa. Perché è una persona che rischia, anche in termini emotivi.

No. Ha ragione. Izuku non è fatto per portare rabbia dentro di sé. È decisamente diverso da così. E anche questo è da proteggere.

“Per me va bene aiutarvi” risponde Shouto, per primo. Sente come tutti gli sguardi si posino su di lui e come gli occhi di Izuku brillino, grazie alle sue parole. “Ma potresti non invitarlo per quando andiamo fuori a mangiare? Mangia con la bocca aperta e mi fa schifo.”

“Senti, Metà e Metà...”

“Sì, fa schifo anche a me” mormora Uraraka, posandosi la mano sulle labbra, per coprire un sorriso.

Izuku però guarda soltanto Shouto, in questo momento, mentre gli mormora un grazie molto sentito. E questo basta perché tutta la stanza, insieme a Shouto, diventi un pochino più fresca.

 

#6 Calma: La fine del primo giorno di scuola!!

Izuku si muove sul posto, tenendo le mani aggrappate agli spallacci del suo enorme zaino giallo. Non c’è molto da raccontare del suo primo giorno di scuola dopo le vacanze estive.

La professoressa Abe ha fatto sapere ai suoi compagni, nei cinque minuti più imbarazzanti della sua vita, che Izuku non poteva rimanere solo nemmeno per andare in bagno. E che avrebbero dovuto fare di tutto per non perderlo d’occhio, visto che è stato al centro di due attacchi di criminali nell’ultimo mese. Harada-kun lo ha seguito fino in bagno, per questo. E Aoki-san non fa che prenderlo in giro. È imbarazzante. Anche perché Harada-san continua a dire che, come prende per mano suo fratello, d’ora in poi prenderà per mano anche lui, perché non vorrebbe che un cattivo comparisse mentre vanno da una parte all’altra della scuola.

La cosa che più lo ha imbarazzato è stato il fatto che la professoressa Abe e Aoki-san adesso, gli stanno tenendo compagnia, perché devono aspettare e essere sicure che Izuku non se ne vada via, se non accompagnato da un adulto. E All Might, che deve venirlo a prendere, ritarda.

Izuku abbassa lo sguardo, giocherellando con la punta delle scarpe. “Di solito è puntuale” mente, mordendosi l’interno delle guance. Sa che non è vero. Tutte le volte che lui e All Might si sono incontrati, per qualche motivo, All Might ha ritardato. Izuku sa perfettamente che è l’effetto collaterale di essere un eroe. All Might ha tante cose da fare. Tante persone da salvare. Molti studenti da seguire. Izuku si gira verso Aoki-san, che gli ha dato una spallata e giocherella con il cellulare, mostrandogli lo schermo. “Mi dispiace” borbotta. “So che hai cose da fare.”

“Meno di quelle che credi tu” risponde lei. Sta giocando e si inclina da una parte o dall’altra, a seconda della direzione che il personaggio deve prendere. “Quel coso ti lascerà una cicatrice?” gli chiede, facendo un cenno col mento.

Izuku si porta una mano sul cerotto. “Credo” risponde.

“Ha fatto male, farsela?”

“In quel momento non ci ho pensato molto. Non l’ho sentito.”

Aoki-san annuisce pensierosa. “Stavo pensando di farmene anche io una” gli fa sapere lei. “Aggiungerebbe carattere. Dicono sempre che gli scienziati non hanno carattere, ma tutti quelli che conosco io hanno almeno una cicatrice.”

Izuku aggrotta le sopracciglia e continua a guardare come lei continua a giocare. “Che cosa strana da dire” le fa sapere, lei alza lo sguardo e poi scrolla le spalle. “Forse hai ragione, però. Un po’ come per gli eroi. Una cicatrice dovrebbe essere una storia da raccontare, giusto?”

“Ad esempio, tu racconterai di quella volta che un criminale ha cercato di ucciderti, tu sei inciampato su un masso, hai sbattuto la testa e sei svenuto nel bel mezzo di una battaglia.”

Izuku sbuffa. Okay. No. “Non è andata esattamente così.”

“Ah no? Yamamoto-kun dice che è andata così.”

“Yamamoto-kun sta mentendo.”

“Non lo so. Di solito sei tu che menti e Yamamoto-kun dice la verità.”

Izuku assottiglia lo sguardo. “Okay” mormora. “È vero. Ma questa volta ti giuro che non sono svenuto.” Poi arriccia le labbra. “E che una cicatrice ti starebbe veramente molto bene. Soprattutto se vicino alla tempia.”

“Vero? Pensavo a una cicatrice qui.” Aoki mette in pausa il gioco per indicarsi un punto sulle sopracciglia col dito. “Guarda. Qui. Se avrò una scarica di adrenalina come per te, allora non dovrei avere problemi. Cosa potrebbe farmi scaricare adrenalina? Essere inseguita da un cane? Svenire in mezzo a un attacco?”

“Non me lo farete mai dimenticare, vero?”

“È davvero troppo divertente per potertelo far dimenticare” ride lei, muovendo la mano. “Soprattutto adesso che tutti hanno deciso che sei un gioiellino prezioso e delicato.”

Izuku inclina un pochino la testa, mentre sospira. “Se ti arrampichi su un albero e poi ti butti giù, forse potresti avere la cicatrice che dici tu.”

“Sarebbe un problema se fosse una cicatrice sulle labbra. Da un albero è davvero troppo imprevedibile. Le vedi le mie labbra? Sono davvero molto belle. Se le rovinassi mia madre non lascerebbe più vivere. Dice che ho solo una cosa buona nel mio fisico e sono le labbra. Quindi mi chiedevo se volessi farmi tu la cicatrice.”

Izuku sbuffa, giocherellando con le dita. “Molto intimo.”

“Sarà come un patto di sangue. Così poi non potrai fare finta che non siamo amici.”

Izuku fa una smorfia. “Noi siamo amici?” le chiede. “Non lo sapevo.”

“Mi dai sui nervi quando fai così” risponde lei, scuotendo la testa. “Tagliami il sopracciglio.”

“Pensi che anche Harada-san voglia fare un patto di sangue con noi?” chiede lui per scherzo e Aoki-san sorride.

Probabilmente vuole anche rispondergli, ma, in quel momento, si sente la voce di All Might da lontano e Izuku si deconcentra, girandosi per vederlo arrivare, con un braccio alzato e l’espressione più disperata che ha in repertorio. “Sono qui!” grida e Izuku vorrebbe davvero dire che sentirlo non gli fa venire voglia di sorridere a sua volta e correre verso di lui per abbracciarlo. Non può dire di non essere felice di vederlo, anche se è arrivato in ritardo, anche se probabilmente per lui è un peso venirlo a prendere a scuola. Quando Izuku vede All Might sorride e inclina un pochino la testa.

“Vuoi molto bene a tuo padre” mormora Aoki-san, tornando a giocare col cellulare.

“Non è mio padre” risponde lui, arricciando il naso. “E comunque sono arrabbiato con lui.”

Aoki-san fa una smorfia di pietà, prima di tornare a giocare. “Okay, bugiardo” è la risposta non molto interessata di lei. “Prova a fare pace con tuo padre il prima possibile” gli consiglia, però. “Perché... forse non te ne sei accorto ma… anche lui sembra volerti molto bene.”

Izuku fa una smorfia e poi fa un cenno con la mano per salutarla e raggiungere All Might, che parla con la professoressa Abe. Beh. Lei non sa tutta la storia. Non può davvero sapere che cosa sia successo tra lui e All Might. E non può sapere che grande delusione Izuku sia per All Might. Ma sentire quelle parole... che All Might gli vuole bene, per qualche motivo, fa venire da piangere a Izuku.

All Might posa una mano sulla sua testa, quando lo raggiunge. “Scusa per il ritardo” gli dice. “Ho avuto un contrattempo con alcuni studenti. Il giovane Todoroki sembra essere in pensiero per il Coniglio Lunare. E il giovane Bakugou…”

Izuku annuisce, affiancandolo. Non dice niente. Forse dovrebbe dire qualcosa. All Might sospira, accarezzandosi il retro del collo.

Una volta, All Might ha detto che loro condividono qualcosa di molto più intimo del DNA. Che non importa che cosa succede, che loro due sono legati e che non importa quale decisione Izuku prenda, sono legati indissolubilmente dal One for All. Come un patto di sangue. Come un’amicizia che lui non aveva riconosciuto. Come un rapporto che lui non sapeva di avere. Vuole solo stare di nuovo con All Might. Senza questo senso di colpa. Senza sentirsi una delusione. È riuscito a farlo con Kacchan. Ha trovato un punto d’incontro. Ha trovato un ponte per loro due. E il loro rapporto è sicuramente in condizioni peggiori di quello tra lui e All Might. Quindi può rimediare. Questa deve essere una tortura per All Might, ma Izuku, forse, può renderla un pochino più leggera. Per una volta, può rendere le cose più leggere. Lui. Izuku. Può.

Izuku dovrebbe davvero dire qualcosa. Vuole davvero dire qualcosa. E abbracciare All Might.

E quindi Izuku lo fa. Afferra l’orlo della camicia di All Might. Stringe la mano intorno al tessuto e chiude gli occhi e dice: “Sarei voluto essere l’eroe che sognavi tu. Ma tutti piangono quando faccio. Quindi ti ho deluso. Però…” Izuku deglutisce. No. Si dice di no. Si dice che ora non importa. “Mi dispiace. Io —mi dispiace.”

All Might posa di nuovo una mano sulla testa di Izuku, scompigliandogli i capelli. “Sono così felice che tu abbia ricominciato a parlarmi, giovane Midoriya” gli dice. “E non potresti fare nulla, nulla in questo mondo che mi potrebbe far anche solo lontanamente pensare di essere deluso da te.”

Izuku aggrotta le sopracciglia. “Okay” mormora in risposta. Muove la testa, per liberarsi dalla presa di All Might, che lo lascia andare facilmente. Okay.

C’è qualcosa.

C’e qualcosa che non va.

C’è qualcosa che manca.

 

#6 Calma: La ricomparsa del Coniglio Lunare!!

Shouto ha controllato ogni giornate, ogni telegiornale, ogni post sui social media e del Coniglio Lunare non c’è nemmeno l’ombra. Ha aspettato nella sua vecchia stanza in casa. Si è affacciato, alla finestra ed è rimasto sveglio fino a tardi fino all’ultimo giorno delle vacanze estive. Del Coniglio Lunare nemmeno l’ombra. E Shouto ha pensato: sarà adesso o mai più. Tornerà adesso o mai più. Lo vedrò adesso, o non lo vedrò mai più. Perché quando è entrato nel campus della UA, sapeva che sarebbe stato sotto costante monitoraggio, che sarebbe stato troppo difficile venirlo a trovare. Shouto ha davvero aspettato e sperato di vedere il Coniglio Lunare affacciarsi alla sua finestra, e iniziare a parlare dal nulla di All Might. Lo ha sperato. Quando non lo ha visto, ha sentito qualcosa morirgli un pochino nel cuore. Ha iniziato a essere veramente preoccupato.

Ha dovuto chiedere a All Might, che è scoppiato a ridere nervosamente, mentre Shouto lo guardava con tutta la serietà che Iida gli ha insegnato a esprimere.

Non sta facendo di un sassolino una montagna. Il Coniglio Lunare non compare per le strade da ormai tre settimane. Non è più comparso dalla battaglia di Kamino. Shouto ha controllato bene le registrazioni di quella ultima apparizione. E ormai non ci sono nemmeno più dubbi del legame tra il Coniglio Lunare e All Might. Lo ha guardato mille volte e forse anche di più. Ha sentito un grido da un palazzo e ha visto un bagliore verde. Si è stropicciato più volte gli occhi, per vedere la forma del Coniglio Lunare, mentre provava a saltare giù dal palazzo, per raggiungere All Might. Ha tenuto le sopracciglia aggrottate, mentre un’altra figura lo aveva trattenuto con tutto il corpo, cercando di trascinarlo via. All Might. All Might. Continuava a ripetere il Coniglio Lunare, mentre veniva trascinato via, e All Might si è girato verso di lui, anche se poco, anche se impercettibilmente, ed è tornato a sorridere.

Il giorno della battaglia di Kamino, il Coniglio Lunare era vivo e vegeto. È successo qualcosa dopo. E Shouto non sa cosa. E Shouto sta iniziando a preoccuparsi seriamente, tanto da dare un allarme anche a chi non importa nulla di quel vigilante. All Might non sembrava preoccupato e forse questo vuol dire che -non lo sa che cosa vuol dire.

Il Coniglio Lunare diceva sempre che aveva una specie di intuito che gli diceva quando Shouto avrebbe detto o fatto qualcosa di stupido. Forse se facesse qualcosa di stupido, il Coniglio Lunare lo sentirebbe e comparirebbe dal nulla. Forse. In realtà, a Shouto non viene in mente nulla di troppo stupido da fare. La sua stanza è al secondo piano dell’edificio costruito per la sua classe. Non è nemmeno troppo alto, a pensarci bene. Posa le mani sul cornicione del balcone della sua stanza, per guardare verso l’alto, poi lancia uno sguardo verso il basso.

“Cosa fai?” gli chiede una voce e Shouto sbatte velocemente le palpebre e perde per un attimo il la fermezza in una delle mani, scivolando verso davanti e quindi verso il basso. La sua caduta viene fermata da qualcosa che lo afferra dalla schiena e lo rimette in piedi sul balcone. E il Coniglio Lunare giocherella con le dita, facendo scomparire quello strano materiale nero, per poi tornare a guardare Shouto, a testa in giù. Si tiene in equilibrio sul muro grazie a quel materiale, ora che lo vede bene. Cos’è? “Non volevi buttarti, vero?”

Shouto inclina la testa e si guarda intorno. “No” risponde, con le sopracciglia aggrottate. “Sono scivolato. Per colpa tua.” Avrebbe davvero tante domande da fare. Dov’è stato, ad esempio, che cosa ha fatto in quest’ultimo mese, perché non si è fatto vedere, se sta bene, se ha intenzione di scomparire di nuovo. Ed eppure, la prima cosa che gli esce fuori è: “Hai due Unicità?”

Il Coniglio Lunare scivola sul suo balcone, guardandosi intorno e poi passandosi le mani sul costume. “Okay” sussurra, giocherellando con le mani e poi passandosele sul costume. “Potremmo parlarne dentro? Penso abbiano dato l’allarme di un intruso nel campus e non voglio davvero finire in prigione per questo. Volevo farlo per aver aver creato la vita, o cose così.” E poi si è mosso velocemente verso la portafinestra, entrando in camera sua. “Scusa l’intrusione.” Sospira, alzando una mano, per mostrargli una mela. “Sono passato per casa tua, prima. Ho pensato, non lo so, il gioco della mela avrebbe aiutato.”

Shouto tiene le sopracciglia aggrottate e lo segue. È così confuso. Controlla la notte fuori dalla sua stanza e poi chiude la portafinestra e le tende. “Il gioco della mela” ripete lentamente. Lo avevano fatto, in effetti, un paio di volte. La mela. Se Shouto l’avesse afferrata, se l’avesse tenuta in mano, il Coniglio Lunare avrebbe risposto alle sue domande e sarebbe stato sincero nel farlo. Shouto la guarda e poi guarda la maschera che il Coniglio Lunare porta sul viso. “C’è qualcosa che mi vuoi dire?” gli chiede.

Il Coniglio Lunare alza le spalle, prima di lanciargli la mela e poi studiare la camera in cui si trovano. “Stile tradizionale” mormora. “In effetti sembri quel tipo di persona.”

“Cosa vuoi che ti chieda?” Ha la mela in mano. È la prima volta che Shouto ha la mela in mano. Non è mai riuscito a strapparla dalle mani del Coniglio Lunare. Ha pensato che, in effetti, non avrebbe mai tenuto quella mela in mano. Non pensava che...

Il Coniglio Lunare scrolla di nuovo le spalle. “Quello che mi vuoi chiedere. Non importa. Giuro che rispondo. Vuoi sapere la cosa dell’Unicità?”

“Hai due Unicità?”

Potenzialmente, credo di averne sette.”

“Cosa?”

“Potenzialmente, ho sette Unicità. Ma riesco a usarne solo tre. Potenziamento, Blackwhip, che hai visto prima, e Float. È per questo che seguo molti vigilanti. Mi aiutano con le diverse Unicità.” Il Coniglio Lunare gira su se stesso, continuando a guardarsi intorno. “Non hai nemmeno una foto dei tuoi fratelli? Dovresti avere una foto dei tuoi fratelli. Fuyumi-san mi ha detto di salutarti e che sta provando a ottenere la delega da tuo papà, per venirti a prendere un po’ più spesso dal campus.”

“Conosci i miei fratelli?”

“Solo Fuyumi-san” risponde. “Abbiamo parlato un paio di volte. Mi ha chiesto di prendermi cura di te.”

Sembra star dicendo la verità. Sembra non star mentendo. Shouto rigira la mela tra le mani. Gliel’ha consegnata lui, la mela. Gli ha consegnato lui un motivo di fiducia. Shouto non l’ha dovuta prendere di nascosto, non ha dovuto strappargliela dalle mani. Il Coniglio Lunare è scomparso per tre settimane e poi, per qualche ragione, ha voluto dare un oggetto simbolico a Shouto. “Sei il figlio segreto di All Might?” chiede.

Il Coniglio Lunare inclina la testa. “No.” Shouto sente come sbuffa una risata. “Non condividiamo esattamente il DNA. Ma diciamo che c’è un legame” risponde. “Ma quella volta non ti ho mentito. Io sono veramente solo un suo grande fan.”

“Che cosa vuoi dire con non condividiamo esattamente il DNA?”

Il Coniglio Lunare sospira. “C’è un legame ideologico tra noi, diciamo. All Might mi aiuta con l’Unicità di potenziamento. Non sono un suo figlio segreto. Forse sono il suo allievo segreto? Non lo so. Ultimamente è tutto molto complicato.” Si siede in mezzo alla stanza, per allungarsi verso la biblioteca di Shouto. “One Punch Man?” gli chiede, con un labbro alzato.

Shouto non ha finito, però. Anche lui si siede, con le ginocchia puntate per terra, proprio davanti al Coniglio Lunare. Giocherella di nuovo con la mela, nervosamente. “Sei l’eroe che è stato allenato a Dagobah Beach?” chiede ancora.

“Sì.”

“Sei scomparso dalla città, dopo la battaglia di Kamino, perché ti ho baciato?”

C’è un momento di silenzio. Il Coniglio Lunare si gira verso di lui. La maschera blocca ogni sua espressione. Shouto non sa che cosa potrebbe star pensando, a questo punto. È una domanda stupida, ora che ci pensa. Non è come se il Coniglio Lunare gli piaccia o altro, è solo che... È stato così preoccupato. Aveva veramente paura che gli fosse successo qualcosa. Ha veramente paura che il Coniglio Lunare abbia passato qualcosa di terribile, nelle ultime settimane -e non essergli stato accanto. È stupido. Shouto abbassa lo sguardo e fissa con intensità la mela. Non avrebbe dovuto chiedere. Qual è la risposta migliore che il Coniglio Lunare può dargli? Sì? No? Non sarebbe peggio in entrambi casi? Non doveva fare questa domanda. Non sa come ritirarla, però.

“No” risponde il Coniglio Lunare, dopo qualche secondo. “Ero in punizione. Avevo un coprifuoco. In realtà, ce lo avrei ancora. Diciamo che sono temporaneamente scappato di casa. Perché volevo parlarti.”

Shouto continua a fissare la mela. “Perché volevi parlarmi?”

“Perché ho saputo che stavi chiedendo di me.”

“E perché mi hai dato questa mela?”

“Non voglio che tu pensi che io stia mentendo” risponde il Coniglio Lunare, senza perdere un battito. “Mi sono reso conto di dire molte bugie, ultimamente, e voglio essere sicuro che tu sappia che sto dicendo la verità.” Sospira, scrollando ancora una volta le spalle. Forse sta guardando Shouto negli occhi. Forse no. “C’è un altro motivo, in effetti, per cui non ho mai infranto il coprifuoco, fino a oggi. E cioè che volevo cercare di capire alcune cose. Ultimamente -sto mentendo tanto e i vigilanti e All Might mi tengono molto lontano dai campi di battaglia, perché dicono che sono un ragazzino e che ci sono momenti in cui si deve essere protetti. E a me non è mai piaciuto essere protetto, in realtà. Ho sempre pensato che un eroe non dovesse essere protetto. Ma, ultimamente -quando sono in pericolo e mi faccio male, piangono tante persone. Ho provato a non pensarci ma... piangono davvero tante persone, e mi sono chiesto se... mi hanno chiesto che tipo di eroe voglio essere. Io volevo solo portare speranza, sai? Farle ridere le persone. Ma invece, ultimamente, chi mi vuole bene piange sempre. Non posso fermare le persone che amo dal preoccuparsi e dal farle piangere. Mi sono sempre detto che sarei stato un certo tipo di eroe e, mi sono reso conto, non lo sto diventando. Mi sono preso del tempo per pensarci. E oggi mi è tornato in mente che anche tu stai cercando di capire che tipo di eroe sei. Che sei l’amico che più sa di queste cose.”

“Pensi di aver fatto piangere anche me?”

So di aver fatto piangere anche te.”

È una risposta strana. Shouto giocherella ancora con la mela. “Quando ti ho baciato, tu mi hai detto che non era quello che volevo fare. Perché?”

Il Coniglio Lunare si gratta la nuca, nervosamente. “Tu... perché mi hai baciato?”

“Volevo farlo, in quel momento.”

Il Coniglio Lunare inclina la testa. Forse sta sorridendo. “Certo” risponde con un tono sarcastico.

“Vuoi ancora essere un eroe?”

“Con tutto il mio cuore.”

Rimangono di nuovo in silenzio. Il Coniglio Lunare torna a guardarsi intorno, indicando alcuni manga nella libreria di Shouto. Shouto invece giocherella con la mela, perché è questo quello che può fare, in questo momento. C’è qualcosa che non va. C’è un’informazione che non combacia con le altre. Qualcosa che stona. Il Coniglio Lunare ha detto qualcosa che non può sapere. Il Coniglio Lunare... Shouto alza lo sguardo verso di lui. Il Coniglio Lunare sa qualcosa di lui di cui non hanno mai parlato. Mai per davvero. Mai...

“Non hai intenzione di chiedermelo?”

“Che cosa?”

“Chi sono.”

Shouto assottiglia lo sguardo. “Tu vuoi che io te lo chieda?”

“Ho sentimenti contrastanti in proposito” risponde sinceramente. “Non voglio mentire. Non a te. Non più. Ma -penso che sarai un po’ deluso, quando mi vedrai in faccia. Ho paura che ti arrabbierai. Mostrarti la mia vera identità cambierebbe delle cose, mi vedresti in modo diverso. Ma una persona a cui non volevo dire -lo ha scoperto. E io mi sono detto, davvero?, lo può sapere lui e non Shouto-kun? Ma mi -mi hai baciato e questo complica un pochino le cose. Credo.”

“Se non ti avessi baciato, sarebbe stato più semplice?”

“Sì. No. Forse. Non lo so, in realtà. Il tuo bacio ha cambiato un po’ di cose.”

“Che cosa?”

“Cose.”

“Ho la mela!” esclama Shouto, mostrandogliela. “Devi dirmi la verità! Ho la mela!”

Il Coniglio Lunare sbuffa, puntando il piede contro il pavimento, per potersi alzare in piedi. “Beh, senti. Ero qui per tranquillizzarti e ti ho tranquillizzato, credo, quindi, se non vuoi chiedermelo, per me va bene” borbotta, lanciando uno sguardo ai piedi. “Scusa. Penso di averti sporcato camera.”

“Io voglio che sia tu a volermelo dire” gli dice Shouto, sbattendo piano le palpebre. “Non voglio costringerti.”

“Non sarà una mela a costringermi, non pensi?” ribatte il Coniglio Lunare. “Io voglio dirtelo. Voglio anche essere sicuro che tu lo voglia sapere, però. E così, per la cosa del campus -non ti dovresti più preoccupare, no?”

Shouto si morde il labbro. Giocherella con la mela. Sente una punta di ansia. Una paura immotivata. Ci sono pochissime probabilità che il Coniglio Lunare sia qualcuno che conosce. Ci sono pochissime probabilità che questa sua cotta per lui scompaia nel momento in cui vedrà il suo viso. E così il Coniglio Lunare diventerà reale. Reale come Izuku. Reale come una persona per cui potrebbe innamorarsi. Vuole davvero farlo? Vuole davvero sapere? Non ha detto niente a Izuku. Non ha detto che potrebbe avere una cotta per lui. Non gli ha detto che vorrebbe tenergli la mano, che vorrebbe tenerlo accanto, che si è seduto accanto a lui, al cinema, perché voleva essere sicuro di poter sentire il suo respiro, di poterlo vedere con gli occhi brillanti mentre guardava il suo più grande eroe sul grande schermo. Se vedrà il volto del Coniglio Lunare, come cambierà questa cosa?

Se vedrà il viso del Coniglio Lunare, quando vedrà il suo sorriso, quando scoprirà se le sue orecchie diventano rosse, come quelle di Izuku -non diventerà tutto troppo reale? Non farà paura?

Shouto chiude gli occhi e prende un respiro profondo. “Chi sei?” gli chiede. “Qual è il tuo nome?”

Non vede immediatamente il Coniglio Lunare. Ha gli occhi chiusi, alla fine, ma riesce a sentire dei movimenti nella stanza. “Mi chiamo Midoriya Izuku.” Shouto si congela sul posto. Apre lentamente gli occhi. Lo vede. Lo sta guardando. “Frequento il liceo Interazionale Nishimachi. Primo anno. Ho appena compiuto sedici anni. E mi dispiace davvero tanto averti mentito.” È lì. In piedi. Davanti a Shouto. Coi capelli schiacciati e gli occhi bassi. “Mi dispiace tantissimo.”

“Tu mi piaci tantissimo” si lascia sfuggire Shouto, alzandosi in ginocchio.

“Come?” chiede Izuku, il Coniglio Lunare.

“Todoroki-kun!” grida qualcuno da fuori la porta. Iida? Sembra essere Iida. “Todoroki-kun! C’è un intruso nel campus! So che probabilmente stai dormendo, ma ti devi svegliare. Sto per entrare.”

Shouto si guarda intorno. Okay. Uhm. Beh. Che fare? “Non entrare” esclama, correndo verso la porta e afferrando la maniglia. “Vedi, io...” Si gira verso la stanza, per rendersi conto che, la portafinestra è aperta e che di Izuku non è rimasta nemmeno l’ombra. “Ho la stanza in disordine. Ora esco.”

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Capitolo 9
*** #7 Amore ***


 

#7 Amore: Ricalcolo del piano quinquennale!!

“Ho baciato Izuku.”

Uraraka sputa il suo caffè sul tavolo, mentre Iida prende un respiro profondo e le passa dei fazzoletti per pulire. Shouto li osserva, posa una guancia sulla mano e poi sospira. Alla fine, la cosa migliore deve essere tenerli aggiornati. Una volta che ha iniziato non può certo tirarsi indietro.

“Cosa hai fatto?” chiede teatralmente Uraraka, tappandosi il viso con un fazzoletto, mentre con l’altro pulisce il tavolo.

Non c’è nessuno intorno a loro. Si sono svegliati tutti e tre molto presto e hanno iniziato a fare colazione ancora più presto. Yaoyoruzu, che di solito è una delle prime ad arrivare in cucina, dovrebbe arrivare tra una decina di minuti. Era il momento migliore per aggiornare Iida e Uraraka. Almeno. Shouto pensava che fosse il momento migliore per aggiornarli. Giocherella con un ciuffo di capelli che gli cade sulla tempia. Forse avrebbe dovuto aspettare qualche giorno per aggiornarli? Non sarebbe stato un po’ come mentire? Si può mentire agli amici? Izuku lo fa. Uhm.

“Ho baciato Izuku” ripete Shouto, perché Uraraka sembra essere davvero molto confusa e forse prima non lo ha detto a voce abbastanza alta. Non vuole che fraintendano. Anche perché questa è una delle cose più belle che gli siano mai capitate, quindi vuole condividere con loro questa gioia. Giocherella ancora con il ciuffo dei capelli. “Dovrei tagliarmeli?” chiede, soprappensiero. A Izuku piacerebbe se si tagliasse i capelli? E che cosa deve fare adesso che ha tutto chiaro nella sua testa? Yaoyoruzu ha detto qualcosa sui capelli e le relazioni. Dovrebbe tagliarseli?

“Quando?” chiede Iida, togliendosi gli occhiali per pulirli.

“Non lo so” risponde Shouto, continuando a giocherellare col ciuffo. “Il prossimo fine settimana abbiamo il permesso di uscire dal campus. Quindi direi il prossimo fine settimana.”

“Non quando ti vuoi tagliare i capelli” sbuffa esasperata Uraraka. “Quando hai baciato Izuku-kun.”

Ah. Shouto inclina leggermente la testa, per pensare a quale sia la risposta giusta a questa domanda. “Qualche settimana fa” risponde alla fine. Perché è vero e anche abbastanza vago. Il fatto che Shouto non sapesse che il Coniglio Lunare fosse Izuku non ha molta importanza, ora come ora. Lo ha comunque baciato. Non saprebbe a chi dovrebbe dire questo, ma comunque, ormai, lo ha detto. Quindi tanto vale.

“E ce lo dici soltanto adesso?” chiede ancora più esasperata Uraraka. “Mi stai uccidendo, Todoroki-kun. Stai uccidendo la tua migliore amica.”

“Yaoyuruzu mi sembra star abbastanza bene” mormora lui in risposta e Uraraka si posa una mano sul petto, con l’espressione più falsamente ferita che ha in repertorio, prima di scuotere la testa.

“Oltre il danno anche la beffa” mormora lei, girandosi verso Iida.

“E che cosa ha fatto Midoriya-kun?” gli chiede invece Iida. “Quando lo hai baciato.”

“Mi ha detto che non mi devo preoccupare, perché sono cose che succedono tra amici.”

Sia Uraraka che Iida, quasi in contemporanea, si portano una mano sulle labbra, per fermare malamente una risata. “Ben ti sta” dice Uraraka, tornando a bere il suo caffè. “Avevamo fatto una lista d’attesa. Se Izuku-kun avesse dovuto baciare qualcuno della nostra classe, io sarei stata la prima della lista. E tu hai violato le regole. Quindi: ben ti sta.”

“Nessuno ha fatto nessuna lista” cerca di protestare Iida, scuotendo la testa.

“Oh, invece sì. Voi siete solo degli invidiosi perché la prima opzione dovevo essere io. Poi c’era Kirishima-kun. Voi non c’eravate nemmeno sulla lista. Dovreste proprio stare lontani da Izuku-kun.”

“Ma di che lista parli?”

“L’abbiamo compilata durante il campo delle Pussycat. Se volete, ve la faccio vedere.”

“Stai scherzando.”

“Sto ovviamente scherzando!” esclama lei esasperata, con un gesto delle mani. “È che mi spaventa che tu abbia baciato Izuku-kun. E che non ce l’abbia nemmeno detto. E che lui -lui ha deciso di ignorare la cosa, vero? Ovviamente. Forse è per questo che ha deciso di regalarci i biglietti omaggio per All Might: Rising. Perché voleva dirci addio, per colpa di Todoroki-kun e adesso si porta Bakugou-kun dietro perché è più facile affrontare un suo bullo delle elementari, piuttosto che affrontare i sentimenti di Todoroki-kun. E noi, io e Iida-kun, siamo qui, tra due fuochi, completamente inermi, mentre guardiamo una nostra amicizia sgretolarsi, per colpa di Todoroki-kun.” Col fazzoletto, fa finta di asciugarsi una lacrima. “Tutto per colpa tua.”

“Potresti prendere la cosa sul serio?” chiede Iida, sospirando.

“Io sono seria.”

“Allora sii più seria” la rimprovera Iida. “Per favore.”

“Dovresti prendere le cose con più leggerezza, Iida-kun” ribatte lei. “Questa cosa -sapevamo che sarebbe potuta succedere, per questo gli avevo detto di prenderla per le lunghe. Ha deciso di ignorare il bacio, giusto?”

Shouto scrolla le spalle. Può dire che è andata così, in effetti.

Uraraka arriccia le labbra. “Quindi sappiamo che sei importante come amico. E che Izuku è, in un certo grado, spaventato da quello che è successo, tanto da volerlo ignorare, giusto?”

“Ne abbiamo parlato” contribuisce Shouto, con le sopracciglia aggrottate. “Ma solo una volta e indirettamente. Lui mi ha chiesto perché l’ho fatto e io ho risposto che l’ho baciato perché volevo baciarlo e lui non mi è sembrato molto convinto.”

Uraraka lancia uno sguardo a Iida. “Perché ti vede come amico. E gli amici di solito non si baciano sulle labbra” gli spiega, con un cenno della testa.

“C’è una linea, tra amicizia e amore. Midoriya-kun ha appena scoperto l’amicizia e penso che stia cercando di capire cosa gli amici provano e che cosa no. Non so spiegarti i suoi sentimenti, ma... tu vuoi veramente oltrepassare quella linea? E poi: puoi tornare indietro, se lui ti dicesse no? Potreste tornare amici?”

“Se Izuku riesce a essere amico con Bakugou, io posso tornare a essere amico con lui, dopo che mi ha rifiutato” risponde Shouto, con una smorfia. “Mi state sottovalutando?”

“Beh, allora, se è una cosa che vuoi veramente fare e se veramente non vuoi seguire i nostri consigli di andare con calma...” Uraraka ha un tono leggermente accusatorio. Poi sospira, ruotando gli occhi. “Tanto alla fine, chi riceve consigli fa sempre come gli pare, vero? Beh. Comunque. Presentati come possibile partner romantico” dice, muovendo la mano di qua e di là. “Fino ad adesso hai fatto la parte dell’amico. Che va bene. Di solito ci si presenta così, ma se vuoi qualcosa di più, forse dovresti far capire che non lo vedi solo come un amico. Fa cose tipo, non lo so, accompagnarlo a casa, portalo a mangiare un gelato solo voi due, fa delle cose che potrebbero richiamare una vita di coppia, anche se non lo siete del tutto. Ormai avete passato la fase degli incontri coi gruppi, alla fine. Fa così. Fagli capire che sei lì e accettare o rifiutare -sarà tutto nelle mani di Izuku-kun, a quel punto.”

“E cosa cambia una volta che mi vedrà come possibile partner romantico?”

“Ti potrà dare la sua risposta” risponde prontamente Iida. “Adesso non ti ha né rifiutato né accettato come possibile partner perché -non pensa che tu faccia sul serio. Non essendoci stata nessuna preparazione, corteggiamento, o come lo vuoi chiamare, non ha visto arrivare il bacio. Ovviamente questo vuol dire che ti devi preparare a un possibile rifiuto.”

Shouto annuisce. Quindi è una cosa semplice così. Va bene. Lo può fare, in effetti. Anche se non era questo quello che voleva dalla conversazione. Lui voleva solo aggiornarli e sentire qualcuno che gli dicesse: vai così, bravo! E invece. Ma almeno gli hanno detto cose utili. Crede.

Uraraka sbuffa una risata. “Ehi, Iida-kun, siamo così bravi a dare dei consigli amorosi, perché noi non abbiamo nessuno?”

Iida, incrocia le braccia, in una posa stoica. “Beh” inizia. “La vita di un eroe ha raramente spazio per il romanticismo. Mia moglie sarà la Giustizia.”

Uraraka scoppia a ridere con la bocca aperta e a gran voce.


 

#7 Amore: La strada di casa!!

Fuori da scuola, oggi, non c’è soltanto All Might, che aspetta che Izuku esca, stranamente in orario. Fuori da scuola, oggi, con ancora la divisa della UA e le mani in tasca, c’è Shouto-kun, che guarda con insistenza qualcosa per terra. E Izuku non sa esattamente che cosa dovrebbe fare, a questo punto. Li vede dalla finestra della sua classe. E quindi posa le mani sul viso e sospira pesantemente, attirando l’attenzione di Yamamoto-kun, che gli dà un colpetto sulla spalla, per farlo sedere di nuovo con la schiena dritta.

La lezione era abbastanza complicata da seguire, per fortuna, perché altrimenti la mente di Izuku avrebbe ricominciato a volare da una parte all’altra, chiedendosi come è stato possibile che due dei suoi problemi più imminenti abbiano deciso di aspettarlo letteralmente al varco. Quindi, professoressa Abe che ha deciso di dare loro le nozioni base della Chimica e della sua applicazione generale. Il problema sorge quando, beh, la lezione finisce e Izuku lancia un’altra occhiata all’entrata di scuola e non si sono mossi di un millimetro. All Might e Shouto-kun non si sono mossi di un millimetro. Quindi. C’è una soluzione. Potrebbe scappare dalla scuola e correre verso casa e inventarsi una qualche scusa con la mamma. Mamma sarà arrabbiata per un po’, okay, ma poi le passerà e Izuku avrà guadagnato un pochino di tempo. Non tantissimo, ma un pochino sì. Almeno qualche ora. Almeno la sanità mentale di non dover affrontare entrambi allo stesso momento.

Ma non può scappare per sempre. È solo confuso. Nel modo peggiore, poi. Perché non vede Shouto-kun da quella notte in cui si è tolto la maschera da Coniglio Lunare e perché dice di aver fatto pace con All Might ma manca qualcosa. C’è qualcosa che non capisce, c’è qualcosa che non va bene.

Come può capire cosa va male, se lui stesso non ha il tempo di pensarci? Izuku sospira, infilando il più lentamente possibile le penne nell’astuccio e ancora più lentamente i libri dentro lo zaino. Deve trovare una soluzione in fretta. Non sa che soluzione dovrebbe trovare, però. Non sa nemmeno quale sia il maledetto problema.

Quando sta per uscire dalla classe, Yamamoto-kun gli scompiglia i capelli per poi fare un cenno con la mano e i gemelli Harada saltano via, mentre la professoressa gli fa cenno di seguirla, per poter raggiungere All Might. Davvero. Lo trattano come un bambino. Ma Izuku non può farci niente, a questi livelli, quindi tanto vale sospirare e seguire la professoressa. Tanto vale far finta di voler essere protetto.

Si sente un po’ come se avesse perso una battaglia, in effetti, con tutte queste persone che vogliono essere sicure che lui stia bene. Non ha mai avuto bisogno di nessuno, lo ha detto e lo ha anche ripetuto. Era uno dei motivi per cui si inventava tante scuse, quando era piccolo, per non far preoccupare la mamma, per non farle sapere qualsiasi cosa gli stesse succedendo. Non è sicuro che la mamma gli abbia mai creduto, ma, per lui, ha fatto finta. E, sempre per lui, lo ha cullato e lo ha custodito. Vederla fare il tour per incontrare, conoscere e ricordare i loro doveri agli adulti nella vita di Izuku è stato da una parte abbastanza imbarazzante, perché è sicuro che Koichi-nii, dopo aver incontrato la sua mamma, abbia pianto. Da una parte, invece, è stato come tornare bambino. Più piccolo, più giovane. Quando ancora non si vergognava di aggrapparsi alla gonna della mamma.

Ha sentimenti contrastanti, su questa faccenda. Ha promesso a Shouto-kun che avrebbe lasciato che le persone lo aiutassero a essere al sicuro, e in quel momento lo credeva per davvero, credeva di poterlo fare, ma questo non cancella l’irritazione che prova il più delle volte. Questa strana sensazione che tutti lo vedano come qualcosa di molto piccolo. Qualcosa di molto fragile.

Lui non è piccolo. Non è più fragile.

Izuku tiene stretti gli spallacci dello zaino e la professoressa Abe posa una mano sulle sue spalle, per spingerlo delicatamente verso All Might. Sì. Beh. Non che Izuku avesse voglia di rimanere a scuola per ancora molto altro tempo. “Forse è ora che Midoriya-kun entri in qualche club della scuola” dice la professoressa, guardando verso All Might. “I suoi voti sono abbastanza alti per entrare nelle iniziative dei laboratori. Ne parli con la madre.”

Izuku guarda intensamente il cemento sotto i suoi piedi, prima di fermarsi esattamente sulla linea dell’entrata. Dentro e fuori. Nessuno gli ha chiesto se volesse entrare a far parte delle iniziative del laboratorio, perché è quel tipo di attività extra-scolastica di cui prima di parla ai genitori, per avere i permessi. È, essenzialmente, un lavoro dopo scuola che ti dà crediti, e ca cui soltanto gli studenti della Nishimachi hanno accesso. I gemelli Harada ne fanno già parte. Ma nessuno ha chiesto niente a Izuku, che arriccia un po’ le labbra, evita la mano di All Might con molta naturalezza e fa un cenno di saluto a Shouto-kun. (Shouto-kun è stata la prima e unica persona che gli ha chiesto il permesso di proteggerlo.)(Forse per questo, invece, lui non gli dà così fastidio.)

“Ne parlerò col giovane Midoriya e poi con sua madre” la rassicura All Might, prima di fare un cenno con la testa, per salutarla e poi indicare la strada a Izuku e Shouto-kun.

Cammina loro dietro. Sicuramente per lasciare qualche spazio. Forse pensa che Shouto-kun voglia dire qualcosa di molto importante a Izuku. E forse ha ragione. Izuku sospira, grattandosi la guancia e rendendosi conto di non essersi tolto la fascia dai capelli.

Sente come tutto il sangue che ha in corpo diventi, per qualche motivo, freddo. Gelido. Quasi morto. Si è dimenticato di togliersi la fascia dai capelli. E ora la sua bruciatura... “Io...” inizia a voce un po’ troppo alta, che fa sobbalzare Shouto-kun. (Non riesce a vedere la reazione di All Might), ma Izuku chiude gli occhi dandosi dell’idiota. Si gratta la testa, ridacchiando nervosamente. “Non volevo spaventarti” mormora, lanciando uno sguardo alle loro spalle. All Might ha un passo molto lento. Non sembra volerli raggiungere. Shouto-kun deve avergli fatto capire qualcosa. Forse All Might sa che Shouto-kun sa della sua vita da vigilante. Forse non lo sa, ma lo ha intuito. Non sa come questo potrebbe complicare ancora di più le cose, ma Izuku sa che le complica ulteriormente. Quindi sospira, continuando a giocherellare col ciuffo sopra la sua vecchia bruciatura.

Shouto-kun inclina un pochino la testa e sorride, mentre continuano a camminare e gli mostra il palmo della mano. Come al cinema. Un’ancora. “L’‘avevo già vista” gli ricorda, con la voce bassa. E Izuku sbuffa una risata leggera e gli prende la mano., Come dei bambini. Stanno sempre a tenersi per mano. È una cosa molto importante, per loro. Per Izuku lo è. Che Shouto-kun continui a prendergli la mano nonostante tutto è molto importante per lui. Per questo rilassa le spalle. Per questo si sente un pochino più rilassato.

“Hai dovuto fare un permesso per uscire dal campus? Non hanno capito che l’intruso ero io, vero?” chiede a bassa voce, posando una mano sul lato della bocca.

Shouto-kun aggrotta le sopracciglia, scuotendo la testa. “Non credono che sia un vigilante a essere entrato. Forse un ladro, o un criminale. Si chiedono come abbia fatto a superare le barriere. L’unica volta che lo hanno fatto quest’anno è stato con dei giornalisti che hanno distrutto le porte.”

La domanda è nell’aria, quindi Izuku alza un lato delle labbra. “Ho saltato. E poi, dopo aver saltato, ho galleggiato fino al tuo edificio.”

“Le soluzioni semplici sono sempre le migliori” mormora Shouto-kun, annuendo piano. “Nessuno -All Might sa che ti sei intrufolato nel campus?” chiede, lanciando un’occhiata dietro di lui. Izuku si sforza di non fare la stessa cosa. Cerca di continuare a guardare dritto davanti a lui.

“Credo che lo sospetti.”

“Vuol dire che non glielo hai detto?” chiede ancora Shouto-kun, sempre con le sue sopracciglia aggrottate. Izuku non risponde. Continuano a camminare. Che importa se non glielo ha detto? che importa se ha mentito? Non è così che si va avanti, quando hai una doppia identità? Lo ha fatto con sua mamma, non può fare con All Might? Dov’è scritto? La mano di Shouto-kun non perde nemmeno per un attimo la stretta della mano di Izuku. “Sei ancora arrabbiato con lui?”

Izuku arriccia le labbra. Arrabbiato. Arrabbiato? “Non sono arrabbiato con lui. Non credo” risponde. “Ma... mi sento come se... tu sei mai stato deluso da qualcuno che ammiravi tanto. Oppure... hai deluso qualcuno che ammiravi tanto? Io mi sento come se...” Izuku sospira, ruotando gli occhi. “Avevo pensato di lasciare la carriera da eroe. Dopo Kamino” confessa. “Mia madre era furiosa con All Might e con me. Perché nessuno dei due ha dato peso alla propria vita.”

“Tua madre è una donna saggia” ci tiene a sottolineare Shouto-kun.

Izuku fa una smorfia, prima di alzare una spalla. “Avevo pensato di lasciar perdere tutto, tutta la storia dell’essere vigilante, perché... non facevate che piangere. Era così frustrante. Non facevate che piangere. E Koichi-nii mi aveva chiesto che tipo di eroe volessi essere e -non ho ancora la risposta, ma non volevo essere il motivo per cui voi continuavate a piangere. Di quello ero abbastanza sicuro. Lo sono anche adesso.” Si morde l’interno della guancia. “All Might mi ha fermato, durante la lite con Kacchan. Volevo fare male a Kacchan. Volevo davvero -ero davvero furioso, non penso che fossi in me. Volevo fargli sentire paura. E All Might è arrivato e mi ha fermato. E mi ha abbracciato e mi ha riportato a casa. Ha parlato con mia mamma. Ha detto che avrebbe messo le nostre vite al primo posto. Ha detto tante cose. E l’unica cosa che riuscivo a pensare io era... ti fai vedere solo adesso.

Si fermano davanti a delle strisce pedonali. All Might qualche metro dietro di loro sembra continuare a volergli dare dello spazio. Chissà a che cosa pensa. “Beh, in effetti, si è fatto vedere solo in quel momento, no?” gli dà man forte Shouto-kun.

“Lo avevo aspettato in ospedale. Lo avevo raggiunto a Kamino. Lo avevo aspettato dopo Kamino e lui non si è fatto mai vedere. Non mi ha scritto mai niente. Non mi ha mai detto niente. E poi è ricomparso dal nulla. E fa finta che vada tutto bene e io non so come mi sento. Non sono arrabbiato. Sono...”

“Deluso?” suggerisce Shouto-kun. Lancia uno sguardo al semaforo. “Sei deluso da All Might?”

Izuku si morde l’interno della guancia. “Ho passato tutto il tempo in cui siamo stati insieme a pensare che sarei stato io a deluderlo. Sapendo che lo stavo deludendo. E poi... Non so come mi sento.”

Shouto-kun annuisce lentamente. Con la mano gli fa capire che possono attraversare la strada e per qualche secondo, mezzo minuto al massimo, non ci sono rumori che non provengano da macchine o dalla città intorno a loro. Izuku si guarda le scarpe. Continuano a camminare ma nessuno dei due dice niente. Forse non avrebbe dovuto parlarne.

“Endeavor dice che con la delusione finisce l’amore” gli dice poi Shouto-kun, continuando a guardare dritto davanti a lui. “Per questo fa di tutto per dividere la vita privata e la vita pubblica. Non che a lui importi molto dell’amore altrui, ma i suoi fan dicono di amarlo, e quindi, per non deluderli, fa sapere molto poco della sua vita privata. Per continuare ad avere il loro amore.”

“Endeavor dovrebbe nascondere la sua vita privata per molti motivi e l’amore dei fan non dovrebbe nemmeno essere il primo di questi” gli ricorda Izuku seccamente. E Shouto-kun gli lancia uno sguardo sorridendo, per poi tornare a guardare davanti a loro.

“Penso che la delusione possa essere la fine dell’ammirazione, però. Non dell’amore” continua. “L’amore viene alimentato dalla delusione, in modo indiretto. Perché, nel momento in cui capisci che qualcuno ha fatto qualcosa che non dovrebbe, o che ti ha ferito, non metti più l’altra persona su un piedistallo, ma la metti al tuo stesso livello. E potete parlare. Potete capire insieme che cosa non va e potete avvicinarvi. La rabbia -non è mai solo rabbia. E tu ti aspettavi che All Might venisse a trovarti in ospedale. Come ti aspettavi che cercasse di contattarti dopo Kamino. Sei deluso perché lui non ha fatto qualcosa che avrebbe dovuto fare.”

Izuku aggrotta le sopracciglia. “Avrebbe davvero dovuto farlo?” gli chiede. “Lui è All Might. Il simbolo della Pace. L’eroe numero uno in Giappone e...”

“Tecnicamente, adesso, l’eroe numero uno è Endeavor.”

“Mi rifiuto categoricamente di accettarlo” lo informa Izuku, scuotendo la testa e alzando la mano libera, come segno di stop. “E comunque rimane All Might, Shouto-kun. Perché venirmi a trovare e perché darsi tanta pena per me? Ha fatto scarica-barile dall’incidente al centro commerciale. Chi sono io per pretendere una visita all’ospedale da All Might?”

“Sei il suo pupillo segreto” risponde prontamente Shouto-kun. “E Izuku. Sei anche Izuku. Io andrei mille volte contro il divieto del professor Aizawa per venirti di nuovo a trovare all’ospedale. E chi non lo ha fatto non merita la tua amicizia.”

Izuku sbuffa una risata. “Oggi parli molto” gli fa notare, puntandogli contro il dito indice.

“Sono felice” gli risponde Shouto-kun. “Di poter stare con te.” Poi si avvicina quel che basta per dargli un bacio sulla tempia.

Izuku sente una vampata di calore e un’ondata di confusione salirgli su dalla base del collo. Shouto-kun non sembra essere troppo scosso o non aver pensato a quello che stava facendo perché, beh, rimane fermo a guardre la reazione di Izuku, prima di sorridere e fargli cenno che dovrebbero continuare a camminare. Izuku non sa che cosa stia succedendo e nemmeno cosa dovrebbe dire a questo punto perché, ugh, ha davvero tante parole e tanti pensieri e tanto caldo in testa, in faccia, ovunque. Quindi si lascia guidare dalla mano di Shouto-kun, mentre si chiede che cosa stia succedendo, ancora e ancora e ancora e ancora e ancora e...

 

#7 Amore: Cronometri fallati!!

Haneyama allunga un braccio e poi, come se nulla fosse, come se non avesse fatto niente, dice: “Prendilo.”

Shouto-kun sente soltanto la sua mano, quando si posa sulla sua spalla e lo spinge giù dall’edificio. Ci mette un po’ a capire che cosa sia successo e ci mette un po’ a capire di star cadendo. Precipitando verso terra, come se fosse un sasso. I suoi tempi di reazione sono lenti. Sente soltanto il vento sul viso e la gravità sulla schiena, solo per poi vedere Izuku praticamente cercare di cadergli addosso, con un braccio allungato e le sopracciglia aggrottate.

Non gli prende il braccio. Shouto allunga il braccio, per puro istinto, ma Izuku non gli prende il braccio. Allunga il braccio quel tanto che basta per afferrarlo dal torso e poi la loro caduta sembra stranamente fermarsi. Shouto arriccia il naso, rendendosi conto di avere il viso contro il costume del Coniglio Lunare. È duro, quel costume. Il tessuto non sembra essere per nulla buono. Probabilmente è per questo che Izuku non fa altro che farsi male. Ancora e ancora. “Stiamo galleggiando” mormora Shouto, chiudendo gli occhi.

“Float” risponde semplicemente Izuku. E Shouto non lo può guardare in faccia, non nella posizione in cui si trovano. Ma si è aggrappato a lui con le braccia ed è la prima volta che potrebbe vederlo dal basso, come se lui fosse un pochino più alto. Shouto sente come Izuku sospiri, tirando avanti la testa. “Haneyama-san non ti avrebbe buttato giù, se non avesse saputo che sarei riuscito a prenderti. Non ti offendere.”

“Questa posizione mi ricorda qualcosa.”

“Con tutte le volte che ti ho preso prima di cadere, spero bene che ti ricordi qualcosa” ride Izuku. (Ride trai capelli di Shouto.)(Il suo respiro è caldo.)(La sua presa su Shouto è ferma.) Shouto tiene gli occhi chiusi.

“Il mio eroe” sussurra, aggrappandosi a Izuku con un pochino più di forza.

Izuku risponde anche a questo con una risata. “Scusa” gli dice poi, tirandogli su le gambe con dei gesti un pochino rudi. “Altrimenti poi ti fai male. Ho intenzione di saltare verso le pareti dell’edificio. Stai pensando a delle nuove mosse per la licenza provvisoria? All Might dice che siete tutti così impegnati.” Izuku fa qualcosa che Shouto non può vedere. Ma la sua stretta è ancora ferma e tiene Shouto ben stretto, mentre sente una spinta da una parte all’altra. “Hai pensato a fare della nebbia? Sarebbe divertente. Saper fare la nebbia.”

Shouto conta tre salti contro le pareti. Uno. Due. Poi tre e la presa sulle gambe di Izuku diventa un pochino meno ferma, mentre lo posa sul cornicione dell’edificio, di nuovo, e continua a galleggiare in aria, con una mano che giocherella con le labbra. È successo tutto davvero troppo in fretta. Shouto ha chiuso gli occhi e poi li ha riaperti ed è finito così. Non sente più il calore di Izuku o il materiale della sua divisa. Vede soltanto la sua espressione corrucciata, mentre sembra pensare a cose che Shouto, in questo preciso momento, non pensa abbia la minor importanza.

“La nebbia?” gli chiede comunque, cercando di nascondere i pugni chiusi. “Dovrebbe essermi d’aiuto la nebbia?”

Izuku continua a galleggiare davanti a lui. Incrocia le gambe e giocherella con le labbra. “Le tue Unicità sono legate al calore e al freddo. La nebbia si crea quando una massa di aria calda si raffredda e condensa, giusto? Quindi potresti fare entrambe. Diminuire il campo visivo dell’avversario potrebbe andare a tuo favore.”

“Ma così non diminuisco anche io il mio campo visivo?” gli chiede Shouto, con la testa inclinata. Deve dire che ci aveva già pensato alla nebbia. È dal campo delle Pussycat che pensa alla nebbia e, probabilmente, anche il professor Aizawa aveva in mente qualcosa del genere. Altrimenti perché far allenare Shouto sull’equilibrio termico? Il problema sta appunto in questo. Il campo visivo di Shouto si restringerebbe e non saprebbe nemmeno lui dove e come attaccare. O difendersi. Al campo delle Pussycat, un criminale ha usato qualcosa di simile alla nebbia. Ma era fermo in mezzo alla nube che aveva creato, senza nemmeno muoversi. E, un altro problema di quest’idea è che il calore e il freddo di Shouto derivano dal corpo di Shouto. Il che vorrebbe dire non vederci a un palmo dal naso. “Come potrei difendermi?” chiede.

Izuku aggrotta le sopracciglia ancora di più. “Ti affidi agli altri sensi” gli risponde facilmente. “Non sei una persona che si affida molto alla vista, alla fine, no?”

Shouto sbatte velocemente le palpebre. Izuku continua a galleggiare davanti a lui. Haneyama sbadiglia, guardando l’orologio del cellulare. Sembra star cronometrando qualcosa.

“Perché...?” inizia a chiedere Shouto e poi chiude gli occhi, dandosi dell’idiota. È vero che lui non è una persona che si affida molto alla vista. Perché, nella pratica, nella vita di tutti i giorni, non può affidarsi alla sola vista. Si porta una mano sull’occhio sinistro, mordendosi il labbro inferiore. Non lo ha mai detto a Izuku. Non ne ha mai parlato con nessuno (perché, secondo quello che dice Endeavor, una debolezza è una debolezza). Il fatto che il suo occhio sinistro sia quasi del tutto inutile doveva rimanere un segreto, qualcosa che non era stato detto e che non doveva essere detto. Anche se, lo ammette, chiunque ci avesse pensato più di dieci secondi avrebbe capito le implicazioni di avere una bruciatura che copre un intero occhio.

“In che modo?” gli chiede.

Izuku posa gli occhi su di lui e arriccia le labbra. “Koichi-nii e All Might mi fanno fare degli allenamenti bendato” gli risponde, incrociando anche le braccia. “Io mi affido al tatto, di solito. Cambiamenti di aria, di temperatura e cose così. All’inizio mi prendevo bastonate a destra e a sinistra.”

“Bastonate” ripete a bassa voce Shouto. “Come Luke Skywalker.”

Izuku arriccia il naso, per poi sorridere. “Le nostre similitudini sono sempre di più, vero?” chiede ridendo. Ma la ferma subito, la sua risata, perché sembra che per qualche secondo la sua Unicità non funzioni così bene e perde qualche centimetro di altezza. Izuku prende un respiro profondo, prima di tornare a sorridere. E Shouto non se n’era reso conto, ma, in effetti, sta sudando, Izuku. Sembra star facendo un enorme sforzo. “Ma va bene se tu passi così tanto tempo qui, invece che ad allenarti alla UA? Guarda che non ti devi preoccupare così tanto per me. Koichi-nii e Haneyama-san sono sempre due passi dietro di me, per controllare che io non inciampi da nessuna parte.”

“Succede più spesso del previsto” borbotta Haneyama e Izuku si passa una mano sul collo.

“Non è vero” borbotta in risposta.

“Mi sto allenando anche qui” risponde Shouto, scrollando le spalle. “E mi piace stare con te. E a Fuyumi piace che io stia con te.”

“Perché pensa che passi il tempo come un ragazzo normale” ribatte Izuku. “Se sapesse che invece stiamo cercando di potenziare le mie Unicità o che Haneyama-san ti fa cadere dai palazzi, per questo, sicuramente mi chiederebbe di non venirti più a trovare. E di non usare la sua delega così.”

“Un peccato, allora, che sia un segreto” risponde prontamente Shouto. Poi alza un lato delle labbra, per sorridergli.

Deve essere solo un’impressione, ma, a quel punto, Izuku sembra galleggiare un pochino più in alto, mentre le sue labbra si aprono in un sorriso. Ma forse questo gli richiede troppo sforzo, perché il suo corpo inizia a perdere di nuovo quota, prima da una parte e poi dall’altra, per poi farlo cadere giù come una mela troppo matura.

Izuku allunga il braccio, per tenersi dal cornicione e cercare di tirarsi su. Shouto si inginocchia, cercando di allungarsi per aiutarlo, ma il grido di Koichi lo raggiunge da dietro e sobbalza, facendolo girare verso di lui, solo per poi rimanere impietrito e vedere come Koichi, detto anche Crawler, prende Izuku da sotto le ascelle e lo tira sul terrazzo. La differenza tra Koichi, che ha aiutato Izuku a salire in salvo, e Shouto, che invece ha solo pensato a farlo, è il tempo di reazione. Shouto è troppo lento. Ci pensa troppo. Ha troppe cose per la testa. Koichi, pur avendo molte cose per la testa, riesce sempre a muoversi prima di pensare. Deve essere un pregio. E deve essere per questo che Izuku lo segue ovunque con un’espressione di adorazione e ammirazione.

“Tutto bene?”

“Ho i guanti. Non fa male” risponde Izuku con un sorriso, per tranquillizzarlo. “Quanto ho fatto?” chiede poi, girandosi verso Haneyama.

“Salvataggio in quindici secondi, più o meno. Sarebbero stati di meno, se non ti fossi fermato a parlare” lo rimprovera lei, con la testa inclinata.

“Lo hai tirato giù senza nemmeno dirgli che cosa stava succedendo” borbotta Izuku. “Che faccio? Lo lascio con il dubbio che volevi ucciderlo? Davvero?”

“Certo. Proprio questo” ribatte lei, sarcasticamente, ruotando gli occhi. “Invece il tempo di Float è di quattro minuti e due secondi.” Haneyama fa una smorfia e scuote la testa. “Sei peggiorato.”

Izuku sospira, passandosi le mani sul viso, come se volesse lavarsi via qualcosa. “Forse dovrei pensare di più alla respirazione? Forse è questo che non va?” si chiede, mentre Koichi sorride e gli passa una mano sulla testa.

“Beh, ma quattro minuti non è male” prova a consolarlo.

“Ieri è stato per aria per quasi un quarto d’ora. Quattro minuti non sarebbe stato male se fosse agli inizi. Ma sono settimane che ci alleniamo e questo è un peggioramento improvviso.” Haneyama posa una mano sul fianco, lanciando uno sguardo verso Shouto, con una smorfia. “Forse lo ha stancato il salvataggio.”

“Float sarebbe inutile, se non lo posso usare durante o dopo un salvataggio” fa notare Izuku, stringendo i pugni.

“Hai sentito qualcosa di diverso nel tuo corpo, mentre galleggiavi?” gli chiede ancora Koichi, posandogli una mano sulla fronte e poi togliendogli il guanto per sentire il suo polso. “In effetti sei un pochino più caldo del normale. Non penso sia febbre, ma...”

“Koichi” lo riprende Haneyama. “È stato il salvataggio che lo ha stancato” ripete, alzando le sopracciglia, come se fosse il codice per qualcosa.

Shouto si sente completamente lasciato fuori dalla conversazione, ma non ha comunque intenzione di dire niente. Si accovaccia accanto a Izuku e lo osserva, con la testa inclinata, vicina al ginocchio, per poter guardare la sua espressione corrucciata.

“Ieri ho salvato Koichi-nii” le ricorda Izuku con un tono che sta cadendo piano piano nel lagnoso. “E poi sono rimasto in aria per quindi minuti. Come può avermi questo salvataggio stancato?”

Haneyama ruota gli occhi. Koichi tira giù le spalle. “Deve essere il tuo corpo” gli risponde. “Una specie di risposta fisiologica.”

“Ma ultimamente non ho tanti problemi a sincronizzare il mio corpo e le Unicità” lagna ancora Izuku, portandosi una mano in testa e poi iniziando a tirare giù il ciuffo sull’orecchio destro. “Una ricaduta?”

Shouto sbatte lentamente le palpebre e posa la guancia sul ginocchio. “Prima di cadere” gli dice, attirando l’attenzione di Izuku (gli piace quando Izuku lo guarda negli occhi.)(Succede più spesso, ultimamente.)(Gli piace avere la sua attenzione.) “Hai provato a riprendere quota” gli fa sapere. “Forse questo non lo hai fatto prima e ti ha preso più energia di quello che pensavi.”

Izuku apre la bocca, come se volesse dire qualcosa. Poi aggrotta le sopracciglia e si prende la caviglia con la mano che non è presa da Koichi. “Riprendere quota?” ripete a voce bassa. Sembra che non sia una cosa che succede tutti i giorni. Forse Shouto ha veramente dato una soluzione al mistero del tempo diminuito. Izuku lancia un’occhiata a Haneyama. “Non ho mai provato a riprendere quota.”

“Lo devi aver fatto inconsciamente” propone Koichi.

Haneyama ruota di nuovo gli occhi e lancia un’occhiata a Shouto, prima di tornare a guardare Izuku e sedersi sul terrazzo, sbuffando. Prende un respiro profondo e ripete, più lentamente: “Questo salvataggio in particolare ti ha molto stancato.”

Izuku abbassa lo sguardo, mantiene ancora le sopracciglia aggrottate, mentre si guarda le scarpe rosse e poi alza lo sguardo verso Shouto, che gli sorride, per dirgli andava tutto bene e che ci sono sempre giornate in cui magari qualcuno è un pochino più stanco o un pochino meno pronto ad allenarsi e che va bene così. Izuku sembra voler dire qualcosa, ma poi torna a guardare per terra, mentre le sue orecchie diventano rosse rosse.

Koichi prende un respiro per dire qualcosa e poi aggrotta le sopracciglia, girandosi verso Haneyama. “Non sarà mica un altro attacco di panico?” le chiede a bassa voce.

Haneyama schiocca la lingua contro il palato e scuote la testa. “Sei la persona più stupida che io abbia mai conosciuto.”

Shouto li guarda, per poi tornare a guardare Izuku, che sembra essersi fatto ancora più piccolo. Posa una mano sulla sua schiena e sospira. Deve aver avuto una brutta giornata a scuola, se è così stanco da abbassare così drasticamente il suo tempo per aria. “Forse con Blackwhip sarai più fortunato” consiglia.

“No. Ritratto” sbuffa Haneyama. “La persona più stupida che io abbia mai incontrato è questo ragazzino.”

 

#7 Amore: A pranzo con All Might!!

Izuku prende in mano le sue carote e ne rosicchia una un pochino, guardando come All Might sia seduto proprio di fronte a lui, sul terrazzo della sua scuola, con un braccio ancora rotto, e come stiano mangiando in silenzio. Ci sarebbero tante cose da dire e sicuramente tante cose da fare e da chiarire, tra loro due, ma nessuno dei due riesce a dire niente. Izuku si chiede per davvero se ha, in qualche modo, deluso All Might.

Quella notte, contro Kacchan, gli sembrava che il corpo avesse preso il sopravvento su di lui. Molto spesso ha parlato di come vede e sente il corpo come un essere separato da lui. Importante, certo. Utile a volte. Essenziale per la sua stessa vita. Ma pur sempre separato da quello che è lui, come persona, quello che vuole essere. In realtà, se Kacchan si fosse presentato da lui e avessero parlato e si fossero detti tutto quello che si sono detti in un altro modo, con un po’ di calma e senza che Izuku perdesse le staffe in quel modo, forse, non si sarebbe sentito così tanto in colpa da accettare di ricreare un’amicizia con lui.

Il fatto che gli volesse fare male -Izuku riesce a sentire ancora quella sensazione nelle mani, nelle ossa. Quella rabbia furiosa e distruttiva che voleva riversare su Kacchan. Quello non era lui. Ma era una parte di lui che aveva fatto tacere per troppo tempo, una parte di lui che non aveva ascoltato perché si era detto che avrebbe fatto meglio a non vederla, a non sentirla. Perché non sapeva come preoccuparsene, come farla scappare. E non gli sono mai piaciuti i sentimenti negativi. Non gli sono mai piaciuti. Anche lui dovrebbe chiedere scusa a Kacchan. Ma non sa quando sarà il momento giusto. Ed è consapevole che il suo corpo stia ancora lottando contro di loro. Contro Izuku e contro Kacchan. Che ogni volta che lo vede prova a vedere fino a che punto può rispondere, fino a che punto quella che spera che non sia una facciata di Kacchan regga.

Forse All Might è deluso da lui perché ha visto questa sua parte. E Izuku invece ha sempre detto che sarebbe voluto essere un eroe. E gli eroi non si comportano in questo modo. Gli eroi non si dovrebbero voler vendicare.

Shouto-kun (il dolce, comprensivo, paziente Shouto-kun) gli ha fatto capire che non è soltanto questo, però. Perché All Might continua a ripetere, come un disco rotto che niente di quello che Izuku potrebbe fare lo potrebbe deludere. Lo ripete. Sempre nello stesso modo e sempre con le stesse parole. Sembra una registrazione. Le parole sono quelle giuste. Le azioni sono diverse dalle parole.

All Might mangia con un sorriso e Izuku mangiucchia la sua carota e non è sicuro di che cosa dovrebbe dire. Shouto-kun che cosa gli avrebbe detto di dire? Che consiglio gli avrebbe dato? Forse, come quella volta in cucina, avrebbe detto di ricominciare da capo. Dall’inizio. All Might lo ha abbandonato. E lo ha abbandonato anche suo padre. Tanto tempo fa. Izuku non ci aveva nemmeno più pensato. Però gli altri invece sì. Per gli altri lui e sua mamma sono stati abbandonati. Per gli altri lui è inutile. Per gli altri mamma è una donna che non sa nemmeno tenersi un marito.

C’è stata una volta in cui una signora aveva detto che non importava il figlio, in un matrimonio. Diceva che non poteva essere colpa di Izuku, se Midoriya Hisashi se n’era andato, perché la colpa stava tutta sulle spalle di Inko. Lei doveva tenerselo stretto. Lei doveva fare quello che fa una moglie per tenersi un marito. Lei. I padri non amano sempre i figli, lo sanno tutti. Possono stare lontani da casa, possono non vederli crescere, possono non ricordare nemmeno il loro nome. Il compito di crescerli è della mamma, certamente non del padre. E Inko non era riuscita a tenersi un marito.

Izuku la odiava, quella signora. La detestava con tutto il suo cuore. Non ha mai detestato nessuno, ma lei sì. Perché andava bene parlare male di lui. Lui è un Senza Unicità. Lui è un peso. Lui è la persona più inutile del mondo. Ma la mamma non è niente di meno che fantastica. Parlare in questo modo di lei -non è riuscito mai a perdonarla. Anche se quella signora aiutava la mamma e portava cibo e andava a prendere a scuola Izuku. Lui non riusciva a sopportarla.

Preferiva prendersi la colpa. Preferiva pensare che fosse colpa sua. Preferiva pensare che suo padre semplicemente non era un padre. La mamma ha sempre fatto e dato di tutto per lui. E lui è sempre stato un figlio ingrato e degenere, è vero. Ma lei ha continuato ad amarlo. La mamma non se n’è mai andata. Di questo nessuno ne parla. Di quanto fosse difficile proteggere, custodire e crescere Izuku, di questo, nessuno ne parla. Izuku che rompe le regole, che scappa di casa, che continua a farsi male. Di mamma che lo guarda, di tutte le volte che ha pianto per colpa sua, di quanto sia forte a continuare a sostenerlo -di questo nessuno parla.

Izuku non si è mai aspettato nulla dal suo papà. Perché -per aspettarsi qualcosa devi prima credere in qualcosa. La fiducia, un rapporto in cui si crea qualcosa, un affetto, si forma con un rapporto di dare e ricevere. Non per forza beni materiali. Dare affetto. Ricevere affetto. Izuku non ricorda se ha mai dato affetto a suo padre, ma non crede che lui gli abbia mai dato veramente dell’affetto. Altrimenti non riesce a spiegarsi perché, quando da piccolo lo ha visto andare via, non si è arrabbiato. Non si è sentito solo. Non si è sentito abbandonato. Sono stati gli altri a dirgli che era così. Lui non ha mai sentito nessuno di questi sentimenti.

Izuku, da suo padre, non si aspettava affetto. Non si aspettava niente. Per questo non è mai stato deluso.

Quando All Might lo ha abbandonato, però... è stato diverso. Quando lo ha mandato prima da Koichi-nii e da Haneyama e poi dalle Pussycat, è stato diverso. Perché All Might c’è sempre stato. Perché All Might un po’ di affetto a Izuku lo ha dato. E lui si è arrabbiato, perché è diventato avaro, perché di affetto, di protezione, ne vuole un pochino di più.

Lo chiamano bambino abbandonato da quando aveva tre anni, ma è stato a quindici anni che lui si è davvero sentito in questo modo.

Izuku continua a mordicchiare la carota, senza mangiarla. Lancia degli sguardi a All Might e lui sta sorridendo, mentre mangia il suo pranzo. Adesso è qui. All Might è qui. E Izuku sa che dovrebbe esserne felice e sa che sta comportandosi come un bambino capriccioso, ma non riesce a non pensare che non ci ha messo nulla a lasciarlo in custodia a qualcun altro. Non ci ha messo nulla a posare la mano sulla sua schiena e spingerlo da qualche altra parte.

Anche se non sembra, Izuku è indipendente. Molto. Prende decisioni senza pensarci, continua ad andare avanti senza fermarsi. Ma a volte -sarebbe bello girarsi e vedere che c’è un posto a cui tornare. Un posto che sua mamma non deve reggere da sola. Un posto che non ferisce con ogni sua azione. Izuku è un ragazzo molto indipendente, lo sa. Tutti i ragazzi che sono stati cresciuti nella sua solitudine devono diventare indipendenti. Perché non ci sono amici a cui appoggiarsi, perché non ci sono reti sociali che ti tengono su, se cadi. Devi imparare a cavartela da solo. Ma. Ci sono delle persone adesso con lui, e lui non è meno indipendente per questo. La sua domanda è: All Might vuole davvero essere parte di quelle persone? E se lo volesse -perché?

Izuku è soltanto Izuku.

Posa la fronte sulla spalla di All Might, mentre continua a mangiucchiare la carota. “Mi hai abbandonato” gli dice, senza nemmeno guardarlo negli occhi. Guarda intensamente la sua spalla, invece, smettendo di mordicchiare la carota. Izuku sbatte lentamente le palpebre, mentre sente i muscoli di All Might diventare tesi. “Mi sono sentito abbandonato” ripete Izuku, mentre gli si spezza la voce.

Non piange dal giorno dell’incidente al parco. Pensava che non sarebbe successo più. Hanno pianto in molti, intorno a lui e lui è riuscito a sincronizzarsi con loro. Sua mamma ha pianto e Izuku l’ha guardata. All Might ha pianto e Izuku si era chiesto se era possibile piangere a comando. Si è reso conto di aver pianto così tanto da aver seccato le sue lacrime. Come se da quel punto in poi non sarebbe più riuscito a piangere. Non ha pianto di gioia nel vincere i biglietti per All Might: Rising. Non ha pianto quando ha visto per la seconda volta All Might che puntava il dito verso di loro per indicare il suo erede. Non ha pianto nemmeno guardando quei vecchi film d’amore con la mamma. (Si è anche reso conto che piange davvero molto spesso, lui.) E ora, che ha detto quello che voleva dire, sente un po’ di sollievo. Sente come se avesse il permesso, di nuovo, di sentire le sue emozioni come ha sempre fatto. (Non sta più zittendo niente, ormai.)

All Might gli posa una mano sulla testa, per abbracciarlo.

Izuku rimane davvero molto piccolo, in confronto a All Might. E le braccia di All Might rimangono molto forti, anche se non ha più la sua muscle form. “Volevo lasciarti la tua libertà” gli dice a bassa voce. C’è una nota di malinconia. Una nota di dolore, mentre Izuku si aggrappa a lui, come un bambino. “Volevo darti lo spazio per guarire e ti ho allontanato. Mi dispiace.” Gli accarezza i capelli. Ha lo stesso tocco di Haneyama-san. Lo stesso tocco di mamma. Dolce. Tranquillizzante. “Mi diapice per non essere stato lì.”

“Pensavo che non mi volessi più intorno” singhiozza Izuku.

“Mi dispiace” ripete All Might.

“Avevo paura che saresti scomparso. E volevo dirti... volevo dirti che no, non sono arrabbiato ma...” Stringe il tessuto della maglietta di All Might. “Mi hai fatto sentire così male. Mi dispiace. Mi hai fatto sentire così male...”

“Mi dispiace” ripete ancora una volta All Might. Gli accarezza la testa. Era questo che mancava, forse. Shouto-kun dice che la delusione serve a tornare entrambi sullo stesso livello. Forse non è sempre così. Ma Izuku inizia a pensare che forse All Might fa tanti errori perché è solo un uomo. Perché non sa mai quali siano le mosse giuste da fare. Perché sono entrambi peri nello stesso modo. “Non lo farò più” gli assicura, posando il mento sulla testa di Izuku. “È una promessa che ho già fatto a tua madre. Se sono sopravvissuto, lo devo alla tua voce, che mi ha guidato in battaglia. E se sono ancora qui, se non ho perso la fiducia, la speranza, lo devo a te, che me ne hai portata quando mi serviva.”

Izuku aggrotta le sopracciglia e alza lo sguardo verso All Might, che torna a sorridergli.

“Ho fatto l’errore di pensare che la speranza potesse finire. E ho fatto l’errore di sottovalutare te e la tua risoluzione. È facile cadere nell’errore e vederti come un bambino, perché è questo quello che sei. E ci sono cose -ci sono situazioni che non vorrei che tu affrontassi. Non adesso. Iscriverti a un corso di eroi sarebbe stato arruolarti, farti perdere quella spensieratezza che i ragazzi della tua età dovrebbero avere. E lo so che è importante, per diventare eroi, ma... C’è stato un tempo in cui i liceali non erano altro se non liceali. In cui non dovevano vedere orrori. In cui non dovevano combattere. E io ti ho visto e ho pensato -ho ricordato che era quello il mondo in cui volevo vivere. Un modo in cui tutti potevano sorridere, fare di un sassolino una montagna, pensare ai problemi sentimentali, alla propria vita privata, senza paura che qualche criminale potesse venire e far loro del male.” All Might accarezza dolcemente la testa di Izuku. “In questo ho fallito. La mia maestra lo diceva sempre. Volevo creare un’utopia. E forse per questo sono arrivato al punto di perdere la speranza. Ma tu... Ho pensato: forse posso dargli quel pezzo di vita che avevo sognato per tutti. Forse posso proteggere almeno la sua vita. Posso proteggerlo adesso, fargli capire perché io volevo essere un eroe, fargli trovare la sua strada, con calma, senza pressioni.” Sbuffa, tirando giù la testa. “Anche in questo ho fallito. E i miei errori sono pesati su di te.”

Izuku aggrotta le sopracciglia, mordendosi l’interno delle guance. “Un mondo in cui le persone non devono combattere” ripete a bassa voce.

“In cui non ci sono attacchi al centro commerciale. In cui i ragazzi non vengono rapiti. A questo pensavo. E queste cose sono successe a te, perché io facevo parte della tua vita. Volevo proteggerti. E mi dispiace. Perché non sono riuscito a farlo.”

“Volevi darmi una mia libertà” ripete a bassa voce Izuku. Sta cercando di capire. Assaporare le parole di All Might per capire che gusto hanno. Non sembrano le parole di qualcuno che vuole abbandonarlo. Assomiglia alla mamma. Assomigliano alle parole della mamma.

“Già” continua All Might. “Non volevo che ti mandassero in missioni, che all’età che hai ti facessero vedere delle cose che dei bambini non dovrebbero vedere. Io -non sono nemmeno sicuro che le attività extra-scolastiche di questa tua scuola siano così sicure. Che cosa fate dopo? Ho chiesto a un mio amico, David, e mi ha detto che non firmate contratti vincolanti, ma che cosa fate durante quei club dopo scuola? Siamo sicuri che poi potete tirarvi indietro? Che non vi mettiate in cose che non capite adesso che siete ingenui e pensate a un futuro radioso?” gli chiede.

Izuku sbuffa una risata. All Might lo guarda e fa la stessa cosa.

“Quando ti ho incontrato, ho pensato di aver trovato il mio erede. E anche un ragazzo molto interessante, in realtà. Volevo che entrassi alla UA. Volevo che entrassi in un qualche corso di eroi. Ma, quando ho ascoltato i commenti sul tuo esame d’ingresso, mi sono sentito in dovere di darti più tempo. Di farti conoscere di più il mondo. Di non farti diventare solo una cosa. So che nella UA ci sono professori che tengono ai loro alunni e li proteggono da alcuni giochi di potere. Ma anche la loro influenza è limitata e sono costretti a non vedervi più come bambini nel momento in cui entrate in quella scuola. Vi devono vedere come soldati. Vi devono trattare come adulti. E so per certo che è così anche nelle altre scuole. Ho toccato con mano, per l’ennesima volta il mio fallimento, e ho pensato che non è il posto in cui avrei voluto che mio figlio crescesse.”

Izuku alza lo sguardo verso All Might. All Might si gratta la nuca.

“Sono diventato troppo protettivo. E ti ho allontanato. Mi dispiace. Ma, se sono ancora vivo adesso, è per aiutare a crescerti. Per ascoltarti. Quindi te lo giuro e te lo posso continuare a giurare. Non succederà mai più. Non ti deluderò mai più.”

Izuku si passa una mano sulla guancia, per cacciare via una lacrima. Si sente leggero. Si sente davvero molto più leggero adesso. Posa la fronte sulla spalla di All Might.

“Ora posso finalmente chiederti per quale motivo il giovane Todoroki mi tormenta per poter venire e accompagnarti quasi ogni giorno?”

Izuku tira su col naso. “Non ne sono sicuro. Penso che gli piaccia l’aria fuori dal campus.”

All Might sbuffa una risata, che poi diventa una risata che viene direttamente dalla pancia, mentre Izuku chiude gli occhi. Si sente in pace. Finalmente si sente in pace.

C’è solo una cosa che deve sistemare, adesso.


 

#7 Amore: La spiaggia di Dagobah!!

Non c’è nessun adulto ad accompagnare Izuku perché Izuku è scappato di nuovo di casa, nello stesso modo in cui Shouto adesso è scappato dal campus. Ci sono troppe regole, continua a pensare. Il coprifuoco, gli orari dei pasti, i permessi per uscire e il continuo monitoraggio degli adulti. Di solito Shouto non fa nulla di illegale, ma è anche vero che è irritante avere sempre qualcuno che lo segue ovunque. Non c’è nessun adulto, però, adesso e Izuku è seduto sul muro davanti alla spiaggia, con il mento posato sulla sbarra di ferro che serve a non far cadere nessuno di sotto.

Sono solo loro due. Non erano solo loro due da... da decisamente troppo tempo. Con la storia di Bakugou, la storia degli arresti domiciliari, la storia del campus, loro due non hanno avuto nemmeno un po’ di tempo per parlare normalmente, senza maschere, senza giri di parole. Senza dover fingere. Senza dover ricacciare dentro delle domande.

Shouto passa un ghiacciolo al limone a Izuku, che lo prende con un sorriso, prima di aprirlo. Dondola le gambe, posa un braccio sul palo di ferro e poi, sul braccio, ci posa la guancia, iniziando a mangiare il ghiacciolo. Sono scappati entrambi per finire qui. Il ginocchio di Izuku tocca il ginocchio di Shouto e comunque lui non sembra farci nemmeno molto caso. Guarda verso l’orizzonte, mentre Shouto guarda Izuku. E si chiede chissà che cosa prova lui per me. Chissà se vorrà mai essere qualcosa di diverso da mio amico.

“Che tipo di eroe vuoi essere?” gli chiede Izuku, continuando a dondolare le gambe. “Alla fine non sono riuscito a chiedertelo. Se avevi trovato la tua risposta, oppure no. Mi è scappato di mente. Dicevi che non sapevi se volevi essere un eroe oppure no e che non volevi essere come Endeavor. Sono cambiate un po’ le cose?” gli chiede.

Shouto sorride. “Voglio essere il tuo eroe” gli risponde, alzando una spalla.

“Ci ho pensato a questo, in effetti” continua Izuku, mangiando il ghiacciolo. “Ma che cosa vuol dire essere il mio eroe? Nel senso che non vuoi che le persone che non possono difendersi si difendano? Ma vale ancora la cosa del mio eroe, adesso che sai che io sono -beh. Hai capito però, vero?”

“Il tuo eroe nel senso che voglio proteggere le persone che si sanno proteggere ma che hanno imparato a che costo?” risponde Shouto, giocherellando con la confezione del suo ghiacciolo. “Voglio diventare l’eroe di quelle persone che pensano che dovrebbero essere sole, ma che non lo saranno più. Voglio essere quel tipo di eroe. Qualcuno che guarda e rassicura chi salva. Voglio far parte di un mondo in cui nessuno debba combattere da solo.”

Izuku si gira a guardarlo, con mezzo sorriso e la sua testa inclinata. “Tu sei una persona gentile” gli dice, prima di tornare a guardare l’orizzonte. “Sarai un eroe gentile.”

“Lo sarai anche tu.”

Izuku allunga le braccia in avanti, per poi stirarsi indietro. “Il piano A era farmi entrare alla UA, e da lì seguire il percorso per diventare eroe. Ma è fallito. Il piano B era tenermi nascosto per poi farmi seguire il percorso da eroe una volta diplomato, debuttando come spalla di All Might. Anche questo piano è fallito. Qualche giorno fa, hanno rilasciato il mio nome da vigilante per farmi arrestare quando mi vedranno. Sono praticamente un criminale. I vigilanti hanno fatto una festa pr darmi il benvenuto ufficiale tra loro. E mi sono chiesto: riuscirò mai davvero a diventare un eroe? E se lo divento, che tipo di eroe voglio diventare?”

Shouto si inumidisce le labbra. È difficile aprire la confezione del ghiacciolo. Non riesce a farlo. Sbuffa, cercando di tirare giù la plastica, ma l’unica cosa che riesce a fare è pizzicarsi le dita, mentre gli scivolano le mani. Izuku gli fa un cenno, per dirgli di passarlo a lui, questo ghiacciolo. Lo apre con pochi gesti, anche se la confezione è bagnata, anche se a Shouto sembrava impossibile farlo. Poi gli passa di nuovo il ghiacciolo.

“Tu sei un eroe gentile. Kacchan diventerà un eroe giusto. Tenya-kun sarà un eroe veloce, mentre Uravity-san è un eroe che sostiene. Pop☆Step è un eroe faro. Crawler è un eroe come te, gentile. All Might porta la pace. E io -non so veramente che tipo di eroe sono.” Izuku arriccia il naso, posando il ghiacciolo sulle labbra. “All Might dice che porto speranza. Eraserhead che porto guai.” Izuku ride. “Ma ho tempo per scegliere che tipo di eroe voglio essere. All Might mi ha regalato tempo.”

Shouto lancia un’occhiata al suo ghiacciolo. “E a te va bene così?”

Izuku dondola i piedi. “Beh, non sono bravo a seguire gli ordini e non sarei nemmeno dovuto diventare un vigilante, secondo quello che voleva All Might. Non è che smetterò di essere il Coniglio Lunare solo perché non mi sono presentato al mondo come eroe.” Fa una piccola pausa, passandosi una mano trai capelli. “Mi ha regalato libertà e un po’ di tempo in più per avere una scelta e farla consapevolmente. Ma non è che io non abbia già fatto quella scelta. Io voglio davvero essere un eroe. Però ho capito la domanda che mi hai fatto qualche tempo fa -sul voler essere come me. Sulla libertà.”

Shouto sorride. Izuku sembra essere così felice. Gli fa tenerezza, guardarlo. Lo fa sentire come quando ci si alza e c’è quest’aria di novità intorno a te. Quando il cervello è fresco, le mani sono calde, ma tutto intorno a te è condito da quell’aria frizzante che rende tutto davvero molto più bello. È questo l’effetto di Izuku su Shouto. Distrugge l’aria opprimente e pesante. Crea uno spazio nuovo. Uno spazio fresco.

“Avevi le labbra fredde” continua i, girandosi verso di lui. “Quella sera avevi le labbra fredde. Erano gelide.”

Shouto aggrotta le sopracciglia e si gira verso Izuku, che lo sta guardando, ancora una volta, con un sorriso e la guancia posata sul braccio. Qualche ciuffo di capelli gli cade sugli occhi e sulla guancia.

“Ehi, Shouto-kun” lo chiama a bassa voce. Ha le orecchie rosse e iniziano a intravedersi delle macchie rosse quasi violacee anche sulle sue guance. Sottolineano le sue lentiggini. Davanti al mare lo fanno anche sembrare più bello. “Quando dici che vuoi essere il mio eroe allora vuoi dire che vuoi essere le persone come me?” La voce sembra mancargli a metà della domanda e alza quel tanto che basta il braccio per coprirsi il viso e non dover guardare Shouto. “È questo quello che vuoi dire?”

Shouto arriccia il naso. “No” risponde. “Voglio dire che voglio proprio essere il tuo eroe. Mi va bene essere l’eroe di altre persone voglio essere un eroe. Ma voglio essere quella persona che quando ti senti in pericolo e mi vedi -voglio essere quella persona che ti fa sentire al sicuro. Voglio essere quella persona con cui tu vuoi combattere. Fianco a fianco.”

Izuku chiude la mano intorno ai suoi capelli. “Quando dici che ti piaccio, tu intendi...” Rimane in silenzio. Non finisce la frase. Stringe solo la mano, intorno ai suoi capelli. Ha così tanti tic strani, Izuku. Tira giù il ciuffo sopra l’orecchio destro, quando è nervoso. Giocherella con le labbra, quando sta pensando intensamente a qualcosa. Si aggrappa ai suoi capelli, quando è frustrato. “Dopo che mi hai baciato, ho mangiato decine e decine di ghiaccioli.”

“Ah, sì” risponde Shouto, anche se non capisce che cosa stia succedendo di preciso. “Per vincere i biglietti per All Might: Rising. È stato un bel film. Peccato che abbiano trascurato la parte dell’infanzia di All Might” ripete le sue stesse parole, si inumidisce un po’ le labbra. Sente che stanno per cambiare qualcosa, ma non è sicuro che sia così. Vorrebbe poter vedere almeno l’espressione di Izuku, adesso. Invece riesce a vedere solo le orecchie e il ghiacciolo, quasi finito, che inizia a gocciolare sulla sabbia. “Così mi hanno detto.”

Izuku alza lo sguardo per mezzo secondo, per poi tornare ad affondare il viso dietro il braccio con ancora più risoluzione. “Prendi anche in giro?” gli chiede. La sua voce è ovattata. Si sente a malapena. “È che forse non ne stavo mangiando così tanti perché volevo vincere quei biglietti. Forse. Non lo so.” Sembra star sospirando. Forse. Shouto aggrotta le sopracciglia e inclina la testa, per ascoltare il respiro di Izuku. Sembra star respirando. Shouto sorride. Sembra star respirando. “Ma le tue labbra erano davvero tanto gelide. Erano fredde.”

“Ti ha dato fastidio?” gli chiede. La sua voce è bassa. Sono abbastanza vicini da non dover urlare. Le loro ginocchia si toccano. E adesso, piano piano, Shouto sta avvicinando l’orecchio alla schiena di Izuku, per sentire il suo respiro. Perché il suo respiro lo ha fatto sorridere.

“Sei freddo anche adesso” gli fa sapere Izuku.

“È perché sono felice” spiega Shouto. “Ti dà fastidio?”

Izuku sembra star trattenendo il respiro. Non sono le loro ginocchia a toccarsi adesso. Sono in una posizione così strana, Shouto non ha mai visto nessuno sedersi in questo modo. Il ghiacciolo di Izuku è completamente sciolto. La sua schiena è calda. “Quando sei felice perdi il controllo sulla tua parte destra?” gli chiede Izuku, lanciando un’occhiata da sopra le spalle. “Ha senso.”

“Sono letteralmente un tipo fresco” risponde Shouto, chiudendo gli occhi. Ha ricominciato a respirare. Izuku. Un respiro irregolare, ma è un respiro.

“Non funziona così quella parola” gli dice, sospirando una risata. “Ehi, Shouto-kun” lo chiama di nuovo, con la voce un pochino più bassa. “Quando dici che io ti piaccio, lo dici sul serio? Non lo dici in un altro senso? Non lo dici per tranquillizzarmi?”

“Dovrei dirtelo per tranquillizzarti?” gli chiede a sua volta Shouto. Il respiro di Izuku è ancora più irregolare. Koichi ha parlato di un altro attacco di panico. Sta avendo un attacco di panico? Shouto stacca l’orecchio dalla schiena di Izuku e si muove, per poterlo guardare in faccia, capire se c’è davvero da sistemare. Non sembra.

“Perché me lo hai detto?” chiede ancora Izuku.

“Doveva essere un segreto?” chiede a sua volta Shouto. Glielo chiede genuinamente confuso. “Ancora non so le regole di queste cose.”

Izuku si passa una mano sul viso e sorride. “Ovviamente” mormora. Poi inizia a grattarsi la fronte con un dito. Da delle macchie, il viso è diventato tutto rosso. È omogeneo. Le lentiggini sono ancora più evidenziate adesso. Izuku torna a nascondere il viso. Sembra essere più forte di lui. “Per me è lo stesso” mormora, tirando su le ginocchia.

Shouto aggrotta le sopracciglia. Per lui è lo stesso. Per lui che cosa è lo stesso? Per lui è lo stesso nel senso che gli piace? Nel senso che anche Izuku si sente nello stesso modo, quando lo guarda? Nel senso che questi sentimenti sono voluti dall’altra parte? Nel senso che quelli a volerli ricevere è Izuku? In questo senso? Shouto sbatte velocemente le palpebre. Izuku è diventato una palla davanti a lui. Ha nascosto il viso dietro le braccia incrociate e tirato su le ginocchia. Sembra aver preso una posizione difensiva. Sembra essere pronto a difendersi. Perché?

Shouto si avvicina un pochino di più a lui. Sono in un posto pubblico, ma non sembra che nessuno stia passando per la spiaggia di Dagobah, ora come ora. Quindi lui gli si avvicina, incastrandolo tra le sue due gambe. Tiene il ginocchio alzato, dietro la schiena di Izuku e pensa che è un po’ come quelle conchiglie di cui gli ha parlato Fuyumi. Non le puoi aprire per forza. Le devi far aprire con gentilezza. Le devi far aprire lentamente. Quindi posa il mento sulla sua spalla e sussurra: “Quindi non ti ha dato fastidio il bacio dell’ultima volta?” Lui stesso sente che il cuore inizia a palpitargli nel petto con anche troppa forza. E sente che si stanno formando dei cristalli di ghiaccio. Ha capito bene? Ha capito bene, per davvero? Shouto si inumidisce le labbra e prende un respiro profondo.

Izuku sta aspettando un qualche rovescio della medaglia doloroso. Shouto non riesce nemmeno a capire il perché, ma conosce abbastanza Izuku da conoscere abbastanza bene le sue reazioni. E ama anche quelle. Vorrebbe aiutare a non averle più, ma le ama. Le ama. Le conosce. Le ama.

Shouto allunga il collo quel tanto che basta per baciare l’orecchio destro di Izuku. Voleva baciargli la bruciatura, ma ha paura che il tocco freddo e le sue mani in generale spaventino Izuku. Gli bacia l’orecchio teneramente. Gli bacia l’orecchio e anche un ciuffo di capelli, senza volere e si sta inebriando dell’odore di Izuku. Sente il cuore battergli con ancora più forza, quando Izuku alza la testa e si gira verso di lui. È così rosso. Sembra essere così confuso. Quindi Shouto gli bacia lo zigomo e sente quanto il viso di Izuku sia caldo. Posa una mano sulla sua guancia e posa la fronte sulla fronte di Izuku.

“Mi piaci davvero tanto” gli dice per l’ennesima volta. “Per me sei importante e mi piaci così tanto.”

Lo sguardo di Izuku corre da una parte all’altra. Prima guarda un occhio di Shouto e poi guarda l’altro suo occhio. Guarda dietro di lui, guarda le sue labbra. Corre. Izuku è sempre così veloce a pensare e così lento ad agire. Sono anche troppo simili, loro due. Ma in questo momento, Shouto non riesce a vedere altro se non Izuku e si chiede se anche lui allora non possa vedere altro se non Shouto. Gli piace quando Izuku lo guarda. Gli piace avere la sua attenzione. Gli piace che guardi solo lui. (Per Izuku è lo stesso?)(Davvero quello che prova Shouto è simile a quello che prova Izuku?)

Izuku anche posa una mano sul viso di Shouto. La sua mano è calda. I polpastrelli sono un po’ duri, ma il suo tocco è gentile e a Shouto è sempre piaciuto. Gli piace lasciarsi guidare da lui. Gli è sempre piaciuto farsi cullare da lui. Quindi inclina la testa quel tanto che basta per posare la tasta sulla mano di Izuku. “Lo hai fatto anche l’ultima volta” sussurra Izuku. Shouto vorrebbe anche chiedergli il perché, ma poi sente le labbra di Izuku sulle sue e ogni domanda muore lì.

Ha lasciato cadere un ginocchio già, verso il cemento, Izuku. Lo ha puntato per terra e si è dato un po’ di slancio per muoversi verso Shouto, che non ha problemi a mantenere l’equilibrio (almeno una volta) e sostenerlo. Gli piace questa sensazione.

È come quando ti alzi la mattina presto e fa ancora fresco e la freschezza intorno a te ti fa sentire come se ti fossi svegliato e fossi qualcun altro. Qualcuno di completamente nuovo, che può ricominciare da capo. Che può sistemare ogni errore. Izuku ha un tocco gentile, lo ha sempre avuto. E ora è ginocchio e tiene tra le sue mani calde il viso di Shouto e lo sta baciando, con gli occhi chiusi, le labbra morbide e una frase che non riesce a morire tra loro. “Mi piaci anche tu” gli sussurra. “Per me è lo stesso. Mi piaci anche tu.”

Shouto ha le mani fredde, ci sono dei cristalli di ghiaccio tra le dita, quindi posa una mano sulla mano di Izuku, che intreccia le loro dita insieme. E lui ha le mani calde. Le labbra calde. Gli dà un bacio sulle mani. E questa volta è Shouto che sente qualcosa nella pancia, come un caldo, che lo gli fa perdere la forza nel corpo. Posa la fronte sulla spalla di Izuku e sente di non riuscire più a respirare.

Izuku si passa una mano sugli occhi, per asciugarsi le lacrime che gli stanno cadendo sulle guance. “Mi piaci così tanto da farmi piangere” ride poi. E Shouto lo abbraccia. Lo abbraccia con tutta la tenerezza che ha in corpo.

“Anche a me” gli dice. “Anche a me piaci così tanto da volermi mettere a piangere.”



NdA: che oggi è un po' più una rubrica di tutto quello che invece mi è andata male. Uno. Il primo bacio di Izuku e Todoroki doveva essere, mi avete beccata, al campo delle Pussycat, quando Todoroki va a cercare Izuku e lo trova tra gli alberi. In effetti in quel momento doveva esserci il primo impulso di Todoroki di baciarlo e poi facevano tutti e due finta di niente, perché, ugh, sarebbero dovute succedere troppe cose. Ho comunque pensato che poi sarebbe stato mettere troppa carne al fuoco per Izuku, e che volevo mettere un po' più di dubbio in Izuku per dire "eh, sì, però a Todoroki piace il Coniglio Lunare, mica io"... cosa che poi non ho comunque fatto. Una vergogna una dopo l'altra per me, ma devo dire che Izuku ne ha passate così tante, dargli anche questo dubbio sarebbe stato crudele. Due. Doveva esserci l'incontro tra Todoroki e la mamma, il problema è stato che... io... non ho la più pallida idea di come usare Rei. E doveva esserci una piccola riunione dei Todoroki, più Uraraka, che decidevano di fare da consiglio di sostegno per Todoroki che ha appena scoperto le emozioni. Eh. Non è successo, anche una volta, perché sarebbe stato troppo lungo per me, e sarei entrata nel panico. Non voglio per nulla toccare la quarta stagione, ancora, perché, come ho già detto, apre delle altre problematiche, per me, quindi ho fatto di tutto per non . Tre. Doveva esserci l'incontro tra Bakugou e Inko. Questo perché così avrei dato un'ultima chiusura a Bakugou e le figure materne. Poi però mi sono detta uhmmm, it's not about him. Quattro. Nell'ultima sequenza, Izuku e Todoroki dovevano parlare di èiù della loro carriera come eroi. Todoroki non ha veramente dubbi, su quello che sta facendo, perché, beh, ormai ha deciso la sua strada, mentre Izuku, che si vede davanti più possibilità e più strade ha dubbi su cosa sia la strada più giusta seguire. Questo perché, immagino, se le scuole di eroi sono praticamente dei collegi militari, un ragazzino che vuole essere un eroe fuori da queste, cresciuto come uno dei reietti della società per non avere nessuna Unicità, abbia un'idea diversa di quello che è giusto e quello che non lo è. Ma essendo un commento politico, ho deciso di tagliare il tutto.
Vabbè. Questi sono i miei rimpianti sulla storia. Ma è anche vero che portarla ancora avanti mi avrebbe uccisa. Rega. Mi ha quasi uccisa questa long. Lo sapete che non sono fatta per le long. Ringrazio con tutto il cuore chi mi ha seguita fino a qui. Spero che il fiinale vi sia piaciuto e che la storia vi abbia tenuto un po' di compagnia!

 

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