My Snowman and Me di Sabriel Schermann (/viewuser.php?uid=411782)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Figurine ***
Capitolo 2: *** «Mi sento così solo…» ***
Capitolo 3: *** Zucchero ***
Capitolo 4: *** Corsa ***
Capitolo 5: *** «Sei pallida» ***
Capitolo 6: *** Profumo ***
Capitolo 7: *** Risata ***
Capitolo 8: *** Gennaio ***
Capitolo 1 *** Figurine ***
Prompt:
Figurine
Sindy
volteggiava nell’aria sotto gli occhi vigili del suo
allenatore: sbirciandolo
di sottecchi mentre si librava sul ghiaccio, si sentiva avvolgere da
una
delicata sensazione di protezione, come se lo sguardo
dell’uomo fosse il proprio
talismano contro la sfortuna e i rischi, in questo caso, di una brutta
caduta.
Dopo
l’ennesimo salto, la bambina si avvicinò alla
recinzione muovendo veloce le
lame sul terreno ghiacciato, inclinandole infine in una brusca frenata.
«Jannie,
perché per Natale non mi insegni altre figure?¹».
L’uomo
le porse la felpa scura invernale con l’emblema della propria
nazione.
Poi
le sorrise: «Perché sei ancora piccola per poterle
eseguire» rispose con
pacatezza.
La
invitò ad uscire dalla pista, data la tarda ora.
«Allora
insegnami delle figurine» rispose la
bambina, senza la minima intenzione
di tornare a casa.
¹
Il termine “figura/e” si riferisce agli elementi
tecnici del pattinaggio
artistico sul ghiaccio: inizialmente, l’esecuzione dei passi
base richiedeva di
lasciare impressa sul ghiaccio una figura, tracciata dalla lama.
Dal
1990, le figure in questo senso sono state abolite dalle competizioni
olimpiche
su ghiaccio, ma la definizione “pattinaggio di
figura” si è ugualmente introdotta
nella lingua italiana dopo le Olimpiadi Invernali di Torino del 2006,
dall’inglese figure skating.
Per
quanto riguarda il nome Jannie che la bambina
utilizza, si tratta della
forma femminile neerlandese del nome Jan.
In
questo contesto è utilizzato come soprannome.
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Capitolo 2 *** «Mi sento così solo…» ***
Prompt:
«Mi sento così solo…»
Dopo
il proprio allenamento giornaliero, Sindy si sciacquò il
sottile corpicino, per
poi infilarsi nelle lenzuola del grande letto a due piazze.
«Sai
che non può essere un’abitudine, vero?»
le sorrise Jan, imitandola.
«È
sabato» gli fece notare la piccola, gettando il capo tra le
morbide piume del guanciale,
voltandosi verso la parete.
«Certo»
asserì l’uomo, consapevole di non poter essere
troppo severo con una bambina che
aveva vissuto per mesi di stenti in mezzo a una strada.
Per
minuti interi nessuno fiatò, ma Jan sapeva che Sindy non
stava dormendo.
Si
mosse leggermente: «Mi
sento così solo qui…» la
provocò con un sorriso.
La bimba non se lo fece ripetere: si volse veloce,
tuffandosi tra le ampie braccia dell’uomo, pronte ad
accoglierla.
Prima di addormentarsi, pensò di aver finalmente incontrato
qualcuno che la potesse amare realmente.
Forse aveva trovato il suo papà.
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Capitolo 3 *** Zucchero ***
Prompt:
Zucchero
Quella
mattina, Sindy si svegliò di buonumore: l’ultimo
giorno dell’anno era sempre un
evento speciale.
«Buon
compleanno!» esordì la bambina, alzatasi soltanto
per rituffarsi nel grande letto,
esattamente addosso al festeggiato.
Jan
si stropicciò gli occhi, sfiorandole la fronte con un bacio.
«Sei
più vecchio oggi» sorrise la piccola, per poi
trotterellare verso la cucina.
«Non
ti faccio più dormire nel lettone se questo è il
modo di svegliarmi» la
minacciò scherzosamente l’uomo, seguendola con uno
sbadiglio.
Giunto
nell’altra stanza, quasi non riuscì a credere ai
propri occhi: una torta a
forma di pattino da ghiaccio era poggiata sul tavolo.
«L’ho
fatta io» lo precedette la bambina con un ampio sorriso.
Jan
la prese dolcemente in braccio, pensando che avrebbe dovuto capirlo
dalla
stramba forma della scarpetta; detestava da sempre la pasta di
zucchero, ma gustarla
insieme a Sindy le avrebbe sicuramente attribuito un sapore migliore.
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Capitolo 4 *** Corsa ***
Prompt:
Corsa
Correva
e correva quella piccola bambina: la chioma scura e setosa le scivolava
violenta sul volto, il grazioso cappottino scarlatto si impregnava di
fatica e
gelo a ogni passo di più.
Se
i suoi calcoli erano esatti, il mese di settembre non doveva essere
ancora terminato;
la brezza, però, le ricordava di trovarsi poco lontano dalla
costa.
Il
vento le penetrava nelle ossa, ma lo sforzo manteneva costante il
calore del
suo corpo; nell’estenuante corsa verso il bosco, qualcosa le
scivolò dalle
tasche, ma la piccola non se ne accorse.
Continuò
a correre per lunghi mesi, fino a quando un uomo gentile non le porse
la mano,
portandola a casa con sé.
Si
faceva chiamare Jan, ma la sua reale identità era
tutt’altra.
Da
quel giorno d’inverno, il cappotto scarlatto non le sarebbe
servito più.
Le
scarpette di vernice, invece, erano ormai completamente consumate.
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Capitolo 5 *** «Sei pallida» ***
Prompt:
«Sei pallido/a».
«Che
succede, Sin? Sei pallida» osservò Jan notando il
viso smorto della
bambina, solitamente di un brillante color caramello.
«Sei sicura di sentirti bene?»
Sindy fissò le proprie iridi nelle sue e l’uomo
poté scorgere chiaramente
un velo di terrore in esse.
«Lavare la bambola in lavatrice non è stata una
buona idea, Jannie»
mormorò la piccola con un filo di voce.
Una figura dalle sembianze umane campeggiava tra le sue mani: i colori
del
vestito non parevano alterati, ma il viso aveva decisamente qualcosa
che non
andava.
«Dove sono finiti gli occhi?» sbraitò
l’uomo non appena Sindy rivolse l’ammasso
di stoffa nella sua direzione.
Il volto era divenuto un’enorme sfera color carne, contornata
da qualche
sbiadito filo dorato.
«La lavatrice li avrà mangiati» rise la
bambina, abbandonando a terra il
fantoccio, saltellando allegra verso la cucina.
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Capitolo 6 *** Profumo ***
Prompt:
Profumo
Dopo
dieci anni vissuti in quell’abitazione, Sindy riusciva ancora
a rammentare le
prime impressioni che ebbe non appena ci mise piede
all’interno.
La
casa di Jan pareva troppo grande per una persona sola, troppo isolata
per
qualcuno che fino a poco tempo prima aveva sfoggiato una medaglia
olimpica,
come la bambina scoprì in seguito.
C’era
qualcosa, però, che aveva colpito Sindy fin da subito
più di tutto il resto: l’aria
era costantemente pervasa da un’essenza particolare, un aroma
di casa, una
fragranza di bontà.
L’odore
della dimora di Jan era qualcosa che Sindy non mancava mai di ritrovare
ogni qualvolta
ne oltrepassasse la soglia.
L’accoglienza
di un uomo di buon cuore doveva odorare proprio così, come
pane appena
sfornato; un effluvio di nido in cui sentirsi al sicuro.
Un
profumo che Sindy avrebbe ricollegato per sempre all’uomo che
l’aveva scelta.
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Capitolo 7 *** Risata ***
Prompt: Risata
Per qualche strana ragione, Sindy faticava a concentrarsi.
I piedi le dolevano particolarmente, i muscoli dei polpacci tremavano per lo sforzo.
Imparare a pattinare non era semplice, ma la bambina aveva intuito subito quanto scivolare all’indietro lo fosse ancora meno; affranta, uscì dalla pista, abbandonando le membra sulla panca di legno più vicina.
«Togliti i pattini» le ordinò Jan in tono cordiale, infilando a sua volta i propri. La bambina non capì, ma non esitò ad obbedirgli; il suo allenatore aveva sempre delle buone idee.
Poi lo vide entrare in pista, sollevandola di peso e poggiandole i piedini sulla superficie scura delle proprie scarpette.
«Si fa così, vedi?» asserì, cominciando a scivolare al contrario, mantenendole lo stretto torace avvinghiato a sé.
Quando raggiunsero l’altro capo della pista, Sindy ebbe un fremito al contatto della sua pelle, fasciata solo da un sottile strato di stoffa, con la superficie ghiacciata.
Improvvisamente, la piccola esplose in una genuina risata: «ancora, ancora!» saltellò, dimenticandosi, per un istante, di trovarsi ancora in pista.
Jan, in fondo, possedeva un grande talento: riusciva, in qualche modo, a fare sempre apparire ogni cosa più semplice.
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Capitolo 8 *** Gennaio ***
Prompt: Gennaio
Gennaio era sicuramente uno dei suoi mesi preferiti, per ovvie ragioni: specialmente durante i giorni di festa, Sindy poteva scorrazzare liberamente per la pista di pattinaggio, senza che nessun’altra altrettanto competitiva danzatrice la disturbasse.
Tuttavia, quel giorno Jan decise di trascorrerlo diversamente: il suo compleanno era passato ormai da due settimane, ma la neve sarebbe rimasta incollata al suolo per ben più tempo.
La bimba si precipitò nell’ampio giardino, tuffandosi nella distesa bianca che tanto amava, ridendo sguaiatamente alla vista della grande palla di neve che l’uomo stringeva in una mano, pronto a colpirla.
Sindy non l’avrebbe mai ammesso ma, se non fosse stato per la neve e per il ghiaccio, il primo mese dell’anno sarebbe stato uno dei peggiori: mancavano ancora più di trecento giorni per celebrare nuovamente il suo papà.
Tuttavia, il gelo che penetrava veemente nelle ossa, le ricordò di gioire dinanzi alla bellezza che quel mese poteva offrire: tempo dopo, lo avrebbe ricordato per ben altre ragioni.
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