Cuori ritrovati

di Valenicolefede
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Eccomi di nuovo qua ragazze! Finalmente posto il primo capitolo del sequel di CUORE STANCO. Spero che la storia vi piaccia come la shot che l’ha anticipata. Un abbraccio Vale

-Stazione di Shinjuku, ore 9:30-

“Allora vecchio mio, qualche bella gattina da pelare quest’oggi?”
“Mmm, non direi. Grazie alle tue performance, l’ultima cliente degna di nota se n’è andata ancor prima di spiegarci l’incarico.”
“Per forza, tu sei diventato così serioso...ci vuole l’elemento simpatico!”
“Si forse hai ragione, però ti ricordo che senza lavoro non si campa”.
Uno dei due rimase fermo lì ad osservare la lavagna. Un pensiero gli uscì a voce alta.
“Aahh Kaori Kaori, perché te ne sei andata? Sapessi com’è monotono lavorare con lui!”
“Allora Mick ti vuoi muovere?”
“Sì Stallone, arrivo!”


-Cats Eye-

“Allora ragazzi come sta andando il lavoro?” Chiese una pimpante Miki da dietro al bancone.
“Va benone mio raggio di sole” rispose un raggiante Mick.
“E tu Ryo che mi dici? Nessuna cliente in vista da proteggere”?
“Al momento no. Grazie al biondino quì anche questo mese bisognerà arrabattarsi per pagare le bollette”. E così dicendo si alzò dallo sgabello, lasciò i soldi del caffè e si diresse alla porta facendo un leggero gesto di saluto con la mano.
Miki si avvicinò a Mick sussurrandogli all’orecchio. “Certo che senza di lei ora ha molti più pensieri...”
Lo sweeper n.1 si fermò di colpo tenendo ben salda la mano sulla maniglia.
Lei.
Sapeva benissimo chi era lei.
La sognava tutte le notti, e nonostante fossero ormai passati tre anni da quando se n’era andata, riusciva ancora a sentire il suo profumo aleggiare in qualche angolo della casa.
Lei.
Di lei non aveva più avuto notizie, e forse avrebbe continuato a passare il resto della sua vita nell’ignoranza più totale.
“Ehm, Ryo tutto ok?”. Chiese Miki con tono preoccupato.

Sapeva che spesso parlottavano alle sue spalle sperando che non sentisse, ma non sapevano quanto sbagliassero.
“Tutto ok”.
E senza nemmeno voltarsi uscì dal bar diretto a casa, il posto che una volta gli scaldava il cuore.


Quella sera il tramonto era qualcosa di spettacolare, con le luci calde del sole che pian piano scendevano al di sotto della linea dell’orizzonte. Gli era sempre piaciuto starsene lì, appoggiato alla ringhiera fumando qualche sigaretta, e contemplando il cielo. Era un momento magico in cui i pensieri esplodevano come un vulcano, ed era così che si sentiva anche in quel momento.
Ad un tratto percepì una presenza dietro di lui. Sapeva benissimo chi era e perché era lì.
Da quando era rimasto solo tutti cercavano di farlo sentire meno giù, confortandolo con frasi a volte di circostanza, cosa che lo infastidiva parecchio. Anche se non lo ammetteva, se non fosse stato per loro  probabilmente a quest’ora sarebbe ricaduto nel baratro dell’oblio, tornando ad essere solo uno spietato killer.
Ma quello che più di tutti gli era stato accanto in quei momenti difficili era il suo migliore amico, il suo compagno di baldoria e di bevute, nonché adesso socio: Mick.
“Ah ah, sapevo di trovarti qui!
Allora pensatore solitario, un’altra serata a rimuginare sui perché della vita?” Fece il biondo col suo solito sarcasmo.
“E se anche fosse?”
“Oohh andiamo vecchio mio, vieni fuori con me! E’ da troppo tempo che non ti fai più vedere in giro sai? Qualcuna delle ragazze dei nostri night preferiti si sta chiedendo che fine hai fatto!”
Ryo sorrise. Mick cercava sempre di tirarlo su di morale, ma la verità era che niente avrebbe potuto farlo sentire quello di un tempo,vivo.
“Grazie mille per l’invito ma lo sai che ho smesso. Le ragazze di cui parli dovranno accontentarsi di un biondino da strapazzo di mia conoscenza”.
“Ah ah.....simpatico! Io credo invece che ti farebbe bene uscire un po’. La vita da recluso non ti si addice proprio sai?”
"Si, forse hai ragione.” E continuò a guardare verso la sera ormai giunta.
“Ryo ma che c’è? A cosa pensi?”

Lo sweeper attese un attimo prima di rispondere.
“C’è stato un tempo in cui uscire fuori a sbronzarmi e rincasare all’alba mi dava un grande piacere. E lo sai perché? Perché quando rientravo c’era lei ad aspettarmi sul divano. Era la visione più bella che avessi mai visto. Se ne stava lì, accoccolata con il suo pigiamone giallo, ma ti assicuro che era la sensualità fatta a persona. Lei era lì, e quando non riuscivo a reggermi in piedi e crollavo sul pavimento mi accompagnava fino al mio letto. Mi sono sempre chiesto come facesse a sostenere il mio peso, ma penso che quando ami qualcuno ti nasca una forza interiore che supera ogni cosa. E ora che cosa ho Mick? Nessuno.
Ecco perché preferisco sbronzarmi direttamente a casa, se proprio ne ho voglia. Ed ecco perché tu caro mio dovresti smetterla di farmi da balia. La tua dolce dottoressa potrebbe dissentire del fatto che la lasci ogni sera da sola per farmi compagnia no?”
"Naaaaaa, Kazue sà perché lo faccio, lo capisce. E poi anche questa sera rientra tardi. Senti Ryo, posso farti una domanda?”
Ryo lo guardò alzando un sopracciglio.
"Su, avanti spara.”
"Perché non l’hai mai cercata, o contattata?”
Ryo a quelle domande spalancò un attimo gli occhi. Kaori nella lettera, non aveva specificato di non cercarla...era ovvio che si aspettasse che non lo facesse. Piuttosto si era raccomandata di avvisarlo di non chiamare sua sorella.
“Non l’ho mai cercata perché so che non era quello che voleva. La situazione non sarebbe cambiata Mick, e lo sapeva bene anche lei. Nella lettera mi scrisse di non chiamare Sayuri, ma ti confesso che un mese dopo il suo addio non resistetti, e ci provai. Pensavo che sua sorella mi avrebbe scannato vivo e sapevo che avrebbe avuto tutte le ragioni per farlo.
Ma non immaginavo che a quell’unica chiamata a rispondere fosse proprio Kaori.”
“E che le hai detto?”
“Niente, sono rimasto ad ascoltare il dolce suono della sua voce che chiedeva chi ci fosse dall’altro capo del telefono. E poi misi giù".
“Aaaaahhh amico, lasciatelo dire, sei proprio un caso perso, credimi! E dopo questa me ne vado a casa mia, in attesa della mia dolce metà! Ci vediamo domani, socio.”

Ryo, con un mezzo ghigno, lo salutò rimanendo alla ringhiera.
Anche in quella occasione era stato un codardo, ma sentirla dopo del tempo gli aveva ricordato quanto ancora più dolorosa fosse la sua mancanza.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Mick quella mattina aprì gli occhi che era appena l’alba.
Aveva ancora in testa la discussione avuta al suo rientro con Kazue.

Flashback

Quando rientrò fu sorpreso di trovarla lì in piedi, vicino alla finestra, e visibilmente alterata.
“Kazue, amore, sei rientrata presto stasera. Ah, ho capito, volevi farmi una sorpresa mia dolce dottoressa?”
E sul viso dell’americano si formarono due occhi a cuoricino.
“Mick, dobbiamo parlare.” Il modo in cui lo disse e le braccia conserte fecero deglutire lo sweeper.
“Of course, Darling! Che succede?”
“Davvero mi chiedi che succede?!”
“Ci accomodiamo sul divano, che ne dici?” Fece lui con la speranza di calmare l’animo della ragazza. Kazue rimase dov’era.
Lo continuò a fissare di sottecchi, poi dopo un sospiro.
“Meglio che te lo dica senza troppi giri di parole. Ho ricevuto una richiesta di lavoro in una prestigiosa clinica in Italia.”
Mick l’ascoltava in silenzio senza capire dove volesse arrivare, ma qualcosa gli continuava a ripetere che quel discorso non gli sarebbe affatto piaciuto.
“Ho riflettuto molto su questa opportunità. Una volta non avrei avuto dei dubbi, sarei rimasta sempre al tuo fianco e ti avrei sostenuto in questa tua vita piena di pericoli....ma da un po’ di tempo a questa parte non ne sono più così sicura. A dir la verità, non sono sicura più di niente.” E finì la frase quasi sussurrando.
Mick era senza parole, il suo cervello si rifiutava di ascoltare una parola di più!
“Ma si può sapere cosa diavolo stai blaterando? Perché? Qual’è il problema?”
Kazue all’improvviso addolcì lo sguardo.
“Da quando Kaori se n’è andata sei diverso, più scostante. So che nel tuo cuore conserverai per sempre uno spazio solo per lei, ma dopo questi anni pensavo di essere riuscita a bastarti. E invece continuo a sentire che per te non è così. Così come lei non è più riuscita a vivere un amore impossibile, io non riesco più a sostenere un amore incompleto. Se sei onesto penso che non avrai nulla da ribattere”. E lo guardò con uno sguardo sereno che emetteva ovvietà.”
Mick continuava a fissarla con la faccia di chi cercava di elaborare in un nano secondo tutte quelle verità che Kazue gli aveva servito su un piatto d’argento.
Era tutto maledettamente vero.
Da quando aveva appreso che la sua migliore amica, e primo amore, aveva lasciato quella casa e tutti loro, aveva sentito dentro di sé crearsi un vuoto. Credeva in questi anni di averlo colmato, e che l’amore che aveva provato per Kaori fosse solo un dolce ricordo. Ma si sbagliava. Lei era qualcosa di unico. Era stata la prima ad averlo fatto sentire vivo, capace di amare incondizionatamente qualcuno. E cosa ancora più importante, l’aveva salvato da se stesso quando era stato succube della Polvere degli Angeli.
Kazue, invece, gli era stata accanto successivamente. Aveva sopportato insieme a lui il peso che quella maledetta droga impartiva a chi ne era vittima. C’era stata lei in quei momenti di delirio, e aveva pianto per lui temendo che non ce l’avrebbe fatta.
Sapeva che Kaori aveva chiesto di vederlo più e più volte durante il ricovero, ma si era sempre rifiutato, come se si vergognasse, e voleva evitare di farle patire questo dolore.
Allora in questo modo era stato egoista nei confronti di Kazue? Probabilmente si, non poteva negarlo. Ma allora non aveva capito che qualcosa in lui stava nascendo per quella donna che lo vegliava notte e giorno. Quel sentimento era nato molto lentamente, al contrario di quello per Kaori che l’aveva colpito in pieno come un uragano...perché questo era lei, un dolce e innocente uragano con la passione per i martelli!
Kazue aveva ragione. Amava ancora Kaori. Una piccola parte di lui l’avrebbe sempre amata, anche se aveva cercato di trasmutare quel sentimento in una profonda amicizia.

Ripresosi da quei ragionamenti, continuò a fissare la donna davanti a lui. Aspettava una risposta, o meglio, una conferma. Una maledettissima conferma pensò.
Dopo aver sospirato anch’egli si alzò, e incrociando nuovamente il suo sguardo.
"My sweet love, you're right. È vero, una parte di me amerà sempre Kaori. Non posso farci nulla, forgive me!”
Si sentiva malissimo ad ammettere la verità che le avrebbe spezzato il cuore.
Kazue gli si avvicinò, e con occhi pieni di lacrime gli accarezzò una guancia.
“L’ho sempre saputo che non sarei mai riuscita a sostituirla. So che mi ami e me lo hai sempre dimostrato. Ma l’amore per me l’hai creduto completo finché sapevi che lei era lì, ad un passo da te e da noi, e questo ti dava conforto e serenità."
Fece una pausa cercando di trattenere il singulto e le lacrime che cercavano di scendere. Una volta riacquistata la calma,proseguì.
"Sappi che non ti incolpo per questo. Certo, avrei voluto essere io e solo io l’unica donna a riempire esclusivamente il tuo cuore, ma sono arrivata dopo, e troppo tardi direi. L’hai lasciata al tuo migliore amico, confidando che le avrebbe aperto il suo cuore ma in tutti questi anni so benissimo che hai continuato a mandare giù un groppone amaro. Vederla soffrire ti rendeva triste. E questo intristiva anche me. Non ho mai detto nulla perché non volevo perderti, ma ora non ce la faccio più.”
E con fatica si allontanò da lui.
“Ho deciso di accettare quel lavoro e domani partirò per l’Italia. Credo sia la cosa giusta per me. Ho già preparato le mie cose e le farò venire a prendere nei prossimi giorni. Perdonami se non sono forte come avresti voluto, ma come hai visto, nemmeno essere in grado di sollevare martelli pesanti tonnellate può bastare.”
Mick era senza parole. Allora questo era un addio? Gli pareva proprio così. Kazue lo stava lasciando. Anche lui stava subendo la sorte di Ryo. Ma rispetto al suo amico, lui sentiva di non aveva davvero il diritto di fermala. Questa consapevole verità lo bruciava dentro, ma sapeva che faceva stare lei ancora più male.
Kazue decise che era il momento di andarsene. Aveva preparato una piccola valigia con il minimo indispensabile, ed era d’accordo col Doc che quella sera avrebbe alloggiato in clinica. Era meglio così.
Andò in cucina e prese la borsa, poi si avvicinò all’uomo che amava e gli diede un bacio a fior di labbra senza dargli il tempo di poterla stringere a sé. Era straziante, ma andava bene così.
Mick era fermo, immobile. Mai in vita sua era stato lasciato e non era preparato ad un momento simile.
Si fissarono attentamente negli occhi poi Kazue tagliò lapidaria quell’istante doloroso.
Si avviò alla porta conscia che nessuno l’avrebbe fermata e prima di uscire per sempre dal loro appartamento, lo guardò in preda al pianto e con voce tremante: “ Goodbye, my love”.
E se ne andò.

Mick rimase in piedi a guardare la porta per un tempo che gli parve interminabile, poi si avvicinò al telefono e compose un numero. La linea era libera, poi qualcuno rispose. Mick fu sollevato nel sentire quella voce: “Meno male che non dormi. Ora sono io ad aver bisogno di una spalla”.

Fine flashback

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Il telefono suonava da almeno dieci minuti, ma si rifiutava di alzarsi per sentire chi rompesse le scatole di prima mattina. 

Guardò la sveglia sul comodino, le 11:30... non era poi così mattino. 

Subito il suo pensiero andò a lei. A quell’ora l’avrebbe preso a martellate urlandogli addosso pur di farlo alzare, ed ora, in quella casa c’era soltanto lui. 

Decise di trascinarsi fuori dalla stanza, scese le scale e rispose al telefono:

“Si può sapere chi rompe a quest’oraaa?? Mmm, ah sì? Sai quanti debiti mi devi? Va bene, calmati adesso. Siii, ci vediamo dopo”. 

E riattaccò sbuffando. 

Quella donna, quando ci si metteva era una vera arpia. Ora doveva solo avvisare il suo socio. 

 

Al commissariato erano tutti in fermento. Dieci ragazze erano state rapite in pochissime ore e non vi erano tracce di chi fosse stato. Un lavoro ben accurato a quanto pareva. 

I telefoni squillavano come impazziti, i famigliari delle disperse scalpitavano bisognosi di aiuto e di conforto. 

Era il caos generale.

Nell’ufficio dell’ispettrice Nogami accadeva la medesima cosa, il telefono suonava ogni cinque minuti. I suoi superiori le stavano col fiato sul collo, e lei, che tutti ritenevano una donna dura e impassibile, stava cominciando ad accusare tutta quella frenesia. 

Si sedette un secondo alla scrivania e si mise a massaggiarsi le tempie sperando di rilassarsi un poco.

Questa volta si prospettava un caso veramente difficile, non avendo alcun indizio su cui cominciare ad indagare. 

Ecco perché aveva nuovamente fatto appello agli unici due uomini che sapevano muoversi per cercare il minimo dettaglio o informazione: City Hunter. 

 

Quando finalmente la sua testa parve farsi più leggera sentì nuovamente il telefono suonare, ma non quello dell’ufficio, bensì il suo personale. 

Lo tirò fuori dalla giacca e si accigliò nel vedere un numero sconosciuto, ci mancava anche uno scocciatore intenzionato a proporle qualche iniziativa commerciale. 

Non l’avrebbe proprio sopportato! 

Poco convinta se rispondere o meno fece un bel respiro.

“Ci tengo a precisare che non è un gran giorno, che non ho bisogno di nulla e gradirei non essere più disturbata!” 

Ci fu un attimo di silenzio dall‘altra parte, poi una voce maschile fece capolino:

“Salve ispettrice Saeko Nogami, piacere di conoscerla.” 

Saeko rimase del tutto impreparata a quello che le sue orecchie avevano appena udito. E questo chi era? Come faceva ad avere il suo numero? 

“Si può sapere chi diavolo è lei e sopratutto come fa ad avere il numero? Lo sa chi sono io!?!” Era furiosa. 

“Si calmi ispettrice, non sono né un malintenzionato né uno stalker....sono solo la sua unica speranza. Immagino che lì in commissariato ci sia una gran confusione a causa delle sparizioni delle dieci ragazze no?” 

“Mi scusi ma lei cosa ne sa di tutta questa storia? Come ha avuto queste informazioni???” Non ci vedeva più dal nervoso. Se l’avesse avuto davanti, chiunque fosse, l’avrebbe strangolato! 

“Si calmi e mi stia a sentire. 

Mi chiamo McFallen e sono un investigatore privato americano. Anche qui in America sono state rapite delle donne, e non se n’è più saputo nulla. Ovviamente la polizia locale sta brancolando nel buio, come immagino quella giapponese. Si starà domandando cosa c’entri tutto questo... beh, i rapitori sono gli stessi, ovviamente.” 

 

L’uomo fece una pausa e Saeko trattenne il fiato in attesa che proseguisse.

 

“Detto questo....domani sera ci sarà una festa in maschera che si terrà a Ginza, nella villa di un miliardario giapponese, Hiroshi Mizuso. Lì ci sarà anche un certo Arthur Finnies, un ricco uomo d’affari americano...la nostra pista per essere precisi. Io e il mio socio saremo lì, ma non è il caso di dilungarmi al momento. Ho parecchie conoscenze e se le interessa posso farle avere un pass per entrare.”

Saeko era sbalordita. Quell’uomo, chiunque fosse, le stava dando finalmente una pista da cui partire. Sempre che non fosse una trappola dei rapitori.

 

“Chi mi dice che non sia una trappola e lei uno dei complici?” 

“E secondo lei mi sarei scomodato a dirle il mio cognome? Lo vuole o no un pass?”

“E se me ne servissero tre?” Saeko sapeva già per chi fossero gli altri due. 

“Tre? Si, si può fare. Posso sapere chi vuole portare?”.

“Lei non si preoccupi. Sono uomini al di fuori della polizia e di mia grande fiducia”. 

“Bene, mi sembra giusto. Allora, presentatevi alla villa domani alle 21:00 in punto. I pass saranno a nome Elliot Travis, un nome falso ovviamente. Entrate e siate disinvolti. Sarò io ad avvicinarmi a voi. Ora la saluto ispettrice. Ah, e siate mascherati!”

E poi riattaccò. 

 

Saeko, che per tutta quella strana conversazione non si era nemmeno accorta di essersi alzata in piedi, si lasciò cadere nuovamente sulla sedia. Fissava il soffitto sorridendo. Quella giornata, che era iniziata nel peggiore dei modi, aveva preso improvvisamente una gran bella piega. 

Ora non le restava che ingaggiare i due peggiori pervertiti del Giappone e andare a quella festa. 

 

Il loro incontro era fissato per le 15:00 al parco. Seduta su una panchina, era tesa come una corda di violino. Nonostante la strana telefonata le avesse ridato un po’ di fiducia, quell’incarico era ancora tutto un mistero. 

Finalmente riconobbe dei passi farsi vicini. 

Ryo e Mick erano arrivati. 

“Mia cara Saeko, al telefono sembrava ti avesse punto una tarantola...” fece Ryo per stuzzicarla un po’.

“Non sei per niente spiritoso lo sai? La giornata non è iniziata bene Ryo. Ho per le mani un caso veramente complicato.” La poliziotta rispose esasperata. 

“Stai parlando forse delle ragazze scomparse?” Chiese Mick

“Si esatto. Dieci per l’esattezza. Non abbiamo alcuna pista da seguire, o meglio, non ufficialmente.” 

“Che vuoi dire?” la interruppe Ryo

“Ho ricevuto una strana telefonata da un certo  McFallen, un investigatore americano, e mi ha riferito che anche in America sono sparite delle donne. Non mi ha dato molte informazioni, ma secondo lui le sparizioni appartengono agli stessi rapitori. Ha una pista, un ricco uomo d’affari di nome Arthur Finnies.”

Fece una pausa per concedersi un momento di ossigeno, poi riprese:

“Domani sera ci sarà una festa in maschera nella villa di un miliardario a Ginza. Finnies sarà presente e anche McFallen andrà lì con il suo socio. Mi ha procurato tre pass per entrare. 

Quindi come avrete capito ho bisogno che veniate con me e che mi aiutiate con questo caso. Ve ne prego, prima che la mia salute mentale si frigga del tutto! Ovviamente mi assicurerò che siate ben pagati.”

 

“Beh mi sembra un ottimo caso su cui lavorare, no? Donzelle da salvare, una festa in maschera a cui partecipare, tante signorine mokkori in abiti succinti...io dico che ci siamo!!!!” 

A Saeko scappò una risatina, Mick era sempre il solito. Ora sperava che anche Ryo fosse dello stesso avviso. 

“Allora socio che ne dici? Ci stiamo?” 

Ryo chiuse gli occhi e sorrise. 

“Ma certo, con tutti i mokkori che Saeko mi deve e’ il minimo!”

Saeko lo guardò con riconoscenza. 

 

Erano lontani i giorni fatti di astute avance e debiti sessuali da saldare...da tre anni ormai erano solo docili battute. 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


La sera della festa in maschera era arrivata. 

Ryo e Mick, vestiti di tutto punto come due angeli tentatori passarono a prendere Saeko, che indossava per l’occasione un abito lungo color bordeaux e un vertiginoso spacco laterale. 

Una volta arrivati davanti all’ingresso la poliziotta disse che aveva tre entrate a nome Travis, e furono fatti passare senza problemi.

 

“Allora, dove dovrebbe essere il nostro fantomatico investigatore?” Fece Ryo.

“Non ne ho la più pallida idea, non l’ho mai visto. Ha detto che ci avrebbe trovati lui, quindi pazientiamo e per ora godiamoci la serata.” 

Ryo si guardava attorno, c’erano tante donne vestite in abiti peccaminosi e uomini che le mangiavano vogliosi con gli occhi. Quel posto non gli piaceva per nulla, sentiva che attorno a loro era riunita la feccia della malavita. 

Ad un certo punto però rimase folgorato come da una visione. Una donna, vestita con un corto tubino nero scintillante che ne esaltava il fisico statuario e snello, si stava dirigendo verso un gruppo di uomini seduti su dei divani al centro dell’immensa sala. Non riusciva proprio a staccarle gli occhi di dosso, era la donna più bella che avesse mai visto. Si era seduta sulle gambe di uno di loro e gli stava bisbigliando qualcosa all’orecchio. 

Chi era? La donna di quel tizio forse? 

Era così assorto in quelle sue domande quando fu distratto da una voce maschile alle sue spalle.

“Buonasera, immagino che voi siate l’ispettrice Nogami e i suoi due uomini di fiducia.”

I tre si voltarono lentamente. 

Davanti a loro c’era un uomo alto, sulla quarantina probabilmente, capelli neri e da dietro la maschera si intravedevano due occhi color del mare. 

“E lei deve essere McFallen giusto?”

“In persona! Allora signori, quello che avete di fronte a voi e’ il nostro uomo, Arthur Finnies.”

I tre girandosi guardarono il gruppo di uomini davanti a loro, e Ryo notò che la misteriosa donna non vi era più. Dispiaciuto nel constatare questo, si rese però conto che l’uomo che McFallen indicava, era proprio quello con cui la sua visione stava parlando poco fa. 

Allora si conoscevano quei due. La sola idea lo infastidiva e non ne capiva il motivo. Quella donna, se pur estremamente affascinante, era una completa estranea. 

“Mi scusi McFallen, ma il suo socio?.” Chiese Saeko.

“Il mio socio ci sta aspettando fuori. Anzi, direi che il nostro compito qua e’ finito. Ora sapete chi stiamo pedinando. Finnies e’un uomo molto potente e frequenta diversi giri di spaccio, ma soprattutto traffica  prostitute. L’unico problema che è così ricco da riuscire a insabbiare ogni cosa con i suoi avvocati. Ecco perché dobbiamo cercare di incastrarlo e capire dove vengono portate le donne rapite.” 

“Ma perché è qua? In Giappone intendo.” Chiese Mick perplesso.

“Finnies ha vissuto sul suolo giapponese diversi anni prima di tornare in America, e ampliare successivamente i suoi interessi finanziari. Riteniamo però che abbia lasciato molti agganci, e che la rete della prostituzione qui sia più fruttuosa. Ora venite, il mio socio ci aspetta.” 

Quando uscirono dalla villa percorsero il vialetto che portava ad un parcheggio fuori da occhi indiscreti. All’improvviso McFallen si fermò, e i tre dietro di lui fecero altrettanto. Nessuno si era ancora tolto le maschere. 

Una figura era appoggiata al tronco d'un albero, e quando li vide si staccò camminando nella loro direzione. 

Ryo non riusciva a distinguere chi fosse col buio della notte. Poi la figura si fece sempre più vivida finché non vi riconobbe la bellissima donna alla festa. 

McFallen le si avvicinò e voltandosi verso Saeko e i due Sweepers.

“Signori, vi presento il mio socio.”

Saeko era sorpresa, aveva sempre sentito parlare al maschile, mentre davanti a lei c’era una donna bellissima e sensuale. 

Ryo era senza parole, e Mick credeva di aver appena visto un angelo sceso dal cielo. 

La donna mosse qualche passo verso di loro e si tolse la maschera. 

I tre spalancarono gli occhi dallo stupore. 

Ryo più di tutti era incapace di muovere un muscolo, sentiva dentro di sé una marea di emozioni contrastanti. 

Davanti a lui c’era la donna dei suoi sogni, quella che aveva riempito con la sua solarità, il suo ottimismo e la sua gioia, 9 lunghi anni. Davanti a lui c’era la donna che l’aveva amato incondizionatamente per tutto quel tempo, e che lui aveva imparato ad amare senza però concederle la vera felicità. 

La donna che aveva creduto poco fa solo un miraggio era lì, in tutta la sua bellezza. 

Davanti a lui c’era Kaori! 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***




 

“Ka..Kaori?!.”

Ryo si sentiva un completo idiota, continuando a fissare da chissà quanto tempo la sorella del suo migliore amico, la sua ex partner, quella che nei suoi sogni era la SUA donna, e non riusciva a far altro che balbettare il suo nome. 

Kaori sorrise. Guardò ognuno di loro immaginando che oltre allo stupore, si facessero un sacco di domande. 

“Ciao ragazzi!” 

“Kaori ma sei proprio tu???”

Saeko le si avvicinò, e dopo aver realizzato l’abbracciò forte. La rossa rimase per un attimo inebetita davanti al gesto molto affettuoso della poliziotta, ma poi rispose anch’essa con felicità all’abbraccio. erano entrambe felici di rivedersi. 

Poi, sciolto quel momento di intimità, guardò verso Mick che ancora se ne stava con la bocca spalancata. 

“Ciao Mick, cos’è il gatto ti ha mangiato la lingua?.” 

Mick a quel dolce suono si riscosse dallo shock e con balzo in perfetto stile maniaco cercò di fiondarsi su di lei.

“Kaori mia bellissima e dolcissima visione, quanto tempooo!!.” 

Ma la sua corsa si arrestò davanti al muso di una pistola puntata proprio dalla stessa “visione”. 

Una volta abbassata l’arma, lo abbracciò calorosamente cercando di trasmettergli quanto fosse felice di rivederlo. 

“Oh Mick, mi sei mancato tanto anche tu!” 

Il biondo sorridendo compiaciuto la strinse a sé beandosi di quel contatto. 

Ryo rimase ad osservare la scena. 

Che cosa le avrebbe detto? Non era assolutamente preparato ad un confronto simile, e l’unica cosa che avrebbe voluto fare era di portarla a casa loro e non farla andare via mai più. 

Perso nei suoi macchinosi pensieri si riscosse quando una voce calda e solare si rivolse a lui.

“Ryo, ti trovo bene. Ne e’ passato di tempo eh?”. Anche lei era parecchio a disagio, seppure questi tre anni avessero forgiato una persona nuova, ma quando lo vide il suo cuore perse un battito. Era sempre dannatamente bello. 

“Si beh, anche tu non sei niente male.” E grattandosi la testa emise una risatina isterica. 

“Kaori perdonaci ma ci potete spiegare?”

Ryo ringraziò mentalmente la poliziotta per averlo tolto da quel momento alquanto imbarazzante. 

“Si Saeko, hai ragione. Vedete io lavoro da due anni con Andrew. Mi avrete forse vista dentro alla Villa insieme ad Arthur Finnies….a Ryo di sicuro la scena non è passata inosservata.” 

E fece un occhiolino complice verso l’ex socio, il quale arrossì miseramente. 

Certo che era migliorata parecchio, pensò. 

Chi era la donna che aveva davanti, così sensuale e sicura di sé? A stento faticava a riconoscerla.. 

Poi Kaori proseguì. 

“Come Andrew vi avrà già accennato, Finnies e’ l’uomo sospettato del rapimento delle donne americane e di quelle giapponesi. In America l’abbiamo tenuto d’occhio e pedinato, e sappiamo per certo che sotto di lui lavorano diversi esponenti della malavita. Spacciano droga, ma il loro giro più redditizio e’ la vendita delle donne rapite. Tutte dai 20 ai 35 anni. Purtroppo però non ci sono stati elementi sufficienti affinché la polizia fosse in grado di incastrarlo; grazie ai suoi avvocati, l’ha sempre fatta franca.” 

Tutti ascoltavano quello che Kaori raccontava, quando fu Mick a porre un quesito.

“Ok, fin qui c'è tutto molto noto e chiaro. Quello che non capisco è cosa ci facevi tu con quell’uomo disgustoso?!”

“Finnies, oltre ad incentivare la prostituzione è anche un lurido maiale. Ama le belle donne e così mi sono avvicinata cercando di fare colpo su di lui per installargli sottocute un localizzatore di ultima generazione, molto piccolo e appunto, invisibile. Ora potremo controllare le sue mosse per le prossime 48 ore e vedere i posti che frequenta.”

Ryo, al ricordo di quella scena, del modo in cui Finnies aveva accarezzato con mani avide la schiena nuda e liscia della donna che credeva “misteriosa”, strinse febbrilmente i pugni. 

 

Andrew, avvicinandosi a Kaori decretò la fine della serata. 

“Mi spiace interrompere ma penso che adesso sia meglio salutarci e andarcene, prima che le guardie comincino a notare qualcosa e ad insospettirsi. Diamoci un paio di giorni, poi in base a quello che scopriremo decideremo il da farsi.” E così dicendo, mise un braccio attorno alla vita di Kaori per condurla alla macchina ma Ryo, avvicinandosi velocemente,la fermò prendendole la mano. 

“Kaori, io...” Ora che lei era lì davanti a lui avrebbe voluto dirle quello che sentiva nel profondo del suo cuore, ma tutto stava accadendo così rapidamente che gli pareva di non riuscire più ad articolare nessuna frase di senso compiuto.  Avrebbe voluto confessarle quanto ancora l’amava, quanto le fosse mancata e che nonostante tutto la voleva di nuovo al suo fianco. Ma nulla, nessun altro suono riusciva ad uscire se non il nome di colei che amava. Per fortuna fu Kaori che, leggendo una certa difficoltà nei suoi occhi, lo anticipò.

“So che hai mille domande da farmi Ryo, e credimi, a tempo debito…. Buona notte.” E divincolandosi dalla sua presa se ne andò con McFallen. 

Un Ryo decisamente sbigottito, rimase a guardarla salire in macchina ed allontanarsi lungo il vialetto della Villa . Non riusciva a non provare gelosia nei confronti di quell’investigatore. 

Non sapeva nulla di quello che le era successo negli ultimi anni. E se fossero una coppia oltre al lavoro? Di certo sarebbe stata una beffarda realtà, proprio lui che le aveva sempre negato una vita insieme pur di saperla al sicuro, a distanza di anni la trovava nuovamente legata a quel mondo pericoloso, e per di più, partner di un altro uomo. 

 

I due giorni che seguirono furono per Ryo molto stressanti. Voleva vederla ma nessuno aveva modo di contattare lei o McFallen. Il numero sconosciuto che Saeko aveva nel telefono si era rivelato in seguito inesistente, segno che l’uomo non voleva farsi rintracciare. 

Lo sweeper n.1 del Giappone fremeva nell’attesa, aveva passato il tempo chiuso in casa, steso sul divano a guardare il soffitto, dormendo e bevendo. In un momento di lucidità ricordò la sera dopo la festa.

 

Flashback 

 

Dopo essere rientrati dalla Villa di Mazuso, Mick era andato a fargli una delle sue consuete visite. 

I due, sulla terrazza, se ne stavano appoggiati alla solita ringhiera sorseggiando un bicchiere di Whisky e contemplando il cielo in un totale silenzio, persi ognuno nei propri pensieri; poi Mick decise di rompere quel disarmonico mutismo.

“Ryo, ti saresti mai immaginato che sarebbe tornata così? Voglio dire...socia di un investigatore? Io credimi, sono ancora scioccato!.” 

Ryo soppesò la domanda del suo amico, visto che in realtà era più scioccato di lui. 

“No Mick, non pensavo certo di rivederla così dopo questi anni. Ma sono felice sai?  Anche se non approvo saperla nuovamente in questo ambiente, e partner di quel Andrew McFallen, però so che sta bene.”

“Mmm, geloso eh? Pensi che stiano insieme?”

Ryo lo guardò con sguardo omicida.

“Beh che ho detto? Ammettilo che te lo stai chiedendo anche tu?!.”

“Certo che me lo sto chiedendo idiota! Sai che i miei sentimenti per lei non sono mai cambiati, amo e amerò sempre e solo lei.” 

Mick lo capiva benissimo. Anche lui sentiva ancora un sentimento per Kaori, e dopo averla rivista non riusciva a togliersela dalla testa, per quanto il suo cuore sapesse che non ci sarebbero mai state speranze. 

“E cosa pensi di fare Stallone? Non penso che sia venuta qui per restare.”

Ryo guardando la città assunse uno sguardo determinato, sapendo bene cosa voleva. 

“Farò di tutto per farla rimanere!.”

 

Fine flashback 

 

All’indomani dell’incontro, McFallen si era fatto nuovamente sentire con Saeko. Avevano concordato di trovarsi al Cats Eye per discutere di eventuali prove, e su come procedere con il piano per incastrare Finnies. 

La mattina seguente Ryo, Mick e Saeko arrivarono al bar trovando McFallen seduto al bancone, ma senza nessuna traccia di Kaori. 

“McFallen....dov’è Kaori?.” Ryo fu abbastanza schietto nel far intendere a quell’uomo quello che più gli stava a cuore. 

“Buongiorno a voi. La mia socia e’ stata sequestrata dalla deliziosa padrona di casa, direi.....da ormai più di un ora. Suppongo che dopo tre anni abbiano di che parlare!.” E si mise a ridere. 

Ryo parve rilassarsi un poco. 

Si accomodarono intanto ad un tavolo in attesa che la rossa li raggiungesse. 

“Allora Andrew, ci sono novità? Avete scoperto qualcosa grazie al localizzatore?.” La poliziotta non volle perdere ulteriore tempo. 

“Purtroppo Finnies e’ un uomo molto astuto Saeko. Credo non si sia reso conto di essere tenuto d’occhio, ma allo stesso tempo ha cercato di evitare di spostarsi troppo dalla Villa di Mazuso, dove attualmente alloggia. Quindi per ora non abbiamo nulla in mano, e non si sono registrati altri casi di rapimenti in questi due giorni.”

“Questo è di sicuro confortante, ma non possiamo smettere di cercare prove per incastrare quell’uomo!” Fu Mick stavolta ad intervenire. 

“E non lo faremo caro Mick”. La voce di Kaori fece capolino nella saletta. Finalmente Miki si era decisa a lasciarla andare dall’interrogatorio. 

Si avvicinò al tavolo accomodandosi vicino al suo partner. Ryo non le staccava gli occhi di dosso, sentendosi attirato a lei come una calamita. 

Kaori, dopo un momento di disagio conscia di essere così osservata, proseguì.

“Come dicevo, Andrew ha elaborato un piano. Visto che il localizzatore si è rivelato inutile e’ ovvio che dovremo infiltrarci per capire dove vengono portate le donne. E per essere più precisi, andrò io in quella Villa!.”

“COSA??!” L’urlo di Ryo fece zittire tutte le persone presenti nel bar. 

Dopo essersi ricomposto, proseguì con voce bassa ma tagliente, digrignando i denti dal nervoso. 

“Spero che questo sia uno scherzo, e sappi che è anche di cattivo gusto.”

“Ryo non ci sono alternative. Finnies e’ rimasto molto colpito da me l’altra sera, e sono sicura di poter scoprire molte più cose se...”

“Assolutamente no!! Ci possono essere altri mille piani per incastrare quel bastardo. Non vedo la necessità che tu faccia da esca!” Ryo era categorico e irremovibile. 

Kaori lo fissava con uno sguardo grave e determinato. 

“Qual’è il problema Saeba?” Fu McFallen ad intromettersi.

“Ti preoccupa davvero l’incolumità di Kaori o ti disturba il fatto che sia stato io ad organizzare questo piano?.” Andrew voleva stuzzicarlo per benino. 

Ryo era furioso, quell’uomo se poteva lo infastidiva sempre di più! 

“Ryo ascoltami bene, questo piano funzionerà. So benissimo come comportarmi e non correrò rischi. Comunque non sarò sola perché ci sarete voi a vegliare su di me e ad entrare in azione, se ce ne sarà bisogno.” 

Kaori cercò di farlo ragionare, ma sapeva fin da subito che non sarebbe stato facile. 

“Bene, visto che il piano e’ questo direi di...” proruppe Andrew.

“NO!! A me questo piano non sta bene, quindi non ho intenzione di stare a sentire queste fesserie un minuto di più!.” Si alzò di scatto dal tavolo e se ne andò. 

Tutti rimasero di sasso. Kaori era senza parole. Perché aveva reagito così? Una volta l’avrebbe anche capito quando lavoravano insieme, ma perché ora continuava ad opporsi che fosse parte integrante dell’operazione? Credeva che non ne sarebbe stata in grado o era davvero preoccupato per la sua vita? 

Doveva saperlo! 

Sapendo benissimo dove trovarlo, si alzò anche lei ed uscì correndo.

Era ora di chiarire quei tre anni di lontananza. 



 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Dopo aver corso a più non posso per le vie del quartiere, finalmente vide davanti a sé il palazzo che per 9 lunghi anni era stata la sua casa. Ricordi belli e infelici fecero incursione nella sua mente ma, senza indugiare oltre, entrò nell’edificio. Non fu sorpresa di trovare la porta semiaperta, segno che probabilmente la stava aspettando. Quando entrò nell’appartamento lo vide davanti alla grande finestra intento ad osservare la città. Questo scenario le ricordò esattamente la sera di tre anni fa al ritorno dalla radura, quando Ryo le confermò che l’amava ma che non avrebbe permesso loro di vivere quel sentimento alla luce del sole, per paura che lei rischiasse di più la vita. Si avvicinò a lui ma rimase ad una considerevole distanza. Ryo era tesissimo, assumeva una posa statuaria, i muscoli rigidi e stringeva severamente i pugni quasi volesse affondare le unghie nella carne.
“Perché sei qui?!” Le chiese sprezzante senza voltarsi.
“Ryo per favore, cerca di ragionare...”
"Ragionare? Mi pare di aver già detto come la penso. E se questo è il fantastico piano che volete mettere in atto ribadisco che non ne sarò complice!”
Kaori non capiva perché fosse così contrariato, era chiaro che non la ritenesse capace.
“So che non mi hai mai ritenuta all’altezza di poter essere parte attiva negli incarichi, ma non sono più la partner inesperta di una volta. Andrew mi ha addestrata e credimi, so cavarmela piuttosto bene!”
Ci fu un attimo di silenzio nella sala. Ryo si girò e la guardò con uno sguardo indecifrabile.
“Pensi che non creda nelle tue capacità? E’ questo quello che pensi?”
“E allora cos’è? Te lo chiesi tre anni fa e lo farò di nuovo...ti prego, sii sincero con me”. Kaori cominciava a sentirsi frustrata. Ryo si girò nuovamente dandole le spalle. Prese un lungo respiro cercando di articolare meglio i suoi pensieri non volendo risultare sgradevole.
"Quando te ne sei andata sono ripiombato nel buio più totale. Non volevo vedere nessuno, e pensa, avevo smesso persino di uscire per i soliti locali. Mi ero isolato nel mio dolore, e se non ci fossero stati gli altri, in particolare Mick che ha passato ogni sera con me, mi sarei perso definitivamente. Sapevo di non poterti dare quello che volevi, per quanto i miei sentimenti fossero veri e sinceri. E il fatto che te ne fossi andata mi stava anche bene, per quanto il pensiero mi logorasse, meritavi di essere felice con qualcuno che ti facesse sentire amata alla luce del sole. In questi anni ti ho creduta al sicuro, lontana da questo mondo crudele, mentre la realtà è che sei invece diventata la partner di un investigatore mettendo di nuovo la tua vita in pericolo….questo, questo mi ha fatto ribollire di rabbia e di gelosia!.”
Kaori lo ascoltava senza muovere un muscolo, a parte il suo cuore che batteva all’impazzata. “Ryo, io....” sussurrò appena.
“Adesso dimmi, perché dovrei essere d’accordo che tu venga coinvolta con quella feccia? Con quel Finnies??!! Santo Cielo, perché non sei rimasta con tua sorella e non ti sei ricostruita una vita?!!!” Urlò furente verso la vetrata. Kaori fece un profondo sospiro, non voleva litigare. Gli si avvicinò e gli si mise affianco contemplando insieme la città brulicante di persone. Poi con estrema calma cercò di spiegarsi al meglio.
“Sai Ryo, come puoi immaginare quando sono arrivata in America mi sono fermata da Sayuri. Volevo davvero ricostruirmi una vita e smettere di soffrire, ed inizialmente è stato così, ho trovato un lavoro come segretaria in uno studio di avvocati. Non era proprio la vita a cui ero abituata qua a Shinjuku con te, ma pian piano sapevo che mi sarei abituata. Nel tempo che ho lavorato lì ho fatto amicizia con diverse colleghe, tre in particolare. Erano ragazze gentili, dolci, mi facevano sentire serena e spensierata. Poi un giorno con mia grande sorpresa non si sono più presentate al lavoro. Trovai subito la cosa decisamente molto strana. Dalla tv locale appresi che alcune donne erano state rapite, e temetti che loro facessero parte di quelle povere sventurate. Fu infatti Sayuri a confidarmi che lo studio per cui lavoravo era di proprietà di Arthur Finnies, e che secondo le sue indagini giornalistiche probabilmente c’era lui dietro a tutto questo. Così, non mi presentai più al lavoro per paura che mi sarebbe toccata la stessa sorte; ma non potevo starmene lì con le mani in mano, magari lasciando che altre ragazze venissero rapite. Allora mi misi a fare qualche domanda in giro, era pericoloso per me agire in una città sconosciuta, e pensai di ingaggiare uno sweeper. Dopo tanto chiedere e cercare trovai sul mio cammino Andrew, uno dei migliori investigatori attualmente in circolazione, il quale era ovviamente a conoscenza di tutta questa storia ma che all‘inizio si rifiutò di assumere l’incarico. Non ho mai saputo il perché a dire il vero. Poi un giorno, penso per puro sfinimento dovuto al mio carattere tenace, accettò. All’inizio fui una normale cliente, poi vedendo che avevo una certa esperienza e capacità, decise di addestrarmi e divenni sua socia.”
Ryo era ammutolito da quel racconto.
“Ora capisci perché sono tornata ad essere una sweeper? Sto cercando di salvare le mie amiche e tutte le donne che sono state rapite in seguito. Ma non lo posso fare senza di te.” Dal suo sguardo traspariva disperazione ma allo stesso tempo tanta determinazione.
Ryo si girò a guardarla, sentiva dentro si sé una marea di emozioni. Ora capiva perché lei non avesse abbandonato quel mondo, per la sua bontà e il suo grande cuore che la distinguevano sempre. Ma proprio del suo cuore doveva sapere per chi batteva. Mosse un passo avvicinandosi sempre di più, finché i loro occhi non si incatenarono.
"Sei sempre la mia Sugarboy giusta e onesta che non abbandona mai nessuno. Quella che amo ancora come la prima volta che la conobbi quando era solo un adolescente. Ma c’è una cosa che devo sapere: c’è qualcosa tra te e McFallen?”
Kaori che aveva trattenuto il fiato a quella dichiarazione, all’improvviso scoppiò a ridere.
“Io ed Andrew? Ma no… non stiamo insieme, e non provo niente per lui. Ho cercato con tutte le mie forze di dimenticarti ma è stato tutto inutile, sono ancora innamorata di te Ryo se e’ questo che vuoi sapere.” E lo fissò con un luminoso scintillio negli occhi.
Ryo a quelle ultime parole non resistette più, e attirandola a sé, la baciò con tutta la passione che sentiva repressa da fin troppo tempo. Rimasero così a lungo, poi si staccarono un attimo per riprendere fiato, e appoggiando le rispettive fronti rimasero a guardarsi negli occhi come a voler leggervi reciprocamente l’anima.
“E va bene Kao, accetto questo piano folle, ma ti assicuro che non ti perderò di vista un solo secondo.”
“Mi sta bene”. Rispose lei sorridendo rincuorata.
“Senti, io vorrei tanto chiederti se...”
Ma proprio in quel momento furono interrotti dall’arrivo di Mick ed Andrew. Quest’ultimo, alla vista dei due abbracciati, si gelò sul posto. Mick invece con il suo solito fare canzonatorio:
"Oh, temo che abbiamo interrotto qualcosa di interessante!” Ryo lo guardò con sguardo vitreo.
"Eh va bene, il signorino ha la coda di paglia. Kaori, tesoro, posso offrirti un gelato? Prima che potesse replicare la prese per un braccio e l’allontanò in fretta conducendola fuori dal palazzo.
Ryo non oppose resistenza al comportamento dell’amico, avendo intuito fosse l’ennesimo piano di McFallen per rimanere da solo con lui. Anche se Kaori gli aveva detto che non provava nulla per il collega, era pronto a scommettere che dall’altra parte la situazione fosse diversa. Andrew fece un sorrisetto divertito e spezzando l’aria tesa:
"Quindi penso che sia inutile da parte mia cercare di convincerti ad accettare il piano no? Immagino ci abbia già pensato lei, e con argomenti interessanti” disse l’investigatore con sarcasmo.
"Sarò parte dei giochi se è questo che vuoi sapere”
“Bene, allora tutto risolto.” Fece spallucce e si girò per andarsene ma poi si fermò. Ryo con un piccolo sorrisetto aspettava solo che continuasse.
"So che lei ti ama, e che non ha mai smesso di farlo anche se eravate lontani. Ti avrà detto che all’inizio non volevo assumere questo incarico vero?”
“Si, però poi hai cambiato idea. Perché?”.
Andrew chiuse gli occhi al ricordo dei motivi per cui aveva preso quella decisione.
"Quella ragazza e’ tanto bella quanto testarda. Ma questo lo sai benissimo anche tu. Ha cercato di convincermi in tutti i modi, senza mai perdere la speranza, così alla fine non ho potuto dirle di no.”
“Perché ne eri già innamorato.” Dedusse a voce alta Ryo.
"Già. Senti Saeba, sarò chiaro una volta per tutte: Kaori potrà anche amarti ma sappi che una volta risolta questa indagine, tornerà in America con me!”.
E se ne andò con passo svelto prima che Ryo potesse aprire bocca.
Una volta rimasto solo nell’appartamento, tornò a guardare il suo quartiere dalla grande vetrata.
"Non ci conterei troppo McFallen!!”.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Kaori non riusciva a credere alle sue orecchie, continuava a guardare il suo gelato ormai sciolto ripensando a tutto quello che il suo caro amico le aveva appena raccontato.
“Oh Mick mi spiace così tanto che le cose con Kazue....”
“Si beh sai, e’ dura starmene tutto solo....devo ringraziare una certa persona di nostra conoscenza che mi ha tenuto compagnia per tante sere!” E le fece un occhiolino complice.
“Direi che sta saldando il suo debito.” Rispose lei di rimando.
Mick sorrise, ma poi il suo sguardo si spense di nuovo. Kaori avrebbe voluto fare qualcosa per tirarlo su di morale. Le aveva raccontato a grandi linee quello che era successo con Kazue, ma ancora non riusciva a capire come mai la sua amica avesse piantato all’improvviso l’uomo che amava così intensamente, o almeno così lei credeva.
"L’unica cosa che non mi è chiara, è il motivo per cui se ne sia andata.”
L’americano non sapeva cosa dirle, poteva confessarle che era a causa dell’amore che ancora provava per lei? No che non poteva, e sapeva che se l’avesse fatto poi si sarebbe sentita in colpa. Dopo aver ragionato su cosa ammettere, e sopratutto, cosa omettere fece un bel sospiro e rispose.
“Kazue voleva un rapporto che evidentemente non sono stato in grado di darle.” Come spiegazione poteva anche andare si disse.
“Ma tu l’ami ancora?”
Mick la guardò con occhi profondi che a Kaori parve caderci dentro.
“Beh sì, e mi manca molto....ma vedi, e’ complicato. Devo prima fare chiarezza dentro di me.”
Kaori a quel punto, fece quello che sapeva venirle meglio: rassicurarlo e infondergli coraggio.
“Senti Mick, ancora non so quale sia il reale motivo che abbia spinto Kazue ad andarsene, ma sono sicura di una cosa: lei ti ama ancora, anche se ora è lontana. E se tu provi ancora qualcosa per lei promettimi che, una volta finito questo incarico, prenderai il primo volo per l’Italia e andrai a sistemare le cose! Se è quello che vuoi, ovviamente.” Mick la fissò per un istante con uno sguardo pieno di dolcezza. Davanti a sé aveva un angelo, e solo lui sapeva quanto lei fosse importante, ma ancora una volta si ricordò che il suo cuore batteva solo per Ryo. Non ci sarebbe stato futuro per loro, solo come eterni migliori amici. Era ormai chiaro, avrebbe dovuto farselo bastare e pensare ad andare avanti, riconquistando in seguito la sua dottoressa.
“Senti Kaori, ora che tu e Ryo vi siete riavvicinati, e spero anche chiariti una buona volta, resterai a Tokyo alla fine dell’incarico?
Kaori fu presa in contropiede, non si era aspettata che le cose con Ryo prendessero quella piega. Quando lei ed Andrew decisero di venire in Giappone per sistemare una volta per tutte il caso delle ragazze scomparse, sapeva che probabilmente avrebbe dovuto fare i conti col suo ex socio. Sapendo come la pensava Ryo era convinta che alla fine niente sarebbe cambiato e quindi sarebbe tornata n America. Ma adesso? Era divorata dai dubbi. Ryo l’amava ancora ma non sapeva che intenzioni avesse per un ipotetico “loro”.
“Mick, io....” Ma vennero interrotti dal rumore di passi. Si girarono e videro Andrew alle loro spalle, seguito a ruota da Ryo.
“Allora socia, siamo pronti per questa missione?"
Fece l’investigatore a Kaori. Lei lo guardò con sguardo deciso ed annuì.
Ryo lo guardò male ed emise uno sbuffo. Quel McFallen gli aveva dichiarato guerra ed era intenzionato a giocare le sue carte ad ogni occasione. I quatto tornarono al Cats Eye, dove Saeko si era intrattenuta nel frattempo con Miki. Si rimisero a tavolino ed Andrew espose finalmente il suo piano d’azione.
“Allora, come dicevamo Kaori sarà la nostra esca. Come immaginavamo Finnies ne e’ rimasto molto colpito, tant’è che alla festa le ha lasciato un numero di telefono per contattarlo qualora avesse voluto raggiungerlo nuovamente alla Villa. Questa rimane l’unica carta che ci permetterà di scoprire dove vengono portate le ragazze rapite. Kaori sarà dotata di tutto l’equipaggiamento per tenerla sotto stretto controllo, le installerò sottocute un localizzatore, diverse cimici nei vestiti e anche una micro telecamera. Sapremo sempre dov’è e cosa succede.”
Ryo ascoltava il piano con molta attenzione, se Kaori si fosse trovata in pericolo non avrebbe esitato un attimo ad entrare in azione!
“Noi seguiremo il tutto da un furgone non tanto distante dalla Villa, ma ben nascosto da non essere notato. Staremo pronti ad intervenire se necessario. Ispettrice Nogami, può assicurarci l’intervento di agenti se servisse?”
“Ho parlato con i miei superiori, e mi hanno dato il via libera per qualsiasi operazione.”
“Ottimo! Ora la prima mossa è che Kaori contatti Finnies e si faccia ricevere domani mattina.”
Tutti guardarono in direzione della rossa. Prese fuori il biglietto da visita, si ricompose cercando di mantenere mentalmente un assetto da “famme fatale” e compose il numero. Ryo trattenne il fiato, sapere che doveva parlare con quel viscido non gli piaceva per nulla, immaginarla poi in sua compagnia ancora meno.
Ad un certo punto, una voce maschile rispose alla telefono, riconobbe subito la voce melliflua di Finnies :
“Pronto?”.
“Salve, Arthur Finnies giusto?”
“Sii... e chi sarebbe questa voce deliziosa??”
”Sono molto delusa Signor Finnies, credevo che non desse il suo numero a tutte le donne che incontra....evidentemente mi sono sbagliata.”
“Oh ma certo, che gesto imperdonabile da parte mia, sei quella deliziosa fanciulla! Allora piccola,hai pensato alla mia proposta?”
“Domani mattina sarei libera se la cosa..”
“Ma certamente! Sono sempre disponibile per una bellezza come te!” Kaori non poteva far a meno di pensare quanto quel piano le facesse venire il voltastomaco. Ma era una professionista, e avrebbe recitato bene la sua parte! “Ne sono molto onorata. Il mio nome e’ Fumiko”.
“Fumiko, che nome veramente incantevole! Allora domani mattina ti aspetto alla Villa del mio amico Mizuso. Non vedo l’ora di passare un po’ di tempo insieme piccola.” E riattaccò.
Kaori era nauseata da quella telefonata. Si girò verso il gruppo e fece un cenno di riuscita.
“Ottimo lavoro Kaori! Bene signori, direi a questo punto di vederci qua domani alle 9:00 per mettere a punto le ultime cose.” Fece l’investigatore.
Tutti a quel punto si congedarono. Ryo si affiancò a Kaori sperando che McFallen non gli rompesse le uova nel paniere. Doveva capire che intenzioni avesse la sua ex socia riguardo al loro futuro. Sperava che avrebbero potuto vedersi da lui per riprendere il discorso interrotto.
“Kaori, possiamo parlare un attimo?”
La ragazza si aspettava, e temeva, che Ryo le avrebbe chiesto una cosa simile. Adesso che si erano riavvicinati doveva decidere che cosa fare. Ma c’era anche Andrew...sapeva che per lui era più che una semplice partner, l’aveva da sempre intuito anche se non le si era mai dichiarato. Come fare a non ferirlo? Era sempre stata onesta in quei due anni di lavoro, non aveva mai nascosto di amare ancora Ryo, e vederli abbracciati non doveva avergli fatto un gran piacere.
“Ryo io....penso che dovremo parlarne quando tutta questa storia sarà conclusa.” E abbassò la testa con sguardo rattristato.
Non era proprio quello che lo sweeper si aspettava come risposta. Amareggiato, le lasciò il braccio e lei salì velocemente in macchina con Andrew per poi sparire tra le vie della città. Anche quella notte avrebbe sognato l’unica donna che gli faceva battere il cuore.

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Dopo essere rientrato decise di farsi una lunga doccia rilassante, sperando che le tensioni di quel giorno si allentassero un poco. Stranamente non aveva appetito, quindi decise di coricarsi sul divano facendo zapping qua e là in cerca di qualche programma di suo gradimento. Fissava distrattamente lo schermo mentre il suo cervello era catalizzato su un'unica persona, la sola che avrebbe voluto affianco a lui in quel preciso momento.
Era convinto che anche lei, dopo essersi chiariti sui loro sentimenti e scambiati quel bacio struggente, volesse parlare del loro futuro, invece aveva preferito rinviare il tutto alla fine dell’incarico. Non era mai stato un tipo paziente e non avrebbe cominciato ad esserlo di certo adesso, ma che scelta aveva?
Continuò a guardare senza alcun interesse lo scorrere ipnotico dei canali, quando ad un certo punto avvertì una presenza benigna e subito dopo, qualcuno bussare alla porta. Chi poteva essere? Forse il suo amico di bevute si stava tormentando di dolore per la dolce dottoressa e chiedeva la sua compagnia?
Si alzò di malavoglia, dato che quella sera non era in vena di bevute o chiacchiere, ed aprì la porta con fare scocciato.
“Senti Mick, stasera non ho proprio voglia di sorbirmi le tue...” ma le parole gli morirono in gola. Davanti a lui non c’era l’americano, ma bensì la donna più bella che i suoi occhi avessero mai visto.
“Kaori...mah, che ci fai qui?”
Lei lo guardò trattenendo una risata.
“Non mi avevi forse chiesto di parlare?”
Inebetito dall’immagine che aveva davanti, la fece accomodare continuando a guardarla in completa estasi. Lei era nuovamente lì, in quella che per tanti anni era stata la loro casa. Non ci capiva più niente, gli aveva detto di rimandare il tutto alla fine dell’incarico e invece ora l’aveva davanti a se, più bella e sensuale che mai, con quei pantaloni neri aderenti che le fasciavano le gambe sinuose e i glutei sodi.
Riavutosi da quei pensieri per nulla casti, si ricordò di un piccolo particolare.
“McFallen approva che sei qui?” Non potè far a meno di chiederglielo.
“E McFallen deve approvare ogni mio spostamento?” Fece eco lei sorridendo con l’espressione di chi ne sa una più del diavolo.
“Posso offrirti qualcosa da bere? Purtroppo non ho fatto spesa in questi giorni, e a parte della birra o del whisky...” “No Ryo, sono a posto. Non sono venuta qui per bere.”
“Ah giusto.” Cominciò a sentire un certo caldo, come un vulcano che pian piano si stava surriscaldando. Il suo corpo parlava per lui e l’unico desiderio era di averla tra le sue braccia e farla finalmente sua.
Ma non poteva essere così avventato, voleva prima chiarire la loro situazione una volta per tutte, e poi, se lei avesse acconsentito, avrebbero potuto suggellare il loro amore nei modi che si era riservato solo di sognare per tanti lunghi anni.
“Allora, vuoi che ci accomodiamo sul divano, così possiamo parlare più comodamente?”
Kaori lo fissò dritto negli occhi, con uno sguardo intenso, quasi predatorio. Gli si avvicinò come una gatta che si appropinqua lentamente alla sua preda. In questo modo fece finire lo sweeper contro il tavolo della sala e con voce suadente:
“Tu vuoi davvero parlare?”
A quella domanda lo sweeper deglutì a fatica. Che stava succedendo? Stava cercando di farlo andare al manicomio? Si, probabilmente era davvero così e lui ci si sarebbe fatto rinchiudere ben volentieri! Ryo non oppose resistenza a quel ravvicinamento , finché i loro bacini non si sfiorarono, procurando in entrambi una sensazione di elettrizzante estasi. Questo fece alzare ancora di più la temperatura, come se qualcuno avesse acceso un fuoco poco distante.
“Kaori, io..io..non so se così saprò controllarmi ancora per molto.” Fece lui con voce ansante.
Lei gli rivolse uno sguardo pieno di malizia ma allo stesso tempo dolce e comprensivo.
“E allora non farlo. Ryo, non so quello che sarà il domani, so solo che adesso sono qui, e voglio finalmente sentirmi libera di amarti come ho sempre desiderato. Se anche tu lo vuoi, lasciati andare”.
A quella affermazione senza mezzi termini il suo cervello si spense, la prese saldamente per i fianchi in modo che lei potesse sentire quanto lui la stesse desiderando. Vide spuntare un piccolo quasi innocente sorriso sul suo volto e si accinse ad avvolgere quelle labbra succulente con la sua bocca. Diedero sfogo per qualche minuto a quel gesto tanto primitivo quanto così intimo, finché non si staccarono in sincrono per riprendere un minimo di ossigeno. Si guardarono al colmo dell’eccitazione, vogliosi di aversi, di scoprirsi, di toccarsi e di non lasciarsi mai più.
In un gesto di estrema rapidità, che la colse di sorpresa, Ryo la prese in braccio e in due falcate attraversò repentinamente la sala, salendo le scale due a due ed aprendo la porta della sua camera con un poderoso calcio. Quella notte, rischiarata dal bagliore della luna come esattamente tre anni prima, li avrebbe visti questa volta protagonisti dell'unione arcaica per antonomasia.

La mattina seguente, una luce fece incursione tra le persiane della stanza. Era ancora l’alba ma i primi raggi del sole pronti ad una nuova giornata, scaldavano quei due corpi nudi che si tenevano allacciati teneramente. Ryo in realtà era sveglio già da un po’, immerso coi pensieri alla notte incredibile che aveva appena vissuto, la più bella della sua vita. Fare l’amore con la donna che si ama era una novità per lui; ogni gesto, ogni sussurro, ogni sensazione provata gli avevano dato la prova che fosse come farlo per la prima volta. Entrambi avevano imparato scoprendosi insieme pian piano, senza fretta, lasciando l’uno all’altra e viceversa i propri tempi.
Si girò e si mise a contemplare quel viso d’angelo che riposava inconsapevole della sua bellezza accanto a lui, e con tocco leggero percorse le curve morbide e sinuose che si mostravano ai suoi occhi. Era perfetta! Loro due insieme lo erano.
I suoi timori l’avevano indotta ad andarsene una volta, ma dopo quella notte non avrebbe permesso che accadesse di nuovo. Già in quella lunga lontananza aveva compreso quanto lei fosse più che importante, più che necessaria, decisamente vitale per la sua felicità.
Quando risalì quel corpo superbo si accorse che lei lo stava guardando con occhi dolci e sereni, e dopo avergli sorriso amorevolmente, si mise sul fianco per vederlo meglio.
“Giorno. Dormito bene?” gli disse con la voce leggermente impastata di chi aveva riposato poco.
“Se si può chiamare dormire, direi che ho fatto la dormita più bella della mia vita. E tu?”
“Mai dormito meglio”
Ad entrambi scoppiò una fragorosa risata.
“Sarà il caso che torni in albergo. Andrew si starà chiedendo dove sono finita.”
“Quindi non gli hai detto che venivi da me?” Ryo parve un po’ confuso.
“Gli ho detto che andavo a trovare la migliore stilista in circolazione, e che sarei rimasta a dormire da lei, in nome dei vecchi tempi”. E detto questo si alzò, prese i suoi vestiti sparsi ovunque lasciando un Ryo, seminudo e serenamente sdraiato a letto, felice ed appagato da quella scena sublime che gli si proponeva.
Una cosa buona McFallen l’aveva fatta, bisognava dargli il merito: averla addestrata l’aveva resa del tutto disinibita,e questo non poteva che renderlo felice. Kaori si fermò un attimo ad osservarlo.
“Ryo a cosa stai pensando? No, non dirmelo, quella faccia da maniaco perverso e’ abbastanza eloquente!”
Lui si alzò senza curarsi oramai di esibire le sue grazie e l’abbracciò a sé.
“Che ci devo fare se ti amo e se sei la cosa più bella che abbia mai visto?”
Kaori spalancò gli occhi, rimanendo imbambolata a fissarlo.
“Che c’è?” Fece lui divertito da quella espressione.
“Hai appena detto che mi ami...e che sono la più bella”. Kaori era come in trance.
“Beh, se non ricordo male ti avevo già confermato tempo addietro quali erano i miei sentimenti.”
“Si e’ vero, però sentirtelo dire così, all’improvviso, mi hai lasciato senza parole, ma estremamente felice.”
“Ottimo, è quello che voglio fare d’ora in poi.”
“Anche io ti amo Ryo, però ora devo proprio andare! Tra poco dobbiamo trovarci da Miki”.
Lo redarguì come colto in fallo. Si allontanò di malavoglia finendo di vestirsi, e dopo avergli dato un bacio leggero ma molto tenero, uscì dall’edificio per tornare all’hotel da Andrew.
Ryo la guardò andar via ed un tumulto di sensazione si insinuarono in lui: felicità, serenità, amore....ma anche ansia e preoccupazione. Sapeva che tra poche ore la sua donna sarebbe stata tra le grinfie di Finnies.

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Kaori rientrò trafelata in camera d’albergo, cercando di fare il minimo rumore per i sensi molto acuti di Andrew. Era ancora immersa nel ricordo della notte più bella della sua vita, Ryo era stato incredibile, premuroso e passionale, aveva fatto emergere con una sé più audace e disinibita. Era stato tutto così magico.
Un rumore la riscosse dai suoi pensieri, la porta scorrevole che divideva le due stanze si aprì lentamente facendo comparire Andrew con sguardo alquanto enigmatico.
“Sei tornata finalmente. Allora, la tua serata con la tua vecchia amica stilista del liceo?”
“Buongiorno! Tutto bene, Eriko non la smetteva più di raccontare tutto quello che le è capitato in questi tre anni. Ero davvero sfinita quando siamo andate a letto.”
Mentire la faceva stare malissimo, ma che altro poteva fare? Ora dovevano essere tutti concentrati sulla missione. A tempo debito avrebbe parlato con lui.
Andrew nel frattempo si mise ad osservarla, notando quanto ai suoi occhi pareva così diversa. Decise che non era il momento di perdersi in interrogatori inappropriati a quello che si sarebbero di lì a poco apprestati a fare. Bisognava che tutti fossero rilassati il più possibile.
“Capisco. Allora, come ti senti? Agitata?”
“Ma cosa dici? So benissimo cosa devo fare, andrà tutto bene. Tutti voi sarete lì in ascolto se ci fosse bisogno, e questo mi basta per fare la mia parte senza alcuna esitazione."
Andrew le si avvicinò e con un gesto gentile e leggero le accarezzò una guancia.
“Ma certo. Io ci sarò sempre, e lo sai!”
Kaori era in estremo disagio. In quei due anni di collaborazione e convivenza aveva sempre cercato di evitare momenti di quel tipo. Andrew era un bellissimo uomo, non poteva negarlo, ma non era Ryo. Senza essere sgarbata accettò quel gesto affettuoso.
“Lo so.”
E gli rivolse un sorriso dolce, poi proseguì per interrompere quel cambio di sguardi.
“Bene, adesso dobbiamo prepararci socio!”
Andrew la guardò complice e fece un grande sorriso.
“Appena ti sarai preparata installeremo il localizzatore, le cimici e la micro telecamera. Il furgone è già pronto. Ora vado a prepararmi anche io.” E tornò nella sua camera, lasciandola sola con i suoi pensieri.
Kaori emise un sospiro, non vedeva l’ora che la missione fosse risolta. Dopo avrebbe deciso il suo futuro.

Alle 9:00 in punto come stabilito si ritrovarono tutti al Cat’s Eye. Quando Kaori vide Ryo il suo cuore perse un battito, e lo stesso fu per lo sweeper. La notte di passione che avevano passato si faceva prepotentemente largo nella loro mente. Avevano deciso di non far trapelare quello che era successo tra loro, almeno per il momento. Kaori gli si avvicinò e gli accarezzò lievemente la mano, lui di rimando gliela strinse, come a comunicarle la sua complicità. Andrew spezzò volontariamente quel breve momento.
“Allora, una volta che Kaori sarà da Finnies noi ascolteremo e saremo pronti per quello che succederà, se sarà necessario agiremo!”
Tutti annuirono.
Kaori si staccò da Ryo e riprendendo il suo ruolo di professionista salì in macchina per dirigersi alla Villa. Prima di partire diede una piccola e fugace occhiata in direzione dell’uomo che amava. Gli fece un occhiolino e lui le sorrise. Sarebbe andato tutto bene, finché loro erano insieme!
Una volta arrivata alla Villa suono’ il campanello posto al muro di mattoni che costernava il giardino. Una voce maschile chiese chi fosse.
“Salve, sono Fumiko Kimura, il Signor Finnies mi sta...”
E il cancello immediatamente si aprì.
“....aspettando” finì di dire.
Pensò che quel sudicio uomo la stesse bramando con voracità. Ancora non sapeva che gli avrebbe fatto presto rimpiangere di averla incontrata. Poco distante da lì, nascosto tra gli alberi che rigogliosi costeggiavano la strada, un furgone verde conteneva al suo interno quattro persone. Tutte quante allerta e in ascolto.
Quando Kaori arrivò davanti al grande portone fu accolta da una domestica di una certa età, che, senza degnarla di troppe parole, la condusse nella grande sala dove si era tenuta la festa in maschera. Guardandolo alla luce del sole, quel posto ostentava una sfarzosità da voltastomaco.
Alle sue spalle sentì dei passi concitati, e quando si voltò vide arrivare in sua direzione Arthur Finnies.
“Mia bellissima Fumiko, che gioia per gli occhi rivederti!”
Per l’occasione aveva indossato un abitino blu notte che le arrivava a metà coscia e aderiva alle sue forme sinuose, mentre ai piedi un paio di stivali dal tacco vertiginoso e un velo di trucco sul viso.
“Signor Finnies, il piacere è tutto mio.” Gli rispose con fare suadente.
“Oh andiamo, chiamami Arthur, e dammi del tu. Ma vieni, accomodiamoci e approfondiamo la nostra conoscenza”.
A quell’invito le si rivolse nuovamente lo stomaco. Si sedette sul grande divano al centro della sala, mentre Finnies si avvicinò al piano bar.
“Posso offrirti qualcosa da bere mia cara?”
“Molto volentieri, quello che bevi tu va benissimo”. Fece lei civettando.
“Allora, raccontami un po’ di te Fumiko. Che lavoro fai?”
“Oh, lavoro in una multinazionale farmaceutica. Un lavoro come un altro insomma. E tu? So che sei un noto imprenditore edile. Come mai qui in Giappone?”
“Beh vedi, ho certi affari con il mio amico Mazuso. Il Giappone e’ una terra molto redditizia” e finì la frase con una certa soddisfazione.
A sentire quelle parole piene di sottintesi le cominciarono a prudere le mani. Sapeva benissimo di che affari stava alludendo, ma doveva andare più a fondo se voleva scoprire qualcosa di più preciso sul traffico di donne.
“Il Giappone e’ uno Stato in grande espansione. Ma dimmi, qual’e la tua opinione su noi asiatiche?”
L’uomo si sedette a pochi centimetri da lei e con sguardo famelico disse.
“Voi siete dei bei bocconcini non c’è che dire. Molto più disponibili delle americane.”
L’avrebbe strozzato se avesse potuto.
“Oh non saprei proprio dirlo.” Rispose innocentemente.
“Altrimenti perché saresti qui?” Le chiese lui con un ghigno stampato in faccia.
Kaori sorrise cercando di nascondere il disagio. Era chiaro che per lui la conversazione stava per avere fine.
Intanto nel furgone il resto del gruppo ascoltava attentamente la conversazione. Ryo era nervosissimo, vedeva dalla piccola telecamera nascosta quanto quel maiale si tenesse così vicino alla sua donna, e sentire quelle ultime parole lo aveva fatto ribollire di rabbia. Anche Andrew era parecchio infastidito. Sapeva come funzionassero queste cose, ma tutto era diverso quando a fare da esca c’e la persona che ami. Mick e Saeko osservavano anche loro il monitor con fare minuzioso per non perdere nessun movimento sospetto da parte di Finnies. Tutti temevano per Kaori.

Dopo aver finito di sorseggiare il drink, Finnies le propose di fare un giro della casa. La cucina era grande la metà della sala, i bagni lussuosissimi con tanto di vasche idromassaggio e rifiniture alle pareti in oro, per rendere il tutto estremamente sfarzoso. Le cinque camere da letto erano degne di un hotel di lusso. Fu nell’ultima che si fermarono. “Questa è la mia stanza, vieni, voglio mostrartela”.
E prendendole la mano la trascinò al suo interno. Gli occupanti del furgone drizzarono le orecchie e aguzzarono la vista. Era davvero il momento di tenersi pronti ad ogni evenienza. Una volta entrata, Kaori si guardò intorno. La stanza era davvero meravigliosa, al centro c’era un grande letto a baldacchino, con dei teli color avorio appesi alle quattro estremità. Le intenzioni di Finnies erano decisamente chiare, ma doveva prendere tempo per carpire più informazioni possibili riguardo ai rapimenti.
“E’ davvero molto bella Arthur. Mah, ci siamo solo noi in questa casa?”
“Esatto tesoro. Mazuso e’ fuori per affari quindi ho approfittato della sua assenza e della tua presenza per distrarmi un po’.” Poi, le si avvicinò con fare lezioso.
Kaori non poté che indietreggiare finché non sentì il bordo del letto dietro di lei. Sapeva che i suoi amici stavano osservando tutto e che, se le cose avessero preso una brutta piega, sarebbero intervenuti. Ma lei sapeva difendersi e non si sarebbe fatta intimorire per nulla al mondo, lo doveva per le sue amiche americane, e per tutte le donne che avevano subito la stessa sorte.
“Allora tesoro....vogliamo giocare un po’?”
Si avvicinò ancora di qualche passo e sussurrandole all’orecchio.
“Che c’è? Non avrai forse paura di me, vero....Kaori?”
Nell’udire il suo nome spalancò gli occhi...questa non ci voleva, la sua copertura era saltata.
Ryo, Andrew e Mick non ci pensarono un minuto di più. Uscirono in fretta dal furgone e si precipitarono verso la Villa per fare incursione. Finnies aveva detto che non c’era nessuno oltre a lui e Kaori, ma immaginavano che la casa fosse sorvegliata. Saeko rimase nel furgone in attesa di un loro cenno in caso di rinforzi. I tre si divisero costeggiando i vari lati della Villa e mettendo ko le guardie che incrociavano.
Intanto nella stanza l’uomo osservava La sweeper con una certa soddisfazione.
“Vedo che sei rimasta senza parole. Pensavi che ci sarei cascato? Mi spiace per te, ma uno dei miei avvocati ti ha riconosciuta la sera della festa. Anche con una maschera, la tua bellezza era rimasta viva già dai tempi in cui hai lavorato per conto del mio studio in America. E’ bastato fare un po’ di ricerche per sapere che sei l’ex socia di Ryo Saeba, noto come City Hunter, e che ora lavori con McFallen, uno sporco investigatore americano. Immagino che tu sia qui per le donne scomparse no?”
Kaori lo guardò con odio, rimanendo ferma in attesa di fare la sua mossa.
“Hai indovinato in pieno!” Rispose digrignando i denti.
Finnies si allontanò da lei, e si diresse verso la finestra.
“Sei sicura di volerlo proprio sapere? Sai, sei stata sveglia a non farti più vedere, dopo che le tue colleghe erano state rapite. La prossima nella lista saresti stata proprio tu.”
l’uomo esplose in una fragorosa risata, cosa che a Kaori provocò ancora più nervosismo. Sentire anche solo riecheggiare da quella lurida bocca il ricordo delle sue amiche la infastidì enormemente.
“Sei davvero un bastardo Finnies, che fine hanno fatto le mie amiche e tutte le altre donne? Immagino che Mazuso sia il tuo complice in tutto questo!”
Era furiosa, non riusciva quasi più a controllare il tono della sua voce. Lui la squadrò con superficialità.
“Esatto, Mazuso e’ un mio amico di vecchia data, e il mio aggancio nel giro di prostituzione qui in Giappone. Negli ultimi tempi tu e i tuoi amichetti mi avete messo i bastoni tra le ruote con le vostre indagini, e con il localizzatore che mi avevi impiantato quella sera. Pensavi fossi così stupido da non accorgermene? Sapevo che mi tenevate sotto controllo.”
Kaori era stanca di giocare. Prese fuori la pistola e gliela puntò contro.
“Voglio sapere dove sono le donne che avete rapito. Parla bastardo!”

Nel frattempo i tre sweeper erano riusciti a neutralizzare tutti gli uomini di guardia alla Villa. Dovevano far presto prima che fosse troppo tardi.

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Finnies era ancora affacciato alla finestra, e pareva per nulla intimorito dall'essere sotto tiro.
“Che cosa vorresti fare con quella?” Chiese senza nemmeno voltarsi. Voleva stuzzicarla, immaginando quanto ribollisse dalla rabbia.
“Sappi che non avrò alcuna difficoltà a spararti se non mi dici dove sono le donne rapite!”
L’uomo si girò lentamente e fece qualche passo verso di lei per poi fermarsi.
“Come dicevo, sei sicura di volerlo sapere?”
Kaori non sopportava più quel gioco fatto di tentennamenti. Prese la mira e sparò al braccio destro dell’uomo, il quale si inginocchiò tenendosi con la mano l’arto ferito.
“Brutta stronza....” imprecò bofonchiando dal dolore.
“Adesso parla maledetto!!!” Gli urlò in faccia Kaori con quanto fiato aveva in gola.
Lui alzò lo sguardo, e tenendosi con l’altra mano il braccio ferito, non si risparmiò dal farle un mezzo sorriso diabolico.
“E va bene, come vuoi. Le donne rapite in Giappone sono state messe in una rete di prostituzione locale da Mazuso in persona.”
“E quelle americane?” Lo incalzò la sweeper.
“Eh eh, per loro è stato diverso. In America non siamo così attenti agli scambi. Qualcuna è finita in mani, come dire, non proprio clementi?”. E una risata soffocata gli uscì di getto.
“E questo cosa vorrebbe dire?”
“Non l’hai ancora capito? Vuol dire che alcune non hanno fatto una bella fine, cara mia!”
Kaori era sconvolta, subito le vennero in mente le sue tre amiche. Sentì un brivido freddo percorrerle la schiena, un brivido di puro terrore. Senza indugiare oltre fece la fatidica domanda.
“Adesso stammi bene a sentire, lurido maiale, che fine hanno fatto Ikue Harada, Kimiko Okada e Noriko Aoki? Meglio per te che non inventi cazzate!”
L’uomo la guardò con uno sguardo indecifrabile.
“Le tue colleghe giusto? Sono morte ragazzina!.”
Purtroppo Kaori sapeva che era la verità, lo sentiva. Le sue amiche, con cui aveva condiviso tanti bei momenti anche al di fuori del lavoro, avevano subito la sorte peggiore. Probabilmente erano state vendute per essere poi seviziate e alla fine uccise da gente senza il minimo scrupolo. Non poteva crederci, non c’erano più. E la stessa sorte sarebbe poi toccata a lei se avesse continuato a lavorare per quel maledetto studio. Dopo aver metabolizzato la triste realtà dei fatti, presa da un moto d'ira, si avventò sull’uomo.

Nel frattempo Ryo, Mick ed Andrew erano riusciti ad entrare nella villa, ed ora correvano a perdifiato in ogni stanza in cerca dei due. Ryo non aveva più sentito nulla provenire dalle cimici nascoste nel vestito di Kaori, e sperava fosse solo il segno che la sua donna le avesse volutamente disattivate. Ma perché? Pregava con tutto se stesso che stesse bene. Quando arrivarono all’ultima camera in fondo al corridoio, sentirono delle urla femminili provenire proprio da lì. Senza indugiare fecero irruzione, ma una volta entrati non credettero ai loro occhi: Finnies era steso a terra immobile con una Kaori furiosa che lo stava picchiando a sangue.
“Maledetto bastardo, maledetto bastardo...!”
Continuava a ripetere mentre la sua furia si scatenava e le lacrime uscivano copiose. Ryo corse subito verso di lei intrappolandola tra le sue braccia per allontanarla.
“Basta Kaori, e’ tutto finito! Sssshhh, ora calmati.”
La tenne ben stretta per farle sentire tutto il calore che poteva darle, sperando si calmasse. Era talmente scioccata ed arrabbiata che non smetteva di tremare e di piangere.
Andrew si avvicinò al corpo inerme dell’uomo che giaceva per terra, per quanto fosse malconcio e ferito, purtroppo per lui era ancora vivo.
“E’ finita Finnies. Grazie alla polizia abbiamo rintracciato il tuo complice Mazuso, che ci ha raccontato tutta la storia. Le donne rapite sono state recuperate. Ora ti aspetta una vita dietro le sbarre.”
E pochi secondi più tardi, arrivò anche Saeko con i suoi uomini che ammanettarono l’aguzzino e lo portarono via, dove l’ergastolo l’avrebbe atteso per sempre.
Ryo teneva ancora Kaori stretta a sé, pian piano si era finalmente calmata. Aver sentito che le altre donne erano sane e salve le aveva dato un po’ di serenità; le sue amiche invece non erano state altrettanto fortunate. Avrebbe conservato per sempre nel suo cuore il ricordo di quelle bellissime e giovani donne che aveva avuto la fortuna di conoscere.
Usciti dalla Villa, si recarono al Cats Eye, con la speranza di alleggerire il peso di quella giornata.

Miki aveva preparato per tutti una bella tisana rilassante, mentre per la sua cara amica, una bella cioccolata calda, la sua preferita. La rossa gliene fu infinitamente grata, anche se una nausea tremenda tentava di rovinarle quel momento di puro gusto. Per quanto l’operazione si fosse conclusa positivamente, nessuno aveva ancora aperto bocca. Il peso delle tre vittime aleggiava su tutti loro. Kaori beveva a piccoli sorsi la sua cioccolata assorta nei suoi pensieri, si sentiva responsabile per le sue amiche. Quella feccia d’uomo li aveva fatti brancolare nel buio per così tanto tempo, mentre quelle povere ragazze affrontavano sole e spaventate il loro crudele destino. Amava la vita, ma a volte, persino una positiva come lei la trovava così ingiusta e crudele.
Ryo, che era rimasto in disparte per lasciarle un po’ di ossigeno, la osservava senza aprire bocca. Non voleva forzarla, immaginando quanto stesse soffrendo, soprattutto a causa dei rimorsi. Ci era passato anche lui parecchie volte, e sapeva che perdere qualcuno a cui si tiene tocca nel profondo. Avrebbe voluto stringerla nuovamente a sé, ma temeva che lei non gradisse alcun contatto in quel momento.
Non parve dello stesso parere l’investigatore, che avvicinandosi lentamente alla sua socia, la prese per un polso e la trascinò fuori dal bar, nonostante il suo grido di protesta.
A quella scena Ryo non poté che alzarsi di scatto per fermare quello che ancora era il suo rivale, ma una mano lo trattenne, quando si girò per vedere chi fosse quel pazzo che osava fermarlo, trovò davanti a sé Mick che gli fece cenno di no con la testa. Dopo aver soffocato un verso contrariato si rimise a sedere. Per ora avrebbe atteso, ma non l’avrebbe lasciata sola ancora per molto!

Nei pressi di un parco, non lontano dal bar, Andrew aveva trascinato con ben poche buone maniere, una Kaori decisamente riluttante.
“Lasciami subito Andrew! Lasciami andare ho detto!”
Il socio la mollò di colpo, e lei cadde a sedere su una panchina. Lo fissò con uno sguardo pieno di rabbia, lui invece con sguardo severo.
“Ora stammi bene a sentire Kaori, non sei più una novellina, lavori da anni in questo ambiente e sai che cose del genere possono capitare. La vita a volte è ingiusta, ma non possiamo salvare tutti. Ci si prova, ci si mette l’anima, ma non sempre è possibile. Devi esserne cosciente e consapevole, quelle ragazze non meritavano certo di morire, ma grazie a noi, a te, tante altre si sono invece salvate. E’ a questo che devi pensare, e se pensi che io sia cinico e insensibile ti sbagli di grosso....altrimenti questo mio cuore non sarebbe in grado di amarti.”
Kaori, che aveva ascoltato quella ramanzina a testa bassa, a quelle ultime parole non poté far a meno di rivolgere il suo sguardo all’uomo che aveva davanti a sé.
“Andrew...”
Lui si girò dandole le spalle.
“Ti prego, lasciami finire. Questa brutta storia pian piano smetterà di farti male, non la dimenticherai ma la serberai nella tua mente. Però sappi che ti spronerà a fare di più. Sono lezioni dure da assimilare, ma se ami questo lavoro è indispensabile che tu lo faccia. Tu più di tutti lo dovresti sapere, hai perso tuo fratello in nome della giustizia, e questo ti ha portato a prendere il suo posto e a seguire lo stesso ideale. Non permettere che eventi del genere ti pesino addosso, o non sarai più in grado di salvare altre vite.”
Kaori continuava a fissarlo cercando di assimilare ogni parola.
“Per quello che ho detto circa i miei sentimenti, penso che lo sapessi già. Non ho mai avuto la forza di confessarteli, ma ho sperato che tu li percepissi. So che sei una persona molto intuitiva, e le mie attenzioni non ti saranno apparse solo come un gesto fraterno.”
La sweeper non sapeva cosa rispondere, Andrew la stava davvero spiazzando con le sue considerazioni, del tutto vere per giunta.
“So che ieri sera non sei stata a dormire dalla tua amica stilista.” Fece una pausa, girando poi leggermente la testa per vedere la sua reazione….poi riprese.
“Ti ho seguita, e ho visto che sei entrata nel palazzo di Saeba.”
Kaori era ammutolita e impietrita sulla panchina. Avrebbe voluto spiegargli ma non le uscivano le parole. Si sentiva una donna orribile, gli aveva mentito sapendo che se l’avesse scoperto ne avrebbe sofferto, ma il sentimento per Ryo era stato più forte di lei.
“Non vado fiero per averti pedinato, e non ti incolpo di nulla. In fondo sei sempre stata onesta con me, non mi hai mai incoraggiato, e sapevo che il tuo cuore sarebbe sempre appartenuto a lui. Quindi nessun rancore, credimi. Hai seguito il tuo cuore, anche se ho tanto sperato che in questi due anni, avessi iniziato a vedermi non più solo come il tuo socio. Ma va bene così.”
Poi iniziò a ridere fragorosamente, e parlando con un tono più alto:
“Alla fine hai vinto tu, Saeba!”
I due si voltarono e videro Ryo spuntare da dietro un albero. Kaori si alzò di scatto in piedi.
“Ryo...”
Lo sweeper, che aveva ascoltato quanto bastava si avvicinò ad entrambi.
“Mi spiace Andrew.”
L’investigatore gli diede una pacca sulla spalla. “Non è vero che ti dispiace, ma in amore si sà….c’è chi perde e chi vince. Ecco perché non ho mai voluto avere una socia. Ma lei e’ unica, non fartela più scappare!” Gli fece infine un occhiolino d’intesa.
“Ci puoi contare”. Rispose più deciso che mai lo sweeper.
McFallen a quel punto si girò verso una Kaori ancora ferma immobile ad osservarli.
“Io ora me ne vado, ho prenotato stamattina un volo per l’America. Sono stato contento di averti conosciuta, e di aver provato per te un sentimento così profondo. Sei una grande sweeper non dimenticarlo mai.” E le accarezzò una guancia in segno di saluto.
Kaori era commossa, cercava di darsi un contegno davanti a colui che le aveva insegnato tanto, ma le lacrime si riversarono impudenti sul suo viso. Quando Andrew spezzò quel leggero contatto e la oltrepassò per andarsene, lo rincorse e lo abbracciò.
“Grazie per tutto Andrew. Non ti dimenticherò mai”.
L’investigatore chiuse per un attimo gli occhi, appagato dalla malinconica certezza che sarebbe rimasto in un pezzettino del suo grande cuore.
“Sii felice, dolce Kaori.”
Poi, proseguendo la sua camminata, la obbligò a sciogliere quel contatto, per poi scomparire pian piano dalla sua visuale. Kaori continuò a guardare di fronte a sé colma di riconoscenza. Poco dopo sentì una mano poggiarsi sulla sua spalla. Quando si girò trovò Ryo che la guardava dolcemente.
“Pronta per tornare a casa?”
Lei ricambiò il sorriso e annuì.
“Prima però devo fare una cosa.”
“Che cosa?” Chiese incuriosito e sospettoso.
Lei gli fece un gran sorriso, lo prese per una mano e lo strattonò correndo in direzione del Bar, dove i loro amici li stavano ancora aspettando. Quando entrarono Kaori andò subito da Mick, e gli diede una busta.
“What’s that’s? Fece l’americano sorpreso.
“È la tua possibilità….sempre che tu lo voglia.” Rispose lei enigmatica.
Mick l’aprì e quello che vide lo lasciò a bocca aperta: un biglietto aereo per l’Italia. Guardò stupefatto la sua cara amica, e l’abbracciò con tutta la forza che aveva cercando di non farle male.
“I don’t know what to say!! Thanks! You are the only treasure!” Le sussurrò all’orecchio commosso.
Lei lo guardò con gli occhi umidi, felice per il suo caro amico.
“Forza, cosa aspetti? Hai un aereo da prendere!”
Mick non se lo fece ripetere due volte. Salutò tutti e corse a casa a preparare la valigia per la partenza.
Ryo le si avvicinò e le cinse la vita.
“Hai fatto un gesto bellissimo!”
Lei gli sorrise.
“Tutti i cuori stanchi meritano di ritrovare la loro metà. Sono sicura che anche Kazue lo stia aspettando. Allora, Stallone….andiamo a casa?” Lo guardò maliziosa.
“Si Sugarboy...torniamo a casa nostra.”



Ed eccoci arrivati alla fine anche di questa storia, che per me ha significato molto. Un po’ perché avevo amato da subito scrivere la shot che l’ha preceduta, e poi perché ho avuto nel tempo la grandissima soddisfazione di leggere con quanto entusiasmo abbiate accolto ogni capitolo.

Ringrazio di cuore come sempre chi è passato silenziosamente a leggere, e tutte le ragazze che mi hanno sempre sostenuto e riempito di apprezzamenti e critiche costruttive: Briz65, EleWar, Funny Jumping Sparrow, Kaori06081987, Maryfangirl, Stellafanel87, 24Giu, Sky_Star, Mrsdarsyfun, Argilla, Prue Halliwell.
GRAZIE!
A presto
Vale 

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