Second Chance

di Martin1256
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Come faceva a ritrovarsi sempre in situazione del genere nemmeno  lei lo sapeva, tutti le dicevano che si faceva delle paranoie e che non era assolutamente vero, che era sempre troppo esagerata, eppure il ragazzo, anzi l’uomo, visto che doveva avere circa trent’anni, non solo la stava toccando un po’ troppo, la ragazza aveva una regola ferrea, evitare di andare a letto con persone decisamente sbagliate. In realtà alla fine doveva sempre accontentarsi, visto che a quanto pareva era una calamita per drogati, cinquantenni, sposati e maniaci, alla fine si era trasformata in un niente sposati e nessuno con più di quindici anni in più di te, essere Nerd non l’aveva mai aiutata a trovare qualcuno che riuscisse a sopportare anche solo il pessimo carattere, se poi ci si mettevano tutte le passioni per i fumetti e i videogiochi, bhè  non rappresentava l’esempio di femmina che i maschi al momento cercavano per avere qualcosa che fosse più che una botta e via. Poi bhè era Nerd certo, un po’ sfigata, anche quello, ma non aveva nessuna cintura di castità. Cercò di allontanare la mano dell’uomo con garbo, aveva bevuto un paio di drink, si ma reggeva bene l’alcol quindi non riusciva a dare una vera ragione per la nebbia che aveva nel cervello. Si mise una mano su una tempia cercando di darsi una svegliata, poi però vide il sorriso soddisfatto dell’uomo e nonostante la poca lucidità che stava peggiorando, le si accese la lampadina, non era ancora così fuori da perdere l’intelligenza. Quel bastardo con una cazzo di fede al dito era uno di quei coglioni che girava per le discoteche a drogare e stuprare le ragazzine, peccato che lei era una nerd pazzoide, con l’arrabbiatura facile, una grande resistenza alle droghe e soprattutto svaria anni di arti marziali miste non agonistiche alle spalle. Cercò di resistere all’impulso di addormentarsi e si guardò attorno, non aveva idea di che punto del locale fosse quello, però riuscì a distinguere la figura sfocata di un cartello per l’uscita di emergenza, o per lo meno così le sembrò. Fece finta di nulla e lasciò che l’uomo le si avvicinasse, poi quando fù abbastanza vicino, gli pestò con forza il piede destro, colpì con forza il suo naso dal basso, non era certa di averlo rotto, però intravide del sangue e tanto gli bastava, poi anche se poteva già filarsela, gli colpì i genitali con quanta più forza riuscì, sperando vivamente di aver reso quell’uomo impotente per sempre, solo a quel punto afferrò quella che le sembrò una scopa, giusto in caso il tipo si rialzasse e poi barcollò velocemente fino a quella che alla fine si rivelò essere proprio un’uscita di sicurezza. L’aria fredda della notte la aiutò a non svenire dopo i primi due metri, sapeva di non essere andata molto lontano, però conosceva il centro città in cui si trovava e sapeva che quelle piccole stradine erano una specie di labirinto perciò nei suoi ultimi attimi di vera lucidità aveva iniziato a girare per delle vie a caso, fino a che alla fine non era svenuta abbracciata alla sua scopa.
Essere una ragazza nel ventunesimo secolo era complicato, tutti andavano in giro ad osannare la parità dei sessi, quando in vece era tutte facce di merda. Non che Atena ci avesse mai davvero badato a quello che diceva la gente, si insomma fino a che aveva potuto aveva ignorato tutto e tutti, ma una volta raggiunta la maggiore età bhè si era dovuta ridimensionare e un anno dopo era punto e capo. Partendo con il presupposto che aveva ereditato ogni singolo difetto caratteriale da entrambi i lati della sua famiglia, quando glielo facevano notare lei diceva che lo aveva fatto per sua fratello, si era presa lei i difetti per lasciare tutto il bello per sua fratello, in modo che potesse diventare l’angioletto che stava diventando, a l sua carattere quando aveva circa dodici anni si era aggiunta una trana passione per la musica metal, per il nero, le calze a rete e le borchie. A tredici anni erano arrivati fumetti, libri e videogiochi e da lì era entrata in una spirale senza vie d’uscita, così a diciannove anni si ritrovava ad essere totalmente fottuta, non che la sua vita fosse così male in realtà, certo a parte la sua famiglia conservatrice che la considerava progenie di satana perché portava i capelli tinti che le arrivavano a metà collo, con fin troppi tatuaggi per i logo gusti e uno stile nel vestire che a detta di suo padre si avvicinava molto quello di una drogata satanista, solo perché amava il nero e le borchie. In realtà a parte quello la sua famiglia le voleva bene, si stavano arrendendo al fatto che non sarebbe mai diventata una ragazza dolce con un ragazzo dolce che portava vestiti colorati, quindi la accettavano così solo che insistevano un po’ troppo con il dire che quello che voleva fare nella vita era una cavolata, non le importava il fatto che Atena avesse già dei contatti con alcune persone nel settore che erano più che felici di iniziare più progetti insieme a lei, no scrivere storie per i fumetti era una cosa stupida per loro. Ma in fondo Atena aveva perso la speranza nella sua famiglia nel momento in cui le detto che non le avrebbero cambiato il nome, anche se era quello di una dea della mitologia romana, per loro era carino e lei se lo doveva tenere, quindi si aveva perso le speranze a otto anni. Per fortuna chiunque creasse le persone aveva deciso di fargli il dono di una mente sveglia e intelligente, molto probabilmente chiunque fosse si era sentito in colpa dopo essersi reso conto del lavoro di merda che aveva fatto con la personalità e aveva avuto compassione.
Si sentiva frastornata, era molto probabile che cadendo aveva preso una bella botta in testa. Si mosse dalla scomoda posizione in cui era e si accorse che nessuno di fatto l’aveva soccorsa, era ancora per terra. Si mise seduta fregandosene del fatto che la su ginna di pelle parecchio corta avrebbe messo tutto in bella vista, in quel momento, mentre si toccava la fronte e sentiva qualcosa di vischioso la gonna corta era proprio l’ultimo dei suoi problemi aprì gli occhi e si accorse che la sua mente non era ancora del tutto libera, non doveva essere passato poi così tanto tempo allora da quando era caduta a terra, si guardò la mano e vide che era sporca di sangue, non era molto certo, però avrebbe comunque fatto una capatina in pronto soccorso per farsi visitare, sia per la droga che per il sangue che gli usciva dalla testa, per fortuna sapeva che c’era un piccolo centro del primo soccorso non troppo lontano, magari qualcuno vedendola in quello stato le avrebbe persino dato un passaggio, visto la gente di merda che c’era ne dubitava, ma sperare non costava nulla. Abbassò lo sguardo in cerca della sua borsetta e le venne un colpo quando vide che non c’era. “Cazzo, porca troia mi deve essere caduta, dio e ora chi la ritrova. Fanculo dentro c’era la patente!” Una piccola fitta alla testa la fece sobbalzare, a quanto pareva la sua sfortuna cresceva ogni giorno di più.
“Hei ragazzi guardate qui! Ragazzina non sembri stare molto bene, fatti dare una mano, abbiamo un ottimo dottore sulla nostra nave”
Atena alzò lo sguardo quasi speranzosa, magari avevano qualcuno che studiava medicina in macchina, in fondo l’università di medicina era lì in città. Si alzò a fatica aiutata da quello che lei aveva creduto fosse una scopa ma che invece era solo un lungo bastone di legno, che ci facesse in una discoteca lo ignorava, si vede che ci menavano i rompicazzo. Posò lo sguardo sui tizi che stavano davanti a lei e la speranza scemò in mezzo secondo, anche senza quelle strane spade fin troppo realistiche e le cicatrici, erano comunque palesemente male intenzionati, probabilmente fatti e appena usciti da una festa in maschera a tema marinaresco visto che assomigliavano in tutto e per tutto a dei pirati, le loro facce sorridenti e bramose dicevano tutto sulle loro intenzioni.
“ragazzi sul serio, sono stata drogata e credo do avere una leggera commozione celebrale, quindi non è che per favore potreste aiutarmi sul serio e non tentare di violentarmi in mezzo alla strana o nella vostra fantomatica nave? Sul serio ve ne sarei molto grata”
Delle risate, delle battute.
“ ragazzina, non se hai capito davvero in che situazione ti trovi, sai sei molto attraente e audace, magari ti portiamo al nostro capitano, non si diverte con una come te un po’, sai se non sono legate di solito scappano da lui quindi . . .”
Voleva usare quel cazzo di bastone per dargliele di santa ragione, ma loro erano cinque, lei da sola e magari da sana e riposata avrebbe avuto anche delle speranze, certo avrebbe preso qualche botta ma sarebbe riuscita a scappare per chiedere aiuto, in quel momento invece poteva solo arrabbiarsi e sperare che la botta in testa che sarebbe arrivata di li a poco l’avrebbe stesa abbastanza a lungo per non farle ricordare o percepire nulla che quello che stava per accadere. Osservando la mano dell’uomo che si avvicinava sempre di più però qualcosa scattò nella sua testa, con cazzo che si sarebbe lasciata violentare da degli stronzi del cazzo, non le importava se l’avrebbero pestata a sangue si sarebbe difesa a tutti i costi, poi chissà magari i rumori avrebbero attirato qualcuno, anche se visto il suo attuale livello si sfortuna lo dubitava seriamente. Portò in avanti la meno destra per prendere il polso dell’uomo e romperglielo come le avevano insegnato, certo non lo aveva mai fatto sule serio, durante gli allenamenti non ci metteva mai la forza necessaria per non ferire i suoi compagni di corso, ma era certa che ci sarebbe riuscita, solo che quando portò la mano in avanti quella era sorprendentemente avvolta dalle fiamme e alcuni di quelle di staccarono dalla sua mano per andare a colpire gli uomini davanti a lei, come avesse tirato loro addosso dei pezzi di legno in fiamme, solo che bè le fiamme venivano dalla sua mano. Gli uomini si allontanarono immediatamente guardandola in cagnesco.
“ Andiamocene, questa è una di quei possessori del cazzo. Porca troia potrebbe essere con qualcuno! Andiamocene di qui, non voglio nessuno della nuova generazione, quelli sono tutto pazzi!”
Atena li osservò correre via, la sua mani si spense e la osservò. Forse era un sogno, era tutto un sogno delirante, magari in realtà era venuta in una stanza di ospedale perché la droga era più pesante di quello che credeva. Chiuse gli occhi sperando di ricadere di nuovo nel sonno.
 
Rimase ferma con gli occhi chiusi per un bel po’ ma non successe nulla, così decise di riaprirli, senza quegli uomini ad attirare la sua attenzione e con la mente finalmente libera si rese conto di parecchie cose che non quadravano, bhè la prima ed evidente cosa fù il modo in cui vedeva, i colori le sembravano decisamente molto più accessi del solito, ma forse era  l’effetto della commozione celebrale, seconda cosa e più importante non si trovava più a Bologna, no quella era città del tutto diversa, sembrava uscita da uno dei film sulla pirateria che adorava, solo bhè un po’ più realistica, sentiva l’odore del mare e il rumore dei gabbiani, poi bhè quella era certamente assolutamente cento per cento la realtà. Si tastò in giro in cerca di eventuali danni ma non ne trovò, sempre accompagnata dal dolore alla testa sospirò fissandosi le braccia, vedere i suoi tatuaggi la calmava, le faceva ricordare chi era di cosa era capace, si tranquillizzò, la prima cosa che doveva fare era trovare un pronto soccorso, farsi visitare e magare chiamare casa dopo aver scoperto dove era stata abbandonata.
“ Ma che  . . . come è possibile? Da quando i tatuaggi scompaiono in una notte? E cosi bene, senza cicatrici o dolori.”
Sul braccio sinistro, dove una volta si era fatta tatuare un frutto del diavolo da lei inventato come tributo ad uno dei manga che più amava, c’era solo una porzione di pelle libera, in più si accorse anche i suoi tatuaggi erano cambiati, sembravano più scuri e spostati, prima erano sparsi un po’ a caso sulle braccia mentre invece ora formava una bella fila ordinata che formava come una specie di linea, che partiva dal dorso della mano, passava per i gomito e arrivava fino alla spalla. Allarmata si guardò le gambe e quando non vide tatuaggi si rilassò, loro almeno era uguali a prima. La cosa però non la rassicurò.
“ Ok Atena, calmati, è per la botta in testa che ai preso, la commozione celebrale di fa vedere le cose in modo distorto e diverso, ora trovi un pronto soccorso e risolvi tutto.”
Trovò il tatuaggio giusto e lo fissò, in mezzo secondo il suo corpo fu scosso da un’ondata di pura pace, certo si era tatuata la scritta in cinese di Pace Interiore che l’aveva aiutata spesso a ricordarsi di placare il suo carattere, ma non aveva mai ottenuto quell’effetto solo guardandolo. Rassegandosi alle stranezze dovute al colpo alla testa Atena, totalmente rilassata si incamminò verso l’ignoto, con lo scopo di trovare un’anima che la aiutasse.
 
Non aveva idea di quale fosse il problema di quella cazzo ci città, forse era una popolazione di maniaci porci, tutti appena usciti da una grande festa in maschera, da quando iniziò la sua ricerca disperata la aggredirono minimo altre cinque volte, due volte da singole persone e tre volte da gruppi, tutti quei maledetti vestiti da pirata e quelle cicatrici fin troppo realistiche. Scacciò i singoli individui con il bastone che si era portata dietro, la decisione inconscia di portarselo dietro si rivelò sensata, i gruppi invece furono allontanati da quelle strane fiamme scaturite dalla sua mano destra e anche da una strana frusta d’acqua apparsa misteriosamente dalla sia mano sinistra.
“ Hei bel culetto, che ne dici di dare un po’ di divertimento a questo grande e potente pirata è? Sai ho avuto richieste anche da barbanera in persona io!”
“ ORA BASTA!”
Non diede nemmeno il tempo all’uomo mezzo ubriaco di cambiare idea, alzò il bastone ed iniziò a colpirlo ripetutamente fino a che quello poveretto non cadde a terra svenuto, quando lo vide muovere una gambe Atena presa da un altro spasmo di rabbia gli diede della altre mazzate fino a che qualcuno non le prese il bastone dalle mani e lei si ritrovò senza la sua arma. Posò gli occhi sul tizio a terra, era un po’ insanguinato ma respirava, cazzo non le importava nemmeno se chiamavano la polizia, era stata legittima difesa. Quando vide il petto dell’uomo alzarsi e abbassarsi un numero giusto di volte si girò verso chi le aveva preso il bastone, per poco non urlò per l’espirazione, altri tizi mascherati, in gruppo e per quanto apprezzasse la manifattura di quei cosplay di One Piece, oramai non si fidava più nemmeno dei suoi compatrioti nerd in quella città.
“ Che cazzo volete? Volete chiedermi anche voi se ho voglia di essere colpita, tramortita e abusata? Sul serio è l’ottava volta nel giro di un’ora, ormai non ho più nemmeno paura. Non rompete i coglioni e per dio lasciatemi in pace!”
Una fitta alla testa la fece sobbalzare, chiuse gli occhi e si portò le mani ai capelli, stava sul serio per dare di matto. Una mano le si posò sulla spalla e l’istinto di sopravvivenza cresciuto nell’ultima ora sommato alla stanchezza e alla droga non ancora del tutto debellata la fece reagire piuttosto male. La sua mano venne avvolta di nuovo dalle fiamme, che stavolta la lambirono fino al gomito creando una bella massa fiammeggiante, si scansò dalla mano e si girò di scatto puntato le fiamme verso chiunque ci fosse a romperle di nuovo le scatole.
“ Ho detto che sono dell’umore porca puttana! Toglietevi dal cazzo o vi faccio molto, molto male!”
Ecco in quel momento Atena notò altre due cose, primo quello che le aveva toccato la spalla non era un lui ma una lei, una ragazza, con lunghi capelli arancioni, seno formoso e con indosso il pezzo sopra di un bikini e dei pantaloncini, il secondo era che bhè nessuna delle persone davanti a lei era in cosplay, le cicatrici che vedeva era reali, così come lo era Brook e Chopper, quelli decisamente non era finti ma veri, come la piccola e adorabile renna che da dietro la ragazza la fissava sbattendo gli occhioni. Spense la mano e guardò intorno spaesata, si rese conto di essere vicina ad un porto, in una città decisamente non del ventunesimo secolo, con barche dalle bandiere pirata che sventolavano al vento e li tra loro bellissima come nei suoi sogni la Sunny. Così semplicemente diede di matto.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


“ Perfetto, quel manico mi ha drogato, molto probamente stuprato e poi mi ha uccisa e scaricata in un pozzo. Non è vero qualsiasi divinità ci sia la sopra? Mi hai dato una vita problematica, una carattere del cazzo e una sfiga della madonna, poi mi hai fatto morire in quel modo merdoso, cos’è questo un modo per chiedermi scusa? Bhè visto come sono andate le cose fino ad ora, sappi che sono delle scusa proprio merdose!”
“ Scusa, ma tu dovresti lasciare che il nostro dottore ti visiti, non sembri stare molto bene.”
Atena guardò la gatta ladra davanti a lei che la fissava preoccupata, ma in fondo lei era morta ed ora si trovava in quel mondo creato come suo aldilà, tanto non aveva nulla da pardere. Guardò la ragazza, si sentiva ancora un po’ ubriaca, la droga doveva essere ancora in circolo.
“ Voi volete davvero curarmi? Perché in molti si sono offerti di farlo anche se in realtà volevano fare ben altro.”
“ Certo che volgiamo curarti! Ma che modi!”
“ Sicura? Nessuno che mi vuole picchiare? Stuprare? Uccidere? Legare ed usare come oggetto sessuale fino a che non schiatto? Perché tutte le richieste che ho avuto fino ad ora sono state queste?”
Lei sapeva che nei fumetti loro non lo avrebbero mai fatto, ma quello non era un fottuto fumetto, era uno strano mondo dopo la morte e in fondo erano comunque dei pirati. Guardò oltre ragazza e si soffermò ad osservare il ragazzo muscoloso con i capelli verdi e le tre katane nella cintola, come nerd si era follemente innamorata di Zoro a tredici anni, poi era cresciuta e a diciannove lo riteneva ancora il suo sogno erotico più bello e invitante, certo Chris Hemsworth gli dava del filo da torcere ma Zoro aveva sempre il primo posto nel suo cuore, una volta ad una fiera del fumetto era anche riuscita a farsi un cosplayer parecchio credibile. Quello però era lui, più figo di quello che poteva immaginare e nemmeno il cuoco non se la cavava male, per niente male. Si mise una mano sulla faccia, doveva tenere a freno quella sua mente pervertita maniaca. Tutti la stavano osservando, soprattutto Rufy, con sorriso furbetto sul volto che Atena riusciva a riconoscere, sospirò e pensò al tatuaggio, subito la calma la pervase.
“ Scusatemi, ho un carattere del cavolo però questo non mi giustifica. Diciamo che non sono dell’umore migliore possibile, credo di essere morta questa notte e forse ho una commozione celebrale. Io mhmm, accetterei con piacere il vostro aiuto.”
Si passò la mano tra i capelli, stanca e imbarazzata, venne afferrata con una sorprendente e inaspettata delicatezza dal ragazzo con il capello di paglia che la osservava sorridente.
“ Bene Allora! Nami, Chopper, Zoro ed io la portiamo alla nave. Voi altri andate a fare gli acuisti necessari.”
“CHE?! Tu non ti aspetti sul serio che io lasci questa bellissima ragazza in difficoltà nelle mani di quel buzzurro, dai capelli verdi vero?”
“ Forse il capitano vuole evitare che un altro pervertito le rivolga la parola fino a che non si riprendere, Brutte sopracciglia a girandola!”
“ Come se quello lì avesse ascoltato quello che questo angelo diceva! Testa d’alghe!”
“ Prova a ripeterlo brutto . . “
Due colpi ben assestati da parte della navigatrice ed entrambi si zittirono.
“State zitti! Sanji tu devi comprare il cibo perché sei il cuoco razza id  idiota, vuoi lasciare che sia Usopp a scegliere? No?! bene quindi fila! Tu invece vedi tenere il tuo caratteraccio a bada . . . “
Forse fù colpa della stanchezza, o del sangue che ancora le colava dalla testa, o magari per le droghe che ancora non se ne erano del tutto andate, molto più probabilmente fù per tutto quanto assieme che si ritrovò ad essere presa al volo dalla forma semi umana di Chopper.
“Hei tutto bene! Serve un dottore!”
“ Sei tu il dottore idiota! Hei tutto bene? Come ti chiami?”
Guardò la figura della ragazza che si faceva sempre più sfocata.
“ Sono Atena . . . vi ho detto che sono stata drogata . . . no perché mi sembra importante . . . “
Non finì la frase, divenne tutto nero svenne tra le braccia morbidose e muscolose della renna.
 
 
“Aspettate un secondo? Mi stai dicendo Robin che io non sono morta? che questo non è una specie di mondo dopo la morte o cazzate del genere?”
“ Esattamente Atena chan, tu sei viva e vegeta hai solo attraversato una porta che ti ha portato dal tuo mondo al nostro. Ci hai raccontato quello che è successo e un po’ mentre deliravi perla febbre un po’ per esasperazione ci hai raccontato della sua presunta vita da viva. Credo che tu viva lo sia ancora, solo in un altro mondo.”
Ok Atena ricordava quella parte in qui si aera vegliata e si era sfogata prima di ricadere nel sonno, però insomma viaggiare tra i mondi? Troppa fantascienza per un contesto del genere.
“ Spiegati meglio Robin, perché sono un paio di cose sui viaggi inter dimensionali, sempre nell’ambito della fantascienza e nerdate del genere e credimi non sembra che questo mondo sia portato per cose del genere.”
La donna si sistemò sulla sedia calma e sorridente, ok lo ammetteva, per quanto le stava simpatica quel suo essere sempre calma la innervosiva e un po’ la irritava.
“ Siamo venuti su quest’isola per studiare dei reperti antichi, leggende sui frutti del diavolo e sull’isola. Una leggenda, la più antica in realtà e quella che sembra più plausibile visto che il cambiamento che racconta e basato su fatti reali raccontati dei libri di storia dell’isola è esattamente in linea con quello che è successo. Si dice che un tempo l’isola non fosse altro che un cumulo di terra arida e senza vita, un gruppo di uomini donne e bambini aveva fatto un patto con una nave pirata che, come loro voleva fuggire dalla guerra allora in corso, in cambio di ospitalità e un posto per nascondersi e aspettare avevano raccattato un passaggio verso un’isola ignota molto lontana dalla guerra. Una volta arrivati qui però, a corto di provviste e di acqua si trovarono in mezzo a terra morta e inabitabile, disperati i pirati tirarono fuori un frutto del diavolo di ignota natura e potenza. Senza sempre se avrebbe funzionato in qualche modo piantarono il frutto al centro dell’isola pregando per tre giorni e tre notti, versando nella terra dove era sepolto il frutto il loro stesso sangue, visto che non possedevano acqua. All’alba del quarto giorno, quando tutti erano oramai alla fine della loro vita l’isola cambiò. Crebbero montagne, fiumi e piccoli laghi, una fitta vegetazione apparve dal nulla così come anche molte specie di animali, apparve tutto così dal nulla totale sotto una strana nebbia violacea. Si dice che il frutto abbia deciso che quelle persone erano degne di essere salvate. Quelle persone poi divennero i pionieri del villaggio di quell’isola, un’isola che accoglie i pirati senza problemi e offre un ottimo rifugio per chi vuole staccare un attimo dalla pirateria.  Le persone dell’isola, ogni anno ricordano quei tre giorni di preghiere offrendo doni al frutto del diavolo e ogni anno quella strana nebbiolina viola si presentava all’alba del quarto giorno per portare sempre più fertilità all’isola. Con il tempo le preghiere si sono trasformate in una festa folkloristica di tre giorni che si celebra ogni anno, si dice che questa strana nebbia appaia ancora ogni volta che qualcuno di degno si trova in pericolo, se quella persone è degna di essere salvata allora la nebbia appare e fa ciò che è necessario per salvarla.”
“ Bhè questo è seriamente interessante, ma non capisco cosa centra con il fatto che non sono morta?”
“ Bhè non ho finito, ci devo arrivare. Normalmente la nebbia aiuta l’isola a rimanere il paradiso che è, ma ogni cento anni, quando il potere accumulato glielo permette fa apparire sull’isola delle persone bisognose. A quanto pare circa cento anni fa, fu trovato vicino al porto un uomo sulla sessantina, vestito in modo strano, che parlava in modo strano, credeva di essere morto e che il suo dio lo avesse mandato in quel posto per dargli la possibilità di vivere libero almeno dopo la sua morte, tutti dicevano che farneticava su un mondo diverso e che sapeva delle lingue sconosciuto. L’uomo si auto imposto l’isolamento ed ha vissuto fino alla sua morte in mezzo alla natura, secondo le testimonianze era l’uomo più felice di tutta l’isola!”
Atena deglutì, quella storia era fin troppo simile alla sua, certo l’uomo non aveva i suoi stessi strani poteri ma per il resto era come lei.
“ Fatemi indovinare, vi siete svegliati presto per poter arrivare primi al mercato, fare provviste e partire il prima possibile e guarda un po’ c’è una strana nebbia di colore viola e poi puff ecco che vedete una ragazza decisamente diversa dal solito picchiare un tizio ubriaco con un bastone che crede id essere morta eccetera, eccetera.”
Atena guardo tutti i presenti negli occhi, erano tutti piuttosto stralunati e incuriositi, soprattutto Rufy, che non faceva altro che guardare prima Atena poi Nami, saltellando con sguardo implorante.
“Esattamente come hai detto Atena Chan. Credo tu fosse sul serio in pericolo di vita, quel tizio di avrebbe ucciso e invece eccoti qui.”
Non riusciva più a atre seduta, sapeva che non era totalmente ristabilita, a detta del piccolo dottore sembrava che il suo corpo si stesse assestando, come se si dovesse abituare ad un nuovo ambiente. Sinceramente in quel momento Atena avrebbe potuto anche avere una gamba ingessata ma non le interessava, quella cucina era troppo affollata e troppo chiusa, si alzò anche fin troppo in fretta e usci dalla porta barcollando.
“Hei ti ho detto che devi stare a riposo”
“ Con tutto il rispetto dottore, non me ne può fregare dimeno. Ho bisogno di aria e di solitudine.”
Oramai aveva smesso di preoccuparsi se il carattere potesse in qualche modo ferire qualcuno, batté la porta alle sue spalle e respirò l’aria fresca di mare, scese le scale tenendosi stretta al corrimano, arrivò fino al parapetto della nave e osservò il mare aperto, non gli era mai piaciuto il mare, i suoi ci abitavano e spesso la domenica andava da loro e si godeva la calma della città semi vuota, le piaceva camminare sulla spiaggia, però odiava l’acqua salata, soffriva d mal di mare e il pensiero dell’acqua profonda le faceva venire uno strano senso di vertigine. Aveva ancora un mal di testa del cazzo, si mise le mani sulla testa e digrignò i denti, si trovava come nei suoi sogni più vividi nel suo fumetto preferito e non era felice come doveva essere, un piccola lampadina si illuminò nella sua mente, si ricordava di un’altra scritta questa volta in giapponese che si era tatuata tempo prima, in un periodo parecchio brutto della sua vita. Pensò alla tatuaggio e immediatamente si sentì bene, la testa smise di farle male, la sua pelle smise di avere un colorito mezzo smorto e il graffio sulla fronte se ne andò. Si guardò le mani e fece un paio di saltelli, era fresca come una rosa.
“ Non dovresti tipo essere nel letto?”
Atena si girò, lo spadaccino stava scendendo dall’albero maestro evidentemente aveva appena finito il suo turno di guardia.
“ Ho dormito per due giorni interi Zoro, sto alla grande!”
Il ragazzo la guardò poco convinto.
“ Due ore fa agonizzante nel letto dell’infermieri non mi sembrava proprio.”
“ diciamo che ho scoperto un trucchetto per riuscire a guarire più fretta.”
Conoscendo a mena dito il fumetto si aspettò che lo spadaccino avrebbe assunto la sua solita aria da menefreghista e se ne sarebbe andato, invece lo vide venire verso di lei e poi posizionarsi di fianco a lei appoggiato al parapetto.
“Quindi ora cosa farai? Visto che sei guarita puoi andartene.”
Atena riprese a guardare il mare, non le faceva lo stesso affetto, sapeva che per lei era pericoloso ma per altri motivi dalle sue solite paure, quel mondo l’aveva cambiata e la cosa non le piaceva. Tutto in quel mondo si stava rivelando diverso dalle sue aspettative, ma in fondo quello non era un fumetto, era la realtà ed era normale che fosse diversa, solo era rimasta delusa nel vedere che lo scheletro non le aveva chiesto di farle vedere le mutandine e che il cuoco non era così maniaco come lo dipingevano nei fumetti, Rufy sembrava lo stesso solo più riflessivo. Doveva abituarsi.
“ Si io potrei farlo in realtà, non che io abbia un posto dove andare, la mia casa è in un’altra dimensione, non che fosse un posto di felicità per me ma almeno era casa. Qui invece ho solo la mia gonna di pelle e i poteri che mi ha dato il frutto del diavolo tatuato sulla mia pelle, ma credo che dovrò farmelo bastare.”
Atena osservò il mare, non voleva realmente lasciare queste persone, insomma non le conosceva come pensava ma erano le uniche di cui si fidava, insomma li idolatrava da tutta una vita, certo magari con un po’ di fortuna poteva trovare Law in qualche modo e convincerlo a prenderla con se, conosceva anche lui e se doveva essere sincera con se stessa con Barbabianca morto quelle erano le uniche due ciurme in cui voleva sul serio entrare, di certo non si sarebbe infilata sulla nave di Kidd o altre della nuova generazione.  Sapeva anche che la vita da sedentaria in un’isola non faceva per lei, insomma Bologna non era mai bastata a contenerla e ogni posto che visitava non era mai abbastanza, quindi un’isola del cazzo non era proprio nel suo stile. Di certo non voleva mettersi a pregare perché la volessero con loro, doveva essere il capitano a chiederglielo assolutamente non lei.
“ Dovrò solo chiedere al Capitano se mi da un passaggio per la prossima isola, non ho nessuna intenzione di rimanere qui, più che altro mi butto in mare e affondo.”
Si girò per ritornare nella cucina dove aveva visto il capitano ingozzarsi come un maialino, ma bhè a quanto pareva quell’essere di gomma esaltato l’aveva preceduta, due mani si agganciarono al parapetto ai lati dei suoi fianchi e il ragazzo si sparò contro di lei andandole addosso e rischiando di far finire entrambi in mare, ovviamente lo spadaccino li aveva presi al volo imprecando mentre Rufy se la rideva. Atena dal canto si incazzò, chiuse il pugno colpì il ragazzo di gomma in testa, tanto non gli avrebbe fatto male, era di gomma.
“ Mai cretino! Mi sono appena ristabilita e vuoi buttarmi in mare! Forse è meglio chiedere aiuto a qualcun altro, mi dovrò sorbire avances non richieste ma almeno non  . . . Avanti sei di gomma Rufy Capello di paglia, non fare tante moine non ti ho fatto male sul serio!”
Il ragazzo di fianco a lei però continuava a tenersi un lato della testa con espressione dolorante. Atena si avvicinò preoccupata ma quando fu a dieci centimetri di distanza lui sembrò riprendersi, le mise le mani sulle spalle e la fissò sorridente come non mai.
“ Sei forte per essere una donna! Hai appena usato l’haki!! Mi hai fatto male sul serio! Non me lo aspettavo da una ragazza!”
Si bhè Atena non sapeva se essere contenta di possedere un potere del genere oppure no e non sapeva nemmeno se intendere le parole del ragazzo esaltato davanti a lei come un’offesa o un complimento.
“ Bene! Atena combatti con Zoro!”
Il ragazzo si allontanò da lei e andò a chiamare tutti i suoi compagni ancora chiusi in cucina, dal canto suo Atena sbatte le palpebre un paio do volte, si forse aveva capito male, insomma non poteva averle chiesto sul serio di combattere contro Zoro, insomma era il fottuto Roronoa Zoro, il suo vice, l’uomo più figo del mondo che tagliava le nevai con la spada, le invece era Atena, gli prendeva fuoco una mano e l’altra creava una piccola frusta d’acqua, aveva un brutto carattere e sapeva prendere a pungi i maniaci. Soprattutto l’idea di farsi pestare a sangue non la invitava per nulla. Guardò lo spadaccino di fianco a lei, e strabuzzò gli occhi quando vide che stava muovendo le braccia per riscaldarsi, si no, no non doveva andare in quel modo.
“ Tranquilla ragazzina, niente colpi mortali, se arriverò ad usare le spade non userò la parte affilata. Non startene impalata preparati, ordini del capitano.”
Atena fece qualche passò indietro, usò di nuovo il suo potere per calmarsi. Aveva il potete di un frutto del diavolo che a quanto pareva dava una sorta di potere ai suoi tatuaggi, fortuna voleva che lei ne avesse parecchi, in entrambe le braccia, sulle spalle, un po’ sulle scapole e un paio sul resto del collo, tutte frasi, simboli e oggetti persi dal mondo che amava per darle la forza di andare avanti nella sua vita, diciamo he sarebbe stato il modo giusto per vedere che coda era in grado di fare, visto che poi alcuni tatuaggi erano parecchio singolari. Partendo dal simbolo del demone, al cerchio alchemico fino alla spade incrociate disegnate da lei proveniente dalla prima storia che aveva scritto quando aveva quattordici anni. poi bhè aveva iniziato arti marziali miste quando aveva circa sette anni, le era sempre piaciuto combattere, poi aveva provato un po’ di pugilato e alla fine negli ultimi anni aveva trovato la scuola di spada laser e si rese conto che nel suo mendo era sempre stata lei quella forte da battere, certo Zoro era Zoro ma lei era forte. Magari non sarebbe finita dopo soli due colpi. Si allontanò fino al centro della nave e fece un paio di saltelli sul posto muovendo le braccia, grazie a dio Nami le aveva prestato dei pantaloncini e una maglietta, per quanto amasse la sua gonna di pelle, era troppo rigida per combattere. Concentrata sul riscaldarsi osservò e ascoltò il brusio di voci che uscivano dalla cucina.
“ Ma sei scemo! Quella povera ragazza! deve ancora riprendersi!”
“Naaaaa, stai tranquilla Nami, è una forte! Sa usare l’haki!”
“ Rufy, io davvero non so se è una buona idea, magari falla combattere con Robin o Nami è? Dai Zoro mi sembra un po’ esagerato ecco.”
“ Usopp vi sto dicendo che è molto forte per essere una ragazza! Molto più di Nami e Robin! Piu forte anche di te Usopp!”
Atena si rese conto per gli standard di quel mondo doveva essere parecchio strano considerare una ragazza forte, in fondo non erano molte le figure femminili davvero potenti in quel mondo, una era più una bestia che una donna, una era lo stereotipo della donna perfetta che alla fine non fa altro che sedurre gli uomini e c’era quella che mangiava come un maiale, poi c’era quella Marines al fianco di Smoke di cui dimenticava sempre il nome, che era fortina certo, ma aveva il carattere una pera cotta. Sarebbe stata molto contenta di dimostrare a quegli uomini che le donne erano più che capaci di fargli il culo a strisce. Osservò lo spadaccino mentre si preparava, era determinata come non mai in vita sua, in fondo le era capitato già molte volte di farsi strada tra gli uomini che non volevano combattere con lei perché era una ragazza, non l’avevano mai fermata, li aveva lasciati sempre agonizzanti sul tappettino o in lacrime perché la loro spada laser da nerd i era rotta combattendo contro di lei.
“Pronta ragazzina? Prometto di non fati male.”
Avrebbe voluto davvero tanto dirle allo spadaccino che se voleva poteva farle davvero quel cazzo che voleva, ma non lo fece, prese un respiro profondo e lo guardò negli occhi.
“ Sono pronta. Tranquillo non ti farò troppo male, solo il giusto.”
La attaccò senza spade, caricando un pugno che le schivò con facilità, il ragazzo continuò a cercare di colpirla e lei continuò a schivare, aveva sempre saputo che come donna era più debole fisicamente rispetto agli uomini, così era semplicemente diventata più veloce e più sveglia di loro. Schivò un paio di colpì e cercò di metterne e segno qualcuno, ma anche lo spadaccino sapeva schivare, quando vide che i semplici pugni non bastavano iniziò ad usare anche le gambe. Iniziò a saltellare attorno all’uomo colpendolo un po’ dappertutto, lui ovviamente iniziò a stufarsi iniziò ad utilizzare quella strana tecnica di spade senza spade, rinforzando le sue braccia con L’haki dell’armatura, e lei lo seguì a ruota, certo l’haki non le veniva poi molto bene visto che serviva parecchio allenamento per poterlo usare, ma rafforzò il suo corpo con il potere del suo frutto, la sua pelle divenne dura come l’acciaio. Andarono avanti per un po’, Zoro che cercava di colpirla e lei che parava tutti i suoi colpi, un po’ le dispiaceva ma in fondo nel corpo a corpo era difficile che qualcuno la battesse in maniera normale, così lo spadaccino iniziò ad impugnare le spade e per un po’ fu  lui ad avere la meglio iniziando a colpirla più volte di quanto le piaceva ammettere, venne colpita particolarmente forte al fianco e per mezzo secondo dovette fermarsi. Guardò in cagnesco lo spadaccino, certo lui aveva il naso sanguinante e alcuni lividi già evidenti sulla faccia, ma con le spade lui era in vantaggio e Atena sapeva solo usare delle spade laser di plastica, le vennero in mente le due spade che erano tatuate sulla sua spalla, o almeno una volta erano lì, certo era uno stile molto più agile e scenografico di quello a tra spade di Zoro e poteva usarne solo una, però in quel modo avrebbe potuto parare  e deviare i colpi per magari riuscire ad utilizzare i suoi nuovi poteri del frutto, sempre se ci sarebbe riuscita. Pensò alla spada e quella subito si materializzò nelle sua mani, un po’ più corta del suo braccio, larga solo tre dita e con un doppio taglio forse poteva essere utilizzata, con u po’ di allenamento, con lo stesso stile delle spade laser di plastica. La prese in mano e la fece volteggiare testando il peso, era leggera e Atena sperò anche resistente.
Alla fine dovette ammettere la sconfitta, certo si poteva dire che quello non fosse proprio un combattimento leale, aveva tenuto testa allo spadaccino per un po’ cercando di capire come utilizzare la spada nel modo corretto, non are abituata ad un utilizzo del genere, poi aveva tentato di utilizzare i suoi poteri, aveva aumentato la sua forza fisica e la velocità, poi era arrivato l’errore fatale, senza sapere esattamente quello stava facendo aveva per sbaglio attivato il fuoco nella su mano destra, dove teneva la spada, le fiamme non la ferivano però dopo un po’ la spada era diventata incandescente e lei l’aveva lanciata in aria facendola scomparire lanciando un’imprecazione, Zoro l’aveva colpita un paio di volte, la perdita della concentrazione e la rabbia l’avevano fatta inciampare e alla fine lo spadaccino le aveva puntato una spada alla gola. In realtà si sarebbe potuta alzare e riprovare, ma alla fine decise di rassegnarsi alla momentanea sconfitta.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Tenne il ghiaccio premuto sul fianco con la sinistra mentre con la destra teneva la coscia di pollo vicino alla sua bocca, diciamo che non era proprio l’emblema della femminilità, soprattutto mentre mangiava, usava le mani senza farsi problemi ingozzandosi di cibo non preoccupandosi di ungersi mani e faccia, ma in fondo non c’era più nessuno che l’avrebbe rimproverata per quello, ora poteva fare esattamente come le pareva.
“Comunque sei stata davvero brava Atena! Hai tenuto testa a Zoro e credo che se non avessi fatto quell’errore lo scontro sarebbe andato avanti per un po’!”
Ingoiò il boccone e puntò la coscia di pollo verso il nasone.
“ Non se cosa tu hai visto di preciso, ma lo scontro era nettamente impari. Possiedo questi poteri da due giorni? E lo usati per due ore forse, ancora non idea di quello che posso o non posso fare, in più il mio modo di combattere è troppo impostato voi siete più spontanei, poi bhè ero abituata ad usare spade di plastica senza lama era la prima colta che usavo quello stile con una spada del genere. “
“ Sono d’accordo con te ragazza! Sei stata Super! Per una che è qui da mezzo secondo! Scommetto che con un po’ di allenamento potresti arrivare a tenere testa  a Zoro senza problemi!”
Atena puntò il cosciotto verso i Cyborg e gli sorrise.
“ Tu ti sei appena guadagnato il primo posto nella classifica della simpatia!
“ Atena io te siamo i più Suuuper!”
Rise mentre vedere quella montagna di uomo unire le braccia in alto facendo un casino enorme sul tavolo, il fianco le diede una fitta un po’ troppo forte, quello spadaccino del cazzo le aveva ammaccato qualche costola, la sua smorfia sembrò non passare inosservata.
“ Tutto bene? Mi hai detto che bastava del ghiaccio? Se vuoi d’o un’occhiata!”
“ Forse ho qualche costola ammaccata, ma tranquillo Choppy, ho la soluzione.”
Non sapeva quanto il tatuaggio potesse curarla, quando lo attivò pero il dolore al fianco svanì, così come gli altri lividi. Sorride e diede un buffetto sul naso alla renna di fianco a lei.
“ Visto? Problema risolto!”
“Come hai fatto?”
“ Il potere del frutto del diavolo, quando sono passata di qua avevo tatuato sul braccio un frutto del diavolo che secondo la mia immaginazione mi avrebbe dato il potere dell’inchiostro, bhè il mio desiderio è stato esaudito, tutti i tatuaggi che ho sul corpo hanno vari significati e di conseguenza vari poteri e io lo posso attivare. A parte la spada, il fuoco e l’acqua, posso curarmi, diventare più veloce e più forte, posso trovare la calma e placare la paura. Sinceramente piccolo choppy non vedo l’ora di scoprire fino a dove posso spingermi e cosa posso arrivare a fare!”
“WOW! Sei una forza!”
Sorridendo puntò il cosciotto verso la renna.
“ Sei appena salito anche tu nella mia classifica della simpatia!”
Si guardò intorno,  e notò che quello era il momento perfetto per parlare con capitano e ciurma, tutti l’avrebbero ascoltata in quel modo. Mise giù l’ormai osso di pollo e si pulì mani e bocca con un tovagliolo. Da quando il combattimento era finito Rufy non le aveva detto una sola parola.
“ Bhè visto che siamo qui, volevo chiedervi un passaggio verso la vostra prossima meta, non mi interessa dove andate, basta che sia molto lontano da qui. Non so ancora se la carriera da pirata fa per me, ma posso provare, in più credo mi darebbe molto spunti per scrivere le mie storie.”
Subito parecchie teste si girarono verso di lei, stupite.
“ Bhè? Mi sono fatta i miei tredici anni di scuola e mi sono presa il mio inutile diploma. Poi l’ho buttato da una parte e mi sono dedicata a quello che mi piace fare, creare storie. All’inizio mi era presa la mania di fare fumetti, me la cavo con il disegno, ma poi ho capito che quello in cui ero davvero brava era creare la storia non i disegni. Libri e fumetti.”
Pensare a come fosse vicina al suo sogno prima che succedesse tutto quello la fece arrabbiare, aveva iniziato a pubblicare le sue storie on line a quindici anni, aveva contattato alcuni tizi bravi nel disegno e aveva chiesto loro se gli andava di dare vista a solo lacune scene delle sue storie. Si aera fatta delle amicizie e piano piano si era fatta conoscere, aveva iniziato scrivere per un sito di recensioni e poi alla fine un casa editrice l’aveva contatta dicendo che le sue storie erano favolose e che alcuni dei suoi artisti volevano lavorare con lei. Era quello che stava festeggiando  quella sera.
“ Bhè prima di finire qui ci stavo riuscendo, stavo per formare due contratti con due artisti che avrebbero dato vita a due delle mie storie, ma poi eccomi qui.”
“Quindi è questo il tuo sogno? Scievere?”
Atena fissò il ragazzo con il capello di paglia, sapeva che tutti li dentro avevano un sogno da realizzare, ma bhè il suo non era proprio solo scrivere.
“ Il mio sogno Rufy, futuro re dei pirati, è fare la storia con i mie racconti. Voglio che tutte le persone capaci di leggere vadano il libreria per comprare le mie storie, voglio che quelle storie vengano osannate, amate, invidiate e desiderate. Voglio che il mio nome venga in automatico ricollegate a quelle storie meravigliose che hanno fatto innamorare così tante persone. Il desiderio, il mio sogno era quello di diventare la più osannata e la più amata scrittrice del mondo.  Quindi no, non si tratta solo di scrivere”
Prese il boccale di birra davanti a lei lo buttò giù in pochi sorsi, sapeva che in quel mondo il suo sogno era irrealizzabile, era troppo diverso dal suo e sapeva che di certo gli scrittori erano visti in modo totalmente diverso, se ne sarebbe fatta una ragione e avrebbe trovato altro da fare nella vita.
“ Allora Re, mi concedi questo passaggio oppure devo scendere dalla nave e arrangiarmi?”
Si riempì di nuovo il bicchiere e bevve, c’era una cosa che almeno poteva ancora fare, affogare le sue tristezze nell’alcol, vide il ragazzo fare uno strano sorriso così ampio e largo che si ritrovò lei stessa a sorridere mentre beveva.
“ Non ti darò un passaggio.”
Finì la birra e ne se versò ancora, aveva davvero bisogno di bere, tanto, magari sarebbe andata in coma etilico e avrebbe comunque scroccato il passaggio.
“Ho deciso che rimarrai qui noi, farai parte della ciurma! Diventerai la mia regina!”
Gli ci volle qualche secondo per elaborare le parole del ragazzino di gomma, quando ebbe finito quello sbava bevendo le andò di traverso e si ritrovò a sputacchiare tutto sul tavolo, non fù l’unica in effetti ad avere quella reazione, Nami fece cadere il bicchiere sul tavolo, Usopp e Sanji si immobilizzarono con le bocche spalancate, Robin se la rideva, Franky si grattava la testa confuso, Chopper quasi si strozzava con il dolce, Brook aveva l’anima che gli usciva dal corpo mentre Zoro osservava il capitano con gli occhi spalancati mentre allontanava la bottiglia del sakè, quasi come se le parole del ragazzino fossero frutto allucinazioni dovute al liquore. Atena si diede dei colpi sul petto per smettere di tossire e poi si bevve un altro bicchiere di birra mentre colpiva con delicatezza la schiena della renna che ancora aveva difficoltà a mandare giù il boccone. Ci furono un paio di secondi in cui tutto fù congelato, poi a rallentatore tutti si svegliarono senza togliere gli occhi dal loro capitano, guardandolo come se gli fosse spuntata una testa un più, di rimando lui sorrideva, felice e soddisfatto della sua decisione.
“ Rufy, con tutto il rispetto, sei un ragazzo dolcissimo, leale e molto carino, anche se sei un po’ bassino, si io sono alta un metro e un tappo però . . . insomma bhè non credi che prima di decidere ti debba chiedere prima la mia opinione a riguardo?”
Il ragazzo la fissò, con quegli enormi occhioni neri che lei aveva sempre ritenuto adorabili e quel sorriso che le trasmetteva una felicità che non possedeva tempo.
“ Non voi far parte della ciurma?”
“ Certo che si ma . . . “
“ Non ti piacerebbe essere la donna pirata più temuta e desiderata di tutti i mari?”
“ Bhè sembra il futuro perfetto per me ma . . . “
“Sei la ragazza più forte che io abbia mai incontrato! E anche quella mangia con più gusto!”
“ Grazie Rufy, spero di diventare ancora più forte ma non credi che . . .”
“Allora sei perfetta! Forte, bellissima e intelligente! La migliore tra tutte le donne! “
“ Si, bhe grazie, non esagerare, non sono così fantastica, comunque io . . .”
Rufy però non le dava il tempo di parlare, si alzò in piedi prese il liquor di Zoro  e lo verso dei bicchieri di tutti quanti, poi alzò il suo.
“ Diventerai la mia donna! Ci sposeremo e sarai la Regina dei pirati, governerai la mio fianco!”
Fù a quel punto che tutti sembrarono svegliarsi sul serio e tra le risate generali che tutti brindarono a lei, la nuova entrata nella ciurma e la nuova compagna del loro capitano. Li vide chiaramente gli sguardi perplessi e dubbiosi nei suoi nuovissimi compagni di ciurma, però nessuno disse nulla a quanto pare non era l’unica a dubitare seriamente che il ragazzo di gomma avesse una vada idea di cosa comportasse l’essere la donna di qualcuno e posare qualcuno. Bevve il liquore avidamente e poi sotto lo sguardo complice dello spadaccino prese la bottiglia per se, aveva bisogno di bere.
 
Usciti dal negozio Nami scaricò l’ennesima busta nelle mani dello spadaccino che poveretto si era ritrovato a ad accompagnare le ragazze e Chopper nella loro giornata di shopping, nonostante Atena non vedesse l’ora di lasciare quell’isola non poteva vivere facendosi prestare i vestiti così avevano deciso che dopo un po’ di sane compere sarebbero partiti verso la loro prossima tappa, Chopper e Zoro erano stati scelti da Rufy come accompagnatori ed ora si trovavano sommersi dal buste e scatole piene di vestiti e scarpe. Ne Nami ne Robin avevano il braccino corto nel comprare vestiti, una volta capito quale fosse il suo stile l’avevano trascinata in lungo e in largo facendole provare un’infinità di cose, poi Nami andava alla cassa e mentre negoziava per le cose più costose Robin rubava il resto e alla fine uscivano belli carichi. Certo un po’ le era dispiaciuto mentre le tre ragazze discutevano dentro un negozio di intimo per donne, mentre le si buttava su tutto quello che era di colore nero, rosso scuro o blu scuro le due donne passavano in rassegna ogni completo di lingerie disponibile, discutendo a voce parecchio alta su quali fossero i gusti del loro capitano e se in effetti  possedeva gisti del genere, nel frattempo Zoro e Chopper se ne stavano in un angolo rossi come peperoni a cercare di guardare ovunque tranne che verso di lei o verso le loro compagne. Alla fine comprarono tre colpeti intimi che fecero balbettare la renna e distogliere lo sguardo allo spadaccino, mentre il resto un po’ lo rubarono un po’ lo pagarono. Quando ritornarono sulla nave erano soddisfatte e affamate.
 
“ragazzi appoggiate tutto nella stanza delle ragazze ok? grazie per averci sopportato per tutta la mattina e mi raccomando! Noi non siamo mai entrate nell’ultimo negozio!”
Nami gli sorrise minacciosa e quando li vide annuire, soddisfatta prese Atena per il braccio e la trascinò verso la cucina.
“ Zoro Chopper portate tutto nella mia stanza, tanto ho molto spazio nell’armadio, se poi non basta ne farò costruire un altro da Franky!”
Ci girammo tutti verso il ragazzo di gomma, Atena si chiese se smettesse mai di sorridere durante la giornata.
“Capitano?”
“ Bhè? Siamo fidanzati starà in stanza con me!”
Ok, ok poteva accettare molte cose ma quel ragazzino stava correndo un po’ troppo per i suoi gusti, si staccò dalla ragazza e si mise davanti al suo capitano, mica era una ragazza così arrendevole!
“ Noi non siamo fidanzati Rufy! Le persone non diventano promessi sposi così da un giorno all’altro solo perché tu lo vuoi!”
“ Ma io sono il futuro re dei pirati e posso fare quello che voglio!”
“ Assolutamente no! Se vuoi sposarmi devi andare per gradi! Ci si conosce, ci si mette assieme e dopo che gli anni passano e si capisce che quella è la persona con cui vuoi passare il resto della tua vita, allora si fa una proposta come di deve, magari con un anello costoso e un po’ di romanticismo e si chiede la mano, si  chiede capito? Non si pretende! E se lei o lui dice si allora c’è il matrimonio!”
“ Heeeeee? Ma io non voglio aspettare anni! poi ho già capito da come mangi che vai bene! Tutta sta roba non serve! Zoro Chopper portate tutto nella mia stanza! Shishishi! Chissà che faccia farà Torao quando lo saprà!”
Atena guadò il ragazzo di gomma davanti a lei, si accorse che era più alto di quello che credeva, era più alto di lei in effetti, di certo le misure che erano state date nel fumetto non valeva in quel mondo, perché lei era alta un metro e sessantasei e Rufy di certo superava ,anche se di poco il metro e settanta. Voleva seriamente essere arrabbiata con lui, ma era talmente innocente e spensierato, contento della vita che non ci riuscì, passò una mano tra i capelli e sbuffò. Il suo capitano era totalmente innocuo al cento per cento, lo sapeva se andava bene non l’avrebbe nemmeno mai baciata, avrebbe parlato con lui della questione divertimento ed era certa che alla fine sarebbe rimasto tutto esattamente come i quel momento, sarebbe stato solo un titolo che avrebbe portato. Nulla di più nulla di meno. Si diede dell’idiota solo ne pensare che quel saltellante ragazzo dalla mente di bambino potesse anche solo pensare di costringerla a fare certe cose.
“Va bene. Ma ti giuro non mi interessa se sei il mio fidanzato, se russi e scalci ti butto in mare!”
Così era successo, in tre giorni si era ritrovata, pirata, con poteri strani e fidanzata con Monke D. Rufy, tutto accaduto senza una vera ragione logica.
 
Come si aspettava essere la ragazza improvvista del capitano in realtà non voleva dire proprio nulla, ogni tanto si sentiva osservata, soprattutto mentre si rilassava al sole con le ragazze o mentre si allenava con Zoro, ma quando glielo chiedeva il suo ragazzo le rispondeva che era curioso di vedere i suoi progressi, a quanto pareva il capitano voleva che lei diventasse più forte di Zoro in futuro.  L’unica cosa che davvero faceva solo lei era accompagnare il capito per gli spuntini notturni, quando aveva scoperto che sapeva cucinare ogni volta che di notte si svegliava per la fame, svegliava anche lei facendole gli occhioni dolci e lei per pietà del povero cuoco che già si svegliava prima di tutti per preparare la colazione assecondava il ragazzo, era una cosa piacevole in realtà, mentre mangiavano torte e biscotti Rufy le faceva domande sulla sua vita nell’altro mondo e goni notte lei gli raccontava un pezzo della sua vecchia vita, ovviamente lei sapeva ogni cosa di Rufy quindi non e dispiaceva parlare di se stessa e stranamente il ragazzo la ascoltava sempre, facendole sempre mille domande sul funzionamento di quello strano mondo senza pirateria e senza Draghi celesti. Si trovava stranamente bene in quell’ambient così piccolo e affollato, di solito preferiva la solitudine però avere i suoi compagni sempre tra i piedi le metteva allegria, goni giorni si allenava per controllare la meglio i suoi poteri  tutti erano sempre super disponibili per aiutarla, soprattutto Sanji e Zoro quando aveva chiesto loro di allenarla nell’uso dell’Haki.  Aveva anche intuito che usare il potere del frutto del diavolo alla fine non era complicato, era come utilizzare un parte del suo corpo, facile, semplice, doveva solo essere allenato.
 
“Tutto bene? Vuoi fermarti?”
“Sanji smettila per favore di chiedermelo ogni tre secondi! Devo rimanere concentrata per riuscire ad affinare la tecnica, soprattutto con il fuoco!”
Inutile, la spada si trasformò in inchiostro sotto le sue mani e il fuoco si spense. Era riuscita a trovare una buona alternativa all’utilizzo di una normale spada visto il suo stile di compatimento, quindi aveva deciso di creare qualcosa che bhe fosse simile ad una spada laser, una specie di spada di fiamme solide, che riuscisse a ferire i nemici con una normale spada ma bhè fatta di fuoco. Con l’acqua era stato più semplice cerare oggetti, aveva capito che aveva un potere limitato, poteva controllarne una certa quantità mentre faceva altro, se voleva controllare qualcosa come le onde del mare doveva concentrarsi solo e unicamente su quello, se la cavava piuttosto bene con i potenziamenti del corpo e attraverso il cerchio alchemico poteva fare piccoli trucchetti e creare oggetti da altri oggetti senza troppo sforzo ma era poco pratico nel combattimento a meno che non volesse creare armi diverse dalle spade che poteva evocare e fondere i potere del fuoco e dell’acqua, poi cerano gli allenamenti spacciali e poco convenzionali che faceva da sola di notte. Stava lavorando sui alcuni tatuaggi, sul simbolo del demone, la piccola fata, le piccole ali tatuate sul retro del collo e quello del gatto, secondo lei in suo potere non si limitava a dare potere all’inchiostro, era quasi certa che fosse il suo intero corpo a poter mutare e trasformarsi in inchiostro per poter diventare quello che i tatuaggi simboleggiavano. Bhè quelli si che si rivelavano allenamenti fruttuosi, le bastava portare il suo corpo in situazioni estreme per poter imparare il meccanismo, per quello si era lanciata dall’albero maestro rischiando di grosso, alla fine era riuscita ad evocare le ali, per poco certo me ci era riuscita. Da quella volta stava andando sempre meglio.
Osservò la sua mano vuota e guardo il cuoco in cagnesco, non quell’idiota non le era d’aiuto in quel momento.
“Scusa Atena-chan! È colpa mia?”
“ Ovvio che è colpa tua! Basta me ne vado a leggermi un libro!”
Prese la giacca che si era tolta e la rimise sopra il top nero, non era freddo però verso sera tirava sempre un brezza fresca e fino a che era sudata era meglio coprirsi.
“Dai Atena-Chan! Non te andare! Non privarmi della tua bellezza così presto!”
“ Smettila di dire certe cose e vai cucinare, tra poco Rufy avrà fame e poco dopo anche tutti noi visto che l’ora di cena di avvicina!”
Il cuoco però continuava a girarle attorno anche mentre camminava verso la biblioteca.
“C’è qualcosa che posso fare per te a cena? Mi bellissima rosa nera?”
“ Ho voglia di ravioli al vapore.”
“Ogni tuo desiderio è un ordina mia regina!”
Lo osservo mentre piroettava canticchiando verso la cucina, quel cuoco era fortunato, dannatemene fortunato che a quello che doveva essere il suo ragazzo non importava un fuco secco se lui si comportava così con lei, non che Rufy facesse qualsiasi cose che normalmente i fidanzati facevano, però mai dire mai nella vita. Non che a lei desse fastidio, Zoro e Sanji era una vera e propria libidine da guardare, mentre si allenavano, mentre litigavano, Atena si stava facendo dell’autolesionismo morale guardandoli, perché non aveva ancora parlato con Rufy di certe cose e non voleva proporre notti di divertimenti distaccato ad uno dei due senza prima parlarne con il suo ragazzo e sbagliava perché gli addominali dello spadaccino deformati dalla cicatrice la attiravano ogni giorno di più. Cercò lo spadaccino con lo sguardo e lo vide addormentato, senza maglietta sotto il sole di nuovo dovette darsi un pizzicotto per calmare i suoi spiriti depravati e maniaci, tutti su quella nave credevano che il maniaco fosse Sanji, ma era certa che qualcuno avesse visto quello che succedeva nella sua testa allora ci sarebbe stato un repentino cambio di idee, non che una camicia di forza pronta ad accoglierla. Si avviò verso la libreria a passo spedito, sentiva gli sguardi complici delle ragazze e lo sguardo indecifrabile del capitano sparati sulla sua nuca, ma non li ignorò e anche se non si sorprese di vedere Rufy che la seguiva, non si fermò. Di fatto nessuno poteva ignorare il capitano della nave, altrimenti si trasformava in una palla al piede stratosferica e la sua ragazza non faceva eccezioni a quanto pareva, quando entrò in biblioteca non prese nemmeno un libro, si sedette in una poltroncina e guardò il ragazzo di gomma che la imitava, stremente con un sorriso un po’ sbilenco.
“Qualcosa non va Rufy?”
Il sorriso del ragazzo si spense definitivamente e la cosa la fece preoccupare non poco, forse aveva deciso che non era così forte come credeva lui e voleva abbandonarla alla prossima isola, si era affezionata alla ciurma le sarebbe dispiaciuto lasciarla.
“ Tu sei vergine?”
Per un attimo perse un battito, poi si rese conto chi aveva davanti e che probabilmente anche lì esistevo i segni zodiacali dopo tutto.
“ Sono gemelli, non mi ricordavo di questa cosa dei segno zodiacali.”
“ No, non cosa sia un segno zodiacale! Voglio sapere se hai già fatto sesso oppure no?”
Ok quella era una sorpresa bella e buona, sinceramente non credeva nemmeno che Rufy sapesse cose fosse il sesso. Fissò il ragazzo e vedendo la serietà del suo sguardo si decise di diventare seria anche lei.
“ No, ho fatto sesso la prima volta a diciassette anni.”
“ Da quel momento lo fai spesso? Anche senza un ragazzo?”
“ Bhè si, il sesso è bello e piacevole, divertente ed eccitante, con o senza ragazzo goni tanto mi concedo qualche divertimento.”
“ Dove vai tutte le notti? Dopo il nostro spuntino notturno, tu credi che io dormi ma ti senti che esci dalla stanza. Vedo anche il modo in cui guardi Sanji e Zoro, tutti credono che sono idiota ma non è vero.”
Spalancò gli occhi, si aspettava parecchi risvolti per la situazione ma non di certo una cosa come quella, non solo Rufy era geloso, ma credeva che lei di notte se la spassasse con i suoi allenatori.
“ Vedo anche il modo in cui ti guardano! Sanji in realtà lo fa anche con Nami e Robin, però con loro può fare quello vuole, con te no invece! Non può guardarti in quel modo! Zoro invece non lo fa con le altre, o almeno all’inizio lo faceva, ma poi ha visto che il suo interesse non era ricambiato ed ha smesso, ora invece continua a farlo perché si è accorto nel modo in cui lo guardi, come io guardo la carne!”
Guardo il ragazzo con la bocca aperta, stupita, quel ragazzo era molto meno idiota di quello che credeva, o perlomeno lo era ma sotto nascondeva un lato maturo. Di nuovo non se lo aspettava.
“ Io devo guardare certe cose, insomma devo sapere ogni cosa che succede nella mia nave, in modo da rendere sempre tutti felici!”
Atena si sporse verso il ragazzo e lo guardo diritti negli occhi, verde contro nero, poi gli presa non sapeva che impeti gli pese una mano, che lui strinse immediatamente lasciandola stupita per l’ennesima volta.
“ Lo ammetto, lo trovo attraenti, sbavo su Zoro da quando ho tredici anni Rufy, credo che rimarrà per sempre il mio sogno erotico per eccellenza nelle notti solitarie. Ma quello che non sono è una traditrice senza scrupoli,  non mi vedo con nessuno di loro due ok? voglio essere sincera con te, non ti comporti come un fidanzato, non sembri nemmeno provare per me un interesse diverso da quello che provi per Nami o Robin, volevo parlartene un giorno di questa faccenda, ma ancora non ne avevo avuto l’occasione.”
“Volevi chiedermi il permesso di fare sesso con Zoro o Sanji?”
“Non proprio in questo modo, volevo chiederti che intenzioni avevi con me, se sono libera di fare le mie esperienze, se non vuoi ci siano Zoro o Sanji mi troverò degli uomini nelle isole che visiteremo, in fondo credo che tutti quanti lo facciano su questa nave, almeno so che Nami e Robin lo fanno, poi avanti gli altri sono uomini, anche loro andranno a donne sulle isole.”
“ Si è vero lo facciamo tutti, e diciamo che le tue motivazioni sono valide.”
Aspetta un secondo, aveva appena sentito si NOI lo facciamo?
“Rufy tu sei vergine?”
Il ragazzo questa volta le sorrise.
“No, da quanto ho quattrodici anni se vuoi saperlo. Sarò un pò ingenuo maschio comunque un maschio, con un corpo perfettamente funzionante, solo perché sono una persona riservata tutti credono che sono un bambino che non sa nulla. Andiamo un po’ di realismo, non è che perché sono di gomma allora non funziono come tutti gli altri, solo non mi piace parlare delle ragazze con cui vado, mi sembra di violare la loro privacy”
Atena voleva sciogliersi, non solo perché quel ragazzo si sentiva offeso perché tutti credevano che fosse l’idiota che non era, ma perché glielo lasciava pensare perché era troppo timido e rispettoso per mostrare che in realtà era un donnaiolo proprio come tutti gli altri. Presa dalla situazione si alzò dalla sua poltrona e si sedette sulle gambe del ragazzo per stringerlo in un abbraccio, che fu ricambiato immediatamente.
“Scusami ok? io davvero non so come comportarmi con questa storia del ragazzo, ma non agirei mai alle tue spalle, lo sai che dalla storia con quel tipo vedo il tradimento come un reato punibile con la morte.”
“allora che cosa fai tutte le notti?”
Atena arrossì leggermente e nascose la testa nella spalla del ragazzo, si sentiva in colpa per avergli messo in testa tutte quelle paranoie, solo perché rischiava un po’ tanto durante gli allenamenti.
“Ecco, bhè mi sto allenando di nascosto, la notte è perfetta soprattutto a quell’ora quando anche chi fa la vedetta dorme. Diciamo che i miei allenamento sono poco convenzionali e pericolosi per la mia sicurezza. Non volevo che qualcuno mi rompesse le palle, tutto qui. Se vuoi questa sera puoi assistere, insomma magari puoi darmi qualche consiglio.”
In un modo o nell’altro quel ragazzo iperattivo si era infilato nella sua vita, e attraverso tutte quelle chiacchierate notturne si era fatto strada ed era finito in cima alla classifica, ma in fondo credeva che anche per gli altri doveva essere così, Rury doveva trovarsi in cima a tutte le loro classifiche.
Il ragazzo la strinse forte, era da troppo tempo che qualcuno non la abbracciava in quel modo, aveva diciannove anni si, ma oramai nemmeno i suoi genitori la abbracciavano più e bhè aveva capito che le relazioni amorose non erano nel suo destino. Era una bella sensazione, così bella che quasi non voleva staccarsi.
“ Mi piacciono gli allenamenti, anche se la notte preferisco dormire. Posso fare un’eccezion per te, in fondo sei la mia ragazza.”
Rufy le diede un piccolo bacio sulla guancia, che più che un bacio era uno sfiorare la sua pelle co le sue labbra, per un motivo non ber precisato si ritrovò ad arrossire, ogni cosa che il ragazzo di gomma aveva fatto in quei cinque minuti non solo l’avevano stupita, ma l’avevano messo sotto una luce del tutto diversa. Ringraziò che il ragazzo non la potesse vedere per via dell’abbraccio. Quando il rossore sparì fece per alzarsi, ma le braccia attorno alla sua vita la strinsero costringendola a mantenere quella posizione, così arrossì di nuovo e si diede della cogliona, cazzo aveva fatto cose che avrebbero fatto piangere una suore e portare al suicidio un prete ed ora arrossiva solo per un semplice abbraccio del cazzo. Non era abituata alla dolcezza, il suo primo e unico semi ragazzo che poi si era rivelato un porco traditore figlio di puttana, non la trattava in quel modo, le face mille complimenti per messaggio e poi quando si vedevano si limitava a portarla in luoghi appartati per fare cose che in pubblico non andrebbero proprio fatte, si era sempre chiesta perché on la invitasse a casa, poi aveva saputo del difficile rapporto con i genitori e aveva smesso di dare peso alla cosa, in fondo anche lei non lo faceva per lo stesso motivo. Poi aveva scoperto che non la portava a casa semplicemente perché aveva una ragazza ed e non poteva portare a casa entrambe. Rimanere in quella posizione, abbracciata al ragazzo di gomma, cullata dal calore del suo corpo era una cosa che le era estranea fuori dalla famiglia, così semplicemente decise di godersi quel momento, perché in fondo chi lo sapeva se sarebbe ricapitato.
Quando fù svegliata fu un po’ frastornante, quando lei si addormentava così in fretta e così pesantemente voleva dire che si sentiva a casa, in un posto sicuro, dove la sua vulnerabilità era accettata, per quello alle gite scolastiche dormiva sempre poco e a casa aveva sempre fatto un po’ fatica, mentre invece a nel materassino mezzo rotto sul pavimento della stanza della sua migliore amica dormiva alla grandissima. Ecco rendersi conto che le braccia del suo capitano avevano preso quel significato era strano, per quello si alzò la testa di scatto e si addebbiò.
“ Hei ti ho spaventato? È ora di cena tra poco ci verranno a cercare se non ci presentiamo”
Liz affondò di nuovo la testa nella spalla del ragazzo e mugolò stordita, non le piaceva la fretta con cui si stava affezionando a quel ragazzo.
“ Nulla, solo una cavolata. Forza andiamo a mangiare.”
Ma di nuovo il ragazzo le impedì di alzarsi, era incredibile la forza che possedeva e anche il fatto che in realtà no era poi così smilzo come lo rappresentavano, era muscoloso, tonico e piuttosto grosso per la sua corporatura, era più realistico di come veniva raffigurato nelle storie.
“ hai fatto una faccia triste. Voglio sapere perché?”
Era semplice per lui la cosa, era tutto semplice per quel ragazzo, ma alla fine, se non voleva che qualcuno li vedesse in quella posizione, aumentando ancora di più l’imbarazzo già esistente doveva parlare. Così un po’ imprecando un po’ sussurrando cercando di mantenere il suo lato da dura bestemmiatrice, disse al capitano la faccenda del sonno, quando finì lo guardò con la coda dell’occhio e quasi esplose, Rufy invece cha fare uno dei suoi soliti sorrisi a tutta faccia, aveva bocca leggermente girata in so le guance e il naso rossi e lo sguardo basso per l’imbarazzo. In assoluto la cosa più dolce e tenera che Atena avesse mai visto in vita sua e anche se non lo diceva lei aveva una sorta di feticismo per le cose tenere, coccolose e carine, semplicemente non poteva fare a meno di amarle e adorarle. Per questo sorrise. Il capitano senza smettere di arrossire sciolse l’abbraccio ed entrambi si alzarono, Atena continuò a sorridere e le venne spontaneo dare un piccolo bacio sia alle guance rosse del ragazzo sia al naso rosso, per poi avviarsi all’uscita mentre Rufy rimaneva immobile.
“Io vado a cena! Non fare tardi Capitano!”
Quando chiuse la porta Rufy era ancora immobile.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Alla fine il Capitano si presentò alla cena stranamente in ritardo, certo erano solo un aio di minuti ma era comunque strano visto il soggetto, in più non solo aveva un sorriso più grande e splendente del solito ma aveva un colorito leggermente più accesso del normale su naso e guance. Atena si godette la cena scuotendo la testa, non era propri in grado di mascherare le emozioni.
“ Sembra che si è scolato una bottiglia del sakè si Zoro prima di venire a cena, tu sai che cos’ha?”
Finì l’acqua nel suo bicchiere e scosse la testa.
“ prima è venuto in libreria perché si annoiava, ma dopo dieci minuti ad a guardarmi mentre leggevo se n’è andato, forse ha bevuto per noia.”
La rossa la fissava sospettosa ma poi alla fine scrollò le spalle.
“Bhè chi lo capisce quello, è ogni giorno più idiota.”
Non quanto immagini tu cara Nami, non quanto immagini tu.
 
“allora in cosa consiste questo tuo allenamento?”
Pestò il piede del ragazzo, stava praticamente urlando.
“Se vuoi stare qui allora stai in silenzio, quando chiacchieriamo in cucina parli piano perché qui urli!?”
Lui si tenne il piede con una mano.
“ Ok! che barba! Allora questo allenamento?”
Era fortunata, quella notte la luna era bella splendente e regalava un’ottima luce, Rufy sarebbe riuscito a vederla quasi alla perfezione.
“Per prima cosa mi arrampico fino al punto di vedetta e controllo chi fa la guardai dorme, ma tanto c’è Usopp stanotte e starà dormendo al cento per cento.”
Rufy trattenne una risata, Atena voleva dirgli che anche lui se la dormiva durante i suoi turni notturni ma rimase zitta.
“Poi mi lancio di sotto.”
“ Cosa?”
“Non guardarmi così, non lo faccio per schiantarmi sulla nave e farmi male. Tu rimani qui e guarda. Non devi intervenire ok? Rimani solo qui a guardare!”
Lo vide annuire e se lo fece andare bene. Si tolse la maglietta rimando in intimo, non che volesse spogliarsi davanti a lui, ma dopo la seconda maglietta rotta aveva capito che era meglio toglierla, la diedi in mano al ragazzo che la fissava per nulla imbarazzato, per un secondo gli sembrò quasi di vedere una scintilla di desiderio, ma forse era solo il riflesso della luce lunare. Si arrampicò velocemente e quando vide che il nasone russava beatamente si rilassò, con un apio di salti arrivò fino alla bandiera che sventolava nel vento, rabbrividì il vento era ghiacciato quella sera, forse si stavano avvicinando ad un’isola invernale, se diventava ancora più freddo le sarebbe stato difficile allenarsi decentemente, oppure doveva trovare un modo per usare il suo potere per avere più resistenza al freddo. Guardò il mare scuro attorno a lei e si lanciò cadere nel vuoto. Ecco normalmente avrebbe aspettato il più possibile per evocare le ali, ma non voleva che il ragazzo urlasse nella notte così dopo circa metà strada attivò il suo potere due enormi ali bianche piumate le apparvero sulla schiena, lei le spalancò, planò la caduta e riprese quota sbattendole senza sforzò, fece un paio di giri attorno alla nave e poi atterrò vicino al ragazzo che la osservava meravigliato.
“ Bhè ecco qui, mi sto allenando a modificare il mio corpo, per ora questa l’unica forma che posso prendere e mantenere a lungo. Poi c’è quella della fata, che anche se mi cambia parecchio p semplice usare visto che i suoi poteri si limitano a spargere polvere magica che dovrebbe addormentare e regale dolci sogni, quella del gatto è complicata. Diciamo che non è semplice prendere la forma di un’animale al cento per cento, quella la mantengo solo per alcuni minuti. La più complicata è quella del demone, la mantengo ancora solo per un minuto”
Vedendo la sua confusione Atena gli spiegò della faccenda dell’inchiostro e di come in realtà il suo corpo potesse trasformarsi in inchiostro e farle cambiare forma.
“Il problema è che cambiando forma io divento in tutto e per tutto quella cosa capisci? Sono sempre io a con tutte le caratteristiche di quello in cui mi trasformo, le ali sono solo ali. La fata è piccolina e mi diventare allegra, il gatto mi sentire strana poco umana. Il demone invece è un’altra cosa e potente e con un forte desiderio di distruzione, faccio un po’ fatica a dominarlo.”
Rufy smise di guardarla per un secondo.
“Forse è questo il problema in realtà, vedi i poteri del frutto del diavolo influiscono solo sul corpo non sulla mente, quindi anche se il tuo corpo diventa quello di un demone potente e spaventoso, la tua mante è sempre la stessa, se tu che non riesci bene a distinguere la differenza secondo me e ti lasci sopraffare  dalla tua idea di demone. Non so se mi sono spiegato molto bene.”
Atena aveva gli occhi sbarrati, in realtà non aveva mai pensato a quella cosa, lei credeva che anche la sua mente dovesse cambiare per andare dietro al corpo quando in realtà non era necessario. Felice come non mai batté le ali si alzò di u n paio di metri da terra, poi il suo corpo divenne una massa nera liquida che si restrinse e si ricompattò in una Atena più piccola, con un grazioso vestitino rosso, le orecchie a punta, quattro ali svolazzanti e un altezza complessiva di venti centimetri, la piccola Atena svolazzò attorno a Rufy un paio volte prima di mutare di nuovo, in un normale gatto nero. Senza mai perdere il controllo o avere il minimo problema il gatto si tramutò di nuovo in Atena, un Atena con gradi ali da drago, piene di scaglie nere, artigli al posto delle unghie e il corpo mezzo nudo ricoperto da scaglie nere, una lunga coda sottile, denti aguzzi, orecchie a punta e occhi rossi. Osservò i suoi artigli soddisfatta, non si sentiva demone, era sempre lei solo con la consapevolezza che se voleva poteva alzarsi in volo e scagliare una sfera di energia talmente potente da polverizzare la nave, nulla di strano quindi. Riprese le sue sembianze umane e quasi urlò dalla felicità, al sua posto saltellò verso Rufy che la osservava con gli occhi a stelline.
“ Ci sono riuscita! Oddio ci sono riuscita senza problemi! Non vedo l’ora di affrontare Zoro in un vero scontro ora, lo schiaccerò come un insetto!”
“Quella cosa era incredibile! Che cosa puoi fare in quella forma? Quanto potere hai? Quando voli puoi portarti dietro anche una persona? Da quando sei un gatto senti gli odori e i suoi come loro?”
Atena prese la maglia dal ragazzo e su buttò sul prato, era talmente esaltata che anche se fosse andata a letto non avrebbe chiuso occhio, rabbrividì un po’ anche con la maglia aveva comunque freddo. Sentì un rumore e due braccia la attirarono verso un corpo caldo, lei appoggiò la testa sul petto di Rufy e sorrise.
“Avanti, risponderò a tutte le domande che vuoi farmi. Però una alla volta!”
“Dove sono finiti i suoi vestiti quando sei diventata un gatto? Insomma è strano che siano venuti con te, non mi sembra di aver visto pantaloni o reggiseno sulla te gatto!”
Atena scoppiò a ridere e rispose in totale sincerità.
“ Io non  ne ho idea! La maglia si strappa per vie delle ali, ma tutti gli altri vestiti semplicemente vengono come me.”
“ Ma non ha senso! E allora dimmi che cosa succede se ti scappa di andare in bagno mentre sei una fata? Le fate la fanno come gli umani o escono arcobaleni e brillantini?”
Scoppiò a ridere un’altra volta, nonostante la stupidità delle domande del ragazzo, non smise, semplicemente si godette le risate e la leggerezza che il ragazzo faceva scaturire in lei.
Alla fine entrambi si stufarono delle domande e nonostante iniziasse ad albeggiare invece che buttarsi nel letto Rufy iniziò a chiederle di provare a fare delle cose e lì si che iniziò il vero delirio, che finì con Rufy che toglieva l’ancora e lei che prima solo con le ali, poi trasformata in demone vedeva quanta forza, quegli arti nuovi potevano raggiungere cercando di creare del vento per far muovere la barca. Bhè scoprirono che con le normali ali riusciva a far avanzare leggermente la barca, nulla di eccezionale, in fondo avevano issato solo la vela dell’albero maestro. Una volta trasformata in demone però lasciatasi trasportare dall’entusiasmo del capitano non si accorse che Usopp, svegliato dal sua sonnellino, stava scendendo dalla postazione di vedetta, così incitata dalle urla del capitano a cui non interessava di svegliare l’intera nave, gli urlava di metterci tutta la forza che possedeva. Lei lo fece eccome le se lo fece, caricò la sua forza e la rilasciò in un unico movimento, rilasciando una potente raffica di vento improvvisa che vece fare alla Sunny un improvviso e lungo scatto in avanti sballottandola e facendola anche alzare dall’acqua per mezzo secondo, fu quel momento che si accorse del cecchino, che non riuscì a mantenere la presa sulle corde e si ritrovò senza più una barca a cui aggrapparsi, Atena vide la scena a rallentatore, il povero ragazzo che si accorgeva di quello che succedeva e urlava mentre cedeva nell’acqua, per fortuna era veloce, si tuffò e acchiappò il ragazzo rima che colpisse il mare, poi per non traumatizzarlo riprese la sua forma umana con le ali piumate e prese a correre dietro alla nave mentre quella continuava a slittare velocemente sull’acqua, mentre Usopp osservava prima lei, poi la nave poi le sue ali e urlava terrorizzato. Dopo dieci minuti di rincorsa la nave rallentò e lei riuscì a raggiungerla, esausta e gocciolante di sudore per aver dovuto trasportare anche Usopp che anche se era magro non cero un peso piuma. Quando atterrò sul ponte e vide Usopp baciare l’erba non poté fare a meno di buttarsi a terra e scoppiare a ridere, seguita a ruota da Rufy che ancora si teneva stretto al parapetto, mentre tutti quanti li osservavano stralunati e ancora mezzi addormentati.
“Oddio scusa amico! Non ci eravamo accorti che stavi scendendo! Hahahahahah!”
Ma il ragazzo dal naso lungo non stava affatto ridendo.
“ SCUSA UN CORNO! MA CHE CABOLO FACEVATE! SONO QUASI MORTO! LA NAVE MI LETTERLAMENTE SFUGGITA DALLE MANI! POTEVO MORIRE!”
“Dai non preoccuparti! Alla fine Atena ti preso no?”
“Liz, non voglio più essere Atena del mio mondo. Ora solo Elizabet.”
Il ragazzo la fissò e poi scrollò le spalle. Mentre rincorreva la nave si era resa conto che la ragazza che era stata nell’altro mondo era rimasta lì, Atena il suo primo nome era per il mondo di prima Elizabet il suo secondo nome era per quella nuova se stessa di quel mondo.
“Bhe Liz ti ha preso no? Poi guarda come l’hai ridotta! È stremata perché ha dovuto portare anche in volo anche se ancora non ha la forza adatta!”
“NON ME NE FRAGA! SONO QUASI MORTO IO E ALLA FINE LA COLPA è ANCHE SUA! Oddio mi è quasi preso un infarto!”
Atena, no Liz. Liz continuò a ridacchiare mentre cercava di riprendere fiato, con le ali e le braccia tutte indolenzite.
“ Dai Rufy devi ammettere che me lo sono meritato, insomma la nave gli scivolata dalle braccia e lui si è ritrovato a cadere in mare! È stata una pessima idea!”
“Non è vero è stato divertente!”
Liz sempre con il fiatone fece sparire le ali e spalancò le braccia sul prato.
“ Tutto bene?”
“ Tranquillo capitano, solo fatica, quel ragazzo sembra magro ma pesa un quintale, solo non ero mentalmente e fisicamente preparata a portare qualcuno con me.”
Il ragazzo le porse la mano e lei a fatica alzò la sua per farsi aiutare, non credeva che sforza così tante degli arti che di solito non possedeva potesse stancarla a tal punto.
“ Non è giusto! Dovevo essere io il primo a farmi un giro!”
Una volta piedi il suo respiro si assestò leggermente, anche se ogni singoli muscolo doleva e la filza era in fiamme.
“Dio mi sembra di aver corso una maratona di cento chilometri! Credo di avere l’acido lattico anche nei capelli!”
“ Io però voglio fare un giro sul Demone! “
Liz alzò un sopracciglio, sentiva distrattamente Usopp che ancora li insultava, Rufy era più importante in quel momento.
“ Senti mica sono un parco giochi! Ti farò fare un giro solo e quando ne avrò voglia e deciderò io chi essere!”
“ Dai ma io voglio il demone!”
“Non rompere le palle Rufy! Voglio farmi una doccia, mangiare e poi buttarmi nel letto! Mi sembra ti averti già accontentato abbastanza per oggi no?”
“ E va bene, uffa Usopp è colpa tua! Ci hai tolto tutto il divertimento!”
“ CHE COSA! NON SONO IO FARE CERTI CASINI!”
Liz scosse la testa nel vedere i due ragazzi litigare, non li fermò si avviò lentamente semi zoppicando verso la sua stanza, doveva cambiarsi, buttare la maglia che aveva di nuovo strappato e prendere il necessario per il bagno. Dopo la doccia però non aveva le forze materiali per andare a fare colazione, quindi semplicemente si buttò sul letto, nella parte in cui di solito dormiva Rufy e si addormentò in zero due.
 
Già essere svegliata prima del tempo la metteva di cattivo umore, poi svegliarsi cadendo dal letto ancora di meno, lei e Robin si erano precipitate fuori convinte che fosse un attacco della marina o di qualche nave pirata nemica, di certo non si aspettava di vedere Rufy, sporto oltre il parapetto che rideva come un matto mentre guardava qualcosa dietro la nave, il suo capitano non si svegliava mai prima delle nove, mai. Invece quando non erano nemmeno le sette se stava bello sveglio e pimpante a ridere. Si era girata verso l’amica e l’aveva guardata stralunata. Tutti avevano osservato l’arrivo i n volo di Atena, ora Elizabet che aveva portato a terra un terrorizzato Usopp mentre e nulla poi tutta la sua attenzione era andata a loro capitano e alla sua strana apprensione per la ragazza, i due parlavano tra di loro allegramente senza degnare il povero nasone nemmeno di uno sguardo. Ora mentre osservava il suo capitano guardare la porta ogni tre secondi sapeva che il motivo era che Liz non si era ancora fatta viva nonostante fosse passata più di mezz’ora, o perlomeno aspettava che Chopper tornasse dopo che il capitano gli aveva chiesto di andare a vedere se Elizabet stesse bene, visto che a detta sua l’utilizzo esagerato del suo potere l’aveva indebolita parecchio. Nami non era l’unica a guardare il capitano in modo strano, tutti i presenti, quindi tutti a parte Usopp avevano capito che il ragazzo di gomma era decisamente troppo preoccupato. Quando vide la renna entrare dalla porta della cucina lo vide trattenere il respiro.
“ Sta dormendo nel letto, era solo affaticata e stanca. A quanto pare il suo potere non ha effetti collaterali.”
“Visto Rufy! Te l’avevamo detto che era solo andata a dormire!”
Ma il ragazzo non sembrava comunque contento.
“ Ne Chopper, da che parte del letto dormiva?”
Lei e Robin si scambiarono uno sguardo d’intesa mentre la renna guardava confusa il capitano.
“ A destra, ma non capisco che cosa c’entra.”
Dal sorriso che fece il ragazzo però l’informazione sembrava avere un grande valore.
“Shishishishi, nulla di che, solo curiosità. Sanji! Altro cibo! Ha e preparar qualcosa per Liz! Sono sicuro che una volta sveglia avrà una gran fame!”
Nami incrociò le braccia, forse alla fine anche il loro capitano era in grado prendersi una cotta per qualcuno!
“ magari qualcosa di dolce con il cioccolato! Adora il cioccolato! Però non quello fondente, quello fondente lo odia, magari anche delle focaccina salate! Con le olive e tanto sale! Mi ripete sempre che non sopporta quando le cose sono condite a metà. Sanji lo sai che sa cucinare un sacco di cose che non aveva mai mangiato in vita mia! Sua padre era un cuoco molto bravo, sua madre invece era super brava a fare i dolci, lei sa fare tutte e due le cose!”
Oddio il capitano si era davvero preso una cotta per la sua ragazza! Nami prese Zoro e Sanji per le maglie dei pigiami e li abbassò alla sua altezza, il capitano era così occupato a mangiare parlare di Liz che nemmeno se ne accorse.
“ Ora io porto fuori tutti quanti e voi due parlate un po’ Rufy che ne dite? Credo abbia bisogno di alcuni consigli e di alcune delucidazioni sul come si dovrà comportare con Liz da ora in avanti”
I due la fissarono confusi.
“Perché mai dovrei dare consigli su come conquistare il cuore di un angelo come Liz ad un babbeo come lui?”
“Ma siete ciechi o stupidi? Guardatelo! Quello li è preso una cotta e nemmeno se accorge! Non credo che avremo un’altra occasione per avvinare il capitano ad un cosa come l’amore! Le cotte sono troppo passeggere per lasciar fare tutto a lui! quindi noi ce ne andiamo e voi gli parlate!”
I due ragazzi puntarono gli occhi sul loro capitano che stava spiegando a Franky come Liz fosse in grado evocare quelle sue ali e librarsi in volo come un bel gabbiano, mentre mangiava dei biscotti.
Nami non li lasciò fare altre domande, prese in braccio Chopper e spalancò  la porta.
“ Forza ragazzi tutti fuori! Dobbiamo andare a controllare come sta Usopp mentre, Robin, Franky e Brook vanno a afre quella cosa che mi dicevano ieri per il regalo di benvenuto di Liz!”
Rify sorrise ancora di più!
“volete fare un regalo a Liz!?”
“ Si Rufy kun, ma sei pregato di non dire nulla ok? deve essere una sorpresa! Robin e io abbiamo pensato che le farebbe piacere avere un piccolo studio o un angolo dover poter scrivere e abbiamo chiesto a Franky di aiutarci!”
“Bene allora tutti fuori, abbiamo delle cose da fare!”
Nami guardò intensamente i presenti e quelli sembrarono capire che in effetti quella era solo una scusa per farli scire dalla stanza, si assicurò che tutti fossero fuori prima di uscire e chiedere la porta. Una volta uscita saltellò sul posto eccitata, ora dovevano solo origliare per bene.
“Che fate tutti qui impalati?! Avanti nella stanza dei ragazzi veloci non voglio perdermi nemmeno un secondi di conversazione. Corsero tutto verso la stanza dei ragazzi, svegliando il povero nasone che però rimase in silenzio quando vide lo sguardo assassino della navigatrice, si misero tutti seduti sui letti e una volta sistemati Robin incrociò le braccia e fece apparire tre grandi bocce sul soffitto.
“ Ma che cavolo”
“Taci naso lungo o giuro che ti accoppo, voglio ascoltare!”
Ci fu un attimo di silenzio poi una delle bocche si aprì.
“Vi ho detto che può anche trasformarsi in un gatto? Cioè non è molto utile per una battaglia ma la trovo una cosa carina, poi l’altra sera mi ha preparato una torta soffice come una nuvola è molto brava a cucinare!”
“ Quindi è stata lei ad usare tutte quelle uova?! “
“Non ti arrabbiare con lei! Lo sai che ha deciso di cucinare per tutte le notti perché non vuol che io ti vengo a svegliare o che metta sotto sopra la cucina? Dice che già ti svegli presto per prepararci la colazione e visto che lei sa cucinare sarebbe ingiusto privarti di ore di sonno per fare una cosa che sa fare anche lei!”
“Liz-Chan è davvero un angelo, si preoccupa per me!”
“Si preoccupa per tutti non solo per te! Fa degli allenamenti speciali tutte le notti per poter diventare forte! Li faceva la notte perché i suoi metodi era un po’ estremi e lei non voleva che vi preoccupavate per lei! “
Nami storse il naso, il capitano sembrava quasi, arrabbiato, geloso? Rufy poteva essere geloso per qualcosa che non era il cibo?
“Pensare che ero anche arrabbiato con lei. Mhmm in realtà bhè dovrei scusarmi anche voi, mi sono arrabbiato solo per gelosia.”
“Geloso verso di noi?”
“In realtà principalmente ero arrabbiato con Zoro, ma alla fine ho risolto, quindi non preoccupatevi.”
“Eri arrabbiato con me capitano? Per gelosia?”
“Si ma io e Liz abbiamo risolto, quindi non preoccuparti, credo di non dovermi più preoccupare.”
“Aspetta un attimo, Tu credevi che tra testa d’alghe e Liz ci fosse qualcosa? Eri geloso di lui?”
“ Che c’è di male nella gelosia? Liz è la mia ragazza, non mi piaceva il modo in cui guardava Zoro e mi piaceva ancora medo il fatto che lui mentre lei era distratta lui la fissava di continuo! “
Qualcuno tossì violentemente.
“ Tu Sanji lo fai di continuo con tutte le ragazze che vedi quindi non mi preoccupavi più di tanto nahc elei ogni tanti fissava anche te. “
“Ed è per questo che avete discusso?”
“ Naaa, non abbiamo discusso, abbiamo parlato, ecco magari io ho detto alcune cose che non dovevo dire ma Liz mi ha dato ragione, sai credo che se non avessi deciso che era la mia ragazza a questo punto vi sarebbe già saltata addosso, soprattutto Zoro. Ha detto che sbava su di lui da quando ha tredici anni. ma alla fine mi ha detto che non avrebbe mai fatto nulla con voi senza il mio permesso, sapete in passato a avuto una brutta esperienza con questa storie della bugie e mi ha assicurato che se io non voglio una relazione aperta allora lei non farà nulla con nessuno.”
Altra tosse, più forte di prima.
“La consoci molto bene, strano di solito non ascolti mai nessuno”
“Lei si, la notte quando facciamo  lo spuntino notturno mi racconta qualcosa della sua vita. Ma perché vi stupite tanto è la mia ragazza che cavolo!”
“Ecco noi non eravamo davvero sicuri che tu sapessi che cosa significa ecco tutto.”
“Bhe non sono un esperto di relazioni sentimentali ma so come funzionano certe cose.”
Nami strinse forte la coperta guardandosi intorno, ora perfino Usopp era bello sveglio e fissava le bocche sul soffitto con tale intensità sa sembrare fuori luogo. Sentirono Rufy sbuffare.
“ Non guardatemi con quelle facce, cosa crede che il mio corpo non funzioni come il vostro perché è fatto di gomma?”
“noi . . . no, non lo pensiamo è ovvio. Solo che a volte sembri un po’ ecco, infantile e inesperto quando certi argomenti vengono fuori.”
“Bhè anche Liz lo credeva, poi ho chiarito anche su questo argomento.”
Poteva sentile la mascella di tutti che scendeva fino a toccare il pavimento, non riusciva a credere che Rufy fosse così, così bhè non Rufy!
“Aspetta un attimo mi stai dicendo che voi due siete stati assieme?”
“No Zoro! Ma che dici, mica le voglio saltare addosso come se fossi un disperato! Guarda che poi quella mi prendeva a pugni e faceva saltare tutto. Gli ho solo spiegato che solo perché voi non mi sentite mai parlare si sesso allora non vuol dire che io non sappia che cosa sia. Solo perché non mi vanto delle ragazze che mi porto a letto ogni volta che scendiamo su un’isola credete che io non faccia certe cose. Solo mi senti di mancare loro di rispetto se ne parlo!”
“Aspetta, aspetta. Un secondo, fammi capire, tu quando scendiamo dalla nave fai esattamente come noi e sgattaioli via per andare a donne? Non credo che parlare di qualche prostituta o donnina facile con noi possa ferire il loro orgoglio.”
“ Bhè questo perché voi andate da quel genere di donne, io loro non le sopporto. Se andate eni bar giusti alle ore giuste, troverete un sacco di ragazze giovani e carine disposte a passare la notte con dei loschi e cattivi pirati.”
“Rufy!”
“Capitano!”
“Che c’è volete che vi porto con me la prossima volta? Sapete vi salterebbero tutte addosso, letteralmente a vi troverete con la fila fuori dalla porta dell’hotel!”
“Hei aspetta un attimo a te è successo? Tu fai certe cose e non lo condividi con i tuoi più fidati compagni? Credo che la mia vita non ha più senso oramai, Rufy super popolare che si fa le ragazzine e io che vado nelle case del piacere. Zoro credo che nella vista stiamo sbagliando tutto! Aspetta un secondo! Giuro che se mi dici hai perso la verginità prima di me vado a lanciarmi in mare!”
“Mhmm io avevo quattrodici anni e lei era tre anni più grande di me. “
“Scusatemi, devo andare ad ammazzarmi!”
“Dai cuoco, ha battuto persino me, che se lo vuoi sapere è stato a sedici anni. Non puoi aver fatto peggio di me!”
“ Ne avevo quindici! Ma lui Rufy è più popolare di me con le donne Zoro capisci?! Io non me ne sono mai accorto!”
“Bhè partendo dal fatto che ho la taglia molto più alta della tua, che sono un capitano e che mezzo mondo mi vuole morto, se poi aggiungi a mia parentela. Scusami Sanji ma solo questo equivale a mai notti da solo.”
Le bocche sul soffitto sparirono, ma Nami continuò comunque a guardare in alto, non aveva be capito se Rufy avesse o no una cotta seria per Liz, ma aveva comunque ottenuto altre inaspettate informazioni.
“Io credo che la mia vita sia una bugia.”
Nami si girò verso Usopp che guardava il soffitto sofferente.
“ Tutte quelle volte che mi sono vantato con lui delle mie conquiste fuori dalle case del piacere. Lui annuiva e mi guardava con quello sguardo così innocente, quasi come se parlassi un lingua diversa dalla sua. In realtà lui è popolare! La mia vita non ha più senso!”
 
Non sapeva esattamente che cosa si aspettasse dalla vita da pirati, bhè di certo si era immaginata più combattimenti, più sangue e tragedia, alla fine non successo nulla quello che si aspettava, scappavano dalla marina militare quello era vero, e un paio di volte avevano dovuti combattere per poter scappare, ma alla fine della fiera non era come lo leggeva nei fumetti, quel mondo era ben diverso, molto più realistico.
La cosa positiva era che le cose tra lei Rufy andavano bene, bhè le sembrava trano anche solo dirlo in realtà ma il capitano si dimostrava ogni secondo più maturo e alla fine stava facendo le cose con calma, certo magari con un po’ troppa calma ma alla fine a Liz piaceva, insomma era abituata alla cafonaggine ed ai gesti veloci, passare il tempo tra le braccia del ragazzo solo per chiacchierare o stare in compagnia in silenzio stavano facendo crescere dentro di lei dei sentimenti nuovi, il che era tutto un dire visto la persona che li aveva fatto crescere.
“Che fai fuori senza giacca? Questa è un’isola fredda!”
“Volevo schiarirmi le idee tutto qui e l’aria fresca è ottima per svegliare la mente.”
Sentì l’orami familiare stretta del ragazzo avvolgerla, troppa dolcezza, troppa tenerezza.
“Credi che ci sarà la marina anche qui?”
“In realtà un po’ spero sai? È un periodo troppo poco movimentato, ci stiamo rilassando troppo.”
“oddio allora non sono l’unica a pensarla così! Mi dispiace capitano ma la faccenda sta diventando noiosa, mi aspettavo più movimento”
“Che sia chiaro non voglio che nessuno dei miei sia in pericolo soprattutto tu, però hai ragione. Troppa noia, sono abituato a stare fermo così tanto a lungo!”
Si rigirò nelle braccia del ragazzo e lo guardò negli occhi sorridendo.
“Allora, come sono andata l’altro giorno? So che non era nulla di che, insomma erano quattro tizi con le pistole però per me è ancora tutto nuovo! Sono i miri primi combattimenti! Come sono andata?”
“Bhè tu sei andata alla grande! Guarda che tutti iniziamo dai pesci piccoli a combattere. Però la faccia che hanno fatto quando hai evocato il fuoco è stata indimenticabile! Se la sono data a gambe solo vedendo quello!”
“Vuol dire che posso ufficialmente definirmi una spaventosa e temibile Pirata!”
Il ragazzo si avvicinò al suo viso con espressione seria.
“Spaventosa e bellissima, regina dei pirati.”
Liz si avvicinò a sua volta, le loro labbra oramai si sfioravano.
“Mi piace come suona.”
Poi Rufy azzerò definitamente la distanza. Liz ricordava il suo primo bacio, era stato rozzo, affrettato e con secondi fini richiesti, decisamente pessimo. Ma mentre le labbra sottili del capitano si appoggiavano sulle sue, dolci, calme, calde e delicate, Liz penso che quello fosse il genere di primo bacio che ogni ragazza meritava. Non fu nulla di che in realtà, solo labbra su labbra, leggero e dolce ma lei si ritrovò comunque ad arrossire, mentre il suo cuore batteva talmente velocemente che per mezzo secondo credette sul serio che le stava per venire un infarto, ma poi si ricordò che in fondo, nei suoi diciannove anni non si era mai innamorata di nessuno e scoprì che quella nuova sensazione non le dispiaceva. Nell’ombra dell’albero maestro vide il suo capitano rosso come un pomodoro che evitava il suo sguardo, di nuovo troppa dolcezza. Premette di nuovo le labbra su quelle del ragazzo, soffermandosi solo qualche secondo in più, poi si staccò, sciogliendo l’abbraccio, poteva sentire i suoi compagni alzarsi.
“Avanti capitano, tra poco non saremo più soli qui. Poi saresti ti qui l’esperto di haki è?”
Rufy la guardò balbettando senza però seguirla.
“Sei tu che stai diventando brava! Poi ero distratto!”
“Tutte scuse Capitano, tutte scuse!”
Si avviò verso la cucina rabbrividendo, l’isola doveva avevano attraccato la sera prima non era di certo invernale ma era comunque troppo fredda per rimanere in maglietta e pantaloncini corti. Il calore che arrivò dalla cucina le sembrò quasi una manna dal cielo, si fiondo vicino ai fornelli, dove il biondo stava cucinando del bacon e gli prese la pinza dalle mani, cucinare le piaceva, la rilassava.
Lui la guardò per un secondo poi  sbuffò, Liz sapeva che Sanji non era proprio contento di divedere la sua cucina, ma la ragazza sapeva come comportarsi, in fondo in estate aveva lavorato spesso come aiuto cuoco nella cucina di suo padre.
“Allora cosa bolle in pentola stamattina?”
“Bacon, frittata e pancake”
“ Mi brontola già la pancia!”
Lo sentì ridere.
“Sai quando ti comporti in questo modo assomigli a Rufy, sarà per questo che sembri essere riuscita in qualche modo a farlo diventare così.”
Prese un fetta di bacon e la tolse dalla padella, e subito il biondi la sostituì.
“Diventare come di preciso? Sai io vi conosco per quella storia del fumetto, ma in realtà è tutto molto diverso, più reale e serio, quindi diciamo che per i miei occhi siete comunque molto diversi, anche se ci ho fatto l’abitudine.”
“ Bhè è come se tu avessi tirato fuori la sua parte matura, è sempre stato una specie di bambino saltellante e petulante, ora invece è più calmo, tiene d’occhio tutto quanto e on fa altro che rimanere in luogo dove può essere sicuro di vederti. Fa discorsi seri, ci dice di stare attenti e cose del genere.”
“ Non mi sembra un male giusto? Nel senso mi sembra sempre lui in realtà, solo invece che avere un bambino di dieci anni nel corpo di un ventenne, avete un ventenne nel corpo di un ventenne. Però insomma alla fine è sempre lui.”
“Petulante, esaltato e con uno stomaco senza fondo. Si alla fine è sempre lui, dobbiamo solo abituarci a vederlo cresciuto tutto qui.”
“Sai Sanji trovo strana che un’altra cosa sai?”
“Cosa?”
“Non che mi lamenti in realtà, voglio solo vedere se è come penso io. È circa una settimana che non mi ronzi intorno come un’ape in cerca di miele. Qualcosa è cambiato?”
In realtà Liz voleva chiedere se il suo ragazzo in un impeto di gelosia avesse detto al cuoco di smetterla di provarci con lei, voleva solo la soddisfazione di sentirglielo dire.
Con la coda dell’occhio vide il cuoco quasi ustionarsi con la padella dei pancake, e già da quello capì che aveva ragione.
“Bhè io, ecco il Capitano è così preso da te ed il Capitano capisci, mi sono reso conto che per rispetto di chi sta al comando dovevo smettere di provarci con te e chiamarti Angelo o mia regina.”
“mhmmm, si capisco la tua posizione. Però ecco credevo in tutta sincerità, visto che lo sappiamo tutti quanti che ora come ora non ti degno di uno sguardo, che quello fosse il tuo normale modo di approcciarti a tutto il genere femminile”
“Ho deciso di smettere per rispetto di Rufy tutto qui.”
“Quindi non è stato lui a dirti di smetterla vero? Anche Zoro si comporta diversamente, prima veniva lui da me a chiedermi di fare allenamento, ora invece devo andare sempre io, poi lo vedo più distaccato, come anche te del resto. Sai per un momento ho quasi avuto paura che fossi io ad aver fatto qualcosa di spagliato.”
Doveva ammetterlo, era una stronza, stava facendo leva sui punti deboli del ragazzo, facendolo sentire in colpa solo perché voleva avere la prova di quanto Rufy tenesse a lei e di quanto fosse geloso.
“Voi lo spate vero che se faccio qualcosa di sbagliato me lo dovete dire, siamo amici! Compagni! Voglio che tra noi ci sia un bel clima!”
Colpito e affondato. Vide finire di cucinare spegnere tutti i fornelli, suo compreso, e girarsi verso di lei con un’espressione mortificata e affranta.
“No, No Liz-Chan. Non è assolutamente colpa tua. Ne io, ne quello scorbuto di uno spadaccino potremmo in qualche modo mai essere arrabbiati con te! Mia bellissima Regina, non potrebbe mai succedere!”
“Quindi non è colpa mia Sanji-Kun?”
Si, era una grandissima stronza, ma alla fine era giustificata, a parte sentire di quanto il suo adorabile fidanzato fosse geloso c’era altro, aveva fatto amicizia con tutti sulla nave e le piaceva il rapporto che aveva con il cuoco e lo spadaccino, ma bhè ultimamente si era raffreddato e la cosa non la faceva impazzire più di tanto. Che poi era molto intima anche con gli altri ragazzi ma Rufy sembrava non fare mai caso a loro, un giorno mentre Franky e Usopp cercava di costruire qualcosa, quel qualcosa era esploso facendo fare un bel volo al povero nasone e era caduto addosso a lei con faccia esattamente in mezzo alle sue tette, certo era successo per sbaglio, ma per un po’ di tempo dopo l’accaduto il ragazzo con il nasone ogni volta che la guardava faceva sempre vedere i suoi occhi sulla sua scollatura e quel ragazzo non era proprio capace di nascondere certe cose. Poi bhè a parte il fatto che adorava coccolare la piccola renna, quello scheletro, da quando aveva visto la sua trasformazione in demone, che per motivi a lei ignoti faceva sparire i suoi vestiti non faceva altro che chiederle se poteva prendere quella forma e rimanere così per un po’, per non parlare delle petulanti richieste su che tipo di mutandine indossaste, era un bravo musicista e un ottimo combattente ma aveva dei feticismi fin troppo invasivi. Il suo ragazzo però sembrava prendersela solo per le azioni del biondo cuoco e dello spadaccino.
“Ok Rufy ha preso me e Zoro e ci ha detto in maniera molto chiara che il modo in cui ti giriamo attorno gli da fastidio e che dovevamo smetterla entrambi. È stato molto chiaro sul fatto che non devo più chiamarti angelo mio o mia regina e sul fatto che Zoro è troppo amichevole nei tuoi confronti. Però ti prego Liz-Chan, non prendertela con il capitano ok? non credo si sia mai preso una cotta per nessuna e sta solo gestendo la cosa come crede sia giusto.”
 Sorrise nel sentire quelle parole, certo le faceva piacere, ma comunque doveva parlare al sua ragazzo per dirgli che non poteva di certo controllare le sue amicizie, in più era stata chiara sul fatto che il suo interesse per i ragazzi fosse solo dovuto ai fumetti che aveva letto e del fatto che Rufy fosse l’unico per cui provava qualcosa di sentimentale. Diede un buffetto sul naso del cuoco che non riuscì a trattenersi e si esibì in una piroetta con gli occhi a cuoricino.
“Non preoccuparti cuoco, farò in modo che il mio ragazzo smetta di agire da pazzo possessivo. E Tranquillo non dirò che sei stato tu a dirmelo.”
Il cuoco stava per risponderle ma un sorridente Rufy entrò accompagnato dalla renna e lui si zittì facendole l’occhiolino di nascosto.
“Oggi Bacon Capitano! Ma dove sono finiti tutti quanti?! Dobbiamo scendere sull’isola a fare rifornimenti e quelli ancora se la dormono!”
 
Passarono di fianco all’ennesimo negozio chiuso, quell’isola era strana, oltre al fatto che il porto non era per nulla controllato, i negozi erano quasi tutti chiusi e quelli aperti offrivano davvero poca scelta, in più la poca gente che girava per le strade sembrava appena uscita da un turno di lavoro lungo tredici ore, sia lei che Robin avevano capito che qualcosa non quadrava. Alla fine dopo aver visto le altre navi pirata attraccate al porto tutti avevano deciso che fosse più prudente che i più riconoscibili rimanessero sulla nave, per sua fortuna Liz ancora non aveva una grossa taglia sulla testa e nessuno la riconosceva, Robin invece si era scelta un buon travestimento e al contrario di molti sulla nave sapeva come comportarsi per no dare nell’occhio, così mentre loro due giravano in cerca di provviste Nami e Usopp sempre travestiti erano scesi per controllare che non ci fossero pericoli troppo grossi in agguato. Fortunatamente l’isola non era troppo grande.
“Quindi alla fine che farai?”
“In realtà mentre voi discutevate su chi dovesse scendere ho parlato con Rufy.”
“Non ti piace aspettare vero? Lui come ha reagito?”
“ ha gonfiato le guance ed è arrossito, si è sentito anche un po’ in colpa. Secondo lui non stava facendo nulla di male, perché lui puoi fare quello che cavolo vuole visto che diventerà i rè dei pirati. Gli ho spiegato che visto che la nostra relazione sembra aver preso una bella piega non deve preoccuparsi di me. non che io non glielo abbia già ripetuto un sacco di volte. Ma sembra non volermi dare fiducia. Ed è questo che mi fa incazzare!”
“Secondo me invece il capitano si fida di te, devi vederla in modo più semplice, in fondo parli sempre di Rufy.”
Liz scansò un piccolo di spazzatura mezza marcia abbandonata in mezzo alla via, lei e Robin erano davvero fuori posto in quel letamaio, allontanò le sue favolose scarpe dalla spazzatura.
“Che schifo di posto! Non voglio rovinare la scarpe la prima volta che le indosso, che cazzo! Cioè mi stai dicendo che quel cretino del mio ragazzo ho fatto tutta quella scenata ai suoi amici sono e unicamente perché gli da fastidio che mi parlano in modo amichevole? Intendo non perché ci sono secondi fini ma solo perché loro mi parlano?”
“Esattamente. Rufy non è tipo da non fidarsi, però è geloso e possessivo per le sue cose e la su amente lavora in modo parecchio semplice.”
Spazzò via un po’ di polvere dalla manica del suo giacchetto, era rimasta quando aveva visti i giacchetti in pelle borchiati nei negozi,  si era dovuta accontentare di scarpe nere con tacco spesso visto che non aveva trovato scarponi ma con sua sorpresa le sue compagne le avevano trovato una bella collezione di giacchetti in vera pelle assolutamente favolosi.
“io e quella volta che ho deciso di mettermi con quel tizio!”
Liz guardò alla sua sinistra e finalmente vide un bancone con cibo che sembrava commestibile, fece cenno a Robin che tirò immediatamente fuori la lista e si avvicinò al bancone, dove una ragazzina che avrà avuto circa tredici anni le guardava terrorizzata facendo segno di no con la testa. Liz guardò Robin, quella spostò gli occhiali da sole e le cenno di si, come potevano non mettersi nei guai dopo aver visto una faccia così tanto terrorizzata.
“Salve, stiamo cercando della carne di maiale e manzo per caso avete qualche taglio?”
“S-salve, benvenute, e-e-ecco si ho della carne ma n-non posso vendervela. M-m-mi dispiace. Cercatela da un’altra parte.”
“Mi scusi ma guardi che noi possiamo pagare, avanti per favore ci dica perché non vuole vederci la merce.”
Liz sorrise alla ragazza e gli fece l’occhiolino, ma lei scosse di nuovo la testa.
“A-andate via. Tornate a-alla v-v-vostra nave e andate via.”
“Tesoro, se ci dici che cosa succede noi possiamo aiutarti ok? non devi dirci nulla se non vuoi, ma puoi magari indicare da che parte dovremmo andare pe riuscire a capire cosa succede qui ok? “
“No, voi non c-c-capite! Lui qui ci tiene alcuni dei suoi uomini! T-t-tutta l’isola è sua”
“Di chi tesoro, dicci solo il nome.”
A quel punto successero tre cose contemporaneamente. Un tizio ben poco raccomandabile apparì dietro la ragazzina, con un enorme tatuaggio sul petto che faceva ben intendere chi fosse il suo capitano, la ragazzina disse il nome sussurrando ma ovviamente l’uomo la sentì e poi Nami e Usopp correvano verso di loro, terrorizzati.
“Barbanera”
“Fottuta ragazzina devi stare zitta!”
L’uomo alzò la mano per schiaffeggiare la ragazza ma Liz fù più veloce, evocò la sua spada e la puntò alla gola dell’uomo, che subito le puntò gli occhi addosso.
I due compagni arrivarono su di loro come un uragano e si bloccarono alla vista della scena, notano anche loro l’enorme tatuaggio dello stemma di barbanera sul petto dell’uomo.
“Giù le mani maiale.”
L’uomo sorrise e fece un movimento in avanti, Liz non si mosse, puntò la spada con più forza e osservò mentre la punta feriva la gola dell’uomo facendo uscire un rivolo di sangue. Con la coda dell’occhio vide che i suoi compagni avevano tirato fuori le loro armi, persino Robin esibiva una pistola, ma l’uomo non sembrò per nulla intimorito.
“Liz, ti prego vieni via. Ce ne dobbiamo andare da qui! L’isola è piena di schiavi e uomini di Barbanera! Torniamo alla nave e andiamocene.”
Liz guardò di nuovo la ragazzina, ora stava piangendo disperata.
“Nami guarda quella ragazzina, guardala e dimmi se no ti ricorda qualcuno. Ragazzina come ti chiami?”
“S-s-s-sakur-r-a “
“Sakura-chan, quanti anni hai?”
“Dodici.”
Liz fissò i suoi compagni, nei loro occhi vedeva la stessa determinazione che aveva lei, sapeva che tutti volevano salvare quella ragazzina, come tutti gli altri bambini e ragazzini che c’erano sull’isola.
“Sakura, vuoi essere salvata?”
“Vi-vi, prego! N-non voglio più essere una serva!”
Ma si era distratta, l’uomo scavalcò il bancone e provò a tirarle un pugno, parecchie cose caddero dal bancone facendo un gran frastuono e mezzo secondo dopo altri uomini uscirono dagli edifici li accanto, tutti armati fino ai denti e con sguardi poco rassicuranti. Ok magari prima avrebbe dovuto mandare Usopp a chiamare aiuto, magari. Ora erano circondati e con troppe pistole puntate contro.
“Dannazione Liz! Tu e Rufy siete proprio uguali! Ora come andiamo a chiamare aiuto?”
Liz però non fece prendere dal panico, si tirò su lentamente la manica destra, attivò il suo potere e lo scagliò verso il cielo, un’enorme colonna di fiamme di levò verso il cielo, tutti nell’isola l’avrebbero vista.
“Ma sei cretina! Così avrai attirato altri nemici!”
“Lo so Usopp ma ho anche richiamato chiunque sia di guardia sulla nave, tra poco gli latri saranno qui.”
Alzò la spada e sovrappose il suo potere, il metallo e il fuoco si fusero assieme per formare un fantastica spada fiammeggiante, senza paura guardo di nuovo l’uomo che l’aveva attaccata negli occhi. Notò che la massa di uomini era leggermente indietreggiata alla vista del fuoco.
“Allora mie cari avete il coraggio di affrontare la mia spada?”
“Tu hai poteri di un frutto del diavolo. Svegliate il capo! Qui c’è una preda per lui!”
L’uomo la fissò divertito.
“Ti invece ragazzina? Tu hai il coraggio di affrontare Barbanera?”
Si quello no se lo aspettava, aumentò la sua forza fisica ed evocò l’acqua,  sovrappose di nuovo i suoi poteri ed ora nella mano sinistra aveva una spada si ghiaccio. Si girò verso i suoi compagni, aveva fatto un’enorme cazzata, una gigantesca cazzata.
“Avete visto la sua nave? Nami avete visto la nave di Barbanera?”
“Ecco forse?”
“Cazzo, ce ne dobbiamo andare!”
“MA NON MI DIRE!”
“Ops? Che ne so che il grande capo se ne sta in una topaia del genere!”
Liz si guardò attorno, diventare fata sarebbe stato perfetto per una situazione del genere, ma erano troppi e loro solo quattro,  e non aveva il tempo per far cadere la polvere magica su tutti quanti, doveva semplicemente stringere i denti farli fuori il prima possibile.
“Così c’è ragazzina? Ora hai paura? Dov’è finito il coraggio di poco fa?”
Si aveva una paura fottuta, ma in fondo era quello che desiderava no? un po’ di sani combattimenti all’ultimo sangue.
“Ti piacerebbe!”
Attaccò, aumentò la sua velocità e si avventò sull’uomo come un fulmine affondando la lama nel suo petto.
“Nuovo Piano! Li facciamo fuori molto in fretta e poi scappiamo a gambe levate!”
Poi fu solo spade e sangue. Liz aumentò la sua velocità talmente tante volte perse il conto, alla fine era una specie di ombra fiammeggiante che passava fil di spada tutti quelli che gli si paravano davanti, tenne la spada di ghiaccio per poco, con Zoro che aveva tutte quelle spade era utile ma con una sola su muoveva molto meglio, volteggiando e mulinando la spada talmente veloce che anche faticava a seguire i suoi stessi movimenti. Però ci riuscì, con l’haki della percezione ad aiutarla a sentire quello che succedeva attorno a lei e quello dell’armatura che aiutava la sua pelle dura come l’acciaio, venne colpita solo un apio di volte per puro caso, colpi che comunque non le fecero nemmeno un graffio. Alla fine dei venti uomini nessuno di loro rimase in piedi e quando estrasse la spada dall’ultimo corpo fù gratificata nel vedere il suo livello di forza.
“Ma che cosa abbiamo qui! Il mio Amico cappello di Paglia e la sua combriccola da circo! Tu però sei nuova tesorino.”
Il destino era bastardo, fottutamente bastardo, nell’esatto momento in cui Rufy e gli altri arrivarono la figura possente di Barbanera fù fin troppo vicina a lei. Alzò lo sguardò e notò la differenza di stazza tra lei e l’uomo, perfino i sua capelli tremavano dalla paura, fece alcuni passi indietro ma l’enorme mano dell’uomo si posò sulla sua spalla. Così nemmeno in quel mondo era riuscita a combinare qualcosa di buono, perfetto.
“Da dove sbuchi fuori bellezza? Hai fatto fuori tutti i miei uomini in un batter d’occhio! Fammi un po’ vedere quella spada!”
L’uomo le strappò la spada dalla mano e quella subito si trasformò in liquido nero, che entrò dentro il giacchetto di Liz, la stretta sulla sua spalla si fece più forte.
“Lasciala andare Subito! È nella mia ciurma!”
Liz girò la testa verso il Capitano e la scosse, pregandolo con lo sguardo di stare zitto. Lei li aveva messi nei casini, non potevano combattere contro quell’uomo e uscirne fuori salvi, poteva solo cercare di parlare con lui, da quello che si ricordava era un uomo intelligente.
“Signore la prego di lasciarmi andare per favore”
L’uomo la fissò con gli occhi spalancati.
“E perché mai dovrei farlo dopo che hai ridotto i questo modo i miei uomini?”
“Signore, mi dispiace per quello che è successo ai suoi uomini, ma io non sapeva chi fossero. Viaggio per mare da poco e non so ancora bene come dovrei comportarmi.”
La stretta sulla sua spalla si strinse ancora di più e lei gemette.
“Sul serio signore mi dispiace! Ci siamo fermati per comprare dei rifornimenti, ma il suo uomo ha iniziato ad importunarci, poi sono sbucati gli atri. Io mi sono solo difesa. Tutto qui.”
La presa sulla sua spalla sparì all’improvviso e una grossa risata risuonò nell’aria.
“Mi sento in vena di gentilezza oggi ragazzina. Anche se desidero con tutto il cuore vedere il tuo capitano morire come il fratello, voglio offrirti un patto, visto che a quanto pare se l’unica responsabile dell’accaduto. Sei una novellina promettente e io cerco persone con i poteri del frutto. Vieni con me e giuro su me stesso che li lascerò andare la loro strada, senza torcere loro nemmeno un capello.”
La sua mente lavorò velocemente, l’ultima cosa che voleva fare era seguire l’uomo ma di certo era l’unica cosa che avrebbe messo i suoi amici in salvò. Idea totalmente folle e fuori di testa le balenò ella mente, bhè rischiava seriamente di finire ammazzata ma in fondo, era una Pirata ora, se voleva vivere doveva rischiare di morire. Guardò l’uomo diritto negli occhi e gli porse la mano, lui rise sguaiatamente sputacchiando ovunque.
“Bene ragazzina! Vedrai che sarò un mentore migliore dei mocciosi alle tue spalle!”
Li sentiva urlare dietro di lei, soprattutto Rufy e voleva seriamente rifiutare quella mano e correre da lui, ma non lo fece.
“Capitano, signore posso salutarli? Almeno il mio ex capitano, mi ha trattato con rispetto, non volgio mancargli di rispetto signore.”
Non lo vide convinto, allora prese la troppo grande mano dell’uomo e se la porto la petto, le veniva da vomitare al solo pensiero che quel tizio potesse anche solo sfiorarla, ma dove raggiungere Rufy. Dopo alcuni secondi e un paio di palpate lo vide annuire.
“Trenta secondi, no di più”
“Si signore, grazie signore.”
Si staccò lentamente dall’uomo e cercò di non correre tra le braccia del ragazzo in lacrime che la fissava, in realtà quasi tutti piangevano, solo Zoro e Robin la fissavano preoccupati, consci del fatto che stava per fare una grande cavolata. Su buttò tra le braccia del capitano facendo molta attenzione a mettere entrambe le mani nel cappello appeso alla sua schiena.
“Non puoi andare sul serio.”
“Shsss, Rufy ascoltami ok. Fidati di me, lasciate l’isola e andate più lontano che potete, il più lontano possibile entro questa notte. Io vi raggiungerò ok? non importa se ci metterò un paio di giorni, voi non fermatevi. Solo se io non arrivo e incontrare un’isola aspettatemi almeno per cinque o sei giorni.”
“Liz che cosa vuoi fare!?”
“Fidati di me Capitano. Io ti amo, quindi fidati del mio amore.”
Si staccò dal ragazzo, rosso come un peperone che la fissava in lacrime.
“Andate via, più lontano che potete!”
Guardò Robin negli occhi, guardò Zoro. Quando ricevette da entrambi un piccolo segno con la testa fece un piccolo saluto con la mano e si girò, verso l’enorme uomo che la aspettava ghignando. Il pezzettino minuscolo della Vivre Card nascosto nel suo corpo sotto forma di tatuaggio.

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


La questione era molto semplice, nessuno degli uomini di barbanera sapeva che poteva volare, soprattutto non sapevano che poteva trasformarsi in un demone che le donava il potere di ridurre il polvere delle navi con uno schiocco di dita. Avrebbe aspettato il momento giusto, magari la notte, avrebbe preso la sua forma di demone che riusciva a mescolarsi bene con le ombre e sarebbe semplicemente volata via. Se tutto andava per il verso giusto se ne sarebbe andata senza che nessuno potesse anche solo accorgersene e poi avrebbe ritrovato Rufy attraverso il pezzo della card. Aveva scoperto di poter tenere nel suo corpo oggetti molto piccoli e leggeri per parecchio tempo quindi non era un problema nasconderla, il problema fu il pesante collare di agalmatolite che le venne messo al collo non appena i suoi amici girarono l’angolo. Mentre camminava verso l’altro capi dell’isola guardava sconsolata le grosse catene che le pendevano dal collare e che andavano ad agganciarsi a alle manette dei polsi e mentre lei cadeva nella disperazione barbanera rideva come un matto, contento del suo nuovo acquisto.
“Credi che io sia scemo ragazzina?! Non importa quale piano tu abbia orchestrato, ora sei mia e terrai le catene fino a che non ti avrò educata per bene! Portatela nella mia cabina! Non preoccuparti ragazzina, forse se mi piaci potrei anche decidere di tenerti solo per me invece che dividerti con gli altri.”
Cazzo, era fottuta.
 
Erano fermi su quell’isola da quasi dieci giorni, Sanji aveva fatto tutto quello che era in suo potere per rendere l’attesa meno pesante per tutti dando il massimo in cucina, ma oramai anche lui aveva iniziato a deprimersi. Secondo il capitano Liz aveva chiesto cinque o sei giorni, ne erano passati il doppio e di lei nessuna traccia, Rufy per motivi sconosciuti alla ciurma rimaneva convinto al cento per cento che la ragazza sarebbe ritornata, loro dovevano solo darle più tempo, guardò i suoi compagni e appoggiò le bevande sul tavolo, Rufy era nel letto a dormire con stretta in mano una delle maglie della ragazza, Robin si assicurava con il suo potere che continuasse a dormire. Tutti nella stanza erano affranti, Nami e Chopper piangevano in silenzio mentre Usopp cercava di darsi un contegno, gli altri erano solo amareggiati e tristi, troppo tristi.
“Quanto possiamo rimanere sull’isola prima arrivi un’altra nave della marina? Possiamo rimanere nascosti quanto volgiamo ma prima o poi ci troveranno. Se Rufy ha detto la verità e Liz a staccato un pezzo di Card allora può trovarci anche su un’altra isola.”
“Zoro tu stai dicendo sul serio di arrenderci?! L-lei ha promesso che sarebbe tornata e lo farà!”
Sanji si sedette sconfortato, l’idea di quello che era potuto capitare alla ragazza lo faceva rabbrividire.
“Nami, mi dispiace dirlo, ma Zoro a ragione. Siamo rimasti troppo a lungo, possiamo stare un altro paio giorni e poi ci toccherà andarcene.”
“Robin!”
“Senti prova a ragionare ok? Liz è forte e lo sappiamo tutti, ma bastano delle manette di agalmatolite e diventa debole e indifesa, certo possiede l’haki ma . . . solo con quello ci metterà molto di più a scappare.”
Il cuoco sapeva perfettamente che c’era una cosa che nessuno voleva dire a voce alta per non sollevare nemmeno la possibilità, in realtà ce ne erano varie, poteva essere morta, l’haki poteva non bastarle per scappare visto che ancora non era proprio un’esperta e poi bhè, Barbabianca poteva averla conciata talmente male che le era impossibile anche solo credere di scappare. Era orribile pensarci , ma tutti dovevano guardare in faccia la realtà.
“Quindi? Cos volete fare? “
“Aspettiamo un altro paio di giorni, cerchiamo di far Capire a Rufy che questa è la scelta migliore.”
Tutti annuirono e con calma uscirono dalla cucina per andare a combinare qualcosa, solo Robin e Zoro rimasero, lo stavano fissando seri, sapevano che lui era uno dei pochi a riuscire ad essere oggettivo lì dentro.
“Sanji kun, tu credi ancora che lei stia arrivando?”
“Io lo spero, Robin, ci abbiamo messo cinque giorni per arrivare qui e oggi è il decima da quando ci siamo fermati. Dopo quindi giorni posso solo . . . “
Rumori di spari di cannone, venivano dall’esterno, si sentivano anche delle urla lontane. Si fissarono e si precipitarono di fuori di corsa.
Sanji sinceramente si aspettava di vedere una nave della marina militare, di certo non una grande vane trainata da una schiera di mostri marini che lanciava palle di cannone verso il cielo, seguì la traiettoria dei colpi e dovette aggrapparsi alla balaustra per non cadere a terra, Liz nella sua forma da demone respingeva le palle di cannone come se fosse palle da baseball, afferrandole con le mani e rispedendole al mittente. Anche da là in fondo si vedeva che qualcosa non andava, la ragazza sbatteva le ali lentamente e i moventi erano quasi sofferenti. Rimasero fermi solo pochi secondi, poi Zoro iniziò ad urlare ordini. Non fecero in tempo a fare nulla però, Sanji osservò la ragazza urlare e scagliare verso la nave a tutta velocità una scarica sfere di fuoco nero. La nave nemica esplose e in pochi secondi il fuoco nero la divorò, mostri marini compresi e non lasciò nulla se non qualche tavola di legno galleggiante. Sanji deglutì a vuoto rendendosi conto della forza distruttiva che Liz possedeva, poi si ritrovò ad utilizzare il sui Sky Walk per afferrare la ragazza mentre prima che cadesse rovinosamente a terra, mentre Rufy, decisamente molto veglio urlava. Quando la afferrò Liz aveva assunto di nuovo la sua forma umana, si trattenne a stento dal vomitare quando sotto i polpacci invece di sentire le candida pelle delle sua schiena sentì solo sangue viscido e pelle viva e dovette sforzarsi anche di non piangere nel vedere i tagli, le ferite e i livide che le percorrevano il corpo, Liz lo stava fissando, sorrideva.
“Sanji, le catene.”
“shss, non preoccuparti ok? le toglieremo dopo averti curata.”
“No, agalmatolite, molto resistenti, se non le togliete non posso guarire.”
Sanji fissò le spesse catene ai polsi e al collo della ragazza, come era possibile che  con quelle addosso aveva usato i suoi poteri?
Scese a terra velocemente posando la ragazza sul prato, vide le ragazze mettersi le mani davanti alla bocca e distogliere lo sguardo iniziando a piangere mentre i ragazzi chiudevano gli occhi e stringevano i pungi, ma quello che stava peggio e Rufy fissava la ragazza a terra con tale rabbia e senso di colpa far fremere anche lui, in più tremava visibilmente .
“Spadaccino devi tagliarle le catene”
“No prima devo fermare il sangue e coprire quelle ferite!”
“Chopper aspetta non toccarle è Agalmatolite!”
Troppo tardi la renna cercò di spostare delle catene spenzolanti per esaminare la ferita che sanguinava di più, ma appena le sfiorò barcollò all’indietro cadendo a terra, Zoro estrasse una spada e fece segno a tutti di fare largo. Tagliò le catene di netto e non appena quelle si staccarono dal corpo di Liz, sanji le afferrò e le lanciò in acqua. La ragazza sotto di loro riprese immediatamente un po’ di colorito mentre il sangue che prima sgorgava fuori come un fiume rallentò, cero quel tatuaggio di guarigione che aveva poteva aiutarla, probabilmente era messa peggio di quello che si poteva vedere dall’esterno. Chopper si riprese immediatamente, prese la sua forma semi umana, raccolse la ragazza e la portò dentro di corsa in infermeria seguito a ruota da Brook, che aveva preso il posto come assistente del dottore, a quanto pare riusciva mantenere una certa clama in quelle situazioni. Quando la porta dell’infermeria si chiuse sanji vide Rufy partire in quarta ed entrare nella nave in fretta e furia, Sanji e Zoro si guardarono e lo seguirono in silenzio. Lo trovarono che parlava con qualcuno al lumacofono.
“Non sto esagerando, sta male.”
Una pausa.
“Era prigioniera di Barbanera ok? è rimasta con lui per quindici giorni! Chopper è un ottimo dottore ma non abbiamo tutte le sue attrezzature, ti scongiuro mi serve il tuo aiuto.”
Un’altra pausa.
“No, siamo solo ad un paio di giorni di distanza, se di incontriamo a metà strada in serata dovremmo vederci. Lo so che in mare aperto è rischioso, ma ci fermeremo solo il tempo per far salire lei e Chopper sulla tua nave poi faremo tappa in un posto sicuro, dalla cartina ho visti che ci sono alcune isole piccole e disabitate sparse un po’ ovunque in questo tratto di mare, ci nasconderemo in mezzo a un gruppo di quelle.”
Sanji sbirciò dentro la stanza, Rufy era in lacrime chinato su una scrivania e sembrava seriamente disperato.
“Law io non posso perdere un’altra persona che amo. Se mi aiuterai a salvarla ti sarò debitore per tutta la vita. Grazie, ci vediamo più tardi.”
Con la stessa furia con cui era entrato lo videro uscire con in mano un foglio, una volta di nuovo fuori gli latri li fissarono.
“Partiamo immediatamente! Facciamo rotta verso L’isola del ferro! Dobbiamo riuscire ad arrivare circa a metà strada entro sera!”
“Capitano?”
“Law ci mette a disposizione le attrezzature mediche della sua nave. Chopper è bravo ma lui ha un ospedale intero la dentro e a noi ci serve. Forza non abbiamo molto tempo!”
Così si misero in viaggio.
Brook uscì dall’infermeria parecchio tempo dopo con un’aria decisamente poco rassicurante, non rispose a nessuna domanda, si andò semplicemente a buttare sul letto, chiudendosi nel mutismo. Chopper apparve solo verso le tre di pomeriggio, chiedendo solo qualcosa di veloce da mangiare, doveva ritornare dalla sua paziente il prima possibile, dalla sua faccia scusa e gli occhi lacrimanti però tutti capivano la situazione non era buona, solo il Capitano sembrava riuscire a mantenere una certa calma, mentre masticava velocemente la sua insalata la renna richiamò l’attenzione del capitano.
“Rufy, io sto cercando di fare il possibile, ma non possiedo tutte le attrezzature per gestire la situazione al meglio, io vorrei fare di più ma.
“Lo so, tu cerca solo di capire esattamente che cose le serve ok? Stasera la caricheremo sul sottomarino di Law e tu andari con lei, poi avrai tutto il necessario e un altro medico che ti aiuterà.”
La renna si mise a piangere.
“Ok, Lo farò capitano, lo faro.”
 
Quando il capitano le disse di rimanere con Chopper Nami non fu troppo convinta, non voleva lasciare la navigazione in mano a loro, ma alla fine lo fece lo stesso, in fondo dovevano solo seguire la Nave di Law, Franky, Usopp e Brook potevano cavarsela. Mentre si metteva in un angolo dell’infermeria del sottomarino Nami osservò la sua amica, l’unica cosa davvero visibile attraverso lo strato di bende erano i suoi occhi, totalmente vigili e stranamente tranquilli, non aveva idea di come quella ragazza riuscisse a mantenere la calma in una situazione del genere, al sua posto Nami avrebbe dato di matto, contorcendosi dal dolore e pregando per qualcosa per farla dormire.
“Perché non le hai dato nulla per dormire renna?”
“Lei mi ha chiesto di non farlo, può curarsi da sola in questo modo, grazie al sua potere. Però visto che è molto debole può solo velocizzare la guarigione, non guarirsi del tutto. Questo ha detto lei.”
Osservò il chirurgo della morte mentre spostava bende e testava in giro e mettendo suoni non molto rassicuranti.
“Ha delle costole rotte, fratture scomposte che miracolosamente non gli hanno perforato i polmoni, quelle dobbiamo sistemarle noi, lei può fare poco se le ossa sono sparse ovunque.”
“No i polmoni si perforano, ma lei li cura, credo che stia concentrando tutto su quello.”
“Bene allora, vediamo di facilitale la cosa.”
Il chirurgo si girò verso di lei, quegli occhi piani di borse scure le mettevano ansia.
“Tu dovresti uscire, non sarà un bello spettacolo.”
Ma Nami scosse la testa, Rufy le aveva fatto promettere di non lasciare la ragazza per nessuna ragione la mondo e lei lo avrebbe fatto.
“Chiuderò gli occhi e mi girerò dall’altra parte, ma non la lascio.”
“Fai come vuoi.”
Fece un piccolo sorriso di incoraggiamento e poi si voltò verso la parete, una parte di lei desiderava osservare come i due dottori avrebbero eseguito quell’intervento, ma non voleva rimanere sconvolta a vita quindi forse era meglio evitare. Quindi si limitò ad ascoltare.
“Ok ragazza da capello di paglia, io eseguo gli interventi in modo strano, mi servo del potere del  mio frutto del diavolo, non sentirai troppo dolore. Vuoi essere sedata?”
“No.”
Di nuovo Nami la ammirò per il sangue freddo e per l’ennesima volta si sentì in colpa, alla fine era colpa loro se Liz era tornata ridotta in quello stato, erano stati tutti dei codardi. In passato non avevano esitato nemmeno un secondo davanti al rischio di morte pur di salvare un compagno, invece quanto Liz si era buttata tra le braccia di quel porco di Barbanera, loro non avevano mosso un dito, non avevano nemmeno provato a fermarla a salvarla, avevano agito passivamente aspettando il suo ritorno, nonostante sapessero benissimo quello che avrebbero potuto farle. In generale sulla nave si sentivano tutti un vero schivo e se lei si sentiva così non osava immaginare quello passava dentro la mente del capitano, era incredibile come quella ragazza apparsa dal nulla fosse entrata nella mente di Rufy un modo così radicale e sincero, facendolo non solo maturare ma anche responsabilizzandolo un pochino. Certo Rufy era sempre lui, però anche se all’inizio non sembrava, alla fine il ragazzo di gomma ci aveva visto giusto, erano sicuramente molto diversi sotto alcune aspetti, lei era più sveglia e intelligente, più decisa, meno bonacciona e anche un po’ stronza, ma entrambi erano delle teste calde, che in certe situazioni agivano prima di pensare, si annoiavano spesso, pensavano molto al cibo e reputavano la vita dei loro compagni più importante della loro, in più entrambi avevano un carattere che era praticamente impossibile da controllare. Alla fine secondo Nami, Rufy inconsciamente e senza saperlo aveva fatto la scelta perfetta, anzi era quasi certa che quell’isola avesse portato Elizabet su questo mondo esattamente con lo scopo di stare con Rufy, secondo Nami l’isola aveva guardato nei cuori di entrambi prima di sceglier di salvare quella ragazza.
“Bene, questo potere di guarigione facilita molto le cose devo dire. Se succede questo quando è debole vorrei proprio vederlo in atto al massimo della sua potenza.”
“Lei è molto forte, non so come ma riusciva ad usare i suoi poteri anche con catene di agalmatolite addosso, non riusciva ad usarli a piena potenza, ma comunque lo faceva.”
“Allora Renna, capello di paglia si è scelto la persona giusta. Cristo è scappata viva da Barbanera, nemmeno io ne sarei in grado. Passami quel pezzo di osso.”
Ci un uno strano rumore e Nami si tappò le orecchie, non aveva nessuna intenzione di ascoltare le ossa della sua amica fare un rumore simile, si sarebbe persa un’interessante conversazione, ma non le interessava.
 
Ogni tanto sbirciava dietro di lei per vedere lo stato della cosa ma si rigirò definitivamente quando vide che i due dottori si erano concentrati sul corpo ferito della ragazza, Nami non riusciva a distogliere lo sguardo dalle ferite aperte e dalla grande quantità di pelle viva che vedeva, Nami sapeva che molte ferite andavano ricucite, ma alcune di quelle semplicemente non avevano abbastanza pelle attorno per rendere la cosa possibile, soprattutto la schiena, non riusciva nemmeno ad immaginare il dolore che doveva aver provato in quei giorni la ragazza.
“Mumm, qui non possiamo fare molto, a parte spargere creme e unguenti e coprire con quanta più garza possibile, alla fine nessuna di questa è davvero profonda, se continua a guarirsi da sola in un paio di giorni dovrebbe andare tutto a posto, dobbiamo solo impedire che si infetti più di quanto non lo è già.”
“Le serve una trasfusione di sangue, tante trasfusioni di sangue se volgiamo toglierle quello infetto.”
“Si, preparo il necessario.”
 
Nami la osservava mentre fissava il soffitto, un tubo che le inviava sangue da una parte e un tubicino più piccolo che glielo toglieva, eppure lei era sveglia  e tranquilla, Nami teneva Chopper dormiente tra le braccia mentre fingeva di dormire seduta in un angolo della stanza. Non se la sentiva di dormire con il chirurgo pazzo che gironzolava liberamente attorno a Liz, meglio tenere un occhio aperto.
Da quella posizione Nami poteva vedere solo una parte del viso della ragazza, che respirava profondamente, come se cercasse di mantenere la concentrazione, Law le controllava i tubi.
“Stanno dormendo ragazza. Puoi smettere di fingere.”
Il cambiamento fù istantaneo, il viso di Liz si distorse in una maschera dolore, il respiro divenne più affannoso e grandi lacrime iniziarono a cedere dall’unico occhio che Nami vedeva.
“Mi sono fatto raccontare la tua storia dalla renna.  È stato breve ma mi è bastato per capire.”
“Io ti conosco, Law, chirurgo della morte. Conosco il tuo passato, ogni cosa, sicuramente come tutto il resto sarai diverso, ma in fondo è un mondo di pirati e schiavitù, che cazzo mi aspettavo.”
“Ti sei praticamente buttata tra le braccia di Barbanera, quindi sicuramente nulla di così estremo.”
“Vero. Fottutamente vero, mi aspettavo il dolore, mi aspettavo anche di essere forzata ad andare a letto con quello stronzo, ma non . . . non una cosa del genere.”
Si trattenne dallo scoppiare a piangere e continuò ad osservare Liz che iniziava a muoversi nel lettino.
“Puoi, puoi darmi qualcosa per il dolore? N-non voglio dormire, d-devo continuare a curarmi, solo. Cazzo la schiena fa un male fottuto porca troia.”
“Perché prima ti sei trattenuta? Non dovresti essere sincera avanti a loro, sono i tuoi compagni.”
“Lo so, ma non voglio che scoprano quanto davvero sto soffrendo. Li conosco sarebbero tutti divorati dai sensi di colpa per non aver fatto nulla. Lo ammetterò solo se costretta, quindi ovviamente Rufy saprà ogni cosa, ma lui può superarlo in fretta.”
“Non ho davvero idea di come uno come lui sia riuscito a conquistare il cuore di una come te,”
“Sei, cazzo, sei geloso Trafalgar? “
“Assolutamente si.”
“Bhè voglio rivelarti un segreto allora, se il mio ragazzo lo scopre ti ammazza, ma non lo verrà a sapere. P-prima di essere ufficialmente invitata a rimanere sulla Sunny, il mio primo pensiero non è stato chiedere di stare da loro. In e-effetti, volevo vedere se riuscivo a portarmi a letto Zoro, ottenere un passaggio fino ad un’altra isola e poi cercare te.”
“Ora sono molto, molto geloso. Capello di Paglia riesce ad ottenere sempre il meglio.”
“Bhè se io e Rufy ci lasciamo e la situazione sulla nave diventa ingestibile, mi accoglierai qui?”
“Ci farà comodo avere una ragazza a bordo, soprattutto se sai cucinare.”
“Sono un’ottima cuoca. Ma ho detto se. Amo Rufy e voglio rimanere con lui.”
“Mi accontento di essere il piano B.”
Doveva ammetterlo, la faceva arrabbiare vedere come, nonostante il sui pessimo carattere Liz riuscisse a piacere anche ad tizio come il chirurgo della morte, come le faceva arrabbiare sapere che loro non erano mai stati la prima scelta della ragazza e che si comportava in modo così amichevole con quell’uomo.
“Sei diverso da come ti descrivevano nel mio fumetto.”
“Il farmaco ti sta facendo parlare a vanvera. Ora riposa e curati. Possiamo parlare quando non sarai sotto l’effetto di farmaci fotti cervello.”
“Si ma tu devi tenermi compagnia, non farmi addormentare. Senza Rufy non dormo bene e se chiudo gli occhi credo che avrò degli orrendi incubi.”
Nami si diede della stupida, una stupida amica di merda. Sapeva che i farmaci per dolore davano un effetto strano, invece di pensare a quello aveva subito pensato male, nonostante Liz aveva ammesso di essere innamorata del capitano. Chiuse gli occhi, forse alla fine era meglio dormire.

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Quando Liz era stata lanciata dentro una stanza da letto non credeva che sarebbe finita in quel modo, certo sapeva che avrebbe dovuto fare alcune cose poco carine per sopravvivere ma di certo non si aspettava che Barbanera avesse gusti del genere, poteva sopportare di andarci a letto fino a che la faceva stare in vita,  la prima giorno era stato così, aveva subito in silenzio cercando di non vomitare e cercando di inviare la sua mente altrove, quando alla fine venne lanciata letteralmente venne lanciata dentro una cella con altri prigionieri credette che forse se si comportava bene le avrebbero tolto le manette in fretta. Se ci ripensava le veniva da ridere, era stata una stupida cogliona a pensare che fosse così tanto facile, mentre fissava le pareti del sottomarino pensò che forse alla fine morire sarebbe stato più semplice, ora doveva convivere con quei ricordi e la cosa non sarebbe stata semplice. Iniziò a piangere in silenzio per evitare di svegliare Chopper e Nami che dormivano in un angolo, almeno il suo intento era riuscito, aveva protetto i suoi compagni, protetto l’uomo che amava. Il dolore fisico era diminuito e sapeva che sarebbe sparito, ma quelle immagini che vedeva ogni volta che chiudeva gli occhi non se ne sarebbero mai andate dal suo cervello. Strizzò forte gli occhi per cercare di fermare le lacrime, cazzo era la prima volta che incontrava Law e si faceva vedere come una ragazzina piagnucolosa.  Davanti a lei c’era di nuovo quel mostro, che la teneva legata e appesa alla parete ad un metro da terra, come fosse un specie di soprammobile, era il quarto giorno e qualcuno lo aveva fatto arrabbiare, l’aveva usata come sacco da box personale, si era sfogato su di lei per ore, facendo cadere Liz in un limbo di disperazione, quel giorno aveva scoperto che nonostante le catene era in grado di utilizzare il suo potere, certo riusciva solo a fare una sola cosa, in quel caso curarsi per non morire, ma scoprire che L’agalmatolite non funzionava del tutto le aveva fatto vedere la luce in fondo al tunnel.
Sentì i tubi che le venivano rimossi, praticamente le avevano sostituito tutto il sangue che aveva in corpo visto che quello che aveva era infetto e potenzialmente letale, riaprì gli occhi di scatto quando sentì dei suoi metallici.
“ragazzina, non ti farò del male, sto solo sistemando. Senti è meglio se eviti di fare quello che hai appena fatto.”
“Non ci riesco. Se non sono occupata a fare qualcosa la mia mente torna li. È passato solo un giorno, non posso superarla in un cazzo giorno. Dammi tregua.”
Lo osservò mentre prendeva una sedia e si metteva di fianco a lei.
“Forza allora,  teniamo la tua mente maleducata impegnata. Primo passo per superare un trauma, parlarne. Quindi parla.”
Fisso l’uomo, non diceva sul serio giusto? Insomma nel suo mondo quelle cose portavano le persone al suicidio, lui invece le chiedeva di iniziare a superarlo.
“Non guardarmi in quel modo. Non so come fosse il tuo mondo, ma questo è spietato, succedono cose del genere tutti i giorni e tu sei una Pirata, non hai tempo per compatirti e piangerti addosso. Tutti noi abbiamo avuto grandi traumi, più in fretta li superi, prima puoi concentrarti sul non farti ammazzare. Quindi parla.”
Liz parlò. Senza seguire una schema, solo raccontando quello che ricordava in quel momento cercando di  non tralasciare i dettagli, in fondo era già stata da una psicologa in passato, sapeva che dire le cose a metà non aiutava. In alcuni momenti pianse, in altri momenti iniziò a tremare talmente tanto che Law, non potendo darle altre medicine, dovette per forza di cose accarezzarle la testa per farla calmare. Alla fine nessuno de due dormi un solo secondo.
 
Nei tre giorni in cui rimase costretta a letto le uniche persone che la andarono a trovare furono la ciurma di Law è Chopper, a detta della renna nessuno voleva disturbare il suo riposo, nella realtà tutti si sentivano in colpa per quello che le era successo e non avevano il coraggio di guardarla in faccia. In quel momento però mentre camminava verso il bagno per farsi la prima vera doccia dopo non sapeva quanto tempo avrebbe davvero voluto che ci fossero Nami o Robin a farle una mano, non che Chopper le desse fastidio, anzi lo adorava ma insomma un conto era farsi aiutare per alzarsi un conto era farsi aiutare per fare la doccia, avrebbe solo voluto andare fuori da quel trabiccolo di metallo, voleva aria fresca e sole e non pareti di metallo e luci artificiali.
“Ne Choppy, ma quest’isola in cui ci siamo fermati non ha dei  laghi?”
“In realtà si, uno solo a piedi di una piccola cascata al centro dell’isola, l’acqua è super limpida e fresca.”
Liz guardò la piccola renna trasformata nella sua forma umana e fece la migliore faccia triste della sua vita.
“Ne Choppy, non è che possiamo andare lì a farmi il bagno?”
“Non so se è una buona idea.”
“Ti prego, ti prego, ti prego. Sono rimasta rinchiusa per due settimane e ora che sono libera vorrei davvero tanto stare all’aria aperta. Tanto sono quasi guarita! La pelle è rimarginata e le ferite più profonde sono quasi chiuse! Solo ancora dolorante e un po’ po’ piena di lividi, ma quelli chissene!”
“Non voglio farti sforzare troppo, in questi giorni hai dormito davvero poco e solo sotto farmaci e stai usando i tuoi poteri senza fermarti un secondo per guarire in fretta.”
“Dai! Dottore ti preeeeegooooo! Tanto lo sai, entro sera le ferite saranno guarite e potrò pensare a tutti quei pesti e dopo vedrò se riesco a fare qualcosa per le cicatrici. “
La renna la osservò e poi alzò gli occhi al cielo annuendo. Vittoria!
 
Ecco oltre a vedere il sole la sua speranza era quella di incorare qualcuno, ma l’unica persona che videro era Law, che non d’accordo con la scelta di portarla fino al centro dell’isola decise di accompagnarli. Non appena misero piede sulla terra ferma Liz si guardò in girò e respirò a pieni polmoni l’aria pulita e si accorse che la Sunny non c’era, così come tutti gli altri del resto.
“Dove sono tutti?”
“Sulla Sunny a mangiare, che se vuoi sapersi si trova nascosta in una grotta marina enorme non molto lontano da qui, sai è meglio tenere le navi separate, danno meno nell’occhio.”
“oho, va bene, insomma la vita va avanti . . .Choppy Rufy come sta?”
La renna prese la sua forma animale e Liz, aiutata da Law ci salì sopra.
“Lui sta benissimo, bhè come tutti ho un po’ di senso di colpa addosso, ma quando gli abbiamo detto che non era più in pericolo di vita è tornato allegro.”
“Bene, sono contenta che si stia divertendo. Magari gli verrà anche voglia di vedere la sua ragazza uno di questi giorni.”
Sentiva gli occhi di law fissi su di lei, Chopper la veniva a trovare ma la notte erano Law e Pepo che andavano a consolarla mentre si svegliava urlando per gli incubi, anche con i farmaci non riusciva a dormire e per farlo decentemente aveva bisogno di Rufy, sapeva che tra le sue braccia si sarebbe sentita al sicuro. Distolse lo sguardo, gli occhi di quel dottore sembravano sempre sapere troppo, come se lui fosse a conoscenza di una cosa che non sapeva, ma non voleva pensarci, ora si pregustava solo il suo fantastico bagno.
Si godette ogni singolo raggio di sole che riuscì a prendere, erano un vero toccasana dopo tutti quei giorni di buio e chiuso, la cascata alla fine era piccola sul serio, forse alta due metri e buttava acqua in quello che più che un lago sembrava una pozza, però era profonda il giusto e l’acqua trasparente e fresca fù un tocca sana per la sua sofferente, alla fine visto il fatto che erano all’aperto e che Law era presente si vide costretta a tenere il costume da bagno che le avevano messo sempre negli ultimi giorni quando dovevano visitarla o lavarla, mica poteva sempre stare in giro nuda per quel sottomarino. Chopper la stava aiutando a darsi quegli strano unguenti naturali che preparava sulla schiena quando avvertì la presenza dei suoi amici che si avvicinavano, tutti quanti, nessuno escluso. Quando lì sentì vicino a loro al posto degli schiamazzi di prima cadde il silenzio, Liz girata di schiena si buttò sotto l’acqua, sapeva perché si erano zittiti, il suo corpo non era esattamente un bello spettacolo da vedere, solo quando l’acqua le arrivò la mento si girò per ritrovarsi a guardare solo sguardi pietosi e sfuggenti. Stava seriamente per incazzarsi quando Usopp decise di rompere il ghiaccio.
“LIZ! Sei in piedi!”
Poi ci furono altre urla e altri schiamazzi tutti quanti la andarono ad abbracciare, anche se lo sguardo di Nami non raggiunse ma il suo e la mani di Rufy la toccarono solo un secondo prima di staccarsi. Lo capiva che qualcosa non andava. Ma fù felice di vederli tutti in costume che si facevano il bagno con lei, sorridenti e allegri, con Brook che cantava e tutti che ridevano, felici. Si accorse di tremare solo dopo una decina di minuti, Chopper fù svelto si ingrandì e la accompagnò fuori dall’acqua, la fece sedere e la strinse in un grande abbraccio peloso e morbido che le diede subito calore. Si rimise subito la veste azzurra e sorrise verso i suoi compagni, dicendo a Chopper di andare a divertirsi, mentre la renna si tuffava felice, guardandola sempre con la coda nell’occhio lei si appoggiò ad un albero con la schiena godendo del calore del sole. Forse su quello, o magari la stanchezza oppure l’aria di casa che finalmente sentiva farla appisolare, fù un errore rilassarsi troppo perché i ricordi la assalirono immediatamente sotto forma di incubi. Le catene che le scavavano la pelle, lui che le tirava verso l’alto per avere la soddisfazione di vederla mentre faticava a respirare, poi i suoi primi ufficiali che ridevano e la abbandonavano in mezzo alle lenzuola sporche e lei senza forze che piangeva mentre cercava di non svenire per continuare a tenere attivo il suo potere, l’unica cosa che la teneva realmente in vita e che le assicurava dei pasti regolari, visto che a detta loro era divertente il fatto che ancora non fosse morta, la sua resistenza l’aveva portata in pochi giorni ad essere la preferita.
Aprì gli occhi scatto, cercando di placare il suo respiro, non aveva la gola in fiamme quindi voleva dire che non aveva urlato, bhè era un passo avanti. Riconobbe il profumo di Law, disinfettante  e bende pulite,  come succedeva spesso negli ultimi giorni l’uomo le stava accarezzando la testa per cercare di farla calmare, sentì dolore alle braccia, si era fatta male di nuovo.
“Ti sei ferita di nuovo da sola.”
“Dammi tregua dottore pazzo, te l’ho detto non posso superarla in zero due!”
Liz concentrò il potere di guarigione verso i graffi sanguinanti e quelli immediatamente sparirono, rimase un attimo incantata ad osservare il suo sangue che le sporcava la pelle ora guarita, non le dispiaceva in realtà provare dolore, le ricordava che era viva, che era salva e che presto avrebbe superato tutto quanto.
“RAGAZZINA!”
Si risvegliò  e distolse lo sguardo dal sul braccio, i suoi compagni era tutti attorno a lei la fissavano preoccupati, tranne Rufy, no lui osservava le mani di Law su di lei, mentre Nami se ne stava in disparte.
“Scusate, tutto bene. Tutto a posto, solo incubi, credo ne avrò per un po’ ma se ne andranno prima o poi, credo … spero.”
Spostò la mano del chirurgo a disagio, guardava Rufy diritto negli occhi, cercando una qualche connessione, ma il ragazzo continuava a guardare il punto in cui mezzo secondo prima c’erano le mani del dottore pazzo. Aveva rotto il cazzo. Si alzò un po’ barcollante e fissò quello che doveva essere il suo ragazzo, era arrabbiata e stufa, non riusciva a capire quale cazzo fosse il suo problema.
“Capitano, ti va se parliamo per favore?”
Capì che Nami aveva fatto qualcosa dal modo cui la vide indietreggiare e abbassare lo sguardo, strano si disse Liz eppure non aveva chiamato lei. Rufy le puntò gli occhi addosso, era arrabbiato? Lo conosceva non era per il fatto che avesse tardato ad arrivare, sarebbe stato diverso in quel caso, no quelli erano gli occhi di uno che aveva appena colto in fallo la sua dolce metà con l’amate, lo sapeva aveva visto quello sguardo rivolto verso di lei un’altra volta, era lo sguardo che la perseguitava ovunque ogni volta che provava da approcciarsi a qualcuno.
“Rufy? Non dirmi che sei geloso del dottore pazzo? Insomma lui mi sta aiutando a guarire, secondo tua richiesta!”
“Non sembra fare solo quello a quanto pare! Ti confidi con lui, ti fai consolare, sembra conoscerti quasi meglio di me!”
Ora era incazzata, molto incazzata.
“Grazie al cazzo brutto pezzo di merda! Tu non ci sei! Nessuno di voi c’era a parte Chopper! La notte quando mi sveglio urlando e mi vengono gli attacchi di panico ci sono solo lui e la sua ciurma, quindi dimmi a chi cazzo dovrei chiedere aiuto è?”
“Nessuno mi ha detto nulla qui.”
“Perché dovresti essere tu a farlo coglione! Non devo essere io a venirti a cercare mezzo moribonda! Deve essere ti cazzo!”
“Come se ti servisse sul serio il mio aiuto, non ti è mai interessato! Fin dall’inizio il piano era chiedere a Law di diventare parte della sua ciurma, com’è che hai detto? Volevi portarti a letto Zoro, chiedere un passaggio e poi trovare Law! Bhè ora lo hai trovato e mi sembra anche che tu stia bene con lui!”
Si sentiva fissata, vedeva i suoi compagni, non erano di certo arrabbiati solo un po’ infastiditi.
“ Già è vero! Ma come ben sai alla fine le cose sono andate diversamente! Senti Rufy, io so che tu ritenevi la tua ciurma al completo, ovviamente volevo venire con voi ma non volevo pregare, così ho pensato che Law poteva accettarmi, visto che la sua ciurma era parecchio ridotta e non sembrava importargli poi molto del numero o dei ruoli come a te. Mi ero detta che se tu me lo avessi chiesto avrei accettato e come vedi l’ho fatto! È stato come un sogno che si avverava! Poi ci sei stato tu e mi sono innamorata, io ancora ti amo Rufy. Vi considero la mia famiglia. Cazzo mi sono sacrificata per voi! Permettervi in salvo, ho passato due settimane ad essere stuprata e picchiata a sangue solo per divertimento, con l’unico pensiero fisso che ero riuscita a salvarvi tutti!”
Stava piangendo, si perché amava quel ragazzo, lo amava come non aveva mai amato nessuno e non riusciva a credere che tutto quello stava accedendo sul serio.
“Tu mi dici tutte queste cose, poi flurti con Law, gli dici non raccontarmi che in realtà volevi andare da lui, gli prometti anche che nel caso con me non fosse andata tu lo avresti cercato! Tu dici di amarmi ma alla fine menti!”
“Ero sotto farmaci lo sai vero? Ero totalmente fuori di testa, imbottita di droga per non sentire il dolore!  Se Nami fosse rimasta mi avrebbe sentito mentre dicevo al dottore pazzo che in realtà non mi importava se lo venivi a sapere, dove mi scusavo per il mio comportamento da drogata pazza e gli dicevo che ti amavo e che non me ne sarei mai andata dalla tua nave, che non doveva più darmi così tante medicine, perché mi annebbiavano il cervello, per poi chiedergli  alla fine, come stavi tu e come stavano tutti gli altri. “
“Non mettere in mezzo Nami ok?! Lei ha fatto bene a dirmi tutto quanto. “
Muoveva gli occhi frenetica, perché nessuno la stava difendendo? Perché tutti quanti la guardavano affranti e basta? Come se si fossero resi conto di essere appena stati usati, come se lei fosse la cattiva, perché tutto quello stava succedendo? Perché si stavano comportando in quel modo? Era tutto sbagliato! Tutto troppo sbagliato! Strinse i pugni aveva appena passato l’inferno per loro, si era procurata un trauma psicologico che l’avrebbe accompagnata per tutta la vita. Non doveva essere così, quelle persone non si stavano comportando nel modo giusto, perché non stavano dando conto al loro capitano per farlo ragionare!? Perché ora era lei la cattiva?
Puntò la ragazza con i capelli arancioni. Strinse i pugni. Vedeva rosso. Tutto il suo campo visivo era rosso, tranne la faccia terrorizzata della navigatrice.
Era ovvio che nessuno andasse contro Rufy, era il capitano in fondo.
Ovvio che non fosse come nei fumetti, quella era la realtà, la crudele, infima e bastarda realtà. Dove le persone non si comportavano come nei fumetti, ma dove erano stronze, bastarde e cattive fino al midollo, soprattutto se si trattava di dare ragione all’uomo che gli aveva salvato la vita a tutti loro e li permetteva di essere quello che erano.
Quella era la realtà. La realtà la stava spingendo a prendere il collo della navigatrice e spezzarlo, non gli ci voleva nulla, le bastava aumentare la sua forza fisica e poi in un colpo sarebbe stramazzata a terra.
Ma ovviamente non poteva farlo. No non poteva uccidere una persona così vicina all’uomo che amava, non poteva spezzargli il cuori in questo modo. Quindi non lo fece.
Ma la furia, era ancora lì, l’odio pure, la tristezza anche. Così semplicemente lasciò che tutto quanto esplodesse, buttò fuori tutto quanto in una grande scarica di energia che fece barcollare tutti quelli attorno a lei tranne Rufy. Un’onda di energia che racchiudeva un potere tanto intenso che poteva trattarsi solo di una cosa e il suo ex capitano lo riconobbe immediatamente.
“ Haki del re conquistatore . . .ma, ma come. Tu non hai la D nel nome.”
Li si guardò le mani e per poco non scoppiò a ridere, quella dannata isola aveva davvero interpretato a modo suo quello che la riguardava, perché in realtà lei nel sua vecchio modo aveva una D nel nome. Guardò Rufy sorridendo, la rabbia era svanita, tutto quanto era svanito, ogni sentimento che l’aveva fatta arrabbiare era sparito, persino l’amore per il ragazzo, non sapeva come fosse possibile ma era così.
“Me lo hai mai chiesto Rufy? Il mio nome completo? Perché sai il mio cognome è D’amico. Quindi si Rufy capello di paglia ho una D. nel nome”
 
 
3 mesi dopo.
Liz guardò attorno a se, pubblicare quell’annuncio così generico era stato un azzardo, ma almeno aveva radunato in quel bar un numero davvero notevole di uomini e donne, di ogni età razza e forza. Law se ne stava in un angolino buio, Liz poteva percepirlo e sapeva che stava sorridendo, anche se non lo vedeva oramai lo conosceva, in fondo era lui ad averle dato l’idea di creare una sua ciurma. Certo all’inizio aveva preso quel mondo nel modo spagliato, credendo che tutto quando sarebbe andato come in una delle tante Fun Fiction che leggeva di continuo. Ma alla fine aveva imparato che in fondo, quel mondo pieno di bastardi infami, e guerre continue era esattamente quello che voleva, il suo carattere e la sua voglia costante di picchiare qualcuno la rendevano una pirata perfetta. Si era resa conto di non essere fatta per eseguire ordini ma per darli, era quella la sua natura comandare tutto e tutti, essere la migliore di tutti, al più forte di tutti. Per quello tirò un grosso colpo vicino al sua manifesto da ricercata facendo voltare ogni testa del locale. Si tolse il mantello che addosso e si crogiolò negli sguardi di ammirazione e desiderio che ricevette, capelli rosso scuro, giacchetto in pelle con sotto un mezzo bustino nero che le lasciava scoperto l’ombelico, dei piccoli pantaloncini neri e per finire degli anfibi di pelle, tatuaggi e cicatrici che si alternavano tra di loro, i tatuaggi posti il linee sinuose che delineavano le curve del suo corpo e le arrivavano fino alle caviglie e le cicatrici che Liz aveva deciso di lasciare che mostravano a tutti quanti la sfida che aveva affrontato. Tutti gli occhi erano su di lei.
“Il mio nome è Elizabet Atena D. Amico, ma voi mi conoscerete come Liz L’angelo nero, con una taglia da 850 milioni di Berry. Sono qui un motivo, scoprire se qualcuno di voi coglioni ha le palle per entrare nella mia ciurma e aiutarmi ad ottenere il dominio di tutti i mari!”

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