From strangers to...

di biatris
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


 TSUKISHIMA POV
Avevano vinto. Avevano vinto e Tsukishima Kei ne era uscito come uno dei giocatori chiave della partita. In fondo se lui non avesse murato Ushijima forse non sarebbero riusciti a vincere. Certo, la vittoria era sicuramente merito di tutta la squadra, ma non si poteva negare che il contributo di quel ragazzone biondo fosse stato essenziale.
  • Ragazzi, siete pronti? – la voce dell’allenatore Ukai si fece largo nelle urla di giubilo dello spogliatoio.
Tsukishima annui. Yamaguchi, al suo fianco come al solito, sorrise e fece lo stesso. Dietro di loro, ancora mezzo svestito, Hinata urlò qualcosa che sembrava assomigliare ad una richiesta di aspettarlo, ma che risultò incomprensibile ai più poiché il ragazzino dai capelli rossi aveva la bocca completamente piena di cibo. Ma quello mangiava sempre? Si chiese Kei. Nishinoya annuì, finì di vestirsi e si avviò all’uscita, subito seguito da un Asahi sorridente come non se ne erano visti spesso.
  • Tsukki, va tutto bene? – chiese Yamaguchi dopo averlo fissato per qualche istante.
  • -Sì, certo – annuì lui – Andiamo –
Uscirono dagli spogliatoi. Il coach Ukai e il professor Takeda li attendevano sorridenti. Sembrava impossibile anche a loro che da quel manipolo di disperati che avevano deciso di allenare all’inizio dell’anno si fosse potuto ottenere così tanto.
  • Tsukishima, c’è qualcuno che vorrebbe vederti – disse l’allenatore Ukai indicando la porta della palestra.
Chi poteva essere? Si chiese il ragazzo. In fondo, se qualcuno avesse voluto fargli dei complimenti, o delle critiche, perché no, sulla partita, avrebbe tranquillamente potuto parlargli a scuola, pensò. Invece, questa riservatezza poteva voler dire solo due cose: o la persona che voleva parlargli non era della scuola, oppure non voleva essere vista. Ma perché poi?
  • Non vai? – Yamaguchi interruppe i suoi pensieri.
  • Sì, certo, ora vado – rispose.
Tsukishima prese tutte le sue cose ed uscì dalla palestra attraversando la porta sul retro mentre l’allenatore gli diceva che lo avrebbero aspettato davanti alla suddetta palestra una volta che avesse finito.
Non appena fu giunto al cortile interno si guardò attorno e non vide nessuno. Chiunque fosse doveva avere un pessimo senso dell’umorismo, pensò. Si allontanò leggermente dall’uscita e cercò se ci fosse qualcuno.
  • Quattrocchi uomo partita, e chi l’avrebbe mai detto… - disse poi una voce -E nonostante il tuo sentirti immotivatamente inferiore al piccoletto…-
Tsukishima sobbalzò. Come cavolo ci era arrivato Kuroo dietro di lui? Ah, già, ma lui era un gatto. Silenzioso e letale.
  • Se sei venuto per prendermi in giro potevi evitare – ribatté subito il biondo.
Il capitano della Nekoma fece una smorfia, poi scosse la testa con l’ombra di quello che sembrava un sorriso.
  • Sempre così sulla difensiva – disse piano – Volevo solo complimentarmi con te. Hai fatto un ottimo lavoro a muro. Sei stato bravo –
Kei annuì sconcertato. Ed ora come doveva ribattere? Rispondere al sarcasmo con il sarcasmo era il suo pane, ma i complimenti sinceri lo lasciavano sempre interdetto.
  • Ho imparato dal migliore – disse infine.
Il moro alzò un angolo della bocca in un sorriso sghembo. Tsukishima pensò che dovesse aver intuito il suo imbarazzo, ma non stesse facendo nulla per porvi rimedio. Poi lo sentì sospirare.
  • Beh, allora probabilmente il migliore dovrà allenarsi molto di più per il vostro prossimo scontro, a meno che non si accontenti di perdere… - disse Kuroo prima di voltarsi e sparire.
Il biondo rimase a guardarlo mentre se ne andava con la stessa rapidità con cui era comparso. Rabbrividì. Quel gatto gli suscitava sentimenti contrastanti e, se da un lato riusciva a stimolarlo come poche altre persone, avrebbe quasi potuto dire nessuna, dall’altro ne era intimorito. Sospirò. Non che potesse farci molto, ma gli sarebbe comunque piaciuto capire come comportarsi con lui. Scosse la testa, si aggiustò gli occhiali e raggiunse i compagni.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


HINATA POV
  • Dove pensate sia andato Tsukishima? – chiese Hinata non vedendo arrivare il biondo.
  • Saranno fatti suoi – rispose prontamente Kageyama dando inizio ad una discussione che venne interrotta solo dall’arrivo di Sawamura.
Era inutile, finiva sempre così. Ogni volta finivano per litigare e competere su qualunque cosa. Hinata sospirò. Avrebbe voluto reagire in modo diverso, ma con Kageyama proprio non ci riusciva. Ogni qualvolta lui e il moro fossero nella stessa stanza dovevano per forza finire a litigare.  Erano amici. o no? Compagni di squadra? E allora cos'era quella strana sensazione? Il piccoletto avrebbe potuto giurare i non provare la stessa cosa con nessuno dei suoi amici o compagni di squadra...
  • Non pensare troppo, ti si fonderà il cervello – sentì dire alle sue spalle.
  • Ah, eccoti Tsukishima! Dove eri finito? – chiese il rosso.
L’altro non rispose. Non che Hinata si aspettasse veramente una risposta, Tsukishima sapeva essere odioso la maggior parte delle volte. Hinata sospirò e seguì gli altri.
Si diressero nel ristorante di un amico del coach Ukai. Avrebbero festeggiato lì la vittoria, poi sarebbero ritornati a casa. Il padrone del locale li fece accomodare. Hinata prese posto accanto a Kageyama e ad un esaltatissimo Tanaka che passò la cena ad urlare frasi sconnesse riguardo le sue fantomatiche imprese che avevano portato la squadra alla vittoria. Di fianco a lui Sugawara sorrideva scuotendo la testa. Hinata fissò il ragazzo al suo fianco e sorrise, poi continuò a mangiare.
  • Stai bene? – si sentì chiedere.
Sobbalzò. Quando era arrivato così vicino Kageyama?
  • Sì, certo – annuì – Perché? –
L’altro scosse la testa.
  • Sei silenzioso – disse solo.
Hinata sorrise. In effetti poteva sembrare strano, ma in tutto quel chiasso lui si sentiva un po’ perso. Probabilmente era solo l’effetto della stanchezza, si disse, ma gli faceva ancora strano pensare di aver vinto contro una corazzata come la Shiratorizawa.
  • Chi credi che abbia visto Tsukishima quando è uscito prima? – chiese all’improvviso.
Non sapeva perché aveva posto quella domanda, ma gli era tornato in mente solo in quel momento l’episodio. Kageyama scosse la testa.
  • Non ne ho idea. Dovresti chiederglielo – disse – Ti interessa? –
Hinata ci pensò un attimo, poi scosse la testa.
  • È strano. Tsukishima che esce con qualcuno, dico. –
Kageyama lo fissò.
  • Strano?- chiese.
  • Sì – confermò il rosso – Lui è così… Così Tsukishima! –
Il moro ingoiò un altro boccone. Poi alzò le spalle.
Hinata sospirò. Forse Kageyama aveva ragione. Forse non era un problema così grande, ma l’idea di non sapere con chi avesse a che fare il biondo lo metteva in agitazione.  In fondo erano compagni di squadra, giusto? Perché avrebbe dovuto tenere gli altri all’oscuro?
 
TSUKISHIMA POV
La chiacchierata, che poi non era nemmeno stata una chiacchierata, con Kuroo, lo aveva lasciato perplesso. Ogni volta che vedeva Kuroo era perplesso, in realtà. E si sentiva osservato. Sapeva che i compagni lo avevano visto uscire e si chiedevano con chi avesse parlato. Sospirò e continuò a mangiare. Ma Tanaka e Nishinoya dovevano fare per forza tutto quel baccano?
  • Tsukki!!!Tu cosa ne pensi? – chiese Yamaguchi.
Ok, e adesso cosa avrebbe dovuto rispondere? Nemmeno sapeva quale fosse la domanda.
  • Yamaguchi, lascia stare Tsukishima per una volta, lo vedo un po’ distrutto… - intervenne Sugawara.
Kei fissò l’alzatore del terzo anno. Non si spiegava come, ma aveva sempre l’impressione che il ragazzo sapesse molto più di quanto volesse dimostrare.
  • Sei stanco Tsukki? – chiese ancora Yamaguchi – Ti fa male la mano? –
  • Un po’ – annuì il biondo – Guarirà in alcuni giorni credo –
L’altro annuì e continuò a chiacchierare coi compagni.
  • Dovresti dirglielo – disse poi a bassa voce Sugawara.
Il biondo lo fissò.
  • Dirgli cosa? – chiese.
  • Che ti vedi con qualcuno – suggerì l’altro.
  • Non mi vedo con nessuno – ribatté lui.
Sugawara sorrise.
  • Beh, quando succederà diglielo – rispose strizzandogli l’occhio.
Tsukishima fece schioccare la lingua. Non gli piaceva che tutti si facessero gli affari suoi.
 
KAGEYAMA POV
Kageyama guardò Hinata mentre tornavano alle rispettive case. Ormai era sera, le luci erano accese e Hinata accompagnava a mano la sua bicicletta. Avrebbero potuto tranquillamente chiedere al coach Ukai di lasciarli con il pullmino davanti alle loro abitazioni, ma, senza nemmeno parlarne, avevano deciso di comune accordo di farsi lasciare a scuola e tornare insieme a casa. Quando era coinvolto Hinata in effetti era sempre tutto così scontato, pensò. Non avevano nemmeno bisogno di parlare. Come quando Hinata si fidava di lui in campo, lui alzava e il rosso schiacciava senza nemmeno aprire gli occhi. O come quando, Tobio non l’avrebbe mai ammesso, ma era così, lui alzava la palla e sapeva che Hinata sarebbe stato lì a schiacciarla. Erano come un’unica entità.
  • Sai, fino a poco tempo fa non avrei mai pensato di arrivare a giocare in una squadra vera, figurati in un campionato nazionale… - disse all’improvviso Hinata.
Kageyama lo fissò. cosa voleva che rispondesse? Lui non era bravo con le parole e l’unica volta in cui aveva provato a sorridere non era risultato altro che inquietante. Fu Hinata ancora una volta a risolvere la situazione. Gli si avvicinò e, prima che potesse scostarsi, si trovò con le sue braccia avvolte attorno al proprio corpo. Ed ora cosa avrebbe dovuto fare? Si chiese.
Il rosso stette in quella posizione per alcuni secondi. Tobio deglutì. Doveva parlare? Staccarlo da sé?
  • Scusa – disse però il rosso staccandosi da lui velocemente – Non so cosa mi sia preso –
Per Tobio fu istintivo sorridere. Quel piccolo tornado lo sconvolgeva ogni volta. Ed anche questa non fu diversa dalle altre.
  • Oddio Kageyama, stai bene? – urlò -Hai davvero sorriso? Ma tu sei malato!!!- sbraitò in mezzo alla strada.
  • Zitto, idiota! Sveglierai tutto il vicinato! – lo riprese lui immediatamente.
  • A chi idiota? Sei tu l’idiota! – riprese l’altro.
Kageyama sbuffò. Le cose tra loro non sarebbero mai cambiate, ma per il momento era contento che l’altro lo avesse tolto dall’imbarazzo di dover dare una spiegazione.
  • L’ultimo che arriva all’incrocio è idiota! – urlò Hinata, dando inizio all’ennesima stupida competizione.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


 
KUROO POV
Erano passati solo pochi giorni dallo scontro tra Karasuno e Shiratorizawa. Kuroo aveva saputo da Kenma, che aveva a sua volta saputo da Hinata, che Kageyama era stato contattato per il campo di allenamento nazionale e che, inaspettatamente per molti, ma non per lui, anche Tsukishima era stato contattato per un campo di allenamento, sebbene non al livello dell’alzatore. Tetsuro non poteva negare di essere orgoglioso del biondo. In fondo era stato proprio lui ad insegnargli la tecnica del muro che il ragazzo aveva così brillantemente sfruttato durante la partita.
  • Kuro, il tuo sorriso è inquietante –
La voce di Kenma lo ridestò dai suoi pensieri. Il piccoletto lo conosceva bene e Kuroo era quasi sicuro che fosse consapevole di quello che gli stava passando in quel momento per la testa.
  • Non ti ho riferito quello che mi ha detto Hinata per andare ad importunare i suoi compagni-
Ecco, appunto. Come facesse per lui era un mistero, ma dopo anni di conoscenza, Tetsuro aveva smesso di chiedersi come Kenma riuscisse a leggere nella sua mente.
  • Non voglio importunare i compagni del tuo amico – disse quindi per cercare di sviare il discorso –
  • Non è vero – lo contraddisse lui – Tu vuoi infastidire Tsukishima, pensi che non me ne sia accorto? L’hai fatto anche all’altro ritiro-
  • Beh, alla prossima amichevole ti dimostrerò che sbagli – ribatté – e non l’ho infastidito –
Kenma sospirò.
  • L’hai fatto – disse.
  • No, non l’ho fatto – rispose lui.
  • L’hai fatto – replicò ancora Kenma.
  • Non l’ho fatto! –
 
TSUKISHIMA POV
Gli sembrava passata un’eternità dall’ultima partita contro la Nekoma. Probabilmente era stata colpa del campo e dell’euforia derivata dall’essere ammessi al campionato nazionale, si disse Kei. Scese dal pullmino che li aveva portati a Tokyo cercando invano di evitare gli schiamazzi dei compagni di squadra. Ma come era possibile che fossero tutti così chiassosi? Si chiese.
I componenti della squadra avversaria erano tutti presenti ad accoglierli. In fondo la loro rivalità si limitava al campo, mentre nella vita reale erano buoni amici e, come tali, molto felici di rivedersi.
  • Sawamura, bentornati! – li accolse un Kuroo sorridente che, subito, strinse la mano al capitano della Karasuno.
  • Kuroo, grazie dell’ospitalità – si inchinò il capitano.
I rispettivi allenatori sembravano molto tranquilli nel lasciare le due squadre nelle mani dei capitani, così, dopo un breve saluto, li lasciarono nelle mani degli studenti più anziani e il capitano della Nekoma prese la parola.
  • Venite, seguitemi, vi accompagno a lasciare le vostre cose - fece strada Kuroo.
Kei seguì gli altri, silenzioso come al solito. Si guardò intorno. Hinata e Kageyama bisticciavano, ogni tanto si univa a loro Lev, il tipo mezzo russo, Tanaka e Yamamoto, o almeno così gli sembrava che si chiamasse il tipo con il crestino della Nekoma, cercavano in tutti i modi di attirare l’attenzione della manager della Karasuno, santa donna, pensò Kei, Nishinoya e Asahi chiacchieravano, Sugawara e Sawamura, come due genitori che accompagnavano i propri figli, intrattenevano la conversazione con Kuroo. Tutto come al solito, si disse Tsukishima.
  • Ehi, quattrocchi! Non mi sono ancora complimentato con te per il muro contro Ushijima! – disse all’improvviso Kuroo facendolo trasalire.
Il biondo fissò l’altro. Doveva proprio farlo presente in mezzo a tutti? Si chiese. Dopotutto si era già complimentato con lui in privato. E poi cosa avrebbe dovuto rispondere?
  • Hai visto Kuroo-san!!!Tsukishima è stato whoa!!!- urlò al suo posto un Hinata ancora esaltato.
Kei sbuffò. Ma il rosso non stava mica litigando con quell’altro?
  • Mah, io non ci vedo nulla di particolare in quel muro… - ribatté Kageyama.
Appunto, si disse Kei, avrebbero ricominciato a litigare. Decise di ignorarli e di rispondere al capitano avversario nel modo più neutro possibile.
  • Grazie Kuroo-san. I tuoi consigli mi sono stati molto utili – disse.
Il moro sorrise e gli si avvicinò. Perché doveva sempre stare così vicino?
  • Prego tesoro – gli sussurrò in un orecchio.
Kei rabbrividì. Poi si allontanò e sbuffò infastidito. Cosa pensava di fare quel gatto fastidioso?
Ognuno sistemò velocemente le proprie cose dove era stato indicato, poi la squadra raggiunse i pari età ospitanti in palestra per iniziare l’allenamento. Kei sperò in cuor suo che andasse tutto bene. In fondo non erano che tre giorni da passare a Tokyo. Si cambiò nello spogliatoio, poi entrò in palestra seguito da Yamaguchi.
 
KENMA POV
Kenma si guardò attorno mentre era nello spogliatoio. Rivedere Hinata gli aveva fatto molto piacere, sperava di poterne osservare i progressi, quel ragazzo era un vero talento. Fissò i suoi compagni. In fondo non poteva sperare in una squadra migliore. Erano forti ed erano amici nonostante tutto. Pensò che, forse, era anche quello ad accomunarli alla Karasuno.
  • Kenma! Sei pronto? – chiese Kuroo.
  • Arrivo – rispose lui prima di seguirlo in palestra.
Non appena furono in palestra Kenma si guardò attorno. C’era un’aria strana. Si sarebbe potuto pensare di trovarsi in mezzo ad un gruppo di amici di lunga data, quando invece si erano visti solo poche volte.
  • Kenma! Come stai? – gli corse incontro Hinata – Prima non ho avuto tempo di salutarti per bene! –
  • Bene – rispose con calma – Tu come stai? –
Il rosso era un concentrato di energia e Kenma avrebbe anche potuto prevedere la sua risposta.
  • Io sono strafelice di rivederti! E poi qui è tutto così woe, e così sbam! E wosh!!! –
Ecco, lo stava facendo di nuovo.  Stava parlando in quel suo linguaggio incomprensibile. Ma in fondo era divertente così.
  • Ehi, Hinata! – li interruppe una voce.
Era Kageyama, e non sembrava affatto divertito, pensò Kenma.
  • Ohi, Kageyama! Non fare il solito antipatico! Stavo salutando! – ribatté il rosso.
L’altro sbuffò qualcosa, poi se ne andò. Kenma rimase interdetto. Certo, il moro non era la persona più affabile del mondo, ma da lì ad arrivare a rispondere così male ne passava di acqua sotto i ponti.
  • Hinata, è successo qualcosa tra te e Kageyama? – chiese.
Il rosso scosse la testa. Doveva essere perplesso quanto lui.
  • Va beh, vado. A dopo – salutò in rosso.
Kenma continuò a fissarlo per un po’ anche dopo che se ne fu andato. Se non li conoscessi direi che quella che ho visto è stata una scenata di gelosia, pensò tra sé. Dopotutto, era sempre stato un buon osservatore, cosa che, tra l’altro, lo aveva reso un buon palleggiatore, ma le sue scarse qualità in fatto di socializzazione non lo avrebbero mai spinto ad intromettersi. Anche se, si disse, forse avrebbe dovuto aiutare Hinata a capire Kageyama. Avrebbe potuto essere utile ad entrambi.
  • A cosa pensi? – Kuroo, al solito, lo riscosse.
  • Nulla – rispose – Vengo ad alzarti qualche palla – disse piano.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


 
TSUKISHIMA POV
La partita si stava rivelando uno scontro all’ultimo sangue. Anche se era solo un’amichevole ognuna delle due squadre stava dando il massimo ed il gioco era ormai ad un livello altissimo. Kei, dalla sua parte, stava facendo del proprio meglio per non sfigurare.
Dopo l’ennesima rotazione della Nekoma si trovò faccia a faccia con Kuroo. Guardandolo dall’altra parte della rete avrebbe giurato di averlo visto ghignare, ma fece di tutto pur di stare concentrato. L’azione ricominciò con una battuta dell’alzatore avversario, la quale fu prontamente ricevuta da Nishinoya. Kageyama alzò la palla proprio verso di lui che schiacciò. Punto. Dopotutto aver imparato a murare gli avversari gli aveva dato anche una marcia in più dal punto di vista dell’attacco. La squadra esultò. Tsukishima si chiese per quanto tempo sarebbe riuscito a sfruttare quel vantaggio.
La partita ricominciò. Le due squadre si inseguivano punto a punto, tallonandosi come in una finale. Kei si trovò di nuovo in prima linea, il suo avversario prediletto di fronte a lui.
  • Sei migliorato, quattrocchi – ghignò Kuroo.
Il biondo fece di tutto per ignorarlo. Sapeva quanto potesse essere provocatore.
  • Beh, forse ora non ti farai rubare il posto dal piccoletto… - continuò quello.
Tsukishima sospirò. No, non avrebbe reagito.  Aspettò che gli avversari battessero. Sawamura ricevette. Erano migliorati molto in ricezione. Kageyama alzò la palla ad Hinata, che schiacciò. Tsukishima fissò la passa scendere verso il terreno. Non fece nemmeno in tempo a chiedersi come il libero della Nekoma fosse arrivato fino a lì. Sapeva quanto fosse un giocatore straordinario e le grida di Nishinoya ogni qualvolta i due si incontravano non facevano altro che ricordarglielo.  Fece appena in tempo a sentire il grido “Nice receive!” pronunciato da uno dei giocatori della Nekoma, prima di vedere Kenma alzare la palla verso il centrale della propria squadra.
La sua mente iniziò a lavorare prima ancora che Kei se ne accorgesse. Prese lo slancio senza nemmeno pensare a quale avrebbe dovuto essere il tempo giusto per saltare. Semplicemente sapeva che quello lo sarebbe stato. E così fu. Mentre Kuroo schiacciava la palla con forza, Tsukishima venne a trovarsi proprio di fronte a lui, fermando la tessa con un granitico muro. Ce l’aveva fatta. Ora poteva anche reagire alle provocazioni di quel gattaccio, pensò mentre scendeva dal muro con un ghigno.
Ghigno che si congelò sul suo viso nel momento stesso in cui il suo piede destro toccò terra. O meglio, toccò qualcosa che si trovava proprio nel punto in cui lui avrebbe dovuto posare il suo piede.  Sentì una fitta alla caviglia che gli mozzò il fiato, facendolo cadere esattamente nel punto in cui si trovava.
 
KUROO POV
Seguì l’azione con attenzione. La Karasuno era migliorata molto sia in attacco che in difesa, ed ora che Tsukishima si trovava proprio di fronte a lui non sarebbe stato così facile fare il prossimo punto. Saltò nell’esatto momento in cui Kenma colpiva la palla, la loro intesa perfetta come sempre, per poi colpire la stessa con forza. Nel momento stesso in cui si accorse che Tukishima era riuscito a murarlo non seppe se prendersela oppure se essere orgoglioso dei progressi del biondo. Sarebbe diventato un ottimo centrale, si disse.  aveva perfino fatto invasione toccando la rete nella foga. La presenza di Tsukishima lo spingeva ad un agonismo sfrenato. Tornò a terra cercando di bilanciare meglio il peso per non invadere totalmente il campo avversario. Non ci riuscì, e di questo si accorse solo quando sentì tutto il peso del metro e novanta del suo avversario sul proprio piede. Cadde a terra.
  • Tsukki!!! – qualcuno aveva urlato, doveva essere il moro che seguiva Tsukishima come un’ombra.
Alzò lo sguardo di fronte a sé e solo allora si rese conto del perché. Il biondo era seduto per terra e si teneva la caviglia destra con una mano. Lo fissò e sospirò. Non era affatto sua intenzione fargli male.
  • Ehi – chiamò – Tsukishima, tutto bene? – chiese.
L’intera Karasuno si era intanto avvicinata. Vide il capitano abbassarsi al livello del compagno, preoccupato. Kuroo si alzò. In quel breve lasso di tempo anche la Nekoma si era radunata lì attorno.
  • Kuro? Stai bene? – aveva chiesto Kenma.
  • -Sì, non preoccupatevi – li tranquillizzò lui prima di rivolgersi di nuovo verso i giocatori della Karasuno.
Il centrale della squadra avversaria era ancora a terra. L’allenatore della Karasuno e il professore che accompagnava la squadra erano entrati in campo con del ghiaccio. Il capitano Sawamura era accosciato insieme all’altro alzatore del terzo anno, Sugawara, accanto a Tsukishima.
  • Credi di riuscire ad alzarti? – sentì che gli chiedeva.
Il biondo sembrò pensarci un attimo.
  • Ci provo – disse solo.
Kuroo lo fissò un secondo. Se il piede fosse stato rotto e Tsukishima ci avesse camminato sopra di sicuro non gli avrebbe fatto bene.
  • Sawamura – chiamò.
Il capitano della Karasuno si voltò verso di lui.
  • Se il vostro quattrocchi ha rotto il piede farlo alzare peggiorerà la situazione – disse – se uno dei tuoi giocatori mi darà una mano, lo porterò io stesso all’infermeria della scuola senza che debba appoggiare quel piede –
Sawamura sembrò considerare l’opzione, fissò l’allenatore Ukai, col quale sembrò avere una conversazione fatta solo di sguardi, mise a tacere il tentativo di proteste del biondo, poi annuì.
  • Suga, vai tu con loro? – chiese poi.
Kuroo non si stupì della scelta del capitano. In fondo era evidente a tutti che Sugawara era un po’ la mamma della squadra, quello che si prendeva cura dei compagni.
  • Certo – sorrise infatti l’alzatore – Non preoccuparti –
Kuroo annuì, poi guardò Sugawara.
  • Aiutami a prenderlo in braccio – disse.
Il palleggiatore annuì prima di obbedire e aiutare Kuroo a caricarsi in spalla un reticente Tsukishima che, tuttavia, non poté far nulla per impedire al moro di prendersi cura di lui.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


 
TSUKISHIMA POV
Non appena Sawamura gli aveva chiesto di alzarsi Tsukishima sibilò dal dolore. Non era sicuro che sarebbe riuscito a camminare sopra al proprio piede nella situazione in cui era.
  • Se il vostro quattrocchi ha rotto il piede farlo alzare peggiorerà la situazione – sentì dire a Kuroo – se uno dei tuoi giocatori mi darà una mano, lo porterò io stesso all’infermeria della scuola senza che debba appoggiare quel piede –
Ecco, quello era però ciò che voleva evitare. Tentò di protestare, ma sapeva che se Kuroo fosse riuscito a convincere Sawamura e il coach non avrebbe avuto scelta.
  • Suga, vai tu con loro? – ecco, appunto.
Sospirò. Il moro si avvicinò e, dopo aver scambiato due parole con Sugawara, si abbassò per caricarselo in spalla, aiutato dallo stesso alzatore.
 
HINATA POV
Tsukishima era caduto e si era fatto male. Ed ora cosa dovevano fare? La partita era stata momentaneamente sospesa, in fondo era solo un’amichevole.
  • Pensate che si sia fatto molto male? – chiese Hinata ai compagni.
  • Idiota, per come è caduto è già un bene se non si è rotto un piede! – lo rimproverò Kageyama.
  • Ehi! Ho solo chiesto! – ribatté lui – E poi porti sfiga!!! Perché dovrebbe essersi fatto così male! –
  • Perché è caduto sopra il piede di Kuroo! – spiegò il moro – E non è fatto di burro come il tuo cervello! –
  • Parla per te! – urlò il rosso.
La discussione fu interrotta dall’arrivo di Sawamura.
  • Hinata, Kageyama, finitela! – disse solo.
I due si guardarono. Il capitano arrabbiato faceva paura, ma la versione di Sawamura che si trovava davanti a loro non era nemmeno arrabbiata, era piuttosto preoccupata. Hinata fissò il ragazzo.
  • Capitano, credi che Tsukishima si sia fatto molto male? – chiese.
L’altro scosse la testa.
  • Non ne ho idea – rispose – Ma di sicuro litigare tra noi non migliorerà le cose –
Il rosso abbassò la testa. Sawamura aveva ragione, come al solito.
  • Kageyama – chiamò.
L’altro lo fissò interrogativo.
  • Scusa – disse solo Hinata.
Il moro annuì, poi fece una cosa che non aveva mai fatto. Gli accarezzò i capelli.
  • Di cosa? – chiese.
Il rosso lo fissò. Come sarebbe a dire di cosa? Si chiese con espressione sospettosa continuando a squadrare il moro, che sbuffò.
  • Lasciamo perdere – disse – Vieni, c’è Suga. Sentiamo cos’ha Tsukishima –
 
KAGEYAMA POV
Quell’idiota. Possibile che per parlarsi dovessero per forza litigare? In quella situazione la cosa che aveva meno voglia di fare era proprio quella. In fondo, pensò, sebbene Tsukishima fosse a tratti insopportabile, non avrebbe mai voluto che si facesse male veramente. Fissò il capitano, il quale li aveva appena rimproverati. Aveva innegabilmente ragione, si disse.
  • Kageyama – si sentì chiamare.
E ora cosa voleva quel mentecatto? Si voltò verso di lui.
  • Scusa – disse solo il rosso.
Tobio lo fissò. gli aveva davvero chiesto scusa? E ora cosa avrebbe dovuto dire? Fissò un secondo il compagno di squadra, poi annuì. Avrebbe voluto dire qualcosa, ma al momento non era sicuro di riuscire a parlare senza trovarsi a balbettare. Fece l’unica cosa che gli venne in mente. Alzò la mano e la passò tra i capelli del più basso. Di solito Hinata era un tipo abbastanza fisico, si disse sperando che così l’altro avrebbe capito.
Il rosso lo fissò con una strana espressione. Tobio dentro di sé si maledisse. Era evidente che non avesse capito quell’idiota. Sbuffò.
  • Lasciamo perdere – disse - Vieni, c’è Suga. Sentiamo cos’ha Tsukishima –
L’arrivo del vice-capitano gli aveva fornito l’occasione di scappare da quella scomoda situazione. La squadra si avvicinò a Sugawara, che si passò una mano tra i capelli.
  • Ho appena parlato con il coach e il professor Takeda – disse – Porteranno Tsukishima in ospedale per fare una radiografia. Fino ad allora non possiamo escludere che sia rotto –
Nel momento di confusione che seguì la dichiarazione Tobio faticò a capire chi dicesse cosa. Alcune volte il biondo aveva ragione quando diceva che la Karasuno era incredibilmente chiassosa.
  • Calma – intervenne il capitano Sawamura a placare i compagni – Non siamo sicuri di nulla al momento. Chiederò al professor Takeda di poter accompagnare Tsukishima in ospedale e vi farò avere notizie al più presto –
Daichi fu interrotto da un braccio di Sugawara, il quale gli disse a bassa voce qualcosa all’orecchio. Il capitano annuì e rispose velocemente. Poi raggiunse i coach delle rispettive squadre, i quali si erano portati all’esterno dell’infermeria.
 
TSUKISHIMA POV
In tutto il tempo che passò da quando lasciarono la palestra a quando Kuroo lo depose su un lettino dell’infermeria, Kei non disse nulla. Il piede pulsava dolorosamente e, guardandolo meglio, sembrava anche essersi gonfiato.
Una donna in camice sui quarant’anni si avvicinò al lettino al loro ingresso.
  • Buongiorno ragazzi, cosa… – sorrise, poi vide Kuroo – Tetsuro! cosa ci fai qui? – chiese.
Evidentemente il ragazzo doveva essere familiare all’infermiera, pensò Kei. L’aveva chiamato con il suo nome.
  • Akane-san – sorrise infatti il moro – Stavamo giocando a pallavolo contro la Karasuno. Tsukishima ed io abbiamo avuto uno scontro, mi è finito sopra il piede. – spiegò il ragazzo.
Kei notò come il moro sembrasse triste per tutto quello che era successo. Sperò solo che non si sentisse in colpa. Già sopportarlo normalmente era difficile, ma doverlo sopportare mentre si rodeva dai sensi di colpa sarebbe probabilmente stato oltre la sua portata.
  • Oh, capisco – disse la donna – Fammi vedere ragazzo –
Il biondo osservò la donna mentre gli esaminava il piede.
  • Non è rotto, vero? – chiese Kuroo dopo qualche secondo.
  • Non posso dirlo ora – rispose la donna – Per saperlo per certo dovrà fare una radiografia. Di sicuro il colpo è stato piuttosto forte. Credo che dovreste portare questo ragazzo in ospedale per saperne di più –
Tsukishima deglutì. Poteva essere rotto. E alle porte del campionato nazionale. Questa proprio non ci voleva, pensò. Si riscosse quando si sentì toccare una spalla. Guardò Sugawara e Kuroo al suo fianco. Fu il primo a parlare.
  • Vado a parlare con l’allenatore Ukai e il professor Takeda – disse – Chiedo se possiamo portarti in ospedale. Kuroo, stai qui tu con lui? –
Il moro annuì, incredibilmente serio.
Anche Kei annuì. Non era sicuro di riuscire a rispondere. Gli sembrava come se la sua gola si fosse improvvisamente seccata.
Sugawara uscì dall’infermeria dopo pochi secondi lasciandoli soli con l’infermiera.
  • Rimanete qui, vado a prendere una benda intanto. Lo fasceremo per il momento – disse prima di sparire attraverso una porta.
Kei sospirò. Ci mancava solo l’infortunio, si disse. Ora che finalmente aveva provato la sensazione di giocare in una squadra, la voglia di vincere, l’ultima cosa di cui ci sarebbe stato bisogno era quella caduta.
  • Io…Mi spiace – Kuroo lo riscosse dalle sue elucubrazioni.
Il biondo lo fissò. Si stava davvero dando la colpa per quello che era successo?
  • Ti spiace cosa di preciso? – chiese -Ti spiace di non avermi fatto più male, o ti spiace di non poter perdere contro di me al campionato nazionale? –
L’altro lo fissò per un attimo, come se non si aspettasse una risposta simile. Poi ghignò.
  • Credo mi dispiaccia di non averti fatto perdere l’uso della lingua – rispose – In fondo sarebbe stato sicuramente meglio –
Si guardarono, poi Tsukishima sorrise.
  • È capitato, non è colpa tua – disse.
Kuroo annuì. Doveva essersi stupito dell’affermazione di Kei, il quale, avvertendo addosso il suo sguardo, si sentì a disagio.
  • E poi quando ti senti in colpa sei ancora più insopportabile di quando parli a vanvera – disse perciò per stemperare la tensione.
Kuroo scosse la testa.
  • Il nostro piccolo Tsukki – lo prese in giro – Imparerai mai ad accettare che qualcuno si preoccupi per te? –
Kei lo fissò. Ed ora cosa avrebbe dovuto ribattere? Il moro lo stava fissando con un sorriso che era tutto un programma. Era inutile, pensò. Con Kuroo non l’avrebbe mai avuta vinta. Quel ragazzo era come un gatto: inopportuno, insopportabile, testardo, ma, esattamente allo stesso modo di un gatto, stare alla larga da Kuroo diventava davvero difficile quando il ragazzo ci si metteva. E Kei non era sicuro che quella situazione gli piacesse.
  • Vieni ragazzo, ti fascio il piede – lo riscosse l’infermiera – Poi Tetsuro ti accompagnerà di là. Ho parlato con il tuo allenatore che mi ha assicurato che ti porteranno a far vedere quel piede –
Tsukishima annuì allungando l’arto e facendosi fasciare dalla donna. La osservò notando con quanta cura maneggiasse il suo piede.
  • La ringrazio molto – disse alla fine il ragazzo.
L’infermiera sorrise.
  • E di cosa? È il mio lavoro! – rispose – E poi ho curato così tante volte Tetsuro che ormai curare arti disintegrati dalla pallavolo è il mio pane-
Tsukishima guardò il moro incuriosito. Non pensava che il ragazzo fosse così fragile. Kuroo, dalla sua parte, ebbe la decenza di arrossire.
  • Akane-san è mia zia – spiegò – Lavora qui da anni, ma come potrai immaginare mi ha curato più volte fuori da scuola che qui… -
Kei annuì. Ok, questo non se lo aspettava. ed ora come avrebbe dovuto comportarsi?
  • Capisco – disse solo.
  • Ok, sei a posto – disse la donna – Tetsuro, puoi portarlo di là –
  • Grazie, Akane-san – sorrise il moro.
Tsukishima lo fissò. Se gli avessero chiesto quando la sua concezione di Tetsuro Kuroo era cambiata, probabilmente gli avrebbe descritto quel momento. Kuroo aveva sorriso sinceramente a quella donna. Ed era bellissimo, pensò Kei. E lui era rovinato, si disse.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


 
SUGAWARA POV
Il coach Ukai e il professor Takeda fecero sedere Tsukishima su una sedia a rotelle. Sarebbe stato più giusto dire che Kuroo aveva fatto sedere il biondo. Dopotutto era stato lui a portarlo fino all’infermeria e a riportarlo fuori. Koushi pensò che il compagno di squadra sembrasse ancora più pallido di quanto non fosse di solito. Il piede doveva dolergli molto.
  • Vai con loro quindi? – chiese a Daichi, pur aspettandosi la risposta.
  • Sì – confermò il compagno – Per quanto mi fidi di Kuroo, il capitano della Karasuno sono io
Koushi annuì. Sapeva quanto Daichi tenesse ai componenti della squadra. Inoltre, quello che aveva detto era vero. Sicuramente Kuroo aveva i suoi giocatori a cui pensare.
  • Mi raccomando, controllami i ragazzi – sorrise Daichi prima di seguire gli altri.
Sugawara rispose al sorriso annuendo.
  • Fidati di me – disse solo.
L’altro lo fissò. Koushi avrebbe giurato di averlo visto arrossire.
  • Lo faccio sempre – rispose.
 
KUROO POV
Appoggiò Tsukishima sulla sedia a rotelle.
  • Come va? – sentì chiedere al coach.
  • Come se un macigno mi fosse piombato sul piede – rispose Tsukishima – Ma almeno è ancora attaccato… -
L’uomo sorrise. Doveva aver imparato molto bene a trattare con quei ragazzi. Probabilmente se lui avesse chiesto qualcosa sul suo stato di salute in quel momento a Tsukishima tutto sarebbe precipitato.
Vide Sawamura parlare sottovoce con Sugawara. Probabilmente si stavano accordando su chi sarebbe dovuto andare in ospedale. Alla fine, il moro tornò verso di loro. Kuroo li fissò ancora per un istante. Pensò che per quanto il proprio rapporto con Kenma fosse fantastico, non sarebbe mai riuscito ad avere la stessa confidenza del capitano della Karasuno e del suo vice. Certo, avere confidenza con Kenma era qualcosa che risultava sempre piuttosto complicato, ma c’era dell’altro. Kuroo si riscosse pensando che non fossero affari suoi.
Quando si mossero verso l’uscita, il coach Ukai che spingeva la sedia a rotelle, tornò ad osservare Tsukishima. Sperò ancora una volta che non si fosse fatto troppo male.
  • Kuroo-san, credo che dovresti tornare dalla tua squadra - si rivolse a lui il ragazzo stesso.
Tetsuro lo fissò.
  • Parli con me? – chiese fingendo di non aver capito.
  • I tuoi compagni avranno bisogno del loro capitano… - disse il biondo.
Kuroo si grattò il mento. Forse poteva sembrare così, ma pensò che in fondo con l’allenatore e Kenma erano in buone mani.
  • Il nostro allenatore mi ha dato il permesso di seguirti. I miei compagni erano preoccupati quanto i tuoi e hanno chiesto di tenerli aggiornati. E poi credo che con Kenma siano in buone mani. Non sembra un tipo deciso, ma ti assicuro che i nostri compagni si fidano di lui. Lo ascolteranno –
Il biondo alzò le spalle.
Erano nel frattempo giunti al parcheggio della scuola. Fecero sedere Tsukishima su un sedile anteriore del pullmino della squadra insieme al coach. Il docente, al solito, prese il posto di guida. Alle loro spalle si misero Kuroo e Sawamura. Partirono pochi secondi dopo.
 
KAGEYAMA POV
Tobio era preoccupato. In fondo, anche se Tsukishima non era il suo compagno di squadra preferito, facevano comunque parte della stessa squadra ed avevano la stessa età. Avrebbero giocato insieme per i prossimi anni. E comunque, gli doleva ammetterlo, il biondo era un buon giocatore quando ci si metteva. Certo, gran parte delle volte sembrava solo un menefreghista, ma nei momenti importanti si era sempre mostrato impegnato.
  • Kageyama! – chiamò una voce alle sue spalle.
Si girò.
  • Che vuoi? – chiese il moro.
Non aveva voglia di chiacchierare. E l’ultima cosa che si sentiva in grado di fare era soppotare Hinata.
Il rosso lo fissò.
  • Ehi! Cos’è quella faccia scontrosa? Dobbiamo andare a cambiarci e tornare in camera! – gli disse Hinata – Non volevo offenderti! -
Kageyama lo fissò. Non si era nemmeno accorto di essere stato così aggressivo. Probabilmente se fosse stato qualcun altro e non Hinata si sarebbe scusato. Si limitò ad annuire.
Seguì gli altri negli spogliatoi. Si sarebbero fatti una doccia e poi sarebbero tornati nelle stanze del dormitorio che la Nekoma aveva concesso loro di usare.
Si tolse spogliò e si infilò sotto la prima doccia che trovò.
Si bagnò e si insaponò.  Amava il momento della doccia. Era uno dei pochi momenti in cui si lasciava andare. Stava per mettere lo shampoo sui capelli, quando sobbalzò sentendo una presenza dietro di lui.
  • Ehi, Kageyama! Ho dimenticato lo shampoo a casa, me ne dai un po’ del tuo? –
Hinata stava davanti a lui. Era uscito dalla doccia di fianco alla sua, e ora lo guardava sorridente. Il moro fissò il ragazzo più basso. Arrossì cercando di nascondersi.
  • Baka! Cosa ci fai qui? – chiese balbettando.
Il rosso continuava a fissarlo. Kageyama realizzò solo dopo qualche secondo che, probabilmente, non capiva il motivo del suo imbarazzo.
  • Tieni – gli disse allungandogli la bottiglietta dello shampoo –
Hinata fissò l’oggetto. Lo prese e sorrise.
  • Grazie Kageyama – disse solo prima di sparire.
Tobio rimase solo. Espirò. No, questo non andava per nulla bene, si disse. ma possibile che Hinata non avesse un briciolo di vergogna??? Ma poi perché doveva chiedere proprio a lui???
Immerse la testa sotto l’acqua. Non sarebbe mai sopravvissuto a quei giorni con la squadra, si disse.
  • Kageyama? – sobbalzò sentendosi chiamare di nuovo.
  • Che hai? – rispose.
  • Non essere nervoso. Tsukishima tornerà come nuovo. E poi vinceremo lo stesso anche senza di lui – disse la voce di Hinata dalla doccia di fianco alla sua.
Tobio sorrise. Forse quel rossino non era del tutto imbecille, si disse sorridendo tra sé.
  • Beh, sicuro non per merito tuo… - lo provocò.
Hinata dall’altra doccia fece un suono strano, ma Tobio era sicuro che fosse un insulto poco velato. Sorrise. No, non era affatto stupito.
 
TSUKISHIMA POV
Erano ormai arrivati in ospedale. Odiava fare la parte dell’invalido. Avrebbe voluto alzarsi da quella maledetta sedia a rotelle, ma non ne sarebbe stato in grado.
E poi cos’era quella cosa per cui Kuroo era venuto con loro in ospedale? Non bastavano l’allenatore Ukai e il professor Takeda? Sospirò.
L’infermiera che li accolse al Triage del pronto soccorso era una donna sui trent’anni. Sorrise a Kei e chiese con delicatezza
  • Cos’è successo, caro? –
L’llenatore Ukai parlò per lui.
  • Il ragazzo è caduto durante una partita di pallavolo. È caduto sul suo piede – disse indicando Kuroo.
La donna annuì.
  • Capisco – rispose.
Prese il piede di Tsukishima fra le mani. Kei sibilò dal dolore.
  • Scusa, non voglio farti male – disse la donna – Ma credo sia rotto. Sarà meglio farti fare una radiografia –
Kei annuì. Vide Kuroo e Sawamura davanti a lui impallidire.
  • Come rotto? – chiese il capitano della Karasuno con un filo di voce.
La donna lo fissò.
  • Non posso dirlo per certo ora, come ho detto ho bisogno di una radiografia. Vi manderò a farla al più presto. Intanto vi farò accomodare nel salottino giallo più avanti, almeno starete tranquilli-
Kei fissò la donna. Avrebbe voluto dire qualunque cosa, ma non ne era in grado. Aveva voglia di piangere, ma non riusciva nemmeno a fare quello.
Il coach Ukai lo spinse fuori verso la stanza indicata dall’infermiera, ma non avrebbe saputo nemmeno dire per quanto tempo era rimasto in silenzio.
Aveva detto rotto. Sperò di essere solo in un brutto sogno.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


SUGAWARA POV
  • Rotto??? – chiese allarmato.
Quando aveva ricevuto la chiamata da Daichi, dopo tre ore che lui e gli altri erano partiti, era preoccupato, ma per natura era sempre stato una persona ottimista, aveva creduto che tutto si risolvesse in breve tempo. Invece a quanto pare Tsukishima si era fatto più male del previsto. E a solo un mese dall’inizio del campionato nazionale.
  • Ci hanno appena dato l’esito della radiografia – rispose Daichi.
Suga sapeva che era preoccupato, ma non voleva essere di peso. Lo sentiva dal tono stesso della sua voce.
  • Dai, credi che… - non osò nemmeno finire la frase.
  • Non lo so Suga, non voglio nemmeno pensarci – rispose il capitano con un filo di voce.
Sugawara deglutì. C’era un’altra cosa che voleva chiedere a Sawamura, ma non sapeva se poi avrebbe avuto il coraggio di fare quanto gli avrebbe chiesto.
Sospirò. Non che avesse molte alternative. Dopotutto era rimasto solo lui con i ragazzi.
  • Daichi, io… - iniziò – Vuoi che lo dica io agli altri? – chiese quindi.
Ci fu un attimo di silenzio dall’altra parte della linea telefonica. Pensò che forse Daichi non ci avesse nemmeno pensato.
  • Vorrei non dovertelo chiedere – si sentì poi dire.
Koushi sorrise tra sé. si era sbagliato. Come al solito Daichi aveva pensato a tutto. Semplicemente, come sempre, non voleva pesare sugli altri.
  • Non preoccuparti – disse – Non è un problema per me. E poi credo sia meglio dirlo prima agli altri. Immagina se Tsukishima arrivasse e nessuno ne fosse al corrente… -
Lasciò la frase sospesa. Nella sua testa già vedeva la reazione spropositata di Nishinoya e Tanaka, le domande che Hinata avrebbe fatto al biondo innervosendolo, le espressioni di Kageyama. No, decisamente doveva dirglielo.
Anche Daichi doveva aver pensato la stessa cosa.
  • Credo che tu abbia ragione – disse solo.
Sugawara sorrise.
  • Quando pensate di tornare? – chiese poi.
Sentì per un attimo il capitano parlare con qualcuno, doveva essere il professor Takeda. Poi riprese la linea con lui.
  • Il professore dice che ora dovrebbero ingessare il piede di Tsukishima. Non crede che ci metteranno molto, quindi considerato che dopo ci sarà da firmare qualche carta probabilmente saremo da voi tra un’oretta e mezza circa – riferì.
Koushi annuì. Aveva abbastanza tempo per far digerire la notizia agli altri.
  • Ok, vado a dirlo agli altri allora – disse.
Ci fu un attimo di silenzio. Poi Sugawara si sentì chiamare.
  • Koushi – chiamò la voce di Sawamura dolcemente.
Sugawara pensò che il suo nome detto dall’altro sembrasse diverso. Non lo chiamava spesso per nome.
  • Sì – rispose.
  • Grazie – disse ancora l’altro – Sei sempre un aiuto prezioso –
Koushi arrossì, per fortuna che l’altro non lo vedeva, pensò.
  • A dopo – disse prima di riattaccare.
Quando ebbe riattaccato il telefono sospirò. Ora veniva la parte difficile. Si diresse nel cortile interno della scuola, dove sapeva che avrebbe trovato gli altri.
Li vide da lontano. Erano seduti in cerchio insieme ad alcuni giocatori della Nekoma. Hinata stava seduto di fianco all’alzatore avversario. Al lato opposto del rosso sedeva Kageyama, imbronciato come al solito. Poi vide Yamaguchi e Tanaka insieme a Yamamoto della Nekoma ed altri due ragazzi. Si chiese dove fossero finiti Asahi e Nishinoya, ma pensò che probabilmente li avrebbe trovati nei paraggi.
Fu Hinata il primo a scorgerlo.
  • Suga!- chiamò – Hai sentito il coach? –
Ecco, pensò Koushi, ora non poteva più scappare.
Sospirò profondamente avvicinandosi.
Kenma, l’alzatore della Nekoma, lo fissava in un modo che lo inquietava. Quel ragazzo lo inquietava sempre, se doveva dire la verità.
  • Spero che non sia niente di grave – gli disse.
Koushi pensò che avesse capito al volo che non fosse così, ma anche lui aveva sperato di essersi sbagliato.
  • Ho parlato con Daichi – disse a bassa voce.
  • E cosa ti ha detto? – chiese Hinata con la solita impazienza.
  • Calmati Shoyo – disse l’alzatore tranquillamente.
Il rosso tacque. Sugawara per un istante pensò che forse Kuroo aveva ragione quando diceva che quel piccoletto avrebbe saputo guidare la Nekoma senza grosse difficoltà.
  • Ecco, vedete – esordì – La situazione non è proprio bella . Daichi dice che hanno fatto una radiografia a Tsukishima per capire cosa avesse e sembra che abbia una frattura al piede –
Un secondo di silenzio seguì le sue dichiarazioni. Poi qualcuno diede voce a quello che tutti avevano pensato. Koushi si aspettava che sarebbe stato Hinata il primo a parlare. Invece, non fu così.
  • Rotto??? – chiese Yamaguchi impallidendo – Ma sono sicuri? –
Sugawara avrebbe voluto con tutto sé stesso poter dire che non lo era, ma annuì debolmente.
  • Ma… Tsukki – iniziò Yamaguchi – Io voglio andare in ospedale – disse
Il vicecapitano fissò il ragazzo davanti a lui. Sapeva che lui e Tsukishima erano molto amici.
  • Yamaguchi, fra non molto dovrebbero tornare. Li aspetteremo qui e quando Tsukishima avrà bisogno di noi ci saremo –
  • Si riprenderà per il campionato nazionale? – chiese allora Kageyama.
Koushi lo fissò. immaginava che in molti lo avessero pensato, ma di sicuro gli altri non avrebbero mai avuto il coraggio di chiederlo. In alcuni casi la sincerità di Kageyama era disarmante.
Fu lo stesso Yamaguchi ad interrompere il flusso di pensieri di Sugawara.
  • Cosa vuoi che ce ne freghi ora del campionato nazionale, Kageyama? – gli gridò contro – Sei davvero un idiota senza cuore allora! –
Koushi pensò di aver sentito raramente parole così dure uscire dalla bocca di Yamaguchi. Sapeva che doveva intervenire prima che la cosa degenerasse.
  • Ragazzi, non facciamoci prendere dal panico – disse – Aspettiamo che gli altri tornino e ascoltiamo cosa avranno da dirci – disse.
  • Ma Suga, non pensi che dovremo andare da loro? – chiese un Yamaguchi con le lacrime agli occhi.
Sugawara scosse la testa.
  • Non credo che sarebbe di molto aiuto – rispose sinceramente – Come non credo che lo sarà stare qui a litigare tra di noi – aggiunse guardando lui e Kageyama.
I ragazzi annuirono. Per Koushi fu un sollievo che avessero accettato le sue parole.
Kageyama fissò il compagno di squadra.
  • Non volevo litigare – disse – Ero solo preoccupato –
Yamaguchi scosse la testa piano.
  • È anche colpa mia, scusa. È che… - singhiozzò.
Sugawara gli allungò un fazzoletto di carta, poi lo fissò dritto negli occhi. Pensò che probabilmente avrebbe dovuto dire a Tsukishima di parlare con Yamaguchi non appena fosse tornato.
  • Tadashi – lo chiamò.
Il moro lo fissò.
  • Vai in camera a riposarti – disse – Quando Tsukishima sarà arrivato verrò io a chiamarti –
L’altro continuava a guardarlo dritto negli occhi.
  • Ma… -
Koushi lo guardava con il suo sorriso bonario.
  • Ok – acconsentì il più piccolo.
Il vicecapitano sospirò. Sapeva che non sarebbe stato facile spiegare il tutto ai ragazzi. Ringraziò che almeno la gran parte di loro era informata.
Fece per allontanarsi a cercare Asahi, quando si sentì chiamare. Si girò. L’alzatore della squadra avversaria era davanti a lui. Non avevano mai parlato molto, più per il carattere introverso dell’altro che altro.
  • Dimmi – lo incoraggio quindi Koushi con un sorriso.
  • Pensavo che forse potreste aver bisogno di una mano nei prossimi giorni, nel gestire la squadra intendo… -
Koushi sorrise all’avversario. In fondo era un tipo a posto, si disse.
  • Beh, credo che Daichi una volta tornato non avrà problemi. In fondo se lui è il capitano c’è un motivo… Io non avrei mai saputo gestire certe situazioni – ammise.
L’altro lo guardò di sbieco.
  • A me sembra che tu abbia gestito questa difficile situazione al meglio – disse – Comunque ho sentito Kuroo per messaggio – aggiunse poi – Se doveste aver bisogno noi siamo tutti qui a vostra disposizione –
Koushi sorrise.
  • Grazie – disse – Ma staremo qui solo alcuni giorni. Sinceramente spero che non succeda più nulla… -
L’altro lo fissò con la sua solita aria indifferente, ma Koushi giurò di aver visto l’ombra di un sorriso sul suo viso.
L’alzatore avversario fece per andarsene, ma Sugawara lo fermò.
  • Kenma – chiamò.
Aspettò che si girasse, poi sorrise di nuovo.
  • Kuroo ha ragione. sarai un ottimo capitano l’anno prossimo – disse.
Kenma sembrò pensare a qualcosa. Suga si domandò se quel ragazzino pensasse sempre così tanto. Ma forse era proprio per quello che era considerato il “Cervello” della Nekoma.
  • Posso chiederti una cosa? – chiese infine il più piccolo.
  • Dimmi – acconsentì Sugawara.
  • Il vostro biondo che si è infortunato… - iniziò
Koushi sorrise, sapeva dove voleva andare a parare l’altro.
  • Tsukishima – disse.
  • Lui – chiarì Kenma – Sai se ha qualche interesse… Voglio dire, lui e Kuro… -
Sugawara scosse la testa. Aveva sentito voci che dicevano che il punto debole dell’alzatore della Nekoma fosse la socialità. Beh, per essere un asociale ne aveva di spirito di osservazione, si disse.
  • Credo di saperne quanto te – sorrise – E temo che Tsukishima non sia proprio la persona più semplice con cui avere un qualunque tipo di relazione – disse -Ma se scoprissi qualcosa… -
L’altro annuì.
  • Grazie – disse – Farò lo stesso-
Suga sorrise. In fondo pensò che, forse, quel ritiro si stava rivelando più interessante del previsto.
 

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


TSUKISHIMA POV
Era ancora scioccato dalla notizia che aveva ricevuto. Non si poteva essere così sfortunati. Mancava un mese al campionato nazionale e, dopo tutti gli sforzi che avevano fatto per andarci, non poteva permettersi di non allenarsi per un mese. Tantopiù di non giocare quando sarebbe iniziato il campionato.
Sospirò guardando il gessista che gli aveva appena messo il gesso al piede. Era un uomo robusto con una larga faccia tonda. Sembrava un tipo simpatico, pensò. Probabilmente il tipo con cui sarebbe andato d’accordo uno come Hinata.
  • Ecco, ho finito – gli disse l’uomo – Ti fa male? È stretto? –
Kei scosse la testa.
  • Non è stretto – rispose – Pulsa leggermente. Il dottore prima mi ha detto che il dolore dovrebbe passare in qualche giorno –
L’uomo annuì.
  • Ti ha detto bene. Nel caso fosse troppo forte, potresti prendere qualche antidolorifico, ma di solito consigliamo sempre di non abusarne se non fosse necessario –
Il biondo annuì.
  • Va bene, grazie –
Kei si guardò attorno. Avrebbe dovuto arrivare il professor Takeda con un paio di stampelle noleggiate dall’ospedale.
  • Devi aspettare qualcuno ragazzo? – gli chiese con un sorriso l’uomo.
  • Aspetto il professore che mi ha accompagnato qui. Dovrebbe essere qui a minuti. È andato a recuperarmi le stampelle – spiegò.
L’uomo annuì.
  • Capisco. Vieni, siediti su questa sedia a rotelle. Ti accompagno fuori. Così potremo far entrare un'altra persona – gli disse.
Kei obbedì e l’uomo lo spinse fuori.
Non appena furono giunti in corridoio si vide arrivare il coach Ukai, Sawamura e Kuroo, che lo avevano aspettato seduti poco più avanti. salutarono e ringraziarono l’infermiere gessista.
  • Tsukishima! – lo chiamò il capitano – Come stai?-
Kei deglutì. Dirlo faceva sembrare tutto quello molto più reale. Avrebbe voluto ammettere di sentirsi uno schifo. Il piede pulsava e doleva parecchio, ma quello che davvero lo faceva star male era la situazione. Odiava sentirsi debole ed era proprio come si sentiva in quel momento.
  • Bene – mentì – Il piede mi fa un po’ male, ma credo che tenendolo ingessato in qualche giorno andrà meglio –
Daichi annuì.
In quell’istante videro arrivare il professore che portava due stampelle con sé. Tsukishima ne fu contento. Per lo meno non avrebbe dovuto continuare a portare avanti la conversazione.
Kei si alzò dalla sedia a rotelle aiutandosi con le stampelle. Regolarono l’altezza delle stesse, dopodiché il ragazzo provò a muovere qualche passo. Si sentiva un idiota, ma pensò che, sfortunatamente, avrebbe avuto tutto il tempo per imparare ad usarle.
Fu solo mentre si dirigevano lentamente all’uscita dell’ospedale, che  Kei notò la sua borsa sulla spalla di Kuroo. Effettivamente dopo che era successo tutto non aveva nemmeno fatto una doccia. Sospirò. Ora, con quel piede ingessato avrebbe dovuto trovare un altro modo per lavarsi.
Osservò il ragazzo al suo fianco. Kuroo era stranamente rimasto silenzioso per tutto quel tempo.
 
KUROO POV
Si sentiva in colpa. Si sentiva tremendamente in colpa per quello che era successo. Sapeva che non si poteva dire che fosse colpa sua, ma non poteva fare a meno di sentirsi almeno in parte colpevole dell’infortunio di Kei.
Lo aveva guardato di sottecchi tutto il tempo mentre erano usciti dall’ospedale ed erano riusciti a far salire il ragazzo sul pulmino che li avrebbe riportati alla Nekoma. Ah, già, la Nekoma. Mandò un messaggio a Kenma per dire che erano partiti dall’ospedale, anche se pensò che dovesse esserne già al corrente. Sawamura aveva avvisato il suo vice e quello doveva aver parlato con Kenma. Si disse che era fortunato ad avere Kenma al suo fianco. In fondo se l’allenatore Nekomata poteva permettersi di fare ben poco, era anche merito di quel piccoletto, e Kuroo lo sapeva. Per questo quando Kei si era infortunato non si era fatto problemi a lasciare la squadra nelle mani dell’alzatore.
Mentre pensava a tutto quello si trovò di nuovo a fissare il centrale della Karasuno seduto davanti a lui vicino al professor Takeda, che chiacchierava con il coach tranquillamente. Il biondo era cambiato molto in quei mesi in cui si erano conosciuti e, si disse con orgoglio, una parte era anche merito suo.
Fu riscosso da una voce al suo fianco.
  • Penso che dovreste parlare – sussurrò Sawamura, abbastanza forte perché lui lo sentisse, ma non abbastanza forte da essere udito dai sedili davanti.
  • Parlare di cosa? – chiese.
Sapeva che Sawamura era un tipo sveglio, sebbene la maggior parte delle volte si facesse gli affari suoi ed era perciò difficile notarlo. Ma avrebbe negato fino alla morte.
  • Non fare lo stupido – disse – È evidente che tu ti senta in colpa e, sebbene io non capisca il perché, credo che dovresti parlarne direttamente con Tsukishima –
Kuroo sospirò. L’altro aveva ragione, indubbiamente, ma non era tutto così semplice.
  • Lo so – ammise – Ma non è così semplice –
Il capitano della Karasuno sorrise. Kuroo si disse che, probabilmente, doveva pensare di trovarsi davanti ad un pappamolle.
  • Tsukishima è un buon ascoltatore. Saprà capirti – disse.
Kuroo lo fissò. poi spostò lo sguardo sul biondo. Non che avesse molta scelta. Sì, sicuramente dovevano parlare.
 
TSUKISHIMA POV
L’arrivo alla Nekoma fu traumatico. I ragazzi di entrambe le squadre, Karasuno e Nekoma, li accolsero all’ingresso, capitanati dall’allenatore Nekomata, da Sugawara e dal piccoletto della Nekoma, Kenma gli pareva di ricordare che si chiamasse.
Al solito, Hinata, Nishinoya e Tanaka, insieme a Lev e Yamamoto, facevano un casino che metà sarebbe stato più che sufficiente. Sospirò.
Kei scese dal pulmino e si avvicinò agli altri.
Yamaguchi fu il primo ad avvicinarsi.
  • Tsukki! – urlò – Come stai? –
Kei sorrise. Il suo amico non sarebbe mai cambiato.
  • Abbastanza bene. Mi ci vorrà un po’ e tornerò come nuovo – disse.
Il moro sorrise.
  • Posso firmarti il gesso? Posso firmarti il gesso? – ripeté almeno due volte un Hinata saltellante.
Kei sospirò esasperato. Non sapeva quanto avrebbe potuto resistere senza tirargli una stampella in testa. Fu quasi felice di sentire Kageyama insultare il piccoletto. Almeno qualcuno la pensava come lui
  • Nemmeno morto – rispose in ogni caso – Ed ora togliti. Devo andare almeno a cambiarmi – aggiunse poi.
Gli allenatori riuscirono con calma a riportare la situazione alla normalità.
A breve avrebbero servito la cena, che per richiesta degli allenatori era stata leggermente posticipata, così i due uomini diedero appuntamento alla mensa della scuola.
Kei pensò che avrebbe avuto giusto il tempo di salire nella stanza dove aveva lasciato le sue cose per cambiarsi almeno la maglietta. Indossava ancora la maglia della squadra e non si poteva dire che profumasse di rose.
Vide Yamaguchi avvicinarsi a Kuroo per prendere la sua borsa.
  • Non preoccuparti, gliela porto su io – disse il capitano della Nekoma.
  • Io devo salire comunque, non ha senso che saliamo in due – rispose Yamaguchi.
Kei si disse che sembrava contrariato.
  • Ed io ti dico che salirei lo stesso – rispose Kuroo senza mollare la borsa.
I due si guardarono negli occhi per un attimo, poi entrambi si rivolsero verso di lui.
Kei sbuffò.
  • Basta che qualcuno mi porti la borsa – disse.
 
KUROO POV
Quel tipo che stava sempre appiccicato a Tsukishima gli dava sui nervi. Non vedeva l’ora di poter stare un secondo da solo con lui e ora quello sembrava più appiccicoso di un polipo!
Seguì Tsukishima in camera. Appoggiò la sua borsa per terra mentre il ragazzo si sedeva sul letto.
Lo fissò. con quel tipo in camera diventava davvero difficoltoso parlare.
  • Bene, io vado. Se hai bisogno io sono giù – disse quindi.
Il biondo lo fissò. Poi annuì. Kuroo sapeva che aveva capito. Dovevano parlare loro due, soli
  • Kuroo – si sentì chiamare infatti mentre stava per andarsene.
Il moro si girò incuriosito. Non si aspettava di essere fermato.
  • Grazie di avermi accompagnato – disse.
Il moro sorrise. Sapeva che quelle poche parole da parte di Tsukishima valevano molto di più di quanto potesse sembrare.
  • Di nulla. Vado, tanto sei in buona compagnia – disse indicando con un ghigno Yamaguchi, che li fissava imperterrito.
Il biondo sembrò in imbarazzo e Kuroo non fece nulla per permettergli di nasconderlo. Avrebbe voluto chiudere in bagno quel tipo dalla prima volta che lo aveva visto così appiccicato al biondo. Biondo che, ora, notò Tetsuro, si stava mordendo le labbra per non rispondere male.
Il capitano della Nekoma sorrise, poi aprì la porta rivolgendo un ultimo sguardo a Tsukishima.
  • Ci vediamo tra poco, Kei – disse uscendo con un sorriso furbo sulle labbra.
 

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


TSUKISHIMA POV
Non credeva di potercela fare. Si sentiva distrutto da tutto quello che era successo e ora, si disse, avrebbe voluto soltanto stare tranquillo. Non aveva nemmeno risposto all’ironia tagliente di Kuroo quando lo aveva accompagnato in camera. Avrebbe voluto far tacere quel sorrisetto saputo, ma non ne aveva la forza. Ed era solo l’inizio, si disse.
  • Tsukki, come stai? – chiese Yamaguchi seduto sul letto di fronte al suo.
Kei sospirò. Come voleva che stesse?
  • Mi fa un po’ male, ma passerà – disse solo.
L’ultima cosa che avrebbe voluto fare era litigare con Yamaguchi.
  • Ti serve qualcosa? – chiese di nuovo l’amico.
Kei sospirò, esasperato.
  • Che tu stia zitto e mi lasci in pace! – sbottò alla fine.
Non era sua intenzione offendere il moro, ma aveva i nervi a fior di pelle e non era stato in grado di controllarsi. L’altro, però, non sembrava offeso; forse più dispiaciuto.
  • Mi spiace che tu ti sia infortunato – disse Yamaguchi a bassa voce – E mi spiace di non essere potuto venire con te in ospedale –
Kei scosse la testa.
  • Non è stato un problema. L’allenatore, il professor Takeda e i due capitani erano più che sufficienti – disse.
Yamaguchi sorrise annuendo.
  • Immagino tu abbia ragione – concordò.
Kei fissò l’amico, che sembrava pensieroso.
  • Qualcosa non va? – chiese.
L’altro lo fissò. sembrava incerto se parlare oppure no.
  • Che rapporto hai con Kuroo? – domandò poi improvvisamente.
Kei deglutì. Ok, era abituato ad avere a che fare con un Yamaguchi impaurito, aveva provato a trattare con il ragazzo mentre era arrabbiato, ma mai si sarebbe aspettato di avere a che fare con un Yamaguchi così deciso.
Sarebbe andato sul sicuro, si disse. Avrebbe negato fino alla morte.
  • Non ho un rapporto con Kuroo – disse.
L’altro lo fissò e sorrise. Prevedibile che non ci credesse, si disse Kei.
  • Se fosse davvero così non avrebbe chiesto al suo allenatore di accompagnarti in ospedale. Inoltre, sembrava molto preoccupato per te – considerò infatti Yamaguchi.
Kei sospirò. Ok, doveva cercare di arginare il danno.
  • Siamo amici – disse.
  • Solo amici? – chiese l’altro incalzandolo.
Il biondo fissò il compagno. Cosa voleva dire con quella frase?
  • Siamo amici! – ripeté con più veemenza – Non vedo che altro rapporto dovrebbe esserci fra di noi! Mi ha aiutato a perfezionare il mio muro, nulla di più. Non vedo perché dovresti insinuare qualcos’altro! –
Yamaguchi lo lasciò finire di parlare, poi si fece più serio.
  • Tsukki, ma ti senti quando parli? – chiese – Non eri così piccato con me da quando eravamo bambini! – disse – Ti ho solo chiesto che rapporto c’è tra voi! E tra l’altro non mi fido di Kuroo. Ti sta troppo appiccicato –
Kei si morse il labbro inferiore. Yamaguchi aveva ragione. Si era tradito con le proprie parole. Ma poi cosa voleva saperne lui di Kuroo? Non si fidava? Peggio per lui.
  • Siamo amici, non mi sta troppo appiccicato – disse – Ed è il capitano della squadra avversaria, perciò mi ha accompagnato! C’era anche Sawamura con noi, ma non stai facendo tutte queste scene per lui! Cos’è, sei geloso? –
Kei era a corto di fiato. Gli sembrava di avere appena corso una maratona. Guardò Yamaguchi davanti a sé. Era tornato serio.
  • Non sono geloso – disse – Ti dico solo di stare attento –
  • Attento a cosa di preciso? – chiese ancora Kei, furioso.
Non gli piaceva che gli altri lo trattassero come un bambino.
Il moro lo fissò. sembrò pensare a cosa dire. Poi scosse la testa sospirando.
  • Lascia perdere – disse – Vai a lavarti e cambiarti che poi scendiamo. Se hai bisogno, io sono qui –
Kei lo fissò, poi annuì.
Prese dalla propria borsa una maglia ed una felpa pulite, le lanciò sul seggiolino che stava in bagno. Poi entrò, si lavò come meglio poté e si cambiò. Si sedette e tolse pantaloncini e mutande. Si sentiva un idiota a lavarsi e cambiarsi a pezzi, ma purtroppo non poteva fare altrimenti. Cercò di rivestirsi. Fu solo allora che realizzò quale fosse il primo grosso problema: i pantaloni della tutta non sarebbero mai entrati con quel gesso. Imprecò.
  • Tsukki, ti serve qualcosa? – chiese.
Kei sospirò. Non che avesse molta scelta.
  • Dei pantaloni più larghi – disse.
Yamaguchi stette in silenzio per un po’, poi fece capolino dalla porta del bagno e parlò.
  • Scendo a chiedere al coach Ukai se ha una tuta di una taglia in più – disse.
Kei annuì. Sarebbero stati altri due lunghissimi giorni.
 
YAMAGUCHI POV
Quando aveva chiesto a Kuroo che tipo di rapporto li legasse non voleva innescare tutto quel putiferio. Era solo che quel Kuroo non gli piaceva. Stava sempre appiccicato a Tsukki e quando era con lui il biondo era diverso. Ora, conosceva Tsukishima dalle elementari, erano sempre stati molto amici, ma da quando quel tipo era comparso Tsukki sembrava ignorare ogni altro essere umano che gli girasse attorno. Sembrava quasi come se Tsukki e Kuroo fossero diventati dei nuovi Hinata e Kageyama, e questo non gli piaceva per niente.
Si sedette sul letto mentre Tsukki cercava di lavarsi e cambiarsi. Non doveva essere facile per il biondo. Lo sentì imprecare e chiese se avesse bisogno di qualcosa. Nonostante tutto non lo avrebbe lasciato a cavarsela da solo.
  • Dei pantaloni più larghi – disse Tsukki.
Tadashi stette in silenzio per un po’, incerto su cosa dire, poi si avvicinò alla porta del bagno e parlò.
  • Scendo a chiedere al coach Ukai se ha una tuta di una taglia in più – disse.
Il biondo annuì e Tadashi uscì dalla camera e scese a cercare il coach.
Lo trovò poco dopo che chiacchierava seduto su un muretto insieme al professor Takeda. Spiegò quale fosse il problema e i due uomini recuperarono in poco tempo un paio di pantaloni della divisa della squadra di un paio di taglie più grandi.
Il ragazzo ringraziò, prese la tuta e fece per tornare alla stanza dove Tsukishima lo aspettava.
Era quasi arrivato quando fu fermato da una voce.
  • L’hai lasciato in camera da solo? In quelle condizioni? – si sentì chiedere Tadashi da una voce che avrebbe preferito evitare.
Sospirò. Non aveva molta scelta, doveva esplicare il tutto a quel ficcanaso della Nekoma.
  • Sono sceso a prendergli dei pantaloni – spiegò – Quelli della divisa erano troppo stretti, il gesso non passava –
Il capitano della squadra avversaria sembrò esaminarlo. Poi annuì.
  • Capisco – disse - Ma non dovresti lasciarlo da solo – aggiunse poi – Metti il caso che succedesse qualcosa… -
Tadashi lo fissò, innervosito.
  • Cosa vuoi che gli succeda? – rispose – E poi mi pare che qui l’unico che ha fatto qualcosa di male a Tsukki sia stato tu! –
Kuroo lo fissò minaccioso.
  • Cosa vorresti dire? – chiese.
  • Quello che ho detto! – rispose Tadashi, prima ancora di potersene accorgere.
Il più grande si avvicinò. Yamaguchi si chiese, a quel punto, cosa sarebbe successo. Non sapeva se volesse veramente saperlo.
Fu una fortuna, avrebbe detto a posteriori, che proprio in quel momento Tsukishima avesse deciso di controllare se lui stesse arrivando.
  • Yamaguchi, pensi di portarmi quei pantaloni? – si sentì chiedere dal biondo affacciato alla porta.
Tadashi annuì sorridendo.
  • Ecco, tieni – disse avvicinadosi – Stavo spiegando a Kuroo quale fosse il problema –
Il biondo squadrò il capitano avversario, Tadashi poteva giurare di aver sentito il moro ringhiare tra i denti, poi fissò lui, ma se notò qualcosa decise di stare in silenzio.
  • Beh, io vado – disse allora Kuroo con quella che Tadashi definiva la migliore faccia di bronzo della prefettura di Miyagi – Ci vediamo più tardi –
Yamaguchi annuì e così fece Tsukishima, ancora un poco perplesso.
No, decisamente quel moro non gli piaceva, si disse Tadashi.
 

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


KAGEYAMA POV
Tobio stava già mangiando quando vide Tsukishima arrivare al tavolo insieme a Yamaguchi. Si chiese cosa spingesse il moro a stare sempre appiccicato al centrale. In fondo Tsukishima non era simpatico, e in più a Tobio sembrava evidente che avrebbe preferito accompagnarsi con il capitano della Nekoma. Ma, pensò, dopotutto ognuno fa quello che ritiene la cosa migliore.
  • A cosa pensi Kageyama? – si sentì chiedere da una voce al suo fianco.
Fissò Hinata, poi scosse la testa.
  • Nulla – disse.
Il rosso lo fissò con aria insospettita.
  • Non hai l’aria di uno che non pensa a niente – disse.
Tobio sbuffò.
  • Baka – disse solo.
Hinata lo fissò. Poi seguì il suo sguardo.
  • Credo che Tsukishima si riprenderà – disse piano.
L’alzatore annuì.
  • Lo credo anch’io. Mi domando solo se sarà in grado di giocare per il campionato nazionale –
Il rosso scosse la testa.
  • Non credo lo sapremo tanto presto – disse.
Tobio annuì continuando a mangiare.
  • Credi che tra Tsukishima e Kuroo ci sia qualcosa? – chiese all’improvviso il rosso.
L’altro quasi si strozzò con quello che stava mangiando. Cosa veniva in mente a quel piccoletto?
  • In che senso scusa? Ti sfugge il fatto che sono due maschi? – chiese in modo più aggressivo di quanto intendesse fare.
Hinata lo fissò senza capire.
  • E questo cosa vuol dire? – chiese il rosso – Il fatto che siano due maschi può rendere la cosa più complicata da accettare, non impossibile. E poi guarda Suga e il capitano. Possono dire quello che vogliono, ma il loro non è un rapporto da amici! –
Kageyama ci pensò un secondo. Quello che aveva detto Hinata era vero. Eppure, ammetterlo avrebbe implicato tutta una serie di cose che Tobio non aveva voluto considerare.
  • Lo so – disse – Ma diciamo che…Beh, Kuroo e Tsukishima non mi sembrano i tipi da fare una cosa così –
Il rosso lo fissò in silenzio per un po’. Poi annuì. Tobio pensò che, forse, se l’era cavata. Lo pensò troppo presto, si disse subito dopo, quando Hinata ricominciò a parlare.
  • Chi pensi che siano i tipi per una cosa del genere? – domandò il più piccolo.
Tobio sospirò. Poi decise di infilare ancora una volta la testa sotto la sabbia.
  • Non ne ho idea – rispose – Probabilmente hai ragione tu, Suga e Sawamura –
Hinata fissò l’amico per un po’, poi annuì e ricominciò a mangiare in silenzio. Tobio gliene fu grato.
Prima di ricominciare a mangiare pensò che qualcuno avrebbe dovuto dare in dotazione un manuale di istruzioni per la persona di Hinata Shouyou. Sì, decisamente ne avrebbe avuto bisogno.
 
TSUKISHIMA POV
Kei si sedette al tavolo di fianco a Yamaguchi. Erano già arrivate entrambe le squadre. La mensa della Nekoma, dove erano stati organizzati i pasti per le due squadre, era affollata come al solito. Yamaguchi prese un vassoio anche per lui. Poi si sedette al suo fianco.
Non aveva fame, ma sapeva che se non avesse mangiato avrebbero subito pensato che stesse male, e l’ultima cosa che voleva era altra apprensione da parte di tutti.
Vide Hinata confabulare con Kageyama al suo fianco. Quei due erano fastidiosi, ma all’inizio dell’anno non avrebbe mai pensato che sarebbero riusciti ad andare d’accordo. Ora invece sembravano inseparabili. Non li avrebbe mai capiti.
Sospirò. Decisamente le relazioni umane non erano la sua specialità.
 
KENMA POV
Kenma vide arrivare il proprio capitano prima di cena. Era furioso, lo capiva dall’andatura
  • Posso chiederti cosa sia successo senza rischiare che tu mi uccida? – chiese l’alzatore con il suo solito tono piatto.
Il moro lo fissò. Poi si sedette al tavolo insieme all’amico. Sbuffò.
  • Non lo capisco. Non lo capirò mai! – disse scocciato– Come fa a vivere con quel tipo sempre appiccicato? –
Kenma non disse nulla, ma Kuroo avrebbe giurato di vedere sul suo viso quell’espressione che compariva ogni qualvolta il più piccolo incontrava sulla propria strada qualcosa di divertente.
  • Di chi stai parlando, scusa? – chiese.
Kuroo arricciò il naso. Era sicuro che l’altro avesse capito di chi stesse parlando.
  • Lo sai – disse.
Il biondo alzò un sopracciglio, poi seguì il suo sguardo e…
  • Oh – disse – Lui…-
Tetsuro inspirò profondamente.
  • Lui – ammise – Non capisco come possa tollerare quel tipo che gli sta sempre appiccicato –
Kenma alzò le spalle.
  • Sono amici – disse – Probabilmente se qualcuno vedesse me e te penserebbe più o meno lo stesso –
Il moro lo fissò. Non aveva mai visto la situazione sotto quel punto di vista, ma non credeva che fosse la stessa cosa.
  • Non credo sia uguale – disse.
L’altro lo fissò.
  • No? – chiese.
  • No – ribatté lui.
  • E cosa ci sarebbe di diverso? – domandò quindi il più piccolo.
Kuroo lo fissò. Kenma lo stava portando all’esasperazione.
  • Il loro rapporto non è come il nostro! – disse – Io non sono interessato a te in quel senso! – disse.
L’alzatore sollevò un sopracciglio.
  • Ne devo dedurre che sei interessato a Tsukishima in quel modo? – chiese poi.
L’altro lo fissò. Kenma sapeva essere furbo e invadente quanto un gatto.
  • Nessuno ha mai detto questo – negò.
  • No, infatti – confermò l’alzatore – Ma io stavo seguendo il tuo discorso… -
Kuroo si morse il labbro inferiore. Beh, pensò, forse id Kenma poteva fidarsi.
  • Ok – iniziò – E metti che ipoteticamente, ma solo per ipotesi, io fossi interessato a uno come Tsukishima. Pensi che, se fossi davvero interessato, non mi infastidirebbe un tipo come quello, così appiccicoso? – chiese.
Kenma scosse le spalle.
  • Beh, credo che se tu fossi davvero interessato, ma solo per ipotesi, ti comporteresti in modo diverso. E se tu fossi interessato, ma mi pare di capire che non sia così, non lo faresti arrabbiare per ogni singola cosa provocandolo. E poi, se ti interessasse davvero, approfitteresti di questi due giorni, in cui per altro lui avrà bisogno di una mano, per stargli vicino. Non credi? –
Tetsuro annuì. Decisamente Kenma era un buon amico.
  • In ogni caso prendi Hinata e Kageyama – aggiunse poi Kenma – Si insultano sempre, ma poi stanno sempre appiccicati. E tra l’altro non è che Hinata non abbia amici, ma Kageyama riesce comunque a stargli accanto; e nonostante sia parecchio geloso, tra l’altro  –
Il moro fissò l’amico.
  • Stai paragonando me a quel montato di Kageyama? – chiese poi.
Kenma lo guardò e si umettò le labbra con la lingua.
  • Non lo farei mai – disse – In fondo potrei paragonarti a lui solo se fossi interessato a Tsukishima, ma mi pare di capire che non sia così… -
Tetsuro inspirò profondamente. Ok. Kenma era riuscito a prendersi gioco di lui anche questa volta.

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Si sentiva un menomato. Non aveva dormito un tubo e l’idea che dovessero stare ancora un giorno lì e lui non potesse nemmeno giocare lo faceva imbestialire. Inoltre, lo infastidiva quell’atmosfera che si era creata tra i suoi compagni, che lo trattavano come fosse fatto di vetro, e quelli della squadra avversaria, che a quanto pare non avevano ancora capito come comportarsi.
Stavano guardando l’ennesima partita di allenamento. Entrambe le squadre sembravano migliorate parecchio. Vide Asahi schiacciare l’ennesimo punto nel campo avversario. erano ancora pari. Avrebbe battuto Tanaka. forse potevano vincere. Era solo una partita di allenamento, ma con la Nekoma ogni partita era come se fosse una finale.
Spostò il piede dalla sedia che era stata messa davanti alla panchina. Lo posò per terra e cercò di alzarsi.
  • Tsukki! – si sentì chiamare – Hai bisogno? Vuoi che ti porti qualcosa? –
Kei sospirò. Non poteva farcela ad andare avanti così.
  • Ho bisogno che mi lasciate in pace – disse, più imbronciato del solito.
Non avrebbe voluto rispondere male a Yamaguchi, ma quella situazione gli faceva venire i nervi a fior di pelle. Fortunatamente Yamaguchi lo conosceva bene, non se la sarebbe presa, si disse.
Mentre si risistemava sentì qualcuno muoversi e si voltò. Al suo fianco Sugawara lo guardava con il solito sorriso bianco smagliante.
  • Che c’è? – chiese.
L’altro sorrise ancora. Poteva essere inquietante quando sorrideva così, si disse Kei.
  • Non ti sembra di essere stato un po’ cattivo con lui? – chiese.
Era evidente che si riferisse alla sua conversazione con Yamaguchi, non aveva nemmeno bisogno di dirlo. Kei sospirò.
  • Mi sta troppo addosso – disse.
Il vicecapitano guardò Yamaguchi, poi tornò a fissare il biondo, il quale si sentì sotto esame.
  • Credo che tenga molto a te – disse – E siccome so che anche tu tieni a lui, ti chiedo solo di pensare a quello che fai –
Tsukishima fissò le proprie mani, poi si morse il labbro inferiore.
  • Conosco Yamaguchi da quando eravamo bambini, lui sa che quando mi innervosisco tendo a rispondere male – disse
  • Questo non ti autorizza a trattarlo così, però – sorrise l’altro.
Aveva ragione, pensò Kei, ma era più forte di lui.
  • Mi scuserò – disse solo.
Sugawara sembrò soddisfatto delle sue parole, ma proprio in quel momento qualcuno al suo fianco intervenne.
  • Non pensi che dovreste parlarne? – chiese una voce da dietro Sugawara.
Ok, si chiese Kei, da quando i fatti suoi erano diventati un caso di stato?
Ennoshita lo fissava. Sbuffò.
  • Non c’è niente di cui parlare – disse – Ora voglio godermi gli ultimi punti della partita –
 
KAGEYAMA POV
Tanaka aveva appena battuto. La palla atterrò diretta su Yaku, il libero della Kekoma, il quale ricevette senza troppo sforzo. Quel libero era davvero un talento, si disse Tobio. Ora non rimaneva che capire dove avrebbe alzato l’alzatore avversario. Kuroo, si disse Kageyama immediatamente. Avrebbe alzato al moro per farlo schiacciare con tutta la sua potenza. E così fu.
Fu Nishinoya a ricevere, al solito con una rullata perfetta. Ora la palla sarebbe tornata a lui. La vide avvicinarsi. Alzò le braccia esaminando attentamente le posizioni dei propri compagni. Qualcuno si sarebbe potuto chiedere come fosse possibile esaminare il tutto in una frazione di secondo, ma per lui non era mai stato un problema. Hinata era già pronto. Potevano farcela.
Alzò la palla quasi ad occhi chiusi. Quando si trattava del piccoletto spesso non aveva nemmeno bisogno di tenere gli occhi aperti per sapere dove fosse. Riusciva quasi a sentire la sua presenza. E così fu anche questa volta. Alzò la palla e, subito dopo, la vide schiacciata nel campo avversario.
Non lo vide nemmeno arrivare il piccoletto. La palla era quasi ancora a terra ed Hinata era già lì, quasi tra le sue braccia, mentre urlava esclamazioni sconnesse. E, se ci avesse pensato, Tobio avrebbe probabilmente concordato che quella visione di Hinata era gradevole, molto più di quanto volesse ammettere.
Fu il capitano a riportare tutto all’ordine. Mancava un solo punto ed avrebbero vinto.
Tanaka tornò in posizione di battuta.
La palla finì nel campo avversario. La ricezione di Yaku fu difficoltosa, ma mantenne la palla in gioco. Kenma, tranquillo come al solito, era lì, immobile. Tobio lo vide alzare quasi come se non facesse nemmeno fatica. A volte si chiedeva come fosse possibile che un piccoletto come lui sembrasse così poco affaticato dopo ore ed ore di allenamenti. Vide la palla alzarsi oltre la rete. Fu Yamamoto a schiacciare.
Il suo respiro si mozzò quando vide il posto dove sicuramente quella palla sarebbe caduta. Respirò di nuovo solo quando vide il capitano ricevere quella palla quasi impossibile. In fondo se Sawamura era diventato capitano un motivo c’era, si disse. Si spostò leggermente e alzò la palla all’asso, che, in una frazione di secondo, schiacciò.
Avevano vinto, si disse. per la prima volta erano riusciti a vincere contro quei gattacci della Nekoma. Sorrise dentro di sé. erano migliorati tutti, soprattutto quel rosso micidiale che stava sempre al suo fianco, ma non lo avrebbe mai ammesso.
Quello stesso rosso che ora stava in braccio a lui, come cavolo ci era arrivato, si disse Tobio. Gioirono come se fosse stata una partita ufficiale. Ed in effetti Tobio si disse che, probabilmente, avevano fatto più fatica in quella partita di allenamento che in altre partite ufficiali.
  • Kageyama! Kageyama!!!! – si riscosse sentendo il rosso urlare.
  • Che vuoi baka? – chiese.
Hinata lo fissò. aveva una faccia strana, pensò Tobio.
  • Pensi di portarmi fino in spogliatoio? – chiese il rosso.
Fu solo allora che Tobio si riscosse e notò che lo teneva ancora stretto a sé.
Arrossì. Come cavolo era potuto capitare? Si disse.
Lo lasciò all’improvviso, andando a salutare gli avversari e avvicinandosi poi alla panchina per sentire quello che l’allenatore Ukai aveva da dire.
 
HINATA POV
Avevano vinto. Certo, gran parte del merito andava a Kageyama, ma non lo avrebbe mai ammesso. Così come non avrebbe mai ammesso quanto gli facesse piacere la stretta che l’aveva tenuto vicino a sé per più tempo del dovuto. Sorrise.
Si avvicinò alla panchina dove anche Tsukishima si era alzato. In fondo gli dispiaceva che il biondo non potesse giocare, era un buon giocatore nonostante il suo carattere spigoloso.
Ascoltò le parole del coach, bevve dalla borraccia, poi si sedette per terra. Fu poco dopo che vide arrivare Kenma con Kuroo.
  • Ehi Kenma! Avete gocato bene! – disse.
Il biondino annuì.
  • Abbiamo fatto del nostro meglio. Evidentemente voi avete giocato meglio – disse.
Shouyou pensò che fosse sempre molto pragmatico.
  • Può darsi, ma comunque avete giocato bene – sorrise.
Guardò poi Kuroo avvicinarsi alla panchina dove Tsukishima era seduto e fu più forte di lui. Si avvicinò all’alzatore della Nekoma per chiedere informazioni.
  • Credi che tra Kuroo e Tsukishima… - iniziò a bassa voce.
L’altro alzò le spalle.
  • Kuro è un tipo strano. Non lo ammetterà mai di questo passo – disse.
Hinata lo fissò.
  • Beh, non che Tsukishima sia molto più normale… - disse.
Kenma alzò le spalle.
Fu Kageyama ad intervenire poco dopo.
  • Non credo siano affari vostri – disse – E poi almeno loro non confabulano come le comari –
Shouyou lo fissò. avrebbe detto che Kageyama fosse irritato da qualcosa, ma non riusciva a capire cosa.
  • In che senso Kageyama? – chiese quindi.
Il moro scosse la testa.
  • Bah, lascia perdere – disse scuotendo la testa e andandosene.
Il rosso era perplesso. Cos’era quel comportamento? Si chiese.
Fissò Kenma.
  • Credi che abbia qualcosa? – domandò all’alzatore.
L’altro si morse il labbro inferiore. Sembrava indeciso se rispondere, ma alla fine sembrò prendere una decisione.
  • Credo sia la stessa cosa che fa agire Kuroo in modo strano quando Tsukishima è nei paraggi – disse criptico.
Hinata lo fissò. poi fissò Tobio. Cosa voleva dire Kenma? Lo guardò.
  • Cosa vuoi dire, Kenma? – chiese incuriosito.
L’altro alzò ancora una volta le spalle.
  • Nulla. Magari è una mia impressione – disse solo.
Hinata guardò a turno Kuroo, poi Tsukishima, Kageyama, Kenma ed ancora Kageyama. No, decisamente gli sfuggiva qualcosa.
 

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


TSUKISHIMA POV
Il ritiro era già finito. Non era nemmeno sicuro se esserne contento oppure no.
Certo, sarebbe tornato a casa con la sua famiglia e sua madre gli avrebbe sicuramente preparato una torta alle fragole per consolarlo, visto l’infortunio. Eppure, non poteva non pensare che non avrebbe rivisto Kuroo per almeno un mese, almeno fino al campionato nazionale.
Sospirò. Non poteva lasciare quella situazione in sospeso. L’idea che quello stallo proseguisse per un altro mese lo faceva stare male.
Sarebbero partiti l’indomani, dopo colazione. Forse aveva ancora un’ultima occasione di parlare con Kuroo.
Ingoiò l’ennesimo boccone di quella cena che stava ingurgitando controvoglia. Sbuffò.
  • Tsukki, tutto bene? – si sentì chiedere.
Yamaguchi al suo fianco lo fissava con un’aria preoccupata.
Forse aveva ragione Sugawara, avrebbe dovuto parlare anche con lui.
  • Sto bene – disse -Mi fa un po’ male il piede –
L’altro annuì.
  • Capisco. Se ti serve qualcosa… -
  • No – disse solo Tsukishima -Grazie – aggiunse poi.
Si guardò attorno.
Quella sera avevano deciso di mangiare insieme ai giocatori della Nekoma. Al suo stesso tavolo sedevano sia Kuroo che il suo alzatore, insieme ad un altro paio di giocatori. Gli altri erano seduti al tavolo posto alle loro spalle, insieme ad una parte della Karasuno.
Fissò Kuroo e pensò che si fosse messo appositamente al lato opposto della tavolata. Scosse la testa. Non riusciva a capirlo. Prima gli stava addosso, ora lo evitava. Si chiese perché non avessero creato un manuale di istruzioni per avere a che fare con lui. A volte sembrava di avere a che fare con Hinata, si disse. Forse avrebbe dovuto chiedere a Kenma, lui sembrava sempre sapere come affrontarlo.
 
KENMA POV
Non si era sbagliato. Qualcosa in Kuroo era cambiato dopo la loro conversazione. Lo fissò. non era sicuro che però fosse cambiato in meglio. Pensò che forse avrebbe preferito lasciar correre il tutto. Poi scosse la testa. Dovevano risolvere quella situazione prima che i giocatori della Karasuno tornassero a Miyagi.
  • Come mai sei seduto qui e non vicino a Tsukishima? – lanciò l’amo.
Kuroo lo fissò. poi spostò lo sguardo sul biondo. Infine, abbassò la testa.
  • Non vorrei infastidirlo – disse a bassa voce.
Se non fosse stato contrario alla sua indole, Kenma sarebbe scoppiato a ridere.
  • Kuro – lo chiamò.
L’altro si girò.
  • Sei un idiota – disse, serio.
Il moro lo fissò. Sembrava non aspettarsi un commento di quel tipo. Certo, si disse Kenma, probabilmente non aveva nemmeno pensato che altri potessero essersi accorti dell’atmosfera tra lui e il biondo.
  • Kuro, devi chiarire prima che parta – disse quindi all’amico.
Il moro si morse il labbro inferiore. Era in imbarazzo, cosa che, da quando si conoscevano, praticamente sempre, era capitata assai raramente.
  • Non voglio stargli addosso – disse – Sai com’è, non gli piace che le cose si sappiano. Non voglio creargli disagio –
Kenma scosse la testa. Avrebbe dovuto parlare chiaro con quel testardo.
  • Dopo quello che è successo, dopo che l’hai portato praticamente in braccio in ospedale, credo che tutti abbiano capito che ti interessa – disse.
Kuroo ebbe la decenza di arrossire.
  • E che cosa consigli? – sussurrò.
  • Parlagli – rispose l’alzatore – Senza doppi sensi. E senza provocarlo, possibilmente –
Kuroo sembrò pensarci.
  • Dici che sarebbe una buona idea? – chiese.
Kenma roteò gli occhi. Quando faceva così Kuroo sembrava una ragazzina alla prima cotta.
  • Altrimenti perché io ti starei dicendo di parlargli? – chiese.
 
KUROO POV
Voleva parlargli. E Kenma aveva ragione. doveva parlargli. Ma cosa avrebbe dovuto dirgli? Sospirò. Decise che lo avrebbe avvicinato dopo cena. Sempre che quel Yamaguchi, che gli stava sempre appiccicato, lo lasciasse un attimo da solo.
Finì di mangiare.
Vide Tsukishima alzarsi dalla propria sedia. Sembrava strano. Più strano del solito, si disse.
  • Io vado a distendermi– lo sentì dire – Mi fa piuttosto male il piede –
Tetsuro sospirò. Sperava che non fosse nulla di grave. Avrebbe voluto accompagnarlo, ma non sapeva come fare a proporsi.
Poi, all’improvviso, sentì Kenma al suo fianco alzarsi.
  • Credo che salirò anch’io in camera – disse – Ho un po’ di mal di testa –
Kuroo fissò il ragazzo al suo fianco. Poteva giurare che Kenma non avesse nulla fino ad un secondo prima.
  • Kenma, vuoi qualcosa? –
  • No, grazie. Ho qualcosa in camera – disse solo, prima di avviarsi insieme al biondo su per le scale.
 
TSUKISHIMA POV
Aveva pensato di poter sfuggire alla situazione. Evidentemente non era così. Sì, perché non era stupido e sapeva bene che nemmeno l’alzatore della Nekoma lo era. Lo aveva seguito apposta.
Entrarono insieme nell’ascensore che gli era concesso di usare grazie all’incidente di Kei.
Le porte si chiusero.
Guardò il piccolo alzatore. Si disse che, se Kuroo lo considerava un buon amico, probabilmente doveva essere una bella persona, nonostante sembrasse piuttosto chiuso ed introverso. Non che lui fosse il massimo dell’espansività, ma da lì a non parlare e non reagire ne passava di acqua sotto i ponti!
  • Credo che dovreste parlarne – disse all’improvviso il mezzo biondo.
Kei sobbalzò. Sapeva che avrebbe parlato, ma non era riuscito a rimanere calmo.
  • Dovremmo chi? – fece finta di non capire.
Kenma lo fissò con quegli occhi felini che gli si addicevano così tanto.
  • So che non sei stupido – disse – Tu e Kuroo dovreste parlarne. E so che lui invece a volte può sembrare stupido, ma non lo è affatto. Probabilmente è solo che non sa come comportarsi-
Kei fissò l’altro. No, si disse, Kenma era intelligente. Forse avrebbe dovuto sfruttare quell’occasione.
Le porte si aprirono ed entrambi i ragazzi uscirono dall’ascensore.
  • Vuoi venire da me? Il mio dormitorio è da questa parte – disse il più basso.
Tsukishima ci pensò. Sì, forse era il momento di fare chiarezza.
  • Ti seguo – disse.
E così fece. Lo seguì fino in camera. Quella camera di dormitorio che l’altro divideva proprio con Kuroo.
Gli faceva strano entrare così in quella che sembrava essere la tana del lupo.
Kenma lo fissò.
  • Puoi sederti sul letto – disse – Quello sotto è il mio-
Tsukishima annuì e si sedette.
L’altro lo fissò. era in piedi in mezzo alla stanza, eppure a Kei sembrò sempre troppo piccolo e, allo stesso tempo, così ingombrante.
  • Come sta il tuo piede? – chiese all’improvviso Kenma.
  • Non così male – rispose lui – Ma volevo uscire dalla mensa –
L’altro fece un piccolo sorriso.
  • Capisco – disse.
Ci fu un istante di silenzio, poi l’alzatore parlò di nuovo.
  • Non credo che Kuro sia pronto per ammettere a qualcun altro che non sia sé stesso che gli piaci – disse – Ma credo che dovresti comunque parlargli – disse.
Kei deglutì. Più diretto di così si muore, si disse.
  • Lo so – ammise – Ma non ho idea di come affrontare la conversazione –
Kenma annuì.
  • Digli la verità – consigliò – Anche se dovesse essere che non sei interessato –
Kei sospirò. Forse Kenma poteva essere la persona giusta al momento giusto. Avrebbe osato, si disse.
  • Non è quello il problema – ammise.
Il più basso lo fissò.
  • Ok – disse – E qual è il problema? –
Kei sopirò. Come avrebbe fatto a spiegarlo?
  • Io… - iniziò.
Non si era mai sentito così confuso su qualcosa.
  • Io non ho idea di come gestire questa…Cosa – disse – E poi c’è il problema di Yamaguchi – aggiunse – Lui è il mio migliore amico, ma a volte è un po’ troppo…-
  • Appiccicoso? – chiese Kenma.
Tsukishima annuì.
  • Non credo lo faccia con cattiveria –
Kenma annuì.
  • Io penso che dovresti parlare anche con il tuo amico e dirgli la verità –
Kei sospirò. Già, detto così sembrava così semplice.
  • Non so se io sono pronto ad ammetterla con qualcuno che non sia me stesso – disse, copiando le parole dette poco prima dal mezzo biondo.
L’altro fece una piccola smorfia.
  • Capisco – disse.
Kei lo fissò. Sembrava sul punto di dire un’altra cosa, poi stette zitto.
  • Qualcosa non va? – chiese allora Kei.
Kenma sembrò pensarci.
  • Voi del Karasuno siete così complicati… - disse.
Il biondo lo fissò interrogativo.
  • Tu, Shouyou, Kageyama… Credo che dovreste imparare a parlare di più – disse.
Kei sorrise guardando Kenma.
  • Credevo che tu non fossi un gran chiacchierone… - disse.
L’altro lo fissò.
  • A volte è necessario anche parlare – disse – E credo che con gente come Kuroo sia importante parlare-
Kei si passò la lingua sul labbro inferiore. Probabilmente il piccoletto aveva ragione. ma ormai non aveva più molto tempo.
  • Credi che Kuroo risalirà tra poco? –
Kenma ci pensò.
  • Credo che potrei mandargli un messaggio… - disse vago.
Il biondo annuì. Si chiese cosa facesse fare al biondo quello sforzo per lui.
  • Grazie – disse solo.
Kenma alzò le spalle.
  • In fondo gli amici servono a questo, no?
Kei lo fissò. erano amici? Si chiese. Beh, forse non era questo il momento di farsi certe domande.
  • Beh, grazie lo stesso – disse solo.

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


KUROO POV
Quando aveva visto allontanarsi Kenma insieme a Tsukishima si era preoccupato. Non era tanto in pensiero per il fatto che avrebbero parlato, sapeva che Kenma avrebbe tenuto la bocca chiusa, quanto per la reazione che avrebbe avuto il biondo. Era spesso un enigma per lui da interpretare.
Sospirò.
  • Kuroo? Kuroo! Qualcosa non va? – si sentì chiedere.
Osservò il piccoletto rosso di capelli che gli aveva posto la domanda. Doveva averlo chiamato più volte. Pensò che all’inizio della loro conoscenza non gli avrebbe dato un soldo bucato, eppure si era rivelato migliore del previsto.
  • Scusa – sorrise – Sono un po’ stanco. Dicevi? – chiese.
  • Stavamo dicendo che dovremmo farne più spesso di ritiri come questi – ripeté il rosso – In fondo sono utili sia a noi che a voi. E poi in fondo siamo amici… -
Kuroo annuì. Non aveva molta voglia di parlare, ma doveva ammettere che Hinata aveva ragione.
  • Effettivamente si può fare – disse.
  • E poi tu potresti vedere Tsukishima più spesso! – aggiunse poi il rosso.
Tetsuro quasi sputò quello che stava bevendo. Come cavolo gli veniva in mente di fare un’affermazione di quel tipo???
  • Scusa? – chiese.
L’altro lo fissò come se non capisse il perché di tutta quella confusione sul volto del giocatore della Nekoma.
  • Tu e Tsukishima non state mica insieme? – chiese il più piccolo, come fosse una cosa scontata.
Kuroo deglutì. E ora cosa avrebbe dovuto rispondere?
Fu la voce di Kageyama a toglierlo dai pasticci.
  • Idiota – disse solo al centrale della Karasuno.
  • Ehi bakageyama! – si lamentò quello – Cosa vorresti dire? –
L’altro sbuffò.
  • Mi sembra evidente che non sia una cosa di cui Kuroo vuole parlare – disse – Non fare domande inopportune! E poi saranno affari loro! –
Kuroo sorrise. In fondo il moro non era così male.
  • Grazie Kageyama – disse – Ma non preoccuparti, non mi dà fastidio parlarne –
L’altro alzò le spalle.
  • Come vuoi. Ma non mi sembrava giusto che ti sentissi costretto – spiegò.
Tetsuro sorrise più apertamente annuendo.
  • In realtà io e Tsukishima non stiamo insieme – ammise.
Hinata lo fissò come se avesse appena detto una grandissima cavolata.
  • Come non state insieme? – chiese.
Kuroo avrebbe riso se non fosse stato così in imbarazzo. Beh, forse era ora di ammettere la verità, o almeno parte di essa.
  • Siamo amici – disse a bassa voce, sperando che gli altri continuassero a farsi gli affari loro.
Per fortuna qualcuno si era alzato ed ora rimanevano in pochi al tavolo. Fissò i ragazzi rimasti e vide che stavano chiacchierando tra di loro.
  • Mentirei se dicessi che non sono interessato a Tsukishima – disse quindi piano – Ma non credo che la cosa sia ricambiata, perciò credo che me la dovrò far passare –
I due giocatori della Karasuno si guardarono, poi fissarono in capitano della Nekoma.
  • Io avrei detto che non ci sono dubbi sul fatto che tu sia ricambiato – disse piano Kageyama.
Kuroo spalancò gli occhi. Questa non se la aspettava.
  • Dici… Dici sul serio? – esclamò.
I due si guardarono.
  • Tukishima non è un tipo di molte parole – disse Hinata – Ma l’ultima volta che Yamaguchi gli ha detto qualcosa su di te ha sbottato perfino con lui… -
Tetsuro li fissò spalancando gli occhi. Dicevano sul serio?
  • Voi vorreste dirmi che… - iniziò.
  • Credo che dovreste parlare – disse allora Kageyama.
  • Detto da te ha dell’inquietante- sorrise Kuroo – Ma potrei seguire il vostro consiglio…-
Il moro della Karasuno lo guardò di sbieco.
  • Inquietante? Chiese.
Kuroo sorrise.
  • Non sei famoso nemmeno tu per la tua loquacità… - disse.
L’altro alzò le spalle.
Kuroo sospirò.
  • Credo che salirò a vedere se Tsukishima è in camera – disse.
Hinata fece un largo sorriso.
  • In bocca al lupo – disse.
Kuroo soffocò un sorriso. In fondo quei due gli piacevano, forse avrebbe dovuto aiutare anche loro a chiarirsi.
  • Crepi – rispose – Voi invece? – chiese poi quando si fu alzato.
  • Noi? – chiese il rosso.
  • Voi due, tu e Kageyama – disse come fosse ovvio.
Il moro se possibile raggiunse la stessa tonalità di colore dei capelli dell’amico.
  • Noi due… Cosa? – chiese.
Kuroo sogghignò. Allora aveva ragione.
  • Beh, avete chiesto a me, come va tra voi due? –
Fu mentre Kageyama negava con tutte le sue forze che Hinata, invece, rispose
  • Noi tutto bene, grazie –
Il centrale della Nekoma sorrise.
  • Vado, credo abbiate bisogno di un momento per chiarirvi. A dopo – disse.

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


TSUKISHIMA POV
Kei sobbalzò quando sentì la porta aprirsi.
  • Kenma! Sono preoccupato! Sono andato in camera di Tsukki e… Oh – la voce di Kuroo si bloccò.
Il ragazzo lo stava fissando sulla porta della propria camera da letto del dormitorio maschile. Kei pensò di non averlo mai visto in imbarazzo. Beh, si disse, per tutto c’era una prima volta.
Kenma guardò l’amico appena arrivato e alzò l’angolo del labbro in un’ombra di sorriso.
  • Dicevi di essere preoccupato? – disse.
Il centrale della Nekoma fissò l’alzatore.
  • Cercavo Tsukishima, ma non era in camera. Non mi aspettavo di trovarlo qui – ammise.
Kei lo fissò.
  • Siamo saliti insieme dopo cena. Stavamo chiacchierando – disse.
L’altro annuì.
  • Beh, puoi restare. Cioè, io, ecco, non mi dai fastidio –
Il biondo sospirò. Quella situazione era ciò che voleva evitare.
  • Non preoccupatevi, credo che andrò in camera – disse.
Poi si alzò e si diresse alla porta.
  • Aspetta! – fu fermato.
Il biondo sospirò. Avrebbe dovuto sapere che non sarebbe stato così semplice.
  • Hai bisogno qualcosa? – chiese.
L’altro gli si avvicinò.
  • Ti accompagno – disse.
Kei chiuse gli occhi per un secondo. Cosa avrebbe dovuto rispondere?
  • E dai – ghignò il moro – Non ci vedrà nessuno –
Tsukishima sorrise. Poi alzò le spalle.
  • Fai come vuoi –
Uscirono insieme dalla stanza e si diressero a quella dove dormiva Kei. Quando entrarono il biondo si sedette sul letto.
  • Siediti pure – invitò poi l’altro a fare lo stesso.
Kuroo lo ascoltò e obbedì.
  • Come mai eri in camera con Kenma? – chiese poi il giocatore della Nekoma.
Kei ci pensò un secondo. Avrebbe dovuto dire la verità? Si disse che in fondo l’altro l’avrebbe comunque scoperta.
  • Stavamo parlando – ammise.
  • Con Kenma? – chiese sorpreso Kuroo.
Kei sorrise.
  • Il tuo amico non è così male – disse – Ed il fatto che stia così spesso in silenzio lo rende un buon ascoltatore ed un ottimo osservatore –
Kuroo sorrise e annuì.
  • Lo so – ammise -Ma non pensavo che tu e lui foste, come dire, che foste amici –
Kei si morse il labbro inferiore. In effetti non lo erano, si disse, ma avrebbe dovuto dirglielo?
  • Di cosa stavate parlando? – chiese allora il moro.
Il biondo ci pensò per un secondo. Avrebbe dovuto dire la verità e, quindi, scoprirsi completamente, oppure sarebbe stato meglio mentire? No, si disse, se avesse mentito Kuroo sarebbe comunque venuto a saperlo.
  • In realtà parlavamo di te – disse quindi.
  • Di me? – chiese il moro.
Kei si stupì che l’altro ne fosse sorpreso. Chissà poi cosa aveva pensato vedendoli in camera assieme a questo punto.
  • Di noi in realtà… - ammise Kei.
Se dovevano parlare, dovevano andare fino in fondo, si disse. Ed era ora il momento giusto. Kuroo sembrava disponibile ad ascoltarlo, ma anche abbastanza stupito da non mettergli i bastoni tra le ruote con il suo sarcasmo.
  • Kenma dice che dovrei parlare con te – continuò.
Era il momento, si disse, ora o mai più.
  • E dirti che mi interessi – aggiunse poi con voce flebile.
Era arrossito fino alla punta delle orecchie. Lo sentiva dal calore che si spandeva sul suo viso. E ora cosa avrebbe detto Kuroo?
 
KUROO POV
Alla fine, sarebbe andato a cercare Tsukishima, si era detto quando era salito. Soltanto che poi non lo aveva trovato. Non era in camera sua. Aveva bussato più volte e non credeva che potesse già essere andato a letto, nonostante potesse fargli male il piede. Allora, era tornato in camera, dove sapeva che avrebbe trovato Kenma. Era entrato quasi urlando la sua preoccupazione.
  • Kenma! Sono preoccupato! Sono andato in camera di Tsukki e… Oh – aveva iniziato, ma si era bloccato vedendo l’oggetto della propria preoccupazione proprio davanti a sé.
Vide Kenma ridere sotto i baffi. Gliel’avrebbe fatta pagare quella.
  • Dicevi di essere preoccupato? – gli disse infatti il piccoletto con aria saputa.
Kuroo fissò l’alzatore. Non avrebbe ceduto.
  • Cercavo Tsukishima, ma non era in camera. Non mi aspettavo di trovarlo qui – ammise.
Il biondo della Karasuno lo fissò, imperscrutabile come al solito.
  • Siamo saliti insieme dopo cena. Stavamo chiacchierando – disse con indifferenza
Kuroo lo fissò. Da qando quei due parlavano? Si disse e non poté far altro che annuire.
  • Beh, puoi restare. Cioè, io, ecco, non mi dai fastidio – disse.
Il biondo sospirò. Kuroo continuò a guardarlo. Sembrava esasperato dalla situazione, il che lo stava rendendo nervoso. Non voleva che fuggisse.
  • Non preoccupatevi, credo che andrò in camera – disse infatti Tsukishima.
Quando Tetsuro lo vide alzarsi e dirigersi alla porta lo fermò.
  • Aspetta! – esclamò.
Il biondo sospirò di nuovo. Il centrale della Nekoma si dispiacque. Non era sua intenzione irritarlo.
  • Hai bisogno qualcosa? – chiese.
Kuroo gli si avvicinò.
  • Ti accompagno – disse solo.
Guardò il biondo cercare di togliersi da quella situazione. Sembrava quasi in imbarazzo.
  • E dai – ghignò Kuroo – Non ci vedrà nessuno –
Tsukishima sorrise, con quel sorriso che, pensò Tetsuro, gli illuminava il viso. Poi alzò le spalle.
  • Fai come vuoi – disse.
Il moro lo seguì. Aveva ottenuto una piccola vittoria e non voleva perdere terreno. Entrarono in camera di Tsukishima. Il giocatore si sedette sul letto.
  • Siediti pure – lo invitò poi a fare lo stesso.
Kuroo lo ascoltò e obbedì.
  • Come mai eri in camera con Kenma? – chiese poi incuriosito.
Tsukishima sembrò pensarci un secondo e Tetsuro si chiese se avrebbe detto la verità.
  • Stavamo parlando – ammise infine il biondo.
Kuroo non poté nascondere la sua sorpresa.
  • Con Kenma? – chiese.
Tsukishima sorrise ancora una volta. Se avesse continuato Kuroo non sapeva per quanto avrebbe potuto resistere senza tccarlo.
  • Il tuo amico non è così male – gli rispose Tsukishima – Ed il fatto che stia così spesso in silenzio lo rende un buon ascoltatore ed un ottimo osservatore –
Kuroo sorrise e annuì. Sapeva quanto tutto quello che l’altro aveva appena detto fosse vero.
  • Lo so – ammise -Ma non pensavo che tu e lui foste, come dire, che foste amici –
Kei si morse il labbro inferiore. Ok, calmati Tetsuro, si disse il moro. Intrattieni la preda.
  • Di cosa stavate parlando? – disse quindi.
Ecco, aveva fatto la domanda più sciocca del mondo. E poi perché mai Kei (che poi da quando era diventato Kei per lui?) avrebbe dovuto rispondergli?
  • In realtà parlavamo di te – lo sorprese invece il ragazzo.
Kuroo lo fissò
  • Di me? – non poté fare a meno di domandare.
  • Di noi in realtà… - ammise l’altro.
Ok, si disse Tetsuro, qui era un altro paio di maniche. Ora come avrebbe dovuto reagire?
  • Kenma dice che dovrei parlare con te – continuò il biondo.
Kuroo soppesò un attimo le possibilità, poi si disse che forse quello era il momento di ascoltare.
  • E dirti che mi interessi – aggiunse poi con voce flebile Tsukishima.
Il moro fissò l’altro con gli occhi spalancati. Gli aveva davvero appena detto di essere interessato a lui? Lo fissò. Kei era arrossito fino alla punta delle orecchie. Certo, la sua carnagione pallida non lo aiutava a nasconderlo. Tetsuro pensò che, da quando si erano conosciuti, aveva visto lo Tsukishima tranquillo, agitato, arrabbiato, felice, ma quello imbarazzato gli mancava e, si disse, non era sicuro di potergli stare lontano.
Gli si avvicinò spostandosi sul letto. Aveva l’impressione di avvicinarsi ad un animale selvatico. Ogni mossa avrebbe potuto essere azzardata.
Il biondo non sembrava intenzionato a guardarlo in faccia.
  • Kei – lo chiamò quindi.
L’altro sobbalzò. Non doveva essere abituato a sentirsi chiamare per nome.
  • Kuroo, ti prego, non prendermi… -
Kuroo lo fermò.
  • Guardami – gli disse solo.
Il biondo alzò la testa. Era ancora rosso in viso, ma Tetsuro trovò che fosse bellissimo.
  • Anche tu mi interessi – disse allora, fissando l’altro negli occhi -Tanto – aggiunse poi.
Kei lo continuò a fissare e Kuroo si chiese come fosse possibile che non se ne fosse accorto. Tra l’altro, si disse, se Tsukishima aveva parlato con Kenma, dovevano sicuramente averne discusso.
Il biondo sembrò riscuotersi leggermente solo quando Kuroo decise di alzare una mano e sfiorargli una guancia con il dorso della mano. Non era un gesto che faceva spesso, e lui non era uno avvezzo alle dolcezze, ma vedere quel ragazzone così sperduto gli aveva fatto una tenerezza che mai aveva provato prima.
  • Kei, posso chiamarti Kei? – chiese Kuroo avvicinandosi.
L’altro annuì.
  • Posso baciarti? – domandò poi a voce bassissima.
Vide il biondo deglutire e arrossire ancora. Kuroo sorrise. Normalmente avrebbe detto che tutta quella dolcezza gli avrebbe fatto venire il diabete, si disse, ma in quel momento il biondo era qualcosa di bellissimo.
Si avvicinò, sperando che l’altro non si allontanasse, ma Kei non ne sembrava intenzionato.
Inspirò a pochi centimetri da lui. Il profumo di quel ragazzo era intossicante. Infine, appoggiò le labbra sulle sue proprio mentre lo vedeva chiudere gli occhi e, finalmente, lasciarsi andare.

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


KAGEYAMA POV
Quando Kuroo aveva lasciato la sala per salire in camera, Kageyama aveva pensato di essere un po’ invidioso. Almeno lui sapeva cosa voleva. Tra l’altro sperò che l’altro lo ottenesse. Tsukishima non aveva un carattere semplice, come sé stesso dopotutto, ma era pur sempre un compagno di squadra e, pertanto, gli augurava il meglio. Poi aveva guardato confuso Hinata.
  • Che c’è? – aveva chiesto il rosso stizzito.
  • Nulla – aveva negato lui – Mi chiedevo solo che cosa tu avessi in testa –
Hinata lo fissò con aria bellicosa.
  • Cosa vorresti dire? – chiese.
Tobio sospirò. Così non sarebbero andati da nessuna parte. Non voleva litigare di nuovo col rosso.
  • Nulla – disse – È solo che quando Kuroo ci ha chiesto di noi la tua risposta mi ha spiazzato.
Hinata sembrò perplesso.
  • Sì? - chiese – E perché?
Il moro scosse la testa.
  • Beh, mi sembrava evidente che lui insinuasse che ci fosse qualcosa tra di noi –
Hinata sembrò ancora una volta non capire.
  • Beh, siamo amici! – disse come se quello spiegasse tutto.
Ma quanto poteva essere ingenuo? Si chiese Tobio. Ok, doveva armarsi di un sacco di pazienza.
  • Hinata – lo chiamò.
L’altro lo fissò incuriosito.
  • Credo insinuasse qualcosa di… Beh, ecco, qualcosa di sessuale – disse.
Era arrossito. Tobio pensò che non avrebbe mai immaginato di arrivare a vergognarsi così tanto di qualcosa. E in più il rosso lo guardava come se avesse appena detto un’eresia.
  • Kageyama, cosa stai dicendo? – chiese.
Tobio avrebbe voluto sprofondare. E ora come ne sarebbe uscito? Forse avrebbe dovuto confessare la realtà. Oppure, avrebbe potuto correre il più in fretta possibile verso la propria camera. No, non ci sarebbe riuscito. Fu una voce inaspettata a salvarlo da quella situazione.
  • Sta dicendo che Kuroo, e non solo lui, pensa che tu e Kageyama abbiate una storia –
Quando era arrivato Yamaguchi lì? Si chiese Tobio fissandolo.
  • Scusate – sorrise il compagno di squadra – Ma non ho resistito. In fondo lo pensiamo un po’ tutti, non solo Kuroo –
Hinata fissò il compagno, poi Tobio sentì lo sguardo del rosso su di sé. Lo guardò.
  • Io ti piaccio? – si sentì chiedere all’improvviso.
Tobio avrebbe voluto sprofondare. E ora cosa poteva rispondere?
  • Vi lascio, salgo in camera a vedere come sta Tsukki. Buona serata! – salutò Yamaguchi prima di sparire.
Ok, si disse Kageyama. Bella situazione del cavolo. È ora cosa sarebbe successo?
 

TSUKISHIMA POV
Kuroo lo aveva baciato. Cioè, tecnicamente si stavano baciando. Certo, non è una cosa che si può fare da soli, si disse. Eppure, se fosse stato per lui forse non sarebbero mai arrivati a quel punto. Sentiva le labbra sulle sue. Erano morbide. Poi le sentì chiedere di più. Schiuse la bocca. Le loro lingue si intrecciarono in una danza che fino ad allora gli era sconosciuta. Kei sussultò. Sentiva la testa girare. Si staccò all’improvviso e guardò il moro negli occhi. Non sarebbe scappato, si disse, non questa volta.
  • Va tutto bene? – si sentì chiedere.
Il biondo annuì, più per istinto che altro. Andava veramente tutto bene?
  • Kei, qualcosa non va? Ti ho fatto male? – domandò ancora il giocatore della Nekoma.
Kei si morse il labbro inferiore. Il sapore di Kuroo era ancora sulle sue labbra. Scosse la testa.
  • No – disse – Cioè, non c’è nulla che non vada –
L’altro sorrise. Tsukishima pensò che sembrasse un po’ triste.
  • Non hai la faccia di uno a cui vada tutto bene – disse infatti il moro.
Kei sospirò. Aveva ragione. Doveva spiegarsi meglio.
  • Io… - iniziò, per poi bloccarsi.
Come avrebbe fatto a spiegargli che tutti quegli avvenimenti lo avevano sopraffatto? Si chiese. Fissò ancora una volta il ragazzo che si trovava di fronte a lui. Era bello, si disse. Ed era lì per lui. Si disse che non era giusto non dargli una risposta.
  • Io… - riprese -Non sono sicuro che mi piaccia questa sensazione. Cioè, non fraintendermi – lo bloccò prima ancora che l’altro avesse il tempo di reagire -Mi è piaciuto baciarti. È solo che non ci sono abituato. A lasciarmi andare intendo… -
Kei si sarebbe dato del cretino da solo. Non gli era mai capitato di pronunciare un discorso così sconclusionato. Eppure, il moro sembrava aver capito perfettamente quale fosse il problema.
  • Kei – lo chiamò – Guardami –
Tsukishima alzò la testa. L’altro stava sorridendo.
  • Non dobbiamo rendere conto a nessuno – disse – Nessuno ci rincorre. Ognuno di noi ha i suoi ritmi, io ho i miei e tu i tuoi. Sono disposto ad aspettarti per tutto il tempo che servirà –
Kei fissò Kuroo mentre parlava. Continuò a fissarlo anche dopo. “Tutto il tempo che servirà” gli aveva detto. Non un banale “Tutto il tempo che vuoi”. Kuroo sapeva che andarci con i piedi di piombo per lui era una necessità. Non si sentiva pronto, ma l’altro si era detto disposto ad aspettarlo. Kei sapeva quanto fosse importante. Voleva avere le idee ben chiare, e voleva che le avesse anche l’altro. Non c’era più spazio per rincorrersi ora.
  • Anche se questo significherà impiegare mesi ad abbattere tutte le barriere? – chiese quindi.
 Kuroo continuò a sorridere per tutto il tempo.
  • Kei – lo chiamò – Ti ho aspettato per mesi. Viviamo a chilometri di distanza e potremo comunque vederci meno di quanto vorrei. Credi davvero che avrei fatto tutto questo se non fossi davvero interessato a te? E pensi sul serio che, dopo averti aspettato per mesi, io sia disposto a cedere per un paio di barriere innalzate dal mio perfetto fidanzato introverso? –
Kei rise mordendosi di nuovo le labbra.
  • Non sapevo avessi un fidanzato… - disse ironico.
L’altro alzò un sopracciglio.
  • Ah, no? – rispose – Beh, farai meglio a saperlo allora! –
Kei sorrise. Poi deglutì. Sospirò.
  • Grazie – disse.
Kuroo si avvicinò di più. Fissò di nuovo le sue labbra.
  • Posso? – chiese.
Kei sorrise. Fu lui stesso a chiudere lo spazio tra le loro labbra appoggiando le proprie sopra quelle del moro.  Erano morbide, si disse. Alzò le braccia e portò le proprie mani sulla nuca di Kuroo. Fece scorrere le dita tra le ciocche. Si sentiva bene lì, appoggiato a quel corpo caldo, senza sentire nulla che non fosse la bocca dell’altro sulla sua.
Probabilmente si sentiva troppo bene. Così bene da non sentire la porta che si era aperta alle sue spalle.
  • Io… Tsukki -  il sussurro alle sue spalle lo raggelò.

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Capitolo 16
*** capitolo 16 ***


YAMAGUCHI POV
Quando Tadashi era uscito dalla mensa per vedere come stesse Kei, l’ultima cosa che si aspettava era di trovarlo in atteggiamenti intimi con il capitano della Nekoma. Cosa avrebbe dovuto fare? Non voleva assolutamente litigare con l’amico, ma di certo non gli faceva piacere sapere che lui e Kuroo facevano cose. Non riusciva nemmeno a pensare a loro in termini di una coppia. Per lui era decisamente sbagliato. Non era il fatto che fossero due ragazzi, in fin dei conti anche Hinata e Kageyama lo erano, ma loro stavano benissimo insieme, era più qualcosa che c’entrava col fatto che fosse Tsukki. Sospirò. Forse stava esagerando. Fissò un’ultima volta i due, poi uscì dalla stanza in silenzio e fece per chiudere la porta.
  • Aspetta! Tadashi! – si sentì chiamare.
Erano rare le volte in cui Tsukki lo chiamava per nome. Si fermò. L’altro lo raggiunse faticosamente con le stampelle.
  • Cosa c’è? – chiese Tadashi, più tranquillo di quanto si sentisse in realtà.
L’altro sembrò studiarlo per un po’.
  • Ecco, io… Volevo che tu fossi il primo a saperlo – disse poi – Cioè, non volevo venissi a saperlo così, di me e Kuroo intendo, ma volevo che lo sapessi –
Tadashi annuì. Dopotutto sapeva che non avrebbe potuto farci nulla. Col tempo sarebbe passato anche quello.
  • Torno tra un po’. A dopo – disse lasciando soli i due.
 
TSUKISHIMA POV
La conversazione che aveva avuto con Yamaguchi era stata surreale. Mai, quelle poche volte che avevano litigato, erano arrivati al punto di parlarsi per monosillabi e sottointesi. Fissò Kuroo e sospirò.
  • Non riesco a capire come devo comportarmi con lui – ammise.
L’altro sorrise. Sembrò rifletterci un po’, poi scosse la testa.
  • È geloso – disse – in fondo è abituato ad averti tutto per sé –
Kei sospirò, poi scosse la testa.
  • Ma perché dovrebbe essere geloso? – chiese, quasi più a sé stesso che a Tetsuro.
L’altro sorrise.
  • Kei, tu sei una bella persona! – disse – E nonostante tutti i tuoi spigoli è piacevole stare al tuo fianco. Poi pensaci, tu sei sempre stato il suo unico amico. Certo, ora ha iniziato a legare con Hinata e Kageyama, ma non credi che il rapporto che lo lega a te sarà sempre speciale? –
Kei ci pensò un attimo, poi annuì. Si chiese se Kuroo non lo conoscesse già meglio di quanto si conoscesse lui stesso.
  • Credi che dovrei parlargli ancora? – domandò.
  • Dagli tempo – consigliò l’altro – Gli passerà. O perlomeno con te tornerà come prima. Io immagino invece di dover penare un po’ di più-
Kei sbuffò col naso, poi sorrise.
  • Certo – disse.
Fu solo dopo qualche istante che si rivolse di nuovo al moro.
  • Domani mattina partiamo presto. Il professor Takeda dice che così non troveremo traffico – disse.
  • Verrò a salutarvi – rispose inaspettatamente Kuroo.
Kei sorrise.
  • Non credo ce ne sia bisogno – disse.
L’altro scosse la testa.
  • Non ci vedremo per un sacco di tempo. Voglio almeno salutarti come si deve – disse.
Kei alzò le spalle. Sapeva che tanto l’altro avrebbe fatto comunque di testa sua.
  • Se ci tieni – disse strappando un ghigno al moro.
 
YAMAGUCHI POV
Era sceso ed era uscito in cortile. Quella situazione lo metteva in agitazione, voleva schiarirsi le idee.
  • Come mai se qui solo? – chiese una voce alle sue spalle.
Tadashi si voltò e sorrise.
  • Ciao Suga! – disse – Vieni, ti faccio spazio –
Il ragazzo più grande si sedette al suo fianco.
  • Allora? – lo incoraggiò poi a parlare.
Tadashi sorrise.
  • Avevo bisogno di pensare – disse.
Suga sembrò rifletterci un po’, poi parlò.
  • C’entra qualcosa Tsukishima? – chiese.
Tadashi sorrise, poi annuì.
  • Prima sono salito nella nostra stanza e – sospirò – Mi prometti che non lo dici a nessuno? -  chiese.
Sugawara sorrise, poi annuì.
  • Nemmeno a Sawamura? – chiese poi Tadashi.
Sugawara scoppiò in una risata.
  • Nemmeno a lui, ok? E ora dimmi cosa non va –
Tadashi iniziò a raccontare.
  • Prima sono salito in stanza per vedere come stava Tsukki e… Beh, ho trovato lui e Kuroo che facevano, sì, ecco, si stavano baciando –
Sugawara non sembrò particolarmente colpito dalle parole del più piccolo.
  • Capisco. E questo ti ha messo a disagio? – chiese solo.
Tadashi ci pensò. Era a disagio? Probabilmente no. Forse era vero, era solo geloso.
  • Non lo so – disse quindi – È che non so come comportarmi –
Sugawara lo fissò e sorrise.
  • Probabilmente dovresti comportarti come hai sempre fatto – disse.
L’altro annuì.
  • Lo so – ammise – è che proprio non ci riesco! Cioè, capiscimi, io e Tsukki siamo sempre stati amici, lui è stato per anni il mio unico amico ed io il suo, ed ora… -
  • Hai paura che qualcun altro possa prendere il tuo posto – concluse Sugawara.
Tadashi sospirò. Detto così sembrava così stupido.
  • Lo so che è una cosa stupida… - disse infatti.
  • Non lo è – lo fermò però l’altro – siete molto amici. È normale –
Il moro fissò l’altro. Probabilmente aveva ragione. annuì.
  • Posso chiederti una cosa? – domandò poi.
Sugawara annuì.
  • Credi che Kuroo sia, come dire, sia la persona giusta? –
Il più grande sorrise.
  • Questo non possiamo saperlo – disse – Però di sicuro posso dirti che Kuroo non è il tipo di persona da prendere le relazioni alla leggera, per quanto possa sembrare… -
Tadashi lo fissò. il vicecapitano sembrava saperne molto di più di quello che poteva sembrare.
  • Come puoi esserne sicuro? – chiese.
L’altro rise.
  • Chiamalo sesto senso, o esperienza – disse - o collaborazione tra palleggiatori – aggiunse poi facendo un occhiolino a Tadashi.
Il moro sbuffò.
  • Ho capito – disse – Grazie –
Sugawara alzò le spalle.
  • Di nulla! Io rientro, non stare troppo alzato – si raccomandò poi.
Tadashi sorrise.
  • Certo mamma! – lo prese in giro bonariamente.
Probabilmente aveva ragione Suga, si disse Tadashi, si faceva troppe paranoie. In fondo Kuroo non poteva essere così male se Tsukki aveva scelto di stare insieme a lui.

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


KAGEYAMA POV
Kageyama continuava a guardare Hinata con un’espressione stralunata. Come cavolo erano finiti in quella conversazione? Hinata gli aveva veramente chiesto se gli piacesse? Come se non fosse abbastanza chiaro poi…
Il rosso continuava a guardarlo e non sembrava intenzionato a dire nulla. Tobio sospirò. Avrebbe dovuto parlare lui.
  • Perché me lo chiedi? – disse alla fine.
Avrebbe voluto prendersi a schiaffi da solo. Un’uscita più infelice non poteva farla. Il rosso continuava a fissarlo.
  • Ho fatto prima io la domanda – disse – Rispondi.
Tobio sbuffò. Ora avrebbe voluto prendere a calci il compagno di squadra. Ma in quel modo non sarebbero arrivati da nessuna parte, si disse. decise che doveva portare pazienza, un sacco di pazienza.
  • Sì – ammise con un filo di voce.
Il rosso spalancò gli occhi sentendo la risposta. Tobio avrebbe detto che non se l’aspettasse.
  • Che c’è? – chiese – Non guardarmi così! –
Hinata continuava a fissarlo inebetito. Si riscosse solo dopo qualche secondo.
  • Cioè, io ti piaccio? – chiese con aria perplessa.
Kageyama sarebbe scoppiato a ridere in un’altra situazione. Era riuscito a zittire Hinata. Annuì ancora una volta, come se si trovasse davanti ad un bambino un po’ tonto.
  • Perché non me l’hai detto prima? – chiese poi inaspettatamente il rosso.
Tobio lo fissò per un attimo.
  • Io ti ho risposto. Tocca a te ora – disse.
Hinata lo fissò. sembrò sul punto di dire qualcosa, poi scosse la testa.
  • Non so perché te l’ho chiesto. Immagino che volessi saperlo. Cioè, se qui tutti pensano qualcosa di noi magari hanno ragione e… -
Hinata non riuscì a finire di parlare, perché le sue parole furono fermate dalla bocca di Tobio sulla sua.
Lo stesso Tobio che ora non sapeva nemmeno come comportarsi.
Erano morbide le labbra di Hinata, si disse, gli piaceva la sensazione. Continuò ad accarezzarle piano con le sue. Poi le sentì schiudersi e intrecciò la propria lingua con quella del rosso.
Non era sicuro di sapere ancora dove si trovassero se qualcuno glielo avesse chiesto.
Si staccarono dopo quello che avrebbero potuto essere minuti oppure un’eternità. Tobio fissò Hinata negli occhi e quello sorrise.
  • Sapevo che saresti stato fantastico anche a baciare – gli disse.
Tobio sgranò gli occhi. Hinata gli aveva veramente fatto un complimento sul suo modo di baciare?
Il rosso rise.
  • Mi piaci anche tu – disse poi tranquillamente.
Fu Tobio a guardarlo perplesso questa volta.
  • Che c’è Kageyama? – chiese allora Hinata con un sorriso bonario – Non dirmi che davvero non te ne eri accorto… -
Il moro si sentì un idiota. Come sarebbe a dire?
  • Ehi! – disse quindi – Cosa vorresti dire? –
Si fissarono per un attimo. Poi scoppiarono a ridere. Sì, si disse Tobio, forse finalmente le cose stavano andando nel verso giusto.

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Capitolo 18
*** Epilogo ***


I ragazzi del Karasuno si diressero verso il pullman che li avrebbe riportati a casa.
Tadashi depose il proprio borsone e quello di Tsukishima a terra perché fossero caricati dall’allenatore Ukai sul pullman.
Kei osservò i compagni attorno a lui. Suga e Daichi erano già pronti con due facce piuttosto assonnate. Nishinoya stava appoggiato ad Asahi che lo sorreggeva con la sua mole, altrimenti sarebbe caduto addormentato. Tanaka stava chiacchierando con Ennoshita. Ma dove la trovava tutta quell’energia alle 5.00 di mattino?
Poi, ovviamente, mancavano Hinata e Kageyama.
Dopo pochi minuti, vide arrivare tre persone. Kei si stupì nel vedere una divisa che, però, non era quella del Karasuno. L’allenatore della Nekoma era arrivato insieme al capitano, Kuroo, e ad un Kenma che sembrava piuttosto assonnato.
Ukai, prontamente seguito da Takeda, si avvicinò ai tre, ringraziando dell’ospitalità e scambiandosi la promessa di ricambiare presto.
Kei avrebbe voluto fare qualcosa, ma si ritrovò a chiedersi se non fosse troppo. Sospirò. Voleva salutare Kuroo. Sapeva che prima di rivedersi sarebbero passate settimane. Scosse la testa. Non voleva essere troppo evidente, a lui non piacevano queste cose. Eppure, si chiese se fosse troppo azzardato dare almeno un abbraccio al moro.
Fu mentre stava per salire sul pullman, dopo aver aspettato gli ultimi ritardatari, per ultimo a causa dell’ingombro delle stampelle, che si sentì tirare una manica della divisa. Non ebbe bisogno di vedere chi fosse, già o sapeva.
  • Ehi – salutò con un sorriso.
  • Ehi – ricambiò il moro.
Si fissarono per un secondo. Kei si chiese cosa dovesse fare in quel momento. Avrebbe dovuto baciarlo? Salutarlo amichevolmente? Fu solo quando Kei, dopo un lungo sguardo carico di promesse, si decise a salire sull’autobus che si sentì tirare verso l’altro finché le loro bocche non si toccarono.
Quando si separarono, Kuroo sorrideva.
  • Ti faccio un buon viaggio. Mandami un messaggio quando arrivi – disse il moro.
Kei lo fissò, poi sorrise annuendo.
Si stava ancora chiedendo come fossero passati dall’essere estranei all’essere… Oddio, cos’erano? Fidanzati? Quella parola faceva quasi paura. Kei sospirò. Avrebbe avuto tempo di abituarcisi, si disse sorridendo. Oh, sì, ne avrebbe avuto di tempo, pensò sedendosi sul pullman che li avrebbe riportati a casa.

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