La bomba

di EleWar
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una vacanza per sei ***
Capitolo 2: *** Scambio di coppie ***
Capitolo 3: *** L'esplosione ***



Capitolo 1
*** Una vacanza per sei ***


Salve! Stavolta vi propongo una ff leggera, per riderci un po’… io mi sono divertita un sacco a scriverla, e spero che almeno un sorriso lo strappi anche a voi ^_^



Cap. 1 Una vacanza per sei



“Bene, queste sono le vostre stanze” disse Saeko, porgendo le chiavi ai suoi amici.

“Voglio sperare che, a me, tu abbia riservato una bella camera singola, ma con un letto enormeeee” esordì Ryo gongolante “Non mi farai certo dormire con quella specie di virago, giusto?” concluse con aria minacciosa.

“Ehi, senti, e chi ti ha detto che io ho intenzione di dividere la stanza con un mandrillo in calore come te?” rispose furente Kaori.

Siamo alle solite” pensò la bella ispettrice “Non sarebbe meglio, piuttosto, che ammettessero una volta per tutte che sono innamorati cotti uno dell’altra, e la smettessero con questo teatrino ridicolo?” e, suo malgrado, sospirò affranta.

“Sentite ragazzi, come vi ho già spiegato, avete ottenuto questa sorta di vacanza premio perché avete salvato la vita al grande magnate Soseki, che, come sapete, possiede una catena di alberghi sulla costa. Visto che siete tutte coppie, era logico che vi riservasse delle suite matrimoniali… ho dovuto fare i numeri per avere delle singole per voi due” disse Saeko, guardando i suoi amici sweeper severamente.

“Insomma… un regalo è pur sempre un regalo!” sbuffò.

Ma i due si erano già immusoniti e si guardavano in cagnesco con le braccia incrociate.

Miki e Falcon, da che avevano messo piede nella hall dell’albergo, non avevano detto una sola parola, troppo occupati a guardarsi intorno e a meravigliarsi del bellissimo posto in cui erano capitati; più di tutti la bella barista, ché Umi, in verità, non aveva nemmeno fatto un grugnito di assenso.

Per contro, Kazue e Mick non la smettevano di ciarlare e stupirsi di tutto quello sfarzo, e si chiedevano già se l’albergo fosse dotato di solarium, spa, campi da tennis, piscina e quant’altro. Sembravano inoltre la classica coppietta in viaggio di nozze. A Kaori non era sfuggito il loro comportamento e, sotto sotto, li invidiò un po’.

In ogni caso, consegnate le chiavi, Saeko Nogami li salutò: la vacanza premio era riservata alla squadra di ex mercenari e sweepers che aveva partecipato alla missione, e comunque lei era troppo occupata con il suo lavoro per prendervi parte, anche se avesse voluto. Inoltre, e non lo avrebbe mai ammesso nemmeno con sé stessa, si sarebbe sentita un’intrusa in quel gruppo di tutte coppie. Sì, tutte: perché anche Ryo e Kaori lo erano, anche se non nel vero senso del termine… o meglio, lo erano a modo loro. Ma tant’è. Prima di cadere in facili sentimentalismi, se ne era già andata, anche perché era stanca di dover assistere ancora alle pantomime di quei due idioti di City Hunter, che ancora si ostinavano a non cogliere al volo quella felicità che, invece, era lì a portata di mano.


 
Quando i sei amici raggiunsero il piano su cui si trovavano le rispettive stanze, tutte affacciate sullo stesso corridoio, furono attirati dalle grida di esultanza di Ryo, provenienti dalla sua suite. Tutti si precipitarono a vedere cosa fosse a destare la sua meraviglia, e a giustificare quel grande strepito. Lo trovarono, a saltellare come un cormorano intorno a cozze succulente, dentro un maestoso bagno, con tanto di vasca idromassaggio. Stava giusto dicendo:

“Ho la vasca idromassaggio, ho la vasca idromassaggio, pappappero! Così posso portarci tutte le signorine mokkori che vorrò!”

Kaori si fece subito scura in viso e, imbracciato un mega martello con la scritta “Nemmeno in vacanza”, lo spiaccicò sul pavimento, ricoperto di morbidi e sontuosi tappeti, mentre il resto della banda se ne andava scuotendo la testa.

Quei due non sarebbero cambiati proprio mai.


 
Il viaggio che avevano intrapreso per raggiungere quella famosa località di mare era stato lungo, seppur a bordo di un treno ad alta velocità, ed erano arrivati giusto per l’ora di cena, così, dopo aver preso possesso delle rispettive stanze e deposto i bagagli, erano scesi nella sala ristorante e ancora una volta i due soci avevano dato spettacolo, fra litigate, martellate e soprattutto per la gran quantità di cibo che erano riusciti ad ingurgitare.

Subito dopo cena, tutti si ritirarono negli alloggi riservatigli, troppo stanchi per accennare una seppur minima incursione nella vita notturna del posto. Ci sarebbe stato tempo nelle sere successive, e comunque il giorno dopo avevano in programma di andare al mare insieme.


 
 
Era già tarda sera quando Mick, appurando che il whiskey nel mobile bar non era di suo gradimento, decise di andare da Ryo e proporgli una capatina al bar dell’albergo, per un bicchiere fra uomini. Aveva avvertito Kazue delle sue intenzioni e lei non si era opposta, pur intimandogli di non ubriacarsi né di fare tardi. Erano pur sempre in vacanza e voleva stare con lui.

Mick era giusto uscito in quel momento, e si era richiuso la porta alle spalle, quando aveva fatto in tempo a vedere di sfuggita un corpo flessuoso chiaramente femminile, scomparire dentro la stanza del suo compagno di bevute, e sentirlo dire, con voce da satiro:

“Sì, sì, vieni qui dal tuo Ryuccio! Vedrai come ci divertiremo nella mia vasca, faremo tante bollicine!”

L’americano rimase pietrificato. Quel dannato giapponese non aveva perso tempo! Ma dove l’aveva trovata, così in fretta, una donna che fosse disposta a seguirlo per una notte di bagordi? E poi… che spudorato! Sotto gli occhi della povera Kaori! Mick era così arrabbiato e frustrato per il comportamento di Ryo, che moriva dalla voglia di andare lì da lui e assestargli un bel pugno in testa; ma era pur sempre un perfetto gentiluomo, e non si sarebbe mai permesso di fare una scenata davanti ad una donna. Però che idiota, Ryo! Continuava imperterrito a far soffrire la bella Kaori! E pensare che tutti loro avevano sperato che quella vacanza di gruppo, avrebbe fatto bene alla coppia!

Sospirò sconsolato.

A quel punto, anziché andare da Ryo, la cui stanza era in fondo al corridoio, preferì deviare verso quella della sua amica, immaginando che magari fosse lì da sola, e si disperasse per le mancate attenzioni di quel suo socio imbecille. Avrebbe tanto voluto consolarla… alla sua maniera.

Quatto quatto si avvicinò alla porta della ragazza, e appoggiò l’orecchio al legno dell’uscio per cercare di sentire qualche rumore sospetto, forse dei singhiozzi, o la sua voce maledire Ryo. Strano, non sentiva niente… che si fosse già addormentata? Forse era meglio così, si sarebbe risparmiata l’ennesimo travaso di bile, sorprendendo il suo partner folleggiare con un’altra. Poverina, che pena gli faceva. E già l’immaginava addormentarsi dopo aver pianto tanto. Provò pure a sbirciare dal buco della serratura, quando si sentì afferrare per un orecchio.

“Ah, è così che vai a farti un bicchiere con Ryo, vero?” disse in tono accusatorio l’infermiera.

“Darling, non è come pensi!”

“E cosa starei pensando, esattamente, in questo momento? Se non che vorresti approfittare del fatto che Kaori è qui, da sola nella sua stanza?”

E lo trascinò verso la loro camera, mentre lui cercava di spiegare.

“Ma no, amore non hai capito… è colpa di Ryo che…”

Ma Kazue, già l’aveva sbattuto dentro.
 


 
***
 



La mattina seguente si ritrovarono tutti intorno al tavolo della colazione. Mick non faceva che scrutare i suoi due amici, alla ricerca di tracce rivelatrici: da un lato quelle di una notte di follie, dall’altro quelle di una di pianti e disperazione; ma non era facile, dal momento che entrambi indossavano degli occhiali da sole, anche dentro la sala e di primo mattino. Sembravano però normali, come sempre, e quando si decisero a toglierseli, Mick poté notare che avevano delle leggere borse sotto gli occhi, come di chi avesse dormito troppo o troppo poco.

E certo! Il mandrillo ha fatto nottata, e la mia povera Kaori non ha dormito pensando a quell’imbecille lontano da lei” si disse.

Kazue, imbarazzata dallo sguardo indagatore che il suo uomo stava riservando ai due, gli diede una potente gomitata, richiamandolo all’ordine. La sua fidanzata aveva ragione. Erano in un posto da favola, ed era da stupidi perdere il tempo dietro quei due innamorati senza speranza. Meglio dedicarsi alla sua, di innamorata. Per il resto della mattinata non pensò più a loro… almeno fino ad un certo punto.


 
Quando arrivarono alla spiaggia, di un bianco e sabbioso arenile, la rena già scottava, anche attraverso i sandali leggeri, e il sole era già alto in cielo. Le ragazze indossavano parei colorati che evidenziavano le forme perfette, e quando se li tolsero per stendersi sui lettini, Ryo era già in modalità maniaco con tanto di bava alla bocca. Ma Umi risolse il problema per tutti, assestandogli un potente cazzotto in testa tanto che lo conficcò nel terreno, tramortendolo. Kaori non aveva mosso un muscolo, perché quando c’era Falcon nei paraggi, stava relativamente tranquilla. Mick, amorevolmente, si dedicò a spalmare la crema solare sul corpo armonioso della sua bella Kazue; Miki lo chiese a suo marito che, seppur prossimo all’esplosione nucleare, acconsentì suo malgrado. Rimaneva solo Kaori, dal momento che Ryo non avrebbe di certo allungato un dito per aiutarla, e lei non voleva chiedere aiuto a nessuno, meno che meno a Mick, che al contrario lo avrebbe fatto con piacere; ma non voleva mettere in difficoltà la sua fidanzata e poi no, meglio di no. Si sentiva però triste e sconsolata: le sue amiche avevano dei compagni premurosi e lei… lei aveva Ryo.

Miki, sempre attenta agli umori dell’amica, si fece avanti senza dir niente e, prendendo la crema solare, iniziò a spalmargliela con naturalezza. Ryo, ancora dissociato dal mondo, non reagì in nessun modo. Qualche minuto dopo, silenziosamente, sgusciò fuori dal pozzo artesiano in cui era finito, e si distese sul lettino accanto a quello della socia.

Kaori non lo degnò di uno sguardo, e in breve tempo finirono entrambi per addormentarsi. Molto dopo, Miki saltò su e disse:

“Ragazzi, che ne dite di una partita a beach volley?”

“Grrr” rispose suo marito, anche se, ovvio, poi avrebbe accettato; manco a dirlo, che Falcon fosse imbattibile, soprattutto quando faceva il muro.

“Piuttosto un bel bagno, no?” contro-propose Kazue.

“Per me va bene tutto. Se giocheremo, preparatevi però a perdere, che io sono un vero asso di questo sport. Quella volta in California…” cominciò Mick, ma già non lo ascoltava più nessuno.

“E voi ragazzi?” chiese Miki rivolta ai due soci.

“Mmmmm” rispose Ryo.

“Andate, andate… io sono troppo stanca. Credo proprio che resterò qui a godermi il sole”.

“Sicura?” rincarò la dose l’ex-mercenaria.

“Sì, sì, andate pure”.

E così i coniugi Hijuin si allontanarono verso il campo da beach volley, mentre Mick e Kazue andarono a farsi una nuotata. I due sweepers, invece, rimasero a poltrire ancora un po’, stranamente calmi e silenziosi. L’americano però, allontanandosi, non poté impedirsi di pensare:
 
E certo che dormono! Hanno passato di sicuro una nottata insonne… Quel bastardo, e quella santa…
 
Quando il resto della banda fu a debita distanza, Ryo si svegliò di colpo e, come colto da un improvviso e folle desiderio, si tirò su, iniziò a girare la testa a destra e a manca in preda alle fregole e, adocchiata una bellissima donna in costume da bagno che passeggiava sulla battigia, gli si fiondò incontro al solito grido di:

 “Signorinaaaaaaa! Verrebbe con me a prendere un tè? O preferisce fare una nuotata con il qui presente fusto? O forse forse, preferirebbe che le spalmassi dell’olio solare?”
 
Kaori, con altrettanta prontezza, era schizzata all’inseguimento del socio, brandendo un martellone con la scritta “Maniaco marino”. I loro amici, richiamati da quelle grida improvvise, smisero all’istante i rispettivi sollazzi, mentre uno stuolo di libellule, con tanto d’infradito, svolazzarono su di loro. Era stato bello finché era durato; era davvero troppo, chiedere a quei due somari di rimanersene buoni per un po’? Avevano resistito giusto il tempo di un pisolino. Non c’era proprio niente da fare, quei due erano incorreggibili.

Dopo aver percorso in lungo e in largo la battigia, fra urla, minacce, spruzzi di acqua e sberleffi, Kaori si diede per vinta e si fermò esausta. Era furente, ma non era riuscita ad acciuffare quell’idiota del socio. Miki allora la raggiunse, la buona cara vecchia Miki… e mettendole un braccio sulle spalle le chiese, amorevolmente:

 “Tutto bene?”
 
Kaori non rispose, ansando, ma la guardò significativamente: certo che non andava tutto bene, ma che poteva farci? Si costrinse però a sorriderle, e l’amica, seppur con la tristezza in fondo al cuore, le restituì il sorriso, pensando che tutta quella sofferenza, davvero Kaori non se la meritava. Ma la sweeper, che non aveva intenzione di auto commiserarsi, si rianimò e, sfoderando un buon umore che era ben lungi dal provare, disse alla barista:
 
“Sai che ti dico? Mi sono stancata di correre dietro a quell’imbecille, che se ne vada al diavolo! Prenderò un pattìno e mi farò un giro fino a quell’isoletta laggiù” ed indicò una microscopica isola, dirimpetto alla costa, con tanto di palmeto. Miki preoccupata ripose:
 
“Ma sei sicura? Vengo con te?”
 
“Oh, Miki, ti ringrazio, ma ho bisogno di stare un po’ da sola” e le strizzò l’occhio.
 
Come darle torto, d’altronde? pensò la bella ex-mercenaria; quel soggiorno si stava rivelando un disastro, per la bella ma sfortunata sweeper.

Così Kaori si diresse alla rimessa lì vicino, contrattò con il noleggiatore, che l’aiutò a spingere il barchino in acqua, e soddisfatta si mise subito a remare. Miki, che aveva osservato tutta la scena, non poté far altro che sorridere della testardaggine della sua amica, e della sua grande capacità di reagire, sempre e comunque, positivamente alla vita. Ryo, invece, approfittando della distrazione, si era letteralmente volatilizzato. Kaori, vogando di lena, passò accanto a Kazue e Mick e salutandoli gli disse:

“Ci vediamo dopo!”

Sembrava dimentica dei dispiaceri che le aveva procurato il partner poco prima, e la coppia ne fu felice. Meglio così. Quella ragazza era davvero in gamba! Mick la seguì per un po’ con lo sguardo, fin quando Kazue non gli spruzzò un po’ di acqua sul viso, a quel punto lui le restituì il favore e si misero a spruzzarsi a vicenda, ridendo come matti. Tutti ripresero le proprie occupazioni. In fondo si era in vacanza, e un po’ di distrazione ci voleva.

Nemmeno una mezz’ora dopo, si udì un boato provenire dall’isolotto a cui si era diretta Kaori: il terreno aveva tremato, scuotendo le palme e facendo alzare in volo uno stormo di uccelli tropicali. Il primo pensiero di Mick fu: “Kaori!”, ma dissimulò la preoccupazione di fronte a Kazue. Già che l’accusava di pensare ancora a lei, di avere un debole per la sweeper e di non averla mai dimenticata, non poteva farsi vedere così preso, tanto da correre da lei al primo sentore di pericolo. Anche se… in realtà non avvertiva nessun tipo di pericolo; l’aria era calma e nessuna aura negativa era nei paraggi. Si convinse che non fosse stato niente di rilevante e tornò a dedicarsi alla sua fidanzata.
 
Poco prima, quando Kaori era approdata sull’isoletta, tirato il barchino in secca, si era diretta all’ombra del boschetto per riprendere fiato, e soprattutto per ristorarsi un po’nella frescura. Ma appena messo piede nel palmeto, si era sentita afferrare per i fianchi e tirare indietro, nel folto delle piante. Una mano poi era salita a chiuderle la bocca per impedirle di urlare, mentre l’altra continuava a tenerla stretta. Stranamente non si era spaventata: conosceva il suo nemico. Infatti, riuscendo a liberare la bocca da quella mano insolente, sibilò:

“Cosa vuoi?”

“Te” fu la risposta lapidaria.

Ma un mega martello si abbatté sulla testa del malcapitato con tanto di scritta “Hai esagerato”, facendo sussultare l’intero isolotto, tanto da destare la preoccupazione di Mick e degli altri villeggianti. A quel punto, ormai libera dalla presa, si rivolse all’uomo dicendogli:

“Non ti sembra di aver esagerato? E per fortuna dicevamo che avresti fatto finta!”

“Ma Sugar, come potevo fare?” piagnucolò Ryo “dovevo sviare l’attenzione di tutti… altrimenti ci avrebbero scoperti”.

“Sì, e ringrazia che ho avuto la brillante idea di allontanarmi…”

Ma già lo sweeper era tornato bello e aitante come sempre, e le si era fatto vicino:

“Bene, ma ora siamo qui e da soli… non perdiamo altro tempo” e la baciò appassionatamente. La ragazza rispose sicura, e approfondì quel bacio rovente. Finalmente liberi di esprimere quel loro amore clandestino, con entusiasmo erano partiti alla riscoperta dell’altro: le mani vagavano a ripercorrere scie e passaggi già sperimentati, ma sempre piacevoli, prodigandosi in carezze voluttuose, ora lievi ora possessive; i primi gemiti salivano dalla gola e si mischiavano alle parole sussurrate, alle risate smorzate dai mille baci umidi e bollenti. Si sentivano come due naufraghi su un’isola deserta, che scoprivano l’amore e la gioia di stare insieme, lontano dal mondo intero.

“Kaori? Kaori ci sei?”

Una voce maschile risuonò nelle loro orecchie infrangendo l’incanto. Si staccarono a fatica, frastornati. Ma non erano da soli?

“Kaori? Sei qui?”

Dannazione, era Mick!!! Ma cosa era venuto a fare? Non la mollava un attimo!

“Presto, vieni con me” le sussurrò Ryo, prendendola per mano. La condusse dall’altra parte dell’isola, dove lui era arrivato con una barchetta. La capovolse e le disse:

“Nascondiamoci qui sotto”

Kaori si stese sulla sabbia, e Ryo sopra di lei, dato lo spazio esiguo.

Mick, nel frattempo, aveva attraversato il palmeto e borbottava:

Quello mi sembrava il pattìno di Kaori… È così piccolo quest’isolotto, possibile che non la trovi?

Era giusto arrivato in vista della barca capovolta e Ryo, sentendolo arrivare, disse alla socia, con un filo di voce:

“Lascia fare a me” e nella penombra le strizzò l’occhio. Si schiarì la voce e, in falsetto, prese a dire:

“Oh, Mitsuno, che amante focoso che sei!” e poi cambiando voce di nuovo, con tono baritonale:

“Mariko, sei tu che mi accendi di passione!” e poi di nuovo con voce da donna:

“Mitsuno, sarò tua per sempre” e poi con voce bassa da uomo:

“Mariko, ti appartengo”.

Kaori era lì lì per scoppiare a ridere e, per impedirsi di farsi sentire, si tappò la bocca con la mano. Mick, dal canto suo, sentendo quelle voci e quelle parole inequivocabili si disse:

Ops, mi sa che qui c’è qualcuno che si sta dando fare, meglio togliere il disturbo” e girato sui tacchi, fortunatamente tornò indietro, anche perché Ryo era già passato ai finti gemiti, e Kaori era al limite della sopportazione: fra poco sarebbe esplosa in una fragorosa risata. Infatti, poco dopo chiese al socio:

“Se n’è andato?”

Ryo si zittì, e ascoltando il silenzio tutto intorno rispose:

“Sì, ora sì”.

“Finalmente!!” proruppe la ragazza “Non resistevo più! Un altro poco e me la facevo addosso” e si lasciò andare ad una risata liberatoria senza ormai più freni, a cui si unì il partner. Poi lui, fermandosi improvvisamente, e guardandola intensamente le disse:

“Ma quanto ti amo?”

“Non l’ho mai saputo!” rispose lei, impudentemente.

Allora lui le scompigliò i capelli ormai tutti insabbiati, per poi terminare il buffetto con una dolcissima carezza lungo la guancia. Lei, fissandolo con quei suoi profondi occhi ambrati, con voce bassa e roca gli disse:

“Finora abbiamo solo fatto finta… che ne dici di fare sul serio?”

“Ma certo… Mariko…” già stava per baciarla, ma lei gli mise un dito sulle labbra a trattenerlo e gli disse:

“No, io sono Kaori: è con me che devi fare l’amore… solo con me”.

“Hai ragione…” rispose lui, colpito dalla serietà della socia, e, dopo averle sorriso con sguardo voglioso, si dedicò alle sue labbra. La sentì sorridere mentre la baciava, e pensò che fosse l’uomo più fortunato del mondo, a poter stare con una donna come lei.
 

Tornarono dagli amici con mezzi e tempi diversi, e ripresero la loro solita farsa. Nessuno aveva sospettato niente anche se… Umi sorrise sotto i baffi. Ma non disse niente.

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Capitolo 2
*** Scambio di coppie ***


Proseguiamo con questa storiella sgangherata XD XD
Cosa succederà ancora ai nostri amici?
Grazie infinite per la bella accoglienza che avete fatto a questa fic senza pretese.
GRAZIE GRAZIE GRAZIE vi lovvo.





Cap. 2 Scambio di coppie


Il resto della giornata passò in tranquillità: ancora bagni, passeggiate sulla spiaggia, scorpacciate di cibo, il tutto condito dalle consuete scenette dei due sweepers, che stavano trasformando quella breve vacanza in un quasi strazio, visto che erano più accaniti che mai. Sembrava quasi che avessero deciso di sfogare tutta la loro irruenza proprio lì, lontano dalla città, dai soliti ritmi, dal lavoro pericoloso che ogni giorno affrontavano. Possibile che non riuscissero a godersi un po’ la tranquillità di quel posto paradisiaco come tutti? Stavano dando il peggio di loro.

Gli altri componenti della banda iniziavano ad averne già abbastanza dei due e, a malincuore, chi più chi meno, stavano pensando di organizzare il resto della villeggiatura senza coinvolgerli più di tanto.

Venne la sera, di quella lunghissima giornata estiva, e dopo essersi fatti una doccia rinfrescante, tutti si diedero appuntamento nella hall per fare un giro nei dintorni: il concierge aveva detto loro che, non lontano da lì, c’era un bellissimo parco in cui si svolgeva la tradizionale festa d’estate, con tanto di bancarelle e divertimenti, e che attirava parecchi visitatori ogni anno. Il gruppo decise allora di passarci la serata… con riserva. Ryo e Kaori avrebbero continuato a fare gli stessi numeri da circo come sempre? Perché loro, gli amici, erano stanchi e, infatti, il taciturno Umi prese la parola e disse:

“Saeba, farai l’idiota anche stasera?”

“Ehi, scimmione! Che vorresti dire? Solo perché sono un giovane uomo nel pieno della sua potenza sessuale, che vuole concedersi generosamente alle belle donne, non vuol dire che faccio l’idiota. Piuttosto, è lei che me lo impedisce” e puntò il suo dito accusatore in direzione della sua socia, che prontamente replicò:

“No, tu sei solo un maniaco sessuale che importuna tutte le donne che gli capitano a tiro. Io lo faccio per loro: le proteggo da te!”

“Ehi, ma sentila! Chi ti ha detto di arrogarti questo diritto… ma… ma dove sono gli altri?” finì per dire Ryo, guardandosi intorno e non vedendo più nessuno.

Anche Kaori si voltò a cercare con lo sguardo Miki, Kazue, e il resto della banda, ma erano spariti nel nulla. Si guardarono e dopo un secondo scoppiarono a ridere imbarazzati, grattandosi la testa. Avevano esagerato di nuovo e loro li avevano lasciati a piedi.

“Ed ora che facciamo?” chiese lo sweeper “Li raggiungiamo, o ce ne stiamo per i fatti nostri?”

“Non lo so… certo sta diventando sempre più difficile continuare a fingere con loro. Per certi versi, è stata una vera sfortuna aver ricevuto in regalo questa vacanza e doverla condividere. Passiamo il tempo a recitare, e a far finta, mentre potremmo goderci questo posto bellissimo come una coppia normale”.

“Hai ragione… se fossimo stati da soli sarebbe stato meglio. Almeno a casa dividiamo lo stesso letto, qui bisogna fare i numeri per passare la notte insieme…” concluse sospirando il socio.

“Prima o poi dovremmo dirglielo, non credi?” disse Kaori, prendendolo a braccetto e sospirando a sua volta. E si allontanarono, nella parte opposta in cui pensavano che fossero andati Mick & c. Si mescolarono tra la folla, e si confusero con il via vai festoso di quella magnifica festa. Mangiarono i piatti tradizionali della festa, acquistati direttamente da un carrettino, dove un simpaticissimo ometto con un sorriso radioso li servì; fecero acquisti nel mercatino; s’incantarono a guardare i fuochi d’artificio sulla baia, e passarono la serata a coccolarsi e godere della reciproca compagnia, sicuri di non essere visti dagli altri: Ryo ne avrebbe percepito la presenza, anche in mezzo alla folla vociante, e poi, in fondo in fondo, non gli dispiaceva essere visti, così finalmente sarebbero usciti allo scoperto e la cosa sarebbe finita lì, una volta per tutte.

Tornarono in albergo senza aver incontrato nessuno, e si diressero direttamente nella camera di Ryo, come la sera prima.


 
Nemmeno un’ora dopo rientrarono anche gli altri, stanchi ed assonnati, si salutarono davanti alle rispettive porte e si ritirarono per la notte.

Mick però era inquieto, si chiedeva che fine avessero fatto quei due; non faticava ad immaginare quel somaro di sesso maschile continuare a correre dietro ad ogni gonnella, mentre la sua dolce socia lo tampinava e puniva come meglio poteva. Avevano fatto bene a lasciarli indietro? Non sarebbe stato meglio, magari, portare con loro almeno Kaori? E poi, non è che Ryo fosse riuscito di nuovo a sedurre una povera ragazza, e a portarsela in camera come la sera precedente? Voleva a tutti i costi verificare e, poco dopo essere rientrato, disse a Kazue:

“Senti Darling, stavo pensando: magari scendo di sotto al bar, prendo una bottiglia, e vado da Ryo per un ultimo bicchiere, che ne dici?”

“Lo so che muori dalla voglia di sapere se è tornato, e soprattutto se ha trovato compagnia. Ma sì, dai, vai pure” concesse la sua fidanzata “Ma al solito, non fare tardi e non ti ubriacare, intesi? Io ti aspetto qui…” e gli fece gli occhi dolci. Per un attimo fu tentato di mandare al diavolo quel maledetto Ryo e la sua idiozia, poi, però, una strana curiosità perniciosa lo spinse a mettere comunque in atto il suo piano. Sorrise alla sua donna, come a dire che il tutto era solo rimandato, e che sarebbe tornato presto. Uscì e si diresse direttamente di sotto.

Kazue, che per tutto il giorno era stata troppo sotto il sole impietoso, aveva le spalle arrossate e si mise a rovistare nella valigia in cerca di un dopo sole:

“Dannazione! L’ho dimenticato a casa! Domani bisogna assolutamente che ne compri un flacone formato famiglia! Guarda qui che scottatura che mi sono presa. Solo che, se non faccio qualcosa, non riuscirò nemmeno a dormire. Potrei chiederlo in prestito a Kaori, ho visto che ne ha uno veramente buono” e uscì a sua volta, diretta alla stanza della ragazza. Bussò e attese, bussò ancora e, quasi sussurrando per non svegliare il resto dei clienti, chiamò:

“Kaori? Kaori ci sei? Sono io, Kazue” Poi pensò: “E se stesse già dormendo?” Però non aveva voglia di disturbare Miki e Falcon… erano una coppia e voleva lasciarli alla loro intimità. Kaori, invece, era certa che fosse… da sola. Continuò a bussare e a chiamare, ma niente. Era però più che sicura che la ragazza fosse già rientrata, perché aveva notato che nel quadro della portineria mancava la sua chiave, come pure quella del suo socio, quindi doveva essere lì dentro per forza.

Stava facendo un discreto baccano, quando fu presa da un raptus di gelosia. Mick che era voluto uscire, Kaori che non era evidentemente in stanza; vuoi vedere che i due erano insieme??? Con la scusa di volerla consolare delle poche attenzioni del socio, magari era lì che ci provava. Kazue vide rosso. Mick il fedifrago, non lo aveva sorpreso, giusto la sera prima, davanti alla porta della sweeper? L’infermiera era furibonda! Basta! Sarebbe andata a parlare con Ryo! Finché non si fosse deciso a fare sul serio con la sua socia, anche lei sarebbe stata sempre a rischio abbandono, con Mick che non perdeva occasione per scodinzolare dietro alla bella Kaori.

Con passo marziale si diresse alla porta dell’uomo, e notò appena il cartellino appeso alla maniglia: “Non disturbare”. Bussò con veemenza:

“Ryo? Ryo, apri!” e giù a bussare.

Al contrario di quando aveva bussato e chiamato alla porta della socia, qui percepì dei rumori ovattati, un leggero tramestio; rianimata da questi segni di vita, bussò ancora più forte e più forte chiamò:

“Ryo! Apri, ho detto” questa volta non era minimamente preoccupata che qualcun altro la sentisse; era troppo arrabbiata per pensare agli altri; aveva voglia di fare una strage.

“Ka-Kazue? Sei tu?” sentì infine l’infermiera, dietro la porta, e chiamò di nuovo.

Quindi Ryo aprì uno spiraglio, e mise fuori solo la testa:

“Kazue, che succede?” chiese lui preoccupato, ma non la faceva entrare, né apriva completamente la porta. Lei allora provò a spingerla, e solo a quel punto si accorse che l’amico era completamente nudo, e con i capelli più spettinati del solito. Ma con un ultimo strattone riuscì a spingere lui e la porta e finì per intrufolarsi. Non era la prima volta che vedeva Ryo nudo, in fondo chi è che non lo aveva mai visto in costume adamitico? E non si stupì né imbarazzò più di tanto, era troppo furente per preoccuparsene. Partì subito in quarta:

“Dov’è Kaori?” chiese minacciosa. L’uomo sbiancò e iniziò a balbettare:

“Per-perché vuoi saperlo?”

“Avanti, dimmi dov’è Kaori!” reiterò la bella infermiera. Ryo era sempre più a disagio e non sapeva cosa dire; per fortuna la donna proseguì dicendo:Te lo dico io, dov’è”.

“Ah, sì?” ed inghiottì a fatica.

“È con Mick! Ecco dov’è!”

Ryo rimase interdetto e non riuscì a dir altro che un:“Ah!” perplesso.

“E non ti importa? Cioè, lui ha detto che scendeva a prendere qualcosa, per bere un bicchiere con te, ma non solo qui evidentemente non c’è, ma nemmeno Kaori risponde dalla sua stanza. Lascia pure che abbia un sonno pesante, ma con tutto il casino che ho fatto si sarebbe svegliata anche una pietra! Quindi… deve essere per forza con Mick!”

“Ah, certo” articolò lo sweeper, incapace di dare una qualsiasi altra risposta soddisfacente.

“Allora? Non te ne importa niente? Non sei nemmeno un po’ geloso del tuo amico?”

“Ah, sì, certo”.

“Ehi, ma non sai dire altro??? Che ti prende?”

In quel momento l’infermiera realizzò che l’uomo non solo era nudo, ma evidentemente aveva compagnia; c’erano dei vestiti femminili che erano stati nascosti, male e in tutta fretta, sotto il letto: spuntava una manica di camicia, qualcosa che poteva essere una gonna e, ai piedi del comodino, occhieggiava quello che aveva tutta l’aria di essere un reggiseno. Ma, alla tenue luce della abat-à-jour, non riusciva a vedere altro e, d’improvviso, si sentì un’intrusa. Arrossì violentemente. Chissà chi era la donna che si era portato in camera, e che probabilmente aveva nascosto appena aveva sentito bussare?

Dall’imbarazzo, passò in un istante alla stizza: ma davvero era così impudente da fare il cascamorto con un’altra qualsiasi donna, mentre la sua paziente ed innamorata socia era a pochi passi da lui? D’improvviso volle sapere chi era quella svergognata che attentava alla felicità della sua amica Kaori, come se potesse essere anche colpa sua.

“Dov’è? Dov’è? Dove l’hai nascosta?”

“Ma-ma-ma di chi stai parlando?” Ryo riprese a sudare freddo.

“Della donna che ti sei portato in camera. Se penso a quella povera ragazza, che ti ama in silenzio da tutto questo tempo” finì per dire, più rivolta a sé stessa che a lui:

“Voglio vederla!” e si diresse al famoso bagno, con la famosa vasca idromassaggio, che in quel momento era spenta e vuota; frugava da tutte le parti apparentemente dimentica del possibile tradimento del suo Mick con la sua amica Kaori. Ryo, che si era cinto la vita alla meno peggio con un asciugamano, la seguiva preoccupato, incapace di fermarla o distrarla; era peggio di un segugio, di un cane da caccia. Era determinata a scovare la sua preda. Uscì perfino sul balconcino, ma non trovò nessuno. Anche Ryo si affacciò e, non trovando Kaori, mentalmente tirò un sospiro di sollievo: e brava socia che era riuscita a nascondersi così bene tanto da non farsi trovare! Però appena Kazue rientrò nella suite, a Ryo venne il dubbio; scostò l’anta dell’imposta, e guardò dietro: Kaori era lì, in precario equilibrio sul cornicione, completamente nuda!!! Gli fece segno di tacere, e Ryo si preoccupò non poco. Ora, più che rischiare di essere scoperta, rischiava di cadere di sotto; doveva riuscire a mandar via Kazue il prima possibile.

Rientrò frettolosamente e andò in cerca dell’amica, e quando la trovò le si parò davanti e, prendendola per le spalle, iniziò dicendo:

“Senti, Kazue, io non so dove sia Kaori. Probabilmente dorme come un ghiro, o forse è con Miki…” e già la ragazza provava ad interromperlo, obiettando che fino a poco prima era insieme all’ex-mercenaria e Kaori non era con loro, ma non ci riuscì, poiché Ryo la incalzava e, impercettibilmente, la spingeva verso la porta.

“E comunque, non m’interessa come passa il suo tempo. È una donna adulta, grande, grossa e vaccinata… e non credo che sia con Mick, stai tranquilla”.

“Ma-ma- cosa stai dicendo?”

“Sto dicendo che sei saltata subito alle conclusioni. Solo perché non ti ha risposto quando l’hai chiamata, e Mick è uscito, non vuol dire che siano insieme…”

“Piuttosto, tu? Che intenzioni hai?”

“Io? Io che c’entro?”

“Non ti sei portato una donna in camera?”

“E allora? Non sono forse lo stallone di Shinjuku?” rispose sardonico.

In tutto questo, Ryo aveva ancora le braccia sulle spalle della donna e la spingeva verso la porta. Mentre lei si opponeva, respingendolo con entrambe le mani sul suo petto, stava giusto protestando:

“Ma cosa stai facendo, Ryo!” che entrò Mick ed esordì dicendo:

“Ehi, cosa sta succedendo qui?”
 
 



 

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Capitolo 3
*** L'esplosione ***


Pronti per il capitolo finale??? Spero che sia di vostro gradimento ;-)
A questo punto però non posso non ringraziare le mie fedelissime Briz65, Valenicolefede, Stellafanel87, Kaory06081987, Fanny Jumping Sparrow, e prue Halliwell e tutti i lettori e lettrici silenziosi che continuano a seguirmi. A tutti va il mio più grande GRAZIE vi lovvo.







Cap. 3 L’esplosione




Quando Miki e Falcon rientrarono in camera, l’uomo percepì subito nell’aria che qualcosa non andava: c’era una tensione nuova, aveva come l’impressione che qualcosa di grande stesse per succedere. Girando per la stanza e fermandosi al centro come in ascolto, col suo atteggiamento preoccupò non poco la bella moglie, che gli chiese:

“Tesoro, che c’è?”

“Lo senti anche tu?” rispose lui.

La donna si concentrò e disse:

“Mmm… sento qualcosa di strano… Cosa pensi che sia?”

“Non lo so. Vado a controllare” e riprese la porta.

“Falcon?” lo richiamò sua moglie “Stai attento” e gli sorrise.

Lui grugnì e s’imporporò.

Perlustrò tutti i locali dell’albergo, discretamente, per quanto la sua mole glielo permettesse, ma era ormai notte e anche le cucine erano deserte, tutti i dipendenti avevano raggiunto i lori alloggi e il personale era ridotto al minimo; solo il portiere di notte e qualche cameriere notturno per le emergenze era ancora sveglio, o sonnecchiava sul retro della concierge.

Uscì anche fuori dall’hotel, ne controllò i vari campi da tennis, la piscina, i bungalow e le dépendance: non trovò niente; anzi, aveva come l’impressione che più si allontanava dall’edificio e più scomparisse quel senso di urgenza che già da un po’ percepiva. Ritornò sui suoi passi e prese a controllare il giardino che costeggiava l’albergo, giunse fin sotto le finestre delle loro stanze, e si bloccò di colpo quando sentì un mezzo starnuto trattenuto.

Istintivamente alzò il viso verso l’alto, da cui era giunto quel rumore di chiara provenienza umana. Se la sua vista era ormai compromessa, i suoi sensi erano ben sviluppati, e quell’aura l’avrebbe riconosciuta fra mille.

“Kaori?” chiese stupito.

Lei, che era ancora in bilico sul cornicione, quando si sentì chiamare dal suo gigantesco amico, fu assalita da un’ondata di vergogna e provò a coprirsi alla meglio, con le braccia e con le mani, cercando di nascondere le parti sensibili, anche se Umi non sarebbe stato comunque in grado di vederla; ma era così imbarazzata che non se ne ricordò. Quel suo movimento inconsulto però, la fece sbilanciare ulteriormente e, messo un piede in fallo, finì per cadere di sotto, con un grido strozzato.

Falcon ebbe giusto il tempo di dire:

“Kaori ma che ci f…” che, percependo il pericolo, istintivamente si protese per afferrare al volo l’amica che stava cadendo dall’alto. Per Kaori atterrare sulle forti braccia del gigante, fu come planare sul più comodo materasso del mondo, e tirò un profondo sospiro di sollievo, per non essersi sfracellata al suolo. Magari non sarebbe morta, ma qualche osso se lo sarebbe rotto di sicuro.

Poi la scena improvvisamente si congelò.

Kaori stava giusto ringraziando il suo salvatore, dimentica che fosse completamente nuda e fra le sue braccia, quando Umi, realizzando che sulle mani non avvertiva nessun tipo di stoffa o indumento, si paralizzò. Iniziò a sudare freddo e la sua testa prese a pulsare illuminata a giorno, come una palla incendiaria, poi, emettendo un alto grido sovrumano, cadde all’indietro svenuto, trascinando la sweeper con sé.

Miki, che in quel momento si era affacciata alla finestra, preoccupata per suo marito e per il fatto che non fosse ancora tornato, fu richiamata da quel familiare verso e si ritrovò davanti la scena incredibile di Kaori nuda, fra le braccia di suo marito, stesi sull’erba del giardino.

“Kaoriiiiiiiiiiiii” urlò la bella ex-mercenaria, stupendosi lei stessa del tono di voce che aveva usato, che era così acuto da sfiorare la soglia dei 130 decibel di un aereo a reazione.

“Kaori, ma che stai facendo con il mio orsacchiotto?” urlò ancora la donna, riempiendo l’aria immobile della notte.



 
Nel frattempo, nella camera di Ryo, quella dal cui cornicione era caduta la povera Kaori, si stava svolgendo un’altra tragica scenetta.

Mick, che era risalito dal bar, con in mano una bella bottiglia di whiskey, aveva notato subito che la porta del suo amico era aperta, e aveva sentito provenire da lì la voce alterata della sua donna. Subito si era chiesto cosa stesse succedendo. Kazue non aveva forse detto che lo avrebbe aspettato in camera? Perché era con Ryo?

Quando poi era arrivato sulla soglia, e si era trovato davanti Ryo semi-nudo che faceva delle pesanti avances alla sua donna, non ci aveva visto più dalla rabbia e dalla gelosia.

Sfoderò la sua Desert Eagle e, minacciando l’uomo, disse:

“Giù le zampe, maiale!”

Ryo si bloccò all’istante e, accortosi improvvisamente della situazione incresciosa in cui si trovava, tolse di scatto le mani dalle spalle della donna e ridacchiò nervosamente. Si grattò la testa mentre un gocciolone enorme di sudore gli scendeva lungo la tempia. Ma il movimento fu così brusco che l’asciugamano che portava in vita si sciolse e finì miseramente a terra, rivelando tutta la sua mascolina prestanza. Iniziò a balbettare:

“No-no, non è come pensi!”

“Non ti basta portarti in camera le donnine incontrate per strada? Ora ci provi spudoratamente anche con la mia fidanzata, sotto i miei occhi per giunta? Cosa ti sei inventato per farla venire da te? Quale scusa hai trovato, stavolta?”

“Ma-ma no… è lei che si è precipitata come una furia alla mia porta” provò a spiegarsi lui.

“Taci, essere immondo! Sei solo capace di far soffrire quella povera santa della tua socia, che ti ama senza speranza!”

“A proposito di Kaori!” s’intromise Kazue, rivolta a Mick “Dove siete stati voi due? Avete fatto presto! L’hai già riaccompagnata in camera sua? E magari le hai anche rimboccato le coperte!” concluse sarcasticamente.

Mick, sbalordito da quel cambio di prospettiva, rinfoderò la pistola e, volgendosi verso la sua fidanzata, provò a difendersi:

“Cosa? Io e Kaori? Ma non essere assurda!”

“Ah, sì? Ora mi dai anche dell’assurda?” rispose piccata lei, alzando il tono della voce “Dopo che sei uscito, sono passata da lei, per chiederle in prestito una crema, ma non c’era… Conosco il debole che hai per la tua amica… Non è che insieme siete andati di sotto a prendere qualcosa al bar, o a fare altro?” proseguì, quasi istericamente, l’infermiera.

Nel frattempo Ryo, raccolto da terra l’asciugamano, silenziosamente aveva preso le distanze dalla coppia; pensò:

Maledizione! Qui sta succedendo un casino! Non ci capisco più niente!

Avrebbe tanto voluto far rientrare Kaori in stanza, tanto più che era completamente nuda e soprattutto pericolosamente in piedi sul cornicione. Ma se quei due si fossero messi a litigare lì, chissà quando se ne sarebbero andati! Doveva trovare il modo di farli uscire. Provò a sbadigliare rumorosamente, simulando un sonno che non provava affatto, per fargli capire che era stanco e voleva dormire, ma quelli nemmeno se ne accorsero, tutti presi nella loro litigata; anzi, ad un certo punto Kazue lo tirò dentro la diatriba:

“... perché Ryo è colpa tua!” disse lei.

“Mia? Ed io che c’entro? Non stavi parlando di Mick e di come lui ti trascuri? Su, su, non ti distrarre”.

“Sì, è colpa tua!” rincarò la dose l’americano.

“Ehi, voi due, state dando i numeri! Io ero qui da solo quando Kazue si è precipitata alla mia porta che pareva un’ossessa, bussava, mi chiamava, e tutto perché voleva sapere dove fossi tu” e lo indicò “e Kaori! Come se io fossi la sua balia asciutta. Lei è libera, e padrona di fare ciò che vuole!” concluse la tirata lo sweeper.

“Vorresti farmi credere che non sei geloso, se Mick fa la corte alla tua socia?” chiese maliziosamente e ironicamente insieme, la donna.

“Ma quello cosa c’entra…” rispose a mezza voce Ryo.

“E comunque non fare tanto il santarellino, che l’ho visto, che qui c’era una donna con te: non so dove si sia nascosta, ma lì ci sono i suoi vestiti” e dicendo questo li additò, ma prima che potesse andarli a prendere per verificare, lui li aveva già afferrati e buttati fuori dalla finestra, dicendo:

“Non so di cosa parli, qui non c’è stata nessuna donna… a parte te”.

“E qui ti volevo!” s’intromise Mick “Allora ammetti che stavi insidiando la mia donna! Sei pure nudo! Cos’è, non volevi perdere tempo?”

“Mick, smettila” rispose per lui Kazue “Piuttosto dimmi dov’è Kaori”

“Ma che ne so, io, dov’è? È da oggi che non la vedo! Sarà andata da Miki…”

D’improvviso si sentì un urletto chiaramente femminile, seguito da un urlone quasi disumano, provenire da fuori. I tre corsero al balcone, giusto in tempo per vedere quella scena surreale di Kaori nuda, sopra un Falcon svenuto, a cui seguì l’urlo supersonico di Miki.

A quel punto, la bella sweeper volse lo sguardo verso la finestra di Miki prima, e il balcone del socio poi, e si sentì morire dalla vergogna. Diventò rossa come una supernova e poi svenne anche lei.

“Kaoriiiiiiii” urlò Ryo prima di precipitarsi fuori a soccorrerla.



 
 
***
 
 
 
Un’ora dopo erano tutti nella stanza di Ryo: i City Hunter erano seduti sul letto, vicini. Kaori si era rivestita, ma era ancora sconvolta e rossa in viso, e non riusciva a guardare in faccia nessuno; gli altri sedevano sul divanetto e sulle poltroncine della suite, a semicerchio, come fossero una giuria che dovesse giudicare i due sweepers. In realtà erano anche un po’ affaticati, ché non era stato facile far rinvenire Falcon. Avevano poi dovuto trasportarlo di peso fino al montacarichi dell’albergo, quello che usavano per la lavanderia, per portarlo fin lassù. Ci avevano messo un sacco di tempo per farlo riprendere dallo shock e, ancora provato dall’esperienza, era sempre sull’orlo del collasso.

Ognuno della banda si era fatto la sua teoria, ognuno aveva capito un frammento di verità; ora bisognava mettere insieme tutti i pezzi, e solo Ryo e Kaori avrebbero potuto farlo. Ora sedevano tutti lì, in silenzio, in attesa della resa dei conti.

Ryo non si era mai sentito così infelice e intimorito come in quel momento: avrebbe preferito mille volte essere di fronte ad un plotone d’esecuzione piuttosto che davanti ai suoi amici, alla sua famiglia. Provò a guardare con la coda dell’occhio la sua socia e si sentì morire: lei era quella che soffriva maggiormente fra i due, perché aveva provato più imbarazzo di tutti, facendosi sorprendere nuda e nel bel mezzo di un mastodontico equivoco. Inaspettatamente lui le prese la mano, che stava tormentando la coperta già da un po’, e la strinse. Lei, allora, alzò leggermente lo sguardo verso di lui e si sentì rinfrancata. Erano una coppia, e insieme avrebbero affrontato la situazione. Fece un gran respiro e ritirò su la testa, fiera, a guardare quello strano collegio giudicante.

Alla banda non era sfuggito il gesto tenero dello sweeper verso la sua partner; anche quella era una delle tante stranezze a cui avevano assistito quella sera.

Miki, che sperava con tutta sé stessa che in qualche modo le cose fra i due soci fossero avanzate, vedendoli lì così, affranti e mogi come due cani bastonati, ne ebbe compassione, e anzi provò un’enorme tenerezza per quei due zucconi patentati. Anche perché, passata la sorpresa iniziale, non aveva creduto nemmeno per un istante che il suo orsacchiotto e la sua amica fossero affaccendati in certe faccende; non il suo uomo, non la sua amica. Era una cosa talmente assurda! Quindi, un po’ perché la curiosità la stava logorando, forse più che agli altri, un po’ perché non vedeva l’ora di togliere d’impaccio la sua migliore amica che, insieme al suo partner, si stava cuocendo sulle braci ardenti, prese la parola.

“Allora ragazzi, direi che a questo punto abbiamo bisogno di una bella spiegazione” e gli sorrise incoraggiante.

I soci si guardarono in silenzio: era arrivata l’ora. Ma chi avrebbe parlato? Ryo, notoriamente restio ad aprire il suo cuore e ad esporsi, disse, rivolgendosi a Kaori:

“Inizia tu!”

“No, inizia tu!” ribatté lei, allarmata.

“No, no, tu sei più brava!”

“Non è il momento di farmi i complimenti, dai su, avanti… in fondo ci sei dentro anche tu”.

“Oh, no, no, cara socia, a te riesce meglio…”

“Insomma!” li interruppe Kazue quasi urlando, e facendoli sobbalzare sul letto “Decidetevi. Non possiamo stare qui fino all’alba ad aspettare le vostre confessioni!”

Mick assentì con un cenno della testa: la sua fidanzata sapeva essere una donna di polso, guai a contrariarla. Umi grugnì.

Gli sweepers si guardarono di nuovo e assentirono, poi Kaori disse:

“E va bene… noi, io…”

Stiamoinsiemesiamosposatieaspettiamounfiglio” disse Ryo tutto d’un fiato.

Silenzio.


Booooooooooom!!!! Esplose la bomba!

La detonazione fu così potente, che i quattro di quella pittoresca giuria volarono da tutte le parti nella stanza, in un gran turbinio di cuscini, divani, poltrone, ciabatte, e suppellettili varie, mentre i due amanti, impassibili, assistevano a quell’esplosione con i capelli leggermente mossi dallo spostamento d’aria.

Quando, infine, la nube che aveva avvolto la camera si dissolse, la scena a cui assistettero i due giovani era a dir poco devastante: un ammasso di corpi e masserizie era disseminata nella stanza, braccia e gambe s’intravedevano muoversi appena sotto le macerie. Fino a quando la montagna più grossa venne potentemente scossa e riemerse Falcon a spazzare via tutto, liberando anche gli altri.

Ripresisi dalla sorpresa, gli amici iniziarono a gridare tutti insieme, mentre il fantastico duo incassava la testa nelle spalle e cercava, come poteva, di far fronte a quella scarica di domande.

“Vi siete sposati e non mi avete detto niente?” piagnucolò Miki.

“È che… visto come era andata al tuo matrimonio, avevamo paura che succedesse la stessa cosa anche al nostro” provò a rispondere Kaori “Non sai quanto mi è costato tenertelo nascosto”.

“Ma come avete fatto con i documenti?” chiese la bella barista.

“Ci ha aiutato Saeko” rispose Ryo.

“Ah, ma allora lei lo sapeva?” s’indispettì la ragazza.

“Sì, ma era l’unica… per forza!” cercò d’indorare la pillola la sweeper.

“Quindi state insieme? E da quando?” infilò lì la domanda Mick.

“Ummm… direi da poco dopo il matrimonio della bella e la bestia” rispose Ryo, facendo grugnire Falcon.

“E aspettate pure un figlio?” chiese allibita Kazue.

“Sì” rispose la sweeper “In realtà non l’avevamo programmato ma... è venuto, e noi siamo così… felici” rispose Kaori, guardando con amore quello che ormai poteva presentare come suo marito.

“E quindi anche oggi, ieri, e tutti questi mesi… avete fatto finta tutto il tempo? Ci avete presi in giro?” se ne uscì all’improvviso Umi, con voce tonante.

I due spaventati ammisero a bassa voce:

“Sì… ma non l’abbiamo fatto apposta… o meglio…” s’impappinò Ryo.

“Sì… ve l’avremmo detto, prima o poi” venne in soccorso la ragazza “È che all’inizio volevamo tenerlo solo per noi, ed era divertente avere questa doppia vita; poi più passava il tempo e più diventava difficile confessarvelo. Non trovavamo il modo… cioè non potevamo dirvi di punto in bianco Stiamo insieme e tutto il resto… Insomma, alla fine la situazione ci è sfuggita di mano” e ridacchiò.

“Ripeto: ci avete presi in giro?” tuonò di nuovo Falcon. La sua aura si stava facendo minacciosa, e l’uomo sembrava incombere ancora di più sui due poveri amanti.Terrorizzati, furono costretti ad annuire.

“Non vi ho sentito. Ripeto, ci avete presi in giro?”

“Sììììì” sussurrarono i due.

“Più forte!!! Non ho sentito!” urlò il gigante.

“Sììììììììììì, polipone ti abbiamo preso in giro!” sbottò Ryo.

“Allora… allora…” iniziò Umibozu, come se stesse prendendo la ricorsa “Allora… allora… Io. Vi. Uccidoooooooooo!!!!” esplose.

Ma già i due soci erano scappati via, e correvano a rotta di collo lungo il corridoio dell’albergo e poi giù, giù per le scale, mentre Umi li inseguiva inferocito, con Miki dietro che cercava di calmarlo, e Mick e Kazue preoccupati per come sarebbe andata a finire. Tutto l’albergo risuonava delle grida di Falcon, e ben presto anche gli altri clienti misero fuori la testa dalle porte, chiedendo spaventati: “Ma che succede?” “Cosa sta succedendo?” ma quando vedevano il gigante pelato con aria assassina, sfrecciare per i corridoi al forsennato inseguimento dei due soci, spaventati si ritiravano subito.

Correndo a perdifiato, Ryo aveva preso per mano la sua socia, e sorridendole le disse:

“Nostro figlio imparerà presto con chi avrà a che fare… zio Umi è fatto un po’ così”.

“Eh, già!” rispose lei col fiatone, “Speriamo però che lo zio si stanchi presto” e gli fece l’occhiolino, per poi aggiungere “Sai che ti dico? Questa vacanza mi ha proprio stancata, ah ah ah ah ah ah!”

“Hai ragione socia, torniamo a casa!” e, usciti dall’albergo, presero la via della stazione a tutta velocità, mentre Umi, Miki, Mick e Kazue si fermavano esausti sul viale del giardino.

“Ma non finisce qui!” esalò Falcon.

E invece sì.

Fine.



 

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