Tonight girl, it's only you and me

di prongfoot
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Coming home ***
Capitolo 2: *** Look after you ***
Capitolo 3: *** In your arms. ***
Capitolo 4: *** Take me home ***
Capitolo 5: *** Stay with me ***
Capitolo 6: *** I hate you I love you ***
Capitolo 7: *** Chasing pavements ***
Capitolo 8: *** Trying not to love you ***
Capitolo 9: *** But if the world was ending ***



Capitolo 1
*** Coming home ***


 
 
 
 
I'm coming home
I'm coming home
Tell the world I'm coming home
Let the rain wash away all the pain of yesterday
I know my kingdom awaits and they've forgiven my mistakes
I'm coming home, I'm coming home
Tell the world that I'm coming

I'm back where I belong,
Yeah I never felt so strong
I feel like there's nothing that I can't try
And if you with me put your hands high

 
 
 
 
 
 
Erano le 10.30 del mattino del 1 settembre 1977, Pancras Square era come al solito affollata e intasata dal traffico quando Harold Evans riuscì finalmente a trovare uno spazio libero dove accostare la macchina dopo aver girato per più di venti minuti senza successo.
-Questo è perché non mi ascolti mai quando ti dico di partire presto per evitare il caos di Londra - lo rimbeccò sua moglie Elizabeth scendendo dal sedile del passeggero davanti.
-Liz siamo in perfetto orario- rispose il marito paziente recandosi verso il portabagagli per prendere il pesante baule di sua figlia.
Lily Evans scese dalla macchina inalando a fondo la fresca aria frizzantina di settembre sciogliendosi i lunghi capelli rossi che aveva raccolto in un morbido chignon, lasciando che le andassero ad incorniciare il viso.
-Tesoro davvero non capisco perché non possiamo accompagnarti fin dentro alla stazione come tutti gli anni, questo baule pesa tantissimo - disse il padre apprensivo, posando il pesante baule sul marciapiede.
Erano tempi bui, la guerra impazzava, la gazzetta del profeta continuava a riportare morti di mezzosangue e famiglie babbane e consigliava vigilanza costante, ogni giorno c’era un nuovo attacco da parte dei mangiamorte, che ormai non temevano di mostrarsi alla luce del giorno sentendosi sempre più potenti. La ragazza temeva per la vita dei suoi genitori molto più che per la sua e non voleva che occhi indiscreti potessero vedere i genitori lasciarla al binario e tendere loro un’imboscata, quindi aveva preferito dire che si era data appuntamento con delle amiche lì per poi andare insieme.
I coniugi Evans non sapevano niente della guerra che stava distruggendo il mondo della figlia, altrimenti sarebbero stati preoccupati a morte, probabilmente non le avrebbero permesso di tornare. Lily aveva rimuginato tutta l’estate sull’eventualità di cancellargli la memoria per salvaguardarli il più possibile, piangendo alla sola idea che sua madre e suo padre potessero non riconoscerla, per quanto riguarda sua sorella Petunia, forse a lei avrebbe fatto solo un piacere.  Aveva comunque deciso di tenere questa eventualità come ipotesi remota e sperava che non sarebbe mai dovuta arrivare a questo punto e si era accontentata di mettere qualche incantesimo protettivo sulla casa dei genitori a Spinning’s end.
-Papà te l’ho detto- rispose la figlia tranquillizzandolo -ho appuntamento con le mie amiche qui, non preoccuparti.
-E Severus? - chiese Elizabeth – Potevamo accompagnare anche lui.
Lily a sentire il nome del suo ex migliore amico sentì il sangue gelarsi, quella era una ferita aperta. Aveva ancora in mente la sua faccia disgustata mentre le dava della sporca mezzosangue, lui, quel bambino che era stato il primo a rivelarle di essere una strega e a consolarla dopo ogni litigata con Petunia che le dava del mostro.
-Mamma lo sai che non ci frequentiamo più - disse Lily seccata, ripetendolo alla madre per la milionesima volta.
Lei non sapeva, non aveva idea che per molti nel suo mondo lei era un abominio e meritava la morte per questo.
-Si lo so tesoro ma spero sempre che le cose possano risolversi tra voi, eravate così amici. -
Lily trattenne il respiro, lo avrebbe sperato tanto anche lei, sperava che lui smettesse di frequentare Avery, Mulciber e quelle pessime persone che lo avrebbero spinto ad essere un futuro mangiamorte, se ciò non era già successo.
La ragazza scacciò subito questi pensieri, era il suo ultimo anno ad Hogwarts, la sua seconda casa, e niente, neanche Severus Piton, avrebbero potuto rovinarglielo.
-Dove sono le tue amiche? - chiese Harold guardandosi intorno, non volendo lasciare la figlia da sola.
-Abbiamo appuntamento in quella caffetteria lì in fondo - disse Lily indicando il posto dove in realtà nessuno la stava aspettando – Voi andate pure, sicuramente saranno già tutte lì ad aspettarmi.
-E va bene principessa, ti imbarazzi di farti vedere con noi - disse il padre sorridendole e accarezzandole la lunga chioma rossa – ricordati che sarò sempre orgoglioso di avere una strega brillante come te come figlia.
La strinse tra le braccia baciandole la fronte, Lily si sentì profondamente in colpa nel nascondergli il pericolo che correva e al quale stava sottoponendo loro ma non poteva fare altro, al quel pensiero gli occhioni verdi le divennero lucidi, cosa che non sfuggì alla madre mentre si staccava dall’abbraccio del signor Evans.
-È tutto ok Lils? - chiese Liz mettendole entrambe le mani sulle spalle.
Si certo mamma – disse lei asciugandosi quell’unica lacrima che le era scivolata sulla guancia -E’ solo che mi mancherete.
-Sei sicura che non ci sia altro? – chiese la madre reticente, sapendo bene quanto la figlia fosse indipendente e di quanto al suo carattere forte non appartenessero questi momenti di debolezza.
Lily annuì convinta sapendo che la signora Evans aveva avvertito qualcosa, le madri riescono sempre ad avvertire il pericolo, ma non c’era niente che lei potesse fare e quindi si lasciò accogliere da un suo abbraccio prima di congedarsi.
-Salutatemi Tuni, ditele che le voglio bene… – disse la ragazza poco convinta, ricordando i rapporti ancora più testi tra le due sorelle negli ultimi giorni.
Da quando Petunia aveva conosciuto Vernon Dursley, suo attuale fidanzato, aveva fatto in modo di tenere il più lontano possibile la sorella da lui, considerandola anormale.
Vernon era un ragazzo grassoccio che aveva frequentato la Smeltings Academy, scuola dove si ritrovavano tutti ragazzi bigotti e arricchiti come lui e poi aveva trovato lavoro a Londra, dove aveva conosciuto Petunia. Era una persona assolutamente negli schemi che non voleva osare in alcun modo cambiare la sua vita, godendosi la triste monotonia di ogni giorno, e Petunia non poteva assolutamente rischiare di stravolgerlo con la notizia di avere una sorella strega, di cui si vergognava profondamente.
I signori Evans videro la figlia allontanarsi trascinandosi il pesante baule e quando la videro scomparire all’angolo della strada rientrarono in macchina, non sospettando nulla, mentre Lily li guardava dal vetro della caffetteria allontanarsi e pregando non succedesse loro nulla.
Tirò un sospiro di sollievo vedendo che nessuno aveva notato la scena e uscì dalla caffetteria dirigendosi verso la stazione di King’s cross con la bacchetta nella manica del cappotto, pronta ad ogni evenienza.
                                                                        
 
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Dorcas Meadowes era seduta su un piccolo sgabello, appoggiata al bancone della caffetteria accanto alla stazione di King’s Cross con aria pensierosa. Era ben cosciente di ciò che stava accadendo al mondo magico in quel periodo: sparizioni, torture e morti a discapito dei mezzosangue e nati babbani. Lei era una Purosangue, e i suoi genitori si crogiolavano nell’idea che questo sarebbe bastato a tenerla al sicuro. Non avevano idee estremiste, tuttavia era stata cresciuta in un ambiente colmo di regole e proibizioni. I suoi genitori si erano sposati con un matrimonio combinato, e quando Dorcas lo scoprì, la risposta che la madre le diede fu “era stato deciso così e così doveva essere.” Ma la signora Meadowes aveva sempre voluto una vita diversa per sua figlia e aveva lottato a lungo col marito per far sì che non fosse promessa in sposa al figlio dei Mulciber, famiglia Purosangue con idee razziste ben note. I suoi non si amavano e Dorcas lo sapeva bene, ricordava tutte le volte che li aveva sentiti litigare anche per cose di poco conto, solo per il gusto di sfogare la propria frustrazione per la condizione a cui erano stati sottoposti fin da piccoli. Tuttavia, amavano incondizionatamente la figlia, e questo sentimento le era stato trasmesso a pieno, tant’è che Dorcas era conosciuta proprio per la sua infinita dolcezza e per il suo modo di prendersi cura delle persone che amava. Ed è proprio a queste persone che pensava, seduta in quel bar di Londra: a Lily, la sua migliore amica per eccellenza, a Mary, ad Alice, a Marlene...e a Sirius Black. Dorcas sospiró leggermente mentre il pensiero si rivolgeva verso di lui, mentre si accingeva a versare lo zucchero nel cappuccino. Erano strani, quei due. Nessuno sapeva spiegare quanto forte fosse il legame che li aveva uniti fin da bambini, così come nessuno riusciva a spiegarsi cosa c’entrasse lei con un tipo come lui, assolutamente contro ogni tipo di regola e apparentemente “presuntuoso ai limiti dell’impossibile”, come ci teneva spesso a sottolineare Lily Evans. Eppure lei conosceva cosa si nascondeva sotto quella faccia da schiaffi: una persona forte, lo sguardo fiero di chi è convinto delle proprie idee e il dolore per essere stato rinnegato dalla propria famiglia, poiché non condivideva gli ideali di Lord Voldemort che questa si ostinava ad osannare. Al quinto anno ricordava bene la lettera che aveva ricevuto in una giornata calda di agosto, dove Sirius le diceva - Non cercarmi a Grimmauld Place. Non rispondere alle domande di mia madre. Sono scappato da James. - con un tono che si intuiva, non ammetteva repliche.
Dorcas sorrise al pensiero che avrebbe rivisto anche lui. Sapeva che anche quest’anno James Potter l’avrebbe assillata per convincere Lily ad uscire con lui, ma ormai ci era abituata. Nonostante alla centesima volta si dimostrasse quasi infastidita da quelle continue richieste, per lei era quasi una sorta di sicurezza sapere che lì c’era James che avrebbe migliorato le sue giornate con i suoi tentativi disperati.
Bevve distrattamente il suo caffè, che quasi sputó per quanto fosse disgustoso: non si era accorta che aveva continuato a versare lo zucchero mentre era sovrappensiero. Era maldestra, su questo non c’era dubbio, e fin troppo espressiva vista l’occhiataccia che le lanció il barista alla sua espressione disgustata. Pagó velocemente, arrossendo alla figura che aveva appena fatto, e mentre si avvicinava all’uscita notó una chioma rosso fuoco che si accingeva a guardare con fare apprensivo fuori dalla vetrata del bar.
- Lily Evans! - urló riconoscendo la sua migliore amica - scusa - ridacchió mentre Lily si teneva una mano sul petto a causa dello spavento.
- Ma tu sempre così devi apparire? - la rimproveró la rossa sorridendo, per poi correre ad abbracciarla - Pensavo fossi già al binario. -
- Mi sono fermata a prendere un caffè, se così si può chiamare - disse Dorcas avendo cura di non farsi sentire dal barista - ci ho messo troppo zucchero e credimi, avrei preferito bere un Distillato di Morte Vivente. - scherzó facendo ridere l’amica
- A proposito di pozioni, quest’anno ci sono i M.A.G.O e... - cominció Lily assumendo la solita aria da secchiona che la caratterizzava
- Dio Lily, ci vediamo dopo quasi tre mesi e già mi parli di cosa dovremmo studiare...invece di chiedermi cos’ho fatto in tua assenza! - la rimbeccó trascinando il baule verso l’uscita. Lily la seguì a ruota e per un momento dimenticó i pensieri che l’avevano turbata fino a quel momento. Entrambe con cautela, si avviarono verso il binario.
- E cos’avresti fatto? Oltre a sbavare dietro le foto di Black, ovviamente? - disse l’amica sfoggiando uno dei suoi famosi sorrisi maliziosi che, a detta di James Potter, erano la reincarnazione umana del paradiso.
- Beh, almeno io lo ammetto di essere profondamente attratta e presa da lui da sempre, mica come qualcuno qui presente che si ostina a inveire quotidianamente contro quello che con tutte le probabilità sarà il suo futuro marito! - le rispose Dorcas a tono, noncurante del fatto che Lily l’avesse accusata di comportarsi come una tredicenne alle prese con la prima cotta. Le due amiche adoravano punzecchiarsi riguardo le loro situazioni sentimentali, era un modo per sdrammatizzare una situazione che per Dorcas in realtà era molto seria, e che molto spesso la faceva soffrire suscitando l’ira dell’amica.
Lily rallentó fermandosi esterrefatta dall’affermazione di Dorcas, spostandosi una ciocca rossa dal viso indignato
- Ancora con questa tua teoria? Cassie è scientificamente improbabile che io mi innamori di James Potter, te l’ho detto mille volte. -
- E tra queste mille volte ce n’è stata almeno una in cui cercassi di convincere me e non te stessa? - disse facendole l’occhiolino. Lily sbuffó e, silenziosamente attraversó la barriera che portava i maghi e le streghe al binario 9 e 3/4. Poco dopo la raggiunse Dorcas, e fu in quel momento che videro intenti a salire sul treno, proprio James Potter e Sirius Black.
 
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Sirius Black e James Potter correvano come forsennati per la stazione di King’s Cross trascinandosi dietro i pesanti bauli.
Avevano insistito ad andare da soli, non volendo disturbare i signori Potter, e il risultato era stato inevitabilmente arrivare in ritardo.
-Prongs, che ore sono? - chiese Sirius voltandosi verso l’amico.
-10:58 - disse questo allarmato guardando l’orologio che portava al polso.
-Lo perderemo James, porca pu...
James sentì un forte e rumore e girandosi trovò Sirius a terra, dopo essere andato a sbattere contro un vigilante della stazione, che si massaggiava la spalla dolorante.
Anche il quel caso, con la fretta che avevano, nel vedere il suo migliore amico steso a terra in quelle condizioni non riuscì a trattenere un ghigno divertito, quello che la Evans avrebbe definito senza alcun dubbio la sua “faccia da schiaffi”.
La Evans, pensava a lei costantemente ormai, anche nelle situazioni più improbabili.
-Ho capito, mi scusi, non è che mi abbia fatto piacere finirle addosso e cadere a terra eh… - la voce di Sirius che litigava con l’uomo che aveva travolto lo risvegliò -Sarà anche un uomo affascinante ma io preferisco le brunette.
James vedendo che il vigilante si stava innervosendo sul serio e, sapendo che non avevano tempo per una nuova discussione con le forze dell’ordine alla Elvendork, fece rialzare l’amico da terra strattonandolo e scusandosi con l’uomo prima che potesse ribattere all’insolenza del suo migliore amico, così da riprendere a correre verso il passaggio.
Attraversarono la barriera che li separava dall’Hogwarts Express e la prima cosa che li colpì fu l’enorme orologio che si ergeva di fronte a loro e che segnava le 10:40.
Sirius guardó James in cagnesco .
-Credo non porti bene il mio ... - disse James portandosi una mano alla nuca e guardando Sirius divertito.
-Io ti uccido lo sai?!
Sirius stritolò James in una morsa tenendogli stretto il collo mentre lui rideva ancora divertito per l’inconveniente.
Gli venne in mente quel primo settembre di sette anni fa quando lo aveva conosciuto, sapendo che sarebbe diventato presto suo amico ma non immaginando che sarebbe diventato un fratello.
Ricordava di come era reticente a dire il suo cognome, non volendo svelare da subito di appartenere alla nobile casata dei Black, che per lui di nobile non aveva proprio niente.
James lo rassicurò subito dicendogli che neanche la sua nobile stirpe avrebbe potuto impedirgli di essere il suo migliore amico.
Ed eccoli lì, pronti ad affrontare il loro ultimo anno insieme.
-Possibile che non cambiate mai? - li interruppe una voce severa mentre erano intenti a picchiarsi.
-Moony! - urlarono in coro i due riconoscendo immediatamente l’amico che non si prendeva mai una pausa dal suo lavoro da prefetto.
-Ciao ragazzi. - li salutò Peter Minus avvicinandosi al gruppo.
-Wormy! - lo strinse forte Sirius vedendolo sbucare.
Tutti si erano sempre chiesti cosa ci facesse Peter Minus con i malandrini.
James era il campione della scuola, ammirato da tutti, Sirius era il bello e dannato, Remus era geniale e Peter ... forse gli altri non lo sapevano ma Peter era incredibilmente leale, forse non era il mago più talentuoso di Hogwarts ma era quel tipo di amico che avrebbe fatto di tutto per te e per questo i malandrini gli erano infinitamente grati.
-Ragazzi muoviamoci, il dovere chiama. - disse James ironico richiamando l’attenzione sulla spilla che portava al petto.
-Ah giusto, sapevo che ci sarebbe stato un caposcuola tra noi ma avrei giurato sarebbe stato Remus , invece a Silente piace sempre sorprenderci. - disse Sirius che era ben poco contento che il suo compagno di scherzi dovesse divenire ligio al dovere.
-Ha fatto bene! - commentò Lupin - Così magari diventerete più responsabili.
I due si guardarono e scoppiarono a ridere, venendo seguiti da Peter e poco dopo dallo stesso Remus, che non credeva alle sue stesse parole .
James si interruppe mentre rideva colto all’improvviso da una chioma rosso fuoco che si dimenava tra la folla.
Rimase a fissarla per un po’ pensando che di in anno in anno divenisse sempre più bella e lui sempre più patetico ma suo padre diceva che ogni Potter per maturare ha bisogno di una donna che gli dia del filo da torcere, che quella donna fosse Lily Evans?
-Terra chiama Prongs…- disse Sirius, si era appena voltato a guardare James che aveva intravisto Lily Evans in mezzo alla folla, ed era pronto a prenderlo in giro con una delle sue solite battute taglienti, se non fosse stato distratto da un unico pensiero. Se Evans era lì, allora c’era sicuramente anche...
- Dorcas! Lily! - esclamó Remus sorridendo, loro gli sorrisero di rimando quando lo videro, mentre si avvicinarono di più ai ragazzi - venite, vi diamo una mano con i bauli. - continuó Peter spostandosi in modo da non essere di intralcio.
- Siete la nostra salvezza - li ringrazió Dorcas porgendo il manico del suo baule a Remus, ma prontamente questo venne afferrato da un’ altra persona.
-  Meadowes così mi offendi - si intromise Sirius - vuol dire che non sono più il tuo preferito tra i Malandrini? - la guardó usando la sua solita espressione imbronciata, esattamente quella che utilizzava da piccolo per convincerla a fare qualsiasi cosa. Entrambi però sapevano di star mascherando quel senso di inadeguatezza che li aveva spinti a non sentirsi tutta l’estate, in seguito a quello che era successo l’anno scorso e di cui non avevano mai più parlato.
- Sirius, togliti di mezzo - gli disse James spintonandolo giocosamente - lo sai che sono io il Malandrino preferito da chiunque. -
- Potter, Black - li richiamó Lily con un cipiglio spaventosamente simile a quello della McGranitt - sentivo un certo odore di pallone gonfiato. - disse scherzosamente, ma nemmeno troppo, guardandoli con espressione di sfida.
- Evans, forse ti riferivi al mio bellissimo profumo? - rispose Sirius scuotendo i capelli e assumendo una posa che fece scoppiare a ridere tutti, perfino Lily. Non fece in tempo a rispondere perchè lei e Dorcas si trovarono letteralmente investite dalle altre 3 componenti del loro gruppo.
- Ragazze, quanto mi siete mancate. - disse Alice quasi commossa, mentre le abbracciava il più forte possibile - sono così contenta che siamo di nuovo tutte e cinque, qualche tempo fa avevo temuto che…
 Marlene le diede uno spintone e lei si portó le mani alla bocca. Mary MacDonald era stata torturata da Avery e Mulciber solo due anni prima, e i suoi genitori, data anche la gravità della situazione attuale, erano restii a farla tornare ad Hogwarts. Essendo Lene la più cara amica di Mary, non voleva che proprio in quel giorno che avrebbe dovuto essere felice per tutte loro, le venisse ricordato ciò che le era capitato.
Le ragazze però capirono in fretta e si strinsero di più attorno a Mary, che dopo un po’ disse la sua solita frase da ormai due anni: - Ragazze sapete quanto io vi sia grata per la vostra amicizia, ma...
-Non trattatemi come una bambola di porcellana. - finì la rossa al suo posto.
Sorrisero, mentre approfittarono per passare i bauli delle altre ragazze ai quattro che si trovavano ancora sulla porta a scambiare saluti con Paciock e Finnigan che erano appena arrivati di corsa. In poco tempo furono tutti sul treno, e le ragazze rivolsero ai Malandrini i loro ringraziamenti per aver dato loro una mano.
- Hey - esclamarono Sirius e James - ragazze, solo un grazie? Qui abbiamo messo a dura prova i nostri fisici perfetti - esclamó Sirius indignato.
Remus scosse la testa sogghignando e si infiló nel primo vagone disponibile insieme a Peter e Frank.
- E cosa vorreste come ricompensa? - chiese ingenuamente Marlene mentre le ragazze la guardarono col tipico sguardo da “davvero pensi che ci chiedano qualcosa che non siano favori sessuali?”, ma James rispose prontamente
- Esci con me, Lily Evans? - facendo scoppiare a ridere le ragazze, tutte tranne Lily avendo constatato che quell’anno la richiesta era avvenuta molto prima.
 - Nemmeno se riesci ad alzare me, il mio baule e la signora del carrello, James Potter. - ghignó Lily allontanandosi verso il corridoio.
Sirius diede una pacca sulla spalla a James che fece spallucce, ormai abituato e innamorato delle sue rispostacce.
 - Amico, non oso immaginare cosa succederà appena scoprirá che Silente ti ha scelto come caposcuola insieme a lei. - disse Sirius sedendosi accanto a Remus
- Panico nello scompartimento prefetti. Pagherei per vedere la faccia di Evans.
James ridacchió, aggiustandosi meglio la cravatta e la spilla ben in vista.
                                                                        
 
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Poco dopo, Lily aveva gentilmente chiesto a Dorcas di trovare una carrozza libera per tutte loro, poichè lei si sarebbe assentata per più tempo dato che era stata nominata Caposcuola. Dorcas infatti, era un prefetto e l’avrebbe raggiunta più tardi assieme a Remus.
Appena Lily si fu allontanata, Dorcas salutò le amiche e si avviò verso la carrozza di Remus, per raggiungere insieme a lui la carrozza prefetti. Si sporse lentamente all’interno del loro scompartimento e lo chiamó.
- Rem - disse piano avendo paura che qualcuno dei ragazzi stesse già dormendo - andiamo? -  continuò, vedendo poi il ragazzo alzarsi subito alla sua richiesta.
La ragazza rivolse un dolce sorriso a Sirius e un cenno agli altri, prima di uscire, ma venne bloccata da un leggero tocco sul fianco. Sapeva a chi apparteneva quel gesto così delicato, ed è per questo che rabbrividì prima di voltarsi.
- Dorcas - la chiamò Sirius guardandola bene; era una bambina ed era diventata una donna bellissima, con i capelli lunghi scuri che scendevano morbidi sulle spalle e gli occhi azzurri sempre dolci, ma attenti. - io, ehm... - balbettò il ragazzo preso un po’ dal panico. Voleva necessariamente parlarle ma non sapeva di cosa, così le disse la prima cosa che gli venne in mente - immortala per me la faccia della Evans quando scoprirà la novità.
Dorcas aggrottò per un attimo la fronte rivelandosi confusa da quell’affermazione.
 - Cioè? - chiese velocemente.
 Remus si sporse nuovamente interrompendo quel momento - James Potter è il nuovo caposcuola insieme a Lily Evans. - riveló.
 
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Lily, dopo aver affidato a Dorcas il compito di trovare un carrozza libera, si diresse verso la carrozza prefetti chiedendosi chi sarebbe stato caposcuola con lei, immaginando che sarebbe stato, con ogni probabilità Remus.
Passando lungo il corridoio del treno salutò qualche viso conosciuto qua e là, notando tristemente che molti nati babbani non erano tornati ad Hogwarts quest’anno preferendo nascondersi con le proprie famiglie per tenerle al sicuro, chi in Cornovaglia, chi da remoti parenti in Scozia, chi addirittura lasciando l’Europa.
Mentre questi cupi pensieri le attanagliavano lo stomaco sentì il fischio del treno che segnava la sua partenza e, a causa dell’improvviso movimento, stava per cadere rovinosamente a terra quando un mano le afferrò prontamente il braccio evitandole una caduta assicurata.
-Grazie mille. – disse la ragazza voltandosi e scoprendo con suo grande dispiacere che il suo salvatore non era altro che …
-Oh, Potter. -
-Non fare quella faccia delusa Evans…- disse il ragazzo ridendo e scompigliandosi i capelli, suo gesto abituale, provando a nascondere dietro la sua sicurezza l’effetto che le aveva fatto rivederla da vicino e quel breve contatto diretto con lei.
-Si, beh, adesso puoi anche lasciarmi il braccio…- disse lei guardando la mano di James che ancora la stringeva.
-Si, certo, scusa...- disse lui lasciandola libera dalla sua presa, non si era neanche accorto che la stava ancora stringendo.
-Cosa ci fai qui? Pensavo che a quest’ora avresti già bruciato la carrozza del treno con Black…- disse lei guardandolo e sollevando un sopracciglio.
James rise divertito con il suo solito ghigno spavaldo, che Lily proprio non sopportava, ricordando quell’ “incidente” al quinto anno.
-Quello è successo una sola volta Evans! Se vuoi saperla tutta sono qui…
-Se pensi di fare qualche scherzo ai prefetti di Serpeverde toglitelo dalla testa.
-Sempre a pensare male…- disse lui ridendo - Se mi avessi lasciato finire la frase ti avrei detto che non sono qui per disturbare ma per mantenere l’ordine.
La ragazza non capì subito le parole di James ma seguì il suo dito che le stava indicando sorridendo la sua spilla.
Lily dovette sbattere diverse volte gli occhi prima di capire che quello che stava vedendo era vero, Silente doveva essere ammattito, adesso le aveva viste davvero tutte.
-Caposcuola?!-  disse lei quasi urlando -Ma come …
-Fidati Evans, nessuno è più sorpreso di me, forse solo Sirius.
Lei continuò a guardarlo scettica, sperando ancora che fosse tutto uno scherzo, ma quando vide che lui continuava a guardarla serio si diressero insieme verso la carrozza prefetti, sarebbe stato più difficile del previsto.
 
 
 
La carrozza era ancora vuota così Lily, cercando di farsi forza e di evitare di pensare che quello davanti a lui fosse il peggiore combina guai che Hogwarts avesse mai visto, cominciò a spiegargli come aveva pensato di organizzarsi per le varie ronde e la sicurezza della scuola.
James la guardava affascinato, dissimulando la sua ammirazione con qualche cenno del capo per farle vedere che la stava ascoltando. Lui aveva pensato solo che avrebbero improvvisato e si sarebbero organizzati al momento, invece lei, perfetta come sempre, aveva schematizzato tutto su un foglio.
-…e ho pensato di evitare di assegnare troppe ronde ai Serpeverde e di mettere sempre qualcuno di guardia al loro piano…- disse la ragazza continuando il discorso nel quale James si era perso nell’ipnotico movimento delle mani di Lily che gesticolavano -Dopo quello che hanno fatto a Mary al quinto anno non voglio mai perderli d’occhio.
James ricordandosi dell’attacco alla MacDonald al quinto anno da parte di Avery e Mulciber non poteva che essere d’accordo con lei, sapendo che avrebbe fatto qualsiasi cosa per proteggere le sue amiche, proprio come lui, avrebbero cercato di proteggere tutti, forse Silente lo aveva capito, per questo li aveva scelti come caposcuola.
Qualcuno bussò alla porta della carrozza che si aprì lasciando entrare Dorcas e Remus che sorridevano immaginando lo shock di Lily nello scoprire chi sarebbe stato il suo collega, dietro di loro seguivano gli altri prefetti.
James non si lasciò sfuggire il sussulto di Lily nel vedere Piton entrare nella carrozza degnandola di uno sguardo fugace prima di guardare nella direzione opposta, accompagnato da Narcissa Black, altro prefetto del settimo anno di Serpeverde, nonché cugina di Sirius.
Potter si soffermò a guardare Narcissa, era bellissima, su questo non c’era dubbio. La pelle di alabastro era circondata dai capelli biondo platino che le incorniciavano gli occhi grigi, segno distintivo dei Black, eppure, per quanto fosse innegabilmente bella, James non potette fare a meno che pensare a quanto a quel biondo platino freddo preferisse quel caldo rosso e a quanto a quegli occhi grigi e distaccati preferisse due occhioni verde smeraldo che non riuscivano a nascondere nessun tipo di emozione.
Mentalmente si diede dell’idiota per non lasciare mai la sua mente libera da quei pensieri e notando che ormai la carrozza si era riempita e che non mancava nessuno si disse che era il momento di cominciare.
-Bene, credo che possiamo iniziare! - disse prendendo la parola sicuro di sé, strappando qualche sospiro affascinato a delle ragazze di Corvonero e di Tassorosso e molti sguardi di disappunto da parte dei Serpeverde -Sarete tutti sorpresi nel vedermi qui come caposcuola, e vi assicuro lo sono anche io, ma vi prometto che tenterò di essere all’altezza di questo ruolo in tempi così difficili. Prima di lasciare la parola alla mia splendida collega…- disse questo indirizzando un occhiolino ad una Lily impassibile alle sue avances, facendo ridere gli altri che erano ben a conoscenza delle pene d’amore di James -Volevo solo dirvi che potrete contare su di me in ogni momento, se sospettate ci sia qualcuno in pericolo o qualora siate voi a sentirvi in pericolo non esitate a venire da me e insieme troveremo una soluzione. Quest’anno non sarà tranquillo ma se saremo uniti, se ci fideremo gli uni degli altri, sono sicuro che andrà tutto per il meglio. Per quanto riguarda la questione ronde Lily saprà sicuramente illustrarvela molto meglio di me.
Lily sentì un brivido percorrerle la schiena sentendo James chiamarla per nome, era stata colpita dalla serietà del suo discorso, ad eccezione dell’occhiolino che le aveva rivolto, era stato bravo nel tranquillizzare tutti, questo doveva ammetterlo, forse in questo momento la sua sicurezza e spavalderia era in grado di far sentire tutti al sicuro, come sempre Silente lo aveva immaginato.
La ragazza passò ad illustrare come si sarebbero divisi per le ronde, spiegando che ogni settimana sarebbe stato affisso in sala grande un foglio con orari e turni, che si sarebbe dovuti essere sempre in due per evitare di incappare in pericoli e che in caso di problemi sarebbero dovuto essere avvisati o lei o James, che decise di chiamare per nome per far vedere davanti agli altri che lei si fidava di lui e che quindi tutti avrebbero potuto farlo.
A Severus non piacque sentire chiamare il suo acerrimo nemico per nome proprio da lei ma nascose le sue turbe interiori fingendo di guardare fuori dal finestrino del treno la campagna inglese che si stagliava attorno a loro.
-Penso di aver detto tutto …- concluse lei riportando Piton alla realtà.
-Si Evans, sei stata fantastica come sempre- disse lui sorridendole.
Le stesse ragazze che avevano sospirato quando James aveva preso la parola inizialmente si trattennero a parlare con James con delle scuse stupide pur di rivolgergli la parola, lui rispose cordialmente, sapendo bene che effetto suscitava sulle donne, ponendo fine alla conversazione poco dopo.
Lily si era fermata a parlare con Dorcas e Remus, unico malandrino con il quale riusciva ad andare d’accordo, mentre lanciava qualche occhiata a quelle quattro ragazze che stavano facendo le civette con James, e lei che pensava che fosse quasi maturato.
-Già fatto conquiste Jamie? - disse Remus scherzando con l’amico che si stava avvicinando a loro.
-Moony dovresti saperlo che quando io ed Evans siamo nella stessa stanza non ho occhi che per lei!
-Si e poi quando lascio la stanza magicamente ti ritrovi tra le gambe di qualsiasi ragazza respiri? - disse Lily acida e tagliente ricordando bene la lunga lista di conquiste di Potter.
-Non sono più quel tipo di ragazzo- ribatté Prongs stranamente serio, e lo pensava davvero.
Si era stancato delle storielle, si era stancato di ragazzine che lo vedevano solo come il campione di Quidditch, fuori impazzava una guerra e ormai lui non aveva più tempo per fare il ragazzino, certo ci sarebbe stato tempo per qualche scherzo ai Serpeverde, ma per il resto sarebbe maturato e avrebbe dimostrato a Lily che quella spilla da caposcuola se la meritava.
-Non mi interessa di questo Potter. Ci sono ancora delle situazioni da risolvere, se non devi organizzare scherzi per distruggere i dormitori il primo giorno, potremmo finire di organizzare le ronde per la prima settimana dato che ci sono dei problemi, potrebbero aiutarci anche Cassie e Remus…
-Per te avrò sempre tempo Evans - disse lui strizzandole nuovamente l’occhio e facendo strada con Remus avanti.
-Io lo trovo dolce e anche maturato…- disse Dorcas alla rossa sorridendole.
-Io lo trovo un idiota…- rispose la ragazza non lasciando all’amica la possibilità di ribattere e pensando in mente che prima o poi, quando quella cocciuta della sua migliore amica avrebbe messo da parte l’orgoglio e la testardaggine che la contraddistinguevano, avrebbe capito che James non stava giocando con lei, ormai non giocava più da tanto e lei lo sapeva.
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 2
*** Look after you ***


If ever there was a doubt
My love she leans into me
This most assuredly counts
She says most assuredly

Be my baby
I'll look after you

 
 
 
 
 
 
 
Sirius strabuzzò gli occhi quando vide la Evans entrare nel loro vagone, James avrebbe potuta convincerla a passare del tempo con lui solo mettendola sotto imperius; quando capì che il motivo della presenza della ragazza era puramente burocratico tornò a giocare a scacchi con Peter, non prima di aver rivolto un flebile sorriso a Dorcas, rallegrandosi della sua presenza lì senza neanche sapere il perché, e inebriandosi del profumo alla vaniglia che da sempre associava a lei e che inevitabilmente riportava alla luce mille ricordi, uno in particolare.
 
Lily dopo aver parlato con alcune ragazze che avevano problemi nei giorni delle ronde assegnate fu costretta ad invertire i turni di tutti in modo da conciliare tutti gli impegni. Dopo aver trafficato un po’ con la penna sul foglio, dove aveva abbozzato gli orari, grazie all’aiuto di Remus e della sua mente schematica proprio come quella di Lily, sembrò aver trovato il giusto compromesso porgendo il foglio a James.
- Mulciber ed Avery a fare una ronda insieme? - chiese il ragazzo allibito spalancando gli occhi nocciola.
- Si Potter, te l’ho detto che voglio tenerli d’occhio, infatti farò io la ronda quella sera insieme a Dorcas…
- No Evans, sei impazzita?! - disse il ragazzo avvertendo il pericolo - Non sono due ragazzi normali, loro hanno…
- So bene cosa hanno fatto Potter, Mary è una delle mie migliori amiche…
- Lascia fare la ronda a me e a Remus…
Remus sorrise alla ragazza, facendole capire che per una volta l’amico non aveva tutti i torti e che forse sarebbe stato meglio così, ma quando Lily prende una decisione è difficile smuoverla.
- Potter conosco molti più incantesimi di te e sono in grado di proteggermi da sola, non ho bisogno delle tue gesta eroiche…
- Per Merlino Evans - sbottò James spazientito, per quanto ammirasse il suo coraggio e la sua determinazione, a volte lo mandavano proprio fuori di testa - Non cerco di fare l’eroe, ma tu ti comporti da imprudente, non lo capisci che sono persone che non si fanno scrupoli ad utilizzare una maledizione cruciatus? 
- Sentite ragazzi… -  intervenne Dorcas attirando l’attenzione su di sé, compresa quella di Sirius che fino a quel momento era stato preso dagli scacchi, tenendosi fuori dalla discussione - E se facessimo una ronda tutti e quattro quando la fanno Avery e Mulciber? Così se tramano qualcosa lo scopriremo e saremo in maggioranza numerica…
Lily, che era pronta a rispondere a tono a James, non ebbe più modo di opporsi, trovando la proposta di Dorcas estremamente diplomatica, come sempre, e anche James si arrese nel dover accettare che la Evans facesse quella benedetta ronda, almeno avrebbe potuto proteggerla.
I due capiscuola si guardarono e annuirono entrambi un po’ sconfitti.
- WOW! - esclamò Remus - Lily e James che non sanno come rimbeccarsi l’un l’altro, questa è nuova!
Tutti scoppiarono a ridere, Potter ed Evans compresi, accettando i fatti.
- Va bene ragazzi, raggiungiamo le ragazze nella carrozza affianco e vi restituiamo Frank che sarà intontito dalle chiacchiere di Alice - disse Dorcas alzandosi e notando lo sguardo di Sirius che non riusciva a toglierle gli occhi di dosso, un po’ deluso dal fatto che stesse abbandonando il loro scompartimento.
- Rem confido in te per farli stare buoni -  disse Lily alzandosi ed uscendo dalla carrozza.
- Non c’è mai riuscito per sette anni Evans, non vedo perché adesso dovrebbe avere successo…- le urlò dietro Sirius causando una risata generale.
Dorcas fece per alzarsi, quando per la seconda volta quel giorno venne fermata da un tocco leggero che le prese la mano facendola rabbrividire e voltandosi trovò due occhi grigi a fissarla seri.
Sirius si alzò uscendo fuori nel corridoio con lei, senza lasciarle la mano.
 
- Stai attenta Cas, con quei due non c’è da scherzare ed io non me lo perdonerei se ti succedesse qualcosa -  le sussurrò all’orecchio in modo che nessuno potesse sentire
Dorcas puntò gli occhi blu dritti nei suoi, quegli occhi che sembravano leggere Sirius meglio di chiunque altro, talvolta quasi meglio di James.
Era sorpresa da quel momento di dolcezza, sapeva bene che Sirius Black, nonostante la facciata da cattivo ragazzo, aveva in realtà un animo sensibile che solo in pochi conoscevano, lo aveva visto da piccola quando cercava di proteggere Regulus da quel mondo di soprusi della nobiltà magica, così lontano da loro, e lo notava tutt’ora, quando nonostante dicesse che James Potter era il suo unico fratello, non c’era giorno in cui i suoi pensieri non andassero al più giovane dei Black, chiedendosi se restando , forse, avrebbe potuto salvarlo in qualche modo, e lo notava quando, nonostante tutto, continuava a voler proteggere anche lei.
- Sei sempre la mia più cara amica - disse baciandole dolcemente la guancia.
Dorcas si sforzò di sorridere prima di dargli le spalle e andare via per evitare che vedesse le lacrime rigarle le guance, quelle parole erano più dolorose di qualsiasi altra cosa.
Sirius rientrò nel vagone sconfortato, perché aveva dovuto puntualizzare che era la sua più cara amica, gli amici non si guardano in quel modo, gli amici non sentono un attrazione costate per le amiche eppure lo sapeva, quella era la cosa giusta da fare, doveva proteggerla, proteggerla da se stesso, i Black non sanno amare.
- Paddy…
- Non ora Prongs…- disse lui non rivolgendo nessuno sguardo al suo migliore amico e continuando a fissare il cielo plumbeo fuori dal finestrino.
- Penso che ci siamo quasi…- annunciò Remus cominciando a riconoscere i paesaggi circostanti.
 
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Mentre Dorcas e Lily si accingevano ad entrare nella loro carrozza, Lily guardò l’amica con gli occhi lucidi e non potè fare a meno di passarle una mano sulla guancia per confortarla. Sapeva bene quanto soffrisse per Black, questo la faceva imbestialire, ma sapeva anche quanto la mora avesse bisogno esclusivamente di dolcezza e non di rimproveri.
Sorrisero nel vedere che le ragazze avevano sopperito alla loro mancanza includendo perfettamente Frank nei loro discorsi, il quale decise di andare a prepararsi assieme ai ragazzi con aria leggermente imbarazzata, cosa che fece ridacchiare Alice, che lo lasciò andare stampandogli un bacio sulla guancia.
- È diventato il consigliere perfetto di tutte noi - disse Marlene - non so come faccia a far fronte ai Malandrini, ha un carattere così diverso sotto tutti i punti di vista! 
- Lene credimi, i ragazzi non sono così pazzi come sembrano, sanno fare anche ragionamenti maturi e intelligenti. E poi sono persone davvero sensibili e leali, se si impara a conoscerli - rispose Alice - vero Cassie? - aggiunse rivolgendosi a Dorcas, che stava poggiando il baule verso l’uscita, dato che in 5 minuti sarebbero giunte a destinazione.
-Oh si, sensibili - sottolineó Lily beccandosi un’occhiataccia da Dorcas.
Aveva detto solamente a Lily ciò che era successo tra lei e Sirius l’anno prima, non perché non si fidasse delle altre, ma perché non era mai stata pronta all’interrogatorio che le avrebbero sicuramente fatto Alice e Marlene, con Mary al seguito. Lily invece, l’avrebbe ascoltata anche per mille ore consecutive, lasciandola parlare quando e se se la sentiva. Ecco perché era la sua migliore amica.
- Voi due ci nascondete qualcosa? - chiesero in coro Mary, Marlene e Alice
- No - rispose Lily velocemente - siamo arrivate! Ragazze, muoviamoci, muoio di fame. - disse sviando l’argomento, avviandosi all’uscita seguita dalle amiche.
 
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Il viaggio fino al castello fu molto veloce, ognuno di loro lo passó chiedendosi cosa sarebbe cambiato in quell’ultimo anno, quali misure di sicurezza avrebbero adottato, come Hogwarts stava reagendo a questa nuova terribile realtà. Ben presto, giunti al castello, e avendo posato i loro effetti personali, tutti raggiunsero le 4 grandi tavolate presenti in Sala Grande, una per ogni casa.
- Evans! - la chiamó James sedendosi di fronte a lei - sai che dopo dobbiamo accompagnare quelli del primo anno in sala comune e spiegargli un po’ come funzionano le cose qui? -
- Abbiamo un’idea diversa di come funzionino le cose qui, Potter - rispose Lily, che nonostante il tono sgarbato sorrise leggermente - non trasformerai i nuovi Grifondoro in tuoi eredi di malefatte - gli disse fulminandolo con lo sguardo verde smeraldo.
- Stai tranquilla, quest’anno dovrò dimostrare a Silente di meritare davvero questa spilla - James rispose in tono fintamente pomposo - e poi Evans, gli unici eredi che voglio sono i miei e i tuoi. - la guardò sorridendo sornione.
Lily arrossì e si voltó verso il Preside, che dopo lo Smistamento introdusse il suo discorso di benvenuto.
- Bentornati, ragazzi - disse sorridendo l’uomo - quest’anno, oltre alle solite raccomandazioni, dovrò spiegarvi alcune cose - il suo sorriso si fece leggermente più serio - A causa degli ultimi avvenimenti del mondo magico, abbiamo preso dei provvedimenti. I capiscuola, come già sanno, dovranno organizzare ogni settimana i turni per le ronde, esigo che ci sia almeno un prefetto a sorvegliare ogni sala comune. - James e Lily annuirono nella sua direzione e il Preside continuò - ognuno di voi è a conoscenza della criticità della situazione, ecco perché vi chiedo di agire sempre con cautela, e qualsiasi cosa voi notiate o vi insospettisca, siete pregati di riferire tutto ai vostri direttori della Casa. - spiegó ancora, mentre i ragazzi del primo anno lo guardavano leggermente intimoriti.
Silente sembrò accorgersene, perché sorrise nuovamente - Per adesso non c’è motivo di preoccuparsi, riempite i vostri stomaci e riposate i vostri cervelli. Domani è un altro giorno! - detto questo si sedette e i piatti si riempirono magicamente di ogni pietanza possibile.
 
 
-Sirius - lo richiamó Remus all’attenzione - qualcosa ti preoccupa? -disse mentre si versava ancora un po’ di succo di zucca nel bicchiere.
- Niente Rem, sai che mi fa sempre arrabbiare pensare al mio caro fratellino che si fa tatuare senza pensare alle conseguenze - rispose letteralmente azzannando l’ultima fetta di torta more e cioccolato rimasta, lasciando Peter a bocca asciutta.
Sirius durante tutto il discorso del preside non era riuscito a distogliere lo sguardo da Regulus, seduto alla tavolata dei serpeverde, era cresciuto molto quell’estate.
-Non sai ancora se è davvero a quel punto- disse Remus guardandolo con apprensione - e sai bene che non possiamo controllare i pensieri delle persone, anche se le amiamo e vorremmo che facessero sempre la cosa giusta. - conclude saggiamente. A quel punto ci fu un momento di silenzio, nel rispetto del dolore di Sirius, sempre celato dal sarcasmo e dalla sua rabbia inconsueta, ma presenza costante. Fu James a smorzare la tensione.
- E poi se posso dirtelo, fratello - inizió - che razza di tatuaggio è un teschio con un serpente in bocca? Non fanno molto più “uomo” quelli che vi avevo proposto io il quinto anno? -
- Quali, esattamente? Forse il Boccino d’Oro sul pube con la scritta “Evans acchiappami?” - rispose Sirius facendo ridere tutti e 4 in modo convulso, finché non si sentì una voce decisa alle loro spalle.
- Mi dispiace interrompere il momento cabaret di Potter - esclamó Lily col suo solito fare sbrigativo - ma dobbiamo indirizzare i primini nelle loro stanze e cercare di far sì che si comportino da persone normali. - disse poggiando una mano sulla spalla di James, facendogli segno di alzarsi -
- Scusate amici miei, il dovere mi chiama. - rispose seguendo Lily all’uscita della Sala Grande.
- Si - conclude Peter - se tutti i suoi doveri avessero i capelli rossi e gli occhi verdi, James non passerebbe mai più per uno scansafatiche - disse facendo ridere nuovamente i ragazzi.
 
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Il giro guida proseguiva bene, Lily aveva illustrato le regole base, come il reparto della biblioteca proibito, di stare attenti alla mutevolezza delle scale, il rispetto assoluto del coprifuoco, sottolineando la frase e guardando James che di tutta risposta le sorrise divertito.
Erano una coppia ben bilanciata, lei cercava di mettere in guardia da tutti i pericoli quei Grifondoro spaventati del primo anno, mentre James smorzava la tensione con qualche battuta qui e lì, che per la prima volta Lily apprezzò, notando quanto questo suo modo di fare fosse in grade di mettere a proprio agio i nuovi studenti.
 
- Ragazzi, questo è il corridoio che porta alla nostra Sala Comune - continuò Lily - qui ci sarà sempre qualcuno di noi di pattuglia per controllare in caso qualcuno sia fuori oltre orario, ma soprattutto per la vostra sicurezza - aggiunse assumendo in espressione severa.
- E vi consiglio di ascoltare la Evans - spiegó James - al quinto anno mi scaglió una fattura OrcoVolante perchè lei era un prefetto e io ero 3 minuti fuori dal coprifuoco. Un brutto momento - disse poggiandosi una mano sul petto con fare addolorato - ma è così che ho capito definitivamente che sarebbe stata la donna della mia vita. - i primini risero molto timidamente mentre Lily si portava una mano alla fronte, tuttavia sorrise anche lei al ricordo di quel momento.
- Non fate caso a Potter - disse tornando seria - è chiaramente uno scemo, ma è un mago abile. Quindi non esitate ad affidare a lui i vostri timori e perplessità. Ora, da questa parte. - disse Lily indicando il quadro della signora Grassa - La parola d’ordine è...
- Whiskey incendiario - disse James, mentre la Signora Grassa lasciava passare mestamente i ragazzi. Lily gli scoccó un’occhiata del tipo “c’entri tu con questa parola d’ordine da alcolizzato?”
- Che c’è? - si difese James portando le mani in alto - non è colpa mia se la Signora Grassa si ubriaca per le sue pene d’amore - aggiunse fintamente afflitto - la comprendo molto bene, Evans! Anche Sir Cadogan non vuole uscire con lei! - scherzó James mentre accompagnava i maschi nel proprio dormitorio.
Lily fece la stessa cosa con le ragazze e quando tutti furono entrati, Lily e James si scambiarono un lieve sorriso da una scala all’altra, per poi entrare nelle rispettive stanze.
 
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James non riusciva a dormire in alcun modo, continuandosi a girare nel comodo letto a baldacchino, c’erano così tanti pensieri che gli frullavano per la testa. Non riusciva ad evitare di pensare ai suoi genitori, a tutti i pericoli che correvano ogni giorno e al fatto che non potesse essere lì con loro, a combattere al loro fianco.
Essendogli totalmente passato il sonno decise di ricorrere al suo passatempo preferito, allungando una mano verso il comodino alla sua destra prese dal cassetto una piccola sfera dorata che prontamente spiegò le ali.
Il bagliore del boccino sembrava riflettere la luce lunare che proveniva dalla finestra e James cominciò a giocarci come faceva di solito, Lily lo odiava, diceva che era una delle sue ennesime tecniche per fare il buffone, non poteva darle torto al cento per cento ma era anche un gesto che lo rilassava, il quidditch aveva questo effetto su di lui.
Cominciò a guardarsi intorno, fissando tristemente la stanza che lo aveva accolto per sette anni, i cinque letti a baldacchino che la riempivano, quel senso di protezione che solo Hogwarts era in grado di dare.
Sembrava di vivere in una bolla di sapone lì, dove i rumori della guerra erano ovattati e gli era concesso di essere dei normali adolescenti. Pensò che questa era la sua ultima prima notte ad Hogwarts, chissà tra un anno dove sarebbe stato, chissà se i suoi amici sarebbero stati con lui, se lui e Sirius avrebbero coronato il sogno di diventare auror. Nulla era certo, se non che quella scuola gli sarebbe mancata da morire, quasi quanto Lily.
La Evans era sempre stata una sfida per lui, era l’unica che non era caduta ai suoi piedi, l’unica che gli dava del filo da torcere e l’unica che riuscisse a fargli dimenticare tutta la sicurezza facendolo sentire come uno scolaretto alle prese con la sua prima cotta.
All’inizio era un gioco, amava punzecchiarla e vederla furente di rabbia nei suoi confronti, era il suo modo per riuscire ad essere sempre nei suoi pensieri, fino ai M.A.G.O. dopo i quali non la vide solo colma di rabbia nei suoi confronti, lesse il disgusto nei suoi occhi, rivolto sia a lui che a Piton.
Ci pensò tutta l’estate, a quanto fosse immaturo, a quanto avesse rovinato tutto con lei, lui non era quel ragazzo pieno di sé che credevano tutti, o meglio non era solo quello.
Era un amico leale, che avrebbe dato la vita per salvare le persone che amava, era brillante, era capace di diventare incredibilmente serio quando uno dei suoi amici era in difficoltà, ascoltandolo e consigliandolo con maturità, come aveva fatto spesso con Sirius quell’estate, certo non era ligio al rispetto delle regole ma suo padre gli diceva sempre che le regole sono state fatte per essere infrante, d’altronde  quello spirito ribelle doveva pur averlo ereditato da qualcuno.
Mentre continuava a riacchiappare il boccino, che riusciva ad allontanarsi solo pochi centimetri da lui prima di essere nuovamente riacciuffato dal cercatore, sentì qualcuno mugugnare infastidito dal letto affianco.
- James… - brontolò Sirius infastidito con la faccia nel cuscino.
- Sir neanche tu riesci a dormire? - chiese il ragazzo felice di aver trovato qualcuno che gli tenesse compagnia.
- Ci riuscivo perfettamente prima che quel benedetto boccino mi svegliasse, non mi costringere a ficcartelo …
- Signor Black pensavo che la sua origine nobiliare prevedesse norme rigide sul linguaggio scurrile…- rispose lui ridendo, afferrando il boccino prima di posarlo.
- Maledizione chiudete quella boccaccia - urlò Frank dal letto infondo alla stanza.
- Prenditela con James, ha ragione la Evans ad odiare quel coso che ti porti sempre dietro - continuò Sirius con la testa sotto le coperte.
-Giuro che se non chiudete il becco tutti quanti vi cucio la bocca - urlò un Remus incredibilmente serio, sapevano bene che lo avrebbe fatto realmente, non sarebbe stata la prima volta, pensò James divertito al ricordo della fattura scagliate su di lui e Sirius da Moony al quarto anno, lo avevano portato all’esasperazione.
- E va bene ragazzi scendo in sala comune - disse Potter divertito e rassegnato - Lì sicuramente troverò qualcuno che apprezzerà la mia voce soave.
La sua uscita teatrale fu seguita da una cuscinata di Sirius che riuscì a colpire la porta, chiusa prontamente da James.
 
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Lily Evans si trovava nello studio di Silente, l’uomo aveva una faccia stranamente cupa, lei non capiva, vedeva il professore muovere le labbra ma non percepiva alcun suono uscirne, sapeva solo che stava piangendo e sapeva il motivo.
I suoi genitori erano morti, un attacco da parte dei mangiamorte aveva distrutto la casa dei coniugi Evans a Spinner’s end e nel gruppo di assassini che aveva compiuto questa azione terribile c’era anche Severus Piton.
Mentre si portava una mano agli occhi per asciugarsi le lacrime sentì qualcuno che le cingeva le spalle per consolarla, alzando gli occhi verdi colmi di lacrime fu sorpresa nel trovarsi due occhi nocciola che la guardavano tristi.
Perché diamine James Potter la stava abbracciando nello studio di Silente?
Fu quello che la fece svegliare di soprassalto, tranquillizzandosi vedendo di trovarsi nel comodo letto a baldacchino, alla sua destra Dorcas dormiva serenamente nel suo letto.
Ci mise un po’ a realizzare che quello era solo un incubo, ormai avrebbe dovuto farci l’abitudine, era tutta l’estate che sognava la morte dei genitori a causa della guerra, una guerra che non avrebbe dovuto riguardarli e nonostante ciò, a causa sua, eranp costantemente in pericolo.
L’unica strana differenza era la presenza di James. Lily non poteva negare che era rimasta piacevolmente sorpresa nel vedere che aveva preso con più serietà del previsto il suo incarico da caposcuola, ma da qui a smettere di considerarlo un perfetto idiota cascamorto doveva passarne di tempo.
Mentre questi pensieri le riempivano la mente, continuava a girarsi e rigirarsi nel letto per cercare di trovare la posizione più comoda.
- Lils…- chiamò una voce impastata dal letto affianco.
- Cassie… 
- Potresti stare un po’ ferma? - disse la ragazza divertita riferendosi allo scricchiolio del letto dovuto al continuo movimento della rossa.
- Scusami non riesco a dormire, penso che scenderò in sala comune - disse la ragazza sedendosi sul bordo del letto e infilandosi delle scarpe.
- Ancora quell’incubo? - chiese Dorcas rivolgendo il viso verso l’amica.
Lily annuì, continuando a fissarsi le scarpe, lei era l’unica a conoscenza delle inquietudini che la tormentavano.
- Qui siamo al sicuro Lils, nessun posto è più sicuro di Hogwarts, e vedrai che i tuoi genitori staranno bene…
Lily sorrise all’amica con gratitudine, sperava davvero fosse così, e dopo che questa aveva richiuso gli occhi, si diresse verso la porta per scendere di sotto.
                                                                     
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James Potter era seduto sul davanzale della finestra della sala comune di Grifondoro, assorbito dall’ipnotico crepitio del fuoco del camino.
Non riusciva a smettere di pensare alla conversazione che aveva avuto con i genitori prima di partire.
 
31 Agosto 1977
Sirius e James erano soli a casa, aspettando il rientro dei signori Potter, in preda alla preoccupazione, erano le due del mattino e di loro nessuna traccia, così avevano deciso di aspettarli sul divano di ingresso di villa Potter.
Verso le quattro vennero svegliati dal rumore di una chiave che veniva inserita nella serratura della porta.
- Fa piano Charlus, i ragazzi stanno dormendo e non voglio che si sveglino e ti vedano in queste condizioni…- stava dicendo Dorea Potter entrando in casa e notando immediatamente i due ragazzi che la fissavano preoccupati.
Il signor Potter era visibilmente ferito, perdeva sangue da una profonda ferita sul costato che aveva intriso la camicia bianca di sangue, mentre Dorea lo sorreggeva dal lato opposto alla ferita.
- Mamma cosa … - esclamò James spaventato.
- Tranquillo Jimbo - disse il padre venendo colto da una fitta di dolore - Ci vuole più di una dozzina di mangiamorte per mettere KO un Potter.
- Mangiamorte? - chiesero in coro James e Sirius cominciando a capirci qualcosa.
- Non ora… - li bloccò Dorea perentoria -Ora dobbiamo medicare tuo padre. 
L’ex guaritrice che era in lei usciva fuori in questi momenti e non ammetteva repliche, così i due ragazzi, rimandando le discussioni a dopo, aiutarono Dorea a far stendere Charlus sul divano.
- Tesoro prendimi dell’essenza di dittamo - disse la donna verso James, il quale le si era messo accanto, mentre la madre rimuoveva la camicia, incrostata di sangue, dal corpo del marito.
- Vado io…- fece subito Sirius che non ce la faceva a vedere Charlus, suo secondo padre, in quello stato.
Solo ponendosi vicino alla madre James notò che anche lei presentava diversi graffi superficiali sul volto ed uno più profondo al lato dell’occhio destro, e le guance, tra le ferite, presentavano ancora i segni delle lacrime che doveva aver versato Dorea.
- Mamma perché non lo avete portato al San Mungo?  
- Non possiamo fidarci James! 
Sirius era appena tornato con il dittamo che Dorea stava delicatamente passando sul costato del marito che chiuse gli occhi per il bruciore.
Videro i lembi di pelle ricongiungersi velocemente e Charlus, dopo essersi passato una mano nel punto in cui era stato colpito, notando che non c’era più traccia della ferita, si mise in posizione eretta, prendendo con le dita il mento della moglie e posandole un lieve bacio a fior di labbra.
- Come farei senza di te Dori…
- Saresti morto al primo combattimento… 
- Ci dovete una spiegazione…- disse James nervoso, interrompendo la scena romantica.
Dorea stava per ribattere ma Charlus posò delicatamente la sua mano sulla sua.
- Tesoro hanno ragione, saranno preoccupati a morte - disse il marito dolcemente guardandola negli occhi.
- E va bene, andate in cucina e aspettateci, do una mano a vostro padre a darsi una pulita e veniamo. 
A Sirius non sfuggì quel vostro padre, che lo fece sorridere, era sempre bello per lui sentirsi parte di quella famiglia.
 
Dopo una quindicina di minuti si erano ritrovati tutti e quattro al tavolo, Dorea si torturava nervosamente le mani e Charlus le pose la sua mano sulle sue sorridendole e tranquillizzandola, come sempre.
- Cosa volete sapere? - chiese il signor Potter guardando i ragazzi.
- Cosa sta succedendo, perché c’è sempre tutta questa gente che entra ed esce da casa nostra, perché è tutta l’estate che andate a fare questi strani incontri e perché eravate feriti… - chiese James tutto d’un fiato, era tutta l’estate che questo domande lo tormentavano e nessuno aveva mai voluto dargli una risposta soddisfacente.
Il padre gli sorrise, si rivedeva così tanto in lui, sapeva che voleva rendersi utile, era sicuro che Sirius avrebbe fatto lo stesso, per questo avevano aspettato il più possibile prima di rivelargli cosa stava succedendo.
- Bene Jim… - cominciò Charlus, sapendo che Dorea non sarebbe mai stata la prima a parlare - Silente, come ben sapete, sta combattendo Voldemort, quello che non saprete, e che non dovrete rivelare, è che non lo sta facendo da solo.
- Voi state combattendo Voldemort con Silente?! - chiese Sirius allibito.
- Si, Sirius, ma non da soli. Le persone che avete visto spesso qui questa estate sono persone fidate che combattono con noi e che fanno parte dell’Ordine.
- Ordine? - chiese James
- Si Ordine della Fenice, è così che abbiamo deciso di chiamare quest’organizzazione segreta. 
- E quello come te lo sei fatto? - chiese James indicando la benda che circondava la recente ferita del padre.
- Un regalino di Dolohov, sai… 
- Basta Charlie…- lo interruppe Dorea -Tanto vale che li facciamo combattere se dici tutto …
- Bene, noi vogliamo combattere…-  disse James fiero guardando Sirius che annuì sicuro.
- Non dirlo neanche per scherzo James Potter -  affermò alzandosi in piedi Dorea - E lo stesso vale per te Sirius.
- Ma…
- Niente ma James - disse Charlus che faceva sempre da mediatore, cercando di ristabilire l’equilibrio - Tua madre ha ragione, siete ancora piccoli, avete la scuola e per quanto voi siate due maghi eccelsi, dovete ancora raggiungere la preparazione adeguata per uno scontro diretto. Quelle sono persone che lanciano anatemi per uccidere, non semplici incantesimi disarmanti. 
- Pensi che io non lo sappia?- disse James alzandosi in piedi urlando.
- So che lo sai figliolo, per questo so che capirai, e che dopo aver finito il tuo ultimo anno di scuola potrai, se ancora lo vorrai, unirti a noi. -
James voleva ribattere, voleva proteggerli, voleva combattere ma sapeva che il padre, infondo, aveva ragione.
Sirius si alzò mettendo una mano sulla spalla del suo migliore amico, facendogli capire che non potevano aggiungere altro.
Insieme si diressero verso le stanze da letto ma Sirius si fermò, aspettando che James salisse le scale che lo avrebbero portato alle camere.
- State attenti, penso io a James. - disse guardando i signori Potter.
- Stai attento anche tu Sir, se ti…se vi perdessi, non ce la farei -  disse Dorea con gli occhi lucidi mentre Charlus increspava le labbra in un flebile sorriso verso il ragazzo.
Dopo che sentirono la porta della camera dei ragazzi chiudersi i due si abbracciarono.
- Perché hai dovuto dire a James che dopo quest’anno si sarebbe potuto unire a noi… - disse Dorea tra le lacrime.
- Dori, amore, sai che sarà Silente a chiederglielo alla fine di quest’anno, e sai che i ragazzi diranno di si, non potremo tenirli a lungo fuori da questa guerra.
- Sono solo dei ragazzi…
- Proprio come lo sono Gideon e Fabian, eppure, sono tra i migliori combattenti dell’Ordine e degli auror eccezionali.
- E poi sono dei ragazzi incredibili, non rimarrei sorpreso se fosse uno di loro due a porre fine a questa guerra. 
E dopo questa affermazione Charlus baciò la moglie sulla guancia stringendola a sé.
 
 
 James venne riscosso dai suoi pensieri sentendo dei rumori provenienti dalle scale del dormitorio femminile e poco dopo vide una chioma rossa sbucare in sala comune.
Non si doveva essere ancora accorta di lui, così ebbe il tempo di guardarla. Indossava un pigiama grigio ed i capelli rossi le ricadevano scompostamente sulle spalle, forse era stata anche lei cacciata di fretta dalla sua stanza, anche così James la trovava bellissima.
Era quel tipo di bellezza che non necessitava mai trucco o vestiti appariscenti, era in grado di attirare l’attenzione su di sé con quel suo candore acqua e sapone, James si chiese se fosse a conoscenza di quello che poteva suscitare in un uomo, se fosse a conoscenza dei pensieri poco casti che senza alcun dubbio suscitava in lui.
- Potter… -  sussultò lei, notandolo finalmente starsene lì impalato ad osservarla.
- Ciao Evans, dovrà essere il mio giorno fortunato per riuscire a passare tutto questo tempo in tua dolce compagnia…-
- Potter, sono qui per starmene tranquilla! Se hai intenzione di darmi i tormenti dimmelo subito che torno in camera… -  disse lei scocciata rimanendo in piedi e aspettando un suo responso.
- Tranquilla giuro che faccio il bravo -  disse lui passandosi una mano tra i capelli, già abbastanza scompigliati, guardandola mentre si sedeva su una poltrona il più lontano possibile da lui.
 
Lily si sentì scossa nel trovarlo lì, fu strano rivederlo dopo quel sogno, provò a mostrarsi impassibile alla cosa aprendo il libro di pozioni che si era portata dietro per distrarsi.
Era difficile riuscire a capire cosa cercasse di spiegare Libatius Borage, autore del libro, mentre James continuava ad indirizzarle occhiate poco discrete.
- Che c’è Potter?! -  chiese lei seccata dopo averlo colto di nuovo a fissarla.
- Le lezioni non sono neanche iniziate e tu già studi…- disse il ragazzo divertito.
- Si dà il caso che ad alcuni di noi interessi davvero quello che studiano e non riescono ad ingannare i professori con un bel sorriso…-
- Beh, Minerva è immune al mio bel sorriso. Cosa credevi di essere l’unica a non voler venire ad Hogsmeade con me?”
Lily si lasciò scappare un sorriso.
- EVANS! - urlò James -Tu stai ridendo ad una mia battuta! -
- NO POTTER! - rispose lei reprimendo la risata - Ridevo all’idea della McGranitt che non si lascia incantare da te come tutti. -
“Dì quello che vuoi ma tanto lo so che prima o poi ti innamorerai di me…-
- Sogna Potter, è l’unica cosa che potrai fare… - disse lei ricordandosi di non lasciarsi ingannare, quel ragazzo non sarebbe mai cambiato, e riportando gli occhi sul libro.
- Evans…- richiamò nuovamente la sua attenzione.
Lei scocciata alzò gli occhi dal libro, aveva capito che non avrebbe trovato la pace che cercava in quella sala comune.
- No Potter, non esco con te… - rispose lei aspettandosi fosse quella la domanda.
- Nono, non era quello…insomma chiaro, se tu volessi uscire con me…- provò lui ma notando la sua faccia contrariata continuò serio - Mi chiedevo cosa ci facevi sveglia… 
- Oh, beh…-  si fermò lei sorpresa dalla serietà che stava prendendo una conversazione con James, chiedendosi se in qualche modo sapesse del suo sogno, dandosi mentalmente della stupida, era un malandrino mica un veggente.
- Sai com’è…la guerra…
- Già…- rispose James amaramente, che le avesse letto nel pensiero?!
- Lo so…- concluse il ragazzo.
I ragazzi rimasero per qualche istante in silenzio, straniti che i loro pensieri così intimi venissero a galla, proprio in quel momento, come se avessero condiviso fino a quel momento la stessa angoscia.
- Ma tu non dovresti preoccuparti, la tua famiglia non è purosangue? - costatò lei con evidenza.
- Si ma sai non siamo per niente i tipici purosangue. La mia famiglia da generazione si schiera apertamente in opposizione ai fanatici del sangue puro, offrendo da sempre protezione a chi ne avesse bisogno, compreso Sirius. Per questo i miei non sono proprio ben visti da Voldemort e dai suoi seguaci. Inoltre… 
James non sapeva quanto poteva dire dell’ordine, avrebbe tanto voluto parlarne con lei, che per la prima volta nella vita lo stava guardando con un’espressione serena, ascoltandolo attentamente.
- Beh diciamo che nell’ultimo periodo il loro schieramento politico si è palesato ancora di più e questo mi preoccupa. -
- Gli fa onore…-  disse la ragazza - Avrebbero potuto mostrare indifferenza e farsi scivolare questa guerra addosso, ma stanno combattendo per un mondo migliore e per dei nobili ideali di uguaglianza, e questo deve renderti fiero.
- Si, sono molto fiero di essere loro figlio… - disse lui pensando a quanto la ragazza avesse ragione.
Era inutile che James le chiedesse perché lei si preoccupava, i suoi genitori erano babbani, e lei più di chiunque altro era sottoposta a continui rischi.
- Finirà, non potrà durare per sempre…-  disse lui guardandola - Io combatterò, per tutti i nati babbani e per chiunque abbia il coraggio di opporsi…
- Io combatterò, perché non voglio sentirmi in pericolo e perché voglio proteggere chi amo…
- Non avevo dubbi Evans…-  concluse lui guardandola ammirato.
Continuarono a guardarsi in silenzio imbarazzati, sembrava che per qualche secondo si fossero liberati della loro corazza, lui di quella da ragazzino presuntuoso, lei di quella da ragazza forte che nessuno poteva scalfire.
- Penso che me ne andrò a letto…-  disse lei non potendo reggere la tensione che si stava creando tra di loro.
Fece per alzarsi, dirigendosi verso le scale, così presa dalla voglia di allontanarsi quando si sentì afferrare per un braccio.
- Dimentichi questo…- disse lui porgendole il libro che aveva lasciato sul divano senza neanche rendersene conto - Non vorrei rendermi colpevole del tuo calo di voti in pozioni…-
- Grazie…-  disse lei imbarazzata dal tocco leggero di lui dopo quell’intensa chiacchierata, cominciando a salire le scale.
- Evans…-  la richiamò un’ultima volta.
Lei si girò di scatto, fermandosi a metà scalinata, con le guance ancora arrossate.
- Ci vieni ad Hosmeade con me? 
- Piuttosto ci vado con Gazza…- disse lei, ma senza quel solito tono tagliente e girandosi sorrise, sinceramente divertita.
- Notte…Lily…
- Notte, POTTER… - disse lei continuando a salire le scale senza voltarsi e cercando di nascondere il brivido che le percorse la schiena nel sentirlo chiamarla per nome.
James sorrise, scompigliandosi i capelli. Lily poteva dire quello che voleva ma quella sera aveva riso per ben due volte alle sue battute.
Poco dopo risalì anche lui nel suo dormitorio, non pensava più alla guerra, non pensava a combattere, non pensava a niente, solo al suo sorriso, che fu ultima cosa che vide prima di addormentarsi.

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Capitolo 3
*** In your arms. ***


Nota Autrici:
Salve a tutti,
ci tenevamo a ringraziare tutti coloro che hanno scelto di leggere questa storia e di vivere con noi quest’avventura. Grazie anche a chi si è preso del tempo per recensire, per aiutarci a migliorare e per i bellissimi complimenti. Speriamo di non deludervi con questo capitolo, un po’ lungo e descrittivo, ma che fa da pilastro a varie vicende che abbiamo in mente di raccontare.
Ovviamente è sempre complesso scrivere di personaggi appartenenti a un best-seller tanto acclamato e adorato (da noi in primis), ma cercheremo di attenerci il più possibile alla trama e a ciò che sappiamo riguardo ai personaggi che abbiamo scelto di trattare. Tuttavia per la storia che stiamo elaborando, potrebbero esserci dei cambiamenti dovuti ad esigenze narrative e ai nostri gusti personali, speriamo comunque di soddisfare le vostre aspettative.
Buona Lettura!
Prongs e Padfoot.




If I die in your arms
it's right where I'm supposed to be;
you know I'm not afraid
as long as you're next to me.
So tell me, will you hold me?
When the curtains close, if I died in your arms
it's right where I'm supposed to be.





Dorcas quella mattina si svegliò prima di tutte, lei e Lily erano le più mattiniere del gruppo, quindi non si sorprese nel vedere Mary, Alice e Marlene dormire ancora, al contrario, si stupì nel vedere la sua migliore amica profondamente addormentata.
Evidentemente era tornata più tardi di quanto le fosse sembrato dalla sala comune e, notando il libro di pozioni sul suo comodino, sorrise, immaginando che, per distrarsi dagli incubi, si fosse immersa nello studio già dalla prima notte.
Guardandosi intorno si intristì nel pensare che sarebbe stata la sua ultima prima mattina in quel dormitorio che era stato una seconda casa.
Decise di lasciar perdere la malinconia e di iniziarsi a lavare per andare a fare colazione, le piaceva scendere in sala grande insieme a Lily prima di tutti, per godersi tranquillamente l’inizio della giornata scolastica senza il frastuono della stanza gremita di gente.
Dopo essersi fatta una doccia veloce uscì dal bagno, felice nel trovare Lily sveglia che si stropicciava gli occhi.
- Dammi cinque minuti e scendiamo insieme…- disse lei alzandosi di scatto e andando in bagno.
Cinque minuti dopo ne uscì e cominciò a trafficare nel baule per cercare dei vestiti.
- Che dici, le svegliamo? - chiese Dorcas con un ghigno divertito, molto malandrino.
- Decisamente - disse Lily lasciano perdere il baule e afferrando un cuscino.
Cominciarono a prendere a cuscinate la amiche per svegliarle, ridendo divertite per le loro facce contrariate.
- VI ODIO…- urlò Marlene - Ma non potete dormire fino a tardi come tutte le persone normali?!
- Dai Lene, pensa che tra un anno rimpiangerai profondamente di averlo detto…- disse Lily divertita sedendosi sul letto dell’amica.
- Si ma fino a quel momento chiudete quelle boccacce… - protestò Alice mettendosi un cuscino sulla testa, provando a continuare a dormire.
- E va bene ce ne andiamo… - concluse Dorcas, capendo che le amiche non si sarebbero mosse.
- Almeno conservateci qualcosa… - urlò Mary prima che chiudessero la porta.
Le due ragazze fuori la porta si guardarono divertite dopo quella scena che avevano vissuto così tante volte in quegli anni.
- Le tradizioni vanno mantenute… - disse Lily verso la mora.
In quel momento dalla porta di fronte la loro ne uscirono due ragazze, Emmeline Vance e Johanna Shacklebolt, le quali, immerse nella loro conversazione, in un primo momento non avevano notato la presenza delle due ragazze.
Emmeline e Johanna condividevano il dormitorio con Hestia Jones, Vivienne Prince e Mia Crestfield, la loro stanza era sullo stesso pianerottolo di quella delle altre cinque ragazze e questo avevo fatto sì che divenissero molto amiche fin dal primo anno.
-Ragazze che bello vedervi…- disse Emmeline nell’accorgersi che Lily e Dorcas erano lì, avvicinandosi e stringendole in un caloroso abbraccio, ricambiato affettuosamente dalle due ragazze, seguito subito dopo da quello di Johanna.
-Ieri non c’è stato neanche il tempo di salutarci per bene…- proseguì Emmeline.
-Abbiamo tutto il tempo per stare insieme Em…- rispose Dorcas sorridendo alla ragazza, alla quale era particolarmente legata nonostante fosse una vecchia fiamma di Sirius.
I due, infatti, si erano frequentati per qualche settimana al quarto anno, niente di serio, prima che Emmeline troncasse il rapporto, un po’ perché era alla ricerca di una relazione più seria, un po’ perché aveva notato le occhiate colme di dolore che le lanciava Dorcas quando la vedeva con Sirius.
-Fortuna che siamo tutte e quattro mattiniere, così possiamo aggiornarci sulle ultime novità come ai vecchi tempi…- disse Johanna sorridendo allegramente, per poi dirigersi con le altre a fare colazione.
▀■▪■▀
James stava sognando, non sapeva di preciso cosa, ma sapeva per certo chi, era tutta l’estate che non faceva altro.
Quegli occhi verdi così incredibilmente vicini, le mani di lei poggiate sulle sue spalle, i suoi capelli corvini che… un attimo, Lily Evans non aveva i capelli corvini.
Spalancò gli occhi trovandosi due occhi grigi che lo guardavano e il suo migliore amico che lo scuoteva per farlo svegliare.
- COSA DIAMINE VUOI SIRIUS… - disse lui infastidito girandosi dall’altro lato.
- Lily sei così bella…- disse lui facendogli il verso, evidentemente l’aveva nominata ancora nel sonno.
- Sta zitto idiota, non l’ho mai detto…- protestò James imbarazzato, spingendolo per buttarlo giù dal suo letto facendolo cadere.
Sirius si rialzò massaggiandosi il fianco con il quale era caduto a terra, divertito dalla reazione del ragazzo.
- Sei senza speranza amico…- disse lui rimettendosi a sedere sul letto mentre James strizzava gli occhi fingendo di continuare a dormire -Davvero un caso disperato come pochi…
- Da quale pulpito…- disse lui alzandosi e poggiando la schiena contro al muro per guardare negli occhi l’amico.
- Cosa intendi?!
- Io sarò anche un caso disperato, ma tu mio caro felpato, sei davvero patetico…-
Lui fece spallucce, ignorando totalmente il suo commento e alzandosi dal letto.
- Dai non mettermi il broncio, scendiamo a fare colazione…- concluse Prongs alzandosi e dandogli una pacca sulla spalla.
- Li svegli tu questi qui? - disse James guardando Sirius con un sorrisetto complice.
- Sarà un piacere messer Ramoso… - rispose Black, accompagnando la frase con una riverenza.
James si chiuse in bagno e sentì attraverso la porta le urla e le improperie dei suoi compagni di stanza, svegliati sicuramente in maniera poco delicata da Sirius.
▀■▪■▀
Lily si stava versando dell’altro succo di zucca mentre era intenta a leggere la gazzetta del profeta, prestatale gentilmente da Dorcas, lei era stata costretta a disdire l’abbonamento per evitare che le venisse recapitata a casa, rivelando così la sua posizione e mettendola in pericolo.
I titoli erano catastrofici come sempre: famiglia di babbani brutalmente uccisa, mezzosangue spariti, il ministro consiglia di uscire il meno possibile.
- Lily ti piace parecchio il succo di zucca eh! - disse Dorcas divertita notando che l’amica, assorbita dalla lettura, aveva continuato a versarsi il succo facendolo straripare e inondando il tavolo.
- Maledizione, questa guerra mi sta facendo perdere la lucidità… - disse la rossa ridendo per la sbadataggine e con uno sventolio di bacchetta fece sparire il disastro che aveva combinato.
- Non preoccuparti, pensa che io ieri in stazione, assorta nei miei pensieri, ho dovuto buttare un cappuccino perché lo avevo riempito di zucchero senza accorgermene… - disse Dorcas ridendo.
- Pensieri eh?! E diretti a chi esattamente? - chiese Lily maliziosa.
- Smettila… - disse Dorcas dandole una gomitata e facendosi rossa.
- Dorcas tutti ormai hanno notato come lo guardi…- continuò l’amica imperterrita.
- Non posso farci niente Lils, non lo faccio apposta…- disse lei arrossendo imbarazzata, così Lily decise di lasciar correre, sapeva di non dover forzare la mano con Dorcas, sperava solo che lei riuscisse a trovare la sua serenità.
L’attenzione della rossa venne catturata da un ragazzo dai capelli scuri e un po’ unticci, seduto al tavolo dei Serpeverde in compagnia di persone decisamente poco raccomandabili.
Si stranì nel pensare che solo due anni fa lei e Severus Piton erano soliti condividere la colazione in cortile, il loro modo per iniziare la giornata insieme, tra mille segreti e confessioni, mentre ora sedeva al tavolo con persone che avrebbero voluta vederla morta.
- Non puoi farci niente Lily, devi smetterla di colpevolizzarti per le sue scelte…- le sussurrò Dorcas che probabilmente aveva intercettato il suo sguardo.
Lily annuì facendo finta di niente e continuando a leggere il giornale, fin quando non fu costretta ad alzare nuovamente gli occhi per il baccano, prodotto ovviamente dai malandrini.
- Donzelle…- disse James Potter particolarmente sorridente - Possiamo avere l’onore di fare colazione con voi?
Lily dopo aver guardato storto il ragazzo, continuò a leggere il giornale, ignorando la sua domanda.
- Certo…- disse Dorcas sorridendogli e lanciando un’occhiata veloce a Sirius.
- Grazie Meadowes, menomale che c’è ancora qualcuno gentile… - disse James mandando una frecciatina a Lily, che sbuffò, non staccando gli occhi da ciò che stava fingendo di leggere.
- Cattive notizie Lils? - chiese con il suo solito fare gentile Remus, sedendosi di fronte alla ragazza.
- Come sempre Rem…- rispose lei sconsolata, ripiegando delicatamente il giornale e sorridendo a Remus.
James sentì un pizzico di invidia nei confronti dell’amico, il quale riusciva ad intrattenere tranquillamente piacevoli conversazioni con Lily.
- Prima ora pozioni? – continuò Remus cambiando discorso.
- Si, spero non sia niente di troppo impegnativo, so che le pozioni del settimo anno sono tutt’altro che facili…
- Evans sei la migliore del corso, se le troverai difficili tu dubito che qualcuno possa riuscire…- affermò Peter, seduto accanto a Remus, mentre addentava una ciambella.
- Grazie Minus ma credo tu mi stia decisamente sopravvalutando… - disse lei sorridendogli, quel ragazzo sembrava incredibilmente dolce e pacato, quando non era impegnato a tirare scherzi con i malandrini.
- Non fare la modesta…- disse James intervenendo nella conversazione.
- Modestia Potter? Pensavo che questa parola non facesse parte del tuo vocabolario…
- In effetti non ha tutti i torti…- disse Sirius divertito, facendo ridere tutti.
In lontananza videro i ragazzi mancanti raggiungerli, Marlene e Mary davanti che chiacchieravano animatamente, seguite dietro da Hestia, Vivianne e Mia che stavano intrattenendo una conversazione con Preston Fawley, Grifondoro compagno di stanza di Finnigan, la cui camera era situata di fronte quella dei malandrini, e infine seguivano Alice e Frank, lui probabilmente l’aveva aspettata pazientemente, come sempre, per scendere insieme a fare colazione.
Lily continuò a guardare la coppia felice che si sedeva sulla panca di fronte a lei, mentre Marlene e Mary si sedettero alla sua sinistra, erano perfetti insieme.
Tra Alice e Frank filava sempre tutto liscio, era sempre stato tutto così facile e naturale, niente giochetti, niente inganni, niente bugie, niente idee folli per chiederle di uscire, era come se fosse stato predestinato che quei due si trovassero e si innamorassero follemente l’uno dell’altra.
- Che c’è Lily? Ho qualcosa in faccia… - chiese Alice notando che l’amica la fissava.
- No Alice, siete solo bellissimi insieme, tutto qui…- disse lei facendo arrossire entrambi.
- Evans se è un ragazzo che vuoi…
- Per Godric Potter, non ti lasci sfuggire un’occasione eh?!
Tutti quanti risero, amavano quei battibecchi, che erano diventati routine, anche se vedevano Lily decisamente ammorbidita.
- Dorcas guarda… - disse Mary richiamando l’attenzione dell’amica - C’è Diggory…
Amos Diggory era il cercatore della squadra di quidditch di Tassorosso, un mago brillante ed affascinante, che l’anno prima era uscito un paio di volte con Dorcas, poi lei aveva deciso di chiudere con lui poiché, nonostante le sue innumerevoli qualità, aveva un unico grande difetto: non era Sirius Black.
La ragazza, fissando il suo ex corteggiatore, notò che lui continuava a guardarla insistentemente, sapeva che lui provava ancora qualcosa per lei, aveva palesato il suo interesse con innumerevoli lettere recapitatele quell’estate, e questo pensiero la fece diventare paonazza.
Sirius si sentì raggelare il sangue nel vedere le sue guance imporporarsi alla vista di quel pallone gonfiato, non sapeva bene il motivo per il quale i due avessero chiuso, ma quando, l’anno prima, era venuto a sapere che non si frequentavano più si era sentito stranamente sollevato.
Insomma Diggory era un bravo ragazzo, giocava sempre pulito, trattava bene le ragazze, eppure a lui non convinceva, non per la sua Dorcas.
Sua Dorcas? Si chiese in mente, Dorcas non era sua e doveva smetterla di essere così iperprotettivo nei suoi confronti, meritava di essere amata ed era così facile innamorarsi di lei che si sorprese nel pensare che non avesse un ragazzo al suo fianco in questo momento.
Sapeva che aveva rifiutato tanti ottimi partiti in questi anni, ma non si era mai interrogato sul serio sul motivo, lui, al contrario, si era dato da fare, ma nessuna aveva mai sul serio catturato la sua attenzione.
Sirius immaginò Dorcas mano nella mano con Diggory, mentre gli sorrideva, o peggio, mentre lo baciava e questo gli fece istintivamente serrare i pugni, facendogli diventare le nocche bianche.
- Sirius?! - lo richiamò Dorcas alla quale non era sfuggita la sua espressione furiosa.
- Scusate, io ho dimenticato un libro…ci vediamo in aula…- disse lui alzandosi di scatto e uscendo, per schiarirsi i pensieri.
Tutti lo guardarono straniti, tranne James, lui aveva capito perfettamente e sapeva che se in questo momento avesse forzato l’amico a parlare probabilmente lui avrebbe fatto finta di nulla, per questo decise di non seguirlo, lasciandolo sbollire.
Così lasciò perdere continuando a parlare con Alice e Frank, notando che Remus era preso da una conversazione con la McKinnnon che continuava a giocherellare con i suoi lunghi capelli biondi mentre gli sorrideva
- E bravo il mio lupetto rubacuori… - pensò James sorridendo.
▀■▪■▀


Dorcas rimase confusa dall’atteggiamento di Sirius, era possibile che gli desse fastidio che Amos Diggory la guardasse? Anche Lily era abbastanza stranita da quella reazione, tuttavia notó che James non lo era affatto. Che sapesse anche lui quello che era successo tra di loro?
Dorcas a quel punto decise di alzarsi e raggiungere anche lei l’aula di Pozioni. La curiosità la stava uccidendo, eppure avvertiva una sorta di timore nel sapere quale fosse realmente la risposta. Appena attraversó il corridoio, vide che Sirius era appoggiato al muro dell’aula, senza però il libro che aveva detto di aver dimenticato. Questa cosa la indispettì ancora di più, così si avvicino a lui tentennando.
- C’è qualcosa che non va? - chiese penetrandolo con quei suoi occhi azzurri.
- Assolutamente niente, avevo solo dimenticato un libro - rispose rapidamente, cercando di non guardarla negli occhi. Sapeva che se l’avesse fatto, non avrebbe potuto resistere, dato che a quegli occhi non aveva mai mentito per 17 anni. Dorcas lo guardò accigliandosi
- E dove sarebbe questo libro? - chiese cercando di non sembrare infastidita dal fatto che lui stesse chiaramente cercando di dissimulare.
- Che fai mi controlli? - rispose, cercando di riprendere il suo tono malizioso e di cambiare argomento
- Assolutamente no, semplicemente mi era sembrato strano che tu avessi così tanta fretta di sfogliare un libro - provocando una reazione nel ragazzo tra il divertito e imbronciato - Pensavo qualcosa ti avesse infastidito - cercò di farlo parlare, tuttavia Sirius sembró riscuotersi dai suoi pensieri - Meadowes, pensi davvero che mi interessi con chi ti sei frequentata o con chi ti frequenti? - cambió atteggiamento rapidamente, cercando di risultare menefreghista con quel suo tono tagliente, ma non riuscendoci appena vide l’espressione della ragazza trasformarsi, da curiosa a ferita
- Puoi fare ciò che vuoi, basta tu sia felice - aggiunse velocemente, addolcendosi un po’. Quello peró non cambió la reazione di Dorcas che sentì di nuovo le guance andare in fiamme, questa volta per la rabbia.
- Tranquillo, Black - sottolineó il cognome con enfasi - So che hai altro a cui pensare. Perdonami se ti ho infastidito cercando di capire come stessi - rispose la ragazza, in modo brusco.
A quel punto entrò in aula, e poco dopo fu raggiunta dalle amiche, poichè l’orario della lezione era ormai quasi vicino.
Sirius sbuffó, guardandola mentre teneva il posto a Lily. Possibile che doveva sempre rovinare tutto con quelle sue risposte del cazzo? Inoltre sapeva perfettamente che Dorcas era un tipo di persona molto permaloso, e non le sarebbe passata facilmente. James si sedette accanto a lui velocemente, fissandolo intensamente
- Che vuoi? - chiese Sirius in modo sgarbato
- Amico, esattamente qual é il tuo problema? - bisbiglió James ignorando i suoi soliti modi - ti sembra una reazione normale quella? Se ne sono accorti tutti che ti brucia il cu... - non fece in tempo a finire che Sirius finse un colpo di tosse molto forte, poichè vide Dorcas passare pericolosamente accanto a James.
- Non parliamone qui - disse Sirius quando la ragazza fu abbastanza lontana, James sospiró.
- Ma ne dobbiamo parlare Sirius. A volte penso che tu sia proprio stupido - disse - Senza offesa - aggiunse all’occhiataccia di Sirius - ma io credo tu possa davvero avere ció che vuoi e meriti, ma stia facendo di tutto per allontanarlo! - continuó James.
- Merita più di quello che potrei darle io - rispose Sirius in tono convinto, ma con aria afflitta.
- Merita qualcuno che la ami, Padfoot - rispose James - e per quel che mi riguarda, quel qualcuno potresti essere proprio tu - concluse il ragazzo. A quel punto cadde il silenzio tra i due, interrotto però da una voce in lontananza, tuttavia perfettamente udibile
- Hai fatto bene ad allontanarti da quella Sanguesporco, Piton. Che diavolo avevi in testa quando la frequentavi? - disse Avery curandosi di farsi sentire da Lily, che prontamente alzó il capo verso Severus con un’espressione disgustata in volto.
Era la stessa domanda che si poneva lei, solamente al contrario. Come aveva fatto per tutta la sua infanzia a non accorgersi che il suo migliore amico sarebbe diventato una persona così meschina? Una di quelle persone che non si sarebbero fatti scrupoli ad ammazzarla? Come poteva solo lontanamente pensare che quel bambino che la guardava con occhi adoranti, sarebbe diventato ció contro cui lei avrebbe dovuto combattere ogni giorno?
- E quanto coraggio ci vuole a decidere di frequentare te, Avery? - disse Mary sprezzante, distogliendo Lily dai suoi pensieri.
- Oh, MacDonald...coraggio? Tu ne hai da vendere, vero? Come quando supplicavi me e Mulciber "VI PREGO, VI PREGO BASTA, AIUTO" - la scimmiottò Avery provocando le risate dei suoi amici Serpeverde. La ragazza sbiancò a quel ricordo, spostò velocemente il banco in avanti e si catapultò fuori dall'aula.
Riuscì solo a sentire da fuori I Malandrini inveire a gran voce contro i Serpeverde, prima che la sua testa fosse invasa da quel ricordo che invano tentava di rimuovere ogni giorno, da ormai due anni.


13 aprile 1975

Erano le 20:30 di una sera primaverile, quando Mary MacDonald era in stanza con le sue compagne per prepararsi all'appuntamento col suo misterioso ammiratore. Da ormai una settimana, infatti, continuava a ricevere bigliettini incantati che la riempivano di complimenti e lusinghe; tuttavia questi avevano tutti un mittente sconosciuto, motivo per cui Mary in quella settimana aveva assillato le sue amiche per indagare su chi potesse essere questa persona tanto ammaliata da lei.
La mattina stessa di quel giorno, Mary aveva ricevuto un altro biglietto mentre era a lezione di Storia della Magia, un biglietto che la invitava alle 21:00 nel cortile di Trasfigurazione. L'ammiratore l'avrebbe aspettata lì, sperando si fosse presentata. Mary e le sue amiche avevano pensato che dovesse essere per forza qualcuno presente in quell'aula e avevano ipotizzato fosse Dearborn, un Corvonero affascinante che molto spesso le rivolgeva occhiate interessate.
Così decise di presentarsi all'appuntamento, con grosso entusiasmo anche da parte delle sue amiche.
- Andiamo Mary! - esclamò Marlene esausta - ci sarà pur qualcosa che puoi mettere! - continuò frugando tra le sue cose e quelle di Mary.
- Non posso essere troppo elegante, altrimenti penserà che vado lì per sposarlo o qualcosa del genere, ma neanche troppo casual, altrimenti penserà che non gli do abbastanza importanza! - protestò Mary sconsolata - e perdonami Lene, ma mia nonna metteva gonne più corte di questa. - esclamò lanciando addosso a Marlene una gonna nera lunga che le aveva gentilmente proposto.
- Perdonami Mary, ma se è una persona che è a lezione con noi, ti avrà visto perfino con i capelli gonfi dal vapore di pozioni! - disse pratica Alice riportando Mary alla realtà - e ti ha trovata bella lo stesso, quindi credo potresti mettere tranquillamente qualcosa di semplice, anche perchè mancano venti minuti.
- PER MERLINO! - urlò facendo sobbalzare Lily e Dorcas - Lils, tu sei quella che ha più gusto nel vestire fra tutte, giuro che non obietterò, ma scegli qualcosa velocemente dal tuo armadio. - la implorò Mary.
- Beh, grazie eh! - dissero in coro le altre tre ridendo, mentre Lily sceglieva un semplice vestito nero con delle piccolissime fantasie floreali bianche e rosa. Glielò lanciò velocemente e Mary si tolse canotta e pantaloni della tuta. Indossò velocemente il vestito, che le stava davvero bene e ci abbinò un paio di anfibi neri. Ricevette l'approvazione di tutte quando si sistemò i lunghi capelli biondi in una graziosa treccia che partiva dall'alto.
- Non ho mai capito come ci riesci a farla da sola e in così poco tempo - disse Dorcas ammirata - io ci ho provato milione di volte.
- Beh, Cassie non è ovvio? - disse Lily - questo è quello che imparano al primo anno a Beauxbatons, oltre che a sculettare quando camminano.
- Menomale che i tuoi hanno deciso di trasferirsi, Mary - continuò Marlene - altrimenti saresti diventata anche tu tutta occhiatine e risatine - disse cimentandosi in un'imitazione.
- Dai ragazze, non siate superficiali - s'intromise Alice non molto seriamente - sono sicura che anche lì studino magie come qui da noi - disse - qualche volta - aggiunse guardando le facce scettiche delle sue amiche.
- Se avessero davvero avuto il nostro metodo di studio, Mary non avrebbe dovuto ripetere il primo anno qui ad Hogwarts - disse Marlene zittendo Alice.
- E non sarei stata messa in stanza con voi quattro esaurite. - esclamò Mary uscendo dal bagno ormai pronta.
Mary, infatti, era in Francia con i suoi quando scoprì di essere una strega. Venne iscritta alla scuola di Magia di Beauxbatons e frequentò lì il primo anno, finchè suo padre ricevette un nuovo incarico lavorativo. Ciò li portò a doversi trasferire a Londra il prima possibile, così Mary si informò riguardo Hogwarts per continuare la propria istruzione.
Silente fu molto felice di accoglierla, tuttavia dovette informarla del fatto che avrebbe necessariamente dovuto iscriversi al primo anno, in quanto il programma di Beauxbatons presentava profonde lacune che le avrebbero causato problemi negli anni successivi e soprattutto ai G.U.F.O. Fortunatamente Mary era una studentessa brillante, per cui era riuscita a mettersi in pari e anche a stringere velocemente amicizia con le sue compagne di stanza, che nonostante in quel momento volessero ucciderla, sapeva perfettamente che avrebbero fatto per lei qualunque cosa.
- Noi esaurite. - disse Lily guardando Mary che si batteva il pennello della cipria sulle guance convulsamente - Noi.

Mary era ormai nel cortile di Trasfigurazione da un po', ma del misterioso ragazzo neanche l'ombra. Era quasi decisa ad andarsene, temendo fosse stato solo uno stupido scherzo, quando improvvisamente sentì dei rumori.
- Chi c'è? - chiese ora più che mai curiosa di scoprire chi fosse.
- Mi aspettavi, cara? - chiese una voce dietro di lei. Mary si voltò e fu in un primo momento stupita, in un secondo a tratti disgustata.
- Avery - si indignò la ragazza - non sei un po' cresciuto per questi giochetti?
- Chi ti dice che io non sia attratto da te MacDonald? - chiese Avery, chiaramente prendendosi gioco di lei.
- Oh, facile direi - disse Mary cominciando a temere per le sorti di quell' incontro - sono una Sanguesporco. Non soddisfo le tue richieste. - esclamò sprezzante.
- Si, credo sia così purtroppo - disse Avery fingendosi intristito - Devo comunque contraddirti, MacDonald - continuò avanzando verso di lei - Per certi giochi non si è mai troppo grandi, soprattutto quando hai la certezza che li vincerai - concluse sfoderando la bacchetta. La ragazza fece per scappare ma si trovò bloccata da un altro ragazzo, Mulciber, che la tenne ferma.
- Sai, quando non si dà all'altro la possibilità di giocare pur di vincere - disse cercando di divincolarsi dalla stretta di Mulciber - si chiama vigliaccheria - concluse.
- Dalle qualunque nome ti pare, MacDonald. Ciò non cambia che sarai tu a perdere stanotte - la avvisò - CRUCIO! - scagliò la prima maledizione sulla ragazza, che non riuscì neanche a contorcersi dal dolore poichè era ancora tenuta ferma da Mulciber, che poco tempo dopo contribuì a quella tortura. A nulla servirono le sue suppliche, i due la torturarono fino a farle perdere i sensi. L'ultima cosa che riuscì a sentire furono le voci di Fabiane e Gideon Prewett, che le salvarono la vita.

- Mary - la chiamò Marlene - stai bene? - chiese preoccupata all'amica pallida e in preda a tremori.
- Si, Lene - annuì Mary dopo un po' - è solo che...odio quando continua a tornarmi in mente - disse la ragazza sconfortata.
- Lo so, posso immaginare - la strinse Marlene a se' - un giorno la pagheranno, te lo prometto Mary. Ora, se ti senti meglio, dobbiamo entrare. Quella che senti urlare è Alice, e se non entri e le confermi che stai bene probabilmente non ci sarà più un'aula di Pozioni - disse Marlene scortando all'interno l'amica e facendola sorridere.


Poco dopo il rientro in aula di Marlene e Mary, finalmente arrivò Lumacorno, grazie al quale si evitò una pericolosa rissa tra Grifondoro e Serpeverde dopo quanto accaduto.
Il professore con il suo solito fare gioviale e talvolta irritante, introdusse quella che era la lezione del giorno.
- Bentornati, ragazzi miei - rivolse un enorme sorriso, soprattutto ai suoi prediletti - la prima lezione di oggi riguarderà quella che è una pozione alquanto complessa - tornó serio - è molto utile di questi tempi - aggiunse accingendosi a sollevare il panno che copriva il calderone.
- Utilizzabile dopo intensi combattimenti, permette di riacquistare energia e risollevarsi fisicamente da fatture di media intensità - suggerì Lumacorno impaziente.
- Soluzione Corroborante - rispose prontamente Lily, facendo sì che Lumacorno la guardasse come un prezioso oggetto della sua collezione di cui era fieramente orgoglioso
- Brillante come sempre, signorina Evans - ridacchió sotto gli enormi baffoni da tricheco - 10 punti a Grifondoro - esclamó incurante dei borbottii di disapprovazione dei Serpeverde.
- Noi ne sappiamo qualcosa - mormoró Sirius a bassa voce verso Remus, che lo guardó con un sorriso di scuse, era consapevole che a causa del suo problema costringeva gli amici a bere quella pozione dopo ogni luna piena.
- A proposito - si intromise James - a quando la prossima uscita? -
- James, abbassa la voce - lo pregó Remus mentre tagliuzzava gli ingredienti - comunque, tra 5 giorni - aggiunse.
Remus parve intristirsi, era come se questa volta gli pesasse molto di più quella scadenza. Era impaurito per i suoi genitori, per la guerra, pensava a cosa sarebbe successo più avanti quando anche quelli come lui sarebbero stati reclutati dal Signore Oscuro. E a quel punto sapeva che sarebbe diventato anche lui, uno dei soggetti da eliminare. A volte si sentiva ancora sporco, dopo tutti quegli anni, diverso solo perché era stato costretto da bambino a portare quel fardello; ed era grato che i suoi amici avessero rischiato così tanto per aiutarlo. Un groppo gli si formó in gola, come ogni volta: aveva paura di far loro del male. Aveva paura che queste nuove sensazioni, questi timori, agissero anche sulla bestia che era in lui, facendolo diventare più cattivo e più assetato di sangue che mai. I suoi amici, al contrario, vedevano quelle notti come una sorta di avventura tra amici, quei combattimenti per tenerlo a bada per loro erano “praticamente come le cuscinate che James mi lancia a prima mattina” si ostinava a ripetere Sirius, ma Remus sapeva che non era minimamente paragonabile, e che lo facevano per non preoccuparlo.
- Rem - lo ridestó Sirius - non avere quell’espressione da lupacchiotto spaventato - cantilenó il ragazzo, facendo sorridere Remus - noi siamo con te. Non vedo l’ora di sconfiggerti di nuovo, onestamente.
- E poi, caro Remus, pare che il tuo segretuccio peloso ti crei un’aria alquanto misteriosa, che colpisce le donne - lo punzecchió James dal banco alle sue spalle - soprattutto quelle biondine - aggiunse scoccando un’occhiata eloquente a Sirius che si voltó verso Marlene McKinnon.
- Voi siete pazzi. - Remus sorrise imbarazzato - è un’amica e una persona molto gentile e discreta, a differenza vostra- concluse, mescolando la sua pozione.
Ed era vero. Marlene lo faceva sentire una persona normale, sotto tutti i punti di vista. Provava gratitudine per lei, perché lo ascoltava, perché non chiedeva mai come si fosse procurato tutte quelle cicatrici che aveva sul corpo. Aveva una sensibilità diversa, probabilmente capiva che era una cosa di cui Remus non voleva parlare, e non lo metteva in difficoltà.
Marlene, d’altro canto, era leggermente intimorita dal sapere la verità. Non perché avesse paura di lui, ma perché aveva già sospettato qualcosa. Lo osservava da tanto tempo, aveva ormai riconosciuto che ogni suo malessere era collegato ai giorni successivi alla luna piena, ma non aveva voluto approfondire la cosa e non ne aveva mai parlato con anima viva.

Gli unici che riuscirono a preparare una pozione verde brillante furono Severus e Lily, meritandosi 10 punti a testa. Tuttavia, anche Remus, Dorcas e Peter erano quasi riusciti nel loro intento, beccandosi un sorriso compiaciuto. L’espressione cambió quando Lumacorno vide il colore turchese della pozione di James e Sirius, il sorriso si fece più contrito - Black, Potter, cosa devo fare con voi? - disse scuotendo il capo - la prossima volta Black siederá accanto ad Evans e Potter accanto a Meadowes, così che possiate capire dove avete sbagliato - sembró accennare a quella che per lui era un’espressione incoraggiante.
Sebbene la notizia non avesse più di tanto sconvolto Dorcas, Lily non era dello stesso avviso, è già pensava a mille modi per affogare Black nel calderone o proporgli una pozione tendenzialmente letale.
- Lils - la richiamó Dorcas - hai fatto caso a quello di cui parlavano i ragazzi? - chiese la bruna, mentre Lily puliva il proprio calderone con aria affranta
- No, cosa? - domandó ora curiosa
- Parlavano di uscire di notte, di una prossima avventura - spiegó Dorcas sospettosa
- Probabilmente andranno in uno strip club. Conoscendo Black e Potter, non mi stupirei. O magari sono loro gli stripper - disse abbastanza seriamente
- Magari - rispose Dorcas troppo velocemente beccandosi il libro di pozioni in testa - Scherzavo, Lils! - si massaggió il punto colpito ridendo
- Comunque - continuó - vorrei saperne di più di questa cosa.-
- Anche io - annuì Lily - perché se li becco e riesco a farli finire in punizione, sará il giorno più bello della mia esistenza. - concluse solennemente la rossa.
▀■▪■▀
Mary dopo la lezione era ancora un po’ scossa, l’idea che quei mostri potessero parlare di quell’accaduto con tanta leggerezza la faceva rabbrividire, considerato che lei, dopo due anni, ancora non riusciva a far passare giorno senza ricordare il suo corpo inerme alla loro mercé.
Mentre uscivano dall’aula tutti gli amici la circondarono, dicendole parole di conforto.
-Mary…-iniziò timidamente Peter, che essendo un mezzosangue era vicino al dolore della ragazza-Non riaccadrà mai più, noi ti proteggeremo…
-E sarai tu da solo a proteggerla Minus? – lo schernì Rosier, altro membro della cricca di Piton, facendo ridere gli altri Serpeverde che erano con lui.
-Allora sì che sarai al sicuro MacDonald- aggiunse Crouch fingendosi impaurito.
-Lui è molto più uomo di quanto voi non sarete mai…- intervenne Lily urlando, accecata dalla rabbia, e lanciando un’occhiataccia a Severus, che se ne stava zitto in un angolo, non avendo il coraggio di intervenire.
-Tu osi parlarmi in questo modo, sporca mezzosangue- disse Barty, portando la mano alla bacchetta, ma James fu più veloce e gli puntò la sua alla gola.
-Io direi di finirla qui Crouch…- disse a denti stretti per la rabbia.
Il volto di Barty, dapprima teso, si sciolse in un viscido sorriso, leccandosi le labbra, suo gesto usuale.
-Potter ha ragione…-disse guardando i suoi compagni Serpeverde che impugnavano saldamente le bacchette – Non vale la pene sprecare il nostro tempo con questa feccia.
-State attente, non vi potranno difendere per sempre…-aggiunse Avery ghignando, e passando lo sguardo su ognuna delle ragazze, per poi allontanarsi con gli altri.
-Avery…- urlò Marlene, avvicinandosi a passo spedito al ragazzo, che si girò ancora con quel sorriso beffardo stampato in volto, non aspettandosi il pugno in pieno volto che gli tirò la ragazza.
Il Serpeverde si portò la mano sul naso sanguinante, venendo raggiunto dagli amici, che guardarono in cagnesco la ragazza che aveva sferrato il colpo.
-Tu…come hai osato…-disse il ragazzo furente di rabbia, pronto a scagliarsi su Marlene.
-Ragazzi…- disse Lumacorno uscendo in quel momento dall’aula e trovandoli in quello stato-Cosa…Avery…ragazzo mio, tu sanguini…
-Si professore…- disse lui con voce roca, allontanandosi da Marlene.
-Vieni con me, nel mio ufficio avrò sicuramente qualche pozione che possa fare al tuo caso…- disse Lumacorno, fingendo di non aver notato la tensione che si era creta, ponendo fine alla disputa.
Marlene guardò con soddisfazione Avery che si allontanava con il volto tra le mani, mentre le mimava con le labbra un:”Non finisce qui.”
-Marlene…tu sei stata…- stava provando a dire Lupin, colmo di ammirazione.
-Incredibile, assolutamente incredibile…- concluse Sirius avvicinandosi a lei.
-Per questo sei la miglior cacciatrice del mondo! – disse Mary avvicinandosi a lei e abbracciandola- Perché hai coraggio da vendere.
-Lene…-intervenne Dorcas preoccupata- La tua mano…- disse la ragazza indicando le nocche tumefatte della ragazza.
-Questo è l’effetto delle risse McKinnon…- la schernì Sirius.
-Tu taci o sarai il prossimo…- disse lei zittendolo.
-Che ne dici di farti accompagnare da Madama Chips? – provò Remus, prendendo delicatamente la mano della ragazza, la quale rabbrividì a quel tocco leggero- Così da assicurarci non ci sia niente di rotto.
-Tranquillo… non è niente…- finse lei, ritraendo la mano imbarazzata, ma non riuscendo a trattenere una smorfia di dolore nel piegare le dita.
-Dai Lene, non essere sciocca…- la redarguì Mary preoccupata- Vedrai che Poppy con un colpo di bacchetta farà sparire tutto.
-E va bene…- sbuffò Marlene rassegnata, lanciando un’occhiata a Remus che era pronto ad accompagnarla.
-Noi ci avviamo ad erbologia allora…- disse Lily lasciando l’amica in mani sicure- Avvertiamo il professor Beery che farete leggermente più tardi.
Marlene e Remus si congedarono dagli amici, incamminandosi verso l’infermeria stando in silenzio, leggermente imbarazzati entrambi.

Mentre camminavano l’uno accanto all’altro, Marlene non riusciva a fare a meno di lanciare occhiate al ragazzo, notando due profonde cicatrice che gli percorrevano la guancia, doveva essersele fatte quell’estate, era solita non chiedergli mai niente al riguardo, ma era continuamente in pensiero per lui e ,spesso, quando c’era la luna piena passava la notte sveglia, a pregare non gli accadesse nulla.
-Comunque sei stata incredibile poco fa…- interruppe il silenzio Remus, riscuotendo Marlene dai suoi pensieri.
-E’ stato così impulsivo…- rispose la ragazza – Se solo penso a quello che hanno fatto a Mary…- proseguì stringendo i pugni.
-E’ tremendo…- disse Remus continuando a camminare al suo fianco.
-Si lo è! – rispose lei, mantenendo gli occhi fissi sul pavimento – E loro hanno il coraggio di andarsene in giro con quel ghigno soddisfatto a minacciarla capisci? Io non permetterò le riaccada nulla del genere…io …- la voce le si spezzò, e quando Remus si voltò la vide piangere.
-Lene…- disse il ragazzo, agendo d’impulso e avvolgendola in un abbraccio, e tra le sue braccia Marlene cominciò singhiozzare, appoggiata sul suo petto.
-Io ho paura Rem…- diceva continuando a piangere – Io non posso farlo vedere a Mary, perché lei è già abbastanza spaventata, ma ho paura possa risuccedere.
Remus continuava ad accarezzarle la testa, cercando di rassicurarla e non interrompendola per lasciarla sfogare.
-Ogni volta che arriva in ritardo, ogni volta che gira da sola per la scuola, ogni volta che non ho sue notizie per più di un’ora, io ho il terrore le sia accaduto qualcosa…- concluse tra i vari singhiozzi.
-Con me non devi essere forte…- disse il ragazzo prendendole il viso tra le mani e asciugandole le lacrime- Con me puoi avere paura, va bene?
Marlene annuì, sorridendogli leggermente, mentre si asciugava con la manica della maglietta il viso e rifugiandosi tra le sue braccia un’ultima volta, prima di proseguire insieme verso l’infermeria.

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Capitolo 4
*** Take me home ***


Came to you with a broken faith
Gave me more than a hand to hold
Caught before I hit the ground
Tell me I'm safe, you've got me now

Would you take the wheel
If I lose control?
If I'm lying here
Will you take me home?

 
 
 
Settembre giunse al termine lasciando il posto ad un uggioso ottobre, che con sé portò un carico di lavoro non indifferente per i ragazzi del settimo anno, tra la mole di compiti per la preparazione ai MAGO e le ronde.
Con Settembre era arrivata anche la prima luna piena di quel nuovo anno scolastico, che non aveva causato grandi danni, se non qualche graffio sul viso dei malandrini, e un paio di giorni in infermeria a Remus, con la scusa di aver sviluppato una reazione allergica ai bulbotuberi, utilizzati in erbologia; come riuscisse a contrarre ogni singola malattia del mondo magico restava un mistero.
 
James Potter quel Sabato mattina venne svegliato dall’incessante tintinnio prodotto dalle gocce di pioggia che si infrangevano sul vetro della finestra, le tende lasciavano trapelare una luce fioca e grigiastra, segno delle condizioni metereologiche decisamente poco felici.
Nonostante ciò, neanche il mal tempo riuscì a fargli passare il buonumore con il quale si era svegliato.
Quale poteva essere la causa del buonumore di James, escludendo Lily Evans? Il Quidditch ovviamente.
Quel giorno avrebbe supervisionato le selezioni per la nuova squadra di Grifondoro, in veste di capitano, posto ereditato dal suo predecessore McLaggen, con la gioia e il consenso di tutti.
Si alzò di scatto dal letto, mosso dall’adrenalina, trafficando nel baule alla ricerca della sua divisa, con il numero 7 stampato dietro, e corse in bagno a cambiarsi, non vedendo l’ora di impugnare la sua Nimbus e percorrere il campo da gioco, luogo che lo faceva sentire invincibile, forse fin troppo.
Uscì dal bagno, aggiustandosi leggermente, e si guardò allo specchio; quella divisa significava tanto per lui, con quelle vesti addosso aveva vissuto i momenti più felici della sua vita, e non per la fama e la notorietà che gli aveva portato, non che James non le gradisse, ma non era solo per quello; era per il legame che lo legava profondamente ai suoi compagni di squadra, per quel brivido che lo percorreva ogni qualvolta riuscisse a stringere l’agognato boccino tra le sue dita, per tutte le sconfitte che gli avevano fatto capire che nella vita, per quanto si è bravi, non si può sempre vincere.
Era stato suo padre ad insegnargli a volare da bambino, a regalargli la sua prima scopa e ad assistere alle sue mille cadute, e a spronarlo, ogni volta, a rialzarsi e a fare di meglio; ricordava ancora quel giorno, al secondo anno, quando, tornando a casa per le vacanze di Natale, gli aveva comunicato di essere il nuovo cercatore, il più giovane mai visto, facendosi avvolgere da un abbraccio di Charlus, fiero di lui.
-Jamie tranquillo sei il capitano più bello di sempre…- proferì Sirius dal letto, schernendolo mentre si rispecchiava.
-Non c’era bisogno di precisarlo…- replicò James ridendo e abbandonando il suo riflesso.
Sirius si stiracchiò un po’ prima di alzarsi finalmente dal letto, quella mattina anche lui avrebbe dovuto sostenere i provini per il ruolo di cacciatore, nel quale giocava da quattro anni a quella parte. Non era stato felice nell’accogliere la notizia, che, nonostante la gavetta fatta fino a quel momento, avrebbe dovuto presentarsi alle selezione come tutti gli altri, ma James era stato categorico, niente favoritismi.
-Prongs, tu sei come un fratello per me, vivo a casa tua da due anni, tua madre mi chiama figliolo…-iniziò lui con il solito sproloquio che gli rifilava da quando James aveva ricevuto la lettera con la nomina di capitano.
- Felpato, mi dispiace, ma farai il provino proprio come tutti gli altri... – tagliò corto il capitano, sedendosi sul letto e passando una pezza sulla scopa per lucidarla.
- Fottiti Ramoso, tu non hai mai dovuto fare nessun provino...- esclamò seccato Black.
- Si Sirius, questo perché io sono il miglior cercatore che Grifondoro abbia mai visto- disse in tono solenne-tu invece sei bravino...- proseguì guardandolo con espressione fintamente sdegnosa.
- Ma chiudi quella bocca idiota... – rispose il moro dandogli una leggera spintarella prima di recarsi in bagno rassegnato
James scherzava, non sulla parte dell’essere il miglior cercatore, ma per quanto riguardava Sirius, sapeva che era un eccellente cacciatore, e, per questo motivo, voleva che nessuno potesse aver nulla da ridire sulla sua scelta, non potendo contestate in alcun modo la bravura dell’amico.
Potter era ancora seduto sul letto, ad aspettare il suo migliore amico che nel prepararsi era più lento di una donna, quando si rese conto che Frank, che avrebbe dovuto costituire l’ala destra della sua formazione in veste di battitore, russava profondamente. Si batté un mano sulla fronte divertito, quel ragazzo aveva davvero il ritmo circadiano di un bradipo.
-Frank…- chiamò James, che si era alzato e si era posto al lato del letto dell’amico- Frank…- ritentò, stavolta scuotendolo.
-Si mamma, metto a posto dopo…- protestò lui infastidito, girandosi dal lato opposto, facendo sorridere James.
-Frank se fossi la cara Augusta Paciock a quest’ora ti avrei già appeso al tetto a testa in giù…
-James…- spalancò gli occhi Frank riconoscendo la voce dell’amico-ma perché sei vestito da…- sembrò pensarci un po’ su prima di illuminarsi-LE SELEZIONI DI QUIDDITCH! - urlò.
-Le selezioni di Quidditch - confermò James, mentre Frank si scaraventava fuori dal letto per prepararsi.
Sirius in quel momento uscì dal bagno, venendo travolto da Paciock che ci si fiondò dentro, beccandosi delle parole poco gentili da Black, il quale si risistemò leggermente, passandosi una mano tra i capelli corvini.
James agguantò il borsone con il cambio e afferrò con l’altra mano la sua fidata compagna, la nimbus, e lo stesso fece Sirius con la sua scopa, regalo di compleanno di Orion Black quando ancora lo chiamava figllio.
I due ragazzi si avviarono verso la porta del dormitorio, lasciando Peter e Remus dormire pacificamente, scendendo le scale per andare in sala comune.
La stanza, quella mattina, era piena di gente, poteva sembrare strano per un sabato, ma quel giorno molti Grifondoro erano pronti a dimostrare a James di meritare un posto nel suo team e molti altri erano lì per dare sostegno agli amici; alcune ragazzine, invece, volevano solo bearsi della vista di James e Sirius sul campo da gioco.
In mezzo a quel fracasso generale, al capitano non sfuggì una persona che sembrava totalmente distaccata da quell’atmosfera gioviale; Lily Evans era in un angolo in piedi ad aspettarli, con le braccia incrociata e un cipiglio contrariato che ricordava molto quello di Dorea Potter quando i malandrini ne combinavano una delle loro; seduta su un divanetto, accanto a lei, Dorcas, la quale, al contrario, si godeva l’aria allegra che regnava nella stanza.
- Evans...-  salutò Sirius distrattamente per poi notare Dorcas- Giorno Cassie…-cambiò tono nel parlare con lei.
-Buongiorno Sir…-sorrise lei, per poi guardarlo scomparire attraverso il buco del ritratto, pensò che fosse bellissimo in quell’uniforme, e sembrava non essere l’unica a pensarlo, notando le occhiate colme di desiderio che gli avevano lanciato le ragazze al suo passaggio, che lui pareva non aver notato, abituato a quelle attenzioni.
Lily aveva salutato velocemente Sirius, fingendo di non aver notato lo stato catatonico nel quale aveva mandato la sua migliore amica, per poi rivolgere il suo sguardo più minaccioso verso James.
- Evans sono sveglio da appena quindici minuti, non posso aver già combinato qualcosa... – commentò ironicamente.
- Potter...- la rossa lo ignorò - Stasera abbiamo la ronda insieme, ci vediamo alle sette esatte qui. Giuro che sei fai tardi ti affatturo!
- Tranquilla Evans, non potrei mai arrivare in ritardo ad un appuntamento con te... - disse lui strizzandole l’occhio.
- Non è un appuntamento! -  puntualizzò lei urlandogli dietro, ma il cercatore era già scomparso attraverso il passaggio.
Le ragazze presenti, alla parola appuntamento, sembrarono fulminare Lily con lo sguardo, ma lei parve non darci peso, abituata allo scalpore che suscitavano i suoi continui rifiuti nei confronti di Potter.
-Dorcas…- Lily richiamò l’amica che continuava a fissare il punto in cui era scomparso Sirius- Ti aspetti che se continui a fissare il ritratto, magicamente uscirà Sirius senza maglietta?
-Purtroppo so che non accadrà…- si finse devastata, beccandosi una gomitata leggera dall’amica.
-Andiamo a studiare che è meglio- sentenziò Lily- magari così riacquisti un po’ di senno- la prese in giro l’amica.
 
▀■▪■▀
 
Le selezioni durarono molto più del previsto. James non si aspettava così tanta gente, ma sembrava che tutti i Grifondoro volessero far parte della squadra di quidditch, capitanata da un Potter più agguerrito che mai; inoltre la guerra li spronava ancor di più a voler distruggere i Serpeverde.
Erano così tanti che il capitano fu costretto a dividerli in gruppi, alcuni la mattina e altri il pomeriggio, e, finalmente, alle sei e trenta passate di quella sera, dopo numerose ore di volo, sotto la pioggia che, neanche a dirlo, non aveva cessato di cadere neanche per un secondo fino a quel momento, Grifondoro aveva la sua squadra.
James era bagnato fradicio, i capelli zuppi gli ricadevano sugli occhi grondando goccioline d’acqua, mentre, posizionato al centro del campo, illuminato da un fioco raggio di sole filtrato dalle nuvole grigie, guardava soddisfatto attraverso gli occhiali appannati quelli che sarebbero stati i suoi futuri compagni di campo.
Passò lo sguardo in rassegna su ognuno di loro. 
I suoi due battitori: Frank Paciock, il quale, nonostante il ritardo era stato in grado di conquistare il suo meritato posto in squadra, che manteneva da tre anni a quella parte, ed Hestia Jones, non ci si doveva fare ingannare dal suo aspetto piccolo e minuto, e dal viso di porcellana, in campo era più agguerrita che mai.
I tre cacciatori: aveva scelto come nuova recluta Angelica Shacklebolt, Grifondoro del terzo anno e sorella minore di Johanna, che si era dimostrata incredibilmente abile, invece, aveva mantenuto la coppia Black e McKinnon, garanzia dal 1973.
James ammirava molto Marlene, era una ragazza incredibilmente bella e femminile ed una giocatrice eccellente, che dava del filo da torcere agli avversari; inoltre, dopo una vittoria contro Serpeverde al terzo anno, durante i festeggiamenti, tra di loro era anche scattato un bacio, ma la cosa finì lì, entrambi avevano concordato nel restare amici, ritenendo quel bacio solo un gesto dettato dall’euforia del momento.
Come portiere, infine , poiché il vecchio portiere di Grifondoro aveva lassciato Hogwarts l’anno precedente, scelse una ragazza del secondo , esile e piccolina , James non pensava potesse avere il fisico adatto al Quidditch, e ,invece, riuscì a parare tutti i colpi, perfino quelli più forti tirati da Sirius , il suo nome era Margaret Wood e per quanto fosse tenace e determinata nel gioco, nel parlare era incredibilmente timida, specialmente quando Sirius le rivolgeva la parola facendola arrossire fin sopra alle orecchie.
Il capitano, dopo aver annunciato i nuovi giocatori e aver mandato via con rammarico tutti i partecipanti, cominciò a parlare a quella che sarebbe stata la sua squadra di Grifondoro per l’ultima volta.
- Ciao a tutti ragazzi, so che è stata una giornata stremante e quindi vi lascerò subito andare a riposarvi. Ci tenevo solo a dirvi che sono entusiasta di condividere il campo con voi per questo mio ultimo anno e che Serpeverde non ha la ben che minima speranza di mettere le mani su quella coppa. FORZA GRIFONDORO!
Tutta la squadra ripetè l’ultima frase applaudendo al capitano per poi rompere le righe.
- Capitano mi scusi...-  lo richiamò Sirius con finta riverenza - Lo sa che sono le 18.55 vero?
- Ma bravo Felpato, sai addirittura leggere l’orologio...-  lo schernì James.
Sirius era tentato di non aggiungere altro per fare un dispetto all’amico per la sua irriverenza, ma decise di comportarsi bene.
- Sbaglio o la Evans aveva detto: 19 precise, se tardi ti affatturo?! - continuò cercando di imitare la voce squillante e autoritaria della caposcuola nell’ultima frase.
James sembró pensarci un po’ su e poi si illuminò ricordandosi della ronda, non pensava che le selezioni lo avrebbero impegnato tutto il giorno.
Pensò per un momento di andare direttamente in sala comune, ma guardandosi si rese conto di essere completamente sporco di fango.
- Merda...-  esclamò fiondandosi negli spogliatoi.
- Lily lo ammazzerà... -  concluse Marlene, avendo sentito tutto, avvicinandosi a Sirius ridendo,mentre guardavano James correre all’impazzata attraverso il campo.
 
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La sala comune di Grifondoro era molto meno affollata e rumorosa di quella mattina, vi erano solo alcuni studenti che studiavano, beandosi del calore del camino in quella fredda giornata, alcuni che giocavano a scacchi e altri che chiacchieravano accanto alla finestra.
Lily, Dorcas e Remus erano seduti su un divanetto non lontano dal fuoco, conversando tranquillamente, o almeno Remus e Dorcas lo facevano, Lily continuava a fissare l’orologio che segnava le 19.15.
- Basta Remus...-sbottò spazientita alzandosi in piedi - Lo abbiamo aspettato abbastanza!
- Dai Lily non essere così dura... -  la rimproverò Cassie con i suoi modi sempre gentili - Ho sentito che c’erano più di cinquanta persone per fare le selezioni, avrà finito più tardi del previsto...
Lily stava per ribattere che non avrebbe aspettato neanche un secondo di più, quando il ritratto si aprì lasciando passare un ragazzo, con i capelli ancora completamente bagnati, i vestiti messi disordinatamente addosso e che si teneva la pancia per la fatica della corsa appena terminata.
- Maledizione Potter, sei il solito menefreghista sconsiderato! Fortuna che avevi detto che non saresti mai arrivato tardi ad un appuntamento con me?! – Lily lo assalì immediatamente, non facendogli neanche riprendere fiato.
- Evans allora ammetti che il nostro è un appuntamento... - disse James sorridendole, ancora piegato su stesso, neanche il fiatone e le gocce d’acqua che gli ricadevano sulla fronte potevano impedirgli di cogliere la palla al balzo.
Lily si girò, non degnandolo di uno sguardo, andando avanti con Dorcas.
- Amico, io fossi in te starei zitto, o vuoi essere schiantato per la milionesima volta?!- lo ammonì Remus - E comunque potevi anche sistemarti meglio... – continuò indicando la cintura del pantalone di James ancora slacciata.
Potter rise rendendosi conto delle condizioni in cui era e dopo essersi aggiustato leggermente, lui e Remus seguirono le ragazze.
 
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I quattro ragazzi stavano vagando tra i corridoi da almeno un’ora, ma di attività sospette nessuna traccia.
Avevano incrociato Avery e Mulciber e li avevano pedinati per un po’, per poi perderli a causa di un cambiamento improvviso delle scale.
Adesso camminavano tranquillamente lungo il corridoio del terzo piano, Dorcas e Remus indietro, confrontandosi su alcuni compiti di Aritmanzia, Lily e James avanti, in silenzio.
La ragazza si guardava intorno cercando di celare l’imbarazzo, mentre si stringeva sempre di più nel maglione di lana che indossava.Stava morendo di freddo,per la fretta con la quale aveva abbandonato la sala comune, dopo la sua sfuriata, doveva aver lasciato la giacca sul divanetto.
-Hai freddo? - chiese James rompendo quel silenzio imbarazzato.
-Sto bene…- tagliò corto lei, non potendo trattenere un brivido.
James scosse leggermente la testa, rassegnato alla testardaggine di Lily, per poi togliersi la felpa grigia per poggiarla sulle sue spalle, senza tanti complimenti.
Lily stava quasi per ribattere, ma il calore confortevole della felpa la fece desistere, sistemandosi meglio all’interno del caldo indumento. Aveva un buonissimo profumo, sapeva di deodorante al muschio con una punta leggermente zuccherina.
-Grazie…- concluse freddamente, voltando nuovamente il viso, fingendo di non notare gli sguardi che le lanciava James.
-E’ un piacere…-sorrise leggermente il ragazzo e dopo ripiombarono nel silenzio.
James cercava disperatamente qualcosa da dire ma ogni volta che provava ad aprire bocca si bloccava, non voleva far arrabbiare nuovamente Lily; fu sorpreso nel sentirsi spiazzato, solo lei era capace di renderlo così insicuro.
- Evans comunque mi dispiace davvero per il ritardo... –parlò improvvisamente prendendo coraggio.
- Non fa niente Potter... - rispose la ragazza, che aveva ammesso a se stessa di essere stata eccessivamente dura per soli quindici minuti di ritardo - Ho saputo che c’era più gente del previsto…-continuò notando che James era rimasto a bocca aperta, evidentemente sorpreso dalla calma con la quale aveva risposto la caposcuola.
- Si infatti...- ribatté riprendendosi dallo stupore inziale-E poi sai che non mi priverei volontariamente neanche di un minuto in tuo compagnia…- aggiunse con voce ferma.
Stavolta fu Lily a sorprendersi, non della frase in sé, era una tipica frase alla James Potter, ma per il modo nel quale la aveva pronunciata; non stava facendo il cascamorto, non aveva accompagnato il tutto con un fastidioso occhiolino, non l’aveva guardata con quel sorrisetto spavaldo, lo aveva detto come se fosse la cosa più logica e naturale da dire in quel momento, come un dato di fatto, e per lui lo era davvero.
- In compenso...- fingendo di non notare il rossore sulle guance di Lily - Posso affermare con certezza che quest’anno la coppa sarà nostra!
- Che emozione... - rispose Lily sarcastica, ringraziandolo mentalmente di aver cambiato discorso.
- Andiamo Evans, quale Grifondoro non apprezza il Quidditch?
- Non è che non lo apprezzi, solo che non capisco perché rischiare di rompersi la noce del collo per afferrare uno stupido boccino!
James pensó che quelle erano le esatte parole che gli ripeteva sua madre quando lui e Charlus guardavano le partite.
- Ma non è solo questo, è molto di più... - disse James con ovvietà, mentre Lily lo guardava scettica.
Voleva trovare un modo per farle capire cosa realmente provava quando era su una scopa, così cominciò a parlare di impulso, non si era mai trovato a doverlo spiegare a qualcuno ad alta voce.
- Chiudi gli occhi per un secondo…- si illuminò il ragazzo.
-Non esiste James...- si bloccò lei guardandolo serio e notando che tra le chiacchiere avevano lasciato gli altri due amici indietro.
-Dai tu fallo Lily…- la pregò James, beccandosi un’ultima occhiataccia intimidatoria prima che Lily, dopo aver preso un profondo respiro, lo ascoltasse.
-Bene…- James iniziò - stai per giocare un partita, sei negli spogliatoi e stai discutendo con la squadra la strategia per la millesima volta, la tensione si fende con un coltello, tutti hanno un gran voglia di vincere, ma, soprattutto, tutti hanno una gran voglia di dare il massimo. Finalmente scendi in campo, prima di avere piena vista sugli spalti cominci a sentire il brusio della folla e , quando ti vedono, tutti cominciano ad urlare il tuo nome: EVANS, EVANS…- si interruppe per la risatina della ragazza che , tenendo gli occhi chiusi, tornò nuovamente seria- sai che tutti ripongono fiducia in te, così afferri la scopa e ci salti su, carico di adrenalina, lanci un ultimo sguardo ai tuoi compagni e poi…eccolo il fischio e decolli e in quel momento…-si fermò nuovamente, inebriandosi di quelle sensazioni- sparisce tutto, il mondo è solo un ricordo lontano, dove hai lasciato tutte le preoccupazioni, e ci sei solo tu, tu e il boccino, e quando lo afferri beh…è una sensazione impagabile.
Lily riaprì gli occhi, notando lo sguardo brillante che aveva James, forse capendo un po’, finalmente, cosa ci fosse dietro la sua voglia di giocare, che lei aveva sempre reputato solo un altro modo per mettersi in mostra.
-Beh, quasi impagabile…- James aveva notato con gioia che il viso di Lily era increspato in un sorriso, subito sotituito da un’espressione interrogativa- Farti ridere, questo si che è impagabile.
- Proverò a guardare la prossima partita con occhi diversi...-Lily cercò di dissimulare quello sfarfallio che avvertiva nello stomaco, cercando di apparire disinvolta, con scarsi risultati.
- Stai dicendo che verrai alla prossima partita?! -  chiese il ragazzo speranzoso .
Ma non ebbe risposta, venendo zittito immediatamente da Lily, la quale notando delle ombre in lontananza, aveva tirato James verso di sé, trovandosi interposta tra il ragazzo ed il muro.
Dorcas e Remus, che avevano quasi raggiunti i due ragazzi, notando qualcosa di sospetto, si appiattirono contro il muro, aspettando di capire cosa stesse succedendo.
- Avery ti ho detto che avremmo seminato quei maledetti Grifondoro, ora muoviti o faremo tardi all’incontro...-  stava dicendo Mulciber all’amico, fortunatamente non avevano notato la loro presenza.
James provava a restare concentrato, ma doveva appellarsi a tutto il suo autocontrollo, pochi centimetri lo separavano dal viso di Lily e i loro corpi erano perfettamente adesi; la ragazza, invece, cercava di ascoltare i Serpeverde, ignorando il calore che aveva pervaso il suo corpo, completamente coperto da quello di James.
Quando i due ragazzi uscirono dalla loro visuale James, a malincuore, si staccò da Lily.
- Dobbiamo andare...-  Lily tirò fuori la sua bacchetta, pronta ad ostacolare i piani di quei due.
- Evans...
- Potter non è il momento di cercare di proteggermi...
- Stavo per dire che dovremmo lasciare Dorcas e Remus qui di guardia, in modo che possano avvertirci qualora venisse qualcuno... -  propose, sapendo perfettamente che Lily non avrebbe mai accettato di farsi da parte, almeno andando con lei avrebbe potuto proteggerla.
La ragazza annuì, senza fare obiezioni, quella era la decisione più ovvia e razionale.
- Non fate sciocchezze...-  si rivolse preoccupata a Remus e Dorcas, aveva un brutto presentimento.
I due caposcuola impugnarono saldamente la bacchetta e girarono l’angolo, dove avevano visto svoltare Mulciber e Avery.
 
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Remus e Dorcas rimasero per un po’ in silenzio in quel corridoio. Erano molto simili, entrambi estremamente empatici; ecco perché i loro cuori battevano così velocemente, avevano paura per i loro amici.
- Rem - disse Dorcas quasi implorante - introduci un argomento o qui rischio un infarto - Remus si rilassó leggermente e ridacchió dal nervosismo.
- Hai ragione - rispose - allora...potremmo parlare della tua situazione con un mio caro amico... - si finse vago - ultimamente noto qualcosa di diverso - concluse guardandola in modo fermo
- Diverso, Rem? - rise istericamente Dorcas - se per diverso intendi che a volte si comporta come una donna isterica... - aggiunse Dorcas rabbuiandosi - a volte sembra che vada tutto bene, altre mi evita, altre...mi fissa. Mi fissa, Remus, e non capisco che cosa voglia - terminò con espressione affranta appoggiandosi al muro.
- È successo qualcosa tra voi, vero Cassie? Qualcosa di serio, suppongo, perché so che non vi siete scritti – tentò Remus con tono gentile, vedendo Dorcas che cercava di interromperlo - lo so perché chiedeva a me come stessi - Dorcas si spense a quella domanda.
Lo sognava ogni notte, ed ogni mattina cercava di non ricordarlo. Non perché fosse un brutto ricordo, ma perché la faceva sentire vulnerabile, ancora dopo tutto quel tempo. E lei non voleva sentirsi così, non poteva.
- Rem, io..si. È successo qualcosa ma non posso dirtelo, credo che spetti a lui, se vuole farlo. Abbiamo giurato di non parlarne più – concluse Dorcas tristemente.
Il ricordo di quel litigio la soffocava ancora, ed era grata che in quel momento le cose fossero abbastanza stabili, nonostante Sirius fosse strano, per certi versi, preferiva accettare i suoi bruschi cambi d’umore, piuttosto che fare qualsiasi che li potesse allontanare, ancora di più.
- Certo, lo capisco - Remus era sempre comprensivo – ad ogni modo, io penso che lui provi qualcosa per te e non riesca ad accettarlo. Per la sua famiglia, perché ha paura di metterti in pericolo, perché nessuno gli ha insegnato ad amare qualcuno... e perché stare con te significherebbe perdere l’unico motivo per cui lui crede di essere apprezzato… - disse Remus leggermente imbarazzato, appoggiandosi con le spalle al muro per guardarla meglio.
- La sua libertà - concluse Dorcas al posto suo. Con tutta sorpresa di Remus, la ragazza sorrise - si, lui crede che la sua forza stia nell’essere apprezzato fisicamente da molte donne, si svaluta parecchio sotto questo punto di vista.
- Allora lo sai. – si stupì Remus - lo sai che è tutta una messa in scena per nascondere l’insicurezza?
-Certo che lo so Rem…- Dorcas scosse la testa tristemente –Io sapevo perfettamente tutto ciò che gli passava per la testa. Ed è per questo che alcune cose non riesco a perdonarle…
- Cassie, Sirius ha capito cosa significa stare senza di te e ne è spaventato a morte. Lasciagli solo il tempo per rendersene conto...
- Mi chiedo solo se ci resta ancora tutto questo tempo, Rem - Dorcas puntò i suoi occhi in quelli del ragazzo. Sapevano entrambi a cosa stavano pensando, ed è per questo che gli venne naturale abbracciarsi. Stavano per sciogliere quella stretta, quando udirono un boato provenire dal posto in cui si erano diretti James e Lily. In men che non si dica, i due corsero verso quella direzione a perdifiato.
 
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- No, per favore... - imploró un ragazzo sui quindici anni ai loro piedi - io vi sarei solo d’intralcio, non sono abile a combattere... - cercó disperatamente di convincere Avery, mentre alzava la bacchetta per continuare a torturarlo, per poi lasciarlo stremato a terra, dandogli ancora qualche minuto per pensare.
Il Serpeverde sovrastava il ragazzo in ginocchio ai suoi pedi, guardandolo con indifferenza, mentre la sua combriccola di tirapiedi di Voldemort lo incoraggiava.
Quella notta, infatti, avevano convocato una riunione nel corridoio della statua della strega Orba, luogo nel quale sarebbero stati indisturbati; avrebbero dovuto convincere, o meglio, costringere i ragazzi del quinto e sesto anno di Serpeverde a unirsi al Signore Oscuro, a combattere per lui, e a morire per lui.
Gli studenti erano stati fatti mettere chini a terra, in modo da far intendere che non avevano molta scelta, o erano con loro, o erano contro di loro.
Narcissa camminava lentamente, guardando con sfida tutti i ragazzi e le ragazze, appartenenti a nobile famiglia purosangue, mentre Piton, Rosier, Crouch e Black gli puntavano le bacchette contro
-Flint…- chiamò Narcissa provocantemente, mettendo due dita sotto al mento del ragazzo per farlo alzare-Tuo padre è già uno di noi, cosa aspetti?
-Io non ho ancora preso la mia decisione…- il ragazzo la guardava, intimorito da tanta bellezza e cattiveria.
-Tranquillo Flint…- sorrise malignamente Rosier- Ora te la faccio passare io l’indecisione…- stavolta fu il suo turno di infliggere una tortura, mentre il ragazzo si divincolava a terra urlando di dolore.
Lily e James erano arrivati proprio in quell’istante, acquattandosi dietro il muro per elaborare un piano senza farsi vedere, sentendo il rumore delle urla del ragazzo.
 
 
- Dobbiamo fermarli, James – Lily era impaziente, non poteva restrasene lì inerme.
- Aspetta... - bisbiglió James sicuro - appena rialza la bacchetta, io lancio un incantesimo scudo, così do il tempo a te di soccorrere il ragazzo e di prendere le distanze - concluse spingendola verso il muro e guardandola negli occhi.
- E vorresti affrontarli da solo? Ma lo sai quanti sono, James? - rispose Lily a bassa voce, incrociando le braccia mentre le voci dall’altra parte del muro si fecero più elevate - non è il momento di discutere. Io vengo con te... - disse Lily in tono che non ammetteva repliche.
- Ti rendi conto che tenteranno di ammazzarti, Evans? Che vorranno ammazzarti sotto i miei occhi e io non riesco nemmeno a pensare ad una cosa del genere? Vorrei che scappassi e chiamassi Remus, e che tu e Dorcas andaste a chiamare aiuto, senza combattere. Lo vorrei con tutto il cuore, ma so che tu non lo farai. - concluse James rassegnato - almeno permettimi di proteggerti... - sussurró accarezzandole i capelli.
Lily si sorprese a quella richiesta quasi disperata, e si sorprese anche del fatto che lui la stesse toccando e ció non le procurasse alcun fastidio. Non sapendo cosa fare e capendo che era l’unico modo, annuì inumidendosi le labbra.
- Allora, bene bene... - ringhió Rosier al ragazzo ancora a terra dolorante – devi ancora pensarci Flint?- fece per alzare la bacchetta, ma a quel punto James e Lily spuntarono fuori evocando un potentissimo incantesimo scudo che fece crollare un arazzo, provocando un tonfo.
- Razza di... - disse Avery - Crucio! - urló spedendo la maledizione, che rimbalzó nuovamente sull’incantesimo scudo di James
- Avery, Mulciber, Rosier - ringhió James - tre contro uno, non vi sembra una cosa da vigliacchi? - cercó di intrattenere una conversazione, per permettere a Lily di portare il ragazzo ferito in un posto meno esposto.
- E a te non sembra disdicevole andare in giro con una Nata Babbana come la Evans? – si intromise Black, affiancato da Severus Piton, con uno sguardo pieno di dolore.
- Regulus, che piacere. - continuó James - vedo che non hai preso nemmeno un briciolo del coraggio di tuo fratello.
- Non osare associarmi a quella feccia… - sputó Regulus freddamente.
- Feccia, Black? - s’intromise Lily - quindi è così che definite le persone con cui siete cresciuti, adesso? - disse rivolgendosi a Severus, che per tutta risposta teneva i pugni serrati e lo sguardo basso.
- Lily, non ti immischiare… - disse Piton, tradendosi chiamandola per nome.
- Lily, Lily, Lily! - lo scimmiottó Mulciber - sará anche un bel vedere, Piton, ma il suo sangue non vale niente! - urló - Crucio! - scaglió nuovamente l’incantesimo, stavolta in direzione di Lily. La ragazza fu abbastanza abile da scansarlo per un soffio e rispose con uno schiantesimo, che prontamente colpì Rosier.
- Brutta puttana - urló ancora Mulciber - Impedimenta! - spedì un incantesimo verso James, che lo paró abilmente. I due continuarono a duellare, quando qualcuno dietro di loro schiantó Avery, lasciandolo senza sensi.
James e Lily si girarono e furono lieti di vedere Dorcas e Remus dietro di loro. Tuttavia il sollievo attimo, perché il duello riprese con maggiore intensità. Furono due schiantesimi, rispettivamente lanciate da Regulus e Mulciber, a colpire Dorcas in pieno petto facendola accasciare al suolo priva di sensi.
- Dorcas! - urló Lily in preda al panico
- Lily, va da lei. Rimaniamo noi qui, va da lei e chiama aiuto! - disse James mentre lui e Remus cercavano di proteggerla. Fu un attimo, mentre James si distrasse, che Severus lanció un Sectumsempra verso James. Lily si paró davanti a lui, e l’incantesimo la sfioró, colpendole il braccio. Remus riuscì a schiantare Mulciber, e si fermó di fronte a un Regulus impaurito e un Severus del tutto sotto shock.
- Non volevo colpire lei - disse ripetendolo continuamente - non volevo colpirti, Lily - urló verso di lei.
- Che differenza fa? - disse Lily tra lacrime di rabbia - Prima o poi potresti trovarti a dover uccidermi, Severus. E oggi ho avuto la prova che lo faresti. - continuó rivolgendogli uno sguardo colmo d’odio e dolore.
- Tu non puoi pensare che...- balbettó Severus, ma venne trascinato via da Regulus.
- VIGLIACCHI! - Urló James - Schifosi vigliacchi! - disse cercando di alzarsi dato che si era chinato accanto a Lily, ma lei lo tiró di nuovo a se’.
- Dobbiamo portare Dorcas in infermeria. - disse tamponandosi il braccio sanguinante
- Anche tu devi lasciarti medicare - disse James dolcemente, prendendola in braccio
- James, posso camminare da sola, davvero non... - arrossì Lily, sbiancando quando vide che dalla sua ferita era uscito più sangue del previsto
- Rem - la ignoró James - prendi Dorcas e portiamole via di qui - concluse, mentre Remus prese la ragazza priva di sensi in braccio e insieme si incamminarono verso l’infermeria.


Nota autrici:
 
Ciao a tutti,
rieccoci con un nuovo capitolo, abbiamo già la seconda parte quasi finita quindi pubblicheremo presto il seguito. Volevamo ringraziare ancora tutte le persone che stanno seguendo, recensendo e semplicemente dedicando un po’ di tempo alla nostra storia.
Continuate a darci i vostri preziosi consigli, ne faremo tesoro.
Buona lettura!
Vostre Prongs e Padfoot
 

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Capitolo 5
*** Stay with me ***


 
 
 
Why am I so emotional?
No, it's not a good look, gain some self control
Deep down I know this never works
But you could lay with me
So it doesn't hurt

Oh, won't you stay with me?
'Cause you're all I need
This ain't love, it's clear to see
But darling, stay with me

 
 
 
 
 
 
 
Sirius e Peter, seduti al tavolo in sala comune, erano intenti a scrivere un saggio sull’incantesimo Confundus descrivendone gli effetti e i motivi per il quale è vietato utilizzarlo in determinate circostanze, quali esami scolastici, competizioni sportive e in casi più importanti, come udienze disciplinari. Avrebbero dovuto consegnarlo lunedì mattina e, per una volta, non avendo niente di meglio da fare senza gli altri Malandrini, avevano deciso di partire per tempo.
Nonostante le buone intenzioni, studiare con quell’atmosfera pacata e calda, caratteristica della sala comune, si stava dimostrando estremamente difficile per i due ragazzi. Perfino i vecchi quadri, adesi alle mura scarlatte, sembravano suscitare l’interesse di Peter molto più che la pergamena ancora mezza vuota che era poggiata sulle sue gambe. Il ragazzo si mise a fissare Sirius per capire se avesse scritto qualcosa in più di lui, per poi riprendere in mano la piuma e cercare di allungare disperatamente il tema.
Peter venerava James e Sirius, cercava continuamente di imitarli per quanto gli fosse possibile; spesso rimanendo deluso dal fatto di non riuscirci e sentendosi inadatto. Tuttavia, per loro non era affatto così, i due malandrini gli volevano un gran bene proprio per quella sua timidezza, goffaggine e un po’ anche per il fatto che, a differenza di Remus, fosse sempre pronto ad architettare un nuovo scherzo.
Loro erano in quattro, erano i Malandrini, ed erano tutti estremamente fondamentali. Peter sorrise al ricordo di quelle parole che avevano sancito l’inizio della loro amicizia, ma fu distolto dai suoi pensieri dal rumore dei baci di Frank ed Alice che amoreggiavano come al solito sui divanetti.
Dall’altro lato, Marlene raccontava concitata a Mary come erano avvenute le selezioni quel giorno, raccogliendole distrattamente i capelli in una treccia.
- Ok Pete, penso che abbiamo fatto anche troppo per oggi…-  esclamò d’improvviso Sirius, chiudendo violentemente il libro di Difesa Contro le Arti Oscure e guardando soddisfatto le cinque righe che avevano buttato giù.
- Sir, dovevano essere almeno due pergamene lo sai? -  protestò Peter sconfortato, ora pentito di essersi perso tra i suoi pensieri e sentendosi spacciato; quando Remus non li aiutava erano davvero senza speranza.
- Continuerete domani… - concluse la discussione Marlene - Perché non scendiamo a cenare adesso?
Un brontolio proveniente dalla pancia di Peter fece ridere tutti che concordarono con la ragazza alzandosi dalle varie postazioni per dirigersi in Sala Grande. 
Sirius guardò l’orologio, notando solo in quel momento che era più tardi di quanto pensasse, e si preoccupò vedendo che i suoi amici non erano ancora rientrati dalla ronda, lo pervase un pessimo presentimento, ma poi scacciò via i pensieri negativi pensando che, forse, li stavano già aspettando giù per la cena.
 
Felpato camminava tranquillamente lungo il corridoio del primo piano, sembrava essersi tranquillizzato, quando vide James e Remus correre verso l’infermeria con i corpi di due ragazze tra le braccia.
 
▀■▪■▀
- Lily, guardami, devi restare sveglia... -  continuava a ripetere James preoccupato, notando che la ragazza continuava a chiudere gli occhi a causa della copiosa quantità di sangue cha aveva perso.
Lily si faceva forza, tentava in tutti i modi di tenere gli occhi aperti e quando vide la porta dell’infermeria in lontananza si concesse il lusso di accostare leggermente le palpebre, l’ultima cosa che vide fu l’immagine di Severus che la colpiva.
 
- James…-  urlò Sirius vedendoli da lontano.
- Paddy, chiama Poppy, abbiamo bisogno di aiuto…
Sirius sentì il sangue gelarsi nelle vene nel vedere Dorcas, priva di sensi, tra le braccia di Remus, che gli rivolse uno sguardo di scuse. Sapeva in cuor suo che non era colpa sua, eppure si sentiva in parte responsabile per non essere riuscito a proteggerla, e perché uno dei due schiantesimi era rivolto a lui. 
Nel frattempo, Sirius guardava la testa di Dorcas sul petto dell’amico e i lunghi capelli corvini che le coprivano parzialmente il viso, sembrava senza vita. Non riusciva a muoversi, non riusciva a distogliere lo sguardo da lei.
- Sir, lo so che è dura, ma devi fare presto…ti prego... -  disse James supplicando l’amico, il quale notò solo in quel momento che anche Lily giaceva svenuta tra le braccia di James. 
Qualcosa in lui parve risvegliarsi e corse all’interno dell’infermeria chiamando madama Chips, mentre Remus e James entravano nella stanza che tante volte li aveva accolti dopo le loro notti di luna piena, adagiando delicatamente le ragazze su due candidi letti vicini. La stanza era vuota, e nell’aria si sentiva un lieve odore di disinfettante mentre l’unico rumore udibile era lo sfrigolio di qualche pozione che Madama Chips si teneva pronta a preparare ogni giorno. 
James continuava a tenere le mani premute contro la ferita sul braccio di Lily, cercando di tamponarla.
Poco dopo videro entrare in infermeria gli altri ragazzi, che avevano visto Sirius correre e poi tutti loro entrare in infermeria. Alice si portó istintivamente le mani alla bocca, stringendosi a Frank che guardava preoccupato le ragazze, immaginando per quale motivo in un posto sicuro, come era un tempo Hogwarts, potessero accadere certe cose. Sembrava che anche Mary, Peter e Marlene la pensassero allo stesso modo: avevano tutti le stesse espressioni atterrite e spaventate.
- Ma cosa diavolo è successo? -  chiese Peter preoccupato, guardando James completamente sporco di sangue.
- James sei ferito! -  esclamò Marlene preoccupata avvicinandosi a lui.
James scosse la testa in segno negativo e tutti notarono che stava stringendo il braccio di Lily che continuava a perdere sangue. 
- Quei maledetti Serpeverde, me la pagheranno cara! - disse James digrignando i denti per la rabbia. Gli occhi di Mary si riempirono di lacrime di dolore e disgusto, avevano colpito ancora una volta, erano riusciti a far del male a due delle persone che le stavano più a cuore. Marlene le si avvicinó abbracciandola, seguita a ruota da tutti gli altri che si strinsero attorno a James, Lily, Remus e Dorcas. I ragazzi non fecero altre domande, capendo che quello non era assolutamente il momento; Mary e Peter cercarono di sistemare alla meglio Lily sul lettino, codaliscia si tolse, nobilmente, la felpa che portava avvolgendola attorno alla ferita della ragazza, in attesa di Madama Chips, mentre Marlene tentava di ripulire James e di tranquillizzarlo. Alice si limitò ad accarezzare piano i capelli di Dorcas ancora priva di sensi, mentre tentava di riscuotere Sirius dallo stato di catalessi in cui era caduto vedendo la mora in quello stato.
- Tutti fuori adesso! - esclamò madama Chips entrando e facendo sobbalzare tutti, incamminandosi verso i lettini a passo spedito.
- Ma…
- Niente ma signor Paciock, voglio che restino solo i testimoni per spiegarmi cosa è successo...
Tutti si diressero verso l’uscita, tranne Sirius che si mise accanto al letto di Dorcas facendo capire che non sarebbe andato da nessuna parte.
- Signor Black, vale anche per lei! - disse l’infermiera avvicinandosi a Lily per medicarla.
- Per favore Poppy… - disse James guardando supplichevole l’infermiera.
- E va bene Potter, ma chiamami Madama Chips… - disse la donna, ma James e i ragazzi sapevano bene che nonostante la sua finta autorevolezza, si era affezionata a loro dopo tutti quegli anni passati in infermeria a giorni alterni, tra scampagnate al chiaro di luna, partite di Quidditch finite male e fatture.
- Sectumsempra? - chiese Poppy, esaminando la ferita sul braccio di Lily e, notando il cenno di assenso di James, si mise subito all’opera - ma com’è possibile che dei ragazzini si servano di certi incantesimi... - disse fra se’ e se’ indignata e impaurita.
- Vulnera sanentur…-  cominciò a sussurrare agitando la bacchetta sul profondo taglio della ragazza. James, con suo grande sollievo, vide il sangue cominciare a rientrare da dove era fuoriuscito e la ferita rimarginarsi lasciano solo una lunga cicatrice.
Madama Chips si alzò e, prendendo un bicchiere, recitò qualche incantesimo per farvi comparire all’interno un liquido verdognolo davvero poco invitante.
- Potter, falle bere questo, è una pozione rimpolpasangue, la farà riprendere…-  disse lei porgendo il bicchiere a James che si avvicinò delicatamente a Lily versandole il liquido attraverso la bocca leggermente dischiusa.
Sembrò perdere un po’ del pallore iniziale ma rimase priva di sensi, con i capelli sparpagliati sul cuscino mentre James, seduto su una sedia accanto al suo lettino, continuava ad accarezzarle la fronte.
- Qui invece cosa è successo? -  chiese Poppy rivolgendosi a Remus e Sirius che erano accanto a Dorcas.
- E’ stata colpita da due Schiantesimi…-  disse Remus tristemente, mentre Sirius stringeva forte tra i pugni il lenzuolo, cercando di non perdere il controllo.
La donna chiamò a sé con la bacchetta una piccola fialetta che recava un’etichetta con su scritto pozione risvegliante, somministrandolo alla ragazza.
- Staranno bene, vero Poppy? -  chiese Remus, chiedendo quello che Sirius aveva il terrore di chiedere.
- Per la signorina Evans non c’è da preoccuparsi…-disse l’infermiera guardando James tirare un sospiro di sollievo - Per quanto riguarda la signorina Meadowes non dovrebbe aver subito danni...
- Non dovrebbe?!- chiese Sirius allarmato proferendo finalmente parola.
- Signor Black purtroppo gli incantesimi erano alquanto potenti. Con uno la ripresa è alquanto veloce, ma due Schiantesimi in pieno petto e con una tale intensità...- sospiró leggermente - Fortunatamente la signorina Meadowes è giovane per questo sono più che fiduciosa, dobbiamo solo aspettare che si svegli… - concluse sorridendo dolcemente a Sirius. 
- E quando succederà? - chiese James che si sentiva tremendamente responsabile.
- Ore, giorni... non posso darle una risposta precisa Potter… - i ragazzi asserirono sconfortati - Ora vado a chiamare Silente, sono sicura che vorrà parlare con voi riguardo quanto successo. Per stanotte due di voi possono restare qui a tenere compagnia alle ragazze…  
I ragazzi le rivolsero un flebile sorriso colmo di gratitudine, sapevano bene che Poppy non faceva mai questo tipo di concessioni, solitamente non gli permetteva di andare a trovare Remus, reduce della luna piena, neanche un minuto fuori orario; doveva aver capito che la guerra era arrivata anche ad Hogwarts.
- Bene ragazzi allora io vi lascio…-  disse Remus sentendosi di troppo - Non vorrei rischiare che Poppy, trovandomi ancora qui, ci mandi tutti via.
- James…-  disse lui prima di andarsene richiamando l’attenzione dell’amico - Non è colpa tua…
- Se solo fossi stato meno distratto… - rispose lui tristemente.
- Non eri distratto…- Remus parlò con tono sicuro - Eri impegnato a combattere e Piton vigliaccamente ti ha colpito alle spalle.
- E lei mi ha salvato…-  disse James continuando a guardare Lily.
- Si, perché è una combattente valorosa - concluse Remus, rivolgendo un cenno di saluto agli amici per poi lasciare la stanza.
Sirius era seduto accanto al letto di Dorcas, tenendole una mano, aveva una sola domanda che gli ronzava in testa ma aveva troppo paura per porla.
- Prongs… -  disse improvvisamente, rivolgendo al suo migliore amico uno sguardo terribilmente serio - Mio fratello…Regulus… c’entra qualcosa con questa storia?
James sperava di non dover affrontare quell’argomento proprio adesso, sapeva quanto Sirius rimpiangesse di aver abbandonato il fratello e sapeva quanto quello che stava per dirgli lo avrebbe ferito, ma non poteva nasconderglielo.
- Sir, il primo schiantesimo scagliato contro Dorcas è partita da Mulciber e il secondo... - James non sapeva come continuare la frase, era così tremendamente difficile ammettere quello che Sirius aveva temuto per anni.
- E’ stato lui... -  concluse Sirius, evitando all’amico l’arduo compito.
Ramoso annuì vedendo gli occhi dell’amico inumidirsi mentre gli rivolgeva le spalle per non farsi vedere versare una lacrima all’idea del suo fratellino, quel bambino così dolce che aveva sempre difeso da tutto e tutti, con l’avambraccio sinistro marchiato da quell’orribile serpente.
- Sir mi dispiace ma… - cercó di consolarlo James, ma fu interrotto da un cenno di Sirius che lo guardò intensamente, la rabbia e il dolore negli occhi. 
Voglio solo che si riprenda e stia bene - disse con voce tremante - per il resto, sai come la penso. Tu e lei, siete la mia famiglia. Il resto non conta…- concluse aggiustando cautamente il cuscino di Dorcas e facendo sorridere James dopo tutti quei momenti di preoccupazione. Sapeva di essere davvero importante per Sirius, eppure sentirselo dire in un momento così difficile, gli fece un effetto diverso. Aveva scelto lui come fratello e gli era eternamente grato per la stima e la fiducia che riponeva in lui.
- E’ permesso? -  disse una voce calma interrompendo i pensieri di James che girandosi vide i piccoli occhi azzurri di silente fissarlo attraverso gli occhiali a mezzaluna.
- Buonasera signore… -  esclamarono i due ragazzi all’unisono.
- Vorrei che lo fosse stata…-  disse il professore tristemente guardando i corpi delle due ragazze ancora incoscienti -Le andrebbe di raccontarmi cosa è accaduto signor Potter?
James annuì, abbandonando a malincuore il lettino di Lily, aveva continuato ad accarezzarle i lungi capelli rossi fino a quel momento, uscendo dall’infermeria con Silente.
 
 
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Lily venne risvegliata da un leggero tocco tra i capelli, qualcuno la stava accarezzando, ma non sapeva chi, doveva solo aprire gli occhi e vedere, ma in quel momento le sembrava l’azione più difficile del mondo, come se al posto delle palpebre avesse due mattoni.
Il silenzio del luogo in cui si trovava venne interrotto da due voci maschili che parlavano a bassa voce, la prima, più vicino a lei, apparteneva a James, la riconobbe subito, e la seconda a Sirius.
Capì che stavano parlando del minore dei Black, del quale conosceva la storia grazie a Dorcas, così decise di fingersi addormentata un altro po’ per evitare di interrompere una conversazione così delicata.
Quando Silente chiamò James per farlo uscire Lily fu stranamente seccata nel notare che il ragazzo aveva smesso di accarezzarla.
Dopo aver sentito la porta dell’infermeria chiudersi aprì gli occhi, sbattendo diverse volte le palpebre, esaminando la stanza immersa nella penombra, prima di capire dove si trovava.
Di fronte a sé vide Dorcas e solo in quel momento sembrò realizzare.
- Dorcas… - disse alzandosi di scatto dal letto, gesto che le provocò una fitta lancinante di dolore alla testa, che la costrinse a ristendersi.
- Tranquilla Evans…- disse Sirius avvicinandosi al letto di Lily per tranquillizzarla - Madama Chips ha detto che non dovrebbe aver subito alcun danno, dobbiamo solo aspettare che si risvegli…
Lily annuì, sapeva bene cosa comportavano due fatture di quella intensità e sapeva altrettanto bene che non era possibile dare risposte esatte.
- Tu come ti senti? -  chiese lui occupando la sedia vuota sulla quale poco prima sedeva James.
- Io… io avrei dovuto proteggerla, era compito mio! -  disse lei asciugandosi una lacrima che le stava ricadendo sulla guancia.
- Evans, tu hai salvato James e hai rischiato di morire dissanguata, non puoi addossarti colpe che non sono tue… - disse il moro rivolgendo a Lily un tono serio che lei non gli aveva mai sentito usare, questo la spinse a dirgli quello che tanto desiderava.
- Vale anche per te Sirius...
- Cosa intendi? -  chiese lui con sguardo interrogativo.
- Io…vi ho sentito parlare di Regulus poco fa… - disse lei titubante, non aveva confidenza con Black e non voleva oltrepassare il limite.
- Oh…- disse lui non sapendo come ribattere, non parlava con nessuno di Regulus, a stento lo faceva con James.
- Non era mia intenzione origliare... -  disse Lily imbarazzata - Solo che so cosa si prova a vedere una persona a cui tieni molto schierarsi dalla parte sbagliate…
- Piton? -  chiese il ragazzo dopo averci pensato un po’ su, a volte dimenticava quanto erano stati legati i primi anni di scuola, si era sempre chiesto se Lily sapeva che per mocciosus quella era molto più che una semplice amicizia.
- Si, sai è stato lui a farmi questo… - disse la ragazza indicandosi la cicatrice sul braccio - Ha detto che non era diretto a me, ma che importanza ha…lui è in guerra per annientare quelli come me, un giorno, probabilmente, ci troveremo a combattere l’uno contro l’altro…
Lily non sapeva esattamente perché stava raccontando tutto ciò a Sirius, lei odiava parlare di Piton, eppure le sembrava la cosa giusta da fare, condividere quel dolore per sentirsi meno soli, solo, non aveva mai pensato di poterlo fare con Black.
- E’ quello che penso anche io tutti i giorni…se ci trovassimo in un combattimento, lui mi ucciderebbe? -  Sirius portò alla luce i suoi pensieri.
- Per quel che vale non penso potrebbe mai farlo…
- Sai Lily… -  disse Sirius sorprendendosi nel chiamare la ragazza per nome - Mi chiedo solo come sarebbero andate le cose se io non avessi mai lasciato quella casa…
- Probabilmente a quest’ora saresti stato marchiato anche tu, ti avrebbero minacciato, torturato ed infine obbligato, e avrebbero marchiato anche lui, quindi a cosa sarebbe servito?! -  la ragazza era fermamente convinta - Anche io mi chiedo sempre se avessi potuto cambiare le cose, perdonandolo per avermi chiamato sporca mezzosangue, forse avrei potuto tenerlo lontano da quel percorso oscuro che ha scelto…
- Tu non potevi…- rispose Sirius, capendo perfettamente cosa intendeva dire.
- Così neanche tu…-  disse lei, facendo capire al ragazzo dove voleva andare a parare con il suo discorso.
Sirius sorrise alla ragazza, vedendo finalmente quella forza e quel coraggio che James aveva decantato per anni e notando che entrambi tentavano sempre di tenersi tutto dentro.
- Sai Evans…- continuò il ragazzo con espressione beffarda - Penso di aver capito perché sei l’unica che ha fatto perdere la testa al mio migliore amico…
- Sai Black… - disse lei tenendogli testa - Anche io ho capito cosa ci vede Dorcas in te, sei meno peggio di quel che pensavo…
- Voleva essere un complimento? - chiese Sirius divertito.
Lily gli sorrise prima di richiudere gli occhi, sentendo che tutto lo stress di quel giorno le stava ricadendo addosso, lasciando Sirius a riflettere sulle sue parole, felice all’idea che Dorcas parlasse ancora positivamente di lui, nonostante tutto.
                                                                                                                                                                                                                                       
 
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James aveva appena terminato di raccontare, minuziosamente, al professore Silente e alla professoressa McGranitt ciò che era accaduto.
- La ringrazio signor Potter…-  disse Silente con la solita calma - E’ stato molto coraggioso!
- Cosa accadrà adesso? -  chiese il ragazzo guardando il professore.
- Aumenteremo il personale di guardia, e…
- No professore, intendevo, cosa farete ai colpevoli…
Silente notò l’espressione seria sul volto del caposcuola, del ragazzino combina guai, che tante volte si era ritrovato nel suo ufficio, sembrava non esserci traccia in quel momento, adesso davanti a sé aveva un uomo, pronto a combattere per ciò in cui credeva, che gli ricordò Charlus più che mai.
- Per il momento niente…- disse lui, aspettandosi la reazione poco calma di James che di lì a breve sarebbe arrivata.
- Professore…- il ragazzo dovette appellarsi a tutto l’autocontrollo che possedeva, ma non potè evitare di alzare la voce - Quei ragazzi non sono semplici studenti che hanno tirato una fattura, sono degli assassini, sono dei maledettissimi mangiamorte!
- Potter! - esclamò la professoressa McGranitt con fare autoritario - Io e il preside siamo perfettamente a conoscenza dei fatti! Non crede che ci abbiamo riflettuto molto anche noi?! - la professoressa abbassò leggermente i toni, rendendosi conto che James voleva solo proteggere i suoi amici e gli studenti, proprio come lei - Dopo attente analisi, abbiamo ritenuto più saggio tenere questi ragazzi sotto il nostro diretto controllo piuttosto che espellerli per mandarli tra le fila di lord Voldemort...
James sembrò finalmente afferrare il punto della questione, annuendo verso la professoressa; capiva le motivazioni dei professori, le trovava strategiche e, probabilmente, se non fosse stato preso dalla sua sete di vendetta, sarebbe stato egli stesso a pensarci immediatamente.
- Adesso James… - continuò Silente mettendo una mano sulla spalla del ragazzo e guardandolo fisso negli occhi con il suo sguardo penetrante - Ti prometto che quello che è accaduto stasera non si ripeterà, aumenterò i turni di guardia dei professori e pattuglierò io stesso i corridoi qualora la situazione lo richiedesse! Nel frattempo ti prego di non andare in cerca di vendetta e di aiutarmi nella protezione di questa scuola, proprio come hai fatto stasera.
- Certo signore, è il mio dovere… - rispose lui fieramente.
Silente e la McGranitt sorrisero al ragazzo, fieri dell’uomo che era diventato, e consapevoli che la loro decisione di sceglierlo come caposcuola, in quei tempi così difficili, era stata saggia.
- James… - disse il professore richiamando nuovamente il ragazzo che si stava allontanando - Quella spilla che porti…avevo deciso di affidartela per dei motivi che stasera mi sono stati confermati.
Il ragazzo sorrise, colmo di gratitudine nei confronti del professore, era proprio quello che aveva bisogno di sentirsi dire.
Entrò nuovamente in infermeria, intenerendosi alla vista di Sirius che dormiva sula ventre di Dorcas mentre continuava a stringerle la mano, si chiese quando quello scemo del suo migliore amico si sarebbe deciso ad ammettere che quella ragazza era molto più che un’amica.
Si risedette sulla sedia accanto a Lily, guardandola mentre dormiva, o almeno credeva che stesse dormendo, prima che la ragazza aprisse leggermente gli occhi rivelando le iridi smeraldo.
- James…-  sussurrò debolmente.
- Lily…-  fece lui prendendole una mano, per farle capire che era lì , per lei.
- Non andare via… - disse la ragazza, facendolo sussultare.
- Non ne ho la minima intenzione.
 
 
▀■▪■▀
 
Nonostante il combattimento avvenuto la sera prima e la somministrazione della pozione sonno senza sogni, Lily non poté fare a meno di svegliarsi di buon mattino, come suo solito. Un sorriso le increspò le labbra quando notò che James dormiva col capo chino sul lettino, a pochi centimetri dalle sue gambe mentre ancora le teneva debolmente la mano.
La ragazza sentì una fitta al cuore pensando che lui era rimasto tutta la notte lì per lei, aveva mantenuto la promessa, dormendo in quella posizione che sembrava tutt’altro che comoda, pur di farsi trovare accanto a lei al suo risveglio.
Lily si cercò di mettersi seduta senza far svegliare il ragazzo, guardandosi attorno e intenerendosi alla vista di Sirius accanto alla sua migliore amica, quei due la stavano proprio sorprendendo.
La rossa non era ancora riuscita a togliersi quel sorrisetto dal volto quando vide James sbattere più volte le palpebre per poi puntare le iridi nocciola verso di lei, guardandola pensò che non c’era modo migliore per iniziare la giornata.
-Buongiorno Evans…- disse sedendosi eretto, venendo colpito da una fitta di dolore per la scomoda posizione a cui aveva sottoposto la sua schiena per tutta la notte – sono disposto a sopportare il mal di schiena se questo significa svegliarsi al tuo fianco…- ironizzò portandosi una mano sul punto del dorso indolenzito.
-Potter…-cominciò lei, il ragazzo pensava che avrebbe cominciato ad urlargli contro, dando la colpa della sua decisione di farlo restare alle pozioni soporifere - Grazie…per essere restato…
James si sciolse in un sospiro di sollievo, allora era felice che fosse rimasto, questo lo fece sorridere, passandosi una mano tra i capelli scompigliati, a prima mattina lo erano più del solito.
-Era il minimo Lily…- rispose lui- Mi hai salvato la vita. Sei stata tremendamente incosciente e mi hai fatti preoccupare da matti e…
-Non c’è di che…-pose fine al suo discorso la ragazza, sorpresa positivamente dalla seria preoccupazione di James.
-Grazie, però ti prego non farlo mai più…- concluse il discorso ramoso seguito da un lieve cenno del capo di Lily- Ti va di mangiare qualcosa, muoio di fame…
-Potter non è ancora ora di colazione e, anche se lo fosse, è vietato mangiare in infermeria…- lo redarguì, riprendendo le vesti da caposcuola.
-Mia piccola, ingenua Evans…pensi davvero che questo possa fermarmi? - disse il ragazzo alzandosi in piedi e assumendo un’espressione incredibilmente malandarina, facendola scoppiare a ridere.
-Suppongo di no…- disse rassegnata.
-Esattamente…- affermò James- Muffin alla banana e un cappuccino con due zollette di zucchero, giusto signorina?
-Tu…come lo sai? – chiese la ragazza stranita, era quello che prendeva sempre per colazione ma non pensava qualcuno ci avesse fatto caso.
-Io so tutto di te…- James si incamminò verso la porta con l’intenzione di andare in cucina a prendere tutto il necessario ma prima che fosse fuori Lily lo richiamò.
-Io ti ho rovinato tutta la felpa…- disse la ragazza notando che portava ancora la felpa grigia del ragazzo, ormai irrimediabilmente macchiata di sangue.
-Diciamo che ieri non era una delle mie prime preoccupazione…- rispose divertito, facendo sentire Lily una sciocca- E poi stava molto meglio a te che a me…- detto questo lasciò la ragazza in infermeria, con una strana sensazione allo stomaco che non era fame.
▀■▪■▀
 
Lily e James avevano lasciato l’infermeria poco dopo la colazione rubata da James. Madama Chips aveva dato a Lily qualche fiaschetta di pozione da continuare a prendere per rimettersi completamente, acconsentendo a dimetterla, in cambio della promessa della ragazza, che sarebbe tornata per farsi controllare al risveglio di Dorcas.
Sirius si era appena svegliato accanto al letto di Dorcas, dopo una litigata furiosa con Madama Chips era riuscita a farsi accordare il permesso di restare per la notte, aggiungendo come motivo : - Ti rendi conto, Poppy? Mio fratello! È stato mio fratello, come potrei mai perdonarmelo se le succedesse qualcosa? - assumendo un’espressione da cane bastonato.
Sembrava dormisse beatamente, come se non le fosse successo nulla, e a Sirius dava un certo sollievo vederla così: pensare per un attimo che si sarebbe svegliata da un momento all’altro. In parte ciò che aveva detto a Madama Chips era vero, non sarebbe mai riuscito a perdonarselo.
Regulus, come aveva potuto? Anche lui era cresciuto insieme a lei, era stato lui a insegnarle a volare perché Sirius non voleva. In cuor suo, temeva che troppi ragazzi le avrebbero fatto una corte spudorata, se avessero saputo che era abile anche in questo. Era tremendamente abile in tutto lei, tranne che a riconoscere il male; ma, d’altronde, neanche Sirius aveva mai pensato che suo fratello potesse diventare ciò che era.
- Cassie, mi dispiace così tanto...- sussurró con la voce rotta - è una vita che cerco di proteggerti e non faccio altro che fallire, sempre… - ammise stringendo forte la mano di Dorcas appoggiata lungo i fianchi.
- Perdonami… - continuó - ti prego, perdonami. Vorrei essermeli presi io quegli incantesimi al tuo posto, Cassie...solo a pensarci mi sento impazzire… - disse accarezzando il volto della ragazza appena illuminato dal sole. Sirius volse lo sguardo verso la grande finestra di fronte a lui e si alzò velocemente. Scostó con forza le grandi tende verdi e il sole che splendeva alto nel cielo illuminò la stanza completamente. 
-Ecco - tornò a sedersi accanto a lei - è esattamente quello che avresti fatto tu. - le sorrise dolcemente ricordando che la ragazza amava il primo sole del mattino, uno dei motivi per cui si svegliava sempre presto anche quando non c’era lezione. Fu un attimo,questione di secondi, e Dorcas emise un lieve sospiro, provando dolore solo nel cercare di riaprire gli occhi.
- Sirius... - bisbigliò piano –Sirius... – ripeté poi guardandolo incerta e poi sorridendo leggermente vedendo che lui le teneva la mano
- Dorcas! – urlò  tra lo spaventato e il contento - Poppy! POPPY! Si è svegliata! - si diresse verso Madama Chips saltellando e lei accorse prontamente
- Signorina, come si sente? - chiese gentilmente Madama Chips ignorando Sirius che la guardava insistentemente da troppo vicino
- Come se mi fosse passato un treno addosso - ammise, e a quelle parole Sirius sbiancò abbassando il capo - ma tutto sommato sto bene, che cosa è successo? Non credevo che uno schiantesimo potesse far perdere i sensi... - chiese preoccupata
- Signorina, due schiantesimi in pieno petto...è un miracolo che sia già sveglia... - rispose Poppy porgendole tra le mani un intruglio di colore grigiastro - Beva questa, le farà diminuire i dolori, ma per il momento deve restare ancora qui. Signor Black, lei... - disse facendogli cenno col capo di andare verso la porta.
- La prego - la fermò Dorcas mentre Sirius cercava di ribattere - solo cinque minuti… - chiese dolcemente
- Voi due - si indignò Madama Chips - riuscite sempre a convincermi… - continuò sciogliendo il tono duro di poco prima.
- Poppy con gli anni ti stai intenerendo... - commentó Sirius - per noi ormai sei come una non...
- Una zia! La nostra zia preferita! - concluse Dorcas fermando Sirius che stava praticamente dando della vecchia alla donna.
- Cinque minuti, Black! - si congedò, accennando un sorriso dietro l’espressione severa.
- Madama Chips ti ha fatto dormire qui… - osservò Dorcas guardandolo e facendogli cenno di sedersi accanto a lei.
- Ho dovuto sfruttare tutta la mia tecnica persuasiva e il mio fascino - sorrise Sirius - cosa non si fa pur di passare una notte con te! - Dorcas si passó una mano sul viso tra l’imbarazzato e il divertito
- Mi dispiace - disse Sirius tornando serio - sono così arrabbiato per ciò che è successo; solo il pensiero di starti accanto stanotte mi ha fermato dall’uccidere mio fratello di botte.
- Non è colpa tua, Sir - lo fermò la ragazza sorridendo dolcemente - Regulus ha scelto una strada diversa, ci hai provato a fargli cambiare idea.
- Beh, ho fallito allora. - fece spallucce Sirius accarezzando la mano di Dorcas, cosa che le provocò piacevoli brividi.
- Lui crede che il tuo allontanarti da lui sia dovuto a me - spiegò Dorcas - Come lo so? Vi ho sentiti parlare l’anno scorso. Crede che tu abbia cambiato idea per me.
- Si, ma è una stronzata. Io odiavo mia madre e mio padre, odiavo i loro stupidi ideali e la mania del sangue puro. Lo detestavo da sempre, da prima che li detestassi anche tu... - sorrise a quelle parole.
- Credo sia solo più facile per lui pensarla così, piuttosto che ammettere che ha scelto di schierarsi dalla parte sbagliata…
- Forse, Cassie - rimuginò Sirius guardandola - ma ti ha fatto del male. Lui sa che colpire te è come colpire me al cuore tremila volte… - ammise Sirius.
Ci fu un attimo di silenzio dopo quell’affermazione, erano parole forti, parole che Sirius Black era sempre stato restio a pronunciare, eppure eccole lì, risuonavano nella testa di Dorcas come la più dolce musica esistita.
La ragazza afferrò la mano di Sirius e con dolcezza lo tirò verso di se’, abbracciandolo. Sirius rimase sconvolto da quel gesto, era da tanto che non avevano contatti così ravvicinati, ma non aveva intenzione di mollare la presa, così la strinse più forte a se’, cercando di non farle male.
- Non dire nulla di cinico che possa rovinare questo momento o giuro che ti affatturo... - lo avvisò Dorcas accarezzandogli i capelli
- Non ne avevo la minima intenzione - rispose - e comunque se io sono cinico, sappi che tu sei violenta… - rispose allontanandosi da lei solo per guardarla negli occhi.
 
- Violenta? - si finse offesa la ragazza - E tu sei un buffone. - rimbeccó incrociando le braccia.
- Permalosa. -
- Vogliamo fare la gara dei difetti? Ti assicuro che vinceresti! - disse Dorcas guardandolo con sfida.
- Si, ma temo di non avere il tempo di stilare questa lunga classifica. - disse Sirius divertito guardando Poppy arrivare nella sua direzione per dirgli di andarsene - e poi - sussurró avvicinandosi a lei - sono i miei difetti a rendermi perfetto come sono. - concluse ammiccando.
- Un perfetto idiota intendi? - rise Dorcas - Torni a trovarmi? - disse guardandolo mentre si sistemava il mantello.
- Sarò il tuo tormento, dovrai pregarmi per liberarti di me - si chinó a darle un bacio sulla fronte.
- Credo che sopporteró. - sorrise Dorcas guardandolo uscire.
- Meadowes - disse Madama Chips interrompendo il suo sguardo sognante - dovresti imparare l’arte di dissimulare. -
- Mi scusi? - chiese Dorcas leggermente imbarazzata.
- Si vede da lontano un miglio che lei è completamente persa di Black! - sorrise Poppy sistemandole le lenzuola - e anche il contrario, in realtà. -
- No, io non credo, signora Chips. - disse tristemente Dorcas.
- Oh, io non credevo che avrei mai ceduto alle richieste di qualche studente, e invece guardami! Da quando Potter e Black sono in questa scuola non so perchè ma gli lascio fare tutto quello che vogliono! - le sorrise Madama Chips - ci sono persone che ti entrano dentro, e non importa quanto forte sia la tua corazza...per quelle persone vale sempre la pena togliersela di dosso. - concluse.
- Lo spero, signora. - sospiró Dorcas.
- E ora riposa immediatamente. - ordinó tornando al suo cipiglio severo.
Dorcas sorrise e dopo aver bevuto la sua pozione, cadde in un profondo sonno senza sogni.
 
 
 

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Capitolo 6
*** I hate you I love you ***


I hate you I love you
I hate that I love you
Don't want to, but I can't put
Nobody else above you
 
Do you miss me like I miss you?
Fucked around and got attached to you
Friends can break your heart too
And I'm always tired but never of you
 
 
 
 

Ottobre era trascorso lento e stava volgendo inesorabilmente al termine. Era stato un mese colmo di preoccupazioni per l’attacco ai danni di Lily e Dorcas, le quali fortunatamente non avevo riportato alcun danno, non dal punto di vista fisico almeno.
Lily portava come promemoria, della ormai terminata amicizia con Piton, la lunga cicatrice sul braccio, ora leggermente sbiadita grazie agli incantesimi di Madama Chips, ma ancora ben visibile, tuttavia non era niente in confronto alla ferita che si portava dentro; in compenso, però, ormai lei e James stavano riuscendo ad andare stranamente d’accordo, la ragazza non si sbilanciava, ma tutti notavano che ormai i loro battibecchi erano pure prese in giro amichevoli, e dei vecchi toni taglienti non sembrava esserci traccia.
Dorcas si era completamente ripresa, era stata qualche giorno in infermeria prima di essere dimessa, ma fortunatamente Sirius le aveva tenuto compagnia in ogni minuto libero, saltando anche qualche lezione fingendosi malato, non che gli fosse dispiaciuto. La ragazza sperava con tutto il cuore che questo potesse segnare un radicale cambiamento nel loro rapporto, ma, purtroppo, una volta uscita dall’infermeria, Sirius tornò ad essere l’amico di sempre, con sua grande delusione.
Le due ragazze si rimisero subito in pari con compiti e lezioni, anche se Lily stava, stranamente, dimostrando qualche difficoltà in pozioni. La causa di tale inconveniente era dovuta principalmente al suo compagno, scelto da Lumacorno, Sirius Black. La sua bravura in pozioni sembrava essere inversamente proporzionale al suo savoir faire, a detta di Lily, che lo accusava di non essere in grado di seguire neanche la più banale delle indicazioni; Sirius, invece, le incolpava di essere un’insopportabile so tutto io, beccandosi delle occhiatacce da parte della ragazza. Nonostante i mille litigi, dopo quel piccolo momento in infermeria, si rendevano sempre più conto di quanto fossero simili in realtà.
Al contraio, stranamente, James e Dorcas sembravano andare d’accordo, lei con la sua incredibile dolcezza non si irritava mai, spiegando al ragazzo le sue carenze, lui, di conseguenza, tentava di seguire pedissequamente gli ordini di Dorcas, ottenendo splendidi risultati. Sia James che Sirius erano due ragazzi davvero brillanti, e, a dispetto di quel che si potesse pensare, eccellevano in quasi tutte la materie, ad eccezione di pozioni che non era il loro forte. Remus si irritava moltissimo per questo, sapendo che erano in grado di ottenere voti ottimi dedicano allo studio il minor tempo possibile.
Ad esclusione dell’esplosione di un calderone provocata dalla coppia Black-Evans, la seconda metà di quel mese fu abbastanza monotono e tranquillo e ad animare la monotonia e la routine dei giovani maghi fu la prima uscita ad Hogsmeade, segnata il 30 Ottobre, un giorno prima del favoloso banchetto di Halloween.
La mattina antecedente la data stabilita, le ragazze e i Malandrini parlavano eccitati davanti l’aula di trasfigurazione, aspettando l’arrivo della professoressa per entrare.
-Io non vedo l’ora di andare da Mielandia, so che ha messo in vendita dei nuovi bonbon esplosivi...- stava dicendo Alice allegra.
-La mia golosona…- la richiamò Frank divertito, prendendola per la vita e avvicinandola a sé.
-Io devo assolutamente andare da Zonko…-continuò il discorso Peter -Abbiamo finito la scorta di caccabombe!
-E questo ha qualcosa a che fare con il disastro che ho trovato davanti alla sala comune dei Serpeverde qualche giorno fa? - chiese Lily con il suo solito fare da caposcuola scrupoloso.
Sirius e James si misero una mano in faccia rendendosi conto di ciò che aveva detto l’amico, il quale non sapeva più come ribattere, Peter era pessimo a mentire.
Avevano aspettato abbastanza prima di tirare qualche scherzo ai Serpeverde, e, considerando quello che avevano fatto, erano stati fin troppo gentili ad usare semplicemente qualche caccabomba e un paio di levicorpus su alcuni di loro del settimo anno, lasciandoli così penzoloni al soffitto per due ore, prima che li trovasse Gazza. Il tutto senza essere scoperti grazie all’ausilio del fedele mantello dell’invisibilità di James.
-No Lily…- intervenne prontamente James – semplicemente quest’anno abbiamo deciso di farne a meno, volendo essere rispettosi e ligi alle regole…- continuò lui fingendosi serio.
-Peccato Potter…sarei andata ad Hogsmeade con chiunque avesse ridotto così quella banda di idioti…
-In questo caso Lily…- disse James gonfiando il petto d’orgoglio- Sono stato io!
-Fantastico Potter! Allora cinque punti in meno a Grifondoro- disse la ragazza soddisfatta e con un sorriso furbo stampato in faccia, facendo scoppiare a ridere tutti, compreso James, felice nel notare che non vi era alcuna forma di disappunto sul volto della ragazza.
-Dentro ragazzi, cominciamo…- li interruppe la professoressa McGranitt, arrivando alle spalle dei ragazzi ed esortando tutti i Grifondoro e i Tassorosso del settimo anno, con i quali avrebbero avuto lezione, ad entrare all’interno dell’aula.
-Ciao Cas...-salutò Amos Diggory avvicinandosi a Dorcas, cosa che non sfuggì a Sirius -Dopo la lezione hai cinque minuti?
-Ehm…- disse lei imbarazzata, guardando prima Sirius, il quale le rivolse uno sguardo sprezzante, e poi nuovamente Amos -Certo…
Il Tassorosso le sorrise prima di allontanarsi, mentre lei si sedeva, ancora rossa per l’imbarazzo, accanto a Lily, notando che Sirius continuava a guardarla dal banco alla sua destra, con sguardo torvo.
-Cosa voleva Diggory? – le sussurrò Lily mentre la professoressa annunciava che la lezione di quel giorno sarebbe stata sugli animagus, argomento di cui avrebbero parlato per le prossime lezioni, essendo particolarmente complesso.
-Mi ha chiesto di parlare dopo…
-Bene! – esclamò la rossa soddisfatta- Questo renderà Sirius ancora più nervoso di quanto già non sia.
-Sai che non è quello che voglio Lily, io non agisco in questo modo…- disse Dorcas sicura, non era il tipo di ragazza da sotterfugi ed inganni e sicuramente non era in grado di usare trucchi del genere con Sirius.
-Non mi sembra che i tuoi metodi abbiano dato grandi risultati…- stava continuando Lily quando fu bruscamente interrotta.
-Evans, Meadowes, gradite condividere con il resto della classe? – chiese la professoressa seccata, solitamente questi richiami li rivolgeva a Potter e Black.
-No professoressa, mi scusi…- Dorcas era seriamente dispiaciuta e non proferì più parola fino al termine della lezione.
 
▀■▪■▀
 
-Queste due ore non finivano più…- sbuffò Mary stremata, uscendo con gli amici fuori dall’aula.
-Non ci ho capito un tubo, avrò bisogno dei tuoi appunti Lily…- aggiunse Marlene disperata.
-Certo Lene, solo che durante la prima parte della lezione ero un po’ distratta, dovresti chiedere a Remus…- la ragazza colse la palla al balzo, avendo notato che Lupin non lasciava indifferente l’amica.
-Ehm…si…Remus tu potresti…- cominciò la ragazza imbarazzata, rivolgendosi verso il diretto interessato.
-Certo Marlene, potrei anche darti una mano ad interpretarli se vuoi, dato che sono piuttosto disordinati…- tentò lui con la sua gentilezza e in maniera un po’ impacciata, molto lontano dalla sicurezza dei modi di fare di Sirius e James, ma questa era una delle cose che Marlene trovava molto carine di lui.
-Ma se a me non li dai mai i tuoi appunti! - protestò Peter offeso.
-Certo Pete, tu non sei mica una biondina tutto pepe…- intervenne Sirius avvicinandosi a Marlene e facendole l’occhiolino, gesto che pagò con una gomitata ben piazzata da parte della ragazza, che causò una risata generale.
-Sirius ti è piaciuto l’argomento della lezione di oggi? – chiese James ammiccando all’amico.
-Ovviamente mio chiaro Prongs- sorrise lui di rimando, mentre Lily li guardava sospettosa- E a te Wormy?
-Per un volta ho capito senza problemi un’intera lezione della McGranitt – aggiunse il ragazzo sorridendo a sua volta e beccandosi un’occhiataccia da Remus, che reputava imprudente la loro leggerezza.
-I malandrini che si intrattengono a parlare di quanto abbiano trovato piacevole una lezione, questa sì che è nuova! - disse Mary guardando la scena divertita.
-Ragazzi io torno subito, ci vediamo giù per pranzare…- li interruppe Dorcas, attirando l’attenzione su di sé.  La ragazze aveva visto da lontano Amos, il quale la stava aspettando fuori dall’aula appoggiato al davanzale della finestra, incredibilmente bello, come sempre.
-Va bene, non fare troppe conquiste Cassie…- le urlò dietro Alice, facendola arrossire nuovamente e causando un’altra risata, stavolta Sirius non aveva molto da ridere.
Tutti si stavano incamminando, tranne Felpato, che non poteva fare a meno di distogliere lo sguardo dalla ragazza mentre camminava sicura verso Diggory.
-Paddy, sai che se tu lo volessi potresti porre fine a tutto questo vero? - disse James avvicinandosi all’amico e riportandolo alla realtà.
-E come? – chiese il moro, a denti stretti per la rabbia.
-Dicendole quello che provi…- tentò Prongs, sapendo che quello era un tasto da non toccare con Sirius.
-Non so di che parli Jamie…- disse lui cacciando un falso sorriso – E ora andiamo a mangiare che ho fame…
 
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Dorcas stava male, camminava per i corridoi, diretta alla sala grande, una gran confusione le offuscava la mente.
Perché non poteva prendere la decisione più logica? Amos era una ragazzo dolce, intelligente, bello, talentuoso, non aveva problemi affettivi, non veniva da una famiglia di mangiamorte e ci teneva a lei, ci teneva davvero. Lui le aveva scritto per tutta l’estate, solo per appurare che stesse bene, l’aveva aspettata, aveva compreso le sue scelte e le sue decisioni, eppure…non avrebbe mai funzionato perché lei amava Sirius.
Si appoggiò al muro inalando un profondo respiro… lei amava Sirius, con tutta se stessa, lo amava in ogni momento di ogni giorno, lo amava perfino quando lui continuava a scegliere altre al posto suo, lo amava anche quando dava le sue solite rispostacce, lo amava, specialmente, quando palesava quel suo lato sensibile, che forse solo lei conosceva, e lo amava quando le faceva credere di essere l’unica donna a poterlo rendere un uomo migliore.
Le tornò in mente la conversazione con Lily l’anno precedente, quando aveva scelto di troncare i rapporti con Diggory.
-Perché…perché continui a tornare da Black…con Amos sarebbe tutto così semplice…
-L’amore non è semplice, l’amore è sacrificio, l’amore è guerra interiore, l’amore è caotico ed irrazionale. Per amore si combatte, anche quando sembra una battaglia persa in partenza, anche quando tutto e tutti ti remano contro. Si, è vero, quando va male fa schifo, il mondo diventa grigio, sembra che nulla abbia senso…ma quando va bene…quando va bene, va così bene che senti che ogni lacrima, ogni caduta, ogni sofferenza, siano valse la pena, perché ti hanno portato a questo. Hai ragione, con Amos sarebbe tutto più semplice, forse avrei potuto anche amarlo, un giorno…ma non in questo modo, non così.
-E’ questo che senti...che provi quando sei con Sirius? – Lily la guardava ammaliata, sapeva quanto tenesse a Black ovviamente, ma quella dichiarazione così vera l’aveva colpita dritta al cuore.
-Si…è questo che provo.
Dorcas la pensava ancora così e non era disposta a lasciar andare la presa, lei avrebbe continuato a combattere, perché si combatte per ciò che si ama.
 Si fece coraggio, e si diresse verso la sala grande, cercando di celare il turbinio di emozioni che stava provando, sedendosi tra Mary e Lily, di fronte a quegli occhi grigi causa della sua agitazione.
-Allora cosa voleva Amos? – chiese Marlene maliziosamente all’amica.
-Ne parliamo dopo…- disse la ragazza, non volendo causare un’altra scenata.
-Suvvia Cassie, dicci qualcosa…- continuò Mary curiosa.
-Davvero ragazze, non mi sembra il caso di parlarne adesso…- insistette Dorcas, puntando le iridi blu verso Sirius, cercando di capire se la conversazione lo stava infastidendo.
- Dorcas se lo stai facendo per me non preoccuparti, la tua vita sentimentale non mi tange in alcun modo – commentò Sirius pungente, provando ad ostentare indifferenza, sapeva che la stava ferendo ma quello scudo era la sua unica arma di difesa.
-Bene! – la ragazza era fremente di rabbia, decise di smettere di pensare ai sentimenti di un ragazzo che non si preoccupava di umiliarla in quel modo- Amos mi ha invitato ad andare ad Hogsmeade con lui domani! - terminò soddisfatta, mettendosi nel piatto alcune delle pietanze che riempivano il tavolo, cercando di ostentare una sicurezza che normalmente non aveva con Sirius.
-Ottimo! – ribattè Sirius, infilzando con la forchetta, con più forza del necessario, la verdura che stava mangiando- Dovresti accettare.
-Beh sai…penso proprio che lo farò- disse la ragazza fissandolo sicura, con occhi colmi di rancore, mentre tutti gli amici li fissavano attoniti, non sapendo se intervenire o meno.
-Bene, così magari potrai finalmente dimenticarti di me…- esclamò Sirius reggendo il suo sguardo, si pentì subito delle terribili parole pronunciate, notando che gli occhioni blu stavano per essere coperti da un velo di lacrime.
-Sei proprio uno stronzo Sirius…- Dorcas si alzò velocemente dal tavolo per evitare di scoppiare a piangere davanti a tutti.
-Black sei un maledetto idiota lo sai ?!- disse Lily rivolgendo un ultimo sguardo colmo di odio verso Sirius, prima di lasciare il tavolo per seguire l’amica, mentre tutti gli altri guardavano attoniti la scena.
Sirius restò lì in silenzio, continuando a guardare il posto lasciato vuoto da Dorcas, sentendosi un verme per il modo in cui si era comportato, pensando che forse uno come lui era meglio odiarlo che amarlo.
 
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Dorcas era rimasta tutto il giorno stesa sul letto a fissare il soffitto, dopo la litigata con Sirius, non era neanche voluta andare a lezione di aritmanzia, non era affatto da lei saltare lezioni, ma sapeva che Remus e Lily le avrebbero passato i loro impeccabili appunti.
Continuava a chiedersi come Sirius avesse potuto trattarla in quel modo, era abituata ai suoi cambiamenti di umore repentini, ma rivolgersi a lei così, davanti a tutti, ferendola intenzionalmente. 
L’ennesima lacrima le scivolò sulla guancia, non poteva evitare di piangere ogni volta che ripensava a quegli occhi grigi, che conosceva da diciassette anni, guardarla con così tanta indifferenza. E quel “così finalmente puoi dimenticarti di me”, quasi come fosse un fastidio per lui il fatto che lei provasse qualcosa, come se stesse disprezzando quel sentimento così forte che a volte non le permetteva di respirare, quella era la ferita più grande provocata dalle sue parole. 
Venne riportata alla realtà dal lieve cigolio della parte, aperta delicatamente, questo le fece passare velocemente una mano sul viso per ricomporsi.
-Cassie…-chiamò piano Lily, temendo dormisse.
-Sono sveglia Lils…-rispose lei dandole via libera- com’è andata la lezione? - chiese subito, evitando domande sul suo stato emotivo.
-Abbiamo tradotto un testo antico. Il mio parlava di un ippogrifo che presagiva la fine del mondo e quello di Remus una rinascita oscura imminente…- raccontò Lily, Dorcas non ci vedeva niente di strano – La cosa divertente? Io e Remus avevamo lo stesso testo…- la mora rise divertita, sapeva quanto potesse essere insidiosa quella materia.
-Tu come stai? – chiese poi Lily cambiando discorso.
-Sono stata meglio…
- Cas io non so perché Sirius si sia comportato in quel modo…- cominciò Lily- Ma posso assicurarti che tutti abbiamo notato come ti è stato vicino in infermeria, penso che abbia reagito così solo per gelosia.
-Gelosia di cosa? Lui sa che io sono pazza di lui, ci ha tenuto a renderlo noto a tutti oggi…- disse tristemente Dorcas, Lily non sapeva come ribattere, non conosceva così bene Sirius da poter intavolare una conversazione su di lui, sapeva solo che oggi era stato davvero meschino, e avrebbe voluto rivolgergli tutti gli insulti possibili al mondo e schiantarlo un miliardo di volte, ma rispettava l’amica più di qualsiasi cosa.
-Sono con te, sempre, mi troverai dalla tua parte in ogni caso…- concluse Lily facendola sorridere, nonostante tutto.
Poco dopo arrivarono anche le altre ragazze, che avevano passato il pomeriggio in biblioteca a studiare, non facendo commenti su quanto accaduto per evitare di turbare Dorcas ancor di più.
Provarono a tirarla su raccontando i nuovi gossip e qualche aneddoto divertente ma era palese che i flebili sorrisi di Dorcas erano forzati, atti solo a non far preoccupare le amiche; le quali, dopo insistenti opere di convincimento, accettarono la decisione della ragazza di non scendere per la cena, seppure sconsolate dal fallimento.
A malincuore le quattro ragazze decisero di scendere a cenare, promettendo a Dorcas di portarle qualcosa in camera, non che a lei importasse.
Giunsero in poco tempo al tavolo di Grifondoro, colmo di cibo, e poco dopo vennero raggiunte dai malandrini, ad eccezione di Sirius, e da Frank.
-Dorcas? – chiese Remus preoccupato, notando subito l’assenza dell’amica.
-Lei era ancora...-stava proseguendo Marlene.
-Non aveva fame- tagliò corto Lily, fulminando l’amica con lo sguardo che stava rivelando troppo.
-Già…anche Sirius…-costatò tristemente Peter.
-Lo credo bene! –borbottò Alice riempiendosi il piatto con delle violente cucchiaiate.
-Io davvero non capisco cosa sia successo tra quei due...- continuò Mary mettendosi una fetta di roastbeef nel piatto, già colmo di purè.
-Penso che non siano cose che riguardino nessuno di noi quindi direi di lasciar perdere... –Lily mise fine a quella conversazione, desiderando solo proteggere l’amica e la sua riservatezza.
-Sono d’accordo con la Evans! – concluse il discorso James, lanciando un’occhiata a Lily, facendole presupporre che James sapesse, proprio come lei, e che anche lui cercasse di proteggere Sirius.
I ragazzi ormai avevano finito, e si erano intrattenuti a parlare piacevolmente del più e del meno. Lily e James, seduti l’uno di fronte all’altro, stavano affrontando un’animata discussione sul perché la piovra gigante del lago fosse da anni un migliore accompagnatore di James per le uscite ad Hogsmeade.
Infatti, come tutti ben sapevano, la rossa aveva un fornitissimo repertorio di tormentoni per rifiutare gli insistenti inviti ad uscire di James, ma quello più divertente in assoluto per tutti era la sua tipica, e più utilizzata, frase: piuttosto esco con la piovra gigante Potter!
-Lily sai quanti tentacoli ha una piovra? - chiese lui guardandola serio- Otto Evans! Ben otto tentacoli, potrebbe essere rischioso ed incredibilmente sconveniente, potrebbe allungare i tentacoli sai…- continuava ad avvalorare la sua tesi il ragazzo, mentre Lily lo guardava in preda alle risate, suscitando l’interesse di molti studenti, che non potevano credere che la Evans stesse davvero ridendo a crepa palle di fronte alle avances di James Potter.
- E poi io ho un cervello più funzionante di quello di un cefalopode…- Lily lo guardò scettica, dubitando della veridicità della sua affermazione, facendo scoppiare tutti in una rumorosa risata.
Il ragazzo stava continuando la sua arringa, adducendo come ulteriore motivazione che lui sarebbe potuto essere una compagnia di gran lunga migliore di un mollusco marino, quando una ragazza si avvicinò interrompendo la loro conversazione.
Rose Edgecombe era la cercatrice della squadra di Corvonero, incredibilmente bella e talentuosa, fisico longilineo e asciutto ed un profluvio di boccoli biondi che le ricadeva sulle spalle, incorniciandole il viso delicato.
I due si interruppero notando la sua presenza, la ragazza si sentiva leggermente a disagio, ma si fece ugualmente coraggio, ravvivandosi leggermente i capelli prima di parlare.
-Ciao Lily…- salutò ricevendo un sorriso da parte della rossa, per poi rivolgersi a James titubante- Ciao James…
-Ciao Rose…-salutò allegro- so che sei il nuovo capitano della tua squadra, complimenti. Mi darai del filo da torcere.
-Farò del mio meglio Potter…- rispose lei scherzosamente- Ad ogni modo mi chiedevo se… tu domani avessi impegni.
James se ne rimase lì impalato, insomma non che non fosse abituato a ricevere inviti del genere, che solitamente smaniava di accettare, ma stavolta era diverso, non aveva voglia di andare all’ennesima uscita che si sarebbe conclusa con una semplice storiella senza impegno.
-Rose…-iniziò incerto, non voleva in alcun modo ferire la ragazza- tu sei una ragazza incredibile, davvero, e sono sicuro che tutti i ragazzi in questa stanza ucciderebbero per un appuntamento con te ma io…-si bloccò, rivolgendo un fugace sguardo a Lily- per domani ho già altri piani…- concluse, sentendosi terribilmente in colpa nel vedere lo sguardo deluso della ragazza, mentre tutti gli amici, dopo aver osservato in silenzio la scena, guardavano fissi nel loro piatto, come se fosse tutto a un tratto incredibilmente interessante.
-Tranquillo Potter…- fece spallucce Rose, accennando un lieve sorriso colmo di dolore- Ci vediamo in campo…
Tutti quanti alzarono lo sguardo, puntandolo verso James che si stava passando una mano tra i capelli, imbarazzato dall’improvviso interesse che gli amici stavano dimostrando per lui.
Lily aveva apprezzato molto la gentilezza del ragazzo nel rifiutare quell’invito. Si era sempre immaginata un Potter che sceglieva le sue prede con grande arroganza , senza mai badare ai sentimenti altrui, invece, non le era sfuggito il suo dispiacere nel doversi negare a Rose, stando attento a farle capire che ragazze fantastica fosse e che non era assolutamente colpa sua, questa era indice di un’estrema sensibilità e attenzione per l’universo femminile.
Che avesse detto di no per lei? Si domandò fra sé e sé, non che le importasse, pensò subito, però certo, l’idea di essere l’unica al centro delle sue attenzioni la faceva sentire strana. Effettivamente, per la prima volta nella carriera scolastica di Potter, non lo aveva visto in atteggiamenti intimi con nessuna ragazza dall’inizio dell’anno.
-Jamie, ma sei impazzito?!- urlò codaliscia, interrompendo il silenzio, James finse di non capire, guardandolo con aria interrogativa- Edgecombe è il sogno di tutti.
-Beh, io ho un unico sogno dal primo anno, non è un segreto…- rispose lui, svincolandosi dalle proteste di Peter, rivolgendosi verso Lily.
-Sai anche io James…- disse Lily, sbattendo le ciglia, guardando il viso di James contrarsi in un’espressione a metà tra lo stupore e la gioia- La piovra gigante non smetterà mai di esercitare un certo fascino su di me…
Tutti quanti scoppiarono a ridere, incluso il ragazzo, era così meravigliosamente bello poter scherzare con lei, anche quando lo prendeva in giro, l’anno scorso poter passare tutto questo tempo con lei senza essere minacciato di morte era un’utopia.
-Maledetta acerrima nemica…- agitò il pugno James, tra le risate generali.
Finita la cena, che era proseguita parlando dell’uscita dell’indomani e della festa di Halloween, i ragazzi giunsero insieme in sala comune, sia James che Lily si erano premurati di portare viveri ai rispettivi migliori amici.
Le ragazze e i ragazzi si stavano dividendo per risalire nei rispettivi dormitori, mentre Alice e Frank si scambiavano le ultime effusioni, quando James bloccò Lily.
-Evans- disse facendola voltare interrogativa – Potresti far scendere un attimo qui Dorcas?
Lily lo fissò per un attimo con un cipiglio interrogativo, non capiva perché non poteva essere lui a chiamare Dorcas.
-Sai, salirei con immenso piacere ma credo che le scale mi ributterebbero giù, non appartenendo io al gentil sesso…- aggiunse il ragazzo in tono sarcastico.
-Parli per esperienza personale Potter? – chiese la ragazza divertita, non essendo a conoscenza dell’incantesimo posto sulle scale dei dormitori femminili, lei non aveva mai avuto problemi a salire in quelli maschili.
-Evans? Stai forse ipotizzando che la McGranitt mi abbia sorpreso al terzo anno a salire le scale del dormitorio, la notte prima di san Valentino, per farti trovare un mazzo di fiori canterini al tuo risveglio, e per tale ragione abbia preso la saggia decisione di incantare le scale del dormitorio femminile? - disse lui, con finto tono offeso, incrociando le braccia al petto -No perché sarebbe davvero assurdo e patetico- concluse il ragazzo ridendo sornione e facendo scoppiare in una fragorosa risata la ragazza.
-Ti piacevo davvero così tanto? –chiese lei, tornando improvvisamente seria, pensando a quanti gesti del genere avesse fatto James in quegli anni, gesti che lei, certo, aveva sempre odiato, essendo così lontani dal suo pacato modo di essere, ma che in quel momento la fecero riflettere su quanto impegno Potter ci avesse messo, anche se nel modo sbagliato.
-Tu mi piaci ancora così tanto Evans, solo che ora cerco di rendermi leggermente meno ridicolo...- aggiunse lui leggermente imbarazzato, ma non distogliendo lo sguardo dalla ragazza.
-Vado a chiamarti Dorcas…- disse Lily, voltandosi frettolosamente verso le scale, provando una strana sensazione allo stomaco per la piega che aveva preso quel discorso.
 
James aspettò una decina di minuti seduto su una poltroncina in sala comune, quando vide Dorcas scendere di sotto, con gli occhi ancora gonfi di pianto e un maglione largo che aveva indossato al volo per rendersi presentabile.
-Ciao James…- disse lei fingendo un sorriso- Volevi parlarmi?
-Si Cas, io volevo solo dirti che sono a conoscenza della situazione che c’è tra te e Sirius…- disse il ragazzo, e vedendo la ragazza sbiancare a tale notizia, si affrettò a tranquillizzarla – Ma sono l’unico a saperlo. Sirius, come ben sai, non è il tipo che ama parlare dei suoi sentimenti e ha sempre bisogno di una piccola spintarella, per questo motivo volevo consigliarti di accettare l’invito di Amos per domani, se non lo hai ancora fatto.
-Se la tua idea è quella di un chiodo scaccia chiodo, non penso possa funzionare James…
-No Cassie, tutt’altro, la mia idea è quella di far morire di gelosia quel testardo del mio migliore amico…
-No! – affermò lei sicura- Non ne sono capace, a me non piacciono gli inganni, io non gioco così con i sentimenti delle persone, né con quelli di Sirius, né, tantomeno, con quelli di Amos...- disse la ragazza, portandosi dietro l’orecchio una cioccia di capelli che le era scivolata sugli occhi.
-Cas, non si tratta di ferire Sirius, è il mio migliore amico, non farei mai nulla che possa ferirlo! –la guardò serio, facendole intendere che la pensavano allo stesso modo – solo che lui è cocciuto, e questo potrebbe essere un modo per fargli capire quanto lui realmente tenga a te- concluse il ragazzo, avvicinandosi a Dorcas e mettendole una mano sulla spalla, guardandola negli occhi- perché fidati, ci tiene.
Dorcas spalancò gli occhioni blu, sentirsi dire quelle parole da James le faceva uno strano effetto, dopo tutto lui era la persona che conosceva Sirius meglio al mondo, doveva sapere bene di cosa parlava.
-Ciò non toglie che non voglio usare Amos…- continuò lei, non vedendo come ovviare al problema.
-E tu non farlo Cassie, digli semplicemente che è un’uscita tra amici, nulla di più.
Dorcas sembrò pensarci su, non sembrava una cattiva idea, sperava solo di smettere di soffrire e forse questo poteva essere un modo per capire, una volta per tutte, come stavano le cose tra lei e Black, nel bene o, e sperava con tutto il cuore non fosse così, nel male.
-Va bene James ma questa è l’ultima volta…-disse lei seria, e per una volta lo pensava davvero – io sono stanca di corrergli dietro…
-Fidati Cassie, ne so qualcosa…- dichiarò lui, scompigliandosi i capelli come sempre e sorridendole.
-Facciamo che tu pensi a Sirius ed io a Lily ok? – disse Dorcas, vedendo che quella spavalderia che lo aveva sempre contraddistinto spariva completamente quando parlava di Lily.
-Mi sembra un ottimo affare Meadowes- disse lui con un sorriso a trentadue denti stringendole la mano.
I ragazzi si sorrisero e si diedero la buonanotte risalendo nei rispettivi dormitori.
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Quando Dorcas risalì in camera, con un umore totalmente diverso rispetto a quello del resto della giornata, trovò le sue quattro compagne di stanza sedute tutte sul letto di Marlene a parlottare, aspettando con ansia il rientro dell’amica.
-Beh allora è vero che James Potter è in grado di conquistare tutte…- scherzò Alice notando il cambio di umore dell’amica.
-Quasi tutte…- intervenne Marlene facendo l’occhiolino a Lily.
-Lui mi ha convinto ad uscire con Amos…- annunciò Dorcas, lasciando tutte a bocca aperta- ma da amici- si affrettò ad aggiungere vedendo lo shock iniziale delle amiche.
-Incredibile, quando te lo dico io non mi ascolti e se te lo dice James Potter si?!- disse Lily fintamente offesa.
-Dai Lily, non fare così…- si scusò Dorcas sedendosi sul letto, insieme alle altre e avvolgendo Lily in un abbraccio-Dovresti, anzi dovreste, farmi anche un minuscolo favore…
-Sarebbe? – chiese Mary alzando un sopracciglio curiosa.
-Voi potreste stare con James e i ragazzi domani? – chiese lei speranzosa – Così da tenere d’occhio Sirius.
-No, no e ancora no Cassie- disse Lily scaldandosi- Te lo ha chiesto Potter vero? Lo sapevo che non fa mai nulla senza un tornaconto personale.
-No Lily, te lo assicuro, sai che non ho mai ceduto alle sue suppliche di fargli avere un appuntamento con te…- Dorcas rise al ricordo di tutte le volte che James l’aveva implorata in quegli anni – Solo che l’idea di voi che controllate la situazione dal retroscena mi metterebbe molto più a mio agio- abbassò lo sguardo, facendosi prendere dall’ansia dell’appuntamento dell’indomani.
-Per me è un’ottima idea! – esclamò Alice- Io sarei stata comunque con Frank, così possiamo stare tutti insieme.
- Anche per me va bene. – aggiunse Marlene.
-Chissà perché…- la prese in giro Mary maliziosa, beccandosi una spintarelle da Lene – Io ci sto- aggiunse subito dopo.
Lily se ne era rimasta in silenzio, la stava tirando per le lunghe, più per dimostrare qualcosa alle altre, in realtà non era così sgradevole l’idea di passare una mattinata con Potter, specialmente con la compagnia delle sue amiche, e poi doveva fare un favore a Dorcas, quindi si provò ad autoconvincere che sarebbe stato unicamente per questo.
-E va bene Cassie! – disse lei acconsentendo e venendo travolta da un abbraccio collettivo.
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James non fu sorpreso nel trovare Sirius ancora sveglio, sdraiato a letto, nell’esatta posizione in cui lo aveva lasciato.
Si avvicinò in silenzio abbandonando il sacchetto con il cibo sul comodino dell’amico, che lo guardò scettico, prima di riprendere a fissare il soffitto.
Peter, Remus e Frank avevano salutato di sfuggita Sirius, non chiedendogli niente, sapevano bene che, in momenti del genere, l’unico in grado di parlare con lui era James.
-Sirius…- chiamò James abbassando la voce, coperta dal chiacchiericcio dei compagni dall’altro lato della stanza – Sei mio fratello, e i fratelli si dicono sempre la verità in faccia, anche quando è poco piacevole…
Il moro sembrò venir colpito dalle sue parole, quello era un loro patto eterno, dirsi sempre la verità, e lui non poteva evitare di ascoltarla, così lo fissò serio, aspettando quello che si preannunciava essere un discorso poco piacevole.
-Non mi interessano le tue motivazioni, voglio solo che tu sappia che la stai perdendo, ne sei consapevole? - James sedeva di fronte a lui.
-Maledizione Prongs…- alzò la voce lui, facendo voltare gli amici che lo guardarono preoccupati facendogli riabbassare i toni- Certo che lo so Jamie, pensi mi faccia star bene tutto questo? - disse portandosi le mani sulle tempie doloranti a causa di quella stressante giornata.
-Sono sicuro tu stia male, ti conosco e lo so bene, allora perché?
- Io non merito il suo amore… - sussurró flebilmente, gli costava così tanto dire quelle parole, eppure gli risuonavano sempre così reali.
- Porca puttana Sirius…- si alzò di scatto James, quasi urlando- Ho una notizia per te amico, tu meriti l’amore più grande che ci sia, e sai perché Sirius? Perché tu sei un gran bella persona, anche se provi a dimostrare a tutti il contrario, anche se ti hanno cresciuto con dei valori così lontani dal rendere una donna il centro del tuo mondo, anche se la tua famiglia non ritiene che questo sia vero, tu meriti di amare e di essere amato perché tu, Sirius Black…non sei il figlio di puttana sciupa femmine che tutti conoscono, o che credono di conoscere, tu sei molto più di questo…
-Non credo sia vero…- continuò lui, ostinato, come suo solito.
-Stronzate Felpato…- rispose James- Sai qual è la verità? Tu hai paura!
-Io cosa?!- chiese Sirius, punto nel suo orgoglio, gli si poteva dare del figlio di puttana, dello stronzo, ma non del codardo.
-Mi hai sentito…- esclamò sicuro James, conoscendo bene i suoi punti deboli - Tu hai una fottutissima paura, perché pensi che aprirti con Dorcas significherebbe perdere tutto, perché pensi che lei ti possa rendere vulnerabile e tu non vuoi permetterglielo…sai, pagherei oro per essere reso vulnerabile se questo significasse amare la Evans! Non capisci quanto sei fortunato Sirius ad avere una persona come lei! Potrebbe addirittura essere arrivata ad amare quei lati di te che nessuno ha mai amato, nemmeno chi avrebbe dovuto. - sottolineó cercando di non essere troppo duro nel ricordargli che i suoi genitori non l’avevano mai davvero trattato come un figlio.
Tra i due calò il silenzio, mentre Sirius ripensava alle parole dell’amico che continuavano a risuonargli nella testa. In cuor suo sapeva di provare qualcosa, eppure sentirsi così attaccato a qualcuno lo intimoriva terribilmente, ecco perché la sua testa gli diceva di allontanarla.
- James - lo chiamó e il ragazzo tornó a guardarlo attentamente - senti...domani voglio chiederle scusa…per oggi, per quello che ho detto - disse rigirandosi i pollici, non riuscendo a guardare l’amico negli occhi.
- Solo? Non le dirai perché hai reagito così? - chiese James impaziente, a volte la testardaggine dell’amico lo rendeva davvero insopportabile.
 - Le chiederò scusa - lo interruppe Sirius -  e...cercherò di spiegarmi, in qualche modo. È che non so davvero cosa mi sta accadendo - disse tirandosi su le coperte e girandosi su un fianco. Quel misero tentativo però mise James di buon umore, e conscio del fatto che la conversazione era finita, si stese anche lui a letto, rimboccandosi le coperte scarlatte. - Io credo che lo scoprirai molto presto, Felpato - sorrise tra se’ e se’ prima di spegnere la luce ed addormentarsi. 
 

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Capitolo 7
*** Chasing pavements ***


If I tell the world
I'll never say enough
Cause it was not said to you
And that's exactly what I need to do
If I'm in love with you

Should I give up
Or should I just keep chasing pavements?
Even if it leads nowhere
Or would it be a waste?

 
 
 
 
 
 
 
Era la mattina della gita ad Hogsmeade. Lily si svegliò per prima, e, come suo solito, scostò le tende rosse che circondavano il letto. Alla sua sinistra dormiva Dorcas non troppo serenamente, infatti continuava ad agitarsi con il solo risultato di incastrarsi ancora di più tra le coperte. Lily sospirò al pensiero della giornata che le aspettava. Sapeva che avrebbe passato la mattinata con le sue amiche, ma l’idea che ci fossero anche i ragazzi con loro le provocava una certa agitazione, o meglio, l’idea che ci fosse James Potter le provocava agitazione e non riusciva a capire perché. Certo, avevano raggiunto una sorta di equilibrio, riusciva quasi a passare più di dieci minuti senza rivolgergli una risposta acida, ma cosa significava davvero? Non potevano definirsi amici, no, eppure quelle confidenze sulla sua famiglia lei non le faceva a chiunque, inoltre quel momento in infermeria le provocava delle sensazioni che spesso la mettevano a disagio. 
Okay, calma” disse fra se’ e se’ “chiaramente eri scossa e debole e avevi bisogno di una spalla su cui appoggiarti e James Potter era solamente la persona che era più vicina a te in quel momento “cercò di tranquillizzarsi. Per quanto riguarda l’agitazione che provava per quella giornata, si disse che era semplicemente dovuta al fatto che probabilmente Potter l’avrebbe sicuramente importunata. Sorrise a quelle spiegazioni che sembravano avere un ottimo filo logico e si alzò per avviarsi verso il bagno. La stanza con i cinque letti era effettivamente piccola, per questo doveva stare attenta a non inciampare tra le cianfrusaglie che le sue amiche lasciavano in giro. Per non svegliarle, inoltre, non aveva ancora scostato le pesanti tende rosso-oro dalla piccola finestra, quindi la stanza risultava essere ancora quasi totalmente buia motivo per cui, ovviamente, inciampò nel librone che era ai piedi del letto di Dorcas. La ragazza si svegliò di soprassalto, sollevando l’ingarbugliata matassa di capelli neri dal cuscino. 
- Buongiorno, Cassie - disse Lily con voce che faceva trasparire il suo dolore al piede - sai, volevo darti una grande notizia questa mattina - continuò tastando le coperte e cercando di sedersi sul suo letto.
- Amos Diggory si sente male e l’uscita è saltata - pregò Dorcas mentre cercava di separarsi dalle lenzuola senza successo.
- No - rispose categorica Lily - ma un po’ di tempo fa hanno inventato un mobiletto molto carino, che si posiziona proprio accanto al letto. Si usa per poggiarci sopra le cose - disse, prendendo il grosso libro dal pavimento e poggiandolo sul comodino in mogano accanto al letto di Dorcas - e si dà il caso che tu ne possegga uno! - aggiunse cercando di non alzare troppo la voce.
- Scusa, Lils - rispose la mora ancora con la testa sul cuscino - dev’essermi caduto, mi sono addormentata di botto. 
- Fortuna che il pavimento è in moquette, altrimenti Alice ti avrebbe uccisa per il rumore - ridacchiò Lily guardando l’amica che ancora dormiva beatamente
- Lily, Dorcas - le chiamò Mary dal letto di fronte - che è successo? - chiese sussurrando per non svegliare le altre due, che sapeva essere un tantino irascibili di mattina presto
- Niente Mary, sono inciampata nel libro di Dorcas, che usa intraprendere letture molto leggere prima di dormire.
- Che libro è? - domandò Mary alzandosi per avvicinarsi alle altre due
- Anna Karenina - rispose Dorcas nascondendo il viso sotto le lenzuola - volevo leggere una storia d’amore... 
Non fu necessaria la luce in quella stanza per capire che Mary e Lily si stessero guardando tra lo sconvolto e il divertito. Mary si sedette anche lei accanto a Dorcas e le accarezzò i capelli comprensiva.
- Ed hai scelto un libro in cui la protagonista alla fine si butta sotto un treno - constatò Lily accigliandosi, facendo ridere Mary.
- Si, perché è proprio quello che farò oggi - sentenziò Dorcas tragicamente.
- Beh, non è da escluderlo visto che stai già tentando di soffocarti con le lenzuola- osservó Mary liberandola finalmente da quella trappola bianco latte
- Cassie, stai per uscire con uno dei ragazzi più belli della scuola, che è pazzo di te da sempre! Qual è il tuo problema? - chiese Lily sbuffando.
- Oh, scusa signorina non-esco-con-James-Potter, sai benissimo che il mio non è un capriccio, a differenza del tuo - la rimbeccò Dorcas mettendosi a sedere - è solo che non voglio illuderlo e non voglio peggiorare le cose tra me e Sirius, tutto qui. Però chissà, forse sotto quest’aspetto davvero James lo conosce meglio di me... - concluse pensierosa.
- Tesoro, le cose le ha peggiorate Sirius con l’ultima rispostaccia che ti ha dato. Sappiamo perché si comporta così, però onestamente, se lo merita di aver paura di perderti. Ora devi alzarti, devi renderti presentabile perché sinceramente fai spavento, e sfoggiare il tuo sorriso migliore - disse Mary saggiamente alzandosi per permettere a Dorcas di alzarsi a sua volta e dirigersi verso il bagno. 
- Tu invece, Mary - aggiunse Marlene, ormai sveglia, alzando le coperte chiaramente infastidita - oggi sfoggerai la cinquina che ti darò sulla faccia se non chiudi quella maledetta bocca! - concluse la bionda lanciandole un cuscino.
 
▀■▪■▀
- Moony! - sbraitò James tossendo - ma che diavolo stai facendo? - disse muovendo le braccia come se stesse scacciando un insetto. 
- Rem, davvero - continuò Sirius - guarda che alla biondina piace il tuo odore da lupacchiotto bagnato - concluse cercando di strappare da mano il profumo che Remus continuava a spruzzarsi addosso, in modo quasi febbrile, rendendo l’aria nella stanza irrespirabile. 
- Ragazzi, voi non capite – Remus parlò preoccupato - continuo a sudare e quest’odore mi ricorda il momento che antecede le notti di luna piena. Questa sensazione mi mette ansia. - spiegò Remus, chiaramente delirando mentre si dava un’ultima occhiata allo specchio. 
- Secondo me quest’odore indica che te la stai facendo addosso - appurò Frank, facendo ridere i ragazzi che si stavano infilando la giacca.
- Uuuuuuh, si, senti che puzza Frank - continuò James sventolandosi una mano davanti al naso e riuscendo finalmente a prendere il profumo e tapparlo per bene
- Molto simpatici - disse Remus, scoccando un’occhiataccia ai quattro che ormai ridevano a crepapelle, non riuscendo però a trattenere un sorriso lui stesso.
- Dai, Rem - disse Peter guardandolo seriamente - stai benissimo! E poi Marlene ti conosce da sempre, perché credi dovrebbe essere diverso oggi?
- Non è per Marlene! - protestò Remus - è che...è rischioso sudare di questi tempi...gli sbalzi termici... - balbettò cercando di infilarsi le scarpe prima di notare che stava mettendo la destra al posto della sinistra.
- Oh sì, Prongs, capito? Gli sbalzi termici - lo schernì Sirius, lanciando un’occhiata eloquente a James - sentite, io vi aspetto in sala comune – continuò, prendendo la sciarpa e avvicinandosi alla porta del dormitorio.
- Va bene Sir, intrattieni lo sbalzo termico di Remus che sicuramente ci sta già aspettando di sotto insieme alle sue amiche e la mia fidanzata - disse Frank provocando una nuova risata generale. Sirius si chiuse la porta alla spalle ancora sorridendo, mentre pensava a quanto gli sarebbero mancati quei momenti l’anno dopo. Anche se era sicuro non si sarebbero persi in futuro, provava una sorta di morsa allo stomaco essendo a conoscenza che le cose non sarebbero più state come prima, in primis a causa della incombente guerra. Tuttavia in quel momento la voglia di godersi quelle giornate fino all’ultimo superava le sue paure. 
Come previsto da Frank, le ragazze erano già pronte ad aspettarli di sotto. Fu sorpreso di vedere la Evans insolitamente calma per una che stava per passare un’intera giornata col suo peggior incubo. Marlene invece, era esattamente nella stessa condizione di Remus, cosa che lo fece sogghignare mentre vedeva che Mary e Alice tentavano in qualche modo di psicanalizzarla per capire cosa la spingesse a continuare a camminare nervosamente per la Sala Comune. 
Ciò che attirò l’attenzione di Sirius, però, fu l’assenza di Dorcas. In cerca di spiegazioni si avvicinò prontamente a Lily, che dopo la loro scenata in sala grande lo guardava ancora sdegnosamente.
- Lei dov’è? - disse prima di poter controllare le parole che gli uscivano dalla bocca.
- Buongiorno, Black - lo salutò Lily con un insolito sorrisetto di trionfo sulle labbra. 
- Si Evans, buongiorno a te - continuò Sirius impazientemente - Allora? Dov’è? – ripeté ancora una volta appoggiandosi al corrimano della scala che portava ai dormitori.
- Sai, sei stato proprio un buon amico Black. – continuò Lily tagliente - Dorcas alla fine ha seguito il tuo consiglio. È scesa prima, aveva un appuntamento…con Amos Diggory - concluse la rossa sfoggiando un’espressione sadica alla vista di Sirius che sbiancava ad ogni sua parola. Il ragazzo, infatti, apriva e chiudeva la bocca, incapace di proferir parola. Dorcas non era mai stata il tipo da accettare appuntamenti da sconosciuti, in realtà non li accettava praticamente da nessuno, anche se ne aveva la possibilità. Una parte di Sirius sapeva che lo aveva fatto per ripicca nei suoi confronti, a causa della delusione che le sue parole le avevano provocato e di cui lo stesso si era pentito di aver pronunciato pochi secondi dopo. Ma un’altra parte fu scossa a causa di quell’affermazione della Evans: che la stesse perdendo davvero? 
- Potter! - urlò Lily mentre Sirius rimuginava ancora su quanto aveva appena saputo -Alla buon’ora! Hai dovuto incipriarti il naso? - lo prese in giro mentre scendeva le scale.
- Hai scoperto il mio segreto, Evans - rispose sorridendo - secondo te come faccio ad essere così bello? - disse facendo ridere le ragazze e scuotere la testa a Lily, che si finse indignata, mentre in realtà era molto divertita. Ultimamente rimaneva sbalordita da come James rispondesse ai suoi insulti con autoironia, causandole sempre una piacevole sensazione di divertimento e forse, anche una leggera ammirazione. 
- Dai, ragazzi - disse Alice prendendo Frank per mano - avviamoci. Ho una voglia matta di svaligiare Mielandia! – continuò saltellando fuori dalla sala comune con Frank al seguito. Tutti si avviarono verso l’uscita della sala comune, e gli ultimi ad uscire furono Remus e Marlene. Per galanteria, Remus le concesse di passare prima di lui attraverso il ritratto. Quel piccolo gesto fece prendere coraggio alla bionda, che prontamente lo prese sottobraccio e insieme seguirono gli altri, cominciando a parlottare fitto fitto. 
 
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Era una giornata freddissima per essere autunnale, tutti giravano a Hogsmeade vicini tra di loro e si rifugiavano nei primi locali a disposizione. Il clima non risultava per niente disteso, a causa delle varie disposizioni attuate per prevenire o fronteggiare attacchi dai Mangiamorte. Il coprifuoco era alle 18:00 in punto, era consigliato rimanere al centro della città e non addentrarsi tra i vicoli e il punto di raccolta in caso di attacco, o pericolo, era la Testa di Porco, essendo il proprietario fratello di Albus Silente. Tuttavia, sebbene vi fossero molti sguardi impauriti in città, vi erano altrettante persone che riuscivano a dimenticarsi di quel clima grazie ad una burrobirra ai Tre Manici di Scopa o una capatina da Zonko. Ed era proprio lì che Dorcas Meadowes si trovava assieme a Amos Diggory, che aveva scoperto essere una piacevole compagnia. Insieme guardavano gli scaffali di mogano ripieni di scherzi, Caccabombe, freesbee Zannuti e Pallottole Puzzole sembravano essere gli oggetti più gettonati. Il negozio era colmo di festoni incantati, che cambiavano colore a seconda del colore preferito di chi entrava, cosa che, data la forte affluenza al negozio, aveva fatto sì che questi assumessero definitivamente un colore arcobaleno. 
- Io prenderei un bel po’ di Caccabombe e qualche Dolce Singhiozzino - disse Dorcas riempiendo un cesto arancione fornito dal negozio per facilitare il trasporto degli acquisti - tu, Amos? - chiese gentilmente al ragazzo.
- Oh, io... - disse imbarazzato - queste cose non fanno per me, ecco - concluse sorridendo - ma immagino che per una ragazza che è cresciuta con Sirius Black queste cose siano all’ordine del giorno! – ironizzò, aiutando la ragazza a poggiare le cose sul bancone per pagarle. 
- Si - disse Dorcas - si, lo erano – ripeté cercando di dissimulare in qualche modo la sua tristezza. Era una cosa che si aspettava da se’ stessa cacciare l’argomento Sirius, non dal ragazzo con cui aveva un appuntamento. La ragazza pagò velocemente otto galeoni e undici falci, ringraziò il signor Zonko e uscì seguita da un Amos leggermente incuriosito dalla sua reazione.
- Beh – smorzò la tensione - una burrobirra ai Tre Manici di Scopa? Ti va? - chiese gentilmente alla ragazza, che però, tutto ad un tratto, gli apparve distratta. Dorcas infatti aveva intravisto in lontananza i Malandrini, Frank e le sue amiche.
- Si, perché no – accettò, trascinando praticamente il ragazzo all’interno del locale.
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James camminava distratto osservando i lunghi capelli rossi di Lily davanti a se’, che era impegnata in un’animata conversazione con Mary. Si era riscoperto essere invidioso perfino del rapporto che aveva con le sue amiche, di quel suo interesse a spiegare il suo punto di vista, senza però forzare nessuno a pensarla come lei. Era estremamente ferma nelle sue posizioni, eppure il modo in cui comprendeva e rispettava le opinioni altrui su qualsiasi tipo di argomento era una delle cose che più ammirava di lei. Certo, non con lui. Forse non nell’ultimo periodo, ma negli anni addietro la Evans non si curava affatto di ciò che pensava James, in quanto riteneva che elaborasse solo pensieri stupidi e privi di fondamento. Sospirò chiedendosi se lei avesse davvero notato il suo cambiamento nel corso degli anni, e in quel momento della vita così difficile per tutti. 
- James - lo bloccò Sirius trascinandolo indietro - tu lo sapevi? - chiese bruscamente 
- Sapevo cosa? - chiese a sua volta facendo finta di non capire, ma sapendo già perfettamente che Dorcas era l’argomento in questione 
- Dorcas e Diggory - sputò quasi come se gli costasse la vita accostare quei due nomi
- Oh... sì, qualcosa sapevo - rispose con nonchalance guardando le vetrine dei primi negozi che apparivano all’inizio di Hogsmeade 
- Qualcosa? - disse non nascondendo il fastidio - e non hai pensato, non so, di avvisarmi?! - chiese assumendo un tono di voce tra l’adirato e il disperato, cosa di cui si pentì subito 
- Padfoot, sei stato tu a dirle che avrebbe dovuto uscirci, ricordi? Che non te ne fregava niente della sua vita e bla bla... - continuò guardandolo negli occhi grigi colmi d’ira - Qual è il problema? 
- Il problema - sottolineò Sirius a voce bassa per non farsi sentire dai ragazzi che si erano avvicinati, ormai consapevoli di ciò che stava accadendo e curiosi di saperne di più - è che non lo conosce. Cosa sappiamo di lui? Potrebbe essere un pazzo, un assassino, una spia... - continuò Sirius come se stesse dicendo la cosa più ovvia del mondo 
- Un ragazzo normale - disse James continuando la sua lunghissima lista - cosa ti aspettavi? Ti avevo avvisato che sarebbe potuto succedere. Tutti si stancano prima o poi - gli disse serio, sapendo che era proprio quello che Sirius temeva, dato che conosceva il fratello come le sue tasche
- Credi si sia stancata davvero, di me? - chiese Sirius ormai abbandonandosi alle sue più remote paure 
- Credo sia semplicemente stanca di averti ma non averti davvero. E, fattelo dire Pad, tu non stai facendo nulla per convincerla del contrario - concluse James serio zittendo Sirius una volta per tutte. 
Il ragazzo non poteva crederci. Sapeva che un’uscita non significava niente, ma il fatto che Dorcas potesse confidarsi con Diggory, che lui la facesse ridere o che addirittura la toccasse, quello no. Non riusciva a sopportarlo, e sapeva che l’eventualità che accadesse era ben più che reale. Si voltò a guardare i suoi amici Frank e Alice, che ora si stavano apprestando a entrare da Mielandia. Ridevano felici, mano nella mano, sembravano non chiedere altro che tenersela per il resto della vita. Immaginò di essere al loro posto assieme a Dorcas e la cosa lo fece sorridere, per poi provocargli una forte morsa al petto. Perfino Remus che rideva assieme a Marlene, sembrava aver superato tutte le sue paranoie. Remus, con il fardello che si portava ormai da bambino, era riuscito a mettere a tacere le sue paure, si stava fidando di qualcuno al di fuori dei suoi amici, e chi lo sa magari un giorno anche Marlene avrebbe potuto conoscere il vero Lupin e amarlo così com’è. Da come si guardavano, notò Sirius, quei due si piacevano davvero, sembravano in simbiosi. 
- Guarda, Rem - Marlene indicò uno scaffale sopra le loro teste - ci sono i Calderotti di cioccolato al caramello! - disse eccitata prendendone una confezione.
- Sono anni che sono fuori produzione - disse Remus ammirato - dobbiamo assolutamente svaligiare questo scaffale - concluse raccattando tutti quelli che c’erano. Marlene sorrise a vederlo così, condividevano praticamente le stesse passioni e a quanto pare anche gli stessi gusti alimentari, e non si stupì quando li pagò tutti, donandogliene la maggior parte, anche se lei insistette a voler dare il suo contributo. Lui rifiutò ovviamente con gentilezza, dimostrando di essere molto galante, e insieme ne scartarono subito uno. 
- Merlino, questa roba è divina - disse Marlene sognante scartandone subito un altro - non posso più farne a meno! - Remus rise all’entusiasmo della ragazza, mentre lui ancora stava gustando il primo.
- Guarda che sei un po’ sporca di cioccolata - osservò Remus sorridendo.
- Dove? - chiese Marlene allarmata portandosi le mani sulla faccia, ma Remus fu più veloce e le pulì quel residuo di cioccolata che aveva sul contorno delle labbra. Rimasero così vicini per un po’, per niente imbarazzati e perdendosi l’uno negli occhi dell’altra, finché col suo solito tempismo furono interrotti da Peter. 
- Chi vuole una Burrobirra? - urló mentre teneva un grosso Lecca Lecca in mano 
- Andiamo tutti - consiglió Alice - comincia a fare davvero freddo qui. - concluse incamminandosi verso i Tre Manici di Scopa, seguita poi dai ragazzi e da una Lily poco convinta, poiché qualche minuto prima aveva intravisto Dorcas e Amos entrare nello stesso posto. 
Mentre si stavano recando verso la calda e invitante locanda, videro in lontananza Vivienne Prince, accostata ad un angolo sola.
-Vivienne…- chiamò Mary da lontano, facendola voltare – Che ci fai lì sola?
La ragazza trasalì vedendo gli amici in lontananza, qualunque cosa stesse facendo lì, in quel vicolo lontano da occhi indiscreti, non voleva condividerlo.
-Oh niente ragazze, sto aspettando Emmeline…- tagliò corto lei, non potendo evitare di nascondere la voce tesa.
-Vuoi aspettarla con noi ai tre manici di scopa? – chiese gentilmente Alice.
- Vi ringrazio, ma ci siamo date appuntamento qui… non  vorrei che non trovandomi si preoccupasse…- sorrise lei, sperando che se ne andassero presto.
I ragazzi sorrisero a loro volta, lasciandola lì da sola e lanciandosi occhiate stranite.
-Non capisco…se doveva vedersi con Emmeline, perché non scendere dal dormitorio insieme? - chiese Petere confuso.
-Era ovviamente una scusa…- concluse Marlene – Probabilmente aveva un appuntamento…
Tutti trovarono plausibile questa spiegazione, dopotutto Vivienne era una ragazza estremamente timida, non avrebbe mai ammesso davanti a tutti di star aspettando un suo ipotetico corteggiatore.
Nessuno ci pensò più e si avviarono tutti allegramente, o quasi, verso i Tre Manici di Scopa.
 
 
 
 
 
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- Mi dispiace per prima - disse Amos sinceramente - non volevo mettere in mezzo l’argomento Black. – continuò guardando le mani di Dorcas tremare a quell’affermazione, rischiando di far cadere un bel po’ di Burrobirra dal boccale.
- No Amos, non è colpa tua. Mi dispiace, io non voglio prenderti in giro, per questo ho specificato che la nostra uscita sarebbe stata puramente amichevole – spiegò con gli occhi bassi - probabilmente ti aspettavi qualcosa di diverso ma...
- Cas, ascolta - la interruppe Amos - non posso di certo paragonarmi a Black e al vostro rapporto, e l’ho capito che sei ancora troppo presa per interessarti a qualcun altro - disse leggermente dispiaciuto - Ma sei un’ottima compagnia. Sto passando davvero una bella giornata insieme a te - concluse sorridendole incoraggiante e facendola sorridere a sua volta.
Proprio in quel momento, la porta si spalancò ed entrarono James, Peter, Remus, Marlene, Mary, Frank, Alice, Lily e per ultimo, Sirius. Lily la individuò subito rivolgendole uno sguardo di scuse, e tutti i ragazzi la salutarono, ad eccezione di Sirius che le rivolse uno sguardo tra l’infuriato e il ferito ed andò prontamente a sedersi ad un tavolo che gli permetteva un’ottima visuale del loro appuntamento. 
- Perché proprio qui, Black? - chiese Lily guardandolo divertita 
- Si sta caldi - disse a denti stretti facendo posto a Peter accanto a lui che tremava dal freddo 
- In effetti si, Sirius – osservò Mary - Ma forse un po’ troppo. Sei tutto rosso, sicuro di non avere la febbre? - gli chiese fingendosi apprensiva, ma sapendo perfettamente a cosa fosse dovuto quel rossore. Per tutta risposta, Sirius emise un grugnito e si concentrò a guardare male quei due di fronte a loro che ora sembravano leggermente imbarazzati.
- Sir - disse Peter piano - se non la smetti gli farai andare a fuoco il tavolo... - lo avvisò mentre il povero Frank cercava di risolvere la situazione ordinando Burrobirra per tutti e due per Sirius. 
 
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Dorcas si sentiva fuori luogo e imbarazzata più che mai. Sentiva gli occhi di Sirius addosso e, essendosi girata un paio di volte, aveva notato di aver finito ben due Burrobirre e stava sorseggiando la terza, senza distogliere mai lo sguardo da loro. 
- Non mi sembra molto felice di vederci – osservò Amos mentre cercava di evitare in tutti i modi il suo sguardo.
- Per Godric, Amos, mi dispiace davvero - si scusò la ragazza sinceramente costernata - Non ha senso che si comporti così - concluse dando voce ai suoi pensieri.
- A meno che... - iniziò Amos - A meno che non sia geloso, Dorcas - disse mentre pagava le due Burrobirre alla piccola Rosmerta, apprendista cameriera del Pub.
- Andiamo via di qui, Amos. Non mi piace questa situazione - disse Dorcas non sentendosi per niente tranquilla
- Come vuoi, Cas - acconsentì mentre si alzavano, ma poi si fermò - Ma prima – continuò - Diamogli qualcos’altro da guardare - concluse prendendola per un braccio e avvicinandosi al suo volto per baciarla. Non fece in tempo a respingerlo che qualcosa lo allontanò violentemente da lei, qualcosa che lo fece ritrovare a terra col naso sanguinante. 
- Amos! – urlò chinandosi su di lui per soccorrerlo, tamponandogli il viso con un tovagliolo - Ma che cos’hai nel cervello? - si voltò verso l’artefice di quel gancio ben assestato. Sirius se ne stava in piedi dietro di lei, con le nocche doloranti e uno sguardo colmo di trionfo, rabbia e ...dolore. Si rese conto di ciò che aveva fatto solo quando tutti i suoi amici si avvicinarono al ragazzo per dargli una mano. 
- Black, sei il solito buffone! – sbraitò Lily dando una mano al ragazzo ad alzarsi - Non riesci proprio a non essere un prepotente egoista, vero? - concluse facendolo sentire ridicolo per ciò che aveva appena fatto. Senza dire una parola, uscì velocemente dal locale; James fece per seguirlo ma venne bloccato da Dorcas. 
- No, James - lo fermò la ragazza decisa - Devo andarci io. Ci metto cinque minuti, aiutate Amos mentre sono via, per favore - James e Lily annuirono scambiandosi uno sguardo preoccupato.                     
 
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Dorcas uscì dai Tre Manici di Scopa con un diavolo per capello. Si era pentita, pentita di aver ascoltato il consiglio di James, perché si era rivelato essere un completo fallimento e ci era andata di mezzo una persona che non c’entrava davvero nulla, ed era arrabbiata con Sirius perché Lily aveva ragione, era un egoista. Lo vide appoggiato al muro che si massaggiava la mano con vigore, e non ci vide più.
- Sirius Black - urlò con tutta la forza che aveva in corpo facendo sobbalzare il ragazzo - Spiegami come diavolo ti è saltato in mente di fare una cosa del genere – Continuò con voce spezzata dalla rabbia.
- E tu spiegami – rimbeccò lui - Come ti salta in mente di uscire con qualcuno che conosci appena! È la prima volta e stava già cercando di baciarti senza che tu lo volessi! - disse cercando di respirare sentendo una morsa che continuava a stringergli il petto. 
- Che cosa? - strillò ancora in preda alla collera - Ma se tu quelle che conoscevi appena te le portavi a letto! - disse con le lacrime che ormai minacciavano di cadere insistenti. 
- Tu non sei mai stata come me, Cassie! Se permetti a qualcuno di far parte delle tue giornate è perché lo ritieni importante - rispose riversando tutti i suoi timori sulla ragazza, che lo fissava sconvolta dall’ira.
- E a te cosa importa? Tu dovresti esserne felice! Continui a ripetere che sono la tua più cara amica, bene, allora comportati da tale - disse abbassando il tono di voce e avvicinandosi a lui - Ma tu non lo hai mai fatto, dico bene Black? Chi vogliamo ancora prendere in giro? Noi non siamo mai stati amici, non lo saremo mai. Forse solo quando avevamo quattro anni! – urlò di nuovo causando una sorta di sguardo interrogativo nel ragazzo, che fu smontato prontamente da Dorcas.
- Le cose o non si capiscono quando sei stupido, o quando conviene non capirle, e tu stupido non lo sei affatto. Ho sempre provato qualcosa per te, e tu l’hai sempre saputo. Non è mai stato un segreto. Eppure non hai mai fatto un passo, e a me adesso non interessa sapere il motivo. Non m’interessa se è perché non ricambi e basta, se è per paura, se è per la tua famiglia e il tuo maledetto sangue. M’interessa solo che tu non l’abbia fatto, ma nonostante ciò continui a rivendicare una sorta di possesso nei miei confronti - disse ormai incapace di fermare tutto il rancore che si portava dietro da tanti anni, nonostante tutto il bene che volesse a quel ragazzo che adesso la guardava con occhi lucidi. Non piangeva spesso Sirius Black, tranne che con lei. 
- Mi dispiace - riuscì solo a sussurrare con voce roca tentando di avvicinarsi a lei, ma la ragazza si scostò.
- Non era mia intenzione ferirti Cassie, non lo è mai stata, ti prego, credimi. Non so nemmeno io perché mi comporto così, è tutto così confuso nella mia testa - disse guardandola con occhi sinceri, e lei comprese che stava dicendo la verità - Ma una cosa so per certo. Non potrei sopravvivere se ti perdessi - concluse con tono più serio che mai, guardandola intensamente per trasmetterle tutte le emozioni che provava, per farle capire che erano reali. 
- Allora, per favore, se non vuoi perdermi, cerca di capirti e prendi una decisione. Non ti sei comportato come un amico e tutt’ora non lo stai facendo, perché un amico ti può dare dei consigli, qualche accorgimento, non picchia le persone solo perché provano a baciare la sua “amica”! E non ne avevi il diritto, perché hai sempre fatto sempre e solo quello che volevi, e, per quanto mi potesse infastidire, non mi sono mai comportata in questo modo, mi sono sempre tenuta tutto dentro per non rovinare il nostro rapporto – continuò, riprendendo fiato tra le lacrime ormai copiose - E renditi conto di chi hai affianco, perché nessuno ti ha voluto bene più di me. Tu mi stai trattando come se tutto ti fosse dovuto - Sirius si sentì un verme nel vederla in quello stato. Ogni parola lo colpiva come una lama, perché aveva ragione, il suo atteggiamento era stato del tutto fuori luogo ed egoista. Era vero, lui era abituato alla sua presenza nella sua vita, ma non l’aveva mai data per scontata. Come aveva fatto a farla arrivare a questo?
- Perdonami, Cassie, ti prego - la supplicò mentre ancora singhiozzava. Voleva abbracciarla, ma aveva paura che questo l’avrebbe fatta stare ancora peggio.
- Ti ho perdonato tante cose – continuò la ragazza tremando - L’ho fatto perché per me averti accanto era più importante di tutto il resto, perché avrei capovolto il mondo pur di avere anche solo un tuo abbraccio, ma tu non lo capisci quanto dolore mi causi, non ti accorgi di niente, e avrei voluto che me ne avessi evitato anche solo una minima parte adesso che stavamo cercando di ricominciare - concluse asciugandosi le guance con la manica del mantello. Rimasero per un attimo in silenzio, mentre il calare del sole annunciava che era ormai ora di tornare al castello.
- Stanotte - disse Sirius, mentre la strada si popolava e tutti iniziavano a rientrare verso il castello - Raggiungimi nella stanza delle Necessità. È l’ultima cosa che ti chiedo, ti aspetterò lì. Puoi decidere di non venire e ti capirei se lo facessi, ma sento di doverti dire delle cose e ora non è il momento adatto - concluse indicando i ragazzi che cautamente si avvicinavano a loro, chiedendosi se era il caso di raggiungerli. La ragazza lo guardò ancora addolorata, per poi annuire. Dorcas si avvicinò ad Amos per controllare che fosse tutto a posto, mentre Sirius ancora scosso li guardava.
 
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Lily aveva assistito a tutta la sfuriata dell’amica e ne era stata molto fiera, finalmente Dorcas aveva detto una volta per tutte a Sirius che non potevano andare avanti così. Il moro decise di allontanarsi da solo in direzione della foresta, aveva bisogno di sbollire, e James supponeva che il miglior modo per farlo era trasformarsi nel suo alter ego canino, lontano da occhi indiscreti; Dorcas, invece, congedandosi imbarazzata dagli amici, si diresse verso il castello con un Amos sanguinante, profondamente dispiaciuta per quello che era successo.
Nonostante Lily fosse stata orgogliosa nel vedere la sua migliore amica tirar fuori le unghie, era ancora furiosa per quanto successo, ma cos’altro poteva aspettarsi da un piano di James Potter? Che stupida che era stata a poter pensare che fosse una buona idea.
- Sarai felice… - la rossa si rivolse sprezzante a Potter.
- In effetti lo sono Evans… - rispose sicuro - Sirius ha ammesso di essere geloso, non era forse quello che volevamo tutti? 
- E volevamo anche che il povero Amos si rompesse il setto nasale? - sputò lei sempre più arrabbiata, mentre gli amici, schierati attorno ai due, guardavano la scena, non sapendo se intervenire o meno.
- Beh si… - constatò James portandosi una mano dietro la nuca - Quello è stato un effetto collaterale…
- Effetto collaterale?! - esclamò istericamente Lily - E tu questo me lo chiami effetto collaterale?! Questo è un comportamento barbaro e quello strafottente del tuo migliore amico…
- Strafottenza?! - James la interruppe, iniziando ad innervosirsi - Secondo te Sirius ha fatto tutto questo per strafottenza, Evans? Secondo te lui non soffre a dover continuamente nascondere ogni straccio di sentimento che prova? Secondo te, in questo momento, non si sta leccando le ferite da qualche parte, perché sente di aver perso tutto? 
- Io non lo so ma… - cercò di continuare, stentando comunque a credere alle parole di James, pensando che difendesse solamente l’amico.
- Esatto, tu non lo sai, giudichi senza conoscerlo - concluse James furioso.
- Non ho bisogno di conoscerlo per notare che è soltanto un pallone gonfiato che ha bisogno di una ragazza per alimentare il suo ego… - la ragazza alzò nuovamente la voce.
- È corretto solo ciò che pensi tu, non è vero? – James urlò, per poi calmarsi leggermente e abbassare i toni – Lo sai Evans, sarai anche la strega più brillante della tua età ma sei così maledettamente cocciuta. Intelligenza è sapersi smuovere dalle proprie posizioni, anche quando di mezzo ci sono le persone a cui teniamo di più. Tu non capisci, e mi meraviglio del tuo comportamento... - disse James, quasi deluso.
- Hai ragione Potter… - mise fine a quello che sarebbe stato un ben articolato discorso - Non capisco e mai lo farò… - detto questo si voltò per incamminarsi lungo il ponte che la avrebbe ricondotta al castello.
James rimase lì a guardarla andare via, ferito, davvero dopo tutto questo tempo, dopo tutti i suoi sforzi, lei sembrava così convinta che non fosse cambiato, sapevano bene che quel discorso non riguardava solo Sirius e Dorcas, ma riguardava anche loro.
- James… - lo distrasse Marlene - Noi le parleremo, non prendertela…
- Ti ringrazio Lene, ma non penso possiate fare molto…
- Noi andiamo da lei… - disse Mary - Alice tu resta pure con Frank, non dobbiamo rovinare la giornata a tutti… - continuò la ragazza notando che Alice stava facendo un passo avanti per seguirle. 
 
 
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Lily camminava furiosa verso il castello, sembrava non notare neanche il vento gelido che le sferzava tra i capelli, voleva solo arrivare in camera sua e togliersi Potter dalla testa.
Stava quasi per varcare la soglia del cancello della scuola quando si sentì strattonare violentemente per un braccio e voltandosi si trovò davanti Mary e Marlene piuttosto affannate per la corsa fatta per raggiungerla
 
- Si può sapere cosa ti è preso? - chiese Mary cercando di riprendere aria. 
- Mi sembrava ci foste anche voi… - Lily riprese a camminare, tagliando corto, mentre la amiche le si accostavano ai lati seguendo il suo passo svelto.
- Si, purtroppo c’eravamo… - disse Marlene - E la tua reazione era decisamente fuori luogo.
- Non ci posso credere…-  le guardò sconvolta la rossa - Voi siete dalla sua parte.
- Lily noi non siamo dalla parte di nessuno… - obiettò Mary - Siamo solo delle amiche sincere, proprio come lo sei sempre stata tu con noi… - proseguì Mary dolcemente, che con la sua pacatezza, a differenza dell’irruenza di Marlene, sapeva sempre come rivolgersi a Lily.
La ragazza si fermò, cercando di placare la rabbia, facendosi strada verso l’ingresso del castello per ripararsi dal vento e per poi fermarsi davanti alle grandi scale principali.
- E’ solo che io non sopporto che qualcuno possa far del male a Dorcas… - disse Lily a mo’ di scuse, distogliendo lo sguardo dalle amiche.
- Lo so Lils… - le accarezzò i capelli Mary delicatamente - Ma James voleva solo aiutarla e penso che la reazione di Sirius, per quanto esagerata, fosse quello che tutti volevamo ottenere.
- Si, so che lui voleva aiutarla, dopo tutto anche io ero d’accordo con il piano… - asserì Lily, non potendo darle torto.
- E poi penso che Cassie sappia decisamente combattere le sue battaglie, a quanto ci ha dimostrato… - intervenne Marlene riferendosi alla scena di poco prima.
- Ne sono consapevole - convenne la rossa - E’ solo che quando si toccano le persone che amo perdo le staffe…
- Noi lo sappiamo bene… - le sorrise dolcemente Mary - E a quanto pare anche lui, no? Sono sicura che anche James capirà perfettamente.
Lily restò leggermente perplessa per le parole dell’amica, significava che doveva scusarsi con Potter? In quale universo parallelo stava vivendo se era giunta a questo? Non sapeva ancora bene cosa avrebbe fatto, solo Dorcas avrebbe potuto consigliarla sapientemente. 
- Vi va una partita a scacchi? -  chiese Marlene cercando di alleggerire un po’ la tensione.
- Voi andate pure, io penso che andrò in stanza, voglio stare un po’ sola… - rispose Lily rivolgendo un ultimo sorriso alle amiche prima di dar loro le spalle per rientrare nella calda e accogliente sala comune.
 

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Capitolo 8
*** Trying not to love you ***


'Cause trying not to love you, only goes so far
Trying not to need you, is tearing me apart
Can't see the silver lining, from down here on the floor
And I just keep on trying, but I don't know what for
'Cause trying not to love you
Only makes me love you more

 
 
Lily era seduta in stanza, stava provando a scrivere un maledettissimo saggio di erbologia, cercando di distrarsi, ma, neanche a dirlo, non era riuscita a buttar giù una parola di senso compiuto.
-Dorcas…- esclamò d’un tratto felice nel vedere l’amica rientrare in stanza, il trucco leggero di quella mattina sciolto sulle guance- Dove sei stata…- chiese dolcemente passandole un mano sul viso per pulirla.
-Sono stata fino ad ora con Amos, è stato molto comprensivo…-aggiunse tristemente, guardandosi le punte dei piedi.
-Cos’è che non vuoi dirmi Cassie… ti conosco...- disse notando che l’amica evitava il contatto diretto con lei.
-Lily non ti arrabbiare ma stasera vedrò Sirius…- la rossa stava per aprire la bocca per protestare ma Dorcas fu più veloce - Ho bisogno di capire, stasera potrebbe essere un nuovo inizio per noi…o un addio, ad ogni modo sarà un punto di svolta.
- Voglio solo che tu sia felice Cas…- concluse accarezzandole i capelli.
-Lo so Lils, ti prometto che farò di tutto per esserlo…- le sorrise -E a te com’è andata? – chiese Dorcas, dopo aver fatto un profondo sospiro sconsolato.
Lily la guardò titubante per un attimo, poi decise di raccontarle tutto, sperando che lei potesse darle il consiglio giusto, conoscendola meglio di chiunque altro.
-Lily…- inziò Cassie- James non c’entra niente con questa storia e tu lo sai…
-Si lo so…
-Allora perché te la sei presa con lui in questo modo? – chiese la bruna dolcemente.
-Io non lo so Cassie…- rispose lei, realmente confusa- So solo che ci sono dei momenti in cui sto davvero bene con James, penso sul serio che ci possa essere una minuscola possibilità di essere amici e altri, invece, lo vorrei strozzare…
-In passato ti avrei dato ragione, James era solito comportarsi come un bambino arrogante talvolta…- le diede atto Dorcas- Ma dall’inizio dell’anno non ha fatto assolutamente nulla per farti dubitare di lui. Io penso che tu stia solo cercando una scusa…
-Una scusa?!- chiese Lily stupita- E per cosa?
-Una scusa per sopprimere i sentimenti che provi per lui…- tentò Cassie, sapeva che Lily avrebbe dato di matto, ma doveva provare.
-Sentimenti? – esclamò con voce stridula, per poi abbassare leggermente i toni per evitare di perdere credibilità- Cassie non ricominciare, non ci sono sentimenti… mi dispiace solo di essermela presa con lui inutilmente. L’unico motivo per cui l’ho fatto è perché non potevo prendermela con Sirius e quindi ho rivolo la mia collera su di lui, nient’altro!
-Se lo dici tu…- troncò il discorso, sapeva che Lily avrebbe potuto negare fino alla morte, ma lei la conosceva bene e non aveva bisogno di sue conferme- Devo andare Lils, ero venuta solo a prendere un mantello…- continuò lei sapendo che la discussione non sarebbe continuata e notando che ormai era ora di andare incontro al suo destino.
-Fatti valere Cas…- disse Lily facendola sorridere prima di uscire dalla stanza.
 
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Dorcas uscì dalla stanza, tormentata dall’ansia, sentiva di avere un peso sul torace che non la faceva respirare bene.
Era così sovrappensiero che non notò neanche la presenza di James, e dei restanti due malandrini, in sala comune.
-Dorcas…- la richiamò il ragazzo costringendola a voltarsi.
-Oh ciao James, scusa non ti avevo visto…- commentò distrattamente.
-Stai andando da lui vero? - chiese il ragazzo speranzoso, felice nel ricevere un cenno a conferma della sua domanda.
-E tu cosa diamine ci fai qui James? – domandò squadrando il ragazzo accasciato sul divano.
-Se ti riferisce a Lily, penso che in questo momento se osassi avvicinarmi a lei mi schianterebbe in pochi secondi…
-Sai Potter…- si finse delusa – Ti facevo meno arrendevole, evidentemente mi sbagliavo…- lo stuzzicò lei, per poi incamminarsi verso il ritratto, lasciando James lì confuso.
Il ragazzo continuava a guardare le scale che portavano al dormitorio delle ragazze, sapeva che Lily era sola in stanza, ma come poteva raggiungerla per parlare? Avrebbe potuto mandarle un gufo, ma probabilmente non sarebbe mai scesa, ne’ tantomeno lo avrebbe fatto se avesse mandato qualche ragazza a chiamarla.
Se solo il suo animagus fosse stato un utile volatile in questo momento…ma certo, come aveva potuto non pensarci, volare era il suo forte.
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Lily aveva completamente abbandonato i vani tentativi di studio e aveva iniziato a mettere apposto qualche oggetto qua e là, sperando che in questo modo avrebbe potuto riordinare anche i suoi pensieri e trovare una soluzione, che, possibilmente, comportasse il non dover chiedere scusa a James Potter. Era troppo orgogliosa per farlo, avrebbe potuto semplicemente far finta di niente sperando che le cose tornassero normali, certo non era un comportamento maturo ma era meglio del doversi scusare.
Fermandosi un momento dal suo frenetico riordinare, si era guardata allo specchio, sciogliendosi la crocchia disordinata, che era solita portare mentre studiava, e ravvivandosi leggermente i lunghi capelli.
“Coraggio Lily, non puoi davvero pensare che sia un comportamento corretto…” – disse al suo riflesso nello specchio, cercando supporto, quando venne riscossa da dei leggeri colpi che la fecero trasalire.
Si girò intorno cercando di capirne la provenienza e quasi le venne un colpo quando notò un ragazzo aggrappato al davanzale della sua finestra.
James era lì, i capelli mossi dal vento gli andavano dritti davanti agli occhiali, leggermente storti. Era in sella alla sua scopa, che cercava di governare nonostante il vento fortissimo. Lily a quella scena non poté trattenere un leggero sorriso, seguito all’attimo di smarrimento iniziale. Lui era lì, lì per lei, avrebbe fatto di tutto per riuscire a parlarle.
Si diresse verso le finestra con estrema calma, non avrebbe mai dato a vedere che era felice che lui avesse compiuto un gesto talmente tanto sconsiderato.
Aprì leggermente la finestra, che si spalancò più del dovuto per una forte raffica di vento, che fece oscillare leggermente James, ancora saldamente aggrappato al davanzale di marmo.
-Potter… – esclamò - Vuoi che la McGranitt incanti anche le finestre del dormitorio femminile? - continuò poi addolcendosi leggermente.
James la guardava preoccupato senza parlare, temeva che fosse ancora furiosa e che potesse scaraventarlo giù dalla torre, così quando vide la ragazza spostarsi leggermente per lasciarlo entrare esalò un sospiro di sollievo, volando agilmente attraverso la stretta apertura.
Scese abilmente dalla scopa, godendosi quel fresco profumo di pulito e caramello che regnava nel dormitorio delle ragazze, a differenza del loro che sapeva di tutt’altro. Posò la scopa in un angolo cercando di iniziare quel discorso che aveva tante volte provato nella sua mente mentre volava verso Lily. La ragazza, nel frattempo, si era seduta imbarazzata sul letto e guardava da tutt’altra parte.
-Senti Evans…
-Ascolta Potter…
Esclamarono i due ragazzi all’unisono, bloccandosi entrambi, ridendo leggermente. Lily gli fece segno con la mano di iniziare a parlare.
-Le cose oggi non dovevano andare così…la prima volta con te ad Hogsmeade non doveva andare così… – lei stava per ribattere così lui continuò – Si lo so, lo so, non era un appuntamento e non eravamo soli ma per me era ugualmente importante e volevo rendere tutto perfetto, invece… – si fermò vedendo l’espressione triste della ragazza – E’ solo Sirius è come un fratello per me e quando si tratta di lui io non ragiono…
-Hai ragione…- interruppe lei, ma il ragazzo non parve ascoltarla.
- Ti prego Lily lasciami finire - disse non badando alle sue parole per poi capire cosa aveva detto- Aspetta! Io cosa?!
-Hai ragione Potter… -  ripeté calma- Non farmelo ripetere una terza volta.
James si grattò la testa confuso, era andato lì pronto a sentire una sfuriata di Lily su quanto lui fosse immaturo ed egoista, sicuramente non si sarebbe mai potuto aspettare questo. Si sedette accanto a lei sul letto, sperando di non essere incenerito e quando lei non lo fece la invitò a spiegarsi meglio.
Lily, dal canto suo, sentendo le sue scuse, si era sentita una vera idiota. Lui, che non aveva fatto nulla di male, se non assecondare il suo piano per aiutare la sua migliore amica, la guardava con quei suoi due occhioni da cerbiatto, scusandosi pur non dovendo farlo e lei si era fatta tutti quei problemi. Chi era stato il bambino tra i due ora?
-Io so di aver esagerato… - continuò lei il difficile discorso- E’ solo che si tratta di Dorcas. Lei è la mia famiglia, è la sorella che non ho mai avuto, la mia migliore amica e… quando si parla di lei io divento iperprotettiva…so che non è colpa tua, solo che tu eri lì e me la sono presa con te per non prendermela con me stessa. Sono io che l’ho spinta a farlo, lei sapeva che non era una buona idea, se le si spezzerà il cuore sarà tutta colpa mia, non tua…
-Lily… - disse lui piano, chiamarla per nome le uscì cosi spontaneo, non ci fece neanche caso- Queste sono cose che fanno parte della vita e tu non puoi evitarlo.
-Si lo so…-  asserì tristemente- Solo che lei è la persone migliore che io conosca, lei è così…buona, io non voglio che qualcuno se ne approfitti.
-Dorcas è tutto questo…-  confermò James -Lei è una persona che ama con tutta se stessa, però sa quando è il momento di lasciar la presa ed imporsi.
Lily annuì in segno di approvazione alle parole di James.
-Sai Evans? Tu e Sirius siete così maledettamente simili…
“Io e Black?!” – proferì con voce stridula dovuto allo shock di quell’affermazione.
-Non si direbbe mai, vero? – ironizzò James- Eppure è così! Entrambi così cocciuti ed ostinati, tanto da sembrare freddi a volte, invece…
“Invece?!”
“Invece quando si tratta delle persone a cui tenete sareste capaci di prendere a pugni chiunque si avvicini a loro…” -continuò il ragazzo riferendosi a Sirius – Oppure di incenerire chiunque abbia provato a ferirle…- questo era ovviamente riferito a lei – Insomma sareste capace di tutto, per loro.
-Già…-  rispose lei, sorridendo in un primo momento, per poi incupirsi di nuovo pensando al suo scatto di ira.
-Non è forse questo che vi rende così maledettamente speciali? - chiese il ragazzo facendole rialzare lo sguardo brillante- Ogni vostra attenzione va guadagnata, ogni piccolo passo va sudato, come ogni metro conquistato in una difficoltosa scalata…- Lily sembrava confusa dalle sue parole- Però poi, quando arrivi in cima, la vista è magnifica. A quel punto pensi: si! Ne è valsa la pena- concluse lui con un sorriso stampato in faccia e guardandola fissa negli occhi, non preoccupandosi del rossore sulle guance, e scostandole leggermente i capelli dal viso.
-Grazie…per essere venuto…per aver messo da parte l’orgoglio… – affermò lei, sinceramente colpita.
-Non c’è niente che io non farei per te, niente! – ribattè sicuro – E’ ora che tu lo capisca Evans.
-Penso che sto iniziando a capire… - rispose lei – Amici? - gli porse una mano, in segno di tregua.
-Ne sarei onorato… - esclamò felice, stringendole la mano.
-Lily ci sei… - urlò una voce proveniente dalla porta, facendoli scostare velocemente l’uno dall’altro.
-Oh scusate, io non volevo interrompere niente… - si affrettò ad aggiungere Marlene, non potendo trattenere un sorrisetto.
-Tranquilla Lene… - rispose subito James, togliendo Lily dall’imbarazzo – Io stavo per andare…- si alzò velocemente dal letto e recuperò la scopa poggiata nell’angolo.
-Puoi usare le scale adesso Potter… - puntualizzò Lily divertita – Non penso ci siano problemi a scendere…
-Evans… - la guardò lui con sguardo malandrino- Vuoi togliermi tutto il divertimento? – aggiunse aprendo la finestra e salendo sopra la scopa.
-Sei incredibile Potter…-  disse la ragazza, incrociando le braccia al petto e guardandolo rassegnata, per poi avvicinarsi a lui in modo che Marlene non sentisse – Inizio a pensare che tu lo sia davvero…- detto questo gli poggiò un lieve bacio sulla guancia, che lo fece arrossire fin sopra alle orecchie, non era certo da lui.
“PER GODRIC, IL CAPITANO CHE ARROSISCE…” - urlò Marlene, felice nel metterlo in imbarazzo come tanto lui amava fare con tutti.
“McKinnon sei non chiudi il becco passerai tutto il campionato in panchina!  - esclamò lui, prima di lasciare un ultimo sorriso a Lily e volare via.
- Quello era un bacio Lily Evans, non negare! - esclamò subito la ragazza.
- Lene, era un bacio sulla guancia, nulla di più! - specificò subito lei- Siamo solo amici.
Marlene non credeva ad una sola parola, ma non c’era nulla di male nel lasciare che Lily e giungesse da sola alle sue conclusioni.
 
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22 giugno 1977
Faceva freddo per essere un giorno d’estate. Faceva freddo e potevi percepire l’umidità fino a dentro le ossa, specialmente in quella casa. Il numero 13 di Grimmauld Place era spettacolare per chiunque ci entrasse. Perfetto, ogni cosa al proprio posto, elegante. I quadri dei loro antenati Purosangue sfoggiati lungo tutto il corridoio, erano un enorme vanto per la famiglia Black, insieme all’arazzo posto in salotto dov’era rappresentata tutta la dinastia. Quei tre buchi neri presenti su di esso erano un colpo nell’occhio per chi osservava, ma Sirius, Alphard e Andromeda erano ormai diventati una vergogna per quella famiglia, indegni di essere posti sotto la scritta “toujours pur”. Ed era lì che intanto, sedeva proprio Sirius Black, convocato dal padre Orion insieme al fratello Regulus. Sedevano tutti e tre sulle sedie nere d’ebano lucenti, gli sguardi colmi d’odio e risentimento.
- Allora - cominciò Sirius ormai stanco di respirare ancora quell’aria carica di tensione - Mi spieghi perché mi hai fatto venire qui, di grazia? - chiese a denti stretti.
- Mamma non voleva che ci incontrassimo qui - rispose Regulus con voce tremante guardando per la prima volta negli occhi grigi del fratello.
- Credimi, per la prima volta io e quella donna siamo d’accordo - replicò Sirius acido, fulminando il fratello - che cosa vuoi, papà?
- Il Signore Oscuro sta acquisendo ogni giorno più potere, e ciò che ovviamente lo fortifica è reclutare seguaci - iniziò il vecchio Orion mentre si riempiva un grosso bicchiere di whiskey - naturalmente questa famiglia ha sempre sostenuto l’idea della purezza di sangue e, quindi, anche le idee del Signore Oscuro stesso. Crediamo ci sia bisogno di una bella ripulita nel mondo magico - concluse sorridendo beffardo a Sirius, che scattò rapidamente in piedi dalla sua sedia impugnando la bacchetta.
- Oh, e cosa vuoi? - chiese sarcastico - ripetermi ancora che non sono degno, che sto infangando il nome della mia famiglia? O cosa, vuoi riprendere a picchiarmi come facevi quando ero solo un bambino? Bene, fatti avanti, non aspetto altro. D’altronde perché non supportare un mondo dove le persone vengono torturate o uccise se hanno un’idea diversa dalla tua? - sputò con tutta la rabbia che aveva in corpo.
- Puoi ancora redimerti, Sirius. Ti uccideranno se non passerai di nuovo dalla parte giusta. Sarai solo una delle altre persone da eliminare, insieme a quei tre maledetti traditori che ti porti dietro! - urlò il più piccolo dei Black, ormai scaldandosi anche lui.
- Redimermi?! Tu non ti preoccupi per me. - disse Sirius ridendo amaramente - tu ti preoccupi che una persona della tua famiglia sia dalla parte di quelli da eliminare. Che disonore, davanti al Signore Oscuro. Quello che ho detto quando sono andato via da qui, lo ripeto. - esclamò dirigendosi verso l’uscita - sono io a vergognarmi di voi. - concluse. In quel momento Orion raggiunse il figlio che camminava a passo svelto verso il corridoio e lo agguantò per la manica della giacca.
- Stai attento a chi ti porti dietro in questa guerra - lo minacciò il padre, i grossi baffi vibrarono dall’ira - potrebbero non andarci di mezzo solo i mezzosangue. - disse provocando per la prima volta in Sirius un fremito di paura.
- E questo cosa dovrebbe significare? - chiese il ragazzo strattonando il suo cappotto per toglierlo dalla presa del padre.
- Chiunque tradisca il proprio sangue puro, rischia la vita. - concluse Orion sapendo di aver toccato il punto debole di Sirius - finirai per far ammazzare anche quella stupida ragazzina che ti appoggia qualsiasi cosa tu faccia - sputò l’uomo prima di chiudere la porta in faccia al maggiore dei suoi figli, lasciandolo col terrore negli occhi e il dolore che lo attanagliava.
 
C’era un solo posto dove poteva andare, dopo aver avuto una delle tante liti con la sua famiglia. Un solo posto dove si sarebbe sentito sicuro, e dove per un po’ le sue preoccupazioni sarebbero cessate. Ed era casa di Dorcas Meadowes. Non aveva niente a che fare con casa sua, l’aria era molto meno pesante e tiepida, il giardino colmo di fiori colorati che ormai stavano sbocciando, e la caratteristica pianta di rose blu di cui Dorcas si curava da quando era una bambina. Sirius si sentì più leggero solo a guardarle, così si avvicinó alla porta. I suoi genitori erano da poco partiti per qualche giorno per andare a trovare i suoi zii in Francia, e Dorcas sbadatamente, come altre mille volte aveva dimenticato di chiudere a chiave la porta. Sirius la vide dalla finestra poco più vicina, mentre, con la radio sintonizzata su RNS a tutto volume, si accingeva a preparare qualcosa di dolce da mangiare per quella sera. Decise quindi di entrare, curandosi di chiudere bene la porta per poi appoggiarsi ad essa a braccia conserte. Aspettava che lei si accorgesse che era entrato, ma gli scappò da ridere quando Dorcas fece per spaccare un uovo, ma questo le cadde insieme a tutto il guscio all’interno della ciotola. Nonostante Dorcas avesse riconosciuto quella familiare risata simile ad un latrato, non potè fare a meno di sobbalzare rischiando di arrecare altri danni alla povera cucina.
- Sirius! - esclamó portandosi una mano al petto - Merlino, potevi avvisarmi in qualche modo!
- E perdermi questa scena esilarante? Non se ne parla - disse avvicinandosi a lei per abbracciarla.
- Co-me hai fatto ad entrare? - chiese stringendolo dolcemente a se’ e sporcandolo leggermente di farina.
- Con il tuo solito vizio di fidarti così tanto delle persone da non chiudere nemmeno la porta di casa - rispose guardandola con uno sguardo divertito ma di rimprovero - Davvero, Cassie, non puoi dimenticartene sempre. Di questi tempi, poi... - concluse rabbuiandosi nuovamente.
- Sono certa che i Mangiamorte non si lascerebbero scoraggiare da una porta chiusa, Sirius. Ma hai ragione...solo che sono così abituata alla tranquillità di questo quartiere che non mi capacito della situazione assurda che stiamo vivendo - asserì leggermente turbata - Come mai non sei con James? - chiese poi curiosa, cercando di rimediare a quello che aveva appena combinato in quella ciotola.
- Sono stato dai miei - ammise, scuotendosi la giacca per poi toglierla e appoggiarla sulla sedia più vicina.
- Oh. - esclamò la ragazza sapendo che ciò non preannunciava niente di buono - E?
- E volevano convincermi a stare dalla loro parte. Mio padre...mi ha detto di stare attento anche alle persone a cui tengo. Forse non saremo i primi sulla lista, ma sicuramente ci siamo - disse Sirius tenendo i pugni stretti e fissandola preoccupato. Non aveva il coraggio di dirgli che il padre sosteneva che avrebbe messo in pericolo anche lei, ancora di più.
- Sirius, noi sappiamo per cosa combattiamo. Sappiamo dall’inizio cosa e chi proteggere, e tutti i rischi che corriamo. Lui sta cercando di farti sentire responsabile per spingerti ad allontanare le persone a cui tieni, così da rimanere da solo con la speranza che tu possa cambiare idea -  cercò di consolarlo la ragazza accarezzandogli le guance dolcemente, che al suo tocco si rilassarono.
- Non voglio più parlarne ora, Cas - disse sedendosi sulla poltrona rosso fuoco di casa Meadowes - posso restare, solo per un po’?
- Puoi restare quanto vuoi. Possiamo cenare insieme, bere qualcosa dalla vecchia riserva di mio padre, giocare a SparaSchiocco o a scacchi o… - disse appoggiandosi accanto a lui e sorridendogli comprensiva.
- Fare sesso. - scherzò il ragazzo aspettandosi una cuscinata, che arrivò subito dopo.
- Sei il solito idiota, Black - disse alzandosi per andare a finire di preparare - E vieni a darmi una mano! - urlò facendo scattare Sirius che prontamente la seguì.
 
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La mattina dopo quel giorno, Sirius aprì gli occhi con enorme fatica. Ne aveva prese di sbronze prima d’ora, eppure quella volta ci era rimasto davvero sotto, forse anche a causa del suo stato d’animo. Si giró e alla sua sinistra fu sorpreso di trovare la schiena nuda di Dorcas, che ancora dormiva profondamente. Di colpo gli tornarono in mente tutte le immagini di quella sera. Avevamo parlato fino a tardi, fatto numerose partite a scacchi magici dove per ogni volta che uno dei due vinceva, bisognava bere un bicchiere di Whiskey Incendiario. Non ricordava come fossero arrivati a quel punto, ma ricordava bene i dettagli. Ricordava i baci di Dorcas, le loro lingue che si cercavano in un gesto che aspettavano entrambi da tanto tempo. Ricordava le labbra che scendevano in posti che lui non avrebbe mai pensato di vedere della sua migliore amica, la ragazza con cui era cresciuto. E infine ricordava perfettamente il momento in cui era dentro di lei, i suoi sospiri e le mani che fremevano mentre cercavano le sue. Era stato bellissimo, diverso, diverso come quando senti di appartenere davvero a qualcuno. Si bloccó a quel pensiero. Dorcas era stata sua, esclusivamente e per la prima volta. E improvvisamente tutte quelle sensazioni gli tolsero il respiro, ma non ci riuscì, quel giorno, ad identificarle come positive. Gli risuonarono in testa le parole di suo padre, e ora più che mai si rese conto che era vero, che Dorcas lo avrebbe seguito in capo al mondo e gli sarebbe stato accanto in tutto e per tutto. Si sentiva un vile, perché continuava a starle accanto nonostante la stesse mettendo in pericolo, perché era cosciente del fatto che lei provasse qualcosa per lui e cosa più importante, perché lui non era in grado di provare quei sentimenti. Non ne era all’altezza e ne era totalmente e irrimediabilmente spaventato. Perché chi diceva di amarlo, gli aveva sempre e solo inflitto sofferenze e nonostante lui fosse così diverso, sapeva che la mela non cade mai troppo lontana dall’albero.
-  Sirius - lo chiamó con voce roca la ragazza che si era svegliata, ridestandolo da suoi pensieri.
- Dorcas - rispose Sirius con insolita noncuranza - Alla fine la serata si è conclusa come ti avevo predetto! - esclamó ridendo in modo falso. La mora si accorse subito del cambiamento d’umore, e in un primo momento ne rimase confusa.
- Noi abbiamo... - tentó di ricordare - noi abbiamo fatto... - disse guardando il suo corpo nudo avvolto dalle lenzuola e poi quello accanto a lei, arrossendo violentemente.
- Si...James ci avrebbe scommesso, sai? Comunque sia bella serata, Cas, grazie mille per tutto. - cercó di congedarsi velocemente.
- Che ti prende, Sir? - chiese allarmata, dopotutto era lei che aveva provato sensazioni del tutto nuove e avrebbe dovuto essere scossa.
- Niente, è che di solito non resto mai il giorno dopo aver fatto sesso con qualcuno. Fa parte del mio fascino. - rispose in modo da sembrare simpatico, ma era freddo mentre cercava di non guardare i suoi occhi feriti
- Sirius, ma stai scherzando vero? È un modo per alimentare il tuo ego, devo forse chiederti di restare in ginocchio? - disse sarcasticamente fissandolo incredula.
- Quello ti renderebbe uguale a tutte le altre, e tu non lo sei. - ostentó un’estrema arroganza anche mentre cercava di rassicurarla - Ma il mio modo di agire in questo caso non cambia. - concluse dopo essersi vestito in fretta e aver preso le ultime cose, per poi precipitarsi giù dalle scale.
- Sirius - lo chiamó a gran voce alzandosi dal letto e mettendosi velocemente un accappatoio addosso - non fare la parte del presuntuoso arrogante con me, lo sai che non attacca. E non hai il diritto di trattarmi così. Io sono scossa quanto te!
- Non voglio rovinare tutto tra di noi, Cas. - disse girandosi per la prima volta a guardarla negli occhi. Sapeva già cosa stava per accadere, sapeva che in quel momento lo odiava con tutte le sue forze.
- Come no. Non lo stai già facendo? - gli urló tenendosi le braccia strette al corpo.
- Non capisci. Sto cercando di proteggerti!
- Mi stai lasciando da sola a fare i conti con una cosa che dovremmo affrontare assieme. E che non dovrebbe nemmeno causarli, tutti questi problemi! - disse sporgendosi verso di lui per cercare di trattenerlo.
- Cassie, non posso. Devo andare...ti prego, non ora... - la ragazza lo lasció notando che aveva uno sguardo quasi spaventato, ma ciò non le impedì di rivolgergli un’occhiata colma di risentimento. Dorcas rimase sulla porta guardandolo andare via, aveva mille domande in testa e non riusciva a trovare una sola motivazione per quel comportamento. Sbattè la porta per poi accasciarsi con le spalle premute sulla sua superficie e lasciarsi andare in un pianto liberatorio che aveva trattenuto fino a quel momento.
 
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Erano passati mesi ormai da quel giorno, eppure quella restava una ferita ancora fresca, non importa quanto avessero cercato di far finta di niente all’inizio del loro ultimo anno ad Hogwarts. C’era una crepa profonda ormai nel loro rapporto, e in quel momento dovevano decidere se mettersi d’impegno ed aggiustarla oppure lasciare che mandasse tutto all’aria definitivamente. Sirius era già all’interno della Stanza delle Necessità, mentre ripeteva bene in mente il discorso che aveva preparato cercando di non tralasciare niente. Quando ebbe finito di ripeterlo e correggersi per la terza volta, vide Dorcas entrare, coperta fino ai piedi da un mantello verde bottiglia e con un’espressione davvero stanca.
- Sei venuta - disse Sirius più a se’ stesso che a lei, mentre la guardava quasi incredulo. Lei annuì solamente, togliendosi il mantello e guardandosi attorno. Le pareti erano di un tenue blu cobalto, suo colore preferito, e c’erano piccoli vasi agli angoli della stanza che contenevano svariati fiori bianchi. Due grandi puffi erano posizionati ai loro piedi, per permettere loro di sedersi. Era abbastanza spoglia, poichè a Dorcas non piaceva il caos, e per questo le infondeva molta tranquillità, nonostante si trattasse di una situazione tutt’altro che pacifica.
- Hai voluto tu che fosse così? - gli chiese, ancora guardandosi attorno piacevolmente sorpresa.
- Beh, da qualche parte dovevo pur iniziare a farmi perdonare - disse mostrando per la prima volta un piccolo sorriso. I due ragazzi si sedettero, trovando una leggera difficoltà a trovare l’equilibrio. Dorcas si chiese perché i puffi invece di sedie comuni, ma decise di non fare ulteriori domande per permettere a lui di parlare.
- Dorcas... - iniziò lui - Sono stato uno stronzo – affermò poi rimanendo zitto per qualche secondo.
- E mi hai fatta venire qui per comunicarmi questa tua incredibile scoperta? - disse sarcasticamente, impaziente di sapere cosa avesse da dire.
- In un certo senso, sì. - disse il ragazzo guardando in basso - lo sono stato quando quel giorno ho deciso di andarmene e non restare con te. So di averti ferita, e non ho scusanti per il mio atteggiamento. Non so nemmeno come tu abbia fatto a rivolgermi ancora la parola come se niente fosse, e lì ho capito quanto era forte il tuo affetto nei miei confronti. - si fermó prendendo aria, il cuore gli batteva a mille, ma in quel momento prese maggiore sicurezza - tu hai sempre saputo quanto io sia spaventato, quanto abbia sempre respinto qualsiasi tipo di coinvolgimento emotivo per paura di tornare ad essere quel ragazzino che piangeva in soffitta. Quel ragazzino che ha imparato a fidarsi di nuovo di qualcuno solo ed esclusivamente grazie a te. So che senza di te non avrei nemmeno stretto così tanto con i ragazzi, se non mi avessi insegnato che voler bene a qualcuno non significa necessariamente farsi del male. - riprese fiato, mentre Dorcas aspettava paziente, colpita da quelle parole nel profondo e con un’espressione decisamente più addolcita.
- Ho sempre creduto di non meritare che tu provassi dei sentimenti per me, ed ho cercato di respingerli non perché non li apprezzassi, ma per proteggere te. Fu mio padre a suggerirmi di farlo, facendomi capire che la vendetta della mia famiglia per non aver scelto di stare dalla parte di Voldemort, si sarebbe riversata su tutte le persone che amavo. Ma so di aver sbagliato, perché non ho fatto altro che peggiorare le cose e causarti ancora più dolore, anche perché per quanto ci provassi mi era impossibile restarti lontano - ammise passandosi una mano tra i capelli. Si avvicinó alla ragazza e le prese la mano, sentendosi incoraggiato nel momento in cui lei non la spostó.
- Non posso prometterti che sará sempre facile. Ma dopo ciò che è successo con Amos, io ho capito che non posso e non voglio perderti. Ho capito che voglio rischiare tutto per te, che posso proteggerti non allontanandoti, ma combattendo per te e accanto a te. Ho capito che non voglio che nessuno ti tocchi, che nessuno ti baci, a parte me. Non sono bravo a dare un nome ai sentimenti, quindi non lo farò. So solo che ho passato tutta la mia vita cercando di chiamare “casa” un qualsiasi posto mi facesse sentire al sicuro, che non mi facesse sentire disprezzato come accadeva a Grimmauld Place ed ho anche pensato che casa di James fosse ormai diventata quella che a tutti gli effetti era casa mia. E lo è, materialmente parlando. Ma c’è un solo momento, un solo posto, in cui io mi sento completamente e sinceramente amato, tranquillo e al sicuro. Ed è vicino a te. Sei tu la mia casa, Dorcas. - concluse, per poi guardare in basso e sperare in una risposta positiva della ragazza.
- Sei davvero pronto a tutto questo, Sirius? Perché per quanto io sia estremamente felice di quello che mi stai dicendo, devo prima sapere questo. Perché significa impegno, significa rendermi partecipe ogni volta che sarai spaventato, significa non scappare, affrontare tutto insieme. So quanto ti è costato metterti a nudo in questo modo, e non ti sto chiedendo di cambiare, perché è questa la persona che ho scelto da sempre ormai. Ma devi dimostrarmelo, perché nonostante questo... ho ancora paura di svegliarmi un giorno e realizzare che te ne sei andato. - ammise guardandolo tremante, mentre lui abbassava lo sguardo.
- Lo so. Per questo ho intenzione di dimostrartelo ogni giorno, se me lo permetterai, da oggi fino a che tu lo vorrai. Non vado da nessuna parte - disse sicuro, stringendo ancora di più le sue mani per trasmetterle l’intensità di tutto quello che provava.
- Ok… - annuì la ragazza. Piombarono in qualche secondo di silenzio, mentre elaboravano tutto ciò che era successo in quel momento.
- Ok? Dov’è la scena in cui tu alla fine mi salti addosso e ci scambiamo un bacio mozzafiato? - disse, tentando di smorzare la tensione e ovviamente, sperando che accadesse. Per la prima volta in quella giornata assurda, Dorcas scoppió a ridere, scaricando la tensione mentre l’intensità di quelle parole appena dette la colpì, facendola sentire il più felice possibile, dopo aver espresso i suoi timori.
- È così che te l’eri immaginata? - chiese ancora ridendo, avvicinandosi a lui.
- Beh, sì. Insomma, ho provato questo discorso un milione di volte cercando di apparire il meno disperato possibile, so di non esserci riuscito, ma mi sta bene così. Dovresti proprio esserne fiera. - disse sorridendole, ritornando alla sua solita espressione di sempre.
- Lo sono, Black  - ammise, sorridendo a sua volta. Fu un attimo e quel momento che entrambi attesero per molto tempo, si avveró. Sirius poggió le sue labbra su quelle di Dorcas delicatamente, con il piccolo timore che lei potesse ritrarsi. Ma così non fu, la ragazza ricambió il bacio, schiudendo le labbra e spostandosi di più verso di lui, appoggiando le mani sul suo petto. Le labbra di Sirius si muovevano urgenti, fameliche, mentre quelle di Dorcas erano gentili e pacate. Si completavano anche in questo, loro due. Continuarono a baciarsi, mentre Sirius stringeva di più a se’ la ragazza accarezzandole la schiena e i fianchi, sorridendo mentre la sentì rabbrividire, capendo che si stava lasciando andare esattamente come lui. La teneva stretta a sè come se ne valesse della sua vita, mentre il terrore di perderla che in quei giorni aveva preso il sopravvento ad ogni suo tocco si attenuava. Continuarono per un po’, alternando baci profondi dove persino le loro lingue sembravano abbracciarsi, a baci più dolci, approfittandone per sorridersi felici.
- Non sto sognando, vero? - chiese il ragazzo ancora ad occhi chiusi, lasciandosi inebriare dal profumo di Dorcas così vicina.
- Merlino, Black, sei proprio una ragazzina. Se ti sentisse James... - lo prese in giro la mora, poggiando la testa sulla sua spalla
- Ehi, guarda che James mentre ero qui ad aspettarti, ha dato in escandescenze attraverso il nostro specchio gemello per un bacio sulla guancia della Evans. Non può proprio dirmi nulla! - disse intrecciando la sua mano con quella di Dorcas, per poi poggiarci su un piccolo bacio.
- Cosa?! Davvero?! Dobbiamo tornare in Sala Comune e farci raccontare tutto!
- Si, decisamente credo sia il caso. Dopo tutto questo tempo potrebbero pensare tu mi abbia ucciso, o, nel migliore dei casi... – esclamò vagamente, lasciando intendere la fine della frase con un sorriso malandrino.
- A proposito, Black. - disse minacciosa, tenendogli la mano mentre uscivano dalla Stanza delle Necessità.
- Cosa? - chiese allarmato avendo sempre temuto quel tono da parte della ragazza.
- Dal momento in cui, a quanto pare, stiamo iniziando a frequentarci mi sembra scontato dirti che sono vietate le tue solite scappatelle. – precisò Dorcas guardandolo tra il serio e il divertito, sapeva in cuor suo che non l’avrebbe fatto, ma sentirselo dire l’avrebbe fatta sentire più sicura riguardo il nuovo rapporto che si stava creando tra loro.
- Dorcas - si fermó guardandola intensamente, assumendo un’espressione seria - È da quando ho iniziato a capire di provare qualcosa per te che non ho più avuto nessuna storiella da una notte, figurati se lo faccio adesso. Ti corteggerò in modo talmente spietato e insisterò finché non entrerà in quella bellissima testolina che voglio te e nessun’altra. E sono pronto a dimostrarlo - concluse con fare profondo, passandole un braccio attorno alle spalle. Dorcas sorrise a quelle parole, sentendosi rincuorata e non credendo a ciò che le stava succedendo.
- Ah e ...un’ altra cosa. - aggiunse non potendo fare a meno di ridere all’espressione nuovamente spaventata di Sirius.
- Dimmi.
- Perché i puffi, nella stanza? - chiese curiosa, facendo rilassare il ragazzo che era compiaciuto della sua idea geniale.
- Perché è difficile rialzarsi da quei così. Avevo meno possibilità che tu potessi scappare. - asserì con tono molto serio, facendo ridere la ragazza che scosse la testa. Non sarebbe cambiato mai.
- E ora assaliamo i futuri signori Potter, devono darci delle spiegazioni. - concluse Sirius entrando in Sala Comune attraverso il ritratto, con una mano attorno alle spalle di Dorcas e il sorriso stampato sul volto.

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Capitolo 9
*** But if the world was ending ***


Ragazze, ci scusiamo immensamente per aver abbandonato per un po’ questa storia che amiamo immensamente. La nostra vita è stata piena di turbolenze, nonostante ciò spero che tutte voi abbiate ancora voglia di sapere cosa succede ai nostri malandrini. Troverete qualche citazione presa in prestito.
Buona lettura!
 
 
 
 
 
 
 
 
But if the world was ending
You'd come over, right?
You'd come over and you'd stay the night
Would you love me for the hell of it?
All our fears would be irrelevant

 
 
 
 
 
 
 
Lumacorno entrò sorridendo sotto i baffi da tricheco e si posizionò dietro la cattedra, aspettando che i ragazzi prendessero posto.
Sul tavolo si trovava un enorme calderone con un contenuto non ancora identificato al suo interno, il professore lo guardava soddisfatto mentre faceva segno agli studenti di avvicinarsi per osservaro meglio.
-Buongiorno, miei cari - li accolse guardandoli uno ad uno - Questo non fa parte della lezione ma è un preparato per il Ministero…mi chiedevo se qualcuno di voi sapesse dirmi di cosa si tratta…
Le mani di Severus e di Lily saettarono immediatamente in aria, i due si guardarono vicendevolmente notandolo, ma la ragazza lo aveva preceduto di qualche secondo.
- Signorina Evans? - sorrise l’omaccione compiaciuto.
- Credo sia Amortentia, signore – rispose prontamente la ragazza appena il professore le diede parola.
- Ottimo lavoro ragazza mia! Cinque punti a Grifondoro! - disse, mentre i compagni guardavano Lily con ammirazione e gratitudine - E sapresti anche descrivermene gli effetti?
- Crea un’ossessione romantica ma non il vero amore, che è impossibile da ricreare artificialmente - rispose la ragazza sicura, provocando un altro sorriso orgoglioso sul volto di Lumacorno - assume un odore differente seconda i gusti e le preferenze della persona con cui entra in contatto e assumendo l’aroma di ciò che la attrae maggiormente.
- Molto bene signorina, eccellente come sempre… - esclamò il professore – Potrei chiederle, se non oso troppo, cosa sente lei? -
Lily, leggermente imbarazzata, si avvicinò all’intruglio, respirando il profumo a pieni polmoni, le era così familiare e pure non riusciva ad associarlo a qualcuno in particolare, riusciva solo a ricollegarlo a delle sensazioni felici, incredibilmente felici…eppure c’entrava qualcuno, come quando si sogna una persona e non se ne ricorda il volto.
-Io, personalmente, sento odore di pioggia appena caduta e di muschio. - concluse la ragazza.
Tutti gli studenti si avvicinarono al calderone incuriositi, per vedere cosa riuscivano a sentire, James non fu sorpreso nel sentire odore di lavanda, quell’odore che aveva sempre associato a Lily.
- Va bene, va bene… - richiamò il professore i ragazzi che sembravano incantati dal miscuglio - La lezione di oggi prevede altro! - tagliò corto Lumacorno mentre gli studenti distoglievano finalmente lo sguardo dalla pozione per puntarlo sul professore - Prepareremo una pozione invecchiante!
- Ma signore… - ribatté Dorcas - La pozione invecchiante necessita di un intero ciclo lunare per essere preparata, con la somministrazione di mezzo litro d’acqua al giorno! – rispose la ragazza mostrandosi perplessa.
- Ha ragione signorina Meadowes, intervento brillante - la guardò lui fiero - Per questo arriverete fino a farle assumere la tipica colorazione verdognola, per poi fermarvi – concluse sogghignando sotto i lunghi baffoni.
Lily annuì verso il professore, armandosi del libro di pozioni e dirigendosi verso gli scaffali polverosi per recuperare tutti gli ingredienti, passandoli a Sirius che sembrava far fatica a reggere tutto, per poi tornare alle loro postazione per iniziare la preparazione.
Lily iniziò a far bollire il succo di zucca aspettando che questo perdesse la densità per aggiungere il pepe rosa e verde.
Sirius stava per compiere quest’ultimo passaggio quando la sua mano, che reggeva il pepe, venne prontamente bloccata da Lily.
- No Black! – urlò lei – Vanno aggiunti contemporaneamente…vuol dire insieme, se non ti fosse chiaro.
- Oh andiamo Evans, cosa vuoi che cambi? - sbuffò il moro seccato.
- Lo hai detto anche l’ultima volta e poi è esploso un calderone - gli ricordò lei, facendolo scoppiare a ridere con la sua solita risata simile ad un latrato.
Lily stava continuando a svolgere minuziosamente ogni passaggio, rimproverando Sirius per gli errori di distrazione che compieva, ma per il momento sembrava andasse tutto bene.
-Lils? - chiamò Dorcas, con i capelli neri leggermente arruffati per il vapore, chiamandola dalla postazione dietro di lei assieme ad un disperato James - Non capisco questo passaggio…
-Aspetta ora arrivo. - disse Lily per poi rivolgersi a Sirius- Tu adesso devi solo tritare FINEMENTE lo stridiosporo e il tranello del diavolo e versarlo, intesi? - chiese lei poco convinta, ricevendo un pollice alzato in segno di consenso.
Lily si avvicinò a Dorcas, che le stava spiegando i suoi dubbi, confrontandosi su come procedere mentre James cercava di dare la sua opinione, venendo completamente ignorato dalla due streghe, che continuavano a tagliuzzare gli ingredienti.
Sirius aveva eseguito l’ordine di Lily e leggendo che mancava solo un ultimo passaggio, decise di procedere senza il suo consenso, aggiungendo un capello di troll alla pozione giallognola, che con suo grande orrore, cominciò ad assumere consistenza gelatinosa.
- Lily… - chiamò lui con voce allarmata, facendola avvicinare al calderone, che guardò con enorme disappunto.
- Black, per Merlino, cosa cavolo hai combinato?!
- Ho solo aggiunto il capello di troll, come prevedeva la ricetta…- disse il ragazzo, infilando un mestolo all’interno della strana sostanza che continuava a ribollire.
- Hai aspettato che la pozione diventasse verde? - chiese lei alzando un sopracciglio e notando l’espressione colpevole del ragazzo ebbe la sua risposta- Sirius dobbiamo immediatamente rimediare!
- Andiamo Evans, che vuoi che succeda… -disse lui appoggiandosi al tavolo sorridendo, sorriso che scomparse poco dopo dal suo viso nel vedere che la sostanza gelatinosa aveva iniziato a gonfiarsi fino a scoppiare, dritta su di loro.
- Ecco cosa succede Black! - commentò la ragazza nervosa, togliendosi con una mano i residui della pozione dalla guancia, mentre Dorcas e James ridevano a crepapelle e con loro, anche il resto della classe.
-Evans, il giallo ti dona! - ironizzò James.
- Potter, ti donerebbe anche il segno delle mie cinque dita sulla guancia! - lo fulminò lei.
- Ragazzi - li chiamò Lumacorno, che sembrava essersi accorto solo in quel momento del disastro - Ma cosa…
- Mi scusi, signore - rispose subito Sirius, bloccando Lily che stava per parlare - E’ tutta colpa mia, ho aggiunto il capello di Troll prima del dovuto…
- Non preoccupatevi! -disse il professore serenamente - Prima di questo piccolo, e comune, errore tutto procedeva per il meglio, quindi vi darò l’opportunità di svolgere nuovamente il lavoro, ma prima…andate a darvi una pulita.
I ragazzi ringraziarono Lumacorno e poi si diressero fuori dall’aula per cercare di sistemare quel disastro che avevano al posto della divisa.
- Maledizione - esclamò Sirius cercando di districarsi i capelli appiccicosi - Non verrà mai via…
- Coraggio, muoviti - lo strattonò Lily, conducendolo nel bagno delle ragazze, dove, avvicinandosi al lavandino, iniziò a passare dell’acqua sulle ciocche intricate.
-Evans, mi sorprendi, mi fai infrangere le regole portandomi nel bagno delle ragazze…- commentò reclinando la testa per rendere più agevole il compito alla compagna.
-Come se fosse la prima volta, Black- lo rimbeccò lei, facendolo ridere divertito.
- Beh, quei tempi sono finiti…- divenne improvvisamente serio.
- Lo spero per te - rispose la ragazza minacciosa, recitando qualche incantesimo per far sapere definitivamente la sostanza gialla dai capelli pece del ragazzo.
- Grazie mille Evans! - disse mesto il ragazzo, notando che, con suo grande sollievo, i suoi capelli erano tornati alla normalità - E comunque ero serio poco fa – Lei lo guardò con sguardo interrogativo.
- Sull’essere cambiato - rispose lui sicuro – Lily lo so che non hai motivi per fidarti di me, così come Dorcas non ne aveva quando ha scelto di darmi un’altra possibilità, però lo ha fatto e ho bisogno che lo faccia anche tu.
- Che ti importa di quel che penso Black? – chiese lei, colpita però dalle parole del ragazzo.
- Tu sei la migliore amica di Dorcas e so quanto è importante per lei avere la tua benedizione. Lo so che in passato sono stato un vero stronzo ma ti assicuro che adesso sto cercando di riparare ai miei errori, solo permettimi di farlo, permettimi di dimostrarti che posso essere la persona che merita di stare al fianco di Dorcas, o almeno, permettimi di provarci, perché, fidati, tenterò con tutte le mie forze di esserlo. Tutti continuano a dirmi quanto siamo simili io e te, allora forse riuscirai a capire quanto significhi per me parlarti a cuore aperto – disse tutto d’un fiato, cercando di esprimere al meglio il concetto e pregando che Lily capisse nonostante il suo essere così testarda,
-Lo capisco - disse lei, convinta - e ti credo, per quanto mi sia difficile, ma ti giuro che se la fai soffrire… - continuò puntando l’indice contro il ragazzo.
- Si lo so, lo so, mi affatturi. - terminò la frase sorridendo sornione.
- Sai cosa non capisco? – continuò lei retoricamente, cominciando a pulirsi i vestiti sporchi – Come un ragazzo brillante come te, in tutte le materie con il minimo sforzo, possa essere così incapace in pozioni!
- Nelle altre materie non ci sono regole ferree da seguire! - rispose lui guardandola – Incantesimi, trasfigurazione, mi escono naturali…pozioni invece, ci sono dei passaggi incredibilmente dettagliati da seguire ed io mi perdo, non è il mio genere…
- Seguire delle regole intendi? – chiese lei divertita, facendo ridere il ragazzo a sua volta.  Lily invece lo trovava rassicurante, avere un canovaccio da seguire, doveva solo leggere attentamente ed era fatta.
-Tu non conti Evans! – la bloccò lui – Tu sei brillante, qualunque cosa tu faccia. Dal preparare una pozione perfetta, a portare a termine il più complicato degli incantesimi e a far diventare il mio migliore amico un pappamolle innamorato - concluse lui, facendola arrossire.
- Penso che sia meglio rientrare, abbiamo un compito da terminare. - disse lei, intimandolo ad uscire.
- Lily - la richiamò lui prima di uscire dal bagno – Io faccio sul serio con Dorcas e so che ti è ancora difficile fidarti di me ma io non mi lascerei mai scappare la cosa più bella che mi sia mai successa.
-Sirius, so che non saresti mai così stupido da farlo. - asserì lei.
-Beh, non essere stupida e orgogliosa anche tu…parlo per esperienza personale. - concluse, superandola ed uscendo dal bagno, lasciandola interdetta sulla soglia.
 
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Dorcas e James stavano guardando soddisfatti la pozione, la quale aveva proprio il colore corretto, avevano perfino ricevuto i complimenti da Lumacorno.
-Beh, con Sirius che mette fuorigioco la Evans ad ogni lezione ed io accoppiato con una delle studentesse più talentuose della scuola… di questo passo saremo due pozionisti provetti! - commentò lui, facendo ridere divertita Dorcas.
-Non ti ho mai vista così felice come negli ultimi giorni Cassie… - affermò il ragazzo, facendo riferimento al suo comportamento ancora più gioviale del solito.
- E’ perché non sono mai stata così felice prima James! - confermò lei, sentendosi il cuore inondato da una sensazione di felicità
James stava per ribattere quando dei colpi alla porta interruppero la loro conversazione: la professoressa McGranitt giaceva sulla porta.
-Horace - disse lei attirando l’attenzione del professore - Scusami se ti disturbo, mi occorre un attimo il signor Potter - la sua voce era seria, proprio come il suo sguardo.
- Ma certo Minerva, il ragazzo ha appena portato a termine una perfetta pozione quindi non c’è alcun problema…
La donna rivolse un flebile sorriso a Lumacorno, per poi uscire dalla classe aspettando il ragazzo fuori. James cominciò a crucciarsi pensando a quale guaio avesse combinato stavolta, forse avevano scoperto della scampagnata alla testa di porco di qualche sera precedente, o forse di qualche scherzo tirato ai Serpeverde…
- Professoressa - iniziò James avvicinandosi - Se è per qualcosa che ha detto Mulciber le assicuro che…
- Non si tratta di questo, Potter. - lo interruppe tristemente - Seguimi nell’ufficio del preside, ne parleremo lì.
James cominciava a preoccuparsi, la McGranitt non sembrava affatto arrabbiata, sembrava estremamente addolorata, e non aveva voluto proferire parola.
Il ragazzo la seguì a testa bassa attraverso i corridoi silenziosi, fino a giungere davanti ai massicci gargoyles di pietra a guardia della scala a chiocciola, che portava all’ufficio di silente.
-Scarafaggi a grappolo - esclamò la professoressa causando il movimento della scalinata che li condusse dinnanzi la porta della presidenza.
James non appena entrò nell’ufficio notò il preside in piedi accanto ad una donna, che si teneva la testa tra le mani per nascondere i rumorosi singhiozzi.
Quando i due notarono la presenza di altre persone nell’ufficio alzarono lo sguardo e James poté finalmente vedere il volto di sua madre, rigato dalle lacrime.
Il ragazzo sentì la terra crollare sotto ai suoi piedi, precipitandosi al capezzale della donna, asciugandole dolcemente le lacrime.
-Mamma! - sussurrò lui colmo di preoccupazione – Che è successo?
-Oh Jamie, tu non dovevi vedermi così… - provò a dire lei, per poi scoppiare di nuovo a piangere, accarezzando delicatamente i capelli del figlio.
James apprese la notizia come se qualcuno gliel’avesse urlata da chilometri e chilometri di distanza. Non era possibile. L’uomo che l’aveva cresciuto, che lo aveva sempre incitato a combattere, ad essere un uomo migliore. Non riusciva a immaginare l’immagine di quell’uomo che aveva sempre ritenuto così forte, spezzato da un fascio di luce verde.
-Charlus Potter è stato ucciso da Voldemort in persona – disse Malocchio, accorso lì assieme a Dorea. – mi dispiace, ragazzo – disse in tono burbero, ma sincero – ma ciò deve spingerti a comprendere quanto la situazione sia ormai diventata ingestibile. So che sei un uomo valoroso e pieno di talento…questo è il momento di dimostrarlo. – disse guardandolo solenne e porgendogli una pergamena tra le mani.
Ma James non riusciva ad ascoltarlo. Non riusciva ad immaginare un mondo senza suo padre, e poi avrebbe tanto voluto urlare in faccia a quell’uomo che se Voldemort era riuscito a portarsi via un mago così potente, che speranze avrebbe avuto un ragazzino di diciassette anni? E, inoltre, gli sembrava quello il momento giusto per dirgli quelle cose? Sentì un’insormontabile rabbia montare dentro di lui.
-James, tesoro… - sussurrò Dorea ancora spezzata dal dolore – tuo padre era…
-So cos’era mio padre, mamma – trovò finalmente il coraggio di proferire parola, attirando l’attenzione di un mesto Albus Silente che fino a quel momento era impegnato ad avvisare il resto dei conoscenti riguardo la triste notizia. – Mio padre era un uomo giusto. Era un combattente, sempre pronto a mettere a rischio la propria vita per proteggere gli altri. Mio padre era un eroe, era il mio eroe fin da bambino, ed ora… - disse sospirando dall’ira – non riesco nemmeno a dirlo. Non la tratti come una notizia di giornale. Non mi chieda di prendere il suo posto. Nessuno potrà esserne all’altezza. – concluse urlando e uscendo dall’ufficio, lasciando dietro di se’ un’atmosfera colma di dolore.
-Sta reagendo. – annuì Silente spezzando il silenzio - Deve accettare il dolore, e lo sta facendo con estremo coraggio. E’ un uomo degno di suo padre. – concluse sorridendo dolcemente a Dorea, che per la prima volta, alzò lo sguardo, fiera dell’uomo che aveva avuto accanto.
 
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Sirius dopo aver ricevuto l’infausta notizia se ne stava seduto sul suo letto, nel Dormitorio maschile. Aveva il fiato corto, per questo aveva spalancato le finestre, respirando l’aria gelida a pieni polmoni. Nella sua mente era vivida l’immagine di James che scappava dall’ufficio di Silente e di Dorea che in lacrime lo abbracciava sussurrandogli: “Lo abbiamo perso Sir, Charlus ha combattuto fino all’ultimo. Pensa tu a Jamie…”
Quell’uomo era stato per lui la figura più vicina possibile ad un padre.
Charlus l’aveva da subito accolto e trattato come un figlio, non l’aveva mai fatto sentire un estraneo. Non era indiscreto, era gentile, aveva interesse nel conoscere la storia delle persone e se ne prendeva cura, guadagnandosi la fiducia di chiunque lo conoscesse. Era un membro dell’ordine, uno dei più valorosi in effetti, spiccava in astuzia, estremamente coraggioso. Era un esempio per i due ragazzi. E adesso non c’era più.
Un forte brivido percorse la schiena del ragazzo, che si strofinó gli occhi che gli pizzicavano. Vivere in un mondo senza Charlus Potter era una cosa che solo a dirla sembrava surreale, non solo perché in un momento così difficile avevano perso un valoroso combattente, ma perché il solo pensare che non avrebbe mai più rallegrato le giornate di tutti con quelle sue battute esilaranti e quei modi incoraggianti, era un colpo sordo al cuore per tutti.
- Sirius - lo chiamó Remus entrando nella stanza, anche lui con gli occhi lucidi ma con voce ferma - Noi...ci dispiace - disse avvicinandosi al ragazzo poggiandogli una mano sulla spalla.
Il ragazzo annuì, evitando di guardarlo.
 - Noi siamo di sotto, se hai bisogno di parlare, di qualsiasi cosa. Per te e per James. Siamo con voi, volevo solo ricordarti questo. - disse con voce rotta.
Sirius lo guardò e gli rivolse uno sguardo colmo di gratitudine, per poi tornare a guardare al di là della finestra. Ma a Remus bastò, così chiuse la porta e assieme agli altri tornò a sedersi in Sala Comune.
 - Come sta? - chiese Dorcas ancora profondamente scossa e preoccupata per l’amico e per il suo ragazzo
- Credo stia cercando di metabolizzare...sa che ci siamo, questo è quello che volevo trasmettergli. - concluse Remus versandosi una tazza di the bollente che il Preside aveva mandato per i ragazzi.
- James? Qualcuno sa dov’è? - chiese Peter con voce mesta e asciugandosi le guance ancora umide.
Lui era così, non aveva paura di mostrarsi vulnerabile accanto ai suoi amici.
- Dopo che ha lasciato l’ufficio di Silente nessuno ha avuto più notizie. Abbiamo cercato ovunque, ha anche la Mappa con se’. Però Alice mi ha detto che Lily è andato a cercarlo, probabilmente sa dove potrebbe trovarsi - disse Frank mentre beveva distrattamente dalla tazza.
Ci fu un momento di silenzio, mentre tutti guardavano le fiamme scoppiettanti del camino, in un turbinio di emozioni. Dolore, tristezza, paura, ma soprattutto sentendosi impotenti nel non riuscire davvero concretamente ad aiutare i loro migliori amici.
- Credete che dovremmo andare anche noi? - chiese Peter un po’ titubante, conosceva James e sapeva che in momenti come quelli voleva stare da solo.
- Credo che dovremmo lasciargli un attimo...se entro un’ora non è qui, andiamo anche noi. Ma se lo conosco abbastanza, per quanto ci vuole bene, credo che la Evans sia l’unica persona che voglia vedere in questo momento. Neanche Sirius è ancora andato a cercarlo, credo che voglia assimilare la notizia prima di poter rendersi di conforto per Jem - ammise Remus, sperando in cuor suo di aver ragione.
Non voleva che l’amico si isolasse, ma voleva anche rispettare il suo dolore e lasciargli il tempo di metabolizzarlo.
In quel momento dal Dormitorio femminile scesero le ragazze, che si sedettero accanto a loro in silenzio.
Alice e Marlene abbracciarono Frank e Remus teneramente, per cercare di darsi conforto a vicenda, mentre Mary si sedette accanto a Peter e Dorcas stringendo loro le mani, senza proferire parola.
Fu quello il momento in cui capirono cosa avevano creato. Condividere quel dolore, li stava rendendo più uniti che mai. Era istinto di sopravvivenza, senso di vendetta, voglia di combattere quelle ingiustizie. La speranza di non dover rivivere mai più un momento del genere e la triste consapevolezza che probabilmente sarebbe stato solo l’inizio. Eppure in quegli abbracci, in quelle mani intrecciate, c’era esattamente tutto. C’era il motivo per cui bisognava alzare la testa e continuare a lottare, più che mai.
- Sirius non è forte come sembra e tu lo sai. Ha bisogno di te, anche se finge di voler stare da solo. Non ti respingerà. - disse Marlene dando voce ai pensieri di Dorcas in quel momento, mentre accarezzava i capelli di Remus.
Dorcas si aprì in un piccolo sorriso e scattó dalla poltrona, salendo le scale del Dormitorio maschile.
Cercò di aprire la porta senza fare troppo rumore ma Sirius, perso com’era nei suoi pensieri, non si accorse di nulla. La ragazza si fece forza, pur avendo le mani tremanti, si sedette accanto a lui. Quando gli porse la mano e Sirius la strinse, si sentì improvvisamente sicura e pronta ad affrontare il dolore che stava provando.
Lui la voleva accanto a lui, e differentemente da come avrebbe fatto in passato, le stava permettendo di vederlo crollare. E stava permettendo a se’ stesso di appoggiarsi a lei senza paura di cadere.
 - Perché mi sento un egoista? - chiese Sirius più a se’ stesso che a lei, proferendo parola dopo diverse ore - hanno ucciso il padre del mio migliore amico, e io sono qui, con questa rabbia che mi sta squarciando le viscere, incapace di stargli accanto - ammise, eppure non vi era traccia nei suoi occhi della solita rabbia fiammeggiante.
- Perché non era solo il padre del tuo migliore amico. Era un padre anche per te, e questo James lo sa...sa che stai combattendo anche tu contro quello che adesso lo spinge a stare da solo. Quella che tu chiami rabbia, è in realtà un miscuglio di sensazione fin troppo grande da poter avere un’unica definizione - disse la ragazza spostandogli i capelli dal volto e notando i segni delle lacrime, che lui cercava di nascondere - La identifichi come rabbia perchè è l’emozione che più hai provato in tutti questi anni, perché hai già perso una famiglia, nonostante sia stato tu a lasciarla per scopi puramente nobili. E perché la famiglia che ti sei scelto è stata devastata dalla perdita più grande che si possa mai subire. Ma tu, James e Dorea, siete ancora una famiglia. Tu ne fai parte. Quindi dai spazio a quella sensazione, senza sentirti un egoista o in qualche modo colpevole di poterla provare. Non importa che non abbiate lo stesso sangue, James non ti reputerebbe mai un egoista per non essere lì con lui in questo momento. Lui sa perfettamente cosa stai provando, perché sa quanto amavi vostro padre. - disse pronunciando quelle ultime parole con sicurezza, sapendo perfettamente che avrebbero convinto il ragazzo più di ogni altra cosa. - Permettiti di provare questo dolore, Sir, e chiamalo con il suo nome. - disse seria la ragazza, guardandolo intensamente. Improvvisamente gli occhi grigi del ragazzo si riempirono di consapevolezza e gratitudine, probabilmente perché era questa la sicurezza di cui aveva bisogno. Dopo qualche minuto di silenzio, il ragazzo si rivolse verso di lei.
- Lui sarebbe stato felice per noi. - disse Sirius sorridendo al ricordo - continuava a ripetermi che dovevo sbrigarmi perché un giorno ti saresti stancata di me. - ammise leggermente in imbarazzo. - -Peccato non avesse ragione, ma ha fatto bene a fartelo credere! - rispose Dorcas, contenta che fosse riuscito a riportarlo a ricordare i momenti felici passati con lui.
- Cas...grazie. - disse poi tornando serio, cingendole la vita.
 - E di che? - gli chiese stringendosi di più a lui.
- Perché sai sempre cosa dire per farmi stare meglio, in ogni momento. Perché capisci le mie sensazioni senza bisogno che io te le dica…anche perché, diciamocelo, non è che io sia così bravo ad esprimerle - ammise sorridendole come un bambino – ma, soprattutto, perché mi hai ricordato per cosa stiamo combattendo. Per questo - indicò le foto sul suo comodino, una con i quattro Malandrini e Frank scattata anni fa in Dormitorio, un’altra con Charlus Dorea e James - e per questo. - dando poi a Dorcas un leggero bacio a fior di labbra.
- Te ne serve una anche con me e con le ragazze, però- osservò accarezzandogli la barba. - Ho già le foto di Lily nella stanza a casa di James, la sua faccia la vedo ovunque. - sbuffò ridendo - immagino sia con James ora, no? - chiese guardando la Torre dalla finestra.
- Si. – confermò Dorcas - a volte il suo essere così testarda serve davvero a qualcosa. Voleva essere con lui a tutti i costi. - sorrise la ragazza.
- Ora però mi sa che la Evans deve farsi da parte - disse alzandosi finalmente dal letto - mio fratello ha bisogno di me e io di lui - ammise aprendosi in un lieve sorriso in quella giornata così difficile.
 
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Lily sapeva dove avrebbe trovato James, qualche giorno prima le aveva confessato che quando il mondo diventava troppo pesante e non riusciva a pensare con lucidità si rintanava nella Torre di Astronomia, era sicura sarebbe stato lì, o almeno lo sperava.
Quando salì a fatica l’ultimo gradino fu felice nel vederlo appoggiato alla finestra a scrutare il Lago Nero in lontananza. Non piangeva, ma era distrutto, stringeva qualcosa tra le mani, Lily non capiva cosa, sembrava una pergamena.
- James - chiamò piano la ragazza, facendolo voltare leggermente.
-Lily…-la guardò interrogativo - Come sapevi che ero qui? - chiese stranito.
- Mi hai detto che quando vuoi pensare questo è il tuo posto e così sono salita a cercarti, ma se vuoi restare solo io…
- No io…voglio solo te in questo momento, nessun altro. - disse lui deciso avvicinandosi leggermente alla ragazza e porgendole una lettera.
- Me l’ha lasciata mio padre. - spiegò subito lui allo sguardo interrogativo della ragazza – Sto cercando il coraggio di leggerla da stamattina ma non ce la faccio. Queste sono le ultime parole che mi rivolgerà mio padre in tutta la mia vita. Che codardo eh? Mio padre è morto combattendi Voldemort in persona e io non riesco neanche a leggere una maledetta lettera.
- James…- lo richiamò con voce autoritaria- Tu non sei affatto un codardo, non è un aggettivo che ti appartiene neanche lontanamente. Si avvicinò maggiormente a lui.
-Mostrare i propri sentimenti non è da codardi, anzi, penso non ci sia niente di più coraggioso. Questo è quello che ci differenzierà sempre da loro, dai mangiamorte. Noi non fingiamo di non essere vulnerabili, lo siamo, terribilmente…ma questo ci rende solo più agguerriti perché noi, noi abbiamo qualcosa per cui combattere. Questo tuo padre lo sapeva, lui combatteva per tua madre, per Sirius, per te…- concluse dolcemente la ragazza, posandogli entrambe le mani sulle spalle e guardandolo negli occhi, quei due occhioni nocciola tristi come non li aveva mai visti – Purtroppo non ho avuto l’onore di conoscerlo, ma sono sicura che Charlus Potter fosse un grande uomo, nobile e pronto a combattere per ciò in cui credeva. - gli accarezzò leggermente la
Guancia - Proprio come lo sei tu! Questa lettera è il suo modo di congedarsi da te e da questa vita e non hai nulla da temere, perché sono sicura che tuo padre ha trovato un modo per starti vicino, anche stavolta.
James si fece sfuggire una lacrima, che si asciugò prontamente con la manica del mantello.
- Io vorrei la leggessi tu - le chiese lui sicuro.
- James, potrebbe essere molto personale, sei sicuro che io sia la persona adatta?
- Lily, tu non sei la persona adatta… - rispose lui - Tu sei l’unica a poterlo fare. - appoggiò la sua mano su quella della ragazza che stringeva ancora la lettera, invitandola ad aprirla.
Lily aprì il più delicatamente possibile la carta, come se stesse maneggiando il più prezioso dei gioielli, si sentiva investita di un’enorme responsabilità. Tirò fuori la lettera, notando che all’interno della busta c’era anche qualcosa di pesante, ma decise di iniziare dalla lettera.
Si schiarì leggermente la voce, mentre James si sedeva su uno scalino ai piedi della finestra, guardandola ansioso.
-Caro Jimbo - James sentì una fitta al cuore, quel soprannome glielo aveva dato da piccolo, ed era l’unico a poterlo chiamare così, nessuno d’oggi in poi l’avrebbe più fatto.
-Si, lui mi chiamava così. - pensò che quel nome era morto con lui. Gli sembrava così stupido adesso aver provato imbarazzo per quel nomignolo, ora che non poteva più sentirlo. - Continua…
- Caro Jimbo,
 
Se stai leggendo questa lettera vuol dire che io non ci sono più.
Non siamo mai pronti. Non è mai il momento giusto. Nel momento in cui la morte verrà, non avremo fatto tutte le cose che volevamo fare, ma il rimpianto più grande sarà non poter essere al tuo fianco nei momenti più importanti della tua vita. Questo è il motivo di questo pezzo di carta che ti lascio, volevo provare a farti quelle raccomandazioni che non avrò mai la possibilità di farti di persona. Quindi mettiti comodo ragazzo mio perché ho ancora qualcosa da insegnarti.
A tua madre non ho lasciato una lettera, ci siamo già detti tutto ciò che dovevamo dirci. E’ stata il mio faro nella tempesta, l’amore della mia vita, non tutti sono così fortunati da trovarlo così facilmente e io me la sono ritrovata lì, come ben sai, nel mio stesso scompartimento del treno che mi avrebbe condotto ad Hogwarts, quel primo settembre di, ormai, svariati anni fa.
So che voi due litigherete spesso, siete due caratteri così diversi, proprio come lo eravamo io e lei, ma stavolta io non potrò essere lì a fare da mediatore…siete due teste calde voi due. Tu chiedile scusa, chiedile scusa e basta, è tua madre ragazzo. Ti ama più di qualsiasi altra cosa in questo mondo, lei ti ha messo al mondo. Hai mai visto una donna partorire figliolo? Hai bisogno di una prova d’amore più grande di questa? Chiedile scusa, ti perdonerà perché, ricorda, adesso sei tu l’uomo di casa.
Sai, nonostante non possa essere più lì accanto te so che non sarai mai solo, perché tu, figlio mio, hai avuto la fortuna di avere tre fratelli al tuo fianco come tuoi più cari amici, il tuo cuore buono te lo ha permesso, che tu sappia scegliere le persone di cui circondarti mi fa andar via da questo mondo sereno, con la consapevolezza che Sirius, Remus e Peter saranno sempre la tua famiglia. Ricordatene nei momenti più bui, che temo verranno presto, nulla è più importanti di aver attorno persone fidate.
Ed eccoci qui,non potevo non parlarti di amore…mi conosci, sono un vero romantico, così ho conquistato tua madre. Lei diceva che io ero solo un arrogante ed io cercavo in ogni modo di attirare la sua attenzione, poi ho capito che per ottenere la sua attenzione dovevo smetterla di comportarmi come un ragazzino ed essere semplicemente me stesso, quello vero, non quello che volevo far vedere agli altri e sai una cosa? Ha funzionato. La cosa più importante è che non mi sono arreso.
Quindi se quella ragazza, la ragazza dallo sguardo smeraldo e i capelli di fuoco, come la descrivi tu - Lily si interruppe sorridendo notando che James stava facendo lo stesso.
-Se quando sei con lei senti il mondo attorno scomparire e la terra sotto ai piedi mancare, se il desiderio di averla accanto ti spinge ad essere un uomo migliore…Tu, figliolo, non ti devi arrendere, Se ami qualcuno, devi dirglielo! Anche se hai paura che non sia la cosa giusta. Anche se hai paura che possa portare qualche problema... Anche se hai paura che rovini completamente la tua vita. Dillo. Dillo ad alta voce. E poi riparti da lì.
Un giorno ti sposerai figliolo, non so se con la fatidica ragazza dai capelli rossi, anche se il mio sesto senso dice di sì. Ad ogni modo sarà una donna fortunata perché noi Potter eccelliamo in una cosa: quando amiamo una donna, la amiamo per tutta la vita. Nella busta troverai una piccolo cimelio di famiglia, che spero potrà essere di gradimento per la futura signora Potter.
Ma il giorno più bella tua vita arriverà quando diventerai papà…ti renderai conto di provare un amore sconfinato verso quell’affarino minuscolo. Non so se sarà maschio o femmina. Sono solo un cadavere, non una chiromante. Divertiti. E’ una cosa fantastica. Il tempo volerà, quindi assicurati di stargli sempre accanto. Non perdere mai un singolo momento, non torneranno mai più. Sono sicuro che tu sarai un ottimo padre, un giorno.
Capisco che hai solo diciassette anni e ti chiedo scusa se ho corso troppo, solo che volevo che tu sapessi queste cose, queste sono cose che un padre deve dire ad un figlio.
So che vorrai combattere James, so che vorrai seguire le mie orme diventando un Auror, questo mi fa gonfiare il petto d‘orgoglio e allo stesso tempo mi spaventa a morte, ma sono sicuro che mi renderai fiero, come hai sempre fatto, è che farai del tuo meglio per porre fine a questa maledetta guerra che mi ha portato via da voi.
Non essere arrabbiato per quello che è accaduto ragazzo mio, non cercare vendetta, non provare pena per me. Ho avuto la vita più felice che un uomo potesse desiderare. Ero tuo padre e il marito di tua madre, cos’altro potevo chiedere? Questo mi ha dato pace e spero possa darne a te.
Il mio consiglio per te: non avere paura.
Tuo per sempre
Charlus Potter
P.S. Nella busta troverai un paio di chiavi, quelle sono per Sirius, lui capirà. Abbraccialo forte da parte mia e digli che sono felice che Orion Black lo abbia cacciato di casa perché mi ha fatto guadagnare un figlio meraviglioso. Avrà sempre un posto in casa Potter.
 
Lily richiuse delicatamente la pergamena, sedendosi accanto a James e appoggiando la testa sulla sua spalla. Il ragazzo si inebriò del profumo dei suoi capelli, mentre ricacciava dentro le lacrime. Suo padre non lo aveva deluso, neanche stavolta.
 
-James - chiamo la ragazza stringendo qualcosa tra le mani – Nella busta c’era anche questo…- disse porgendogli un anello, con un meraviglioso smeraldo vero.
- Già - disse il ragazzo sorridendo - Questo è l’anello di fidanzamento della famiglia Potter!
- E’ meraviglioso… - sorrise la ragazza guardandolo aprirsi in un lieve sorriso dopo tempo, anche se malinconico.
- Sono contento ti piaccia! Lui ci credeva, sai? – disse tornando serio – lui credeva che un giorno sarei riuscito a conquistarti. Non sto per chiederti nulla, e non devono sembrarti parole di un uomo disperato che non sa ciò che sta dicendo. – si schiarì leggermente la voce, rotta dal pianto fino a pochi minuti prima – ma io non immagino quest’ anello addosso a nessun’altra donna che non sia tu.
 

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