Mutazione genetica

di ElynLC
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Visita dal dottore ***
Capitolo 2: *** Spiegazioni e chiarimenti ***



Capitolo 1
*** Visita dal dottore ***


Premetto che questa è la mia prima fan-fiction, scritta e pubblicata, e che questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie Mayer, questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
Alcune premesse prima della storia: è ambientata qualche anno dopo la fine di Breaking Down e i Cullen si sono trasferiti da Forks, Jacob ovviamente ora vive con loro.




Visita dal dottore


Il dottor Cullen stava facendo il suo solito giro nella sala d’attesa dell’ospedale, per vedere se qualche persona richiedeva una particolare attenzione e aveva bisogno di essere visitata prima delle altre. All’improvviso gli arrivò al naso un odore tremendo, gli sembrava impossibile di sentire quell’odore proprio lì. Si avvicinò al ragazzo dal quale proveniva l’odore che l’aveva attratto: era alto, scuro di capelli e decisamente muscoloso; quella vicina doveva essere la madre.

Chi è questo dottore che si sta avvicinando? È troppo pallido e il suo odore… mi sta bruciando il naso! Sento salire il fuoco dalla schiena… Non adesso!! Non qui!! Chiudo gli occhi per concentrarmi… Magari respirando solo dalla bocca sento meno la puzza…


«Salve, sono il dottor Cullen, avete bisogno di aiuto?» chiese.
«Buongiorno, dottore. Mi chiamo Eleanor Lupin e questo è mio figlio Richard» disse la donna alzandosi e porgendo la mano al dottore, mentre il ragazzo si agitava sulla sedia ad occhi chiusi «Ecco, vede, mio figlio… Non sembra che sia ammalato, ma ha la febbre e a volte si comporta in modo strano…» Si voltò verso il figlio, che aveva cominciato a tremare con la testa tra le mani, e gli mise una mano sulla spalla.
«Non si preoccupi, venite nello studio e vediamo cos’ha il ragazzo.» disse il dottore con un sorriso, e si avviò lungo il corridoio.
«Scusate un attimo, devo fare una telefonata» disse il dottor Cullen entrando in una stanza con su scritto “Segreteria”.
«Alice? Dovrei parlare con Jacob, potresti passarmelo per favore?»
«Adesso non c’è» rispose una voce melodiosa. «È  andato a fare un giro con Nessie.»
«Allora potresti andare a cercarlo e dirgli che ho bisogno di una favore? Dovrebbe venire nel mio ambulatorio qui all’ospedale perché potrebbe darmi una mano.»
«Uff, sarà una faticaccia cercarli senza poterli vedere. Ma cosa è successo? Come mai hai bisogno di lui?»
«Adesso è troppo lungo da spiegare, e a dir la verità non sono neanche del tutto sicuro di quello che penso, anche se non credo di sbagliarmi.»
«Sei un enigma Carlisle» la voce dall’altra parte del telefono era contrariata di non essere a parte di quel mistero. Il dottore rise.
«Dai, Alice, stasera vi racconterò tutto, promesso.»
«Ok, vado a cercare Jacob. A stasera!»
Il dottor Cullen attaccò il telefono e si rivolse all’infermiera dietro la scrivania «Tra poco dovrebbe passare mio figlio, un ragazzo scuro di pelle, alto e con i capelli neri. Potrebbe accompagnarlo direttamente nel mio studio, per favore?»
«Sì certo, dottore.» rispose l’infermiera.
Il dottor Cullen tornò dalla signora Lupin e dal figlio e li guidò verso il suo ambulatorio.


Maledetto il momento in cui ho ceduto alle richieste di mia madre di farmi vedere da un medico. Come se un dottore potesse sapere quello che mi sta succedendo! Ma chi è questo dottore? Se seguissi il mio istinto vorrei saltargli alla gola e farlo a pezzi! Ma non posso, non devo!! Meglio che gli stia il più lontano possibile, ha un odore tremendo. Storco il naso e purtroppo mia madre se ne accorge.
«Si può sapere cosa c’è che non va? Ho sentito che il dottor Cullen è molto capace anche se molto giovane, quindi perché storci il naso così?»
«Mamma, non possiamo andarcene, per favore? Ho cambiato idea, non voglio essere visitato, sto bene.»
«Assolutamente no! Io voglio sapere cosa ti sta succedendo Rik!»
In quel momento il dottore apre una porta e ci fa entrare nel suo ambulatorio.
«Prego, accomodatevi» dice indicandoci le sedie di fronte alla scrivania, mentre ci gira intorno. Rimango stupito quando invece di sedersi apre la finestra davanti a noi e si appoggia al davanzale. Oggi decisamente non c’è così caldo, cioè, per una persona normale non c’è così caldo da aprire la finestra. Anche mia madre lo guarda un po’ incerta, ma non dice niente e si siede. Come mai ha aperto la finestra e si è messo proprio lì invece di sedersi sulla sua sedia dietro la scrivania come fanno tutti i dottori? Che sappia o che abbia capito che il suo odore mi da fastidio? Ma com’è possibile? Decisamente, ora, con l’aria che passa dalla finestra, la puzza si sente un po’ di meno. Mi siedo accanto a mia madre, cercando di calmare il tremore che sento in tutto il corpo, ma, devo ammetterlo, ora sono anche incuriosito da questo medico
.


«Ora potete spiegarmi qual è il problema.» disse il dottore rivolto alla signora Lupin incrociando le braccia.
«Ecco, vede, mio figlio sembra che abbia la febbre, è bollente.» disse allungando una mano verso la fronte del figlio, che non si mosse di un millimetro. «Ho provato a misurargli la temperatura ma… sembra così alta che si sono rotti due termometri» guardò il dottore preoccupata della sua reazione, ma lui le fece segno di continuare. «Ecco… E poi ogni tanto trema, non come se avesse freddo, anche perché mi sembra impossibile visto come è caldo, ma come se qualcuno o qualcosa lo scuotesse. Inoltre si è sviluppato così in fretta! Voglio dire, la sua statura è aumentata di venti centimetri nel giro di quattro mesi, e ha anche messo su i muscoli pur non facendo palestra o altro. Avrei pensato che fosse lo sviluppo se fosse successo qualche anno fa, ma a ventidue anni lo sviluppo dovrebbe essersi ormai fermato, no?» Le ultime frasi erano frenetiche, come se cercasse di convincersi da sola di quello che stava dicendo, il suo sguardo verso il figlio angosciato.
Il dottor Cullen aveva ascoltato attentamente, si girò verso il ragazzo e gli chiese «E tu, Richard, cosa dici? C’è qualcosa che vorresti aggiungere a quello che ha detto tua madre? Altri sintomi?»


Alzo la testa sentendomi chiamare, sì e no ho ascoltato quello che ha detto mia madre: caldo, sviluppo accelerato e tremore. Fosse solo quello! Cavolo, e ora che gli dico? «No… Io sto bene… Secondo me mia madre esagera… Potrebbe benissimo essere uno sviluppo in ritardo…» decisamente, il mio tono non è molto convincente. Ma mica posso dirgli la verità!
«E la febbre? Quella non è lo sviluppo Rik!» mia madre sembra isterica. Mi dispiace farla soffrire così, ma cosa posso fare? Non posso dirle la verità! Mi farebbe rinchiudere in un manicomio, sarebbe schifata di me.
«Non si preoccupi, signora, troveremo una soluzione» il dottore cerca di tranquillizzarla con un sorriso, poi si rivolge di nuovo a me «Richard, sei sicuro che non ci siano altri sintomi? Ad esempio, sensi iper-sviluppati o qualcosa di simile?»
Lo guardo con gli occhi fuori dalle orbite. Che cosa? Certo che ho sensi iper-sviluppati! Posso sentire il tizio che si lamenta del mal di testa nella sala d’attesa! Ma lui come fa a saperlo? È davvero possibile che sappia qualcosa di quello che mi sta succedendo? Forse potrei arrischiarmi a dirgli qualcosa…
«Ehm… In effetti mi sembra di sentire e vedere un po’ meglio da qualche mese… Cioè, sento e vedo più lontano di prima. Anche l’olfatto mi sembra un po’ più sviluppato…» Un po’ è un eufemismo! Sento chiaramente il suo odore chi mi trapassa le narici come se fosse candeggina, anche se è a tre metri di distanza da me. Sbircio il suo viso per vedere la sua reazione: ha sempre lo stesso mezzo sorriso. Cosa gli passa per la mente?
Mia madre reagisce decisamente al contrario. «Questo non ce l’avevi detto!» esclama voltandosi verso di me.


«Stia tranquilla, signora Lupin. Ora vorrei fare un paio di domande a lei.» disse il dottor Cullen «Mi scusi se sembra una domanda strana, ma non sa per caso se lei o suo marito avete antenati appartenenti a qualche tribù indiana?»
«E’ importante?»
«Sì, abbastanza. È probabile che alla base del problema di suo figlio ci sia un motivo genetico.»
«Genetico? Cioè una specie di mutazione?» chiese spaventata la signora Lupin, poi si girò verso il figlio, che guardava con interesse sempre maggiore il dottore. «Veramente, io e mio marito abbiamo adottato Richard quando era ancora molto piccolo. Non sappiamo niente dei suoi veri genitori, nessuno di noi se n’è mai interessato, non pensavamo potesse essere così importante!»
«Beh, se non lo sapete possiamo presumere che sia così.»
Il ragazzo non staccava gli occhi dal dottor Cullen, sembrava che pendesse dalle sue labbra, nonostante la diffidenza che aveva avuto fino a pochi minuti prima.
«L’anno scorso, prima di trasferirmi qui, sono stato in una cittadina della penisola di Olympia, nello Stato di Washington, e nella riserva indiana lì accanto abitava la tribù dei Quileute. Visitando alcuni dei ragazzi indiani ho scoperto che possedevano una sorta di mutamento genetico, che consisteva in uno sviluppo repentino, temperatura alta, sensi più sviluppati del normale. In ogni caso niente di grave.»
«Quindi mio figlio sarebbe vittima di un mutamento genetico? Ma prima non ha mai dato segnali… E io non ho mai sentito parlare…» Anche se un po’ tranquillizzata dalla spiegazione e dalla voce calma del dottore, la signora Lupin era ancora pronta a rilassarsi.
«No, infatti» disse il dottore scuotendo la testa «Non ci sono segnali precedenti, accade tutto più o meno all’improvviso. Non ne ha mai sentito parlare prima di adesso perché nessuno ha studiato il fenomeno, che, da quello che ho potuto sapere io, è delimitato alla tribù dei Quileute, i quali sono molto riservati e non vogliono finire sulle riviste di scienza. Probabilmente uno dei genitori biologici di suo figlio aveva un antenato nella tribù e il gene è passato fino a lui.»
«Ma se tutti i ragazzi di questa tribù hanno questo sviluppo così repentino e tutto il resto, com’è possibile che nessuno se ne sia mai accorto e non li abbia studiati?»
«Perché non accade a tutti i ragazzi. La mutazione spesso salta alcune generazioni. Ad esempio, io ho conosciuto i ragazzi che l’anno scorso avevano tra i quindici e i vent’anni, più o meno, e quasi tutti avevano sviluppato la mutazione; però non è successo così ai loro padri e ai loro nonni, mentre nella tribù si raccontava che la mutazione si era manifestata tre generazioni prima.»
«Quindi questa mutazione genetica salta tre generazioni?»
Il dottore scosse ancora il capo «Non è detto, non ha una regolarità. Non…» solo in questo momento la sua voce sembrò tremare un attimo, i suoi muscoli si tesero e appoggiò le mani sul davanzale, poi si riprese subito «Non si sa quale sia la causa scatenante della mutazione, sembra appaia a caso.»
«A caso?»
«Sì, è tutto quello che sono riuscito a scoprire.»
In quel momento qualcuno bussò alla porta.


«Avanti.» dice il dottore. Chi è? Forse quel Jacob che ha chiamato prima al telefono?
«Ciao Carlisle!» Entra un ragazzo alto e muscoloso, con i capelli scuri che gli arrivano sulle spalle. «Avevi bisogno di me?» All’improvviso si gira a guardarmi, il suo odore mi lascia basito: è così simile al mio! Anche lui sembra stupito, cosa sta succedendo?
Il dottore, impassibile, riprende a parlare «Sì avevo bisogno di te, Jacob, questi sono la signora Lupin e suo figlio Richard» Poi il dottore si rivolge a me e mia madre «Signora Lupin, Richard, Jacob è uno dei ragazzi della tribù dei Quileute di cui vi stavo parlando.»
Jacob ci allunga la mano e non ho nessuna ritrosia questa volta: la sua mano è calda, fin troppo calda per una persona normale, vedo mia madre che spalanca gli occhi.
«Jacob, sembra che Richard abbia sviluppato la mutazione dei giovani Quileute» si gira ancora verso il ragazzo per spiegargli «Per questo ti ho fatto venire qui, avevamo bisogno di un testimone di prima persona che chiarisse in cosa consiste, anche se ormai ho spiegato quasi tutto.»
Jacob si gira verso di noi, un po’ in imbarazzo «Ehm, sì, non so di preciso cosa vi abbia detto Carlisle» si volta un attimo a guardarlo. Spero non sia troppo evidente che sto pendendo dalle sue labbra: magari riesce veramente a darmi una spiegazione di quello che mi sta succedendo. Noto che non sembra turbato dall’odore del dottore e si appoggia alla scrivania.
«Allora… praticamente nella nostra tribù ogni tanto spunta la mutazione genetica e colpisce i ragazzi tra i quindici e i vent’anni circa. Gliel’hai già spiegato come funziona?» si rivolge al dottore che fa segno di sì con la testa, come faccio anch’io, voglio che vada avanti! «Ecco, quindi… I sintomi, se così si possono chiamare, sono la temperatura sempre alta, quindi potrei stare in maglietta anche in mezzo a una tempesta di neve, eh-eh. E poi siamo più sensibili agli odori, ad esempio odio il dopobarba che usa Carlisle» Si gira a guardarlo sorridendo e strizzando un occhio. Com’è possibile? E sono sicuro che non è dopobarba il tanfo che mi fa bruciare il naso.
Il dottore scoppia a ridere mentre mia madre alterna occhiate sbigottite a lui, a Jacob e a me. «Però a mia moglie piace, quindi Jacob ha imparato a sopportarlo.»
«Sì, diciamo che mi sono abituato.» il ghigno di Jacob non promette niente di buono. «Ehm, ecco… Poi anche gli altri sensi sono più sviluppati, cioè vista e udito. Ah, e poi c’è uno sviluppo veloce e improvviso dei muscoli e della statura.»
«Sono le stesse cose che succedono a te, Rik» commenta mia madre guardandomi, ora un po’ più tranquilla. «E a proposito del tremore?»
«Ah, sì, a me succede quando sono emozionato o molto arrabbiato» risponde a mia madre ma guarda me, poi mi strizza l’occhio. Lo sa? Sa cosa succede quando tremo? «All’inizio può essere una rottura, ma poi si può imparare a dominarlo» Imparare a dominarlo? Magari potessi dominare quello che succede a me! «Carlisle dice che dipende da qualcosa, ma non ho capito molto delle sue spiegazioni…»
«Sì» interviene il dottore spostandosi verso la scrivania «Io penso che sia a causa dell’adrenalina, che scorre in modo maggiore quando si prova un’emozione forte, tipo la rabbia. Secondo me è questa che provoca il tremore, niente di grave»
«Quindi non c’è niente di cui preoccuparsi se ha questa mutazione, no?» Mia madre guarda il dottore e poi si gira di scatto verso me.
«No, niente di cui preoccuparsi» risponde lui con un mezzo sorriso. Poi prende una siringa da un armadietto e si rivolge a me «Voglio solo farti un prelievo per fare un esame del sangue, tanto per confrontare il tuo dna con quello di Jacob»
Cavolo, meno male che la puntura è piccola altrimenti non saprei come nascondere l’altra particolarità… Anche questa fa parte della mutazione? E tutte le altre cose? Se fanno tutte parte della mutazione immagino il perché Jacob non ne abbia parlato… O io sono qualcosa di ancora diverso? Devo trovare un modo per stare da solo con lui e parlargli, non mi interessa di sembrare pazzo, devo pur capirci qualcosa!


Finito il prelievo il dottor Cullen si rivolse alla signora Lupin «Le analisi saranno pronte tra qualche giorno, se vuole lasciarmi un numero di telefono la chiamo. Ora lasciamo andare i ragazzi a fare un giro se lei vuole farmi qualche altra domanda»
«Sì certo, va bene» disse la signora Lupin guardando il figlio, la sua espressione era più rilassata dell’inizio dell’incontro. «Ci vediamo a casa»
«Ehi, dottore! Non sarò Edward ma so a cosa stai pensando» disse Jacob facendo l’occhiolino «Non preoccuparti! Alla fine è una figata!»
Il dottore fece un sorriso triste, mentre la signora Lupin e suo figlio li guardavano senza capire. Sapeva che quello che era successo a Jacob, a Richard e agli altri ragazzi Quileute era anche colpa sua. «Non è facile, ma ci proverò, grazie!»
«Andiamo a mangiare qualcosa, Rik?» chiese Jacob a Richard «Ho una fame da lupi


Lupi? Possibile?



Spero che vi sia piaciuta! :-)
Questa ff è stata pensata come una one-shot, ma avrei materiale per scrivere altri due o tre capitoli, però, visto che non so se avrò il tempo di scriverli, non contateci troppo ;-)
Ah, il cognome "Lupin" è un cameo a Remus Lupin di Harry Potter XD

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Capitolo 2
*** Spiegazioni e chiarimenti ***


Spiegazioni e chiarimenti
ATTENZIONE!! La ff è di mia invenzione, questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stephenie Mayer e questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.


Spiegazioni e chiarimenti


Seguo Jacob fuori dall'ospedale mentre penso alla prima domanda che potrei fargli. Se potesse leggermi nel pensiero gli verrebbe un infarto. Si dirige verso una Harley Sprint nera: cavolo! Si vede che è vecchia ma è stata rimessa in sesto perfettamente, io adoro questo tipo di moto.
«Vieni, salta su. Andiamo in un posto più tranquillo per fare due chiacchiere» mi dice salendo sulla moto e facendomi l'occhiolino.
Si dirige fuori dalla città, verso il bosco, si ferma ai margini e si incammina all’interno dicendomi di seguirlo. Io sto ancora scervellandomi per cercare una domanda da fargli senza rischiare di essere preso per matto, anche se… A un certo punto si ferma e si siede con la schiena appoggiata a un albero.
«Allora, scommetto che hai un sacco di domande da farmi: sputa il rospo!»
Devo ancora decidere quale domanda fargli per prima! Mi siedo di fronte a lui mentre penso. Facciamo quella più innocente? «Ehm… Quello che ha detto il dottore è vero?»
«Beh, tenendo conto che non ho sentito tutto quello che ha detto Carlisle, posso dirti che quello che ti ho detto io è tutto vero… cioè, ehm, quasi tutto…»
«In che senso quasi tutto? Cos’è che non è vero?» Jacob aveva aperto la bocca per rispondermi quando le parole mi sono uscite da sole «Tu ti trasformi in lupo
Cavolo! Cos’ho detto? Mi vorrei prendere a pugni. Lo so, ora scoppierà a ridere e chiamerà il manicomio. Ma che diavolo mi è saltato in testa? Lo guardo ad occhi spalancati aspettando che faccia qualcosa, qualsiasi cosa.
«Sì, posso trasformarmi in un lupo. È per questo che ti ho detto che non ho detto tutta la verità prima, non potevo dirlo davanti a tua madre. Questo succede dopo i tremori, che, come ho detto prima, sono dovuti ai cambiamenti d’umore, soprattutto alla rabbia; alla fine la motivazione che ha dato Carlisle potrebbe anche essere vera» Scoppia in una risata e poi mi guarda «Vedi, ci sono alcune cose che non è bene far sapere a tutti. Carlisle ti ha spiegato dei Quileute?»
Sono letteralmente allibito. Quindi c’è qualcun altro che può trasformarsi davvero in lupo? Sono sicuro che sulla mia faccia si possono vedere passare le emozioni, come viene detto in alcuni libri: stupore, incredulità, curiosità, sete di informazioni. «Sì! Mi ha detto che la mutazione è nei loro geni e che questa mutazione non si manifesta in tutte le generazioni ma ne salta qualcuna. E ha anche detto che non si sa da cosa sia scatenata.»
Jacob scoppia in un’altra risata «Sì quel pezzo l’ho sentito eh-eh. Non è proprio vero che non sa da cosa sia causata, ma andiamo con ordine. Ovviamente non conosci le leggende Quileute, e non abbiamo neanche il tempo che te le racconti tutte, quindi farò un riassunto.»
Mi sembra di averlo detto troppo oggi: pendo dalle sue labbra.
«Secondo una leggenda il popolo dei Quileute discende dai lupi, e i lupi sono i nostri fratelli da sempre, tanto che lupi e Quileute hanno combattuto insieme per difendere la tribù. Poi ci sono le leggende che parlano dei freddi, i nemici naturali dei lupi che si trasformano in uomini, i licantropi, quindi i nostri nemici.»
«Chi sono i freddi?» la mia voce è  piena di curiosità.
«Gli umani li chiamano vampiri, noi a volte li chiamiamo succhiasangue o sanguisughe, eh-eh.»
«Vampiri? Quelli che nelle storie succhiano il sangue alla gente per nutrirsi?»
«Sì proprio quelli. Il compito dei licantropi sarebbe quello di distruggerli in modo che non possano far del male agli umani.»
«Sarebbe?»
«Sì, perché esistono dei succhiasangue diversi: è il caso di Carlisle Cullen e della sua famiglia.»
«Il dottore di prima è un vampiro? E lavora in un ospedale?» dire che sono  allibito è poco. Già sento il calore salirmi lungo la schiena e le mie mani cominciano a tremare.
«Sì, ma rilassati, ti stavo spiegando. Se fosse un pericolo pensi che io sarei così tranquillo?» Ok, ha ragione, faccio qualche respiro profondo e sento il tremore affievolirsi. Jacob mi guarda con gli occhi spalancati. «Cosa c’è?»
«È incredibile come riesci a controllarti.»
«Cosa vuoi dire?»
«Dopo.» dice facendo un gesto con la mano. «Stavo dicendo, la famiglia di Carlisle Cullen è diversa dagli altri succhiasangue, perché non bevono sangue umano.» Mi trattengo dall’interromperlo e lui continua «Loro riescono a cibarsi solo di sangue animale, quindi non sono considerati pericolosi. La prima volta che sono apparsi a Forks, la cittadina vicina al villaggio della nostra tribù, c’era il mio bisnonno come capo dei lupi ed è riuscito a stabilire dei confini e creare un patto con loro: i succhiasangue avrebbero lasciato in pace gli umani e i licantropi avrebbero lasciato in pace loro. Poi sono ritornati meno di dieci anni fa e quindi sono tornati anche i licantropi. Da quel momento sono successe così tante cose che dovrei rimanere qui una settimana per raccontartele tutte.»
L’ultima frase quasi non la sento, sono concentrato su quella prima: “sono ritornati meno di dieci anni fa e quindi sono tornati anche i licantropi”, quindi… «Quindi i Quileute si trasformano in lupi quando sentono che vicino ci sono dei vampiri?»
«Esatto»
Mi torna in mente una frase che ha detto prima al dottore: “So a cosa stai pensando, non preoccupati”«Quindi, in definitiva, è colpa del dottore e della sua famiglia se ho cominciato a trasformarmi, giusto? Se loro non fossero venuti qui io sarei uguale a sei mesi fa.»
«Sì, è vero. Ma quando ci siamo trasferiti non potevamo sapere che qui poteva esserci un discendente dei Quileute.»
«Non sapevo neanch’io di esserlo.»
«I tuoi genitori non sanno se hanno degli antenati indiani?»
«L’ha chiesto anche il dottore a mia mamma, ma sono stato adottato e non so niente dei miei veri genitori.» rispondo guardandomi le mani.
«Capisco. Beh, in questo momento non ha comunque molta importanza.»
Sto cercando di assimilare tutte le informazioni che mi ha dato Jacob, sembrano troppe tutte in una volta così. Fin’ora avevo sentito parlare dei licantropi e dei vampiri solo nelle storie per bambini, di quelle che raccontavo a mia sorella fino a qualche anno fa per farle paura. E adesso scopro che è tutto vero, magari un po’ diverso da quello narrato nelle favole, ma licantropi e vampiri esistono veramente. Ora capisco perché il dottore aveva quel cattivo odore, probabilmente era un modo per mettermi in guardia, e Jacob ha detto che si è abituato perché vive con lui, anche se non riesco a capire il perché. Una cosa è certa, come ha detto anche Jacob: i miei non ne devono sapere niente, è troppo pericoloso.

Guardo Rik, il nuovo quanto inaspettato licantropo, mentre  riflette su quello che gli ho appena detto. Sono sicuro che è sconvolto, come potrebbe non esserlo? Ricordo quello che è stato per me, e ricordo anche quello che è stato per Sam, che era da solo. Anche Rik era da solo quando è successo, e non capisco come ho fatto a non accorgermene. Forse è stato perché non sapevo di doverlo aspettare. Sam sapeva che prima o poi noi ci saremmo trasformati, certo, con Leah è stata una sorpresa, ma era sempre lì con noi, mentre Rik non sapevo neanche che esistesse, non ne avevo il minimo presentimento, non pensavo che potesse succedere! Cazzo! E poi è impossibile che non l’abbia mai sentito: mi trasformo più volte al giorno e sicuramente qualche volta deve essere capitato che fossimo lupi nello stesso momento! Ma non l’ho mai sentito. La spiegazione potrebbe essere sempre quella di prima: io non sapevo che lui esistesse e viceversa. Potrebbe darsi che a causa di questo fosse come se lui facesse un branco da solo?
«Rik, posso farti io qualche domanda?» Mi guarda stupito ma annuisce. «Quando ti sei trasformato, ti è capitato di sentire nella tua testa i pensieri di qualcun altro?»
Sembra decisamente stupito «No, perché? Avrei dovuto?»
«Beh, ecco…» Merda, e adesso come glielo spiego? Già il fatto di trasformarsi in lupo è strano, se ora gli dico il resto lo sconvolgo, ma meglio adesso che dopo. «Quando ci trasformiamo in lupi di solito possiamo sentire uno i pensieri dell’altro: è così che riusciamo a comunicare»
«Sentire i pensieri? Tipo la telepatia?»
«Sì… una cosa del genere, anche se è molto più profonda.» Cazzo, è difficile da spiegare a voce.
«Ok, ma io comunque non ho sentito nessuno, cosa vuol dire?»
«Non lo so. Se è per questo neanch’io ti ho mai sentito e può darsi che sia perché ignoravamo l’uno la presenza dell’altro. Vuoi che facciamo una prova per vedere cosa succede adesso che ci conosciamo?»
«Ehm, cioè dovremmo trasformarci qui?»
«Sì, qui intorno non c’è nessuno. Riesci a trasformarti a comando?» Mi è venuto il dubbio, io in fondo ero circondato da altri quattro licantropi che mi hanno insegnato come fare, ma lui ha dovuto imparare tutto da solo, Sam ci ha messo due settimane solo per ritornare umano dopo la prima trasformazione.
«Sì, penso di sì. È stato un po’ difficile per le prime due o tre settimane ma poi sono riuscito a controllarmi meglio.»
Gli occhi mi escono dalle orbite «Due o tre settimane?» la voce mi esce quasi stridula.
«Ehm, sì, insomma… Era tutto nuovo e prima…» sembra imbarazzato.
«No no, fermati. Ci hai messo due o tre settimane a tornare umano dopo la prima volta che ti sei trasformato o hai imparato a controllare le trasformazioni dopo due o tre settimane?»
«A controllare le trasformazioni, perché?»
Sono allibito «Perché io che sono stato aiutato da altri quattro licantropi ci ho messo più di due settimane a controllare le trasformazioni, e alcuni di loro non ci riuscivano nemmeno dopo un mese.» A pensarci bene, è stato nello studio di Carlisle per mezz’ora e anche se si vedeva che era nervoso non l’ha attaccato. Merda, chissà cosa sarebbe successo se il suo carattere fosse stato come quello di Paul, che si sarebbe trasformato appena sentito l’odore. Anch’io faticavo a trattenermi davanti ai succhiasangue i primi mesi, ricordo quando Alice è venuta a trovare Bella prima di portarsela in Italia. «E inoltre non hai attaccato il dottore quando l’hai visto.»
«Certo che no! A dir la verità l’impulso mi è venuto appena ho sentito il suo odore, ma mica potevo trasformarmi nella sala d’attesa dell’ospedale!»
«No no, ovvio. Solo che mi sembra strano, perché il primo ragazzo che si è trasformato nella nostra tribù ci ha messo due settimane solo per capire come tornare umano.»
«Davvero?» ora tocca a lui essere stupito «Io ci ho messo una settimana circa, meno male che è coincisa con il periodo in cui i miei genitori erano in vacanza, altrimenti non riesco a immaginare il putiferio che avrebbe scatenato mia madre. Le settimane successive sono state difficili perché non riuscivo a controllarmi, bastava un niente perché scoppiassi ed è stato in quel momento che i miei hanno cominciato a preoccuparsi, anche se io continuavo a dire che andava tutto bene.»
«Beh, non so proprio cosa dire. Sei il genio del controllo» Ed ecco un altro punto da chiarire.
«Secondo te perché con me è stato diverso rispetto che con voi?»
«Non saprei proprio.» gli dico scuotendo la testa «Forse mio padre può tirarci fuori qualcosa di buono, o forse ancora Carlisle.» Chissà, magari analizzando il suo sangue scoverà qualcosa, oppure… «Oppure potrebbe darsi che sia perché il sangue Quileute è molto diluito in quello umano… In fondo noi ci siamo sposati quasi sempre nella tribù o al massimo con quelle vicine, quindi il “gene-licantropo”, chiamiamolo così, è rimasto lì nei dintorni, mentre se il tuo antenato Quileute è molto indietro nelle generazioni e i suoi discendenti si sono sposati solo con umani il tuo gene-licantropo potrebbe essersi come annacquato, non so se hai capito…» In effetti il mio ragionamento è parecchio contorto. Vedo che ci pensa su.
«Sì, penso di aver capito quello che intendi. E dici che questo potrebbe essere la causa di questo mio presunto autocontrollo?»
«Non è presunto. Se quello che mi hai detto è vero tu riesci a controllarti molto meglio di tutti noi all’inizio e questa è l’unica spiegazione che mi viene in mente.»
«È tutto vero quello che ti ho detto, per chi mi hai preso?» Non è veramente arrabbiato, si vede che sta pensando ad altro. «Non avevamo detto di trasformarci per provare la storia della telepatia prima che saltasse fuori il discorso del mio sangue annacquato?»
Decisamente non gli piace la storia del sangue diluito. Comincio a svestirmi e mi chino per legare i pantaloncini alla cordicella che ho alla caviglia, maglietta e scarpe possono rimanere qui, in caso di necessità faccio anche senza.
«Cosa stai facendo?» Rik si è tolto maglietta e scarpe e mi guarda con curiosità.
Gli indico la cordicella «Così posso portarmi dietro i pantaloni e ritrasformarmi quando ne ho voglia. Tu puoi lasciare tutto qui, tanto non penso che andremo lontano o che ci saranno incidenti.»
«Sì, giusto. Poi per la prossima volta» mi guarda «Cioè, metti caso che vogliamo fare un’altra corsa insieme, mi procurerò anch’io qualcosa. Fin’ora non mi sono mai trasformato apposta, solo quando perdevo il controllo, e i vestiti non avevo neanche il tempo di toglierli: sapessi quanti ne ho strappati!»
Scoppio in una risata fragorosa «Sì, in effetti quello è stato un po’ un problema di tutti all’inizio. Io ne ho distrutti così tanti che mio padre mi ha minacciato di farmi andare in giro nudo se non mi davo una regolata.» Erano altri tempi quelli.
«Posso farti una domanda un po’ personale?»
«Spara» chissà cosa mi vuole chiedere.
«È la seconda volta che parli di tuo padre. Ma tuo padre non è il dottor Cullen, vero?»
«Certo che no! Perché questa domanda?» Ma ti sembra che un vampiro possa essere il padre di un licantropo? Che cretinata.
«Perché prima il dottore ha detto all’infermiera che tu eri suo figlio. Mi sembrava un po’ impossibile, in effetti.»
«Ah, quello. La storia è un po’ complicata, comunque per tutti il dottor Cullen mi ha adottato, nessuno sa che a Forks ho il mio vero padre, ed ha anche adottato anche tutti gli altri suoi figli.»
«E come mai vivi con i vampiri?»
«Fa parte della storia complicata. Se ci trasformiamo probabilmente riesco a spiegartela più semplicemente che a parole.»
«Ok, sono curioso di provare la telepatia.»
Mi giro e sento il calore salire dalla schiena. In un istante sono un lupo.


Oggi non sono mai sazio di informazioni. Certo che Jacob non aiuta a ridurre la mia curiosità: come fa a vivere con dei vampiri? Cioè, capisco stare in una stanza con loro per mezz’ora, un’ora al massimo, ma tutto il giorno? E tutta la notte? Come diavolo fa? E per il mangiare?
Ok, basta domande, ora devo concentrarmi per trasformarmi. Non mi è mai successo di aver voluto trasformarmi, di solito cercavo di tornare umano. Cerco di sentire quel calore in fondo alla schiena, quello che sento quando mi arrabbio, lo stesso che ho sentito percependo l’odore del dottore: eccolo lì! Pian piano si espande a tutte le mie membra e d’un tratto sono un lupo.
Ma è diverso dalle altre volte. Sento come dei fili che mi uniscono a Jacob, come una costrizione a stare con lui, a ubbidire a lui, a fare tutto quello che mi dice. È una cosa strana, mai sentita prima neanche da umano, non riesco a capirla.
Scusa, avrei dovuto dirtelo prima. La sua voce compare nei miei pensieri: la telepatia!
Sì, una cosa del genere.
Ma io non gli ho indirizzato nessun pensiero!
Infatti, ti ho detto che non funziona così. Ognuno di noi può sentire tutti i pensieri dell’altro, anche quelli non indirizzati. Prova a fare attenzione, vedrai che senti quello che sento io e vedi quello che vedo io.
È vero! Posso vedere gli alberi che sta guardando lui, che io non posso vedere, nello stesso momento in cui io guardo la sua schiena. E posso sentire le foglie secche degli alberi sotto i suoi piedi, oltre che sotto i miei.
Ma sento ancora anche quei fili invisibili che mi legano a lui. Che cosa sono? Questa volta sono sicuro di avergli rivolto il pensiero.
Scusa, avrei dovuto dirtelo prima. In ogni branco di lupi che si rispetti deve esserci un capo branco, o alpha, e io sono il capo branco del mio branco, del quale evidentemente fai parte anche tu ora.
Un branco. Più di un branco, a quanto sembra. Quanti licantropi ci sono in giro?
Tanti. Comunque a quanto pare almeno un mistero sembra che l’abbiamo risolto: prima non riuscivamo a sentirci perché non ci conoscevamo, e ora fai parte del mio branco.
Certo deve sentire la mia inquietudine a riguardo. Non preoccuparti, non sono così severo come capo, eh-eh.
No, mi ci devo solo abituare. Fosse solo questo quello a cui mi devo abituare! Ma come funziona la storia dell’alpha? È così necessario?
Gli ordini dell’alpha servono per coordinare le azioni in caso di uno scontro.
Scontro?
Ma tu non volevi sentire una storia? Andiamo a fare una corsa che intanto ti racconto!
Da Jacob non arrivano rabbia o odio, come è capitato a me le altre volte che mi sono trasformato, ma solo eccitazione per l’imminente corsa e felicità per la sua vita, spensieratezza. Gli corro incontro superandolo, sentendo l’aria che mi passa tra il pelo.
Dai, racconta!




Ecco qui un secondo capitolo, spero che vi sia piaciuto. Anche questo, come l'altro potrebbe essere già concluso, quindi non aspettatevene un'altro a breve.


Risposte commenti Finalmente ho tempo x rispondere ai vostri commenti!!
Innanzitutto ringrazio tutti quelli che hanno commentato, poi in particolare:
 
Uchiha_chan: Grazie del benvenuto :) Riguardo all’html sono stata attenta a imparare come usarlo prima di postare perché come lettrice odio chi non lo usa XD Come vedi, un piccolo continuo c’è, forse riuscirò a mettere un altro capitolo ancora, ma saranno tutti conclusi alla fine, perché non voglio rischiare di lasciare la storia aperta perché non ho più idee.
 
stellinainnamorata90: Grazie dei complimenti, sono contenta che ti sia piaciuta :) Ho scritto un’altra fan-fiction nella sezione di Harry Potter, Ballo di Natale, forse ne scriverò altre, ma vado molto a rilento nello scrivere…
 
ginnyp: Guarda caso il secondo capitolo che ho scritto è proprio su Rick e Jake :)

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