At the end of July

di Annette85
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 – Oversights ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 – Weasleys in action ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 – Traps ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 – Ginny's storm ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 – The cat spewed on the carpet ***
Capitolo 6: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 – Oversights ***


Nota: Prendete due maghi, anche piuttosto famosi, un pomeriggio di luglio, Diagon Alley e le preoccupazioni di uno dei due. Mescolate il tutto e avrete Neville e Harry che non perdono occasione per combinare guai.
Naturalmente è una storia senza grandi pretese e dedicata a un po' di gente che in questo periodo compie gli anni.
I personaggi presenti nella storia non sono miei, ma appartengono a J.K. Rowling e agli altri aventi diritto, io mi diverto solo a scrivere di loro senza scopo di lucro.

Buona lettura


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At the end of July

Capitolo 1 – Oversights

Diagon Alley non era così affollata da tanto tempo, infatti passare tra tutte quelle persone si stava rivelando una vera impresa. Harry si fece largo tra la folla a fatica: aveva appuntamento con Ron fuori dal Ghirigoro per comprare un regalo a Hermione.

“Chissà perché vuole farle un regalo”, pensò dubbioso per l'ennesima volta da quando aveva ricevuto il gufo quella mattina. “Di sicuro hanno litigato per qualcosa e vuole farsi perdonare”.

Assorto nei propri pensieri, non si accorse minimamente di scontrarsi con qualcuno: «Mi scus... Neville?»

«Eh? Oh, ciao Harry», lo salutò l’altro con poca convinzione.

«Tutto bene?» chiese il moro, vedendo l’amico un po’ giù di morale, mentre l’aiutava a spostarsi verso un posto meno affollato per poter parlare con calma.

«Sì, certo», rispose vago, non accennando ad alzare lo sguardo su Harry, il quale lo osservò per qualche istante dubbioso: lo conosceva da anni, ormai, e le uniche volte che lo aveva visto così giù erano state a scuola, quando lo prendevano in giro.

«Ti va di andare a bere qualcosa, così mi spieghi cos’hai?» chiese alla fine, sperando che Neville accettasse e si aprisse. L’interessato annuì e si rituffò nella folla, facendosi largo a fatica fino al Paiolo Magico.

Il Pub a confine tra il mondo Babbano e quello Magico era meno affollato rispetto a Diagon Alley, infatti non c’era bisogno di spintonare qualcuno per passare, anche se quasi tutti i tavoli erano occupati. Neville e Harry ne trovarono uno libero lontano da occhi indiscreti, si accomodarono, ordinarono due Burrobirre e ripresero a parlare. «Allora, cosa ti preoccupa?»

«Luna», fu la risposta laconica dell’amico appena prima di vedersi arrivare le Burrobirre al tavolo.

«Come mai?», chiese ancora Harry, incapace di trovare una possibile risposta da solo.

Neville lo guardò come se improvvisamente si fosse trasformato in un ragno gigante: «Che giorno è oggi?» domandò dopo qualche secondo.

«Il 25 luglio», rispose pronto Harry, ma non capendo dove Neville volesse andare a parare.

«Bene, vedo che non confondi un giorno per l’altro. Comunque di solito a quest’ora avevo la casa decorata da cima a fondo in vista del mio compleanno», spiegò tranquillamente l’altro, iniziando a sorseggiare la bevanda che aveva davanti.

«E perché Luna ti preoccupa, allora?» chiese Harry non riuscendo ancora a seguire molto bene il discorso dell’amico.

«Luna inizia a organizzare tutto esattamente due giorni dopo il compleanno precedente», sospirò Neville, sperando che questa volta Harry capisse quale fosse il problema.

«Un po’ in anticipo», commentò il moro pensando di essere spiritoso. Neville in tutta risposta lo guardò con sufficienza.

«Scusa», iniziò Harry. «Luna non ha fatto lo stesso quest’anno?» chiese poi, interessato ad aiutare l’amico.

«No, anzi, sembra essersene dimenticata totalmente. Ogni volta che le chiedo se devo prenotare il ristorante per quella sera, mi guarda e mi chiede “Il tuo compleanno? Sicuro che sia tra pochi giorni?”», sospirò sconsolato Neville.

«Sarà troppo presa dal suo lavoro, non sta scrivendo un saggio sui Plimpli?» chiese Harry, ricordando il particolare del saggio.

Neville annuì, anche se per lui il comportamento della moglie era strano comunque. «Anche Ginny ha fatto lo stesso?» chiese poi a bruciapelo.

«Cosa?» domandò Harry, prima di rendersi conto della domanda. «Ehm, non so quanto lavoro ci metta Ginny per organizzare qualcosa per il mio compleanno», rispose abbassando lo sguardo verso il tavolo. «E poi anch’io non pensavo fosse già tempo di festeggiamenti», aggiunse dopo un attimo, confessando la sua dimenticanza.

Neville lo guardò con gli occhi fuori dalle orbite, assomigliando terribilmente a Luna: «Come fai ad aver dimenticato che tra pochi giorni è il tuo compleanno?» urlò all’amico, come se quest’ultimo avesse compiuto chissà quale mancanza.

«Non prenderla a male, ho solo avuto un po’ di lavoro più del solito e così mi è passato di mente», spiegò l’altro cercando di far ragionare Neville.

«È che questa storia mi sta dando leggermente ai nervi. Non è tanto per la festa in sé, quanto per il fatto che Luna sembra dimenticarsi di me. Suo marito», si scusò Neville, accasciandosi allo schienale della sedia.

«Secondo me sta lavorando troppo, avrebbe bisogno di una vacanza. E, a giudicare dal tuo stato di agitazione, anche tu ne avresti bisogno», sorrise Harry incoraggiante. «Perché non vi prendete una pausa e andate a trascorrere qualche giorno lontano da tutto e tutti?» propose poi all’amico.

Neville parve illuminarsi a quell’idea e quasi fece cadere la sedia mentre si alzava di scatto: «Hai ragione, perché non ci ho pensato prima?» chiese più a se stesso che a Harry. «Grazie per il consiglio, ci vediamo in agosto», salutò l’amico, prima di volatilizzarsi fuori dalla porta.

Harry sorrise soddisfatto per l’idea che aveva dato a Neville e posò gli occhi sull’orologio che aveva al polso. «Ron mi uccide di sicuro, è tardissimo», sospirò prima di lasciare i soldi per le Burrobirre sul tavolo e ritornare nel caos di Diagon Alley.


Continua...


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Se volete potete anche commentare dopo aver letto, non vi mangio^^

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 – Weasleys in action ***


Nota: Ecco a voi in anteprima il secondo capitolo di questa mia nuova long-fic.
Con la speranza che anche questo sia di vostro gradimento, vi auguro buona lettura^^


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At the end of July

Capitolo 2 – Weasleys in action

«Ron, scusa il ritardo», esalò Harry, cercando di riprendere fiato dopo la corsa dal Paiolo Magico al Ghirigoro, dove l’amico lo stava aspettando.

«Nessun problema, tanto sono appena arrivato», mentì l’altro guardandolo in modo annoiato.

«Ho incontrato Neville», buttò lì Harry a mo’ di difesa, sapeva che se avesse tirato in ballo un’altra persona, Ron non se la sarebbe presa molto. «Era piuttosto agitato. Pare che Luna si stia dimenticando del suo compleanno».

Ron sbiancò sentendo una strana sensazione farsi strada alla bocca dello stomaco. «Ehm, e tu cosa gli hai detto?» chiese poi, cercando di sembrare normale.

«Gli ho detto che probabilmente è impegnata col lavoro e che entrambi avrebbero bisogno di una vacanza», spiegò l’altro ignaro della tempesta di sensazioni che Ron stava provando a quella notizia.

“Hermione mi uccide”, pensò solo il Weasley. «E quando hai consigliato loro di partire?» domandò ancora, già temendo la risposta.

«Al più presto», rispose semplicemente, come se fosse ovvio.

Ron deglutì rumorosamente e spostò lo sguardo verso le vetrine che aveva accanto: «Oh, guarda c’è il libro che Hermione cerca da tempo», disse con una vocetta stridula, cambiando argomento.

Harry lo guardò piegando leggermente la testa: «Sicuro di stare bene?» ma non fece in tempo a ottenere risposta che l’amico era sparito dentro il negozio, aveva comprato il libro ed era uscito a tempo di record.

«Tutto benissimo, ma adesso devo andare, mi sono ricordato di una cosa. Grazie per l’aiuto. Ci vediamo più tardi in ufficio», rispose senza neanche fare una pausa e smaterializzandosi.

«Ok, qui c’è qualcosa che non va. Prima Neville e adesso Ron, non è possibile che la gente impazzisca così di botto», sospirò Harry, prima di riprendere a camminare e raggiungere i Tiri Vispi Weasley.

***

«Ma cosa gli è saltato in mente?» sbraitò Ginny a un tratto.

«Ginny, calmati», intervenne Hermione. «Non poteva sapere che noi stiamo organizzando una doppia festa a sorpresa».

La signora Potter ormai stava facendo un solco nel pavimento a furia di camminare avanti e indietro davanti al tavolo. Luna si era fiondata a casa di Ginny appena Neville era rientrato a casa e le aveva detto di aver prenotato un romantico week-end lontano da Londra, dalla magia e, soprattutto, dal lavoro.

Ginny aveva subito gridato allo scandalo, Hermione aveva sospirato rassegnata per la follia, probabilmente momentanea, dell’amico, e Luna si era accomodata su una sedia e non aveva più proferito verbo.

«Dobbiamo fare qualcosa», disse alla fine Ginny. «Va bene salvare l’intero Mondo Magico, va bene decidere di farsi uccidere da un pazzo furioso, va bene il suo lavoro. Mi va bene qualsiasi cosa, ma non questo. Ha oltrepassato ogni limite».

Hermione cercò di bloccare in qualche modo sia la cognata sia il suo flusso di parole, purtroppo era tutto inutile, quando Ginny iniziava a sbraitare era impossibile fermarla in qualche modo e farla ragionare.

«Hai ragione, dobbiamo fare qualcosa. Ma scagliargli maledizioni a distanza non è una buona cosa», asserì Hermione, notando che Ginny aveva già sfoderato la bacchetta pronta a colpire la sua dolce metà, ovunque si trovasse.

Un sonoro crac distrasse le tre donne e le fece voltare verso un Ron piuttosto agitato: «Ah, bene, sei qui. Ti ho cercata ovunque», disse poi in direzione della moglie.

«Beh, lo sapevi che avevo appuntamento con Ginny», spiegò Hermione alzando leggermente le spalle.

«Abbiamo un problema», sentenziò Ron, interrompendo la strega.

«Già lo sappiamo», sospirò funerea Hermione. «Oh, mi hai comprato il libro che cercavo. Bene», sorrise al marito.

«L’ho trovato mentre ero con Harry», spiegò Ron. «Ha incontrato Neville e gli ha consigliato di farsi una vacanza», tagliò corto dopo essersi accomodato su una sedia ed essersi servito di thé e biscotti.

«Luna ce l’ha detto», intervenne Ginny mentre osservava il fratello trangugiare quattro biscotti alla volta.

«E que ‘i ‘a?» chiese con la bocca piena.

«Ti prego, Ron, mastica e deglutisci prima di parlare», lo rimbeccò Hermione disgustata.

Ron eseguì la richiesta della moglie: «Dicevo, che si fa?» chiese, ben sapendo che le altre tre avevano sempre una soluzione per tutto.

Hermione, Ginny e Luna si scambiarono delle rapide occhiate, poi la prima ebbe la forza di parlare: «Non saprei. Dobbiamo fargli passare il vizio di dare consigli non richiesti agli altri e continuare con il progetto per la doppia festa».

«Ben detto», la spalleggiò Ginny. «Luna, tu intanto potresti andare a disdire il viaggio, naturalmente Neville non se ne dovrà accorgere. Quando arriverà il “gran giorno”, nel quale lui si presenterà con la valigia in mano, tu non dovrai far altro che continuare la sceneggiata del lavoro», disse poi facendo l’occhiolino in direzione dell’amica.

«Nessun problema, il saggio sui Plimpli sta occupando veramente tutto il mio tempo libero», rispose Luna con la solita tranquillità.

«Intanto tu, Ron, dovresti andare da George a chiedergli se ha pronte le varie decorazioni per la festa», intervenne Hermione interrompendo lo spuntino del marito.

«Adesso?» chiese voltandosi lentamente verso la donna e guardandola negli occhi.

«Sì, adesso. Io devo andare alla Tana a prendere James, Albus e Rose. Molly e Arthur hanno un impegno stasera», spiegò Hermione autoritaria come sempre.

«Ma non può andare Ginny?» chiese ancora, iniziando a piagnucolare. Infatti, come ai vecchi tempi, George non perdeva occasione per rifilargli qualche nuovo scherzo in via di sperimentazione e rischiava sempre di farlo finire al San Mungo, piuttosto che al lavoro.

«No, fratellino, io ho un impegno che non può essere rimandato», mentì l’interpellata gongolante per aver fregato Ron anche quella volta.

«Devi solo andare a fare una domanda a tuo fratello», intervenne Luna. «Non mi sembra così difficile».

«Lo dici solo perché non lo conosci», asserì Ron sbuffando.

«A dire il vero lo conosco molto bene e con me è sempre stato gentile e molto simpatico», rispose l’ex-Corvonero ripensando a tutte le volte in cui era stata ai Tiri Vispi.

«Con te, forse. Io sono la sua vittima preferita», continuò il mago sempre più abbattuto.

Hermione e Ginny iniziarono a ridacchiare, mentre Luna continuava a spostare lo sguardo da uno alle altre e a non capire dove fosse il problema di Ron.

«Va bene, vado», sospirò il mago alzandosi. «Ma se non dovessi tornare, mi avrete sulla coscienza», disse ancora con fare melodrammatico, cosa che fece ridere ancora più apertamente Ginny e Hermione. Ron salutò mestamente e scomparve così com’era venuto.

«Non siete state troppo dure con lui?» chiese allora Luna, guardando le amiche ridere.

«No, tranquilla, lo fa sempre. Poi arriva a casa come se niente fosse», sorrise Hermione. «Io vado da Molly, sarà stufa di avere le tre piccole pesti», disse poi alzandosi anche lei e dirigendosi verso la porta della cucina.

«Ci rivediamo tra mezz’ora?» chiese Ginny, sapendo quanto tempo sarebbe voluto all’amica per “liberarsi” dalla suocera e riportare James e Albus a casa loro. Hermione annuì, salutò un’ultima volta e scomparve oltre la porta.

«Che si fa?» domandò Luna, quando furono rimaste sole.

«Ti va un altro po’ di thé?» propose Ginny. «Così mi racconti anche le ultime novità dai nostri compagni di scuola», sorrise.

«Hai saputo di Romilda? Pare sia stata acquistata da un ricco mago arabo, suo padre sembrava contento di liberarsene», commentò Luna facendo ridere l’amica e facendole dimenticare il ribrezzo che provava ogni volta che veniva nominata la sua ex compagna di Casa.


Continua...


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Ringrazio adorable per aver commentato il capitolo precedente (sono felice che la storia ti sia piaciuta e anch'io adoro la coppia Neville/Luna, ho scritto molto su di loro, in effetti^^ Ma hai letto altre mie storie qui (tanto tempo fa) o altrove?) e anche tutti gli altri che hanno letto il primo capitolo, aggiungendo la mia storia tra le seguite o le preferite. Spero che anche questo capitolo sia stato di vostro gradimento e se avete commenti o critiche da farmi potete scrivere tranquillamente, non siate timidi^^

Ciao ciao

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 – Traps ***


Nota: Anche questo capitolo è stato scritto a tempo di record (visto che per sabato voglio aver concluso la storia per darla in versione cartacea alla mia amica, il cui compleanno era ieri XD) e che dire, è ricco di tranelli volontari e involontari...
Un ringraziamento particolare a bic che ieri sera mi ha suggerito come Ron avrebbe potuto svegliare Harry XD

Buona lettura


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At the end of July

Capitolo 3 – Traps

Erbologia era di sicuro una delle materie più interessanti che insegnavano a Hogwarts ed essere il successore di Pomona Sprite era stato un onore per Neville. Così anche quel giorno, dopo essere tornato a casa, si era rinchiuso nella sua serra per studiare e accudire quelle splendide piantine che crescevano sempre più.

Luna era rientrata da poco, dopo aver passato qualche ora con Ginny e aver fatto un po’ di spesa, non si era affatto stupita di trovare il marito rintanato nel “suo regno”. In tutta quella giornata si poteva considerare la cosa più normale.

«Ciao Neville, sono tornata», disse affacciandosi alla serra.

«Oh, come siete carine. Sì, state crescendo proprio bene. Non pensavo che lontano da Hogwarts avreste avuto le stesse condizioni ottimali», continuò ad adulare le proprie piante, non curandosi di ciò che la moglie aveva detto.

Luna scosse leggermente la testa e si diresse in cucina per preparare la cena, probabilmente così Neville si sarebbe staccato una buona volta dalle sue piantine e avrebbe notato il ritorno della moglie. Per la prima volta da quando le aveva dato la notizia del viaggio, Luna si rese conto che forse Harry avesse ragione a consigliare una pausa lontano da tutto e tutti.

“Ma cosa vado a pensare?” si chiese la strega. “Non possiamo andare via proprio adesso. Io, Ginny, Ron e Hermione stiamo organizzando da mesi la festa, non posso buttare tutto all’aria perché mio marito sembra essere sotto l’influsso di qualche Gorgosprizzo”. Con la magia fece levitare la pentola piena d’acqua sul fuoco e preparò la tavola.

«Ciao, sei tornata», sorrise Neville entrando in cucina.

«Sono anche stata alla serra a salutarti, ma tu non mi hai sentita», rispose lei con naturalezza.

«Scusa», disse il mago abbassando il capo, sentendosi colpevole perché non l’aveva notata.

«Tranquillo, ormai ci sono abituata», sorrise Luna avvicinandosi al marito. «Penso proprio che Harry avesse ragione a consigliarci una vacanza. Non facciamo che lavorare».

Neville la guardò un po’ dubbioso prima di parlare ancora: «Ne sei sicura? Quando sei andata a fare la spesa non mi sembravi così convinta».

«Beh, ci ho pensato per tutto il tempo e sono arrivata alla conclusione che ne abbiamo proprio bisogno», spiegò con calma come se avesse davanti un bambino.

Neville le diede un bacio sulla guancia: «Benissimo, chiamami quando è pronta la cena», disse poi dirigendosi di nuovo verso la serra.

Luna sospirò di sollievo quando il marito uscì di nuovo, forse non era stata una buona idea mentirgli così spudoratamente, ma aveva in mente un piano per sabotargli il viaggio, esaudendo anche la proposta di Ginny.

***

Ron impilò anche l’ultimo rapporto sulla scrivania e si stiracchiò. Non gli era mai piaciuto fare i compiti quando era a scuola, figurarsi dover stare in ufficio fino a tardi per completare le scartoffie in sospeso.

Lanciò uno sguardo verso la scrivania del suo migliore amico e lo trovò addormentato tra i documenti. Una parte di sé gli diceva di lasciarlo così com’era, non era giusto disturbare un Auror che da chissà quanto non dormiva, ma l’altra parte fremeva all’idea di poterlo svegliare di soprassalto, tanto per vedere che cos’avrebbe fatto.

Decise per la seconda opzione, si alzò dalla scrivania e si diresse dall’amico; tirò fuori la bacchetta e se la puntò alla gola: «Il signor Harry James Potter è pregato di ritornare al lavoro immediatamente», urlò grazie al Sonorus.

Harry non poté fare a meno di grugnire qualcosa in risposta, come se non avesse sentito la voce dell’amico amplificata; Ron, dal canto suo, si sarebbe aspettato ben altra reazione, magari un bel salto sulla sedia.

«No, Ginny, lasciami dormire ancora un po’. Non essere così sadica anche la domenica mattina», grugnì nel sonno, pensando che la sua dolce metà lo stesse importunando.

«Ho i capelli rossi e le lentiggini, ma non penso proprio di essere tua moglie», gli sussurrò Ron in un orecchio, dopo essere tornato alla sua tonalità normale di voce.

Harry spalancò gli occhi spaventato e orripilato, chiedendosi come avesse potuto confondere così sua moglie e il suo migliore amico. «C-che stai facendo?» chiese quasi spaventato.

«Rilassati, volevo solo svegliarti in modo indolore», rispose l’altro con naturalezza e alzando le spalle.

«Non mi hai mai svegliato così neanche a Hogwarts», constatò Harry, rimettendo a posto i fogli su cui si era addormentato.

«Come mai stavi dormendo? Il lavoro d’ufficio ti annoia così tanto?» domandò Ron osservando i movimenti tutt’altro che fluidi dell’amico.

«No, non mi annoio. Certo preferirei un po’ di azione, ma questo è un lavoro necessario e qualcuno lo deve fare», disse il moro abbassando lo sguardo. «È solo che James e Albus non fanno che urlare, piangere e io non ho più un solo attimo di pace».

«Oggi pomeriggio sono stato da Ginny e non mi è sembrata poi tanto stanca, anzi», asserì Ron ricordando vagamente l’incontro con la sorella. Non la si poteva certo definire stanca: quando l’aveva vista andava avanti e indietro in cucina ed era piuttosto nervosa per via del pasticcio combinato da Harry. Lui l’avrebbe di sicuro definita autoritaria, se quello non fosse stato l’aggettivo più gettonato per sua madre e Hermione.

«E appunto mi chiedo come faccia», sospirò Harry distogliendolo dai suoi pensieri.

«Penso lasci i bambini a mia madre, si incontri con le amiche, vada a fare un po’ di shopping a Diagon Alley, faccia una puntatina al Profeta e abbia una casa da sistemare», rispose Ron, elencando tutte le cose che avrebbe potuto benissimo fare sua sorella in una sola giornata. «Già, hai ragione. Come fa a non essere stanca dopo tutto questo?»

Harry e Ron si guardarono per un istante: «Donne», ammisero all’unisono, prima di scoppiare a ridere.

«Forse è meglio se ce ne andiamo a casa», ammise Ron dopo qualche minuto. «Penso che staresti più comodo nel tuo letto, piuttosto che sulla scrivania».

«Decisamente», sorrise Harry. «Spero solo che James e Albus non abbiano la brillante idea di fare un concerto anche stasera», disse ripensando alle nottate precedenti, nelle quali i due bambini avevano pianto a intermittenza. Se la cosa era concepibile per Albus, non lo era di certo per James, che ormai era grande per piangere nel cuore della notte.

«Usa un incantesimo insonorizzante», suggerì Ron con un’alzata di spalle, come se fosse la cosa più semplice del mondo. Harry guardò l’amico e si maledì per non averci pensato prima, sarebbe stata la soluzione ai problemi che lo affliggevano da quasi due anni.

Un gufo planò in direzione della scrivania di Ron e si appollaiò sulle scartoffie concluse quella sera reclamando un minimo di attenzione. Il destinatario slegò il biglietto dalla zampa del gufo e questo si rialzò in volo, uscendo dalla stanza.

«Di chi è?» si informò Harry con sguardo malizioso.

«Puoi rinfoderare quell’occhiata, è un biglietto di George», rispose Ron aprendo lentamente il biglietto, quasi timoroso che potesse contenere chissà quale scherzo.

«E anche lui fa gli straordinari?» domandò ancora il moro.

«Sì, soprattutto adesso che stiamo organizzando...», Ron si bloccò giusto in tempo, rendendosi conto di aver già detto troppo e rischiando di svelare il piccolo segreto che legava lui, Hermione, Ginny e Luna da più o meno un anno.

«Cosa state organizzando? E soprattutto, tu e chi altro?» chiese Harry, improvvisamente attento a quello che stava per lasciarsi sfuggire l’amico.

«Dimentica ciò che ho detto, non è niente di importante», disse l’altro, prendendo la sua roba e dirigendosi al camino più vicino.

«Non penserai di cavartela così. Prima lanci l’esca e poi pensi che nessuno abbocchi?» domandò praticamente al vuoto, visto che l’amico se n’era andato proprio sotto il suo naso.


Continua...


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Buongiorno, ormai questa storia è diventata più o meno una droga per me, infatti in questi giorni ho scritto ben tre capitoli (il quarto sarà pubblicato domani) e si sta anche allungando un po', infatti la storia sarà lunga cinque capitoli più epilogo, questo perché mi sono accorta di star scrivendo un po' troppo XD
Non mi dilungo oltre (il capitolo è già bello lungo) e ringrazio adorable che ha commentato anche il secondo capitolo della storia e sono contenta che le sia piaciuto^^ (anch'io adoro la coppia George/Angelina, oltre ad altre di cui scrivo abitualmente XD)
Ringrazio anche quelli che continuano a seguire la storia e/o la aggiungono ai loro preferiti, sono molto onorata di questo^^ E come sempre rinnovo l'invito a commentare (anche negativamente), perché come potete vedere, non mangio nessuno XD

Al prossimo capitolo,
Ciao ciao

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 – Ginny's storm ***


Nota: Quando Ginny si arrabbia è incontenibile e qui a farne le spese sono ben in due XD
Il capitolo era già pronto ieri, ma ho preferito pubblicarlo oggi per aumentare l'attesa e il prolificare di congetture su cosa mai accadrà adesso.

Buona lettura^^


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At the end of July

Capitolo 4 – Ginny's storm

Quando mise piede nel suo salotto tirò un sospiro di sollievo, anche se la serata non poteva dirsi conclusa di certo così: doveva dire a Hermione che era stato sul punto di farsi sfuggire tutto davanti a Harry?

Di certo sua moglie prima o dopo sarebbe venuta a conoscenza di quel piccolo, insignificante particolare dal loro migliore amico o, peggio, da Ginny. Quindi sì, doveva dirglielo al più presto. Anche a costo di finire al San Mungo per il resto dei suoi giorni.

Doveva solo trovare il modo per dirglielo quando fosse stata disarmata, altrimenti la piccola Rose si sarebbe ritrovata orfana di padre ancora prima di aver compiuto un anno di vita.

Si diresse timoroso verso la cucina, in fondo non era strano trovare Hermione ancora in piedi, magari davanti a una tazza di thé e un buon libro, mentre aspettava il suo ritorno. Come da previsione, infatti era ancora lì, seduta al tavolo della cucina mentre stava leggendo.

«C-ciao», salutò Ron quasi spaventato per la possibile reazione della moglie a ciò che stava per dirle.

Hermione si scosse al suono della voce del marito e si girò sorridendogli. «Ben tornato».

Ron si avvicinò ancora di qualche passo lentamente, come per saggiare un terreno impervio e prese tutto il suo coraggio da Grifondoro per darle la notizia: «È probabile che... sì, ecco... che... Harry...», si interruppe per l’ennesima volta, spostando lo sguardo nervoso da una parte all’altra della stanza, senza mai incontrare gli occhi di Hermione. «Che Harry... abbia quasi saputo della festa», concluse quasi tutto d’un fiato, attendendo una qualche Maledizione Senza Perdono.

Hermione sbatté le palpebre più volte prima di rispondere qualsiasi cosa, cercando nella sua testa una qualche giustificazione valida per non affatturare il proprio marito. «Che cosa?» urlò con quanto fiato aveva in corpo e spaventando perfino gli Ippogrifi nella Foresta Proibita di Hogwarts.

«Ma non lo sa, tranquilla», cercò di riparare il danno Ron.

«Ronald Bilius Weasley, come hai potuto lasciarti sfuggire una cosa del genere?» chiese ancora la strega, sfiorando l’acuto di poco prima.

«Hermione, ti prego, calmati. Non lo sa. Me ne sono andato prima che potesse farmi domande e altro», tentò di nuovo lui, costringendosi a fissare la moglie negli occhi.

La strega fece un lungo respiro per calmarsi e guardò il marito con occhi iniettati di sangue. A Ron sembrò terribilmente l’espressione che aveva quando gli scagliò addosso i canarini al loro sesto anno a Hogwarts. Deglutì a fatica aspettando il verdetto finale, che ormai tardava ad arrivare. Almeno da parte di sua moglie.

Infatti dopo pochi secondi si ritrovò davanti agli occhi una Strillettera che non lasciava alcun dubbio da dove arrivasse: Ginny Weasley Potter.

«Fantastico», borbottò Ron, aprendola con la massima cautela.

«Stupido imbecille!» esordì la voce di sua sorella. «Come ti è saltato in mente di lasciarti sfuggire anche solo una piccola parola su quanto accadrà tra quattro giorni? Non pensavo la tua idiozia arrivasse a tanto, evidentemente crescendo si peggiora! Ringrazia il fatto che Harry non sia così sveglio da capire subito gli indizi che lasci in giro come fossi un delinquente alle prime armi, altrimenti a quest’ora avremmo potuto dire addio al progetto a cui lavoriamo da mesi!

«Augurati che per i prossimi quattro giorni non venga a sapere altro, altrimenti non ci sarà luogo in cui potrai nasconderti!» concluse Ginny più minacciosa che mai.

Ron si girò verso Hermione non appena la Strillettera si fu sminuzzata, speranzoso di trovare un minimo di appoggio. Cosa che ovviamente non accadde: la strega lo stava guardando con freddezza e stava aspettando una spiegazione.

«Mi è arrivato un messaggio da George», iniziò lentamente e deglutendo. «Harry ha chiesto se anche lui faceva gli straordinari e io gli ho detto solo che stiamo organizzando una cosa. Ma non ho specificato cosa, perché mi sono bloccato in tempo».

Hermione continuava a fissarlo e a Ron venne il dubbio che fosse diventata una statua di ghiaccio da quanto era immobile.

«Ti prego, di’ qualcosa», cercò di spronarla lui, anche se aveva paura delle conseguenze.

«E cosa vuoi che dica, Ron?» chiese lei, più a se stessa che al marito. «Hai combinato un bel guaio, ma come ha detto tua sorella, se Harry non ha capito nulla da ciò che gli hai rivelato, possiamo stare tranquilli ancora per un po’».

Ron sospirò di sollievo, anche se, conoscendo il suo amico, sapeva che non avrebbe mollato l’osso facilmente e nel giro di qualche ora sarebbe ritornato alla carica con un bel po’ di domande.

«Hai fame?» chiese a un tratto Hermione.

«Ehm, sì, non ho cenato. Il lavoro d’ufficio mi ha tenuto incollato alla scrivania», rispose lui quasi imbarazzato. «Vai a cambiarti, mentre io riscaldo qualcosa», sorrise la strega.

Ron si diresse verso la porta, ma poi cambio idea: «Hermione?», la richiamò. «Grazie per non aver rincarato la dose di insulti», disse prima di dirigersi al piano superiore.

Hermione sorrise ancora vedendo il marito andarsene rinfrancato “No, non era il caso di rincarare la dose. Ginny ha già fatto tutto il possibile”.

***

Ginny si infilò nel letto con rabbia, neanche una pozione rilassante era riuscita a calmarla. Harry la guardò di sottecchi; gli sembrava di aver combinato un qualche guaio, ma non riusciva ancora a capire cosa. Sua moglie aveva mandato una lettera a Ron, ma più di questo non era riuscito a sapere.

«Ginny, stai bene?» chiese titubante, quando lei si era finalmente distesa e sembrava iniziare a rilassarsi.

La risposta che arrivò fu un grugnito indistinto che non gli fece presagire qualcosa di buono. «Sì, Harry caro, sto bene», disse dopo un po’ con una nota di isteria nella voce.

«O-ok. Sai com’è non ti ho mai vista entrare nel letto con tanta...» si fermò per qualche istante a cercare la parola giusta. «Crudeltà», disse infine, soddisfatto di aver trovato un termine che si potesse addire a come vedeva Ginny in quel momento.

Lei lo guardò se possibile ancora più infuriata, prese la bacchetta dal comodino, chiuse la porta e insonorizzò la stanza, per non svegliare i bambini al piano inferiore.

«Crudeltà?» chiese Ginny, ben sapendo di aver raggiunto quasi gli ultrasuoni. «Vuoi che ti dica com’è stata la mia giornata, Genio dei Consigli?» domandò ancora, anche se non aspettava una vera e propria risposta. Guardò sbiancare leggermente il marito e poi continuò: «A un certo punto nel pomeriggio, mi è arrivata una Luna tutta preoccupata perché tu, o Grande Saggio, hai consigliato a Neville di andare a fare un viaggetto. Oh, ma questo è niente. Non so chi sia più idiota tra te e mio fratello», concluse stendendosi di nuovo a letto e non degnando di uno sguardo suo marito. Aveva paura di poterlo incenerire col solo sguardo e, per quanto le avesse potuto fare piacere sul momento, la cosa non la allettava affatto.

«Ma cos’ho fatto di male?» chiese accalorandosi. «Ho visto Neville in uno stato pietoso perché iniziava a sospettare che Luna lo ignorasse e quindi ho consigliato loro...».

«Hai dato un consiglio non necessario», lo interruppe lei bruscamente.

«Nessuno si era mai lamentato finora», sospirò lui non capendo più niente di quanto stesse accadendo a chi gli stava intorno.

«C’è sempre una prima volta», sentenziò Ginny senza osare guardarlo. «E lascia che io ti dia un consiglio: mettiti subito a dormire e smettila di fare domande, altrimenti neanche il divano potrà salvarti stavolta», ringhiò ancora una volta prima di spegnere la luce e girarsi dall’altra parte.

Harry la guardò per qualche secondo, poi si abbassò a darle un bacio sulla guancia, pensando fosse meglio non osare di più, visto l’umore di sua moglie, e si stese al suo fianco a distanza di sicurezza: era sempre meglio non sottovalutare le minacce di Ginny.


Continua...


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Oggi faccio solo i ringraziamenti, visto che altre cose inerenti alla storia le ho già dette negli altri capitoli XD
Come sempre ringrazio adorable per aver commentato anche lo scorso capitolo, sempre gentilissima e Ron è Ron (come dico spesso al mio beta), Harry non è che dormisse proprio durante il giorno, visto che quello che stavano facendo in ufficio si può considerare una sorta di "turno di sera", infatti in questo capitolo si è capito un po' meglio XD Comunque mi fa piacere che la storia ti piaccia^^ Ringrazio anche coloro che continuano a leggere e aggiungere la storia a preferiti e seguite, come ho già detto mi fa molto piacere^^

Ciao ciao

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 – The cat spewed on the carpet ***


Nota: Questo capitolo si può considerare un po' di transizione, per questo forse sarà un po'... fiacco.
Prossimamente (cioè probabilmente domani o al massimo lunedì) posterò l'epilogo della storia.

Buona lettura^^


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At the end of July

Capitolo 5 – The cat spewed on the carpet

Nei successivi tre giorni Harry non ritornò alla carica con domande su quanto Ron si era lasciato sfuggire. La pace era così ritornata a casa Potter e anche Ginny sembrava essersi dimenticata la sfuriata fatta al marito nel cuore della notte.

A casa Paciock, la situazione non era poi così diversa: Neville aveva trovato il tempo per preparare i bagagli, staccandosi per un po’ dalle sue adorate piante. Luna era preoccupata per la riuscita del suo piano, perché non era solita mentire tanto spesso al marito com’era successo in quei giorni.

«Hai pronto tutto?» chiese Neville entrando nello studio della moglie.

«Tutto cosa?» domandò di rimando lei, voltandosi verso il mago e guardandolo con gli occhi fuori dalle orbite.

«Luna, non ricordi che stasera partiamo per il nostro viaggetto?» chiese iniziando ad agitarsi, quasi preoccupato per quale scusa la strega avesse addotto per non partire.

«Oh Neville, mi dispiace tanto. Entro lunedì devo consegnare parte della mia ricerca all’editore e non posso perdere altro tempo», disse lei con naturalezza.

Il mago non poté far altro che abbassare il capo e uscire mogio mogio dallo studio. Luna lo rincorse e lo afferrò per un braccio per farlo voltare, gli scoccò un piccolo bacio sulle labbra prima di parlare ancora: «Ti prometto che dopo lunedì potremo andare dove vuoi. Ho già stabilito che consegnerò la seconda parte del saggio verso la fine di settembre», sorrise poi accarezzando dolcemente la guancia di Neville.

«Ne sei sicura?» chiese il mago incredulo per quella notizia.

«Certo che ne sono sicura», disse Luna mantenendo il sorriso sulle labbra. «L’altra sera non ti avrei mai detto che Harry aveva ragione se non fosse vero». “Il piano sta funzionando alla grande”, pensò guardando l’espressione sul volto di Neville.

«Allora me ne torno in serra, fammi sapere quando è pronto il pranzo», sorrise lui, sciogliendosi di malavoglia dalla stretta di Luna e dirigendosi fuori.

La strega lo guardò un’ultima volta prima di riordinare con un colpo di bacchetta le sue carte e prendere il mantello per uscire. Hermione e Ginny la stavano aspettando per sapere come stava andando il suo piano, se Neville avesse finalmente ceduto riguardo il viaggio e se si poteva concludere con la preparazione della festa.

***

«Sono contenta che partiate dopo aver festeggiato con noi», sorrise Ginny, mentre si faceva aiutare da George ad appendere un festone nel salotto di Grimmauld Place.

«Almeno così non ho dovuto raccontargli una bugia fino in fondo», rispose Luna, distratta dall’amica mentre abbelliva un paio di lampade per renderle più festive.

«Ieri Harry è arrivato in negozio con un’espressione indescrivibile sul volto», si intromise George per cambiare argomento e far ridere un po’ le tre streghe. «Mi ha fatto un sacco di domande su cosa stessi organizzando con Ron».

«Mica ti sarai lasciato sfuggire qualcosa, vero?», si preoccupò leggermente Ginny, girandosi di scatto verso il fratello e brandendo ancora la bacchetta.

«Rilassati, sorellina, non sono così fesso come Ron», la rassicurò lui. «Senza offesa, Hermione», disse poi rivolto alla cognata, che alzò le spalle e gli sorrise comprensiva.

«Bene», sospirò rilassandosi Ginny.

«Ma come mai è arrivato da me? Non dirmi che Ron gli ha spifferato qualcosa», chiese ancora lui prendendo un altro festone e iniziando a fissarlo sul muro.

«Purtroppo sì, Ron si è lasciato sfuggire qualcosina», rispose vaga al fratello.

«Non so perché, ma la cosa non mi stupisce affatto», asserì il mago sghignazzando. «Harry crede che solo io e Ron stiamo organizzando qualcosa, per fortuna sono più sveglio dell’altro e sono riuscito a eludere eventuali domande sull’argomento».

«Cosa gli hai detto di preciso?» chiese sua sorella sospettosa.

«Semplicemente rispondevo alle sue domande con altre domande», disse con un’alzata di spalle. «Un po’ come facevo da piccolo con la mamma».

«Bene, quindi abbiamo ancora tutto il tempo per decorare la casa e non lasciare indizi in giro», ghignò Ginny dimostrando di aver imparato almeno qualche tecnica dal fratello maggiore.

Il rumore della porta d’ingresso era inconfondibile, soprattutto in una casa vecchia come quella, e non c’erano dubbi su chi fosse entrato.

«Ma che ore sono?» chiese Ginny più a se stessa che agli altri. «Non è possibile che sia già rientrato, doveva lavorare fino a stasera».

George, Hermione e Luna non persero tempo e fecero un Incantesimo di Disillusione per rendere le decorazioni invisibili, mentre Ginny si affacciò in corridoio per dare il benvenuto a Harry.

«Non pensavo rientrassi così presto», lo salutò col sorriso sulle labbra.

«Ho dimenticato dei rapporti che devo consegnare a Kingsley. Sai, per il controllo bimestrale che fa per vedere se è tutto a posto», rispose lui tentando di entrare in salotto.

«Non potevi mandare un gufo? Ti avrei spedito i documenti», asserì lei non osando spostarsi dalla porta.

«Pensavo non fossi in casa», spiegò con un’alzata di spalle. «Posso entrare nel mio salotto o devo inviare un gufo con tanto di timbro ministeriale?» chiese poi, notando la resistenza di Ginny.

«Dammi un attimo, il gatto ha vomitato sul tappeto», disse la strega rientrando nella stanza e chiudendo ermeticamente la porta alle sue spalle.
«Ok... Ehi, noi non abbiamo un gatto», urlò Harry ricordando il particolare e tentando di sfondare l’ostacolo.

«Hermione mi ha lasciato Grattastinchi quando è dovuta correre al lavoro per un’emergenza. Sai che non può essere lasciato da solo», spiegò Ginny, urlando per farsi sentire dal mago fuori dalla stanza e mentre si assicurava che gli altri fossero momentaneamente spariti dalla circolazione, chi smaterializzandosi, chi usando il camino.

Harry, intanto, tentava ancora di entrare e quasi ruzzolò dentro la stanza quando la porta venne liberata dall’incantesimo. «Mi vuoi spiegare?» chiese il mago guardando sua moglie dubbioso, ma non ci fu tempo per qualche risposta che lei gli mise in mano le carte che doveva consegnare e gli scoccò un bacio sulle labbra.

«Ci vediamo stasera», disse Ginny uscendo dalla stanza, diretta in cucina.

Per fortuna l’incantesimo di disillusione aveva retto e Harry non aveva notato niente di strano. Tranne forse il comportamento di sua moglie, ma lui lo attribuì alla possibile stanchezza per le varie cose che doveva fare ogni giorno.


Continua...

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Capitolo 6
*** Epilogo ***


Nota: Ed eccoci arrivati all'epilogo, spero che il resto della storia sia piaciuto e apprezzato.
Non mi dilungo, visto che il capitolo è già lungo di suo, quindi auguro solo buona lettura e vi ringrazio per la pazienza dimostrata^^


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At the end of July

Epilogo

«Sorpresa!» un coro si diffuse per tutta Grimmauld Place quando Harry e Neville fecero il loro ingresso nel salotto, opportunamente ingrandito per l’occasione.

Harry fece un salto indietro sconcertato per l’urlo sentito poco prima, mentre l’espressione di Neville era una misto tra lo spaventato e il sorpreso; entrambi non riuscirono a muoversi per qualche minuto, metabolizzando la cosa.

«C-come avete fatto?» chiese Harry riprendendo la facoltà della parola.

Ginny gli si avvicinò con un sorriso stampato sul volto: «Dopo tanti anni non ti è ancora chiaro come si usa la magia?» scherzò guardando divertita il marito.

«Lo sai che non intendevo questo», rispose lui cercando di sorridere. «Come avete fatto a tenermi nascosto tutto questo?»

«A parte il fatto che Ron ha rischiato di rovinare tutto, è stato facile prenderti un po’ in giro», ghignò Ginny.

«Grazie tante», disse fingendosi offeso e imbronciandosi.

Ginny gli scoccò un bacio sulla guancia. «È anche per questo che ti amo», sussurrò nel suo orecchio, in modo da non farsi sentire dagli altri; Harry sorrise e la abbracciò felice.

Poco distante Luna stava ancora cercando di sciogliere Neville, che sembrava essere stato colpito da un Incantesimo della Pastoia.

«Neville, tutto bene?» chiese dopo un po’ notando che neanche la mano davanti agli occhi aveva funzionato.
«Cosa?» si riscosse finalmente il mago. «Penso di sì, di stare bene».

«Allora che ne pensi di tutto questo?» domandò Luna fissandolo negli occhi.

«Che è bellissimo e sono felice che voi abbiate organizzato questa festa», sorrise alla fine, tranquillizzando Luna.

La strega fece un lungo sospiro di sollievo e lo prese a braccetto portandolo verso il centro del salotto per essere salutato anche dagli altri amici. Solo in quel momento Neville notò le decorazioni e i festoni appesi per tutta la stanza: un grande striscione che cambiava colore era appeso sopra il camino e recitava “Happy B-Days, Neville and Harry”, stelle filanti e stelline dorate cadevano dal soffitto grazie a un incantesimo e si attorcigliavano attorno ai cappelli degli ospiti.

A un lungo tavolo, vicino alla parete alla destra di Neville, c’era George che preparava cocktail scherzando e divertendosi a stupire chiunque passasse di lì. In un altro tavolo c’erano invece due grandi torte, una per ciascuno dei festeggiati; in quella per Harry c’era disegnato un Cercatore di Quidditch impegnato nell’impresa di trovare il boccino d’oro, ovviamente tutto era in movimento e il boccino sfrecciava da una parte all’altra della glassa. Mentre da quella di Neville si alzava un piccolo ciliegio di marzapane che si muoveva al minimo soffio d’aria.

I due festeggiati restarono a bocca aperta nel vedere le due torte riccamente decorate e non mancarono di fare i complimenti a Molly che si era prodigata nell’impresa, con l’aiuto di Ginny, Hermione e Luna.

Come richiamati da un Incantesimo di Appello, tanti pacchetti volarono in direzione dei festeggiati e si posarono a terra ordinatamente, in due file distinte, a indicare a chi fossero indirizzati. Alcuni regali spiccavano sugli altri, un po’ per grandezza, un po’ per rumorosità. Harry e Neville iniziarono a scartarli praticamente in contemporanea e uno alla volta rivelarono le cose più disparate e più assurde che il Mondo Magico avesse mai visto.

I regali più interessanti e utili furono quelli da parte di Hermione, Ron e George, che rispettivamente regalarono a Harry Il Grande Libro delle Arti Oscure edizione 2006, un Avversaspecchio di medie dimensioni e un Set per la Manutenzione della Bacchetta Magica, e per Neville Come Curare e Coltivare le Piante delle Paludi Polacche, un Set per Curare le Piante un po’ Allegre e cinque sacchi di Fertilizzante di Drago, importati direttamente dalla Romania.

Naturalmente non poterono mancare i maglioni di Molly Weasley che, nonostante il caldo, continuava a fabbricare per tutti i componenti della sua numerosa famiglia, della quale ormai facevano parte anche Neville e Luna.

***

Anche gli ultimi ospiti ritornarono alle proprie case e Harry, Ginny, Ron, Hermione, Neville e Luna si ritrovarono nel salotto dove si era tenuta la festa; stremati, si buttarono a peso morto su divani e poltrone.

«Da quando le feste sono diventate così impegnative?» chiese Ginny chiudendo gli occhi per un attimo e appoggiando la testa sulla spalla del marito accanto a sé.

«Non saprei», rispose Hermione. «Non mi è mai sembrato che Molly si stancasse a organizzarle».

«Mamma si stanca, ma non lo dà a vedere perché prende pozioni varie per avere più energia», spiegò Ron, sistemandosi meglio sulla poltrona e allungando le gambe fino al poggiapiedi.

Hermione ridestata da quella rivelazione si voltò verso il marito: «Non è possibile», disse quasi indignata, pensando a come il mito di una Molly senza fatica si stesse inesorabilmente sbriciolando.

«Oh, ti assicuro che è così. Infatti finito l’effetto, per qualche giorno è apatica e stanca», affermò Ron con sicurezza. «Non fare quella faccia, come ti sembra possibile che una donna della sua età riesca a sopportare lo stress così bene?»

Indignata anche da quell’ultimo insulto rivolto alla suocera, Hermione si alzò di scatto e si diresse verso il camino: «Neville, buon compleanno e buon viaggio», cercò di sorridere all’amico che ricambiò un po’ incerto. «Harry, ci vediamo domani, così faccio gli auguri anche a te in presa diretta. Ginny, perdonami se non resto a darti una mano per sistemare tutto».

«Non preoccuparti», sorrise l’amica ben capendo lo stato d’animo dell’altra e fissando il fratello come se avesse visto un Inferius.

«Hermione, aspetta,...», cercò di richiamarla Ron, troppo tardi, visto che sua moglie era già sparita in una nuvola verde, diretta a casa.

Mesto e con la coda tra le gambe salutò i presenti e seguì Hermione a casa, pronto alla litigata epocale sulla sua insensibilità verso la propria madre e al successivo soggiorno sul divano di casa, perché di sicuro sua moglie non gli avrebbe permesso di sfiorarla per un bel po’.

I quattro rimasti si guardarono per qualche secondo prima di scoppiare a ridere: in fondo erano così abituati a vedere i due litigare che non si stupivano più di nulla.

«Bene, direi che è il caso di andare anche per noi», disse Luna a un tratto, alzandosi dal divano. «È stata una bella festa, peccato per tutti quei Gorgosprizzi che hanno svolazzato qui e là per la stanza».

«Hanno fatto qualche danno?» chiese Ginny un po’ preoccupata, anche se ormai non faceva più caso alle creature più strampalate a cui solo Luna credeva.

«No, si sono divertiti un mondo con la musica, comunque. In fondo è una delle cose che piacciono di più a questa specie di creature», sorrise rassicurante la strega.

Neville si avvicinò alla moglie e la prese per mano, conducendola verso il camino: «Vi ringrazio per la bellissima festa, mi sono veramente divertito», disse il mago. «Ci vediamo la prossima settimana».

Ginny e Harry ricambiarono i saluti e guardarono gli amici sparire con la Metropolvere. «Direi che è andata bene», sospirò il moro riaccomodandosi sul divano. «E grazie, è stata la miglior festa di compleanno che abbia mai avuto».

«Sono contenta che la festa sia piaciuta anche a te. La mamma non resisteva più e ha lavorato su quelle torte per tantissimo tempo», sorrise Ginny, ripensando a come Molly avesse paura di lasciarsi sfuggire qualcosa in tutti quei mesi in cui aveva visto il genero.

«Immagino. Comunque la mia era buonissima, ho anche preso il boccino», scherzò Harry.

Ginny si strinse al marito, mettendosi più comoda sul divano, intenzionata a godersi quegli istanti di quiete dopo la festa.

«Non pensi che sia meglio andare a letto? Il divano non è poi così comodo», disse Harry, sentendo il peso della moglie addosso.

«In effetti, anche se fino a qualche tempo fa non la pensavi così», ghignò maliziosa, sollevando lo sguardo giusto in tempo per vederlo arrossire. «Comunque andiamo a dormire, in questi giorni mi sembra di aver fatto quello che di solito diluisco in mesi».

Harry rise e cercò di alzarsi, ma Ginny pesava ancora su di lui e non sembrava intenzionata a scollarglisi di dosso. «Ma non volevi andare di sopra?» chiese dopo un po’, quando qualsiasi tentativo per farla muovere era stato vano. Alla fine si arrese e la prese in braccio, riuscendo finalmente ad arrivare fino alla porta. «Ehm, non so come dirtelo, ma... anch’io sono piuttosto stanco e portarti su per due piani di scale potrebbe rivelarsi pericoloso».

Ginny sospirò per l’ennesima volta e scosse lievemente la testa: «Possibile che non ti ricordi di essere un mago e che puoi smaterializzarti?» chiese quasi ridendo dell’espressione del marito.

Harry la fissò ancora per qualche istante rimettendo insieme le idee e alla fine diede ragione alla moglie, smaterializzandosi in camera da letto, come se nulla fosse.

«Penso tu ti sia dimenticata di qualcosa», disse Harry ricordandosi che tra i regali non ci fosse quello di Ginny.

«Se ti riferisci al mio regalo, beh, dovrai aspettare ancora un po’. Lo riceverai il giorno del tuo compleanno», ghignò poi, scendendo dalle braccia del marito.

«Perché non subito?» chiese Harry prima di baciarla sulle labbra.

«Perché è giusto farti penare qualche ora in più, soprattutto dopo il consiglio che hai dato a Neville e che ha rischiato di rovinare tutto», scherzò lei, dopo aver ricambiato il bacio rapidamente e andando a cambiarsi per la notte.

Harry si stese sul letto: «Non pensi di avermi già strigliato a dovere?» chiese ancora, anche se, conoscendo Ginny, quello che gli aveva fatto passare negli ultimi giorni non era che l’inizio.

«Sì, ma devi capire per bene che non devi interferire con la vita altrui», disse Ginny al vento, visto che Harry si era addormentato all’istante e non aveva sentito la risposta della moglie.

La strega si stese accanto a lui e gli scoccò un bacio a fior di labbra, prima di lasciarsi andare al meritato riposo.


Fine

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Questo è forse il momento dei ringraziamenti finali? Direi proprio di sì.
Prima di tutto un grazie enorme come un palazzo di cinquanta piani a Raf, che ha riveduto e corretto ogni singolo capitolo, dandomi suggerimenti sui vari elementi della storia; un altro grazie a tutti quelli che hanno letto, aggiunto ai preferiti e tra le seguite la mia storia, mi avete fatto veramente felice; un terzo grazie a colei che ha commentato tutti i capitoli, non mancando neanche un appuntamento: adorable, sappi che i tuoi commenti mi hanno fatto immenso piacere e ti ringrazio per la pazienza dimostrata per ogni aggiornamento.
Ci tengo a sottolineare che chiunque commenterà questa storia (indifferentemente dal capitolo) troverà risposte, ringraziamenti, ecc. alla fine di questo capitolo.
Detto anche questo (e perdonatemi lo spam spudorato XD), lascio la parola a voi e spero come sempre che anche questo capitolo sia stato di vostro gradimento^^

Ciao ciao^^


Risposta ai commenti:
» adorable, purtroppo tutto ha una fine, ma non preoccuparti ho già in mente qualcosina che fa riferimento a questa (più precisamente la storia su Romilda comprata dal ricco mago arabo XD); in effetti è difficile capire cosa siano i Gorgosprizzi, visto che sono invisibili (XD); e veniamo al punto cruciale (prego per i ringraziamenti, è stato un piacere^^): Sweet Pillow è in scrittura da due-tre mesi, purtroppo sono un po' bloccata, l'idea c'è ma non vuole saperne di uscire degnamente, così come anche le altre per quella tabella u.u Mi fa piacere che tu continuerai a leggere quello che pubblicherò prossimamente e, mi raccomando, non esitare a commentare (anche le critiche negative sono benvenute^^)

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