Seven pages... on the green field

di Moriko_
(/viewuser.php?uid=1002503)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** We are all made of stars ***
Capitolo 2: *** Everybody hurts ***
Capitolo 3: *** Welcome to my truth ***
Capitolo 4: *** Don’t you (forget about me) ***
Capitolo 5: *** Just my imagination ***
Capitolo 6: *** The empty chair ***
Capitolo 7: *** A head full of dreams ***



Capitolo 1
*** We are all made of stars ***


» Note iniziali: Ciò che segue è una breve raccolta di fanfiction scritta per la "Writing Week": vi accompagnerò per un'intera settimana, dal 27 Aprile al 3 Maggio, con brevi storie… indovinate un po' su chi?
Esatto: ancora su un certo Yuzo Morisaki. "Squadra che vince non si cambia", dicono dalla regia. :3
Dato che delle 16 liste proposte da Fanwriter.it ho scelto quella (forse) più semplice e scontata, ho deciso di aggiungerci un elemento in più in fase di organizzazione: ai vari prompt ho associato una particolare canzone. Dunque, le storie che sono incluse in questa raccolta sono tutte "song fic".
Laddove ci sarà la possibilità, cercherò di essere il più breve possibile nelle note: questa volta, voglio che siano le storie a parlare da sé. ;)

» Iniziativa: Questa storia partecipa a #TheWritingWeek di Fanwriter.it
» Lista: [Fanfiction]
» Prompt: GEN
» Avvertimenti: Nessuno
» Sommario: In una fulgida notte, basta alzare gli occhi al cielo per continuare a lottare per i propri sogni.




Day 1
We are all made of stars.
[GEN]



“People, they come together
People, they fall apart
No one can stop us now
'Cause we are all made of stars”

[Moby - We Are All Made Of Stars]





Yuzo si era seduto sull’erba del campetto di calcio, stremato dall’intenso allenamento.
Stava ansimando e aveva rivolto lo sguardo verso il cielo stellato. Il firmamento brillava di una miriade di piccole luci, rifulgenti come il luccichio della superficie del mare illuminata dai raggi del sole.
Era abituato ad allenarsi di sera, sotto quel meraviglioso spettacolo dell’universo: nei momenti di pausa amava soffermarsi a contemplare la volta celeste, immaginando di attraversare a grande velocità gli spazi siderali come una stella cadente.
Il cielo notturno gli dava un senso di serenità e riposo: ad ogni ora sembrava che lo invitasse a distendersi e lo aiutasse a non cadere in preda all’agitazione di fronte ad una qualsivoglia prova che la vita gli offriva.
Lo stesso stava accadendo quella notte, prima di una difficile partita. Yuzo sapeva che doveva dare il massimo, come faceva sempre, ma nel suo cuore sentiva di non essere ancora all’altezza di difendere la porta della Nazionale.
Eppure, ogni volta che fronteggiava quel pensiero, rischiando di farsi trascinare nell’abisso dell’angoscia, Yuzo riusciva a scacciarlo via grazie alla forza della sua determinazione, perché sapeva che ormai non era più solo ad affrontare quella grande prova.
Non era più la sua di responsabilità. Era quella di tutti: di ogni giocatore della squadra, di ciascuno di loro che, proprio come lui, si era impegnato molto per arrivare a quel momento ed era pronto a scendere in campo.
Come le stelle del firmamento, con il loro bagliore lui e i suoi compagni avrebbero dato vita ad un altro meraviglioso spettacolo: quello della vittoria.




[Angolo di una piccola pinguina nelle vesti di scrittrice.]
“We Are All Made Of Stars” è una delle mie canzoni preferite in assoluto. È stata scritta dopo l’attacco dell’11 Settembre 2001 come inno alla speranza e alla pace… e qui (giustamente) mi chiederete: “Allora cosa c’entra con Captain Tsubasa?” A parte la famosa dichiarazione di Tsubasa di voler portare la pace nel mondo tramite il calcio, rileggendo il testo della canzone ho trovato il ritornello adatto per un’altra cosa.
In “No one can stop us now / ‘Cause we are all made of stars” mi è venuto questo pensiero: basta alzare gli occhi al firmamento notturno per tornare a sognare come facevamo da bambini e, quando noi raggiungiamo i nostri obiettivi, diventiamo luminosi e raggianti proprio come le stelle nel cielo.
Un pensiero forse un po’ poetico e contorto, ma è proprio così. Anche se qui sono partita dal punto di vista di Yuzo (quindi forse in questo senso il prompt "GEN" è andato a farsi un po' benedire), ho concepito la storia come se il protagonista fosse stato chiunque. Infatti, il più grande insegnamento di vita che Captain Tsubasa dà è quello di mettercela tutta e impegnarsi per raggiungere mete ambite e non impossibili - lasciando da parte il fatto che ci sono anche dei veri e propri "geni del calcio", gli altri personaggi della serie che non lo sono si spaccano la schiena per poi diventare dei bravi calciatori. Beh: lasciando da parte certi "scivoloni", ma il messaggio generale è proprio questo... ed è una bella lezione di vita!
See you next time.
--- Moriko

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Everybody hurts ***


» Iniziativa: Questa storia partecipa a #TheWritingWeek di Fanwriter.it
» Lista: [Fanfiction]
» Prompt: POV 3
» Avvertimenti: Nessuno
» Sommario: Di fronte alle difficoltà e alle sofferenze, mai arrendersi. Perché non si è mai soli in questa vita, soprattutto se si hanno amici che comprendono bene ciò che si prova in certi momenti.




Day 2
Everybody hurts.
[POV 3]



“When your day is long and the night,
The night is yours alone,
When you're sure you've had enough
With this life,
Well hang on
Don't let yourself go,
'Cause everybody cries
And everybody hurts sometimes”

[R.E.M. - Everybody Hurts]




Tieni duro.

Quante volte Yuzo aveva sentito questa frase nella sua vita? Tante, troppe… al punto che alla fine era diventata il suo motto di vita.
Non mollare mai.
Già. Eppure gli sembrava ancora difficile assimilare un concetto del genere e farlo totalmente suo.
Ogni volta che quel maledetto pallone si conficcava spedito nella rete, che fosse durante gli allenamenti o nel pieno di una partita, gli procurava sempre un profondo senso di fallimento, perché quella era la prova tangibile del fatto che non fosse ancora all’altezza di difendere totalmente la porta.
In quei momenti Yuzo percepiva come se un’immensa voragine si fosse aperta sotto i suoi piedi e lo avesse inghiottito nell’abisso. Ogni volta era sul punto di arrendersi all’evidenza di non riuscire ad essere più forte, ad essere più sicuro delle sue capacità, sentendosi invece smarrito e sconvolto: mentre lui si lasciava cadere ginocchioni a terra, il mondo intorno a lui sembrava essere piombato nel buio più totale, immerso nella pece.
Però...

«Non è colpa tua!»

Per il portiere quella frase era un lampo di luce inatteso, che tornava a rischiarare il luogo in cui si trovava. Arrivava sempre quando pensava che forse sarebbe stato meglio se ci fosse stato un altro al suo posto, perché ogni volta sentiva sulle sue spalle l’enorme peso della difesa della sua squadra.
Una responsabilità molto grande, che pesava come un macigno.
Ma i suoi compagni, gli unici che non avevano mai smesso di credere in lui, riuscivano a ricordargli che quella non era solo una sua responsabilità.
Perché tutti sbagliano e soffrono. Anche loro, proprio come lui, non erano infallibili, e nei momenti più bui avevano avuto tutte le ragioni per pensare di arrendersi, di lasciare perdere, di non essere riusciti a dare il massimo.
I suoi compagni erano gli unici che riuscivano a capire ciò che Yuzo provava nel profondo del suo cuore ogniqualvolta che era divorato dal senso di colpa. E, ogni volta, erano sempre pronti a restargli accanto e dargli conforto.

Tieni duro, perché non sei più solo.




[Angolo di una piccola pinguina nelle vesti di scrittrice.]
“Il titolo si presenta di non facile traduzione nell'uso della lingua italiana: il verbo "to hurt" può essere inteso sia come arrecare del male, sia come sentire dolore, pertanto andrebbe bene sia "tutti fanno male" oppure "tutti provano dolore", cioè che il dolore è nella natura umana e si può dare ma anche ricevere e, di conseguenza, non bisogna lasciarsi andare alle sofferenze della vita ma per questo combatterle.” (Tratto dalla pagina Wikipedia)
Qui non ho nulla da aggiungere. È stata una storia che ho scritto di getto, pensando a tutto ciò che ha passato questo poveretto di personaggio - perché spesso ci dimentichiamo che, in mezzo a veri e propri geni del calcio, lui non è debole, anzi. La sua forza è proprio nel suo impegno, e non mi stancherò mai di ripeterlo ogni volta che ne ho l’occasione. (E poi è vero: tutti sbagliano, anche i più grandi… no? ^^)
See you next time.
--- Moriko

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Welcome to my truth ***


» Iniziativa: Questa storia partecipa a #TheWritingWeek di Fanwriter.it
» Lista: [Fanfiction]
» Prompt: What if
» Avvertimenti: What if (appunto XD)
» Sommario: La vita è così imprevedibile che può cambiare il corso degli eventi in un attimo. Tuttavia, c’è sempre un modo per continuare ad inseguire i propri sogni…




Day 3
Welcome to my truth.
[What if]



“Somebody bring up the lights I want you to see
(Don't you feel sorry for me)
My life turned around
But I'm still living my dreams
(Yes it's true I've been)
I've been through it all
Hit about a million walls
Welcome to my truth
I still love
Welcome to my truth
I still love”

[Anastacia - Welcome To My Truth]




Nel silenzio della sua stanza Yuzo cominciò a giocherellare con la sua penna, totalmente assorto nella lettura di un libro che il corriere gli aveva appena consegnato.
Man mano che sfogliò le pagine del piccolo volume che aveva tra le mani, quel gesto gli rievocò un groviglio di ricordi. Scene che appartenevano ad un passato non più suo, quello di un timido ragazzino che correva per le vie della sua città e stringeva sul suo petto un pallone da calcio.
Se avessero chiesto a quel fanciullo del suo sogno nel cassetto, non avrebbe avuto dubbi a rispondere: di certo non avrebbe mai affermato di voler trascorrere il resto della sua vita chiuso in uno studio, circondato da libri voluminosi e mucchi di scartoffie. Nella sua innocenza mai avrebbe potuto pensare che nel giro di qualche anno la sua vita avrebbe preso una svolta imprevedibile e inimmaginabile.
Un incidente.
Yuzo spostò lo sguardo sulla mano libera dalla penna, fasciata da uno spesso bendaggio. Se non fosse stato per quell’incidente, in quel momento non si sarebbe trovato nel chiuso della propria stanza ma accanto ai suoi compagni, in un vasto campo da calcio dove avrebbe potuto ancora stringere il pallone al suo petto come portiere, proprio come faceva da bambino.
Tuttavia, se quel giorno non avesse dato ascolto al suo istinto e fosse rimasto immobile sul ciglio della strada, una bambina che aveva improvvisamente lasciato la mano sicura della madre sarebbe stata vittima di un terribile impatto con un’automobile, che stava giungendo a gran velocità proprio in quell’attimo.
In una frazione di secondo il suo coraggio e la sua grande bontà avevano cambiato il futuro di Yuzo, portandolo a diventare un famoso ricercatore invece che un calciatore professionista.
Eppure… ciò che era accaduto non aveva smorzato il suo spirito, sebbene nei primi tempi gli avesse procurato un immenso dolore. Yuzo non aveva mai smesso di esercitarsi con il suo pallone quando poteva, sapendo che un giorno avrebbe potuto trasmettere la sua grande passione per il calcio ai suoi figli o ai suoi nipoti, anche senza usare entrambe le mani per dimostrarlo.

Il rumore di un palleggio quasi senza fine proveniente dal cortile richiamò l’attenzione di Yuzo.
Un tenue sorriso affiorò sulle labbra del giovane. Ripose la penna sulla scrivania e chiuse il libro, uscendo da quella stanza e raggiungendo la fonte di quel rumore che gli stava rievocando altri piacevoli ricordi dal suo passato.
Di fronte ai suoi occhi, un bambino stava giocando con un pallone che sembrava essere usurato dal tempo trascorso. Quel piccolino, che così tanto gli assomigliava, lanciò il pallone verso il cielo limpido e lo afferrò con una risata cristallina.
Nel vederlo così felice con il suo ultimo regalo, Yuzo si sentì pervaso dalla serenità.
Ora, attraverso di lui, finalmente avrebbe vissuto i suoi sogni.

«Allora, piccolo mio: giochiamo?»




[Angolo di una piccola pinguina nelle vesti di scrittrice.]
Il bello delle canzoni quando si scrive una storia è quello di giocare con le varie interpretazioni. “Welcome To My Truth” è una canzone che parla della relazione di Anastacia con il padre… ma, come avete visto, qui l’argomento è totalmente diverso.
Partiamo da un piccolo presupposto. Non importa come tu, autore, la giri: puoi fargli fare quello che vuoi in qualsiasi storia, può diventare quello che vuoi tu, puoi creare tutti gli universi alternativi che vuoi intorno a lui… ma la vita di Yuzo Morisaki sarà sempre contrassegnata da quel continuo “mai darsi per vinto” che emerge dalla serie. Altrimenti non sarebbe più lui, non ho ragione? :3
E qui, sebbene ci sia stato un momento molto difficile e “critico” e chiedo perdono a tutti i fan di questo personaggio, anche se questa storia è una “What if” per nostra fortuna, alla fine anche il nostro caro protagonista è riuscito a rinascere, affidando il sogno che aveva fin da bambino a suo figlio. (Ah, a proposito: non chiedetemi chi è la madre di quel micro pulcino puccioso, perché vi rispondo con un bel “Non so: a chi volete voi!” XD)
See you next time.
--- Moriko

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Don’t you (forget about me) ***


» Iniziativa: Questa storia partecipa a #TheWritingWeek di Fanwriter.it
» Lista: [Fanfiction]
» Prompt: Happy Ending
» Avvertimenti: Nessuno
» Sommario: Non importa quanto tempo trascorra da un ultimo incontro, tutto ciò che è stato condiviso con altre persone resta indelebile nel proprio cuore.
E, a volte, basta davvero poco per ricominciare da dove si è lasciato.




Day 4
Don’t you (forget about me).
[Happy Ending]



“Will you recognize me
Call my name or walk on by
Rain keeps falling
Rain keeps falling
Down, down, down, down

Don't you forget about me
Don't, don't, don't, don't
Don't you forget about me”

[Simple Minds - Don’t You (Forget About Me)]



Le luci dello stadio che illuminavano l’immenso campo di calcio rifulsero sui protagonisti di quell'estenuante partita.
I giocatori della squadra vincitrice esultarono per il loro trionfo, senza mai smettere. Sul campo vi era una fiumana di persone che si stavano abbracciando o mettendo in posa per qualche immagine memorabile scattata con cellulari o macchine fotografiche.
In quanto portiere di quella squadra anche Yuzo era stato coinvolto in quell’atmosfera di euforia generale, che lo stava rendendo sempre più felice e consapevole che il suo sforzo e quello degli altri giocatori avevano portato a quegli ottimi risultati.
Dal cielo iniziò a cadere qualche goccia di pioggia; nonostante ciò nessuno di coloro che erano presenti sul campo se ne importò, tutti così presi dai festeggiamenti da non accorgersi di nulla.
Mentre Yuzo si stava ancora congratulando con i compagni, il suo sguardo si spostò a bordo campo. In disparte, lontano da quella folla, notò una ragazza che si stava riparando dalla pioggia sotto ad un ombrello dal colore blu notte.
Gli occhi del portiere si spalancarono: quella giovane aveva un taglio diverso di capelli, ma era riuscita a riconoscerla. Era proprio lei, ormai diventata donna: solo il viso aveva ancora i tratti di quella ragazza innocente e allegra che Yuzo aveva visto per l’ultima volta all’ingresso della loro scuola.
Il cuore di Yuzo perse un battito.
Non si aspettava di trovarla proprio lì, a bordo campo. Erano trascorsi diversi anni dal loro ultimo incontro, ma in lui era ancora nitido il ricordo di quegli occhi dal forte color nocciola, che ora stavano osservando un punto ben preciso.
Lui.
Yuzo percepì appieno la potenza di quello sguardo silenzioso. Intorno a lui suoni e rumori sembravano essersi ovattati: nessun clamore, nessuno che lo stesse chiamando per congratularsi con lui o semplicemente salutarlo.
Loro due, l’uno di fronte all’altro, immobili come statue di marmo in un'immensa piazza. Per un attimo sembrava che entrambi fossero stati catapultati in un mondo a parte, completamente estraneo a quell’atmosfera festosa.
Yuzo si congedò dai suoi compagni di squadra, per poi distaccarsi a lenti passi dal gruppo e scusandosi con chi in quel momento avrebbe voluto parlargli.
Poi si fermò. Sebbene fosse ancora lontano da lei, Yuzo la guardò negli occhi e sorrise.

… ti ricordi ancora di me?

I due continuarono a scrutarsi, come se mai si fossero visti prima.
Ma tutto cambiò in un battito di ciglia. Mossa da grande entusiasmo, la ragazza lasciò cadere l’ombrello e corse verso di lui, stringendolo a sé.
«Congratulazioni!»
Yuzo la sentiva fremere fra le sue braccia. Le mani del portiere stavano tremando e i suoi occhi erano lucidi per la forte emozione: lacrime di gioia bagnarono le sue guance e, per la prima volta in vita sua, non si importò se gli altri stessero guardando loro.
Il tempo trascorso dal loro ultimo incontro non aveva più importanza: quell'abbraccio aveva fatto capire ad entrambi che, nonostante la distanza, nessuno di loro sarebbe mai riuscito a dimenticare completamente l'altro.




[Angolo di una piccola pinguina nelle vesti di scrittrice.]
Ok, forse questa storia è la meno riuscita della raccolta.
Quando ho visto il prompt “Happy Ending” e pensando di utilizzare Yuzo, lì ho letto subito "incontro con qualcuno di speciale che non vede da anni", e non ci ho pensato due volte a raccontare di qualcosa dalle sfumature quasi romantiche. Perciò innanzitutto vi chiedo scusa per la banalità del tema, ops ^^"
Premettendo che sappiamo poco e niente della vita privata dei giocatori nel periodo delle medie superiori, ho immaginato che alla fine dell'ultimo anno il nostro protagonista abbia visto per l’ultima volta una ragazza verso la quale potrebbe aver provato qualcosa o con la quale condividevano un forte legame… ma poi, sapete come vanno le cose in questi casi: l’uno prende una strada diversa dall’altro, non ci si vede per alcuni anni… e alla fine, quando rivedi quella persona e la riconosci, la prima cosa che pensi (anche con un po’ di tristezza) è "Chissà se si ricorderà di me…"
Ecco: lo stesso è successo qui. Complice il testo della canzone, ho pensato che Yuzo e tale ragazza si rivedano dopo molti anni, quando lei finalmente ha il coraggio di fare il primo passo e decide di palesarsi in quel campo da calcio.
E, quindi, "Happy Ending" perché finisce bene per entrambi: si sono ritrovati e ora sono più felici che mai.
Una piccola nota: non ho scritto il nome della misteriosa ragazza anche per lasciare spazio a diverse interpretazioni (io per prima, al momento, non ho una preferenza per una ship in particolare con lui), perciò al suo posto potete immaginare chiunque!
See you next time.
--- Moriko

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Just my imagination ***


» Iniziativa: Questa storia partecipa a #TheWritingWeek di Fanwriter.it
» Lista: [Fanfiction]
» Prompt: Fluff
» Avvertimenti: Nessuno
» Sommario: Anche quando si è adulti, è sempre possibile fare un tuffo nel passato e rivivere dei felici ricordi.




Day 5
Just my imagination.
[Fluff]



“There is a game I like to play
I like to hit the town on Friday night
And stay in bed until Sunday
We'll always be this free
We will be living for the love we have
Living not for reality

It’s not my imagination
It’s not my imagination
It’s not my imagination
It was”

[The Cranberries - Just My Imagination]



Yuzo si sedette accanto alla mini porta da calcio che si trovava nel cortile della sua casa, e alzò lo sguardo verso il cielo.
Sebbene fosse diventato una persona famosa con una brillante carriera nel mondo del calcio, ogni volta che tornava nella sua cittadina preferiva rifugiarsi nell’intimità di quelle quattro mura degli affetti più cari che gli avevano sempre offerto serenità e conforto. Il portiere amava così trascorrere il suo tempo libero, cercando di stare il più possibile vicino alla sua famiglia e condividere tutte le belle esperienze che aveva avuto.
Di tanto in tanto Yuzo si recava nel cortile dove, ad attenderlo, vi erano la sua amata porta e il pallone con i quali giocava da piccolo: sfiorava con delicatezza i bordi della porta ormai consumati dal passaggio del tempo, per poi prendere in mano il pallone e toccare con le dita i segni dell’usura.
Anche quel giorno aveva compiuto quei gesti, così piccoli ma carichi di forte significato, capaci di rievocare in lui ricordi distanti nel tempo ma ancora vividi nella sua mente.
Di quando aveva mosso i suoi primi passi, proprio in quel cortile.
Di quando aveva ricevuto in dono il suo pallone, e delle sue prime cadute ogni volta che lo calciava con troppa forza.
Di quando, ormai cresciuto, invitava i suoi amici a giocare in quello spazio così piccolo, ma per tutti ancora così vasto.
Di quando, per l'ultima volta, aveva tirato un pallone nella sua porta, prima di trasferirsi in un’altra città per iniziare la sua carriera da professionista.
Tutto questo stava riaffiorando in quel momento, mentre Yuzo stava osservando le diverse sfumature di arancione e rosso del cielo al tramonto. In un attimo il calciatore pensò che sarebbe stato bello se, ancora una volta, fosse tornato a giocare in quel piccolo angolo della sua casa con i suoi amici, ora compagni di squadra: il suo cortile sarebbe stato un po’ stretto per tutti loro, ma di certo gli avrebbe dato emozioni ben diverse da quelle del campo da calcio nel parco cittadino.
Ad un tratto Yuzo sentì il rumore del cancello di casa che si apriva. Si era dimenticato di chiuderlo per bene quando era uscito per fare una passeggiata, ma la sorpresa lasciò spazio alla gioia quando vide entrare, proprio in quel cortile, i suoi amici di sempre che gli rubarono il pallone che aveva lasciato accanto alla porta, mostrandogli un sorriso raggiante.

«Ecco dov’eri finito! Dai, divertiamoci!»

E tutto ciò che fino a quel momento era solo frutto della sua immaginazione tornava magicamente ad essere realtà.




[Angolo di una piccola pinguina nelle vesti di scrittrice.]
“Just My Imagination” è un’altra delle canzoni che ho sempre adorato fin da piccola. Nel testo ho letto la nostalgia di un passato gioioso e sereno, che sembra essere destinato a rimanere solo nella memoria… ma che, nel momento in cui torna ad essere realtà non è più solo un dolce ricordo.
“Non è la mia immaginazione… lo era” nelle battute finali, in contrasto con il precedente “(È solo) la mia immaginazione” vuol dire proprio questo: si può sempre tornare a sognare e rivivere i piacevoli ricordi dell’infanzia, anche da adulti. Ed è ciò che accade proprio in questa storia - tralasciando il fatto che il cortile della casa di Yuzo non sarà sicuramente enorme come quello di un certo Genzo Wakabayashi per cui non si potrà giocare un’intera partita di calcio, ma i nostri si accontenteranno di rubarsi il pallone a vicenda amichevolmente… :)
See you next time.
--- Moriko

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** The empty chair ***


» Iniziativa: Questa storia partecipa a #TheWritingWeek di Fanwriter.it
» Lista: [Fanfiction]
» Prompt: Rating 🟢
» Avvertimenti: Nessuno
» Sommario: Non importa se si è lontani dalla propria famiglia: ci sarà sempre un posto vuoto, pronto per il tuo ritorno.




Day 6
The empty chair.
[Rating 🟢]



“Some days I'm strong, some days I'm weak,
And days I'm so broken I can barely speak,
There’s a place in my head where my thoughts still roam,
Where somehow I've come home

And when the Winter comes and the trees lie bare,
And you just stare out the window in the darkness there
Well I was always late for every meal you'll swear,
But keep my place and the empty chair,
And somehow I'll be there,
And somehow I'll be there”

[Sting - The Empty Chair]



Famiglia.
Due persone legate tra loro da un amore indissolubile, e bambini felici di avere un altro compagno di giochi.
Tutti loro erano sempre stati accanto a Yuzo, fin dalla sua nascita. La sua famiglia era speciale, perché speciali erano le persone che ne facevano parte: ciascuno di loro gli voleva bene e lo dimostrava in un modo o nell’altro.
Il suo papà che, anche quando non era presente durante la giornata per via del lavoro, faceva arrivare tutto il suo affetto nella favola della buonanotte che gli raccontava.
La sua mamma, che lo svegliava al mattino con un bacio sulla fronte e metteva sempre in ordine la sua cameretta, sistemando con cura i suoi giochi preferiti.
E infine i suoi fratelli, che erano sempre pronti a sostenerlo e ad incoraggiarlo nei momenti di gioia e di difficoltà.
La cena era il momento preferito della giornata di Yuzo, perché la sua famiglia si riuniva intorno ad una tavola imbandita e, tra risate e dolci parole, tutto ciò che era successo a ciascuno dei suoi cari nel corso della giornata veniva alla luce.
E, in quell’atmosfera di allegria, anche lui sorrideva di gioia.



Yuzo era sereno.
Finalmente aveva raggiunto il sogno di diventare un giocatore professionista e fare del calcio il suo mestiere... ma in quel momento, mentre spostava le tendine della finestra della sua stanza, sentiva che gli mancava ancora qualcosa.
Qualcosa che sapeva di casa, la stessa dalla quale si era dovuto allontanare anni prima.
Per inseguire il suo sogno aveva accettato di trasferirsi in un’altra città, così si era separato dal resto della sua famiglia. Anche se ora iniziava a farci l’abitudine, il pensiero di essere lontano da tutti i suoi cari era sempre presente nella sua mente. Gli mancava tornare a casa dopo la scuola per riunirsi con la sua famiglia attorno a quel tavolo che, dopo tanti anni, aveva non una ma ben tre sedie vuote: la sua e quella dei suoi fratelli.
Per Yuzo era difficile immaginare i suoi genitori da soli, l’uno di fronte all’altro: per lui, che era cresciuto in mezzo a gioiose e vivaci conversazioni, quella scena sembrava quasi surreale.
E la sera, dopo aver telefonato a fratelli e genitori, si lanciava sul letto e chiudeva gli occhi nel silenzio della sua stanza, immaginandosi di ritrovarsi attorno a quel tavolo per chiacchierare con tutti loro, ancora una volta.
Nel suo cuore sperava di rivederli presto, e che quel piccolo frutto della sua immaginazione si concretizzasse anche nella realtà.
Perché, come ripeteva sempre a sua madre:

«Lascia una sedia vuota... e in qualche modo io ci sarò!»




[Angolo di una piccola pinguina nelle vesti di scrittrice.]
“The Empty Chair” di Sting è uno di quei pezzi che conosco da poco, però mi è capitato nuovamente sott’occhio proprio mentre stavo scegliendo le canzoni da associare ai vari prompt. L’ho subito trovato perfetto per ciò che volevo raccontare qui: una breve storia di una famiglia amorevole, che si sente sempre vicina nonostante la distanza che separa i vari membri…
(A tal proposito, ho immaginato che Yuzo abbia altri due fratelli per via di un’ipotesi con i kanji che compongono il suo nome, ma al momento non sappiamo nulla sulla sua famiglia, perciò… tutto è possibile!)
See you next time.
--- Moriko

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** A head full of dreams ***


» Iniziativa: Questa storia partecipa a #TheWritingWeek di Fanwriter.it
» Lista: [Fanfiction]
» Prompt: Trama
» Avvertimenti: Nessuno
» Sommario: Un ritorno alle origini, a quel giorno così lontano nel tempo, dal quale tutto ha avuto inizio.




Day 7
A head full of dreams.
[Trama]



“And you get a head
A head full of dreams
You can see the change you want to
Be what you want to be

When you get a head
A head full of dreams
It's a laugh that's just been spoken
With a head full! A head full of dreams!”

[Coldplay - A head full of dreams]



Yuzo aprì la porta della sua stanza, nella casa dove era cresciuto. Erano trascorsi diversi anni dall'ultima volta che era entrato in quel luogo: era lì che amava rifugiarsi quando non era a scuola o non si allenava con il suo pallone nel cortile.
La sua cameretta era anche il luogo dove erano custoditi i suoi più cari ricordi, negli album che aveva nella sua piccola libreria o in qualche immagine racchiusa in semplici cornici di legno.
Nel silenzio di quel luogo Yuzo afferrò una fotografia che si trovava sulla scrivania e la osservò con attenzione. Sorrise e chiuse gli occhi, perdendosi nei ricordi che man mano stavano riaffiorando dal suo passato.
Istantanee di una squadra unita e straordinaria, caratterizzata dal fatto di essere composta da giocatori che tra loro si consideravano amici fraterni prima ancora di essere grandi calciatori: ragazzi come lui che riponevano fiducia nelle capacità degli altri membri della squadra, che sapevano dare consigli e incoraggiare quando qualcuno di loro si trovava in difficoltà, senza troppe pretese né superbia.
La fotografia che Yuzo aveva in mano rappresentava solo la prima di molte vittorie che si erano susseguite nel corso degli anni successivi, ma per lui in quella cornice era racchiuso uno dei momenti fondamentali del suo percorso calcistico. Da quel giorno aveva continuato a giocare con più determinazione e grinta, restando al fianco di coloro con i quali aveva trionfato in quel campionato nazionale delle elementari, anche se ben presto alcuni di loro avevano spiccato il volo lasciando la cittadina nella quale erano cresciuti per inseguire sogni quasi irraggiungibili: del resto erano dei veri e propri geni del calcio e lui, che provava così tanta stima nei loro confronti, aveva perfettamente capito che sarebbero stati in grado di raggiungere traguardi sempre più ardui.
Invece Yuzo aveva deciso di proseguire il suo sogno, passo dopo passo, consapevole che un giorno anche lui, insieme ai suoi compagni, sarebbe tornato a giocare al fianco di quei giovani campioni che gli avevano insegnato a tenere duro e non arrendersi, nemmeno quando la situazione sembrava essere disperata.
Alla fine ce l’aveva fatta: anche lui era diventato un grande calciatore come quei compagni che tanto ammirava. Anche a loro doveva tutto questo, a coloro che l’avevano sempre incoraggiato ad essere più forte e determinato.

Nell’osservare quella fotografia, a Yuzo balzò alla mente un’altra scena dal suo passato.
Era un ricordo particolare, l’inizio di tutto, quando lui aveva fatto ingresso nel campo da calcio della sua scuola elementare insieme ai suoi coetanei. Per la prima volta si trovava lì, un po’ emozionato e ansioso, ma felice di poter entrare a far parte del club di calcio.
Nel rammentare quel giorno lontano, rivedendosi in un lui così piccolo ma che già aveva una grande determinazione nel cuore, Yuzo sorrise commosso.
Da quel momento era iniziato un lungo e difficile percorso che, ben presto, l’avrebbe portato a grandi traguardi.

«Buongiorno a tutti. Mi chiamo Morisaki Yuzo... e vorrei fare il portiere!»




[Angolo di una piccola pinguina nelle vesti di scrittrice.]
Avrei voluto scrivere di più, questa volta. La canzone “A Head Full Of Dreams” (oltre ad essere una delle mie preferite, composta dai Coldplay - un gruppo che adoro tantissimo) è un inno ad inseguire i sogni che ognuno di noi ha nella propria testa, in un mondo dove si possono costruire miracoli ed essere ciò che si vuole essere.
A proposito della canzone in sé, se non l’avete visto date un’occhiata al video ufficiale, perché inizia in un modo significativo, con un estratto del discorso di Charlie Chaplin nel film “Il grande dittatore”.
“You, the people, have the power, the power to create machines, the power to create happiness! You, the people, have the power to make this life free and beautiful, to make this life a wonderful adventure.” In queste due frasi si racchiude un grande messaggio, quello di amare chi ci sta accanto e creare tutto ciò che possa portare felicità a noi stessi ma anche agli altri.
Penso che questo concetto si possa applicare a tutti i personaggi di Captain Tsubasa. Tutti loro, chi prima e chi dopo, hanno capito l’importanza del calcio come portatore di felicità e gioia, e si stanno dedicando a questo sport non solo per loro stessi ma anche per tutti coloro che li sostengono e credono in loro.
In questa storia il protagonista è Yuzo che anni dopo torna con la mente a tutti quei momenti che sono stati fondamentali per lui, passando per la vittoria della Nankatsu SC al torneo nazionale delle elementari grazie alla fotografia che prende in mano - per chi se lo stesse chiedendo, l'immagine in questione è questa.
Ma da lì prosegue il suo viaggio, e così giunge all’inizio di tutto: il suo ingresso al club calcistico della scuola (a tal proposito, chi ha letto il manga sicuramente avrà trovato una similitudine tra la frase del piccolo Yuzo e quelle che alcuni studenti, nella storia delle scuole medie, dicono quando fanno il loro ingresso nel club calcistico della Nankatsu). È da lì che ha inizio il suo percorso, dove incontrerà persone con le quali si confronterà, e che poi saranno tra quelle che lo sosterranno in tutto il suo percorso, attraverso il quale arriverà a importanti traguardi come l’ingresso nella Nazionale e nella J.League: mica roba da poco, eh!
“Lascia aperte le tue finestre rotte / e lasciati trasportare nella luce / e avrai una testa piena di sogni / Puoi vedere il cambiamento che volevi / essere ciò che volevi essere.” Proprio così: mai smettere di credere in se stessi e provare a costruire qualcosa di bello. :)
Ci tenevo a chiudere questa raccolta con una citazione di un autore sconosciuto, che ho inserito nella descrizione generale e che, secondo me, riassume perfettamente il filo conduttore di queste storie: “Il bello di imparare a correre è che poi non ti va più di camminare. E ti abitui ad andar più veloce degli altri; rapido verso i tuoi sogni.”
Mai smettere di inseguire i sogni, di impegnarsi affinché possano realizzarsi… e mai gettare la spugna, nemmeno quando la strada sembra solo in salita e dagli ostacoli insormontabili. Diciamocelo: se c’è riuscito un personaggio come Yuzo, che è così vicino a noi… perché non possiamo riuscirci noi? :)
Detto questo, ringrazio tutti coloro che hanno seguito questo gruppo di storie! <3 Nel mio piccolo sono felice che questa raccolta vi sia piaciuta, e anche di essere riuscita a trasmettere qualche messaggio ricco di positività (soprattutto di questi tempi, ce ne vorrebbero così tanti!)
Grazie mille, a presto!
--- Moriko

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3904072