~ Oh, mio genio! ~

di Anthy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 - Cambiamenti...e sorprese! ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 - Profumo di spezie ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 - Famiglia, amore e fantasia ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 - Quando una giornata comincia male... ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 - Voglia di pizza... e non solo! ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 - Cambiamenti...e sorprese! ***


Capitolo1

~ OH, MIO GENIO! ~

Capitolo 1
Cambiamenti...e sorprese!




Stressato. Estremamente stressato.

Così mi sentivo mentre osservavo con rabbia l'ultimo scatolone, reo di esistere.
Avevo voluto trasferirmi per avere una maggior privacy? Bene, eccone le conseguenze: pacchi di scatoloni da scaricare!

Lo squillo del telefono si rivelò l'ennesimo attacco ai miei nervi.

<< Chi è?>> ringhiai contro l'ennesima scocciatura.
<< Amore sono io! Tutto bene?>> Tanya, mancava solo lei.
Pizzicandomi il naso e chiudendo gli occhi, tentai di calmarmi << Certo. Tutto bene. Cosa vuoi?>>
<< Sono arrivata a Denali dalle mie sorelle e mi hanno letteralmente pregato di fermarmi due settimane; capiscimi non potevo dire di no!>> ecco, la giornata stava già migliorando. << Ma se ti serve aiuto torno a casa.>>
<< NO!>> che fossi stato un po' troppo...veemente? << No, tesoro resta; sono un vampiro io, mi serve poco tempo per sistemare tutto!>> erano le stesse parole che mi ero detto guardando tutti gli scatoloni di fronte a me, peccato che da allora fossero passate cinque ore e ne dovevo disfare ancora uno: alla faccia della velocità vampiresca! << E poi non vorrai offendere le tue sorelle! Goditi le vacanze...>> "...che io mi godo le mie" conclusi mentalmente.
<< Mi hai convinta! Solo che ti sento frustrato. Se fossi là...>> la sua voce si abbassò, divenendo maliziosa << ...saprei io come rilassarti.>> su questo non avevo dubbi: Tanya era un'amante eccezionale e non era un caso se la relazione con lei fosse la più lunga fra quelle finora intraprese. Ma non era amore. Solo un'ottima intesa sessuale, che non mi esentava, ne mi faceva sentire in colpa, dal cercare ogni tanto altre avventure. Come ero a conoscenza delle sue scappatelle, più frequenti delle mie.
<< Bacio tesoro! Ti saluto che ci sono le mie sorelle. Mi manchi già!>>
"A me no." << Anche a me. Ci sentiamo.>> riattaccai, prima che potesse aggiungere altro.

Con una forte risata liberatoria, mi gettai sul divano. Solo per due settimana, senza Tanya tra i piedi, senza famiglia, senza nessun'altro che me medesimo! Due settimane per capire come liberarmi della mia ormai seccante ragazze, per provare l'emozione di essere indipendenti dopo anni di convivenza.

Ne avevo bisogno, vivere con sei persone per così tanto con l'aggiunta di sentirne i pensieri mi aveva portato all'esasperazione. Mia madre non la prese bene quando glielo dissi, ma mi capì. Insieme a mio fratello Emmett costruì questa casa per me, nella foresta; forse un po' grande per una singola persona ma dotata di ogni comfort.

Tanya la conobbi tempo fa, era in visita, curiosa del nostra dieta basata solo su sangue di animali. Cominciò allora la nostra relazione. All'inizio mi interessò come persona, ma poi la rivalutai e capii che il nostro rapporto non si sarebbe mai evoluto. Ora dovevo solo lasciarla e attendere la mia anima gemella.

Il mio buon umore finì come con lo sguardo scorsi lo scatolone; lo fulminai, pieno di astio nei suoi confronti, ma purtroppo per me non prese fuoco.

Di malavoglia mi alzai, dirigendomi verso l'ultima seccatura della giornata; in bellavista spiccava la scritta "DONI EGIZI". Sicuramente risalivano all'ultima visita da parte di alcuni membri della tribù egizia avvenuta circa quarant'anni fa, ma non credevo ci fossero regali pure per me. Incuriosito, lo aprii: la prima cosa che notai fu un bigliettino attaccato ad un coltello dalla lama ricurva.

"Mi raccomando, pulisci questi oggetti. Non sbuffare, fallo e basta.
Alice
Ps: un giorno mi ringrazierai.


Alice, la mia sorellina preferita. Tanto piccola quanto invadente. Anche lei con un dono: prevedeva il futuro.
La tentazione di mollare tutto là, gettare lo scatolone in un armadio e dimenticarsene fu forte, ma il pensiero che lei potesse vedere il mio gesto e piombare in casa disturbando la mia quiete prevalse.
Fu così che mi ritrovai con uno straccio in mano a spolverare oggetti a mio avviso sì belli ma inutili, rifiutandomi però di usare BrillantAcciaio: la mia era una simil-vita da single, non da massaia americana.

All'ennesimo gioiello lucidato ( e che mi fece capire che FORSE i doni non erano per me!) osservai che rimaneva un ultimo oggetto. Era una lampada orientale di quelle ad olio, molto vecchia, probabilmente d'oro con pietre preziose che ne abbellivano il coperchio; vi era un solo manico in quello che si poteva considerare il suo didietro mentre la punta davanti si ergeva leggermente ricurva.

<< La lampada di Aladino… Ma quanto sono fortunato.>> mormorai tra me e me, ironico.

Ad un tratto il mio udito captò un suono; sembrava un canto, melodico ma triste. Fu una sensazione breve. Probabilmente si trattava di qualche animale fuori. Ripresi in mano la mia arma, pronto finalmente a liberarmi dell'ultimo pezzo per potermi finalmente dichiarare libero.
Con delicatezza cominciai a strofinare un fianco della lampada, ammirando nonostante tutto la bravura degli artigiani per i fini dettagli che adornavano l'oggetto.
All'inizio non ci feci caso, ma man mano che strofinavo sentivo un calore aumentare e la fonte era la lampada stessa.
Mi preoccupai.
Doveva essere bollente se lo percepivo pure io. Strofinai con più violenza per constatare fino a quanto il calore sarebbe aumentato.
Ad un tratto un bianco bagliore invase la stanza; di scatto mollai la lampada in quanto proveniva da essa, così come il denso fumo.
La melodia appena percepita prima si espanse per la casa: la voce era sicuramente femminile ma le parole non erano sicuramente americane. Riconobbi un dialetto orientale.
Il fumo, ormai nebbia fitta, non mi permetteva di vedere nulla nonostante i miei occhi godessero di un'ottima vista.

Pian piano che si diradava, la melodia si fece più lenta e nel frattempo riuscii a scorgere una figura laddove la lampada era caduta.
Ero stupito, incredulo: capisco che io stesso risultavo essere una creatura leggendaria, ma la lampada magica… In un secolo d'esistenza non ne avevo mai sentito parlare!

La sagoma si fece sempre più nitida, fino a che la mia vista si posò sulla creatura più bella che avessi mai visto in tanti anni. Poco importava che fosse sbucata da una lampada.
Ad interrompere il flusso dei miei pensieri fu la sua voce.

<< Mio padrone, desidera?>>


Note: buongiorno a tutti (beh l'ora dice buonasera, quindi… Buonasera a tutti!). Eccomi qua proporvi questo mi degenero estivo. Venuta in mente per caso, ve la propongo sperando possa piacervi! Vi avviso già che non sarà molto lunga, non so ancora quanti capitolo verranno fuori da questo schizzo malato, ma non saranno molti!
Per chi sta seguendo l'altra mia storia "La mia micetta" non disperate, entro domani posterò il penultimo capitolo! Un bacione a tutti!
Anthea
Ps: capitolo non betato! Nevia è in vacanza: beata lei XD


LE MIE STORIE:

La mia micetta.

¤ MUSA ¤

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 - Profumo di spezie ***


Capitolo1

~ OH, MIO GENIO! ~

Capitolo 2
Profumo di spezie




<< Mio padrone, desidera?>>

Non so se se ne fosse accorta, ma aveva appena pronunciato la frase che formava, se pronunciata da una bella donna, il sogno erotico segreto di ogni uomo.
Lei era una bella donna.
Io ero un vampiro, ma uomo.

"Allora perché siamo ancora qui e non in camera da letto?"

Scossi la testa per cercare di scacciare questi pensieri inopportuni e riportai la mia attenzione su quello che, senza ombra di dubbio, poteva essere considerato un genio.

Leggiadra, si librava a qualche metro da terra, rivolgendomi un profondo inchino e osservandomi a sua volta; gli occhi da gatta, di uno stupefacente marrone contornati da un marcato trucco nero, mi fissavano attenti mentre il resto del viso mi era precluso da un velo bianco che la copriva da sotto il naso al mento. I capelli, marroni anch'essi, erano raccolti in una lunga treccia che le ricadeva di lato.

<< Non serve l'inchino. Puoi pure sollevarti.>>
<< Ai suoi ordini, padrone.>> la cosa mi piaceva sempre più...

Finalmente potei osservare il suo corpo in tutto il suo fascino. Una figura morbida, non troppo magra e con le curve proprio come piacevano a me; indossava una fascia bianca che le copriva il seno e ampi pantaloni in cotone bianco, che si restringevano alle caviglie, con la vita alta dorata. Nessun gioiello adornava il suo corpo, se non dei bracciali rigidi in oro su ambo i polsi; i piccoli piedi erano scalzi.

<< Ehm, desideri sederti?>>
<< È un ordine?>>
<< No, certo che no! È... Un invito, che puoi rifiutare o meno, senza timore di offendermi.>> evidentemente i geni erano legati ai loro padroni in un rapporto simile a quello servo-sovrano. Provai uno strano moto di compassione: esseri così magici e potenti assoggettati alle volontà altrui. Che triste esistenza!
Fu la sua voce a riscuotermi dai pensieri.

<< Se non vi reca offesa, allora accetterei il vostro invito.>> con grazia, i suoi piedi toccarono il suolo. Con passo lievemente ancheggiante si diresse fino al divano, sedendosi; io mi accomodai sulla poltrona accanto.
Non riuscendo a trattenermi oltre, le posi la domanda che più mi premeva. << Perché porti quel velo? Non preferiresti levartelo?>> sentivo il bisogno di vederla in viso, non desideravo altro.
<< Questo?>> se lo indicò; annuii. << Rappresenta un simbolo di schiavitù di noi geni, come questi.>> si toccò i bracciali d'oro. << Solo se al padrone interessa vederci in volto, se ci offre l'onore di essere considerati suoi pari, possiamo togliercelo.>>
<< Allora ti prego di togliertelo, di evitare ogni formalità con me e di considerarmi come un amico, non come un padrone. Per quanto ti è possibile, sentiti libera finché rimarrai qua.>> vidi i suoi occhioni sgranarsi, in un'inconfutabile espressione di stupore, ma quel velo mi impediva di goderne appieno.
"Fa che se lo tiri via in fretta!"
<< D'accordo...>> con fare titubante, sollevò le mani ad altezza orecchie e afferrò gli anelli che tenevano attaccata la mascherina; un senso di aspettativa ed eccitazione mi invase, come un bambino di fronte ad un regalo. Solo che lei era molto meglio di un regalo.
Con lentezza, che non sapevo se dettata dall'imbarazzo o se era voluta, si levò quell'inutile pezzo di stoffa.

Era bellissima.

Se prima, vedendole solo gli occhi avevo creduto che potesse essere una donna piena di malizia, ora dovevo ricredermi. Il suo volto aveva un'espressione così tenera e nervosa che mi risultò difficile mantenere un certo contegno, probabilmente le mie iridi ora erano nere brucianti. Aveva una bella bocca, non truccata e dalle labbra piene ora tirate in un timido sorriso; le guance erano leggermente rosse, forse dall'imbarazzo. O forse dal mio sguardo intenso.
Nel complesso, un viso stupendo, che incrementava l'attrazione che provavo per questa meravigliosa creatura.

<< Sei bellissima...>> mormorai, perso nell'adorazione della sua figura.

La vidi agitarsi nervosa sul divano, probabilmente a disagio; decisi di sorriderle, per spezzare la tensione ed impedirmi di indugiare oltre sul suo corpo.
Mossa sbagliata.
Per fermarsi, si fermò, ma in volto, mentre mi fissava, apparve un'espressione incantata.

"Probabilmente" mi resi conto "la stessa che ho io ogni volta che la guardo."

Fu il mio turno di sentirmi a disagio e con un leggero colpo di tosse cercai di riscuoterla. Funzionò; abbassò lo sguardo, un'espressione mortificata in volto per essere stata scoperta a fissarmi, le guance ancora più rosse e il labbro inferiore intrappolato fra i denti.
Per un attimo, provai il forte desiderio di poter assaporare anch'io quella bocca.

<< Non mi hai ancora detto il tuo nome.>> mormorai il più dolcemente possibile.
Prima di rispondere, mi lanciò un'intensa occhiata da sotto quelle ciglia incredibilmente lunghe, che mi fece fremere. << Voi potete...>> vedendo il mio sguardo severo si corresse. << Puoi chiamarmi come desideri. In ogni caso, il mio nome è Isabella.>> l'ultima frase la sussurrò velocemente, come se non volesse farsi sentire.
<< Isabella... È un nome stupendo.>> arrossì, ma non disse nulla. << Piacere, io sono Edward Cullen.>>

Le porsi la mano e lei, con una certa riluttanza, la strinse. Nessuno, però, mi aveva preparato a quello che successe con quel semplice contatto. Il mio corpo fu attraversato da una scossa, un insieme di emozioni talmente forti che non riuscii a riconoscerle tutte; dai suoi occhi, capii che pure lei aveva provato le stesse cose.
Durò una frazione di secondo, ma riuscì a lasciarmi confuso; insieme interrompemmo il contatto.
Il silenzio che seguì fu imbarazzante per entrambi, ma, sorprendendomi, fu lei ad interromperlo.

<< Tu non sei umano, vero?>>
Le sorrisi. << Come hai fatto a capirlo?>>
<< La tua mano... Era gelida.>>
<< No, non sono umano. Sono un vampiro.>>

Mi fissò, sbattendo gli occhi confusa. Poi con un scatto si sollevò in piedi e altrettanto in fretta si portò una mano al collo.

<< Per Osiride e sua moglie Iside!! Vuoi uccidermi?!>> percepii una nota isterica fra le sue parole.

La sua espressione, a metà fra lo scioccato e il terrorizzato, mi fece venir voglia di divertirmi un po'. Indossai la migliore maschera da predatore che avevo in repertorio e lanciai un ringhio che la fece trasalire. Con un movimento veloce fui su di lei... Peccato che dove doveva esserci il suo corpo trovai il vuoto.

"E per fortuna che sono il cacciatore più veloce che esista."

Sconvolto, mi osservai intorno ma un fruscio in aria attrasse la mia attenzione. Di scatto alzai la testa e la individuai; volteggiava sopra di me e si abbracciava le ginocchia al petto. Ora era completamente spaventata.

<< T-ti assicuro che non sono così buona come sembra! Ti prego padrone, non mangiarmi!>> gli occhioni erano sul punto di lacrimare.

Non riuscii a resistere, scoppiai a ridere, divertito da quel piccolo genio credulone che ora mi osservava come se fossi impazzito.
A fatica riuscii a smettere e a parlare. << Stavo scherzando, non mi nutro né di persone né di geni! Da un secolo l'unico sangue di cui mi nutro appartiene ad animali, puma in particolare! Molto appetitosi...>> mi leccai le labbra, per provocarla, e la vidi rabbrividire. << Dai scendi!>>
<< Non ti nutrirai di me se scendo, vero?>>
<< No, promesso!>>


Mi sedetti sul divano e la guardai scendere; anche se titubante, si mise vicino a me.

<< Allora, parlami un po' di te! L'ultima volta che ho sentito parlare di un genio era appena uscito un cartone sull'argomento.>>
Si strinse nelle spalle. << Cosa vuoi sapere?>>
<< Quanti anni hai?>>
Il suo volto si fece pensieroso. << Sono stata creata quando i faraoni erano considerati divinità, ma in pratica ho solo 18 anni.>>
<< In che senso creata? Sei anche immortale? Scusami, ti ho fatto troppe domande?>>
<< No, tranquillo! Il primo genio fu evocato da un stregone che avendo paura della sua forza, lo rese suo schiavo imprigionandolo in una lampada. Gli ordinò di richiamare altri suoi simili e intanto fece costruire lampade per assoggettarli al suo volere; il genio fu costretto ad assecondarlo ma cercò di arginare il danno: ogni possessore di lampada poteva esprimere per sé solo tre desideri, altre magie avvenivano solo per concessione del jinn. Quando fui evocata ero un giovane spirito di dieci anni. La nostra crescita è diversa da quella degli umani; "viviamo" finchè abbiamo un padrone, quando invece la lampada viene dispersa o non appartiene a nessuno cadiamo in un sonno magico. Ho avuto padroni che ci hanno messo anche tre anni per richiedere tutti i desideri, altri li sprecavano in una manciata di giorni. Una volta espressi i desideri, la lampada si volatilizza in un altro luogo. Mi chiedi se sono immortale? In teoria sì, la nostra crescita si interrompe al compimento del diciottesimo anno di vita, poi possiamo scegliere se "fermarci" o meno.>> si intrruppe un attimo, per riprendere fiato. << Io ho raggiunto questo traguardo l'ultima volta che sono stata evocata e ho scelto di fermarmi.>>
<< Parlami dei desideri; hai limiti?>>
<< Non posso creare un mondo utopico, senza odio e guerre: è una magia troppo potente. Forse se le dimensioni sono minori potrei, ma non ne ho idea. Non posso resuscitare i morti. Non mi viene in mente altro; per il resto dovrei riuscire a fare tutto ciò che mi viene richiesto.>> un brontolio interruppe la conversazione.
Le sue guance si coprirono per l'ennesima volta di un delizioso rosso, che adoravo su di lei.

<< Qualcuno ha fame…>> sorrisi gentile, per non mortificarla. << Solo che dubito di avere del cibo in cucina. Anzi non so neanche perché ho una cucina, visto che non la posso utilizzare. Comunque, hai detto che riesci a fare magie che non rientrano fra i desideri; riesci a procurarti degli abiti? Così possiamo uscire e andare a comprare qualcosa.>>
<< Ehm, il mio panorama in fatto di abiti è fermo ad un secolo fa; credo che attirerei l'attenzione se usassi gli ultimi vestiti che ho potuto vedere.>> in effetti aveva ragione, anche se mi sarebbe piaciuta osservala con gli abiti della mia epoca, prima che fossi trasformato. Scacciai il pensiero e ascoltai il resto delle sue parole. << Però credo che il cibo sia commestibile ora come lo era cent'anni fa, quindi potrei evocare quello!>>

Annuii e la condussi in cucina. Un attimo dopo, la tavola era imbandita.

<< Come hai fatto?>>
Mi guardò, confusa. << Con la magia!>>
<< Ma non compi qualche gesto o mormori qualche formula magica?>> ora ero sicuro che mi avesse preso per pazzo.
<< No, dovrei? La magia fa parte di me! Mi basta pensarla.>> la faceva semplice lei.

"Hanno ragione quando dicono che la televisione fa male…"

Per tutta la cena si dimostrò molto più loquace di quel che credessi. Mi raccontò sé, dei secoli che ha visto passare, di alcuni suoi padroni. Era una bella persona, semplice, allegra, dolce… Non metteva malizia nelle parole, i suoi diciotto anni si vedevano tutti; del resto era stata costretta a rimanere per tanto tempo sola, senza potersi creare legami o amicizie. Dai suoi racconti, capii che i suoi precedenti possessori o la consideravano alla stregua di un oggetto o erano interessati solo ai desideri.
Già, i desideri… Cosa potevo desiderare se avevo la possibilità di avere tutto ciò che desiderassi? E poi non volevo scegliere subito, volevo passare altro tempo con lei, mi piaceva e mi attraeva. Ma dovevo fare le cose per bene, per non spaventarla; dubitavo che avesse molta esperienza in campo amoroso.

<< Aaah… Ora sono proprio piena!>> risi divertito dalla sua espressione soddisfatta.
<< Vuoi farti una doccia prima di andare a letto?>>
<< Una cosa?>>

Mi alzai e mi avvicinai per prenderle la mano; esitai un attimo, per paura che accadesse la stessa cosa di prima, ma mi decisi e la toccai. Per fortuna non accadde nulla.
L'accompagnai di sopra e le feci vedere il bagno, mostrandole tutti gli oggetti presenti e spiegandole la loro funzione. Era entusiasta di ogni cosa che vedeva, gli occhi si illuminavano ad ogni strumento che le indicavo. Impazzivo per i suoi sorrisi. Appoggiai un mio accappatoio vicino alla doccia insieme a degli asciugamani e uscii.

Mi appoggiai ad una parete, per riprendere fiato. Prima non l'avevo notato, ma aveva un profumo sublime. Il suo sangue sembrava così dolce… Non era solo quello, anche il profumo della sua pelle era buono; improvvisamente mi ricordai di un mio viaggio in Medio Oriente e dei mercati che affollavano le vie delle città. Adoravo passare accanto alle bancarelle di spezie e ora collegai: Isabella profumava come quelle spezie, il suo odore solleticava il naso e accendeva in me una scarica di adrenalina ed eccitazione, fino ad oggi provate solo con la caccia.

" Maledetti sensi sviluppati!"

Quando mi fui calmato andai in camera e mi accesi lo stereo. Diversi minuti dopo sentii la sua voce chiamarmi.

<< Edward?>> come lo pronunciava bene…

Mi diressi da lei; aveva il mio accappatoio indosso, troppo grande per lei, e con un asciugamano si frizionava i capelli. Li aveva sciolti e ricadevano come una cascata di cioccolato sulle sue spalla. Avvicinai la mano e la passai tra quella chioma morbida, godendo di come il suo cuore avesse accelerato il battito.

<< Ti serve qualcosa, mio piccolo genio?>> le mormorai roco, perso in quelle iridi profonde.
<< E-ecco… Non è che avresti qualcosa da prestarmi per la notte? Sai, non sono riuscita mai a trovare un secolo in cui l'abbigliamento per la notte fosse comodo!>> a quelle parole deglutii, imbarazzato.
<< V-vuol dire che sei completamente nuda? Che hai bisogno anche dell'intimo?>>
<< No, beh, ho il perizoma! Molto meglio di quei mutandoni che usavano nell'ottocento. Brr… Scomodissimi!>> il sospiro di sollievo nel sapere che aveva l'intimo durò poco; precisamente si interruppe quando immaginai il suo piccolo sedere sodo con addosso il perizoma. No, decisamente erano meglio i mutandoni!
<< Vieni in camera mia, posso vedere se mia sorella ha per sbaglio portato delle cose per… Cioè se ha dimenticato qualcosa!>> mi guardò confusa, ma annuì. Stavo per pronunciare il nome di Tanya, ma non era il caso. Ecco, bastò pensare il suo nome per calmare l'eccitazione.
Dubitavo però che Alice avesse preparato qualcos…

ALICE!

Lei sapeva che avrei trovato la lampada! Aveva visto tutto! Ma perché fare le cose così di nascosto, non poteva parlarmene? A volte capire quella vampira era molto difficile. Povero Jasper…
In ogni caso, non c'era nulla di femminile negli armadi; optai per una mia t-shirt.

<< E' l'unica cosa che potrebbe andar bene!>>
<< Meglio che nuda.>> nella mia mente, però, non potei concordare.

Uscii dalla porta per lasciarla cambiarsi. Quando la sentii riaprirsi, mi girai…e mi bloccai. Isabella stava là, la maglia che arrivava alle cosce, l'orlo tormentato dalle sue mani che ceravano di abbassarlo, un rossore diffuso in volto. Un fiotto di veleno mi riempì la bocca, ma lo ricacciai indietro.

<< Ti ringrazio per la maglia. Ti auguro una buona notte.>> stava per sorpassarmi, quando la bloccai.
<< Dove vai?>>
<< Beh, pensavo di dormire nella lampada…>> le sorrisi.
<< Sciocca, usa il mio letto! Noi vampiri non dormiamo quindi non mi serve.>> vidi che stava per ribattere perciò proseguii. << E' il tuo padrone che te lo dice. Vuoi disubbedirmi?>>
Abbassò il volto. << No…>>
Con l'indice le rialzai il viso. << Allora fammi felice, usa il letto. Sarai sicuramente più comoda.>>

Mi fissò intensamente e solo ora mi resi conto di quanto fossimo vicino… Di quanto poco bastasse per baciarla…
Annuì e poi mi rivolse un sorriso felice, che contagiò gli occhi. Mi augurò di nuovo la buona notte e si diresse verso la stanza. Ma a metà si bloccò e tornò indietro. Capii le sue intenzioni solo quando sentii le sue labbra calde sulla guancia e il suo delizioso profumo avvolgermi. Si ritirò, troppo velocemente per i miei gusti, e imbarazzata si chiuse in camera.

Fissai come inebetito la porta per un po'. Poi mi riscossi.

"Ora la doccia devo farla io."

Note: salve a tutti!!! Nuovo capitolo servito, leggermente più lungo ma era necessario spiegare un po' di cose! Devo ringraziarvi, non credevo che già dal primo capitolo potesse avere un così grande successo! Grazie veramente a tutti! Per i complimenti, per i ringraziamenti, per la fiducia! Mi è stato chiesto se Bella umana proprio non ce la vedo… Eheh… Mi ispirava renderla una genietta! Edward genio proprio no…
Però ho cominciata a scriverla una fic con Isabella da umana!...
In questa storia i pov saranno tutti di Edward.
Bacione a tutti e grazie!
Anthea
Ps: capitolo non betato!

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La mia micetta.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 - Famiglia, amore e fantasia ***


capitolo 3

~ OH, MIO GENIO! ~



Capitolo 3

Famiglia, amore e fantasia









"Il numero da lei chiamato è inesistente."

Allibito, ascoltavo quella stupida voce senza afferrare appieno il significato delle sue parole.
Cioè quel numero, che era stato attivo per più di un decennio, era inesistente?
Ringhiai frustrato. << Alice!>>
Magari con quello di casa avrei avuto più fortuna...
"È la segreteria di casa Cullen che vi parla. Ciao Edward, se ascolterai questo messaggio, e lo farai sicuramente alle... Mmm, sì all'una di notte... Beh, in ogni caso siamo andati in vacanza al Sud, Jasper aveva voglia di vedere Peter e la sua compagna. Ritorneremo a data da destinarsi! Sì, anch'io ti voglio bene fratellone! Bacio. Per tutti gli altri, non ci siamo."

Ero scioccato. Volevo delle risposte, su Isabella, sul motivo per cui la lampada ce l’avevo io, e l'unica persona che poteva darmele... Sparita! Era inutile ormai girarci attorno. Alice sapeva. Durante il bagno ero arrivato alla conclusione che lei c'entrava in tutta questa storia, poco ma sicuro. Non provai a contattare i cellulari dei miei famigliari, quel folletto sicuramente aveva reso tutti introvabili.
Sospirando deluso, misi in tasca il telefonino e mi distesi sul dondolo del portico, osservando il cielo.
Che notte stupenda.
Che luna piena magnifica.
Che stelle luminose.
...
..
.
Ok, il cielo era pieno di nuvoloni, c'era solo una falce di luna e non si vedeva una stella. E allora? Tutto pur di non pensare al genio che dormiva in camera mia, dai folti capelli marroni, dagli occhi cioccolatosi, il corpo bianco e morbido, coperto solo da una mia maglietta mentre le gambe erano...

<< Basta!>> una parola...

Per tutta la durata del bagno avevo solo lei in testa. Lei, lei, lei! Maledizione, più che un bagno era stato un fotoromanzo.
Ma al momento c'era anche altro che mi premeva sapere: perché Alice aveva dato la lampada a me?
Nonostante fossi completamente partito per la tangente per quella stupenda creatura, non mi era sfuggito il particolare dei desideri e nella mia famiglia tutti ne avevano almeno uno da voler realizzare.
Esme, mia madre, la donna che mi amava e che mi considerava suo prediletto, anche se una mamma non dovrebbe mai avere un preferito. Viveva per la famiglia e per il suo uomo, dolce e comprensiva, ma anche forte e autoritaria quando serviva. Il suo istinto materno era stato appagato dalla presenza mia e dei miei fratelli, ma non si poteva dire sopito; avevo letto quanto ancora stava male per quel figlio perso. La maternità era anche il desiderio di Rose, si ergeva forte e prepotente fra i suoi pensieri altrimenti superficiali; in lei la voglia di avere un figlio era persino maggiore di quella di mia madre, rendendola avversa alla nostra natura.
Un altro che sicuramente, se potesse, esprimerebbe più di un desiderio era Jasper, Alice non poteva non saperlo. Reprimere la sua brama per il sangue umano, mettere a tacere la sua coscienza che gli ricordava tutte le persone uccise, vampiri o uomini che fossero; lui era sicuramente il più tormentato di noi, ma forse il suo orgoglio non gli avrebbe permesso di accettare un aiuto da qualcuno di cui non si fidasse.
Emmett, il fratellone sempre allegro e pronto alla battaglia, anche lui aveva un desiderio. Anzi, ne aveva due. Il primo confrontarsi con un orso gigantesco, per vendicarsi di quello che l'aveva strappato dalla vita mortale. Il secondo, rendere sempre felice Rosalie, non farle pesare la sua immortalità; l'amava profondamente, sapeva quanto aveva sofferto e nonostante il loro fosse il legame più passionale della famiglia, era un sentimento sincero e reciproco quello che li univa.
Alice era il passato che cercava: lei, veggente, rivoleva i suoi ricordi. Capire perché i suoi genitori la rinchiusero, perché non l'amarono. Magari avrebbe pure richiesto un armadio che fosse sempre pieno di nuovi abiti.
E poi lui, l'uomo che era divenuto mio padre, mio maestro e mio modello. Carlisle. Tutto partì da lui, le nostre esistenze si sono incrociate grazie a lui. Per molto tempo, il pensiero di essere un egoista l'aveva tormentato; s'incolpava, sostenendo che non avrebbe dovuto intromettersi nella nostra vita, lasciando che la natura seguisse il suo corso, ma la voglia di avere una famiglia fu più grande facendolo agire di conseguenza. Man mano il rimorso passò. Solo un desiderio avevo sentito in lui, oltre a quello di vederci sempre felici: avere l'occasione di rivedere suo padre e dirgli quanto si sbagliasse con le sue accuse, quanto furono ristrette le sue vedute.
La mia complessa famiglia... Sentivo una certa nostalgia mentre pensavo a loro. Erano rare le volte in cui ci separavamo, ma avevo veramente bisogno di più spazio. Non che non ne avessi, ma il mio dono era molesto tanto per loro quanto per me; mi risultava sempre più difficile non entrare nelle loro menti, dovevo bloccare una parte di me naturale tanto quanto la fame. Apprezzavo il mio dono, ma non volevo che fossero i miei cari a farne le spese.
Tuttavia la malinconia non cambiava le cose: cosa farne dei desideri? La mia famiglia ne avrebbe a valanghe, ma io? Cosa desideravo? Non mi veniva in mente niente di così importante da aver bisogno dell'aiuto di un genio. Forse dovrei esaudire quelli dei miei famigliari... Sì, ma allora perché Alice aveva fatto partire tutti? Forse aveva visto che, se rimanevano, io avrei compiuto questa scelta e non voleva. Ciò significa che sapeva che avrei desiderato altro. Ma cosa se non lo sapevo neppure io? Immortalità e bellezza, classici sogni, ce li avevo; forza, resistenza, autocontrollo... Soldi? Anche di quelli ne avevo in abbondanza. Insomma, non mi mancava nulla.

"L'amore?"

Tasto dolente.
L'amore non c'era, non era ancora scoccata la scintilla con nessuna. Dove c'era corpo, non c'era mente, dove c'era mente non c'era attrazione fisica. Non che avessi dei canoni di donna precisi, era qualcosa a pelle. Almeno credo, visto che finora nessuna mi aveva ancora attirata. Pensai a Tanya: mia madre non la sopportava. Se stavamo in soggiorno, Esme appariva; se eravamo in veranda appariva. Non voleva che ci appartassimo in casa, odiava vedermi pomiciare con lei. Anche i miei fratelli non la sopportavano: le mie sorelle sapevano essere più velenose del nostro stesso veleno; Emmett apprezzava le sue curve, tanto quando parlava non la stava a sentire; Jasper rimaneva scioccato ogni volta che entrava in contatto con le sue emozioni che, a parole sue, erano "le stesse che provano le gatte in calore nella stagione degli accoppiamenti". Una volta perfino mi chiese se nell'intimità faceva le fusa...
Ridacchiai al pensiero.
In ogni caso l'amore della mia esistenza non arrivava e ciò mi dispiaceva. Che per la mia natura io non possa provarne? Impossibile, la mia famiglia viveva di quel sentimento.
Ero io il problema?

<< Amor ch'a nullo amato amar perdona...>> mormorai a bassa voce.

Perché non riuscivo a trovare la padrona del mio cuore? Quella che avrei amato incondizionatamente, ricambiato?
Certo, avevo una vita sessuale attiva ma erano solo conoscenze. Io volevo qualcuna da amare, una compagna con cui confidarmi, confrontarmi, vivere...

Il viso di Isabella entrò di prepotenza fra i miei pensieri. Piccolo genio ingenuo... La sua esistenza era peggio della mia, costretta a sottostare ai voleri altrui. Così pura e bella, ma sola per anni, secoli, senza il calore di un amico o di una famiglia. Trattata come un oggetto...
Lo stomaco mi si strinse in una morsa spiacevole.

"Non mi interessa, ora vado da lei."
Tutti i miei tentativi per starle alla larga almeno fino a domani mattina andarono a farsi benedire e velocemente scesi dal dondolo, entrando in casa e fiondandomi al piano superiore.
Per prima cosa fui colpito dal suo profumo, poi dalla sua figura. Era rannicchiata in posizione fetale, una gamba scoperta mentre l'altra era nascosta dalla trapunta che stringeva con una mano.
Sorridendo, mi portai sul lato libero, distendendomi accanto a lei. Le sue palpebre tremolavano, segno che stava sognando; ero curioso, volevo sapere cosa sognasse, sapere qualcosa in più su di lei. Mi sentii inutile, senza il mio potere ad aiutarmi. Anzi, non inutile, frustrato! Per una volta che desideravo veramente poter entrare in una mente altrui, l'accesso mi era negato. Ma fu la stessa Isabella ad ovviare al problema; nel sonno mormorava parole, alcune delle quali senza senso, altre che formavano un vero e proprio discorso, intramezzato da silenzi. Che buffa! Dovetti soffocare una risata quando la sentii borbottare "lei ha una zucca più dura di una noce di cocco"; chissà a quale padrone si riferiva...
Anche il mio nome fu pronunciato da quelle stupende labbra carnose, facendomi fremere; erano emozioni nuove, ma per nulla spiacevoli, quelle che sentivo mentre l'osservavo dormire. Era proprio bella, di nome e di fatto. Feci scorrere lo sguardo lungo il suo corpo, indugiando sulle sue forme, fantasticando di vederle nude di fronte a me e di poterle toccare, esplorare… Mi sentivo un maniaco, un dannato guardone; beh dannato lo ero, guardone pure. Era impossibile resisterle, mi attraeva come una calamita; corpo, profumo, posa… Era una tentazione, la mia tentazione. Allungai una mano fino a sfiorarle il ginocchio e risalii stando attento a non toccarla; era calda, di un calore piacevole, che riscaldava la mia pelle morta. Troppo in fretta arrivai al orlo della maglia, che le copriva metà coscia, impedendomi di continuare quel lieve contatto. Ero indeciso: da un lato volevo sollevare quel bordo, per proseguire verso l’alto, saggiare la sua morbidezza; dall’altro, sapevo che sarebbe stato una violazione della sua intimità, stavo agendo come un pervertito in astinenza e la conoscevo da neanche mezza giornata.
A malincuore, spostai la mano, ma rimasi lì tutta la notte, fino a mattina, ad osservarla girarsi e rigirarsi sul letto borbottando, finchè non me la ritrovai addirittura premuta contro. Fu così che il nuovo giorno ci trovò, con il suo viso ad un soffio dal mio e le gambe a sfiorarsi. Non osavo muovermi, ma la vicinanza era troppa per i miei nervi. E il mio controllo.

Decidendo che ormai era ora che si svegliasse, cominciai a sussurrare il suo nome, senza tuttavia ottenere risultati se non mugolii di protesta. Facendomi coraggio, avvicinai la mia bocca al suo orecchio, chiamandola, e portai la mia mano, che quella sera era peggio di quella della famiglia Adams, sul suo fianco, accarezzandolo dolcemente.
Sorrisi come uno stupido quando vidi i suoi occhi aprirsi a fatica, cercando di mettere a fuoco l’ambiente.
Fu in quel momento che decisi il da farsi. Per i desideri non c’era fretta, per nulla al mondo mi sarei privato troppo velocemente della presenza del mio genio.
Già, mio… Solo mio.


Note: salveeeeeeee! Vi ricordate ancora di questa storiella? XD Chiedo veramente perdono del ritardo, ho cominciato lavoro ed università e il tempo manca. Veramente scusate! Grazie per tutti i commenti nello scorso capitolo, sono felice che via sia piaciuto. E' campata in aria improvvisamente ma sono felice che abbia riscosso consensi XD
Ho un po' di noticine da fare... Nevia, la mia beta (grazie al cielo è tornata XD), mi ha fatto notare che ho usato espressioni egizie per parlare di Bella: so che i geni hanno più a che fare con il mondo arabo, ma mi piaceva come suonava e ho pensato che come riferimento temporale andasse bene. Se vi crea noi cambio. Per il discorso perizioma eheh, lo so che magari può far storcere il naso, ma non l'ho inteso come l'intimo che si può trovare ora ne dargli quella malizia (è Edward che la da u.u), solo che storicamente la mutanda come la conosciamo noi nasce più tardi! Mi sono informata su wikipedia XD
Poi... Ho citato Dante in questo capitolo perchè mi piaceva la frase (citata nella Divina Commedia, Inferno, girone dei Lussuriosi nell'incontro con Paolo e Francesca) e calza a pennello per l'Edward di questa storia.
Il titolo prende spunto dal film "Pane, amore e fantasia" anche se con esso non ha nulla a che vedere.
Ho abbassato il rating, da rossa ad arancione, ma ricordo che rimane l'avviso di fiction con contenuti erotici.
Credo che sia tutto, ma se avete altre domande scrivete pure!

Il capitolo è betato e ringrazio Nevia per la disponibilità (povera, era subissata da richieste!).

Bacio
Anthea


MIE STORIE SU TWILIGHT:

LA BAMBOLA
LA MIA MICETTA
¤ MUSA ¤

Sono tutte e tre a rating rosso, ma se qualcuno di voi usa ha un'account forum community le può trovare fra le fanfiction di Twilight lovers: potrete leggerle anche se non avete un proprio account, ma con esso potrete commentarle. Bacio!

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 - Quando una giornata comincia male... ***


GENIO4

~ OH, MIO GENIO! ~



Capitolo 4

Quando una giornata comincia male...







Osservavo incantato quelle pozze marroni aprirsi a fatica, le labbra schiudersi per rilasciare mugolii di protesta, i capelli arruffati per la notte... Piccoli dettagli in un corpo fatto per attrarre. Mi sollevai leggermente, appoggiandomi sul fianco; volevo che la prima cosa che vedesse mentre si svegliava fosse il mio viso, era un desiderio irrazionale ma in quel momento indispensabile.
Mentre con una mano si stropicciava gli occhi, mi feci ancora più vicino, impaziente. Possibile che gli umani debbano compiere un così imprecisato numero di azioni prima di aprire gli occhi?
La cosa passò in secondo piano quando finalmente i nostri sguardi si incrociarono; il suo annebbiato e confuso, il mio sorridente. Non mi accorsi di essermi avvicinato fino a che il suo respiro caldo non mi solleticò il naso. Le sue labbra erano lì, a pochi centimetri dalla mia bocca e l'istinto di giocarci, torturarle e farle mie si erse prepotente in me. Pochi altri centimetri e... Mi ritrovai ad osservare il soffitto, confuso. Non so se avessi percepito prima il suo urlo o il contatto con il pavimento, fatto sta che ero stato scaraventato via dal letto da una forza invisibile. Un’unica domanda in testa.

“Sono così brutto da vedersi appena alzati?”

Un duro colpo per la mia autostima. Sentii dei passi affrettati e la voce di Isabella chiamarmi.

<< Padrone, come stai? Ti prego, scusami! E’ stato un gesto istintivo, io… Oh ti prego padrone non punirmi. Perché rimani seduto? Ti ho fatto male? Padrone! Edward… Scusami!>>

Solo sentendola pronunciare il mio nome mi riscossi, voltando il capo per guardarla. Era inginocchiata accanto a me, gli occhi lucidi e pieni di sincera preoccupazione, con i denti si mordicchiava le labbra mentre le mani torturavano l’orlo della maglia.
Senza proferire parola, mi sedetti, rimanendo serio. Incrociai il suo sguardo e, senza poterlo evitare, assottigliai gli occhi. La sentii trattenere un singhiozzo.

<< Isabella…>> il mio tono duro la fece sobbalzare e deglutire a vuoto. Il suo cuore batteva impazzito.
<< S-scusa… Davvero!>> piagnucolò disperata.
<< Isabella, rispondimi sinceramente.>>
<< D-dimmi.>>
<< Tu…>> abbassò la testa mortificata, pronta a chissà quale sfuriata. << Tu mi trovi brutto?>>

La vidi rialzare di scatto gli occhi, un’espressione incredula in volto. Le guance rosse. Molto rosse. Rosse a causa delle mie parole. Dannatamente affascinanti.
La sua bocca si aprì e si chiuse, in cerca delle parole da dirmi.
Non resistetti.
Scoppiai a ridere per l’assurdità della situazione.
Risi per non pensare che ero stato scaraventato a terra da una donna.
Risi per non pensare alle sue deliziose gote rosse.
Risi per non pensare a quanto mi sarebbe piaciuto che lei mi trovasse bello…

Mi guardò sconvolta, probabilmente mi aveva preso per pazzo, ma non importava.

<< Lascia stare quello che ho detto! Comunque non ti preoccupare, sto bene, è più probabile che sia stato il pavimento a farsi male.>> mi alzai e le porsi una mano, ma tenne abbassato il suo viso. Che l’avessi offesa con la risata di prima? Sospirai, non sapendo cosa fare. << Forza, ora devo trovarti dei vestiti poi ti accompagno da qualche parte a fare colazione. Infine shopping!>> cercai di mostrarmi sorridente ed entusiasta, anche se alla parola shopping la mia mascella aveva rischiato la parasi da quanto sorrideva, eppure non mi degnò di uno sguardo.
Rassegnato, le voltai le spalle per dirigermi verso l’armadio; in realtà mi sarebbe piaciuta una sua lode, un suo apprezzamento. Ma non potevo pretendere di piacerle...

<< Io… Io non ti trovo brutto.>> era stato un sussurro, ma era arrivato forte e chiaro alle mie orecchie, e non solo lì…Mi aveva spiazzato. << Tu sei molto… molto bello.>> mi fissava determinata, ma le sue guance erano ancora più rosse di prima, i pugni erano così serrati che le nocche risultavano bianche.
Mi era stato detto molte volte che ero bello, con espressioni molto più esplicite e dirette. Tuttavia sentirlo dire da lei, la cui mente mi era preclusa, il cui corpo mi attirava… Beh, era tutta un’altra storia.
La sorrisi, felice per le sue parole, ma quando sentii il suo cuore sussultare e il rossore aumentare, non potei che ampliare il mio sorriso, segretamente contento dell’effetto che avevo su di lei.

Non volendo aumentare il suo imbarazzo, lasciai cadere il discorso e le feci cenno di avvicinarsi.

<< Vediamo se c’è qualcosa per te…>> speravo solo che questa giornata cominciata male potesse concludersi meglio…

***

Cominciavo a preoccuparmi. Era da un po’ che eravamo in viaggio, ma non percepivo nessuno rumore provenire da lei se non il martellante bum bum del suo cuore.
Mi voltai verso di lei, preoccupato. Era pallida, ora che la osservavo meglio.

<< Va tutto bene?>> mi lanciò una breve occhiata, per poi fissare di fronte a sé e annuire. << Sicura?>>
<< Credo di sì… Ma non dovresti guardare la strada invece che me? Questa scatola va troppo veloce…>> era quello il motivo allora… Ridacchiai divertito, beccandomi un’altra sua occhiataccia.

Quando entrati nel garage le avevo fatto vedere la mia gioia, la meraviglia e la curiosità si erano dipinte sul suo volto. Come darle torto? La mia Vanquish era un gioiellino di pura eleganza e velocità, se poi era la prima macchina che vedevi nella tua vita… Beh, non potevi che rimanerne affascinato. Mi aveva letteralmente subissato di domande sulle auto, se erano tutte così, a cosa servivano, come venivano usate… Il suo entusiasmo sembrava quello di un bambino con un regalo di fronte a sé, tuttavia la sua eccitazione scemò dopo i primi chilometri. Non una mosca volava nell’abitacolo.

Senza riuscire a fermarmi, mi soffermai di nuovo sul suo volto e la trovai con gli occhi chiusi. Sorrisi e rallentai leggermente. Lasciai vagare per un attimo il mio sguardo sul suo corpo. Ero orgoglioso del mio lavoro.
Abiti femminili non ne avevo e lei non poteva di certo usare vestiti di un secolo fa. Avevo dovuto arrangiarmi e l’avevo fatto egregiamente; anni passati vicini ad Alice dovevano pur servire a qualcosa. Anche se effettivamente ora perdeva un po’ della sua femminilità. Era infagottata nell’unica felpa stretta che avevo trovato, ma su di lei risultava fin troppo grande; indossava un paio di pantaloni di una tuta, stretti dalla cintura che per fortuna era coperta dalla maglia gigante; il problema erano state le scarpe, risolto dal fatto che i pantaloni troppo lunghi coprivano le sue strane ballerine. Infine i capelli… Quelli era stata costretta a nasconderli sotto il berretto dei Seattle Marines. Aveva cercato di trasformarlo in un ragazzo, le sue curve nascoste dagli abiti informi, ma i tratti delicati del suo viso potevano lasciare più di un dubbio sulla sua vera natura. La sua speranza era che la scambiassero per un ragazzino effeminato, impaziente di diventare adulto così da vestire vestiti più grandi di lui.

<< Per favore, guarda la strada.>> la sua voce mi colse di sorpresa, evidentemente avevo lanciato più di un'occhiata. Ma l'idea di stuzzicarla era troppo allettante...
<< Non ti fidi di me?>> che attore, avevo usato il mio miglior tono triste e sconsolato, mi dispiacevo per me stesso!
La sua reazione non si fece attendere... << NO!>> il suo urlo mi fece piegare le labbra, ma cercai di mantenere l'espressione affranta. << Cioè, sì! No, intendevo... Oh signore! Certo che mi fido. Sono delle altre macchine che non mi fido. Potrebbero venirci addosso e...>> le parole le morirono in bocca quando sentì la mia risata.
Era impossibile resistere, non avevo mai conosciuto qualcuno di più ingenuo e timido di lei!

"Piccolo genio, cosa non ti farei..."

La guardai di sottecchi, ridacchiando ancora; un'adorabile broncio increspava le sue labbra. Che permalosa...
Con un movimento improvviso le circondai con un braccio le spalle, stringendola a me e, controllando che in quel momento non ci fosse nessuno davanti e dietro, cominciai a zigzagare a destra e a sinistra sulla carreggiata. Io ridevo, lei urlava. Da quanto non mi divertivo così?

<< Tu sei impazzito, hai bevuto sangue avariato! Oddio non mi sento bene...>> smettendo immediatamente di sghignazzare, notai che effettivamente era molto pallida.
Meglio non rischiare.
Al primo spiazzo laterale accostai, aprendo i finestrini così che passasse un po' d'aria.

<< Come va?>> le chiesi dispiaciuto, sentendomi in colpa.
Inspirò profondamente prima di parlare. << Mi sento tutto sottosopra. Devo dedurre che sono stata fortunata a non aver ancora mangiato... e ad essere viva.>> mi guardò severamente. Le sorrisi imbarazzato e mi compiacqui nel vederla arrossire, senza però abbandonare il suo cipiglio.
La fissai dritta negli occhi, avvicinandomi leggermente; si irrigidì lievemente al mio gesto. << Scusa. Mi dispiace che ti sia sentita male a causa mia.>> usai il tono più suadente del mio repertorio, catturando letteralmente il suo sguardo. In quel momento io ero un vampiro e lei la mia preda; non uomo e donna, ma cacciatore e vittima. Godevo nel sentirla in mio potere, era una sensazione esaltante... Bellissima e pura, a portata di mano, con un quel suo profumo eccitante. Tutto era eccitante. Mancava poco per far mie quelle labbra e lei non me l'avrebbe impedito, non avrebbe potuto né ci sarebbe riuscita In nostri fiati si mischiavano, ma ero troppo concentrato sulla sua bocca, volevo torturarla di baci, farla gonfiare e renderle più rosse. Poi scendere, su quel collo di cigno, dove sentivo il sangue scorrere impazzito, come impazzito era il suo cuore, e mordicchiarlo, piano e forte, giocando e godendo della paura dell'attesa del morso vero e proprio. Sì, era una prospettiva piacevole, chissà se il suo sangue era dolce come lei. Beh, bastava avvicinarsi un'altro po' e lo avrei scoperto. Dio se lo volevo...

Il suono di un clacson ruppe  per mia e sua fortuna il momento. Avevo perso il controllo di me stesso e stavo per compiere un'immensa cazzata. Distolsi lo sguardo dal suo, liberandola da quella ipnosi, e la sentii prendere fiato velocemente. Confuso, eccitato, arrabbiato, curioso... Un turbinio di emozioni si fecero largo dentro me; com'era potuto succedere, come avevo potuto perdere il controllo così all'improvviso? In realtà conoscevo la risposta, lei era la preda perfetta. Bella, vergine, con un profumo di donna e di sangue buonissimo. Dentro ad un piccolo abitacolo. Incantata e a mia volta incantato.
Che errore stupido.
Guardavo fuori dal finestrino senza mettere a fuoco ciò che mi passava di fronte, ma quando la sua mano si posò sul mio avambraccio mi ripresi. La osservai, guardingo e preoccupato. Sebbene fosse accennato, un lieve sorriso faceva capolino fra le sue labbra e i suoi occhi... i suoi occhi mi guardavano con fiducia. Era viva per un caso fortuito, eppure provava ancora fiducia…

<< Andiamo?>> annuii semplicemente e misi in moto; per precauzione lasciai i finestrini un po’ aperti.

La giornata si prospettava più difficile del previsto…

***

Come entrammo nel bar del centro commerciale, fummo accolti dal sorriso smagliante di Barbie cameriera, tanto finta come l’originale.

<< Ciao dolcezza, un tavolo per uno?>>
<< Per due veramente.>> indicai Bella dietro di me, che si guardava intimidita dietro di me.
La cameriera annuì, ma sul suo viso era disegnata un’espressione sospettosa ma lì per lì non ci badai. Ma non potei evitare il suo urlo mentale.

“Nooooo! E’ gay!!! Un figo del genere è sprecato. Certo, capisco che il ragazzino ha un didietro che potrebbe fare concorrenza ad una donna, ma vuoi mettere un paio di tette contro…”

Ignorai i suoi pensieri sessisti per concentrarmi sul primo pezzo. Gay? Sembravo gay? Seguii il suo sguardo e capii; senza pensarci avevo allungato il braccio verso il fianco di Isabella, per farla passare. Isabella che ora agli occhi del mondo appariva come un ragazzino. Anche se effettivamente la cameriera non aveva tutti i torti sul suo sedere. Per quanto riguarda il seno certo non poteva sapere quanto in realtà fosse pieno ma…
Cazzo Edward, controllati! Avevo già fatto un mezzo disastro prima, bastava per la giornata.
Ci sedemmo nel tavolo consigliato e attesi che Bella facesse le sue ordinazioni; da quando eravamo ripartiti le avevo parlato a monosillabi, nonostante i suoi tentativi di instaurare una conversazione, e anche ora stavo guardando in giro pur di non dover posare lo sguardo sulla sua figura e ricordarmi dell’errore che stavo per commettere prima; ma il silenzio prolungato mi incuriosì e quando mi girai mi maledii per la seconda volta da quella mattina: il mio genio mi osservava con gli occhi smarriti e in preda al panico. Congedai la cameriera, prima che potesse risponderle male per l’attesa.
<< Ti ringrazio.>> sospirò sollevata. Mi vergognai: non doveva ringraziarmi, ero io che dovevo scusarmi. << Cosa mi consigli?>>
Mi strinsi nelle spalle. << Non sono molto esperto in queste cose. La mia colazione è totalmente diversa. Il caffè lo conosci?>>
Storse il naso. << Sì e non mi piace, troppo amaro. Voi la cioccolata la conoscete?>> dai suoi occhi speranzosi capii che doveva piacerle molto.
Le sorrisi di rimando, senza risponderle, e richiamai la cameriera. << Una cioccolata calda e una brioche sempre al cioccolato.>>
Come se ne andò, sculettando vistosamente, il silenzio cadde fra noi. Di nuovo. Non sapevo cosa dire, il mio comportamento di prima aveva preoccupato pure me e non volevo spaventarla di nuovo. Strinsi i pugni sopra il tavolino, impotente. E per l’ennesima volta il tocco caldo di Isabella mi riscosse.

<< So che sei dispiaciuto per prima, devo ammettere che mi sono pure spaventata un attimo…>> ora mi dirà che sono un mostro. << … ma non voglio che ti tormenti così. Niente morso, niente danno. Hai resistito. E piccola cosa, io mi fido di te padrone.>>
Non sopportavo quelle parole, mi facevano stare peggio. << E’ stato un caso se ora sei viva. Non hai un bravo padrone.>>
La sua piccola mano strinse la mia. << Un caso che finisca bene è provvidenza, un caso che termini male è destino(*). Perciò non ti angustiare troppo. E non dire mai più che non sei un bravo padrone, mi stai trattando da tua pari, come un’amica. Per me significa molto.>> era arrossita. Tenue ma il rossore c’era. Io? Se avessi potuto probabilmente sarei arrossito pure io. E l’avrei stretta a me, avrei affondato il viso fra i suoi capelli e mi sarei lasciato cullare dal suono del suo cuore. Strinsi pure io le sue mani.

“Oddio. Ma allora sono veramente gay. Certo sono così carini e romantici e smielati, ma…”

Le nostre mani si separarono, la cioccolata e la brioche erano arrivate. Vidi Isabella osservarle titubanti, ma poi scrollò le spalle e prese la tazzina, assaporando il primo sorso. Chiuse gli occhi, gustando il sapore e poi fece una cosa che non doveva fare: si leccò le labbra. Piano, sensualmente, in modo troppo eccitante. Mi mossi agitato sulla sedia, desideravo troppo toccarla. Quando rialzò le palpebre, mi persi nei suoi occhi cioccolato. E vi affondai, ascoltando solo parzialmente le sue parole, facendo mie invece le emozioni che mi trasmettevano quelle pozze marroni. Altro che colazione all’americana…
Era uno spettacolo vederla mangiare! Faceva di quelle smorfie di apprezzamento che valeva la pena di fotografare, cosa che feci con il telefono, malgrado le sue suppliche. Aveva ragione lei, era salva per un caso e dovevo ringraziarlo per questo. Avevo abolito le seghe mentali e deciso di godermi per intero la giornata, con lei.
Lasciammo il bar dopo una seconda brioche e ci dirigemmo verso i negozi. Non dovevamo fare acquisti, lo scopo era quello di farle vedere la moda attuale; jeans, gonne, giacche, vestiti… Dopo ci avrebbe pensato lei nel privato a vestirsi come le pareva. Solo che non avevo tenuto conto di un particolare: eravamo due uomini e dovevamo girare per i reparti donna. La scusa del regalo funzionò da qualcuno, ma un vero incubo fu un negozio di vestiti di marca. Il commesso approfittava di ogni occasione per sfiorare il sedere di Isabella. Ero indeciso se picchiarlo o scoppiare a ridere: il commesso era effettivamente attratto dal fondoschiena del mio genio, ma non perché avesse scoperto che fosse donna, ma proprio perché era convinto che fosse uomo!

Quando uscimmo scoppiai a ridere.
<< Ma…ma… Era un maniaco! E cos’era quella frase? “Bricconcello mio, ti travesti pure? Anch’io vorrei avere la fortuna di ammirarti in abiti femminili, saresti un bocconcino!”. Ma l’hai sentito? E smettila di ridere!>> un vampiro poteva morire dalle risate? << Edward!>>
<< S-scusa! Non rido più.>> non era vero, stavo ghignando senza ritegno, ma era troppo troppo divertente. << Solo un pochino, ma ora smetto.>>
<< Senti Edward, mancherebbe solo un negozio ora.>> mi feci attento: ero sicuro di aver fatto tutto. Mi guardò con i suoi occhioni; anche lei riusciva a fare le magie con lo sguardo… << Mancherebbe l’intimo…>> oh no. No no no no!
Mi gelai sul posto. << Ehm, non puoi andare da sola?>>
<< No, ho bisogno d’aiuto…>> “oh sì, ti aiuto io…”. Mille fantasie su come “aiutarla” mi si presentarono nitide come non mai, ma cercai di schiacciarle. Difficile se la protagonista di ognuna di esse era a pochi passi da te.
<< E’ necessario?>>
<< Più che necessario. Indispensabile.>> sospirando, l’accompagnai.

Prima che la situazione potesse venire fraintesa, chiesi subito alla commessa se poteva farci vedere qualche capo per un regalo. Mentre cercava in magazzino, sentii Isabella sussurrarmi su un orecchio.

<< Edward, c’è un problema…>> ero sicuro che quel problema non mi sarebbe piaciuto neanche un po’. << Come si indossano? Cioè, capisco che servono per sostenere il seno, ma come si agganciano e come si mettono?>> mi sentii mancare. Ok, ero un vampiro, eppure mi sentii veramente mancare. E a corto di parole.
Io ero un uomo. Uomo. Con la ‘u’ maiuscola e come tale sapevo sganciare il reggiseno, con una o due mani che si volesse. Questo faceva un uomo, slacciare. Non agganciare. Ma dettaglio non meno importante; anche se avessi saputo agganciarlo, avrei dovuto avere davanti a me Isabella nuda e non ero certo che avrei voluto vederla “vestita”.
Cosa fare?
Ero nel panico più totale e quasi non sentii che la mia accompagnatrice stava uscendo dal negozio dopo aver ringraziato la commessa. Me ne resi conto solo quando scoppiò a ridere.
La guardai scioccato.

<< Dovevi vederti! Eri buffissimo ed immobile.>> si teneva la pancia da quanto rideva. << Edward, ci sono i manichini che fanno vedere come si indossa un reggiseno. Basta immaginarselo addosso ed è fatta. Non ci avrai creduto veramente?>> e di nuovo giù a ridere.
Quindi scherzava? E io ci avevo creduto.
Quella peste…
<< Ti conviene scappare, mi è venuta voglia di sangue di genio…>> mormorai. Si bloccò sul posto e mi guardò impaurita.
<< E-edward?>>
<< Ti conviene muoverti.>>

***

Finito il giro, ci dirigemmo nel garage sotterraneo. Non provavo fatica fisica, ma quella mentale la sentivo tutta. Era sempre così quando si trattava di shopping.

<< Senti Edward…>> ed ecco di nuovi gli occhioni da cucciolo bastonato. E gli uscivano maledettamente bene. << Vorrei chiederti un favore…>>
<< Sei sicura che il genio sei tu e non io?>>
Mise il broncio. << Spiritoso. Ero seria.>>
<< Pure io.>> mi fece la linguaccia.
<< Antipatico, allora non te lo dico.>>
Sospirai rassegnato. << Dai dimmi.>>
Parlò di getto. << Mi faresti provare a guidare. Solo una manovra, per favore?>> la mia Aston Martin in mano a lei? La mia piccola? La mia perla in mano ad una principiante?
<< Va bene ma solo una.>> ok, ero letteralmente impazzito.

Le spiegai cosa doveva fare, grazie al cielo possedevo il cambio automatico, ma pur sempre di una retromarcia si trattava.
La vidi tutta concentrata, al volante. Lo sguardo specchietto retrovisore. Non se la stava cavando male. Alla fine non era stata una cattiva giornata, incidente a parte; ci eravamo conosciuti ed avvicinati di più, legando con sorprendente facilità. Era da un sacco che non stavo così bene con qualcuno.
Alla fine quella giornata cominciata male…

Pum.
<< Ops!>>
<< Isabella!>> ruggii.

… non poteva che finire peggio.
Ma sentendo la sua risata cristallina riempire l’abitacolo, non ne ero così sicuro.


Note: aggiornamento velooooooce! Il treno ispira e mi da il tempo di scrivere XD Grazie a Nevia per la velocità con cui l'ha betato!
E rispondo hai commenti!!!

Nanerottola: hai ragione, sono stata imperdonabile. Ma ora sono tornata alla carica, o almeno provo XD E' il tempo che manca, mi sembra di essere il Bianconiglio che va in giro urlando "E' tardi!". Uff. Deliri a parte, sì Alice è mitica, ma ho deciso di non coinvolgere la famiglia stavolta. Solo loro due XD Bacione e grazie del commento ^^
Yumisan: ciao carissima! Sì, ho provato a concentrarmi un po' più sui pensieri l'altra volta, non so se ci sono riuscita XD In questo sono già più affiatati! Un bacione e grazie per il commento ^^
Lauuh: la degenza è finalmente finita u.u Spero XD Sono felice che ti piaccia la storia, a me fa sorridere quando la scrivo! Grazie mille dei complimenti, ti mando un grosso bacio e ti ringrazio per il commento ^^
Barbyemarco: errore riveduto e corretto XD Grazie ancora per l'indicazione. Per quanto riguarda le storie dei personaggi, ho messo quello che mi sembrava ognuno di loro desiderasse, ciò che mi era stato trasmesso dal libro. Sono felice che ti sia piaciuto! L'unico su cui avevo dei dubbi era Carlisle... Bacione e grazie del commento ^^
ILoveSmile: miki!!! Ho letto pure quella nel forum e riesci sempre a gonfiare il mio ego XD Scherzi a parte, grazie mille dei complimenti; sono inoltre contenta che la piega della storia ti piaccia. Per i desideri ne abbiamo già discusso XD Un bacione e grazie del commento (sono più spicci qui che nel forum XD)^^
Ale03: Alice è Alice. Vedde e prevvedde! Eheh XD Grazie per i complimenti, sono felice che ti piaccia sia la storia che come scrivo, è una soddisfazione per me quando apprezzate le storie. Per ora sto un po' sul leggero, anche questo è stato giocoso come capitolo. Grazie dei complimenti e della recensione^^
Ed4e: ma sai che il tuo nick mi ha sempre incuriosita? Cerco di decifrarlo ma non ci riesco u.u ok, perdona la mia idiozia serale. Grazie mille per il sostegno, in ogni capitolo delle mie storie ci sei e mi fa piacere XD Il rating è stato abbassato perchè ho cambiato un desiderio, che non spiego ora ma magari potrei metterlo tra le note più avanti. L'arancione per questa storia può starci, ma l'avviso di erotico rimane. Bacione e grazie ^^
JessikinaCullen: non ti preoccupare, ti sei rifatta alla grande con questo capitolo. E non sei una causa persa, con tutte le storie che hai da scrivere più la scuola O_O Me ti invidia. Tanya sarà assente per un po', ma quando tornerà farà danni u.u Come sempre. Bene, quindi il tocco egizio ti piace? Mi fa piacere! Un bacione e grazie!!!
Memycullen93: nella mente del vampiro O_O Ma non c'è un film che s'intitola così? Mah, io non sono una patita degli horror u.u beh, il finale è stato dolce... Il risveglio così così. Ma perdoniamo Bella vero? Bacione e grazie del commento ^^
Xx_scrittrice88_xX: anch'io ho riflettuto abbastanza prima di scrivere quei desideri ma mi sono sembrati i più veri. A me i personaggi del libro hanno ispirato questo, poi ovviamente ognuno ha una sua interpretazione. Ma sono felice che ti è piaciuta. Pian piano quei due si avvicineranno sicuramente. Bacione e grazie!!!

(*) Citazione di Knut  Hamsun, mi sembrava la più adatta.

Grazie a tutti e un bacione!
Anthea


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Capitolo 5
*** Capitolo 5 - Voglia di pizza... e non solo! ***


genio5
~ OH, MIO GENIO! ~

Capitolo 5

Voglia di pizza… e non solo!





Erano passati quattro giorni da quando Isabella era entrata all'improvviso nella mia vita, cancellando la monotonia, e la sua presenza era per me sempre più importante. I suoi sorrisi, la sua curiosità, la sua personalità... A volte mi ritrovavo pure a ringraziare la sua mente muta, che mi permetteva di conoscerla pian piano tramite le sue parole e non estrapolando le notizie senza il suo permesso. Tuttavia una certa frustrazione rimaneva nel non avere libero accesso ai suoi pensieri; mi interessava conoscerla, capirla, le sue risposte non bastavano mai inducendomi a chiedere sempre di più.
Dopo l'incidente in macchina avevo cercato di evitare contatti ravvicinati in spazi stretti, ma ora riuscivo a gestire meglio il mio lato vampiresco nei suoi confronti; ero stato colto di sorpresa, l'intimità della situazione e la nostra vicinanza mi avevano preso alla sprovvista e influenzato più del necessario.
Tentavo quindi di starle lontano, di mantenere certi limiti, ma era uno sforzo troppo grande; bramavo troppo la sua vicinanza, era un qualcosa di difficile da  descrivere a parole, ma che mi faceva stare bene. Troppo bene. Di notte mi divertivo ad osservarla dormire, più volte dovevo soffocare delle vere e proprie risate sentendo i suoi assurdi discorsi. Ovviamente lei non lo sapeva, altrimenti sarebbe tornata a dormire dentro la lampada. Certo, non glielo avrei permesso, ma era meglio non rischiare. Pronunciava spesso il mio nome, ma ogni volta risultava sempre un piacere sentirlo.

Stavo bene con lei. Alla fine potevo affermare che eravamo diventati amici, buoni amici. Ci divertivamo, scherzavamo, ci intendevamo alla grande. Eppure sapevo bene che non stavo interpretando correttamente la parte dell'amico. Un buon amico non doveva nascondere di essere impegnato con un'altra ragazza né che provava un'attrazione verso la propria amica; cercavo di convincermi affermando che non volevo rovinare il nostro rapporto, ma non cambiava il fatto che stessi nascondendo una parte “importante” di me. Un'amicizia si basava sulla fiducia, vero; ma una parte di me, la più egoista, non poteva fare a meno di sussurrarmi che ci fossero cose che non serviva che terzi sapessero. In teoria che lei fosse al corrente della mia relazione con un'altra o che mi attirava non avrebbe dovuto costituire nessun problema: punto uno, non eravamo fidanzati, quindi non la stavo tradendo; punto due, succede che fra amici uno possa trovare oggettivamente carina, se non bellissima, una propria amica. Giusto? Giusto!
Poi cosa dovrei dirle? "Isabella, sono attratto da te, tremendamente attratto. Non mi era mai successo prima né so classificare quanto tu mi piaccia. Che facciamo?".
Beh, non era del tutto vero; se dovessi dare un punteggio alla mia attrazione verso di lei, da 1 e 10 arrivava sicuramente a 8. Che cavolo! Aveva un corpo stupendo, morbido e perfetto; gli occhi poi... Quegli occhioni dalle lunghe ciglia, che quando mi fissavano annientavano ogni mia facoltà di ragionamento. Ma non era solo un bel corpo, aveva anche una testa; avevo scoperto che adorava la storia, spesso parlavamo delle epoche che avevamo vissuto, scambiandoci aneddoti e curiosità. Parlavamo per ore e ore, senza stancarci; aveva inoltre una capacità d’apprendimento incredibile, imparando nomi e funzionalità delle tecnologie ed oggetti a lei nuovi. Bella ed intelligente. La donna perfetta.
Ciò non cambiava la situazione, anzi la peggiorava forse; inoltre non sapevo lei cosa pensasse di me, a parte l’essere bello per natura.
Intanto mi godevo la sua compagnia, assaporando la sua fresca personalità, a tratti ingenua, altre volte ironica e brillante. Per le seghe mentali c’era tempo…

Quel giorno eravamo chiusi in casa, a Forks si era scatenato un violento acquazzone e non avevamo intenzione di uscire per nessuna ragione. Era ormai sera, quasi ora di cena, ma la quiete che stavamo vivendo era interrotta solo dalla musica del mio pianoforte, che faceva da sottofondo ai miei pensieri. Fino a ieri passavamo le giornate in giro, a fare acquisti; sebbene a Isabella bastasse osservare una volta le cose per farle apparire, le piaceva la sensazione data dall’avere una borsa in mano, che si trattasse di un oggetto o di un capo d’abbigliamento; in questo sarebbe sicuramente andata d’accordo con mia sorella! Avevamo riempito la cucina e si era comprata abiti e libri; certo, si faceva mille scrupoli prima di dirmi che le piaceva qualcosa, ma dopo che una volta, esasperato, le avevo detto che per noi i soldi non erano un problema e che se insisteva le avrei fatto fare la conoscenza dei miei denti, subito aveva abbandonato ogni remora. Un po’ mi dispiaceva che reagisse così, perché significava che credeva veramente che avrei potuto morderla; cosa assurda, perché mi sarei impedito con tutto me stesso di compiere una mostruosità del genere.
In ogni caso mai avevo sentito tanta pace come oggi. La musica del pianoforte, lo scrosciare della pioggia, il crepitio del fuoco nel camino… il battito quieto del cuore di Isabella, il suo respiro. Alzai gli occhi dai tasti, smettendo di suonare, per vedere cosa il mio genio stesse combinando; la trovai distesa prona sul divano, le gambe per aria, un braccio a sostenere la testa e l’altro a sfogliare le pagine di un libro. Era vestita in modo semplice, una maglia lunga e dei pantacollant, i capelli racchiusi in una treccia le ricadevano sulla spalla, eppure emanava fascino da tutti i pori.
Tutta la tranquillità era svanita, mi bastava osservarla perché il desiderio di un contatto con lei si accendesse; avrei voluto alzarmi e fiondarmi da lei, distendermi accanto per rimanere abbracciati fino a che il fuoco non si fosse spento... Ma non potevo. Non ancora almeno.

<< Cosa stai leggendo?>>
<< Mmm… Harry Potter.>> avevo scoperto che le piaceva leggere, non si imponeva limitazioni, bastava che la trama la coinvolgesse e subito il libro diveniva suo. L’unico problema era che si faceva prendere troppo dalla lettura, estraniandosi dal mondo e rispondendo a monosillabi. Inaccettabile.
<< Ti piace?>>
<< Si…>> ma non mi sembrava molto convinta.
<< Ma…>> sbuffò, gettando per terra il libro, per poi girarsi supina e stiracchiarsi, inarcando la schiena.
<< Ma mi sto annoiando!>> si rimise prona, nella stessa posizione di prima ma stavolta osservava me non uno stupido libro. Sussultai quando vidi che indossava un paio di occhiali da vista, sottili e raffinati.
<< Quando hai preso gli occhiali?>> mi guardò sorpresa per il cambio d’argomento, ma rispose ugualmente.
<< Li ho visti in un negozio e mi piacevano. Solo che erano costosi, perciò ho preferito non dirti niente e ricorrere alle mie risorse.>> stava benissimo, regalandole un’aria delicata ma sensuale.
Diedi voce ai miei pensieri, potevo permettermi di essere temerario. << Ti stanno molto bene.>> riduttivo, decisamente. Proprio temerario…
<< Grazie!>> il sorriso che mi rivolse mi bloccò per qualche istante; mi piaceva vederla sorridere, si creavano due graziose fossette proprio ai lati della bocca che avrei toccato volentieri con un dito, per poi giungere alle labbra e… Basta, maledizione, basta! Non potevo comportarmi come un adolescente impacciato ogni volta che faceva qualcosa che mi piaceva, cioè sempre. Contegno Edward!
<< Edward…>> ecco, appunto. Il mio corpo non doveva… non poteva reagire quando chiamava il mio nome come se non aspettasse altro, non poteva identificarlo come un suono stupendo; soprattutto quando usava quella nota di supplica, non poteva trovarlo adorabile. Purtroppo raramente volere e potere viaggiano nella stessa direzione. Il brivido di piacere che mi scosse ne era una prova. << Io mi sto annoiando. E ho anche fame. Cosa facciamo?>>
C’era sotto qualcosa… << Beh, se hai fame, possiamo preparare la tavola e così puoi sfamarti.>>
<< Io avevo un’idea…>> eccola là… << Potrei chiamare una pizzeria che fa consegne a domicilio e farmi portare una pizza! Non ho mai provato, ma mi piacerebbe…>>
<< Isabella.>>
<< Sì?>>
<< Tu vorresti far uscire un povero uomo con questo tempo per farti portare una pizza, quando potresti immaginartela sopra un piatto?>>
Scrollò le spalle. << Non è la stessa cosa.>> affermò serafica.
<< Mi dispiace, ma non sono d’accordo; puoi sempre provare un’altra sera. Tuttavia, se proprio vuoi, il telefono lo sai usare.>> la vidi abbassare lo sguardo delusa. Nonostante la confidenza raggiunta, in lei rimaneva forte la distinzione padrone-servitore, perciò non avrebbe mai fatto una cosa senza la mia approvazione, la forza dell’abitudine era più forte di lei.
Mi dispiaceva farla triste e non accontentarla, ma era importane che capisse che c’erano cose che erano importanti, necessarie, e altre che se anche venivano rimandate non comportavano danno. Non eravamo più nel passato, le nostra era un’epoca in cui i capricci e i bisogni secondari venivano soddisfatti fin troppo spesso e abbondantemente.
<< D’accordo. Vado a preparare.>> mi sentivo un mostro, con quel broncio amareggiato mi faceva sentire la matrigna cattiva delle fiabe.
Sapevo di essere nel giusto, sapevo anche che la sua curiosità la portava a fare richieste che per i più sarebbero sembrate, per l’appunto, capricci, ma non lo faceva intenzionalmente. Non sapevo che fare, volevo che il sorriso tornasse sulle sue labbra, ma non sapevo come farlo tornare. La pioggia aveva scombinato i nostri piani; avremmo dovuto fare una gita nella foresta, tanto per staccare un po’ dalla solita routine di negozi. Invece il tempo aveva rovinato tutto e non avevo piani di riserva.
O forse sì…

Forte della mia idea, andai in cucina, ma quel che vi trovai mi strinse lo stomaco in una morsa spiacevole. Isabella stava piangendo; si muoveva per l’ambiente prendendo il necessario per apparecchiare, ma silenziose lacrime le rigavano le guance. Odiavo vederla piangere; se da un lato amavo il suo sorriso, vederla in quello stato mi faceva stare male. Nessuno doveva strapparle il sorriso e il sapere che probabilmente era per colpa mia che stava così mi fece sentire peggio.
Quando mi scorse, si affrettò subito ad asciugarsi gli occhi.

<< N-non è niente. Probabilmente mi è entrat…>>

Non le diedi tempo di finire la frase. La strinsi a me in un movimento troppo veloce per lei. Strusciai il mio naso fra i suoi capelli, contrastando il fuoco che bruciava la mia gola, tutto pur di non vederla soffrire; contemporaneamente con una mano le carezzavo la schiena, in un tentativo di calmare i singhiozzi che scuotevano il suo corpo da quando l’avevo abbracciata.

<< Mi dispiace Edward! N-non sto piangendo per la pizza, ma perché ho paura che tu possa considerarmi una bambina. Quando p-prima mi hai ripreso mi s-sono sentita così stupida. Scusami, non lo farò più! P-penserò prima di parlare, te lo prometto.>> che sciocca!
<< Non ti considero una stupida! Il paragone con i bambini ci può stare ma solo per quanto riguarda la tua curiosità, inesauribile. È difficile trovare al giorno d’oggi persone curiose e desiderose di conoscere il mondo; non devi vergognarti di questo, esterna pure i tuoi pensieri e i tuoi desideri, poi si vedrà se possono essere realizzati. Basta piangere per favore, non sopporto vederti in lacrime, sei così bella quando sorridi…>> era stato solo un sussurro fra i suoi capelli che profumavano di buono, ma sincero, sentito. Così come lo erano state le mie parole. Era fin troppo facile lasciarsi scappare certe frasi in sua presenza.
Sentii il suo cuore sussultare alle mie parole e non potei che esserne felice, felice che accettasse i miei complimenti, i miei consigli e ne fosse interessata.

Rimanemmo abbracciati per diversi minuti; mi beavo del suo calore sul mio corpo, della sensazione di tenerla stretta a me. Sarebbe stato così facile perdere ore nel tenerla fra le braccia e coccolarla, fregarsene del tempo che passava. Solo noi due.
Mi sentivo romantico da far schifo, uno della serie “due cuori e una capanna”; ma che fossi maledetto se non stavo bene in quel momento. Beh, maledetto lo ero già… Però il senso era quello.
La scostai leggermente da me, per vederla in faccia; gli occhi gonfi erano rivolti verso il basso e un piccolo broncio incorniciava le sue labbra. Non avevo più dubbi

<< Avevi così tanto voglia di pizza?>> mi osservò sorpresa, ma non rispose subito. Sembrava in cerca delle parole giuste, anche se mi infastidiva che per trovarle spostasse gli occhi da me. Con gentilezza posai una mano sotto il mento, per farla voltare verso di me. Eravamo vicini, come l’altra volta. Così come vicino era quella bocca tormentata dai denti. Il veleno ardeva nella mia gola, ma cercai di ricacciarlo indietro, insieme al bruciore persistente. Non l’avrei terrorizzata ancora, non in quel momento. E per evitare di intimorirla dovevo ricacciare pure la voglia di annullare la distanza che ci separava, per vezzeggiare quelle labbra leggermente screpolate dalle continue torture, ma così invitanti alla mia vista.
<< Isabella?>>
<< Non mi sarebbe dispiaciuto provarla, dicono che è buona, ma non è un problema. Posso aspettare sul serio. Abbiamo così tante cose da mangiare in casa. Sul serio, ho l’imbarazzo della scelta!>> come sempre, quando era agitata, parlava troppo velocemente, mangiandosi le parole. Per questo non le credetti.
<< Ok ho capito. Ci tenevi davvero.>>
<< No, non è vero!>> sorrisi impercettibilmente, per poi farmi serio.
<< Beh, visto che non vuoi, allora non ti interessa il modo per avere la pizza senza ricorrere alla magia o a una pizzeria per asporto.>>
I suoi occhi si fecero grandi per la curiosità. << Perché, che modo c’è?>>
Scossi la testa, fintamente desolato. << No no, hai detto che non ti importava, perciò non se ne fa nulla.>> meritavo l’Oscar per la miglior rappresentazione drammatica dell’anno.
<< No, io…>> la vidi affannarsi in cerca delle parole adatte; ero sul punto di smetterla di prenderla in giro, quando puntò i suoi occhioni nocciola sui miei, determinati, e decisi allora di aspettare. << A me piacerebbe sapere la tua idea. Ci terrei molto.>> questa volta sorrisi apertamente.

A malincuore sciolsi il nostro abbraccio, registrando subito la mancanza di calore; desiderai stringerla ancora a me, ma mi limitai a mantenere il contatto prendendola per mano, internamente contento che non si staccasse da me. Mi diressi di nuovo in soggiorno, vicino al mobile dove avevo appoggiato il portatile; lo accesi e mi collegai ad Internet, cercando la pagina che, non appena trovai, feci vedere ad una confusa Isabella.

<< Ecco, questa era la mia idea.>> avevo aperto la homepage di un sito di cucina e il titolo “Voglia di pizza” spiccava prepotentemente sul bianco della pagina. << Possiamo fare la pizza in casa! Certo ci vorrà un po’, visto che non abbiamo i composti già pronti, però se riesci ad aspettare un po’ potremmo provarci; ti aiuterei io.>>
Inspiegabilmente, dopo aver osservato la schermata a bocca aperta, arrossì, incuriosendomi. << Beh, veramente avremmo i composti…>> la guardai confuso, ma per tutta risposta divenne ancora più rossa. << Volevo comparare un preparato per dolci, ma per sbaglio ho preso quelli per pizza…>> scoppiai a ridere, seriamente divertito da quel genio pasticcione.
Le strofinai un pugno in testa. << Questa volta la tua sbadataggine è stata utile. Su, al lavoro!>>


Armati delle migliori intenzioni, disponemmo tutto il materiale necessario davanti a noi, portatile compreso, ma i problemi arrivarono subito. Prima di tutto, era una ricetta che non avevamo mai fatto, né io né lei. Secondo, io ero privo di gusto e per le dosi solo lei poteva regolarsi. Punto tre, eravamo due testardi leggermente permalosi.

<< Ti dico che va bene come la sto impastando. Tu cosa ne vuoi sapere? Non puoi paragonare il tuo “energico” con quello scritto nella ricetta.>> va bene che in quel momento era dannatamente sexy, con quel grembiulino fatto spuntare da chissà dove e quegli occhiali da professorina, neanche fossimo i protagonisti di un B-movie, ma sicuramente non era quello il modo di impastare il composto di lievito, farina e acqua. Sembrava più un massaggio per lenire i dolori alla schiena!
<< Di certo non si può definire energico il tuo di modo!>>
<< Oh insomma! Sono io che devo mangiarmi la pizza, perciò saprò io cosa è giusto.>> ribatté stizzita, strofinandosi con una mano il naso e, inevitabilmente, sporcandoselo. Letteralmente stupenda. Una testona stupenda. Mi portai alle sue spalle, vicino, e sentii i battiti del suo cuore aumentare, ma non ci badai. Non particolarmente. Per niente.
<< Secondo me hai bisogno di una mano… Anche due.>> poggiai le mie sulle sue, cominciando ad impastare.

La cosa stava prendendo una brutta piega, ora sembravano essere stati catapultati all’interno di “Ghost”, solo che al posto di uno stupido vaso, c’era una pizza, o qualcosa che doveva assomigliarle. Sdolcinato. Troppo. Ma dannatamente piacevole. Le mie mani contenevano le sue, così piccole e delicate. Calde. Morbide. Le dita finirono inevitabilmente per intrecciarsi, la sua schiena trovò appoggio sul mio petto. C’eravamo solo noi due, una piccola bolla domestica fatta di silenzio e respiri veloci. Strusciai lievemente il mio naso dietro la pelle sensibile dell’orecchio, per poi posarci un piccolo bacio.
Stavo superando la soglia che mi ero imposto, la soglia della semplice amicizia; ma le sue reazioni mi invitavano a continuare. Perché effettive reazioni in realtà non c’erano. Il calore della sua pelle aumentava, così come il suo battito cardiaco e il respiro. Voltò leggermente la testa e trovai i suoi occhi marroni che mi fissavano, confusi e desiderosi allo stesso tempo. Incurante che fosse sporca, alzai la mano per posare un piccola carezza sulla sua guancia rossa. Ecco, era perfetto. Lei era perfetta. Troppo. Ora non restava che un’ultima cosa da fare, avvicinarmi e baciarla. Baciarla fino a sfinirla e sfinirmi, fino a martoriarle le labbra, fino a che ogni piccolo angolo della sua bocca non mi fosse conosciuto. Bastava così poco…
Mi avvicinai lentamente e lei non si scostò, anzi puntò lo sguardo sulle mie labbra, facendomi impazzire. La volevo. Ora.

Il rumore di un tuono ci fece sobbalzare. La bolla si spezzò, lasciandoci imbarazzati.
Era stato decisamente tutto troppo perfetto…


Note: anch’io ho voglia di pizza!!! Sono chiusa in ufficio e ho una fame… Direte voi “Se sei in ufficio come puoi postare?”. Posto perché sono solaaaa! Muahahahah, il bello di lavorare in una ditta di famiglia ^^ Beh, finchè non ho lezioni ne approfitto per scrivere.
Per quanto riguarda la storia, che ne dite? Dai che ci siamo, dai che son cotti. Lui almeno. No vabbè, cotto forse no, ma abbastanza preso. In ogni caso aspetto vostre opinioni. Ci tengo a dire, se non fosse risultato chiaro, che Isabella non piange perché non ha la pizza, ma perché si è resa conto che il suo era un capriccio e ci era rimasta male per la “sgridata” di Ed, giusta, ma che non si vorrebbe mai ricevere.

Risposte ai commenti:

Xx_scrittrice88_xX: ti posso assicurare che la Aston Martin è sopravvissuta u.u Non è deceduta durante il servizio delle sue funzioni. E forse si mangerà pure Bella ma non nel modo in cui credi te. ^^ Spero ti sia piaciuto pure questo capitolo. Un bacione!
Mamarty: a te va il premio per la più corta recensione XD Ahahahah, sto scherzando, non volermene! Perché povero Eddy? Povera Aston casomai! Bacioni!
Bigia: siamo sadiche eh? (me si strofina le mani progettando un altro disastro muahahahah). Se quella è stata una bella giornata questa invece è stata una mezza catastrofe… o forse no? Un bacione!
Yumisan: ehm, gliel’ho data io la patente. E’ un problema? O_O Mi ha costretto. La macchina ha giusto un piccolo strisciolino che sta costringendo Ed ad usare olio di gomito. Ma si sa, lui ha la vista più acuta. Bacioni!
Lisa76: sono felice che la storia ti piaccia!!! Anch’io mi sono divertita a scriverlo, avevo voglia di qualcosa di leggero in quel momento. Bella, più che impreparata al mondo, ha bisogno di stare più a contatto con la gente, ma alla fine non è così sprovveduta, visto le risposte. Bacioni!
SweetCherry: innanzitutto grazie per i complimenti ^^ Mi fai arrossire (e gongolare lo ammetto XD)! Sono felice che trovi la mia storia appassionante a tal punto e, soprattutto, che ti piaccia come scrivo; per me, “scrittrice” per divertimento non può che essere una soddisfazione. Quindi ecco qua il nuovo capitolo. Un bacione!
Lauuh: si sono qua!!! Ahahah, rido solo io! E a chi non piace la cioccolata? (sguardo truce che fulmina tutti.) Beh, insomma, Edward qualche difetto dovrà pure avercelo, non potrà far tutto u.u ( e non come la Meyer che me l’ha mandato impreparato al matrimonio.) Per il bacio c’eravamo quasi cavolo! Prenditela con il tempo, non c’entro niente se la Epson Meteo sbaglia. Baci!
Barbyemarco: così mi piace! Senza ritegno yeah!!! Ok, sono partita. Andata. No dai ci sono. ^^ Ma mi sa che non ci sei più te ora. Sono felice che ti piaccia così tanto questa storia, ne sono contenta! Un bacione!
ILoveSmile_17: anch’io ti applaudo, posso vero? Sono felice di essere riuscita a strapparti un sorriso. ^^ E già, la mia idea di shopping non è stata “classica”, ma credo posso essere perdonata veroooo? Sei la prima che direttamente mi dice che della macchina non gliene frega niente! Cero, è una scatoletta un po’ costosa, ma cosa vuoi che siano per lui. Bazzecole u.u Grazie dei complimenti e bacioni!!!
JessikinaCullen: ecco, di secondo nome ti chiamerò Smemorino! Ti piace? No, vero? Neanche a me u.u E dimmi questa immagine ti piace??? Non volevo “osare” troppo mettendo una pizza vera e proprio, sennò mi mandavate il conto per la tastiera danneggiata per la bava. Non si sa mai u.u Beh, sul santa potresti, sull’Edward gay? … No, non ce lo vedo. Per la tua domanda ho cercato di rispondere nel testo, ma mi spigo pure qua, se non fossi stata chiara: Bella può compiere piccole magie per sé (nei primi capitoli viene detto), tra le quali far apparire le cose ma solo se le conosce e le vede. Ma non fa gesti strani: non batte le ciglia, non storce il naso, … Nada. Le pensa e puff… appaiono! Spero di essere stata chiara, ma chiedi pure. Grazie dei complimenti. Un bacione!
Ale03: ma sì dai, un po’ io me la immagino… e mi vien da sorridere XD Ah neppure io ho qualcosa in contrario, ho usato un modi e pensieri per strappare un sorriso. Io poi seguo qualche yaoi, ma Ed proprio no, non riesco ad immaginarlo con un uomo. Per niente. Bacioni!
TheCreazyHatter: sono felice che sia riuscito a far sorridere! Per quanto riguarda la tua domanda, Bella viene travestita da uomo semplicemente perché non ci sono vestiti da donna con cui farla uscire e lei non conosce i vestiti femminili attuali. Era necessario un piccolo travestimento e gli unici indumenti che non fossero di prima del 1900 erano gli abiti di Ed, ovviamente maschili. Spero di essermi riuscita a spiegare. Un bacione!
Memycullen_93: non m’ammazzare Bella sennò la storia come la scrivo? Su dai, era una macchinetta. Se non l’ha uccisa Edward, vuoi ucciderla te? (vebbè che Ed è di parte, ma sono dettagli…). La macchina è sopravvissuta, tranquilla! Un bacione!
Ed4e: ma sai che ci avevo pensato a qualcosa del genere, solo che il “4” scombinava i miei tentativi u.u ahahah, lasciamo stare e grazie a te per avermi svelato il mistero. Lo dirò il desiderio, lo dirò… ma più avanti XD no dai, non l’ha distrutta, solo qualche graffietto ^^ Un bacione!

Grazie a tutti!
Un bacione
Anthea




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