Quanto vale una vita?

di ilovebooks3
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** "Saresti morto" (T. Lisbon) ***
Capitolo 2: *** "Ma tu avresti John il Rosso" (P. Jane) ***



Capitolo 1
*** "Saresti morto" (T. Lisbon) ***


 “Saresti morto” (T. Lisbon)
 
 
“Hardy, giù quel fucile. Lo posi lentamente”.
La voce mi trema leggermente, ma me ne accorgo solo io, o almeno spero.
Quello che conta è la mia pistola puntata contro questo pazzo e la mia ferma intenzione di spappolargli il cervello alla comparsa della minima possibilità che voglia davvero sparare a Jane.
Sono pronta, come in tutti i conflitti a fuoco, perché è proprio per momenti come questo che sono stata addestrata.
Stavolta, però, un’insolita morsa metallica mi attanaglia lo stomaco.
Lo sceriffo Hardy, incurante della mia comparsa a sorpresa, alza il fucile verso il mio consulente con fare ancora più minaccioso, ma io sono veloce e pericolosa come lui, se non di più.
“Ora!”, tuono, e so di essere convincente.
La paura è sparita per fare spazio alla rabbia.
Paura e rabbia: due sensazioni che nessun bravo poliziotto dovrebbe mai provare sul campo, in quella che potrebbe diventare una sparatoria da un momento all’altro.
Ma qui si tratta della vita di uno dei nostri.
Un membro della squadra.
Un collega.
Un amico, nonostante tutto.
Qui si tratta di Jane.
Eppure sono più lucida che mai.
Sono un fascio di nervi pronti a scattare.
Lo scagnozzo del serial killer più famoso degli Stati Uniti finalmente abbassa l’arma e si arrende.
È sorpreso, il bastardo.
Aveva creduto davvero alla nostra trappola: la bella scenetta di me e Jane che litighiamo furiosamente lo aveva convinto.
Per un attimo aveva convinto perfino me, tant’è che mi era quasi venuto il dubbio che non si trattasse più di finzione; tutto per colpa di quel “John il Rosso è mio”, la stessa frase che il mentalista assetato di vendetta mi aveva ripetuto molte volte, e per davvero.
Ma questa volta era tutto finto. Lo scopo era far credere ad Hardy che sarei andata dal giudice, lasciando Jane nelle sue mani, e, in questo modo, farlo uscire allo scoperto.
Aveva funzionato.
“Avresti dovuto aspettare l’arrivo di John il Rosso, Lisbon”, mi rimprovera Jane, più arrabbiato che spaventato. Eppure le armi lo terrorizzano.
Sapevo che l’avrebbe detto.
Dopotutto, anche lui ormai è piuttosto prevedibile.
“Non potevo rischiare”, gli rispondo, esibendo un tono sicuro come la presa della mia mano sulla pistola.
No, certo che non potevo.
Anche se arrestare John il Rosso è la mia priorità.
Anche se la caccia è diventata, pure per me, qualcosa di più di una questione di lavoro.
Anche se, catturandolo, avrei salvato molte vite: quelle delle future vittime di John, ancora libero di uccidere solo perché non ho saputo aspettare.
Ma qui in ballo c’era Jane.
Una vita salvata contro molte ancora in pericolo.
Numericamente i conti non tornano.
La verità è che la vita di Jane è più importante.
Perché?
Perché risolve i casi?
Perché, a sua volta, grazie ai suoi trucchetti da mentalista salva molti innocenti, assicurando alla giustizia dei pericolosi assassini?
No.
La vita di Jane è più importante. Punto. Almeno per me.
Ma non c’è tempo per analizzare questi pensieri pericolosi.
Finalmente arresto il folle sceriffo, ormai inoffensivo.
Poi torno da Jane, in questo seminterrato dove, qualche minuto fa, avrebbe potuto compiersi una tragedia. O un miracolo.
“Era qui”, sussurra lui, quasi in trance.
So cosa vuol dire.
John il Rosso, l’assassino della sua famiglia, il mostro che gli ha distrutto l’esistenza, era a pochi passi da noi, eppure non lo abbiamo preso.
Io non l’ho preso.
“Abbiamo salvato una ragazza, sarebbe morta”, gli ricordo.
Una vita salvata, anzi due, sono più importanti della cattura di un colpevole.
O no?
E lo sono anche più della sua vendetta?
Non lo so.
Quanto vale una vita?
Per me vale tutto.
Ma per lui?
L’immagine delle decine di giovani donne che saranno presto uccise da un John il Rosso ancora in libertà per colpa mia mi compare davanti agli occhi come se fosse reale, ma so di aver fatto la scelta giusta.
L’unica possibile.
“Dovevi aspettare, eravamo d’accordo”, mi sibila il consulente con rancore, voltandomi le spalle, come se non potesse neanche sopportare la mia vista.
“E se Hardy ti avesse ucciso?”, lo provoco.
“Tu avresti John”, decreta.
Vero.
Ma non avrei più lui.
Jane è un folle se crede che avrei messo in pericolo uno dei miei uomini per un caso.
Anche se John il Rosso è molto più di un caso, l’incolumità della mia squadra vale ancora di più.
Probabilmente nemmeno lui crede a quello che sta blaterando. Avrebbe davvero rinunciato alla sua, pur infelice vita, se ciò avesse significato avere la possibilità di catturare il suo nemico?
Non lo so.
“Non credo che tu lo pensi davvero. Credo che tu ami la vita”, gli sussurro avvicinandomi a lui.
“Ti sbagli”.
“No. Tu ti sbagli”.
Jane sbaglia di grosso se, anche solo per un attimo, gli è passata per l’anticamera del cervello la folle idea che io lo avrei fatto uccidere pur di arrivare a John.
Io non sono così.
Lui, però, probabilmente sì.
Quanto vale una vita, secondo lui? Più o meno della vendetta?
La sua vita vale poco, mi ha fatto capire.
Questa sua convinzione mi spezza il cuore: so che è il senso di colpa ad ucciderlo lentamente e a fargli desiderare che finisca tutto.
Ma la vita degli altri? Quella di un qualunque membro della nostra squadra che ormai chiama amico?
La mia?
Mi sto innervosendo.
È un egoista.
Un bastardo egoista.
Ci sacrificherebbe tutti, pur di avere la sua vendetta.
Per lui non siamo che un mezzo.
L’ho sempre sospettato.
Ci usa come i suoi burattini personali.
Io gli servo, tutto qui.
Gioca con le nostre esistenza a suo piacimento.
Anche della sua vita pensa di poter fare quello che vuole, perfino rinunciarci.
Ma non può farlo, se ci sono persone che si preoccupano per lui.
E io so che ci sono, nonostante tutto.
“C’è un sacco di gente che si preoccupa per te, che ti vuole bene. Sei stato egoista ed infantile, voglio che tu adesso la smetta”, lo accuso, con più rabbia di quella che vorrei.
Rigsby.
Cho.
Van pelt.
Minelli.
Tutti gli vogliono bene.
Tutti tengono a lui.
Siamo una specie di famiglia, ormai, anche se per lui, evidentemente non ha importanza.
Io.
Io gli voglio bene.
Io tengo a lui.
Troppo forse, ma questo è un pensiero che non sarebbe giusto, né comodo, approfondire.
Ma lui se ne frega di noi.
Di me.
“Mi piacerebbe , ma ci sono cose che non si possono cambiare”, mi spiega.
Abbassa lo sguardo, per poi puntarlo su di me.
Non credo di averlo mai visto così turbato.
Nei suoi occhi riconosco troppe cose che vorrei non vedere.
Tristezza.
Rabbia.
Vendetta.
Dolore.
Pietà, anche per me, probabilmente.
“Non te la devi prendere, così va il mondo, Lisbon”.
Capisco.
È il suo modo di confermarmi che lui non si sarebbe comportato, e non si comporterà, come me.
Lui non fermerebbe la sua vendetta per uno di noi.
Per me.
Lo sapevo già, questo.
Ma non mi importa.
Ricaccio lacrime di rabbia e di delusione, per indossare la mia solita rassicurante maschera di calma.
Nonostante per lui io non sia nessuno, devo farlo stare meglio.
È nella mia natura.
Anche se mi ha appena confessato che di noi, della squadra con cui risolve i casi e della poliziotta idiota che gli sta sempre a fianco rischiando la carriera, non gliene frega nulla.
Lo posso accettare.
Quello che non posso accettare è il suo sguardo vuoto.
È più forte di me.
Devo convincerlo che andrà tutto bene.
“Abbiamo Hardy. Ci porterà da John il Rosso”, gli sussurro con il tono che si usa per rassicurare un bambino.
“Già.  Abbiamo Hardy”, ripete lui, con un pizzico di sarcasmo.
Non ci crede.
Io sì.
Io voglio crederci.
Ce la faremo, Jane.
Te lo prometto.
Ho appena imparato che ogni vita ha un prezzo e un valore.
E che la tua, per me, ha troppo alti entrambi.
So che tutto questo finirà male.
Userai me e la squadra per i tuoi scopi.
Troverai John, a costo della tua vita e della mia.
Ma va bene così, per oggi.
Per oggi io sono riuscita a salvarti.

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Capitolo 2
*** "Ma tu avresti John il Rosso" (P. Jane) ***


“Ma tu avresti John il Rosso” (P. Jane)
 

 
Sono arrabbiato.
Con Lisbon e con me stesso.
Più con Lisbon.
È arrivata troppo presto.
Eravamo d’accordo.
Avevamo recitato un’esilarante scenetta in cui io le avevo riversato addosso tutta la mia sete di vendetta e lei, scandalizzata e furente, mi aveva lasciato in balia di quello che ormai avevamo capito fosse il colpevole.
L’amico di John.
“John il rosso è mio”, le avevo urlato. Si trattava di un litigio finto, preparato apposta per ingannare lo sceriffo Hardy e farlo uscire allo scoperto, ma era fin troppo ovvio che questa affermazione fosse davvero mia.
Una bugia è più credibile se la intrecci a una piccola verità, lo ripeto sempre.
Lisbon non sa mentire, eppure devo ammettere che questa volta ha recitato bene: non è male come attrice, in fin dei conti. Anzi, forse è fin troppo brava. Per un attimo ho colto nei suoi occhi fiammeggianti la scintilla del dubbio, instillato da quelle mie parole troppo sincere. Era realtà o finzione? Entrambe.
In ogni caso la poliziotta più onesta che conosco è arrivata prima del previsto, infrangendo il nostro patto e deludendo la fiducia che avevo riposto nella sua mente fredda. Se avesse aspettato ancora pochi minuti, John sarebbe arrivato e lo avremmo arrestato.
Forse sarei morto io, ma è un dettaglio.
Nel caso fossi stato ancora vivo, ovviamente l’avrei ucciso, squartandolo e aprendolo in due come sogno tutte le notti di fare.
E, nella peggiore delle ipotesi, se Hardy mi avesse sparato davvero, ci avrebbe pensato Lisbon ad arrestare il serial killer che sogna di arrestare da troppi anni.
In questo modo sarei morto per la seconda volta, e sempre per colpa di quel mostro che ha distrutto la mia famiglia, ma sarebbe stato giusto così. Avrei espiato il mio errore.
Intanto, questa non è vita.
Non è vita dormire su un vecchio divano del CBI per evitare di andare a coricarmi sotto a uno smile rosso che non cancellerò mai.
Non è vita osservare quella degli altri, senza mai essere protagonisti della propria.
Non è vita la mia ossessione di vendetta, che poi è proprio ciò che mi tiene ancora in vita.
Se lo sceriffo mi avesse ucciso, sarebbe finita, finalmente.
Ma Lisbon ha rovinato tutto, arrivando prima del previsto e “salvandomi”.
Non voglio essere salvato.
Non c’è un bel niente da salvare, ormai.
È una brava poliziotta lo so, e i bravi poliziotti non lasciano i colleghi nelle mani di un pazzo col fucile; i bravi poliziotti non sacrificano la vita di un membro della squadra per chiudere un caso. Ma i bravi poliziotti sanno anche che uno spietato serial killer colpirà di nuovo e che bisogna essere pronti a fare qualunque cosa pur di fermarlo.
Lisbon non ha ancora capito che giustizia e legge, troppo spesso, non coincidono.
Non avendo catturato John, molte vite saranno distrutte, ancora.
Perché, allora, la mia è stata risparmiata, al prezzo di quelle giovani donne innocenti che saranno presto sue vittime? Vite vere, vite intere, vite con un futuro. Non come la mia, vuota e insensata.
Perché Lisbon ha fatto questo?
Lo so che si preoccupa per me.
Lo so che tiene a me, anche se non ne capisco il motivo.
Sono un ex truffatore che spera di trovare un po’ di pace quando avrà ucciso un uomo.
Sono un guscio vuoto animato solo dalla vendetta.
Sono merce avariata.
Eppure l’ho visto il lampo di paura nei suoi occhi quando il fucile di quel folle era a pochi centimetri dal mio cervello.
L’ho sentito il fremito di rabbia nella sua voce, quando gli ha intimato di arrendersi.
Ha rinunciato a catturare John pur di salvarmi.
Cos’altro sarebbe pronta a fare per me?
Non lo so, e non lo voglio neanche sapere.
La mia vita non vale tutto questo.
Tutto, nel suo sguardo, nei suoi gesti e nelle sue parole, urla di sì.
Lisbon, inoltre, afferma di non credere davvero ai miei propositi suicidi.
Si sbaglia.
D'altronde non ho detto che voglio morire, soltanto che sono pronto a farlo pur di avere la mia vendetta.
“C’è un sacco di gente che si preoccupa per te, che ti vuole bene”, mi ricorda.
Sta parlando della squadra.
Sta parlando di lei.
Ma non basta.
La sua natura onesta e cattolica la spinge a voler proteggere anche ciò che non può essere protetto.
Abbasso lo sguardo.
Io, se fossi stato al suo posto, non avrei avuto alcun dubbio.
Qualunque cosa, pur di catturare John.
Niente e nessuno avrebbe potuto, o potrà, fermarmi.
Non glielo dico, ma è sottinteso e immagino che lei l’abbia capito fin troppo bene.
“Così va il mondo”, le sussurro freddamente.
Metterei la mia vita in pericolo, e, probabilmente, anche quella degli altri, squadra e Lisbon compresa, pur di fermare quella bestia.
Mi dispiace, ma è così.
Lisbon si è fermata, perché ha una sua etica.
Io no.
Io ho solo la mia vendetta.
Che oggi non si compirà, evidentemente.
Usciamo da quest’inquietante nascondiglio sotterraneo: io me ne sto un po’ in disparte, non sono ancora pronto ad affrontare la realtà di un mondo in cui avrei potuto uccidere John e invece mi è sfuggito da sotto il naso, per un soffio.
Hardy è fuori uso, steso su una barella, e Lisbon sta parlando poco distante con la ragazza rapita che abbiamo trovato.
Un’altra vita salvata.
Eppure non mi basta neanche questo.
Poi accade tutto in una frazione di secondo.
Il mio sguardo è fisso su quel bastardo di sceriffo.
Lo farò parlare, prima o poi.
Dovrà rivelarmi chi è John, fosse l’ultima cosa che farà.
Improvvisamente il corpo di Hardy si muove.
Armeggia con le manette, e, in qualche misterioso modo, riesce a liberarsi.
Succede troppo in fretta.
Disarma un poliziotto, gli prende la pistola e lo uccide.
Devo fare qualcosa.
So quale sarà la sua prossima mossa.
So chi sarà il prossimo corpo a cadere in una pozza di sangue.
Non posso permetterlo.
C’è il suo fucile, abbandonato a terra, a pochi passi da me.
Lo afferro.
Non so nemmeno come si tenga in mano.
Mi fa paura.
Ma mai quanto la scena che mi si presenta davanti.
Il pazzo punta la pistola su Lisbon, pronto a fare fuoco.
Lei è immobile, per quanto veloce e ben addestrata non riuscirà a prendere la sua pistola d’ordinanza e  a colpirlo prima di essere colpita.
Non ho un secondo da perdere.
Punto questo bestione che ho tra le mani dritto al cuore dell’amico di John il Rosso e sparo.
Sparo per ucciderlo, perché, altrimenti, non riuscirò a fermarlo.
Il rinculo dell’arma mi spintona indietro.
Eppure ce l’ho fatta.
Lisbon è in piedi, viva e impietrita dalla paura e dalla sorpresa.
Paura di essere uccisa, sorpresa di vedere chi è stato a sparare.
Io.
L’ho salvata io.
Dovevo farlo.
Malgrado la mia vendetta.
Malgrado sapessi, nell’esatto momento in cui ho raccolto il fucile da terra, che questo bastardo, da morto, non mi servirà.
Non mi importa.
Era necessario.
L’istinto mi ha guidato, e, per questa volta, devo solo ringraziarlo.
Impensabile fare qualcosa di diverso.
Non avrei potuto reggere un altro senso di colpa per un’altra morte causata da me.
Probabilmente non avrei neanche potuto reggere un mondo senza Teresa Lisbon.
È stato semplice e inevitabile.
Ma, all’improvviso, mi ricordo che le armi mi terrorizzano, e getto per terra questo fucile che mi fa ribrezzo quanto il suo proprietario.
Anche se è proprio grazie a questo fucile che sono riuscito a salvare l’unica persona al mondo che ancora crede in me.
Stavolta non l’ho delusa.
Anche se ho sparato a un uomo.
Per la prima volta.
Hardy è a terra, sanguinante, e sta crepando.
Ora sono un assassino anche io.
Ma ho appena scoperto che uccidere non mi piace, anche se sogno tutte le notti di uccidere un uomo.
Peggio per me.
Mi chino sul suo corpo quasi esanime, per cercare di carpirgli quel segreto che temo voglia portarsi nella tomba.
Chi è John. Deve dirmelo. Ora.
È l’unica possibilità che ho.
Ma non ci credo nemmeno io.
Il bastardo muore ridendo, per prendersi gioco di me un’ultima volta, insieme al suo amico assente che non ha tradito.
Ho fallito.
Ancora.
Ma Lisbon è viva.
E  mi sta guardando come se fossi un alieno.
No, tutto sommato non ho fallito.
E va bene, Teresa, hai vinto.
Ho appena imparato che ogni vita ha un prezzo e un valore.
E che la tua, per me, ha troppo alti entrambi.
So che tutto questo finirà male.
Non posso, e non voglio, promettere che cambierò.
Userò ancora te e la squadra per i miei scopi.
Troverò John, sacrificando la mia vita e, temo, mettendo ancora in pericolo la tua.
Non vorrei farlo, ma immagino che lo farò.
Mi vendicherò, e poi non so cosa sarà di me.
Probabilmente neanche mi importa.
Ma va bene così, per oggi.
Per oggi io sono riuscito a salvarti.

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