Looking for happiness

di _KyRa_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo & Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 24 ***



Capitolo 1
*** Prologo & Capitolo 1 ***


capitolo 1

Ciao a tutti, io sono Sara, piacere.

Volevo pubblicare questa storia, sperando che vi piaccia.

Mi farebbe piacere che lasciaste qualche recensione, positiva o negativa, non importa ^^.

Buona lettura!


Prologo


Scappavo.

Non avevo una meta.

Scappavo e basta.

Via da quella casa... Via da quella città...

Via da quella vita...

Via..



Capitolo 1


Sentivo la pelle tirarmi per il freddo. I denti battevano tra loro e io tremavo come una foglia. Quando aprii gli occhi ancora non focalizzai bene dove mi trovavo. Sapevo solo che il gelido inverno della Germania non mi avrebbe aiutato in quelle condizioni. Raggomitolata su una panchina, senza un giubbotto. Senza niente. Solamente con la neve che scendeva e si accumulava sui miei capelli, sulle mie braccia, sul mio corpo tremante. Vedevo offuscato. Dov'ero finita? Non ne avevo idea. Certamente ero lontana da casa e quella era la cosa più importante. Starnutii sentendomi la gola bruciare. Mi alzai lentamente da quella panchina. Inizialmente barcollai un po' ma riuscii a rimanere in equilibrio. La gente, intorno a me, mi guardava come se fossi pazza. In effetti, forse, lo ero. Camminai lungo il marciapiede alla ricerca di qualcosa a me sconosciuto. Poi trovai un bar. Ci voleva proprio. Entrai e il tepore mi fece fare un sospiro di sollievo. Non avevo neanche un soldo per comprarmi qualcosa di caldo da bere. Semplicemente mi sedetti ad un tavolino e vi appoggiai la testa chiudendo gli occhi.


-Signorina, cosa le porto?- sentii una voce affianco a me. Io alzai lo sguardo e i miei occhi incrociarono quelli della cameriera, una donna robusta e di mezza età.


-Niente, grazie- risposi io ingenuamente.


-Allora le devo chiedere di alzarsi. Non può rimanere qua a dormire, il tavolo mi serve per altri clienti- ribattè scorbuticamente la donna.


-Chiedo solo qualche minuto, non le farà perdere i suoi clienti- insistetti io.


-No, non ho tempo per queste cose, su, si alzi- concluse lei. Io feci come mi aveva detto continuando a guardarla come a volerla sfidare. Arrivai alla porta per uscire quando mi girai verso di lei.


-Se perde i clienti è per il carattere di merda che si ritrova- le dissi a bruciapelo. Lei spalancò gli occhi ma, prima che potesse ribattere, io ero già fuori dal bar. Scossi la testa e rabbrividii per lo sbalzo improvviso di temperatura. Stavo bene in quel bar. Faceva un bel calduccio. Certo la compagnia non era delle migliori. Vagai ancora a vuoto quando ad un tratto, un armadio a cinque ante, nero, mi diede una spallata.


-Hey! Che modi!- esclamai voltandomi verso di lui che invece stava di schiena e continuava a camminare come se niente fosse. Dietro di lui lo seguivano quattro persone, tutte imbacuccate, come se non si volessero far riconoscere. Li seguii con lo sguardo e vidi che raggiungevano una limousine. Io spalancai gli occhi e li seguii. Certamente quelle erano delle star e avevano una villa da miliardi. Lì dentro avrei trovato qualcosa da mangiare. Li vidi salire nell'enorme auto e io subito mi aggrappai al retro di un pullman che andava nella loro stessa direzione. Il viaggetto durò per un bel po' fino a che non vidi la limousine fermarsi davanti ad una villa. Proprio come immaginavo. Con un salto scesi dal pullman. Mi si piegarono le ginocchia ma mi ritirai subito su. Ero troppo debole. Dovevo mangiare qualcosa. Erano almeno due giorni che non mettevo in bocca nulla. Seguii con passo “felpato” le quattro persone più l'armadio e riuscii ad entrare in giardino senza farmi notare. Li spiai da dietro la finestra e li vidi togliersi i cappucci e gli occhiali da sole. Certo era un pò ambiguo portare gli occhiali da sole d'inverno. In Germania poi. Sussurrai un “bah” mentre li vedevo salire delle scale che forse portavano al piano di sopra. Assicuratami che non ci fosse nessuno, aprii la finestra senza far rumore. Scavalcai il davanzale ed entrai in cucina. Sapevo che quello che stavo facendo era pericoloso ma la fame chiamava. Arrivai davanti al frigorifero e lo aprii. I miei occhi brillarono quando videro al suo interno tante cose buone da mangiare. Lo stomaco cominciò a brontolarmi e subito allungai un braccio, pronta a prendere un pezzo di grana.


-Hey, che stai facendo?!- sentii urlare alle mie spalle. Il cuore mi salì in gola, mi voltai di scatto facendo cadere il formaggio per terra. Avevo gli occhi spalancati quando trovai davanti a me l'armadio a cinque ante. -Sei una ladra eh?- mi chiese avvicinandosi. Io arretrai tremando.


-No, io...- balbettai.


-Come sei entrata? Sei una fan?- chiese sempre arrabbiato e senza fermarsi. Io mi trovai bloccata con la schiena alla credenza. Deglutii rumorosamente.


-Mi, mi dispiace, io... non sono una fan e neanche una ladra. Volevo solo qualcosa da mangiare- spiegai con le lacrime agli occhi. Lui mi guardò un attimo esterrefatto.


-Quanti anni hai?- mi chiese.

-Diciassette- risposi io.


-E non hai una casa dove andare a mangiare?- mi domandò ancora. Io abbassai tristemente lo sguardo. Cosa potevo rispondere? No, non ce l'avevo una casa, vagavo a piedi per la Germania da due giorni senza un soldo e senza nulla da mangiare. -Ho capito- sospirò l'armadio chinandosi per riprendere il formaggio ancora avvolto nella pellicola trasparente. -Tieni- mi disse porgendomelo. Io spalancai leggermente gli occhi osservandolo e, senza farmelo ripetere, lo presi timidamente.


-Grazie- sussurrai senza guardarlo in faccia.


-Saki, stai di nuovo mangiando senza di noi eh, vecchio ingordo- sentii poi una voce maschile che proveniva dalle scale e dei passi che si avvicinavano al “galoppo”. In cucina apparve un ragazzo con dei cornrows neri tenuti in una fascia, dei vestiti da hip hop e un piercing al labbro inferiore a sinistra. Quando mi vide si bloccò all'istante osservandomi dalla testa ai piedi, cosa che mi irritò parecchio.


-E lei chi è?- chiese subito.


-Una ragazza che è entrata di nascosto. Aveva fame. Non so, non mi ha detto altro- rispose l'armadio. Quel ragazzo particolare mi si avvicinò continuando a guardarmi.


-La smetteresti di fissarmi come se fossi una cavia da laboratorio?- sbottai infastidita. Lui dapprima mi guardò sorpreso, poi sorrise malizioso.


-Che caratterino- commentò compiaciuto.


-Senti, ce l'hai una casa?- intervenne il così detto Saki. Io scossi la testa tornando all'espressione triste che mi perseguitava da mesi ormai. -I tuoi genitori?- continuò sorpreso.


-Io non ho dei genitori- ribattei freddamente. Li odiavo con tutta me stessa e non sarei tornata a vivere con loro per nessuna ragione al mondo.


-Capisco, ehm...- Saki cominciò a riflettere. -Quindi non hai nessun posto dove andare- concluse. Io annuii continuando a pensare al formaggio che avevo in mano e al fatto che non avrei resistito ancora per molto.


-Scusa, Saki, non può rimanere qua per qualche giorno?- propose il ragazzo guardando l'omone. Vidi Saki riflettere qualche secondo sospirando.


-Non so se David la prenderà bene ma mi rincresce sbatterla fuori in queste condizioni- rispose osservandomi impietosito con le braccia incrociate al petto. Mi sentivo davvero una cavia da laboratorio in quel momento. -Va bene, puoi restare per qualche giorno- mi disse infine. Io feci un sospiro di sollievo.


-Grazie- sussurrai. Poi guardai il pezzo di formaggio che avevo ancora tra le mani.


-Puoi mangiarlo- sorrise il ragazzo osservandomi divertito. -Mica ti tagliamo le mani- continuò sarcastico. Già mi stava antipatico quel tipo ma decisi di mantenere la calma se volevo sopravvivere. Tutto d'un tratto provai vergogna. Forse per come mi ero presentata lì dentro. Forse perchè veramente sembravo una morta di fame che guardava un pezzo di formaggio come se fosse oro. Ma non era colpa mia. Vidi Saki avvicinarmisi e prendermi il formaggio dalle mani. Lo posò sul tavolo e lo liberò dalla pellicola. Prese un coltello e tagliò tanti cubetti. Poi, infine, me ne porse uno. Io lo accettai e lo misi in bocca. Mi veniva da piangere. Finalmente qualcosa che non fosse solo aria, entrava nella mia bocca. Quando lo mandai giù mi sentii come rinascere. Alzai distrattamente lo sguardo sul ragazzo mentre prendevo un secondo cubetto. Mi osservava sorridendo. Che aveva da continuare a sorridere?


-Vado a chiamare gli altri per spiegargli questa piccola novità- annunciò Saki per poi salire su per le scale. In cucina rimanemmo io e il ragazzo.


-Come ti chiami?- mi chiese.


-Sara- risposi mettendo in bocca un altro pezzo di grana.


-Io sono Tom, piacere- mi sorrise sedendosi sulla sedia. -Siediti pure- mi disse poi indicandomi la sedia a capo tavola, vicina a lui. Io ubbidii continuando a mangiare. -Come mai non hai una casa?- mi chiese poi.


-Non sono affari tuoi- risposi netta.


-Beh, scusami se mi interesso- ribattè lui per niente offeso. -Sei sempre così simpatica con tutti?- mi chiese poi in tono sarcastico.


-Solo con quelli che dico io- risposi guardandolo negli occhi senza neanche sbattere le palpebre. Le sfide le vincevo sempre io.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


capitolo 2

Ecco il secondo capitolo ^^

Capitolo 2


Saki aveva già avvisato tutti gli altri ragazzi della mia provvisoria permanenza in casa loro. Li avevo conosciuti tutti: Bill, il fratello gemello di Tom che portava dei rasta neri e biondi, del trucco nero e marcato sugli occhi, e un piercing al sopracciglio destro; Gustav, biondo e molto naturale; Georg che aveva dei capelli rossi e piastrati. Tutti tra i 19 anni e i 22. Certo un po' erano strani a modo loro. Ognuno aveva uno stile proprio e molto appariscente. Forse i più “normali”, come li definivo io, erano Georg e Gustav. Eravamo seduti in salotto e i quattro ragazzi e Saki mi guardavano attentamente.


-Fatemi capire, voi siete famosi quindi?- domandai io. I ragazzi annuirono.


-Sì, facciamo parte di una band chiamata Tokio Hotel, non ci hai mai sentiti nominare?- mi chiese Bill. Io scossi la testa. -Beh, io sono il cantante, mio fratello il chitarrista, Georg il bassista e Gustav il batterista- mi spiegò poi. Io annuii. -Ah e ovviamente Saki è la nostra guardia del corpo- sorrise guardando l'armadio a cinque ante.


-Capisco- risposi pensierosa.


-Tu come mai vagavi in giro per la città in quelle condizioni?- mi chiese Gustav.


-Ehm, è una lunga storia- risposi imbarazzata.


-Noi abbiamo tempo- mi disse lui.


-Preferisco di no, davvero- sorrisi io.


-Come vuoi- concluse il biondo. Ad un tratto sentimmo la porta di casa aprirsi e una voce al quanto stonata cantare una strana canzone che non riuscivo a decifrare. I ragazzi si guardarono imbarazzati e poi si voltarono verso il soggetto in questione. Era un uomo sulla quarantina che faceva capolino in salotto. Appena mi vide inchiodò sui suoi piedi.


-David, prima di fare qualunque tipo di uscita, lasciaci spiegare- intervenne subito Bill. -Lei è Sara- continuò. David mi guardò e io, non sapendo cosa fare, lo salutai imbarazzata con la mano. Poi tornò ad osservare Bill. -Le abbiamo detto che può rimanere con noi per un pò perchè non ha una casa e dei soldi per mangiare- aggiunse il cantante. David sembrò registrare lentamente ogni parola nel suo cervello, cercando di capirne il significato.


-D'accordo. A una condizione però: non deve assolutamente far entrare amici e persone varie...- cominciò il manager.


-Non ne ho- risposi prontamente. Lui mi guardò qualche secondo e poi riprese il discorso.


-I paparazzi lontani..- continuò.


-Non sono una raccomandata- risposi.


-Se esce di casa insieme a voi non deve assolutamente essere fotografata o cominceranno con le domande su chi è e chi non è- concluse. Gli altri annuirono. Poi si voltò verso di me ed annuii anch'io. -Perfetto. Io sono David- mi sorrise poi allungando una mano verso di me. Mi sorprese quel cambio di espressione improvviso ma ricambiai gentilmente la stretta.


-Sara, piacere. E... grazie- risposi.


-Di niente. Ragazzi fatele vedere la stanza di sopra dove si può sistemare- disse poi rivolto ai maschietti.


-Gliela faccio vedere io- zompò prontamente dal divano Tom. Io lo fulminai con lo sguardo e lui mi sorrise sarcastico.


-Ok- rispose semplicemente David senza accorgersi di quegli scambi di sguardi per niente positivi, soprattutto da parte mia.


-Vieni- mi disse poi Tom cominciando a salire le scale. Io lo seguii. Per caso l'occhio mi cadde sul suo fondoschiena, dato che ce l'avevo proprio davanti. Scossi la testa tirandomi da sola una sberla. Tom si girò incuriosito verso di me continuando a salire. -Che fai, ti schiaffeggi da sola?- mi chiese perplesso e divertito allo stesso tempo. Io scossi di nuovo la testa facendogli un cenno superficiale con la mano. Lui ridacchiò e finalmente arrivammo al piano di sopra. Lo seguii anche per il corridoio piuttosto grande. Arrivò davanti ad una porta e la aprì. Io mi affacciai ed osservai quella stanza enorme, con un letto matrimoniale a baldacchino proprio al centro. Una finestra dalla quale passava un grosso fascio di luce. Un armadio molto capiente ed una scrivania con un portatile sopra. Rimasi a bocca aperta. Non ero abituata a tutte quelle cose nella mia vecchia casa, se così si poteva definire. -Ne deduco che ti piace- commentò Tom osservando la mia espressione. Io annuii distrattamente.


-Non è un po' troppo?- chiesi guardandolo. Lui alzò le spalle sorridendo.


-Anche se fosse non ne abbiamo altre di stanze. Certo, se non va bene, puoi venire a dormire nella mia, tanto c'è un bel letto matrimoniale, ci stiamo bene in due- mi disse malizioso leccandosi il piercing. Io lo guardai scettica.


-Ripensandoci questa camera va benissimo- commentai. Lui sorrise sconfitto.


-Come vuoi- rispose. -Comunque il mio invito è sempre valido... quando vuoi- aggiunse.


-Tom, non ti conviene provarci con me- lo liquidai. Lui aveva in volto un'espressione compiaciuta.


-Perchè?- mi chiese.


-Perchè non c'è trippa per gatti-.


-Beh, uno ci prova lo stesso. Quello che succede succede-.


-Contento tu...-.


In quel momento sentimmo dei passi salire su per le scale. Ci voltammo e vedemmo entrare Bill sorridente.


-Hey! Allora? Ti piace la stanza?- mi chiese entusiasta.


-Sì- sorrisi e notai con la coda dell'occhio Tom che continuava a torturarsi quel piercing dannato.


-Bene, allora scendete a mangiare che è pronto in tavola- continuò. Noi annuimmo e lo seguimmo per le scale. Una volta arrivati in cucina mi brillarono gli occhi osservando tutto quel ben di Dio pronto in tavola. -Siediti Sara- mi sorrise Bill. Io obbedii e mi posizionai affianco a Gustav. Di fronte a me i gemelli e a capo tavola Georg e David.


-E Saki?- domandai perplessa.


-Lui non mangia con noi, qui vicino c'è casa sua- rispose Georg. Cominciammo a servirci. Mi presi un pezzo di cotoletta impanata con un po' di patatine fritte affianco. Non mi sembrava vero. Subito cominciai a mangiare affamata.


-Buono?- mi chiese David speranzoso.


-Buonissimo- risposi mandando giù il boccone. Lo vidi sorridere.


-Ho superato me stesso- disse con fare teatrale e con la mano sul petto. Noi sorridemmo e continuammo a mangiare.


-In questo periodo non siete impegnati con i concerti?- domandai ai ragazzi.


-No, siamo in pausa per registrare il nuovo album- rispose Gustav.


-Poi, se vuoi, ti facciamo sentire qualcosa- mi sorrise Bill. Io ricambiai il sorriso annuendo e portandomi alla bocca una patatina. Per tutta la serata andammo avanti a chiacchierare. Dovevo ammettere che erano proprio simpatici. Tom però era sempre quello che mi piaceva un po' meno. Mi davano fastidio certe sue occhiate, anche se sapeva che non gliela avrei mai data vinta. -Domani andiamo a fare shopping, vieni con noi così ti compriamo qualcosa dato che sei senza un cambio di vestiti- disse ad un tratto Bill. Io mi irrigidii.


-Oh no no, non ci penso neanche. Non voglio farvi spendere per me- ribattei. Loro spalancarono gli occhi.


-Scherzi?- mi chiese Tom.


-Assolutamente no- risposi ferma.


-Ma non dire cavolate, per noi è un piacere. Non puoi rimanere solamente con quei vestiti- intervenne David. Io abbassai lo sguardo rassegnata.


-Beh, che dire, grazie- dissi imbarazzata.


-Di niente- sussurrò Tom sorridendo. Io staccai subito lo sguardo dal suo. Continuai a mangiare senza dire una parola finchè il sonno non si fece sentire. Mi portai una mano davanti alla bocca, sbadigliando lievemente.


-Sei stanca?- mi chiese David. Io annuii. -Vai a dormire, tranquilla. Nel mobile del bagno, quello sotto al lavabo, ci sono degli spazzolini nuovi, ancora confezionati. Prendine uno. Poi il dentifricio lo trovi nel bicchiere- mi spiegò.


-Ok, grazie, allora buona notte- dissi.


-Buona notte- mi risposero in coro. Io salii le scale e feci tutto quello che dovevo fare in bagno, seguendo le istruzioni di David. Poi uscii ed entrai nella “mia” camera. Finalmente potevo dormire su un letto morbido dato che continuavo a farlo sulle panchine. Mi infilai sotto le coperte e feci un sospiro di sollievo. Stavo bene. Chiusi gli occhi e crollai dopo pochissimi secondi.

*Spero vi sia piaciuto anche questo... volevo ringraziare  Black_DownTH  che ha già messo la storia tra i preferiti *___*... e  Ladysimple ^^  

Grazie mille davvero!

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


capitolo 3

Capitolo 3


Quello che odiavo di più al mattino era avere una luce fastidiosa puntata negli occhi. Alzai lentamente le palpebre sbattendole un paio di volte. Mi guardai intorno con gli occhi socchiusi e un'espressione interrogativa sul volto. Per un attimo non riuscivo a ricordare come fossi finita in quella stanza. Poi mi si accese la lampadina e sorrisi. Mi misi seduta su quel letto matrimoniale così comodo, che per tutta la notte aveva facilitato i miei sogni sereni. Mi stiracchiai e poi scesi dal letto. Mi chiesi se i ragazzi fossero già svegli. Mi infilai le scarpe ed aprii la porta. Spostai lo sguardo da una parte all'altra del corridoio fino a che non vidi una porta aprirsi. Dalla stanza ne uscì Gustav, perfettamente vestito.


-Buon giorno- mi sorrise venendomi in contro.


-Giorno- risposi.


-Dormito bene?- mi chiese poi.


-Benissimo, grazie-.


-Vieni, andiamo a fare colazione-.


Scendemmo le scale ed arrivammo in cucina dove trovai David che apparecchiava la tavola.


-Giorno, ho chiamato Saki e sta arrivando. Gli altri sono svegli?- ci chiese. Gustav assunse un'espressione scettica.


-Ti pare che a quest'ora del mattino siano già svegli?- commentò il biondo versandosi del caffè nella sua tazza. Io mi sedetti di fronte a lui e feci la stessa cosa.


-D'accordo, mi toccherà svegliarli- borbottò David salendo le scale. Io ridacchiai. Presi dei biscotti e cominciai a immergerli nel caffèlatte.


-Ieri sera ho sentito degli strani rumori nella stanza affianco- dissi ad un tratto vaga.


-Gemiti- commentò Gustav annoiato. Io arrossii.


-Come fai a saperlo?- gli chiesi imbarazzata senza guardarlo.


-Semplice, Tom ne ha invitata un'altra ieri sera-.


-Un'altra?-.


-Sì, diciamo che Tom ha un po' la fama di donnaiolo. Lo chiamano “SexGott”. È favorevole alle one night stand ed ha un sacco di groupies. Ieri sera ne avrà chiamata una per divertirsi-.


Io rimasi un attimo a pensare. Non mi ero sbagliata su quel ragazzo. Aveva qualcosa che non mi piaceva e ci avevo preso. Nel mentre sentii qualcuno scendere per le scale. Arrivarono tutti i tre componenti del gruppo che ancora mancavano all'appello. Mi salutarono e si misero a tavola.


-Tom, stanotte non hai fatto dormire Sara- lo rimproverò Gustav. Tom mi sorrise.


-Che c'è, raggio di sole, ti mancavo?- mi chiese da sbruffone.


-No, semmai pregavo che te ne andassi a intrattenere la tua ragazza lontano dalla stanza dove dormo io- risposi. Lui fece un sorrisetto malizioso.


-Hai sentito per caso?-.


-Nooo, figurati, sentivo solo quella povera ragazza che urlava come un'aquila. Sembrava la stessi sgozzando-.


-Eh sì, sono bravo, me lo dicono in tanti-.


Era inutile. Con quel ragazzo non si poteva fare un discorso serio. Sempre a darsi tante arie. Aveva sempre una battutina pronta e la cosa mi faceva alterare “leggermente”. E dato che io avevo il carattere abbastanza simile al suo, in fatto di prontezza e stronzaggine, il tutto diventava ancora più irritante.


*


Mi guardavo intorno senza sapere dove posare definitivamente lo sguardo. Quel negozio era enorme e i capi d'abbigliamento spettacolari. Saki ci aveva accompagnato con la limousine e i Tokio Hotel ed io ci eravamo dovuti “mascherare” con occhiali da sole e felpe con cappuccio. Certo essere delle star doveva essere fantastico. Potevi fare shopping in santa pace, senza le altre persone attorno dato che venivano fatte uscire tutte quante. Il negozio era tuo. Interamente tuo.


-Allora, Sara, hai trovato qualcosa?- mi chiese Bill entusiasta.


-Ehm, io a dire il vero non saprei- balbettai rossa.


-Io direi di cominciare dall'intimo- continuò. Io diventai fucsia ma annuii. Mi diressi verso il reparto intimo da donna e diedi un'occhiata.


-Io direi questo- disse Tom sventolandomi davanti un reggiseno enorme. Io glielo presi malamente fulminandolo e lo ributtai nel cestino.


-Tu devi starmi lontano- gli dissi scorbutica.


-Ma ti sto aiutando- si difese lui.


-Mi hai preso una quinta!-.


-Beh, perchè, non è la taglia che porti?-.


-Ma ti pare?!-. Mi voltai scocciata e sbuffando nervosamente. Frugai nel cesto e ne tirai fuori due paia di reggiseni di taglia terza. -E poi so cavarmela benissimo da sola- aggiunsi dirigendomi al cestello degli slip. Lui mi seguiva imperterrito. Mi veniva voglia di girarmi e tirargli una così detta “pizza”, giusto da fargli rimanere il segno delle cinque dita su una guancia. -Tom smettila di seguirmi- lo avvertii. Lo sentii sbuffare.


-Mamma mia, che vipera che sei stamattina. Ma che cosa ti ha dato per colazione David?- borbottò lui andandosene dagli altri. Io sospirai. Finalmente si era allontanato. Non sopportavo i ragazzi che ci provavano così spudoratamente. Feci un altro giro per quel negozio facendomi mille problemi su cosa prendere e cosa non prendere. I Tokio Hotel mi incoraggiavano a non farmi tanti scrupoli e comprare quello che più mi piaceva. Erano davvero gentili. A fine giornata uscii dal negozio con tre buste piene di nuovi vestiti. Mi ero rifatta il guardaroba!


-Ragazzi, mi dispiace, non dovevate prendermi tutta questa roba. Vi ho fatto spendere tantissimo- commentai con lo sguardo basso, una volta entrati in limousine.


-Ma va! È stato un piacere- mi sorrise Bill.


-Ragazzi, stasera andiamo in discoteca?- propose ad un tratto Tom. Saki, alla guida, inchiodò. Tutti ci ritrovammo piegati in avanti per poi ricadere con la schiena attaccata al sedile. La guardia del corpo si voltò verso il colpevole fulminandolo con lo sguardo.


-Ma ti sembrano proposte da fare?- gli chiese interdetto. Tom spalancò gli occhi come a dire “cos'ho detto di tanto anormale?”. -Non possiamo uscire in questo periodo, soprattutto la sera e nelle discoteche, ricordi?? Adesso fai il bravo bambino e taci- concluse Saki facendo ripartire la limousine. Tom incrociò le braccia al petto mettendo il broncio. Io alzai gli occhi al cielo e mi voltai dall'altra parte. Dopo un po' arrivammo alla villa e io me ne andai in camera mia per sistemare i miei nuovi vestiti nell'armadio. Ad un tratto sentii bussare alla porta.


-Avanti- dissi. Questa si aprì e sbucò la testa di Bill. -Hey- gli sorrisi.


-Ciao, senti, ti ho portato questo- mi disse bello contento, sventolandomi davanti agli occhi un cellulare. Rimasi un attimo perplessa. -Questo è tuo... cioè, a dire il vero, sarebbe di Georg, ma lui l'ha cambiato. Però funziona! Insomma, piuttosto che niente...- mi spiegò. Io sorrisi commossa e lo abbracciai. Lui rimase un attimo sorpreso da quel gesto ma lo ricambiò.


-Grazie Bill. Non immagini neanche quanto voi stiate facendo per me. Non me lo merito neanche- sussurrai per poi staccarmi da lui.


-Piantala. Bene, io me ne vado di sotto. A dopo- mi disse poi sorridendo e richiudendosi la porta alle spalle. Io osservai quel cellulare. Era un Nokia, vecchio modello, ma mi piaceva. Era anche troppo per me. Lo misi a posto sul comodino affianco al letto e ripresi a mettere in ordine quella camera.


*


Quella notte, non so come, riuscii ad avere caldo. Forse ero solo nervosa. Continuavo ad agitarmi nel letto. Sul fianco destro, su quello sinistro... niente. Sbuffai e decisi di scendere al piano di sotto, in cucina, per prendermi un bicchiere d'acqua. Camminai in punta di piedi per non svegliare gli altri e scesi le scale fino ad arrivare in cucina. Quando accesi la luce soffocai un urlo. Davanti a me si trovava Tom, perfettamente vestito per uscire, con in mano una lattina di coca cola.


-Ma che diavolo ci fai in cucina vestito e al buio?!- esclamai a bassa voce, poggiandomi una mano sul petto per riprendere aria dallo spavento. Lui ridacchiò.


-Ripigliati. Comunque sto uscendo- mi rispose.


-Cosa??- gli domandai credendo di non aver capito bene.


-Me ne vado in discoteca. Andiamo, cosa vuoi che succeda se esco stasera?-.


-Saki ti ha detto esplicitamente che non potete uscire!-.


-Ma non se ne accorgerà nessuno-.


-Tom...-.


-Sara, tranquilla-.


-Se me lo dici tu, ho poco da star tranquilla-.


-Spiritosa. Ho la mia macchina, vado, non mi faccio riconoscere e torno presto-.


-Cosa intendi per “presto”?-.


-Verso le tre e mezza, quattro-.


-Ah ecco, adesso sì che sono molto più tranquilla...-.


-Hey, piccola, ti preoccupi per me?-. Io spalancai gli occhi osservando la sua espressione furba sul volto.


-Ma ci mancherebbe altro!- esclamai incrociando le braccia al petto. Poi mi voltai sentendolo ridacchiare e recuperai un bicchiere e l'acqua dal frigo. Sentii le sue mani posarsi sui miei fianchi e mi irrigidii già pronta a tirargli un sinistro in giravolta con doppio rimbalzo. Poi le sue labbra si posarono sulla mia guancia, stampandoci un grosso bacio rumoroso.


-Io vado, non aspettarmi in piedi- mi sussurrò malizioso. Io gli tirai un calcio all'indietro, cercando di beccarlo in mezzo alle gambe ma riuscì a schivare il colpo, piuttosto divertito. -Notte, bimba- mi disse poi uscendo di casa. “Bimba, sta bella...” pensai fermandomi. Poi mi sfregai con la mano la parte di pelle baciata da quello scemo come a volerla disinfettare. Bevvi finalmente il mio bicchiere d'acqua e me ne tornai in camera. Se Tom fosse finito nei casini, non sarebbe stato affar mio. Uomo avvisato, mezzo salvato.

*Spero vi sia piaciuto anche questo. 

RingraSSHio:

Il mio idolo *___* :    __Pulse__

E Mist ^^

Grazie mille!

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


capitolo 4

Capitolo 4


La mattina dopo quell'incontro-scontro tra me e Tom in cucina, mi svegliai particolarmente di buon umore. Ero in salotto che me la chiacchieravo animatamente con Georg. Mi aveva spiegato che quel giorno dovevano posare per un servizio fotografico, al quale purtroppo io non avrei potuto partecipare per non creare scoop. Avrei trovato qualcosa da fare a casa.


-Buon giorno gente!- sentimmo esclamare alle nostre spalle. Bill aveva appena sceso le scale insieme a Gustav. Erano tutti e due perfettamente svegli e pronti per una nuova giornata, come sempre d'altronde.


-Giorno, pazzoide. Tuo fratello è ancora nel mondo dei sogni?- gli chiese Georg. Io sentii un brivido scorrermi lungo la schiena. Non sapevo se Tom fosse tornato e in che condizioni. Mi chiesi il motivo per quella mia preoccupazione improvvisa. Infondo cosa me ne poteva importare? Io gli avevo detto di non andare.


-Non lo so, sinceramente non ho controllato- rispose il vocalist. Proprio in quel nano secondo sentimmo di nuovo dei passi trascinati pesantemente per le scale. Ci voltammo tutti quanti osservando un Tom irriconoscibile: occhiaie, espressione vuota, andatura gobba e traballante. Saltai sul posto quando sentii un urlo scandalizzato di Bill che si precipitò davanti a suo fratello. -Cosa... cosa... cos'hai combinato?! Lo sai che oggi abbiamo il servizio fotografico, stupido minchione!- urlò dandogli degli schiaffetti in faccia. -Cosa sono queste occhiaie?!- continuò fuori di sé.


-Bill, dai, lasciami stare- borbottò Tom, con fare svogliato, buttandosi a peso morto sul divano. Posò lo sguardo su di me e io gli dissi un “complimenti” con il labiale. Riabbassò lo sguardo per poi tornare a concentrarsi su suo fratello.


-Lasciami stare?! Hai anche il coraggio di dirmi di lasciarti stare?! Tom, sei uscito ieri sera!- si illuminò improvvisamente.


-Non sono uscito-.


-Cazzate! Cosa ti aveva detto Saki, eh?! Se dovesse venir fuori una qualsiasi notizia tua su qualche giornale, ti giuro che rimango figlio unico!-.


-Oh, insomma, quanto la fai lunga. È vero, sono uscito ma non mi ha visto nessun paparazzo, chiaro? Adesso smettila di fare la checca isterica e petulante-. Detto questo, Tom si alzò dal divano e, tirando fuori dalla sua tasca il pacchetto di sigarette, uscì in giardino.


-Io proprio non so che caspita passa per la testa a mio fratello quando combina ste cose, che nervi!- esclamò Bill salendo le scale. Gustav lo seguì alla velocità della luce. Io e Georg rimanemmo a guardarci un attimo perplessi.


-Beh, io mi vado a lavare i denti va, che manca poco per il servizio fotografico- mi disse diplomatico alzandosi dal divano e salendo anche lui per le scale, dopo avermi dato una pacca leggera sulla spalla. Io sospirai. Poi un mezzo sorrisetto si dipinse sulle mie labbra. Provai, perfidamente, un senso di soddisfazione. Tom non mi aveva ascoltato e quello era il risultato. Decisi di andare a decantare un po' la mia vittoria fuori in giardino, davanti a lui. Aprii la porta e inciampai su qualcosa, o meglio qualcuno, trovandomi con la faccia per terra.


-Ma che ti sei fatta stamattina? Marijuana?- mi chiese Tom, guardandomi incuriosito, seduto sugli scalini davanti alla porta. Io alzai la testa e lo fulminai.


-Io non mi sono fatta niente, sei te che ti metti in mezzo ai gradini ammazzando la gente che passa, pezzo di idiota- commentai rialzandomi.


-Ma se non guardi neanche dove cammini...- disse con un mezzo sorrisetto, dando un colpetto alla sigaretta per far cadere un po' di cenere.


-Ah, ah... comunque, se mi avessi ascoltato ieri sera, a quest'ora non avresti litigato con tuo fratello e saresti stato molto più riposato per il servizio fotografico- cominciai a punzecchiarlo. Lui mi porse il pacchetto di sigarette.


-Vuoi?- mi chiese indifferente.


-E senza che cambi discorso- lo fulminai. -Poi non fumo- aggiunsi. Lui si rimise il pacchetto in tasca.


-Capirai, con mio fratello ci litigo un giorno sì e due no- commentò tirando un'altra boccata di fumo.


-Bella risposta, davvero-.


-Per il servizio fotografico invece ti rispondo dicendoti che io sono sempre e comunque bello. Non è un paio di occhiaie a sconvolgermi la vita-.


-Oh Dio mio...-.


-Cosa?-.


-Sei così schifosamente sicuro di te..-.


-Certo, bambola, è questa la mia forza-.


-Smettila con i nomignoli, mi danno fastidio-.


-Come vuoi-. Liberò l'ultima boccata di fumo in faccia a me. Io cominciai a tossire sventolando una mano davanti al mio viso. Lui si alzò dai gradini e mi si avvicinò.


-Questo era un messaggio in codice- sussurrò al mio orecchio per poi allontanarsi.


-Stupido, non ci vengo a letto con te!- misi in chiaro.


-Per ora- rispose lui rientrando in casa. Io corsi verso la porta riaprendola.


-Né ora né mai!!- gli urlai dietro mentre saliva le scale dandomi la schiena.


*


A casa ero rimasta da sola. I Tokio Hotel erano andati via per il servizio fotografico e io stavo cercando qualcosa da fare. Ero al piano di sopra nella “mia” stanza che giocherellavo con un lembo della coperta. Per un attimo mi venne da pensare alla mia vecchia vita. Come un flash mi attraversò la mente. Io strizzai gli occhi.


Un uomo che mi veniva in contro ridendo...

la paura che cresceva dentro di me...

Una donna alle sue spalle che piangeva, contorcendosi per terra...

lui si avvicinava, era sempre più vicino...

io mi nascondevo sotto le lenzuola del mio letto...

queste mi venivano strappate via...

piangevo...


Spalancai gli occhi improvvisamente. Ricordare quelle cose mi metteva paura. Non volevo. Volevo cancellare tutto quello che avevo passato. Più nulla doveva rimanere nella mia testa. Mi alzai con il fiatone dal letto e decisi di fare una cosa non molto corretta: curiosare nelle stanze altrui. La prima “vittima” fu quella di Bill. Mi guardai attorno. Era completamente ordinata. Superava di gran lunga me. Sulla sua scrivania trovai dei fogli accumulati uno sopra l'altro. Ne presi uno e lessi le prime righe che sembravano di una canzone:


Ich will da nicht allein sein

Lass uns gemeinsam

In die Nacht”


Sorrisi e lo rimisi apposto. Passai alla stanza di Georg. Trovai su uno scaffale un bel po' di CD tra cui molti dei Coldplay, nonostante non sapessi chi fossero. Così come nella stanza di Gustav trovai dei CD dei Metallica che non avevo mai sentito nominare. Entrai infine nella stanza di Tom. Era abbastanza ordinata. Aprii un cassetto e alzai un sopracciglio vedendo che era pieno di biancheria intima femminile. “Da porno star più che altro” pensai. Scossi la testa richiudendolo. Aprii quello del comodino affianco al letto e trovai un foglio ripiegato su sé stesso. Lo presi e lo aprii.


Ciao fratellino...

ti sorprenderai per il fatto che io ti abbia scritto questa lettera ma sentivo la necessità di farlo...

mi sono reso conto che nella nostra vita io non ti ho mai ringraziato veramente...

non ti ho mai ringraziato per il fatto che tu ci sei sempre per me, ogni giorno... come quando eravamo piccoli che ti prendevi a botte per me, con quelli che mi prendevano in giro per il mio aspetto...

pensi che non me le ricordi tutte quelle volte che tornavi a casa con un occhio nero?

Io queste cose non te le ho mai dette e mi sono reso conto che forse dovevo farlo...

io Tom ti conosco meglio di chiunque altro...

so che dietro quella maschera da duro e menefreghista nascondi un essere dolce, gentile e sensibile...

fondamentalmente sei una persona insicura anche se non lo dai a vedere...

lo neghi anche a te stesso...

solo perchè non vuoi sembrare debole agli occhi degli altri...

io, fratellino, non penso che tu sia debole e ti adoro così come sei...

proprio perchè sei tu...

come potrei non farlo?

Tu sei tu...

sei la mia metà... sei la mia vita...

mai potrei farcela senza di te...

Tom io non ti chiedo di venire da me, abbracciarmi e dirmi che mi vuoi bene...

lo so che lo pensi ma non riesci ad esprimerlo a parole o a gesti...

mi basta il fatto che ogni giorno mi dimostri che ci sei anche con uno sguardo...

come io ci sono e ci sarò sempre per te...

ti voglio tanto bene

Bill”


Mi asciugai velocemente una piccola lacrima che per sbaglio avevo fatto scorrere lungo la mia guancia e rimisi la lettera nel cassetto. Mi sdraiai sul letto di Tom piuttosto pensierosa. Tom era tutto quello? Non sembrava proprio. Forse era davvero come diceva Bill che si mascherava in quella maniera. Secondo me era stupida come cosa. Perchè mascherarsi così? In pochi secondi il buio si impossessò della mia vista.


*


Provavo una piacevole sensazione al collo. Qualcosa di caldo. Qualcosa di rassicurante. Aprii lentamente gli occhi e davanti a me focalizzai delle strane treccine nere. Li spalancai completamente realizzando che, sdraiato affianco a me, c'era Tom, voltato dall'altra parte e a pancia in sotto, con una mano appoggiata sul mio collo che mi faceva degli strani grattini.


-Che diavolo ci fa qua?!- gli chiesi facendolo sobbalzare dallo spavento. Si mise seduto sul letto osservandomi incuriosito.


-Tu non sei normale, lasciatelo dire. E comunque cosa ci fai tu qui... questo è il mio letto, fino a prova contraria- commentò a braccia conserte e con un sopracciglio alzato.


-Non mi ricordo- borbottai colpevole.


-Io te l'avevo detto che il mio letto lo avresti trovato più comodo rispetto al tuo...- sorrise malizioso.


-Non sono qui per questo. Avete già finito il servizio fotografico?- gli chiesi mettendomi seduta e sbadigliando lievemente.


-Beh direi, dato che sono passate quattro ore. Io sono qua vicino a te da mezz'ora e neanche te ne sei accorta-.


-Non ti avevo detto di stare lontano da me?-.


-Ma perchè? Che ti ho fatto?-.


-Non mi piacciono gli sbruffoni come te, semplice-. Mi alzai dal letto e mi diressi verso la porta.


-Hai un bel culo- mi sentii dire alle mie spalle in tono divertito. Io chiusi gli occhi cercando di contare fino a dieci ma la mia pazienza aveva un limite. Mi sfilai la ciabatta e, voltandomi di scatto, gliela lanciai addosso. Lui rideva come un matto. Lo divertiva la situazione? Mi lanciai addosso a lui sul letto cercando di torturarlo in qualunque maniera possibile. Lui cercava di farmi il solletico e io gli tiravo gli schiaffi.


-Ma sei manesca!- urlava lui cercando di immobilizzarmi sotto il suo peso, bloccandomi i polsi affianco alla mia testa. Non avevo via di scampo. Sentivo il suo respiro sulle mie labbra e la cosa mi faceva rabbrividire leggermente.


-Togliti- gli ordinai prima di perdere del tutto il controllo. Lui ridacchiò avvicinandosi al mio viso. -Tom!- esclamai preoccupata.


-Che c'è?- sussurrò lui posandomi le labbra sul collo. Una scarica elettrica viaggiò lungo la mia colonna vertebrale. Risaliva verso il mento. Spostai la faccia da una parte sentendomi baciare l'orecchio, quando la porta si aprì.


-Oh mio Dio!- sentimmo esclamare da Gustav. Noi ci voltammo di scatto verso di lui, immobile e a bocca aperta sulla porta. -Ma che siete già all'opera voi due?- ci chiese scioccato. Io diventai bordeaux e, con un scatto, mi tolsi Tom di dosso che andò a finire per terra.


-E che cazzo! Che delicatezza!- urlò indolenzito.


-Gustav non è come sembra!- la classica frase fatta, ma non me ne venne in mente nessun'altra in quel momento imbarazzante.


-Volevo dirvi che la cena è pronta- ci riferì paonazzo.

Ringraziamenti: 

NickyPrincessThLOve: Grazie mille! ^^ mi fa piacere! ^^

Black_DownTH: Hihihi, il tuo commento mi ha fatto morire xD Grazie mille! ^^

__Pulse__: shi, il mio idolo U.U per me ricevere i compliementi da te veramente è una soddisfazione!

layla the punkprincess: oddio, scusami tanto! Non avevo letto anche il tuo commento! *Si frusta da sola* Davvero, scusa. Grazie mille, sono contenta che ti piaccia ^^

Baci a tuttiii <3


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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


capitolo 5

Et violà! ^^

Capitolo 5


A tavola c'era un silenzio di tomba. Io mi sentivo parecchio in imbarazzo. Ero anche seduta vicina a Tom perchè gli altri ci avevano lasciato solo quei posti liberi. Sembrava fatto apposta! Una congiura contro di me! Guardavo la faccia di tutti quanti. Mangiavano in silenzio senza staccare lo sguardo dal piatto. Che Gustav avesse già riferito tutto quello che aveva visto?


-Oh, insomma ragazzi, non è successo niente tra me e Tom prima! È stato tutto un malinteso!- esclamai fucsia in viso. Tutti mi guardarono incuriositi, compreso Tom.


-Beh, sai, io entro in camera e trovo Tom sdraiato addosso a te, sul letto, che ti bacia il collo... permetti che un mini pensierino cominci a balenarmi per la testa- rispose Gustav.


-Anch'io mi stavo facendo un gran bel pensierone su quello che poteva succedere se non fossi entrato tu- intervenne Tom ricevendo un calcio allo stinco da parte mia. Lui si morse le labbra per non urlare e si portò una mano sulla parta colpita.


-Io non gliel'avrei permesso! Quindi basta con queste cavolate!- conclusi io livida di rabbia.


-Ma sentila! Chi è che se ne stava in camera mia quando sono arrivato?!-.


-Avevo sonno e mi sono addormentata!-.


-Sul mio letto?! Ammettilo che sei cotta di me!-.


Io cominciai a ridere da assatanata. David ascoltava in silenzio la conversazione, sorseggiando il suo the ad occhi chiusi, non troppo interessato mentre i tre ragazzi si passavano sconsolatamente una mano sul viso.


*


Passò una settimana. Con i Tokio Hotel mi trovavo sempre meglio. Tom, quando poteva, partiva sempre all'attacco ricevendosi da me un sacco di “no” di “vaffanculo” e di botte. Io avevo cominciato a cercarmi un lavoro almeno per mantenermi senza l'aiuto dei ragazzi. Col tempo sarei riuscita, forse, a guadagnare un po' di soldi per comprarmi una casa e andare a vivere da sola anche se i Tokio Hotel si erano un po' affezionati a me, ormai. Come io a loro. Ero in salotto che giocavo a carte con Georg.


-Ma no!- esclamò lui non appena mi vide ripulire il tavolo di tutte le carte che c'erano sopra. Io ridacchiai soddisfatta.


-Caro Georg... hai perso!- gli dissi infilando il dito nella piaga.


-Georg, sei una schiappa, ti fai battere da una ragazza...- mormorò Tom, stravaccato sul divano che faceva scorrere svogliatamente i canali televisivi davanti a sé.


-Zitto tu! Voglio la rivincita!- riprese Georg rivolto a me. Io alzai le spalle.


-Come vuoi- sorrisi sicura di me. Mischiai le carte e le distribuii di nuovo sul tavolo. -Stavolta scala quaranta però- annunciai.


-Perfetto- rispose Georg scrocchiandosi le dita e prendendo le carte che gli avevo dato. Lo vidi concentrato ad osservarle.


-Entro domani mattina però...- borbottai osservandolo.


-In questo gioco ci vogliono concentrazione, abilità, riflessione...- cominciò a elencare.


-Sì e un paio di palle grosse così! E lancia una carta e basta!- intervenne scocciato Tom.


-Ma tu non ti stai guardando la tv? Non rompere!- rispose Georg piuttosto scocciato.


-Georg! Però muoviti!- lo rimbeccai. Lui, sospirando, si decise a buttare una carta. Continuammo a giocare per un tempo interminabile. Ogni tanto Tom faceva da “telecronista” o prendeva in giro Georg che di conseguenza si irritava e sbagliava le mosse.


-E chiude!!- esclamai contenta, alla fine, cominciando a saltare di qua e di là per il salotto sotto lo sguardo divertito di Tom e quello sconsolato di Georg.


-Ma non è possibile!- si lamentò quest'ultimo. Tom gli posò una mano sulla spalla come a volerlo consolare.


-Amico, hai fatto del tuo meglio, non te la prendere- gli disse stuzzicandolo.


-Tom, allontanati se non vuoi che ti strangolo con le tue stesse treccine!- esclamò il rosso. Tom deglutì rumorosamente e si nascose dietro di me.


-Che paura!! Aiuto!- lo prese in giro. Georg si alzò di scatto da terra e cominciò a inseguire Tom avanti e indietro per la casa. Io risi di gusto mentre sentivo le urla del chitarrista e le minacce del bassista. Entrai in cucina scuotendo la testa e trovai Bill, seduto al tavolo, che scribacchiava qualcosa su un pezzo di carta. Mi sedetti di fianco a lui e vi diedi un'occhiata in silenzio.


-Nuova canzone?- gli chiesi. Lui mi guardò e sorridendo annuì con la testa.


-Beh, almeno ci provo... non è ancora finita- rispose tornando ad osservare il testo.


-Titolo?-.


-Pensavo “Geh” ma non ne sono sicuro. Questa invece l'ho già finita-. Da sotto il foglio ne tirò fuori un altro porgendomelo. La canzone si intitolava “1000 Meere”. -La registriamo oggi pomeriggio- continuò. Io lessi il testo.


-Molto bello- gli dissi poi.


-Grazie- rispose.


-Quando mi farete sentire qualche vostra vecchia canzone?-.


-Beh, quando vuoi-.


-Stasera?-.


-Andata-. Sentimmo un tonfo acuto contro la porta della cucina che ci fece sobbalzare. Alzammo lo sguardo e spalancammo gli occhi quando trovammo Tom, steso a terra, con Georg alle sue spalle che lo guardava fermatosi immobile in una posizione in corsa.


*


-Ahi... ahi... ahia!!- urlò Tom.


-Oh, insomma, ma che razza di uomo sei?!- esclamai io continuando a tamponare quel pezzo di cotone sul suo sopracciglio sanguinante. Ero seduta sul letto, vicina a lui che era sdraiato a pancia in su con la testa dolorante. -Mi devi spiegare come caspita hai fatto a schiantarti contro la porta della cucina. Ma non l'hai vista??- gli chiesi incredula.


-Certo che l'ho vista!- ribattè lui.


-E allora??-.


-Georg, rincorrendomi, mi stava per raggiungere, non avevo tempo di pensare se girare a sinistra verso il salotto o a destra verso la cucina! Così ho tirato dritto!-. Io rimasi un attimo in silenzio e poi scoppiai a ridere abbassandomi su di lui in una specie di abbraccio. Non riuscivo a rimanere dritta per le troppe risate. -Ridi ridi delle disgrazie altrui- borbottò. Mi rialzai asciugandomi le lacrime.


-Scusami ma avevi un'espressione troppo buffa!- esclamai ridacchiando ancora un po'. Lui mise il broncio e io, scuotendo la testa divertita, rimisi apposto il batuffolo di cotone. -Sei una sagoma- commentai.


-Eh già, per questo ti piaccio tanto- sorrise dolcemente.


-Nah- sorrisi io.


-Una settimana fa mi avresti riempito di botte dopo quest'affermazione- constatò lui.


-Beh ma ora non mi sembra il caso, direi che la botta già te la sei presa- risposi io ricominciando a ridere come una pazza.


-Mi fa piacere sapere che ti rende così felice il fatto che io mi faccia male- scherzò lui.


-Non sai quanto- lo provocai alzandomi dal letto.


-Grazie comunque- mi disse tornando serio.


-Non c'è di che- risposi uscendo dalla sua stanza.


*


-Ragazzi, è bellissima questa canzone!- esclamai. Eravamo nella sala dov'erano posizionati tutti gli strumenti. Mi avevano appena fatto sentire una canzone intitolata “Durch den Monsun”. Erano parecchio bravi e non me li immaginavo così.


-Grazie- sorrise Bill. -Diciamo che è la prima canzone che ci ha portato al vero successo- continuò.


-Ci credo, è stupenda- commentai. -Me ne fate un'altra?- chiesi con gli occhi da cucciola. Quella tattica funzionava sempre.


-Certo! Mmm... In die Nacht?- chiese a Tom. Un brivido mi percorse la schiena. Dove avevo già sentito quella frase? Tom annuì e portò il plettro alle corde, posizionando su esse le dita. Fece partire una melodia che già adoravo. Era malinconica ma mi dava un senso di serenità allo stesso tempo. Bill cominciò a cantare. Dovevo capire dove l'avessi già sentita. Quando arrivò al ritornello, tutto mi fu molto più chiaro. Era la frase che avevo letto sul foglio nella stanza di Bill. Allora era una canzone per loro due. Sorrisi commossa. Aveva delle parole bellissime e per un nanosecondo sentii il bisogno anch'io di avere una persona accanto come un gemello. Si vedeva lontano un miglio l'affetto che provavano l'uno per l'altro. Ad un tratto osservai Tom che teneva gli occhi chiusi mentre faceva scivolare le dita su quello strumento tanto amato da lui. Era concentrato, serio, in un mondo tutto suo. Sembrava un'altra persona e io cominciai ad essere confusa. Come faceva un ragazzo qualunque come lui, superficiale e a volte irritante, a trasformarsi in un artista talentuoso come quello? Così pieno di passione per quello che faceva. Rimaneva un mistero. Quando la canzone finì alzò lo sguardo incrociando i miei occhi che subito si staccarono da lui.


-Bella- sorrisi semplicemente. Tutti si alzarono dalle proprie postazioni.


-Io direi di andare a dormire che sono stanco morto- disse Gustav sbadigliando.


-Concordo in pieno- mugolò Georg seguendolo a ruota, fuori dalla stanza. Uscimmo anche io, Bill e Tom e salimmo le scale.


-Buona notte- disse Bill chiudendosi in camera sua.


-Buona notte- dissi a Tom facendo per aprire la porta della mia stanza ma sentii trattenermi per un braccio. Mi voltai incuriosita verso di lui. Era stranamente serio.


-Ho visto che mi guardavi- sussurrò. Io mi irrigidii.


-Beh, mi hai visto solo nel momento in cui ho posato lo sguardo su di te, non ti stavo guardando prima- mentii.


-Perchè non vieni da me e non mi dici “Tom mi piaci”?- mi chiese sorridendo.


-Perchè dovrei mentire?-.


-Non si risponde a una domanda con un'altra domanda-.


-Dai, Tom, sono stanca. Lo sei anche tu. Buona notte-. Sospirando entrai in camera mia chiudendo la porta. Non sapevo se se n'era andato a dormire. Sperai di sì. Infilandomi sotto le coperte mi domandai come mai quel ragazzo fosse tanto ostinato e sicuro di sé. A me non piaceva. Punto.

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Ringraziamenti:

NickyPrincessThlOve: hihihi, quanti complimenti! Grazie mille... e anche per avermi messo tra gli autori preferiti ^^

gossipkiss: ah! wow^^ non so chi sei del forum ^^ cmq grazie mille! Mi fa piacere sapere che tu la rilegga ^^

layla the punkprincess: hihihi... già io ci vedevo proprio il timido Gustav a fare una parte del genere xD Grazie mille!

__Pulse__: all'inizio  del commento mi sono spaventata xD pensavo non ti fosse piaciuto il capitolo xD cmq grazie mille per la recenzione, sei molto gentile ^^


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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


capitolo 6

Capitolo 6


Quella notte non avevo chiuso occhio. Continuavo a pensare a quello che mi aveva detto Tom. Non stavo tranquilla. Alzai lo sguardo verso l'orologio per vedere che ore fossero. Le tre e mezza di notte. Sbuffai e mi voltai dall'altra parte. Che dovevo fare? Non lo sapevo proprio. Non sapevo neanche come mai il breve discorso fatto con Tom mi tormentasse così tanto. Un improvviso brontolio si levò nella stanza, proveniente dal mio stomaco. Non potevo alzarmi. Avevo troppa paura di incontrarlo di nuovo in cucina come l'altra notte. Piuttosto sarei morta di fame!


*


-Sara, che occhiaie... che hai fatto stanotte? Non sei riuscita a dormire?- mi chiese Georg guardandomi preoccupato.


-Ehm, no- risposi io in imbarazzo. Sentivo gli occhi di Tom puntanti addosso a me ma io non gli avevo donato ancora nessuno sguardo. Quel giorno avrei dovuto accompagnare i Tokio Hotel ad un'intervista, per la prima volta. Ovviamente dovevo starmene dietro le quinte ma avrei potuto assistere tranquillamente. Ero veramente curiosa. -Beh comunque l'intervista dovete tenerla voi, non io, quindi...- commentai poi sforzando un sorriso. Loro lo ricambiarono e, insieme, uscimmo di casa. Entrammo in limousine. Fatalità, Tom capitò seduto di fronte a me. Per tutto il tempo tenevo lo sguardo fuori dal finestrino. Ad un tratto sentii il cellulare vibrare nella tasca dei miei pantaloni. Io, incuriosita, lo tirai fuori e visualizzai il messaggio che mi era arrivato da uno sconosciuto.


Perchè non mi guardi neanche?”


Io rabbrividii pensando subito che fosse Tom. Lentamente, alzai lo sguardo e lo posai su di lui che mi stava fissando impassibile. Sorrisi impercettibilmente e lo stesso fece lui. Mi arrivò un altro messaggio.


Grazie”


Alla fine mi chiesi perchè io dovessi tenergli il muso o addirittura ignorarlo. Aveva fatto semplicemente un'uscita in più rispetto a tutte quelle che faceva sempre. Aveva sempre scherzato sul fatto che mi potesse piacere. Perchè me la dovevo prendere proprio quella volta? Decisi di tornare la ragazza diciassettenne, intelligente ed elastica quale ero. La limousine si fermò davanti ad un palazzo piuttosto grande. Scendemmo ed entrammo.


*


-In questo periodo siete chiusi nello studio per registrare nuove canzoni per il nuovo album, qualche anticipazione?- chiese l'intervistatrice alla band, seduta su un divanetto. Io me ne stavo dietro le quinte, in silenzio, ad osservarli.


-Beh, sicuramente questo album sarà una novità. Molte canzoni sono più rock e hanno un sound migliore. Personalmente trovo che stia venendo benissimo e speriamo tutti quanti di non deludere le nostre fans- rispose Bill perennemente sorridente. A volte mi chiedevo come facesse a mantenere un sorriso come quello in faccia. Non gli facevano male le guance?


-Si potrebbe sapere a che punto siete più o meno?-.


-Beh, abbiamo cominciato da poco... ce ne vorrà ancora un po'. Però posso dire che ne vale la pena-.


-Allora dovremo aspettarci qualcosa di meraviglioso!-.


-Spero di sì-.


-Riuscite ad uscire ogni tanto in questo periodo?-. Il mio sguardo subito si spostò su Tom che se ne stava tranquillamente stravaccato sul divano, a torturarsi il piercing al labbro, osservando le gambe lasciate scoperte dalla minigonna dell'intervistatrice. Feci una smorfia di disgusto. Quella donna avrà avuto quasi trent'anni. Mi chiesi anche se lo facessero apposta a vestirsi in una maniera così provocante le intervistatrici.


-Beh, ogni tanto, quando abbiamo bisogno di staccare un po', ma è sempre molto difficile- rispose Bill, come sempre. Io alzai le sopracciglia. Ovviamente quello che ci riusciva senza problemi era il suo “adorabile” gemellino.


-Una domanda che la maggior parte delle vostre fans si porranno: siete fidanzati?- chiese ancora l'intervistatrice.


-No, nessuno di noi lo è. In questo periodo, proprio perchè usciamo poco, è difficile trovare qualcuno con cui stare- rispose Bill.


-E poi io, per esempio, sto bene da solo. Preferisco senza dubbio le one night stand, come ormai tutti sanno- sorrise Tom malizioso. Io strinsi i pungi mentre un brivido mi percorreva la schiena. Perchè quella reazione? Eppure sapevo com'era fatto. Ma quello che aveva appena detto mi dava fastidio.


-E non hai ancora trovato nessuna ragazza carina?- lo stuzzicò la donna. Cominciavano a salirmi i nervi.


-A dire il vero ancora nessuna-. Boom. Sentii tutto come un grosso macigno cascarmi addosso. Rimasi ferma immobile a fissare i quattro ragazzi, in particolare uno. Mi voltai e mi andai a chiudere in bagno. Mi appoggiai con le mani sul lavello e mi fissai allo specchio. Avevo il cuore che sembrava volesse perforarmi il petto. “Sta calma, Sara, perchè adesso ti dovrebbe dare fastidio quello che ha detto quell'idiota?” pensavo continuamente nella mia testa. Ma niente, non riuscivo a calmarmi. Aprii il rubinetto e mi chinai per bere un po' d'acqua. Poi mi rinfrescai la fronte e mi asciugai. Feci un bel respiro ed uscii dal bagno. Davanti a me trovai i Tokio Hotel, appena usciti dalla sala che andavano in contro a David. Io mi avvicinai a loro.


-Eccoti dov'eri- si rivolse a me David. -Andiamo- aggiunse. Cominciammo a camminare verso l'uscita quando mi sentii avvolgere le spalle da un braccio. Mi voltai e vidi che era Tom, piuttosto sorridente. Con un scatto lo allontanai da me facendolo rimanere male.


-Hey, cos'hai?- mi chiese interrogativo. Ce l'avevo a morte con lui e non sapevo neanche il motivo. Proprio perchè non lo sapevo, mi innervosivo ancora di più.


-Niente! E comunque non sono affari tuoi!- gli risposi scorbutica. Lui mi prese per il polso e io me lo scrollai di dosso, quando me lo afferrò di nuovo, quella volta con più forza, quasi facendomi male. Mi voltai di scatto verso di lui. -Che vuoi?!- gli urlai contro. Le persone intorno si girarono verso di noi interrogative, compreso David e gli altri ragazzi.


-Ma si può sapere che cazzo hai tutto d'un botto?!- alzò la voce Tom. -Prima eri tutta tranquilla e di buon umore, adesso sei scorbutica e sembra pure che ce l'hai con me!- continuò senza abbassare il tono della voce.


-Tom!- intervenne David. -Smettetela di dare spettacolo, ne parlate a casa!- aggiunse. Io e Tom, a testa bassa, lo seguimmo in limousine. Seduto sempre di fronte a me, lo osservavo con la coda dell'occhio. Era rosso in faccia dalla rabbia. Respirava velocemente senza farsi sentire e continuava a guardare fuori dal finestrino senza proferire parola. Quando scendemmo e rientrammo alla villa, salii velocemente le scale. Sentivo qualcuno che mi seguiva correndo. Entrai nella mia stanza e, prima che potessi chiudere la porta, trovai davanti a me Tom che la teneva con un piede.


-Vattene- gli dissi apparentemente più tranquilla.


-No, finchè non mi spieghi cosa ti è successo- rispose lui imperterrito. Mi meravigliai di quella sua cocciutaggine.


-Da quando ti interessa, si può sapere?-.


-Non dire minchiate, parla-.


-No-.


-Sara, non me ne vado da qui-.


-Bene, fai quello che vuoi-. Gli detti le spalle e andai a sdraiarmi sul mio letto, dopo essermi tolta le scarpe. La verità è che non potevo rispondergli... perchè una risposta non l'avevo. Lo sentii chiudere la porta e avvicinarsi a me. Mi si sedette affianco sul letto e mi osservò.


-Perchè devi essere così antipatica?- mi chiese.


-Perchè devi essere così cocciuto?- risposi senza guardarlo. Lo sentii ridacchiare. -Guarda che io sono serissima- lo rimbeccai.


-Hai cambiato atteggiamento subito dopo l'intervista- constatò lui.


-Ti sbagli di grosso-.


-Oh no-.


-Oh sì. Lasciami stare-.


-Insomma, Sara, spiegami! Mi sento impotente in questo momento!-.


-Tom, ti prego, lasciami in pace. Non so neanche io cos'ho-.


-E quindi ti devi sfogare con me, mi sembra giusto!-.


-Mi sfogo con chi voglio!-.


-Perchè ce l'hai perennemente con me?! Cosa ti ho fatto?! Per qualunque cosa te la prendi con me, mentre con gli altri sei uno zuccherino!-.


-Semplicemente tu sei irritante-.


-Non puoi parlarmi sempre così, sei prevenuta con me!-.


-Tom, smettila di fare la vittima-.


-Non sto facendo la vittima, sto solo cercando di capire cosa ti passa per quella cazzo di testa bacata che ti ritrovi!-.


-Vacci piano con le parole, e abbassa il volume, stai urlando come un matto!-.


-Tu non stai facendo lo stesso vero?!-.


-Piantala!-.


-No, non la pianto!-.


-Tom, vattene e non rompermi più le palle!-.


-Ma insomma, avete finito di urlare voi due?!- entrò violentemente in camera David. Io mi alzai di scatto dal letto ed uscii dalla stanza con le lacrime agli occhi. Tom mi faceva stare male. Quello l'avevo capito da un bel po'. Quello che dovevo ancora capire era il motivo. Scesi velocemente le scale ed uscii in giardino chiudendo la porta di casa. Lì diedi libero sfogo alle lacrime, guardando in alto, il cielo ormai buio. Perchè? Perchè dovevo piangere per Tom? Se le meritava le mie lacrime? No.


-Sara- sentii sussurrare alle mie spalle. Io mi asciugai velocemente le lacrime voltandomi. C'era Bill, affacciato da dentro casa. Uscì e chiuse la porta avvicinandomisi. -Cos'è successo?- mi chiese dolcemente abbracciandomi. Io scossi la testa tirando su col naso.


-Niente- risposi.


-Ok, non indago oltre. Senti, abbiamo bisogno un po' tutti quanti di un po' di svago. Stasera volevamo andare a ballare. Ne hai voglia?- mi chiese.


-Non lo so, Bill-.


-Dai, ti farà bene. E anche a Tom-. Io riflettei qualche minuto. Forse aveva ragione.


-D'accordo- risposi arresa. Lui mi diede un bacio sui capelli e si staccò dall'abbraccio.


-Vado a chiamare Tom e David che stanno ancora litigando in camera tua- mi disse poi rientrando in casa. Ecco, era colpa mia. Litigavano anche tra di loro. Mi sentivo una merda. Rientrai in casa e salii le scale. Proprio in quel momento Bill aveva chiamato David e Tom. David era già sceso, mentre Tom stava uscendo da camera mia. Quando mi vide mi fissò arrabbiato e deluso, quasi con odio. Io mi sentii raggelare. Scese le scale senza dire niente. Io abbassai lo sguardo e mi avvicinai a Bill. Quello sguardo mi aveva semplicemente destabilizzato. Aveva una capacità Tom... solo con gli occhi ti parlava. Ti diceva tutto. Tutto quello che provava glielo leggevi dentro quei suoi occhi nocciola.


-Non credo di riuscire a venire con lui che mi guarda così tutta la sera- confidai a Bill tristemente.


-Sara, tranquilla. Ha appena finito di discutere con David, è normale che sia arrabbiato. Tu vieni, stasera lui si rilasserà e farete pace- mi rispose lui sorridendo rassicurante. Io annuì mentre lui mi faceva una carezza sulla guancia. -Ti aspettiamo di sotto- aggiunse correndo giù per le scale. Io sospirai ed entrai in camera mia. Frugai nell'armadio fino a che non ne tirai fuori un vestito nero che avevo comprato, obbligata da Bill. Mi arrivava a metà coscia. Non ero abituata ad un abbigliamento del genere. Mi infilai le scarpe col tacco. Mi truccai sul nero e mi stirai i capelli. Presi la borsetta con dentro il cellulare e scesi le scale. Speravo solo che la serata in discoteca ci facesse bene... a tutti e due.

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Ringraziamenti:

__Pulse__: ahahah, grazie mille xD

NickyPrincessThlOve: hihihi, già, ci stava la caduta di Tommaso xD Grazie!!!

Isis88: Isiiiiiiiiiiiii!! Anche qua!! Che bello, ci sei anche tuu! Grazie mille tesò ^^ BaciOne ^^

Tiky: uuuuh, che bello, una nuovaaa ^^ Grazie mille anche a te! ^^


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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


capitolo 7

Capitolo 7


Il locale era enorme e, ovviamente, assieme ai Tokio Hotel, potevo starmene nel privè. Certo, mi sarei gustata davvero a pieno la cosa se il mio umore fosse stato migliore. Non era facile cercare di far finta di nulla con un ragazzo che ti tiene il muso tutta la sera. Un ragazzo per il quale tu, apparentemente, sei importante in un certo senso. Quello mi aveva fatto capire Tom. Quello che mi faceva più male era il fatto che tutto il casino era successo per un mio capriccio. Per una sensazione mia che non riuscivo a dominare. Bello sentirsi impotenti di fronte ad una propria sensazione. Tutto ciò non era normale. Significava solo che non riuscivo più a controllare me stessa. Non avevo più controllo su niente. Ero seduta su un divanetto vicina a Bill e Gustav. Georg era andato a prendere qualcosa da bere al bancone mentre Tom se ne stava sbracato su un altro divanetto di fronte a noi. Aveva lo sguardo perso nel vuoto e sembrava non avesse proprio voglia di parlare con nessuno. Persino suo fratello ignorava. E io ero la colpevole. Mi sentivo estremamente in imbarazzo non solo nei suoi confronti, ma anche in quelli di tutta la band. Mi sentivo un peso enorme, insostenibile. Che sgradevole sensazione! Volevo fare qualcosa per rimettere le cose apposto ma cosa? Forse avrei dovuto parlare con Tom ma il mio maledetto orgoglio me lo impediva. Quanti problemi avevo avuto nel corso della mia ancora breve vita per colpa dell'orgoglio! Era un difetto che non riuscivo a togliere di me. Vedevo una biondina che continuava a scuotere i suoi capelli biondo platino davanti alla faccia inespressiva di Tom. Muovevo nervosamente il piede per terra senza accorgermi di star massacrando l'orlo del mio vestito con una mano. Quella ragazza continuava a muoversi sensualmente davanti a Tom fino a che non vi si sedette sopra a cavalcioni. Io chiusi un momento gli occhi e mi voltai dall'altra parte cercando di fare l'indifferente. Perchè mi infastidiva così?! Forse ero solo una schifosa possessiva. Volevo avere tutti per me anche se li trattavo ingiustamente. Forse era semplicemente quello. Ma me lo meritavo. Tom avrebbe dovuto stendersi per terra con la biondina davanti a me, per ricambiarmi completamente dell'atteggiamento sbagliato che avevo avuto nei suoi confronti. Non avrei potuto replicare. Sta di fatto che mi dava fastidio. Mi alzai dal divanetto non appena vidi una minima reazione di Tom nei confronti della ragazza e scesi le scalette che portavano alla pista. L'attraversai tranquillamente e arrivai al bancone, vicina a Georg che si stava scolando una Vodka Lime.


-Questa è la numero...?- gli chiesi cercando di sembrare il più tranquilla possibile, con un sorrisetto forzato in faccia.


-Mmm, credo tre- rispose lui ancora lucido. Io sarei partita come pochi.


-Un Sex On The Beach- ordinai al ragazzo dietro al bancone che mi sorrise e cominciò subito a prepararmi il cocktail.


-Che è quel faccino triste?- mi chiese il bassista osservandomi attentamente. Io cascai dalle nuvole.


-Ehm, quale faccino triste?- feci la vaga. Lui insistette con lo sguardo e io mi arresi. -Beh, mi sento impacciata in questo momento- risposi a testa bassa. Lui annuì comprensivo.


-Lo so. Perchè non fai pace con Tom?-.


-Non ci riesco-.


-A volte l'orgoglio è meglio metterlo sotto il tacco delle scarpe-.


-Hai pienamente ragione ma stai parlando con la persona sbagliata-.


-Allora ti avverto che non sarà facile perchè anche Tom è estremamente orgoglioso. Non potete convivere se non trovate un punto di incontro-.


-Lo so, Georg-. Lui bevve l'ultimo sorso di Vodka guardandomi e poi si alzò dallo sgabello andando a scatenarsi in pista. Io rimasi lì da sola a guardarmi i tacchi.


-Ecco- sentii il ragazzo porgermi il bicchiere.


-Grazie- risposi prendendolo e portandomi la cannuccia alla bocca. Georg, senza volerlo, mi aveva confuso ancora di più. O meglio, ero ancora più combattuta. Dipendeva solo da me, giusto? Era quello che mi voleva fare intendere? Sospirai per poi riattaccarmi alla cannuccia.


-Qualcosa non va?- mi chiese di nuovo il ragazzo. Ok, questo voleva cominciare ad attaccare bottone con me ma non era proprio serata.


-No, va tutto alla grande- risposi io atona.


-Non si direbbe- constatò lui.


-Mi conosci?-.


-Mm, no-.


-E allora come fai a capire quando veramente qualcosa va o non va in me?-. Lo lasciai in silenzio a guardarmi mentre mi alzavo dallo sgabello, tenendo in mano il mio bicchiere. Risalii le scalette tornando al privè. Spalancai gli occhi quando davanti a me si presentò la scena orribile della biondina, a cavalcioni su Tom, intenta a esplorare ogni millimetro della sua bocca con la lingua. E lui ci stava. E lui ci stava! Strinsi il bicchiere nella mano, quasi a volerlo rompere. Lei era lì, sopra di lui che lo accarezzava sul viso, sul petto, più in basso... chiusi gli occhi per l'ennesima volta. Sbattei il bicchiere ormai vuoto sul tavolino fortissimo ma nessuno lo sentì per via della musica altissima. Se ne accorsero Bill e Gustav. Ma non del bicchiere... bensì della mia espressione amareggiata e furiosa allo stesso tempo. Se prima volevo chiarire con Tom ora non ne avevo neanche la minima intenzione. Volevo solo sfogarmi con l'alcool. Tornai di corsa al bancone e, allo stesso ragazzo, cominciai a ordinare uno, due, tre... Sex on the beach di fila. Lui mi guardava preoccupato ma d'altronde io ero una cliente. Non poteva replicare. Cominciò a girarmi la testa in modo molto pericoloso e mi si sdoppiò, anzi, triplicò la vista. Mi alzai barcollante dallo sgabello e mi diressi verso la pista ignorando i richiami preoccupati del ragazzo alle mie spalle che mi incitava a stare ferma. Mi avvicinai a Georg che ballava appioppato a una rossa. Ma insomma, Tom la bionda, Georg la rossa... cos'avevano contro le castane? Il mio cervello cominciava a dare i numeri e non capivo più niente. Né dov'ero, né con chi ero. Vidi a malapena Georg tornare al privè, quando sentii delle mani sconosciute posarsi sulle mie gambe nude per poi salire lungo tutto il vestito, alle mie spalle. Senza pensarci portai le mie mani all'indietro, sulla nuca di un ragazzo dai capelli corti, da quello che ero riuscita a capire. Continuava a toccarmi pesantemente e io non replicavo. Ad un tratto mi sussurrò qualcosa all'orecchio. Nella confusione più totali lasciai che mi prendesse la mano e che cominciasse a camminare in direzione di quello che mi sembrava il bagno. Un brivido di paura mi percorse improvvisamente la schiena. Poi non sentii più nessun contatto alla mia mano. Mi aveva lasciato con uno strattone. Cercai di focalizzare l'immagine davanti a me e mi resi conto che non si era staccato di sua spontanea volontà. Era stato allontanato da lui. Spalancai gli occhi quando vidi Tom davanti a me che parlava al ragazzo con una faccia minacciosa e mentre lo teneva per il colletto della camicia.


-Sparisci- riuscii solo a sentire dalle labbra di Tom. Il ragazzo non se lo fece ripetere e si allontanò in mezzo alla folla. Sentii come una morsa allo stomaco quando gli occhi penetranti di Tom si posarono sui miei, mettendomi parecchio in soggezione. -Sei solo una stupida immatura- mi disse freddo. Mi cedettero involontariamente le ginocchia e, prima che mi ritrovassi per terra, lui mi prese al volo e mi portò in bagno. Non capivo perchè stesse facendo quello. Perchè mi stesse aiutando se era arrabbiato con me. Mi fece appoggiare con la schiena al lavabo e mi teneva ferma col suo bacino attaccato al mio. Eravamo vicinissimi, una distanza minima tra le nostre labbra. Sentivo il suo respiro che mi solleticava il viso e la bocca. Era una sensazione stranamente piacevole ma forse era solo l'effetto dell'alcool che me la faceva provare. Le sue mani sulle mie braccia per sostenermi ulteriormente. -Tu ti rendi conto di quanto sei stupida?- mi chiese a tradimento. Sapeva che non ragionavo. -Volevi venire qui dentro con quello... volevi farti scopare per bene?- mi chiese di nuovo. Tutte quelle domande mi confondevano. -Irresponsabile. A diciassette anni ancora devi imparare a controllarti con l'alcool e tutto il resto. Ma se non lo reggi neanche..- continuava a commentare e a me stava salendo sempre di più il nervoso. Gli occhi mi si riempirono di lacrime e Tom lo notò.


-Allora lasciami!- sbottai facendo una strana cantilena tipica di una sbronza.


-No che non ti lascio- rispose lui freddo.


-Se sono una stupida immatura e irresponsabile, tornatene da quella biondina, tanto io sono inutile... e lei sarà anche più intelligente di me!- continuavo senza nemmeno rendermi conto della colossale figura di merda che stavo facendo.


-Quello che faccio non ti riguarda- ribattè lui.


-Perfetto!-.


-Mi riguarda però riportarti a casa sana e salva-.


-Non è vero-.


-Sì che lo è-.


-Non perdere tempo con me, tanto non ti interesso. Vai a divertirti e lasciami qui da sola-.


-Smettila di sparare ste cazzate. Se non mi interessavi neanche un po' non venivo a recuperarti appena avevo capito le intenzioni di quel tipo. Se non mi interessavi neanche un po' non stavo qui con te piuttosto che con la biondina che me la stava anche per dare. Se non mi interessavi neanche un po', cazzo, non sarei rimasto tutto il tempo a guardarti dormire facendoti i grattini, l'altra sera! Il fatto è che tu non ti accorgi di nulla. Non riesci a capire. Ma non me ne frega niente. Ti sto dicendo questo perchè so che domani mattina non ti ricorderai più una singola parola di quello che ho detto. E mi sta bene così, te lo giuro. Adesso quello che più mi preme è riportarti a casa in salute!-. Io rimasi zitta a guardarlo non so per quanto tempo. Le sue parole, per quanto poco ci avessi capito in quella situazione, in qualche modo mi avevano colpito. Non sapevo se negativamente o positivamente. Mi avevano colpito e basta. Mi sentivo veramente una stupida. Chiusi gli occhi mentre una lacrima scivolava lungo la mia guancia. Poi appoggiai la fronte sul petto di Tom, abbracciandolo. Nascosi il mio viso nella sua maglia XXL mentre lui mi stringeva a sua volta. -Io ti voglio bene, pazza sclerata- mi sussurrò all'orecchio. Quella era la goccia che aveva fatto traboccare il vaso. Era la dimostrazione che io ero solo un'egoista orgogliosa che non riusciva ad andare da lui e chiedergli scusa. Mi diede un bacio sulla guancia e poi si staccò lievemente dall'abbraccio. -Dai, ti riporto a casa- mi disse staccando finalmente il suo bacino dal mio, che mi stava letteralmente mandando fuori di testa più di quanto già non fossi, e mi aiutò a camminare fuori dal bagno. Raggiungemmo gli altri che, non appena mi videro in quelle condizioni, si affrettarono a seguirci fuori dalla discoteca. Salimmo in limousine. Tom era rimasto tutto il tempo accanto a me. Io mi raggomitolai meglio al suo fianco mentre lui mi faceva delle carezze sulla testa. Quante cose avrei voluto dirgli in quel momento, se solo avessi avuto la lucidità giusta. Arrivati alla villa scendemmo dalla limousine e Tom mi prese in braccio entrando in casa e portandomi su per le scale. Raggiunse la mia stanza e mi posò sul letto. Mi tolse le scarpe e tirò le coperte fino al mio mento. -Buona notte- sussurrò prima di farmi una carezza sulla testa e uscire dalla camera.


-Notte-.


*


Ok. Quella era decisamente l'ultima volta. Mai più avrei fatto casino con i cocktail. La testa sembrava volesse scoppiarmi da un momento all'altro e la stanza non si fermava intorno a me quando mi misi seduta sul letto. Sgradevolissima sensazione che non provavo da un bel po' di tempo. Forse non l'avevo addirittura mai provata così forte. Mi alzai lentamente dal letto cercando di non ritrovarmi con la faccia per terra. Solo in quel momento mi accorsi di essere ancora vestita dalla sera prima. Non ricordavo nulla. Buio totale. Non ricordavo come si era conclusa la serata, come ero tornata a casa, niente. Sbadigliai ed uscii dalla mia stanza andando a sbattere ogni tanto sul muro.


-Hey, Sara, come stai?- sentii la voce di Gustav alle mie spalle. Io mi voltai lentamente per evitare un capogiro.


-Come se mi fossero passati sopra con un tir e poi appesa a testa in giù su una ruota panoramica a massima velocità, hai presente?- risposi a malapena. Lui ridacchiò.


-Sì, ho presente- annuì.


-Ma che mi è successo? Come ci sono arrivata in camera ieri sera?- domandai.


-Beh, diciamo che ieri sera hai bevuto qualche bicchierino di troppo. Un ragazzo ti stava per portare in bagno ma Tom è intervenuto prima che potesse combinare chissà che cosa-.


-Tom??-.


-Sì. Poi siamo tornati indietro e lui ti ha portata in camera tua e ti ha messa a letto-.


-Ma... quindi lui mi ha aiutata?-.


-Sì. Dopo che ti ha messo a letto è venuto da noi e ci ha raccontato. Si è molto preoccupato quando ha visto che quel ragazzo ti stava trascinando in bagno-. Io rimasi interdetta per qualche secondo. Tom? Tom mi aveva aiutato? Nonostante tutto quello che gli avevo detto...


-Dov'è?- chiesi tremante a Gustav.


-Stamattina si è alzato presto ed è andato a farsi un giro fuori. Ma dovrebbe tornare per pranzo- rispose lui sorridendo.


-Ah ok- commentai pensierosa.


-Non rimandare ancora-.


-Cosa?-.


-Parlaci appena lo vedi. Starete meglio tutti e due-. Io annuii. Gustav aveva più che ragione. Ma lo avrei fatto comunque, anche se non me lo avesse detto. Dovevo ringraziarlo. In quei casi l'orgoglio non doveva proprio esistere o sarei rimasta dalla parte del torto a vita. Avrei parlato con Tom. Mentre la mia mente era piena di quei pensieri, una sgradevole sensazione di nausea cominciava a salirmi in gola. Corsi in bagno e rimettei con la testa nel water. Gustav mi accorse dietro. Sì. Decisamente basta alcool.

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Ringraziamenti:

Tiky: grazie mille Tiky ^^. Certo che mi farebbe piacere passare da te, lo farò! ^^ Un bacio.

6Vampire6Girl6: ahahah, ti do pienamente ragione, neanche io ce la farei xD Grazie mille ^^

_Pulse_: ihihih, grazie! ^^

NickyPrincessThlOve: oh, ma che bello che ti sei affezionata alla mia storia *__* grazie mille ^^

layla the punkprincess: hihihi, grazie tante ^^

IoNonLoSo: wow, grazie! ^^ Sì, penso anche io siano perfetti ^^


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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


capitolo 8

Capitolo 8


Era quasi ora di pranzo quando sentii dei passi salire per le scale e la porta della camera affianco alla mia chiudersi. Tom doveva essere tornato a casa. Sospirai. Ero sdraiata sul mio letto a prepararmi un discorso mentale da fargli. Improvvisamente non ricordai più nulla di tutto quello che mi ero preparata. Mi alzai dal letto, più o meno convinta, ed uscii dalla mia stanza. Arrivai davanti alla porta di Tom. Rimasi lì davanti per un bel po' di minuti. Il cuore mi andava a trecento all'ora, se non di più. Ce l'avrei dovuta fare prima o poi. Bussai lievemente un paio di volte aspettando una risposta. Questa non tardò ad arrivare facendomi rabbrividire. Abbassai la maniglia della porta e mi affacciai. Trovai Tom, seduto sul suo letto matrimoniale, a petto nudo e con i jeans.


-Posso?- sussurrai rossa in viso. Lui annuì interrogativo. Entrai nella stanza chiudendomi la porta alle spalle.


-Come stai?- mi chiese inespressivo.


-Meglio- risposi io tremante e senza muovermi di mezzo millimetro.


-Puoi sederti se vuoi- mi disse lui dopo un po'. Io mi avvicinai al letto e mi ci sedetti sopra, di fronte a Tom. Deglutii.


-Tom...- cominciai insicura mentre lui mi guardava con insistenza. -Mi, mi dispiace- sussurrai. -Mi dispiace per il comportamento che ho avuto nei tuoi confronti ieri pomeriggio. Insomma, lo so, sbaglio a prendermela sempre con te ingiustamente. Sono stata un'insensibile a dirti determinate cose. Ma non volevo. Cioè... volevo ma...- balbettai fino a che lui non mi tappò la bocca con un dito. Alzai lo sguardo su di lui, dato che parlavo senza guardarlo in faccia, e lo vidi sorridermi teneramente.


-Non ti preoccupare. Ti ho già perdonata- mi disse.


-No Tom, non mi hai già perdonata, lo so, me lo sento. Io sono stata troppo insensibile ed egoista. Non puoi perdonarmi così, senza fare una piega!- mi lamentai io. Lui si mise a ridere.


-Che fai, obietti anche su qualcosa a tuo favore? Ti piace proprio litigare allora- scherzò. -Te lo giuro, non ce l'ho con te. Ci ero rimasto solo un po' male, ma ho capito che tutto quello che mi hai detto forse non era completamente vero. Evidentemente in quel momento ti giravano- mi spiegò.


-Sai che ti invidio? Riesci sempre a mettere l'orgoglio da parte, cosa che io non riesco a fare assolutamente- gli dissi ammirata.


-Mi sembra che ora l'hai appena fatto- mi sorrise. Io rimasi un attimo in silenzio come a riflettere sul fatto che era vero. L'avevo messo da parte. Per la prima volta nella mia vita ci ero riuscita. Con un ragazzo. La cosa non era normale. Dovevo tenere davvero tanto a quella persona allora se andavo contro le mie abitudini. Osservai Tom ancora qualche secondo fino a che non lo vidi portare le braccia verso di me. Mi prese e mi trascinò sopra di lui mentre si stendeva con la schiena sul materasso. Io mi sentivo leggermente in imbarazzo ma non dissi e non feci nulla. Avere a contatto con la mia pelle il suo petto nudo non era il massimo in quel momento. Sentivo il mio cuore che batteva ancora più forte di prima. Lui mi teneva abbracciata a sé senza dire mezza parola. Aveva gli occhi chiusi e sembrava stesse dormendo.


-Grazie per ieri sera- gli sussurrai poi. Lui mi fece una carezza sulla schiena.


-Non c'è di che- rispose senza aprire gli occhi.


-E mi dispiace per come si è conclusa la serata per te. Mi ha raccontato tutto Gustav-. Lui sorrise impercettibilmente.


-Mai che si tenga una cosa per sé. Comunque non ti preoccupare. Dovere-. Io sorrisi e chiusi gli occhi anch'io, cullata dalle braccia di Tom.


*


I Tokio Hotel erano nella sala a registrare una nuova canzone. Da quello che avevo capito si intitolava “Pain of love”. Il titolo mi piaceva e, non so perchè, riuscivo a trovarvi un collegamento con me stessa. Non chiedetemi il motivo, si sa che non ho mai una risposta neanche alle mie domande. Me ne stavo dietro al vetro ad osservarli suonare, con le cuffie, seduti sugli sgabelli. Non sentivo nulla dato che la sala era insonorizzata. Ero davvero curiosa però. Senza neanche rendermene conto continuavo ad osservare Tom. Ad un tratto, mentre muoveva le dita sulle corde della chitarra, alzò lo sguardo ed incrociò il mio. Proprio com'era già successo qualche giorno prima, con la differenza che quella volta mi sorrise dolcemente. Io lo ricambiai velocemente e poi mi voltai andandomene. Quel ragazzo mi stava confondendo giorno per giorno. Aveva un modo di fare che variava veramente quando meno me lo aspettavo. Quando era dolce io andavo in crisi. Quando tornava il dispettoso di sempre mi si schiarivano magicamente le idee. Mi chiesi se a tutte le ragazze facesse quello stesso effetto. Sperai di no, altrimenti, povero mondo!


Finalmente avevano finito di registrare la nuova canzone e, i ragazzi, uscirono dalla sala. Io ero in salotto che mi facevo un solitario, seduta sul divano. Ad un tratto mi sentii travolgere.


-Tooom!!- urlai con tutta la voce che possedevo. -Levati!- continuai mentre mi dimenavo sotto il suo peso. Si era comodamente sdraiato addosso a me di schiena, mentre io avevo ancora le carte in mano.


-Mmm, io direi questa- commentò lui sfilandomene una e buttandola sul tavolo assieme alle altre.


-Sei un rompipalle- borbottai facendolo finalmente alzare. Lui ridacchiò fino a sparire su per le scale. Io sbuffai e raggruppai tutte le carte dal tavolino. In quel momento arrivò Bill.


-Heylà!- esclamò bello sorridente. Io ricambiai il sorriso.


-Oooh, il mio gemellino proferito!- feci rimettendo apposto le carte. Lui sorrise furbescamente.


-Mah, non so mica sai...- commentò malizioso. Io lo guardai incuriosita.


-Perchè?- domandai sorridendo sospettosa.


-Andiamo, lo sappiamo tutti che hai un'adorazione per Tom- continuò. Io rimasi un attimo in silenzio a fissarlo come se avessi visto un alieno. Poi mi alzai di scatto dal divano, lo presi per la maglia e lo trascinai fuori di casa. Chiusi la porta e lo guardai negli occhi.


-Avanti, spiegamela... che è sta novità?- borbottai a braccia conserte. Lui si lisciò la maglia sul petto e si schiarì la voce.


-Guarda che ti ho vista l'altra sera- sorrise. Io ancora non riuscii a capire.


-Bill, stringi- lo rimbeccai nervosamente.


-Oh, insomma, quando hai visto la biondina in braccio a Tom, in discoteca, e hai sbattuto il bicchiere sul tavolo come se ci volessi lasciare un buco come ricordo- mi spiegò divertito.


-E allora?-.


-Come “E allora”? Dai, una reazione del genere nasce solo da chi ha un'interesse nei confronti di una persona. In questo caso tuo nei confronti di Tom-. Io scoppiai a ridere quasi forzatamente. Era una risata isterica più che altro e mi succedeva quando mi sentivo fregata. -Guarda che io non ci trovo niente da ridere così sguaiatamente- commentò lui guardandomi sarcastico.


-Ma come ti vengono certe cose??- gli chiesi una volta ripresa.


-Dai, su-.


-Ma dai su che??-.


-Ti piace Tom?-. Quella domanda mi aveva presa un attimo in contro piede. Ok, che gli rispondevo? Ma certo che gli rispondevo di no! Perchè dovevo stare pure a pensarci?


-Ma no che non mi piace... mi ci sono semplicemente affezionata come amica, stop- risposi piuttosto diplomatica. Lui continuava a guardarmi sospettoso. -Giuro!- aggiunsi mettendo le mani avanti.


-E del bicchiere?- insistette.


-Semplicemente avevo appena finito di discutere con il ragazzo che stava dietro al bancone-. Ok, quella era una mezza bugia.


-Mmm- annuì poco convinto.


-Bill, fidati. Lo sai che io e tuo fratello siamo, a volte, incompatibili. Certo ci vogliamo bene ma non potremmo mai vederci sotto una luce differente e sai perchè? Perchè siamo troppo uguali. Spesso due persone troppo uguali non riescono a stare insieme perchè si scornano dalla mattina alla sera. Io e Tom siamo di quel ramo lì- spiegai cercando di risultare il più tranquilla possibile.


-D'accordo, ti credo- mi sorrise.


-Graaazie- gli diedi un bacetto sulla guancia e, insieme, rientrammo in casa. Davanti a noi arrivarono Georg, Tom e Gustav.


-Hey, che stavate facendo, piccioncini?- ci chiese Georg malizioso. -Avete l'inciuccio?- scherzò. Io mi attaccai a Bill, avvolgendogli le braccia al collo e alzando un piede per aria.


-Sì, ci hai scoperti- recitai drammaticamente. Gli altri si misero a ridere.


*


Erano le dieci e mezza di sera ed io ero seduta sul mio letto, sotto le coperte, che mi facevo tranquillamente le parole crociate con solamente la luce dell'abatjour sul comodino affianco a me. Ad un tratto sentii bussare alla porta.


-Avanti- dissi senza staccare gli occhi dal giornaletto. La porta si aprì e fece capolino nella stanza Tom. Io alzai lo sguardo su di lui. -Hey, che fai?- gli chiesi incuriosita mentre lo guardavo chiudere la porta.


-Niente, avevo voglia di chiacchierare un po', posso farti compagnia?- rispose indicandomi il materasso. Io annuii mettendo apposto le parole crociate. Lui si avvicinò e si sdraiò accanto a me. Prese a giocherellare con un lembo della manica del mio pigiama. Mi intenerì in quel momento. Sembrava quasi intimidito. -Sai... c'era una cosa che volevo chiederti da un pò- riprese dopo un momento di silenzio. Io mi irrigidii. Cosa mi voleva chiedere? Pregai che non fosse la stessa domanda che mi aveva posto Bill quel pomeriggio. -Perchè sei scappata di casa?- mi guardò negli occhi. Da una parte feci un sospiro di sollievo mentalmente. Dall'altra mi rattristai tornando a pensare alla mia “storia”, se così si poteva chiamare.


-Ehm, è complicato- balbettai mentre le mani cominciavano a sudarmi.


-Prova- mi incoraggiò lui. Io presi un bel respiro.


-Ok. Dunque... quando sono nata, mio padre non mi voleva. Aveva sempre odiato i bambini e quindi aveva sempre odiato me di conseguenza. Purtroppo mia madre lo amava. Io mi chiedevo come facesse ad amare un uomo alcolizzato e drogato. Già, beveva e si drogava. Certo io ero piccola e non potevo capire inizialmente ma con il passare degli anni cominciai a farlo. Cominciai a percepire che qualcosa non andava. Lo capii dai pianti isterici di mia madre, dagli scatti violenti che molto spesso mio padre aveva, da quella puzza di alcool insostenibile che sentivo ogni volta a casa. Tutto era molto più chiaro a tredici anni. Scoprii cose che non avrei mai voluto scoprire. Venni a sapere che mio padre picchiava mia madre. Una sera tornai prima dall'allenamento di pallavolo perchè non mi sentivo molto bene. Quando aprii la porta di casa trovai mia madre per terra che piangeva contorcendosi e...- mi fermai un attimo chiudendo gli occhi. Il magone era tornato a farsi vivo. Tom mi aveva preso la mano e me la stava accarezzando rapito dal mio racconto. -E mio padre che si stava bevendo una bottiglia di birra. Insomma... era la settima. Avevo visto le altre vuote. Alcune rotte, buttate per terra. Non si reggeva in piedi. Continuava a sbandare in ogni angolo della casa. Io rimasi scioccata da quella scena. Corsi da mia madre per vedere cos'avesse e provai una rabbia grandissima quando le vidi lo zigomo viola e le labbra tagliate. Era stata presa a botte da mio padre. Mi ricordo che lo vidi avvicinarsi a me. Io non avevo paura. Ero solo furiosa con lui. Mi prese per le spalle e mi buttò a terra. Sentivo una puzza tremenda di birra sul mio volto che mi provocò una nausea pazzesca. Guardandomi minaccioso mi disse “Tu non hai visto niente”. Poi si allontanò da me e si chiuse in camera. Passarono gli anni e la situazione era sempre la stessa, anzi, era peggiorata. Mio padre aveva cominciato a picchiare anche me- continuai mentre sentivo Tom stringermi improvvisamente la mano e trattenendo il respiro per un attimo. -Tutto perchè io difendevo mia madre. Così me le prendevo anch'io. Passò ancora del tempo fino a che non arrivai ai miei sedici anni. Un anno fa. Mia madre forse era impazzita. Era depressa, esaurita. Insomma era diventata matta, nel vero senso della parola. Cominciò a seguire mio padre. Cominciò a drogarsi anche lei, a bere. E quando vedeva che mio padre mi picchiava si metteva a ridere oppure diceva solamente sbronza “Dai, lasciala stare” tranquillamente, senza fare una piega. Arrivò il mio diciassettesimo compleanno e io decisi che non volevo più vivere in quella maniera. Anche tutti i miei amici avevo perso perchè sapevano che tipo di vita facevo, e invece di scegliere di aiutarmi, preferirono scappare e mettersi in salvo. Giustamente. Anche io scelsi di scappare- conclusi. Lo guardai. Lui mi fissava incredulo. Aveva un'espressione mista fra l'impaurito, lil dispiaciuto e l'incredulo.


-Io... io non credevo...- cominciò. Io lo zittii sorridendo.


-Lascia stare, odio essere compatita, è per quello che non vi avevo ancora raccontato la mia storia. Non volevo farvi pena- gli dissi. Lui mi abbracciò forte. Io sospirai trovando finalmente un luogo sicuro fra le sue braccia. Chiusi gli occhi sentendomi protetta, capita... apprezzata.


-Mi dispiace che tu abbia dovuto passare tutto questo. Non ne avevo la minima idea- mi sussurrò all'orecchio.


-Non preoccuparti. Ti ringrazio e ringrazio gli altri di questo grande aiuto che mi avete dato e che mi state dando- risposi allo stesso modo.


-Io voglio tenerti qui con noi. Non sei ancora pronta per andare a vivere da sola-.


-Tom, non voglio essere un peso-.


-Non lo sei. Rimani qui-. Io sorrisi rincuorata stringendomi di più a lui. Annusai il suo profumo prima di addormentarmi. Mi sentivo leggera... parlare con Tom mi aveva fatto bene.

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Ringraziamenti:

Stella_B: wow! Ma che bello, sono riuscita a far leggere anche uuna "non fan" dei Tokio Hotel! ^^ Grazie mille! ^^

layla the punkprincess: hihihi, hai visto? Si è scusata ^^ Grazie!^^ 

_Pulse_: sì sì, basta alcool xD. Vitto che teneroso Tomiii *__* (Aspetta e vedrai U.U) xD Grazieeeeeee!! ^^

TittaH: tesoro mioo! Anche qui, che bello! ^^ Grazie mille, sei gentilissima! ^^ Un bacione ^^

NickyPrincessThlOve: grazie mille! ^^ mi fa piacere che ti stia simpatica la protagonista. Siete uguali? Allora mi stai simpatica sicuramente.. hihi.. baci! ^^

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


capitolo 9

Capitolo 9


Quando mi svegliai quella mattina, la prima cosa a cui feci caso fu il sorriso rilassato che aveva preso posto sulle mie labbra. Aprii gli occhi e automaticamente spostai lo sguardo affianco a me. Tom non c'era ma al posto suo aveva lasciato un foglietto sul cuscino. Lo presi e lo lessi incuriosita.


Giorno! Sai che non stai un attimo ferma durante la notte? Stamattina mi son dovuto alzare presto perchè dovevo andare con gli altri a fare un ennesimo servizio fotografico e mi dispiaceva svegliarti. Torneremo verso l'ora di pranzo. Tu nel frattempo non è che ci potresti preparare qualcosina da mangiare?? Graaazie!

P.s: se tutti i giorni fossi uno zuccherino come quando dormi, ti chiederei di sposarmi!

Bacio”


Io ridacchiai divertita. Era veramente uno scemo quel ragazzo. Improvvisamente però avvampai pensando che aveva dormito tutta la notte con me. Feci una cosa che mi lasciò perplessa per qualche secondo nonostante fossi stata io stessa a farla: annusai la parte di materasso dove aveva dormito lui ed automaticamente sorrisi. Scossi la testa dandomi della stupida da sola. Mi alzai dal letto per poi lavarmi e vestirmi. In pochi minuti ero già di sotto, in cucina, a inventarmi qualcosa per quei quattro squinternati. Presi un libro di cucina che per caso trovai in mezzo a tante riviste porno. Mi domandai cosa ci facesse lì dentro. Mi postai al tavolo e cominciai a sfogliare il libro. C'erano tante cose buone ma alcune proprio impossibili da fare. Diedi un'occhiata in frigo. Con mia sorpresa era quasi vuoto. Certo, mangiavamo quasi sempre pizza surgelata. Sospirai e presi dal mobile in alto l'unica scatola di pasta che c'era rimasta. L'avrei cucinata con del normale pomodoro. Chiusi il libro e lo ributtai in mezzo alle riviste.


Stavo girando la pasta dentro la pentola con il cucchiaio in legno quando sentii un contatto morbido e caldo sul collo. Un brivido mi percorse la schiena quando mi accorsi che erano labbra. Tirai un urlo cominciando a sventolare il cucchiaio a destra e a manca.


-Hey!! Hey!- sentii la voce familiare di Tom alle mie spalle che cercava di fermarmi le braccia. -Ma sei scema?!- esclamò mentre io mi bloccai guardandolo negli occhi.


-No, tu sei scemo! Mi hai fatto spaventare!- ribattei mentre il cuore tornava a battermi regolarmente in petto.


-Mi hai quasi fatto fuori il mio bellissimo e perfettissimo naso- commentò tastandoselo.


-Sì, certo. E comunque chi ti ha dato il permesso di baciarmi sul collo??- gli domandai irritata.


-Nessuno- mi sorrise strafottente.


-Ma che ci parlo a fare...- borbottai voltandomi di nuovo verso la pentola. Nel frattempo in cucina entrò il resto della band. -Ma che entrate in punta di piedi in casa? Non vi ho proprio sentiti entrare- constatai dopo un po'.


-Si vede che eri sovrappensiero- rispose Gustav sedendosi al tavolo.


-Pensava a me- intervenne Tom.


-Sì, Tom, sei sempre nei miei pensieri- dissi sarcastica.


*


-Ragazzi, io vorrei andare a fare la spesa, il frigo è quasi vuoto- annunciai una volta sparecchiata la tavola.


-Perfetto, ti accompagno io- si offrì subito Tom. Io lo guardai di traverso.


-Tom...- borbottò David stravaccato sul divano. -Andate con Saki- disse.


-Ma io volevo andare con la mia macchina- sbuffò il ragazzo.


-Dai, Tom, non fare il bambino- intervenne Bill buttandosi sul divanetto di fronte a David.


-D'accordo- si arrese Tom. Saki uscì di casa. Tom mi fece segno di seguirlo e, dopo aver salutato gli altri, chiudemmo la porta. Subito mi portò un braccio attorno alle spalle mentre l'altra mano la teneva in tasca. Io lo scostai da me.


-Tom, ti ricordi cosa ti dissi i primi giorni che ci conoscemmo?- gli chiesi tranquillamente mentre salivamo in limousine. Lui mi guardò interrogativo, di fronte a me, chiudendo la portiera. -Ti dissi che non c'era trippa per gatti- gli sorrisi sarcastica.


-Tutti possono cambiare idea nella vita- mi sorrise lui.


-In questo caso, io no- conclusi guardando fuori dal finestrino. Eppure dentro di me sapevo che stavo mentendo. A lui e a me stessa. Tom in qualche modo mi attirava, era inutile negarlo. Potevo provare a convincermi del contrario ma ormai la frittata l'avevo fatta. Certo, non potevo dire che mi piacesse nel vero senso della parola ma non mi era indifferente. Anzi. Lo osservai attraverso gli occhiali da sole, così che lui non potesse notarlo. Anche lui li portava. Forse in quel momento ci stavamo guardando tutti e due ma non potevamo saperlo. Mi piaceva il suo viso. Il suo corpo. Le sue mani avevano un qualcosa di particolare e speciale che mi portava sempre quasi a volerle addosso a me. Le labbra erano perfette. Talmente tanto da desiderare, a volte, che si posassero sulle mie. Mi risvegliai improvvisamente da tutti quei pensieri. Ero caduta in una specie di trans. Mi chiesi come avessi fatto a formulare pensieri di quel genere se due giorni prima avevo negato a me stessa che Tom mi potesse piacere.


-Hey, ci sei ancora?- mi sventolò una mano davanti al viso.


-Ehm... sì- balbettai.


-Non parlavi più- continuò.


-Non ho niente da dire-.


-Vabbè-.


-Ah, Tom, la storia che ti ho raccontato ieri sera, per favore, non raccontarla a nessuno dei ragazzi, ok?-.


-Tranquilla-. La limousine finalmente si fermò. Quella situazione stava diventando quasi imbarazzante per me. Scendemmo sotto la vigile guardia di Saki ed entrammo nel negozio di alimentari. C'era poca gente in giro ma sembrava innocua. -Allora, signorina, cosa vorrebbe comprare?- mi chiese Tom.


-Ma io direi le cose più essenziali- risposi guardandomi attorno. Cominciai a prendere uova, farina, pasta, carne, verdura, di tutto e di più e mano a mano lo caricavo addosso a Tom. La sua faccia non si vedeva più.


-Ehm, Sara, non è che potresti portare qualcosa anche tu?- mi chiese a fatica.


-Io sto prendendo la roba dagli scaffali, sono occupata- tagliai corto, piuttosto divertita. Tom, sbuffando, scaricò tutto in braccio a Saki e mi venne vicino.


-Perchè non prendi quel salame lì?- mi chiese con una faccia da cucciolo.


-Perchè il salame fa venire i brufoli e tu non li vuoi i brufoli, vero Tom?- risposi sorridendo. Lui si arrese con un'espressione abbattuta. Una volta finito di svuotare il negozio, Tom pagò, ed uscimmo. Portammo tutto nella limousine.


-Meno male che dovevamo prendere solo l'essenziale- commentò Tom osservando i tre sacchetti pieni.


-Il problema è che nel vostro frigo non c'è né l'essenziale, né l'ombra di un nulla- risposi salendo.


-No, perchè sali?- mi chiese. Io lo guardai perplessa.


-Perchè torniamo a casa, no?- risposi.


-E se invece andassimo a farci un giro?- mi propose.


-Tom, se vi beccano i paparazzi, David mi fa un culo così- intervenne Saki.


-Ma tanto abbiamo gli occhiali da sole, io ho il cappuccio, non mi riconosce nessuno- ribattè Tom. -Dai, Saki, per favore- lo implorò. Alla fine la guardia del corpo cedette a quelle sue lamentele. -Perfetto, andiamo- mi disse sorridente, prendendomi per mano. Io gliela lasciai e cominciai a camminargli affianco. Saki chiuse la limousine e ci venne dietro.


-Hai voglia di un gelato?- mi chiese Tom. Io alzai le spalle annuendo. Arrivammo davanti ad una gelateria ed ordinammo due coni con gusti differenti per poi allontanarci gustandoceli. -Come l'hai preso tu??- mi domandò.


-Pistacchio e bacio- risposi indifferente.


-Mi fai assaggiare il bacio?-. Io gli allungai il gelato ma lui si sporse verso di me sorridendomi. Lo vidi avvicinarsi sempre di più e sembrava che io non avessi più autorità sul mio corpo e sul mio cervello. Stava per sfiorarmi le labbra quando io mi scostai bruscamente col cuore a mille.


-Che cazzo credevi di fare?- gli chiesi minacciosa.


-Assaggiavo il bacio- mi rispose da sbruffone. Io cominciai a camminare nervosamente davanti a lui mentre lui cercava di starmi dietro ridacchiando. -E dai, piccola, mica ti sarai arrabbiata!- mi disse. Il mio cuore stava impazzendo. Non sapevo se di rabbia o di emozione per quello che sarebbe potuto succedere se io lo avessi permesso. Se fosse successo? Mi sentii avvampare. Ci sedemmo su una panchina mentre Saki ci teneva d'occhio un po' più lontano.


-Perchè non riesci mai a fare il serio per una volta?- gli domandai scocciata.


-Non è vero, ieri sera lo ero- rispose lui. Io rimasi in silenzio. Sì, dovevo ammettere che la sera prima era stato davvero dolce e comprensivo. Mi chiesi il motivo per cui fosse tornato il solito stupido. Mentre pensavo a quelle cose allungò un braccio verso di me e mi fece appoggiare a lui. Io rimasi un attimo sorpresa di quel gesto ma lo lasciai fare.


-Oh, finalmente stai tranquilla. Ogni volta sembra che non ti fidi di me- mi sussurrò una volta finito di mangiare il gelato.


-Se non mi fidassi non ti avrei raccontato la mia storia- risposi accoccolandomi meglio a lui che mi faceva delle carezze al braccio. Stavo bene.


*

Quella sera, io e i Tokio Hotel decidemmo di guardarci un film. Ci sedemmo tutti sul divano. Tom, ovviamente, non aveva perso tempo a mettersi vicino a me. Dall'altra parte avevo Bill che si stava facendo fuori un'intera scodella di pop-corn. Ogni tanto gliene fregavo qualcuno godendomi la visione del film. Avevo un sonno allucinante e i miei occhi si stavano chiudendo piano piano. Cercavo di rimanere sveglia ma niente da fare, la testa mi cascò sulla spalla di Tom. Quest'ultimo mi guardò interrogativo e poi sorrise appoggiando la sua testa sulla mia.


-Uuuh, Tom ha fatto colpo secondo me- ridacchiò Georg osservandoci.


-Stai zitto, stupido- sorrise Tom.


-Fossi in te ne approfitterei... perchè stanotte non entri in camera sua e non te la fai?- gli propose malizioso il bassista.


-Georg!- esclamò Bill scandalizzato.


-E dai che scherzo- rispose il rosso. Tom mi guardò leggermente intenerito.


-A lei, una cosa del genere non la farei- sussurrò. Gli altri ragazzi si scambiarono un'occhiata eloquente.


-Tom, attento.. le donne sono pericolose. Non ti starai mica innamorando?- ricominciò Georg.


-Ma ti fai gli affaracci tuoi?- intervenne di nuovo Bill.


-Dai ragazzi, guardatevi sto film- borbottò annoiato Gustav. Gli altri obbedirono e rimasero in silenzio. Tom mi accarezzava distrattamente il fianco mentre io dormivo felice e beata. Se solo avessi saputo quello che avevano detto a mia insaputa...


Una volta finito il film, i Tokio Hotel spensero la tv. Georg, Gustav e Bill se ne andarono a dormire dando la buona notte a Tom. Lui mi osservò e mi picchiettò leggermente un dito sulla mano che era finita involontariamente sulla sua gamba. Io aprii lentamente gli occhi.


-Hey, bella addormentata, il film è finito- mi disse divertito. Io alzai la testa dalla sua spalla e lo osservai. Era a tre centimetri di distanza da me. Io arrossii. Il salotto era rimasto vuoto e c'era solamente la luce dell'abatjour. Ci guardammo negli occhi per un tempo infinito e la mia mano non osava staccarsi dalla sua gamba. Mi scostò un ciuffo di capelli ribelle dal mio viso e mi sorrise dolcemente. Io rabbrividii. Lo vidi avvicinarsi per la seconda volta quel giorno. I miei muscoli stavano fermi. Mi posò una mano sulla guancia e mi avvicinò ancora a sé. Lo vidi chiudere gli occhi e nello stesso momento in cui le sue labbra toccarono le mie, il mio cuore perse un battito. Sentivo caldo e freddo allo stesso tempo. Il caldo delle sue labbra e il freddo del piercing. Mi stava stringendo a me e io stavo quasi per cedere, ma quando sentii le sue labbra schiudersi e la sua lingua cercare la mia, mi staccai con un leggero schiocco. Chiusi gli occhi confusa.


-Scusami- sussurrai per poi alzarmi dal divano e salire velocemente le scale. Entrai nella mia stanza chiudendo la porta e mi buttai a pancia in giù sul letto. Abbracciai il cuscino e lì piansi lacrime e lacrime. Non sapevo se di gioia o di tristezza. Sapevo solo che volevo sfogarmi in qualche modo. Continuai a chiedermi nella mente il perchè mi fossi allontanata da lui. Non volevo farlo. Forse non mi avrebbe più voluto. Forse non mi avrebbe più parlato. Ero una stupida.


*


Il mio sonno venne disturbato da delle urla e delle lamentele fuori dalla mia stanza. Mi girai svogliatamente tra le coperte ma quelle non cessavano. Sbuffando mi alzai chiedendomi cosa stesse succedendo. Mi infilai le pantofole e scesi velocemente le scale arrivando in salotto. Trovai David, in piedi, con un giornale in mano e Tom seduto con le mani sulla fronte e i gomiti appoggiati alle ginocchia.


-Sei un irresponsabile!- urlò David.


-David, io non ho visto nessuno, te l'ho già spiegato, come potevo saperlo?!- ribattè Tom alzando lo sguardo sul suo manager.


-Non me ne frega niente, Tom! Io voglio un po' di serietà da parte tua! Adesso cominceranno a farsi domande su domande e la colpa di chi è secondo te?!-.


-Mia, d'accordo! Ma cosa vuoi che succeda?! Ti spaventi per un po' di domande?!-.


-Tom ma come cazzo ragioni?!-. Io mi schiarii leggermente la voce ed entrambe si voltarono verso di me.


-Ciao Sara- borbottò David.


-Ciao- risposi insicura. Vidi l'uomo fulminare un'ultima volta Tom per poi uscire dal salotto e sparire su per le scale. Eravamo rimasti di nuovo soli. Lui forse non aveva il coraggio di guardarmi negli occhi. Ripensai alla sera prima e il mio cuore continuava a battere velocemente. Non sapevo che fare. Se mi avesse respinto? Mi avvicinai timidamente al ragazzo e mi sedetti vicino a lui sul divano. Gli posai una mano sulla sua. -Hey, che è successo?- gli chiesi. Lui non rispose. Semplicemente mi passò un giornale già aperto. Quando mi arrivò sotto gli occhi li sgranai.


Nuova fiamma per il playboy dei Tokio Hotel?”


Questo era il titolo. Abbassai lo sguardo e mi si raggelò il sangue quando vidi tre foto mie e di Tom. La prima mentre camminavamo col il gelato in mano, la seconda mentre lui cercava di baciarmi e la terza abbracciati sulla panchina. Le mani mi tremavano.


-Mi dispiace, ok?- sussurrò abbattuto Tom. Io deglutii.


-Tom... è un disastro questo!- esclamai. Lui si voltò verso di me.


-Adesso ti ci metti pure tu?! L'ho già subita la paternale da David, non mi serve anche la tua!- si difese.


-Se i miei genitori dovessero riconoscermi sono nella merda!- continuai preoccupata.


-Non era mia intenzione! Senti, Sara, ci rimettiamo anche io e la mia band, ti pare che io me la vada a cercare una cosa del genere?-. Sentii Tom sospirare ed alzarsi dal divano. Rimasi da sola in quel salotto. Chiusi gli occhi appoggiando la testa sullo schienale. Quello era un bel casino.

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Ringraziamenti:

Blak_DownTH: grazie mille davvero! Ma non ti preoccupare se non riesci a recensire ogni capitolo ^^ certo mi fa piacere se lo fai,  ma non mi offendo ^^

Tiky: hihihi, grazieeeee! ^^

_Pulse_: grazie ^^ hihihi... lo sapevo che qualcuno cominciava a sospettare su Bill xD

NickyPrincessThlOve: grazie ^^ cmq non ti preoccupare, in tutto questa storia ha 24 capitoli ^^ devo scrivere solo l'ultimo e tranquilla, neanche a me piacciono le cose banali, ti posso assicurare che Tom non sarà sempre così buono e caro ^^

IoNonLoSo: grazie mille! Sono contenta che la storia continua a piacerti. Io cerco di aggiornare velocemente e non so se faccio bene o male ^^

layla the punkprincess: grazie! ^^ sono contenta che continui a piacere anche a te ^^

Stella_B: oddio, grazie per i complimenti ^^ sono contenta che almeno riesco a bilanciare i vari argomenti, meno male! Non voglio sia noiosa ;)

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


capitolo 10

Capitolo 10


A tavola c'era per la seconda volta un silenzio di tomba. I Tokio Hotel ce l'avevano con Tom. David ce l'aveva con Tom e Saki. Tom ce l'aveva con tutti e Saki ce l'aveva con Tom. Io li guardavo uno ad uno in silenzio, senza proferir parola. Avevo paura di dire qualcosa di sbagliato. In quel momento, qualunque cosa sarebbe stata sbagliata. Era anche piuttosto imbarazzante la situazione: un po' mi sentivo colpevole anche io, visto che ero io quella immortalata nelle foto assieme a Tom. Nonostante tutto, non riuscivo ad arrabbiarmi con lui. Forse però lui lo era con me. Ma non per le foto. Per il bacio della sera prima. Ancora non ero riuscita a perdonarmi il fatto di averlo respinto. Molto probabilmente qualunque ragazza sana di mente, al mio posto, l'avrebbe lasciato fare. Non so cosa mi sia preso. Forse avevo paura di essere presa in giro. Mangiavo in silenzio la mia insalata giocherellando svogliatamente con la forchetta. Ad un tratto Bill si alzò da tavola.


-Buona notte- disse freddamente e quasi impercettibilmente, per poi uscire dalla cucina. Nessuno aveva risposto. Allora non lo feci neanche io richiudendo immediatamente la bocca. David non aveva mangiato con noi quella sera. Prima che ci mettessimo a tavola aveva detto a Gustav che aveva già mangiato molto al pomeriggio. Dopo aver detto quello si era chiuso in camera e nessuno l'aveva più visto. Posai la forchetta sul piatto vuoto.


-Ehm...- cominciai. Georg e Gustav alzarono lo sguardo su di me mentre Tom continuava a fissare il suo piatto. -Vado a dormire anch'io- dissi. Georg e Gustav annuirono dandomi la buona notte. Diedi un'occhiata a Tom sperando in una sua minima reazione ma niente. Delusa e amareggiata uscii dalla cucina e salii le scale. Decisi che parlare con Bill forse non poteva farmi così male. Arrivai davanti alla sua porta e vi bussai lievemente un paio di volte.


-Chi è?- mi chiese dall'altra parte.


-Sara- risposi tremante.


-Vieni- mi diede il permesso. Io sospirai ed aprii la porta. Lo trovai seduto sul letto che giocherellava svogliatamente con i peli di un peluche. Richiusi la porta e mi avvicinai a lui. -Non ce l'ho con te- mi disse subito come se mi avesse letto nel pensiero. Io sorrisi lievemente e mi sedetti di fronte a lui, ai suoi piedi. Lo osservai attentamente. Lui non alzava lo sguardo su di me. In quel momento mi ricordava tanto suo fratello. Ma allo stesso tempo mi sembrava così piccolo e indifeso con quel pupazzetto in mano... -Mi fa male non parlare con mio fratello- ricominciò lui come se avesse voglia di sfogare tutto quello che aveva dentro. -Però quello che ha fatto...- continuò bloccandosi subito per poi sospirare chiudendo gli occhi.


-Lo so, Bill. Però alla fine non è completamente colpa sua, non l'ha fatto apposta- risposi io.


-No, Sara, la colpa è interamente sua. Se non fosse così maledettamente cocciuto e così amante del rischio... a quest'ora non saremmo in questo casino. Lui voleva a tutti i costi farsi un giro con te quando sapeva benissimo che Saki non era d'accordo per via di raccomandazioni di David e che nei paraggi potevano esserci benissimo dei paparazzi. Quelli lì sono dappertutto-.


-Sì, in effetti ci poteva pensare due volte. Però non mi sembra il caso di tenergli il muso. Non gli parla nessuno. Si sentirà un attimo solo in questo momento-.


-Infatti se ci penso mi dispiace... però non riesco adesso ad andare da lui e parlargli, non so perchè. Insomma, anche l'altra notte è uscito di nascosto da noi. Lo sapevi forse solo tu, da quello che ho capito. Vorrei solo che diventasse un pò più responsabile-. Io rimasi un attimo in silenzio a guardare in basso. Sentivo gli occhi di Bill puntati addosso a me. -Quello che invece non riesco a capire è il motivo per cui non parla a te- aggiunse dopo un po' prendendomi alla sprovvista. Io sussultai leggermente mentre il cuore prese a battermi velocemente come al solito.


-Ehm, beh, per un'altra storia...- risposi vaga. Lui mi guardò attentamente.


-Mi devi dire qualcosa?- mi chiese eloquente. Io esitai qualche secondo.


-No no, tranquillo. È una cosa che risolveremo noi due. Se la risolveremo-.


-Come vuoi-.


-Beh, io adesso me ne vado in camera-. Mi alzai dal letto dirigendomi verso la porta. -Buona notte, Bill- gli dissi ricevendo la sua risposta. Poi mi chiusi la porta alle spalle ed entrai in camera mia stravaccandomi sul letto. Feci un grande sospiro chiudendo gli occhi. Non potevo sopportare oltre quella situazione. Sia per le foto che per il bacio con Tom. Stava diventando tutto un casino. Veramente mi sentivo come in una trappola da cui avrei fatto fatica ad uscire.


*


Quel giorno avevo deciso di mettermi a pulire un po' l'intera casa. Non sapevo se quello era un modo, nel mio subconscio, di farmi perdonare per qualcosa che effettivamente non avevo fatto. Molto più semplicemente, forse, era un modo per non subire la tensione e l'imbarazzo del silenzio della band. Almeno tenevo la mente occupata. Gustav mi aveva già “sgridato” un paio di volte dicendomi che non ero una donna delle pulizie e che dovevo stare ferma ma io, capocciona, avevo deciso di non ascoltarlo. Stavo spazzando per terra mentre i Tokio Hotel si preparavano per andare a tenere una nuova intervista. Molto probabilmente quella sarebbe stata la ciliegina sulla torta. Se avessero fatto strane domande a Tom su me e lui, quel povero ragazzo se la sarebbe vista brutta una volta tornato a casa.


-Ciao Sara- mi salutò David uscendo di casa ancora prima che io potessi rispondere. Dopo di loro si susseguirono Bill, Gustav e Georg. Sentii ancora dei passi scendere le scale. Mi voltai ed era Tom.


-Ciao- provai timidamente.


-Ciao- borbottò lui senza neanche guardarmi. Prima che uscisse di casa, io lo presi delicatamente per il polso. Lui rimase fermo senza voltarsi.


-Tom, ti prego. Non mi ignorare. Non roviniamo tutto quanto...- sussurrai tremante.


-Tutto quanto cosa?- mi chiese lui freddamente senza muovere un muscolo. Quella fu per me una pugnalata dritta al cuore. Lasciai lentamente la sua presa senza accorgermene guardandolo uscire dalla porta.


Non era possibile. Non era assolutamente possibile che come io e Tom facevamo pace, tornavamo di nuovo a non parlarci, neanche due giorni dopo. Tutto per cosa poi? Perchè io non sono stata interamente al suo bacio. Insomma, non l'avevo respinto sin dall'inizio! Poteva almeno immaginare che un po' mi interessava ma che forse ero solo momentaneamente confusa! Su cosa, lo dovevo ancora capire, per la cronaca. Tuttavia il suo non era un comportamento giustificato. Io li odiavo i ragazzi così. Quelli che vogliono tutto e subito. Mi alzai dal letto e mi sedetti alla mia scrivania. Presi un foglio e una penna. Cominciai a scrivere senza pensare troppo.


Tom...”


Scrissi quelle prime tre lettere e già le cancellai scuotendo la testa. Ricominciai.


Io non capisco il motivo del tuo...”


Cancellai di nuovo. Troppo formale.


Perchè non proviamo a fare come se non fosse successo nulla?”


Accartocciai direttamente il foglio. Se gli avessi fatto trovare una frase del genere, avrebbe accartocciato me in quel modo. E poi non lo volevo neanch'io. Presi un altro foglio. Mi picchiettai la penna sulle labbra pensando ad una frase decente. Posai la penna sul foglio...


Lo so, forse ho sbagliato, ma cerca di capire anche me. È successo tutto improvvisamente...

mi hai preso alla sprovvista, ok? Ma ciò non vuol dire che non...”


Esitai qualche secondo a scrivere quelle fatidiche parole.


... mi interessi”


Conclusi. Sospirai. Poteva andare, forse non sarebbe uscito pazzo con un fogliettino del genere. Lo presi e mi alzai dalla sedia. Uscii dalla mia stanza per poi entrare in quella di Tom e posarlo sul suo cuscino. Potevo incrociare le dita e sperare fino al suo ritorno a casa.


Verso le sei e mezza di sera i Tokio Hotel tornarono piuttosto stanchi. Ovviamente Tom era sfuggito alla mia vista ma poco mi importava. Avrebbe trovato il necessario in camera sua. Vidi entrare David, Gustav, Bill, Georg e con mia sorpresa anche Saki. Era almeno un giorno e mezzo che non veniva a casa.


-Saki!- esclamai sorridendo appena. -Ti fermi a mangiare con noi?- gli chiesi subito.


-No, tesoro, vado dalla mia famiglia come sempre. Sono passato solo perchè devo discutere di alcune cose con David- mi rispose gentilmente. Mi fece un cenno con la mano e si chiuse dentro la stanza di David assieme al manager. Io sospirai leggermente delusa.


-Hey- mi salutò Georg.


-Hey, com'è andata?- chiesi io forse troppo frettolosamente.


-Insomma...- rispose. Io assunsi un'espressione interrogativa sul volto. Intanto tutti e quattro ci sedemmo sui divani in salotto.


-Che vuoi dire?- domandai confusa.


-Vuole dire che ovviamente, come ci aspettavamo, l'intervistatore non ha perso tempo a riempire Tom di domande su di te e lui insieme. Flirt o amicizia? Queste solite cavolate- rispose per lui Bill. Io abbassai lo sguardo demoralizzata.


-Tom come sta?- chiesi timidamente.


-Era più scosso del solito- rispose con un'alzata di spalle. Io annuii sospirando e mi alzai dal divano.


-Vado di sopra- annunciai salendo le scale. Mi fermai improvvisamente in cima alla rampa quando vidi Tom che stava appena uscendo dal bagno. Sembrava piuttosto sbattuto. Aveva uno sguardo spento e l'andatura leggermente barcollante. Si fermò anche lui fissandomi. I miei battiti in petto non diminuivano la velocità. -Ehm...- cominciai torturandomi un lembo della maglia ma senza fare nessuno passo. Lui continuava a guardarmi come se aspettasse che parlassi. -Hai... hai trovato qualcosa... in, in camera tua?- balbettai rossa sulle gote. Lui annuì impercettibilmente.


-Sì- rispose. Il mio cuore fece un salto mortale.


-Ah... e, ehm, allora?- gli chiesi confusa.


-Cosa ti devo dire? Guarda che forse tu ti stai facendo troppe seghe mentali-. Io lo guardai perplessa.


-Seghe mentali? Per cosa?- gli domandai ancora.


-Già. Io non so come hai interpretato quel bacio-.


-Come, come dovevo interpretarlo, scusa?-.


-Come un nulla. Non significava niente di particolare. Ti ho baciato perchè in quel momento mi andava, fine. Mica sto male in questo momento-.


Nulla.

Niente di particolare.

In quel momento mi andava.

Fine.


Il mondo sembrò crollarmi addosso. Avevo voglia di andarmi a nascondere ma nello stesso tempo volevo mettergli le mani al collo. Come aveva potuto prendersi gioco di me in quel modo? Mi aveva illusa? Si era divertito? Stava mentendo? Cosa?!

Lo guardavo con gli occhi spalancati.


-Tom... tu... tu mi hai presa in giro??- gli feci quella domanda puramente retorica. Conoscevo già la risposta.


-Presa in giro, insomma... non pensavo la prendessi così seriamente- rispose lui superficiale. Eppure i suoi occhi mi dicevano altro. Non ero convinta di quello che mi stava dicendo ma ero comunque indignata.


-Ma come puoi pensare una cosa del genere?! Ma ce l'hai un cuore?! Tom Kaulitz ce l'ha un cuore?! Rispondimi!- urlai con gli occhi lucidi dalla rabbia. Non dalla tristezza. No. Io non ero triste per nessuno.


-Senti, se avessi saputo che avresti reagito così, neanche mi sarei avvicinato a te! Ma chi me l'ha fatto fare!-.


-Sei uno stronzo! Ti sei preso gioco di me!-.


-Mica ti ho portata a letto e ti ho piantata il giorno dopo. È stato solo un bacio-.


-Un bacio è sempre un bacio, mio caro Kaulitz! E di solito le persone veramente serie e con un minimo di cervello e di cuore riescono a capire anche l'importanza che una apparentemente piccola cosa come questa può avere per qualcuno! Tipo me! Sì, che tu ci creda o no, io do importanza anche ad un piccolo bacio. Ad una “stupidata”, un “niente di particolare”, un “nulla” come lo definisci tu! Forse perchè tu sei capace di vedere solo il sesso! Sesso, sesso dappertutto! E non lo sopporto!-.


-Cosa ne vuoi capire tu... sei ancora una bambina-. Ok, quello era il massimo.


-Meglio essere bambini come me che insensibili e stronzi come te!- urlai per poi sbattere la porta della mia stanza, chiudendomici dentro. Sentii un “vaffanculo” dall'altra parte del legno. Avevo la rabbia alle stelle. Nessuno mi doveva prendere in giro. Tom Kaulitz era stato stronzo con me? Era il momento che anche io diventassi stronza con lui.

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Ringraziamenti:

_Reset: waaa! Che bello, una nuova lettrice! Grazie mille! ^^

IoNonLoSo: grazie mille ^^

layla the punkprincess: grazie!! ^^

_Pulse_: davvero? Boh, non so... può essere, io non ho letto tante storie qui. Cmq grazie ^^

NickyPrincessThlOve: ahahah! xD Grazie!^^

Tiky: Grazie mille!^^

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


capitolo 11

Capitolo 11


Era notte fonda ed io me ne stavo sotto le coperte abbracciata al cuscino. A fare cosa? A piangere. Sì perchè quella situazione, seppure io ce l'avessi a morte con Tom, non riusciva a non farmi gettare lacrime. Avevo deciso di fare la stronza con lui per ripagargli tutto quanto. Ciò non voleva dire che io non ci stessi comunque male o che avessi un carattere forte. Forse ero scema a stare male per una persona del genere ma io ci tenevo veramente tanto a lui, nonostante tutto. Lui era quello che mi faceva impazzire e ridere allo stesso tempo. Era quello che riusciva a mettermi in imbarazzo. Era quello a cui volevo... davvero bene, in modo particolare. I miei singhiozzi aumentarono. In quel momento avevo veramente bisogno di qualcuno che mi abbracciasse, che mi stesse vicino e che mi facesse sentire apprezzata. Solo un nome mi balenava per la testa come fosse una persecuzione: Tom.


*


Quando mi alzai dal letto mi sentivo stranamente rinata. Avevo messo da parte la tristezza e sentivo che avevo uno spirito più... combattivo e vendicativo. Mi vestii e decisi di cominciare a mettere in atto il mio “piano di vendetta”. Uscii dalla stanza e mi chiusi velocemente in bagno sapendo che Tom era sempre l'ultimo che si alzava e che gli altri, a quell'ora, dovevano essere già tutti in piedi. Presi il tubetto del dentifricio di Tom e lo aprii svuotandolo completamente. Agguantai il sapone liquido e lo versai dentro il tubetto ormai vuoto. Con un sorriso perfido sul volto lo richiusi e lo rimisi apposto assieme al sapone. Soddisfatta, mi lavai i denti con il mio dentifricio ed uscii dal bagno. Proprio in quel momento c'era Tom, fuori dalla sua stanza, che mi diede un'occhiata perplessa dato che gli stavo sorridendo furbescamente mentre scendevo le scale. Arrivai in cucina con una faccia d'angioletto.


-Hey, buon giorno, che è quel sorrisetto?- mi chiese divertito Gustav.


-Ehm, niente niente!- esclamai senza nascondere una risatina. Mi riempii la tazza con il caffèlatte e mi sedetti di fronte a lui.


-Tu non me la racconti giusta- sorrise.


-Mio caro GusGus, diciamo che prevedo una splendida giornata- lo accontentai. Rimase ancora più perplesso di prima ma non indagò oltre. Non passò molto che sentimmo un urlo di Tom dal piano di sopra. Io non mi ero scomposta più di tanto mentre invece Gustav mi guardò perplesso.


-Vai a vedere cos'ha combinato per favore?- mi chiese vedendo che avevo finito di bere.


-Con piacere- risposi tranquillamente alzandomi da tavola. Salii le scale ed andai ad aprire la porta del bagno con un sorriso che mi arrivava da un orecchio all'altro. Mi appoggiai allo stipite con le braccia conserte e con un'aria altezzosa. -Qualche problema?- gli chiesi divertita.


-Sei una stronza con la “s” maiuscola!- esclamò lui cercando di sciacquarsi più volte la lingua disgustato.


-Ha parlato Sant'Antonio. E semmai vendicativa con la “v” maiuscola- lo corressi mentre lui mi fulminò un attimo con lo sguardo. -Questo è per dirti che ti devi lavare la bocca per tutte le cose schifose che mi hai detto ieri sera- lo liquidai uscendo dal bagno. In quel momento arrivò Georg di corsa.


-Che è successo? Ho sentito urlare- mi chiese col fiatone.


-Oh, niente, non ti preoccupare. Tom ha avuto un piccolo battibecco con il dentifricio- sorrisi io amabilmente. La mia vendetta era appena cominciata. Lui mi aveva spezzato il cuore. Un po' di sapone in bocca non bastava.


*


Eravamo seduti a tavola. Tom era furioso con me e io ci godevo come non mai. David passava lo sguardo da me a lui. Lui che respirava pesantemente e nervosamente. Io che me la ridevo sotto i baffi. Insomma, effettivamente, quella situazione lo incuriosiva parecchio.


-Tom cos'hai?- chiese perplesso il manager.


-Niente- rispose scorbuticamente il ragazzo. David si girò verso di me. Io sorridevo.


-Sara, cos'hai che sorridi?- chiese anche a me.


-Niente- risposi divertita. I Tokio Hotel ci capivano sempre meno. Soprattutto David. -Io ho finito...- annunciai alzandomi serenamente da tavola e uscendo dalla cucina sculettando sotto gli occhi attenti di Tom. Salii di corsa le scale e, guardandomi alle spalle per vedere se arrivava qualcuno, entrai nella stanza di Tom. Velocemente aprii il suo cassetto dell'intimo. Sospirai facendomi coraggio da sola. Accumulai tutti i suoi boxer tra le braccia e corsi in camera mia. Li buttai alla meno peggio nel mio armadio e lo richiusi. Mi accomodai sul letto a girarmi i pollici aspettando quello che doveva succedere. Nel mentre, chiusi gli occhi piuttosto assonnata, dato che avevo passato la notte in bianco.


Un tonfo improvviso mi fece svegliare con il cuore a mille. Mi guardai intorno rimbambita e trovai di fronte a me Tom che aveva appena spalancato violentemente la porta della mia stanza con solo un asciugamano in vita e il petto nudo. Era appena uscito dalla doccia. Ok, non potevo negare che in quel momento un paio di pensierini me li stavo facendo ma mantenni il mio controllo “professionale”.


-Avanti... tirali fuori- mi disse scocciato.


-Che cosa?- feci la finta tonta.


-Sai benissimo che cosa, muoviti. Dammi i miei boxer- mi ripetè.


-Intanto vedi di cambiare tono quando parli con me. Poi i tuoi preziosi boxer possono anche non servirti, dico bene?-.


-Che cazzo stai dicendo? Sto perdendo la pazienza-.


-Visto che pensi sempre e solo al sesso e devi sempre scopare come un riccio, non ti servono i boxer, puoi anche rimanere così. Tanto non fai sesso 24 ore su 24?-.


-Ok, questa è bella. Ti stai veramente comportando da bambina immatura-.


-Sì e continuerò a farlo perchè mi va, guarda un po'-. Mi fulminò ancora un istante e cominciò a cercare per la mia stanza lui stesso mentre io, divertita, continuavo a lanciargli battutine della serie “acqua”, “fuocherello” e via dicendo. -Hey, quella è la mia biancheria!- esclamai non appena lo vidi prendere tra le braccia tutti i miei reggiseni e i miei slip come avevo fatto io poco tempo prima.


-Non me n'ero accorto, sai?- mi chiese sarcastico.


-Dammela- lo minacciai. Lui sorrise sghembo.


-Una cosa del genere la dovrei chiedere io a te- mi disse strafottente. Io a primo acchito non capii. Poi, come illuminata, spalancai la bocca cominciando a prenderlo a cuscinate.


-Brutto pervertito che non sei altro!- urlai continuando la mia “opera”. Lui, per difendersi, lasciò cadere tutto per terra. Mi bloccò per i polsi e io mollai il cuscino. Lui mi spinse sul letto e me lo ritrovai sopra. Lui guardavo negli occhi con il cuore che batteva all'impazzata. Quella situazione non me l'aspettavo proprio. E poi era piuttosto anomala. A separarci, solo un asciugamano. Cercai di concentrarmi su qualcosa che non girasse intorno all'erotismo. -Levati- gli dissi a malapena.


-Non finchè non mi ridai i miei boxer- mi disse all'orecchio. Io rabbrividii, non avevo neanche la forza di parlare. Era la seconda volta che faceva una cosa del genere e l'ultima ci aveva beccati Gustav. Per un attimo pregai che in quel momento non arrivasse nessuno. Anche perchè di Tom con solamente l'asciugamano in vita, come lo avrei spiegato?


-Sono... sono nell'armadio- balbettai. Lui si rialzò da me e andò nella direzione che gli avevo indicato. Aprì il mio armadio e recuperò tutti i suoi boxer. Mi fulminò ed uscì dalla mia stanza. Io rimasi ancora qualche minuto sul mio letto a fissare il soffitto. Continuavo a pensare ai suoi occhi. All'espressione che aveva avuto nel guardarmi. Non era sincero. Glielo avevo letto negli occhi. Scossi la testa e mi alzai. Una bella doccia non mi avrebbe fatto male. Prima però rimisi apposto tutta la mia biancheria nel cassetto. Entrai in bagno e accesi la stufetta per poi aprire l'acqua. Mi infilai nel box. Con tutta la calma possibile mi insaponai corpo e capelli. Chiusi gli occhi rilassandomi come sempre e dopo un po' mi sciacquai. Uscii e mi avvolsi in un asciugamano. Una volta fuori dal bagno incrociai Georg che mi fischiò dietro. Io scoppiai a ridere.


-Ne avrai molto in bagno?- gli chiesi.


-Sì, mi devo fare la doccia, perchè?- rispose sorridente.


-Allora prendo il phon e lo porto in camera mia- dissi tornando in bagno e recuperando il phon. Mandai un bacetto nell'aria a Georg che sorrise divertito e mi chiusi di nuovo in camera. Mi vestii e cominciai ad asciugarmi i capelli a testa in giù. Ad un tratto sentii bussare alla porta. Spensi il phon ed andai ad aprire. Era Bill con un pezzo di torta alla panna su un piattino.


-Sono venuto a portarti questo perchè non l'avevi ancora mangiato- mi disse. Quando alzò lo sguardo su di me, spalancò gli occhi.


-Oh grazie, Bill, come sei gentile- sorrisi io intenerita, prendendo il piattino.


-Sa... Sara? Ma che hai fatto ai capelli?- mi chiese balbettando.


-Cos'ho fatto ai capelli??- chiesi preoccupata mentre un brivido mi percorse la schiena.


-Sono... leggermente fucsia- mi disse scioccato. Io rimasi in silenzio, immobile, con gli occhi spalancati. Poi mi voltai e camminai lentamente verso lo specchio. Una volta che ci fui davanti e vidi la mia immagine riflessa tirai un urlo talmente forte che Bill saltò sul posto spaventato. Mi voltai furiosa di nuovo verso di lui che aveva già messo le mani avanti come a pensare che gli saltassi addosso dalla rabbia. Tutt'altro. Partii a razzo fuori dalla stanza col piattino in mano. Aprii la porta della stanza di Tom che trovai in piedi che si stava per in filare la maglia. Mi guardò divertito e scoppiò a ridere. Io marciai verso di lui e gli sbattei la torta in faccia. I Tokio Hotel si affacciarono nella camera ad osservare incuriositi la scena.


-Tu! Brutto stronzo, deficiente che non sei altro!- urlai fuori di me, buttando il piattino sul suo letto. Lui si tolse la panna dalla faccia con l'asciugamano che aveva usato per asciugarsi prima. Era incazzato. Beh, io lo ero molto di più.


-Ma come cazzo ti sei permessa?!- urlò. La mia mandibola scese quasi a terra.


-Ma dico... TU come cazzo ti sei permesso! Ma hai visto come mi hai fatto diventare?!- esclamai indignata.


-Tom, sei stato tu a ridurla così?- chiese Bill con gli occhi sgranati.


-Dopo che mi ha messo il sapone al posto del dentifricio!- si difese Tom.


-Dopo che mi ha buttato tutta la biancheria a terra!- ribattei io.


-Dopo che hai nascosto la mia, stupida!- disse guardandomi. I Tokio Hotel ci guardavano perplessi.


-Dopo che mi hai...- cominciai ma mi fermai subito guardandolo negli occhi. Lo vidi deglutire teso e mi ricordai anche degli altri ragazzi che ci guardavano senza capire molto di quella conversazione animata.


-Dopo che ti ho...?! Avanti, parla!- mi disse lui. Due lacrime mi attraversarono le guance. Lui rimase un attimo sorpreso. Non volevo piangere davanti a lui ma non ce la facevo più. Avevo accumulato troppi nervi dalla sera prima e dovevo scaricare in qualche modo. La notte in bianco non mi era bastata. Scoppiai in un pianto ininterrotto crollandogli tra le braccia. Lo strinsi forte a me sfogando tutto quello che avevo dentro. Lui rimase un attimo perplesso ma poi non riuscì a non ricambiare la stretta. I tre ragazzi sulla porta si guardarono un attimo ed uscirono dalla stanza richiudendola. Avevano capito che ci dovevano lasciare da soli. Tom si sedette a terra portandomi giù con sé. Io mi raggomitolai al suo petto nudo continuando a piangere mentre lui mi faceva delle carezze sulla testa con una mano e con un braccio mi stringeva a sé. Sembrava tutto improvvisamente finito, come per magia. -Sai cosa penso? Che siamo dei bambini tutti e due- sussurrò senza lasciarmi. -Guarda cosa ci siamo ridotti a fare. Dispetti come bimbi. Smettiamola, ti prego- continuò. Io annuii appena smettendo di singhiozzare ma rimasi attaccata a lui con gli occhi chiusi e le guance ancora bagnate dalle lacrime. -Io ti chiedo scusa per come ti ho parlato ieri sera. Hai ragione, non ho avuto un minimo di tatto. E ti chiedo scusa per i capelli. Ah, per la cronaca, un po' di shampoo e va via tutto- aggiunse. Io sorrisi appena. Con l'orecchio appoggiato al suo petto potevo sentire il suo cuore battere velocemente e mi chiesi il motivo. Se lui non provava niente per me.. perchè si emozionava in quel modo? Mi staccai un momento da lui che mi asciugò le lacrime con i pollici. -Va meglio?- mi chiese dolcemente. Io annuii lievemente. Si avvicinò e mi diede un bacio sulla fronte. Di nuovo quel brivido. Di nuovo quella sensazione. Vedevo un'espressione triste sul suo volto però e la cosa mi lasciava perplessa.


-Scusa per il dentifricio e i boxer- sussurrai rossa in viso. Lui sorrise alzando le spalle.


-Nah, me lo meritavo in fondo- rispose.


-E la torta in faccia...- commentai passandogli un dito sotto il mento, trovato un piccolissimo residuo di panna. Lo portai alla bocca mentre lui mi guardava.


-La panna mi piace- sdrammatizzò. Io ridacchiai abbassando lo sguardo. Lui mi prese il viso rialzandomelo. -Te l'ho già detto che ti voglio bene, pazzoide- mi disse sorridendo.


-Quando?- gli chiesi perplessa. Lui ci pensò su un attimo.


-Ops, è vero, eri ubriaca- disse poi dandosi un colpetto in fronte col palmo della mano. -Ti avevo fatto tutto un discorso ma è meglio se non te lo ricordi- mi sorrise. Io lo guardai incuriosita. -Non mi farai uscire mezza parola- disse fermo.


-Ok- sospirai rinunciandoci a priori.


-Allora... pace?- mi chiese poi. Io lo guardai qualche secondo negli occhi.


-Pace- confermai poi. Ci abbracciammo di nuovo. Mi staccai schiarendomi la voce. -Vado a farmi uno shampoo va- commentai divertita e alzandomi. Si alzò anche Tom.


-Anche due- disse lui.


-Se ce ne vogliono più di due, al diavolo la pace, ti piglio a randellate- lo minacciai camminando verso la porta.


-Ormai, conoscendoti, sono pronto a tutto- rispose. Io sorrisi furbescamente ed aprii la porta. Nello stesso momento sentii un tonfo piuttosto sordo. Abbassai lo sguardo e trovai Georg, Gustav e Bill uno sopra l'altro. Io e Tom li guardammo interrogativi.


-Io ve l'avevo detto che non era una buona idea origliare- commentò saggiamente Gustav massaggiandosi una spalla.


*


Stavo tirando le coperte del mio letto per infilarmici sotto. I miei capelli erano tornati del mio castano naturale che avevo sempre adorato, dopo due shampoo. A Tom era andata bene per un pelo. Stavo per sdraiarmi quando trovai sotto al letto un pezzo di stoffa strano. Mi abbassai e lo presi. Con mia sorpresa era proprio un paio di boxer di Tom. Sorrisi. Doveva averlo dimenticato quando aveva recuperato tutti gli altri. Uscii dalla mia stanza ed arrivai davanti alla sua porta chiusa. Era mezzanotte e mezza e forse stava già dormendo. Bussai lievemente ma non ricevetti risposta. Allora abbassai lentamente la maniglia e mi affacciai. La camera era completamente buia. Solo una leggera illuminazione proveniente dalla luna mi permetteva di vedere i lineamenti di Tom che dormiva tranquillamente, girato su un fianco. Mi avvicinai, dopo aver richiuso la porta, e posai i boxer sul suo comodino. La mattina dopo li avrebbe ritrovati. Lo osservai qualche istante. Azzardai a posare delicatamente due dita sulla sua guancia, accarezzandogliela senza svegliarlo. Era bello. Dannatamente bello e forse impossibile. Bello e stronzo. Stronzo e dolce. Mi abbassai su di lui e gli sfiorai la tempia con le mie labbra. Mi rialzai e mi voltai per andarmene quando il cuore mi salì in gola. Sentii una stretta leggera al mio polso. Voltai la testa e intravidi che Tom mi stava osservando profondamente, tenendomi con una mano.


-Tom...- sussurrai. Lui mi tirò leggermente verso di sé senza mai staccare gli occhi dai miei e senza fiatare. Lo vidi alzare un poco le coperte. Mi fece sdraiare e mi coprì. Io non riuscivo a reagire. Mi sentivo un automa in quel momento. Sapevo solo che stavo bene al caldo contatto del suo corpo. Mi accarezzò una guancia mentre mi guardava, sdraiato affianco a me. Quella era una cosa davvero strana. Se prima ero confusa, ora lo ero molto di più. Non sapevo il motivo per quella sua reazione ma non me ne feci un cruccio. In quel momento proprio non ne avevo voglia. Gli avrei chiesto spiegazioni l'indomani mattina. Lo vidi chiudere lentamente gli occhi ed addormentarsi. Io continuai ad osservarlo. Non aveva staccato la sua mano dal mio polso. Aveva solamente allentato un po' la presa. Non pensai neanche lontanamente di allontanarlo. Stavo bene così e così volevo rimanere. Chiusi gli occhi inebriata dal suo profumo, così vicino a me.

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Ringraziamenti:

_Reset: hihihi, una "fan" addirittura ^^ grazie mille, mi fa davvero piacere ^^ non impazzire! xD

Veronica91: grazie per avermi messo tra gli autori preferiti ^^

Black_DownTH: ahahah, tesoro, non mi sclerare! xD Mi fa piacere di sorprenderti sempre di più ^^ grazie

Ice princess: waaa! Una nuova, grazie mille! ^^

Tiky: grazie tesoro ^^

layla the punkprincess: grasshie! ^^

6Vampire6Girl6: hihihi, devo dire che l'idea di vedere una Sara stronza eccitava! xD cmq preferisco non anticipare nulla sulla fine xD Grazie^^

_Pulse_: hihihi... siiii si... nel profondo le vuole bene ^^ grazie mille!

NICEGIRL: waaaaa, un'altra ancora nuova! *Me è contentissima*  sono contenta anche che adori la mia ff ^^ grazie mille!^^

IoNonLoSo: wow! Scrittura chiara e scorrevole, grammatica impeccabile e punteggiatura perfetta? Ma sono soddisfazioni! Grazie davvero! ^^

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


capitolo 12

Capitolo 12


Una piacevole sensazione di calore e di benessere mi invadeva. Non mi resi conto neanche che stavo sorridendo nel sonno. Un odore per me meraviglioso non abbandonava il mio olfatto. Aprii gli occhi sapendo perfettamente a chi appartenesse. La risposta era davanti a me, bella come il sole, che dormiva beata. Tom sembrava un angelo. Sorrisi automaticamente. Nella testa mi balenavano mille pensieri diversi ma in quel momento non volevo pensarci. Volevo godermi a pieno quella visione dolcissima affianco a me. Lo sentii sospirare leggermente nel sonno e muoversi impercettibilmente. La sua mano era sul mio polso ancora ma stavolta la presa si era allentata del tutto. Ciò nonostante non mi ero allontanata da lui neanche mezzo secondo. Mi chiesi cosa sarebbe successo al suo risveglio. Per un attimo temei che la sera prima fosse stato sonnambulo quando mi aveva trascinato nel letto con lui. Sperai di no. Vidi le sue palpebre tremare appena. Segno che si stava svegliando. Il mio cuore prese ad accelerare. Cominciavo a sentire caldo. Troppo caldo. Ancora di più quando lo vidi aprire appena gli occhi, molto lentamente. Il suo sguardo si posò sul mio. Stop. Pausa. Ci guardavamo senza dire una parola, senza muovere un muscolo. Deglutii appena aspettando una qualche sua reazione ma niente. Poi mi sciolsi quando vidi le sue labbra distendersi in un lieve sorriso. Rincuorata sorrisi anch'io sospirando. Mi avvicinai a lui e mi rannicchiai al suo petto, con il viso sotto il suo mento. Lui mi strinse a sé con le braccia, sotto le coperte.


-Buon giorno- sussurrò con la voce ancora assonnata.


-Giorno- risposi io. Mi diede un bacio sulla testa e, con mio dispiacere, si allontanò da me per stiracchiarsi.


-Dormito bene?- mi chiese dopo aver sbadigliato. Io annuii imbarazzata. -Che ore sono...- borbottò alzando lo sguardo oltre me. -Cazzo, le undici, alle due dobbiamo essere all'intervista- disse passandosi svogliatamente le mani sulla faccia. Io ci ero rimasta un po' male. Non so, forse mi aspettavo di più da lui quella mattina. Forse mi ero illusa che potesse aver cambiato idea su di me, dato che mi aveva fatto dormire con lui. Che stupida che ero stata. Sorrisi amaramente nel vuoto. -Hey, tutto bene?- mi chiese dandomi un buffetto sulla guancia.


-Sì, tutto bene- risposi amareggiata alzandomi dal letto. -Vado a vestirmi- gli dissi uscendo dalla stanza. Mi bloccai di colpo davanti alla figura che mi si era presentata di fronte, anche quella immobile a fissarmi.


-Bill...- sussurrai.


-Ehm, ciao- mi disse con sguardo indagatore. -Ho le visioni o hai dormito nella stanza di Tom?- mi chiese perplesso.


-No no, sono appena entrata per svegliarlo... sai, lui è il solito ritardatario- gli sorrisi poco convincente.


-Mmm... vabbè- commentò scendendo le scale. Io sospirai entrando in camera mia. Mi vestii e poi entrai in bagno per lavarmi la faccia e i denti. Posai qualche secondo lo sguardo sui miei occhi riflessi allo specchio. Li trovavo diversi. Sereni. Era inutile, la vicinanza con Tom mi faceva bene e forse era ora che convincessi me stessa del fatto che nei suoi confronti forse provavo qualcosa di più che una semplice attrazione fisica. Uscii dal bagno e sorrisi proprio a lui che stava venendo nella mia direzione. Mi diede un bacio sulla guancia ed entrò al posto mio. Mi sentivo arrossita improvvisamente e mi portai le mani sulle gote imbarazzata addirittura da me stessa. Scesi le scale ed arrivai in cucina dove trovai il resto della band e David, seduti a tavola.


-Buon giorno!- sorrisi sedendomi insieme a loro. Sentivo gli occhi indagatori di Bill fastidiosamente puntati addosso a me. Sembrava che dovesse capire se tra me e Tom fosse successo veramente qualcosa semplicemente guardandomi. Cercavo comunque di far finta di nulla. -Pronti per l'intervista?- chiesi il più tranquilla possibile.


-Purtroppo lo dobbiamo sempre essere- commentò Georg che stava praticamente dormendo sulla tazza.


-Georg, se vai ancora un po' più giù finisci con il naso nel caffèlatte- lo avvertii e lui alzò di scatto la testa. Tutti ridacchiammo e in quel momento entrò in cucina Tom.


-Perchè ridacchiate senza di me?- chiese facendo il finto offeso e sedendosi affianco a me. Mi arrivò una ventata di profumo che usava solitamente ed automaticamente sorrisi.


-Ci scusi- scherzò Gustav immergendo un biscotto nel latte. Ora Bill spostava lo sguardo da me a lui. Cominciava ad irritarmi leggermente.


-Dai, ragazzi, muovetevi- disse David alzandosi da tavola. I Tokio Hotel sbuffarono contemporaneamente. Uno ad uno si alzarono anche loro lasciandomi, fatalità, sola con Tom. D'altronde era arrivato per ultimo e io decisi di aspettarlo pazientemente. Beveva il suo caffèlatte mentre io lo osservavo con la coda dell'occhio. Nella testa continuava a ronzarmi un pensiero: quello di parlargli della notte prima. Non ero molto sicura che fosse la cosa migliore da fare ma la mia curiosità arrivava alle stelle.


-Ehm, Tom- richiamai timidamente la sua attenzione mentre lui si mangiava un biscotto.


-Dimmi- rispose lui tranquillo.


-Forse... forse non è proprio il momento giusto per parlarne, però... insomma, vorrei sapere perchè... perchè stanotte...- feci una pausa. In faccia ero diventata bordeaux e non riuscivo a mettere insieme due semplici parole. Lui mi guardò un attimo e capì fortunatamente quello che volevo dire. Lo vidi sospirare.


-Piccola, io...- cominciò ma venne interrotto dall'entrata pimpante di Bill.


-Fratellino, muoviti, vatti a vestire che sennò David sclera- annunciò. Tom alzò gli occhi al cielo e si alzò.


-Ok- borbottò dandomi un'occhiata e sparendo su per le scale. Io guardai Bill imbarazzata e sforzai un sorrisetto innocente. Lui mi guardava con il suo solito sopracciglio alzato e a braccia incrociate.


-Bill, non mi guardare così, mi metti in soggezione- non riuscii a trattenermi.


-No, il punto è che questa situazione mi confonde. Mi state nascondendo qualcosa tu e mio fratello?- mi chiese.


-Non ti stiamo nascondendo nulla, Bill. E sinceramente non so neanche il motivo per cui tu ti faccia venire tutti questi dubbi- risposi io.


-Non so. Vi guardate in modo strano- disse pensieroso. Io scoppiai a ridere piuttosto divertita.


-Andiamo, Bill, adesso non cominciare ad analizzare ogni singolo sguardo! Ci guardiamo normalmente, come due buoni amici. Perchè siamo solo questo: amici. Mi pare di avertelo già fatto questo discorso- gli dissi alzandomi e uscendo dalla cucina appena in tempo per evitare altre sue domande micidiali.


*


Quell'intervistatore doveva avere su di me un effetto soporifero perchè me ne stavo sgraziatamente stravaccata su una sedia, dietro le quinte, ad osservare nello studio i Tokio Hotel che rispondevano svogliatamente alle sue domande. Si parlava sempre delle stesse cose: uscita del nuovo album, fidanzamenti vari, flirt, eccetera. Dopo un po', effettivamente, tutti quei discorsi ripetitivi annoiavano. Continuavo a sbadigliare sperando che quella tortura finisse al più presto possibile. Mi alzai dalla sedia e scesi le scale arrivando ad una macchinetta delle bevande. Selezionai un caffè ed attesi. Sentii dei passi affianco a me. Mi voltai e vidi arrivare una ragazza in minigonna. Alzai un sopracciglio. Già non mi piaceva.


-Hey- mi chiamò. Io mi voltai di nuovo verso di lei interrogativa.


-Parli con me?- le chiesi strafottente.


-Sì, proprio con te. Come ti chiami?- mi domandò con aria snob.


-Sara, perchè?- risposi annoiata prendendo il mio caffè pronto.


-Io sono Clara, una groupie di Tom-. Il sangue mi arrivò al cervello ma cercai di mantenere la calma. -Ho visto le foto sul giornale di te e lui- aggiunse. Io alzai le spalle con superficialità.


-E quindi?- chiesi disinteressata, bevendo il mio caffè.


-Beh, vorrei sapere se voi due state insieme- disse irritata.


-Tesoro, tu sei l'ultima persona a cui lo verrei a dire- la lasciai sulle spine voltandomi per tornare al piano di sopra.


-Ci sei andata a letto? Anche tu sei una groupie?- continuò imperterrita con le sue domande.


-Senti, fai prima a dirmi cosa vuoi da me, così la facciamo finita- borbottai voltandomi di nuovo verso di lei.


-Mi da fastidio questa cosa che tu stai appiccicata a Tom-.


-Non è un problema mio allora-.


-Oh sì che lo è-.


-Oh no che non lo è. La gelosia è una brutta bestia. Ciao ciao-.


-Stai lontana da lui-.


-Sì sì, come vuoi-. Arrivai al piano di sopra piuttosto infastidita. Odiavo le persone così. Che voleva quella lì? Dirmi solo di stare lontana da Tom? Se lo poteva anche scordare. Mi risedetti su quella sedia scomoda e mi fermai ad osservare Tom che parlava gesticolando leggermente. Sorrisi. Aveva quel “vizio” e a me piaceva. No, come si faceva a stare lontani da Tom? In quel momento non ci sarei mai riuscita. Forse non sarebbero riusciti neanche a portarmi via di peso da lui. Mi ci stavo affezionando sempre di più, come a tutti gli altri. Ma con lui c'era un legame diverso... più “speciale”. A volte ci capivamo anche con un solo sguardo. Era tempo che cercavo una persona del genere con cui poter parlare, confidarmi, scherzare... stare bene. I miei pensieri vennero interrotti dalle voci dei Tokio Hotel più vicine a me rispetto a prima. Tornai sulla Terra e notai con gran piacere che avevano finito. Vidi Gustav sbuffare e andarsene in bagno; Bill che stava a dir poco sclerando perchè gli si era seccata la gola a furia di parlare, compromettendo così la sua carriera da cantante; Georg si stava massaggiando le tempie; infine Tom si era stravaccato con la sua solita “grazia” sulla sedia dove ero seduta io prima. Mi avvicinai a lui e gli misi una mano sulla testa piena di cornrows.


-Come va?- gli chiesi. Lui sospirò.


-Non ce la facevo più. Questo intervistatore è stato il più noioso che io abbia mai incontrato in tutta la mia vita- rispose. Io mi misi a ridere.


-Ah, allora non faceva da sonnifero solo a me- esclamai. Lui mi guardò e sorrise facendomi una carezza leggera sulla gamba.


-Certo che anche te ti divertirai un mondo...- commentò sarcastico.


-Oh beh, sono andata a prendermi un caffè per sgranchirmi un po' le gambe. Ah, ho incontrato una tua groupie-.


-Chi?-.


-Una certa Clara-.


-Ah sì. Ci hai parlato?-.


-Ehm, diciamo che ci siamo scambiate un paio di pareri-.


-Cioè?-.


-In poche parole, lei mi ha detto di stare lontana da te. Perchè ha visto le foto sul giornale... bla bla bla-.


-Cosa?? Ma quella è pazza... lasciala perdere-.


-Infatti l'ho liquidata in meno di due secondi-.


-Brava-.


-Tom, Sara... muovetevi che voglio andare a mettere le chiappe nell'idromassaggio- esclamò Georg.


-Georg sembri uno scaricatore di porto- commentò Tom alzandosi dalla sedia.


-Ha parlato Mr Finezza- borbottò il bassista.


*


Quella sera, a cena, David ci aveva proposto una mini-gita alle terme durante il fine settimana. Pensava che, dati gli ultimi avvenimenti, potevamo sentirci leggermente sotto pressione. Soprattutto i Tokio Hotel. E questo non faceva sicuramente bene a loro. Così noi, ovviamente, avevamo subito accettato la proposta con entusiasmo. Saremmo partiti l'indomani mattina e tornati quella dopo. Come programma mi piaceva. Chissà quante cose sarebbero successe....

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Ringraziamenti:

_Pulse_: aaah, anche tu sei una sentimentalona come me? xD bene bene.. grazie mille! ^^

layla the punkprincess:  wow, grazie! ^^

_Reset: hihihi xD sono contenta che sia tra i tuoi preferiti, grazie mille ^^

Scella90: ma grazie! sono contenta quando "sbucano" nuove persone ^^ grazie! ^^

NICEGIRL: ah, spero sia stato lo stesso di tuo gradimento. Cmq grazie ^^

Black_DownTH: ahahah, sono contenta del fatto che ti diverta in certi punti questa ff ^^ Grazieeee! ^^

IoNonLoSo: hihi, tesoro, sì, scrivere mi viene naturale, poi non lo so se mi esce bene, come dici tu ^^ cmq sono contenta che lo pansi, significata tanto ^^ Tom lo descrivo come credo che sia: sotto sotto un tenerone che non vuole darlo a vedere ^^ Grazie mille ^^

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


capitolo 13

Capitolo 13


Tornati dal viaggio mi sarei dovuta ricordare di far costruire una statua a David. Mi chiesi se avesse potuto organizzare qualcosa di migliore delle terme per noi. No! Eravamo tutti eccitati all'idea di rilassarci per un giorno intero senza interviste, servizi fotografici e studio di registrazione. Eravamo in limousine che ce la chiacchieravamo animatamente mentre Saki era alla guida con David affianco.


-Perchè non facciamo il gioco della verità?- propose Bill ad un tratto. Io subito mi irrigidii. Non sapevo il motivo, ma una vaga sensazione di paura che l'avesse fatto apposta cominciò ad agitarmi. Che fosse una tattica per scoprire la verità su me e Tom?


-Ok, inizio io- disse Georg. -Mmm, domanda per Gustav. Quand'è stata l'ultima volta che hai fatto sesso?- chiese senza mezzi termini.


-Ma questa è perfidia!- esclamai io ridacchiando.


-No no, è semplice curiosità- mi corresse Georg. -Allora?- incoraggiò il povero Gustav.


-Ehm, quattro mesi fa- rispose rosso in faccia. Tutti rimasero a fissarlo come se avesse detto chissà cosa. Solo a me sembrava una cosa abbastanza normale? -Oh, sentite, da quando mi sono lasciato con Lusy con chi pensate che l'abbia fatto?- continuò Gustav.


-Beh, amico, potevi trovartene una in discoteca- intervenne Tom che mi irritò parecchio.


-Non tutti sono arrapati come te, Tom- gli dissi io.


-Ciò non vuol dire che lui non sia arrapato. Solo perchè non lo fa non vuol dire che questo lo rende contento- ribattè.


-Effettivamente proprio contento non lo sono- ammise Gustav in imbarazzo. Io dopo quell'affermazione mi arresi. -Beh, tocca a me ora- continuò ripresosi. -Mmm, domanda a Bill. Ti sei mai fatto una canna?- domandò. Automaticamente tutti posammo lo sguardo sul vocalist. Lui ci guardò un attimo uno ad uno.


-Una volta- ammise. Noi spalancammo gli occhi.


-Cosa?!- emise un acuto Tom che ci fece sobbalzare. -Credo di non aver capito bene. Tu ti fai le canne e non lo dici a me? Il tuo gemello? Sangue del tuo sangue! Carne della tua carne!- continuò. Ok, sembrava stesse cominciando a sclerare.


-Ma se ho detto che me ne sono fatta una, una sola volta!- ribattè Bill.


-E non me lo hai detto!- insistette Tom.


-Beh, ora lo sai- concluse il vocalist. Tom lo fissava ancora incredulo ma il fratello decise di ignorarlo. Rabbrividii quando lo vidi posare lo sguardo su di me. Proprio come pensavo. -Domanda a Sara- annunciò squadrandomi. Io deglutii forse troppo rumorosamente. Nella testa continuavo a sperare che non mi ponesse quella fatidica domanda. -C'è mai stato o c'è qualcosa tra te e Tom?-. Ecco. Bingo. Tombola. Colpita e affondata. Sentii Tom, affianco a me, cominciare a muoversi nervosamente anche se impercettibilmente sul posto.


-Non c'è stata nessuna storia. No- risposi insicura.


-Io non intendevo una storia- mi corresse Bill. Volevo correre via, prima che precisasse a cosa si riferisse, che tra l'altro sapevo già. -Intendevo... baci... sesso... cose di questo tipo- disse osservandomi attentamente come a voler analizzare una mia qualsiasi reazione compromettente. Io stavo in silenzio. Stupidamente in silenzio. Ma non sapevo cosa avrebbe voluto Tom. Lo cercai con lo sguardo. Lui mi stava guardando piuttosto teso. Vedevo che deglutiva più volte, osservando il suo pomo d'Adamo che si alzava e si abbassava. Mi fece un cenno con la testa come per darmi il permesso. Sperai di aver capito bene.


-Sì- risposi tremante. A quella prima risposta i Tokio Hotel, escluso ovviamente Tom, spalancarono gli occhi. -Un bacio- aggiunsi.


-E come mai non ci avete detto niente?- chiese sorpreso Georg.


-Perchè non è stato niente di importante. Solo un bacetto innocente e tutto è morto lì- spiegai tristemente. Sperai che Tom non se ne accorgesse.


-Ci voleva così tanto?- sorrise soddisfatto Bill. Io lo guardai perplessa. -Tutte le volte che ti facevo delle domande negavi e negavi. Non era più semplice dire sin dall'inizio la verità?- continuò come se fosse la cosa più semplice del mondo da assimilare. In effetti lo era ma in quel momento mi sentivo troppo imbarazzata per capirlo. -Bene. Puoi fare tu una domanda ora- continuò a sorridere. Aveva raggiunto il suo scopo. Non aspettava altro che quello. Da una parte mi fece rabbia ma dall'altra mi divertì parecchio. Alla fine aveva trovato la soluzione al problema con un semplice giochetto. E bravo Bill. Mi voltai verso Tom sicura della domanda che gli stavo per fare.


-Tom, hai mai fatto cilecca?- gli chiesi maliziosa. Lui alzò lo sguardo indispettito.


-Mai- confermò. Un “Eeeh!” sarcastico si levò nella limousine.


*


Eravamo arrivati da un po' all'hotel delle terme e ci eravamo sistemati nelle rispettive stanze. Era, nell'inisieme, un posto molto grande ed esteticamente bello. Ci eravamo dati appuntamento nella hall dell'hotel. Mi ero infilata il costume e sopra indossai l'accappatoio. Misi le ciabatte ai piedi ed uscii dalla mia stanza. Presi l'ascensore e in poco tempo arrivai a destinazione, dove i Tokio Hotel mi aspettavano sorridenti.


-Andiamo!- esclamò Bill saltellando. Io e gli altri ridacchiammo seguendolo. Entrammo in un gran corridoio e ci guardammo attorno non sapendo da dove iniziare. Era tutto così meraviglioso... alla fine decidemmo di cominciare da un bagnetto nella piscina con l'idromassaggio. Mi tolsi l'accappatoio e Tom e Georg mi guardarono quasi con la bava alla bocca. Io li osservai scettica con un sopracciglio alzato e mi immersi nell'acqua calda. Sorrisi appena sentii quel tepore decisamente troppo piacevole. In pochi secondi i Tokio Hotel mi seguirono. -Mi viene quasi da piangere- disse Bill con fare teatrale e drammatico.


-A chi lo dici...- commentò Tom chiudendo gli occhi, appoggiato con la schiena e le braccia al bordo piscina. Io sorrisi e mi immersi completamente in acqua nuotando verso di lui. Prima di risalire gli tirai un pizzicotto sulla coscia, facendolo sobbalzare. Io uscii con la testa e me lo ritrovai davanti che mi guardava imbronciato. Io scoppiai a ridergli in faccia. -Mi hai fatto male- borbottò tirandomene uno sul fianco.


-Ahia!- esclamai indignata dandogli uno scappellotto in testa. Lui cominciò a ridere e mi prese per i polsi buttandomi sott'acqua. I Tokio Hotel intanto se la ridevano osservando la scena. Io lo afferrai per una gamba e lo portai sotto con me. Una volta tutti e due sott'acqua mi abbracciò e il mio cuore fece un salto. Quando non avemmo più aria tornammo a galla. Lui era ancora attaccato a me.


-Che avete combinato in questi due secondi sott'acqua, porcellini?- ci chiese Georg con malizia. Io diventai bordeaux mentre invece Tom stava al gioco.


-Eh, sapessi, Hobbit- sorrise furbescamente. Io gli tirai uno schiaffetto sulla spalla. Passato un po' di tempo a chiacchierare, scherzare e rilassarci, uscimmo dall'acqua intenzionati ad entrare nella sauna. Una volta dentro Bill fece un respiro strozzato.


-Ma voi siete matti- esclamò. -Come fate a stare in questa camera a gas?- chiese incredulo.


-Dai, Bill, non fare la donnetta- scherzò Gustav.


-Non è fare la donnetta, è non respirare che è diverso. Io esco- concluse uscendo.


-Vabbè, vado a fargli compagnia, poverino- commentò il batterista.


-Sì, certo, ammettilo che non lo fai per lui ma perchè neanche te riesci a stare qua dentro, GusGus- lo prese in giro Tom. Lui rispose con una semplice linguaccia ed uscì. Io, Tom e Georg ridemmo.


-Però sei stronzo- dissi a Tom. Lui alzò le spalle sorridendo. Mi soffermai qualche minuto ad osservare il suo corpo gocciolante e leggermente abbronzato. Deglutii a fatica. Una strana sensazione allo stomaco continuava a perseguitarmi. Arrossii da sola per gli strani pensieri che attraversarono la mia mente. Mi detti della pervertita da sola. Ma non potevo farci nulla se era perfetto quel ragazzo e mostrava tutto quel ben di Dio proprio davanti a me. Affianco invece avevo Georg che chiacchierava animatamente con lui.


-Ma insomma, mi togliete una curiosità? Quand'è che vi siete baciati?- chiese il rosso a me e Tom. Io guardai Tom imbarazzata. Lui ricambiò lo sguardo e si schiarì la voce.


-Ehm, la sera del film. Quando ve ne siete andati a dormire, io ho svegliato lei e... ed è successo- rispose Tom tenendo gli occhi bassi. Aveva paura per caso di guardarmi?


-E chi ha baciato chi?- si informò sempre più interessato Georg. Rimanemmo un attimo in silenzio. Volevo che rispondesse Tom, altrimenti io non avrei fiatato.


-L'ho baciata io- rispose di nuovo il moro. -Possiamo concluderla qua?- chiese poi. Io rabbrividii. Gli dava fastidio parlarne. E allora a me? Possibile che non se ne rendesse conto che io stavo ancora male per quella cosa? Volevo riuscire a fare qualcosa. Avrei tanto voluto tornare a quella sera e non essermi staccata mai dal bacio. Lo avevo capito che tutte le cose brutte che mi aveva detto la mattina seguente erano per non darmi soddisfazione. Almeno, di quello cercai di auto convincermi.


-Ok, io esco- annunciò Georg alzandosi dalla panca. Uscì dalla sauna e io e Tom rimanemmo da soli. L'aveva fatto apposta quel razza di hobbit, me lo sentivo! Sentivo gli occhi del ragazzo puntati addosso a me ma io non osavo alzarlo.


-Mi guardi?- mi chiese ad un tratto. -Mica ti mangio adesso- aggiunse. Io lo accontentai e lui mi sorrise. -Non voglio che ci sia altro imbarazzo tra noi due- continuò con un tono stranamente dolce. Io annuii. -Andiamo dagli altri?- mi propose poi. Io annuii di nuovo e lo seguii fuori dalla sauna.


-Voglio farmi fare un bel massaggino- disse Bill tastandosi le spalle.


-Sai che non è affatto una cattiva idea?- rispose Georg. Insieme allora ci incamminammo verso la stanza dei massaggi. Ce n'era una per i maschi e una per le femmine. Li salutai ed entrai nella stanza femminile. Mi sdraiai sul lettino a pancia in giù e mi slacciai il costume. Chiusi gli occhi ed attesi l'arrivo della massaggiatrice o massaggiatore. Certo, se fosse stato un massaggiatore, non mi sarebbe dispiaciuto così tanto. Mi schiaffeggiai mentalmente per quel mio ultimo pensiero. Ad un tratto sentii delle mani posarsi sulla mia schiena nuda e delle labbra sfiorarmi il collo. Io spalancai gli occhi, pronta a tirare un rovescio a chiunque fosse stato, ma mi bloccai all'istante, non appena sentii la voce di Tom.


-Hey, non mi uccidere- sorrise divertito.


-Tom- sospirai. -Mi hai fatto spaventare- sussurrai posando di nuovo la testa sul materassino e guardandolo. Continuava ad accarezzarmi la schiena osservandomi sorridendo. Mi venne la pelle d'oca e lui se ne accorse. Lo vidi abbassarsi e darmi un bacio sull'inizio della spina dorsale. Delle vertigini mi attraversarono il basso ventre. -Non mi provocare- lo avvertii. Lo sentii ridacchiare sulla mia pelle e continuare a scendere con le labbra, percorrendo tutta la mia colonna vertebrale. Stavo per morire. -Tom!- quasi urlai inarcando la schiena e alzando la testa. Lui rise staccandosi e guardandomi.


-Sì?- mi chiese facendo il finto tonto.


-Smettila o ti salto addosso- mi scappò troppo velocemente. Lui alzò le sopracciglia sorpreso.


-Davvero mi salteresti addosso?- mi chiese con un sorrisetto furbo in faccia.


-Salve- sentimmo una voce alle nostre spalle. Era una massaggiatrice. Appena in tempo. Ringraziai chiunque mi avesse aiutato. -Ragazzo, ti devo chiedere di uscire, adesso devo massaggiare la tua fidanzata- sorrise amabilmente la donna. Io spalancai gli occhi.


-Non è il mio ragazzo- precisai subito. Tom sorrise e, annuendo, uscì dalla stanza chiudendo la porta.


-Scusa, non volevo creare imbarazzo- mi disse la donna cominciando a spalmarmi l'olio sulla schiena.


-Oh, tranquilla, non preoccuparti- risposi io.


-Amico tuo?- mi chiese ancora.


-Già- risposi.


-E ti viene dietro- aggiunse. Io spalancai gli occhi senza capire. -Sì, insomma, si vede- aggiunse.


-Da cosa?- chiesi.


-Da come ti guarda- rispose. -Insomma, appena sono entrata me ne sono accorta. E fidati di me che le ho già passate in 45 anni- continuò. Io arrossii mentre il cuore cominciò a battermi forte in petto. -Ti piace?-.


-Abbastanza... sì-.


-Beh, fossi in te mi farei avanti-.


-Ormai...-.


-Non è mai troppo tardi alla tua età-. Io rimasi a riflettere su quelle sue parole. Forse aveva ragione.


*


Sera tardi. Io e i Tokio Hotel avevamo finito la nostra giornatina alle terme. Eravamo tutti piuttosto tristi. Ero in camera mia che stavo per togliermi il costume quando sentii bussare alla porta. Incuriosita mi rimisi l'accappatoio ed andai ad aprire. Il cuore sembrò sfondarmi il petto quando trovai davanti a me Tom. Mi prese per il polso e mi fece uscire dalla stanza.


-Tom?- chiesi perplessa. Lui richiuse la porta.


-Vieni- mi disse trascinandomi delicatamente giù per le scale.


-Ma dove mi stai portando?- domandai di nuovo incuriosita.


-Adesso lo vedi- disse lui velocemente. Rientrammo alle terme.


-Tom, non possiamo, non c'è più nessuno!- esclamai.


-Stai tranquilla. Hanno lasciato aperto, vieni-. Io lo seguii chiedendomi cosa volesse fare. Arrivammo alla piscina del giorno stesso. L'idromassaggio era spento e la vasca al buio, illuminata solamente da qualche luce intorno, era meravigliosa. Sembrava anche molto romantica e la cosa mi sorprese. Da Tom non me l'aspettavo proprio. Lo guardai incredula e lui mi sorrise chiudendo il portone. Mi si avvicinò e mi slacciò l'accappatoio, togliendomelo. Io arrossii mentre lui lo lanciò sul un lettino per poi togliersi il suo. Mi prese per mano e mi fece camminare verso la vasca. Scendemmo le scalette. L'acqua era ancora piacevolmente calda. Una volta dentro si voltò verso di me e mi fece avvicinare con la schiena al bordo piscina. Lui posò le sue mani su di esso, ai lati delle mie spalle. Mi guardava negli occhi e io non riuscivo a sostenere il suo sguardo così profondo. Portò una mano sulla mia guancia sorridendomi. -Ti prego, non fermarmi adesso o non riuscirò più a tornare indietro- sussurrò e io quasi sussultai. Il cuore mi accelerava pericolosamente quando lo vidi avvicinare il suo viso al mio. Sentii il suo respiro veloce sulle mie labbra che vennero subito intrappolate dolcemente dalle sue. Sentii la gioia pervadermi completamente. Volevo cominciare a saltare, a urlare, a ridere come una pazza. Ma allo stesso tempo non riuscivo a staccarmi da lui. Socchiuse le sue labbra e finalmente, dopo tanto, sentii la sua lingua cercare la mia. La trovò e insieme cominciarono una lenta e tenera danza. Mi abbracciò e io gli avvolsi il collo con le mie braccia e il bacino con le gambe. Il bacio diventò più passionale. Scese a baciarmi il collo lasciando dei piccoli morsi ogni tanto che mi fecero rabbrividire. La sua mano scese ad accarezzarmi il fianco. Continuò a baciarmi sulle labbra, quando io mi staccai qualche secondo per riprendere aria. Ci guardammo negli occhi. Era leggermente rosso in viso. Forse per il calore dell'acqua e per la situazione in sé. Gli accarezzai una guancia.


-Tom.. perchè l'hai fatto? Insomma.. tu quella mattina...- cominciai.


-Dimenticati tutto quello che ti ho detto quella mattina. Erano tutte cazzate. Io in realtà ti ho baciato, quella sera, perchè lo sentivo. Perchè mi fai uno strano effetto. Perchè mi piaci..- mi interruppe. Sentivo l'emozione sfiorare le stelle.


-Davvero?- gli chiesi sorridendo.


-Davvero. Io... lo sai, sono un tipo orgoglioso. Non sono uno che esterna le cose e non sapevo come dirtelo- abbassò lo sguardo. Io glielo rialzai intenerita.


-Non potevi trovare metodo migliore- gli sorrisi. Lui ricambiò e posò di nuovo le sue labbra sulle mie dandomi un bacio stampo. Mi guardò di nuovo.


-Non diciamolo agli altri però, sennò non finiscono di stressare. Almeno non ora- mi disse. Io annuii riattaccandomi a lui. Le sue labbra e il suo piercing, per me, erano come una calamita. Rimanemmo in acqua a farci delle coccole non seppi per quanto tempo. Non riuscivo a crederci che stava succedendo veramente. Ero contenta. Troppo contenta.

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Ringraziamenti:

little_illusionist: waaaa! grazie! sono contenta che ti sia appassionata!

IoNonLoSo: tesoro, grazie mille, addirittura 2 volte? ^^ mi fa piacere. cmq su msn ti ho aggiunta, su facebook ce ne sono 2 e non so quale sei ^^

NickyPrincesslOve: ahahahah! grazie mille Nicky ^^ *Me contenta*

layla the punkprincess: hihihi... x il momento su questa Clara non dico nulla... si vedrà! (non sparisce dalla ff!) grazie mille! ^^

_Pulse_: hihi, grasshie ^^

Ice princess: grazie mille!

6Vampire6Girl6: ahahah, questo Bill metterebbe soggezione a tutti xD Grazie ^^

xoxo_valy: grazie! x me è importante che io sia riuscita a creare bene i personaggi, meno male ^^ grazie mille!

_Reset: oddio, xk la barbona? o.O

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


capitolo 14

Capitolo 14


Inutile dire che quella notte non avevo chiuso occhio per l'ennesima volta. Solamente per un motivo diverso. Finalmente non ero riuscita a dormire per la serenità invece che per la tristezza. Mi alzai dal letto con il sorriso in faccia. Saremmo dovuti tornare allo studio di registrazione e non vedevo l'ora di trovarmi Tom davanti. Mi vestii alla velocità della luce, quando sentii bussare alla porta. Io andai ad aprire e mi illuminai in un enorme sorriso. Proprio la persona che aspettavo ce l'avevo di fronte che mi sorrideva. Entrò in camera mia e richiuse la porta. Mi prese il viso tra le mani e mi baciò.


-Buon giorno- sussurrò sulle mie labbra.


-Giorno- risposi, ancora leggermente in coma.


-Sai che sono già tutti di sotto? Purtroppo dobbiamo andare- mi sorrise accarezzandomi le mani, strette fra le sue. Io sbuffai.


-Uffa...- borbottai. Lui ridacchiò e mi diede un altro bacio stampo.


-Ti aspetto giù- mi disse poi uscendo dalla stanza. Io sospirai mentre il cuore mi batteva forte. Presa da un'improvviso momento di sclero, cominciai a saltellare per tutta la stanza. Possibile che quel ragazzo riuscisse a farmi quell'effetto?? Mi fermai e mi ricomposi. Mi diedi un'ultima sistemata davanti allo specchio e poi uscii da camera mia. Scesi in ascensore e, una volta raggiunta la hall, trovai tutti i Tokio Hotel insieme a David e Saki. Ridiedi le chiavi della mia stanza alla segretaria e li raggiunsi.


-Buon giorno, Sara!- esclamò sorridente Bill. Io lo guardai perplessa.


-Buon giorno, Bill- risposi con un sorriso.


-Dai, andiamo, ragazzi- annunciò David uscendo dall'hotel. Lo seguimmo fino alla limousine. Salimmo tutti a bordo e Saki mise in moto.


*


Quel pomeriggio avevo deciso di preparare una torta per tutti quanti. Non sapevo perchè quello schizzo. A dire il vero forse lo sapevo. Quando ero contenta per qualcosa cominciavo a cucinare. Per com'ero contenta in quel momento avrei dovuto preparare un intero buffet. Mi ero chiusa in cucina lasciando fuori, sulla porta, una cartello con su scritto “Vietato entrare. Chi entra lo infilo nel forno a microonde”. Pensavo che quella minaccia potesse andare bene. Ovviamente tutti si tenevano ben lontani dalla cucina. Sapevano che io ero un tipino mica tanto tranquillo. Bastava ricordare l'ultima litigata con Tom. Stavo impastando tutto quanto, quando sentii il cellulare vibrare. Lo tirai fuori dalla tasca alla meno peggio cercando di non sporcarlo e lessi il messaggio.


Sai che mi attizzano un casino le ragazze in cucina? Bacio”


Io sorrisi scuotendo la testa. Tom era il solito. Decisi di rispondergli.


Sta lontano dalla cucina, SexGott. Il forno a microonde è pronto per essere messo in funzione”


E se per caso entrassi dalla finestra?”


Lessi perplessa quell'ultimo messaggio e sentii un paio di colpi sul vetro. Alzai lo sguardo e trovai in giardino Tom che fumava una sigaretta e mi guardava sorridendo furbescamente. Io scoppiai a ridere.


-Vattene- lo avvertii. Lui buttò la sigaretta ed aprì la finestra. -Tom, il forno è caldo abbastanza- continuai puntandogli il cucchiaio in legno contro.


-Anche io sono caldo- sorrise malizioso torturandosi il piercing al labbro, dopo essere entrato. Io spalancai gli occhi. Avevo capito tardi quel doppio senso.


-Tom!- esclamai indignata, indietreggiando. Lui ridacchiò avvicinandosi sempre di più.


-Sì?- mi chiese.


-Sei un brutto maniaco pervertito- risposi con la schiena contro il frigo. Lui era a due millimetri di distanza da me ormai.


-Se essere particolarmente attratti da una ragazza col grembiule vuol dire essere dei brutti maniaci pervertiti... ti do ragione- sussurrò avvicinandosi al mio viso mentre io mi girai dall'altra parte. Mossa sbagliata dato che posò le sue labbra sotto il mio orecchio, sul collo. Una scarica elettrica mi percorse tutta la spina dorsale.


-Tom..- balbettai. Lo sentivo sorridere sulla mia pelle mentre continuava a baciarmi. -Dai, se entra qualcuno...- continuai a fatica.


-Ma sei hai messo un cartello minaccioso fuori dalla porta...- rispose risalendo sul mio mento.


-Ma se tutti sono come te... non si faranno problemi ad entrare- ribattei neanche troppo sicura dato che i baci di Tom mi stavano mandando letteralmente fuori di testa.


-Io sono io... ho l'esclusiva...- finalmente arrivò sulle mie labbra che baciò con passione infinita. Stavo cedendo. Me lo sentivo. Ma non potevamo. Gli altri erano a pochi metri di distanza da noi. Potevano entrare da un momento all'altro... potevano sentire. Sentii Tom infilare una mano sotto la mia maglietta ma riuscii ad allontanarlo appena in tempo. Mi guardò con degli occhi da cucciolo.


-Tom, dai, non ora... non con loro in casa, non ci riesco- dissi col cuore a mille. Dovevo ammettere che quella situazione cominciava a piacermi e non poco ma effettivamente avremmo fatto una figura di merda se fossero entrati in un certo momento.


-E va bene, per sta volta hai vinto tu- mi sorrise dandomi un bacetto piccolo e allontanandosi. Osservò la mia opera d'arte non ancora terminata sul tavolo. -Stai facendo una torta?- mi chiese sorridendo. Io spalancai gli occhi.


-Fuori!- cominciai a urlare spingendolo dalla schiena verso la finestra. Lui rideva di gusto mentre io cercavo di buttarlo fuori. -Brutto guastafeste rovina-sorprese!- esclamai di nuovo abbassando il vetro. Lui ci stampò un bacio sopra, lasciandoci lo stampo appannato e scappò via. Io scossi la testa e tornai all'impasto sul tavolo. Arrossii ripensando a qualche minuto prima. Sinceramente, non avrei mai voluto fermarlo ma sembrava che quel ragazzo lo facesse apposta a scegliere sempre i momenti meno adatti. Finii l'impasto e lo versai in una scodella in alluminio che infilai in forno. Regolai la temperatura ed incrociai le dita sperando che uscisse fuori qualcosa di commestibile. Aprii lo sportello della spazzatura e presi il sacchetto ormai pieno. Uscii dalla cucina e vidi Bill, Georg e Gustav seduti sul divano che mi guardarono incuriositi. -No, non potete ancora entrare- dissi loro minacciosa. Aprii la porta di casa ed uscii in strada per buttare la spazzatura nel cassonetto di fronte. Appena mi girai per tornare dentro spalancai gli occhi e mi pietrificai. Vidi un uomo a me troppo familiare che si guardava intorno. Sembrava cercasse qualcosa, o meglio, qualcuno. Sentii la paura cominciare a crescere dentro di me e, appena si girò un attimo dall'altra parte, spiccai una corsa verso casa. Entrai velocemente sbattendo la porta, facendo spaventare i Tokio Hotel. Corsi su per le scale senza accorgermi di aver quasi travolto Tom che stava scendendo.


-Hey?- mi chiese guardandomi perplesso mentre salivo senza dire una parola. Mi inseguì e mi prese per il polso. Io mi sfilai scorbuticamente dalla sua presa ed arrivai al piano di sopra. Lo sentivo venirmi dietro. -Fermati, Sara, che è successo?- continuò a chiedermi. Io arrivai in camera mia e mi buttai sul letto nascondendo le lacrime che stavano scivolando sulle mie guance. Lui mi raggiunse e chiuse la porta. Mi si avvicinò e si sdraiò affianco a me accarezzandomi i capelli. -Piccola, mi spieghi che è successo?- mi chiese preoccupato. Mi sentì singhiozzare lievemente nonostante io cercassi di nasconderlo. -Ti ho visto rientrare a casa sconvolta- continuò sussurrando.


-Tom..- balbettai senza controllare le lacrime.


-Dimmi- rispose continuando ad accarezzarmi la testa.


-Fuori... fuori c'era... mio...- non riuscivo a pronunciare quella parola. -Mio padre- conclusi ricominciando a singhiozzare.


-Cosa?!- esclamò Tom con gli occhi spalancati. -E cosa ci faceva lì fuori?!- continuò alterato.


-Non lo so! Sembrava cercasse qualcuno... Tom, secondo me ha visto tutto sul giornale! È venuto a cercarmi qui, me lo sento! Cosa faccio?!- continuai disperata.


-Hey, piccola, adesso cerca di calmarti. Non sa che sei qui... magari se ne andrà presto. Basta non uscire di casa- cercò di tranquillizzarmi ma io non ci riuscivo.


-Tom, io non voglio tornare a casa da lui, lo odio... e odio mia madre!-.


-Tu non ci torni a casa. Anche se ti dovesse trovare, sarebbe l'ultima cosa che gli farei fare portarti via-. Io mi strinsi a lui. -Piccola, mi dispiace così tanto. È tutta colpa mia. Aveva ragione David... se non avessi insistito tanto per uscire, a quest'ora tu non staresti così male- sussurrò afflitto.


-Tom... non importa. Se doveva succedere succedeva in qualsiasi altro modo. Non mi importa più dello scoop sul giornale. Voglio solamente che non mi lasci sola- dissi. Lui mi strinse ancora più forte a sé.


-Non lo farei mai-.


*


Ero seduta a tavola con i Tokio Hotel con una faccia da funerale. Accanto a me Tom mi stringeva la mano, sotto il tavolo per non farsi vedere dagli altri. La torta era andata a farsi benedire. Era diventata color carbone e avevamo dovuto buttarla. Ma quello era il problema minore. Non avevo spiccicato parola per tutto il tempo e i Tokio Hotel non osarono dire nulla. Mangiavano tutti in silenzio mentre io non avevo neanche toccato cibo. Tom continuava ad accarezzarmi la mano chiusa nella sua, appoggiata sulla sua gamba.


-Sara, mangia qualcosa, non hai toccato nulla- provò ad un tratto David. Io scossi la testa senza alzare lo sguardo dal mio piatto vuoto. -Ma è successo qualcosa?- chiese di nuovo.


-David, non sta bene una ragazza con questa faccia e che non tocca cibo- intervenne Tom infastidito. Il manager non aggiunse altro. -Possiamo rimandare l'intervista di domani?- chiese di nuovo dopo un po'. David per poco non si strozzò. Cominciò a tossire e bevve subito un sorso d'acqua, mentre Gustav gli dava delle pacche sulla schiena. Una volta ripresosi guardò allucinato Tom.


-Stai scherzando spero- disse incredulo.


-Mai stato più serio. Potrebbe stare male uno di noi- rispose Tom con un'alzata di spalle.


-No Tom. Spiegami il motivo per cui lo dovrei fare-.


-Non ho voglia di rispondere alle solite domande domani-.


-Ma tu stai andando fuori di testa, ragazzo mio. Si può sapere che cazzo hai in questo periodo? Sembra che non te ne freghi più niente del tuo lavoro!-.


-Non è che non me ne frega più niente del mio lavoro! Se per una volta saltiamo un'intervista, non è mica la fine del mondo!-.


-Tom, basta con queste assurdità-. Sentivo la mano di Tom tremare ma non si staccava dalla mia. Anzi, la stringeva sempre più forte. Lo vidi arrendersi ed abbassare anche lui lo sguardo sul suo piatto. Era nero, si vedeva. -Io me ne vado a dormire. A domani mattina- disse David marcando quelle ultime parole mentre guardava Tom. Il ragazzo lo fissava arrabbiato senza rispondere. David uscì dalla cucina.


-Tom, ma che ti è preso?- chiese Bill.


-Non mi è preso nulla- rispose il fratello senza guardarlo.


-Non ci stai più con la testa- commentò Georg.


-Finitela cazzo! Voi non sapete niente!- urlò lasciandomi la mano ed alzandosi da tavola per poi sparire su per le scale. Io non mossi un muscolo e continuavo a non guardare nessuno.


-Sara, si può sapere cos'avete tu e Tom? Avete litigato di nuovo?- mi chiese Bill scocciato. Io scossi la testa. -E allora?- continuò. Io alzai le spalle in silenzio. -Oh, ma insomma, si può sapere che avete tutti?! Tom sta uscendo di testa, l'altra non parla! Io mi sono rotto le palle!- esclamò in fine alzandosi anche lui e uscendo dalla cucina. Georg e Gustav si scambiarono uno sguardo incerto e poi lo posarono su di me interrogativi. Io li osservai qualche secondo come ad aspettare una qualche loro domanda.


-Ehm...- cominciò Gustav imbarazzato. -Sai qualcosa che noi non sappiamo? Intendo... su Tom- mi chiese.


-Tom non ha nulla- risposi.


-E perchè adesso fa così?- domandò di nuovo.


-Semplicemente perchè è stanco, come tutti voi. Sarà un momento di crollo suo- feci la finta tonta, sempre mogia.


-Mah- borbottò Georg. -Io vado a parlare con Bill- disse alzandosi da tavola.


-E tu, Sara?- mi chiese Gustav, una volta soli. Io rialzai lo sguardo su di lui. -Come mai stai così?-.


-Niente, Gustav- sforzai un sorriso. -Ti dispiace se vado in camera mia?- gli chiesi poi. Lui scosse la testa. Io mi alzai ed andai verso di lui. Gli schioccai un bacio sulla guancia ed uscii dalla cucina. Salii le scale e, invece di entrare nella mia stanza, entrai in quella di Tom. Era sdraiato a pancia in su, con un braccio sulla fronte, che guardava disinteressato il soffitto. Richiusi la porta e mi avvicinai a lui e mi sdraiai sopra abbracciandolo. Lui mi avvolse la schiena con le sue braccia mentre io le feci passare sotto la sua schiena. La testa appoggiata sotto il suo mento ed ascoltavo i suoi battiti regolari. -Tom, non ti preoccupare per domani. Tranquillo- gli sussurrai. Lo sentii sospirare pesantemente accarezzandomi la schiena.


-Io non ti voglio lasciare sola in casa e nemmeno farti uscire- rispose.


-Lo so, Tom... ma non puoi rinunciare al tuo lavoro per questo. Hai sentito David e tutti gli altri. E poi comunque non voglio io, punto. Non mi va di essere la causa di tutto quanto- continuai.


-Tu non sei la causa di tutto quanto, piccola- sussurrò alzandomi il mento verso di lui. Ci baciammo dolcemente. Di nuovo quella scarica elettrica... di nuovo quell'emozione che mi faceva dimenticare tutto quanto. Tutti i problemi, tutte le mie ansie. Mi bastava solo un contatto con lui. Solo quello. Continuava a baciarmi sempre più preso dalla situazione, facendomi sdraiare sotto di lui. Mi si mise sopra accarezzandomi con le mani sotto la maglia. Forse non dovevamo neanche in quel momento ma io non ce la facevo a fermarlo. Lo volevo forse quando lui voleva me. Con la bocca scese sul mio collo lasciando delle piccole macchiette rosse. -Un attimo- sussurrò accaldato, alzandosi ed andando a chiudere la porta a chiave. Tornò da me e mi si sdraiò di nuovo sopra. Mi sorrise dolcemente e riattaccò le sue labbra alle mie. Io feci vagare le mie mani tra i suoi cornrows e sulla sua schiena, sotto la maglia XXL. Si alzò un attimo con il busto e se la tolse buttandola a terra. Io lo osservai estasiata. Il suo fisico mi faceva a dir poco impazzire. Gli accarezzai gli addominali mentre lui mi slacciava i pantaloni, baciandomi sul collo. Me li sfilò facilmente e questi andarono a fare compagnia alla sua maglia, sul pavimento. Mi sorrise di nuovo. Avevo il cuore a tremila. Era una cosa troppo dolce, lo sentivo e lo vedevo nei suoi occhi. Mi tirò su la maglia, facendo attenzione a non farmi male. Nel mentre mi baciava i lievi addominali che avevo provocandomi dei brividi al basso ventre. Risalì sul mio collo lasciando una scia umida di baci mentre io gli slacciavo la cintura dei jeans oversize. Quel piercing mi mandava in estasi. Lo sentivo dappertutto. Ovunque lui posasse le sue labbra. Era una cosa che mi faceva diventare letteralmente pazza. Riuscii a togliergli i pantaloni con il suo aiuto e già potei notare che i boxer erano diventati di troppo. Prese a mordicchiarmi le labbra mentre mi slacciava il reggiseno. Non avevamo più detto mezza parola. Non ce n'era bisogno. Si allungò sopra di me verso il comodino ed aprì il cassetto tirandone fuori un preservativo. Sentivo l'agitazione crescere alle stelle. Glielo dovevo dire o no? Glielo dovevo dire o no?! Stava per tirarmi giù gli slip quando gli afferrai i polsi. Lui, affannato, mi guardò incuriosito. -Piccola, che succede?- mi chiese con un leggero fiatone. I miei occhi si inumidirono appena.


-Tom, io... non l'ho mai fatto- sussurrai imbarazzata. Lui mi guardò ancora qualche secondo, come a voler analizzare le mie parole. Poi mi sorrise dolcemente accarezzandomi una guancia.


-Tranquilla...- sussurrò baciandomi sulle labbra. Io mi rilassai lasciandogli i polsi, permettendogli di togliermi l'ultimo indumento di troppo. Il cuore sembrò sfondami il petto quando lo vidi togliersi i boxer e infilarsi il preservativo. C'eravamo.. qualche secondo e io sarei cambiata... sarei cresciuta. Avrei raggiunto una tappa e mai più sarei potuta tornare indietro. Ma ero serena. Guardai Tom negli occhi. Volevo godermi a pieno quel momento che mai più sarebbe tornato. Lui mi strinse le mani, ai lati della mia testa e, baciandomi sulle labbra, entrò in me con dolcezza infinita. A quel contatto sussultai trattenendo il respiro. Un dolore acuto mi stava attraversando il ventre ma strinsi i denti e cercai di non pensare a nulla. Anzi, di pensare solo ed esclusivamente a lui, a Tom. Si fermò prima e mi guardò qualche secondo per assicurarsi che stessi bene. Gli sorrisi e lui, ricambiando il sorriso, cominciò a spingere piano. Ogni tanto facevo delle smorfie di dolore ma mi riprendevo subito. Quella era una sensazione del tutto nuova per me. Sentivo il cuore che stava per scoppiarmi in petto. Forse era quello che avevo sempre aspettato stando con Tom. Baciandomi il collo, accelerò lievemente. Sospirava sulla mia pelle e la cosa mi mandava ancora di più fuori di testa. Le sue mani sempre strette alle mie. Mi mordicchiò la pelle sotto l'orecchio facendomi ancora rabbrividire. Le sue spinte diventarono sempre più decise e io cominciai a gemere, una volta abbandonato completamente il dolore. Arrivai ad un punto in cui sentivo solo un piacere a me sconosciuto al basso ventre. Sentii caldo. Stavo sudando e anche Tom, che aveva la sua pelle umida completamente a contatto con la mia. Portai le gambe attorno ai suoi fianchi e gemetti più forte. Per non farmi sentire dagli altri mi tappò la bocca con un bacio dando un'ultima spinta che mi fece venire. Lui lo fece quasi contemporaneamente a me, solamente qualche secondo dopo. Si lasciò cadere a peso morto su di me con il fiatone. -Ti adoro- sussurrò a fatica. Io gli accarezzai i capelli.


-Non sai quanto ti adoro io- risposi sorridendo serena. Lui si alzò un attimo per togliersi il preservativo e buttarlo e tornò a sdraiarsi accanto a me. Mi abbracciò e sospirò chiudendo gli occhi. Quella era stata senza dubbio la serata più bella della mia vita...

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little_illusionist: hihih, grazie mille ^^ (non diventarmi una barbona, x favore xD)

xoxo_valy: grazie mille, sei molto carina ^^

NICEGIRL: bello vedervi curiose xD Grazieee! ^^

Tiky: ahahah, questi scleri xD cmq non ti preocupare x i commenti. grazie mille ^^

Ice princess: grazie mille!

IoNonLoSo: grazie ^^ su fb ti ho aggiunta ^^

NIckyPrincessThlOve: tesoro preferisco postare un capitolo alla volta ^^ cmq non ti preoccupare xk, come vedi, posto velocemente, forse anche troppo xD mi fa piacere cmq sapere che addirittura prima di dormire pensi alla ff! grazie ^^

_Pulse_: hihi, grazie... sapevo che a una sentimentalona come te sarebbe piaciuto ^^

layla the punkprincess: wow, ti sei sciolta! hihi, grazie ^^

Black_DownTH: ahahah! che entusiasmo! sono contenta! grazie mille ^^

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


capitolo 15

Capitolo 15


Vi è mai capitato di svegliarvi al mattino e dire a voi stessi “Cavolo, sono piena di problemi, ma con questa persona sarà tutto più semplice”? A me sì. Mi era bastato aprire gli occhi e trovare davanti a me il viso rilassato ed addormentato di Tom. Lui riusciva a farmi pensare positivo a tutto. Compreso a mio padre. Mi sentivo strana quella mattina. Mi sentivo diversa. Anche nei suoi confronti. Mi sentivo più legata a lui in qualche modo e forse era normale dopo quello che era successo la sera prima. Ora, lo vedevo come un pezzo importante della mia vita, e lo era. Non me lo sarei dimenticato. Era stato la mia prima volta. Come avrei fatto a dimenticarmelo? Gli accarezzai il viso. Mi bastava rimanere a contemplarlo in silenzio. Avrei potuto vivere solo di quello. Sorrisi quando vidi i suoi occhi aprirsi lentamente. Una scena del genere l'avevo già vista, poche sere prima. Era sempre uno spettacolo. Dolce... era dolce. Quando posò lo sguardo assonnato sul mio, sorrise anche lui.


-Amore...- sussurrò. Il mio cuore fece un salto.


-Come.. come mi hai chiamato?- gli chiesi incredula. Credevo di aver capito male.


-Amore- ripetè lui tranquillamente. Io sorrisi stringendomi a lui che mi cullò tra le sue braccia. Mi diede un bacio sulla fronte. -Come stai?- mi chiese dopo un po'.


-Benissimo- risposi sorridendo. Mi diede un altro bacio sulle labbra, quella volta. -Tom, hai l'intervista- gli ricordai.


-Mmm, sei perfida- borbottò nascondendo il viso sul mio collo. Io ridacchiai.


-No, non sono perfida. Ti ricordo solo il tuo lavoro- risposi.


-Che comincio a odiare-.


-No, non è vero-.


-Beh, le interviste sì però-.


-Quello è normale. Quasi tutti le odiano-. Si stiracchiò, poi sbadigliò lievemente e si rimise nella stessa posizione di prima, attaccato a me. -Tom, ti devo trascinare giù dal letto?- gli chiesi divertita. Lui scosse appena la testa senza muoversi. Io sospirai e gli accarezzai i cornrows. Sentivo la sua mano che si muoveva lieve sul mio fianco nudo. Alla fine decise di alzarsi. Una volta fuori dal letto arrossii guardandolo interamente come mamma lo aveva fatto. Lo vidi prendere dei boxer puliti dal cassetto e infilarseli. Cercai di distogliere lo sguardo. Lui se ne accorse e sorrise.


-Adesso ti vergogni?- mi chiese tranquillamente.


-No- borbottai. Lui rise.


-Sì! Ti vergogni... va che sei proprio strana. Riesci ad imbarazzarti anche dopo ieri sera- commentò.


-Che c'è di così strano?- mi difesi risentita.


-Niente, solamente.. non dovresti. Non c'è niente che non hai visto o che io non ho visto- rispose malizioso.


-Ma vedi!! Lo fai apposta!- esclamai alzandomi le lenzuola fin sopra la testa. Lo sentii salire sul letto, vicino a me. Prese gli angoli delle lenzuola e mi scoprì il viso dandomi un bacetto sulle labbra.


-Scemotta- sorrise. -Dai, alzati e vestiti che se ti beccano in camera mia è la fine- disse poi alzandosi per continuare a vestirsi. Io sbuffai e mi infilai sotto le coperte per recuperare i miei slip che erano finiti in fondo al materasso. Me li infilai. Poi Tom mi lanciò il reggiseno e mi rimisi anche quello. Scesi dal letto. Tom si stava sistemando la fascia sulla testa, davanti allo specchio. Lo abbracciai da dietro e gli diedi un bacio sulla schiena. Poi lo guardai sul riflesso dello specchio. -Non sono tranquillo- borbottò.


-Lo so- risposi. -Ma ti ho detto di non preoccuparti. Sicuramente la porta non la apro- aggiunsi.


-Sì ma se tuo padre è ancora là fuori e mi riconosce sei nella merda. E succederebbe lo stesso se uscissi tu. Che palle! Che situazione, cazzo!- esclamò. Io gli accarezzai le braccia.


-Sai che sembri quasi più nervoso te?- gli chiesi sorridendo. Lui si girò verso di me con il broncio. Io scoppiai a ridere. Sembrava un bambino! Era dolcissimo! -No! Ti dovrei fare una foto!- esclamai divertita.


-Ridi ridi... come fai a stare così tranquilla...- borbottò a braccia conserte.


-Sto tranquilla grazie a te- risposi. Lui mi guardò interrogativo ma io gli feci segno di lasciar perdere.


-Vestiti se non vuoi che ti salto addosso di nuovo- disse poi voltandosi di nuovo verso lo specchio. Io risi e mi infilai pantaloni e maglietta. -Mi aspetti di sotto?- mi chiese poi. Io annuii dandogli un bacio stampo e uscendo con circospezione dalla sua stanza. Non c'era l'ombra di nessuno fortunatamente, soprattutto di “Bill, il detective”. Corsi in camera mia e mi cambiai l'intimo. Poi andai in bagno per lavarmi denti e faccia e scesi le scale arrivando in cucina.


-Giorno- dissi appena entrata. Bill era imbronciato come il fratello, seduto al tavolo mentre fissava il vuoto davanti a sé. Doveva avercela ancora per la sera prima, a cena. Io alzai gli occhi al cielo, piuttosto scocciata. Feci finta di nulla e presi la tazza. Mi postai di fronte a lui senza spiccicare parola. Lui neanche mi guardava. Mi aveva letteralmente ignorato. Sbuffai e decisi di parlare. -Senti, Bill, ti stai comportando come un bambino, lasciatelo dire- commentai mentre lui alzò lo sguardo su di me.


-Ma tu pensi che sia così semplice?- mi chiese. Io lo guardai senza capire. -Insomma, mio fratello sta dando i numeri.. ne va del nostro lavoro! E tu mi vieni a dire che mi comporto come un bambino? Ma almeno ti rendi conto della gravità?- continuò.


-Oh, Bill, non è così grave la cosa. Neanche avesse detto “voglio smettere di fare questo lavoro”. Ha solamente chiesto un giorno libero, ma puoi stare tranquillo. Verrà all'intervista- ribattei.


-Certo che verrà! David gli spara nelle chiappe se non lo fa!-.


-Questa è una teoria molto discutibile-.


-Buon giorno gente!- esclamò Georg una volta entrato in cucina. Io lo salutai sorridente e poi mi avvicinai alla finestra, una volta finito di bere dalla mia tazza. Un'espressione improvvisamente cupa e preoccupata si era impossessata del mio viso. Guardai al di là del vetro, scrutando attentamente la strada. Non c'era. Per il momento potevo stare tranquilla. -Tom?- chiese Georg.


-Arriva- dissi continuando a guardare fuori dalla finestra.


-Che hai?-.


-Eh? Niente, tranquillo-. Proprio in quel momento venni salvata da eventuali domande grazie all'arrivo di Gustav e Tom. Quest'ultimo mi sorrise eloquente. Vidi Bill fulminare il fratello.


-Buon giorno Georg. Buon giorno Bill- disse Tom, marcando quell'ultimo nome. Il gemello lo ignorò. -Bill, non riesci a tenermi il muso per più di due ore...- commentò poi sarcastico. Io soffocai una risatina osservando la reazione di Bill. Eccolo che sbuffò facendo un sorrisetto. Tom lo ricambiò soddisfatto e avvicinandosi per prendere una tazza. Nel mentre mi fece una carezza sul fianco. Poi si andò a sedere. -David?- chiese.


-Ci sta aspettando in macchina. Dice che è incazzato- rispose Georg.


-Io non lo capisco quell'uomo- commentò Tom. In pochi minuti finirono di fare colazione e tutti uscirono di casa salutandomi. Tutti tranne uno. -Ti prego, non aprire, non uscire. Qualsiasi cosa chiamami, anche durante l'intervista, non mi interessa- mi raccomandò Tom ansioso. Tutta quella sua preoccupazione nei miei confronti mi piaceva particolarmente. Mi faceva sentire piuttosto importante per lui, in un certo senso. Io gli sorrisi.


-Tranquillo- sussurrai. Poi ci guardammo un attimo intorno per vedere se ci fosse qualcuno appostato a controllarci. Velocemente ci scambiammo un bacio. Lui uscì dalla porta chiudendola a chiave. Mi avevano lasciato un doppione. Io sospirai tornando in cucina per lavare tutte le tazze che avevano lasciato. Solo Gustav lavava sempre la sua, ma perchè era sempre mattiniero. Gli altri finivano tardi di mangiare e, inevitabilmente, mi lasciavano da lavare quando dovevano uscire di fretta. A me, tuttavia, non dispiaceva. Se una cosa era per loro, la facevo volentieri.


*


Ero stravaccata sul divano a guardare la tv. Sinceramente non sapevo che fare. In altre occasioni sarei stata insieme ai Tokio Hotel, ad assistere ad una loro intervista. Ma date le circostanze, quel giorno non si poteva proprio fare. Almeno finchè non fossi stata sicura al cento per cento che mio padre se ne fosse andato. Solo al pensiero rabbrividii. Ad un tratto il mio cuore prese ad accelerare non appena sentii un rumore fuori di casa. Mi alzai dal divano e, con l'ansia alle stelle, mi avvicinai al vetro affianco alla porta. Mi affacciai appena. Non c'era nessuno. Abbassai lo sguardo incuriosita quando vidi una figura muoversi. Rimasi sorpresa vedendo che si trattava di un gattino. Riflettei due secondi sulle cose che potevo fare. Non potevo aprire la porta ma allo stesso tempo mi dispiaceva lasciare quell'esserino lì da solo. Sospirai lasciandomi guidare per l'ennesima volta dal cuore. Presi le chiavi ed aprii la porta di casa.


-Hey- sussurrai al gattino, sorridendo. Mi abbassai verso di lui e porgendogli una mano, cercando di avvicinarlo. Lui mi guardava impaurito. Cominciai ad accarezzarlo per tranquillizzarlo. -Piccolo, che fai qui? Vieni dentro. Se lo sanno gli altri mi ammazzano- dissi prendendolo in braccio.


-Ti ho trovata-. Il gelo. Ero rimasta immobile con gli occhi spalancati. Ma non avevo il coraggio di alzare lo sguardo. Il gattino mi scivolò a terra e questo corse lontano. In quel momento del gattino me n'ero completamente scordata. Non volevo alzare lo sguardo. Avevo paura. Quando posai lo sguardo, lentamente, davanti a me non sapevo se avessi voluto urlare e scappare. Se avessi voluto uccidere quella persona. Se avessi voluto urlarle contro tutto quello che sentivo dentro, che mi perseguitava. Avevo “disubbidito” a Tom e ora ne dovevo pagare le conseguenze.


-Cosa vuoi? Cosa ci fai qua?!- esclamai tremando dalla testa ai piedi.


-Sì da il caso che sono tuo padre- rispose quell'uomo così viscido. La puzza di alcool arrivava fino a me, nonostante mi tenessi a debita distanza da lui.


-No, non lo sei- risposi freddamente.


-Smettila di dire cazzate e muoviti a venire con me- tagliò corto lui.


-No! Te lo puoi scordare che torno a casa con te!- urlai.


-Muoviti- mi minacciò cominciando a fare qualche passo verso di me. Io automaticamente indietreggiai impaurita. Infilai una mano in tasca, toccando il cellulare. Pensai a Tom ma non volevo farlo agitare. Lasciai perdere. La paura continuava a salire. Rivedevo negli occhi di quell'uomo la stessa espressione che usava quando stava per picchiarmi. Si avvicinava sempre di più. Aveva quell'intenzione... ormai i suoi metodi erano quelli. Non sapeva comunicare in altri modi con me. Potevo continuare a sperare, non sarebbe mai cambiato. Non volevo neanche che cambiasse. Volevo semplicemente che sparisse dalla mia vita. Rientrai in casa velocemente cercando di chiudere la porta ma lui mi precedette e la tenne aperta. Io cominciai a piangere per la paura che mi perseguitava da anni. La stavo provando di nuovo, dopo un breve periodo in cui ero riuscita a sentirmi serena con delle persone adorabili intorno a me. Chiusi gli occhi come a non volere vedere cosa stesse per succedere. Preso da uno dei suoi soliti attacchi d'ira, dovuti anche all'alcool, mi prese per le spalle è mi sbattè a terra. Sentii una gran fitta alla schiena. Poi un forte bruciore alla guancia destra. Aveva cominciato a schiaffeggiarmi. Io mi dimenavo sotto di lui ma invano. Piangevo e urlavo. Non potevo neanche prendere il cellulare per chiamare Tom. Cosa potevo fare? Nulla. Dovevo solo stare ferma e prendermele. Lui non si fermava. -Ti ho detto...- un pugno. -.. che devi...- un altro. -...tornare a casa!- un altro ancora. Li tirava dove capitava. In faccia, allo stomaco, sulle gambe. Non si fermava. Sembrava impazzito. Era impazzito.


-Hey, ma chi cazzo sei tu oh?!- sentii una voce familiare dietro di me. Vidi mio padre alzare lo sguardo e spalancare gli occhi. Era la voce di Saki. Ero salva. In pochi secondi mio padre scattò via da me e, prima che lo potesse fermare il bodyguard, corse fuori dalla finestra, sparendo dalla sua vista. Io ero ancora a terra senza rendermi conto di quello che stava succedendo. Scossa da quello che era appena successo, sentivo un dolore atroce dappertutto. Saki si precipitò da me. -Sara!- esclamò. Sentii un po' di rumori dalla porta ed altre voci.


-Piccola!- riconobbi la voce spaventata di Tom. Scostò Saki e si inginocchiò affianco a me quasi terrorizzato. Mi prese e mi fece appoggiare sulle sue ginocchia. -Ma che cazzo è successo?!- mi chiese. Lo sentivo impaurito. Anche più di me.


-Non lo so, c'era un uomo qui che la stava prendendo a botte quando sono entrato. Ho trovato la porta aperta- rispose nervoso Saki.


-Oddio!- urlò Bill portandosi le mani alla bocca e lo stesso Georg e Gustav. David era rimasto paralizzato sulla porta. Guardai un attimo Tom, sopra di me. Nei suoi occhi leggevo una rabbia che mai prima avevo visto. Mi fece quasi paura.


-Io lo ammazzo... dove cazzo è andato!- urlò lasciandomi qualche secondo, alzandosi di scatto per dirigersi verso la porta. Saki lo prese in tempo. Da me era arrivato Georg che cercò, insieme a Gustav, di tirarmi su. Io ero tutta indolenzita e feci delle smorfie di dolore. Vedevo Tom dimenarsi tra le braccia di Saki che faceva fatica a tenerlo fermo. -Cazzo, Saki, lasciami!- urlava Tom.


-Tom, non fare il cretino! Calmati!- ribattè il bodyguard.


-Basta, Tom- intervenne freddamente David che aveva chiuso la porta. -Se n'è scappato via. Come speri di trovarlo?- chiese.


-Non lo so, quel pezzo di merda! Lo devo riempire di botte che neanche il doppio di quelle che le ha dato lui possano bastare!- urlò Tom, senza riuscire a calmarsi. Io presi forza.


-Tom...- sussurrai. Lo vidi fermarsi di botto e voltare la testa verso di me. -Ti prego... calmati- balbettai. Chiuse gli occhi per poi girarsi di scatto e tirare un pugno al vaso con i fiori, sulla ribaltina, che si frantumò in mille pezzi. Tutti quanti saltammo per lo spavento. Saki lo recuperò di nuovo mentre il ragazzo si teneva la mano che prese a sanguinare sulle nocche.


-Sei uno stupido!- urlò David, aiutando Saki a chiuderlo con loro nella stanza del manager. Io rimasi da sola con Georg, Gustav e Bill.


-Dio mio, Sara, ma chi è stato a ridurti così?- mi chiese Bill mentre Georg mi faceva sedere sul divano. Gustav era corso a prendere le medicazioni. Io non risposi. Non lo guardavo neanche negli occhi. Lui mi posò una mano sulla gota. -Hey?- fece, obbligandomi a guardarlo.


-Mio padre- risposi. In quel momento arrivò Gustav con tutto l'occorrente. Bagnò il cotone con il disinfettante e me lo passò sulle ferite al volto. Io feci nuovamente delle smorfie di dolore. Bruciava.. ma non quanto le ferite che avevo nel cuore. Nel mio orgoglio.


-Cosa voleva tuo padre? Perchè non ce ne hai mai parlato prima?- mi chiese di nuovo Bill.


-La mia storia la sa solo Tom- sussurrai. Georg, Gustav e Bill si scambiarono uno sguardo perplesso. -Fatevela raccontare da lui- aggiunsi. Loro rimasero in silenzio senza aggiungere altro. Pensavo a Tom. Era finito nei guai per colpa mia. Era solo colpa mia se stavano succedendo tutti quei casini. Forse per lui sarebbe stato meglio che non fossi mai arrivata. Una volta finito di medicarmi, Gustav mi caricò sulle spalle e mi portò al piano di sopra, nella mia stanza. Mi mise sul letto.


-Vado di sotto a vedere come sta Tom. Se hai bisogno di qualcosa chiama- mi disse accarezzandomi i capelli. Io annuii e lui mi diede un bacio sulla fronte per poi uscire dalla mia stanza. Tutta colpa mia. Interamente colpa mia.


*


-Amore-. Alzai lo sguardo. Ero ancora sul mio letto a contemplare il vuoto piuttosto pensierosa. Il cuore mi si riempi di serenità e tristezza quando trovai davanti a me un Tom preoccupato, che mi sorrideva tristemente e con una mano fasciata. Come poteva ancora essere dolce con me? Gli avevo rovinato la vita in pochissimi minuti. Lo vidi chiudere la porta con la mano sana ed avvicinarsi a me. -Come stai?- mi chiese preoccupato e sedendosi accanto a me. Posò la mano sul mio viso e mi diede un lieve bacio sul taglio disinfettato che avevo sul labbro. Io alzai le spalle. -Domanda stupida... già- commentò poi tristemente, abbassando lo sguardo. -Perchè hai aperto la porta?- mi chiese tornando a guardarmi. -Mi avevi promesso che non avresti aperto- continuò tristemente. Io sospirai.


-Mi dispiace- sussurrai. -Ho sbagliato. Ho sbagliato sin dall'inizio. Io... non sarei mai dovuta entrare nella tua vita- continuai a fatica mentre un gran magone aveva cominciato a impossessarsi della mia gola. Lui mi guardava incredulo.


-Che cosa?- chiese.


-Insomma, Tom. Da quando sono arrivata io sono arrivati anche i problemi. Litighi con il tuo manager... con i tuoi compagni... e il più delle volte per causa mia, come ieri sera- spiegai senza riuscire a guardarlo negli occhi. Mi spostò un ciuffo di capelli dietro l'orecchio.


-Amore, non dire una cosa del genere. Non voglio sentirti parlare così. Non è assolutamente vero che sono arrivati i problemi con te. Non è affatto vero neanche che litighiamo per causa tua. Qui i litigi ci sono sempre stati, per un motivo o per un altro, anche prima del tuo arrivo. E poi... tu non saresti mai dovuta entrare nella mia vita?- mi sorrise. Io lo guardai attentamente. -Ma tu sei proprio matta, amore mio. Sei matta da legare- disse abbracciandomi e facendomi stendere con lui. -Tu sei un bene. Tu non ti rendi neanche conto di come, piano piano, giorno per giorno, tu mi stai facendo cambiare... di quanto tu mi stia facendo maturare. Io grazie a te sto imparando a prendere alcune cose più seriamente. E sto imparando a convivere con una strana sensazione che mi attanaglia lo stomaco tutti i giorni. Quello sì che è per causa tua- mi sorrise ancora accarezzandomi il viso. Il mio cuore stava per sfondarmi il petto. Avrei quasi voluto mettermi a saltare dalla gioia. Quello che mi aveva appena detto era meraviglioso. Mai nessun ragazzo me l'aveva detto. Sicuramente non me lo aspettavo da un tipo come Tom. Lo strinsi a me, dolori permettendo. Lui mi accarezzò i capelli, posandoci anche dei baci sopra. -Sinceramente, in questo momento, se dovessi pensare ai prossimi giorni senza un tipino tutto pepe come te... mi verrebbe male- continuò. Io, contenta, mi strinsi ancora di più a lui, fregandomene altamente del dolore che sentivo. Posai le labbra sulle sue. Sentivo che sorrideva su esse mentre le dischiudevo lasciando che la lingua raggiungesse la sua. Rimanemmo qualche minuto a scambiarci varie tenerezze del genere e poi ci staccammo. Gli presi la mano fasciata e gliel'accarezzai.


-Scemo..- sussurrai intenerita.


-Non direi. Piccola, tuo padre lo denunciamo- mi disse poi. Io spalancai gli occhi.


-Che cosa?! No no!- esclamai.


-Perchè? Ma sei matta?- mi chiese lui incredulo.


-Tom, non voglio... quello è capace di tutto-.


-E tu vuoi rischiare che quello torni?-.


-Piuttosto sì. Ma penso che per un po' non si farà più vedere. Lo conosco troppo bene-.


-Ma...-.


-Tom, promettimi che non fari nulla...-.


-Sara...-.


-Promettimelo!-.


-...Ok-. Chiusi gli occhi sospirando mentre rimanevo cullata tra le sue braccia. Forse, anzi sicuramente, Tom era diventato la persona più importante della mia vita.

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layla the punkprincess: grazie mille! ^^

Ice princess: hihi, no vabbè, fa sempre piacere sentirsi dire certe cose ^^ grazie

_Pulse_: hihi, grazie mille ^^

6Vampire6Girl6: grazieeee! ^^

Tiky: niahahahahah, tutte porcelline siamo xD grazie ^^

NICEGIRL: grasshie ^^

NickyPrincessThlOve: ahahah xD grazie ^^

xoxo_valy: *___* grazie! ^^

_Reset: sì, non ti preoccupare ^^  addirittura un'ossessione? xD grazie mille ^^

little_illusion: grazie tesò! ^^

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


capitolo 16

Capitolo 16


Dopo quel bruttissimo giorno, mio padre non si era fatto più vedere. Era passata una settimana e tutto sembrava tranquillo. Decisi che forse era arrivato il momento di mettermi il cuore in pace e che non lo avrei visto mai più. Intanto la mia... relazione? Storia? Avventura? Con Tom, continuava benissimo. Il resto della band, David e Saki, ancora non lo sapevano. Avevamo deciso di parlargliene quella sera perchè stava diventando davvero impossibile tenere tutto nascosto. In quel momento eravamo io e lui, stravaccati sul mio letto, uno abbracciato all'altra.


-Sai, stavo pensando che ho una maledettissima voglia di stare un po' da solo con te. Ma solo nel vero senso della parola. Non a casa. Volevo andare da qualche parte con te, un'intera giornata- mi disse ad un certo punto, accarezzandomi i capelli. Io sorrisi.


-Anche io. Ma come facciamo? Gli altri ancora non lo sanno- risposi.


-Abbiamo accordato che glielo diciamo stasera, a cena-.


-E con il fatto che non possiamo uscire da soli?-.


-Uffa, non vale. Possibile che mi devi sempre ammazzare qualsiasi entusiasmo?-. Io ridacchiai e non risposi. -A proposito. Domani finiamo il CD e la settimana prossima dovrebbe uscire- aggiunse.


-Davvero?- chiesi entusiasta, guardandolo.


-Già- annuì.


-Finalmente-. Ad un tratto sentimmo urlare dal piano di sotto di andare a mangiare. Ci alzammo sospirando, sapendo perfettamente che stava arrivando il momento di rivelare di noi due. Scendemmo le scale ed arrivammo in cucina, dove trovammo tutti gli altri già seduti ad aspettarci. Ci schiarimmo la gola e ci sedemmo. Cominciammo a mangiare, quando sentii la mano di Tom posarsi sulla mia gamba. Lo guardai e lo vidi farmi cenno di dire tutto. -Ehm...- feci. Gli altri alzarono lo sguardo su di me. Cercai lo sguardo di Tom.


-Noi dovremmo dirvi una cosa- intervenne Tom in mio aiuto.


-Noi?- sottolineò Bill, sospettoso come sempre.


-Sì. Ehm, ecco... io e Sara... stiamo insieme- disse Tom imbarazzato, grattandosi la nuca. David sputò l'acqua che stava bevendo sul tavolo, prendendo a tossire mentre Saki gli dava delle pacche sulla schiena. A Georg cascò la forchetta sul piatto, rimanendo a bocca aperta. Gustav sorrise contento e sorpreso allo stesso tempo. Bill rimase impassibile. Semplicemente ci fissava come fossimo due alieni.


-Ma da quanto?- chiese David una volta ripresosi, rosso in faccia e con gli occhi lucidi a furia di tossire.


-Dal weekend alle terme- rispose Tom.


-E perchè non ci avete detto niente prima?- chiese Georg.


-Volevamo stare un po' tranquilli inizialmente. Almeno finchè non ci fossimo assicurati che potesse essere una cosa ufficiale- rispose il moro.


-Io sono troppo contento. Volevo che succedesse, vi ho sempre visti bene insieme- sorrise Gustav. Lo adoravo quel ragazzo.


-Bill, dì qualcosa- lo richiamò il fratello. Bill stette un attimo in silenzio ancora, fissandoci. Poi sembrò voler prendere parola.


-Perchè io non lo sapevo?- chiese freddo.


-Perchè non lo sapevano neanche gli altri- risposi innocentemente, sentendo che stavano per arrivare i guai.


-Ma io sono suo fratello- ribattè scorbuticamente.


-Bill, dai, adesso non fare così- si lamentò Tom.


-No Tom! Non è possibile! Si può sapere perchè in questo periodo stai mettendo da parte oltre che il lavoro, ora anche me. Tuo gemello?!- cominciò Bill. Io sospirai e mi alzai da tavola. Ero semplicemente stufa di sentire sempre le sue lamentele.


*


Bill aveva tenuto il broncio per due giorni consecutivi sia a me che a suo fratello. Era davvero infantile secondo me, quando faceva così. Metteva tutti a disagio e non andava bene. Tom ci stava male ma aveva deciso, quella volta, di farlo sbollire. Anche gli altri cercavano di passarci sopra. Non ci avrebbe tenuto il muso tutta la vita, quello poco ma sicuro. Il problema era che questa freddezza si avvertiva anche nelle interviste. Come quella di quel giorno. Ero come al solito dietro le quinte ad osservare tutto quanto e potevo vedere con chiarezza che anche l'intervistatrice sembrava imbarazzata per la freddezza nelle risposte di Bill. Sentii la rabbia ribollire dentro di me. E poi era Tom quello a cui non fregava niente del proprio lavoro?


*


-Amore, amore, amore!- esclamò Tom, saltellando verso di me, in giardino.


-Eh?- chiesi incuriosita e divertita.


-Sono riuscito a farmi dare da David il permesso di prendere la mia macchina e portarti in giro un'intera giornata, sei contenta?- mi chiese entusiasta e mettendomi le mani sui fianchi. Io sorrisi felice.


-Certo che lo sono! Ma quindi potremo stare da soli come volevi?- gli chiesi maliziosa.


-Oh sì- sorrise Tom, avvicinandosi a me sensualmente e baciandomi sulle labbra, mordicchiandomele appena. -Vatti a preparare che partiamo subito- mi disse poi sereno. Io corsi dentro casa, raggiungendo la mia stanza, per vestirmi. Ero eccitata all'idea di stare finalmente sola con Tom. Per tutta la settimana avevamo dovuto nasconderci. Per la cronaca, non eravamo neanche riusciti ad avere un altro momento più intimo dopo l'ultima volta. Tutto perchè i Tokio Hotel si dovevano concentrare per registrare le ultime parti del CD, rubando loro anche delle nottate. Indossai una camicetta bianca a maniche lunghe; una gonna di jeans che mi arrivava fino a metà coscia, con sotto i pantacollant fino a metà polpaccio; ai piedi delle ballerine bianche. Mi pettinai, lasciandomi i capelli sciolti. Misi un po' di eye-liner, mascara, matita negli occhi e mi spruzzai addosso un po' di profumo. Presi la borsetta e un giubbottino di pelle, nero. Mi precipitai giù per le scale dove c'era Tom, anche lui perfettamente vestito. Indossava una maglia XXL bianca, dei larghi jeans scuri e solamente una fascia nera sui suoi cornrows. Mi guardò dalla testa ai piedi, come estasiato. -Dirti che sei bellissima è superfluo vero?- mi chiese. Io sorrisi e gli diedi un bacio.


-Mmm, no. I complimenti fatti da te non sono mai superflui, mi piacciono- dissi. Salutammo tutti quanti. Bill, ovviamente, non rispose ma decidemmo di ignorarlo anche se era comunque faticoso. Subito dopo uscimmo di casa e corremmo per il vialetto, ridendo come bambini. Salimmo in macchina di Tom che mise subito in moto. Aveva avuto un'idea fantastica ed era stato molto carino. Dopo quello che avevo passato dovevo staccare un po'. E insieme a lui ci sarei riuscita alla perfezione. Appoggiai una mano sulla sua e lui me le strinse sorridendo mentre con l'altra teneva il volante. -Grazie- gli dissi improvvisamente.


-Per cosa?- mi chiese incuriosito.


-Per aver organizzato questa cosa. Solo all'idea mi sento già meglio- risposi. Lui si limitò a sorridere sereno. Accesi la musica. Si sentiva benissimo in quella macchina. -Amore, dove mi porti?- gli chiesi poi entusiasta.


-Eeeh, sapessi. Non ti aspettare chissà che cosa però che non ho potuto organizzare come volevo io. Quello, se ci riuscirò, una volta uscito il CD- rispose continuando ad osservare la strada davanti a sé.


-Ma non ti preoccupare. Basta che stiamo insieme... anche in uno sgabuzzino, non mi importa-.


-Uuuh, chiusi in uno sgabuzzino. La cosa si fa interessante!-.


-Scemo!-. Ci mettemmo a ridere leggermente. Ad un tratto alla radio passò una canzone che io davvero adoravo con tutto il cuore. “Breathless” di Shayne Ward. Forse era un po' la mia situazione. Tom mi lasciava “senza respiro”, proprio come diceva la canzone. Lo guardavo, concentrato nella guida. Osservai i suoi lineamenti così dannatamente perfetti. Il suo profilo. Le sue labbra. Era tutto... completamente invitante. Era come una calamita per me. Non riuscivo a togliergli gli occhi di dosso. Esisteva la perfezione? Forse in quel caso sì. Non riuscivo a trovare un difetto fisico in Tom. Era bello. Semplicemente troppo bello. Ad un tratto si accorse che lo stavo osservando e sorrise.


-Hey, piccola, come mai mi guardi?- mi chiese.


-Lo sai perchè ti guardo- sorrisi.


-No, non lo so- scherzò.


-Oh sì-.


-Voglio sentirtelo dire-.


-Che cosa, che sei fastidiosamente cocciuto?-.


-No, che sono bello come il sole, vero?-.


-Viva la modestia-.


-E dai che è esattamente quello che stavi pensando!-. Mi arresi. Con Tom non c'era speranza. Ma da una parte lo adoravo anche per quello. Finalmente fermò la macchina al di fuori di un parco piuttosto coperto dagli alberi. Avevo capito, più o meno, le sue intenzioni e la cosa mi piaceva. Scendemmo dalla macchina ed andò ad aprire il bagagliaio, tirandone fuori un cestino da picnic e una coperta. Mi fece scherzosamente la linguaccia e andò a cercare un posto dove sistemarci. Una volta trovato, stendemmo insieme la coperta a terra e ci sedemmo. Tirammo fuori tutte le cose da mangiare che ci aveva preparato Saki, santo uomo. -Buon appetito- mi sorrise. Io ricambiai e mi misi a mangiare assieme a lui. Tra scherzi e tenerezze, riuscimmo a finirci tutto quanto. Ci sdraiammo uno affianco all'altra, a pancia in su, sulla coperta. -Piccola, la prossima settimana, una volta uscito il nuovo album, partiremo per il nuovo tour- mi disse ad un tratto Tom ed io mi rattristai.


-Già. Mi spieghi come faremo ad andare avanti a stare insieme?- gli chiesi mogia. Lui si mise a ridere. -Lo trovi divertente?- domandai risentita.


-No, piccola. Il motivo per cui rido è perchè ce la faremo benissimo. Tu verrai con noi- mi disse. Io spalancai gli occhi.


-Che cosa? Ma Tom, non posso!- esclamai.


-Che cosa stai dicendo? Certo che puoi, scema- sorrise.


-L'hai chiesto a David?- indagai.


-Sì, ci ho parlato stamattina, quando gli ho chiesto anche il permesso ad avere questa giornatina tutta per noi. Lui ha accettato senza fare una piega- mi spiegò. Io non ci credevo. Saltai addosso a Tom, abbracciandolo forte e riempendolo di baci sul collo. Lui rideva mentre mi stringeva. -Ti pare che io parto senza di te? No, non se ne parla- sussurrò al mio orecchio. Io lo guardai negli occhi e lo baciai. Lui mi portò sotto di lui accarezzandomi la pelle sotto la camicetta. Il suo respiro era più accelerato sulle mie labbra. La cosa mi eccitava maggiormente. Si insinuò fra le mie gambe ma io lo fermai. Mi guardò quasi implorante. -Amore, ti prego- mi disse con gli occhi dolci. Io ridacchiai mordicchiandogli le labbra. Lo presi per mano e lo feci alzare dalla coperta. Lo tirai fino alla macchina. Aprii la portiera posteriore e lo feci salire. Lui mi sorrise capendo le mie intenzioni. Salii anche io, sdraiandomi sopra di lui, dopo aver richiuso la portiera. -Lo sai che ti adoro quando fai così?- mi sorrise. Io gli tirai uno scappellotto e mi allontanai. -Cos'hai?- mi chiese spalancando gli occhi.


-Non è, caro il mio Tom Kaulitz, che ti va di stare con me solo quando facciamo sesso?- gli chiesi risentita.


-Che cosa? Ma che dici!- esclamò.


-Hai detto “ti adoro quando fai così”. Negli altri momenti no?- continuai.


-Amore, ma era un modo di dire.. in quel momento, preso da quella situazione- si giustificò. Io rimasi a braccia conserte con il broncio. Lui mi si avvicinò. -Dai, piccola, non fare la permalosa- sorrise baciandomi una guancia.


-Io non sono permalosa- mi difesi mentre lui aveva già ricominciato a baciarmi, prendendomi per il mento. Io cedetti e lasciai che mi si posizionasse sopra come poco tempo prima. Di nuovo si sistemò in mezzo alle mie gambe. Prese ad accarezzarmele, alzando la gonna. La slacciò e me la sfilò, buttandola da una parte. Io, ormai arresa, gli accarezzai la schiena sotto la maglia e le treccine. Mi tirò giù, lentamente, i pantacollant togliendomi anche le ballerine. Si sdraiò di nuovo su di me, accarezzandomi i capelli ed avvicinando le labbra al mio orecchio.


-Semplicemente mi manca fare l'amore con te- sussurrò. Io rabbrividii dai piedi alla punta dei capelli. Okay, si era fatto perdonare. Lo baciai mettendoci tutta la passione di cui ero capace, slacciandogli i jeans. Lui recuperò un preservativo e, abbassandosi solamente i boxer, se lo infilò. Mi abbassò gli slip e rientrò in me per la seconda volta in tutta la mia vita. Era sempre tutto magico con lui. Riusciva a rendere qualsiasi cosa estremamente dolce. Anche quella volta riuscì ad essere tale. Nella macchina si sentivano solo i nostri sospiri, non troppo forti, fino a che non se ne sentì uno più forte, da parte di tutti e due. Tom rimase sdraiato su di me riprendendo aria. Gli accarezzai la schiena umida e gli diedi un bacio sulla testa, appoggiata al mio petto. -Sono perdonato?- mi chiese baciandomi a piccoli intervalli, affettuosamente.


-Ti aspetti che ti perdono solo per la tua prestazione?- gli chiesi sarcastica.


-Prestazione da SexGott- sottolineò lui. Io risi.


-Sei irrecuperabile. E comunque ti avevo già perdonato mezz'ora fa- gli dissi sorridendogli. Lui ricambiò e si alzò da me, permettendomi di infilarmi i pantacollant e la gonna. Mi diede un ultimo bacetto ed uscì dalla macchina. Io passai davanti ed aspettai che recuperasse la coperta e il cestino da picnic dall'erba e tornasse indietro. -Peccato che la giornata per noi è già finita- commentai tirando in fuori il labbro inferiore.


-Già. Ma non ti preoccupare. Appena posso ne organizziamo un'altra- mi sorrise rimettendo in moto.


*


Erano le nove e mezza di sera. Io, Georg e Gustav eravamo seduti sul divano per conto nostro ad ascoltare silenziosamente le urla che arrivavano dal piano di sopra, dalla stanza di Bill. Mai avevamo sentito, almeno io, i gemelli litigare così. E soprattutto sentirli urlare a quella maniera mi faceva sentire semplicemente male. Tom aveva raggiunto suo fratello per chiarire ma, come al solito, non avrà avuto un riscontro positivo dall'altra parte. Ero abbracciata ad un cuscino del divano, con le gambe rannicchiate al petto. Georg e Gustav mi osservavano.


-Sara, non sentirti in colpa- mi disse ad un tratto Gustav. Io sbuffai. -Davvero, tu non c'entri niente. E neanche Tom. È Bill che è una testa di cavolo quando fa così. Sembra che cerca il litigio a tutti i costi- si lamentò di nuovo. Sentimmo sbattere una porta e dei passi veloci scendere le scale. Ci voltammo tutti quanti e vedemmo Tom, incazzato era dir poco, che usciva di casa col pacchetto di sigarette in mano. Bene, se andava a fumare incazzato, la cosa doveva essere veramente brutta. Ormai lo conoscevo.


-Ci vado a parlare- disse Georg alzandosi dal divano ed uscendo di casa, per poi richiudere la porta.


-Io vado a parlare con la principessa- borbottai innervosita. Salii le scale fino ad arrivare davanti alla porta di Bill. Neanche bussai. L'aprii e basta. Lui era sul letto imbronciato e mi guardò incuriosito.


-Non si usa più bussare?- mi chiese scontroso.


-Non si usa più smetterla di fare i bambinetti cretini e permalosi?- ribattei richiudendo la porta.


-Tu non mi dai né del bambinetto né del cretino-.


-Ma è quello che sei-.


-Ti ha morso una tarantola?-.


-No, semplicemente sono stufa di assistere ad un litigio in questa casa ogni due secondi. Soprattutto per cazzate. Ti senti realizzato Bill ora che non parli più con tuo fratello? Tutto poi per il semplice fatto che io e lui ci siamo messi insieme-.


-Non è quello il motivo. È il fatto che lui non me l'abbia detto-.


-Non eravamo ancora sicuri!-.


-Sono suo gemello, cazzo!-.


-Bill, smettila di difenderti sempre con questa scusa. Siete gemelli è vero. Ma non potrete per sempre condividere tutto quanto! Prima o poi arriva il momento in cui può scapparci una bugia o un segreto! Se Tom ha scelto di non dirti nulla per il momento non è stato per cattiveria! Lo sai benissimo anche tu! Perchè ti ostini a fare l'ottuso?!-.


-Io non voglio che il nostro rapporto si spezzi!-.


-Ma come fa a spezzarsi, me lo spieghi?!-.


-Da queste piccole cose si capisce!-.


-Oddio mio, ma perchè devi prendere tutto così seriamente e drammaticamente...-.


-Tu non hai un gemello, non puoi capire-. Io rimasi in silenzio.


-Forse hai ragione- risposi. -Ma posso capire come ci si sente a dover dare spiegazioni a tutti i costi e venir continuamente respinti- aggiunsi. Lui mi guardò. -Bill, tuo fratello sta male. E sei tu in questo momento che stai facendo in modo che il vostro rapporto si spezzi- conclusi. Lo vidi riflettere in silenzio, come se a un ragionamento del genere non ci fosse mai arrivato. Mi voltai e uscii dalla stanza. Non dovevo aggiungere altro. Sarebbe arrivato ad una risoluzione da solo, se davvero era intelligente come credevo. Ora per la mia testa un altro pensiero. Il giorno seguente sarebbe uscito il nuovo album della band e io sarei dovuta partire per il tour con loro. Mi chiesi se le cose avrebbero continuato ad andare bene così fra me e Tom o se fossero avvenuti cambiamenti...

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layla the punkprincess: già, Tom è adorabile ^^ grazie! ^^

little_illusion: ahahah! xD il senso l'ho capito xD grasshie tesò

_Reset: quanti complimenti! ^^ Troppo carina ^^ Grazie mille ^^

NICEGIRL: grazie mille!^^

NickyPrincessThlOve: ahah, meno male che in quello non vi assomigliate! xD Grazie ^^

Ice princess: eh lo so... grazie mille ^^

_Pulse_: concordo xD grazieee^^

Tiky: mi fa piacere! grazie ^^

IoNonLoSo: waaaaa, grazieee ^^

_Radio Hysteria: il tuo idolo? o.O che bello essere l'idolo di qualcuno! *__* grazie davvero! *__*

tokietta94: tutta d'un fiato? Che farica! xD mi fa davvero piacere, grazie mille ^^ quando posso passo sicuramente dalle tue ^^

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


capitolo 17

Capitolo 17


Era finalmente arrivato il grande giorno: il giorno della partenza per il nuovo tour. L'uscita del nuovo album era andata benissimo e, già i primi giorni, i Tokio Hotel avevano raggiunto un buonissimo livello di vendite. Io ero davvero emozionata. Non sapevo cosa mi aspettasse, non avevo mai fatto un'esperienza del genere. Avevo anche un po' di paura. Temevo di non essere all'altezza per affrontare tutto quello. Di essere un peso, un fastidio per la band. Tom mi aveva già chiarito più volte che mi sbagliavo e non dovevo neanche pensarlo. Ma come facevo? Era logico che quei dubbi venissero, giusto? Ero in camera mia a ricontrollare le ultime cose che avevo messo in valigia, assicurandomi di non aver dimenticato nulla. Ad un tratto sentii bussare. Mi voltai e sorrisi vedendo Tom venire verso di me. Mi diede un bacio stampo.


-Pronta?- mi chiese sorridente.


-Più o meno- risposi.


-Cosa ti manca?-.


-No, niente. Più o meno nel senso che sono sempre un po' dubbiosa, tutto qui-.


-Oh, insomma, smettila con tutti questi problemi che ti fai, non serve a nulla-. Si voltò per uscire dalla mia stanza quando si girò di nuovo verso di me, avvicinandosi. -Amore, ieri sera Bill è venuto a parlarmi. Abbiamo chiarito. So che gli hai fatto un discorso. Ti ringrazio- mi disse tornato serio. Io sorrisi dolcemente facendogli una carezza sulla guancia.


-Per te, questo ed altro- gli dissi. Anche lui mi sorrise ed uscì dalla mia stanza. Io chiusi la valigia e mi affrettai a raggiungere tutti gli altri al piano di sotto.


-Ok, tutto apposto? Possiamo partire?- chiese entusiasta David. Noi annuimmo e ci accingemmo ad uscire di casa, “salutandola” per l'ultima volta. Fuori dal cancello era parcheggiato un enorme tour bus. Per un certo periodo avremmo dovuto “vivere” lì dentro. Sperai che andasse tutto bene.


Io e i Tokio Hotel ci eravamo già sistemati. Ad ognuno il proprio letto. In un “settore” c'erano quelli dei ragazzi, mentre in un altro c'era il mio. Era presente un bagnetto, un cucinino, una scaletta che portava ad un piano superiore e un salottino dove rilassarsi ogni tanto, munito di televisore al plasma. Il tutto era non troppo piccolo ma neanche tanto comodo. Ci saremmo dovuti adattare. Eravamo seduti tutti quanti al tavolo a rileggere un foglio con su scritte tutte le tappe e le rispettive date. La prima era “Nizza”, il giorno seguente.


-Tres bien! Je peux parler le français!- esclamò contento Bill battendo le mani. Noi lo guardammo storto.


-Io lo odio il francese- borbottai con la guancia appoggiata alla mano.


-Non capisci niente- commentò Bill con nonchalance. Ormai ci ero abituata alle sue uscite da “principessa”. Per la cronaca, anche io e lui avevamo chiarito dalla fatidica sera.


-Beh, però le francesi sono veramente...- cominciò Tom ma ricevette una mia fulminata. -... veramente delle brave ragazze- rimediò temendo una mia reazione poco gentile.


-Sarà meglio- dissi scettica.


-Oh, ma che tenera. Sara è gelosa!- esclamò Georg sorridente. Io arrossii.


-Io non sono per niente gelosa, non è nella mia indole- ribattei, sapendo perfettamente che stavo mentendo.


-Oooh, Tom, non è dolce?- continuò il bassista con gli occhi dolci.


-Sì, uno zuccherino- rispose sarcastico il chitarrista.


-Vuoi che ti strappo i capelli a morsi adesso o dopo?- gli chiesi minacciosa. Georg mi guardò spalancando gli occhi.


-Ok, ritiro l'ultima frase- rise.


*


-Tom, Sara, alzatevi. Forza, dormiglioni- sentii una voce alle mie spalle. Assomigliava in lontananza a quella di Gustav. Aprii lentamente gli occhi e mi trovai abbracciata a Tom, nel suo letto. La sera prima ci eravamo addormentati a quella maniera, dopo una lunga chiacchierata. Lo sentivo respirare pesantemente, segno che stava dormendo come un ghiro. Gli accarezzai una guancia baciandogliela leggermente.


-Amore?- lo chiamai sussurrando al suo orecchio. -Amore, mi sa che siamo arrivati, devi prepararti che tra un po' avete il soundcheck- continuai. Lo vidi sbattere lentamente le palpebre ed automaticamente sorrisi intenerita. Era sempre una visione celestiale vedere Tom svegliarsi. -Ma buon giorno!- gli sorrisi. Lui ricambiò sussurrando un “giorno” praticamente senza un filo di voce. Si stiracchiò appena mettendosi a pancia in su. Io appoggiai la testa sulla sua spalla, accarezzandogli gli addominali. -Come prima notte è andata bene, vero?- gli chiesi tranquillamente.


-Già- rispose sbadigliando. -Se non fosse stato per Georg che non la smetteva di russare- aggiunse amareggiato.


-Oh, dai. Non russava così forte- difesi il bassista con un sorrisino divertito.


-Non russava così forte? Sembrava un carro armato in preda a una convulsione- borbottò. Io risi. Era irrecuperabile.


-Povero Georg-.


-Ma sti cazzi-.


-Dai, amore, giù dal letto e basta con queste scemenze-. Mi alzai dal materasso dopo avergli fatto una carezza sui cornrows e cominciai a rivestirmi. Lui mi osservava ancora a letto. Io lo guardai e sorrisi. -Che c'è?- gli chiesi incuriosita.


-Niente. Sei bella- rispose con un'alzata di spalle. Io diventai bordeaux, fucsia, viola... arcobaleno. Mi buttai addosso a lui abbracciandolo.


-Tu sei più bello di me, cento volte- sussurrai baciandogli ripetutamente il collo mentre lui mi faceva delle carezze sulla testa.


-E muovetevi, piccioncini, le smancerie stasera- intervenne Georg, affacciandosi con la testa nella stanzetta.


*


Il palco era spettacolare. Non avevo mai avuto l'occasione di poter vedere una cosa così. Avevo il cuore che batteva all'impazzata, solo sentendo le urla impazzite delle fans, dietro le transenne. I Tokio hotel erano nel backstage con me ed aspettavano il momento per entrare e dare inizio al concerto. Erano nervosi, si vedeva. Era il primo concerto del nuovo tour e doveva andare alla perfezione. Era normale che fossero agitati. Gustav saltava sul posto, con le bacchette della batteria in mano. Bill camminava avanti e indietro, schiarendosi la voce. Georg e Tom controllavano i loro strumenti, già sistemati in spalla. Sospirai tremante. Sapevo che tra pochi minuti sarebbero saliti sul palco, scatenando il delirio là fuori. Avevo quasi paura che arrivasse quel momento. Ad un tratto Tom arrivò davanti a me.


-Dimmi qualcosa di carino, ti prego- mi chiese agitato. Era la prima volta che lo vedevo in quel modo. Di solito faceva sempre quello sicuro di sé, come nelle interviste e nei servizi fotografici. Quella sera sembrava completamente un'altra persona.


-Sei il più bravo chitarrista che io conosca- dissi non sapendo che dire. Lui scosse la testa.


-No no, qualcosa di più reale- ribattè. Io volevo mettermi a ridere ma mi trattenni.


-Stai tranquillo. Anche se sto qua dietro, il mio cuore salirà sul palco assieme a te. Farete un figurone come sempre- sorrisi. Lui, finalmente, sembrava soddisfatto. Mi prese il viso tra le sue mani e mi baciò.


-Grazie- sussurrò sulle mie labbra.


-Ragazzi, dovete cominciare!- arrivò nervosamente David.


-Oddio!- tirò un acuto Bill. -Gustav, vai, il primo sei tu!- aggiunse spingendo leggermente il batterista da dietro la schiena. Quest'ultimo salì le scalette verso il palco. Se prima le urla mi emozionavano, ora già non le sopportavo più. Mi chiesi a che livello vocale fossero riuscite ad arrivare una volta aver visto la band al completo e mi preoccupai seriamente per le mie condizioni uditive. Subito dopo Gustav salirono sul palco Tom e Georg, cominciando a suonare. Le urla si triplicarono. Io rimasi vicina a Bill, che guardava quasi terrorizzato il palco. Gli feci una carezza sulla mano e poi partì di corsa anche lui su per le scalette. Era definitivo. Dovevo trovare dei tappi per le mie povere orecchie. Cercai di sopportare osservando i ragazzi nella loro magnifica performance. Era la prima volta che li vedevo suonare ad un concerto, dal vivo. Li avevo potuti vedere solamente nello studio di registrazione, fino a quel momento. Provavo una bellissima sensazione allo stomaco tenendo gli occhi su Tom. Il modo in cui suonava la sua chitarra. Il modo in cui chiudeva gli occhi concentrandosi solo ed esclusivamente sulla melodia che produceva. Il modo il cui faceva certe espressioni che potevo vedere solo io in certi momenti. Provai un po' di gelosia vedendolo sorridere malizioso alle sue fans, anche se sapevo che doveva far finta di nulla, per non far già diffondere la notizia della nostra “relazione”. Mi faceva strano chiamarla in quel modo. Mi sembrava fin troppo seria come cosa. Forse non era davvero così seria. Sicuramente era solo una cosa da ragazzi. Una “scemenza” come la chiamerebbero alcuni. Ma per me era la scemenza più bella del mondo.


Non mi accorsi che il tempo era veramente volato. Erano arrivati all'ultima canzone e un mucchio di coriandoli argento e oro cominciarono a cadere dall'altro verso le fan urlanti che chiamavano i Tokio Hotel come a non volerli far andare via da lì. I ragazzi salutarono, dopo aver lanciato in mezzo alla folla asciugamani, plettri, bacchette e bottigliette d'acqua vuote. Uscirono dal palco e tornarono, sudati fradici, nel back stage. Gustav si sdraiò a terra chiudendo gli occhi mentre Georg gli prese le gambe cercando di fargli rilassare i muscoli. Bill si stravaccò su una sedia mentre Tom si appoggiò con la schiena al muro, cercando di riprendere aria. Era davvero emozionato e stanco allo stesso tempo. Io arrivai da lui con un asciugamano e una bottiglietta d'acqua. Lui accettò entrambe le cose.


-Grazie- mi disse attaccandosi alla bottiglietta e bevendola tutta in un sorso.


-Amore, siete stati fantastici, davvero- gli dissi sorridendo, asciugandogli il viso con l'asciugamano mentre lui si sedette sulla sedia, di fronte a me.


-C'era il delirio là fuori. Quasi non mi ricordavo come fosse tenere un concerto-.


-Io non ero mai stata ad un concerto prima d'ora. È una cosa spettacolare e poi mi sono emozionata tantissimo vedendovi lì sul palco-.


-Hai visto che ad un certo punto mi sono girato verso di te?-.


-Sì, l'ho visto-. Sorrisi e gli diedi un bacio sulla fronte mentre lui mi abbracciava dalla vita. -Mi ha fatto molto piacere- aggiunsi.


-Per così poco?- mi chiese lui dolcemente.


-A me bastano le piccolissime cose, Tom Kaulitz. Non voglio la Luna-.


-Ragazzi, forza, torniamo al tour bus- annunciò David uscendo dal palazzetto. Io e i ragazzi lo seguimmo assieme ai bodyguard. Sentimmo le urla delle fans che stavano fuori, dietro alla rete che guardavano i Tokio Hotel andare via. Una volta dentro il tour bus, io e i quattro ragazzi, ci stravaccammo sui divanetti nella “zona relax”. Georg si rigirava tra le mani un reggiseno di taglia quinta che gli aveva lanciato una fan, denudandosi davanti a lui.


-Per poco non ho rischiato di sbagliare tutte le note quando ho visto quello spettacolo davanti a me- raccontò.


-Se sbagliavi ti linciavo- intervenne Tom mentre mi accarezzava distrattamente i capelli.


-Beh, volevo vedere te cosa facevi se ti ritrovavi davanti una tipa con delle tette del genere, senza reggiseno!- si difese il bassista. Io sinceramente mi chiedevo come facessero alcune fans a ridursi a fare addirittura quelle cose. Io non lo avrei mai fatto.


-Beh, effettivamente..- commentò Tom, compiaciuto, ricevendo un calcio allo stinco da parte mia. -Ma porca puttana!- esclamò dolorante, portandosi la gamba al petto.


-Come sei fine, Tom- commentò Bill.


-Ma se sta pazza mi ha tirato un calcio allo stinco!- esclamò indicandomi indignato.


-Se tu sei un coglione...- rispose il fratello. Tom si imbronciò e si mise a braccia conserte. Io scoppiai a ridere.


-Sei troppo buffo!- esclamai senza fermarmi.


-Fottiti- borbottò senza cambiare espressione o posizione, il che mi fece ancora più ridere.


-Dai, amore, non te la prendere- ridacchiai picchiettandogli un gomito sul braccio.


-Pussa via- mi disse scostandomi da lui.


-Ok- sorrisi alzandomi dal divanetto e sedendomi vicino a Gustav.


-Sì, certo, adesso vai a fare la gatta morta con Gustav- borbottò Tom, stranamente ingelosito.


-Nooo, Tom geloso non me la voglio perdere!- esclamò Georg soddisfatto.


-E invece non ti perdi niente perchè io sono tutto fuorché geloso-.


*


Ero nella mia “stanzetta” a prepararmi per andare a dormire. Era stata una giornata piuttosto piena per essere la prima. Mi chiedevo se sarebbero state tutte così. Ovviamente sì. Un tour era un tour. Ma insieme ai Tokio Hotel non avrei sicuramente sentito la stanchezza. Soprattutto con un pazzo come Tom affianco. Parli de diavolo e sbucano le corna. Ecco Tom, affacciato da dietro la porta.


-Sì?- sorrisi divertita.


-Facciamo pace?- mi chiese con gli occhi da cucciolo, entrando. Io feci finta di pensarci un po'.


-Mmm, non lo so. Ci devo pensare- risposi sdraiandomi sul letto. Lo vidi sorridere malizioso e salire sul letto a gattoni.


-Lo sai che questo è un invito a nozze per me- mi disse sensualmente, alludendo alla mia posizione.


-No, tesoro, stasera non posso- gli misi una mano davanti per non farlo avvicinare troppo pericolosamente. Lui sbuffò amareggiato.


-Che palle, a che giorno sei?- mi chiese.


-Terzo-.


-Uffa, farò sto sforzo di aspettare un paio di giorni-.


-E chi te lo dice che appena finiscono te la do?-.


-Ahahahah! Bellissima battuta, davvero-.


-Io invece sono seria-. Mi saltò addosso e cominciò a riempirmi di solletico mentre io mi dimenavo sotto di lui, ridendo come una pazza. Avevo le lacrime agli occhi e quasi facevo fatica a respirare. -No no no!! Ti prego, Tom! Basta!! Non respiro!!- continuavo a ridere e a urlare. Lui si fermò ma rimase sdraiato addosso a me. Mi sorrise e mi baciò il naso.


-Così impari- mi disse da superiore. Io gli feci la linguaccia e lui mi intrappolò la lingua tra le labbra baciandomi. Io gli accarezzai la testa e lo abbracciai mentre lui affondava il suo viso sul mio collo sospirando. Provavo una sensazione del tutto nuova nello stomaco. Qualcosa che non avevo mai provato prima. Che fosse amore?

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NICEGIRL: ahahah! Grazie ^^

evol: che belloooo *__* grazie mille *__*

NickPrincessThlOve: ahah, concordo xD grazie ^^

_Radio Hysteria: wow! che bello, faccio adorare buz! (tom) ^^ tesoro, non è antipatico, è adorlabile *__* grazieee ^^

tokietta94: grazie mille tesoro *__* sei davvero carina ^^

Ice princess: ahahah! xd Grazie! ^^

_Pulse_: hihi, tenera lei xD grazie! ^^

IoNonLoSo: meno male! ^^ grazie! ^^

layla the punkprincess: ahah, le rughe! xD grazie! xD

little_illusion: ahah, non avevo dubbi xD chissà xk! xD grazie tesoro ^^


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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


capitolo 18

Capitolo 18


Era passata una settimana dal quel primo concerto. Avevamo già girato un po' di città e io e i Tokio Hotel eravamo sempre più soddisfatti del risultato che ogni volta riuscivano ad ottenere. Tutte le loro fans, nonostante il lungo periodo d'attesa, non li avevano dimenticati. Anzi, erano ancora più eccitate all'idea di rivederli sul palco. In quel periodo eravamo in Italia. La band avrebbe dovuto tenere dei concerti a Roma e a Modena. Quella sera ci sarebbe stato a Roma. Mi piaceva come città, vista solamente dal vetro del tour bus. Era la prima volta che visitavo l'Italia. Non mi aveva mai attirato particolarmente. Dovevo ricredermi. Roma era stupenda.


-Ragazzi, sono nervoso- disse ad un tratto Bill, facendo avanti e indietro per la saletta con i divanetti, sui quali ci eravamo stravaccati io e il resto della band.


-Che novità!- esclamò sarcastico Tom. -Mai una volta che riesca a viversi un concerto in santa pace- borbottò ancora giocherellando con le dita della mia mano.


-Dai, Bill, rilassati. Lo sai che vanno sempre bene i vostri concerti- intervenni io.


-Quello di stasera no, me lo sento- rispose il vocalist.


-Te lo sentivi anche in tutti gli altri e sono andati una meraviglia- sbuffò Tom. A me veniva un po' da ridere. Bill era irrecuperabile.


-No no! Questa volta davvero! Non sono per niente tranquillo!- esclamò di nuovo Bill. Io e Tom ci scambiammo un'occhiata preoccupata ma decidemmo di lasciar perdere non appena sentimmo il tour bus fermarsi. Scendemmo ed entrammo nel palazzetto.


*


Anche quella sera ero uscita dal palazzetto con le orecchie che mi fischiavano fastidiosamente. Quelle ragazze erano capaci di stordirti in una maniera allucinante. D'altronde era normale. Anche io, molto probabilmente, avrei fatto così. Dopo il concerto sarebbe avvenuto il Meet&Greet con le fans. Ero con la schiena appoggiata al muro, a braccia conserte che osservavo l'incontro, facendo finta di nulla. Alcune ragazze mi facevano tenerezza, altre mi innervosivano e non poco. Ad esempio quelle che facevano le gatte morte con Tom. Alzai gli occhi al cielo sbuffando e tornai a tenerle d'occhio. Quello che mi innervosiva ancora di più, era che Tom sembrava anche compiaciuto. D'accordo, era il suo lavoro, era normale che lo fosse. Ma insomma, lui era il mio ragazzo! D'accordo, ero gelosa. Gelosa marcia. Non sopportavo neanche lontanamente solo l'idea che qualcuna potesse farsi dei pensierini su di lui. Gelosa e possessiva. La cosa mi dava al quanto fastidio, dato che non mi era mai successo di esserlo per un ragazzo. Gelosa, possessiva ed egoista. Non dovevo esserlo, perchè mai? In fondo erano solo fans... fans accanite... fans accanite e mostruosamente irritanti! Mi voltai dall'altra parte sbattendo un piede per terra. Avevo un broncio! Decisi di uscire dalla saletta e andare a prendermi qualcosa da bere alla macchinetta.


-Ma allora è proprio destino che ci dobbiamo incontrare davanti ad una macchinetta- sentii un brivido lungo la colonna vertebrale, riconoscendo quella voce. Avrei potuto riconoscerla a mille miglia. Alzai lo sguardo sulla groupie di Tom, Clara, la biondina che mi era già capitato di incontrare una volta, durante un'intervista dei Tokio Hotel.


-Evidentemente sì- risposi tranquillamente abbassandomi per recuperare la lattina di the alla pesca.


-L'ultima nostra conversazione non è stata delle migliori- disse lei con un sorrisetto falso.


-Se “conversazione” si può chiamare- commentai aprendo la lattina e sorseggiando un po' di the fresco. Ci voleva.


-Oh ma se vuoi possiamo ricominciare da capo e diventare grandi amiche- continuò lei. Mi venne quasi la nausea. Come poteva essere così spudoratamente falsa?


-No, grazie- risposi dandole le spalle.


-Beh, comunque so che questa sera state in albergo. Non ti dispiace se vado a fare un salto nella stanza di Tom, vero?- mi chiese strafottente. Io mi fermai come pietrificata mentre il nervoso stava prendendo il sopravvento. Dovevo trattenermi. Nessuno doveva sapere che stavamo insieme... nessuno.


-Fai quello che ti pare- le risposi andandomene. Tornai nella saletta. La lattina si stava quasi accartocciando per quanto la stringevo in mano dalla rabbia. Continuavo a fissare Tom come se fosse colpa sua. Ad un tratto mi guardò e mi sorrise lievemente. Io ricambiai, più che altro con una smorfia e tornai seria. Il Meet&Greet terminò e io e i Tokio Hotel uscimmo dalla stanza assieme a David e Saki, salutando le ragazze che piangevano e ancora riuscivano ad urlare. Salimmo in limousine che partì diretta verso l'hotel. Io guardavo fuori dal finestrino. Tom era davanti a me e sentivo che mi osservava incuriosito. Ad un tratto mi toccò una mano, posata sul mio ginocchio. Io lo guardai.


-Stai bene?- mi chiese. Io annuii semplicemente e mi voltai di nuovo verso il finestrino. Una volta arrivati scendemmo ed entrammo nell'hotel. Ad ognuno di noi venne assegnata la propria camera. Io e Tom avevamo le stanze vicine. Stavo entrando nella mia, in silenzio, quando Tom tenne aperta la mia porta prima che potessi chiuderla. -Mi spieghi che cos'hai?- mi chiese di nuovo. Io sbuffai.


-Dai, Tom, non ho niente- risposi svogliata. Lui entrò e io mi girai, andandomi a sdraiare sul letto matrimoniale. Lo sentii chiudere la porta. Avvertivo un litigio in arrivo e non stavo tranquilla. Si sedette vicino a me, posando una mano sulla mia schiena. Io non lo guardavo.


-Piccola, guardami per favore- mi disse dolcemente. Io mi voltai verso di lui. -Ti conosco bene ormai, hai qualcosa. Che succede?- continuò.


-Succede che non so più se alla fine facciamo bene a stare insieme-.


-Che cosa?!-.


-Non mi fraintendere, non è per te. È per me. Mi sono accorta che tutte quelle ragazze mi danno fastidio anche se non dovrebbero. Sei pieno di groupies e non riesco a stare tranquilla-.


-Ma fammi capire, che ragionamento è questo, adesso?-.


-Il mio!-.


-Stai proprio facendo la bambina, lo sai? Tu per così poco vorresti rompere con me?-.


-Non ho detto che vorrei rompere-.


-Hai dei dubbi su noi due! Dimmi se è normale secondo te!-.


-Ma perchè per una volta non rispetti un mio pensiero?-.


-Io rispetto tutti i tuoi pensieri, Sara, ma quando mi vieni a dire delle cose assurde così veramente mi chiedo che cosa ti passa per la testa!-.


-Ma non lo so neanche io! Io sto bene con te, finchè non arrivano tutte queste ragazze. Lo so che è il tuo lavoro, infatti io non pretendo niente. Lo sai che non farei mai nulla per intralciarlo. Ti sto solo esprimendo un mio pensiero-.


-Il tuo pensiero lo posso anche capire, ma non capisco come ti vengano certe frasi!-.


-Ma cos'ho detto?!-.


-Hai detto testuali parole: “Non so più se alla fine facciamo bene a stare insieme”. Pensi che io ci rimanga bene?! Cazzo, ti è sempre andato a genio il mio lavoro fino adesso! Non capisco cosa ti abbia fatto cambiare idea tutto d'un tratto!-. Io non risposi. Abbassai semplicemente lo sguardo.


-Io non ho cambiato idea- sussurrai senza guardarlo.


-Eh no!- esclamò lui.


-Ho solamente qualche dubbio-.


-Ma tra noi due non dovrebbe essercene neanche uno! Io sto male se so che non stiamo tranquilli-.


-Io sto bene secondo te?-.


-Oh scusa, non pensavo che ti facesse male stare con me!-.


-Non era detto in quel senso, cazzo, capiscimi!-.


-Perchè io devo sempre capire te? Tu, ogni tanto, ti soffermi a capire me? Cazzo, ogni giorno cerco di mantenere solido il nostro rapporto, nonostante tutti i piccoli ostacoli che ci possono essere, tra groupies, scoop vari e via dicendo. Sembra che non te ne freghi nulla di tutto questo! Se lo faccio ci sarà un benedetto motivo, no? Vorrà dire che tengo a te e a noi due insieme, giusto?! E tu adesso mi stai dimostrando che tutte le cose che faccio non servono a nulla!-. Si alzò furioso dal letto ed uscì dalla stanza sbattendo la porta. Io scoppiai a piangere prendendo a pugni il cuscino. Ero stata un'idiota. Ancora una volta avevamo litigato per causa mia e ancora una volta era riuscito a stendermi con le sue parole. Mi odiavo.


*


Ero rimasta tutta la sera chiusa in camera mia a piangere. Non ero andata neanche a mangiare con gli altri, di sotto. Non ce la facevo a guardare Tom negli occhi, mi avrebbe steso solo con uno sguardo. Ad un tratto sentii bussare alla porta. Io non risposi. Avevo paura che fosse lui.


-Sara, sono Bill- sentii dall'altra parte della porta. Io tirai su col naso e mi asciugai le lacrime. Mi alzai dal letto ed andai ad aprire. Senza guardarlo tornai sul letto nascondendo il mio viso. Lui entrò e chiuse la porta. Mi si avvicinò, sedendomisi affianco. Rimanemmo entrambe in silenzio. Forse non sapeva neanche lui cosa dire. Io tanto meno. -Sai che Tom, quando era piccolo, tornava a casa sempre con un occhio nero?- cominciò ad un tratto. Io mi chiesi cosa c'entrasse ma rimasi ad ascoltarlo. -Sai anche che il motivo ero io?- continuò. Io lo guardai con gli occhi arrossati. Mi sorrise e continuò. -Già, io venivo sempre preso in giro a scuola per il mio look. Purtroppo però ero troppo codardo per affrontare tutti quei bulletti. Tom è sempre stato più schietto e coraggioso di me. Non ci pensava due volte a scazzottarsi con quelli lì, se era necessario. Perchè teneva a me, come ora. Se ferivano me, ferivano lui. Tom è una persona che anche se non riesce a dimostrare tante cose, se si affeziona a qualcuno, fa di tutto per farlo stare bene, per difenderlo quando è il caso. Guai a chi glielo tocca-. Forse avevo capito dove voleva andare a parare Bill. -Sai, tu sei entrata nella sua vita. L'hai fatto, è così. Ti vuole un gran bene, io lo so. Pensi che non parli con me? Sono il suo gemello. E anche se non lo facesse, io lo capisco. Lo vedo quanto tiene a te. Sei veramente la prima ragazza che è riuscita a fargli prendere una sbandata bella forte. Forse è stato addirittura dal primo giorno che ti ha conosciuta. Gli sei rimasta da subito impressa. Ora io penso, sono sicuro, che Tom non ci metterebbe né uno né due a scazzottarsi per te. Io se fossi al posto tuo, starei più che tranquillo. Pensaci- concluse per poi alzarsi dal letto ed uscire dalla stanza. Io rimasi sdraiata sul letto a pensare. Il suo discorso mi aveva colpito. Non faceva una piega. Io non è che non avevo fiducia in Tom. Avevo paura di essere un peso per lui. Di essere di troppo nel suo lavoro e così mi facevo venire i dubbi io. Purtroppo avevo un pessimo carattere, lo riconoscevo. Sospirai. È proprio vero che i gemelli sono identici, mi avevano spiazzato tutti e due.


Avevo deciso di andare a parlare con Tom, non si meritava tutto quello. Uscii dalla mia camera ma mi pietrificai. Clara stava uscendo dalla sua stanza. Ok, era finita. Sarei tornata in camera, avrei fatto le valigie e me ne sarei andata. Non l'avrei mai più voluto vedere, quel pezzo di merda, falso e incantatore! Le lacrime stavano già cominciando a scorrere lungo le mie guance, quando sentii Tom urlare da dentro la sua stanza.


-Vattene!- era lui.


-Sei uno stronzo!- urlò Clara. Tom uscì dalla camera e si fermò davanti a lei prendendola per un braccio.


-Ti ho detto di andartene- le disse freddamente. Forse non era successo quello che pensavo ma decisi di non rasserenarmi ancora del tutto, non era detto.


-Vaffanculo!- urlò Clara strattonandosi dalla sua presa. Gli voltò le spalle e camminò verso le scale. Mi fulminò e sparì dietro l'angolo. Io mi voltai verso Tom e vedevo che mi guardava imbronciato. Rimanemmo in silenzio a fissarci.


-Volevi qualcosa?- mi chiese con lo stesso tono in cui parlava a Clara.


-Veramente... volevo parlarti. Ma vedo che eri occupato- risposi senza tralasciare una minima emozione.


-Credi quello che vuoi, non me ne fotte un cazzo- borbottò voltandosi verso la sua stanza. Io feci due passi avanti, prima che potesse chiudere la porta.


-Tom- lo chiamai.


-Che vuoi?- rispose senza guardarmi. Io non riuscivo a parlare, avevo un gran magone in gola.


-Ci sei... ci sei andato a letto?- gli chiesi. Avevo deciso di fidarmi di lui, delle sue parole.


-Secondo te?- mi domandò.


-Io non lo so. Spero.. spero di no- balbettai impacciata.


-Se lo avessi fatto?-. Io abbassai lo sguardo e gli diedi le spalle allontanandomi leggermente. -Stupida- sentii. Io mi bloccai ma non mi voltai verso di lui. -Dopo tutto quello che ti ho detto prima, io vado a letto con la prima che passa, vero?- mi chiese freddamente. Mi voltai. -Non pensavo mi facessi così superficiale- aggiunse senza cambiare espressione. Quella sua freddezza mi metteva molto in soggezione.


-Io non ti faccio così superficiale- parlai. -Per niente-. Rimanemmo ancora in silenzio. Lui arrabbiato, io imbarazzata e un po' impaurita di una sua qualsiasi reazione. -Tom, volevo dirti che prima ho sbagliato- presi il coraggio. -La verità è che... io ho troppa paura di perderti- dissi mentre le lacrime ricominciavano a rigarmi il volto. Il cuore mi batteva forte e sentivo le gambe tremare.


-Perchè?- mi chiese.


-Perchè... non lo so. Io tengo davvero tanto a te. E... sono gelosa, d'accordo, lo ammetto. Forse anche troppo. Però... lo vedo come si comportano tutte quelle ragazze con te. Sono tutte lì a tentarti in qualche modo. Io ho paura che tu prima o poi ti possa stufare di me e cedere a qualcuna di loro-.


-Ma perchè dovrei farlo? Lo sai che.. tu.. insomma, sei diventata importante. Oh, insomma, Sara, io non riesco a dire certe cose! Non sono bravo con le parole, soprattutto se ho una ragazza splendida come te davanti agli occhi-. Io sorrisi e gli andai in contro, abbracciandolo. Lui mi strinse a sé. -Non devi dubitare neanche per un secondo di me, ti prego- mi sussurrò all'orecchio. Io mi asciugai le lacrime, rimanendo abbracciata a lui.


-Scusa- balbettai timidamente. Lui mi prese il viso tra le mani e mi baciò dolcemente, sorridendo.


-Perdonata- concluse tranquillo. -Vieni- mi disse poi portandomi nella sua stanza. Ci sdraiammo sul letto. Io me ne stavo accoccolata a lui mentre mi accarezzava i capelli. Ad un tratto ridacchiò leggermente. -E così pensavi che fossi andato a letto con Clara- osservò divertito. Io arrossii.


-Oh senti. Cosa penso secondo te, di una groupie che esce da camera tua?- mi difesi imbarazzata.


-Povera stupida credulona- ridacchiò ancora. Io gli tirai uno schiaffetto sul braccio.


-E poi con Clara non ho un bel rapporto-.


-Questo si era capito!-.


-Ma con nessuna delle tue groupies, caro Tom, potrei mai avere un bel rapporto-.


-Le mie chi..? Groupies? Mai sentita questa parola-. Io sorrisi e gli diedi un bacio. -La mia gelosona- sorrise sulle mie labbra.


-Io non sono gelosa- borbottai.


-Ma se l'hai detto anche tu poco fa!- ridacchiò.


-Non mi ricordo- finsi.


-Gelosa e orgogliosa- sorrise.

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fifiHumanoid: waaaa! una nuova lettrice! che bello! grazie mille! ^^

IoNonLoSo: hihi.. già... fidanzati! xD grazie! ^^

NICEGIRL: dankeee! ^^

_Radio Hysteria: ahahha, che tenera *-* grazie! ^^

evol: muahahah, mi fa piacere ^^ grazie ^^

_Reste: hihi, grazie! *-*

little_illusion: ahaha! xD grazie mille tesò ^^

tokietta94: grazie mile tesoro ^^ certo, te lo do volentiari il mio contatto ma dove? riesci a farmi avere il tuo? ^^ baci

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Capitolo 19
*** Capitolo19 ***


capitolo 19

Capitolo 19


America. Solo questa parola era il paradiso! Non ci potevo ancora credere. Mai nella vita mi era capitata un'occasione del genere. Per la precisione eravamo a New York. Ormai il tour europeo, i Tokio Hotel lo avevano finito da un mesetto e mezzo. Erano riusciti a prendersi un periodo breve di vacanza. Certo avrebbero dovuto tenere lo stesso interviste e servizi fotografici ma la cosa non li spaventava più di tanto. Ci eravamo appena sistemati in albergo. Io e Tom stavamo svuotando le nostre valigie sul letto matrimoniale dove avremmo dormito. Ad un tratto lo sguardo di Tom scivolò su un completo intimo che a malapena mi avrebbe coperto.


-Amore, non puoi farmi vedere certe cose- sussurrò malizioso, continuando a smanettare sulla sua valigia. Io lo guardai interrogativa senza capire a cosa si riferisse. Lui mi sorrise e in due secondi aveva già tirato giù tutto quello che c'era sul letto. Mi prese in braccio e mi ci posò sopra. Evidentemente voleva inaugurare il letto americano! Si mise a cavalcioni su di me prendendo a baciarmi con foga. La cosa mi stava eccitando e non poco. Era riuscito a convincermi in pochissimo tempo. A dire il vero non c'era neanche bisogno di convincermi. Lentamente mi spogliò baciandomi sul collo mentre io facevo la stessa cosa con i suoi vestiti. In pochi secondi era già dentro di me. Entrambe emettemmo un sospiro di piacere. Mi morse il collo e cominciò a spingere. Io mi aggrappai alla sua schiena tesa e buttai la testa indietro gemendo un po' più ad alta voce. Mi baciò sulle labbra sospirando pesantemente e muovendosi ancora prima di venire chiudendo gli occhi e nascondendo il viso sul mio collo. Io inarcai la schiena per poi rilassarmi sul materasso, sotto il suo peso. Gli accarezzai la pelle umida dandogli dei piccoli baci sulle labbra. Ci guardavamo negli occhi sorridendoci. -Te l'ho già detto che sei bellissima?- sussurrò.


-Oddio, tutto sto romanticismo? Da dove esce?- scherzai.


-Ecco vedi, devi sempre rovinare l'atmosfera!- esclamò imbronciato. Io ridacchiai e posai due dita sugli angoli della sua bocca, facendolo sorridere.


-Dai che scherzo- gli dissi. -Comunque sì, me l'hai già detto. Un bel po' di volte- sorrisi. Lui ricambiò e mi baciò un'ultima volta.


*


-Una giornata al mare ci voleva proprio- sospirò Bill, portandosi le braccia dietro alla testa, sdraiato sul suo asciugamano.


-Già- annuì Georg che faceva la stessa cosa. Gustav stava affianco a lui mentre io e Tom stavamo vicini a farci delle coccole. Ero sdraiata a pancia in sotto per abbronzarmi mentre Tom mi faceva le carezze con una mano su essa, ad occhi chiusi. Anche lui si stava rilassando tantissimo, come tutti noi. Forse ci faceva bene. Mi stavo per addormentare con i grattini di Tom sul collo quando mi sentii tirare su di peso. In due secondi mi trovai in acqua. Ritornai a galla tremante e davanti a me c'era Georg che rideva a crepapelle.


-Ma dai, sei deficiente però, poverina- intervenne Tom, ancora sdraiato sul suo asciugamano. Georg continuava a ridere.


-Dai, però uno scherzetto del genere ci stava- disse tornando sulla spiaggia, seguito da me, piuttosto seccata. Sorrisi furbescamente e prendendo la rincorsa mi buttai sopra a Tom che cominciò a dimenarsi.


-Spostati, stupida, sei fredda!- esclamò il ragazzo. Io non ci feci neanche caso e cominciai a dargli dei baci sul collo. A quel punto lui si calmò e sorrise. -Sai sempre come farmi stare zitto tu, eh?- mi chiese dolcemente.


-Palla!- sentimmo urlare alle nostre spalle, mentre una palla atterrava affianco a noi. Ci voltammo e trovammo davanti a noi una ragazza che si avvicinava. Tom recuperò il pallone e glielo lanciò sorridendo. -Grazie mille- gli sorrise lei.


-Figurati- rispose Tom, un po' troppo malizioso per i miei gusti. Sentii un brivido nervoso salirmi lungo la spina dorsale. Quando la ragazza si voltò per tornare al campo da beach-volley io guardai Tom con la coda dell'occhio. Notai che stava osservando attentamente il suo fondo schiena. Non ci vidi più. Gli tirai uno schiaffo sul braccio e lui si voltò verso di me con espressione interrogativa. -Cosa c'è?- mi chiese incredulo.


-Sei riuscito a vedere se ha qualche problema alle ossa?- gli chiesi infastidita.


-Come scusa?- mi chiese di nuovo senza capire.


-Le hai fatto la radiografia completa!- continuai sempre più nervosa mentre lui scoppiava a ridere. -E non c'è niente da ridere, sai?- continuai mettendo il broncio. Lui mi abbracciò facendomi finire sopra di lui, poi sotto, ancora sopra. Continuavamo a rotolare sulla sabbia. Come potevo fare l'offesa con lui? Ritrovatami sotto di lui lo guardai negli occhi e mi baciò.


-Le ho fatto la radiografia è vero... e ho potuto constatare che preferisco molto di più il tuo fisico al suo- mi sorrise.


-Non ti fai perdonare così- borbottai.


-Ma, porcellina, siamo in pubblico...-.


-Cosa?! Io mica intendevo quello, stupido maniaco!-.


-Ragazzi, venite a mangiare? Ci sono i panini- annunciò Gustav. Io e Tom ci alzammo tutti insabbiati. Odiavo la sabbia, soprattutto quando sudavo e mi si appiccicava addosso. Ci sedemmo affianco agli altri e prendemmo il nostro panino.


-Tengo a precisare che li ho preparati io- disse Bill da perfetto egocentrico. Tom cominciò a far finta di strozzarsi, tossendo e portandosi le mani alla gola. -Stronzo- borbottò il gemello mentre gli altri ridevano. Anche Tom, finita la sua esibizione, sorrise e ricominciò a mangiare.


-A quando la prossima intervista?- chiesi ad un tratto.


-Domani- rispose Gustav che si stava letteralmente ingozzando con il suo panino. Lo guardai un attimo preoccupata, chiedendomi come avesse fatto il pane a scendergli, in quelle proporzioni. -Stasera andiamo a ballare?- chiese poi ricominciando a masticare un altro boccone delle stesse dimensioni.


-Ma certo che sì- sorrise Tom una volta finito il suo panino. Buttò il tovagliolo nel cestino e si sdraiò di nuovo sull'asciugamano.


-Vi siete dimenticati che abbiamo un superiore?- intervenne scettico Bill.


-Oh, insomma, Bill, non fare sempre il guastafeste- borbottò Georg. -Vedrai che David ci dirà di sì senza problemi-.


*


-Assolutamente no!- esclamò il manager.


-Ma dai David, che problema c'è? Come se non ci fossimo mai andati a ballare!- si lamentò il rosso sbattendo un piede per terra come i bambini.


-Ti devo ricordare che siamo in America e che ultimamente siete finiti su un mucchio di riviste scandalose?- rispose David.


-Dai, Daviduccio- lo implorò il ragazzo facendogli gli occhi dolci e tirando fuori il labbro inferiore. David lo scrutò ancora per qualche istante, voltandosi poi verso me, Tom, Gustav e Bill che lo guardavamo allo stesso modo. Lui sbuffò alzando gli occhi al cielo.


-Voi ve ne approfittate sempre perchè sono d'animo buono...- borbottò l'uomo.


-Grazie!- esclamò Georg, contento. Anche io e gli altri sorridemmo. Soddisfatti entrammo in ascensore e salimmo al nostro piano. Ci salutammo dandoci appuntamento alle undici e mezza nella hall dell'hotel. Una volta dentro la nostra stanza, io e Tom ci stravaccammo sul letto a pancia in su. Insieme sospirammo guardando il soffitto.


-Questa giornata al mare mi ha distrutto- sussurrò lui ad un tratto. Io mi voltai a guardarlo. Era ad occhi chiusi che respirava regolarmente. Era veramente troppo dolce. Gli accarezzai lievemente una guancia sorridendo e potei notare che si era già addormentato. Gli diedi un bacio sulla fronte e mi alzai dal letto per poi chiudermi in bagno. Mi spogliai infilandomi nella doccia. Chiudendo gli occhi tante immagini passarono nella la mia mente. Sotto il getto dell'acqua calda rimanevo ferma immobile, a pensare. Ad un tratto apparve nella mia testa mio padre. Mi irrigidii. Per un attimo mi chiesi dove fosse finito. Mi chiesi se fosse tornato a casa dalla mamma. Se fosse rimasto attorno allo studio. Se fosse andato a cercarmi da qualche altra parte. Eppure mi domandavo come mai avesse voluto cercarmi. Non glien'è mai importato nulla di me. Proprio allora doveva venirgli in mente di portarmi a casa e farmi vivere “bene”? Mi insaponai sospirando pesantemente. Che fosse successo qualcosa a mia madre? No, non era possibile. Almeno speravo che non fosse così. Nonostante io provassi “rancore” nei confronti di quella donna, non potevo non sentirmi comunque legata a lei. Era pur sempre mia madre. Mi sciacquai e uscii dal box della doccia, avvolgendomi in un asciugamano. Mi frizionai i capelli con uno più piccolo e poi uscii dal bagno. Tom era ancora sul letto, nella stessa posizione di prima, che dormiva con le labbra socchiuse. Sorrisi intenerita e mi avvicinai a lui sedendomi sul materasso. Allungai una mano sul suo volto.


-Hey- sussurrai. Mi abbassai e lo baciai lievemente sulle labbra. Lo guardai per vedere se si era svegliato. Non ancora. Gli accarezzai i cornrows premendo un po' di più sulla sua bocca. -Amore?- lo richiamai. Lo sentii mugulare e muovere le labbra sulle mie. Mi alzai potendo vedere i suoi occhioni nocciola aprirsi lentamente. -Salve- gli sorrisi. Lui ricambiò il sorriso e mi rispose allo stesso modo. -Credimi, mi è dispiaciuto svegliarti, ma dobbiamo andare e tu ti devi ancora fare la doccia- gli dissi.


-Hai ragione- borbottò alzandosi dal letto. -Mentre mi faccio la doccia ti vesti?- mi chiese ed io annuii. Mi sorrise ed entrò in bagno. Io sospirai guardandomi allo specchio. Cos'avrei messo quella sera? Grande dilemma. Aprii l'armadio e vi frugai. La mia roba era mischiata con quella di Tom dato che c'era solo un armadio abbastanza grande per tutti e due. Dopo lunghi minuti di ricerca optai per un vestitino corto fino a metà coscia, nero e rosso. Mi tolsi l'asciugamano e me lo infilai con delle scarpe col tacco nere. In quel momento uscì Tom dal bagno, con solo un asciugamano in vita che lo copriva a malapena. Io cercai di frenare i miei istinti animaleschi. -Dove vai svestita così?!- mi chiese spalancando gli occhi. Io lo guardai interrogativa.


-In discoteca, perchè?- risposi come se fosse ovvio.


-Ma non se ne parla, tu non esci così!- continuò.


-Tom ma che dici? Perchè, scusa?-.


-Troppo scollato!-.


-E allora?-.


-Quelle sono solo mie-. Nel dirlo indicò il mio seno che si intravedeva appena attraverso la scollatura del vestito. Scoppiai a ridere.


-Sei geloso?- lo stuzzicai.


-Sì, qualche problema? È un male stare attento che la propria ragazza non si vesti in modo troppo provocante per gli avvoltoi che ci sono in giro?- mi chiese. Io sorrisi e mi avvicinai a lui in modo sensuale. Lo vidi deglutire cercando di guardarmi in faccia. -Che c'è?- mi chiese sospettoso.


-Tomi, Tomi, Tomi...- sussurrai picchiettandogli le dita sul petto nudo, il che lo fece sussultare appena. -Il mio gelosone- continuai provocandolo con le labbra al suo orecchio. Gli morsi leggermente il lobo mentre lo sentivo respirare più velocemente.


-Sa.. Sara, non adesso, ti prego, sennò non usciamo di qua- balbettò cercando di mantenere l'autocontrollo. Io scesi con le mani sugli addominali e sul suo ventre.


-Vero che mi lasci uscire così stasera?- gli chiesi con lo stesso tono mentre le mie mani andavano a togliere l'asciugamano che ci separava, facendolo cadere per terra. Dovetti combattere anche con me stessa per non saltargli addosso. -Poi stanotte sono tutta tua- continuai scendendo pericolosamente sul basso ventre.


-Ok, ok, ok! Hai vinto!- esclamò velocemente prima di arrivai al punto di non ritorno. Io sorrisi soddisfatta e mi allontanai. -Strega- borbottò recuperando l'asciugamano. I risi e mi richiusi in bagno ad asciugarmi i capelli e truccarmi.


*


Certo i locali di New York erano tutta un'altra cosa. Erano assurdamente enormi e la musica era senza dubbio la più figa che avessi mai sentito in vita mia. Andammo a sederci nel privè come sempre.


-Vado a prendere da bere- annunciò Georg. Come al solito, lui era l'addetto a prendere gli alcolici. Gli esprimemmo le nostre preferenze e lo vidimo scendere le scalette per arrivare al bancone. Tom cominciò a baciarmi sensualmente. Sembrava volesse dare un po' di spettacolo e io, ovviamente, non dissi di no. Poi ci staccammo da bravi bambini, non appena Bill ci richiamò.


-Per favore, non cominciate adesso- si lamentò il rasta. Io e Tom ci mettemmo a ridere, accompagnati da Gustav. Dopo qualche minuto arrivò Georg con tutti i bicchieri con le cannucce. Prendemmo il nostro e cominciammo a bere. Sentivo il liquido che diventava caldo, scendere per la mia gola, quasi bruciandomela. Poi Tom mi prese per mano e mi portò in pista con lui. Mi guardò negli occhi sorridendo e mi cinse i fianchi con le mani, insinuando una gamba tra le mie e cominciando a muoversi a ritmo di musica. Io feci la stessa cosa strusciandomi addosso a lui. Inevitabilmente anche una mia gamba era finita tra le sue. La cosa mi agitava parecchio. Gli misi le braccia al collo mentre, insieme, piegavamo le ginocchia scendendo sempre di più, senza abbandonare il ritmo. Ci baciammo risalendo lentamente. Gli accarezzavo i cornrows e lui faceva lo stesso con i miei capelli, fino a che una sua mano non finì su una mia coscia scoperta. Ci sorridemmo continuando quei movimenti sensuali. Non sapevo per quanto continuammo a ballare ma improvvisamente dovemmo smettere per riprendere fiato. Tornammo al privè e ci stravaccammo di nuovo sul divanetto. -Ammazza, vi siete già scatenati. Sembrava che steste facendo sesso lì in mezzo- commentò Bill sarcastico. Ad un tratto vidi avvicinarsi una ragazza. Non mi era nuova.


-Ma tu sei quello della spiaggia?- chiese a Tom. Ecco, già come aveva iniziato il discorso mi aveva dato sui nervi. Già era partita male. Quando ricordai chi era, ancora peggio. Era la ragazza alla quale Tom aveva fatto la radiografia quel giorno in spiaggia.


-Ehm, sì, ciao- salutò cordialmente lui. Questa sua troppa gentilezza con tutti cominciava a non andarmi proprio bene.


-Come ti chiami?- gli chiese lei sedendosi di fronte a noi due e accavallando le gambe lasciando vedere tutto quello che c'era da vedere sotto la gonna. Strinsi il lembo del mio vestito e cercai di mantenere la calma.


-Tom, tu?- rispose Tom. Io guardavo la scena spostando lo sguardo nervosamente da uno all'altra.


-Claire, piacere-. Mi si rizzarono i peli delle braccia. Prima Clara, la groupie. Adesso Claire la cozza. Tutte così si dovevano chiamare? Muovevo freneticamente il piede della gamba accavallata aspettando che quella “tenera” ragazza sloggiasse entro due secondi. Ci credete se vi dico che tutta la sera erano rimasti a chiacchierare animatamente tra loro come se si conoscessero da una vita e io non esistessi più? Vedevo Bill, Georg e Gustav che mi tiravano delle occhiate preoccupate e alcune fulminee a Tom. Sapevano che di lì a poco sarebbe scoppiato un putiferio. Come sempre! Quando mai io e Tom non litigavamo? Verso le tre e mezza decisero di tornare in hotel. Tom salutò Claire. -Beh, io ti lascio il mio numero di telefono, così se ci vogliamo vedere in questi giorni in spiaggia...- disse la cozza. La mia mandibola quasi cadde a terra e mi voltai di scatto verso Tom. Volevo vedere se aveva il coraggio di dirle di sì davanti a me!


-Ok- rispose, addirittura sorridendo. Avevo sentito il mio cuore fare un triplo salto mortale. Vidi lei tirare fuori dalla tasca un foglietto e una penna scrivendoci il suo numero. Lui lo prese senza troppi giri di parole. Si dettero due bacetti sulle guance e si salutarono. Ok, avrei fatto vedere a quei due i sorci verdi, blu e turchesi. Uscimmo dalla discoteca e in poco tempo tornammo in albergo. Per tutto il tragitto avevo tenuto il muso a Tom e lui se n'era accorto. Non mi disse nulla però, forse aspettava di arrivare in camera. Forse pensava che fosse uno dei miei giramenti di palle improvvisi, da perfetta persona lunatica, ai quali ormai era abituato. Entrammo nella stanza e lui chiuse la porta mentre io mi andai a chiudere in bagno senza fiatare. Mi lavai i denti e mi struccai. Quando uscii trovai Tom solamente in boxer che tirava giù le lenzuola del letto. Addio alla lunghissima notte di sesso sfrenato e selvaggio. Mi veniva quasi da piangere. Camminai imbronciata verso il letto e mi ci sedetti sopra mentre lui si andò a lavare i denti. Non avevo molta voglia di discutere, semplicemente non gli volevo parlare. Mi voltai da una parte e finsi di dormire. Sentii chiudere l'acqua e i passi di Tom venire verso di me. Sentii un peso caldo sopra di me e delle labbra posarsi sulla mia guancia. Così non semplificava le cose ma dovevo mantenere la mia “professionalità” anche perchè mi sentivo davvero offesa.


-Dai, Tom, non ne ho voglia- gli dissi scocciata, cercando di farlo spostare muovendo la spalla sulla quale era appoggiato.


-Ma come, non dovevi essere mia stanotte?- mi chiese con voce roca e mordendomi leggermente il collo.


-Beh, cambio di programma, sono stanca- borbottai dandogli la schiena. Lui mi guardò interrogativo e poi lo sentii sospirare.


-Avanti, dimmi che cos'hai... pensi che non me ne sia accorto che non hai spiccicato parola tutta la sera?-.


-Bravo, complimenti, te ne sei accorto e hai continuato comunque a fare finta di niente-.


-Ho fatto finta di niente perchè non volevo discussioni lì. Ti sei infastidita per Claire, non è vero?-.


-E no, per mia nonna, buon'anima-.


-Ma non abbiamo fatto nulla-.


-Nooo, figurati! Siete stati Chip e Chop tutto il tempo. Io ero sparita. Ti eri dimenticato di avere anche una fidanzata?-.


-Ma che dici, lo avevo visto che eri infastidita e non ho voluto infierire. Ho preferito lasciarti stare-.


-Si vede che ancora non sai come prendermi in determinate situazioni. In questo modo non hai fatto altro che peggiorare le cose-.


-Beh, scusami allora se pensavo di fare una cosa buona e invece ne ho fatta un'altra delle mie, ok?-.


-No, resta il fatto che le hai dato il tuo numero!-.


-Ma è solo per vederci al mare ogni tanto, tutti insieme! Mica per qualche appuntamento solo io e lei-.


-Voglio sperare! Sta di fatto che mi da fastidio. È una questione di principio. Stop, stasera non mi smuovi, mettiti a dormire che tanto è inutile. Basta, non voglio più parlare-. Mi voltai e chiusi gli occhi. Lo sentii sbuffare e alzarsi dal materasso. Fece il giro del letto e si andò a stendere dalla sua parte. Mi arrivò una ventata del suo profumo che mi lasciò un attimo estasiata. Per questo mi voltai di nuovo dandogli le spalle, per non cadere in tentazione. Mi allontanai quanto più possibile da lui, quasi fino a scivolare dal letto.


-Schiantati per terra- borbottò.


-Zitto, voglio dormire- risposi scorbutica cercando di non perdere l'equilibrio.


-Bambina-.


-Stronzo-.

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streghettathebest: waaa! una nuova lettrice! grazie mille! ^^

IoNonLoSo: hihi grazie ^^

fifiHumanoid: grazie mille ^^

_Radio Hysteria: ti piacerebbe conoscermi meglio? ^^ tesoro, se ti va, lasciami il tuo contatto che ti aggiungo su msn ^^ grazie mille ^^

tokietta94: grazie tesoro ^^

Ice princess: non ti preoccupare ^^ grazie mille ^^

NICEGIRL: hihi grazie^^

little_illusion: xD danke tesò

_Reset: grasshie ^^

evol: ahahah! lo so, ho questo potere ma mi piacciono anche i casini e far "scelare" voi lettrtici xD grazie! ^^

layla the punkprincess: ^^ grasshie!


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Capitolo 20
*** Capitolo 20 ***


capitolo 20

Capitolo 20


Aprii gli occhi. La prima cosa che mi venne automatico fare fu quella di allungare un braccio affianco a me ma poi ci ripensai e lo rimisi al suo posto. Mi voltai appena verso il corpo ancora immobile di Tom. La cosa che più odiavo era non parlare con lui. Ma in quel momento era il minimo. Mi alzai dal letto e mi accorsi che portavo ancora lo stesso vestito della sera prima. Mi ero addormentata subito dopo aver litigato con lui. Me lo tolsi e mi infilai una semplice tuta. Sistemati i capelli e, lavata la faccia, uscii dalla stanza e scesi nella hall. In sala da pranzo trovai già Gustav, Bill e David, seduti al tavolo che facevano colazione. Mi avvicinai e mi sedetti con loro.


-Buon giorno- mi salutarono in coro.


-Giorno- borbottai. Alzai lo sguardo su Bill e vidi che mi stava fissando come a cercare di capire cosa dicesse la mia espressione. -Cosa c'è?- gli chiesi incuriosita.


-Hai litigato con Tom?- mi domandò senza mezzi termini. Io sussultai leggermente e rimasi un attimo in silenzio. Poi, quando sentii tre paia di occhi puntanti insistentemente addosso a me, decisi di rispondere.


-Si vede così tanto?- chiesi.


-Beh, le poche volte in cui sei di cattivo umore è solo perchè hai litigato con mio fratello- rispose Bill come se nulla fosse, continuando a mangiare la sua brioche. Io sospirai. -Il motivo è una certa Claire?- continuò. Io rabbrividii dal nervoso cercando di reprimere il mio improvviso istinto omicida.


-Già- risposi imbronciata.


-Lo sai com'è fatto mio fratello. Lui non pensa-.


-Ho capito, Bill. Ma che vuol dire? Allora anch'io da oggi mi metto a non pensare e il primo ragazzo carino che mi si presenta davanti me lo piglio e me lo faccio. Che discorsi sono?!-.


-Bill non sta dando ragione a lui- intervenne Gustav. -Tom ha sbagliato, è evidente e palese. Però ti posso assicurare che non gli interessa quella lì- continuò il biondino. Io sbuffai.


-Se non gli interessava neanche un po' non accettava il suo numero di telefono- commentai guardando in basso. Ad un tratto sentimmo qualcuno alle nostre spalle schiarirsi la voce. Ci voltammo e vidimo Tom e Georg arrivare. -Ciao Georg- salutai il rosso, facendo ben attenzione a non degnare di uno sguardo Tom.


-Buon giorno, Sara- rispose un po' impacciato. Evidentemente Tom gli aveva già raccontato tutto. Georg si sedette accanto a David lasciando per forza un posto libero vicino a me. Tom non potette fare altro che sedervisi. Cercavamo di mantenere la giusta distanza, stando attenti a non sfiorarci neanche con un lembo delle maglie, come se avessimo la peste. Gli altri ci guardavano un po' imbarazzati. Non sapevano neanche che dire e li capivo. In silenzio facemmo colazione senza spiccicare parola. Solo una volta era saltato fuori l'argomento “intervista” di quella mattina. David poi si era alzato e chiuso in camera sua per prepararsi.


-Oggi pomeriggio poi mare- disse ad un tratto Gustav per spezzare il silenzio.


-Sì, così chiamo Claire- rispose Tom. Lo faceva apposta, sto stronzo! Si vedeva lontano un miglio. Con quella faccia da schiaffi. L'avrei preso volentieri a botte, in quel momento. Mi chiesi se quel ragazzo fosse lo stesso angioletto che dormiva accanto a me!


*


Ero stravaccata sulla sedia, come sempre dietro alle quinte, assieme a David, che sorseggiavo apparentemente tranquilla il mio the freddo alla pesca. Continuavo a muovere la gamba in modo frenetico. No ma ero tranquilla eh! Davvero! Finii la bottiglietta e quando vidi l'occhio di Tom cadere sulla scollatura dell'intervistatrice, come da routine, cominciai a stritolarla immaginando che fosse la sua testa piena di cornrows. David mi guardò un attimo sconcertato e posò una mano sulla mia, facendomi risparmiare quella povera bottiglietta che effettivamente non c'entrava nulla. Ad un tratto mi venne un'improvvisa ed estranea voglia di fumare. Che mi passava per la testa? Non avevo mai fumato in vita mia e neanche mi piaceva l'odore del fumo! Quell'idiota mi stava stravolgendo la vita! Mi alzai dalla sedia.


-Torno tra poco- dissi a David che annuì incuriosito. Io abbandonai quella sala e scesi le scale. Uscii dal palazzetto ed entrai in un tabacchino. -Salve, un pacchetto di sigarette, per favore- chiesi all'uomo.


-Quali?- mi chiese. Giusto, c'era anche il tipo.


-Un pacchetto qualunque. Basta che mi reprima l'istinto omicida contro il mio ragazzo in questo momento- risposi più a me stessa che a lui. Questo mi guardò sbigottito ma poi si voltò e tirò fuori un pacchetto e me lo porse. -Grazie- borbottai, pagai ed uscii. Mi sedetti sul gradino del palazzetto e tirai una sigaretta fuori dal pacchetto. Lo stavo davvero per fare? Mi ero ripromessa che non sarei mai caduta così in basso. Ecco. Tutte le mie promesse andavano a farsi fottere per uno stupido, deficiente, pervertito. Giuro, non lo avrei fatto non ci tenessi così tanto a lui. Cazzo, l'accendino! Avevo pensato proprio a tutto. Mi alzai sbuffando e tornai al tabacchino. Lì trovai l'uomo che già mi porgeva un accendino. Io lo presi guardandolo incuriosita.


-L'ho capito subito che non hai mai fumato in vita tua- disse sorridendo. -Sai, io ti consiglio una cosa che forse hai sentito dire miliardi di volte. Non cominciare perchè se prendi il vizio non te lo togli più. E fa male- continuò mentre io gli stavo già porgendo i soldi. Mi fermai guardandolo per qualche secondo. -Quello che ti sto dicendo non è neanche a mio favore, vedi tu- aggiunse. Sospirai e gli lasciai i soldi.


-Grazie comunque- gli dissi uscendo. Mi sedetti di nuovo sul gradino. Aprii ancora il pacchetto quando sentii dei passi dietro di me.


-Sara ma che fai?- sentii la voce di Bill. Corse giù e mi strappò il pacchetto dalle mani buttandolo nel cestino. Ecco, era destino forse che non dovevo cominciare a fumare. Nel mio subconscio ringraziai Bill. -Tu stai veramente fuori di testa. Non farai lo stesso errore stupido di noi quattro- continuò indicando sé stesso e i Tokio Hotel dietro di lui. Tom mi guardava quasi deluso. Poi quando vide che avevo posato gli occhi su di lui, abbassò lo sguardo.


-Hai ragione. Non ne vale la pena- risposi continuando a fissare Tom che, a quella mia ultima affermazione, ritornò a guardarmi. Salimmo in limousine dove rimanemmo in silenzio. Per lo meno io e lui. Gustav, Georg e Bill invece continuavano a chiacchierare tra loro cercando di non dar peso alla situazione affianco a loro. Tornammo in hotel e ci demmo appuntamento nella hall per andare al mare. Io e Tom entrammo in camera senza guardarci né parlarci. Appena chiusa la porta, tutti e due andammo verso il bagno. Ci fermammo di botto guardandoci.


-Vai tu- mi disse freddo voltandosi verso il letto. Io non me lo feci ripetere e vi entrai. Una volta dentro sbuffai guardandomi allo specchio. Decisi di starci tutto il tempo necessario, giusto da fargli venire una vescica da Guinnes. Ad un tratto potei sentire, soddisfatta, Tom che cominciava a bussare alla porta. -Sei caduta nel cesso? Me la sto facendo addosso!- si lamentò con la sua solita finezza.


-Quasi- mi limitai a rispondere ridendo sotto i baffi. Intanto mi leggevo il giornale, seduta sul lavandino, ignorando le lamentele continue di Tom. Certo che quelle star, in quel periodo ne combinavano di tutti i colori.


-Muoviti o la faccio qua-. Tutte fotografate nelle situazioni più strane. -Sara-. Tutte o appena uscite di galera o che ci stavano entrando. -Sto perdendo la pazienza, mi pigli per il culo?-. Sospirai e guardai l'ora al polso. Erano passati venti minuti. Potevano bastare. Scesi con infinita calma dal lavandino, misi apposto il giornale ed aprii la porta. Tom si era già fiondato dentro senza neanche chiudere la porta.


-Potresti anche chiudere la porta- dissi guardandolo fintamente schifata.


-Come se non me lo avessi mai visto- commentò incazzato. Io andai verso l'armadio e presi un costume nero. Me lo infilai e poi sopra mi misi dei pantaloncini di jeans e una maglietta bianca. Infradito e borsa da spiaggia. Uscii dalla stanza senza dirgli niente. Scesi le scale ed arrivai nella hall dove c'erano Gustav, Georg e Bill.


-Tom?- mi chiese Georg.


-Aveva qualche problema a tenersela- risposi indifferente. Gli altri non aggiunsero nulla. Dopo qualche minuto arrivò Tom. Io mi voltai verso l'uscita cominciando a camminare.


-Ho chiamato Claire, è già in spiaggia- disse Tom con un tono di voce abbastanza alto da farsi sentire da me. Dove l'avevo messo lo sparachiodi? Arrivammo in spiaggia e ci sistemammo sulla sabbia. Io e Tom ovviamente agli estremi del nostro “gruppetto”. Più stavamo lontani, meglio era. Almeno apparentemente. Come mi sdraiai sull'asciugamano vidi Tom andare in contro a Claire e stamparle un bacio sulla guancia. Io spalancai gli occhi e mi misi a pancia in giù, voltata dall'altra parte. Dovevo solo stare calma. Solo quello. Dovevo fare l'indifferente o Tom ci avrebbe goduto come un cane a vedermi rodere. Sì ma allo stesso tempo rischiavo di “perderlo”. Ero combattuta. Che dovevo fare? -Ragazzi, lei è Claire- sentii la sua voce proprio alle mie spalle e strinsi l'asciugamano tra le mani senza voltarmi.


-Ciao- aveva salutato lei con una vocina irritante.


-Sara, non la saluti?- mi chiese Tom con un tono schifosamente amabile. Mi voltai un attimo.


-Ciao- salutai per poi tornare a prendermi il sole per conto mio. Quella strega non aveva neanche ricambiato il saluto. A lei però non diceva niente Tom! Brutto traditore. -Ah, sono la sua ragazza- aggiunsi senza neanche rendermene conto.


-Oh, non lo sapevo. Non me l'aveva detto Tom di essere fidanzato- rispose lei un po' delusa. Ah certo, si era anche spacciato per ragazzo libero. Questa me la sarei segnata. E poi... come se non ci avesse visto slinguazzare quella gallina, la sera prima.


-Sì beh, non ci avevo proprio pensato- disse indifferente Tom. “Sara, stai calma” continuavo a ripetermi nella testa. “Lo fa apposta, ignoralo”. -Andiamo a fare un bagno?- chiese poi.


-Certo- rispose prontamente Claire. E così si diressero verso l'acqua. Io subito picchiettai nervosamente sulla spalla di Bill, sdraiato affianco a me.


-Che hai?- mi chiese mezzo addormentato.


-Vatti a fare il bagno, muoviti- gli dissi nervosamente.


-Perchè?-.


-Come perchè? Dai, ti prego, non li lasciare da soli-.


-Ah, santa gelosia-. Detto questo si alzò barcollante e si incamminò verso gli altri due. Io li tenevo d'occhio senza farmi notare.


-Se volete andare anche voi due non vi ferma nessuno- dissi poi a Georg e Gustav. Questi due sospirarono e si alzarono. Sapevano che la mia non era una proposta ma un ordine. Io ero l'unica rimasta a prendermi “tranquillamente” il sole. Intanto tenevo sotto controllo la situazione. Claire stava troppo appiccicata a Tom, la cosa non mi piaceva per niente. Il bello era che lui sembrava starci volentieri. Spalancai gli occhi quando la vidi salire in braccio a lui a koala, nascondendo la testa sul suo collo. Non ci vidi più. Quello era il massimo. Mi alzai di scatto dall'asciugamano e mi diressi verso l'acqua. Fortunatamente erano a riva. Presi per un braccio Claire facendola scendere contro le sue lamentele e tirai uno schiaffo dritto in faccia a Tom che mi guardò pietrificato. Tutta la spiaggia era praticamente voltata verso di noi ma poco mi interessava. Quello che più mi interessava era davanti a me che mi guardava con occhi dispiaciuti. Vide le lacrime accumularsi sui miei occhi e, prima che le vedesse anche scorrere sul mio viso, mi voltai e andai a recuperare l'asciugamano dalla sabbia assieme alla mia borsa. -Lo spettacolo è finito- dissi con voce tremante alla gente che continuava a guardare in silenzio. Mi incamminai verso l'hotel e, una volta dentro, corsi su per le scale arrivando alla nostra stanza. Sbattei la porta e mi buttai a piangere sul materasso. Avevo i crampi allo stomaco, era una sensazione bruttissima. Mi sentivo offesa e pentita allo stesso tempo. Da una parte quello schiaffo se l'era meritato. Dall'altra mi aveva ferito vedere i suoi occhi guardarmi a quel modo subito dopo, mandando a fanculo la mia resistenza psicologica. Era riuscito a farmi pentire, solo con uno sguardo, di una cosa forse giusta che avevo fatto. Continuavo a piangere e singhiozzare su quel lenzuolo che ormai era completamente bagnato. Perchè si doveva star così male a tenere ad un ragazzo? Se si doveva soffrire così ogni volta allora preferivo starmene da sola. Poi però ripensavo al viso di Tom. Come potevo stare lontana da un ragazzo come lui? Aveva tante pecche ma anche un'infinità di pregi. Io li adoravo tutti. Tutti, dal primo all'ultimo. Era quello l'amore, per la miseria? Non riuscivo a capire se ero... innamorata di Tom o meno. Andando avanti nel tempo mi rendevo sempre più conto però che non riuscivo a fare a meno di lui. Nonostante tutte le cavolate che combinasse. Ad un tratto sentii bussare alla porta.


-Sara, sono Bill, posso?- mi disse dall'altra parte. Io tirai su col naso e acconsentii. Questo aprì la porta e la richiuse. Si avvicinò a me, che stavo ancora a pancia in giù a piangere, e si sedette affianco a me. Prese ad accarezzarmi la schiena sussultante. -Mi dispiace tanto per quello che è successo. Credimi, hai fatto bene- mi disse.


-No! No, Bill, non ho fatto bene! Adesso Tom ce l'avrà a morte con me e non si risolverà niente. Anzi, peggiorerà tutto quanto, lui si farà la storiella con Claire e io me ne posso tranquillamente tornare in Germania. Finisce tutto- continuai a singhiozzare.


-Ma cosa stai dicendo? Tom tiene troppo a te per farla finire così-.


-Non è vero-.


-Non è vero? Beh, staremo a vedere-. Io rimasi un attimo in silenzio e poi lo sentii sdraiarsi affianco a me e abbracciarmi. Io mi accoccolai al suo fianco e continuai a piangere silenziosamente ad occhi chiusi. Meno male che c'era Bill in quei momenti. Riusciva a non farmi sentire sola. Era senza dubbio il mio migliore amico.


-Ti voglio bene, Bill- gli sussurrai prima di addormentarmi, stanca di piangere.


-Ti voglio bene anch'io- sussurrò lui prima di sentire di nuovo bussare alla porta.

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layla the punkprincess: ahah! non mi hanno fatto niente, tranquilla xD grazie ^^

_Radio Hysteria: grazie, aggiunta ^^

streghettathebest: grazie mille!

Ice princess: aahahah! grazie mille! sei davvero carina ^^

evol: niahahah, che"violenza" xD grazie ^^

IoNonLoSo: ahaha! grazie ^^

NICEGIRL: grazie mille tesoro *-*

little_illusion: hihi, grazie tesò ^^

tokietta94: eheheh... grasshie! ^^

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Capitolo 21
*** Capitolo 21 ***


capitolo 21

Capitolo 21


-Avanti- sussurrò Bill immaginando già chi potesse essere. La porta si aprì ed apparve proprio suo fratello, la persona che si aspettava di vedere. -Fa piano, sta dormendo- continuò il rasta. Tom richiuse la porta guardandomi tra le braccia di Bill. Stranamente anche lui, per un attimo, sentì lo stesso brivido nello stomaco che sentivo sempre io, quando lo vedevo con Claire. -Claire dove l'hai lasciata?- chiese indispettito Bill.


-Claire se n'è andata con i suoi amici- rispose Tom continuando a guardarmi.


-Cosa stavi cercando di fare, Tom?-.


-Non lo so. Volevo farla ingelosire forse-.


-Beh, non pensi di esserci riuscito alla grande? L'hai fatta star male per due giorni di fila, non ti senti in colpa neanche un po'?-.


-Sì, sì che mi sento in colpa, Bill. Mi sento una merda-.


-E perchè non ci rifletti prima nelle cose?-.


-Non lo so, ti prego Bill, non mi fare la paternale, mi sento già abbastanza uno schifo così-.


-Perchè hai capito l'errore che hai fatto o perchè hai fatto la figura del coglione schiaffeggiato in mezzo a tutta quella gente?-.


-Perchè ho capito l'errore che ho fatto-.


-Doveva arrivare a schiaffeggiarti e a piangere davanti a te però, vero?-.


-Bill, perchè mi tratti così adesso?-.


-Io sto solo cercando di farti capire, Tom-.


-Ho già capito, Bill, cazzo-.


-Bene, parlale per favore-. Detto questo, Bill si spostò lentamente facendomi appoggiare la testa sul cuscino. Si alzò dal materasso e, dopo aver poggiato una mano sulla spalla di suo fratello, uscì dalla stanza. Tom mi guardò ancora qualche istante, come fosse indeciso o avesse paura di fare qualcosa di sbagliato. Si sedette sul materasso e cominciò ad accarezzarmi i capelli. Spostò le dita sulla mia guancia. Dopo qualche istante aprii gli occhi lentamente. Dapprima vedevo tutto appannato, poi focalizzai la figura sopra di me. Il cuore cominciò a battermi all'impazzata. Sì, mi faceva ancora quell'effetto. Vedevo che mi sorrideva lievemente. Un sorriso dolce ma allo stesso tempo triste.


-Sono stato un coglione- quella fu la prima cosa che disse e, a dire il vero, ci stava. -Ho sempre detto a te che sei una bambina ma in realtà il bambino qui forse sono io. Però ti giuro che all'inizio davvero volevo solamente che Claire fosse una di compagnia per tutti quanti. Dopo ho cominciato a farlo apposta a fare quello che ho fatto davanti a te, per farti ingelosire. Senza sapere in realtà che ti facevo solamente star male. Scusami- mi disse tutto d'un fiato. Io lo guardavo attentamente senza dire una parola. -Ah, hai fatto bene a tirarmi uno schiaffo- aggiunse imbarazzato. Anche io diventai bordeaux abbassando lo sguardo. Mi sentivo ancora leggermente in colpa. Mi misi seduta di fronte a lui e lo guardai negli occhi.


-Promettimi che non lo farai mai più- sussurrai col magone. Avevo una voglia matta di buttarmi fra le sue braccia e cancellare tutto ma non era ancora il momento. Doveva capire per bene quello che mi aveva fatto passare.


-Te lo giuro- rispose.


-E Claire...- cominciai cupa.


-Claire, Sara, non la posso mandare a fanculo- mi disse. Io mi irrigidii per un attimo. -Dai, non sarebbe educato- aggiunse.


-Eh certo, non sarebbe educato. Tom, non mi piace, ci prova con te davanti a me ed è una cosa che mi manda in bestia-.


-Le faccio capire che non lo deve più fare-.


-E secondo te la smetterebbe? Io non credo proprio-.


-Secondo me sì, dai Sara, abbi fiducia in me-.


-Mi sembra che di fiducia in te ne ho avuta, fino a quando non me l'hai fatta perdere-.


-Vuoi dirmi che non hai più fiducia in me?-.


-Io ne ho ancora di fiducia in te ma poca, Kaulitz, sappiti regolare-. Lo vidi sorridermi ed avvicinarsi al mio viso. Io posai una mano sulle sue labbra. Mi guardò interrogativo. -Pensi di cavartela con così poco?- gli chiesi facendo la finta seria. Lui sporse il labbro inferiore in fuori. Io gli diedi un bacetto sulla guancia. -Direi che per oggi è pure troppo- sorrisi e mi alzai dal letto.


-Quanto durerà questa tortura?- mi chiese lui con gli occhi da cucciolo.


-Giusto il tempo che hai usato tu- risposi tranquillamente.


-D'accordo, me lo sono meritato-.


*


Mi ero ripromessa che non sarei più stata male per Claire. Tom a sua volta mi aveva promesso che le avrebbe fatto capire che era impegnato e lei doveva darci un taglio. Io volevo credergli. Volevo dargli la così detta fiducia. Già, fiducia. Ci dev'essere per forza in un rapporto di coppia. Dovevo solo stare...? Calma! Quante volte lo avevo detto? Non me lo ricordavo. Eravamo di nuovo in spiaggia. Speravo davvero che il discorso con Tom fosse servito. Eravamo di nuovo sdraiati vicini sugli asciugamani e Claire stava dalla parte di Tom. Quest'ultimo, anche se stava con la testa girata dalla parte sua, teneva una mano sulla mia schiena, facendo i suoi soliti grattini che a me piacevano tanto. Certo, avesse girato anche il viso verso di me sarebbe stato meglio. Cercai però di essere più elastica. Forse ero anche eccessivamente gelosa. D'altronde stavano solo parlando.


-Tom, perchè non vieni a farti un giro con me?- sentii chiedergli ad un tratto. Mi si raggelò il sangue e rimasi a orecchie tese.


-Sara, vieni con noi?- mi chiese lui e io sorrisi rincuorata. Nonostante tutto decisi di metterlo ancora alla prova.


-No, non ne ho voglia- risposi.


-Allora io sto qui, Claire- concluse il ragazzo. Ok, me lo sarei sbaciucchiato e strapazzato lì in mezzo a tutti.


-Ah, vabbè, io devo andare- disse velocemente Claire alzandosi dalla sabbia e raggiungendo i suoi amici. Forse ero riuscita a sbarazzarmi di una nemica. Mi voltai verso Tom che mi guardava sorridendo.


-Bravo Kaulitz, hai fatto tutto da solo- gli dissi serena.


-Adesso me lo merito un bacetto, vero?- mi chiese speranzoso.


-Mmm, piccolo piccolo- risposi. Mi avvicinai ma lui mi agguantò mettendomi sotto il suo peso e cominciando a baciarmi appassionatamente. Io come potevo dirgli di no? Lo abbracciai e ricambiai il bacio. Georg, Gustav e soprattutto Bill ci guardavano sorridendo contenti.


*


Eravamo di nuovo a casa. Purtroppo il periodo di pausa era finito e i Tokio Hotel dovevano tornare al lavoro. Ci era parecchio mancato lo studio di registrazione, soprattutto a me. D'altronde era lì che avevo passato il primo periodo assieme ai Tokio Hotel. Tornai in quella che era diventata la mia camera ormai e vi diedi un'occhiata intorno. Sì, mi era proprio mancata.


-Sara?- mi sentii chiamare alle spalle. Io mi voltai e vidi Gustav e Georg sulla porta. -Hai voglia di venire a fare un giro con noi?- mi chiese Georg. Io rimasi un attimo spiazzata.


-Ehm, sì, volentieri- balbettai senza capire bene il motivo. Uscii dalla stanza seguendoli per le scale.


-Noi usciamo- urlò Georg aprendo la porta di casa.


-Ma Tom e Bill non vengono?- chiesi incuriosita.


-Ehm, no, loro sono stanchi- disse frettolosamente Gustav. C'era qualcosa che non mi quadrava.


-Gustav- cominciai ma lui mi ignorò. -GusGus, mi state nascondendo qualcosa?- domandai.


-No, assolutamente no!- rispose sorridente Georg salendo sulla sua macchina. Io salii affianco a lui e Gustav sul retro. Per tutto il tragitto rimasi in silenzio a chiedermi cosa stessero combinando tutti quanti perchè immaginavo che stessero combinando qualcosa. Mai Georg e Gustav mi avevano chiesto di uscire senza Tom e Bill. -Allora, Sara, dove ti piacerebbe andare?- mi chiese dopo un po' Georg.


-Georg, siete voi che mi avete chiesto di fare un giro assieme, decidete voi- risposi.


-Prevedo una giornata molto lunga- commentò Gustav massaggiandosi le tempie.


*


D'accordo, dovevo ammettere che mi ero divertita con quei due pazzoidi. Quella giornatina mi aveva fatto bene. Anche se ero rimasta tutto il tempo a chiedermi cosa stessero combinando Tom e Bill nel frattempo. Arrivammo davanti alla porta di casa.


-Tu entra, noi arriviamo subito- mi disse Gustav sorridendo. Insieme a Georg si allontanò. Io rimasi sempre più perplessa. Con un'alzata di spalle poggiai una mano sulla maniglia ed aprii la porta. Era tutto buio e non vedevo nulla. Forse era saltata la luce? Quando la richiusi si accese la lucina dell'abatjour sul comodino affianco al divano, in salotto. Incuriosita mi avvicinai e trovai un bigliettino su esso. Lo presi e lo lessi col cuore a mille.


Ti ricordi il primo giorno che ci siamo conosciuti?

Ti ricordi anche dove vero?”


Io ridacchiai emozionata. Che pazzo che era. Entrai in cucina dove c'erano delle candele. Sul tavolo trovai un altro bigliettino.


E il nostro primo bacio?”


Sorrisi e tornai in salotto osservando sul divano. Doveva essere lì. E infatti eccolo. Presi il terzo biglietto.


E dove mi hai lavato la bocca col sapone?”


non potei non soffocare una risatina, ricordando quel giorno. Quante ne avevamo combinate! Salii le scale arrivando in bagno. Sul lavello c'era un altro foglietto.


E dove abbiamo fatto l'amore per la prima volta...”


Rabbrividii sorridendo ed uscii dal bagno per poi entrare nella camera di Tom. Come potevo dimenticare? Sul suo letto era presente un foglio più grande. Mi sedetti sul materasso e lo presi cominciando a leggere.


Amore mio,

da dove posso cominciare?

Mi hai cambiato la vita. L'hai migliorata.

Hai portato con te l'allegria e la voglia di vivere nonostante tutte le cose brutte che tu abbia passato.

Dal primo giorno che ti ho visto ho sentito qualcosa di nuovo nello stomaco.

Io la chiamo scimmia!

Tu farfalle, giusto?

Bene, quella sensazione lì.

Senza pensare che con il passare dei giorni la situazione è peggiorata.

In senso positivo.

Per la prima volta sono stato male per una ragazza.

Il periodo in cui avevamo litigato dopo che ti avevo baciata.

Ti ho detto tutte quelle cose brutte.

Mi rendo conto che ho sbagliato tante volte.

Come l'ultima con Claire.

Ma ci tengo tanto a te.

Più di quanto tu possa immaginare.

A volte ti vedo come una bambina da proteggere.

La mia bambina.

Altre come una mamma, pronta a consolarmi o a farmi ragionare.

Ma più spesso come una ragazza straordinaria.

La mia ragazza.

Sei veramente un amore, te lo giuro.

Sei anche troppo buona con me molte volte.

Mi rendo conto che sono intrattabile in alcuni momenti.

Ti ringrazio per avere tutta la pazienza che hai.

Sono felice che tu sia entrata nella mia vita.

Mi hai fatto capire tante cose.

Tra cui una molto importante che avevo accantonato quasi definitivamente:

l'amore.

Ti prego, non abbandonarmi proprio ora.

Proprio ora che...

se vieni in camera tua te lo dico a voce...”


Il mio cuore fece un triplo salto mortale. Oh mio Dio, lo stava veramente per fare? Davvero? Cominciai a respirare velocemente mentre il cuore non rallentava. Anzi, accelerava sempre di più ad ogni mio passo. Appena aprii la porta trovai Tom, in piedi, affianco al mio letto che mi sorrideva. La stanza era illuminata solo dalla luce lieve della mia lampada. Chiusi la porta e lo guardai eccitata, preoccupata, felice. Non sapevo neanche io cosa mi passasse per la testa in quel momento. Mi avvicinai a lui che sembrava ancora più nervoso di me. Ciò nonostante non abbandonava il suo splendido sorriso. Mi prese una mano e la portò sul suo petto dove potei sentire i suoi battiti accelerati, proprio come i miei. Mi guardava fisso negli occhi. Lo stava per dire, vero? Era arrivato il momento... e io sapevo perfettamente cos'avrei dovuto rispondere. Lo vidi deglutire ed aprire le labbra.


-Ti amo, piccola- sussurrò e io avevo perso letteralmente ogni singola capacità di stare sulla Terra. Mille emozioni diverse. Le ginocchia mi tremavano, non mi sentivo più le gambe e sembrava mi dovessero cedere da un momento all'altro. Le mani mi sudavano, soprattutto quella ancora sul petto di Tom. Il cuore ormai andava per conto suo e non riuscivo più a controllarmi. Bene, si aspettava una risposta.


-Anch'io- risposi sorridendo con le lacrime agli occhi. Lui sospirò sorridendo rincuorato e mi abbracciò fortissimo. Allora potei dar libero sfogo alle lacrime, in silenzio. Ci baciammo più e più volte. Non mi sembrava ancora vero che stesse succedendo proprio a me. Dopo un po' ci staccammo. Tom mi guardò e mi fece segno di aspettare un attimo. Tirò fuori dalla tasca dei suoi jeans una scatoletta. Ok,stavo decisamente per morire. La aprì e al suo interno trovai due collane unite da un cuore. Le tirò fuori. Insieme spezzammo quel cuore facendo attenzione. La mia metà la allacciai al collo di Tom. Le dita mi tremavano e ci misi un bel po' di tempo per riuscirci. La sua la allacciò al mio mentre tenevo i capelli alzati. Anche lui aveva il mio stesso “problema” e mi fece tenerezza. Non lo avevo mai sentito così emozionato. Subito dopo mi voltai di nuovo verso di lui sorridendo e lo abbracciai baciandolo ancora. -Grazie- sussurrai contenta.


-Di niente- rispose. -Ah, un'altra cosa- disse poi. -Non voglio più nascondere la nostra storia, neanche ai giornalisti. Mi sono stufato. E voglio che tutti sappiano che Tom Kaulitz finalmente si è innamorato. Così anche le groupies mi lasceranno stare definitivamente-.


-Tom, non devi farlo se non sei convinto. Non sei obbligato-.


-No, io voglio farlo. È la cosa più corretta nei tuoi confronti e quella che mi fa stare più tranquillo-.


-Ti amo, Tom kaulitz-.


Davvero, mi chiesi come gli fosse venuta in mente una sorpresa del genere. Era la cosa più bella che mi fosse mai capitata. Che un ragazzo avesse mai fatto per me. Finalmente avevo anche capito di amarlo. Tutti i miei dubbi erano svaniti. In realtà non ne avevo mai avuti. La cosa che più mi rendeva felice in quel momento era lui. Il resto passava in secondo piano.

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layla the punkprincess: hai pienamente ragione U.U grazie x il commento! ^^

chia94th: ^^ grasshieeeee! ^^

tokietta94: grazie mille tesoro *-* macchè romanzo, mi fanno sempre piacere i commenti così pieni ^^ grazie ^^

evol: ahah! oddio, furiosa a mille! xD grazie per il commento! ^^

_Radio Hysteria: commento semplice ma bellissimo, grazie a te tesoro *-*

Tiky: ahah! addirittura al rogo? xD grazie tesò^^

barbie_im_schwarz: waaa, che bello, mi fa piacere che ti piaccia!! certo! passerò anche da te! ^^ grazie mille ^^

_Reset: xD grazie! ^^

NICEGIRL: hihi, grazie ^^

IoNonLoSo: ahah, praticamente sto descrivendo il tuo ragazzo? hihi, bene bene, grazie mille ^^

Ice princess: no no hai ragione xD grazie

6Vampire6Girl6: hihi, grazie mille ^^

NickyPrincessThlOve: piangere? wow, non pensavo ^^ non ti preoccupare per gli altri capitoli.. grazie ^^



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Capitolo 22
*** Capitolo 22 ***


capitolo 22

Capitolo 22


Vedere la mia faccia su tutti i giornali accanto a quella di Tom con il titolo di “fidanzata di Tom Kaulitz” era piuttosto strano. Forse lui non aveva pensato a una cosa. Mio padre mi avrebbe riconosciuta e sarebbe potuto più facilmente arrivare a me. Quello non glielo avevo detto per non mandare a monte il suo entusiasmo. Mi sarebbe dispiaciuto. Me la sarei cavata comunque. Qualunque cosa fosse successa. Le fans di Tom erano a dir poco disperate. Forse, se avessero potuto, mi avrebbero volentieri aspettato fuori di casa con un coltello in mano. Tom in tutto questo era stranamente positivo e contento. Da un po' di giorni aveva sempre il suo sorriso fantastico stampato sul volto e non sarei stata di certo io a farlo svanire con le mie paranoie. D'altronde se lui era contento lo ero anch'io.


-Amore, mi prendi i boxer per favore?- urlò Tom da dietro la porta del bagno. Io andai a frugare nel suo armadio e ne tirai fuori l'indumento che mi aveva chiesto. Bussai alla porta che venne subito aperta. Assieme ai boxer si prese anche il mio braccio e mi trascinò dentro. Chiuse la porta a chiave e mi sorrise malizioso cominciando a baciarmi. -Stavo per farmi il bagno- sussurrò sulle mie labbra. Io gli sorrisi. Aveva già riempito la vasca con un sacco di schiuma. Quando mai non aveva già pensato a tutto? Velocemente mi spogliò ed insieme entrammo nella vasca. Io mi misi da una parte e lui dall'altra. Le nostre gambe erano intrecciate sotto l'acqua. Ad un tratto Tom mi prese per le braccia e mi fece avvicinare a lui. Mi sedetti sulle sue gambe e potei già sentire che mi voleva. Mi baciò il collo mentre io buttavo la testa all'indietro e cominciavo a sospirare. Non sapevo che potere avesse quel ragazzo. Solo con uno sguardo riusciva a farmi perdere i sensi. Figuriamoci quando mi baciava in quel modo. Sentivo il suo piercing dappertutto. Le sue mani grandi che adoravo ovunque. Gli accarezzai la schiena mordendogli lievemente il lobo dell'orecchio. Mi prese per i fianchi e mi sollevò appena per entrare in me. Entrambi sospirammo baciandoci. Io cominciai a muovermi aiutata da lui. I nostri gemiti rimbombavano tra le mura del bagno. Ce ne fregammo altamente di quello che potevano dire da fuori. Soprattutto quando venimmo assieme. Gli strinsi le braccia attorno al collo nascondendo il mio viso sulla sua spalla. Lui mi baciava continuamente sul collo mentre riprendevamo fiato. Sentimmo bussare alla porta.


-Adesso che avete finito possiamo entrare? Ce la stiamo facendo tutti e tre addosso!- urlò Bill da dietro la porta. Io e Tom scoppiammo a ridere ricominciando a baciarci.


*


Ero spaparanzata sul mio letto in accappatoio, che mi facevo un po' di parole crociate, quando sentii chiamarmi da Gustav. Io mi alzai dal letto e gli andai ad aprire.


-Hey, è arrivata una busta per te- mi disse piuttosto curioso porgendomela. Io la presi e la aprii tornando a sedermi sul letto. Intanto Gustav si era seduto di fronte a me osservandomi attentamente. Tirai fuori un foglio e lo aprii.


Sara, tua madre sta molto male.

È in gravi condizioni. Torna a casa.

Tuo padre”


Quel foglio cominciò a tremare tra le mie mani. Avevo gli occhi sgranati che ancora fissavano quelle parole. Che cosa significava che mia madre era in gravi condizioni? Gustav continuava a guardarmi, stavolta più preoccupato.


-Sara, tutto bene?- mi chiese ansioso. Gli passai il foglio e lui lo lesse. Ebbe la mia stessa reazione. -Oddio, ma che significa che tua madre è in grave condizioni?- mi chiese rialzando lo sguardo su di me.


-Non lo so, Gustav! È quello che mi chiedo!- risposi nervosamente nascondendo il viso tra le mani.


-Che succede?- sentimmo la voce di Tom sulla porta che ci guardava perplesso.


-Sara ha ricevuto un messaggio da suo padre- rispose Gustav. Vidi Tom irrigidirsi. Stette un attimo in silenzio e poi mi si avvicinò. Si sedette affianco a me e Gustav gli porse quello stesso foglio che continuava a darmi sui nervi. -Dice che sua madre sta male- aggiunse mentre Tom leggeva.


-Non ci cascare- mi disse subito Tom una volta finito di leggere. Io mi voltai di scatto verso di lui.


-Cosa??- chiesi incredula.


-Quanto ci fai che è una trovata per farti tornare a casa da lui come voleva sin dall'inizio?- mi chiese.


-Tom, non posso stare a guardare queste cose adesso! Non posso rimanere nel dubbio! E se fosse vero? D'accordo, odio mio padre e ce l'ho con mia madre ma non ho mai detto di odiare anche lei. Se mio padre fosse in gravi condizioni non me ne farei nulla e questo foglio finirebbe dritto nel cestino. Ma qui si parla di mia madre, la persona che ho sempre cercato di difendere con tutte le mie forze. Poi anche lei ha fatto quello che ha fatto. È impazzita ma non è stata colpa sua- ribattei.


-Sara, ti prego, non voglio che torni a casa. Ho paura-. Nel frattempo Gustav decise di lasciarci da soli ed uscì dalla stanza chiudendo la porta.


-Tom, devo andare, non sono tranquilla se non vedo con i miei occhi che mia madre non è ridotta peggio di come l'avevo lasciata-.


-Amore, ti prego-. Mi sorpresi. Aveva le lacrime agli occhi. Si preoccupava così tanto per me?


-Tom, vado a casa, controllo la situazione e poi non ci metto né uno né due ad andare via di nuovo-.


-E pensi che tuo padre ti lascerebbe andare? Hai visto quello che è riuscito a fare. E poi.. io non ti voglio perdere-. Posai una mano sul suo viso.


-Tu non mi perdi, Tom-. Mi strinse forte a lui sospirando.


*


Ero sulla porta di casa. Facevo fatica ad aprirla per andarmene. Davanti a me c'erano i Tokio Hotel, David e Saki che mi guardavano tristemente.


-Sara, sei sicura?- mi chiese timidamente Bill dopo aver dato un'occhiata a suo fratello.


-Sì, Bill, devo andare per forza- risposi tristemente ma sforzando un sorriso. Sospirò e mi venne ad abbracciare. Vidi Tom voltare il viso alla sua sinistra con sguardo quasi disperato. Sapevo che lui era scettico su questa cosa. Era convinto che fosse una scusa di mio padre. Forse aveva ragione, ma dovevo saperne di più. Abbracciai uno per uno fino ad arrivare a Tom. Rimanemmo qualche secondo uno di fronte all'altra guardandoci. Poi Tom mi abbracciò forte. Io ricambiai la stretta mentre un forte magone cominciava a farsi spazio nella mia gola.


-Lo sai vero che ti chiamerò ogni cinque minuti per sentire se stai bene?- mi sussurrò all'orecchio. Io annuii impercettibilmente tenendo gli occhi chiusi. Respirai a fondo il suo profumo, ancora una volta. Poi ci baciammo. -Ti amo, non te lo dimenticare- mi disse. Io gli sorrisi.


-Vuoi che me lo dimentico? Piuttosto tu stai attento a non dimenticarlo- risposi dandogli un ultimo bacio stampo. -Ciao ragazzi- salutai per poi aprire la porta. Presi la piccola valigia che mi ero preparata, giusto con l'essenziale, ed uscii di casa. Decisi di non voltarmi a guardarli, soprattutto uno, altrimenti sarei subito tornata indietro e non avrei trovato più il coraggio di partire. Mi incamminai lungo il marciapiede. Lo studio di registrazione sparì dalla mia vista e io provai un intenso senso di vuoto. Non ero più abituata a stare da sola. Stavo forse tornando alla mia vita di prima. A quella da cui ero scappata, e la cosa mi spaventava un po'. Entrai nella stazione senza abbandonare i miei occhiali da sole. Già, anche io dovevo andare in giro “mascherata” da quando ero diventata pubblicamente la “fidanzata di Tom Kaulitz, giovane e bel chitarrista dei Tokio Hotel”. Mi sedetti sulla sedia per aspettare l'arrivo del treno. Ad un tratto sentii vibrare il cellulare nella mia tasca ed automaticamente mi venne da sorridere. Lo tirai fuori.


-Ma non sono ancora salita in treno e già mi chiami?- chiesi divertita.


-Senti, non è colpa mia- borbottò Tom dall'altra parte.


-Che cosa non è colpa tua?- ridacchiai.


-Che mi fai sto effetto. Mi manchi già. Sai che non siamo mai stati lontani più di mezz'ora fino adesso?-.


-Lo so-.


-E io non ti manco neanche un po'?-.


-Tom, me ne sono appena andata, è logico che mi manchi, ma forse mi mancherai di più una volta arrivata a casa non credi?-.


-Sì, forse hai ragione. Non mi ci far pensare-.


-Dai, Tom, devi solo avere un po' di pazienza. Tanto torno allo studio, non preoccuparti-.


-Sì, ma quando?-.


Rimasi un attimo in silenzio. Non lo sapevo neanche io a dire il vero.


-Non lo so, amore- risposi sospirando. Sentii anche lui restare in silenzio e proprio in quel momento arrivò il treno. -Il treno è arrivato. Ti chiamo quando arrivo, ok?- gli dissi tristemente incamminandomi verso il vagone.


-Ok- rispose. -Ciao-.


-Ciao- riattaccai. Ero salita sul treno e mi ero già seduta. Chiusi gli occhi sospirando e cominciai a pensare a tutte le cose possibili che avrei potuto trovare al mio arrivo.


*


-Oh, Tom, ti rilassi mezzo secondo? Siamo tutti in pensiero per lei- si lamentò Bill guardando suo fratello che faceva avanti e indietro per il salotto. Anche il resto della band era seduta sul divano e lo fissava.


-Come faccio ad aspettare che mi chiami quando arriva? Io lo so che si dimentica e non lo fa!- borbottò Tom.


-Non hai proprio fiducia in lei?- gli chiese Georg.


-Ma certo che ho fiducia in lei, ma sono anche preoccupato!- rispose il chitarrista.


-Per l'ennesima volta, lo siamo tutti- borbottò Gustav.


-Mai quanto me... io sono legato in modo diverso a lei-.


-Ma che discorsi, è logico. Ma anche noi le vogliamo bene, che credi?-.


-Io sono convinto che sia una tattica quella di suo padre, cazzo! Perchè non mi ha voluto dare ascolto?!-.


-Tom, ma se fosse vero? Insomma, se sua madre fosse veramente peggiorata?-.


-No, me lo sento-.


-Sei davvero cocciuto-.


*


Ero arrivata. Deglutii a fatica e scesi dal treno. Chiamai un taxi e mi feci accompagnare davanti a casa mia. La mia vecchia casa. Anzi... il mio vecchio inferno. Tirai un bel respiro e mi avvicinai. La mia mano era chiusa a pugno tremante davanti alla porta. Ero indecisa se bussare o meno, ma ero arrivata fin lì e dovevo farlo o sarebbe stato tutto inutile. Le mie nocche colpirono il legno scuro ed attesi. Il cuore ce l'avevo in gola. Per un attimo pregai che non mi venisse ad aprire nessuno così da potermene tornare a Berlino dalla mia vera famiglia. Poi però vidi la porta aprirsi. Rimasi immobile a guardare negli occhi la persona che doveva essere mio padre. Mi guardava seriamente. Lo vedevo ancora traballante e riuscii a sentire di nuovo la puzza di alcool.


-Ancora non hai smesso di ubriacarti come un coglione- gli dissi schifata. Sembravo sicura di me stessa ma in realtà avevo paura. Paura che scattasse di nuovo verso di me picchiandomi.


-Ancora non hai smesso di fare la spiritosa- sorrise sbilenco lui prendendomi scorbuticamente per la maglia e trascinandomi dentro casa. Lo sentii chiudere a chiave e già i miei dubbi aumentarono.


-Che cazzo fai?- gli chiesi sospettosa. Lui non rispose. Semplicemente si infilò le chiavi in tasca. -Dov'è la mamma?- domandai ancora. Lui sorrise furbescamente.


-La tua mammina è in camera. Un angioletto- commentò. Io lo guardai qualche secondo per poi correre su per le scale. Spalancai con un tonfo la porta della camera ed osservai a terra mia madre che rideva da sola come una scema, con delle pasticche di ecstasy sparse sul pavimento. Teneva in braccio un pupazzo. Il mio pupazzo. Mi venne da piangere. Alle mie spalle sentii arrivare mio padre. -Non è adorabile?- mi chiese viscidamente. Io respiravo velocemente mentre la rabbia continuava a salire.


-Mi hai mentito- sussurrai.


-Devo dire che mi aspettavo fossi più sveglia- disse lui barcollando. Mi avvicinai a mia madre e la guardai schifata dall'alto. Lei alzò lo sguardo su di me e si illuminò in un sorriso che assomigliava di più a una smorfia.


-La mia bambina!- esclamò dondolando da una parte all'altra. Mi guardai intorno osservando anche le bottiglie di birra vuote.


-La tua bambina? Io non sono la tua bambina. Non lo sono più- risposi. -Non ti fai schifo neanche un po'?- le chiesi tornando ad osservarla seriamente. Lei mi guardò con espressione interrogativa ma ovviamente non aveva capito niente. Mi voltai verso mio padre. -Bravo, volevi farmi tornare a casa e ce l'hai fatta. Ora cosa vuoi?- gli chiesi.


-Che non esci più da qua. Non li devi più vedere quei tuoi amichetti e il tuo fidanzatino, come si chiama? Tom Kaulitz?- rispose. Io non dissi nulla, semplicemente lo fissavo con odio.


-Non riuscirai a tenermi di nuovo prigioniera qua dentro- risposi. Sobbalzai quando sentii mia madre prendere a tossire alle mie spalle. Mi voltai e la vidi rimettere per terra. Chiusi gli occhi schifata e mi voltai di nuovo verso mio padre. -Mi hai chiamato per occuparmi di questo schifo?!- esclamai con le lacrime agli occhi.


-Oh no, non ti preoccupare- rispose lui. Venne verso di me e mi prese per un braccio. Io cercai di togliermi dalla sua presa ma mi tirò uno schiaffo. Mi trascinò in camera mia buttandomi per terra. -Buona permanenza- mi disse chiudendo poi la porta a chiave. Io corsi verso essa e tirai dei pugni. Abbassai più volte la maniglia ma era tutto inutile. Andai verso la finestra, disperata, ma mi accorsi che aveva sigillato anche quella. Scoppiai a piangere rannicchiandomi affianco al letto con la testa fra le mani. Non poteva essere successo veramente. Come avevo fatto a cascarci? Tom aveva ragione. A quel pensiero mi venne in mente che non lo avevo ancora chiamato. Mi asciugai le lacrime cercando di calmarmi ed assumere un tono di voce tranquillo. Non gli avrei assolutamente detto la verità. L'avrei fatto stare solo in pensiero e, conoscendo il suo carattere troppo impulsivo, avrebbe fatto chissà quale cazzata.


-Pronto?- rispose dopo mezzo squillo. Io mi schiarii la voce.


-Tesoro..- sussurrai.


-Piccola, sei arrivata? Tutto bene?- mi chiese preoccupato.


-Sì sì, sono arrivata. Io sto bene- mentii.


-Meno male. Com'è la situazione lì?-.


-Ehm, mia madre... sì, è leggermente peggiorata. Cercherò di starle vicino e risolvere un po' di cose-.


-Ah... e... tuo padre?-.


-Per il momento mi sembra non intenzionato a mettermi le mani addosso-.


-Se mai ti dovesse toccare anche solo con un dito... me lo dici, Sara, promettimelo-. Io feci una pausa. Quanto mi costava mentire alla persona più importante che mi era rimasta. Deglutii.


-Te lo prometto- risposi mentre una lacrima scorreva lungo la mia guancia.


-Ti amo, piccola- disse. Io mi misi definitivamente a piangere in silenzio, sdraiandomi sul pavimento, con il cellulare ancora all'orecchio.

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Ice princess: hihihi, tante lo vorrebbero ^^ grazie ^^

little_illusion: grazie mille tesoro *-*

chia94th: ah, non ti preoccupare, grazie! ^^

_Reset: xD addirittura.. no no xD grazie ^^

NICEGIRL: grasshie ^^

streghettathebest: grazie mille ^^

_Radio Hysteria: hihi, grazie tesò ^^

evol: wow!che intuito! xD graziee

layla the punkprincess: grazie mille ^^

fifiHumanoid: grazie mille ^^

IoNonLoSo: xDah!

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Capitolo 23
*** Capitolo 23 ***


capitolo 23

Capitolo 23


Il mattino seguente sperai che fosse stato tutto un bruttissimo incubo. Pregai affinché trovassi affianco a me Tom. Pregai perchè mi trovassi a Berlino, come sempre. Aprii lentamente gli occhi come a non voler rendermi conto della cruda realtà alla quale ero andata in contro. Ero completamente indolenzita. Mi ricordai di essermi addormentata per terra, dopo la chiamata di Tom. E no, purtroppo l'incubo era realtà. Mi trovavo sul serio nella mia vecchia stanza. Segregata. Niente di più brutto per una persona che ha sempre cercato la sua libertà. Mi sentivo un animale in gabbia. Mi mancava l'aria. Volevo uscire. Volevo Tom. In quel momento nessuno poteva mancarmi quanto lui. Era tutto ciò di cui avevo bisogno. Il suo sorriso rassicurante che vedevo ogni mattina, i suoi baci, le sue coccole. Tutto quello mi mancava, nonostante fosse passato solo un giorno. Mi rattristava e mi spaventava tantissimo la domanda che formulava la mia mente: quando lo avrei rivisto? Proprio in quell'istante sentii la serratura della porta scattare e mi affrettai ad alzarmi e sedermi sul letto, con il cuore al massimo della velocità. La porta si aprì e vidi la persona che più odiavo in quel momento.


-Dormito bene?- mi chiese strafottente mio padre e con un sorrisetto furbo stampato in faccia. Io non gli risposi, semplicemente lo guardavo con odio. Vidi che mi si avvicinava. -Allora? Ti manca il tuo fidanzatino?- mi domandò di nuovo avvicinandosi sempre di più.


-Stammi lontano- dissi spaventata, schiacciandomi con la schiena al muro, sempre seduta sul materasso. Lui continuava a sorridere fino a che non si trovò a due millimetri da me. Per un attimo credei di non respirare più. Avevo la nausea. Il suo alito che sapeva di birra, continuava a picchiarmi sulle labbra e la cosa mi dava un fastidio allucinante. -Mi spieghi cosa vuoi da me?- gli chiesi in un sussurro.


-Voglio che tu faccia la stessa fine di tua madre, così che io possa sentirmi ripagato dei diciassette anni che mi avete rovinato con la tua esistenza. Già, se sei qui è solo colpa di tua madre- rispose. Erano trecento pugnalate al cuore, di più. Tutte in una volta. Lo sapevo quello che pensava, ma sentirselo dire... era totalmente differente.


-Lo so che mi hai sempre odiata, che non mi hai mai potuto vedere. Proprio per questo allora ti dico che me ne voglio andare. Così ti lascerò in pace una volta per tutte. Fa come se non esistessi- cercai di metterla a suo favore. Lui sorrise di nuovo scuotendo la testa. I suoi occhi non abbandonavano i miei. Erano identici. I miei occhi erano identici a quelli di mio padre. E la cosa mi faceva quasi schifo. Li avevo sempre adorati i miei occhi. Solo in quel momento mi accorsi di quelli di mio padre.


-No, non sarebbe divertente e la cosa finirebbe qua- disse.


-Perchè ti vuoi complicare la vita?-.


-Non me la sto complicando, la sto rendendo più divertente-.


-Bastardo-. Mi era uscita dal cuore, spontanea. Talmente tanto da ricevermi uno schiaffo bello forte sulla guancia sinistra.


-Non si parla così a tuo padre- sorrise.


-Tu non sei mio padre- ribattei con le lacrime agli occhi. Quello schiaffo mi aveva fatto male, così come tutte le cose che dovevo sentirmi dire. -Per colpa tua, tua e unicamente tua, io non ho potuto vivere un'infanzia come si deve. Per colpa tua io dovevo tornare la sera da pallavolo con le mani davanti a me per difendermi appena varcavo la soglia. Per colpa tua cercavo sempre scuse per non tornare a casa. Avevo paura di dormire. Avevo paura di uscire. Avevo paura che i miei amici ti vedessero. Che vedessero la merda che sei- un altro schiaffo, stavolta più forte, ma io andavo avanti imperterrita. -Dovevo aiutare la mamma a vomitare, dovevo continuamente far finta di nulla se vedevo delle pastiglie di ecstasy passarmi sotto gli occhi- stavo piangendo impassibile. Dovevo prendermi le botte senza fare una piega. Mi hai rovinato la vita Roy- per la prima volta lo chiamai con il suo nome ma lui non mosse un muscolo. -Ma sicuramente a te non importerà più di tanto, era quello che volevi... ci sei riuscito. Complimenti.. vuoi un applauso? È questo che vuoi?-.


-Smettila, sei solo una bambina e non capisci un cazzo- rispose serio.


-Vattene, Roy, vattene, non ti voglio più vedere. Tienimi chiusa qua dentro per sempre se vuoi. Ma non far mai più vedere quella faccia da culo che ti ritrovi- implorai schifata.


-Perfetto, l'hai voluto tu. Sei tu che me l'hai chiesto. Se vuoi morire qua dentro, fallo, non mi interessa- concluse allontanandosi e dandomi le spalle. Uscì dalla stanza e richiuse la porta a chiave. Io mi raggomitolai a lato del letto mentre le ultime lacrime erano già scese. Non avevo neanche più la forza di piangere. Forse mi ero data la zappa sui piedi facendo in quel modo. Ma non mi interessava. Ad un tratto prese a vibrare il mio cellulare per terra. Scesi dal letto, mi sedetti sul pavimento e lo recuperai sapendo già chi fosse.


-Tom- cercai di risultare tranquilla, come sempre.


-Piccola, come stai?- mi chiese.


-Bene, bene.. apparte che mi manchi-.


-Anche a me manchi un casino, cucciola. Tua madre?-.


-Mah, il solito. Ci vorrà un po' di tempo prima che si riprenda del tutto-.


-Ah... quindi... passerà tanto prima che ti rivedo-. Io rimasi in silenzio. -Tesoro, non ce la faccio più- mi disse con la voce che tremava. Anche a me venne il magone ma cercai di controllarmi.


-Tom, ti prego, non farti sentire così- sussurrai.


-Sara, non sono tranquillo. Questa è la verità. Ho paura che tuo padre possa fare qualcosa da un momento all'altro-.


-Tom, sono grande ormai, so cavarmela-.


-Non c'entra. Non sei abbastanza grande per difenderti da un uomo come lui. Ti devo ricordare cosa ti ha fatto l'ultima volta che è riuscito a entrare allo studio? Perchè non sei rimasta qui?-.


-Te l'ho detto, per mia madre-.


-Sara, sappiamo tutti cos'ha ormai tua madre e a cosa andrà in contro-. Io chiusi gli occhi deglutendo a fatica. -Non voglio essere spietato. Ma purtroppo è la realtà. Tu hai ancora una vita davanti invece. E devi vivere, amore. Cosa che non sei riuscita a fare in diciassette anni-. Io mi misi a piangere.


-Tom, hai ragione... ma... le cose... sono, sono molto più complicate... di quello che credi- singhiozzai sentendo un forte dolore al petto.


-In che senso? Mica mi stai nascondendo qualcosa? Mi hai promesso di essere sempre sincera con me!-.


-E infatti lo sono. Il problema è che io non posso abbandonare mia madre, non adesso. Scusami-.


-Fa come vuoi-. Mi buttò il telefono in faccia. Aveva fatto bene. Mi odiavo da sola per come stavo trattando Tom. Gli facevo credere che per me lui non avesse tutta quest'importanza e continuavo a mentirgli. Ero uno schifo di persona. Mi portai le mani al viso e piansi sentendomi in colpa.



*


Tom aveva appena riattaccato il telefono, deluso. Sapeva che Sara si trovava in difficoltà con sua madre e faceva fatica ad abbandonarla ma sentiva anche che qualcosa non andava. Che non gli aveva raccontato tutta la verità. Gli stava nascondendo qualcosa e questo lo rendeva furioso. Era sempre stata sincera con lui, anche troppo in certi momenti. Perchè gli doveva nascondere qualcosa? Forse perchè si trovava in una situazione troppo grave? Scosse la testa cercando di non pensare al peggio. Uscì dalla sua stanza e scese le scale arrivando in cucina dove Bill, Georg e Gustav stavano facendo colazione assonnati. Anche loro non dormivano al pensiero di Sara in quella casa.


-L'hai sentita?- chiese Bill a suo fratello. Tom annuì serio, sedendosi al tavolo, affianco a Georg. -Come sta?- domandò di nuovo.


-Dice che sta bene- rispose Tom.


-Meno male- sospirò Gustav.


-Ho detto “dice di star bene”, non “sta bene”- puntualizzò Tom. Gli altri lo guardarono perplesso. -Mi nasconde qualcosa, ne sono sicuro, ormai la conosco meglio di chiunque altro- continuò pensieroso.


-Oh, insomma Tom. Adesso fai come la storia della “trappola” di suo padre. Alla fine non era vero e la madre sta veramente male. Secondo me ti fai troppe paranoie- intervenne Georg.


-No, Georg, tu non puoi capire! È sempre strana per telefono, svia i discorsi. La sento nervosa, non è tranquilla-.


-Tom, è normale se ha una madre pazza di cui occuparsi che sia un tantino nervosa, non credi?-.


-Voi non potete capire-. Si alzò dal tavolo e salì per le scale rifugiandosi in camera sua. Si buttò sul suo letto, sdraiandosi su un fianco. Odiava quando le persone non gli credevano, soprattutto su questioni così serie. Sentì bussare alla porta. Lui non rispose e quella venne aperta da suo fratello. La richiuse alle sue spalle e si avvicinò a lui,sedendosi sul materasso.


-Tom, io sì che ti capisco, sono il tuo gemello. Lo sento che non sei tranquillo e non è possibile che sia solo per una tua supposizione. Deve veramente esserci qualcosa di più grave. Io ti credo- gli disse dolcemente.


-Grazie, Bill. Io voglio andare da Sara- rispose Tom mettendosi seduto di fronte al gemello.


-Tom, non possiamo- chiuse gli occhi Bill.


-Perchè no?-.


-David? Interviste?-.


-Cos'è più importante, Bill? La fama o la persona che si ama?-. Aveva le lacrime agli occhi e Bill lo guardò stranito.


-Tomi...- sussurrò guardandolo stupefatto.


-Io la amo, Bill. Non voglio lasciarla da sola, la rivoglio qui con me- disse il chitarrista mentre le lacrime scorrevano sulle sue guance. Era una vita che Bill non lo vedeva piangere. La cosa doveva essere veramente grave e arrivati a quei punti non poteva dirgli di no. Lo abbracciò sospirando mentre Tom si liberò in un pianto che aveva trattenuto per troppo tempo.


-E' la prima volta che piangi per una ragazza- sorrise Bill stringendolo a sé. -D'accordo- concluse in fine e Tom si staccò per guardarlo con un filo di speranza. Bill sorrise di nuovo asciugandogli le lacrime dagli occhi divenuti rossi. -Se è quello che vuoi ed è la cosa a cui tieni di più... andremo da lei- gli disse convinto. Tom lo abbracciò di nuovo contento.


-Ti voglio bene, fratellino, grazie- gli disse.


-E di che. Anche io ti voglio bene, Tomi-.


*


Ero sempre seduta per terra a fissare il cellulare, appoggiato affianco a me. Mentalmente continuavo a fare “Mea culpa” come una scema. Era il minimo che potessi fare. Tom stava ancora una volta male a causa mia. Forse veramente dovevo uscire dalla sua vita. Forse essere rinchiusa lì dentro, alla fine, non era un male. Mentre la mia mente era affollata da tutti questi pensieri, il cellulare prese a squillare e io mi catapultai a rispondere.


-Tom- dissi subito.


-Amore, scusami, non avrei dovuto buttarti giù il telefono, sono stato un cafone-.


-No, Tom, hai fatto bene, sono io che sono stata una cafona a risponderti in quel modo-.


-Piccola, se ti chiedo una cosa prometti di rispondermi?-.


-Dimmi-.


-Dov'è casa tua?-. Io rabbrividii restando in silenzio. -Amore, ti prego- insistette Tom.


-Tom, davvero, è meglio se non te lo dico. Preferisco che tu ne stia fuori-.


-Allora avevo ragione quando dicevo che mi stai nascondendo qualcosa..-.


-No, Tom, non ti nascondo nulla. Semplicemente mi vergogno, non voglio che tu veda mia madre in certe condizioni-.


-Se mi conoscessi sul serio non diresti questo. C'è altro, lo so-.


-Non posso-.


-Perchè no, cazzo?!-.


-Perchè mio padre mi tiene chiusa a chiave in camera mia!-. Quella frase mi era uscita per la disperazione. Troppo presto. Senza che neanche me ne accorgessi.


-Che cosa?!-.


-Tom, non cercarmi. Rimani a Berlino, al sicuro. Non venire qui. Anzi... dimenticami, ok? Come mi hai detto: devi vivere-.


-E mi spieghi come faccio a farlo senza di te? Forse tu non hai ben capito il significato che ha per me il nostro “ti amo”-.


-L'ho capito eccome Tom. Proprio per questo ti dico, per il tuo bene, dimenticami e non cercarmi-.


-Sei un'egoista-.


-Lo sono perchè ti amo-.


*


Aveva riattaccato. Stavolta aveva riattaccato lei. Non poteva starsene con le mani in mano. Non poteva dimenticarla come aveva detto lei. Non poteva lasciarla. Guardò suo fratello he durante tutta la chiamata era rimasto ad osservarlo ed ascoltarlo attentamente.


-Era come dicevo io. Suo padre la tiene segregata in camera sua- disse Tom. Bill si portò le mani alla bocca. -Dobbiamo trovare quella maledetta casa- continuò.


-Sì, ma come?- chiese tristemente Bill. Tom rimase un attimo a pensare. Poi, eccolo. Come un lampo. Gli venne in mente.


-Cazzo, come ho fatto a non pensarci prima!- esclamò alzandosi dal letto e correndo in camera di Sara. Bill lo seguì preoccupato. Lo vide cercare velocemente in quella stanza un qualcosa a lui sconosciuto. Tom pregò mentalmente che ci fosse ancora. Ma dove l'aveva messo? Andò vicino al letto di Sara. Poi aprì il comodino e vi frugò dentro. Fece un sospiro di sollievo non appena trovò la busta che il padre di Sara le aveva inviato con la falsa notizia di sua madre. L'aveva spedito. Doveva esserci per forza scritto sulla busta da dove provenisse. Sorrise rincuorato. -E' ad Amburgo- disse. Bill spalancò gli occhi e si avvicinò a lui. Vide la busta.


-Sei un genio-.

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Ragazze, stasera non ce la faccio a ringraziarvi una per una... sono stata male tutto oggi... ho letto i vostri commenti e mi hanno fatto davvero molto piacere. Per stasera vi dico uun GRAZIE generale... siete carinissime.

Un bacio.


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Capitolo 24
*** Capitolo 24 ***


capitolo 24

Capitolo 24


-Come scusa?! Ripeti?!- sbottò David, incredulo alle parole appena pronunciate da Tom.


-Devo andare ad Amburgo in macchina, da solo!- ripetè il ragazzo. David lo guardava con gli occhi strabuzzati.


-E perchè mai?- domandò senza particolare interesse.


-Si da il caso che la mia ragazza sia segregata in una stanza da suo padre!-. David boccheggiò per qualche secondo senza proferire parola. Poi prese un bel respiro.


-Tom...- cominciò.


-Ti prego David- lo interruppe il chitarrista.


-Tom, ma dove la vuoi andare a cercare? Amburgo è troppo vago-.


-Non mi importa. Io vado ad Amburgo, punto e basta. Una volta lì deciderò da solo cosa fare-.


-Tom, io ti lascio fare quello che vuoi. Ti chiedo solo di stare attendo e portarti almeno Saki con te-.


-D'accordo, andrò con Saki. Grazie David-.


*


Mi svegliai di soprassalto quella mattina. Avevo fatto un incubo: Tom che veniva picchiato da mio padre. Serrai gli occhi e scossi la testa cercando di abbandonare quel pensiero. Tom era al sicuro, non dovevo preoccuparmi. Ad un tratto portai la mano allo stomaco che aveva preso a brontolare instancabilmente. Mi girava la testa e avevo sete. Ero ridotta a uno straccio, come tanto tempo prima. Ero praticamente tornata alla mia vecchia vita, con la differenza che prima potevo mangiare, bere e abbandonare quella casa quando volevo. Posai lo sguardo sul mio cellulare che continuava a squillare instancabilmente con la solita scritta: “Tom”. Avevo deciso di non rispondergli. Forse solo così avrebbe capito che doveva lasciarmi stare e dimenticarmi. Non perchè io non lo amassi più. Anzi. Lo volevo troppo. Più di qualsiasi altra cosa. Solamente, proprio perchè lo amavo, volevo che stesse al sicuro e quindi lontano da quella casa.


*


Per l'ennesima volta non aveva risposto alle sue chiamate. Riattaccò con uno scatto, sbuffando nervosamente.


-Continua a non rispondermi- borbottò rivolto a Saki, alla sua sinistra, che guidava la sua macchina. Il bodyguard aveva deciso che il ragazzo, in quelle condizioni, non poteva guidare. Era decisamente troppo nervoso. -Ma io dico, cazzo, si diverte a star male? Non capisce che ci rimette solo lei?!- urlò guardando la strada davanti a sé. Saki lo ascoltava farsi i suoi discorsi. Aveva bisogno di sfogarsi e lo lasciava fare. -E' una stupida. E' pure stronza quando fa così!- continuò il ragazzo. Saki sorrise appena a quell'ultima uscita senza staccare gli occhi dalla strada.


-Sei proprio innamorato eh?- intervenne improvvisamente, sorridendo e guardandolo un attimo.


-Non sai quanto- commentò imbronciato Tom, cosa che divertì parecchio Saki. -Il bello è che è la prima volta che mi succede. Non lo so, è arrivata lei e mi ha sconvolto tutto quanto!- sorrise senza accorgersene il ragazzo, fissando il vuoto.


E' bello vederti così Tom- concluse il bodyguard. Tom lo guardò qualche secondo e poi tornò a concentrarsi sul paesaggio che sfrecciava fuori dal finestrino. Era bello ma aveva una gran paura di non arrivare in tempo da lei. Anche quello era bello da vedere?


*


Mi tolsi di dosso la radiosveglia che era atterrata su di me, dopo che ero caduta per terra, dando una botta al comodino. Mi si erano piegate le ginocchia non appena avevo provato a rialzarmi. La testa girava, girava fastidiosamente. Avevo assolutamente bisogno di mangiare e bere. Non ce la facevo più. Strisciai fino al cellulare e sospirai trovando altre 7 chiamate perse di Tom. Non si arrendeva. Non si voleva arrendere. Non si voleva mettere in salvo. Chiusi gli occhi piangendo, mentre sentivo provenire dei gemiti dalla stanza affianco.


*


Tom e Saki stavano girando per le strade di Amburgo invano. Tom stava per buttarsi a terra disperato. Ma non voleva arrendersi. No, quella sarebbe stata l'ultima cosa che avrebbe fatto. Giravano tutti i casati. Scorrevano tutti i cognomi sul citofono. “Northon, Northon, Northon” continuava a ripetersi nella testa Tom, scorrendo per l'ennesima volta i cognomi sull'ennesimo citofono. Scosse la testa tornando sul marciapiede dove Saki lo aspettava.


-Ancora niente?- chiese il bodyguard. Il ragazzo scosse la testa.


-Tom Kaulitz?- sentì ad un tratto una voce femminile alle sue spalle. Si voltò di scatto e vide una ragazza a lui sconosciuta avvicinarsi.


-Ehm, non ho tempo per gli autografi adesso- disse velocemente.


-No no, io non sono una tua fan- si affrettò a chiarire lei, sorridendo. Tom la guardò senza capire. -Non sei il fidanzato di Sara?- gli chiese di nuovo. Tom spalancò gli occhi.


-La conosci?!- esclamò. La ragazza annuì.


-E'... era la mia migliore amica- sussurrò tristemente, abbassando lo sguardo.


-Oh mio Dio, sai dove abita?-.


-A dire il vero se n'è andata di casa. Non vive con voi ora?-.


-Sì ma è tornata e adesso la devo assolutamente trovare-.


-Ma è successo qualcosa?-.


-Suo padre la tiene segregata-. La ragazza spalancò gli occhi.


-Io so dove abita, ma è lontano da qua- disse mogia.


-Ti prego, aiutami- la implorò Tom. Lei annuì.


-Se mi fate salire in macchina vi dico la strada. È troppo difficile da spiegare così- disse lei.


-Certo!- esclamò felice Tom. Insieme a Saki tornarono alla sua macchina. Davanti fece salire la ragazza mentre lui salì sui sedili posteriori. -Non so come ringraziarti, davvero- disse sorridendo Tom. La ragazza ricambiò lievemente il sorriso. Le si leggeva la tristezza negli occhi. -Ah, come ti chiami?- le chiese poi.


-Hellen- rispose lei. Ad un tratto notò delle lacrime scorrere sulle sue guance.


-Hey, tutto bene?- le chiese preoccupato Tom. Lei scosse la testa tirando su col naso.


-No. Sono stata una stronza- rispose lei. Tom rimase un attimo in silenzio. -Lei mi considerava la sua migliore amica... e anche io la consideravo tale. Solo che la situazione che aveva a casa ha iniziato a disturbarmi e invece che aiutarla come una qualsiasi migliore amica farebbe, l'ho abbandonata per non caricarmi sulle spalle i suoi problemi. So che lei non chiedeva questo. Lei chiedeva solo un po' di compagnia, non voleva che le risolvessimo la vita. È sempre stata dolcissima- pianse Hellen. Tom la ascoltava rapito. Era lei una degli amici che l'avevano abbandonata a cui si riferiva Sara quando gli aveva raccontato la sua storia. Ora capiva tutto. -Quando sono venuta a sapere che se n'era andata di casa ero disperata. Non volevo che arrivasse a tanto, ma non potevo neanche biasimarla. Poi ha cominciato ad apparire assieme a voi sul giornale. Ho saputo che state insieme e così mi sono rasserenata all'idea che lei stesse meglio. Credimi, le hai fatto veramente bene. Sono contenta- gli disse guardandolo con gli occhi arrossati. Tom sorrise lievemente. -Ecco, accosta- aggiunse rivolta verso Saki. Saki ubbidì. La macchina venne parcheggiata un po' prima di una villetta rosa. Era molto carina esteticamente. Ma nessuno poteva immaginare cosa ci fosse dentro.


-Perfetto, grazie mille. Saki, mentre vado dentro, chiama la polizia- disse Tom.


-Tom, io vengo con te- disse il bodyguard.


-No, Saki, stai qua fuori e aspetta la polizia, per favore- lo rimbeccò il ragazzo.


-Allora vengo io con te- intervenne Hellen.


-No, state tutti e due qui, per favore!- esclamò Tom. Nessuno dei due fiatò più. Il ragazzo sospirò e scese dalla macchina. Entrò nella villetta scavalcando il cancello. Intravide una finestra e la raggiunse. La aprì senza far rumore. Quella situazione per un attimo lo riportò con la mente al giorno in cui Sara era entrata allo studio di registrazione di nascosto. Tutto era nato da lì. La cosa più bella. Scavalcò il davanzale e si trovò in cucina. Uscì e si affacciò guardandosi intorno con circospezione. La via sembrava libera. Vide che al piano terra c'erano solo cucina e salotto. Dedusse che le camere da letto fossero al piano di sopra. Salì le scale velocemente ma senza far rumore. Si trovò davanti a tre porte. Avvicinò l'orecchio a una ma non sentì niente, quando ad un tratto potette udire dei gemiti provenienti da una stanza. Il sangue gli andò al cervello. Non voleva crederci. Sentì la rabbia ribollirgli nelle vene. La stava... la stava...? Chiuse gli occhi e si avvicinò. Sentì perfettamente quei versi inconfondibili e con un'ira che mai aveva provato prima spalancò quella porta. Si fermò di scatto con gli occhi spalancati. La scena che si presentava davanti a lui era raccapricciante. L'unica cosa che lo fece sentire leggermente meglio era che la persona sotto al padre di Sara non era lei. Era sua madre. Sentì la nausea pervaderlo quando il padre si alzò da quella povera donna che non ci capiva più niente. Si chiuse semplicemente la zip del pantaloni e guardò Tom.


-Ah ecco, mi chiedevo quanto tempo ci avresti messo a venire a recupera la tua povera ragazza-.


*


I gemiti erano passati finalmente. La cosa che mi turbò però fu la voce di mio padre. Con chi stava parlando? Ero ancora sdraiata a terra con gli occhi socchiusi. Ero stremata. Non sentivo più le forze. Stavo per svenire, lo sentivo. Ma ad un tratto il mio cuore prese a battere velocemente. Sembrava volesse perforarmi il petto. Era la sua voce! La riconoscevo, era la sua! Come caspita aveva fatto a trovarmi? La felicità venne subito repressa dal senso di paura che mi aveva travolto velocemente. Non avrebbe dovuto essere lì. Non mi aveva ascoltata. Era il solito testardo. Sobbalzai, sempre a terra, quando sentii la porta aprirsi di scatto.


-Eccola la tua amata- sentii la voce viscida di mio padre.


-Piccola!- esclamò Tom, precipitandosi affianco a me. Mi prese e mi sollevò la schiena. Poggiò una mano sul mio viso e mi guardò spaventato. Il mio orecchio era poggiato sul suo petto e potevo sentire il suo cuore che batteva più veloce del mio. Non avevo la forza di alzare lo sguardo su di lui. Avrei voluto abbracciarlo e dirgli che lo amavo troppo ma non ci riuscivo. -Come cazzo hai fatto a ridurre tua figlia in questo modo!- urlò Tom con le lacrime agli occhi, evidentemente rivolto a mio padre.


-Visto che capolavoro?- sorrise quello schifo di uomo. Tom mi appoggiò delicatamente per terra e si alzò furioso. Lo vidi tirare un pugno in faccia a Roy che cadde a terra. Gli si mise a cavalcioni sopra e lo riempì di botte. Io volevo urlargli di fermarsi o sarebbe finito nei casini lui. Ma non ce la feci.


-Stronzo! Bastardo!- sentivo Tom urlare a ogni colpo. Sembrava che volesse ripagarmi di tutte le botte che mi ero presa da Roy. Roy gli mise le mani al collo. Io spalancai gli occhi.


-Roy!- urlai piangendo spaventata. Niente, mi ignorava e continuava a tenere la presa stretta, attorno al collo di Tom che faceva fatica a respirare. Volevo svegliarmi. Non poteva accadere. E io non avevo neanche una fottuta forza per fermarlo! Ad un tratto sentii dei passi affrettati salire su per le scale. Alzai lo sguardo mentre gli occhi piano piano mi si chiudevano. Era la polizia. Sospirai rincuorata non appena vidi che erano riusciti a staccare Roy da Tom. Lo presero e gli misero le manette, cercando di tenerlo fermo. Il mio sguardo si posò su Tom che era rimasto a terra, tossendo con le mani alla gola. Mi sentivo tremendamente in colpa. Poi la sua immagine divenne lentamente sempre più sfocata.


*


-Sara... ti prego, piccola, rispondimi- sentivo una voce lontana. Non me ne accorsi ma sorrisi mentre ero ancora priva di sensi. Quella voce la adoravo. La amavo. E amavo la persona a cui apparteneva. Mi sarei dovuta svegliare per lui. Ci tenevo troppo. Non potevo abbandonarlo. Soprattutto dopo quello che aveva fatto e rischiato per me. Decisi di reagire. Lentamente alzai le palpebre. Vidi dapprima appannato, poi tutto si schiarì davanti a me e notai, con gioia, che Tom era vicino a me, che mi stringeva la mano. -Amore mio!- esclamò con le lacrime agli occhi abbracciandomi lievemente. Io non ricambiai la stretta ma lo feci mentalmente. Sentivo un fastidio al braccio destro. Abbassai lo sguardo e vidi l'ago della flebo. -Come ti senti?- mi chiese una volta sedutosi di nuovo sulla sedia affianco a me, senza mai abbandonare la mia mano.


-Stanca- sorrisi lievemente, socchiudendo gli occhi. -E fiacca- aggiunsi.


-E' normale. Non hai mangiato né bevuto per giorni. Ma ti riprenderai velocemente, tesoro- mi accarezzò una guancia. -Se solo penso a quello che ti ha fatto di crudele quell'uomo. Mi fa schifo. Lo odio- disse nervosamente.


-Siamo in due allora- risposi. -A proposito. Dov'è?- chiesi, anche se la risposta la sapevo già.


-Nel luogo fatto apposta per lui. In prigione- rispose Tom accarezzandomi la mano, stretta fra le sue.


-Tu come stai?- gli chiesi.


-Io? Benissimo!-.


-Tom, non devi fingere con me. Non devi cercare di farmi stare meglio-.


-D'accordo, ho avuto paura. Ma veramente tanta. All'inizio, quando ho sentito i gemiti provenire dalla stanza... oddio, non so cosa mi sia passato per la testa. Mi sentivo come impazzito. Avevo veramente paura di vederti sotto quel mostro-. Sentivo che le sue mani tremavano.


-E invece c'era mia madre. Come sempre- sussurrai abbassando lo sguardo. Tom mi accarezzò di nuovo la guancia con le dita.


-Tesoro, tua madre si riprenderà. Ora è in un'altra stanza, qui in ospedale. Poi la porteranno in un centro di disintossicazione. Andrà tutto bene. Finalmente riuscirai a vivere una vita tranquilla- mi disse sorridendo. Io ricambiai il sorriso. -Senti, piccola, io adesso vado a fuori a chiamare Bill per dirgli che ti sei svegliata. Stava avendo una delle sue solite crisi isteriche l'ultima volta che l'ho sentito- ridacchiò lievemente. Poi si alzò dalla sedia. -Intanto ti faccio parlare con una persona- aggiunse baciandomi la fronte. Io rimasi un attimo perplessa a quella parole ma non dissi nulla. Lo vidi darmi le spalle ed uscire dalla stanza. Al posto suo entrò la persona che mai avrei creduto di trovarmi davanti. Hellen era lì. Sulla porta che mi guardava piangendo mortificata. Tom mi sorrise e richiuse la porta.


-Hellen...- sussurrai incredula. Lei mi si avvicinò e mi si fiondò addosso abbracciandomi e scoppiando in un pianto ininterrotto. Non mi sembrava vero. Non sapevo neanche come reagire. Una cosa era certa: ero felicissima. Mi diede un bacio sulla guancia, una volta che si fu ripresa dai singhiozzi.


-Sara, mi dispiace tanto... io ti voglio bene- disse con ancora le lacrime agli occhi. Mi bastava. Non avrei voluto sentire altro. Avevo dimenticato tutto.


-Anch'io-.


*


Ero finalmente uscita dall'ospedale. Stavo bene, mi sentivo rinata. Avevo voglia di ricominciare tutto da capo. Con Tom e gli altri ragazzi. Con Hellen, fortunatamente, ero riuscita a ritrovare quella fiducia e quell'amicizia che mai era svanita. Ci eravamo promesse di tenerci in contatto. Con Tom invece... Tom era Tom. Semplicemente decidemmo di ripartire da dove ci eravamo fermati. Ovvero...


-Tom!- esclamai.


-Che c'è?- mi chiese lui ansimante.


-Fai più piano, tutta l'acqua finisce per terra e a chi tocca pulire poi? A me!- le mie parole vennero interrotte dalle sue labbra sorridenti che si erano posate dolcemente sulle mie, ignorando i miei discorsi e continuando a muoversi dentro di me.


*


Era passata una settimana dal nostro ritorno da Amburgo. E tutto era tornato come prima. Con un'unica differenza: io ero più tranquilla e serena. Così come Tom e il resto della band. Si poteva chiaramente sentire la pace e la tranquillità che si erano impadronite della casa.


-Bill!!!- sentii urlare Tom dal piano di sopra. Io ero seduta al tavolo della cucina assieme a Bill. Entrambe alzammo lo sguardo verso l'entrata della cucina. Vidi il vocalist aprire velocemente il cassetto sotto il ripiano per cucinare. Spalancai gli occhi quando vidi anche che tirò fuori da esso una padella.


-Ehm... Bill- intervenni perplessa ma senza scompormi più di tanto. In quel momento entrò in cucina Tom, da assatanato.


-Eh va bene, fatti sotto!- lo minacciò Bill puntandogli contro la padella. Tom scoppiò a ridere istericamente e recuperò dal cassetto un'altra padella. Io mi chiesi perplessa chi dei due fosse più scemo dell'altro. Rimasi a godermi lo spettacolo, a braccia conserte, curiosa di vedere dove sarebbero stati capaci di arrivare. -Proprio come quando eravamo piccoli, fratellino!- esclamò di nuovo Bill cominciando a sferrare padellate da tutte le parti. Tom rispose con le stesse mosse ed io mi tappai le orecchie per il casino assurdo che producevano quegli arnesi, appena sbattevano uno contro l'altro.


-Ma la finite?!- urlai cercando di sovrastare quel fracasso allucinante. Mi voltai non appena sentii arrivare gli altri ragazzi, David e Saki, con gli occhi spalancati.


-Ma voi non siete normali!- esclamò David tenendo fermo Tom, mentre Saki andava a recuperare Bill. Gustav e Georg intanto tolsero le pentole dalle loro mani. I gemelli si erano calmati. Bastò poco per farci scoppiare tutti quanti a ridere, compresi loro due. Cos'avevo detto? Pace e tranquillità? Beh, se non altro, ora la mia felicità finalmente l'avevo trovata...



Fine!

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Ok. Siamo arrivati alla fine ragazze mie. La scena finale delle padelle non l'ho scritta perchè mi è cascata una tegola in testa, ma perchè sul forum dove l'avevo postata me l'avevano chiesta in tante. Io le ho volute accontentare xD

Vi ringrazio una ad una... siete state veramente carinissime tutte quante. Mi avete anche divertito con dei commenti che veramente mi hanno fatto morire dal ridere. Io spero che questo finale vi sia piaciuto. E' alquanto bizzarro, ma ci ho messo lo stesso l'impegno giusto. Almeno penso e spero. Spero che questa storia vi rimanga un pò impressa perchè a me è rimasta nel cuore. Grazie mille di nuovo a tutte quante per avermi seguito e supportato.

Vi aspetto in una mia prossima storia! 

Bacioni.

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