Looking for happiness di _KyRa_ (/viewuser.php?uid=79577)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo & Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 24 ***
Capitolo 1 *** Prologo & Capitolo 1 ***
capitolo 1
Ciao
a tutti, io sono Sara, piacere.
Volevo
pubblicare questa storia, sperando che vi piaccia.
Mi
farebbe piacere che lasciaste qualche recensione, positiva o
negativa, non importa ^^.
Buona
lettura!
Prologo
Scappavo.
Non
avevo una meta.
Scappavo
e basta.
Via
da quella casa... Via da quella città...
Via
da quella vita...
Via..
Capitolo
1
Sentivo
la pelle tirarmi per il freddo. I denti battevano tra loro e io
tremavo come una foglia. Quando aprii gli occhi ancora non focalizzai
bene dove mi trovavo. Sapevo solo che il gelido inverno della
Germania non mi avrebbe aiutato in quelle condizioni. Raggomitolata
su una panchina, senza un giubbotto. Senza niente. Solamente con la
neve che scendeva e si accumulava sui miei capelli, sulle mie
braccia, sul mio corpo tremante. Vedevo offuscato. Dov'ero finita?
Non ne avevo idea. Certamente ero lontana da casa e quella era la
cosa più importante. Starnutii sentendomi la gola bruciare. Mi
alzai lentamente da quella panchina. Inizialmente barcollai un po' ma
riuscii a rimanere in equilibrio. La gente, intorno a me, mi guardava
come se fossi pazza. In effetti, forse, lo ero. Camminai lungo il
marciapiede alla ricerca di qualcosa a me sconosciuto. Poi trovai un
bar. Ci voleva proprio. Entrai e il tepore mi fece fare un sospiro di
sollievo. Non avevo neanche un soldo per comprarmi qualcosa di caldo
da bere. Semplicemente mi sedetti ad un tavolino e vi appoggiai la
testa chiudendo gli occhi.
-Signorina,
cosa le porto?- sentii una voce affianco a me. Io alzai lo sguardo e
i miei occhi incrociarono quelli della cameriera, una donna robusta e
di mezza età.
-Niente,
grazie- risposi io ingenuamente.
-Allora
le devo chiedere di alzarsi. Non può rimanere qua a dormire,
il tavolo mi serve per altri clienti- ribattè scorbuticamente
la donna.
-Chiedo
solo qualche minuto, non le farà perdere i suoi clienti-
insistetti io.
-No,
non ho tempo per queste cose, su, si alzi- concluse lei. Io feci come
mi aveva detto continuando a guardarla come a volerla sfidare.
Arrivai alla porta per uscire quando mi girai verso di lei.
-Se
perde i clienti è per il carattere di merda che si ritrova- le
dissi a bruciapelo. Lei spalancò gli occhi ma, prima che
potesse ribattere, io ero già fuori dal bar. Scossi la testa e
rabbrividii per lo sbalzo improvviso di temperatura. Stavo bene in
quel bar. Faceva un bel calduccio. Certo la compagnia non era delle
migliori. Vagai ancora a vuoto quando ad un tratto, un armadio a
cinque ante, nero, mi diede una spallata.
-Hey!
Che modi!- esclamai voltandomi verso di lui che invece stava di
schiena e continuava a camminare come se niente fosse. Dietro di lui
lo seguivano quattro persone, tutte imbacuccate, come se non si
volessero far riconoscere. Li seguii con lo sguardo e vidi che
raggiungevano una limousine. Io spalancai gli occhi e li seguii.
Certamente quelle erano delle star e avevano una villa da miliardi.
Lì dentro avrei trovato qualcosa da mangiare. Li vidi salire
nell'enorme auto e io subito mi aggrappai al retro di un pullman che
andava nella loro stessa direzione. Il viaggetto durò per un
bel po' fino a che non vidi la limousine fermarsi davanti ad una
villa. Proprio come immaginavo. Con un salto scesi dal pullman. Mi si
piegarono le ginocchia ma mi ritirai subito su. Ero troppo debole.
Dovevo mangiare qualcosa. Erano almeno due giorni che non mettevo in
bocca nulla. Seguii con passo “felpato” le quattro persone più
l'armadio e riuscii ad entrare in giardino senza farmi notare. Li
spiai da dietro la finestra e li vidi togliersi i cappucci e gli
occhiali da sole. Certo era un pò ambiguo portare gli occhiali
da sole d'inverno. In Germania poi. Sussurrai un “bah” mentre li
vedevo salire delle scale che forse portavano al piano di sopra.
Assicuratami che non ci fosse nessuno, aprii la finestra senza far
rumore. Scavalcai il davanzale ed entrai in cucina. Sapevo che quello
che stavo facendo era pericoloso ma la fame chiamava. Arrivai davanti
al frigorifero e lo aprii. I miei occhi brillarono quando videro al
suo interno tante cose buone da mangiare. Lo stomaco cominciò
a brontolarmi e subito allungai un braccio, pronta a prendere un
pezzo di grana.
-Hey,
che stai facendo?!- sentii urlare alle mie spalle. Il cuore mi salì
in gola, mi voltai di scatto facendo cadere il formaggio per terra.
Avevo gli occhi spalancati quando trovai davanti a me l'armadio a
cinque ante. -Sei una ladra eh?- mi chiese avvicinandosi. Io arretrai
tremando.
-No,
io...- balbettai.
-Come
sei entrata? Sei una fan?- chiese sempre arrabbiato e senza fermarsi.
Io mi trovai bloccata con la schiena alla credenza. Deglutii
rumorosamente.
-Mi,
mi dispiace, io... non sono una fan e neanche una ladra. Volevo solo
qualcosa da mangiare- spiegai con le lacrime agli occhi. Lui mi
guardò un attimo esterrefatto.
-Quanti
anni hai?- mi chiese.
-Diciassette-
risposi io.
-E
non hai una casa dove andare a mangiare?- mi domandò ancora.
Io abbassai tristemente lo sguardo. Cosa potevo rispondere? No, non
ce l'avevo una casa, vagavo a piedi per la Germania da due giorni
senza un soldo e senza nulla da mangiare. -Ho capito- sospirò
l'armadio chinandosi per riprendere il formaggio ancora avvolto nella
pellicola trasparente. -Tieni- mi disse porgendomelo. Io spalancai
leggermente gli occhi osservandolo e, senza farmelo ripetere, lo
presi timidamente.
-Grazie-
sussurrai senza guardarlo in faccia.
-Saki,
stai di nuovo mangiando senza di noi eh, vecchio ingordo- sentii poi
una voce maschile che proveniva dalle scale e dei passi che si
avvicinavano al “galoppo”. In cucina apparve un ragazzo con dei
cornrows neri tenuti in una fascia, dei vestiti da hip hop e un
piercing al labbro inferiore a sinistra. Quando mi vide si bloccò
all'istante osservandomi dalla testa ai piedi, cosa che mi irritò
parecchio.
-E
lei chi è?- chiese subito.
-Una
ragazza che è entrata di nascosto. Aveva fame. Non so, non mi
ha detto altro- rispose l'armadio. Quel ragazzo particolare mi si
avvicinò continuando a guardarmi.
-La
smetteresti di fissarmi come se fossi una cavia da laboratorio?-
sbottai infastidita. Lui dapprima mi guardò sorpreso, poi
sorrise malizioso.
-Che
caratterino- commentò compiaciuto.
-Senti,
ce l'hai una casa?- intervenne il così detto Saki. Io scossi
la testa tornando all'espressione triste che mi perseguitava da mesi
ormai. -I tuoi genitori?- continuò sorpreso.
-Io
non ho dei genitori- ribattei freddamente. Li odiavo con tutta me
stessa e non sarei tornata a vivere con loro per nessuna ragione al
mondo.
-Capisco,
ehm...- Saki cominciò a riflettere. -Quindi non hai nessun
posto dove andare- concluse. Io annuii continuando a pensare al
formaggio che avevo in mano e al fatto che non avrei resistito ancora
per molto.
-Scusa,
Saki, non può rimanere qua per qualche giorno?- propose il
ragazzo guardando l'omone. Vidi Saki riflettere qualche secondo
sospirando.
-Non
so se David la prenderà bene ma mi rincresce sbatterla fuori
in queste condizioni- rispose osservandomi impietosito con le braccia
incrociate al petto. Mi sentivo davvero una cavia da laboratorio in
quel momento. -Va bene, puoi restare per qualche giorno- mi disse
infine. Io feci un sospiro di sollievo.
-Grazie-
sussurrai. Poi guardai il pezzo di formaggio che avevo ancora tra le
mani.
-Puoi
mangiarlo- sorrise il ragazzo osservandomi divertito. -Mica ti
tagliamo le mani- continuò sarcastico. Già mi stava
antipatico quel tipo ma decisi di mantenere la calma se volevo
sopravvivere. Tutto d'un tratto provai vergogna. Forse per come mi
ero presentata lì dentro. Forse perchè veramente
sembravo una morta di fame che guardava un pezzo di formaggio come se
fosse oro. Ma non era colpa mia. Vidi Saki avvicinarmisi e prendermi
il formaggio dalle mani. Lo posò sul tavolo e lo liberò
dalla pellicola. Prese un coltello e tagliò tanti cubetti.
Poi, infine, me ne porse uno. Io lo accettai e lo misi in bocca. Mi
veniva da piangere. Finalmente qualcosa che non fosse solo aria,
entrava nella mia bocca. Quando lo mandai giù mi sentii come
rinascere. Alzai distrattamente lo sguardo sul ragazzo mentre
prendevo un secondo cubetto. Mi osservava sorridendo. Che aveva da
continuare a sorridere?
-Vado
a chiamare gli altri per spiegargli questa piccola novità-
annunciò Saki per poi salire su per le scale. In cucina
rimanemmo io e il ragazzo.
-Come
ti chiami?- mi chiese.
-Sara-
risposi mettendo in bocca un altro pezzo di grana.
-Io
sono Tom, piacere- mi sorrise sedendosi sulla sedia. -Siediti pure-
mi disse poi indicandomi la sedia a capo tavola, vicina a lui. Io
ubbidii continuando a mangiare. -Come mai non hai una casa?- mi
chiese poi.
-Non
sono affari tuoi- risposi netta.
-Beh,
scusami se mi interesso- ribattè lui per niente offeso. -Sei
sempre così simpatica con tutti?- mi chiese poi in tono
sarcastico.
-Solo
con quelli che dico io- risposi guardandolo negli occhi senza neanche
sbattere le palpebre. Le sfide le vincevo sempre io.
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Capitolo 2 *** Capitolo 2 ***
capitolo 2
Ecco il secondo capitolo ^^
Capitolo
2
Saki
aveva già avvisato tutti gli altri ragazzi della mia
provvisoria permanenza in casa loro. Li avevo conosciuti tutti: Bill,
il fratello gemello di Tom che portava dei rasta neri e biondi, del
trucco nero e marcato sugli occhi, e un piercing al sopracciglio
destro; Gustav, biondo e molto naturale; Georg che aveva dei capelli
rossi e piastrati. Tutti tra i 19 anni e i 22. Certo un po' erano
strani a modo loro. Ognuno aveva uno stile proprio e molto
appariscente. Forse i più “normali”, come li definivo io,
erano Georg e Gustav. Eravamo seduti in salotto e i quattro ragazzi e
Saki mi guardavano attentamente.
-Fatemi
capire, voi siete famosi quindi?- domandai io. I ragazzi annuirono.
-Sì,
facciamo parte di una band chiamata Tokio Hotel, non ci hai mai
sentiti nominare?- mi chiese Bill. Io scossi la testa. -Beh, io sono
il cantante, mio fratello il chitarrista, Georg il bassista e Gustav
il batterista- mi spiegò poi. Io annuii. -Ah e ovviamente Saki
è la nostra guardia del corpo- sorrise guardando l'armadio a
cinque ante.
-Capisco-
risposi pensierosa.
-Tu
come mai vagavi in giro per la città in quelle condizioni?- mi
chiese Gustav.
-Ehm,
è una lunga storia- risposi imbarazzata.
-Noi
abbiamo tempo- mi disse lui.
-Preferisco
di no, davvero- sorrisi io.
-Come
vuoi- concluse il biondo. Ad un tratto sentimmo la porta di casa
aprirsi e una voce al quanto stonata cantare una strana canzone che
non riuscivo a decifrare. I ragazzi si guardarono imbarazzati e poi
si voltarono verso il soggetto in questione. Era un uomo sulla
quarantina che faceva capolino in salotto. Appena mi vide inchiodò
sui suoi piedi.
-David,
prima di fare qualunque tipo di uscita, lasciaci spiegare- intervenne
subito Bill. -Lei è Sara- continuò. David mi guardò
e io, non sapendo cosa fare, lo salutai imbarazzata con la mano. Poi
tornò ad osservare Bill. -Le abbiamo detto che può
rimanere con noi per un pò perchè non ha una casa e dei
soldi per mangiare- aggiunse il cantante. David sembrò
registrare lentamente ogni parola nel suo cervello, cercando di
capirne il significato.
-D'accordo.
A una condizione però: non deve assolutamente far entrare
amici e persone varie...- cominciò il manager.
-Non
ne ho- risposi prontamente. Lui mi guardò qualche secondo e
poi riprese il discorso.
-I
paparazzi lontani..- continuò.
-Non
sono una raccomandata- risposi.
-Se
esce di casa insieme a voi non deve assolutamente essere fotografata
o cominceranno con le domande su chi è e chi non è-
concluse. Gli altri annuirono. Poi si voltò verso di me ed
annuii anch'io. -Perfetto. Io sono David- mi sorrise poi allungando
una mano verso di me. Mi sorprese quel cambio di espressione
improvviso ma ricambiai gentilmente la stretta.
-Sara,
piacere. E... grazie- risposi.
-Di
niente. Ragazzi fatele vedere la stanza di sopra dove si può
sistemare- disse poi rivolto ai maschietti.
-Gliela
faccio vedere io- zompò prontamente dal divano Tom. Io lo
fulminai con lo sguardo e lui mi sorrise sarcastico.
-Ok-
rispose semplicemente David senza accorgersi di quegli scambi di
sguardi per niente positivi, soprattutto da parte mia.
-Vieni-
mi disse poi Tom cominciando a salire le scale. Io lo seguii. Per
caso l'occhio mi cadde sul suo fondoschiena, dato che ce l'avevo
proprio davanti. Scossi la testa tirandomi da sola una sberla. Tom si
girò incuriosito verso di me continuando a salire. -Che fai,
ti schiaffeggi da sola?- mi chiese perplesso e divertito allo stesso
tempo. Io scossi di nuovo la testa facendogli un cenno superficiale
con la mano. Lui ridacchiò e finalmente arrivammo al piano di
sopra. Lo seguii anche per il corridoio piuttosto grande. Arrivò
davanti ad una porta e la aprì. Io mi affacciai ed osservai
quella stanza enorme, con un letto matrimoniale a baldacchino proprio
al centro. Una finestra dalla quale passava un grosso fascio di luce.
Un armadio molto capiente ed una scrivania con un portatile sopra.
Rimasi a bocca aperta. Non ero abituata a tutte quelle cose nella mia
vecchia casa, se così si poteva definire. -Ne deduco che ti
piace- commentò Tom osservando la mia espressione. Io annuii
distrattamente.
-Non
è un po' troppo?- chiesi guardandolo. Lui alzò le
spalle sorridendo.
-Anche
se fosse non ne abbiamo altre di stanze. Certo, se non va bene, puoi
venire a dormire nella mia, tanto c'è un bel letto
matrimoniale, ci stiamo bene in due- mi disse malizioso leccandosi il
piercing. Io lo guardai scettica.
-Ripensandoci
questa camera va benissimo- commentai. Lui sorrise sconfitto.
-Come
vuoi- rispose. -Comunque il mio invito è sempre valido...
quando vuoi- aggiunse.
-Tom,
non ti conviene provarci con me- lo liquidai. Lui aveva in volto
un'espressione compiaciuta.
-Perchè?-
mi chiese.
-Perchè
non c'è trippa per gatti-.
-Beh,
uno ci prova lo stesso. Quello che succede succede-.
-Contento
tu...-.
In
quel momento sentimmo dei passi salire su per le scale. Ci voltammo e
vedemmo entrare Bill sorridente.
-Hey!
Allora? Ti piace la stanza?- mi chiese entusiasta.
-Sì-
sorrisi e notai con la coda dell'occhio Tom che continuava a
torturarsi quel piercing dannato.
-Bene,
allora scendete a mangiare che è pronto in tavola- continuò.
Noi annuimmo e lo seguimmo per le scale. Una volta arrivati in cucina
mi brillarono gli occhi osservando tutto quel ben di Dio pronto in
tavola. -Siediti Sara- mi sorrise Bill. Io obbedii e mi posizionai
affianco a Gustav. Di fronte a me i gemelli e a capo tavola Georg e
David.
-E
Saki?- domandai perplessa.
-Lui
non mangia con noi, qui vicino c'è casa sua- rispose Georg.
Cominciammo a servirci. Mi presi un pezzo di cotoletta impanata con
un po' di patatine fritte affianco. Non mi sembrava vero. Subito
cominciai a mangiare affamata.
-Buono?-
mi chiese David speranzoso.
-Buonissimo-
risposi mandando giù il boccone. Lo vidi sorridere.
-Ho
superato me stesso- disse con fare teatrale e con la mano sul petto.
Noi sorridemmo e continuammo a mangiare.
-In
questo periodo non siete impegnati con i concerti?- domandai ai
ragazzi.
-No,
siamo in pausa per registrare il nuovo album- rispose Gustav.
-Poi,
se vuoi, ti facciamo sentire qualcosa- mi sorrise Bill. Io ricambiai
il sorriso annuendo e portandomi alla bocca una patatina. Per tutta
la serata andammo avanti a chiacchierare. Dovevo ammettere che erano
proprio simpatici. Tom però era sempre quello che mi piaceva
un po' meno. Mi davano fastidio certe sue occhiate, anche se sapeva
che non gliela avrei mai data vinta. -Domani andiamo a fare shopping,
vieni con noi così ti compriamo qualcosa dato che sei senza un
cambio di vestiti- disse ad un tratto Bill. Io mi irrigidii.
-Oh
no no, non ci penso neanche. Non voglio farvi spendere per me-
ribattei. Loro spalancarono gli occhi.
-Scherzi?-
mi chiese Tom.
-Assolutamente
no- risposi ferma.
-Ma
non dire cavolate, per noi è un piacere. Non puoi rimanere
solamente con quei vestiti- intervenne David. Io abbassai lo sguardo
rassegnata.
-Beh,
che dire, grazie- dissi imbarazzata.
-Di
niente- sussurrò Tom sorridendo. Io staccai subito lo sguardo
dal suo. Continuai a mangiare senza dire una parola finchè il
sonno non si fece sentire. Mi portai una mano davanti alla bocca,
sbadigliando lievemente.
-Sei
stanca?- mi chiese David. Io annuii. -Vai a dormire, tranquilla. Nel
mobile del bagno, quello sotto al lavabo, ci sono degli spazzolini
nuovi, ancora confezionati. Prendine uno. Poi il dentifricio lo trovi
nel bicchiere- mi spiegò.
-Ok,
grazie, allora buona notte- dissi.
-Buona
notte- mi risposero in coro. Io salii le scale e feci tutto quello
che dovevo fare in bagno, seguendo le istruzioni di David. Poi uscii
ed entrai nella “mia” camera. Finalmente potevo dormire su un
letto morbido dato che continuavo a farlo sulle panchine. Mi infilai
sotto le coperte e feci un sospiro di sollievo. Stavo bene. Chiusi
gli occhi e crollai dopo pochissimi secondi.
*Spero vi sia piaciuto anche questo... volevo ringraziare Black_DownTH che ha già messo la storia tra i preferiti *___*... e Ladysimple ^^
Grazie mille davvero!
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Capitolo 3 *** Capitolo 3 ***
capitolo 3
Capitolo
3
Quello
che odiavo di più al mattino era avere una luce fastidiosa
puntata negli occhi. Alzai lentamente le palpebre sbattendole un paio
di volte. Mi guardai intorno con gli occhi socchiusi e un'espressione
interrogativa sul volto. Per un attimo non riuscivo a ricordare come
fossi finita in quella stanza. Poi mi si accese la lampadina e
sorrisi. Mi misi seduta su quel letto matrimoniale così
comodo, che per tutta la notte aveva facilitato i miei sogni sereni.
Mi stiracchiai e poi scesi dal letto. Mi chiesi se i ragazzi fossero
già svegli. Mi infilai le scarpe ed aprii la porta. Spostai lo
sguardo da una parte all'altra del corridoio fino a che non vidi una
porta aprirsi. Dalla stanza ne uscì Gustav, perfettamente
vestito.
-Buon
giorno- mi sorrise venendomi in contro.
-Giorno-
risposi.
-Dormito
bene?- mi chiese poi.
-Benissimo,
grazie-.
-Vieni,
andiamo a fare colazione-.
Scendemmo
le scale ed arrivammo in cucina dove trovai David che apparecchiava
la tavola.
-Giorno,
ho chiamato Saki e sta arrivando. Gli altri sono svegli?- ci chiese.
Gustav assunse un'espressione scettica.
-Ti
pare che a quest'ora del mattino siano già svegli?- commentò
il biondo versandosi del caffè nella sua tazza. Io mi sedetti
di fronte a lui e feci la stessa cosa.
-D'accordo,
mi toccherà svegliarli- borbottò David salendo le
scale. Io ridacchiai. Presi dei biscotti e cominciai a immergerli nel
caffèlatte.
-Ieri
sera ho sentito degli strani rumori nella stanza affianco- dissi ad
un tratto vaga.
-Gemiti-
commentò Gustav annoiato. Io arrossii.
-Come
fai a saperlo?- gli chiesi imbarazzata senza guardarlo.
-Semplice,
Tom ne ha invitata un'altra ieri sera-.
-Un'altra?-.
-Sì,
diciamo che Tom ha un po' la fama di donnaiolo. Lo chiamano
“SexGott”. È favorevole alle one night stand ed ha un
sacco di groupies. Ieri sera ne avrà chiamata una per
divertirsi-.
Io
rimasi un attimo a pensare. Non mi ero sbagliata su quel ragazzo.
Aveva qualcosa che non mi piaceva e ci avevo preso. Nel mentre sentii
qualcuno scendere per le scale. Arrivarono tutti i tre componenti del
gruppo che ancora mancavano all'appello. Mi salutarono e si misero a
tavola.
-Tom,
stanotte non hai fatto dormire Sara- lo rimproverò Gustav. Tom
mi sorrise.
-Che
c'è, raggio di sole, ti mancavo?- mi chiese da sbruffone.
-No,
semmai pregavo che te ne andassi a intrattenere la tua ragazza
lontano dalla stanza dove dormo io- risposi. Lui fece un sorrisetto
malizioso.
-Hai
sentito per caso?-.
-Nooo,
figurati, sentivo solo quella povera ragazza che urlava come
un'aquila. Sembrava la stessi sgozzando-.
-Eh
sì, sono bravo, me lo dicono in tanti-.
Era
inutile. Con quel ragazzo non si poteva fare un discorso serio.
Sempre a darsi tante arie. Aveva sempre una battutina pronta e la
cosa mi faceva alterare “leggermente”. E dato che io avevo il
carattere abbastanza simile al suo, in fatto di prontezza e
stronzaggine, il tutto diventava ancora più irritante.
*
Mi
guardavo intorno senza sapere dove posare definitivamente lo sguardo.
Quel negozio era enorme e i capi d'abbigliamento spettacolari. Saki
ci aveva accompagnato con la limousine e i Tokio Hotel ed io ci
eravamo dovuti “mascherare” con occhiali da sole e felpe con
cappuccio. Certo essere delle star doveva essere fantastico. Potevi
fare shopping in santa pace, senza le altre persone attorno dato che
venivano fatte uscire tutte quante. Il negozio era tuo. Interamente
tuo.
-Allora,
Sara, hai trovato qualcosa?- mi chiese Bill entusiasta.
-Ehm,
io a dire il vero non saprei- balbettai rossa.
-Io
direi di cominciare dall'intimo- continuò. Io diventai fucsia
ma annuii. Mi diressi verso il reparto intimo da donna e diedi
un'occhiata.
-Io
direi questo- disse Tom sventolandomi davanti un reggiseno enorme. Io
glielo presi malamente fulminandolo e lo ributtai nel cestino.
-Tu
devi starmi lontano- gli dissi scorbutica.
-Ma
ti sto aiutando- si difese lui.
-Mi
hai preso una quinta!-.
-Beh,
perchè, non è la taglia che porti?-.
-Ma
ti pare?!-. Mi voltai scocciata e sbuffando nervosamente. Frugai nel
cesto e ne tirai fuori due paia di reggiseni di taglia terza. -E poi
so cavarmela benissimo da sola- aggiunsi dirigendomi al cestello
degli slip. Lui mi seguiva imperterrito. Mi veniva voglia di girarmi
e tirargli una così detta “pizza”, giusto da fargli
rimanere il segno delle cinque dita su una guancia. -Tom smettila di
seguirmi- lo avvertii. Lo sentii sbuffare.
-Mamma
mia, che vipera che sei stamattina. Ma che cosa ti ha dato per
colazione David?- borbottò lui andandosene dagli altri. Io
sospirai. Finalmente si era allontanato. Non sopportavo i ragazzi che
ci provavano così spudoratamente. Feci un altro giro per quel
negozio facendomi mille problemi su cosa prendere e cosa non
prendere. I Tokio Hotel mi incoraggiavano a non farmi tanti scrupoli
e comprare quello che più mi piaceva. Erano davvero gentili. A
fine giornata uscii dal negozio con tre buste piene di nuovi vestiti.
Mi ero rifatta il guardaroba!
-Ragazzi,
mi dispiace, non dovevate prendermi tutta questa roba. Vi ho fatto
spendere tantissimo- commentai con lo sguardo basso, una volta
entrati in limousine.
-Ma
va! È stato un piacere- mi sorrise Bill.
-Ragazzi,
stasera andiamo in discoteca?- propose ad un tratto Tom. Saki, alla
guida, inchiodò. Tutti ci ritrovammo piegati in avanti per poi
ricadere con la schiena attaccata al sedile. La guardia del corpo si
voltò verso il colpevole fulminandolo con lo sguardo.
-Ma
ti sembrano proposte da fare?- gli chiese interdetto. Tom spalancò
gli occhi come a dire “cos'ho detto di tanto anormale?”. -Non
possiamo uscire in questo periodo, soprattutto la sera e nelle
discoteche, ricordi?? Adesso fai il bravo bambino e taci- concluse
Saki facendo ripartire la limousine. Tom incrociò le braccia
al petto mettendo il broncio. Io alzai gli occhi al cielo e mi voltai
dall'altra parte. Dopo un po' arrivammo alla villa e io me ne andai
in camera mia per sistemare i miei nuovi vestiti nell'armadio. Ad un
tratto sentii bussare alla porta.
-Avanti-
dissi. Questa si aprì e sbucò la testa di Bill. -Hey-
gli sorrisi.
-Ciao,
senti, ti ho portato questo- mi disse bello contento, sventolandomi
davanti agli occhi un cellulare. Rimasi un attimo perplessa. -Questo
è tuo... cioè, a dire il vero, sarebbe di Georg, ma lui
l'ha cambiato. Però funziona! Insomma, piuttosto che
niente...- mi spiegò. Io sorrisi commossa e lo abbracciai. Lui
rimase un attimo sorpreso da quel gesto ma lo ricambiò.
-Grazie
Bill. Non immagini neanche quanto voi stiate facendo per me. Non me
lo merito neanche- sussurrai per poi staccarmi da lui.
-Piantala.
Bene, io me ne vado di sotto. A dopo- mi disse poi sorridendo e
richiudendosi la porta alle spalle. Io osservai quel cellulare. Era
un Nokia, vecchio modello, ma mi piaceva. Era anche troppo per me. Lo
misi a posto sul comodino affianco al letto e ripresi a mettere in
ordine quella camera.
*
Quella
notte, non so come, riuscii ad avere caldo. Forse ero solo nervosa.
Continuavo ad agitarmi nel letto. Sul fianco destro, su quello
sinistro... niente. Sbuffai e decisi di scendere al piano di sotto,
in cucina, per prendermi un bicchiere d'acqua. Camminai in punta di
piedi per non svegliare gli altri e scesi le scale fino ad arrivare
in cucina. Quando accesi la luce soffocai un urlo. Davanti a me si
trovava Tom, perfettamente vestito per uscire, con in mano una
lattina di coca cola.
-Ma
che diavolo ci fai in cucina vestito e al buio?!- esclamai a bassa
voce, poggiandomi una mano sul petto per riprendere aria dallo
spavento. Lui ridacchiò.
-Ripigliati.
Comunque sto uscendo- mi rispose.
-Cosa??-
gli domandai credendo di non aver capito bene.
-Me
ne vado in discoteca. Andiamo, cosa vuoi che succeda se esco
stasera?-.
-Saki
ti ha detto esplicitamente che non potete uscire!-.
-Ma
non se ne accorgerà nessuno-.
-Tom...-.
-Sara,
tranquilla-.
-Se
me lo dici tu, ho poco da star tranquilla-.
-Spiritosa.
Ho la mia macchina, vado, non mi faccio riconoscere e torno presto-.
-Cosa
intendi per “presto”?-.
-Verso
le tre e mezza, quattro-.
-Ah
ecco, adesso sì che sono molto più tranquilla...-.
-Hey,
piccola, ti preoccupi per me?-. Io spalancai gli occhi osservando la
sua espressione furba sul volto.
-Ma
ci mancherebbe altro!- esclamai incrociando le braccia al petto. Poi
mi voltai sentendolo ridacchiare e recuperai un bicchiere e l'acqua
dal frigo. Sentii le sue mani posarsi sui miei fianchi e mi irrigidii
già pronta a tirargli un sinistro in giravolta con doppio
rimbalzo. Poi le sue labbra si posarono sulla mia guancia,
stampandoci un grosso bacio rumoroso.
-Io
vado, non aspettarmi in piedi- mi sussurrò malizioso. Io gli
tirai un calcio all'indietro, cercando di beccarlo in mezzo alle
gambe ma riuscì a schivare il colpo, piuttosto divertito.
-Notte, bimba- mi disse poi uscendo di casa. “Bimba, sta bella...”
pensai fermandomi. Poi mi sfregai con la mano la parte di pelle
baciata da quello scemo come a volerla disinfettare. Bevvi finalmente
il mio bicchiere d'acqua e me ne tornai in camera. Se Tom fosse
finito nei casini, non sarebbe stato affar mio. Uomo avvisato, mezzo
salvato.
*Spero vi sia piaciuto anche questo.
RingraSSHio:
Il mio idolo *___* : __Pulse__
E Mist ^^
Grazie mille!
|
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Capitolo 4 *** Capitolo 4 ***
capitolo 4
Capitolo
4
La
mattina dopo quell'incontro-scontro tra me e Tom in cucina, mi
svegliai particolarmente di buon umore. Ero in salotto che me la
chiacchieravo animatamente con Georg. Mi aveva spiegato che quel
giorno dovevano posare per un servizio fotografico, al quale
purtroppo io non avrei potuto partecipare per non creare scoop. Avrei
trovato qualcosa da fare a casa.
-Buon
giorno gente!- sentimmo esclamare alle nostre spalle. Bill aveva
appena sceso le scale insieme a Gustav. Erano tutti e due
perfettamente svegli e pronti per una nuova giornata, come sempre
d'altronde.
-Giorno,
pazzoide. Tuo fratello è ancora nel mondo dei sogni?- gli
chiese Georg. Io sentii un brivido scorrermi lungo la schiena. Non
sapevo se Tom fosse tornato e in che condizioni. Mi chiesi il motivo
per quella mia preoccupazione improvvisa. Infondo cosa me ne poteva
importare? Io gli avevo detto di non andare.
-Non
lo so, sinceramente non ho controllato- rispose il vocalist. Proprio
in quel nano secondo sentimmo di nuovo dei passi trascinati
pesantemente per le scale. Ci voltammo tutti quanti osservando un Tom
irriconoscibile: occhiaie, espressione vuota, andatura gobba e
traballante. Saltai sul posto quando sentii un urlo scandalizzato di
Bill che si precipitò davanti a suo fratello. -Cosa... cosa...
cos'hai combinato?! Lo sai che oggi abbiamo il servizio fotografico,
stupido minchione!- urlò dandogli degli schiaffetti in faccia.
-Cosa sono queste occhiaie?!- continuò fuori di sé.
-Bill,
dai, lasciami stare- borbottò Tom, con fare svogliato,
buttandosi a peso morto sul divano. Posò lo sguardo su di me e
io gli dissi un “complimenti” con il labiale. Riabbassò lo
sguardo per poi tornare a concentrarsi su suo fratello.
-Lasciami
stare?! Hai anche il coraggio di dirmi di lasciarti stare?! Tom, sei
uscito ieri sera!- si illuminò improvvisamente.
-Non
sono uscito-.
-Cazzate!
Cosa ti aveva detto Saki, eh?! Se dovesse venir fuori una qualsiasi
notizia tua su qualche giornale, ti giuro che rimango figlio unico!-.
-Oh,
insomma, quanto la fai lunga. È vero, sono uscito ma non mi ha
visto nessun paparazzo, chiaro? Adesso smettila di fare la checca
isterica e petulante-. Detto questo, Tom si alzò dal divano e,
tirando fuori dalla sua tasca il pacchetto di sigarette, uscì
in giardino.
-Io
proprio non so che caspita passa per la testa a mio fratello quando
combina ste cose, che nervi!- esclamò Bill salendo le scale.
Gustav lo seguì alla velocità della luce. Io e Georg
rimanemmo a guardarci un attimo perplessi.
-Beh,
io mi vado a lavare i denti va, che manca poco per il servizio
fotografico- mi disse diplomatico alzandosi dal divano e salendo
anche lui per le scale, dopo avermi dato una pacca leggera sulla
spalla. Io sospirai. Poi un mezzo sorrisetto si dipinse sulle mie
labbra. Provai, perfidamente, un senso di soddisfazione. Tom non mi
aveva ascoltato e quello era il risultato. Decisi di andare a
decantare un po' la mia vittoria fuori in giardino, davanti a lui.
Aprii la porta e inciampai su qualcosa, o meglio qualcuno, trovandomi
con la faccia per terra.
-Ma
che ti sei fatta stamattina? Marijuana?- mi chiese Tom, guardandomi
incuriosito, seduto sugli scalini davanti alla porta. Io alzai la
testa e lo fulminai.
-Io
non mi sono fatta niente, sei te che ti metti in mezzo ai gradini
ammazzando la gente che passa, pezzo di idiota- commentai
rialzandomi.
-Ma
se non guardi neanche dove cammini...- disse con un mezzo sorrisetto,
dando un colpetto alla sigaretta per far cadere un po' di cenere.
-Ah,
ah... comunque, se mi avessi ascoltato ieri sera, a quest'ora non
avresti litigato con tuo fratello e saresti stato molto più
riposato per il servizio fotografico- cominciai a punzecchiarlo. Lui
mi porse il pacchetto di sigarette.
-Vuoi?-
mi chiese indifferente.
-E
senza che cambi discorso- lo fulminai. -Poi non fumo- aggiunsi. Lui
si rimise il pacchetto in tasca.
-Capirai,
con mio fratello ci litigo un giorno sì e due no- commentò
tirando un'altra boccata di fumo.
-Bella
risposta, davvero-.
-Per
il servizio fotografico invece ti rispondo dicendoti che io sono
sempre e comunque bello. Non è un paio di occhiaie a
sconvolgermi la vita-.
-Oh
Dio mio...-.
-Cosa?-.
-Sei
così schifosamente sicuro di te..-.
-Certo,
bambola, è questa la mia forza-.
-Smettila
con i nomignoli, mi danno fastidio-.
-Come
vuoi-. Liberò l'ultima boccata di fumo in faccia a me. Io
cominciai a tossire sventolando una mano davanti al mio viso. Lui si
alzò dai gradini e mi si avvicinò.
-Questo
era un messaggio in codice- sussurrò al mio orecchio per poi
allontanarsi.
-Stupido,
non ci vengo a letto con te!- misi in chiaro.
-Per
ora- rispose lui rientrando in casa. Io corsi verso la porta
riaprendola.
-Né
ora né mai!!- gli urlai dietro mentre saliva le scale dandomi
la schiena.
*
A
casa ero rimasta da sola. I Tokio Hotel erano andati via per il
servizio fotografico e io stavo cercando qualcosa da fare. Ero al
piano di sopra nella “mia” stanza che giocherellavo con un lembo
della coperta. Per un attimo mi venne da pensare alla mia vecchia
vita. Come un flash mi attraversò la mente. Io strizzai gli
occhi.
Un
uomo che mi veniva in contro ridendo...
la
paura che cresceva dentro di me...
Una
donna alle sue spalle che piangeva, contorcendosi per terra...
lui
si avvicinava, era sempre più vicino...
io
mi nascondevo sotto le lenzuola del mio letto...
queste
mi venivano strappate via...
piangevo...
Spalancai
gli occhi improvvisamente. Ricordare quelle cose mi metteva paura.
Non volevo. Volevo cancellare tutto quello che avevo passato. Più
nulla doveva rimanere nella mia testa. Mi alzai con il fiatone dal
letto e decisi di fare una cosa non molto corretta: curiosare nelle
stanze altrui. La prima “vittima” fu quella di Bill. Mi guardai
attorno. Era completamente ordinata. Superava di gran lunga me. Sulla
sua scrivania trovai dei fogli accumulati uno sopra l'altro. Ne presi
uno e lessi le prime righe che sembravano di una canzone:
“Ich
will da nicht allein sein
Lass
uns gemeinsam
In
die Nacht”
Sorrisi
e lo rimisi apposto. Passai alla stanza di Georg. Trovai su uno
scaffale un bel po' di CD tra cui molti dei Coldplay, nonostante non
sapessi chi fossero. Così come nella stanza di Gustav trovai
dei CD dei Metallica che non avevo mai sentito nominare. Entrai
infine nella stanza di Tom. Era abbastanza ordinata. Aprii un
cassetto e alzai un sopracciglio vedendo che era pieno di biancheria
intima femminile. “Da porno star più che altro” pensai.
Scossi la testa richiudendolo. Aprii quello del comodino affianco al
letto e trovai un foglio ripiegato su sé stesso. Lo presi e lo
aprii.
“Ciao
fratellino...
ti
sorprenderai per il fatto che io ti abbia scritto questa lettera ma
sentivo la necessità di farlo...
mi
sono reso conto che nella nostra vita io non ti ho mai ringraziato
veramente...
non
ti ho mai ringraziato per il fatto che tu ci sei sempre per me, ogni
giorno... come quando eravamo piccoli che ti prendevi a botte per me,
con quelli che mi prendevano in giro per il mio aspetto...
pensi
che non me le ricordi tutte quelle volte che tornavi a casa con un
occhio nero?
Io
queste cose non te le ho mai dette e mi sono reso conto che forse
dovevo farlo...
io
Tom ti conosco meglio di chiunque altro...
so
che dietro quella maschera da duro e menefreghista nascondi un essere
dolce, gentile e sensibile...
fondamentalmente
sei una persona insicura anche se non lo dai a vedere...
lo
neghi anche a te stesso...
solo
perchè non vuoi sembrare debole agli occhi degli altri...
io,
fratellino, non penso che tu sia debole e ti adoro così come
sei...
proprio
perchè sei tu...
come
potrei non farlo?
Tu
sei tu...
sei
la mia metà... sei la mia vita...
mai
potrei farcela senza di te...
Tom
io non ti chiedo di venire da me, abbracciarmi e dirmi che mi vuoi
bene...
lo
so che lo pensi ma non riesci ad esprimerlo a parole o a gesti...
mi
basta il fatto che ogni giorno mi dimostri che ci sei anche con uno
sguardo...
come
io ci sono e ci sarò sempre per te...
ti
voglio tanto bene
Bill”
Mi
asciugai velocemente una piccola lacrima che per sbaglio avevo fatto
scorrere lungo la mia guancia e rimisi la lettera nel cassetto. Mi
sdraiai sul letto di Tom piuttosto pensierosa. Tom era tutto quello?
Non sembrava proprio. Forse era davvero come diceva Bill che si
mascherava in quella maniera. Secondo me era stupida come cosa.
Perchè mascherarsi così? In pochi secondi il buio si
impossessò della mia vista.
*
Provavo
una piacevole sensazione al collo. Qualcosa di caldo. Qualcosa di
rassicurante. Aprii lentamente gli occhi e davanti a me focalizzai
delle strane treccine nere. Li spalancai completamente realizzando
che, sdraiato affianco a me, c'era Tom, voltato dall'altra parte e a
pancia in sotto, con una mano appoggiata sul mio collo che mi faceva
degli strani grattini.
-Che
diavolo ci fa qua?!- gli chiesi facendolo sobbalzare dallo spavento.
Si mise seduto sul letto osservandomi incuriosito.
-Tu
non sei normale, lasciatelo dire. E comunque cosa ci fai tu qui...
questo è il mio letto, fino a prova contraria- commentò
a braccia conserte e con un sopracciglio alzato.
-Non
mi ricordo- borbottai colpevole.
-Io
te l'avevo detto che il mio letto lo avresti trovato più
comodo rispetto al tuo...- sorrise malizioso.
-Non
sono qui per questo. Avete già finito il servizio
fotografico?- gli chiesi mettendomi seduta e sbadigliando lievemente.
-Beh
direi, dato che sono passate quattro ore. Io sono qua vicino a te da
mezz'ora e neanche te ne sei accorta-.
-Non
ti avevo detto di stare lontano da me?-.
-Ma
perchè? Che ti ho fatto?-.
-Non
mi piacciono gli sbruffoni come te, semplice-. Mi alzai dal letto e
mi diressi verso la porta.
-Hai
un bel culo- mi sentii dire alle mie spalle in tono divertito. Io
chiusi gli occhi cercando di contare fino a dieci ma la mia pazienza
aveva un limite. Mi sfilai la ciabatta e, voltandomi di scatto,
gliela lanciai addosso. Lui rideva come un matto. Lo divertiva la
situazione? Mi lanciai addosso a lui sul letto cercando di torturarlo
in qualunque maniera possibile. Lui cercava di farmi il solletico e
io gli tiravo gli schiaffi.
-Ma
sei manesca!- urlava lui cercando di immobilizzarmi sotto il suo
peso, bloccandomi i polsi affianco alla mia testa. Non avevo via di
scampo. Sentivo il suo respiro sulle mie labbra e la cosa mi faceva
rabbrividire leggermente.
-Togliti-
gli ordinai prima di perdere del tutto il controllo. Lui ridacchiò
avvicinandosi al mio viso. -Tom!- esclamai preoccupata.
-Che
c'è?- sussurrò lui posandomi le labbra sul collo. Una
scarica elettrica viaggiò lungo la mia colonna vertebrale.
Risaliva verso il mento. Spostai la faccia da una parte sentendomi
baciare l'orecchio, quando la porta si aprì.
-Oh
mio Dio!- sentimmo esclamare da Gustav. Noi ci voltammo di scatto
verso di lui, immobile e a bocca aperta sulla porta. -Ma che siete
già all'opera voi due?- ci chiese scioccato. Io diventai
bordeaux e, con un scatto, mi tolsi Tom di dosso che andò a
finire per terra.
-E
che cazzo! Che delicatezza!- urlò indolenzito.
-Gustav
non è come sembra!- la classica frase fatta, ma non me ne
venne in mente nessun'altra in quel momento imbarazzante.
-Volevo
dirvi che la cena è pronta- ci riferì paonazzo.
Ringraziamenti:
NickyPrincessThLOve: Grazie mille! ^^ mi fa piacere! ^^
Black_DownTH: Hihihi, il tuo commento mi ha fatto morire xD Grazie mille! ^^
__Pulse__: shi, il mio idolo U.U per me ricevere i compliementi da te veramente è una soddisfazione!
layla
the punkprincess: oddio, scusami tanto! Non avevo letto anche il tuo
commento! *Si frusta da sola* Davvero, scusa. Grazie mille, sono
contenta che ti piaccia ^^
Baci a tuttiii <3
|
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Capitolo 5 *** Capitolo 5 ***
capitolo 5
Et violà! ^^
Capitolo
5
A
tavola c'era un silenzio di tomba. Io mi sentivo parecchio in
imbarazzo. Ero anche seduta vicina a Tom perchè gli altri ci
avevano lasciato solo quei posti liberi. Sembrava fatto apposta! Una
congiura contro di me! Guardavo la faccia di tutti quanti. Mangiavano
in silenzio senza staccare lo sguardo dal piatto. Che Gustav avesse
già riferito tutto quello che aveva visto?
-Oh,
insomma ragazzi, non è successo niente tra me e Tom prima! È
stato tutto un malinteso!- esclamai fucsia in viso. Tutti mi
guardarono incuriositi, compreso Tom.
-Beh,
sai, io entro in camera e trovo Tom sdraiato addosso a te, sul letto,
che ti bacia il collo... permetti che un mini pensierino cominci a
balenarmi per la testa- rispose Gustav.
-Anch'io
mi stavo facendo un gran bel pensierone su quello che poteva
succedere se non fossi entrato tu- intervenne Tom ricevendo un calcio
allo stinco da parte mia. Lui si morse le labbra per non urlare e si
portò una mano sulla parta colpita.
-Io
non gliel'avrei permesso! Quindi basta con queste cavolate!- conclusi
io livida di rabbia.
-Ma
sentila! Chi è che se ne stava in camera mia quando sono
arrivato?!-.
-Avevo
sonno e mi sono addormentata!-.
-Sul
mio letto?! Ammettilo che sei cotta di me!-.
Io
cominciai a ridere da assatanata. David ascoltava in silenzio la
conversazione, sorseggiando il suo the ad occhi chiusi, non troppo
interessato mentre i tre ragazzi si passavano sconsolatamente una
mano sul viso.
*
Passò
una settimana. Con i Tokio Hotel mi trovavo sempre meglio. Tom,
quando poteva, partiva sempre all'attacco ricevendosi da me un sacco
di “no” di “vaffanculo” e di botte. Io avevo cominciato a
cercarmi un lavoro almeno per mantenermi senza l'aiuto dei ragazzi.
Col tempo sarei riuscita, forse, a guadagnare un po' di soldi per
comprarmi una casa e andare a vivere da sola anche se i Tokio Hotel
si erano un po' affezionati a me, ormai. Come io a loro. Ero in
salotto che giocavo a carte con Georg.
-Ma
no!- esclamò lui non appena mi vide ripulire il tavolo di
tutte le carte che c'erano sopra. Io ridacchiai soddisfatta.
-Caro
Georg... hai perso!- gli dissi infilando il dito nella piaga.
-Georg,
sei una schiappa, ti fai battere da una ragazza...- mormorò
Tom, stravaccato sul divano che faceva scorrere svogliatamente i
canali televisivi davanti a sé.
-Zitto
tu! Voglio la rivincita!- riprese Georg rivolto a me. Io alzai le
spalle.
-Come
vuoi- sorrisi sicura di me. Mischiai le carte e le distribuii di
nuovo sul tavolo. -Stavolta scala quaranta però- annunciai.
-Perfetto-
rispose Georg scrocchiandosi le dita e prendendo le carte che gli
avevo dato. Lo vidi concentrato ad osservarle.
-Entro
domani mattina però...- borbottai osservandolo.
-In
questo gioco ci vogliono concentrazione, abilità,
riflessione...- cominciò a elencare.
-Sì
e un paio di palle grosse così! E lancia una carta e basta!-
intervenne scocciato Tom.
-Ma
tu non ti stai guardando la tv? Non rompere!- rispose Georg piuttosto
scocciato.
-Georg!
Però muoviti!- lo rimbeccai. Lui, sospirando, si decise a
buttare una carta. Continuammo a giocare per un tempo interminabile.
Ogni tanto Tom faceva da “telecronista” o prendeva in giro Georg
che di conseguenza si irritava e sbagliava le mosse.
-E
chiude!!- esclamai contenta, alla fine, cominciando a saltare di qua
e di là per il salotto sotto lo sguardo divertito di Tom e
quello sconsolato di Georg.
-Ma
non è possibile!- si lamentò quest'ultimo. Tom gli posò
una mano sulla spalla come a volerlo consolare.
-Amico,
hai fatto del tuo meglio, non te la prendere- gli disse
stuzzicandolo.
-Tom,
allontanati se non vuoi che ti strangolo con le tue stesse treccine!-
esclamò il rosso. Tom deglutì rumorosamente e si
nascose dietro di me.
-Che
paura!! Aiuto!- lo prese in giro. Georg si alzò di scatto da
terra e cominciò a inseguire Tom avanti e indietro per la
casa. Io risi di gusto mentre sentivo le urla del chitarrista e le
minacce del bassista. Entrai in cucina scuotendo la testa e trovai
Bill, seduto al tavolo, che scribacchiava qualcosa su un pezzo di
carta. Mi sedetti di fianco a lui e vi diedi un'occhiata in silenzio.
-Nuova
canzone?- gli chiesi. Lui mi guardò e sorridendo annuì
con la testa.
-Beh,
almeno ci provo... non è ancora finita- rispose tornando ad
osservare il testo.
-Titolo?-.
-Pensavo
“Geh” ma non ne sono sicuro. Questa invece l'ho già
finita-. Da sotto il foglio ne tirò fuori un altro
porgendomelo. La canzone si intitolava “1000 Meere”. -La
registriamo oggi pomeriggio- continuò. Io lessi il testo.
-Molto
bello- gli dissi poi.
-Grazie-
rispose.
-Quando
mi farete sentire qualche vostra vecchia canzone?-.
-Beh,
quando vuoi-.
-Stasera?-.
-Andata-.
Sentimmo un tonfo acuto contro la porta della cucina che ci fece
sobbalzare. Alzammo lo sguardo e spalancammo gli occhi quando
trovammo Tom, steso a terra, con Georg alle sue spalle che lo
guardava fermatosi immobile in una posizione in corsa.
*
-Ahi...
ahi... ahia!!- urlò Tom.
-Oh,
insomma, ma che razza di uomo sei?!- esclamai io continuando a
tamponare quel pezzo di cotone sul suo sopracciglio sanguinante. Ero
seduta sul letto, vicina a lui che era sdraiato a pancia in su con la
testa dolorante. -Mi devi spiegare come caspita hai fatto a
schiantarti contro la porta della cucina. Ma non l'hai vista??- gli
chiesi incredula.
-Certo
che l'ho vista!- ribattè lui.
-E
allora??-.
-Georg,
rincorrendomi, mi stava per raggiungere, non avevo tempo di pensare
se girare a sinistra verso il salotto o a destra verso la cucina!
Così ho tirato dritto!-. Io rimasi un attimo in silenzio e poi
scoppiai a ridere abbassandomi su di lui in una specie di abbraccio.
Non riuscivo a rimanere dritta per le troppe risate. -Ridi ridi delle
disgrazie altrui- borbottò. Mi rialzai asciugandomi le
lacrime.
-Scusami
ma avevi un'espressione troppo buffa!- esclamai ridacchiando ancora
un po'. Lui mise il broncio e io, scuotendo la testa divertita,
rimisi apposto il batuffolo di cotone. -Sei una sagoma- commentai.
-Eh
già, per questo ti piaccio tanto- sorrise dolcemente.
-Nah-
sorrisi io.
-Una
settimana fa mi avresti riempito di botte dopo quest'affermazione-
constatò lui.
-Beh
ma ora non mi sembra il caso, direi che la botta già te la sei
presa- risposi io ricominciando a ridere come una pazza.
-Mi
fa piacere sapere che ti rende così felice il fatto che io mi
faccia male- scherzò lui.
-Non
sai quanto- lo provocai alzandomi dal letto.
-Grazie
comunque- mi disse tornando serio.
-Non
c'è di che- risposi uscendo dalla sua stanza.
*
-Ragazzi,
è bellissima questa canzone!- esclamai. Eravamo nella sala
dov'erano posizionati tutti gli strumenti. Mi avevano appena fatto
sentire una canzone intitolata “Durch den Monsun”. Erano
parecchio bravi e non me li immaginavo così.
-Grazie-
sorrise Bill. -Diciamo che è la prima canzone che ci ha
portato al vero successo- continuò.
-Ci
credo, è stupenda- commentai. -Me ne fate un'altra?- chiesi
con gli occhi da cucciola. Quella tattica funzionava sempre.
-Certo!
Mmm... In die Nacht?- chiese a Tom. Un brivido mi percorse la
schiena. Dove avevo già sentito quella frase? Tom annuì
e portò il plettro alle corde, posizionando su esse le dita.
Fece partire una melodia che già adoravo. Era malinconica ma
mi dava un senso di serenità allo stesso tempo. Bill cominciò
a cantare. Dovevo capire dove l'avessi già sentita. Quando
arrivò al ritornello, tutto mi fu molto più chiaro. Era
la frase che avevo letto sul foglio nella stanza di Bill. Allora era
una canzone per loro due. Sorrisi commossa. Aveva delle parole
bellissime e per un nanosecondo sentii il bisogno anch'io di avere
una persona accanto come un gemello. Si vedeva lontano un miglio
l'affetto che provavano l'uno per l'altro. Ad un tratto osservai Tom
che teneva gli occhi chiusi mentre faceva scivolare le dita su quello
strumento tanto amato da lui. Era concentrato, serio, in un mondo
tutto suo. Sembrava un'altra persona e io cominciai ad essere
confusa. Come faceva un ragazzo qualunque come lui, superficiale e a
volte irritante, a trasformarsi in un artista talentuoso come quello?
Così pieno di passione per quello che faceva. Rimaneva un
mistero. Quando la canzone finì alzò lo sguardo
incrociando i miei occhi che subito si staccarono da lui.
-Bella-
sorrisi semplicemente. Tutti si alzarono dalle proprie postazioni.
-Io
direi di andare a dormire che sono stanco morto- disse Gustav
sbadigliando.
-Concordo
in pieno- mugolò Georg seguendolo a ruota, fuori dalla stanza.
Uscimmo anche io, Bill e Tom e salimmo le scale.
-Buona
notte- disse Bill chiudendosi in camera sua.
-Buona
notte- dissi a Tom facendo per aprire la porta della mia stanza ma
sentii trattenermi per un braccio. Mi voltai incuriosita verso di
lui. Era stranamente serio.
-Ho
visto che mi guardavi- sussurrò. Io mi irrigidii.
-Beh,
mi hai visto solo nel momento in cui ho posato lo sguardo su di te,
non ti stavo guardando prima- mentii.
-Perchè
non vieni da me e non mi dici “Tom mi piaci”?- mi chiese
sorridendo.
-Perchè
dovrei mentire?-.
-Non
si risponde a una domanda con un'altra domanda-.
-Dai,
Tom, sono stanca. Lo sei anche tu. Buona notte-. Sospirando entrai in
camera mia chiudendo la porta. Non sapevo se se n'era andato a
dormire. Sperai di sì. Infilandomi sotto le coperte mi
domandai come mai quel ragazzo fosse tanto ostinato e sicuro di sé.
A me non piaceva. Punto.
-----------------------
Ringraziamenti:
NickyPrincessThlOve: hihihi, quanti complimenti! Grazie mille... e anche per avermi messo tra gli autori preferiti ^^
gossipkiss: ah! wow^^ non so chi sei del forum ^^ cmq grazie mille! Mi fa piacere sapere che tu la rilegga ^^
layla the punkprincess: hihihi... già io ci vedevo proprio il timido Gustav a fare una parte del genere xD Grazie mille!
__Pulse__:
all'inizio del commento mi sono spaventata xD pensavo non ti
fosse piaciuto il capitolo xD cmq grazie mille per la recenzione, sei
molto gentile ^^
|
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Capitolo 6 *** Capitolo 6 ***
capitolo 6
Capitolo
6
Quella
notte non avevo chiuso occhio. Continuavo a pensare a quello che mi
aveva detto Tom. Non stavo tranquilla. Alzai lo sguardo verso
l'orologio per vedere che ore fossero. Le tre e mezza di notte.
Sbuffai e mi voltai dall'altra parte. Che dovevo fare? Non lo sapevo
proprio. Non sapevo neanche come mai il breve discorso fatto con Tom
mi tormentasse così tanto. Un improvviso brontolio si levò
nella stanza, proveniente dal mio stomaco. Non potevo alzarmi. Avevo
troppa paura di incontrarlo di nuovo in cucina come l'altra notte.
Piuttosto sarei morta di fame!
*
-Sara,
che occhiaie... che hai fatto stanotte? Non sei riuscita a dormire?-
mi chiese Georg guardandomi preoccupato.
-Ehm,
no- risposi io in imbarazzo. Sentivo gli occhi di Tom puntanti
addosso a me ma io non gli avevo donato ancora nessuno sguardo. Quel
giorno avrei dovuto accompagnare i Tokio Hotel ad un'intervista, per
la prima volta. Ovviamente dovevo starmene dietro le quinte ma avrei
potuto assistere tranquillamente. Ero veramente curiosa. -Beh
comunque l'intervista dovete tenerla voi, non io, quindi...-
commentai poi sforzando un sorriso. Loro lo ricambiarono e, insieme,
uscimmo di casa. Entrammo in limousine. Fatalità, Tom capitò
seduto di fronte a me. Per tutto il tempo tenevo lo sguardo fuori dal
finestrino. Ad un tratto sentii il cellulare vibrare nella tasca dei
miei pantaloni. Io, incuriosita, lo tirai fuori e visualizzai il
messaggio che mi era arrivato da uno sconosciuto.
“Perchè
non mi guardi neanche?”
Io
rabbrividii pensando subito che fosse Tom. Lentamente, alzai lo
sguardo e lo posai su di lui che mi stava fissando impassibile.
Sorrisi impercettibilmente e lo stesso fece lui. Mi arrivò un
altro messaggio.
“Grazie”
Alla
fine mi chiesi perchè io dovessi tenergli il muso o
addirittura ignorarlo. Aveva fatto semplicemente un'uscita in più
rispetto a tutte quelle che faceva sempre. Aveva sempre scherzato sul
fatto che mi potesse piacere. Perchè me la dovevo prendere
proprio quella volta? Decisi di tornare la ragazza diciassettenne,
intelligente ed elastica quale ero. La limousine si fermò
davanti ad un palazzo piuttosto grande. Scendemmo ed entrammo.
*
-In
questo periodo siete chiusi nello studio per registrare nuove canzoni
per il nuovo album, qualche anticipazione?- chiese l'intervistatrice
alla band, seduta su un divanetto. Io me ne stavo dietro le quinte,
in silenzio, ad osservarli.
-Beh,
sicuramente questo album sarà una novità. Molte canzoni
sono più rock e hanno un sound migliore. Personalmente trovo
che stia venendo benissimo e speriamo tutti quanti di non deludere le
nostre fans- rispose Bill perennemente sorridente. A volte mi
chiedevo come facesse a mantenere un sorriso come quello in faccia.
Non gli facevano male le guance?
-Si
potrebbe sapere a che punto siete più o meno?-.
-Beh,
abbiamo cominciato da poco... ce ne vorrà ancora un po'. Però
posso dire che ne vale la pena-.
-Allora
dovremo aspettarci qualcosa di meraviglioso!-.
-Spero
di sì-.
-Riuscite
ad uscire ogni tanto in questo periodo?-. Il mio sguardo subito si
spostò su Tom che se ne stava tranquillamente stravaccato sul
divano, a torturarsi il piercing al labbro, osservando le gambe
lasciate scoperte dalla minigonna dell'intervistatrice. Feci una
smorfia di disgusto. Quella donna avrà avuto quasi trent'anni.
Mi chiesi anche se lo facessero apposta a vestirsi in una maniera
così provocante le intervistatrici.
-Beh,
ogni tanto, quando abbiamo bisogno di staccare un po', ma è
sempre molto difficile- rispose Bill, come sempre. Io alzai le
sopracciglia. Ovviamente quello che ci riusciva senza problemi era il
suo “adorabile” gemellino.
-Una
domanda che la maggior parte delle vostre fans si porranno: siete
fidanzati?- chiese ancora l'intervistatrice.
-No,
nessuno di noi lo è. In questo periodo, proprio perchè
usciamo poco, è difficile trovare qualcuno con cui stare-
rispose Bill.
-E
poi io, per esempio, sto bene da solo. Preferisco senza dubbio le one
night stand, come ormai tutti sanno- sorrise Tom malizioso. Io
strinsi i pungi mentre un brivido mi percorreva la schiena. Perchè
quella reazione? Eppure sapevo com'era fatto. Ma quello che aveva
appena detto mi dava fastidio.
-E
non hai ancora trovato nessuna ragazza carina?- lo stuzzicò la
donna. Cominciavano a salirmi i nervi.
-A
dire il vero ancora nessuna-. Boom. Sentii tutto come un grosso
macigno cascarmi addosso. Rimasi ferma immobile a fissare i quattro
ragazzi, in particolare uno. Mi voltai e mi andai a chiudere in
bagno. Mi appoggiai con le mani sul lavello e mi fissai allo
specchio. Avevo il cuore che sembrava volesse perforarmi il petto.
“Sta calma, Sara, perchè adesso ti dovrebbe dare fastidio
quello che ha detto quell'idiota?” pensavo continuamente nella mia
testa. Ma niente, non riuscivo a calmarmi. Aprii il rubinetto e mi
chinai per bere un po' d'acqua. Poi mi rinfrescai la fronte e mi
asciugai. Feci un bel respiro ed uscii dal bagno. Davanti a me trovai
i Tokio Hotel, appena usciti dalla sala che andavano in contro a
David. Io mi avvicinai a loro.
-Eccoti
dov'eri- si rivolse a me David. -Andiamo- aggiunse. Cominciammo a
camminare verso l'uscita quando mi sentii avvolgere le spalle da un
braccio. Mi voltai e vidi che era Tom, piuttosto sorridente. Con un
scatto lo allontanai da me facendolo rimanere male.
-Hey,
cos'hai?- mi chiese interrogativo. Ce l'avevo a morte con lui e non
sapevo neanche il motivo. Proprio perchè non lo sapevo, mi
innervosivo ancora di più.
-Niente!
E comunque non sono affari tuoi!- gli risposi scorbutica. Lui mi
prese per il polso e io me lo scrollai di dosso, quando me lo afferrò
di nuovo, quella volta con più forza, quasi facendomi male. Mi
voltai di scatto verso di lui. -Che vuoi?!- gli urlai contro. Le
persone intorno si girarono verso di noi interrogative, compreso
David e gli altri ragazzi.
-Ma
si può sapere che cazzo hai tutto d'un botto?!- alzò la
voce Tom. -Prima eri tutta tranquilla e di buon umore, adesso sei
scorbutica e sembra pure che ce l'hai con me!- continuò senza
abbassare il tono della voce.
-Tom!-
intervenne David. -Smettetela di dare spettacolo, ne parlate a casa!-
aggiunse. Io e Tom, a testa bassa, lo seguimmo in limousine. Seduto
sempre di fronte a me, lo osservavo con la coda dell'occhio. Era
rosso in faccia dalla rabbia. Respirava velocemente senza farsi
sentire e continuava a guardare fuori dal finestrino senza proferire
parola. Quando scendemmo e rientrammo alla villa, salii velocemente
le scale. Sentivo qualcuno che mi seguiva correndo. Entrai nella mia
stanza e, prima che potessi chiudere la porta, trovai davanti a me
Tom che la teneva con un piede.
-Vattene-
gli dissi apparentemente più tranquilla.
-No,
finchè non mi spieghi cosa ti è successo- rispose lui
imperterrito. Mi meravigliai di quella sua cocciutaggine.
-Da
quando ti interessa, si può sapere?-.
-Non
dire minchiate, parla-.
-No-.
-Sara,
non me ne vado da qui-.
-Bene,
fai quello che vuoi-. Gli detti le spalle e andai a sdraiarmi sul mio
letto, dopo essermi tolta le scarpe. La verità è che
non potevo rispondergli... perchè una risposta non l'avevo. Lo
sentii chiudere la porta e avvicinarsi a me. Mi si sedette affianco
sul letto e mi osservò.
-Perchè
devi essere così antipatica?- mi chiese.
-Perchè
devi essere così cocciuto?- risposi senza guardarlo. Lo sentii
ridacchiare. -Guarda che io sono serissima- lo rimbeccai.
-Hai
cambiato atteggiamento subito dopo l'intervista- constatò lui.
-Ti
sbagli di grosso-.
-Oh
no-.
-Oh
sì. Lasciami stare-.
-Insomma,
Sara, spiegami! Mi sento impotente in questo momento!-.
-Tom,
ti prego, lasciami in pace. Non so neanche io cos'ho-.
-E
quindi ti devi sfogare con me, mi sembra giusto!-.
-Mi
sfogo con chi voglio!-.
-Perchè
ce l'hai perennemente con me?! Cosa ti ho fatto?! Per qualunque cosa
te la prendi con me, mentre con gli altri sei uno zuccherino!-.
-Semplicemente
tu sei irritante-.
-Non
puoi parlarmi sempre così, sei prevenuta con me!-.
-Tom,
smettila di fare la vittima-.
-Non
sto facendo la vittima, sto solo cercando di capire cosa ti passa per
quella cazzo di testa bacata che ti ritrovi!-.
-Vacci
piano con le parole, e abbassa il volume, stai urlando come un
matto!-.
-Tu
non stai facendo lo stesso vero?!-.
-Piantala!-.
-No,
non la pianto!-.
-Tom,
vattene e non rompermi più le palle!-.
-Ma
insomma, avete finito di urlare voi due?!- entrò violentemente
in camera David. Io mi alzai di scatto dal letto ed uscii dalla
stanza con le lacrime agli occhi. Tom mi faceva stare male. Quello
l'avevo capito da un bel po'. Quello che dovevo ancora capire era il
motivo. Scesi velocemente le scale ed uscii in giardino chiudendo la
porta di casa. Lì diedi libero sfogo alle lacrime, guardando
in alto, il cielo ormai buio. Perchè? Perchè dovevo
piangere per Tom? Se le meritava le mie lacrime? No.
-Sara-
sentii sussurrare alle mie spalle. Io mi asciugai velocemente le
lacrime voltandomi. C'era Bill, affacciato da dentro casa. Uscì
e chiuse la porta avvicinandomisi. -Cos'è successo?- mi chiese
dolcemente abbracciandomi. Io scossi la testa tirando su col naso.
-Niente-
risposi.
-Ok,
non indago oltre. Senti, abbiamo bisogno un po' tutti quanti di un
po' di svago. Stasera volevamo andare a ballare. Ne hai voglia?- mi
chiese.
-Non
lo so, Bill-.
-Dai,
ti farà bene. E anche a Tom-. Io riflettei qualche minuto.
Forse aveva ragione.
-D'accordo-
risposi arresa. Lui mi diede un bacio sui capelli e si staccò
dall'abbraccio.
-Vado
a chiamare Tom e David che stanno ancora litigando in camera tua- mi
disse poi rientrando in casa. Ecco, era colpa mia. Litigavano anche
tra di loro. Mi sentivo una merda. Rientrai in casa e salii le scale.
Proprio in quel momento Bill aveva chiamato David e Tom. David era
già sceso, mentre Tom stava uscendo da camera mia. Quando mi
vide mi fissò arrabbiato e deluso, quasi con odio. Io mi
sentii raggelare. Scese le scale senza dire niente. Io abbassai lo
sguardo e mi avvicinai a Bill. Quello sguardo mi aveva semplicemente
destabilizzato. Aveva una capacità Tom... solo con gli occhi
ti parlava. Ti diceva tutto. Tutto quello che provava glielo leggevi
dentro quei suoi occhi nocciola.
-Non
credo di riuscire a venire con lui che mi guarda così tutta la
sera- confidai a Bill tristemente.
-Sara,
tranquilla. Ha appena finito di discutere con David, è normale
che sia arrabbiato. Tu vieni, stasera lui si rilasserà e
farete pace- mi rispose lui sorridendo rassicurante. Io annuì
mentre lui mi faceva una carezza sulla guancia. -Ti aspettiamo di
sotto- aggiunse correndo giù per le scale. Io sospirai ed
entrai in camera mia. Frugai nell'armadio fino a che non ne tirai
fuori un vestito nero che avevo comprato, obbligata da Bill. Mi
arrivava a metà coscia. Non ero abituata ad un abbigliamento
del genere. Mi infilai le scarpe col tacco. Mi truccai sul nero e mi
stirai i capelli. Presi la borsetta con dentro il cellulare e scesi
le scale. Speravo solo che la serata in discoteca ci facesse bene...
a tutti e due.
-----------------------------------
Ringraziamenti:
__Pulse__: ahahah, grazie mille xD
NickyPrincessThlOve: hihihi, già, ci stava la caduta di Tommaso xD Grazie!!!
Isis88: Isiiiiiiiiiiiii!! Anche qua!! Che bello, ci sei anche tuu! Grazie mille tesò ^^ BaciOne ^^
Tiky: uuuuh, che bello, una nuovaaa ^^ Grazie mille anche a te! ^^
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Capitolo 7 *** Capitolo 7 ***
capitolo 7
Capitolo
7
Il
locale era enorme e, ovviamente, assieme ai Tokio Hotel, potevo
starmene nel privè. Certo, mi sarei gustata davvero a pieno la
cosa se il mio umore fosse stato migliore. Non era facile cercare di
far finta di nulla con un ragazzo che ti tiene il muso tutta la sera.
Un ragazzo per il quale tu, apparentemente, sei importante in un
certo senso. Quello mi aveva fatto capire Tom. Quello che mi faceva
più male era il fatto che tutto il casino era successo per un
mio capriccio. Per una sensazione mia che non riuscivo a dominare.
Bello sentirsi impotenti di fronte ad una propria sensazione. Tutto
ciò non era normale. Significava solo che non riuscivo più
a controllare me stessa. Non avevo più controllo su niente.
Ero seduta su un divanetto vicina a Bill e Gustav. Georg era andato a
prendere qualcosa da bere al bancone mentre Tom se ne stava sbracato
su un altro divanetto di fronte a noi. Aveva lo sguardo perso nel
vuoto e sembrava non avesse proprio voglia di parlare con nessuno.
Persino suo fratello ignorava. E io ero la colpevole. Mi sentivo
estremamente in imbarazzo non solo nei suoi confronti, ma anche in
quelli di tutta la band. Mi sentivo un peso enorme, insostenibile.
Che sgradevole sensazione! Volevo fare qualcosa per rimettere le cose
apposto ma cosa? Forse avrei dovuto parlare con Tom ma il mio
maledetto orgoglio me lo impediva. Quanti problemi avevo avuto nel
corso della mia ancora breve vita per colpa dell'orgoglio! Era un
difetto che non riuscivo a togliere di me. Vedevo una biondina che
continuava a scuotere i suoi capelli biondo platino davanti alla
faccia inespressiva di Tom. Muovevo nervosamente il piede per terra
senza accorgermi di star massacrando l'orlo del mio vestito con una
mano. Quella ragazza continuava a muoversi sensualmente davanti a Tom
fino a che non vi si sedette sopra a cavalcioni. Io chiusi un momento
gli occhi e mi voltai dall'altra parte cercando di fare
l'indifferente. Perchè mi infastidiva così?! Forse ero
solo una schifosa possessiva. Volevo avere tutti per me anche se li
trattavo ingiustamente. Forse era semplicemente quello. Ma me lo
meritavo. Tom avrebbe dovuto stendersi per terra con la biondina
davanti a me, per ricambiarmi completamente dell'atteggiamento
sbagliato che avevo avuto nei suoi confronti. Non avrei potuto
replicare. Sta di fatto che mi dava fastidio. Mi alzai dal divanetto
non appena vidi una minima reazione di Tom nei confronti della
ragazza e scesi le scalette che portavano alla pista. L'attraversai
tranquillamente e arrivai al bancone, vicina a Georg che si stava
scolando una Vodka Lime.
-Questa
è la numero...?- gli chiesi cercando di sembrare il più
tranquilla possibile, con un sorrisetto forzato in faccia.
-Mmm,
credo tre- rispose lui ancora lucido. Io sarei partita come pochi.
-Un
Sex On The Beach- ordinai al ragazzo dietro al bancone che mi sorrise
e cominciò subito a prepararmi il cocktail.
-Che
è quel faccino triste?- mi chiese il bassista osservandomi
attentamente. Io cascai dalle nuvole.
-Ehm,
quale faccino triste?- feci la vaga. Lui insistette con lo sguardo e
io mi arresi. -Beh, mi sento impacciata in questo momento- risposi a
testa bassa. Lui annuì comprensivo.
-Lo
so. Perchè non fai pace con Tom?-.
-Non
ci riesco-.
-A
volte l'orgoglio è meglio metterlo sotto il tacco delle
scarpe-.
-Hai
pienamente ragione ma stai parlando con la persona sbagliata-.
-Allora
ti avverto che non sarà facile perchè anche Tom è
estremamente orgoglioso. Non potete convivere se non trovate un punto
di incontro-.
-Lo
so, Georg-. Lui bevve l'ultimo sorso di Vodka guardandomi e poi si
alzò dallo sgabello andando a scatenarsi in pista. Io rimasi
lì da sola a guardarmi i tacchi.
-Ecco-
sentii il ragazzo porgermi il bicchiere.
-Grazie-
risposi prendendolo e portandomi la cannuccia alla bocca. Georg,
senza volerlo, mi aveva confuso ancora di più. O meglio, ero
ancora più combattuta. Dipendeva solo da me, giusto? Era
quello che mi voleva fare intendere? Sospirai per poi riattaccarmi
alla cannuccia.
-Qualcosa
non va?- mi chiese di nuovo il ragazzo. Ok, questo voleva cominciare
ad attaccare bottone con me ma non era proprio serata.
-No,
va tutto alla grande- risposi io atona.
-Non
si direbbe- constatò lui.
-Mi
conosci?-.
-Mm,
no-.
-E
allora come fai a capire quando veramente qualcosa va o non va in
me?-. Lo lasciai in silenzio a guardarmi mentre mi alzavo dallo
sgabello, tenendo in mano il mio bicchiere. Risalii le scalette
tornando al privè. Spalancai gli occhi quando davanti a me si
presentò la scena orribile della biondina, a cavalcioni su
Tom, intenta a esplorare ogni millimetro della sua bocca con la
lingua. E lui ci stava. E lui ci stava! Strinsi il bicchiere nella
mano, quasi a volerlo rompere. Lei era lì, sopra di lui che lo
accarezzava sul viso, sul petto, più in basso... chiusi gli
occhi per l'ennesima volta. Sbattei il bicchiere ormai vuoto sul
tavolino fortissimo ma nessuno lo sentì per via della musica
altissima. Se ne accorsero Bill e Gustav. Ma non del bicchiere...
bensì della mia espressione amareggiata e furiosa allo stesso
tempo. Se prima volevo chiarire con Tom ora non ne avevo neanche la
minima intenzione. Volevo solo sfogarmi con l'alcool. Tornai di corsa
al bancone e, allo stesso ragazzo, cominciai a ordinare uno, due,
tre... Sex on the beach di fila. Lui mi guardava preoccupato ma
d'altronde io ero una cliente. Non poteva replicare. Cominciò
a girarmi la testa in modo molto pericoloso e mi si sdoppiò,
anzi, triplicò la vista. Mi alzai barcollante dallo sgabello e
mi diressi verso la pista ignorando i richiami preoccupati del
ragazzo alle mie spalle che mi incitava a stare ferma. Mi avvicinai a
Georg che ballava appioppato a una rossa. Ma insomma, Tom la bionda,
Georg la rossa... cos'avevano contro le castane? Il mio cervello
cominciava a dare i numeri e non capivo più niente. Né
dov'ero, né con chi ero. Vidi a malapena Georg tornare al
privè, quando sentii delle mani sconosciute posarsi sulle mie
gambe nude per poi salire lungo tutto il vestito, alle mie spalle.
Senza pensarci portai le mie mani all'indietro, sulla nuca di un
ragazzo dai capelli corti, da quello che ero riuscita a capire.
Continuava a toccarmi pesantemente e io non replicavo. Ad un tratto
mi sussurrò qualcosa all'orecchio. Nella confusione più
totali lasciai che mi prendesse la mano e che cominciasse a camminare
in direzione di quello che mi sembrava il bagno. Un brivido di paura
mi percorse improvvisamente la schiena. Poi non sentii più
nessun contatto alla mia mano. Mi aveva lasciato con uno strattone.
Cercai di focalizzare l'immagine davanti a me e mi resi conto che non
si era staccato di sua spontanea volontà. Era stato
allontanato da lui. Spalancai gli occhi quando vidi Tom
davanti a me che parlava al ragazzo con una faccia minacciosa e
mentre lo teneva per il colletto della camicia.
-Sparisci-
riuscii solo a sentire dalle labbra di Tom. Il ragazzo non se lo fece
ripetere e si allontanò in mezzo alla folla. Sentii come una
morsa allo stomaco quando gli occhi penetranti di Tom si posarono sui
miei, mettendomi parecchio in soggezione. -Sei solo una stupida
immatura- mi disse freddo. Mi cedettero involontariamente le
ginocchia e, prima che mi ritrovassi per terra, lui mi prese al volo
e mi portò in bagno. Non capivo perchè stesse facendo
quello. Perchè mi stesse aiutando se era arrabbiato con me. Mi
fece appoggiare con la schiena al lavabo e mi teneva ferma col suo
bacino attaccato al mio. Eravamo vicinissimi, una distanza minima tra
le nostre labbra. Sentivo il suo respiro che mi solleticava il viso e
la bocca. Era una sensazione stranamente piacevole ma forse era solo
l'effetto dell'alcool che me la faceva provare. Le sue mani sulle mie
braccia per sostenermi ulteriormente. -Tu ti rendi conto di quanto
sei stupida?- mi chiese a tradimento. Sapeva che non ragionavo.
-Volevi venire qui dentro con quello... volevi farti scopare per
bene?- mi chiese di nuovo. Tutte quelle domande mi confondevano.
-Irresponsabile. A diciassette anni ancora devi imparare a
controllarti con l'alcool e tutto il resto. Ma se non lo reggi
neanche..- continuava a commentare e a me stava salendo sempre di più
il nervoso. Gli occhi mi si riempirono di lacrime e Tom lo notò.
-Allora
lasciami!- sbottai facendo una strana cantilena tipica di una
sbronza.
-No
che non ti lascio- rispose lui freddo.
-Se
sono una stupida immatura e irresponsabile, tornatene da quella
biondina, tanto io sono inutile... e lei sarà anche più
intelligente di me!- continuavo senza nemmeno rendermi conto della
colossale figura di merda che stavo facendo.
-Quello
che faccio non ti riguarda- ribattè lui.
-Perfetto!-.
-Mi
riguarda però riportarti a casa sana e salva-.
-Non
è vero-.
-Sì
che lo è-.
-Non
perdere tempo con me, tanto non ti interesso. Vai a divertirti e
lasciami qui da sola-.
-Smettila
di sparare ste cazzate. Se non mi interessavi neanche un po' non
venivo a recuperarti appena avevo capito le intenzioni di quel tipo.
Se non mi interessavi neanche un po' non stavo qui con te piuttosto
che con la biondina che me la stava anche per dare. Se non mi
interessavi neanche un po', cazzo, non sarei rimasto tutto il tempo a
guardarti dormire facendoti i grattini, l'altra sera! Il fatto è
che tu non ti accorgi di nulla. Non riesci a capire. Ma non me ne
frega niente. Ti sto dicendo questo perchè so che domani
mattina non ti ricorderai più una singola parola di quello che
ho detto. E mi sta bene così, te lo giuro. Adesso quello che
più mi preme è riportarti a casa in salute!-. Io rimasi
zitta a guardarlo non so per quanto tempo. Le sue parole, per quanto
poco ci avessi capito in quella situazione, in qualche modo mi
avevano colpito. Non sapevo se negativamente o positivamente. Mi
avevano colpito e basta. Mi sentivo veramente una stupida. Chiusi gli
occhi mentre una lacrima scivolava lungo la mia guancia. Poi
appoggiai la fronte sul petto di Tom, abbracciandolo. Nascosi il mio
viso nella sua maglia XXL mentre lui mi stringeva a sua volta. -Io ti
voglio bene, pazza sclerata- mi sussurrò all'orecchio. Quella
era la goccia che aveva fatto traboccare il vaso. Era la
dimostrazione che io ero solo un'egoista orgogliosa che non riusciva
ad andare da lui e chiedergli scusa. Mi diede un bacio sulla guancia
e poi si staccò lievemente dall'abbraccio. -Dai, ti riporto a
casa- mi disse staccando finalmente il suo bacino dal mio, che mi
stava letteralmente mandando fuori di testa più di quanto già
non fossi, e mi aiutò a camminare fuori dal bagno.
Raggiungemmo gli altri che, non appena mi videro in quelle
condizioni, si affrettarono a seguirci fuori dalla discoteca. Salimmo
in limousine. Tom era rimasto tutto il tempo accanto a me. Io mi
raggomitolai meglio al suo fianco mentre lui mi faceva delle carezze
sulla testa. Quante cose avrei voluto dirgli in quel momento, se solo
avessi avuto la lucidità giusta. Arrivati alla villa scendemmo
dalla limousine e Tom mi prese in braccio entrando in casa e
portandomi su per le scale. Raggiunse la mia stanza e mi posò
sul letto. Mi tolse le scarpe e tirò le coperte fino al mio
mento. -Buona notte- sussurrò prima di farmi una carezza sulla
testa e uscire dalla camera.
-Notte-.
*
Ok.
Quella era decisamente l'ultima volta. Mai più avrei fatto
casino con i cocktail. La testa sembrava volesse scoppiarmi da un
momento all'altro e la stanza non si fermava intorno a me quando mi
misi seduta sul letto. Sgradevolissima sensazione che non provavo da
un bel po' di tempo. Forse non l'avevo addirittura mai provata così
forte. Mi alzai lentamente dal letto cercando di non ritrovarmi con
la faccia per terra. Solo in quel momento mi accorsi di essere ancora
vestita dalla sera prima. Non ricordavo nulla. Buio totale. Non
ricordavo come si era conclusa la serata, come ero tornata a casa,
niente. Sbadigliai ed uscii dalla mia stanza andando a sbattere ogni
tanto sul muro.
-Hey,
Sara, come stai?- sentii la voce di Gustav alle mie spalle. Io mi
voltai lentamente per evitare un capogiro.
-Come
se mi fossero passati sopra con un tir e poi appesa a testa in giù
su una ruota panoramica a massima velocità, hai presente?-
risposi a malapena. Lui ridacchiò.
-Sì,
ho presente- annuì.
-Ma
che mi è successo? Come ci sono arrivata in camera ieri sera?-
domandai.
-Beh,
diciamo che ieri sera hai bevuto qualche bicchierino di troppo. Un
ragazzo ti stava per portare in bagno ma Tom è intervenuto
prima che potesse combinare chissà che cosa-.
-Tom??-.
-Sì.
Poi siamo tornati indietro e lui ti ha portata in camera tua e ti ha
messa a letto-.
-Ma...
quindi lui mi ha aiutata?-.
-Sì.
Dopo che ti ha messo a letto è venuto da noi e ci ha
raccontato. Si è molto preoccupato quando ha visto che quel
ragazzo ti stava trascinando in bagno-. Io rimasi interdetta per
qualche secondo. Tom? Tom mi aveva aiutato? Nonostante tutto quello
che gli avevo detto...
-Dov'è?-
chiesi tremante a Gustav.
-Stamattina
si è alzato presto ed è andato a farsi un giro fuori.
Ma dovrebbe tornare per pranzo- rispose lui sorridendo.
-Ah
ok- commentai pensierosa.
-Non
rimandare ancora-.
-Cosa?-.
-Parlaci
appena lo vedi. Starete meglio tutti e due-. Io annuii. Gustav aveva
più che ragione. Ma lo avrei fatto comunque, anche se non me
lo avesse detto. Dovevo ringraziarlo. In quei casi l'orgoglio non
doveva proprio esistere o sarei rimasta dalla parte del torto a vita.
Avrei parlato con Tom. Mentre la mia mente era piena di quei
pensieri, una sgradevole sensazione di nausea cominciava a salirmi in
gola. Corsi in bagno e rimettei con la testa nel water. Gustav mi
accorse dietro. Sì. Decisamente basta alcool.
-------------------------------------------------
Ringraziamenti:
Tiky: grazie mille Tiky ^^. Certo che mi farebbe piacere passare da te, lo farò! ^^ Un bacio.
6Vampire6Girl6: ahahah, ti do pienamente ragione, neanche io ce la farei xD Grazie mille ^^
_Pulse_: ihihih, grazie! ^^
NickyPrincessThlOve: oh, ma che bello che ti sei affezionata alla mia storia *__* grazie mille ^^
layla the punkprincess: hihihi, grazie tante ^^
IoNonLoSo: wow, grazie! ^^ Sì, penso anche io siano perfetti ^^
|
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Capitolo 8 *** Capitolo 8 ***
capitolo 8
Capitolo
8
Era
quasi ora di pranzo quando sentii dei passi salire per le scale e la
porta della camera affianco alla mia chiudersi. Tom doveva essere
tornato a casa. Sospirai. Ero sdraiata sul mio letto a prepararmi un
discorso mentale da fargli. Improvvisamente non ricordai più
nulla di tutto quello che mi ero preparata. Mi alzai dal letto, più
o meno convinta, ed uscii dalla mia stanza. Arrivai davanti alla
porta di Tom. Rimasi lì davanti per un bel po' di minuti. Il
cuore mi andava a trecento all'ora, se non di più. Ce l'avrei
dovuta fare prima o poi. Bussai lievemente un paio di volte
aspettando una risposta. Questa non tardò ad arrivare
facendomi rabbrividire. Abbassai la maniglia della porta e mi
affacciai. Trovai Tom, seduto sul suo letto matrimoniale, a petto
nudo e con i jeans.
-Posso?-
sussurrai rossa in viso. Lui annuì interrogativo. Entrai nella
stanza chiudendomi la porta alle spalle.
-Come
stai?- mi chiese inespressivo.
-Meglio-
risposi io tremante e senza muovermi di mezzo millimetro.
-Puoi
sederti se vuoi- mi disse lui dopo un po'. Io mi avvicinai al letto e
mi ci sedetti sopra, di fronte a Tom. Deglutii.
-Tom...-
cominciai insicura mentre lui mi guardava con insistenza. -Mi, mi
dispiace- sussurrai. -Mi dispiace per il comportamento che ho avuto
nei tuoi confronti ieri pomeriggio. Insomma, lo so, sbaglio a
prendermela sempre con te ingiustamente. Sono stata un'insensibile a
dirti determinate cose. Ma non volevo. Cioè... volevo ma...-
balbettai fino a che lui non mi tappò la bocca con un dito.
Alzai lo sguardo su di lui, dato che parlavo senza guardarlo in
faccia, e lo vidi sorridermi teneramente.
-Non
ti preoccupare. Ti ho già perdonata- mi disse.
-No
Tom, non mi hai già perdonata, lo so, me lo sento. Io sono
stata troppo insensibile ed egoista. Non puoi perdonarmi così,
senza fare una piega!- mi lamentai io. Lui si mise a ridere.
-Che
fai, obietti anche su qualcosa a tuo favore? Ti piace proprio
litigare allora- scherzò. -Te lo giuro, non ce l'ho con te. Ci
ero rimasto solo un po' male, ma ho capito che tutto quello che mi
hai detto forse non era completamente vero. Evidentemente in quel
momento ti giravano- mi spiegò.
-Sai
che ti invidio? Riesci sempre a mettere l'orgoglio da parte, cosa che
io non riesco a fare assolutamente- gli dissi ammirata.
-Mi
sembra che ora l'hai appena fatto- mi sorrise. Io rimasi un attimo in
silenzio come a riflettere sul fatto che era vero. L'avevo messo da
parte. Per la prima volta nella mia vita ci ero riuscita. Con un
ragazzo. La cosa non era normale. Dovevo tenere davvero tanto a
quella persona allora se andavo contro le mie abitudini. Osservai Tom
ancora qualche secondo fino a che non lo vidi portare le braccia
verso di me. Mi prese e mi trascinò sopra di lui mentre si
stendeva con la schiena sul materasso. Io mi sentivo leggermente in
imbarazzo ma non dissi e non feci nulla. Avere a contatto con la mia
pelle il suo petto nudo non era il massimo in quel momento. Sentivo
il mio cuore che batteva ancora più forte di prima. Lui mi
teneva abbracciata a sé senza dire mezza parola. Aveva gli
occhi chiusi e sembrava stesse dormendo.
-Grazie
per ieri sera- gli sussurrai poi. Lui mi fece una carezza sulla
schiena.
-Non
c'è di che- rispose senza aprire gli occhi.
-E
mi dispiace per come si è conclusa la serata per te. Mi ha
raccontato tutto Gustav-. Lui sorrise impercettibilmente.
-Mai
che si tenga una cosa per sé. Comunque non ti preoccupare.
Dovere-. Io sorrisi e chiusi gli occhi anch'io, cullata dalle braccia
di Tom.
*
I
Tokio Hotel erano nella sala a registrare una nuova canzone. Da
quello che avevo capito si intitolava “Pain of love”. Il titolo
mi piaceva e, non so perchè, riuscivo a trovarvi un
collegamento con me stessa. Non chiedetemi il motivo, si sa che non
ho mai una risposta neanche alle mie domande. Me ne stavo dietro al
vetro ad osservarli suonare, con le cuffie, seduti sugli sgabelli.
Non sentivo nulla dato che la sala era insonorizzata. Ero davvero
curiosa però. Senza neanche rendermene conto continuavo ad
osservare Tom. Ad un tratto, mentre muoveva le dita sulle corde della
chitarra, alzò lo sguardo ed incrociò il mio. Proprio
com'era già successo qualche giorno prima, con la differenza
che quella volta mi sorrise dolcemente. Io lo ricambiai velocemente e
poi mi voltai andandomene. Quel ragazzo mi stava confondendo giorno
per giorno. Aveva un modo di fare che variava veramente quando meno
me lo aspettavo. Quando era dolce io andavo in crisi. Quando tornava
il dispettoso di sempre mi si schiarivano magicamente le idee. Mi
chiesi se a tutte le ragazze facesse quello stesso effetto. Sperai di
no, altrimenti, povero mondo!
Finalmente
avevano finito di registrare la nuova canzone e, i ragazzi, uscirono
dalla sala. Io ero in salotto che mi facevo un solitario, seduta sul
divano. Ad un tratto mi sentii travolgere.
-Tooom!!-
urlai con tutta la voce che possedevo. -Levati!- continuai mentre mi
dimenavo sotto il suo peso. Si era comodamente sdraiato addosso a me
di schiena, mentre io avevo ancora le carte in mano.
-Mmm,
io direi questa- commentò lui sfilandomene una e buttandola
sul tavolo assieme alle altre.
-Sei
un rompipalle- borbottai facendolo finalmente alzare. Lui ridacchiò
fino a sparire su per le scale. Io sbuffai e raggruppai tutte le
carte dal tavolino. In quel momento arrivò Bill.
-Heylà!-
esclamò bello sorridente. Io ricambiai il sorriso.
-Oooh,
il mio gemellino proferito!- feci rimettendo apposto le carte. Lui
sorrise furbescamente.
-Mah,
non so mica sai...- commentò malizioso. Io lo guardai
incuriosita.
-Perchè?-
domandai sorridendo sospettosa.
-Andiamo,
lo sappiamo tutti che hai un'adorazione per Tom- continuò. Io
rimasi un attimo in silenzio a fissarlo come se avessi visto un
alieno. Poi mi alzai di scatto dal divano, lo presi per la maglia e
lo trascinai fuori di casa. Chiusi la porta e lo guardai negli occhi.
-Avanti,
spiegamela... che è sta novità?- borbottai a braccia
conserte. Lui si lisciò la maglia sul petto e si schiarì
la voce.
-Guarda
che ti ho vista l'altra sera- sorrise. Io ancora non riuscii a
capire.
-Bill,
stringi- lo rimbeccai nervosamente.
-Oh,
insomma, quando hai visto la biondina in braccio a Tom, in discoteca,
e hai sbattuto il bicchiere sul tavolo come se ci volessi lasciare un
buco come ricordo- mi spiegò divertito.
-E
allora?-.
-Come
“E allora”? Dai, una reazione del genere nasce solo da chi ha
un'interesse nei confronti di una persona. In questo caso tuo nei
confronti di Tom-. Io scoppiai a ridere quasi forzatamente. Era una
risata isterica più che altro e mi succedeva quando mi sentivo
fregata. -Guarda che io non ci trovo niente da ridere così
sguaiatamente- commentò lui guardandomi sarcastico.
-Ma
come ti vengono certe cose??- gli chiesi una volta ripresa.
-Dai,
su-.
-Ma
dai su che??-.
-Ti
piace Tom?-. Quella domanda mi aveva presa un attimo in contro piede.
Ok, che gli rispondevo? Ma certo che gli rispondevo di no! Perchè
dovevo stare pure a pensarci?
-Ma
no che non mi piace... mi ci sono semplicemente affezionata come
amica, stop- risposi piuttosto diplomatica. Lui continuava a
guardarmi sospettoso. -Giuro!- aggiunsi mettendo le mani avanti.
-E
del bicchiere?- insistette.
-Semplicemente
avevo appena finito di discutere con il ragazzo che stava dietro al
bancone-. Ok, quella era una mezza bugia.
-Mmm-
annuì poco convinto.
-Bill,
fidati. Lo sai che io e tuo fratello siamo, a volte, incompatibili.
Certo ci vogliamo bene ma non potremmo mai vederci sotto una luce
differente e sai perchè? Perchè siamo troppo uguali.
Spesso due persone troppo uguali non riescono a stare insieme perchè
si scornano dalla mattina alla sera. Io e Tom siamo di quel ramo lì-
spiegai cercando di risultare il più tranquilla possibile.
-D'accordo,
ti credo- mi sorrise.
-Graaazie-
gli diedi un bacetto sulla guancia e, insieme, rientrammo in casa.
Davanti a noi arrivarono Georg, Tom e Gustav.
-Hey,
che stavate facendo, piccioncini?- ci chiese Georg malizioso. -Avete
l'inciuccio?- scherzò. Io mi attaccai a Bill, avvolgendogli le
braccia al collo e alzando un piede per aria.
-Sì,
ci hai scoperti- recitai drammaticamente. Gli altri si misero a
ridere.
*
Erano
le dieci e mezza di sera ed io ero seduta sul mio letto, sotto le
coperte, che mi facevo tranquillamente le parole crociate con
solamente la luce dell'abatjour sul comodino affianco a me. Ad un
tratto sentii bussare alla porta.
-Avanti-
dissi senza staccare gli occhi dal giornaletto. La porta si aprì
e fece capolino nella stanza Tom. Io alzai lo sguardo su di lui.
-Hey, che fai?- gli chiesi incuriosita mentre lo guardavo chiudere la
porta.
-Niente,
avevo voglia di chiacchierare un po', posso farti compagnia?- rispose
indicandomi il materasso. Io annuii mettendo apposto le parole
crociate. Lui si avvicinò e si sdraiò accanto a me.
Prese a giocherellare con un lembo della manica del mio pigiama. Mi
intenerì in quel momento. Sembrava quasi intimidito. -Sai...
c'era una cosa che volevo chiederti da un pò- riprese dopo un
momento di silenzio. Io mi irrigidii. Cosa mi voleva chiedere? Pregai
che non fosse la stessa domanda che mi aveva posto Bill quel
pomeriggio. -Perchè sei scappata di casa?- mi guardò
negli occhi. Da una parte feci un sospiro di sollievo mentalmente.
Dall'altra mi rattristai tornando a pensare alla mia “storia”, se
così si poteva chiamare.
-Ehm,
è complicato- balbettai mentre le mani cominciavano a sudarmi.
-Prova-
mi incoraggiò lui. Io presi un bel respiro.
-Ok.
Dunque... quando sono nata, mio padre non mi voleva. Aveva sempre
odiato i bambini e quindi aveva sempre odiato me di conseguenza.
Purtroppo mia madre lo amava. Io mi chiedevo come facesse ad amare un
uomo alcolizzato e drogato. Già, beveva e si drogava. Certo io
ero piccola e non potevo capire inizialmente ma con il passare degli
anni cominciai a farlo. Cominciai a percepire che qualcosa non
andava. Lo capii dai pianti isterici di mia madre, dagli scatti
violenti che molto spesso mio padre aveva, da quella puzza di alcool
insostenibile che sentivo ogni volta a casa. Tutto era molto più
chiaro a tredici anni. Scoprii cose che non avrei mai voluto
scoprire. Venni a sapere che mio padre picchiava mia madre. Una sera
tornai prima dall'allenamento di pallavolo perchè non mi
sentivo molto bene. Quando aprii la porta di casa trovai mia madre
per terra che piangeva contorcendosi e...- mi fermai un attimo
chiudendo gli occhi. Il magone era tornato a farsi vivo. Tom mi aveva
preso la mano e me la stava accarezzando rapito dal mio racconto. -E
mio padre che si stava bevendo una bottiglia di birra. Insomma... era
la settima. Avevo visto le altre vuote. Alcune rotte, buttate per
terra. Non si reggeva in piedi. Continuava a sbandare in ogni angolo
della casa. Io rimasi scioccata da quella scena. Corsi da mia madre
per vedere cos'avesse e provai una rabbia grandissima quando le vidi
lo zigomo viola e le labbra tagliate. Era stata presa a botte da mio
padre. Mi ricordo che lo vidi avvicinarsi a me. Io non avevo paura.
Ero solo furiosa con lui. Mi prese per le spalle e mi buttò a
terra. Sentivo una puzza tremenda di birra sul mio volto che mi
provocò una nausea pazzesca. Guardandomi minaccioso mi disse
“Tu non hai visto niente”. Poi si allontanò da me e si
chiuse in camera. Passarono gli anni e la situazione era sempre la
stessa, anzi, era peggiorata. Mio padre aveva cominciato a picchiare
anche me- continuai mentre sentivo Tom stringermi improvvisamente la
mano e trattenendo il respiro per un attimo. -Tutto perchè io
difendevo mia madre. Così me le prendevo anch'io. Passò
ancora del tempo fino a che non arrivai ai miei sedici anni. Un anno
fa. Mia madre forse era impazzita. Era depressa, esaurita. Insomma
era diventata matta, nel vero senso della parola. Cominciò a
seguire mio padre. Cominciò a drogarsi anche lei, a bere. E
quando vedeva che mio padre mi picchiava si metteva a ridere oppure
diceva solamente sbronza “Dai, lasciala stare” tranquillamente,
senza fare una piega. Arrivò il mio diciassettesimo compleanno
e io decisi che non volevo più vivere in quella maniera. Anche
tutti i miei amici avevo perso perchè sapevano che tipo di
vita facevo, e invece di scegliere di aiutarmi, preferirono scappare
e mettersi in salvo. Giustamente. Anche io scelsi di scappare-
conclusi. Lo guardai. Lui mi fissava incredulo. Aveva un'espressione
mista fra l'impaurito, lil dispiaciuto e l'incredulo.
-Io...
io non credevo...- cominciò. Io lo zittii sorridendo.
-Lascia
stare, odio essere compatita, è per quello che non vi avevo
ancora raccontato la mia storia. Non volevo farvi pena- gli dissi.
Lui mi abbracciò forte. Io sospirai trovando finalmente un
luogo sicuro fra le sue braccia. Chiusi gli occhi sentendomi
protetta, capita... apprezzata.
-Mi
dispiace che tu abbia dovuto passare tutto questo. Non ne avevo la
minima idea- mi sussurrò all'orecchio.
-Non
preoccuparti. Ti ringrazio e ringrazio gli altri di questo grande
aiuto che mi avete dato e che mi state dando- risposi allo stesso
modo.
-Io
voglio tenerti qui con noi. Non sei ancora pronta per andare a vivere
da sola-.
-Tom,
non voglio essere un peso-.
-Non
lo sei. Rimani qui-. Io sorrisi rincuorata stringendomi di più
a lui. Annusai il suo profumo prima di addormentarmi. Mi sentivo
leggera... parlare con Tom mi aveva fatto bene.
-------------------------------------------------------------------------------------------
Ringraziamenti:
Stella_B: wow! Ma che bello, sono riuscita a far leggere anche uuna "non fan" dei Tokio Hotel! ^^ Grazie mille! ^^
layla the punkprincess: hihihi, hai visto? Si è scusata ^^ Grazie!^^
_Pulse_: sì sì, basta alcool xD. Vitto che teneroso Tomiii *__* (Aspetta e vedrai U.U) xD Grazieeeeeee!! ^^
TittaH: tesoro mioo! Anche qui, che bello! ^^ Grazie mille, sei gentilissima! ^^ Un bacione ^^
NickyPrincessThlOve:
grazie mille! ^^ mi fa piacere che ti stia simpatica la protagonista.
Siete uguali? Allora mi stai simpatica sicuramente.. hihi.. baci! ^^
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Capitolo 9 *** Capitolo 9 ***
capitolo 9
Capitolo
9
Quando
mi svegliai quella mattina, la prima cosa a cui feci caso fu il
sorriso rilassato che aveva preso posto sulle mie labbra. Aprii gli
occhi e automaticamente spostai lo sguardo affianco a me. Tom non
c'era ma al posto suo aveva lasciato un foglietto sul cuscino. Lo
presi e lo lessi incuriosita.
“Giorno!
Sai che non stai un attimo ferma durante la notte? Stamattina mi son
dovuto alzare presto perchè dovevo andare con gli altri a fare
un ennesimo servizio fotografico e mi dispiaceva svegliarti.
Torneremo verso l'ora di pranzo. Tu nel frattempo non è che ci
potresti preparare qualcosina da mangiare?? Graaazie!
P.s:
se tutti i giorni fossi uno zuccherino come quando dormi, ti
chiederei di sposarmi!
Bacio”
Io
ridacchiai divertita. Era veramente uno scemo quel ragazzo.
Improvvisamente però avvampai pensando che aveva dormito tutta
la notte con me. Feci una cosa che mi lasciò perplessa per
qualche secondo nonostante fossi stata io stessa a farla: annusai la
parte di materasso dove aveva dormito lui ed automaticamente sorrisi.
Scossi la testa dandomi della stupida da sola. Mi alzai dal letto per
poi lavarmi e vestirmi. In pochi minuti ero già di sotto, in
cucina, a inventarmi qualcosa per quei quattro squinternati. Presi un
libro di cucina che per caso trovai in mezzo a tante riviste porno.
Mi domandai cosa ci facesse lì dentro. Mi postai al tavolo e
cominciai a sfogliare il libro. C'erano tante cose buone ma alcune
proprio impossibili da fare. Diedi un'occhiata in frigo. Con mia
sorpresa era quasi vuoto. Certo, mangiavamo quasi sempre pizza
surgelata. Sospirai e presi dal mobile in alto l'unica scatola di
pasta che c'era rimasta. L'avrei cucinata con del normale pomodoro.
Chiusi il libro e lo ributtai in mezzo alle riviste.
Stavo
girando la pasta dentro la pentola con il cucchiaio in legno quando
sentii un contatto morbido e caldo sul collo. Un brivido mi percorse
la schiena quando mi accorsi che erano labbra. Tirai un urlo
cominciando a sventolare il cucchiaio a destra e a manca.
-Hey!!
Hey!- sentii la voce familiare di Tom alle mie spalle che cercava di
fermarmi le braccia. -Ma sei scema?!- esclamò mentre io mi
bloccai guardandolo negli occhi.
-No,
tu sei scemo! Mi hai fatto spaventare!- ribattei mentre il cuore
tornava a battermi regolarmente in petto.
-Mi
hai quasi fatto fuori il mio bellissimo e perfettissimo naso-
commentò tastandoselo.
-Sì,
certo. E comunque chi ti ha dato il permesso di baciarmi sul collo??-
gli domandai irritata.
-Nessuno-
mi sorrise strafottente.
-Ma
che ci parlo a fare...- borbottai voltandomi di nuovo verso la
pentola. Nel frattempo in cucina entrò il resto della band.
-Ma che entrate in punta di piedi in casa? Non vi ho proprio sentiti
entrare- constatai dopo un po'.
-Si
vede che eri sovrappensiero- rispose Gustav sedendosi al tavolo.
-Pensava
a me- intervenne Tom.
-Sì,
Tom, sei sempre nei miei pensieri- dissi sarcastica.
*
-Ragazzi,
io vorrei andare a fare la spesa, il frigo è quasi vuoto-
annunciai una volta sparecchiata la tavola.
-Perfetto,
ti accompagno io- si offrì subito Tom. Io lo guardai di
traverso.
-Tom...-
borbottò David stravaccato sul divano. -Andate con Saki-
disse.
-Ma
io volevo andare con la mia macchina- sbuffò il ragazzo.
-Dai,
Tom, non fare il bambino- intervenne Bill buttandosi sul divanetto di
fronte a David.
-D'accordo-
si arrese Tom. Saki uscì di casa. Tom mi fece segno di
seguirlo e, dopo aver salutato gli altri, chiudemmo la porta. Subito
mi portò un braccio attorno alle spalle mentre l'altra mano la
teneva in tasca. Io lo scostai da me.
-Tom,
ti ricordi cosa ti dissi i primi giorni che ci conoscemmo?- gli
chiesi tranquillamente mentre salivamo in limousine. Lui mi guardò
interrogativo, di fronte a me, chiudendo la portiera. -Ti dissi che
non c'era trippa per gatti- gli sorrisi sarcastica.
-Tutti
possono cambiare idea nella vita- mi sorrise lui.
-In
questo caso, io no- conclusi guardando fuori dal finestrino. Eppure
dentro di me sapevo che stavo mentendo. A lui e a me stessa. Tom in
qualche modo mi attirava, era inutile negarlo. Potevo provare a
convincermi del contrario ma ormai la frittata l'avevo fatta. Certo,
non potevo dire che mi piacesse nel vero senso della parola ma non mi
era indifferente. Anzi. Lo osservai attraverso gli occhiali da sole,
così che lui non potesse notarlo. Anche lui li portava. Forse
in quel momento ci stavamo guardando tutti e due ma non potevamo
saperlo. Mi piaceva il suo viso. Il suo corpo. Le sue mani avevano un
qualcosa di particolare e speciale che mi portava sempre quasi a
volerle addosso a me. Le labbra erano perfette. Talmente tanto da
desiderare, a volte, che si posassero sulle mie. Mi risvegliai
improvvisamente da tutti quei pensieri. Ero caduta in una specie di
trans. Mi chiesi come avessi fatto a formulare pensieri di quel
genere se due giorni prima avevo negato a me stessa che Tom mi
potesse piacere.
-Hey,
ci sei ancora?- mi sventolò una mano davanti al viso.
-Ehm...
sì- balbettai.
-Non
parlavi più- continuò.
-Non
ho niente da dire-.
-Vabbè-.
-Ah,
Tom, la storia che ti ho raccontato ieri sera, per favore, non
raccontarla a nessuno dei ragazzi, ok?-.
-Tranquilla-.
La limousine finalmente si fermò. Quella situazione stava
diventando quasi imbarazzante per me. Scendemmo sotto la vigile
guardia di Saki ed entrammo nel negozio di alimentari. C'era poca
gente in giro ma sembrava innocua. -Allora, signorina, cosa vorrebbe
comprare?- mi chiese Tom.
-Ma
io direi le cose più essenziali- risposi guardandomi attorno.
Cominciai a prendere uova, farina, pasta, carne, verdura, di tutto e
di più e mano a mano lo caricavo addosso a Tom. La sua faccia
non si vedeva più.
-Ehm,
Sara, non è che potresti portare qualcosa anche tu?- mi chiese
a fatica.
-Io
sto prendendo la roba dagli scaffali, sono occupata- tagliai corto,
piuttosto divertita. Tom, sbuffando, scaricò tutto in braccio
a Saki e mi venne vicino.
-Perchè
non prendi quel salame lì?- mi chiese con una faccia da
cucciolo.
-Perchè
il salame fa venire i brufoli e tu non li vuoi i brufoli, vero Tom?-
risposi sorridendo. Lui si arrese con un'espressione abbattuta. Una
volta finito di svuotare il negozio, Tom pagò, ed uscimmo.
Portammo tutto nella limousine.
-Meno
male che dovevamo prendere solo l'essenziale- commentò Tom
osservando i tre sacchetti pieni.
-Il
problema è che nel vostro frigo non c'è né
l'essenziale, né l'ombra di un nulla- risposi salendo.
-No,
perchè sali?- mi chiese. Io lo guardai perplessa.
-Perchè
torniamo a casa, no?- risposi.
-E
se invece andassimo a farci un giro?- mi propose.
-Tom,
se vi beccano i paparazzi, David mi fa un culo così-
intervenne Saki.
-Ma
tanto abbiamo gli occhiali da sole, io ho il cappuccio, non mi
riconosce nessuno- ribattè Tom. -Dai, Saki, per favore- lo
implorò. Alla fine la guardia del corpo cedette a quelle sue
lamentele. -Perfetto, andiamo- mi disse sorridente, prendendomi per
mano. Io gliela lasciai e cominciai a camminargli affianco. Saki
chiuse la limousine e ci venne dietro.
-Hai
voglia di un gelato?- mi chiese Tom. Io alzai le spalle annuendo.
Arrivammo davanti ad una gelateria ed ordinammo due coni con gusti
differenti per poi allontanarci gustandoceli. -Come l'hai preso tu??-
mi domandò.
-Pistacchio
e bacio- risposi indifferente.
-Mi
fai assaggiare il bacio?-. Io gli allungai il gelato ma lui si sporse
verso di me sorridendomi. Lo vidi avvicinarsi sempre di più e
sembrava che io non avessi più autorità sul mio corpo e
sul mio cervello. Stava per sfiorarmi le labbra quando io mi scostai
bruscamente col cuore a mille.
-Che
cazzo credevi di fare?- gli chiesi minacciosa.
-Assaggiavo
il bacio- mi rispose da sbruffone. Io cominciai a camminare
nervosamente davanti a lui mentre lui cercava di starmi dietro
ridacchiando. -E dai, piccola, mica ti sarai arrabbiata!- mi disse.
Il mio cuore stava impazzendo. Non sapevo se di rabbia o di emozione
per quello che sarebbe potuto succedere se io lo avessi permesso. Se
fosse successo? Mi sentii avvampare. Ci sedemmo su una panchina
mentre Saki ci teneva d'occhio un po' più lontano.
-Perchè
non riesci mai a fare il serio per una volta?- gli domandai
scocciata.
-Non
è vero, ieri sera lo ero- rispose lui. Io rimasi in silenzio.
Sì, dovevo ammettere che la sera prima era stato davvero dolce
e comprensivo. Mi chiesi il motivo per cui fosse tornato il solito
stupido. Mentre pensavo a quelle cose allungò un braccio verso
di me e mi fece appoggiare a lui. Io rimasi un attimo sorpresa di
quel gesto ma lo lasciai fare.
-Oh,
finalmente stai tranquilla. Ogni volta sembra che non ti fidi di me-
mi sussurrò una volta finito di mangiare il gelato.
-Se
non mi fidassi non ti avrei raccontato la mia storia- risposi
accoccolandomi meglio a lui che mi faceva delle carezze al braccio.
Stavo bene.
*
Quella
sera, io e i Tokio Hotel decidemmo di guardarci un film. Ci sedemmo
tutti sul divano. Tom, ovviamente, non aveva perso tempo a mettersi
vicino a me. Dall'altra parte avevo Bill che si stava facendo fuori
un'intera scodella di pop-corn. Ogni tanto gliene fregavo qualcuno
godendomi la visione del film. Avevo un sonno allucinante e i miei
occhi si stavano chiudendo piano piano. Cercavo di rimanere sveglia
ma niente da fare, la testa mi cascò sulla spalla di Tom.
Quest'ultimo mi guardò interrogativo e poi sorrise appoggiando
la sua testa sulla mia.
-Uuuh,
Tom ha fatto colpo secondo me- ridacchiò Georg osservandoci.
-Stai
zitto, stupido- sorrise Tom.
-Fossi
in te ne approfitterei... perchè stanotte non entri in camera
sua e non te la fai?- gli propose malizioso il bassista.
-Georg!-
esclamò Bill scandalizzato.
-E
dai che scherzo- rispose il rosso. Tom mi guardò leggermente
intenerito.
-A
lei, una cosa del genere non la farei- sussurrò. Gli altri
ragazzi si scambiarono un'occhiata eloquente.
-Tom,
attento.. le donne sono pericolose. Non ti starai mica innamorando?-
ricominciò Georg.
-Ma
ti fai gli affaracci tuoi?- intervenne di nuovo Bill.
-Dai
ragazzi, guardatevi sto film- borbottò annoiato Gustav. Gli
altri obbedirono e rimasero in silenzio. Tom mi accarezzava
distrattamente il fianco mentre io dormivo felice e beata. Se solo
avessi saputo quello che avevano detto a mia insaputa...
Una
volta finito il film, i Tokio Hotel spensero la tv. Georg, Gustav e
Bill se ne andarono a dormire dando la buona notte a Tom. Lui mi
osservò e mi picchiettò leggermente un dito sulla mano
che era finita involontariamente sulla sua gamba. Io aprii lentamente
gli occhi.
-Hey,
bella addormentata, il film è finito- mi disse divertito. Io
alzai la testa dalla sua spalla e lo osservai. Era a tre centimetri
di distanza da me. Io arrossii. Il salotto era rimasto vuoto e c'era
solamente la luce dell'abatjour. Ci guardammo negli occhi per un
tempo infinito e la mia mano non osava staccarsi dalla sua gamba. Mi
scostò un ciuffo di capelli ribelle dal mio viso e mi sorrise
dolcemente. Io rabbrividii. Lo vidi avvicinarsi per la seconda volta
quel giorno. I miei muscoli stavano fermi. Mi posò una mano
sulla guancia e mi avvicinò ancora a sé. Lo vidi
chiudere gli occhi e nello stesso momento in cui le sue labbra
toccarono le mie, il mio cuore perse un battito. Sentivo caldo e
freddo allo stesso tempo. Il caldo delle sue labbra e il freddo del
piercing. Mi stava stringendo a me e io stavo quasi per cedere, ma
quando sentii le sue labbra schiudersi e la sua lingua cercare la
mia, mi staccai con un leggero schiocco. Chiusi gli occhi confusa.
-Scusami-
sussurrai per poi alzarmi dal divano e salire velocemente le scale.
Entrai nella mia stanza chiudendo la porta e mi buttai a pancia in
giù sul letto. Abbracciai il cuscino e lì piansi
lacrime e lacrime. Non sapevo se di gioia o di tristezza. Sapevo solo
che volevo sfogarmi in qualche modo. Continuai a chiedermi nella
mente il perchè mi fossi allontanata da lui. Non volevo farlo.
Forse non mi avrebbe più voluto. Forse non mi avrebbe più
parlato. Ero una stupida.
*
Il
mio sonno venne disturbato da delle urla e delle lamentele fuori
dalla mia stanza. Mi girai svogliatamente tra le coperte ma quelle
non cessavano. Sbuffando mi alzai chiedendomi cosa stesse succedendo.
Mi infilai le pantofole e scesi velocemente le scale arrivando in
salotto. Trovai David, in piedi, con un giornale in mano e Tom seduto
con le mani sulla fronte e i gomiti appoggiati alle ginocchia.
-Sei
un irresponsabile!- urlò David.
-David,
io non ho visto nessuno, te l'ho già spiegato, come potevo
saperlo?!- ribattè Tom alzando lo sguardo sul suo manager.
-Non
me ne frega niente, Tom! Io voglio un po' di serietà da parte
tua! Adesso cominceranno a farsi domande su domande e la colpa di chi
è secondo te?!-.
-Mia,
d'accordo! Ma cosa vuoi che succeda?! Ti spaventi per un po' di
domande?!-.
-Tom
ma come cazzo ragioni?!-. Io mi schiarii leggermente la voce ed
entrambe si voltarono verso di me.
-Ciao
Sara- borbottò David.
-Ciao-
risposi insicura. Vidi l'uomo fulminare un'ultima volta Tom per poi
uscire dal salotto e sparire su per le scale. Eravamo rimasti di
nuovo soli. Lui forse non aveva il coraggio di guardarmi negli occhi.
Ripensai alla sera prima e il mio cuore continuava a battere
velocemente. Non sapevo che fare. Se mi avesse respinto? Mi avvicinai
timidamente al ragazzo e mi sedetti vicino a lui sul divano. Gli
posai una mano sulla sua. -Hey, che è successo?- gli chiesi.
Lui non rispose. Semplicemente mi passò un giornale già
aperto. Quando mi arrivò sotto gli occhi li sgranai.
“Nuova
fiamma per il playboy dei Tokio Hotel?”
Questo
era il titolo. Abbassai lo sguardo e mi si raggelò il sangue
quando vidi tre foto mie e di Tom. La prima mentre camminavamo col il
gelato in mano, la seconda mentre lui cercava di baciarmi e la terza
abbracciati sulla panchina. Le mani mi tremavano.
-Mi
dispiace, ok?- sussurrò abbattuto Tom. Io deglutii.
-Tom...
è un disastro questo!- esclamai. Lui si voltò verso di
me.
-Adesso
ti ci metti pure tu?! L'ho già subita la paternale da David,
non mi serve anche la tua!- si difese.
-Se
i miei genitori dovessero riconoscermi sono nella merda!- continuai
preoccupata.
-Non
era mia intenzione! Senti, Sara, ci rimettiamo anche io e la mia
band, ti pare che io me la vada a cercare una cosa del genere?-.
Sentii Tom sospirare ed alzarsi dal divano. Rimasi da sola in quel
salotto. Chiusi gli occhi appoggiando la testa sullo schienale.
Quello era un bel casino.
----------------------------------------------------------
Ringraziamenti:
Blak_DownTH:
grazie mille davvero! Ma non ti preoccupare se non riesci a recensire
ogni capitolo ^^ certo mi fa piacere se lo fai, ma non mi offendo
^^
Tiky: hihihi, grazieeeee! ^^
_Pulse_: grazie ^^ hihihi... lo sapevo che qualcuno cominciava a sospettare su Bill xD
NickyPrincessThlOve:
grazie ^^ cmq non ti preoccupare, in tutto questa storia ha 24 capitoli
^^ devo scrivere solo l'ultimo e tranquilla, neanche a me piacciono le
cose banali, ti posso assicurare che Tom non sarà sempre
così buono e caro ^^
IoNonLoSo:
grazie mille! Sono contenta che la storia continua a piacerti. Io cerco
di aggiornare velocemente e non so se faccio bene o male ^^
layla the punkprincess: grazie! ^^ sono contenta che continui a piacere anche a te ^^
Stella_B:
oddio, grazie per i complimenti ^^ sono contenta che almeno riesco a
bilanciare i vari argomenti, meno male! Non voglio sia noiosa ;)
|
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Capitolo 10 *** Capitolo 10 ***
capitolo 10
Capitolo
10
A
tavola c'era per la seconda volta un silenzio di tomba. I Tokio Hotel
ce l'avevano con Tom. David ce l'aveva con Tom e Saki. Tom ce l'aveva
con tutti e Saki ce l'aveva con Tom. Io li guardavo uno ad uno in
silenzio, senza proferir parola. Avevo paura di dire qualcosa di
sbagliato. In quel momento, qualunque cosa sarebbe stata sbagliata.
Era anche piuttosto imbarazzante la situazione: un po' mi sentivo
colpevole anche io, visto che ero io quella immortalata nelle foto
assieme a Tom. Nonostante tutto, non riuscivo ad arrabbiarmi con lui.
Forse però lui lo era con me. Ma non per le foto. Per il bacio
della sera prima. Ancora non ero riuscita a perdonarmi il fatto di
averlo respinto. Molto probabilmente qualunque ragazza sana di mente,
al mio posto, l'avrebbe lasciato fare. Non so cosa mi sia preso.
Forse avevo paura di essere presa in giro. Mangiavo in silenzio la
mia insalata giocherellando svogliatamente con la forchetta. Ad un
tratto Bill si alzò da tavola.
-Buona
notte- disse freddamente e quasi impercettibilmente, per poi uscire
dalla cucina. Nessuno aveva risposto. Allora non lo feci neanche io
richiudendo immediatamente la bocca. David non aveva mangiato con noi
quella sera. Prima che ci mettessimo a tavola aveva detto a Gustav
che aveva già mangiato molto al pomeriggio. Dopo aver detto
quello si era chiuso in camera e nessuno l'aveva più visto.
Posai la forchetta sul piatto vuoto.
-Ehm...-
cominciai. Georg e Gustav alzarono lo sguardo su di me mentre Tom
continuava a fissare il suo piatto. -Vado a dormire anch'io- dissi.
Georg e Gustav annuirono dandomi la buona notte. Diedi un'occhiata a
Tom sperando in una sua minima reazione ma niente. Delusa e
amareggiata uscii dalla cucina e salii le scale. Decisi che parlare
con Bill forse non poteva farmi così male. Arrivai davanti
alla sua porta e vi bussai lievemente un paio di volte.
-Chi
è?- mi chiese dall'altra parte.
-Sara-
risposi tremante.
-Vieni-
mi diede il permesso. Io sospirai ed aprii la porta. Lo trovai seduto
sul letto che giocherellava svogliatamente con i peli di un peluche.
Richiusi la porta e mi avvicinai a lui. -Non ce l'ho con te- mi disse
subito come se mi avesse letto nel pensiero. Io sorrisi lievemente e
mi sedetti di fronte a lui, ai suoi piedi. Lo osservai attentamente.
Lui non alzava lo sguardo su di me. In quel momento mi ricordava
tanto suo fratello. Ma allo stesso tempo mi sembrava così
piccolo e indifeso con quel pupazzetto in mano... -Mi fa male non
parlare con mio fratello- ricominciò lui come se avesse voglia
di sfogare tutto quello che aveva dentro. -Però quello che ha
fatto...- continuò bloccandosi subito per poi sospirare
chiudendo gli occhi.
-Lo
so, Bill. Però alla fine non è completamente colpa sua,
non l'ha fatto apposta- risposi io.
-No,
Sara, la colpa è interamente sua. Se non fosse così
maledettamente cocciuto e così amante del rischio... a
quest'ora non saremmo in questo casino. Lui voleva a tutti i costi
farsi un giro con te quando sapeva benissimo che Saki non era
d'accordo per via di raccomandazioni di David e che nei paraggi
potevano esserci benissimo dei paparazzi. Quelli lì sono
dappertutto-.
-Sì,
in effetti ci poteva pensare due volte. Però non mi sembra il
caso di tenergli il muso. Non gli parla nessuno. Si sentirà un
attimo solo in questo momento-.
-Infatti
se ci penso mi dispiace... però non riesco adesso ad andare da
lui e parlargli, non so perchè. Insomma, anche l'altra notte è
uscito di nascosto da noi. Lo sapevi forse solo tu, da quello che ho
capito. Vorrei solo che diventasse un pò più
responsabile-. Io rimasi un attimo in silenzio a guardare in basso.
Sentivo gli occhi di Bill puntati addosso a me. -Quello che invece
non riesco a capire è il motivo per cui non parla a te-
aggiunse dopo un po' prendendomi alla sprovvista. Io sussultai
leggermente mentre il cuore prese a battermi velocemente come al
solito.
-Ehm,
beh, per un'altra storia...- risposi vaga. Lui mi guardò
attentamente.
-Mi
devi dire qualcosa?- mi chiese eloquente. Io esitai qualche secondo.
-No
no, tranquillo. È una cosa che risolveremo noi due. Se la
risolveremo-.
-Come
vuoi-.
-Beh,
io adesso me ne vado in camera-. Mi alzai dal letto dirigendomi verso
la porta. -Buona notte, Bill- gli dissi ricevendo la sua risposta.
Poi mi chiusi la porta alle spalle ed entrai in camera mia
stravaccandomi sul letto. Feci un grande sospiro chiudendo gli occhi.
Non potevo sopportare oltre quella situazione. Sia per le foto che
per il bacio con Tom. Stava diventando tutto un casino. Veramente mi
sentivo come in una trappola da cui avrei fatto fatica ad uscire.
*
Quel
giorno avevo deciso di mettermi a pulire un po' l'intera casa. Non
sapevo se quello era un modo, nel mio subconscio, di farmi perdonare
per qualcosa che effettivamente non avevo fatto. Molto più
semplicemente, forse, era un modo per non subire la tensione e
l'imbarazzo del silenzio della band. Almeno tenevo la mente occupata.
Gustav mi aveva già “sgridato” un paio di volte dicendomi
che non ero una donna delle pulizie e che dovevo stare ferma ma io,
capocciona, avevo deciso di non ascoltarlo. Stavo spazzando per terra
mentre i Tokio Hotel si preparavano per andare a tenere una nuova
intervista. Molto probabilmente quella sarebbe stata la ciliegina
sulla torta. Se avessero fatto strane domande a Tom su me e lui, quel
povero ragazzo se la sarebbe vista brutta una volta tornato a casa.
-Ciao
Sara- mi salutò David uscendo di casa ancora prima che io
potessi rispondere. Dopo di loro si susseguirono Bill, Gustav e
Georg. Sentii ancora dei passi scendere le scale. Mi voltai ed era
Tom.
-Ciao-
provai timidamente.
-Ciao-
borbottò lui senza neanche guardarmi. Prima che uscisse di
casa, io lo presi delicatamente per il polso. Lui rimase fermo senza
voltarsi.
-Tom,
ti prego. Non mi ignorare. Non roviniamo tutto quanto...- sussurrai
tremante.
-Tutto
quanto cosa?- mi chiese lui freddamente senza muovere un muscolo.
Quella fu per me una pugnalata dritta al cuore. Lasciai lentamente la
sua presa senza accorgermene guardandolo uscire dalla porta.
Non
era possibile. Non era assolutamente possibile che come io e Tom
facevamo pace, tornavamo di nuovo a non parlarci, neanche due giorni
dopo. Tutto per cosa poi? Perchè io non sono stata interamente
al suo bacio. Insomma, non l'avevo respinto sin dall'inizio! Poteva
almeno immaginare che un po' mi interessava ma che forse ero solo
momentaneamente confusa! Su cosa, lo dovevo ancora capire, per la
cronaca. Tuttavia il suo non era un comportamento giustificato. Io li
odiavo i ragazzi così. Quelli che vogliono tutto e
subito. Mi alzai dal letto e mi sedetti alla mia scrivania. Presi un
foglio e una penna. Cominciai a scrivere senza pensare troppo.
“Tom...”
Scrissi
quelle prime tre lettere e già le cancellai scuotendo la
testa. Ricominciai.
“Io
non capisco il motivo del tuo...”
Cancellai
di nuovo. Troppo formale.
“Perchè
non proviamo a fare come se non fosse successo nulla?”
Accartocciai
direttamente il foglio. Se gli avessi fatto trovare una frase del
genere, avrebbe accartocciato me in quel modo. E poi non lo volevo
neanch'io. Presi un altro foglio. Mi picchiettai la penna sulle
labbra pensando ad una frase decente. Posai la penna sul foglio...
“Lo
so, forse ho sbagliato, ma cerca di capire anche me. È
successo tutto improvvisamente...
mi
hai preso alla sprovvista, ok? Ma ciò non vuol dire che
non...”
Esitai
qualche secondo a scrivere quelle fatidiche parole.
“...
mi interessi”
Conclusi.
Sospirai. Poteva andare, forse non sarebbe uscito pazzo con un
fogliettino del genere. Lo presi e mi alzai dalla sedia. Uscii dalla
mia stanza per poi entrare in quella di Tom e posarlo sul suo
cuscino. Potevo incrociare le dita e sperare fino al suo ritorno a
casa.
Verso
le sei e mezza di sera i Tokio Hotel tornarono piuttosto stanchi.
Ovviamente Tom era sfuggito alla mia vista ma poco mi importava.
Avrebbe trovato il necessario in camera sua. Vidi entrare David,
Gustav, Bill, Georg e con mia sorpresa anche Saki. Era almeno un
giorno e mezzo che non veniva a casa.
-Saki!-
esclamai sorridendo appena. -Ti fermi a mangiare con noi?- gli chiesi
subito.
-No,
tesoro, vado dalla mia famiglia come sempre. Sono passato solo perchè
devo discutere di alcune cose con David- mi rispose gentilmente. Mi
fece un cenno con la mano e si chiuse dentro la stanza di David
assieme al manager. Io sospirai leggermente delusa.
-Hey-
mi salutò Georg.
-Hey,
com'è andata?- chiesi io forse troppo frettolosamente.
-Insomma...-
rispose. Io assunsi un'espressione interrogativa sul volto. Intanto
tutti e quattro ci sedemmo sui divani in salotto.
-Che
vuoi dire?- domandai confusa.
-Vuole
dire che ovviamente, come ci aspettavamo, l'intervistatore non ha
perso tempo a riempire Tom di domande su di te e lui insieme. Flirt o
amicizia? Queste solite cavolate- rispose per lui Bill. Io abbassai
lo sguardo demoralizzata.
-Tom
come sta?- chiesi timidamente.
-Era
più scosso del solito- rispose con un'alzata di spalle. Io
annuii sospirando e mi alzai dal divano.
-Vado
di sopra- annunciai salendo le scale. Mi fermai improvvisamente in
cima alla rampa quando vidi Tom che stava appena uscendo dal bagno.
Sembrava piuttosto sbattuto. Aveva uno sguardo spento e l'andatura
leggermente barcollante. Si fermò anche lui fissandomi. I miei
battiti in petto non diminuivano la velocità. -Ehm...-
cominciai torturandomi un lembo della maglia ma senza fare nessuno
passo. Lui continuava a guardarmi come se aspettasse che parlassi.
-Hai... hai trovato qualcosa... in, in camera tua?- balbettai rossa
sulle gote. Lui annuì impercettibilmente.
-Sì-
rispose. Il mio cuore fece un salto mortale.
-Ah...
e, ehm, allora?- gli chiesi confusa.
-Cosa
ti devo dire? Guarda che forse tu ti stai facendo troppe seghe
mentali-. Io lo guardai perplessa.
-Seghe
mentali? Per cosa?- gli domandai ancora.
-Già.
Io non so come hai interpretato quel bacio-.
-Come,
come dovevo interpretarlo, scusa?-.
-Come
un nulla. Non significava niente di particolare. Ti ho baciato perchè
in quel momento mi andava, fine. Mica sto male in questo momento-.
Nulla.
Niente
di particolare.
In
quel momento mi andava.
Fine.
Il
mondo sembrò crollarmi addosso. Avevo voglia di andarmi a
nascondere ma nello stesso tempo volevo mettergli le mani al collo.
Come aveva potuto prendersi gioco di me in quel modo? Mi aveva
illusa? Si era divertito? Stava mentendo? Cosa?!
Lo
guardavo con gli occhi spalancati.
-Tom...
tu... tu mi hai presa in giro??- gli feci quella domanda puramente
retorica. Conoscevo già la risposta.
-Presa
in giro, insomma... non pensavo la prendessi così seriamente-
rispose lui superficiale. Eppure i suoi occhi mi dicevano altro. Non
ero convinta di quello che mi stava dicendo ma ero comunque
indignata.
-Ma
come puoi pensare una cosa del genere?! Ma ce l'hai un cuore?! Tom
Kaulitz ce l'ha un cuore?! Rispondimi!- urlai con gli occhi lucidi
dalla rabbia. Non dalla tristezza. No. Io non ero triste per nessuno.
-Senti,
se avessi saputo che avresti reagito così, neanche mi sarei
avvicinato a te! Ma chi me l'ha fatto fare!-.
-Sei
uno stronzo! Ti sei preso gioco di me!-.
-Mica
ti ho portata a letto e ti ho piantata il giorno dopo. È stato
solo un bacio-.
-Un
bacio è sempre un bacio, mio caro Kaulitz! E di solito le
persone veramente serie e con un minimo di cervello e di cuore
riescono a capire anche l'importanza che una apparentemente piccola
cosa come questa può avere per qualcuno! Tipo me! Sì,
che tu ci creda o no, io do importanza anche ad un piccolo bacio. Ad
una “stupidata”, un “niente di particolare”, un “nulla”
come lo definisci tu! Forse perchè tu sei capace di vedere
solo il sesso! Sesso, sesso dappertutto! E non lo sopporto!-.
-Cosa
ne vuoi capire tu... sei ancora una bambina-. Ok, quello era il
massimo.
-Meglio
essere bambini come me che insensibili e stronzi come te!- urlai per
poi sbattere la porta della mia stanza, chiudendomici dentro. Sentii
un “vaffanculo” dall'altra parte del legno. Avevo la rabbia alle
stelle. Nessuno mi doveva prendere in giro. Tom Kaulitz era stato
stronzo con me? Era il momento che anche io diventassi stronza con
lui.
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Ringraziamenti:
_Reset: waaa! Che bello, una nuova lettrice! Grazie mille! ^^
IoNonLoSo: grazie mille ^^
layla the punkprincess: grazie!! ^^
_Pulse_: davvero? Boh, non so... può essere, io non ho letto tante storie qui. Cmq grazie ^^
NickyPrincessThlOve: ahahah! xD Grazie!^^
Tiky: Grazie mille!^^
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Capitolo 11 *** Capitolo 11 ***
capitolo 11
Capitolo
11
Era
notte fonda ed io me ne stavo sotto le coperte abbracciata al
cuscino. A fare cosa? A piangere. Sì perchè quella
situazione, seppure io ce l'avessi a morte con Tom, non riusciva a
non farmi gettare lacrime. Avevo deciso di fare la stronza con lui
per ripagargli tutto quanto. Ciò non voleva dire che io non ci
stessi comunque male o che avessi un carattere forte. Forse ero scema
a stare male per una persona del genere ma io ci tenevo veramente
tanto a lui, nonostante tutto. Lui era quello che mi faceva impazzire
e ridere allo stesso tempo. Era quello che riusciva a mettermi in
imbarazzo. Era quello a cui volevo... davvero bene, in modo
particolare. I miei singhiozzi aumentarono. In quel momento avevo
veramente bisogno di qualcuno che mi abbracciasse, che mi stesse
vicino e che mi facesse sentire apprezzata. Solo un nome mi balenava
per la testa come fosse una persecuzione: Tom.
*
Quando
mi alzai dal letto mi sentivo stranamente rinata. Avevo messo da
parte la tristezza e sentivo che avevo uno spirito più...
combattivo e vendicativo. Mi vestii e decisi di cominciare a mettere
in atto il mio “piano di vendetta”. Uscii dalla stanza e mi
chiusi velocemente in bagno sapendo che Tom era sempre l'ultimo che
si alzava e che gli altri, a quell'ora, dovevano essere già
tutti in piedi. Presi il tubetto del dentifricio di Tom e lo aprii
svuotandolo completamente. Agguantai il sapone liquido e lo versai
dentro il tubetto ormai vuoto. Con un sorriso perfido sul volto lo
richiusi e lo rimisi apposto assieme al sapone. Soddisfatta, mi lavai
i denti con il mio dentifricio ed uscii dal bagno. Proprio in quel
momento c'era Tom, fuori dalla sua stanza, che mi diede un'occhiata
perplessa dato che gli stavo sorridendo furbescamente mentre scendevo
le scale. Arrivai in cucina con una faccia d'angioletto.
-Hey,
buon giorno, che è quel sorrisetto?- mi chiese divertito
Gustav.
-Ehm,
niente niente!- esclamai senza nascondere una risatina. Mi riempii la
tazza con il caffèlatte e mi sedetti di fronte a lui.
-Tu
non me la racconti giusta- sorrise.
-Mio
caro GusGus, diciamo che prevedo una splendida giornata- lo
accontentai. Rimase ancora più perplesso di prima ma non
indagò oltre. Non passò molto che sentimmo un urlo di
Tom dal piano di sopra. Io non mi ero scomposta più di tanto
mentre invece Gustav mi guardò perplesso.
-Vai
a vedere cos'ha combinato per favore?- mi chiese vedendo che avevo
finito di bere.
-Con
piacere- risposi tranquillamente alzandomi da tavola. Salii le scale
ed andai ad aprire la porta del bagno con un sorriso che mi arrivava
da un orecchio all'altro. Mi appoggiai allo stipite con le braccia
conserte e con un'aria altezzosa. -Qualche problema?- gli chiesi
divertita.
-Sei
una stronza con la “s” maiuscola!- esclamò lui cercando di
sciacquarsi più volte la lingua disgustato.
-Ha
parlato Sant'Antonio. E semmai vendicativa con la “v” maiuscola-
lo corressi mentre lui mi fulminò un attimo con lo sguardo.
-Questo è per dirti che ti devi lavare la bocca per tutte le
cose schifose che mi hai detto ieri sera- lo liquidai uscendo dal
bagno. In quel momento arrivò Georg di corsa.
-Che
è successo? Ho sentito urlare- mi chiese col fiatone.
-Oh,
niente, non ti preoccupare. Tom ha avuto un piccolo battibecco con il
dentifricio- sorrisi io amabilmente. La mia vendetta era appena
cominciata. Lui mi aveva spezzato il cuore. Un po' di sapone in bocca
non bastava.
*
Eravamo
seduti a tavola. Tom era furioso con me e io ci godevo come non mai.
David passava lo sguardo da me a lui. Lui che respirava pesantemente
e nervosamente. Io che me la ridevo sotto i baffi. Insomma,
effettivamente, quella situazione lo incuriosiva parecchio.
-Tom
cos'hai?- chiese perplesso il manager.
-Niente-
rispose scorbuticamente il ragazzo. David si girò verso di me.
Io sorridevo.
-Sara,
cos'hai che sorridi?- chiese anche a me.
-Niente-
risposi divertita. I Tokio Hotel ci capivano sempre meno. Soprattutto
David. -Io ho finito...- annunciai alzandomi serenamente da tavola e
uscendo dalla cucina sculettando sotto gli occhi attenti di Tom.
Salii di corsa le scale e, guardandomi alle spalle per vedere se
arrivava qualcuno, entrai nella stanza di Tom. Velocemente aprii il
suo cassetto dell'intimo. Sospirai facendomi coraggio da sola.
Accumulai tutti i suoi boxer tra le braccia e corsi in camera mia. Li
buttai alla meno peggio nel mio armadio e lo richiusi. Mi accomodai
sul letto a girarmi i pollici aspettando quello che doveva succedere.
Nel mentre, chiusi gli occhi piuttosto assonnata, dato che avevo
passato la notte in bianco.
Un
tonfo improvviso mi fece svegliare con il cuore a mille. Mi guardai
intorno rimbambita e trovai di fronte a me Tom che aveva appena
spalancato violentemente la porta della mia stanza con solo un
asciugamano in vita e il petto nudo. Era appena uscito dalla doccia.
Ok, non potevo negare che in quel momento un paio di pensierini me li
stavo facendo ma mantenni il mio controllo “professionale”.
-Avanti...
tirali fuori- mi disse scocciato.
-Che
cosa?- feci la finta tonta.
-Sai
benissimo che cosa, muoviti. Dammi i miei boxer- mi ripetè.
-Intanto
vedi di cambiare tono quando parli con me. Poi i tuoi preziosi boxer
possono anche non servirti, dico bene?-.
-Che
cazzo stai dicendo? Sto perdendo la pazienza-.
-Visto
che pensi sempre e solo al sesso e devi sempre scopare come un
riccio, non ti servono i boxer, puoi anche rimanere così.
Tanto non fai sesso 24 ore su 24?-.
-Ok,
questa è bella. Ti stai veramente comportando da bambina
immatura-.
-Sì
e continuerò a farlo perchè mi va, guarda un po'-. Mi
fulminò ancora un istante e cominciò a cercare per la
mia stanza lui stesso mentre io, divertita, continuavo a lanciargli
battutine della serie “acqua”, “fuocherello” e via dicendo.
-Hey, quella è la mia biancheria!- esclamai non appena lo vidi
prendere tra le braccia tutti i miei reggiseni e i miei slip come
avevo fatto io poco tempo prima.
-Non
me n'ero accorto, sai?- mi chiese sarcastico.
-Dammela-
lo minacciai. Lui sorrise sghembo.
-Una
cosa del genere la dovrei chiedere io a te- mi disse strafottente. Io
a primo acchito non capii. Poi, come illuminata, spalancai la bocca
cominciando a prenderlo a cuscinate.
-Brutto
pervertito che non sei altro!- urlai continuando la mia “opera”.
Lui, per difendersi, lasciò cadere tutto per terra. Mi bloccò
per i polsi e io mollai il cuscino. Lui mi spinse sul letto e me lo
ritrovai sopra. Lui guardavo negli occhi con il cuore che batteva
all'impazzata. Quella situazione non me l'aspettavo proprio. E poi
era piuttosto anomala. A separarci, solo un asciugamano. Cercai di
concentrarmi su qualcosa che non girasse intorno all'erotismo.
-Levati- gli dissi a malapena.
-Non
finchè non mi ridai i miei boxer- mi disse all'orecchio. Io
rabbrividii, non avevo neanche la forza di parlare. Era la seconda
volta che faceva una cosa del genere e l'ultima ci aveva beccati
Gustav. Per un attimo pregai che in quel momento non arrivasse
nessuno. Anche perchè di Tom con solamente l'asciugamano in
vita, come lo avrei spiegato?
-Sono...
sono nell'armadio- balbettai. Lui si rialzò da me e andò
nella direzione che gli avevo indicato. Aprì il mio armadio e
recuperò tutti i suoi boxer. Mi fulminò ed uscì
dalla mia stanza. Io rimasi ancora qualche minuto sul mio letto a
fissare il soffitto. Continuavo a pensare ai suoi occhi.
All'espressione che aveva avuto nel guardarmi. Non era sincero.
Glielo avevo letto negli occhi. Scossi la testa e mi alzai. Una bella
doccia non mi avrebbe fatto male. Prima però rimisi apposto
tutta la mia biancheria nel cassetto. Entrai in bagno e accesi la
stufetta per poi aprire l'acqua. Mi infilai nel box. Con tutta la
calma possibile mi insaponai corpo e capelli. Chiusi gli occhi
rilassandomi come sempre e dopo un po' mi sciacquai. Uscii e mi
avvolsi in un asciugamano. Una volta fuori dal bagno incrociai Georg
che mi fischiò dietro. Io scoppiai a ridere.
-Ne
avrai molto in bagno?- gli chiesi.
-Sì,
mi devo fare la doccia, perchè?- rispose sorridente.
-Allora
prendo il phon e lo porto in camera mia- dissi tornando in bagno e
recuperando il phon. Mandai un bacetto nell'aria a Georg che sorrise
divertito e mi chiusi di nuovo in camera. Mi vestii e cominciai ad
asciugarmi i capelli a testa in giù. Ad un tratto sentii
bussare alla porta. Spensi il phon ed andai ad aprire. Era Bill con
un pezzo di torta alla panna su un piattino.
-Sono
venuto a portarti questo perchè non l'avevi ancora mangiato-
mi disse. Quando alzò lo sguardo su di me, spalancò gli
occhi.
-Oh
grazie, Bill, come sei gentile- sorrisi io intenerita, prendendo il
piattino.
-Sa...
Sara? Ma che hai fatto ai capelli?- mi chiese balbettando.
-Cos'ho
fatto ai capelli??- chiesi preoccupata mentre un brivido mi percorse
la schiena.
-Sono...
leggermente fucsia- mi disse scioccato. Io rimasi in silenzio,
immobile, con gli occhi spalancati. Poi mi voltai e camminai
lentamente verso lo specchio. Una volta che ci fui davanti e vidi la
mia immagine riflessa tirai un urlo talmente forte che Bill saltò
sul posto spaventato. Mi voltai furiosa di nuovo verso di lui che
aveva già messo le mani avanti come a pensare che gli saltassi
addosso dalla rabbia. Tutt'altro. Partii a razzo fuori dalla stanza
col piattino in mano. Aprii la porta della stanza di Tom che trovai
in piedi che si stava per in filare la maglia. Mi guardò
divertito e scoppiò a ridere. Io marciai verso di lui e gli
sbattei la torta in faccia. I Tokio Hotel si affacciarono nella
camera ad osservare incuriositi la scena.
-Tu!
Brutto stronzo, deficiente che non sei altro!- urlai fuori di me,
buttando il piattino sul suo letto. Lui si tolse la panna dalla
faccia con l'asciugamano che aveva usato per asciugarsi prima. Era
incazzato. Beh, io lo ero molto di più.
-Ma
come cazzo ti sei permessa?!- urlò. La mia mandibola scese
quasi a terra.
-Ma
dico... TU come cazzo ti sei permesso! Ma hai visto come mi hai fatto
diventare?!- esclamai indignata.
-Tom,
sei stato tu a ridurla così?- chiese Bill con gli occhi
sgranati.
-Dopo
che mi ha messo il sapone al posto del dentifricio!- si difese Tom.
-Dopo
che mi ha buttato tutta la biancheria a terra!- ribattei io.
-Dopo
che hai nascosto la mia, stupida!- disse guardandomi. I Tokio Hotel
ci guardavano perplessi.
-Dopo
che mi hai...- cominciai ma mi fermai subito guardandolo negli occhi.
Lo vidi deglutire teso e mi ricordai anche degli altri ragazzi che ci
guardavano senza capire molto di quella conversazione animata.
-Dopo
che ti ho...?! Avanti, parla!- mi disse lui. Due lacrime mi
attraversarono le guance. Lui rimase un attimo sorpreso. Non volevo
piangere davanti a lui ma non ce la facevo più. Avevo
accumulato troppi nervi dalla sera prima e dovevo scaricare in
qualche modo. La notte in bianco non mi era bastata. Scoppiai in un
pianto ininterrotto crollandogli tra le braccia. Lo strinsi forte a
me sfogando tutto quello che avevo dentro. Lui rimase un attimo
perplesso ma poi non riuscì a non ricambiare la stretta. I tre
ragazzi sulla porta si guardarono un attimo ed uscirono dalla stanza
richiudendola. Avevano capito che ci dovevano lasciare da soli. Tom
si sedette a terra portandomi giù con sé. Io mi
raggomitolai al suo petto nudo continuando a piangere mentre lui mi
faceva delle carezze sulla testa con una mano e con un braccio mi
stringeva a sé. Sembrava tutto improvvisamente finito, come
per magia. -Sai cosa penso? Che siamo dei bambini tutti e due-
sussurrò senza lasciarmi. -Guarda cosa ci siamo ridotti a
fare. Dispetti come bimbi. Smettiamola, ti prego- continuò. Io
annuii appena smettendo di singhiozzare ma rimasi attaccata a lui con
gli occhi chiusi e le guance ancora bagnate dalle lacrime. -Io ti
chiedo scusa per come ti ho parlato ieri sera. Hai ragione, non ho
avuto un minimo di tatto. E ti chiedo scusa per i capelli. Ah, per la
cronaca, un po' di shampoo e va via tutto- aggiunse. Io sorrisi
appena. Con l'orecchio appoggiato al suo petto potevo sentire il suo
cuore battere velocemente e mi chiesi il motivo. Se lui non provava
niente per me.. perchè si emozionava in quel modo? Mi staccai
un momento da lui che mi asciugò le lacrime con i pollici. -Va
meglio?- mi chiese dolcemente. Io annuii lievemente. Si avvicinò
e mi diede un bacio sulla fronte. Di nuovo quel brivido. Di nuovo
quella sensazione. Vedevo un'espressione triste sul suo volto però
e la cosa mi lasciava perplessa.
-Scusa
per il dentifricio e i boxer- sussurrai rossa in viso. Lui sorrise
alzando le spalle.
-Nah,
me lo meritavo in fondo- rispose.
-E
la torta in faccia...- commentai passandogli un dito sotto il mento,
trovato un piccolissimo residuo di panna. Lo portai alla bocca mentre
lui mi guardava.
-La
panna mi piace- sdrammatizzò. Io ridacchiai abbassando lo
sguardo. Lui mi prese il viso rialzandomelo. -Te l'ho già
detto che ti voglio bene, pazzoide- mi disse sorridendo.
-Quando?-
gli chiesi perplessa. Lui ci pensò su un attimo.
-Ops,
è vero, eri ubriaca- disse poi dandosi un colpetto in fronte
col palmo della mano. -Ti avevo fatto tutto un discorso ma è
meglio se non te lo ricordi- mi sorrise. Io lo guardai incuriosita.
-Non mi farai uscire mezza parola- disse fermo.
-Ok-
sospirai rinunciandoci a priori.
-Allora...
pace?- mi chiese poi. Io lo guardai qualche secondo negli occhi.
-Pace-
confermai poi. Ci abbracciammo di nuovo. Mi staccai schiarendomi la
voce. -Vado a farmi uno shampoo va- commentai divertita e alzandomi.
Si alzò anche Tom.
-Anche
due- disse lui.
-Se
ce ne vogliono più di due, al diavolo la pace, ti piglio a
randellate- lo minacciai camminando verso la porta.
-Ormai,
conoscendoti, sono pronto a tutto- rispose. Io sorrisi furbescamente
ed aprii la porta. Nello stesso momento sentii un tonfo piuttosto
sordo. Abbassai lo sguardo e trovai Georg, Gustav e Bill uno sopra
l'altro. Io e Tom li guardammo interrogativi.
-Io
ve l'avevo detto che non era una buona idea origliare- commentò
saggiamente Gustav massaggiandosi una spalla.
*
Stavo
tirando le coperte del mio letto per infilarmici sotto. I miei
capelli erano tornati del mio castano naturale che avevo sempre
adorato, dopo due shampoo. A Tom era andata bene per un pelo. Stavo
per sdraiarmi quando trovai sotto al letto un pezzo di stoffa strano.
Mi abbassai e lo presi. Con mia sorpresa era proprio un paio di boxer
di Tom. Sorrisi. Doveva averlo dimenticato quando aveva recuperato
tutti gli altri. Uscii dalla mia stanza ed arrivai davanti alla sua
porta chiusa. Era mezzanotte e mezza e forse stava già
dormendo. Bussai lievemente ma non ricevetti risposta. Allora
abbassai lentamente la maniglia e mi affacciai. La camera era
completamente buia. Solo una leggera illuminazione proveniente dalla
luna mi permetteva di vedere i lineamenti di Tom che dormiva
tranquillamente, girato su un fianco. Mi avvicinai, dopo aver
richiuso la porta, e posai i boxer sul suo comodino. La mattina dopo
li avrebbe ritrovati. Lo osservai qualche istante. Azzardai a posare
delicatamente due dita sulla sua guancia, accarezzandogliela senza
svegliarlo. Era bello. Dannatamente bello e forse impossibile. Bello
e stronzo. Stronzo e dolce. Mi abbassai su di lui e gli sfiorai la
tempia con le mie labbra. Mi rialzai e mi voltai per andarmene quando
il cuore mi salì in gola. Sentii una stretta leggera al mio
polso. Voltai la testa e intravidi che Tom mi stava osservando
profondamente, tenendomi con una mano.
-Tom...-
sussurrai. Lui mi tirò leggermente verso di sé senza
mai staccare gli occhi dai miei e senza fiatare. Lo vidi alzare un
poco le coperte. Mi fece sdraiare e mi coprì. Io non riuscivo
a reagire. Mi sentivo un automa in quel momento. Sapevo solo che
stavo bene al caldo contatto del suo corpo. Mi accarezzò una
guancia mentre mi guardava, sdraiato affianco a me. Quella era una
cosa davvero strana. Se prima ero confusa, ora lo ero molto di più.
Non sapevo il motivo per quella sua reazione ma non me ne feci un
cruccio. In quel momento proprio non ne avevo voglia. Gli avrei
chiesto spiegazioni l'indomani mattina. Lo vidi chiudere lentamente
gli occhi ed addormentarsi. Io continuai ad osservarlo. Non aveva
staccato la sua mano dal mio polso. Aveva solamente allentato un po'
la presa. Non pensai neanche lontanamente di allontanarlo. Stavo bene
così e così volevo rimanere. Chiusi gli occhi inebriata
dal suo profumo, così vicino a me.
------------------------------------------
Ringraziamenti:
_Reset: hihihi, una "fan" addirittura ^^ grazie mille, mi fa davvero piacere ^^ non impazzire! xD
Veronica91: grazie per avermi messo tra gli autori preferiti ^^
Black_DownTH: ahahah, tesoro, non mi sclerare! xD Mi fa piacere di sorprenderti sempre di più ^^ grazie
Ice princess: waaa! Una nuova, grazie mille! ^^
Tiky: grazie tesoro ^^
layla the punkprincess: grasshie! ^^
6Vampire6Girl6: hihihi, devo dire che l'idea di vedere una Sara stronza eccitava! xD cmq preferisco non anticipare nulla sulla fine xD Grazie^^
_Pulse_: hihihi... siiii si... nel profondo le vuole bene ^^ grazie mille!
NICEGIRL: waaaaa, un'altra ancora nuova! *Me è contentissima* sono contenta anche che adori la mia ff ^^ grazie mille!^^
IoNonLoSo: wow! Scrittura chiara e scorrevole, grammatica impeccabile e punteggiatura perfetta? Ma sono soddisfazioni! Grazie davvero! ^^
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Capitolo 12 *** Capitolo 12 ***
capitolo 12
Capitolo
12
Una
piacevole sensazione di calore e di benessere mi invadeva. Non mi
resi conto neanche che stavo sorridendo nel sonno. Un odore per me
meraviglioso non abbandonava il mio olfatto. Aprii gli occhi sapendo
perfettamente a chi appartenesse. La risposta era davanti a me, bella
come il sole, che dormiva beata. Tom sembrava un angelo. Sorrisi
automaticamente. Nella testa mi balenavano mille pensieri diversi ma
in quel momento non volevo pensarci. Volevo godermi a pieno quella
visione dolcissima affianco a me. Lo sentii sospirare leggermente nel
sonno e muoversi impercettibilmente. La sua mano era sul mio polso
ancora ma stavolta la presa si era allentata del tutto. Ciò
nonostante non mi ero allontanata da lui neanche mezzo secondo. Mi
chiesi cosa sarebbe successo al suo risveglio. Per un attimo temei
che la sera prima fosse stato sonnambulo quando mi aveva trascinato
nel letto con lui. Sperai di no. Vidi le sue palpebre tremare appena.
Segno che si stava svegliando. Il mio cuore prese ad accelerare.
Cominciavo a sentire caldo. Troppo caldo. Ancora di più quando
lo vidi aprire appena gli occhi, molto lentamente. Il suo sguardo si
posò sul mio. Stop. Pausa. Ci guardavamo senza dire una
parola, senza muovere un muscolo. Deglutii appena aspettando una
qualche sua reazione ma niente. Poi mi sciolsi quando vidi le sue
labbra distendersi in un lieve sorriso. Rincuorata sorrisi anch'io
sospirando. Mi avvicinai a lui e mi rannicchiai al suo petto, con il
viso sotto il suo mento. Lui mi strinse a sé con le braccia,
sotto le coperte.
-Buon
giorno- sussurrò con la voce ancora assonnata.
-Giorno-
risposi io. Mi diede un bacio sulla testa e, con mio dispiacere, si
allontanò da me per stiracchiarsi.
-Dormito
bene?- mi chiese dopo aver sbadigliato. Io annuii imbarazzata. -Che
ore sono...- borbottò alzando lo sguardo oltre me. -Cazzo, le
undici, alle due dobbiamo essere all'intervista- disse passandosi
svogliatamente le mani sulla faccia. Io ci ero rimasta un po' male.
Non so, forse mi aspettavo di più da lui quella mattina. Forse
mi ero illusa che potesse aver cambiato idea su di me, dato che mi
aveva fatto dormire con lui. Che stupida che ero stata. Sorrisi
amaramente nel vuoto. -Hey, tutto bene?- mi chiese dandomi un
buffetto sulla guancia.
-Sì,
tutto bene- risposi amareggiata alzandomi dal letto. -Vado a
vestirmi- gli dissi uscendo dalla stanza. Mi bloccai di colpo davanti
alla figura che mi si era presentata di fronte, anche quella immobile
a fissarmi.
-Bill...-
sussurrai.
-Ehm,
ciao- mi disse con sguardo indagatore. -Ho le visioni o hai dormito
nella stanza di Tom?- mi chiese perplesso.
-No
no, sono appena entrata per svegliarlo... sai, lui è il solito
ritardatario- gli sorrisi poco convincente.
-Mmm...
vabbè- commentò scendendo le scale. Io sospirai
entrando in camera mia. Mi vestii e poi entrai in bagno per lavarmi
la faccia e i denti. Posai qualche secondo lo sguardo sui miei occhi
riflessi allo specchio. Li trovavo diversi. Sereni. Era inutile, la
vicinanza con Tom mi faceva bene e forse era ora che convincessi me
stessa del fatto che nei suoi confronti forse provavo qualcosa di più
che una semplice attrazione fisica. Uscii dal bagno e sorrisi proprio
a lui che stava venendo nella mia direzione. Mi diede un bacio sulla
guancia ed entrò al posto mio. Mi sentivo arrossita
improvvisamente e mi portai le mani sulle gote imbarazzata
addirittura da me stessa. Scesi le scale ed arrivai in cucina dove
trovai il resto della band e David, seduti a tavola.
-Buon
giorno!- sorrisi sedendomi insieme a loro. Sentivo gli occhi
indagatori di Bill fastidiosamente puntati addosso a me. Sembrava che
dovesse capire se tra me e Tom fosse successo veramente qualcosa
semplicemente guardandomi. Cercavo comunque di far finta di nulla.
-Pronti per l'intervista?- chiesi il più tranquilla possibile.
-Purtroppo
lo dobbiamo sempre essere- commentò Georg che stava
praticamente dormendo sulla tazza.
-Georg,
se vai ancora un po' più giù finisci con il naso nel
caffèlatte- lo avvertii e lui alzò di scatto la testa.
Tutti ridacchiammo e in quel momento entrò in cucina Tom.
-Perchè
ridacchiate senza di me?- chiese facendo il finto offeso e sedendosi
affianco a me. Mi arrivò una ventata di profumo che usava
solitamente ed automaticamente sorrisi.
-Ci
scusi- scherzò Gustav immergendo un biscotto nel latte. Ora
Bill spostava lo sguardo da me a lui. Cominciava ad irritarmi
leggermente.
-Dai,
ragazzi, muovetevi- disse David alzandosi da tavola. I Tokio Hotel
sbuffarono contemporaneamente. Uno ad uno si alzarono anche loro
lasciandomi, fatalità, sola con Tom. D'altronde era arrivato
per ultimo e io decisi di aspettarlo pazientemente. Beveva il suo
caffèlatte mentre io lo osservavo con la coda dell'occhio.
Nella testa continuava a ronzarmi un pensiero: quello di parlargli
della notte prima. Non ero molto sicura che fosse la cosa migliore da
fare ma la mia curiosità arrivava alle stelle.
-Ehm,
Tom- richiamai timidamente la sua attenzione mentre lui si mangiava
un biscotto.
-Dimmi-
rispose lui tranquillo.
-Forse...
forse non è proprio il momento giusto per parlarne, però...
insomma, vorrei sapere perchè... perchè stanotte...-
feci una pausa. In faccia ero diventata bordeaux e non riuscivo a
mettere insieme due semplici parole. Lui mi guardò un attimo e
capì fortunatamente quello che volevo dire. Lo vidi sospirare.
-Piccola,
io...- cominciò ma venne interrotto dall'entrata pimpante di
Bill.
-Fratellino,
muoviti, vatti a vestire che sennò David sclera- annunciò.
Tom alzò gli occhi al cielo e si alzò.
-Ok-
borbottò dandomi un'occhiata e sparendo su per le scale. Io
guardai Bill imbarazzata e sforzai un sorrisetto innocente. Lui mi
guardava con il suo solito sopracciglio alzato e a braccia
incrociate.
-Bill,
non mi guardare così, mi metti in soggezione- non riuscii a
trattenermi.
-No,
il punto è che questa situazione mi confonde. Mi state
nascondendo qualcosa tu e mio fratello?- mi chiese.
-Non
ti stiamo nascondendo nulla, Bill. E sinceramente non so neanche il
motivo per cui tu ti faccia venire tutti questi dubbi- risposi io.
-Non
so. Vi guardate in modo strano- disse pensieroso. Io scoppiai a
ridere piuttosto divertita.
-Andiamo,
Bill, adesso non cominciare ad analizzare ogni singolo sguardo! Ci
guardiamo normalmente, come due buoni amici. Perchè siamo solo
questo: amici. Mi pare di avertelo già fatto questo discorso-
gli dissi alzandomi e uscendo dalla cucina appena in tempo per
evitare altre sue domande micidiali.
*
Quell'intervistatore
doveva avere su di me un effetto soporifero perchè me ne stavo
sgraziatamente stravaccata su una sedia, dietro le quinte, ad
osservare nello studio i Tokio Hotel che rispondevano svogliatamente
alle sue domande. Si parlava sempre delle stesse cose: uscita del
nuovo album, fidanzamenti vari, flirt, eccetera. Dopo un po',
effettivamente, tutti quei discorsi ripetitivi annoiavano. Continuavo
a sbadigliare sperando che quella tortura finisse al più
presto possibile. Mi alzai dalla sedia e scesi le scale arrivando ad
una macchinetta delle bevande. Selezionai un caffè ed attesi.
Sentii dei passi affianco a me. Mi voltai e vidi arrivare una ragazza
in minigonna. Alzai un sopracciglio. Già non mi piaceva.
-Hey-
mi chiamò. Io mi voltai di nuovo verso di lei interrogativa.
-Parli
con me?- le chiesi strafottente.
-Sì,
proprio con te. Come ti chiami?- mi domandò con aria snob.
-Sara,
perchè?- risposi annoiata prendendo il mio caffè
pronto.
-Io
sono Clara, una groupie di Tom-. Il sangue mi arrivò al
cervello ma cercai di mantenere la calma. -Ho visto le foto sul
giornale di te e lui- aggiunse. Io alzai le spalle con
superficialità.
-E
quindi?- chiesi disinteressata, bevendo il mio caffè.
-Beh,
vorrei sapere se voi due state insieme- disse irritata.
-Tesoro,
tu sei l'ultima persona a cui lo verrei a dire- la lasciai sulle
spine voltandomi per tornare al piano di sopra.
-Ci
sei andata a letto? Anche tu sei una groupie?- continuò
imperterrita con le sue domande.
-Senti,
fai prima a dirmi cosa vuoi da me, così la facciamo finita-
borbottai voltandomi di nuovo verso di lei.
-Mi
da fastidio questa cosa che tu stai appiccicata a Tom-.
-Non
è un problema mio allora-.
-Oh
sì che lo è-.
-Oh
no che non lo è. La gelosia è una brutta bestia. Ciao
ciao-.
-Stai
lontana da lui-.
-Sì
sì, come vuoi-. Arrivai al piano di sopra piuttosto
infastidita. Odiavo le persone così. Che voleva quella lì?
Dirmi solo di stare lontana da Tom? Se lo poteva anche scordare. Mi
risedetti su quella sedia scomoda e mi fermai ad osservare Tom che
parlava gesticolando leggermente. Sorrisi. Aveva quel “vizio” e a
me piaceva. No, come si faceva a stare lontani da Tom? In quel
momento non ci sarei mai riuscita. Forse non sarebbero riusciti
neanche a portarmi via di peso da lui. Mi ci stavo affezionando
sempre di più, come a tutti gli altri. Ma con lui c'era un
legame diverso... più “speciale”. A volte ci capivamo
anche con un solo sguardo. Era tempo che cercavo una persona del
genere con cui poter parlare, confidarmi, scherzare... stare bene. I
miei pensieri vennero interrotti dalle voci dei Tokio Hotel più
vicine a me rispetto a prima. Tornai sulla Terra e notai con gran
piacere che avevano finito. Vidi Gustav sbuffare e andarsene in
bagno; Bill che stava a dir poco sclerando perchè gli si era
seccata la gola a furia di parlare, compromettendo così la sua
carriera da cantante; Georg si stava massaggiando le tempie; infine
Tom si era stravaccato con la sua solita “grazia” sulla sedia
dove ero seduta io prima. Mi avvicinai a lui e gli misi una mano
sulla testa piena di cornrows.
-Come
va?- gli chiesi. Lui sospirò.
-Non
ce la facevo più. Questo intervistatore è stato il più
noioso che io abbia mai incontrato in tutta la mia vita- rispose. Io
mi misi a ridere.
-Ah,
allora non faceva da sonnifero solo a me- esclamai. Lui mi guardò
e sorrise facendomi una carezza leggera sulla gamba.
-Certo
che anche te ti divertirai un mondo...- commentò sarcastico.
-Oh
beh, sono andata a prendermi un caffè per sgranchirmi un po'
le gambe. Ah, ho incontrato una tua groupie-.
-Chi?-.
-Una
certa Clara-.
-Ah
sì. Ci hai parlato?-.
-Ehm,
diciamo che ci siamo scambiate un paio di pareri-.
-Cioè?-.
-In
poche parole, lei mi ha detto di stare lontana da te. Perchè
ha visto le foto sul giornale... bla bla bla-.
-Cosa??
Ma quella è pazza... lasciala perdere-.
-Infatti
l'ho liquidata in meno di due secondi-.
-Brava-.
-Tom,
Sara... muovetevi che voglio andare a mettere le chiappe
nell'idromassaggio- esclamò Georg.
-Georg
sembri uno scaricatore di porto- commentò Tom alzandosi dalla
sedia.
-Ha
parlato Mr Finezza- borbottò il bassista.
*
Quella
sera, a cena, David ci aveva proposto una mini-gita alle terme
durante il fine settimana. Pensava che, dati gli ultimi avvenimenti,
potevamo sentirci leggermente sotto pressione. Soprattutto i Tokio
Hotel. E questo non faceva sicuramente bene a loro. Così noi,
ovviamente, avevamo subito accettato la proposta con entusiasmo.
Saremmo partiti l'indomani mattina e tornati quella dopo. Come
programma mi piaceva. Chissà quante cose sarebbero
successe....
-----------------------------------------------
Ringraziamenti:
_Pulse_: aaah, anche tu sei una sentimentalona come me? xD bene bene.. grazie mille! ^^
layla the punkprincess: wow, grazie! ^^
_Reset: hihihi xD sono contenta che sia tra i tuoi preferiti, grazie mille ^^
Scella90: ma grazie! sono contenta quando "sbucano" nuove persone ^^ grazie! ^^
NICEGIRL: ah, spero sia stato lo stesso di tuo gradimento. Cmq grazie ^^
Black_DownTH: ahahah, sono contenta del fatto che ti diverta in certi punti questa ff ^^ Grazieeee! ^^
IoNonLoSo:
hihi, tesoro, sì, scrivere mi viene naturale, poi non lo so se
mi esce bene, come dici tu ^^ cmq sono contenta che lo pansi,
significata tanto ^^ Tom lo descrivo come credo che sia: sotto sotto un
tenerone che non vuole darlo a vedere ^^ Grazie mille ^^
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Capitolo 13 *** Capitolo 13 ***
capitolo 13
Capitolo
13
Tornati
dal viaggio mi sarei dovuta ricordare di far costruire una statua a
David. Mi chiesi se avesse potuto organizzare qualcosa di migliore
delle terme per noi. No! Eravamo tutti eccitati all'idea di
rilassarci per un giorno intero senza interviste, servizi fotografici
e studio di registrazione. Eravamo in limousine che ce la
chiacchieravamo animatamente mentre Saki era alla guida con David
affianco.
-Perchè
non facciamo il gioco della verità?- propose Bill ad un
tratto. Io subito mi irrigidii. Non sapevo il motivo, ma una vaga
sensazione di paura che l'avesse fatto apposta cominciò ad
agitarmi. Che fosse una tattica per scoprire la verità su me e
Tom?
-Ok,
inizio io- disse Georg. -Mmm, domanda per Gustav. Quand'è
stata l'ultima volta che hai fatto sesso?- chiese senza mezzi
termini.
-Ma
questa è perfidia!- esclamai io ridacchiando.
-No
no, è semplice curiosità- mi corresse Georg. -Allora?-
incoraggiò il povero Gustav.
-Ehm,
quattro mesi fa- rispose rosso in faccia. Tutti rimasero a fissarlo
come se avesse detto chissà cosa. Solo a me sembrava una cosa
abbastanza normale? -Oh, sentite, da quando mi sono lasciato con Lusy
con chi pensate che l'abbia fatto?- continuò Gustav.
-Beh,
amico, potevi trovartene una in discoteca- intervenne Tom che mi
irritò parecchio.
-Non
tutti sono arrapati come te, Tom- gli dissi io.
-Ciò
non vuol dire che lui non sia arrapato. Solo perchè non lo fa
non vuol dire che questo lo rende contento- ribattè.
-Effettivamente
proprio contento non lo sono- ammise Gustav in imbarazzo. Io dopo
quell'affermazione mi arresi. -Beh, tocca a me ora- continuò
ripresosi. -Mmm, domanda a Bill. Ti sei mai fatto una canna?-
domandò. Automaticamente tutti posammo lo sguardo sul
vocalist. Lui ci guardò un attimo uno ad uno.
-Una
volta- ammise. Noi spalancammo gli occhi.
-Cosa?!-
emise un acuto Tom che ci fece sobbalzare. -Credo di non aver capito
bene. Tu ti fai le canne e non lo dici a me? Il tuo gemello? Sangue
del tuo sangue! Carne della tua carne!- continuò. Ok, sembrava
stesse cominciando a sclerare.
-Ma
se ho detto che me ne sono fatta una, una sola volta!- ribattè
Bill.
-E
non me lo hai detto!- insistette Tom.
-Beh,
ora lo sai- concluse il vocalist. Tom lo fissava ancora incredulo ma
il fratello decise di ignorarlo. Rabbrividii quando lo vidi posare lo
sguardo su di me. Proprio come pensavo. -Domanda a Sara- annunciò
squadrandomi. Io deglutii forse troppo rumorosamente. Nella testa
continuavo a sperare che non mi ponesse quella fatidica domanda. -C'è
mai stato o c'è qualcosa tra te e Tom?-. Ecco. Bingo. Tombola.
Colpita e affondata. Sentii Tom, affianco a me, cominciare a muoversi
nervosamente anche se impercettibilmente sul posto.
-Non
c'è stata nessuna storia. No- risposi insicura.
-Io
non intendevo una storia- mi corresse Bill. Volevo correre via, prima
che precisasse a cosa si riferisse, che tra l'altro sapevo già.
-Intendevo... baci... sesso... cose di questo tipo- disse
osservandomi attentamente come a voler analizzare una mia qualsiasi
reazione compromettente. Io stavo in silenzio. Stupidamente in
silenzio. Ma non sapevo cosa avrebbe voluto Tom. Lo cercai con lo
sguardo. Lui mi stava guardando piuttosto teso. Vedevo che deglutiva
più volte, osservando il suo pomo d'Adamo che si alzava e si
abbassava. Mi fece un cenno con la testa come per darmi il permesso.
Sperai di aver capito bene.
-Sì-
risposi tremante. A quella prima risposta i Tokio Hotel, escluso
ovviamente Tom, spalancarono gli occhi. -Un bacio- aggiunsi.
-E
come mai non ci avete detto niente?- chiese sorpreso Georg.
-Perchè
non è stato niente di importante. Solo un bacetto innocente e
tutto è morto lì- spiegai tristemente. Sperai che Tom
non se ne accorgesse.
-Ci
voleva così tanto?- sorrise soddisfatto Bill. Io lo guardai
perplessa. -Tutte le volte che ti facevo delle domande negavi e
negavi. Non era più semplice dire sin dall'inizio la verità?-
continuò come se fosse la cosa più semplice del mondo
da assimilare. In effetti lo era ma in quel momento mi sentivo troppo
imbarazzata per capirlo. -Bene. Puoi fare tu una domanda ora-
continuò a sorridere. Aveva raggiunto il suo scopo. Non
aspettava altro che quello. Da una parte mi fece rabbia ma dall'altra
mi divertì parecchio. Alla fine aveva trovato la soluzione al
problema con un semplice giochetto. E bravo Bill. Mi voltai verso Tom
sicura della domanda che gli stavo per fare.
-Tom,
hai mai fatto cilecca?- gli chiesi maliziosa. Lui alzò lo
sguardo indispettito.
-Mai-
confermò. Un “Eeeh!” sarcastico si levò nella
limousine.
*
Eravamo
arrivati da un po' all'hotel delle terme e ci eravamo sistemati nelle
rispettive stanze. Era, nell'inisieme, un posto molto grande ed
esteticamente bello. Ci eravamo dati appuntamento nella hall
dell'hotel. Mi ero infilata il costume e sopra indossai
l'accappatoio. Misi le ciabatte ai piedi ed uscii dalla mia stanza.
Presi l'ascensore e in poco tempo arrivai a destinazione, dove i
Tokio Hotel mi aspettavano sorridenti.
-Andiamo!-
esclamò Bill saltellando. Io e gli altri ridacchiammo
seguendolo. Entrammo in un gran corridoio e ci guardammo attorno non
sapendo da dove iniziare. Era tutto così meraviglioso... alla
fine decidemmo di cominciare da un bagnetto nella piscina con
l'idromassaggio. Mi tolsi l'accappatoio e Tom e Georg mi guardarono
quasi con la bava alla bocca. Io li osservai scettica con un
sopracciglio alzato e mi immersi nell'acqua calda. Sorrisi appena
sentii quel tepore decisamente troppo piacevole. In pochi secondi i
Tokio Hotel mi seguirono. -Mi viene quasi da piangere- disse Bill con
fare teatrale e drammatico.
-A
chi lo dici...- commentò Tom chiudendo gli occhi, appoggiato
con la schiena e le braccia al bordo piscina. Io sorrisi e mi immersi
completamente in acqua nuotando verso di lui. Prima di risalire gli
tirai un pizzicotto sulla coscia, facendolo sobbalzare. Io uscii con
la testa e me lo ritrovai davanti che mi guardava imbronciato. Io
scoppiai a ridergli in faccia. -Mi hai fatto male- borbottò
tirandomene uno sul fianco.
-Ahia!-
esclamai indignata dandogli uno scappellotto in testa. Lui cominciò
a ridere e mi prese per i polsi buttandomi sott'acqua. I Tokio Hotel
intanto se la ridevano osservando la scena. Io lo afferrai per una
gamba e lo portai sotto con me. Una volta tutti e due sott'acqua mi
abbracciò e il mio cuore fece un salto. Quando non avemmo più
aria tornammo a galla. Lui era ancora attaccato a me.
-Che
avete combinato in questi due secondi sott'acqua, porcellini?- ci
chiese Georg con malizia. Io diventai bordeaux mentre invece Tom
stava al gioco.
-Eh,
sapessi, Hobbit- sorrise furbescamente. Io gli tirai uno schiaffetto
sulla spalla. Passato un po' di tempo a chiacchierare, scherzare e
rilassarci, uscimmo dall'acqua intenzionati ad entrare nella sauna.
Una volta dentro Bill fece un respiro strozzato.
-Ma
voi siete matti- esclamò. -Come fate a stare in questa camera
a gas?- chiese incredulo.
-Dai,
Bill, non fare la donnetta- scherzò Gustav.
-Non
è fare la donnetta, è non respirare che è
diverso. Io esco- concluse uscendo.
-Vabbè,
vado a fargli compagnia, poverino- commentò il batterista.
-Sì,
certo, ammettilo che non lo fai per lui ma perchè neanche te
riesci a stare qua dentro, GusGus- lo prese in giro Tom. Lui rispose
con una semplice linguaccia ed uscì. Io, Tom e Georg ridemmo.
-Però
sei stronzo- dissi a Tom. Lui alzò le spalle sorridendo. Mi
soffermai qualche minuto ad osservare il suo corpo gocciolante e
leggermente abbronzato. Deglutii a fatica. Una strana sensazione allo
stomaco continuava a perseguitarmi. Arrossii da sola per gli strani
pensieri che attraversarono la mia mente. Mi detti della pervertita
da sola. Ma non potevo farci nulla se era perfetto quel ragazzo e
mostrava tutto quel ben di Dio proprio davanti a me. Affianco invece
avevo Georg che chiacchierava animatamente con lui.
-Ma
insomma, mi togliete una curiosità? Quand'è che vi
siete baciati?- chiese il rosso a me e Tom. Io guardai Tom
imbarazzata. Lui ricambiò lo sguardo e si schiarì la
voce.
-Ehm,
la sera del film. Quando ve ne siete andati a dormire, io ho
svegliato lei e... ed è successo- rispose Tom tenendo gli
occhi bassi. Aveva paura per caso di guardarmi?
-E
chi ha baciato chi?- si informò sempre più interessato
Georg. Rimanemmo un attimo in silenzio. Volevo che rispondesse Tom,
altrimenti io non avrei fiatato.
-L'ho
baciata io- rispose di nuovo il moro. -Possiamo concluderla qua?-
chiese poi. Io rabbrividii. Gli dava fastidio parlarne. E allora a
me? Possibile che non se ne rendesse conto che io stavo ancora male
per quella cosa? Volevo riuscire a fare qualcosa. Avrei tanto voluto
tornare a quella sera e non essermi staccata mai dal bacio. Lo avevo
capito che tutte le cose brutte che mi aveva detto la mattina
seguente erano per non darmi soddisfazione. Almeno, di quello cercai
di auto convincermi.
-Ok,
io esco- annunciò Georg alzandosi dalla panca. Uscì
dalla sauna e io e Tom rimanemmo da soli. L'aveva fatto apposta quel
razza di hobbit, me lo sentivo! Sentivo gli occhi del ragazzo puntati
addosso a me ma io non osavo alzarlo.
-Mi
guardi?- mi chiese ad un tratto. -Mica ti mangio adesso- aggiunse. Io
lo accontentai e lui mi sorrise. -Non voglio che ci sia altro
imbarazzo tra noi due- continuò con un tono stranamente dolce.
Io annuii. -Andiamo dagli altri?- mi propose poi. Io annuii di nuovo
e lo seguii fuori dalla sauna.
-Voglio
farmi fare un bel massaggino- disse Bill tastandosi le spalle.
-Sai
che non è affatto una cattiva idea?- rispose Georg. Insieme
allora ci incamminammo verso la stanza dei massaggi. Ce n'era una per
i maschi e una per le femmine. Li salutai ed entrai nella stanza
femminile. Mi sdraiai sul lettino a pancia in giù e mi
slacciai il costume. Chiusi gli occhi ed attesi l'arrivo della
massaggiatrice o massaggiatore. Certo, se fosse stato un
massaggiatore, non mi sarebbe dispiaciuto così tanto. Mi
schiaffeggiai mentalmente per quel mio ultimo pensiero. Ad un tratto
sentii delle mani posarsi sulla mia schiena nuda e delle labbra
sfiorarmi il collo. Io spalancai gli occhi, pronta a tirare un
rovescio a chiunque fosse stato, ma mi bloccai all'istante, non
appena sentii la voce di Tom.
-Hey,
non mi uccidere- sorrise divertito.
-Tom-
sospirai. -Mi hai fatto spaventare- sussurrai posando di nuovo la
testa sul materassino e guardandolo. Continuava ad accarezzarmi la
schiena osservandomi sorridendo. Mi venne la pelle d'oca e lui se ne
accorse. Lo vidi abbassarsi e darmi un bacio sull'inizio della spina
dorsale. Delle vertigini mi attraversarono il basso ventre. -Non mi
provocare- lo avvertii. Lo sentii ridacchiare sulla mia pelle e
continuare a scendere con le labbra, percorrendo tutta la mia colonna
vertebrale. Stavo per morire. -Tom!- quasi urlai inarcando la schiena
e alzando la testa. Lui rise staccandosi e guardandomi.
-Sì?-
mi chiese facendo il finto tonto.
-Smettila
o ti salto addosso- mi scappò troppo velocemente. Lui alzò
le sopracciglia sorpreso.
-Davvero
mi salteresti addosso?- mi chiese con un sorrisetto furbo in faccia.
-Salve-
sentimmo una voce alle nostre spalle. Era una massaggiatrice. Appena
in tempo. Ringraziai chiunque mi avesse aiutato. -Ragazzo, ti devo
chiedere di uscire, adesso devo massaggiare la tua fidanzata- sorrise
amabilmente la donna. Io spalancai gli occhi.
-Non
è il mio ragazzo- precisai subito. Tom sorrise e, annuendo,
uscì dalla stanza chiudendo la porta.
-Scusa,
non volevo creare imbarazzo- mi disse la donna cominciando a
spalmarmi l'olio sulla schiena.
-Oh,
tranquilla, non preoccuparti- risposi io.
-Amico
tuo?- mi chiese ancora.
-Già-
risposi.
-E
ti viene dietro- aggiunse. Io spalancai gli occhi senza capire. -Sì,
insomma, si vede- aggiunse.
-Da
cosa?- chiesi.
-Da
come ti guarda- rispose. -Insomma, appena sono entrata me ne sono
accorta. E fidati di me che le ho già passate in 45 anni-
continuò. Io arrossii mentre il cuore cominciò a
battermi forte in petto. -Ti piace?-.
-Abbastanza...
sì-.
-Beh,
fossi in te mi farei avanti-.
-Ormai...-.
-Non
è mai troppo tardi alla tua età-. Io rimasi a
riflettere su quelle sue parole. Forse aveva ragione.
*
Sera
tardi. Io e i Tokio Hotel avevamo finito la nostra giornatina alle
terme. Eravamo tutti piuttosto tristi. Ero in camera mia che stavo
per togliermi il costume quando sentii bussare alla porta.
Incuriosita mi rimisi l'accappatoio ed andai ad aprire. Il cuore
sembrò sfondarmi il petto quando trovai davanti a me Tom. Mi
prese per il polso e mi fece uscire dalla stanza.
-Tom?-
chiesi perplessa. Lui richiuse la porta.
-Vieni-
mi disse trascinandomi delicatamente giù per le scale.
-Ma
dove mi stai portando?- domandai di nuovo incuriosita.
-Adesso
lo vedi- disse lui velocemente. Rientrammo alle terme.
-Tom,
non possiamo, non c'è più nessuno!- esclamai.
-Stai
tranquilla. Hanno lasciato aperto, vieni-. Io lo seguii chiedendomi
cosa volesse fare. Arrivammo alla piscina del giorno stesso.
L'idromassaggio era spento e la vasca al buio, illuminata solamente
da qualche luce intorno, era meravigliosa. Sembrava anche molto
romantica e la cosa mi sorprese. Da Tom non me l'aspettavo proprio.
Lo guardai incredula e lui mi sorrise chiudendo il portone. Mi si
avvicinò e mi slacciò l'accappatoio, togliendomelo. Io
arrossii mentre lui lo lanciò sul un lettino per poi togliersi
il suo. Mi prese per mano e mi fece camminare verso la vasca.
Scendemmo le scalette. L'acqua era ancora piacevolmente calda. Una
volta dentro si voltò verso di me e mi fece avvicinare con la
schiena al bordo piscina. Lui posò le sue mani su di esso, ai
lati delle mie spalle. Mi guardava negli occhi e io non riuscivo a
sostenere il suo sguardo così profondo. Portò una mano
sulla mia guancia sorridendomi. -Ti prego, non fermarmi adesso o non
riuscirò più a tornare indietro- sussurrò e io
quasi sussultai. Il cuore mi accelerava pericolosamente quando lo
vidi avvicinare il suo viso al mio. Sentii il suo respiro veloce
sulle mie labbra che vennero subito intrappolate dolcemente dalle
sue. Sentii la gioia pervadermi completamente. Volevo cominciare a
saltare, a urlare, a ridere come una pazza. Ma allo stesso tempo non
riuscivo a staccarmi da lui. Socchiuse le sue labbra e finalmente,
dopo tanto, sentii la sua lingua cercare la mia. La trovò e
insieme cominciarono una lenta e tenera danza. Mi abbracciò e
io gli avvolsi il collo con le mie braccia e il bacino con le gambe.
Il bacio diventò più passionale. Scese a baciarmi il
collo lasciando dei piccoli morsi ogni tanto che mi fecero
rabbrividire. La sua mano scese ad accarezzarmi il fianco. Continuò
a baciarmi sulle labbra, quando io mi staccai qualche secondo per
riprendere aria. Ci guardammo negli occhi. Era leggermente rosso in
viso. Forse per il calore dell'acqua e per la situazione in sé.
Gli accarezzai una guancia.
-Tom..
perchè l'hai fatto? Insomma.. tu quella mattina...- cominciai.
-Dimenticati
tutto quello che ti ho detto quella mattina. Erano tutte cazzate. Io
in realtà ti ho baciato, quella sera, perchè lo
sentivo. Perchè mi fai uno strano effetto. Perchè mi
piaci..- mi interruppe. Sentivo l'emozione sfiorare le stelle.
-Davvero?-
gli chiesi sorridendo.
-Davvero.
Io... lo sai, sono un tipo orgoglioso. Non sono uno che esterna le
cose e non sapevo come dirtelo- abbassò lo sguardo. Io glielo
rialzai intenerita.
-Non
potevi trovare metodo migliore- gli sorrisi. Lui ricambiò e
posò di nuovo le sue labbra sulle mie dandomi un bacio stampo.
Mi guardò di nuovo.
-Non
diciamolo agli altri però, sennò non finiscono di
stressare. Almeno non ora- mi disse. Io annuii riattaccandomi a lui.
Le sue labbra e il suo piercing, per me, erano come una calamita.
Rimanemmo in acqua a farci delle coccole non seppi per quanto tempo.
Non riuscivo a crederci che stava succedendo veramente. Ero contenta.
Troppo contenta.
-----------------------------
Ringraziamenti:
little_illusionist: waaaa! grazie! sono contenta che ti sia appassionata!
IoNonLoSo:
tesoro, grazie mille, addirittura 2 volte? ^^ mi fa piacere. cmq su msn
ti ho aggiunta, su facebook ce ne sono 2 e non so quale sei ^^
NickyPrincesslOve: ahahahah! grazie mille Nicky ^^ *Me contenta*
layla the punkprincess: hihihi... x il momento su questa Clara non dico nulla... si vedrà! (non sparisce dalla ff!) grazie mille! ^^
_Pulse_: hihi, grasshie ^^
Ice princess: grazie mille!
6Vampire6Girl6: ahahah, questo Bill metterebbe soggezione a tutti xD Grazie ^^
xoxo_valy: grazie! x me è importante che io sia riuscita a creare bene i personaggi, meno male ^^ grazie mille!
_Reset: oddio, xk la barbona? o.O
|
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Capitolo 14 *** Capitolo 14 ***
capitolo 14
Capitolo
14
Inutile
dire che quella notte non avevo chiuso occhio per l'ennesima volta.
Solamente per un motivo diverso. Finalmente non ero riuscita a
dormire per la serenità invece che per la tristezza. Mi alzai
dal letto con il sorriso in faccia. Saremmo dovuti tornare allo
studio di registrazione e non vedevo l'ora di trovarmi Tom davanti.
Mi vestii alla velocità della luce, quando sentii bussare alla
porta. Io andai ad aprire e mi illuminai in un enorme sorriso.
Proprio la persona che aspettavo ce l'avevo di fronte che mi
sorrideva. Entrò in camera mia e richiuse la porta. Mi prese
il viso tra le mani e mi baciò.
-Buon
giorno- sussurrò sulle mie labbra.
-Giorno-
risposi, ancora leggermente in coma.
-Sai
che sono già tutti di sotto? Purtroppo dobbiamo andare- mi
sorrise accarezzandomi le mani, strette fra le sue. Io sbuffai.
-Uffa...-
borbottai. Lui ridacchiò e mi diede un altro bacio stampo.
-Ti
aspetto giù- mi disse poi uscendo dalla stanza. Io sospirai
mentre il cuore mi batteva forte. Presa da un'improvviso momento di
sclero, cominciai a saltellare per tutta la stanza. Possibile che
quel ragazzo riuscisse a farmi quell'effetto?? Mi fermai e mi
ricomposi. Mi diedi un'ultima sistemata davanti allo specchio e poi
uscii da camera mia. Scesi in ascensore e, una volta raggiunta la
hall, trovai tutti i Tokio Hotel insieme a David e Saki. Ridiedi le
chiavi della mia stanza alla segretaria e li raggiunsi.
-Buon
giorno, Sara!- esclamò sorridente Bill. Io lo guardai
perplessa.
-Buon
giorno, Bill- risposi con un sorriso.
-Dai,
andiamo, ragazzi- annunciò David uscendo dall'hotel. Lo
seguimmo fino alla limousine. Salimmo tutti a bordo e Saki mise in
moto.
*
Quel
pomeriggio avevo deciso di preparare una torta per tutti quanti. Non
sapevo perchè quello schizzo. A dire il vero forse lo sapevo.
Quando ero contenta per qualcosa cominciavo a cucinare. Per com'ero
contenta in quel momento avrei dovuto preparare un intero buffet. Mi
ero chiusa in cucina lasciando fuori, sulla porta, una cartello con
su scritto “Vietato entrare. Chi entra lo infilo nel forno a
microonde”. Pensavo che quella minaccia potesse andare bene.
Ovviamente tutti si tenevano ben lontani dalla cucina. Sapevano che
io ero un tipino mica tanto tranquillo. Bastava ricordare l'ultima
litigata con Tom. Stavo impastando tutto quanto, quando sentii il
cellulare vibrare. Lo tirai fuori dalla tasca alla meno peggio
cercando di non sporcarlo e lessi il messaggio.
“Sai
che mi attizzano un casino le ragazze in cucina? Bacio”
Io
sorrisi scuotendo la testa. Tom era il solito. Decisi di
rispondergli.
“Sta
lontano dalla cucina, SexGott. Il forno a microonde è pronto
per essere messo in funzione”
“E
se per caso entrassi dalla finestra?”
Lessi
perplessa quell'ultimo messaggio e sentii un paio di colpi sul vetro.
Alzai lo sguardo e trovai in giardino Tom che fumava una sigaretta e
mi guardava sorridendo furbescamente. Io scoppiai a ridere.
-Vattene-
lo avvertii. Lui buttò la sigaretta ed aprì la
finestra. -Tom, il forno è caldo abbastanza- continuai
puntandogli il cucchiaio in legno contro.
-Anche
io sono caldo- sorrise malizioso torturandosi il piercing al labbro,
dopo essere entrato. Io spalancai gli occhi. Avevo capito tardi quel
doppio senso.
-Tom!-
esclamai indignata, indietreggiando. Lui ridacchiò
avvicinandosi sempre di più.
-Sì?-
mi chiese.
-Sei
un brutto maniaco pervertito- risposi con la schiena contro il frigo.
Lui era a due millimetri di distanza da me ormai.
-Se
essere particolarmente attratti da una ragazza col grembiule vuol
dire essere dei brutti maniaci pervertiti... ti do ragione- sussurrò
avvicinandosi al mio viso mentre io mi girai dall'altra parte. Mossa
sbagliata dato che posò le sue labbra sotto il mio orecchio,
sul collo. Una scarica elettrica mi percorse tutta la spina dorsale.
-Tom..-
balbettai. Lo sentivo sorridere sulla mia pelle mentre continuava a
baciarmi. -Dai, se entra qualcuno...- continuai a fatica.
-Ma
sei hai messo un cartello minaccioso fuori dalla porta...- rispose
risalendo sul mio mento.
-Ma
se tutti sono come te... non si faranno problemi ad entrare- ribattei
neanche troppo sicura dato che i baci di Tom mi stavano mandando
letteralmente fuori di testa.
-Io
sono io... ho l'esclusiva...- finalmente arrivò sulle mie
labbra che baciò con passione infinita. Stavo cedendo. Me lo
sentivo. Ma non potevamo. Gli altri erano a pochi metri di distanza
da noi. Potevano entrare da un momento all'altro... potevano sentire.
Sentii Tom infilare una mano sotto la mia maglietta ma riuscii ad
allontanarlo appena in tempo. Mi guardò con degli occhi da
cucciolo.
-Tom,
dai, non ora... non con loro in casa, non ci riesco- dissi col cuore
a mille. Dovevo ammettere che quella situazione cominciava a piacermi
e non poco ma effettivamente avremmo fatto una figura di merda se
fossero entrati in un certo momento.
-E
va bene, per sta volta hai vinto tu- mi sorrise dandomi un bacetto
piccolo e allontanandosi. Osservò la mia opera d'arte non
ancora terminata sul tavolo. -Stai facendo una torta?- mi chiese
sorridendo. Io spalancai gli occhi.
-Fuori!-
cominciai a urlare spingendolo dalla schiena verso la finestra. Lui
rideva di gusto mentre io cercavo di buttarlo fuori. -Brutto
guastafeste rovina-sorprese!- esclamai di nuovo abbassando il vetro.
Lui ci stampò un bacio sopra, lasciandoci lo stampo appannato
e scappò via. Io scossi la testa e tornai all'impasto sul
tavolo. Arrossii ripensando a qualche minuto prima. Sinceramente, non
avrei mai voluto fermarlo ma sembrava che quel ragazzo lo facesse
apposta a scegliere sempre i momenti meno adatti. Finii l'impasto e
lo versai in una scodella in alluminio che infilai in forno. Regolai
la temperatura ed incrociai le dita sperando che uscisse fuori
qualcosa di commestibile. Aprii lo sportello della spazzatura e presi
il sacchetto ormai pieno. Uscii dalla cucina e vidi Bill, Georg e
Gustav seduti sul divano che mi guardarono incuriositi. -No, non
potete ancora entrare- dissi loro minacciosa. Aprii la porta di casa
ed uscii in strada per buttare la spazzatura nel cassonetto di
fronte. Appena mi girai per tornare dentro spalancai gli occhi e mi
pietrificai. Vidi un uomo a me troppo familiare che si guardava
intorno. Sembrava cercasse qualcosa, o meglio, qualcuno. Sentii la
paura cominciare a crescere dentro di me e, appena si girò un
attimo dall'altra parte, spiccai una corsa verso casa. Entrai
velocemente sbattendo la porta, facendo spaventare i Tokio Hotel.
Corsi su per le scale senza accorgermi di aver quasi travolto Tom che
stava scendendo.
-Hey?-
mi chiese guardandomi perplesso mentre salivo senza dire una parola.
Mi inseguì e mi prese per il polso. Io mi sfilai
scorbuticamente dalla sua presa ed arrivai al piano di sopra. Lo
sentivo venirmi dietro. -Fermati, Sara, che è successo?-
continuò a chiedermi. Io arrivai in camera mia e mi buttai sul
letto nascondendo le lacrime che stavano scivolando sulle mie guance.
Lui mi raggiunse e chiuse la porta. Mi si avvicinò e si sdraiò
affianco a me accarezzandomi i capelli. -Piccola, mi spieghi che è
successo?- mi chiese preoccupato. Mi sentì singhiozzare
lievemente nonostante io cercassi di nasconderlo. -Ti ho visto
rientrare a casa sconvolta- continuò sussurrando.
-Tom..-
balbettai senza controllare le lacrime.
-Dimmi-
rispose continuando ad accarezzarmi la testa.
-Fuori...
fuori c'era... mio...- non riuscivo a pronunciare quella parola. -Mio
padre- conclusi ricominciando a singhiozzare.
-Cosa?!-
esclamò Tom con gli occhi spalancati. -E cosa ci faceva lì
fuori?!- continuò alterato.
-Non
lo so! Sembrava cercasse qualcuno... Tom, secondo me ha visto tutto
sul giornale! È venuto a cercarmi qui, me lo sento! Cosa
faccio?!- continuai disperata.
-Hey,
piccola, adesso cerca di calmarti. Non sa che sei qui... magari se ne
andrà presto. Basta non uscire di casa- cercò di
tranquillizzarmi ma io non ci riuscivo.
-Tom,
io non voglio tornare a casa da lui, lo odio... e odio mia madre!-.
-Tu
non ci torni a casa. Anche se ti dovesse trovare, sarebbe l'ultima
cosa che gli farei fare portarti via-. Io mi strinsi a lui. -Piccola,
mi dispiace così tanto. È tutta colpa mia. Aveva
ragione David... se non avessi insistito tanto per uscire, a
quest'ora tu non staresti così male- sussurrò afflitto.
-Tom...
non importa. Se doveva succedere succedeva in qualsiasi altro modo.
Non mi importa più dello scoop sul giornale. Voglio solamente
che non mi lasci sola- dissi. Lui mi strinse ancora più forte
a sé.
-Non
lo farei mai-.
*
Ero
seduta a tavola con i Tokio Hotel con una faccia da funerale. Accanto
a me Tom mi stringeva la mano, sotto il tavolo per non farsi vedere
dagli altri. La torta era andata a farsi benedire. Era diventata
color carbone e avevamo dovuto buttarla. Ma quello era il problema
minore. Non avevo spiccicato parola per tutto il tempo e i Tokio
Hotel non osarono dire nulla. Mangiavano tutti in silenzio mentre io
non avevo neanche toccato cibo. Tom continuava ad accarezzarmi la
mano chiusa nella sua, appoggiata sulla sua gamba.
-Sara,
mangia qualcosa, non hai toccato nulla- provò ad un tratto
David. Io scossi la testa senza alzare lo sguardo dal mio piatto
vuoto. -Ma è successo qualcosa?- chiese di nuovo.
-David,
non sta bene una ragazza con questa faccia e che non tocca cibo-
intervenne Tom infastidito. Il manager non aggiunse altro. -Possiamo
rimandare l'intervista di domani?- chiese di nuovo dopo un po'. David
per poco non si strozzò. Cominciò a tossire e bevve
subito un sorso d'acqua, mentre Gustav gli dava delle pacche sulla
schiena. Una volta ripresosi guardò allucinato Tom.
-Stai
scherzando spero- disse incredulo.
-Mai
stato più serio. Potrebbe stare male uno di noi- rispose Tom
con un'alzata di spalle.
-No
Tom. Spiegami il motivo per cui lo dovrei fare-.
-Non
ho voglia di rispondere alle solite domande domani-.
-Ma
tu stai andando fuori di testa, ragazzo mio. Si può sapere che
cazzo hai in questo periodo? Sembra che non te ne freghi più
niente del tuo lavoro!-.
-Non
è che non me ne frega più niente del mio lavoro! Se per
una volta saltiamo un'intervista, non è mica la fine del
mondo!-.
-Tom,
basta con queste assurdità-. Sentivo la mano di Tom tremare ma
non si staccava dalla mia. Anzi, la stringeva sempre più
forte. Lo vidi arrendersi ed abbassare anche lui lo sguardo sul suo
piatto. Era nero, si vedeva. -Io me ne vado a dormire. A domani
mattina- disse David marcando quelle ultime parole mentre guardava
Tom. Il ragazzo lo fissava arrabbiato senza rispondere. David uscì
dalla cucina.
-Tom,
ma che ti è preso?- chiese Bill.
-Non
mi è preso nulla- rispose il fratello senza guardarlo.
-Non
ci stai più con la testa- commentò Georg.
-Finitela
cazzo! Voi non sapete niente!- urlò lasciandomi la mano ed
alzandosi da tavola per poi sparire su per le scale. Io non mossi un
muscolo e continuavo a non guardare nessuno.
-Sara,
si può sapere cos'avete tu e Tom? Avete litigato di nuovo?- mi
chiese Bill scocciato. Io scossi la testa. -E allora?- continuò.
Io alzai le spalle in silenzio. -Oh, ma insomma, si può sapere
che avete tutti?! Tom sta uscendo di testa, l'altra non parla! Io mi
sono rotto le palle!- esclamò in fine alzandosi anche lui e
uscendo dalla cucina. Georg e Gustav si scambiarono uno sguardo
incerto e poi lo posarono su di me interrogativi. Io li osservai
qualche secondo come ad aspettare una qualche loro domanda.
-Ehm...-
cominciò Gustav imbarazzato. -Sai qualcosa che noi non
sappiamo? Intendo... su Tom- mi chiese.
-Tom
non ha nulla- risposi.
-E
perchè adesso fa così?- domandò di nuovo.
-Semplicemente
perchè è stanco, come tutti voi. Sarà un momento
di crollo suo- feci la finta tonta, sempre mogia.
-Mah-
borbottò Georg. -Io vado a parlare con Bill- disse alzandosi
da tavola.
-E
tu, Sara?- mi chiese Gustav, una volta soli. Io rialzai lo sguardo su
di lui. -Come mai stai così?-.
-Niente,
Gustav- sforzai un sorriso. -Ti dispiace se vado in camera mia?- gli
chiesi poi. Lui scosse la testa. Io mi alzai ed andai verso di lui.
Gli schioccai un bacio sulla guancia ed uscii dalla cucina. Salii le
scale e, invece di entrare nella mia stanza, entrai in quella di Tom.
Era sdraiato a pancia in su, con un braccio sulla fronte, che
guardava disinteressato il soffitto. Richiusi la porta e mi avvicinai
a lui e mi sdraiai sopra abbracciandolo. Lui mi avvolse la schiena
con le sue braccia mentre io le feci passare sotto la sua schiena. La
testa appoggiata sotto il suo mento ed ascoltavo i suoi battiti
regolari. -Tom, non ti preoccupare per domani. Tranquillo- gli
sussurrai. Lo sentii sospirare pesantemente accarezzandomi la
schiena.
-Io
non ti voglio lasciare sola in casa e nemmeno farti uscire- rispose.
-Lo
so, Tom... ma non puoi rinunciare al tuo lavoro per questo. Hai
sentito David e tutti gli altri. E poi comunque non voglio io, punto.
Non mi va di essere la causa di tutto quanto- continuai.
-Tu
non sei la causa di tutto quanto, piccola- sussurrò alzandomi
il mento verso di lui. Ci baciammo dolcemente. Di nuovo quella
scarica elettrica... di nuovo quell'emozione che mi faceva
dimenticare tutto quanto. Tutti i problemi, tutte le mie ansie. Mi
bastava solo un contatto con lui. Solo quello. Continuava a baciarmi
sempre più preso dalla situazione, facendomi sdraiare sotto di
lui. Mi si mise sopra accarezzandomi con le mani sotto la maglia.
Forse non dovevamo neanche in quel momento ma io non ce la facevo a
fermarlo. Lo volevo forse quando lui voleva me. Con la bocca scese
sul mio collo lasciando delle piccole macchiette rosse. -Un attimo-
sussurrò accaldato, alzandosi ed andando a chiudere la porta a
chiave. Tornò da me e mi si sdraiò di nuovo sopra. Mi
sorrise dolcemente e riattaccò le sue labbra alle mie. Io feci
vagare le mie mani tra i suoi cornrows e sulla sua schiena, sotto la
maglia XXL. Si alzò un attimo con il busto e se la tolse
buttandola a terra. Io lo osservai estasiata. Il suo fisico mi faceva
a dir poco impazzire. Gli accarezzai gli addominali mentre lui mi
slacciava i pantaloni, baciandomi sul collo. Me li sfilò
facilmente e questi andarono a fare compagnia alla sua maglia, sul
pavimento. Mi sorrise di nuovo. Avevo il cuore a tremila. Era una
cosa troppo dolce, lo sentivo e lo vedevo nei suoi occhi. Mi tirò
su la maglia, facendo attenzione a non farmi male. Nel mentre mi
baciava i lievi addominali che avevo provocandomi dei brividi al
basso ventre. Risalì sul mio collo lasciando una scia umida di
baci mentre io gli slacciavo la cintura dei jeans oversize. Quel
piercing mi mandava in estasi. Lo sentivo dappertutto. Ovunque lui
posasse le sue labbra. Era una cosa che mi faceva diventare
letteralmente pazza. Riuscii a togliergli i pantaloni con il suo
aiuto e già potei notare che i boxer erano diventati di
troppo. Prese a mordicchiarmi le labbra mentre mi slacciava il
reggiseno. Non avevamo più detto mezza parola. Non ce n'era
bisogno. Si allungò sopra di me verso il comodino ed aprì
il cassetto tirandone fuori un preservativo. Sentivo l'agitazione
crescere alle stelle. Glielo dovevo dire o no? Glielo dovevo dire o
no?! Stava per tirarmi giù gli slip quando gli afferrai i
polsi. Lui, affannato, mi guardò incuriosito. -Piccola, che
succede?- mi chiese con un leggero fiatone. I miei occhi si
inumidirono appena.
-Tom,
io... non l'ho mai fatto- sussurrai imbarazzata. Lui mi guardò
ancora qualche secondo, come a voler analizzare le mie parole. Poi mi
sorrise dolcemente accarezzandomi una guancia.
-Tranquilla...-
sussurrò baciandomi sulle labbra. Io mi rilassai lasciandogli
i polsi, permettendogli di togliermi l'ultimo indumento di troppo. Il
cuore sembrò sfondami il petto quando lo vidi togliersi i
boxer e infilarsi il preservativo. C'eravamo.. qualche secondo e io
sarei cambiata... sarei cresciuta. Avrei raggiunto una tappa e mai
più sarei potuta tornare indietro. Ma ero serena. Guardai Tom
negli occhi. Volevo godermi a pieno quel momento che mai più
sarebbe tornato. Lui mi strinse le mani, ai lati della mia testa e,
baciandomi sulle labbra, entrò in me con dolcezza infinita. A
quel contatto sussultai trattenendo il respiro. Un dolore acuto mi
stava attraversando il ventre ma strinsi i denti e cercai di non
pensare a nulla. Anzi, di pensare solo ed esclusivamente a lui, a
Tom. Si fermò prima e mi guardò qualche secondo per
assicurarsi che stessi bene. Gli sorrisi e lui, ricambiando il
sorriso, cominciò a spingere piano. Ogni tanto facevo delle
smorfie di dolore ma mi riprendevo subito. Quella era una sensazione
del tutto nuova per me. Sentivo il cuore che stava per scoppiarmi in
petto. Forse era quello che avevo sempre aspettato stando con Tom.
Baciandomi il collo, accelerò lievemente. Sospirava sulla mia
pelle e la cosa mi mandava ancora di più fuori di testa. Le
sue mani sempre strette alle mie. Mi mordicchiò la pelle sotto
l'orecchio facendomi ancora rabbrividire. Le sue spinte diventarono
sempre più decise e io cominciai a gemere, una volta
abbandonato completamente il dolore. Arrivai ad un punto in cui
sentivo solo un piacere a me sconosciuto al basso ventre. Sentii
caldo. Stavo sudando e anche Tom, che aveva la sua pelle umida
completamente a contatto con la mia. Portai le gambe attorno ai suoi
fianchi e gemetti più forte. Per non farmi sentire dagli altri
mi tappò la bocca con un bacio dando un'ultima spinta che mi
fece venire. Lui lo fece quasi contemporaneamente a me, solamente
qualche secondo dopo. Si lasciò cadere a peso morto su di me
con il fiatone. -Ti adoro- sussurrò a fatica. Io gli
accarezzai i capelli.
-Non
sai quanto ti adoro io- risposi sorridendo serena. Lui si alzò
un attimo per togliersi il preservativo e buttarlo e tornò a
sdraiarsi accanto a me. Mi abbracciò e sospirò
chiudendo gli occhi. Quella era stata senza dubbio la serata più
bella della mia vita...
---------------------------
little_illusionist: hihih, grazie mille ^^ (non diventarmi una barbona, x favore xD)
xoxo_valy: grazie mille, sei molto carina ^^
NICEGIRL: bello vedervi curiose xD Grazieee! ^^
Tiky: ahahah, questi scleri xD cmq non ti preocupare x i commenti. grazie mille ^^
Ice princess: grazie mille!
IoNonLoSo: grazie ^^ su fb ti ho aggiunta ^^
NIckyPrincessThlOve:
tesoro preferisco postare un capitolo alla volta ^^ cmq non ti
preoccupare xk, come vedi, posto velocemente, forse anche troppo xD mi
fa piacere cmq sapere che addirittura prima di dormire pensi alla ff!
grazie ^^
_Pulse_: hihi, grazie... sapevo che a una sentimentalona come te sarebbe piaciuto ^^
layla the punkprincess: wow, ti sei sciolta! hihi, grazie ^^
Black_DownTH: ahahah! che entusiasmo! sono contenta! grazie mille ^^
|
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Capitolo 15 *** Capitolo 15 ***
capitolo 15
Capitolo
15
Vi
è mai capitato di svegliarvi al mattino e dire a voi stessi
“Cavolo, sono piena di problemi, ma con questa persona sarà
tutto più semplice”? A me sì. Mi era bastato aprire
gli occhi e trovare davanti a me il viso rilassato ed addormentato di
Tom. Lui riusciva a farmi pensare positivo a tutto. Compreso a mio
padre. Mi sentivo strana quella mattina. Mi sentivo diversa. Anche
nei suoi confronti. Mi sentivo più legata a lui in qualche
modo e forse era normale dopo quello che era successo la sera prima.
Ora, lo vedevo come un pezzo importante della mia vita, e lo era. Non
me lo sarei dimenticato. Era stato la mia prima volta. Come avrei
fatto a dimenticarmelo? Gli accarezzai il viso. Mi bastava rimanere a
contemplarlo in silenzio. Avrei potuto vivere solo di quello. Sorrisi
quando vidi i suoi occhi aprirsi lentamente. Una scena del genere
l'avevo già vista, poche sere prima. Era sempre uno
spettacolo. Dolce... era dolce. Quando posò lo sguardo
assonnato sul mio, sorrise anche lui.
-Amore...-
sussurrò. Il mio cuore fece un salto.
-Come..
come mi hai chiamato?- gli chiesi incredula. Credevo di aver capito
male.
-Amore-
ripetè lui tranquillamente. Io sorrisi stringendomi a lui che
mi cullò tra le sue braccia. Mi diede un bacio sulla fronte.
-Come stai?- mi chiese dopo un po'.
-Benissimo-
risposi sorridendo. Mi diede un altro bacio sulle labbra, quella
volta. -Tom, hai l'intervista- gli ricordai.
-Mmm,
sei perfida- borbottò nascondendo il viso sul mio collo. Io
ridacchiai.
-No,
non sono perfida. Ti ricordo solo il tuo lavoro- risposi.
-Che
comincio a odiare-.
-No,
non è vero-.
-Beh,
le interviste sì però-.
-Quello
è normale. Quasi tutti le odiano-. Si stiracchiò, poi
sbadigliò lievemente e si rimise nella stessa posizione di
prima, attaccato a me. -Tom, ti devo trascinare giù dal
letto?- gli chiesi divertita. Lui scosse appena la testa senza
muoversi. Io sospirai e gli accarezzai i cornrows. Sentivo la sua
mano che si muoveva lieve sul mio fianco nudo. Alla fine decise di
alzarsi. Una volta fuori dal letto arrossii guardandolo interamente
come mamma lo aveva fatto. Lo vidi prendere dei boxer puliti dal
cassetto e infilarseli. Cercai di distogliere lo sguardo. Lui se ne
accorse e sorrise.
-Adesso
ti vergogni?- mi chiese tranquillamente.
-No-
borbottai. Lui rise.
-Sì!
Ti vergogni... va che sei proprio strana. Riesci ad imbarazzarti
anche dopo ieri sera- commentò.
-Che
c'è di così strano?- mi difesi risentita.
-Niente,
solamente.. non dovresti. Non c'è niente che non hai visto o
che io non ho visto- rispose malizioso.
-Ma
vedi!! Lo fai apposta!- esclamai alzandomi le lenzuola fin sopra la
testa. Lo sentii salire sul letto, vicino a me. Prese gli angoli
delle lenzuola e mi scoprì il viso dandomi un bacetto sulle
labbra.
-Scemotta-
sorrise. -Dai, alzati e vestiti che se ti beccano in camera mia è
la fine- disse poi alzandosi per continuare a vestirsi. Io sbuffai e
mi infilai sotto le coperte per recuperare i miei slip che erano
finiti in fondo al materasso. Me li infilai. Poi Tom mi lanciò
il reggiseno e mi rimisi anche quello. Scesi dal letto. Tom si stava
sistemando la fascia sulla testa, davanti allo specchio. Lo
abbracciai da dietro e gli diedi un bacio sulla schiena. Poi lo
guardai sul riflesso dello specchio. -Non sono tranquillo- borbottò.
-Lo
so- risposi. -Ma ti ho detto di non preoccuparti. Sicuramente la
porta non la apro- aggiunsi.
-Sì
ma se tuo padre è ancora là fuori e mi riconosce sei
nella merda. E succederebbe lo stesso se uscissi tu. Che palle! Che
situazione, cazzo!- esclamò. Io gli accarezzai le braccia.
-Sai
che sembri quasi più nervoso te?- gli chiesi sorridendo. Lui
si girò verso di me con il broncio. Io scoppiai a ridere.
Sembrava un bambino! Era dolcissimo! -No! Ti dovrei fare una foto!-
esclamai divertita.
-Ridi
ridi... come fai a stare così tranquilla...- borbottò a
braccia conserte.
-Sto
tranquilla grazie a te- risposi. Lui mi guardò interrogativo
ma io gli feci segno di lasciar perdere.
-Vestiti
se non vuoi che ti salto addosso di nuovo- disse poi voltandosi di
nuovo verso lo specchio. Io risi e mi infilai pantaloni e maglietta.
-Mi aspetti di sotto?- mi chiese poi. Io annuii dandogli un bacio
stampo e uscendo con circospezione dalla sua stanza. Non c'era
l'ombra di nessuno fortunatamente, soprattutto di “Bill, il
detective”. Corsi in camera mia e mi cambiai l'intimo. Poi andai in
bagno per lavarmi denti e faccia e scesi le scale arrivando in
cucina.
-Giorno-
dissi appena entrata. Bill era imbronciato come il fratello, seduto
al tavolo mentre fissava il vuoto davanti a sé. Doveva
avercela ancora per la sera prima, a cena. Io alzai gli occhi al
cielo, piuttosto scocciata. Feci finta di nulla e presi la tazza. Mi
postai di fronte a lui senza spiccicare parola. Lui neanche mi
guardava. Mi aveva letteralmente ignorato. Sbuffai e decisi di
parlare. -Senti, Bill, ti stai comportando come un bambino,
lasciatelo dire- commentai mentre lui alzò lo sguardo su di
me.
-Ma
tu pensi che sia così semplice?- mi chiese. Io lo guardai
senza capire. -Insomma, mio fratello sta dando i numeri.. ne va del
nostro lavoro! E tu mi vieni a dire che mi comporto come un bambino?
Ma almeno ti rendi conto della gravità?- continuò.
-Oh,
Bill, non è così grave la cosa. Neanche avesse detto
“voglio smettere di fare questo lavoro”. Ha solamente chiesto un
giorno libero, ma puoi stare tranquillo. Verrà all'intervista-
ribattei.
-Certo
che verrà! David gli spara nelle chiappe se non lo fa!-.
-Questa
è una teoria molto discutibile-.
-Buon
giorno gente!- esclamò Georg una volta entrato in cucina. Io
lo salutai sorridente e poi mi avvicinai alla finestra, una volta
finito di bere dalla mia tazza. Un'espressione improvvisamente cupa e
preoccupata si era impossessata del mio viso. Guardai al di là
del vetro, scrutando attentamente la strada. Non c'era. Per il
momento potevo stare tranquilla. -Tom?- chiese Georg.
-Arriva-
dissi continuando a guardare fuori dalla finestra.
-Che
hai?-.
-Eh?
Niente, tranquillo-. Proprio in quel momento venni salvata da
eventuali domande grazie all'arrivo di Gustav e Tom. Quest'ultimo mi
sorrise eloquente. Vidi Bill fulminare il fratello.
-Buon
giorno Georg. Buon giorno Bill- disse Tom, marcando quell'ultimo
nome. Il gemello lo ignorò. -Bill, non riesci a tenermi il
muso per più di due ore...- commentò poi sarcastico. Io
soffocai una risatina osservando la reazione di Bill. Eccolo che
sbuffò facendo un sorrisetto. Tom lo ricambiò
soddisfatto e avvicinandosi per prendere una tazza. Nel mentre mi
fece una carezza sul fianco. Poi si andò a sedere. -David?-
chiese.
-Ci
sta aspettando in macchina. Dice che è incazzato- rispose
Georg.
-Io
non lo capisco quell'uomo- commentò Tom. In pochi minuti
finirono di fare colazione e tutti uscirono di casa salutandomi.
Tutti tranne uno. -Ti prego, non aprire, non uscire. Qualsiasi cosa
chiamami, anche durante l'intervista, non mi interessa- mi raccomandò
Tom ansioso. Tutta quella sua preoccupazione nei miei confronti mi
piaceva particolarmente. Mi faceva sentire piuttosto importante per
lui, in un certo senso. Io gli sorrisi.
-Tranquillo-
sussurrai. Poi ci guardammo un attimo intorno per vedere se ci fosse
qualcuno appostato a controllarci. Velocemente ci scambiammo un
bacio. Lui uscì dalla porta chiudendola a chiave. Mi avevano
lasciato un doppione. Io sospirai tornando in cucina per lavare tutte
le tazze che avevano lasciato. Solo Gustav lavava sempre la sua, ma
perchè era sempre mattiniero. Gli altri finivano tardi di
mangiare e, inevitabilmente, mi lasciavano da lavare quando dovevano
uscire di fretta. A me, tuttavia, non dispiaceva. Se una cosa era
per loro, la facevo volentieri.
*
Ero
stravaccata sul divano a guardare la tv. Sinceramente non sapevo che
fare. In altre occasioni sarei stata insieme ai Tokio Hotel, ad
assistere ad una loro intervista. Ma date le circostanze, quel giorno
non si poteva proprio fare. Almeno finchè non fossi stata
sicura al cento per cento che mio padre se ne fosse andato. Solo al
pensiero rabbrividii. Ad un tratto il mio cuore prese ad accelerare
non appena sentii un rumore fuori di casa. Mi alzai dal divano e, con
l'ansia alle stelle, mi avvicinai al vetro affianco alla porta. Mi
affacciai appena. Non c'era nessuno. Abbassai lo sguardo incuriosita
quando vidi una figura muoversi. Rimasi sorpresa vedendo che si
trattava di un gattino. Riflettei due secondi sulle cose che potevo
fare. Non potevo aprire la porta ma allo stesso tempo mi dispiaceva
lasciare quell'esserino lì da solo. Sospirai lasciandomi
guidare per l'ennesima volta dal cuore. Presi le chiavi ed aprii la
porta di casa.
-Hey-
sussurrai al gattino, sorridendo. Mi abbassai verso di lui e
porgendogli una mano, cercando di avvicinarlo. Lui mi guardava
impaurito. Cominciai ad accarezzarlo per tranquillizzarlo. -Piccolo,
che fai qui? Vieni dentro. Se lo sanno gli altri mi ammazzano- dissi
prendendolo in braccio.
-Ti
ho trovata-. Il gelo. Ero rimasta immobile con gli occhi spalancati.
Ma non avevo il coraggio di alzare lo sguardo. Il gattino mi scivolò
a terra e questo corse lontano. In quel momento del gattino me n'ero
completamente scordata. Non volevo alzare lo sguardo. Avevo paura.
Quando posai lo sguardo, lentamente, davanti a me non sapevo se
avessi voluto urlare e scappare. Se avessi voluto uccidere quella
persona. Se avessi voluto urlarle contro tutto quello che sentivo
dentro, che mi perseguitava. Avevo “disubbidito” a Tom e ora ne
dovevo pagare le conseguenze.
-Cosa
vuoi? Cosa ci fai qua?!- esclamai tremando dalla testa ai piedi.
-Sì
da il caso che sono tuo padre- rispose quell'uomo così
viscido. La puzza di alcool arrivava fino a me, nonostante mi tenessi
a debita distanza da lui.
-No,
non lo sei- risposi freddamente.
-Smettila
di dire cazzate e muoviti a venire con me- tagliò corto lui.
-No!
Te lo puoi scordare che torno a casa con te!- urlai.
-Muoviti-
mi minacciò cominciando a fare qualche passo verso di me. Io
automaticamente indietreggiai impaurita. Infilai una mano in tasca,
toccando il cellulare. Pensai a Tom ma non volevo farlo agitare.
Lasciai perdere. La paura continuava a salire. Rivedevo negli occhi
di quell'uomo la stessa espressione che usava quando stava per
picchiarmi. Si avvicinava sempre di più. Aveva
quell'intenzione... ormai i suoi metodi erano quelli. Non sapeva
comunicare in altri modi con me. Potevo continuare a sperare, non
sarebbe mai cambiato. Non volevo neanche che cambiasse. Volevo
semplicemente che sparisse dalla mia vita. Rientrai in casa
velocemente cercando di chiudere la porta ma lui mi precedette e la
tenne aperta. Io cominciai a piangere per la paura che mi
perseguitava da anni. La stavo provando di nuovo, dopo un breve
periodo in cui ero riuscita a sentirmi serena con delle persone
adorabili intorno a me. Chiusi gli occhi come a non volere vedere
cosa stesse per succedere. Preso da uno dei suoi soliti attacchi
d'ira, dovuti anche all'alcool, mi prese per le spalle è mi
sbattè a terra. Sentii una gran fitta alla schiena. Poi un
forte bruciore alla guancia destra. Aveva cominciato a
schiaffeggiarmi. Io mi dimenavo sotto di lui ma invano. Piangevo e
urlavo. Non potevo neanche prendere il cellulare per chiamare Tom.
Cosa potevo fare? Nulla. Dovevo solo stare ferma e prendermele. Lui
non si fermava. -Ti ho detto...- un pugno. -.. che devi...- un altro.
-...tornare a casa!- un altro ancora. Li tirava dove capitava. In
faccia, allo stomaco, sulle gambe. Non si fermava. Sembrava
impazzito. Era impazzito.
-Hey,
ma chi cazzo sei tu oh?!- sentii una voce familiare dietro di me.
Vidi mio padre alzare lo sguardo e spalancare gli occhi. Era la voce
di Saki. Ero salva. In pochi secondi mio padre scattò via da
me e, prima che lo potesse fermare il bodyguard, corse fuori dalla
finestra, sparendo dalla sua vista. Io ero ancora a terra senza
rendermi conto di quello che stava succedendo. Scossa da quello che
era appena successo, sentivo un dolore atroce dappertutto. Saki si
precipitò da me. -Sara!- esclamò. Sentii un po' di
rumori dalla porta ed altre voci.
-Piccola!-
riconobbi la voce spaventata di Tom. Scostò Saki e si
inginocchiò affianco a me quasi terrorizzato. Mi prese e mi
fece appoggiare sulle sue ginocchia. -Ma che cazzo è
successo?!- mi chiese. Lo sentivo impaurito. Anche più di me.
-Non
lo so, c'era un uomo qui che la stava prendendo a botte quando sono
entrato. Ho trovato la porta aperta- rispose nervoso Saki.
-Oddio!-
urlò Bill portandosi le mani alla bocca e lo stesso Georg e
Gustav. David era rimasto paralizzato sulla porta. Guardai un attimo
Tom, sopra di me. Nei suoi occhi leggevo una rabbia che mai prima
avevo visto. Mi fece quasi paura.
-Io
lo ammazzo... dove cazzo è andato!- urlò lasciandomi
qualche secondo, alzandosi di scatto per dirigersi verso la porta.
Saki lo prese in tempo. Da me era arrivato Georg che cercò,
insieme a Gustav, di tirarmi su. Io ero tutta indolenzita e feci
delle smorfie di dolore. Vedevo Tom dimenarsi tra le braccia di Saki
che faceva fatica a tenerlo fermo. -Cazzo, Saki, lasciami!- urlava
Tom.
-Tom,
non fare il cretino! Calmati!- ribattè il bodyguard.
-Basta,
Tom- intervenne freddamente David che aveva chiuso la porta. -Se n'è
scappato via. Come speri di trovarlo?- chiese.
-Non
lo so, quel pezzo di merda! Lo devo riempire di botte che neanche il
doppio di quelle che le ha dato lui possano bastare!- urlò
Tom, senza riuscire a calmarsi. Io presi forza.
-Tom...-
sussurrai. Lo vidi fermarsi di botto e voltare la testa verso di me.
-Ti prego... calmati- balbettai. Chiuse gli occhi per poi girarsi di
scatto e tirare un pugno al vaso con i fiori, sulla ribaltina, che si
frantumò in mille pezzi. Tutti quanti saltammo per lo
spavento. Saki lo recuperò di nuovo mentre il ragazzo si
teneva la mano che prese a sanguinare sulle nocche.
-Sei
uno stupido!- urlò David, aiutando Saki a chiuderlo con loro
nella stanza del manager. Io rimasi da sola con Georg, Gustav e Bill.
-Dio
mio, Sara, ma chi è stato a ridurti così?- mi chiese
Bill mentre Georg mi faceva sedere sul divano. Gustav era corso a
prendere le medicazioni. Io non risposi. Non lo guardavo neanche
negli occhi. Lui mi posò una mano sulla gota. -Hey?- fece,
obbligandomi a guardarlo.
-Mio
padre- risposi. In quel momento arrivò Gustav con tutto
l'occorrente. Bagnò il cotone con il disinfettante e me lo
passò sulle ferite al volto. Io feci nuovamente delle smorfie
di dolore. Bruciava.. ma non quanto le ferite che avevo nel cuore.
Nel mio orgoglio.
-Cosa
voleva tuo padre? Perchè non ce ne hai mai parlato prima?- mi
chiese di nuovo Bill.
-La
mia storia la sa solo Tom- sussurrai. Georg, Gustav e Bill si
scambiarono uno sguardo perplesso. -Fatevela raccontare da lui-
aggiunsi. Loro rimasero in silenzio senza aggiungere altro. Pensavo a
Tom. Era finito nei guai per colpa mia. Era solo colpa mia se stavano
succedendo tutti quei casini. Forse per lui sarebbe stato meglio che
non fossi mai arrivata. Una volta finito di medicarmi, Gustav mi
caricò sulle spalle e mi portò al piano di sopra, nella
mia stanza. Mi mise sul letto.
-Vado
di sotto a vedere come sta Tom. Se hai bisogno di qualcosa chiama- mi
disse accarezzandomi i capelli. Io annuii e lui mi diede un bacio
sulla fronte per poi uscire dalla mia stanza. Tutta colpa mia.
Interamente colpa mia.
*
-Amore-.
Alzai lo sguardo. Ero ancora sul mio letto a contemplare il vuoto
piuttosto pensierosa. Il cuore mi si riempi di serenità e
tristezza quando trovai davanti a me un Tom preoccupato, che mi
sorrideva tristemente e con una mano fasciata. Come poteva ancora
essere dolce con me? Gli avevo rovinato la vita in pochissimi minuti.
Lo vidi chiudere la porta con la mano sana ed avvicinarsi a me. -Come
stai?- mi chiese preoccupato e sedendosi accanto a me. Posò la
mano sul mio viso e mi diede un lieve bacio sul taglio disinfettato
che avevo sul labbro. Io alzai le spalle. -Domanda stupida... già-
commentò poi tristemente, abbassando lo sguardo. -Perchè
hai aperto la porta?- mi chiese tornando a guardarmi. -Mi avevi
promesso che non avresti aperto- continuò tristemente. Io
sospirai.
-Mi
dispiace- sussurrai. -Ho sbagliato. Ho sbagliato sin dall'inizio.
Io... non sarei mai dovuta entrare nella tua vita- continuai a fatica
mentre un gran magone aveva cominciato a impossessarsi della mia
gola. Lui mi guardava incredulo.
-Che
cosa?- chiese.
-Insomma,
Tom. Da quando sono arrivata io sono arrivati anche i problemi.
Litighi con il tuo manager... con i tuoi compagni... e il più
delle volte per causa mia, come ieri sera- spiegai senza riuscire a
guardarlo negli occhi. Mi spostò un ciuffo di capelli dietro
l'orecchio.
-Amore,
non dire una cosa del genere. Non voglio sentirti parlare così.
Non è assolutamente vero che sono arrivati i problemi con te.
Non è affatto vero neanche che litighiamo per causa tua. Qui i
litigi ci sono sempre stati, per un motivo o per un altro, anche
prima del tuo arrivo. E poi... tu non saresti mai dovuta entrare
nella mia vita?- mi sorrise. Io lo guardai attentamente. -Ma tu sei
proprio matta, amore mio. Sei matta da legare- disse abbracciandomi e
facendomi stendere con lui. -Tu sei un bene. Tu non ti rendi neanche
conto di come, piano piano, giorno per giorno, tu mi stai facendo
cambiare... di quanto tu mi stia facendo maturare. Io grazie a te sto
imparando a prendere alcune cose più seriamente. E sto
imparando a convivere con una strana sensazione che mi attanaglia lo
stomaco tutti i giorni. Quello sì che è per causa tua-
mi sorrise ancora accarezzandomi il viso. Il mio cuore stava per
sfondarmi il petto. Avrei quasi voluto mettermi a saltare dalla
gioia. Quello che mi aveva appena detto era meraviglioso. Mai nessun
ragazzo me l'aveva detto. Sicuramente non me lo aspettavo da un tipo
come Tom. Lo strinsi a me, dolori permettendo. Lui mi accarezzò
i capelli, posandoci anche dei baci sopra. -Sinceramente, in questo
momento, se dovessi pensare ai prossimi giorni senza un tipino tutto
pepe come te... mi verrebbe male- continuò. Io, contenta, mi
strinsi ancora di più a lui, fregandomene altamente del dolore
che sentivo. Posai le labbra sulle sue. Sentivo che sorrideva su esse
mentre le dischiudevo lasciando che la lingua raggiungesse la sua.
Rimanemmo qualche minuto a scambiarci varie tenerezze del genere e
poi ci staccammo. Gli presi la mano fasciata e gliel'accarezzai.
-Scemo..-
sussurrai intenerita.
-Non
direi. Piccola, tuo padre lo denunciamo- mi disse poi. Io spalancai
gli occhi.
-Che
cosa?! No no!- esclamai.
-Perchè?
Ma sei matta?- mi chiese lui incredulo.
-Tom,
non voglio... quello è capace di tutto-.
-E
tu vuoi rischiare che quello torni?-.
-Piuttosto
sì. Ma penso che per un po' non si farà più
vedere. Lo conosco troppo bene-.
-Ma...-.
-Tom,
promettimi che non fari nulla...-.
-Sara...-.
-Promettimelo!-.
-...Ok-.
Chiusi gli occhi sospirando mentre rimanevo cullata tra le sue
braccia. Forse, anzi sicuramente, Tom era diventato la persona più
importante della mia vita.
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layla the punkprincess: grazie mille! ^^
Ice princess: hihi, no vabbè, fa sempre piacere sentirsi dire certe cose ^^ grazie
_Pulse_: hihi, grazie mille ^^
6Vampire6Girl6: grazieeee! ^^
Tiky: niahahahahah, tutte porcelline siamo xD grazie ^^
NICEGIRL: grasshie ^^
NickyPrincessThlOve: ahahah xD grazie ^^
xoxo_valy: *___* grazie! ^^
_Reset: sì, non ti preoccupare ^^ addirittura un'ossessione? xD grazie mille ^^
little_illusion: grazie tesò! ^^
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Capitolo 16 *** Capitolo 16 ***
capitolo 16
Capitolo
16
Dopo
quel bruttissimo giorno, mio padre non si era fatto più
vedere. Era passata una settimana e tutto sembrava tranquillo. Decisi
che forse era arrivato il momento di mettermi il cuore in pace e che
non lo avrei visto mai più. Intanto la mia... relazione?
Storia? Avventura? Con Tom, continuava benissimo. Il resto della
band, David e Saki, ancora non lo sapevano. Avevamo deciso di
parlargliene quella sera perchè stava diventando davvero
impossibile tenere tutto nascosto. In quel momento eravamo io e lui,
stravaccati sul mio letto, uno abbracciato all'altra.
-Sai,
stavo pensando che ho una maledettissima voglia di stare un po' da
solo con te. Ma solo nel vero senso della parola. Non a casa. Volevo
andare da qualche parte con te, un'intera giornata- mi disse ad un
certo punto, accarezzandomi i capelli. Io sorrisi.
-Anche
io. Ma come facciamo? Gli altri ancora non lo sanno- risposi.
-Abbiamo
accordato che glielo diciamo stasera, a cena-.
-E
con il fatto che non possiamo uscire da soli?-.
-Uffa,
non vale. Possibile che mi devi sempre ammazzare qualsiasi
entusiasmo?-. Io ridacchiai e non risposi. -A proposito. Domani
finiamo il CD e la settimana prossima dovrebbe uscire- aggiunse.
-Davvero?-
chiesi entusiasta, guardandolo.
-Già-
annuì.
-Finalmente-.
Ad un tratto sentimmo urlare dal piano di sotto di andare a mangiare.
Ci alzammo sospirando, sapendo perfettamente che stava arrivando il
momento di rivelare di noi due. Scendemmo le scale ed arrivammo in
cucina, dove trovammo tutti gli altri già seduti ad
aspettarci. Ci schiarimmo la gola e ci sedemmo. Cominciammo a
mangiare, quando sentii la mano di Tom posarsi sulla mia gamba. Lo
guardai e lo vidi farmi cenno di dire tutto. -Ehm...- feci. Gli altri
alzarono lo sguardo su di me. Cercai lo sguardo di Tom.
-Noi
dovremmo dirvi una cosa- intervenne Tom in mio aiuto.
-Noi?-
sottolineò Bill, sospettoso come sempre.
-Sì.
Ehm, ecco... io e Sara... stiamo insieme- disse Tom imbarazzato,
grattandosi la nuca. David sputò l'acqua che stava bevendo sul
tavolo, prendendo a tossire mentre Saki gli dava delle pacche sulla
schiena. A Georg cascò la forchetta sul piatto, rimanendo a
bocca aperta. Gustav sorrise contento e sorpreso allo stesso tempo.
Bill rimase impassibile. Semplicemente ci fissava come fossimo due
alieni.
-Ma
da quanto?- chiese David una volta ripresosi, rosso in faccia e con
gli occhi lucidi a furia di tossire.
-Dal
weekend alle terme- rispose Tom.
-E
perchè non ci avete detto niente prima?- chiese Georg.
-Volevamo
stare un po' tranquilli inizialmente. Almeno finchè non ci
fossimo assicurati che potesse essere una cosa ufficiale- rispose il
moro.
-Io
sono troppo contento. Volevo che succedesse, vi ho sempre visti bene
insieme- sorrise Gustav. Lo adoravo quel ragazzo.
-Bill,
dì qualcosa- lo richiamò il fratello. Bill stette un
attimo in silenzio ancora, fissandoci. Poi sembrò voler
prendere parola.
-Perchè
io non lo sapevo?- chiese freddo.
-Perchè
non lo sapevano neanche gli altri- risposi innocentemente, sentendo
che stavano per arrivare i guai.
-Ma
io sono suo fratello- ribattè scorbuticamente.
-Bill,
dai, adesso non fare così- si lamentò Tom.
-No
Tom! Non è possibile! Si può sapere perchè in
questo periodo stai mettendo da parte oltre che il lavoro, ora anche
me. Tuo gemello?!- cominciò Bill. Io sospirai e mi alzai da
tavola. Ero semplicemente stufa di sentire sempre le sue lamentele.
*
Bill
aveva tenuto il broncio per due giorni consecutivi sia a me che a suo
fratello. Era davvero infantile secondo me, quando faceva così.
Metteva tutti a disagio e non andava bene. Tom ci stava male ma aveva
deciso, quella volta, di farlo sbollire. Anche gli altri cercavano di
passarci sopra. Non ci avrebbe tenuto il muso tutta la vita, quello
poco ma sicuro. Il problema era che questa freddezza si avvertiva
anche nelle interviste. Come quella di quel giorno. Ero come al
solito dietro le quinte ad osservare tutto quanto e potevo vedere con
chiarezza che anche l'intervistatrice sembrava imbarazzata per la
freddezza nelle risposte di Bill. Sentii la rabbia ribollire dentro
di me. E poi era Tom quello a cui non fregava niente del proprio
lavoro?
*
-Amore,
amore, amore!- esclamò Tom, saltellando verso di me, in
giardino.
-Eh?-
chiesi incuriosita e divertita.
-Sono
riuscito a farmi dare da David il permesso di prendere la mia
macchina e portarti in giro un'intera giornata, sei contenta?- mi
chiese entusiasta e mettendomi le mani sui fianchi. Io sorrisi
felice.
-Certo
che lo sono! Ma quindi potremo stare da soli come volevi?- gli chiesi
maliziosa.
-Oh
sì- sorrise Tom, avvicinandosi a me sensualmente e baciandomi
sulle labbra, mordicchiandomele appena. -Vatti a preparare che
partiamo subito- mi disse poi sereno. Io corsi dentro casa,
raggiungendo la mia stanza, per vestirmi. Ero eccitata all'idea di
stare finalmente sola con Tom. Per tutta la settimana avevamo dovuto
nasconderci. Per la cronaca, non eravamo neanche riusciti ad avere un
altro momento più intimo dopo l'ultima volta. Tutto perchè
i Tokio Hotel si dovevano concentrare per registrare le ultime parti
del CD, rubando loro anche delle nottate. Indossai una camicetta
bianca a maniche lunghe; una gonna di jeans che mi arrivava fino a
metà coscia, con sotto i pantacollant fino a metà
polpaccio; ai piedi delle ballerine bianche. Mi pettinai, lasciandomi
i capelli sciolti. Misi un po' di eye-liner, mascara, matita negli
occhi e mi spruzzai addosso un po' di profumo. Presi la borsetta e un
giubbottino di pelle, nero. Mi precipitai giù per le scale
dove c'era Tom, anche lui perfettamente vestito. Indossava una maglia
XXL bianca, dei larghi jeans scuri e solamente una fascia nera sui
suoi cornrows. Mi guardò dalla testa ai piedi, come estasiato.
-Dirti che sei bellissima è superfluo vero?- mi chiese. Io
sorrisi e gli diedi un bacio.
-Mmm,
no. I complimenti fatti da te non sono mai superflui, mi piacciono-
dissi. Salutammo tutti quanti. Bill, ovviamente, non rispose ma
decidemmo di ignorarlo anche se era comunque faticoso. Subito dopo
uscimmo di casa e corremmo per il vialetto, ridendo come bambini.
Salimmo in macchina di Tom che mise subito in moto. Aveva avuto
un'idea fantastica ed era stato molto carino. Dopo quello che avevo
passato dovevo staccare un po'. E insieme a lui ci sarei riuscita
alla perfezione. Appoggiai una mano sulla sua e lui me le strinse
sorridendo mentre con l'altra teneva il volante. -Grazie- gli dissi
improvvisamente.
-Per
cosa?- mi chiese incuriosito.
-Per
aver organizzato questa cosa. Solo all'idea mi sento già
meglio- risposi. Lui si limitò a sorridere sereno. Accesi la
musica. Si sentiva benissimo in quella macchina. -Amore, dove mi
porti?- gli chiesi poi entusiasta.
-Eeeh,
sapessi. Non ti aspettare chissà che cosa però che non
ho potuto organizzare come volevo io. Quello, se ci riuscirò,
una volta uscito il CD- rispose continuando ad osservare la strada
davanti a sé.
-Ma
non ti preoccupare. Basta che stiamo insieme... anche in uno
sgabuzzino, non mi importa-.
-Uuuh,
chiusi in uno sgabuzzino. La cosa si fa interessante!-.
-Scemo!-.
Ci mettemmo a ridere leggermente. Ad un tratto alla radio passò
una canzone che io davvero adoravo con tutto il cuore. “Breathless”
di Shayne Ward. Forse era un po' la mia situazione. Tom mi lasciava
“senza respiro”, proprio come diceva la canzone. Lo guardavo,
concentrato nella guida. Osservai i suoi lineamenti così
dannatamente perfetti. Il suo profilo. Le sue labbra. Era tutto...
completamente invitante. Era come una calamita per me. Non riuscivo a
togliergli gli occhi di dosso. Esisteva la perfezione? Forse in quel
caso sì. Non riuscivo a trovare un difetto fisico in Tom. Era
bello. Semplicemente troppo bello. Ad un tratto si accorse che lo
stavo osservando e sorrise.
-Hey,
piccola, come mai mi guardi?- mi chiese.
-Lo
sai perchè ti guardo- sorrisi.
-No,
non lo so- scherzò.
-Oh
sì-.
-Voglio
sentirtelo dire-.
-Che
cosa, che sei fastidiosamente cocciuto?-.
-No,
che sono bello come il sole, vero?-.
-Viva
la modestia-.
-E
dai che è esattamente quello che stavi pensando!-. Mi arresi.
Con Tom non c'era speranza. Ma da una parte lo adoravo anche per
quello. Finalmente fermò la macchina al di fuori di un parco
piuttosto coperto dagli alberi. Avevo capito, più o meno, le
sue intenzioni e la cosa mi piaceva. Scendemmo dalla macchina ed andò
ad aprire il bagagliaio, tirandone fuori un cestino da picnic e una
coperta. Mi fece scherzosamente la linguaccia e andò a cercare
un posto dove sistemarci. Una volta trovato, stendemmo insieme la
coperta a terra e ci sedemmo. Tirammo fuori tutte le cose da mangiare
che ci aveva preparato Saki, santo uomo. -Buon appetito- mi sorrise.
Io ricambiai e mi misi a mangiare assieme a lui. Tra scherzi e
tenerezze, riuscimmo a finirci tutto quanto. Ci sdraiammo uno
affianco all'altra, a pancia in su, sulla coperta. -Piccola, la
prossima settimana, una volta uscito il nuovo album, partiremo per il
nuovo tour- mi disse ad un tratto Tom ed io mi rattristai.
-Già.
Mi spieghi come faremo ad andare avanti a stare insieme?- gli chiesi
mogia. Lui si mise a ridere. -Lo trovi divertente?- domandai
risentita.
-No,
piccola. Il motivo per cui rido è perchè ce la faremo
benissimo. Tu verrai con noi- mi disse. Io spalancai gli occhi.
-Che
cosa? Ma Tom, non posso!- esclamai.
-Che
cosa stai dicendo? Certo che puoi, scema- sorrise.
-L'hai
chiesto a David?- indagai.
-Sì,
ci ho parlato stamattina, quando gli ho chiesto anche il permesso ad
avere questa giornatina tutta per noi. Lui ha accettato senza fare
una piega- mi spiegò. Io non ci credevo. Saltai addosso a Tom,
abbracciandolo forte e riempendolo di baci sul collo. Lui rideva
mentre mi stringeva. -Ti pare che io parto senza di te? No, non se ne
parla- sussurrò al mio orecchio. Io lo guardai negli occhi e
lo baciai. Lui mi portò sotto di lui accarezzandomi la pelle
sotto la camicetta. Il suo respiro era più accelerato sulle
mie labbra. La cosa mi eccitava maggiormente. Si insinuò fra
le mie gambe ma io lo fermai. Mi guardò quasi implorante.
-Amore, ti prego- mi disse con gli occhi dolci. Io ridacchiai
mordicchiandogli le labbra. Lo presi per mano e lo feci alzare dalla
coperta. Lo tirai fino alla macchina. Aprii la portiera posteriore e
lo feci salire. Lui mi sorrise capendo le mie intenzioni. Salii anche
io, sdraiandomi sopra di lui, dopo aver richiuso la portiera. -Lo sai
che ti adoro quando fai così?- mi sorrise. Io gli tirai uno
scappellotto e mi allontanai. -Cos'hai?- mi chiese spalancando gli
occhi.
-Non
è, caro il mio Tom Kaulitz, che ti va di stare con me solo
quando facciamo sesso?- gli chiesi risentita.
-Che
cosa? Ma che dici!- esclamò.
-Hai
detto “ti adoro quando fai così”. Negli altri momenti no?-
continuai.
-Amore,
ma era un modo di dire.. in quel momento, preso da quella situazione-
si giustificò. Io rimasi a braccia conserte con il broncio.
Lui mi si avvicinò. -Dai, piccola, non fare la permalosa-
sorrise baciandomi una guancia.
-Io
non sono permalosa- mi difesi mentre lui aveva già
ricominciato a baciarmi, prendendomi per il mento. Io cedetti e
lasciai che mi si posizionasse sopra come poco tempo prima. Di nuovo
si sistemò in mezzo alle mie gambe. Prese ad accarezzarmele,
alzando la gonna. La slacciò e me la sfilò, buttandola
da una parte. Io, ormai arresa, gli accarezzai la schiena sotto la
maglia e le treccine. Mi tirò giù, lentamente, i
pantacollant togliendomi anche le ballerine. Si sdraiò di
nuovo su di me, accarezzandomi i capelli ed avvicinando le labbra al
mio orecchio.
-Semplicemente
mi manca fare l'amore con te- sussurrò. Io rabbrividii dai
piedi alla punta dei capelli. Okay, si era fatto perdonare. Lo baciai
mettendoci tutta la passione di cui ero capace, slacciandogli i
jeans. Lui recuperò un preservativo e, abbassandosi solamente
i boxer, se lo infilò. Mi abbassò gli slip e rientrò
in me per la seconda volta in tutta la mia vita. Era sempre tutto
magico con lui. Riusciva a rendere qualsiasi cosa estremamente dolce.
Anche quella volta riuscì ad essere tale. Nella macchina si
sentivano solo i nostri sospiri, non troppo forti, fino a che non se
ne sentì uno più forte, da parte di tutti e due. Tom
rimase sdraiato su di me riprendendo aria. Gli accarezzai la schiena
umida e gli diedi un bacio sulla testa, appoggiata al mio petto.
-Sono perdonato?- mi chiese baciandomi a piccoli intervalli,
affettuosamente.
-Ti
aspetti che ti perdono solo per la tua prestazione?- gli chiesi
sarcastica.
-Prestazione
da SexGott- sottolineò lui. Io risi.
-Sei
irrecuperabile. E comunque ti avevo già perdonato mezz'ora fa-
gli dissi sorridendogli. Lui ricambiò e si alzò da me,
permettendomi di infilarmi i pantacollant e la gonna. Mi diede un
ultimo bacetto ed uscì dalla macchina. Io passai davanti ed
aspettai che recuperasse la coperta e il cestino da picnic dall'erba
e tornasse indietro. -Peccato che la giornata per noi è già
finita- commentai tirando in fuori il labbro inferiore.
-Già.
Ma non ti preoccupare. Appena posso ne organizziamo un'altra- mi
sorrise rimettendo in moto.
*
Erano
le nove e mezza di sera. Io, Georg e Gustav eravamo seduti sul divano
per conto nostro ad ascoltare silenziosamente le urla che arrivavano
dal piano di sopra, dalla stanza di Bill. Mai avevamo sentito, almeno
io, i gemelli litigare così. E soprattutto sentirli urlare a
quella maniera mi faceva sentire semplicemente male. Tom aveva
raggiunto suo fratello per chiarire ma, come al solito, non avrà
avuto un riscontro positivo dall'altra parte. Ero abbracciata ad un
cuscino del divano, con le gambe rannicchiate al petto. Georg e
Gustav mi osservavano.
-Sara,
non sentirti in colpa- mi disse ad un tratto Gustav. Io sbuffai.
-Davvero, tu non c'entri niente. E neanche Tom. È Bill che è
una testa di cavolo quando fa così. Sembra che cerca il
litigio a tutti i costi- si lamentò di nuovo. Sentimmo
sbattere una porta e dei passi veloci scendere le scale. Ci voltammo
tutti quanti e vedemmo Tom, incazzato era dir poco, che usciva di
casa col pacchetto di sigarette in mano. Bene, se andava a fumare
incazzato, la cosa doveva essere veramente brutta. Ormai lo
conoscevo.
-Ci
vado a parlare- disse Georg alzandosi dal divano ed uscendo di casa,
per poi richiudere la porta.
-Io
vado a parlare con la principessa- borbottai innervosita. Salii le
scale fino ad arrivare davanti alla porta di Bill. Neanche bussai.
L'aprii e basta. Lui era sul letto imbronciato e mi guardò
incuriosito.
-Non
si usa più bussare?- mi chiese scontroso.
-Non
si usa più smetterla di fare i bambinetti cretini e
permalosi?- ribattei richiudendo la porta.
-Tu
non mi dai né del bambinetto né del cretino-.
-Ma
è quello che sei-.
-Ti
ha morso una tarantola?-.
-No,
semplicemente sono stufa di assistere ad un litigio in questa casa
ogni due secondi. Soprattutto per cazzate. Ti senti realizzato Bill
ora che non parli più con tuo fratello? Tutto poi per il
semplice fatto che io e lui ci siamo messi insieme-.
-Non
è quello il motivo. È il fatto che lui non me l'abbia
detto-.
-Non
eravamo ancora sicuri!-.
-Sono
suo gemello, cazzo!-.
-Bill,
smettila di difenderti sempre con questa scusa. Siete gemelli è
vero. Ma non potrete per sempre condividere tutto quanto! Prima o poi
arriva il momento in cui può scapparci una bugia o un segreto!
Se Tom ha scelto di non dirti nulla per il momento non è stato
per cattiveria! Lo sai benissimo anche tu! Perchè ti ostini a
fare l'ottuso?!-.
-Io
non voglio che il nostro rapporto si spezzi!-.
-Ma
come fa a spezzarsi, me lo spieghi?!-.
-Da
queste piccole cose si capisce!-.
-Oddio
mio, ma perchè devi prendere tutto così seriamente e
drammaticamente...-.
-Tu
non hai un gemello, non puoi capire-. Io rimasi in silenzio.
-Forse
hai ragione- risposi. -Ma posso capire come ci si sente a dover dare
spiegazioni a tutti i costi e venir continuamente respinti- aggiunsi.
Lui mi guardò. -Bill, tuo fratello sta male. E sei tu in
questo momento che stai facendo in modo che il vostro rapporto si
spezzi- conclusi. Lo vidi riflettere in silenzio, come se a un
ragionamento del genere non ci fosse mai arrivato. Mi voltai e uscii
dalla stanza. Non dovevo aggiungere altro. Sarebbe arrivato ad una
risoluzione da solo, se davvero era intelligente come credevo. Ora
per la mia testa un altro pensiero. Il giorno seguente sarebbe uscito
il nuovo album della band e io sarei dovuta partire per il tour con
loro. Mi chiesi se le cose avrebbero continuato ad andare bene così
fra me e Tom o se fossero avvenuti cambiamenti...
---------------------------------
layla the punkprincess: già, Tom è adorabile ^^ grazie! ^^
little_illusion: ahahah! xD il senso l'ho capito xD grasshie tesò
_Reset: quanti complimenti! ^^ Troppo carina ^^ Grazie mille ^^
NICEGIRL: grazie mille!^^
NickyPrincessThlOve: ahah, meno male che in quello non vi assomigliate! xD Grazie ^^
Ice princess: eh lo so... grazie mille ^^
_Pulse_: concordo xD grazieee^^
Tiky: mi fa piacere! grazie ^^
IoNonLoSo: waaaaa, grazieee ^^
_Radio Hysteria: il tuo idolo? o.O che bello essere l'idolo di qualcuno! *__* grazie davvero! *__*
tokietta94: tutta d'un fiato? Che farica! xD mi fa davvero piacere, grazie mille ^^ quando posso passo sicuramente dalle tue ^^
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Capitolo 17 *** Capitolo 17 ***
capitolo 17
Capitolo
17
Era
finalmente arrivato il grande giorno: il giorno della partenza per il
nuovo tour. L'uscita del nuovo album era andata benissimo e, già
i primi giorni, i Tokio Hotel avevano raggiunto un buonissimo livello
di vendite. Io ero davvero emozionata. Non sapevo cosa mi aspettasse,
non avevo mai fatto un'esperienza del genere. Avevo anche un po' di
paura. Temevo di non essere all'altezza per affrontare tutto quello.
Di essere un peso, un fastidio per la band. Tom mi aveva già
chiarito più volte che mi sbagliavo e non dovevo neanche
pensarlo. Ma come facevo? Era logico che quei dubbi venissero,
giusto? Ero in camera mia a ricontrollare le ultime cose che avevo
messo in valigia, assicurandomi di non aver dimenticato nulla. Ad un
tratto sentii bussare. Mi voltai e sorrisi vedendo Tom venire verso
di me. Mi diede un bacio stampo.
-Pronta?-
mi chiese sorridente.
-Più
o meno- risposi.
-Cosa
ti manca?-.
-No,
niente. Più o meno nel senso che sono sempre un po' dubbiosa,
tutto qui-.
-Oh,
insomma, smettila con tutti questi problemi che ti fai, non serve a
nulla-. Si voltò per uscire dalla mia stanza quando si girò
di nuovo verso di me, avvicinandosi. -Amore, ieri sera Bill è
venuto a parlarmi. Abbiamo chiarito. So che gli hai fatto un
discorso. Ti ringrazio- mi disse tornato serio. Io sorrisi dolcemente
facendogli una carezza sulla guancia.
-Per
te, questo ed altro- gli dissi. Anche lui mi sorrise ed uscì
dalla mia stanza. Io chiusi la valigia e mi affrettai a raggiungere
tutti gli altri al piano di sotto.
-Ok,
tutto apposto? Possiamo partire?- chiese entusiasta David. Noi
annuimmo e ci accingemmo ad uscire di casa, “salutandola” per
l'ultima volta. Fuori dal cancello era parcheggiato un enorme tour
bus. Per un certo periodo avremmo dovuto “vivere” lì
dentro. Sperai che andasse tutto bene.
Io
e i Tokio Hotel ci eravamo già sistemati. Ad ognuno il proprio
letto. In un “settore” c'erano quelli dei ragazzi, mentre in un
altro c'era il mio. Era presente un bagnetto, un cucinino, una
scaletta che portava ad un piano superiore e un salottino dove
rilassarsi ogni tanto, munito di televisore al plasma. Il tutto era
non troppo piccolo ma neanche tanto comodo. Ci saremmo dovuti
adattare. Eravamo seduti tutti quanti al tavolo a rileggere un foglio
con su scritte tutte le tappe e le rispettive date. La prima era
“Nizza”, il giorno seguente.
-Tres
bien! Je peux parler le français!- esclamò contento
Bill battendo le mani. Noi lo guardammo storto.
-Io
lo odio il francese- borbottai con la guancia appoggiata alla mano.
-Non
capisci niente- commentò Bill con nonchalance. Ormai ci ero
abituata alle sue uscite da “principessa”. Per la cronaca, anche
io e lui avevamo chiarito dalla fatidica sera.
-Beh,
però le francesi sono veramente...- cominciò Tom ma
ricevette una mia fulminata. -... veramente delle brave ragazze-
rimediò temendo una mia reazione poco gentile.
-Sarà
meglio- dissi scettica.
-Oh,
ma che tenera. Sara è gelosa!- esclamò Georg
sorridente. Io arrossii.
-Io
non sono per niente gelosa, non è nella mia indole- ribattei,
sapendo perfettamente che stavo mentendo.
-Oooh,
Tom, non è dolce?- continuò il bassista con gli occhi
dolci.
-Sì,
uno zuccherino- rispose sarcastico il chitarrista.
-Vuoi
che ti strappo i capelli a morsi adesso o dopo?- gli chiesi
minacciosa. Georg mi guardò spalancando gli occhi.
-Ok,
ritiro l'ultima frase- rise.
*
-Tom,
Sara, alzatevi. Forza, dormiglioni- sentii una voce alle mie spalle.
Assomigliava in lontananza a quella di Gustav. Aprii lentamente gli
occhi e mi trovai abbracciata a Tom, nel suo letto. La sera prima ci
eravamo addormentati a quella maniera, dopo una lunga chiacchierata.
Lo sentivo respirare pesantemente, segno che stava dormendo come un
ghiro. Gli accarezzai una guancia baciandogliela leggermente.
-Amore?-
lo chiamai sussurrando al suo orecchio. -Amore, mi sa che siamo
arrivati, devi prepararti che tra un po' avete il soundcheck-
continuai. Lo vidi sbattere lentamente le palpebre ed automaticamente
sorrisi intenerita. Era sempre una visione celestiale vedere Tom
svegliarsi. -Ma buon giorno!- gli sorrisi. Lui ricambiò
sussurrando un “giorno” praticamente senza un filo di voce. Si
stiracchiò appena mettendosi a pancia in su. Io appoggiai la
testa sulla sua spalla, accarezzandogli gli addominali. -Come prima
notte è andata bene, vero?- gli chiesi tranquillamente.
-Già-
rispose sbadigliando. -Se non fosse stato per Georg che non la
smetteva di russare- aggiunse amareggiato.
-Oh,
dai. Non russava così forte- difesi il bassista con un
sorrisino divertito.
-Non
russava così forte? Sembrava un carro armato in preda a una
convulsione- borbottò. Io risi. Era irrecuperabile.
-Povero
Georg-.
-Ma
sti cazzi-.
-Dai,
amore, giù dal letto e basta con queste scemenze-. Mi alzai
dal materasso dopo avergli fatto una carezza sui cornrows e cominciai
a rivestirmi. Lui mi osservava ancora a letto. Io lo guardai e
sorrisi. -Che c'è?- gli chiesi incuriosita.
-Niente.
Sei bella- rispose con un'alzata di spalle. Io diventai bordeaux,
fucsia, viola... arcobaleno. Mi buttai addosso a lui abbracciandolo.
-Tu
sei più bello di me, cento volte- sussurrai baciandogli
ripetutamente il collo mentre lui mi faceva delle carezze sulla
testa.
-E
muovetevi, piccioncini, le smancerie stasera- intervenne Georg,
affacciandosi con la testa nella stanzetta.
*
Il
palco era spettacolare. Non avevo mai avuto l'occasione di poter
vedere una cosa così. Avevo il cuore che batteva
all'impazzata, solo sentendo le urla impazzite delle fans, dietro le
transenne. I Tokio hotel erano nel backstage con me ed aspettavano il
momento per entrare e dare inizio al concerto. Erano nervosi, si
vedeva. Era il primo concerto del nuovo tour e doveva andare alla
perfezione. Era normale che fossero agitati. Gustav saltava sul
posto, con le bacchette della batteria in mano. Bill camminava avanti
e indietro, schiarendosi la voce. Georg e Tom controllavano i loro
strumenti, già sistemati in spalla. Sospirai tremante. Sapevo
che tra pochi minuti sarebbero saliti sul palco, scatenando il
delirio là fuori. Avevo quasi paura che arrivasse quel
momento. Ad un tratto Tom arrivò davanti a me.
-Dimmi
qualcosa di carino, ti prego- mi chiese agitato. Era la prima volta
che lo vedevo in quel modo. Di solito faceva sempre quello sicuro di
sé, come nelle interviste e nei servizi fotografici. Quella
sera sembrava completamente un'altra persona.
-Sei
il più bravo chitarrista che io conosca- dissi non sapendo che
dire. Lui scosse la testa.
-No
no, qualcosa di più reale- ribattè. Io volevo mettermi
a ridere ma mi trattenni.
-Stai
tranquillo. Anche se sto qua dietro, il mio cuore salirà sul
palco assieme a te. Farete un figurone come sempre- sorrisi. Lui,
finalmente, sembrava soddisfatto. Mi prese il viso tra le sue mani e
mi baciò.
-Grazie-
sussurrò sulle mie labbra.
-Ragazzi,
dovete cominciare!- arrivò nervosamente David.
-Oddio!-
tirò un acuto Bill. -Gustav, vai, il primo sei tu!- aggiunse
spingendo leggermente il batterista da dietro la schiena.
Quest'ultimo salì le scalette verso il palco. Se prima le urla
mi emozionavano, ora già non le sopportavo più. Mi
chiesi a che livello vocale fossero riuscite ad arrivare una volta
aver visto la band al completo e mi preoccupai seriamente per le mie
condizioni uditive. Subito dopo Gustav salirono sul palco Tom e
Georg, cominciando a suonare. Le urla si triplicarono. Io rimasi
vicina a Bill, che guardava quasi terrorizzato il palco. Gli feci una
carezza sulla mano e poi partì di corsa anche lui su per le
scalette. Era definitivo. Dovevo trovare dei tappi per le mie povere
orecchie. Cercai di sopportare osservando i ragazzi nella loro
magnifica performance. Era la prima volta che li vedevo suonare ad un
concerto, dal vivo. Li avevo potuti vedere solamente nello studio di
registrazione, fino a quel momento. Provavo una bellissima sensazione
allo stomaco tenendo gli occhi su Tom. Il modo in cui suonava la sua
chitarra. Il modo in cui chiudeva gli occhi concentrandosi solo ed
esclusivamente sulla melodia che produceva. Il modo il cui faceva
certe espressioni che potevo vedere solo io in certi momenti. Provai
un po' di gelosia vedendolo sorridere malizioso alle sue fans, anche
se sapevo che doveva far finta di nulla, per non far già
diffondere la notizia della nostra “relazione”. Mi faceva strano
chiamarla in quel modo. Mi sembrava fin troppo seria come cosa. Forse
non era davvero così seria. Sicuramente era solo una cosa da
ragazzi. Una “scemenza” come la chiamerebbero alcuni. Ma per me
era la scemenza più bella del mondo.
Non
mi accorsi che il tempo era veramente volato. Erano arrivati
all'ultima canzone e un mucchio di coriandoli argento e oro
cominciarono a cadere dall'altro verso le fan urlanti che chiamavano
i Tokio Hotel come a non volerli far andare via da lì. I
ragazzi salutarono, dopo aver lanciato in mezzo alla folla
asciugamani, plettri, bacchette e bottigliette d'acqua vuote.
Uscirono dal palco e tornarono, sudati fradici, nel back stage.
Gustav si sdraiò a terra chiudendo gli occhi mentre Georg gli
prese le gambe cercando di fargli rilassare i muscoli. Bill si
stravaccò su una sedia mentre Tom si appoggiò con la
schiena al muro, cercando di riprendere aria. Era davvero emozionato
e stanco allo stesso tempo. Io arrivai da lui con un asciugamano e
una bottiglietta d'acqua. Lui accettò entrambe le cose.
-Grazie-
mi disse attaccandosi alla bottiglietta e bevendola tutta in un
sorso.
-Amore,
siete stati fantastici, davvero- gli dissi sorridendo, asciugandogli
il viso con l'asciugamano mentre lui si sedette sulla sedia, di
fronte a me.
-C'era
il delirio là fuori. Quasi non mi ricordavo come fosse tenere
un concerto-.
-Io
non ero mai stata ad un concerto prima d'ora. È una cosa
spettacolare e poi mi sono emozionata tantissimo vedendovi lì
sul palco-.
-Hai
visto che ad un certo punto mi sono girato verso di te?-.
-Sì,
l'ho visto-. Sorrisi e gli diedi un bacio sulla fronte mentre lui mi
abbracciava dalla vita. -Mi ha fatto molto piacere- aggiunsi.
-Per
così poco?- mi chiese lui dolcemente.
-A
me bastano le piccolissime cose, Tom Kaulitz. Non voglio la Luna-.
-Ragazzi,
forza, torniamo al tour bus- annunciò David uscendo dal
palazzetto. Io e i ragazzi lo seguimmo assieme ai bodyguard. Sentimmo
le urla delle fans che stavano fuori, dietro alla rete che guardavano
i Tokio Hotel andare via. Una volta dentro il tour bus, io e i
quattro ragazzi, ci stravaccammo sui divanetti nella “zona relax”.
Georg si rigirava tra le mani un reggiseno di taglia quinta che gli
aveva lanciato una fan, denudandosi davanti a lui.
-Per
poco non ho rischiato di sbagliare tutte le note quando ho visto
quello spettacolo davanti a me- raccontò.
-Se
sbagliavi ti linciavo- intervenne Tom mentre mi accarezzava
distrattamente i capelli.
-Beh,
volevo vedere te cosa facevi se ti ritrovavi davanti una tipa con
delle tette del genere, senza reggiseno!- si difese il bassista. Io
sinceramente mi chiedevo come facessero alcune fans a ridursi a fare
addirittura quelle cose. Io non lo avrei mai fatto.
-Beh,
effettivamente..- commentò Tom, compiaciuto, ricevendo un
calcio allo stinco da parte mia. -Ma porca puttana!- esclamò
dolorante, portandosi la gamba al petto.
-Come
sei fine, Tom- commentò Bill.
-Ma
se sta pazza mi ha tirato un calcio allo stinco!- esclamò
indicandomi indignato.
-Se
tu sei un coglione...- rispose il fratello. Tom si imbronciò e
si mise a braccia conserte. Io scoppiai a ridere.
-Sei
troppo buffo!- esclamai senza fermarmi.
-Fottiti-
borbottò senza cambiare espressione o posizione, il che mi
fece ancora più ridere.
-Dai,
amore, non te la prendere- ridacchiai picchiettandogli un gomito sul
braccio.
-Pussa
via- mi disse scostandomi da lui.
-Ok-
sorrisi alzandomi dal divanetto e sedendomi vicino a Gustav.
-Sì,
certo, adesso vai a fare la gatta morta con Gustav- borbottò
Tom, stranamente ingelosito.
-Nooo,
Tom geloso non me la voglio perdere!- esclamò Georg
soddisfatto.
-E
invece non ti perdi niente perchè io sono tutto fuorché
geloso-.
*
Ero
nella mia “stanzetta” a prepararmi per andare a dormire. Era
stata una giornata piuttosto piena per essere la prima. Mi chiedevo
se sarebbero state tutte così. Ovviamente sì. Un tour
era un tour. Ma insieme ai Tokio Hotel non avrei sicuramente sentito
la stanchezza. Soprattutto con un pazzo come Tom affianco. Parli de
diavolo e sbucano le corna. Ecco Tom, affacciato da dietro la porta.
-Sì?-
sorrisi divertita.
-Facciamo
pace?- mi chiese con gli occhi da cucciolo, entrando. Io feci finta
di pensarci un po'.
-Mmm,
non lo so. Ci devo pensare- risposi sdraiandomi sul letto. Lo vidi
sorridere malizioso e salire sul letto a gattoni.
-Lo
sai che questo è un invito a nozze per me- mi disse
sensualmente, alludendo alla mia posizione.
-No,
tesoro, stasera non posso- gli misi una mano davanti per non farlo
avvicinare troppo pericolosamente. Lui sbuffò amareggiato.
-Che
palle, a che giorno sei?- mi chiese.
-Terzo-.
-Uffa,
farò sto sforzo di aspettare un paio di giorni-.
-E
chi te lo dice che appena finiscono te la do?-.
-Ahahahah!
Bellissima battuta, davvero-.
-Io
invece sono seria-. Mi saltò addosso e cominciò a
riempirmi di solletico mentre io mi dimenavo sotto di lui, ridendo
come una pazza. Avevo le lacrime agli occhi e quasi facevo fatica a
respirare. -No no no!! Ti prego, Tom! Basta!! Non respiro!!-
continuavo a ridere e a urlare. Lui si fermò ma rimase
sdraiato addosso a me. Mi sorrise e mi baciò il naso.
-Così
impari- mi disse da superiore. Io gli feci la linguaccia e lui mi
intrappolò la lingua tra le labbra baciandomi. Io gli
accarezzai la testa e lo abbracciai mentre lui affondava il suo viso
sul mio collo sospirando. Provavo una sensazione del tutto nuova
nello stomaco. Qualcosa che non avevo mai provato prima. Che fosse
amore?
-------------------------------------------
NICEGIRL: ahahah! Grazie ^^
evol: che belloooo *__* grazie mille *__*
NickPrincessThlOve: ahah, concordo xD grazie ^^
_Radio
Hysteria: wow! che bello, faccio adorare buz! (tom) ^^ tesoro, non
è antipatico, è adorlabile *__* grazieee ^^
tokietta94: grazie mille tesoro *__* sei davvero carina ^^
Ice princess: ahahah! xd Grazie! ^^
_Pulse_: hihi, tenera lei xD grazie! ^^
IoNonLoSo: meno male! ^^ grazie! ^^
layla the punkprincess: ahah, le rughe! xD grazie! xD
little_illusion: ahah, non avevo dubbi xD chissà xk! xD grazie tesoro ^^
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Capitolo 18 *** Capitolo 18 ***
capitolo 18
Capitolo
18
Era
passata una settimana dal quel primo concerto. Avevamo già
girato un po' di città e io e i Tokio Hotel eravamo sempre più
soddisfatti del risultato che ogni volta riuscivano ad ottenere.
Tutte le loro fans, nonostante il lungo periodo d'attesa, non li
avevano dimenticati. Anzi, erano ancora più eccitate all'idea
di rivederli sul palco. In quel periodo eravamo in Italia. La band
avrebbe dovuto tenere dei concerti a Roma e a Modena. Quella sera ci
sarebbe stato a Roma. Mi piaceva come città, vista solamente
dal vetro del tour bus. Era la prima volta che visitavo l'Italia. Non
mi aveva mai attirato particolarmente. Dovevo ricredermi. Roma era
stupenda.
-Ragazzi,
sono nervoso- disse ad un tratto Bill, facendo avanti e indietro per
la saletta con i divanetti, sui quali ci eravamo stravaccati io e il
resto della band.
-Che
novità!- esclamò sarcastico Tom. -Mai una volta che
riesca a viversi un concerto in santa pace- borbottò ancora
giocherellando con le dita della mia mano.
-Dai,
Bill, rilassati. Lo sai che vanno sempre bene i vostri concerti-
intervenni io.
-Quello
di stasera no, me lo sento- rispose il vocalist.
-Te
lo sentivi anche in tutti gli altri e sono andati una meraviglia-
sbuffò Tom. A me veniva un po' da ridere. Bill era
irrecuperabile.
-No
no! Questa volta davvero! Non sono per niente tranquillo!- esclamò
di nuovo Bill. Io e Tom ci scambiammo un'occhiata preoccupata ma
decidemmo di lasciar perdere non appena sentimmo il tour bus
fermarsi. Scendemmo ed entrammo nel palazzetto.
*
Anche
quella sera ero uscita dal palazzetto con le orecchie che mi
fischiavano fastidiosamente. Quelle ragazze erano capaci di stordirti
in una maniera allucinante. D'altronde era normale. Anche io, molto
probabilmente, avrei fatto così. Dopo il concerto sarebbe
avvenuto il Meet&Greet con le fans. Ero con la schiena appoggiata
al muro, a braccia conserte che osservavo l'incontro, facendo finta
di nulla. Alcune ragazze mi facevano tenerezza, altre mi
innervosivano e non poco. Ad esempio quelle che facevano le gatte
morte con Tom. Alzai gli occhi al cielo sbuffando e tornai a tenerle
d'occhio. Quello che mi innervosiva ancora di più, era che Tom
sembrava anche compiaciuto. D'accordo, era il suo lavoro, era normale
che lo fosse. Ma insomma, lui era il mio ragazzo! D'accordo, ero
gelosa. Gelosa marcia. Non sopportavo neanche lontanamente solo
l'idea che qualcuna potesse farsi dei pensierini su di lui. Gelosa e
possessiva. La cosa mi dava al quanto fastidio, dato che non mi era
mai successo di esserlo per un ragazzo. Gelosa, possessiva ed
egoista. Non dovevo esserlo, perchè mai? In fondo erano solo
fans... fans accanite... fans accanite e mostruosamente irritanti! Mi
voltai dall'altra parte sbattendo un piede per terra. Avevo un
broncio! Decisi di uscire dalla saletta e andare a prendermi qualcosa
da bere alla macchinetta.
-Ma
allora è proprio destino che ci dobbiamo incontrare davanti ad
una macchinetta- sentii un brivido lungo la colonna vertebrale,
riconoscendo quella voce. Avrei potuto riconoscerla a mille miglia.
Alzai lo sguardo sulla groupie di Tom, Clara, la biondina che mi era
già capitato di incontrare una volta, durante un'intervista
dei Tokio Hotel.
-Evidentemente
sì- risposi tranquillamente abbassandomi per recuperare la
lattina di the alla pesca.
-L'ultima
nostra conversazione non è stata delle migliori- disse lei con
un sorrisetto falso.
-Se
“conversazione” si può chiamare- commentai aprendo la
lattina e sorseggiando un po' di the fresco. Ci voleva.
-Oh
ma se vuoi possiamo ricominciare da capo e diventare grandi amiche-
continuò lei. Mi venne quasi la nausea. Come poteva essere
così spudoratamente falsa?
-No,
grazie- risposi dandole le spalle.
-Beh,
comunque so che questa sera state in albergo. Non ti dispiace se vado
a fare un salto nella stanza di Tom, vero?- mi chiese strafottente.
Io mi fermai come pietrificata mentre il nervoso stava prendendo il
sopravvento. Dovevo trattenermi. Nessuno doveva sapere che stavamo
insieme... nessuno.
-Fai
quello che ti pare- le risposi andandomene. Tornai nella saletta. La
lattina si stava quasi accartocciando per quanto la stringevo in mano
dalla rabbia. Continuavo a fissare Tom come se fosse colpa sua. Ad un
tratto mi guardò e mi sorrise lievemente. Io ricambiai, più
che altro con una smorfia e tornai seria. Il Meet&Greet terminò
e io e i Tokio Hotel uscimmo dalla stanza assieme a David e Saki,
salutando le ragazze che piangevano e ancora riuscivano ad urlare.
Salimmo in limousine che partì diretta verso l'hotel. Io
guardavo fuori dal finestrino. Tom era davanti a me e sentivo che mi
osservava incuriosito. Ad un tratto mi toccò una mano, posata
sul mio ginocchio. Io lo guardai.
-Stai
bene?- mi chiese. Io annuii semplicemente e mi voltai di nuovo verso
il finestrino. Una volta arrivati scendemmo ed entrammo nell'hotel.
Ad ognuno di noi venne assegnata la propria camera. Io e Tom avevamo
le stanze vicine. Stavo entrando nella mia, in silenzio, quando Tom
tenne aperta la mia porta prima che potessi chiuderla. -Mi spieghi
che cos'hai?- mi chiese di nuovo. Io sbuffai.
-Dai,
Tom, non ho niente- risposi svogliata. Lui entrò e io mi
girai, andandomi a sdraiare sul letto matrimoniale. Lo sentii
chiudere la porta. Avvertivo un litigio in arrivo e non stavo
tranquilla. Si sedette vicino a me, posando una mano sulla mia
schiena. Io non lo guardavo.
-Piccola,
guardami per favore- mi disse dolcemente. Io mi voltai verso di lui.
-Ti conosco bene ormai, hai qualcosa. Che succede?- continuò.
-Succede
che non so più se alla fine facciamo bene a stare insieme-.
-Che
cosa?!-.
-Non
mi fraintendere, non è per te. È per me. Mi sono
accorta che tutte quelle ragazze mi danno fastidio anche se non
dovrebbero. Sei pieno di groupies e non riesco a stare tranquilla-.
-Ma
fammi capire, che ragionamento è questo, adesso?-.
-Il
mio!-.
-Stai
proprio facendo la bambina, lo sai? Tu per così poco vorresti
rompere con me?-.
-Non
ho detto che vorrei rompere-.
-Hai
dei dubbi su noi due! Dimmi se è normale secondo te!-.
-Ma
perchè per una volta non rispetti un mio pensiero?-.
-Io
rispetto tutti i tuoi pensieri, Sara, ma quando mi vieni a dire delle
cose assurde così veramente mi chiedo che cosa ti passa per la
testa!-.
-Ma
non lo so neanche io! Io sto bene con te, finchè non arrivano
tutte queste ragazze. Lo so che è il tuo lavoro, infatti io
non pretendo niente. Lo sai che non farei mai nulla per intralciarlo.
Ti sto solo esprimendo un mio pensiero-.
-Il
tuo pensiero lo posso anche capire, ma non capisco come ti vengano
certe frasi!-.
-Ma
cos'ho detto?!-.
-Hai
detto testuali parole: “Non so più se alla fine facciamo
bene a stare insieme”. Pensi che io ci rimanga bene?! Cazzo, ti è
sempre andato a genio il mio lavoro fino adesso! Non capisco cosa ti
abbia fatto cambiare idea tutto d'un tratto!-. Io non risposi.
Abbassai semplicemente lo sguardo.
-Io
non ho cambiato idea- sussurrai senza guardarlo.
-Eh
no!- esclamò lui.
-Ho
solamente qualche dubbio-.
-Ma
tra noi due non dovrebbe essercene neanche uno! Io sto male se so che
non stiamo tranquilli-.
-Io
sto bene secondo te?-.
-Oh
scusa, non pensavo che ti facesse male stare con me!-.
-Non
era detto in quel senso, cazzo, capiscimi!-.
-Perchè
io devo sempre capire te? Tu, ogni tanto, ti soffermi a capire me?
Cazzo, ogni giorno cerco di mantenere solido il nostro rapporto,
nonostante tutti i piccoli ostacoli che ci possono essere, tra
groupies, scoop vari e via dicendo. Sembra che non te ne freghi nulla
di tutto questo! Se lo faccio ci sarà un benedetto motivo, no?
Vorrà dire che tengo a te e a noi due insieme, giusto?! E tu
adesso mi stai dimostrando che tutte le cose che faccio non servono a
nulla!-. Si alzò furioso dal letto ed uscì dalla stanza
sbattendo la porta. Io scoppiai a piangere prendendo a pugni il
cuscino. Ero stata un'idiota. Ancora una volta avevamo litigato per
causa mia e ancora una volta era riuscito a stendermi con le sue
parole. Mi odiavo.
*
Ero
rimasta tutta la sera chiusa in camera mia a piangere. Non ero andata
neanche a mangiare con gli altri, di sotto. Non ce la facevo a
guardare Tom negli occhi, mi avrebbe steso solo con uno sguardo. Ad
un tratto sentii bussare alla porta. Io non risposi. Avevo paura che
fosse lui.
-Sara,
sono Bill- sentii dall'altra parte della porta. Io tirai su col naso
e mi asciugai le lacrime. Mi alzai dal letto ed andai ad aprire.
Senza guardarlo tornai sul letto nascondendo il mio viso. Lui entrò
e chiuse la porta. Mi si avvicinò, sedendomisi affianco.
Rimanemmo entrambe in silenzio. Forse non sapeva neanche lui cosa
dire. Io tanto meno. -Sai che Tom, quando era piccolo, tornava a casa
sempre con un occhio nero?- cominciò ad un tratto. Io mi
chiesi cosa c'entrasse ma rimasi ad ascoltarlo. -Sai anche che il
motivo ero io?- continuò. Io lo guardai con gli occhi
arrossati. Mi sorrise e continuò. -Già, io venivo
sempre preso in giro a scuola per il mio look. Purtroppo però
ero troppo codardo per affrontare tutti quei bulletti. Tom è
sempre stato più schietto e coraggioso di me. Non ci pensava
due volte a scazzottarsi con quelli lì, se era necessario.
Perchè teneva a me, come ora. Se ferivano me, ferivano lui.
Tom è una persona che anche se non riesce a dimostrare tante
cose, se si affeziona a qualcuno, fa di tutto per farlo stare bene,
per difenderlo quando è il caso. Guai a chi glielo tocca-.
Forse avevo capito dove voleva andare a parare Bill. -Sai, tu sei
entrata nella sua vita. L'hai fatto, è così. Ti vuole
un gran bene, io lo so. Pensi che non parli con me? Sono il suo
gemello. E anche se non lo facesse, io lo capisco. Lo vedo quanto
tiene a te. Sei veramente la prima ragazza che è riuscita a
fargli prendere una sbandata bella forte. Forse è stato
addirittura dal primo giorno che ti ha conosciuta. Gli sei rimasta da
subito impressa. Ora io penso, sono sicuro, che Tom non ci metterebbe
né uno né due a scazzottarsi per te. Io se fossi al
posto tuo, starei più che tranquillo. Pensaci- concluse per
poi alzarsi dal letto ed uscire dalla stanza. Io rimasi sdraiata sul
letto a pensare. Il suo discorso mi aveva colpito. Non faceva una
piega. Io non è che non avevo fiducia in Tom. Avevo paura di
essere un peso per lui. Di essere di troppo nel suo lavoro e così
mi facevo venire i dubbi io. Purtroppo avevo un pessimo carattere, lo
riconoscevo. Sospirai. È proprio vero che i gemelli sono
identici, mi avevano spiazzato tutti e due.
Avevo
deciso di andare a parlare con Tom, non si meritava tutto quello.
Uscii dalla mia camera ma mi pietrificai. Clara stava uscendo dalla
sua stanza. Ok, era finita. Sarei tornata in camera, avrei fatto le
valigie e me ne sarei andata. Non l'avrei mai più voluto
vedere, quel pezzo di merda, falso e incantatore! Le lacrime stavano
già cominciando a scorrere lungo le mie guance, quando sentii
Tom urlare da dentro la sua stanza.
-Vattene!-
era lui.
-Sei
uno stronzo!- urlò Clara. Tom uscì dalla camera e si
fermò davanti a lei prendendola per un braccio.
-Ti
ho detto di andartene- le disse freddamente. Forse non era successo
quello che pensavo ma decisi di non rasserenarmi ancora del tutto,
non era detto.
-Vaffanculo!-
urlò Clara strattonandosi dalla sua presa. Gli voltò le
spalle e camminò verso le scale. Mi fulminò e sparì
dietro l'angolo. Io mi voltai verso Tom e vedevo che mi guardava
imbronciato. Rimanemmo in silenzio a fissarci.
-Volevi
qualcosa?- mi chiese con lo stesso tono in cui parlava a Clara.
-Veramente...
volevo parlarti. Ma vedo che eri occupato- risposi senza tralasciare
una minima emozione.
-Credi
quello che vuoi, non me ne fotte un cazzo- borbottò voltandosi
verso la sua stanza. Io feci due passi avanti, prima che potesse
chiudere la porta.
-Tom-
lo chiamai.
-Che
vuoi?- rispose senza guardarmi. Io non riuscivo a parlare, avevo un
gran magone in gola.
-Ci
sei... ci sei andato a letto?- gli chiesi. Avevo deciso di fidarmi di
lui, delle sue parole.
-Secondo
te?- mi domandò.
-Io
non lo so. Spero.. spero di no- balbettai impacciata.
-Se
lo avessi fatto?-. Io abbassai lo sguardo e gli diedi le spalle
allontanandomi leggermente. -Stupida- sentii. Io mi bloccai ma non mi
voltai verso di lui. -Dopo tutto quello che ti ho detto prima, io
vado a letto con la prima che passa, vero?- mi chiese freddamente. Mi
voltai. -Non pensavo mi facessi così superficiale- aggiunse
senza cambiare espressione. Quella sua freddezza mi metteva molto in
soggezione.
-Io
non ti faccio così superficiale- parlai. -Per niente-.
Rimanemmo ancora in silenzio. Lui arrabbiato, io imbarazzata e un po'
impaurita di una sua qualsiasi reazione. -Tom, volevo dirti che prima
ho sbagliato- presi il coraggio. -La verità è che... io
ho troppa paura di perderti- dissi mentre le lacrime ricominciavano a
rigarmi il volto. Il cuore mi batteva forte e sentivo le gambe
tremare.
-Perchè?-
mi chiese.
-Perchè...
non lo so. Io tengo davvero tanto a te. E... sono gelosa, d'accordo,
lo ammetto. Forse anche troppo. Però... lo vedo come si
comportano tutte quelle ragazze con te. Sono tutte lì a
tentarti in qualche modo. Io ho paura che tu prima o poi ti possa
stufare di me e cedere a qualcuna di loro-.
-Ma
perchè dovrei farlo? Lo sai che.. tu.. insomma, sei diventata
importante. Oh, insomma, Sara, io non riesco a dire certe cose! Non
sono bravo con le parole, soprattutto se ho una ragazza splendida
come te davanti agli occhi-. Io sorrisi e gli andai in contro,
abbracciandolo. Lui mi strinse a sé. -Non devi dubitare
neanche per un secondo di me, ti prego- mi sussurrò
all'orecchio. Io mi asciugai le lacrime, rimanendo abbracciata a lui.
-Scusa-
balbettai timidamente. Lui mi prese il viso tra le mani e mi baciò
dolcemente, sorridendo.
-Perdonata-
concluse tranquillo. -Vieni- mi disse poi portandomi nella sua
stanza. Ci sdraiammo sul letto. Io me ne stavo accoccolata a lui
mentre mi accarezzava i capelli. Ad un tratto ridacchiò
leggermente. -E così pensavi che fossi andato a letto con
Clara- osservò divertito. Io arrossii.
-Oh
senti. Cosa penso secondo te, di una groupie che esce da camera tua?-
mi difesi imbarazzata.
-Povera
stupida credulona- ridacchiò ancora. Io gli tirai uno
schiaffetto sul braccio.
-E
poi con Clara non ho un bel rapporto-.
-Questo
si era capito!-.
-Ma
con nessuna delle tue groupies, caro Tom, potrei mai avere un bel
rapporto-.
-Le
mie chi..? Groupies? Mai sentita questa parola-. Io sorrisi e gli
diedi un bacio. -La mia gelosona- sorrise sulle mie labbra.
-Io
non sono gelosa- borbottai.
-Ma
se l'hai detto anche tu poco fa!- ridacchiò.
-Non
mi ricordo- finsi.
-Gelosa
e orgogliosa- sorrise.
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fifiHumanoid: waaaa! una nuova lettrice! che bello! grazie mille! ^^
IoNonLoSo: hihi.. già... fidanzati! xD grazie! ^^
NICEGIRL: dankeee! ^^
_Radio Hysteria: ahahha, che tenera *-* grazie! ^^
evol: muahahah, mi fa piacere ^^ grazie ^^
_Reste: hihi, grazie! *-*
little_illusion: ahaha! xD grazie mille tesò ^^
tokietta94: grazie mile tesoro ^^ certo, te lo do volentiari il mio contatto ma dove? riesci a farmi avere il tuo? ^^ baci
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Capitolo 19 *** Capitolo19 ***
capitolo 19
Capitolo
19
America.
Solo questa parola era il paradiso! Non ci potevo ancora credere. Mai
nella vita mi era capitata un'occasione del genere. Per la precisione
eravamo a New York. Ormai il tour europeo, i Tokio Hotel lo avevano
finito da un mesetto e mezzo. Erano riusciti a prendersi un periodo
breve di vacanza. Certo avrebbero dovuto tenere lo stesso interviste
e servizi fotografici ma la cosa non li spaventava più di
tanto. Ci eravamo appena sistemati in albergo. Io e Tom stavamo
svuotando le nostre valigie sul letto matrimoniale dove avremmo
dormito. Ad un tratto lo sguardo di Tom scivolò su un completo
intimo che a malapena mi avrebbe coperto.
-Amore,
non puoi farmi vedere certe cose- sussurrò malizioso,
continuando a smanettare sulla sua valigia. Io lo guardai
interrogativa senza capire a cosa si riferisse. Lui mi sorrise e in
due secondi aveva già tirato giù tutto quello che c'era
sul letto. Mi prese in braccio e mi ci posò sopra.
Evidentemente voleva inaugurare il letto americano! Si mise a
cavalcioni su di me prendendo a baciarmi con foga. La cosa mi stava
eccitando e non poco. Era riuscito a convincermi in pochissimo tempo.
A dire il vero non c'era neanche bisogno di convincermi. Lentamente
mi spogliò baciandomi sul collo mentre io facevo la stessa
cosa con i suoi vestiti. In pochi secondi era già dentro di
me. Entrambe emettemmo un sospiro di piacere. Mi morse il collo e
cominciò a spingere. Io mi aggrappai alla sua schiena tesa e
buttai la testa indietro gemendo un po' più ad alta voce. Mi
baciò sulle labbra sospirando pesantemente e muovendosi ancora
prima di venire chiudendo gli occhi e nascondendo il viso sul mio
collo. Io inarcai la schiena per poi rilassarmi sul materasso, sotto
il suo peso. Gli accarezzai la pelle umida dandogli dei piccoli baci
sulle labbra. Ci guardavamo negli occhi sorridendoci. -Te l'ho già
detto che sei bellissima?- sussurrò.
-Oddio,
tutto sto romanticismo? Da dove esce?- scherzai.
-Ecco
vedi, devi sempre rovinare l'atmosfera!- esclamò imbronciato.
Io ridacchiai e posai due dita sugli angoli della sua bocca,
facendolo sorridere.
-Dai
che scherzo- gli dissi. -Comunque sì, me l'hai già
detto. Un bel po' di volte- sorrisi. Lui ricambiò e mi baciò
un'ultima volta.
*
-Una
giornata al mare ci voleva proprio- sospirò Bill, portandosi
le braccia dietro alla testa, sdraiato sul suo asciugamano.
-Già-
annuì Georg che faceva la stessa cosa. Gustav stava affianco a
lui mentre io e Tom stavamo vicini a farci delle coccole. Ero
sdraiata a pancia in sotto per abbronzarmi mentre Tom mi faceva le
carezze con una mano su essa, ad occhi chiusi. Anche lui si stava
rilassando tantissimo, come tutti noi. Forse ci faceva bene. Mi stavo
per addormentare con i grattini di Tom sul collo quando mi sentii
tirare su di peso. In due secondi mi trovai in acqua. Ritornai a
galla tremante e davanti a me c'era Georg che rideva a crepapelle.
-Ma
dai, sei deficiente però, poverina- intervenne Tom, ancora
sdraiato sul suo asciugamano. Georg continuava a ridere.
-Dai,
però uno scherzetto del genere ci stava- disse tornando sulla
spiaggia, seguito da me, piuttosto seccata. Sorrisi furbescamente e
prendendo la rincorsa mi buttai sopra a Tom che cominciò a
dimenarsi.
-Spostati,
stupida, sei fredda!- esclamò il ragazzo. Io non ci feci
neanche caso e cominciai a dargli dei baci sul collo. A quel punto
lui si calmò e sorrise. -Sai sempre come farmi stare zitto tu,
eh?- mi chiese dolcemente.
-Palla!-
sentimmo urlare alle nostre spalle, mentre una palla atterrava
affianco a noi. Ci voltammo e trovammo davanti a noi una ragazza che
si avvicinava. Tom recuperò il pallone e glielo lanciò
sorridendo. -Grazie mille- gli sorrise lei.
-Figurati-
rispose Tom, un po' troppo malizioso per i miei gusti. Sentii un
brivido nervoso salirmi lungo la spina dorsale. Quando la ragazza si
voltò per tornare al campo da beach-volley io guardai Tom con
la coda dell'occhio. Notai che stava osservando attentamente il suo
fondo schiena. Non ci vidi più. Gli tirai uno schiaffo sul
braccio e lui si voltò verso di me con espressione
interrogativa. -Cosa c'è?- mi chiese incredulo.
-Sei
riuscito a vedere se ha qualche problema alle ossa?- gli chiesi
infastidita.
-Come
scusa?- mi chiese di nuovo senza capire.
-Le
hai fatto la radiografia completa!- continuai sempre più
nervosa mentre lui scoppiava a ridere. -E non c'è niente da
ridere, sai?- continuai mettendo il broncio. Lui mi abbracciò
facendomi finire sopra di lui, poi sotto, ancora sopra. Continuavamo
a rotolare sulla sabbia. Come potevo fare l'offesa con lui?
Ritrovatami sotto di lui lo guardai negli occhi e mi baciò.
-Le
ho fatto la radiografia è vero... e ho potuto constatare che
preferisco molto di più il tuo fisico al suo- mi sorrise.
-Non
ti fai perdonare così- borbottai.
-Ma,
porcellina, siamo in pubblico...-.
-Cosa?!
Io mica intendevo quello, stupido maniaco!-.
-Ragazzi,
venite a mangiare? Ci sono i panini- annunciò Gustav. Io e Tom
ci alzammo tutti insabbiati. Odiavo la sabbia, soprattutto quando
sudavo e mi si appiccicava addosso. Ci sedemmo affianco agli altri e
prendemmo il nostro panino.
-Tengo
a precisare che li ho preparati io- disse Bill da perfetto
egocentrico. Tom cominciò a far finta di strozzarsi, tossendo
e portandosi le mani alla gola. -Stronzo- borbottò il gemello
mentre gli altri ridevano. Anche Tom, finita la sua esibizione,
sorrise e ricominciò a mangiare.
-A
quando la prossima intervista?- chiesi ad un tratto.
-Domani-
rispose Gustav che si stava letteralmente ingozzando con il suo
panino. Lo guardai un attimo preoccupata, chiedendomi come avesse
fatto il pane a scendergli, in quelle proporzioni. -Stasera andiamo a
ballare?- chiese poi ricominciando a masticare un altro boccone delle
stesse dimensioni.
-Ma
certo che sì- sorrise Tom una volta finito il suo panino.
Buttò il tovagliolo nel cestino e si sdraiò di nuovo
sull'asciugamano.
-Vi
siete dimenticati che abbiamo un superiore?- intervenne scettico
Bill.
-Oh,
insomma, Bill, non fare sempre il guastafeste- borbottò Georg.
-Vedrai che David ci dirà di sì senza problemi-.
*
-Assolutamente
no!- esclamò il manager.
-Ma
dai David, che problema c'è? Come se non ci fossimo mai andati
a ballare!- si lamentò il rosso sbattendo un piede per terra
come i bambini.
-Ti
devo ricordare che siamo in America e che ultimamente siete finiti su
un mucchio di riviste scandalose?- rispose David.
-Dai,
Daviduccio- lo implorò il ragazzo facendogli gli occhi dolci e
tirando fuori il labbro inferiore. David lo scrutò ancora per
qualche istante, voltandosi poi verso me, Tom, Gustav e Bill che lo
guardavamo allo stesso modo. Lui sbuffò alzando gli occhi al
cielo.
-Voi
ve ne approfittate sempre perchè sono d'animo buono...-
borbottò l'uomo.
-Grazie!-
esclamò Georg, contento. Anche io e gli altri sorridemmo.
Soddisfatti entrammo in ascensore e salimmo al nostro piano. Ci
salutammo dandoci appuntamento alle undici e mezza nella hall
dell'hotel. Una volta dentro la nostra stanza, io e Tom ci
stravaccammo sul letto a pancia in su. Insieme sospirammo guardando
il soffitto.
-Questa
giornata al mare mi ha distrutto- sussurrò lui ad un tratto.
Io mi voltai a guardarlo. Era ad occhi chiusi che respirava
regolarmente. Era veramente troppo dolce. Gli accarezzai lievemente
una guancia sorridendo e potei notare che si era già
addormentato. Gli diedi un bacio sulla fronte e mi alzai dal letto
per poi chiudermi in bagno. Mi spogliai infilandomi nella doccia.
Chiudendo gli occhi tante immagini passarono nella la mia mente.
Sotto il getto dell'acqua calda rimanevo ferma immobile, a pensare.
Ad un tratto apparve nella mia testa mio padre. Mi irrigidii. Per un
attimo mi chiesi dove fosse finito. Mi chiesi se fosse tornato a casa
dalla mamma. Se fosse rimasto attorno allo studio. Se fosse andato a
cercarmi da qualche altra parte. Eppure mi domandavo come mai avesse
voluto cercarmi. Non glien'è mai importato nulla di me.
Proprio allora doveva venirgli in mente di portarmi a casa e farmi
vivere “bene”? Mi insaponai sospirando pesantemente. Che fosse
successo qualcosa a mia madre? No, non era possibile. Almeno speravo
che non fosse così. Nonostante io provassi “rancore” nei
confronti di quella donna, non potevo non sentirmi comunque legata a
lei. Era pur sempre mia madre. Mi sciacquai e uscii dal box della
doccia, avvolgendomi in un asciugamano. Mi frizionai i capelli con
uno più piccolo e poi uscii dal bagno. Tom era ancora sul
letto, nella stessa posizione di prima, che dormiva con le labbra
socchiuse. Sorrisi intenerita e mi avvicinai a lui sedendomi sul
materasso. Allungai una mano sul suo volto.
-Hey-
sussurrai. Mi abbassai e lo baciai lievemente sulle labbra. Lo
guardai per vedere se si era svegliato. Non ancora. Gli accarezzai i
cornrows premendo un po' di più sulla sua bocca. -Amore?- lo
richiamai. Lo sentii mugulare e muovere le labbra sulle mie. Mi alzai
potendo vedere i suoi occhioni nocciola aprirsi lentamente. -Salve-
gli sorrisi. Lui ricambiò il sorriso e mi rispose allo stesso
modo. -Credimi, mi è dispiaciuto svegliarti, ma dobbiamo
andare e tu ti devi ancora fare la doccia- gli dissi.
-Hai
ragione- borbottò alzandosi dal letto. -Mentre mi faccio la
doccia ti vesti?- mi chiese ed io annuii. Mi sorrise ed entrò
in bagno. Io sospirai guardandomi allo specchio. Cos'avrei messo
quella sera? Grande dilemma. Aprii l'armadio e vi frugai. La mia roba
era mischiata con quella di Tom dato che c'era solo un armadio
abbastanza grande per tutti e due. Dopo lunghi minuti di ricerca
optai per un vestitino corto fino a metà coscia, nero e rosso.
Mi tolsi l'asciugamano e me lo infilai con delle scarpe col tacco
nere. In quel momento uscì Tom dal bagno, con solo un
asciugamano in vita che lo copriva a malapena. Io cercai di frenare i
miei istinti animaleschi. -Dove vai svestita così?!- mi chiese
spalancando gli occhi. Io lo guardai interrogativa.
-In
discoteca, perchè?- risposi come se fosse ovvio.
-Ma
non se ne parla, tu non esci così!- continuò.
-Tom
ma che dici? Perchè, scusa?-.
-Troppo
scollato!-.
-E
allora?-.
-Quelle
sono solo mie-. Nel dirlo indicò il mio seno che si
intravedeva appena attraverso la scollatura del vestito. Scoppiai a
ridere.
-Sei
geloso?- lo stuzzicai.
-Sì,
qualche problema? È un male stare attento che la propria
ragazza non si vesti in modo troppo provocante per gli avvoltoi che
ci sono in giro?- mi chiese. Io sorrisi e mi avvicinai a lui in modo
sensuale. Lo vidi deglutire cercando di guardarmi in faccia. -Che
c'è?- mi chiese sospettoso.
-Tomi,
Tomi, Tomi...- sussurrai picchiettandogli le dita sul petto nudo, il
che lo fece sussultare appena. -Il mio gelosone- continuai
provocandolo con le labbra al suo orecchio. Gli morsi leggermente il
lobo mentre lo sentivo respirare più velocemente.
-Sa..
Sara, non adesso, ti prego, sennò non usciamo di qua- balbettò
cercando di mantenere l'autocontrollo. Io scesi con le mani sugli
addominali e sul suo ventre.
-Vero
che mi lasci uscire così stasera?- gli chiesi con lo stesso
tono mentre le mie mani andavano a togliere l'asciugamano che ci
separava, facendolo cadere per terra. Dovetti combattere anche con me
stessa per non saltargli addosso. -Poi stanotte sono tutta tua-
continuai scendendo pericolosamente sul basso ventre.
-Ok,
ok, ok! Hai vinto!- esclamò velocemente prima di arrivai al
punto di non ritorno. Io sorrisi soddisfatta e mi allontanai.
-Strega- borbottò recuperando l'asciugamano. I risi e mi
richiusi in bagno ad asciugarmi i capelli e truccarmi.
*
Certo
i locali di New York erano tutta un'altra cosa. Erano assurdamente
enormi e la musica era senza dubbio la più figa che avessi mai
sentito in vita mia. Andammo a sederci nel privè come sempre.
-Vado
a prendere da bere- annunciò Georg. Come al solito, lui era
l'addetto a prendere gli alcolici. Gli esprimemmo le nostre
preferenze e lo vidimo scendere le scalette per arrivare al bancone.
Tom cominciò a baciarmi sensualmente. Sembrava volesse dare un
po' di spettacolo e io, ovviamente, non dissi di no. Poi ci staccammo
da bravi bambini, non appena Bill ci richiamò.
-Per
favore, non cominciate adesso- si lamentò il rasta. Io e Tom
ci mettemmo a ridere, accompagnati da Gustav. Dopo qualche minuto
arrivò Georg con tutti i bicchieri con le cannucce. Prendemmo
il nostro e cominciammo a bere. Sentivo il liquido che diventava
caldo, scendere per la mia gola, quasi bruciandomela. Poi Tom mi
prese per mano e mi portò in pista con lui. Mi guardò
negli occhi sorridendo e mi cinse i fianchi con le mani, insinuando
una gamba tra le mie e cominciando a muoversi a ritmo di musica. Io
feci la stessa cosa strusciandomi addosso a lui. Inevitabilmente
anche una mia gamba era finita tra le sue. La cosa mi agitava
parecchio. Gli misi le braccia al collo mentre, insieme, piegavamo le
ginocchia scendendo sempre di più, senza abbandonare il ritmo.
Ci baciammo risalendo lentamente. Gli accarezzavo i cornrows e lui
faceva lo stesso con i miei capelli, fino a che una sua mano non finì
su una mia coscia scoperta. Ci sorridemmo continuando quei movimenti
sensuali. Non sapevo per quanto continuammo a ballare ma
improvvisamente dovemmo smettere per riprendere fiato. Tornammo al
privè e ci stravaccammo di nuovo sul divanetto. -Ammazza, vi
siete già scatenati. Sembrava che steste facendo sesso lì
in mezzo- commentò Bill sarcastico. Ad un tratto vidi
avvicinarsi una ragazza. Non mi era nuova.
-Ma
tu sei quello della spiaggia?- chiese a Tom. Ecco, già come
aveva iniziato il discorso mi aveva dato sui nervi. Già era
partita male. Quando ricordai chi era, ancora peggio. Era la ragazza
alla quale Tom aveva fatto la radiografia quel giorno in spiaggia.
-Ehm,
sì, ciao- salutò cordialmente lui. Questa sua troppa
gentilezza con tutti cominciava a non andarmi proprio bene.
-Come
ti chiami?- gli chiese lei sedendosi di fronte a noi due e
accavallando le gambe lasciando vedere tutto quello che c'era da
vedere sotto la gonna. Strinsi il lembo del mio vestito e cercai di
mantenere la calma.
-Tom,
tu?- rispose Tom. Io guardavo la scena spostando lo sguardo
nervosamente da uno all'altra.
-Claire,
piacere-. Mi si rizzarono i peli delle braccia. Prima Clara, la
groupie. Adesso Claire la cozza. Tutte così si dovevano
chiamare? Muovevo freneticamente il piede della gamba accavallata
aspettando che quella “tenera” ragazza sloggiasse entro due
secondi. Ci credete se vi dico che tutta la sera erano rimasti a
chiacchierare animatamente tra loro come se si conoscessero da una
vita e io non esistessi più? Vedevo Bill, Georg e Gustav che
mi tiravano delle occhiate preoccupate e alcune fulminee a Tom.
Sapevano che di lì a poco sarebbe scoppiato un putiferio. Come
sempre! Quando mai io e Tom non litigavamo? Verso le tre e mezza
decisero di tornare in hotel. Tom salutò Claire. -Beh, io ti
lascio il mio numero di telefono, così se ci vogliamo vedere
in questi giorni in spiaggia...- disse la cozza. La mia mandibola
quasi cadde a terra e mi voltai di scatto verso Tom. Volevo vedere se
aveva il coraggio di dirle di sì davanti a me!
-Ok-
rispose, addirittura sorridendo. Avevo sentito il mio cuore fare un
triplo salto mortale. Vidi lei tirare fuori dalla tasca un foglietto
e una penna scrivendoci il suo numero. Lui lo prese senza troppi giri
di parole. Si dettero due bacetti sulle guance e si salutarono. Ok,
avrei fatto vedere a quei due i sorci verdi, blu e turchesi. Uscimmo
dalla discoteca e in poco tempo tornammo in albergo. Per tutto il
tragitto avevo tenuto il muso a Tom e lui se n'era accorto. Non mi
disse nulla però, forse aspettava di arrivare in camera. Forse
pensava che fosse uno dei miei giramenti di palle improvvisi, da
perfetta persona lunatica, ai quali ormai era abituato. Entrammo
nella stanza e lui chiuse la porta mentre io mi andai a chiudere in
bagno senza fiatare. Mi lavai i denti e mi struccai. Quando uscii
trovai Tom solamente in boxer che tirava giù le lenzuola del
letto. Addio alla lunghissima notte di sesso sfrenato e selvaggio. Mi
veniva quasi da piangere. Camminai imbronciata verso il letto e mi ci
sedetti sopra mentre lui si andò a lavare i denti. Non avevo
molta voglia di discutere, semplicemente non gli volevo parlare. Mi
voltai da una parte e finsi di dormire. Sentii chiudere l'acqua e i
passi di Tom venire verso di me. Sentii un peso caldo sopra di me e
delle labbra posarsi sulla mia guancia. Così non semplificava
le cose ma dovevo mantenere la mia “professionalità” anche
perchè mi sentivo davvero offesa.
-Dai,
Tom, non ne ho voglia- gli dissi scocciata, cercando di farlo
spostare muovendo la spalla sulla quale era appoggiato.
-Ma
come, non dovevi essere mia stanotte?- mi chiese con voce roca e
mordendomi leggermente il collo.
-Beh,
cambio di programma, sono stanca- borbottai dandogli la schiena. Lui
mi guardò interrogativo e poi lo sentii sospirare.
-Avanti,
dimmi che cos'hai... pensi che non me ne sia accorto che non hai
spiccicato parola tutta la sera?-.
-Bravo,
complimenti, te ne sei accorto e hai continuato comunque a fare finta
di niente-.
-Ho
fatto finta di niente perchè non volevo discussioni lì.
Ti sei infastidita per Claire, non è vero?-.
-E
no, per mia nonna, buon'anima-.
-Ma
non abbiamo fatto nulla-.
-Nooo,
figurati! Siete stati Chip e Chop tutto il tempo. Io ero sparita. Ti
eri dimenticato di avere anche una fidanzata?-.
-Ma
che dici, lo avevo visto che eri infastidita e non ho voluto
infierire. Ho preferito lasciarti stare-.
-Si
vede che ancora non sai come prendermi in determinate situazioni. In
questo modo non hai fatto altro che peggiorare le cose-.
-Beh,
scusami allora se pensavo di fare una cosa buona e invece ne ho fatta
un'altra delle mie, ok?-.
-No,
resta il fatto che le hai dato il tuo numero!-.
-Ma
è solo per vederci al mare ogni tanto, tutti insieme! Mica per
qualche appuntamento solo io e lei-.
-Voglio
sperare! Sta di fatto che mi da fastidio. È una questione di
principio. Stop, stasera non mi smuovi, mettiti a dormire che tanto è
inutile. Basta, non voglio più parlare-. Mi voltai e chiusi
gli occhi. Lo sentii sbuffare e alzarsi dal materasso. Fece il giro
del letto e si andò a stendere dalla sua parte. Mi arrivò
una ventata del suo profumo che mi lasciò un attimo estasiata.
Per questo mi voltai di nuovo dandogli le spalle, per non cadere in
tentazione. Mi allontanai quanto più possibile da lui, quasi
fino a scivolare dal letto.
-Schiantati
per terra- borbottò.
-Zitto,
voglio dormire- risposi scorbutica cercando di non perdere
l'equilibrio.
-Bambina-.
-Stronzo-.
-----------------------
streghettathebest: waaa! una nuova lettrice! grazie mille! ^^
IoNonLoSo: hihi grazie ^^
fifiHumanoid: grazie mille ^^
_Radio
Hysteria: ti piacerebbe conoscermi meglio? ^^ tesoro, se ti va,
lasciami il tuo contatto che ti aggiungo su msn ^^ grazie mille ^^
tokietta94: grazie tesoro ^^
Ice princess: non ti preoccupare ^^ grazie mille ^^
NICEGIRL: hihi grazie^^
little_illusion: xD danke tesò
_Reset: grasshie ^^
evol: ahahah! lo so, ho questo potere ma mi piacciono anche i casini e far "scelare" voi lettrtici xD grazie! ^^
layla the punkprincess: ^^ grasshie!
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Capitolo 20 *** Capitolo 20 ***
capitolo 20
Capitolo
20
Aprii
gli occhi. La prima cosa che mi venne automatico fare fu quella di
allungare un braccio affianco a me ma poi ci ripensai e lo rimisi al
suo posto. Mi voltai appena verso il corpo ancora immobile di Tom. La
cosa che più odiavo era non parlare con lui. Ma in quel
momento era il minimo. Mi alzai dal letto e mi accorsi che portavo
ancora lo stesso vestito della sera prima. Mi ero addormentata subito
dopo aver litigato con lui. Me lo tolsi e mi infilai una semplice
tuta. Sistemati i capelli e, lavata la faccia, uscii dalla stanza e
scesi nella hall. In sala da pranzo trovai già Gustav, Bill e
David, seduti al tavolo che facevano colazione. Mi avvicinai e mi
sedetti con loro.
-Buon
giorno- mi salutarono in coro.
-Giorno-
borbottai. Alzai lo sguardo su Bill e vidi che mi stava fissando come
a cercare di capire cosa dicesse la mia espressione. -Cosa c'è?-
gli chiesi incuriosita.
-Hai
litigato con Tom?- mi domandò senza mezzi termini. Io
sussultai leggermente e rimasi un attimo in silenzio. Poi, quando
sentii tre paia di occhi puntanti insistentemente addosso a me,
decisi di rispondere.
-Si
vede così tanto?- chiesi.
-Beh,
le poche volte in cui sei di cattivo umore è solo perchè
hai litigato con mio fratello- rispose Bill come se nulla fosse,
continuando a mangiare la sua brioche. Io sospirai. -Il motivo è
una certa Claire?- continuò. Io rabbrividii dal nervoso
cercando di reprimere il mio improvviso istinto omicida.
-Già-
risposi imbronciata.
-Lo
sai com'è fatto mio fratello. Lui non pensa-.
-Ho
capito, Bill. Ma che vuol dire? Allora anch'io da oggi mi metto a non
pensare e il primo ragazzo carino che mi si presenta davanti me lo
piglio e me lo faccio. Che discorsi sono?!-.
-Bill
non sta dando ragione a lui- intervenne Gustav. -Tom ha sbagliato, è
evidente e palese. Però ti posso assicurare che non gli
interessa quella lì- continuò il biondino. Io sbuffai.
-Se
non gli interessava neanche un po' non accettava il suo numero di
telefono- commentai guardando in basso. Ad un tratto sentimmo
qualcuno alle nostre spalle schiarirsi la voce. Ci voltammo e vidimo
Tom e Georg arrivare. -Ciao Georg- salutai il rosso, facendo ben
attenzione a non degnare di uno sguardo Tom.
-Buon
giorno, Sara- rispose un po' impacciato. Evidentemente Tom gli aveva
già raccontato tutto. Georg si sedette accanto a David
lasciando per forza un posto libero vicino a me. Tom non potette fare
altro che sedervisi. Cercavamo di mantenere la giusta distanza,
stando attenti a non sfiorarci neanche con un lembo delle maglie,
come se avessimo la peste. Gli altri ci guardavano un po'
imbarazzati. Non sapevano neanche che dire e li capivo. In silenzio
facemmo colazione senza spiccicare parola. Solo una volta era saltato
fuori l'argomento “intervista” di quella mattina. David poi si
era alzato e chiuso in camera sua per prepararsi.
-Oggi
pomeriggio poi mare- disse ad un tratto Gustav per spezzare il
silenzio.
-Sì,
così chiamo Claire- rispose Tom. Lo faceva apposta, sto
stronzo! Si vedeva lontano un miglio. Con quella faccia da schiaffi.
L'avrei preso volentieri a botte, in quel momento. Mi chiesi se quel
ragazzo fosse lo stesso angioletto che dormiva accanto a me!
*
Ero
stravaccata sulla sedia, come sempre dietro alle quinte, assieme a
David, che sorseggiavo apparentemente tranquilla il mio the freddo
alla pesca. Continuavo a muovere la gamba in modo frenetico. No ma
ero tranquilla eh! Davvero! Finii la bottiglietta e quando vidi
l'occhio di Tom cadere sulla scollatura dell'intervistatrice, come da
routine, cominciai a stritolarla immaginando che fosse la sua testa
piena di cornrows. David mi guardò un attimo sconcertato e
posò una mano sulla mia, facendomi risparmiare quella povera
bottiglietta che effettivamente non c'entrava nulla. Ad un tratto mi
venne un'improvvisa ed estranea voglia di fumare. Che mi passava per
la testa? Non avevo mai fumato in vita mia e neanche mi piaceva
l'odore del fumo! Quell'idiota mi stava stravolgendo la vita! Mi
alzai dalla sedia.
-Torno
tra poco- dissi a David che annuì incuriosito. Io abbandonai
quella sala e scesi le scale. Uscii dal palazzetto ed entrai in un
tabacchino. -Salve, un pacchetto di sigarette, per favore- chiesi
all'uomo.
-Quali?-
mi chiese. Giusto, c'era anche il tipo.
-Un
pacchetto qualunque. Basta che mi reprima l'istinto omicida contro il
mio ragazzo in questo momento- risposi più a me stessa che a
lui. Questo mi guardò sbigottito ma poi si voltò e tirò
fuori un pacchetto e me lo porse. -Grazie- borbottai, pagai ed uscii.
Mi sedetti sul gradino del palazzetto e tirai una sigaretta fuori dal
pacchetto. Lo stavo davvero per fare? Mi ero ripromessa che non sarei
mai caduta così in basso. Ecco. Tutte le mie promesse andavano
a farsi fottere per uno stupido, deficiente, pervertito. Giuro, non
lo avrei fatto non ci tenessi così tanto a lui. Cazzo,
l'accendino! Avevo pensato proprio a tutto. Mi alzai sbuffando e
tornai al tabacchino. Lì trovai l'uomo che già mi
porgeva un accendino. Io lo presi guardandolo incuriosita.
-L'ho
capito subito che non hai mai fumato in vita tua- disse sorridendo.
-Sai, io ti consiglio una cosa che forse hai sentito dire miliardi di
volte. Non cominciare perchè se prendi il vizio non te lo
togli più. E fa male- continuò mentre io gli stavo già
porgendo i soldi. Mi fermai guardandolo per qualche secondo. -Quello
che ti sto dicendo non è neanche a mio favore, vedi tu-
aggiunse. Sospirai e gli lasciai i soldi.
-Grazie
comunque- gli dissi uscendo. Mi sedetti di nuovo sul gradino. Aprii
ancora il pacchetto quando sentii dei passi dietro di me.
-Sara
ma che fai?- sentii la voce di Bill. Corse giù e mi strappò
il pacchetto dalle mani buttandolo nel cestino. Ecco, era destino
forse che non dovevo cominciare a fumare. Nel mio subconscio
ringraziai Bill. -Tu stai veramente fuori di testa. Non farai lo
stesso errore stupido di noi quattro- continuò indicando sé
stesso e i Tokio Hotel dietro di lui. Tom mi guardava quasi deluso.
Poi quando vide che avevo posato gli occhi su di lui, abbassò
lo sguardo.
-Hai
ragione. Non ne vale la pena- risposi continuando a fissare Tom che,
a quella mia ultima affermazione, ritornò a guardarmi. Salimmo
in limousine dove rimanemmo in silenzio. Per lo meno io e lui.
Gustav, Georg e Bill invece continuavano a chiacchierare tra loro
cercando di non dar peso alla situazione affianco a loro. Tornammo in
hotel e ci demmo appuntamento nella hall per andare al mare. Io e Tom
entrammo in camera senza guardarci né parlarci. Appena chiusa
la porta, tutti e due andammo verso il bagno. Ci fermammo di botto
guardandoci.
-Vai
tu- mi disse freddo voltandosi verso il letto. Io non me lo feci
ripetere e vi entrai. Una volta dentro sbuffai guardandomi allo
specchio. Decisi di starci tutto il tempo necessario, giusto da
fargli venire una vescica da Guinnes. Ad un tratto potei sentire,
soddisfatta, Tom che cominciava a bussare alla porta. -Sei caduta nel
cesso? Me la sto facendo addosso!- si lamentò con la sua
solita finezza.
-Quasi-
mi limitai a rispondere ridendo sotto i baffi. Intanto mi leggevo il
giornale, seduta sul lavandino, ignorando le lamentele continue di
Tom. Certo che quelle star, in quel periodo ne combinavano di tutti i
colori.
-Muoviti
o la faccio qua-. Tutte fotografate nelle situazioni più
strane. -Sara-. Tutte o appena uscite di galera o che ci stavano
entrando. -Sto perdendo la pazienza, mi pigli per il culo?-. Sospirai
e guardai l'ora al polso. Erano passati venti minuti. Potevano
bastare. Scesi con infinita calma dal lavandino, misi apposto il
giornale ed aprii la porta. Tom si era già fiondato dentro
senza neanche chiudere la porta.
-Potresti
anche chiudere la porta- dissi guardandolo fintamente schifata.
-Come
se non me lo avessi mai visto- commentò incazzato. Io andai
verso l'armadio e presi un costume nero. Me lo infilai e poi sopra mi
misi dei pantaloncini di jeans e una maglietta bianca. Infradito e
borsa da spiaggia. Uscii dalla stanza senza dirgli niente. Scesi le
scale ed arrivai nella hall dove c'erano Gustav, Georg e Bill.
-Tom?-
mi chiese Georg.
-Aveva
qualche problema a tenersela- risposi indifferente. Gli altri non
aggiunsero nulla. Dopo qualche minuto arrivò Tom. Io mi voltai
verso l'uscita cominciando a camminare.
-Ho
chiamato Claire, è già in spiaggia- disse Tom con un
tono di voce abbastanza alto da farsi sentire da me. Dove l'avevo
messo lo sparachiodi? Arrivammo in spiaggia e ci sistemammo sulla
sabbia. Io e Tom ovviamente agli estremi del nostro “gruppetto”.
Più stavamo lontani, meglio era. Almeno apparentemente. Come
mi sdraiai sull'asciugamano vidi Tom andare in contro a Claire e
stamparle un bacio sulla guancia. Io spalancai gli occhi e mi misi a
pancia in giù, voltata dall'altra parte. Dovevo solo stare
calma. Solo quello. Dovevo fare l'indifferente o Tom ci avrebbe
goduto come un cane a vedermi rodere. Sì ma allo stesso tempo
rischiavo di “perderlo”. Ero combattuta. Che dovevo fare?
-Ragazzi, lei è Claire- sentii la sua voce proprio alle mie
spalle e strinsi l'asciugamano tra le mani senza voltarmi.
-Ciao-
aveva salutato lei con una vocina irritante.
-Sara,
non la saluti?- mi chiese Tom con un tono schifosamente amabile. Mi
voltai un attimo.
-Ciao-
salutai per poi tornare a prendermi il sole per conto mio. Quella
strega non aveva neanche ricambiato il saluto. A lei però non
diceva niente Tom! Brutto traditore. -Ah, sono la sua ragazza-
aggiunsi senza neanche rendermene conto.
-Oh,
non lo sapevo. Non me l'aveva detto Tom di essere fidanzato- rispose
lei un po' delusa. Ah certo, si era anche spacciato per ragazzo
libero. Questa me la sarei segnata. E poi... come se non ci avesse
visto slinguazzare quella gallina, la sera prima.
-Sì
beh, non ci avevo proprio pensato- disse indifferente Tom. “Sara,
stai calma” continuavo a ripetermi nella testa. “Lo fa apposta,
ignoralo”. -Andiamo a fare un bagno?- chiese poi.
-Certo-
rispose prontamente Claire. E così si diressero verso l'acqua.
Io subito picchiettai nervosamente sulla spalla di Bill, sdraiato
affianco a me.
-Che
hai?- mi chiese mezzo addormentato.
-Vatti
a fare il bagno, muoviti- gli dissi nervosamente.
-Perchè?-.
-Come
perchè? Dai, ti prego, non li lasciare da soli-.
-Ah,
santa gelosia-. Detto questo si alzò barcollante e si
incamminò verso gli altri due. Io li tenevo d'occhio senza
farmi notare.
-Se
volete andare anche voi due non vi ferma nessuno- dissi poi a Georg e
Gustav. Questi due sospirarono e si alzarono. Sapevano che la mia non
era una proposta ma un ordine. Io ero l'unica rimasta a prendermi
“tranquillamente” il sole. Intanto tenevo sotto controllo la
situazione. Claire stava troppo appiccicata a Tom, la cosa non mi
piaceva per niente. Il bello era che lui sembrava starci volentieri.
Spalancai gli occhi quando la vidi salire in braccio a lui a koala,
nascondendo la testa sul suo collo. Non ci vidi più. Quello
era il massimo. Mi alzai di scatto dall'asciugamano e mi diressi
verso l'acqua. Fortunatamente erano a riva. Presi per un braccio
Claire facendola scendere contro le sue lamentele e tirai uno
schiaffo dritto in faccia a Tom che mi guardò pietrificato.
Tutta la spiaggia era praticamente voltata verso di noi ma poco mi
interessava. Quello che più mi interessava era davanti a me
che mi guardava con occhi dispiaciuti. Vide le lacrime accumularsi
sui miei occhi e, prima che le vedesse anche scorrere sul mio viso,
mi voltai e andai a recuperare l'asciugamano dalla sabbia assieme
alla mia borsa. -Lo spettacolo è finito- dissi con voce
tremante alla gente che continuava a guardare in silenzio. Mi
incamminai verso l'hotel e, una volta dentro, corsi su per le scale
arrivando alla nostra stanza. Sbattei la porta e mi buttai a piangere
sul materasso. Avevo i crampi allo stomaco, era una sensazione
bruttissima. Mi sentivo offesa e pentita allo stesso tempo. Da una
parte quello schiaffo se l'era meritato. Dall'altra mi aveva ferito
vedere i suoi occhi guardarmi a quel modo subito dopo, mandando a
fanculo la mia resistenza psicologica. Era riuscito a farmi pentire,
solo con uno sguardo, di una cosa forse giusta che avevo fatto.
Continuavo a piangere e singhiozzare su quel lenzuolo che ormai era
completamente bagnato. Perchè si doveva star così male
a tenere ad un ragazzo? Se si doveva soffrire così ogni volta
allora preferivo starmene da sola. Poi però ripensavo al viso
di Tom. Come potevo stare lontana da un ragazzo come lui? Aveva tante
pecche ma anche un'infinità di pregi. Io li adoravo tutti.
Tutti, dal primo all'ultimo. Era quello l'amore, per la miseria? Non
riuscivo a capire se ero... innamorata di Tom o meno. Andando avanti
nel tempo mi rendevo sempre più conto però che non
riuscivo a fare a meno di lui. Nonostante tutte le cavolate che
combinasse. Ad un tratto sentii bussare alla porta.
-Sara,
sono Bill, posso?- mi disse dall'altra parte. Io tirai su col naso e
acconsentii. Questo aprì la porta e la richiuse. Si avvicinò
a me, che stavo ancora a pancia in giù a piangere, e si
sedette affianco a me. Prese ad accarezzarmi la schiena sussultante.
-Mi dispiace tanto per quello che è successo. Credimi, hai
fatto bene- mi disse.
-No!
No, Bill, non ho fatto bene! Adesso Tom ce l'avrà a morte con
me e non si risolverà niente. Anzi, peggiorerà tutto
quanto, lui si farà la storiella con Claire e io me ne posso
tranquillamente tornare in Germania. Finisce tutto- continuai a
singhiozzare.
-Ma
cosa stai dicendo? Tom tiene troppo a te per farla finire così-.
-Non
è vero-.
-Non
è vero? Beh, staremo a vedere-. Io rimasi un attimo in
silenzio e poi lo sentii sdraiarsi affianco a me e abbracciarmi. Io
mi accoccolai al suo fianco e continuai a piangere silenziosamente ad
occhi chiusi. Meno male che c'era Bill in quei momenti. Riusciva a
non farmi sentire sola. Era senza dubbio il mio migliore amico.
-Ti
voglio bene, Bill- gli sussurrai prima di addormentarmi, stanca di
piangere.
-Ti
voglio bene anch'io- sussurrò lui prima di sentire di nuovo
bussare alla porta.
------------------------------------------------------------------
layla the punkprincess: ahah! non mi hanno fatto niente, tranquilla xD grazie ^^
_Radio Hysteria: grazie, aggiunta ^^
streghettathebest: grazie mille!
Ice princess: aahahah! grazie mille! sei davvero carina ^^
evol: niahahah, che"violenza" xD grazie ^^
IoNonLoSo: ahaha! grazie ^^
NICEGIRL: grazie mille tesoro *-*
little_illusion: hihi, grazie tesò ^^
tokietta94: eheheh... grasshie! ^^
|
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Capitolo 21 *** Capitolo 21 ***
capitolo 21
Capitolo
21
-Avanti-
sussurrò Bill immaginando già chi potesse essere. La
porta si aprì ed apparve proprio suo fratello, la persona che
si aspettava di vedere. -Fa piano, sta dormendo- continuò il
rasta. Tom richiuse la porta guardandomi tra le braccia di Bill.
Stranamente anche lui, per un attimo, sentì lo stesso brivido
nello stomaco che sentivo sempre io, quando lo vedevo con Claire.
-Claire dove l'hai lasciata?- chiese indispettito Bill.
-Claire
se n'è andata con i suoi amici- rispose Tom continuando a
guardarmi.
-Cosa
stavi cercando di fare, Tom?-.
-Non
lo so. Volevo farla ingelosire forse-.
-Beh,
non pensi di esserci riuscito alla grande? L'hai fatta star male per
due giorni di fila, non ti senti in colpa neanche un po'?-.
-Sì,
sì che mi sento in colpa, Bill. Mi sento una merda-.
-E
perchè non ci rifletti prima nelle cose?-.
-Non
lo so, ti prego Bill, non mi fare la paternale, mi sento già
abbastanza uno schifo così-.
-Perchè
hai capito l'errore che hai fatto o perchè hai fatto la figura
del coglione schiaffeggiato in mezzo a tutta quella gente?-.
-Perchè
ho capito l'errore che ho fatto-.
-Doveva
arrivare a schiaffeggiarti e a piangere davanti a te però,
vero?-.
-Bill,
perchè mi tratti così adesso?-.
-Io
sto solo cercando di farti capire, Tom-.
-Ho
già capito, Bill, cazzo-.
-Bene,
parlale per favore-. Detto questo, Bill si spostò lentamente
facendomi appoggiare la testa sul cuscino. Si alzò dal
materasso e, dopo aver poggiato una mano sulla spalla di suo
fratello, uscì dalla stanza. Tom mi guardò ancora
qualche istante, come fosse indeciso o avesse paura di fare qualcosa
di sbagliato. Si sedette sul materasso e cominciò ad
accarezzarmi i capelli. Spostò le dita sulla mia guancia. Dopo
qualche istante aprii gli occhi lentamente. Dapprima vedevo tutto
appannato, poi focalizzai la figura sopra di me. Il cuore cominciò
a battermi all'impazzata. Sì, mi faceva ancora quell'effetto.
Vedevo che mi sorrideva lievemente. Un sorriso dolce ma allo stesso
tempo triste.
-Sono
stato un coglione- quella fu la prima cosa che disse e, a dire il
vero, ci stava. -Ho sempre detto a te che sei una bambina ma in
realtà il bambino qui forse sono io. Però ti giuro che
all'inizio davvero volevo solamente che Claire fosse una di compagnia
per tutti quanti. Dopo ho cominciato a farlo apposta a fare quello
che ho fatto davanti a te, per farti ingelosire. Senza sapere in
realtà che ti facevo solamente star male. Scusami- mi disse
tutto d'un fiato. Io lo guardavo attentamente senza dire una parola.
-Ah, hai fatto bene a tirarmi uno schiaffo- aggiunse imbarazzato.
Anche io diventai bordeaux abbassando lo sguardo. Mi sentivo ancora
leggermente in colpa. Mi misi seduta di fronte a lui e lo guardai
negli occhi.
-Promettimi
che non lo farai mai più- sussurrai col magone. Avevo una
voglia matta di buttarmi fra le sue braccia e cancellare tutto ma non
era ancora il momento. Doveva capire per bene quello che mi aveva
fatto passare.
-Te
lo giuro- rispose.
-E
Claire...- cominciai cupa.
-Claire,
Sara, non la posso mandare a fanculo- mi disse. Io mi irrigidii per
un attimo. -Dai, non sarebbe educato- aggiunse.
-Eh
certo, non sarebbe educato. Tom, non mi piace, ci prova con te
davanti a me ed è una cosa che mi manda in bestia-.
-Le
faccio capire che non lo deve più fare-.
-E
secondo te la smetterebbe? Io non credo proprio-.
-Secondo
me sì, dai Sara, abbi fiducia in me-.
-Mi
sembra che di fiducia in te ne ho avuta, fino a quando non me l'hai
fatta perdere-.
-Vuoi
dirmi che non hai più fiducia in me?-.
-Io
ne ho ancora di fiducia in te ma poca, Kaulitz, sappiti regolare-. Lo
vidi sorridermi ed avvicinarsi al mio viso. Io posai una mano sulle
sue labbra. Mi guardò interrogativo. -Pensi di cavartela con
così poco?- gli chiesi facendo la finta seria. Lui sporse il
labbro inferiore in fuori. Io gli diedi un bacetto sulla guancia.
-Direi che per oggi è pure troppo- sorrisi e mi alzai dal
letto.
-Quanto
durerà questa tortura?- mi chiese lui con gli occhi da
cucciolo.
-Giusto
il tempo che hai usato tu- risposi tranquillamente.
-D'accordo,
me lo sono meritato-.
*
Mi
ero ripromessa che non sarei più stata male per Claire. Tom a
sua volta mi aveva promesso che le avrebbe fatto capire che era
impegnato e lei doveva darci un taglio. Io volevo credergli. Volevo
dargli la così detta fiducia. Già, fiducia. Ci
dev'essere per forza in un rapporto di coppia. Dovevo solo stare...?
Calma! Quante volte lo avevo detto? Non me lo ricordavo. Eravamo di
nuovo in spiaggia. Speravo davvero che il discorso con Tom fosse
servito. Eravamo di nuovo sdraiati vicini sugli asciugamani e Claire
stava dalla parte di Tom. Quest'ultimo, anche se stava con la testa
girata dalla parte sua, teneva una mano sulla mia schiena, facendo i
suoi soliti grattini che a me piacevano tanto. Certo, avesse girato
anche il viso verso di me sarebbe stato meglio. Cercai però di
essere più elastica. Forse ero anche eccessivamente gelosa.
D'altronde stavano solo parlando.
-Tom,
perchè non vieni a farti un giro con me?- sentii chiedergli ad
un tratto. Mi si raggelò il sangue e rimasi a orecchie tese.
-Sara,
vieni con noi?- mi chiese lui e io sorrisi rincuorata. Nonostante
tutto decisi di metterlo ancora alla prova.
-No,
non ne ho voglia- risposi.
-Allora
io sto qui, Claire- concluse il ragazzo. Ok, me lo sarei
sbaciucchiato e strapazzato lì in mezzo a tutti.
-Ah,
vabbè, io devo andare- disse velocemente Claire alzandosi
dalla sabbia e raggiungendo i suoi amici. Forse ero riuscita a
sbarazzarmi di una nemica. Mi voltai verso Tom che mi guardava
sorridendo.
-Bravo
Kaulitz, hai fatto tutto da solo- gli dissi serena.
-Adesso
me lo merito un bacetto, vero?- mi chiese speranzoso.
-Mmm,
piccolo piccolo- risposi. Mi avvicinai ma lui mi agguantò
mettendomi sotto il suo peso e cominciando a baciarmi
appassionatamente. Io come potevo dirgli di no? Lo abbracciai e
ricambiai il bacio. Georg, Gustav e soprattutto Bill ci guardavano
sorridendo contenti.
*
Eravamo
di nuovo a casa. Purtroppo il periodo di pausa era finito e i Tokio
Hotel dovevano tornare al lavoro. Ci era parecchio mancato lo studio
di registrazione, soprattutto a me. D'altronde era lì che
avevo passato il primo periodo assieme ai Tokio Hotel. Tornai in
quella che era diventata la mia camera ormai e vi diedi un'occhiata
intorno. Sì, mi era proprio mancata.
-Sara?-
mi sentii chiamare alle spalle. Io mi voltai e vidi Gustav e Georg
sulla porta. -Hai voglia di venire a fare un giro con noi?- mi chiese
Georg. Io rimasi un attimo spiazzata.
-Ehm,
sì, volentieri- balbettai senza capire bene il motivo. Uscii
dalla stanza seguendoli per le scale.
-Noi
usciamo- urlò Georg aprendo la porta di casa.
-Ma
Tom e Bill non vengono?- chiesi incuriosita.
-Ehm,
no, loro sono stanchi- disse frettolosamente Gustav. C'era qualcosa
che non mi quadrava.
-Gustav-
cominciai ma lui mi ignorò. -GusGus, mi state nascondendo
qualcosa?- domandai.
-No,
assolutamente no!- rispose sorridente Georg salendo sulla sua
macchina. Io salii affianco a lui e Gustav sul retro. Per tutto il
tragitto rimasi in silenzio a chiedermi cosa stessero combinando
tutti quanti perchè immaginavo che stessero combinando
qualcosa. Mai Georg e Gustav mi avevano chiesto di uscire senza Tom e
Bill. -Allora, Sara, dove ti piacerebbe andare?- mi chiese dopo un
po' Georg.
-Georg,
siete voi che mi avete chiesto di fare un giro assieme, decidete voi-
risposi.
-Prevedo
una giornata molto lunga- commentò Gustav massaggiandosi le
tempie.
*
D'accordo,
dovevo ammettere che mi ero divertita con quei due pazzoidi. Quella
giornatina mi aveva fatto bene. Anche se ero rimasta tutto il tempo a
chiedermi cosa stessero combinando Tom e Bill nel frattempo.
Arrivammo davanti alla porta di casa.
-Tu
entra, noi arriviamo subito- mi disse Gustav sorridendo. Insieme a
Georg si allontanò. Io rimasi sempre più perplessa. Con
un'alzata di spalle poggiai una mano sulla maniglia ed aprii la
porta. Era tutto buio e non vedevo nulla. Forse era saltata la luce?
Quando la richiusi si accese la lucina dell'abatjour sul comodino
affianco al divano, in salotto. Incuriosita mi avvicinai e trovai un
bigliettino su esso. Lo presi e lo lessi col cuore a mille.
“Ti
ricordi il primo giorno che ci siamo conosciuti?
Ti
ricordi anche dove vero?”
Io
ridacchiai emozionata. Che pazzo che era. Entrai in cucina dove
c'erano delle candele. Sul tavolo trovai un altro bigliettino.
“E
il nostro primo bacio?”
Sorrisi
e tornai in salotto osservando sul divano. Doveva essere lì. E
infatti eccolo. Presi il terzo biglietto.
“E
dove mi hai lavato la bocca col sapone?”
non
potei non soffocare una risatina, ricordando quel giorno. Quante ne
avevamo combinate! Salii le scale arrivando in bagno. Sul lavello
c'era un altro foglietto.
“E
dove abbiamo fatto l'amore per la prima volta...”
Rabbrividii
sorridendo ed uscii dal bagno per poi entrare nella camera di Tom.
Come potevo dimenticare? Sul suo letto era presente un foglio più
grande. Mi sedetti sul materasso e lo presi cominciando a leggere.
“Amore
mio,
da
dove posso cominciare?
Mi
hai cambiato la vita. L'hai migliorata.
Hai
portato con te l'allegria e la voglia di vivere nonostante tutte le
cose brutte che tu abbia passato.
Dal
primo giorno che ti ho visto ho sentito qualcosa di nuovo nello
stomaco.
Io
la chiamo scimmia!
Tu
farfalle, giusto?
Bene,
quella sensazione lì.
Senza
pensare che con il passare dei giorni la situazione è
peggiorata.
In
senso positivo.
Per
la prima volta sono stato male per una ragazza.
Il
periodo in cui avevamo litigato dopo che ti avevo baciata.
Ti
ho detto tutte quelle cose brutte.
Mi
rendo conto che ho sbagliato tante volte.
Come
l'ultima con Claire.
Ma
ci tengo tanto a te.
Più
di quanto tu possa immaginare.
A
volte ti vedo come una bambina da proteggere.
La
mia bambina.
Altre
come una mamma, pronta a consolarmi o a farmi ragionare.
Ma
più spesso come una ragazza straordinaria.
La
mia ragazza.
Sei
veramente un amore, te lo giuro.
Sei
anche troppo buona con me molte volte.
Mi
rendo conto che sono intrattabile in alcuni momenti.
Ti
ringrazio per avere tutta la pazienza che hai.
Sono
felice che tu sia entrata nella mia vita.
Mi
hai fatto capire tante cose.
Tra
cui una molto importante che avevo accantonato quasi definitivamente:
l'amore.
Ti
prego, non abbandonarmi proprio ora.
Proprio
ora che...
se
vieni in camera tua te lo dico a voce...”
Il
mio cuore fece un triplo salto mortale. Oh mio Dio, lo stava
veramente per fare? Davvero? Cominciai a respirare velocemente mentre
il cuore non rallentava. Anzi, accelerava sempre di più ad
ogni mio passo. Appena aprii la porta trovai Tom, in piedi, affianco
al mio letto che mi sorrideva. La stanza era illuminata solo dalla
luce lieve della mia lampada. Chiusi la porta e lo guardai eccitata,
preoccupata, felice. Non sapevo neanche io cosa mi passasse per la
testa in quel momento. Mi avvicinai a lui che sembrava ancora più
nervoso di me. Ciò nonostante non abbandonava il suo splendido
sorriso. Mi prese una mano e la portò sul suo petto dove potei
sentire i suoi battiti accelerati, proprio come i miei. Mi guardava
fisso negli occhi. Lo stava per dire, vero? Era arrivato il
momento... e io sapevo perfettamente cos'avrei dovuto rispondere. Lo
vidi deglutire ed aprire le labbra.
-Ti
amo, piccola- sussurrò e io avevo perso letteralmente ogni
singola capacità di stare sulla Terra. Mille emozioni diverse.
Le ginocchia mi tremavano, non mi sentivo più le gambe e
sembrava mi dovessero cedere da un momento all'altro. Le mani mi
sudavano, soprattutto quella ancora sul petto di Tom. Il cuore ormai
andava per conto suo e non riuscivo più a controllarmi. Bene,
si aspettava una risposta.
-Anch'io-
risposi sorridendo con le lacrime agli occhi. Lui sospirò
sorridendo rincuorato e mi abbracciò fortissimo. Allora potei
dar libero sfogo alle lacrime, in silenzio. Ci baciammo più e
più volte. Non mi sembrava ancora vero che stesse succedendo
proprio a me. Dopo un po' ci staccammo. Tom mi guardò e mi
fece segno di aspettare un attimo. Tirò fuori dalla tasca dei
suoi jeans una scatoletta. Ok,stavo decisamente per morire. La aprì
e al suo interno trovai due collane unite da un cuore. Le tirò
fuori. Insieme spezzammo quel cuore facendo attenzione. La mia metà
la allacciai al collo di Tom. Le dita mi tremavano e ci misi un bel
po' di tempo per riuscirci. La sua la allacciò al mio mentre
tenevo i capelli alzati. Anche lui aveva il mio stesso “problema”
e mi fece tenerezza. Non lo avevo mai sentito così emozionato.
Subito dopo mi voltai di nuovo verso di lui sorridendo e lo
abbracciai baciandolo ancora. -Grazie- sussurrai contenta.
-Di
niente- rispose. -Ah, un'altra cosa- disse poi. -Non voglio più
nascondere la nostra storia, neanche ai giornalisti. Mi sono stufato.
E voglio che tutti sappiano che Tom Kaulitz finalmente si è
innamorato. Così anche le groupies mi lasceranno stare
definitivamente-.
-Tom,
non devi farlo se non sei convinto. Non sei obbligato-.
-No,
io voglio farlo. È la cosa più corretta nei tuoi
confronti e quella che mi fa stare più tranquillo-.
-Ti
amo, Tom kaulitz-.
Davvero,
mi chiesi come gli fosse venuta in mente una sorpresa del genere. Era
la cosa più bella che mi fosse mai capitata. Che un ragazzo
avesse mai fatto per me. Finalmente avevo anche capito di amarlo.
Tutti i miei dubbi erano svaniti. In realtà non ne avevo mai
avuti. La cosa che più mi rendeva felice in quel momento era
lui. Il resto passava in secondo piano.
---------------------
layla the punkprincess: hai pienamente ragione U.U grazie x il commento! ^^
chia94th: ^^ grasshieeeee! ^^
tokietta94: grazie mille tesoro *-* macchè romanzo, mi fanno sempre piacere i commenti così pieni ^^ grazie ^^
evol: ahah! oddio, furiosa a mille! xD grazie per il commento! ^^
_Radio Hysteria: commento semplice ma bellissimo, grazie a te tesoro *-*
Tiky: ahah! addirittura al rogo? xD grazie tesò^^
barbie_im_schwarz: waaa, che bello, mi fa piacere che ti piaccia!! certo! passerò anche da te! ^^ grazie mille ^^
_Reset: xD grazie! ^^
NICEGIRL: hihi, grazie ^^
IoNonLoSo: ahah, praticamente sto descrivendo il tuo ragazzo? hihi, bene bene, grazie mille ^^
Ice princess: no no hai ragione xD grazie
6Vampire6Girl6: hihi, grazie mille ^^
NickyPrincessThlOve: piangere? wow, non pensavo ^^ non ti preoccupare per gli altri capitoli.. grazie ^^
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Capitolo 22 *** Capitolo 22 ***
capitolo 22
Capitolo
22
Vedere
la mia faccia su tutti i giornali accanto a quella di Tom con il
titolo di “fidanzata di Tom Kaulitz” era piuttosto strano. Forse
lui non aveva pensato a una cosa. Mio padre mi avrebbe riconosciuta e
sarebbe potuto più facilmente arrivare a me. Quello non glielo
avevo detto per non mandare a monte il suo entusiasmo. Mi sarebbe
dispiaciuto. Me la sarei cavata comunque. Qualunque cosa fosse
successa. Le fans di Tom erano a dir poco disperate. Forse, se
avessero potuto, mi avrebbero volentieri aspettato fuori di casa con
un coltello in mano. Tom in tutto questo era stranamente positivo e
contento. Da un po' di giorni aveva sempre il suo sorriso fantastico
stampato sul volto e non sarei stata di certo io a farlo svanire con
le mie paranoie. D'altronde se lui era contento lo ero anch'io.
-Amore,
mi prendi i boxer per favore?- urlò Tom da dietro la porta del
bagno. Io andai a frugare nel suo armadio e ne tirai fuori
l'indumento che mi aveva chiesto. Bussai alla porta che venne subito
aperta. Assieme ai boxer si prese anche il mio braccio e mi trascinò
dentro. Chiuse la porta a chiave e mi sorrise malizioso cominciando a
baciarmi. -Stavo per farmi il bagno- sussurrò sulle mie
labbra. Io gli sorrisi. Aveva già riempito la vasca con un
sacco di schiuma. Quando mai non aveva già pensato a tutto?
Velocemente mi spogliò ed insieme entrammo nella vasca. Io mi
misi da una parte e lui dall'altra. Le nostre gambe erano intrecciate
sotto l'acqua. Ad un tratto Tom mi prese per le braccia e mi fece
avvicinare a lui. Mi sedetti sulle sue gambe e potei già
sentire che mi voleva. Mi baciò il collo mentre io buttavo la
testa all'indietro e cominciavo a sospirare. Non sapevo che potere
avesse quel ragazzo. Solo con uno sguardo riusciva a farmi perdere i
sensi. Figuriamoci quando mi baciava in quel modo. Sentivo il suo
piercing dappertutto. Le sue mani grandi che adoravo ovunque. Gli
accarezzai la schiena mordendogli lievemente il lobo dell'orecchio.
Mi prese per i fianchi e mi sollevò appena per entrare in me.
Entrambi sospirammo baciandoci. Io cominciai a muovermi aiutata da
lui. I nostri gemiti rimbombavano tra le mura del bagno. Ce ne
fregammo altamente di quello che potevano dire da fuori. Soprattutto
quando venimmo assieme. Gli strinsi le braccia attorno al collo
nascondendo il mio viso sulla sua spalla. Lui mi baciava
continuamente sul collo mentre riprendevamo fiato. Sentimmo bussare
alla porta.
-Adesso
che avete finito possiamo entrare? Ce la stiamo facendo tutti e tre
addosso!- urlò Bill da dietro la porta. Io e Tom scoppiammo a
ridere ricominciando a baciarci.
*
Ero
spaparanzata sul mio letto in accappatoio, che mi facevo un po' di
parole crociate, quando sentii chiamarmi da Gustav. Io mi alzai dal
letto e gli andai ad aprire.
-Hey,
è arrivata una busta per te- mi disse piuttosto curioso
porgendomela. Io la presi e la aprii tornando a sedermi sul letto.
Intanto Gustav si era seduto di fronte a me osservandomi
attentamente. Tirai fuori un foglio e lo aprii.
“Sara,
tua madre sta molto male.
È
in gravi condizioni. Torna a casa.
Tuo
padre”
Quel
foglio cominciò a tremare tra le mie mani. Avevo gli occhi
sgranati che ancora fissavano quelle parole. Che cosa significava che
mia madre era in gravi condizioni? Gustav continuava a guardarmi,
stavolta più preoccupato.
-Sara,
tutto bene?- mi chiese ansioso. Gli passai il foglio e lui lo lesse.
Ebbe la mia stessa reazione. -Oddio, ma che significa che tua madre è
in grave condizioni?- mi chiese rialzando lo sguardo su di me.
-Non
lo so, Gustav! È quello che mi chiedo!- risposi nervosamente
nascondendo il viso tra le mani.
-Che
succede?- sentimmo la voce di Tom sulla porta che ci guardava
perplesso.
-Sara
ha ricevuto un messaggio da suo padre- rispose Gustav. Vidi Tom
irrigidirsi. Stette un attimo in silenzio e poi mi si avvicinò.
Si sedette affianco a me e Gustav gli porse quello stesso foglio che
continuava a darmi sui nervi. -Dice che sua madre sta male- aggiunse
mentre Tom leggeva.
-Non
ci cascare- mi disse subito Tom una volta finito di leggere. Io mi
voltai di scatto verso di lui.
-Cosa??-
chiesi incredula.
-Quanto
ci fai che è una trovata per farti tornare a casa da lui come
voleva sin dall'inizio?- mi chiese.
-Tom,
non posso stare a guardare queste cose adesso! Non posso rimanere nel
dubbio! E se fosse vero? D'accordo, odio mio padre e ce l'ho con mia
madre ma non ho mai detto di odiare anche lei. Se mio padre fosse in
gravi condizioni non me ne farei nulla e questo foglio finirebbe
dritto nel cestino. Ma qui si parla di mia madre, la persona che ho
sempre cercato di difendere con tutte le mie forze. Poi anche lei ha
fatto quello che ha fatto. È impazzita ma non è stata
colpa sua- ribattei.
-Sara,
ti prego, non voglio che torni a casa. Ho paura-. Nel frattempo
Gustav decise di lasciarci da soli ed uscì dalla stanza
chiudendo la porta.
-Tom,
devo andare, non sono tranquilla se non vedo con i miei occhi che mia
madre non è ridotta peggio di come l'avevo lasciata-.
-Amore,
ti prego-. Mi sorpresi. Aveva le lacrime agli occhi. Si preoccupava
così tanto per me?
-Tom,
vado a casa, controllo la situazione e poi non ci metto né uno
né due ad andare via di nuovo-.
-E
pensi che tuo padre ti lascerebbe andare? Hai visto quello che è
riuscito a fare. E poi.. io non ti voglio perdere-. Posai una mano
sul suo viso.
-Tu
non mi perdi, Tom-. Mi strinse forte a lui sospirando.
*
Ero
sulla porta di casa. Facevo fatica ad aprirla per andarmene. Davanti
a me c'erano i Tokio Hotel, David e Saki che mi guardavano
tristemente.
-Sara,
sei sicura?- mi chiese timidamente Bill dopo aver dato un'occhiata a
suo fratello.
-Sì,
Bill, devo andare per forza- risposi tristemente ma sforzando un
sorriso. Sospirò e mi venne ad abbracciare. Vidi Tom voltare
il viso alla sua sinistra con sguardo quasi disperato. Sapevo che lui
era scettico su questa cosa. Era convinto che fosse una scusa di mio
padre. Forse aveva ragione, ma dovevo saperne di più.
Abbracciai uno per uno fino ad arrivare a Tom. Rimanemmo qualche
secondo uno di fronte all'altra guardandoci. Poi Tom mi abbracciò
forte. Io ricambiai la stretta mentre un forte magone cominciava a
farsi spazio nella mia gola.
-Lo
sai vero che ti chiamerò ogni cinque minuti per sentire se
stai bene?- mi sussurrò all'orecchio. Io annuii
impercettibilmente tenendo gli occhi chiusi. Respirai a fondo il suo
profumo, ancora una volta. Poi ci baciammo. -Ti amo, non te lo
dimenticare- mi disse. Io gli sorrisi.
-Vuoi
che me lo dimentico? Piuttosto tu stai attento a non dimenticarlo-
risposi dandogli un ultimo bacio stampo. -Ciao ragazzi- salutai per
poi aprire la porta. Presi la piccola valigia che mi ero preparata,
giusto con l'essenziale, ed uscii di casa. Decisi di non voltarmi a
guardarli, soprattutto uno, altrimenti sarei subito tornata indietro
e non avrei trovato più il coraggio di partire. Mi incamminai
lungo il marciapiede. Lo studio di registrazione sparì dalla
mia vista e io provai un intenso senso di vuoto. Non ero più
abituata a stare da sola. Stavo forse tornando alla mia vita di
prima. A quella da cui ero scappata, e la cosa mi spaventava un po'.
Entrai nella stazione senza abbandonare i miei occhiali da sole. Già,
anche io dovevo andare in giro “mascherata” da quando ero
diventata pubblicamente la “fidanzata di Tom Kaulitz, giovane e bel
chitarrista dei Tokio Hotel”. Mi sedetti sulla sedia per aspettare
l'arrivo del treno. Ad un tratto sentii vibrare il cellulare nella
mia tasca ed automaticamente mi venne da sorridere. Lo tirai fuori.
-Ma
non sono ancora salita in treno e già mi chiami?- chiesi
divertita.
-Senti,
non è colpa mia- borbottò Tom dall'altra parte.
-Che
cosa non è colpa tua?- ridacchiai.
-Che
mi fai sto effetto. Mi manchi già. Sai che non siamo mai stati
lontani più di mezz'ora fino adesso?-.
-Lo
so-.
-E
io non ti manco neanche un po'?-.
-Tom,
me ne sono appena andata, è logico che mi manchi, ma forse mi
mancherai di più una volta arrivata a casa non credi?-.
-Sì,
forse hai ragione. Non mi ci far pensare-.
-Dai,
Tom, devi solo avere un po' di pazienza. Tanto torno allo studio, non
preoccuparti-.
-Sì,
ma quando?-.
Rimasi
un attimo in silenzio. Non lo sapevo neanche io a dire il vero.
-Non
lo so, amore- risposi sospirando. Sentii anche lui restare in
silenzio e proprio in quel momento arrivò il treno. -Il treno
è arrivato. Ti chiamo quando arrivo, ok?- gli dissi
tristemente incamminandomi verso il vagone.
-Ok-
rispose. -Ciao-.
-Ciao-
riattaccai. Ero salita sul treno e mi ero già seduta. Chiusi
gli occhi sospirando e cominciai a pensare a tutte le cose possibili
che avrei potuto trovare al mio arrivo.
*
-Oh,
Tom, ti rilassi mezzo secondo? Siamo tutti in pensiero per lei- si
lamentò Bill guardando suo fratello che faceva avanti e
indietro per il salotto. Anche il resto della band era seduta sul
divano e lo fissava.
-Come
faccio ad aspettare che mi chiami quando arriva? Io lo so che si
dimentica e non lo fa!- borbottò Tom.
-Non
hai proprio fiducia in lei?- gli chiese Georg.
-Ma
certo che ho fiducia in lei, ma sono anche preoccupato!- rispose il
chitarrista.
-Per
l'ennesima volta, lo siamo tutti- borbottò Gustav.
-Mai
quanto me... io sono legato in modo diverso a lei-.
-Ma
che discorsi, è logico. Ma anche noi le vogliamo bene, che
credi?-.
-Io
sono convinto che sia una tattica quella di suo padre, cazzo! Perchè
non mi ha voluto dare ascolto?!-.
-Tom,
ma se fosse vero? Insomma, se sua madre fosse veramente peggiorata?-.
-No,
me lo sento-.
-Sei
davvero cocciuto-.
*
Ero
arrivata. Deglutii a fatica e scesi dal treno. Chiamai un taxi e mi
feci accompagnare davanti a casa mia. La mia vecchia casa. Anzi... il
mio vecchio inferno. Tirai un bel respiro e mi avvicinai. La mia mano
era chiusa a pugno tremante davanti alla porta. Ero indecisa se
bussare o meno, ma ero arrivata fin lì e dovevo farlo o
sarebbe stato tutto inutile. Le mie nocche colpirono il legno scuro
ed attesi. Il cuore ce l'avevo in gola. Per un attimo pregai che non
mi venisse ad aprire nessuno così da potermene tornare a
Berlino dalla mia vera famiglia. Poi però vidi la porta
aprirsi. Rimasi immobile a guardare negli occhi la persona che doveva
essere mio padre. Mi guardava seriamente. Lo vedevo ancora
traballante e riuscii a sentire di nuovo la puzza di alcool.
-Ancora
non hai smesso di ubriacarti come un coglione- gli dissi schifata.
Sembravo sicura di me stessa ma in realtà avevo paura. Paura
che scattasse di nuovo verso di me picchiandomi.
-Ancora
non hai smesso di fare la spiritosa- sorrise sbilenco lui prendendomi
scorbuticamente per la maglia e trascinandomi dentro casa. Lo sentii
chiudere a chiave e già i miei dubbi aumentarono.
-Che
cazzo fai?- gli chiesi sospettosa. Lui non rispose. Semplicemente si
infilò le chiavi in tasca. -Dov'è la mamma?- domandai
ancora. Lui sorrise furbescamente.
-La
tua mammina è in camera. Un angioletto- commentò. Io lo
guardai qualche secondo per poi correre su per le scale. Spalancai
con un tonfo la porta della camera ed osservai a terra mia madre che
rideva da sola come una scema, con delle pasticche di ecstasy sparse
sul pavimento. Teneva in braccio un pupazzo. Il mio pupazzo. Mi venne
da piangere. Alle mie spalle sentii arrivare mio padre. -Non è
adorabile?- mi chiese viscidamente. Io respiravo velocemente mentre
la rabbia continuava a salire.
-Mi
hai mentito- sussurrai.
-Devo
dire che mi aspettavo fossi più sveglia- disse lui
barcollando. Mi avvicinai a mia madre e la guardai schifata
dall'alto. Lei alzò lo sguardo su di me e si illuminò
in un sorriso che assomigliava di più a una smorfia.
-La
mia bambina!- esclamò dondolando da una parte all'altra. Mi
guardai intorno osservando anche le bottiglie di birra vuote.
-La
tua bambina? Io non sono la tua bambina. Non lo sono più-
risposi. -Non ti fai schifo neanche un po'?- le chiesi tornando ad
osservarla seriamente. Lei mi guardò con espressione
interrogativa ma ovviamente non aveva capito niente. Mi voltai verso
mio padre. -Bravo, volevi farmi tornare a casa e ce l'hai fatta. Ora
cosa vuoi?- gli chiesi.
-Che
non esci più da qua. Non li devi più vedere quei tuoi
amichetti e il tuo fidanzatino, come si chiama? Tom Kaulitz?-
rispose. Io non dissi nulla, semplicemente lo fissavo con odio.
-Non
riuscirai a tenermi di nuovo prigioniera qua dentro- risposi.
Sobbalzai quando sentii mia madre prendere a tossire alle mie spalle.
Mi voltai e la vidi rimettere per terra. Chiusi gli occhi schifata e
mi voltai di nuovo verso mio padre. -Mi hai chiamato per occuparmi di
questo schifo?!- esclamai con le lacrime agli occhi.
-Oh
no, non ti preoccupare- rispose lui. Venne verso di me e mi prese per
un braccio. Io cercai di togliermi dalla sua presa ma mi tirò
uno schiaffo. Mi trascinò in camera mia buttandomi per terra.
-Buona permanenza- mi disse chiudendo poi la porta a chiave. Io corsi
verso essa e tirai dei pugni. Abbassai più volte la maniglia
ma era tutto inutile. Andai verso la finestra, disperata, ma mi
accorsi che aveva sigillato anche quella. Scoppiai a piangere
rannicchiandomi affianco al letto con la testa fra le mani. Non
poteva essere successo veramente. Come avevo fatto a cascarci? Tom
aveva ragione. A quel pensiero mi venne in mente che non lo avevo
ancora chiamato. Mi asciugai le lacrime cercando di calmarmi ed
assumere un tono di voce tranquillo. Non gli avrei assolutamente
detto la verità. L'avrei fatto stare solo in pensiero e,
conoscendo il suo carattere troppo impulsivo, avrebbe fatto chissà
quale cazzata.
-Pronto?-
rispose dopo mezzo squillo. Io mi schiarii la voce.
-Tesoro..-
sussurrai.
-Piccola,
sei arrivata? Tutto bene?- mi chiese preoccupato.
-Sì
sì, sono arrivata. Io sto bene- mentii.
-Meno
male. Com'è la situazione lì?-.
-Ehm,
mia madre... sì, è leggermente peggiorata. Cercherò
di starle vicino e risolvere un po' di cose-.
-Ah...
e... tuo padre?-.
-Per
il momento mi sembra non intenzionato a mettermi le mani addosso-.
-Se
mai ti dovesse toccare anche solo con un dito... me lo dici, Sara,
promettimelo-. Io feci una pausa. Quanto mi costava mentire alla
persona più importante che mi era rimasta. Deglutii.
-Te
lo prometto- risposi mentre una lacrima scorreva lungo la mia
guancia.
-Ti
amo, piccola- disse. Io mi misi definitivamente a piangere in
silenzio, sdraiandomi sul pavimento, con il cellulare ancora
all'orecchio.
------------------------------
Ice princess: hihihi, tante lo vorrebbero ^^ grazie ^^
little_illusion: grazie mille tesoro *-*
chia94th: ah, non ti preoccupare, grazie! ^^
_Reset: xD addirittura.. no no xD grazie ^^
NICEGIRL: grasshie ^^
streghettathebest: grazie mille ^^
_Radio Hysteria: hihi, grazie tesò ^^
evol: wow!che intuito! xD graziee
layla the punkprincess: grazie mille ^^
fifiHumanoid: grazie mille ^^
IoNonLoSo: xDah!
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Capitolo 23 *** Capitolo 23 ***
capitolo 23
Capitolo
23
Il
mattino seguente sperai che fosse stato tutto un bruttissimo incubo.
Pregai affinché trovassi affianco a me Tom. Pregai perchè
mi trovassi a Berlino, come sempre. Aprii lentamente gli occhi come a
non voler rendermi conto della cruda realtà alla quale ero
andata in contro. Ero completamente indolenzita. Mi ricordai di
essermi addormentata per terra, dopo la chiamata di Tom. E no,
purtroppo l'incubo era realtà. Mi trovavo sul serio nella mia
vecchia stanza. Segregata. Niente di più brutto per una
persona che ha sempre cercato la sua libertà. Mi sentivo un
animale in gabbia. Mi mancava l'aria. Volevo uscire. Volevo Tom. In
quel momento nessuno poteva mancarmi quanto lui. Era tutto ciò
di cui avevo bisogno. Il suo sorriso rassicurante che vedevo ogni
mattina, i suoi baci, le sue coccole. Tutto quello mi mancava,
nonostante fosse passato solo un giorno. Mi rattristava e mi
spaventava tantissimo la domanda che formulava la mia mente: quando
lo avrei rivisto? Proprio in quell'istante sentii la serratura della
porta scattare e mi affrettai ad alzarmi e sedermi sul letto, con il
cuore al massimo della velocità. La porta si aprì e
vidi la persona che più odiavo in quel momento.
-Dormito
bene?- mi chiese strafottente mio padre e con un sorrisetto furbo
stampato in faccia. Io non gli risposi, semplicemente lo guardavo con
odio. Vidi che mi si avvicinava. -Allora? Ti manca il tuo
fidanzatino?- mi domandò di nuovo avvicinandosi sempre di più.
-Stammi
lontano- dissi spaventata, schiacciandomi con la schiena al muro,
sempre seduta sul materasso. Lui continuava a sorridere fino a che
non si trovò a due millimetri da me. Per un attimo credei di
non respirare più. Avevo la nausea. Il suo alito che sapeva di
birra, continuava a picchiarmi sulle labbra e la cosa mi dava un
fastidio allucinante. -Mi spieghi cosa vuoi da me?- gli chiesi in un
sussurro.
-Voglio
che tu faccia la stessa fine di tua madre, così che io possa
sentirmi ripagato dei diciassette anni che mi avete rovinato con la
tua esistenza. Già, se sei qui è solo colpa di tua
madre- rispose. Erano trecento pugnalate al cuore, di più.
Tutte in una volta. Lo sapevo quello che pensava, ma sentirselo
dire... era totalmente differente.
-Lo
so che mi hai sempre odiata, che non mi hai mai potuto vedere.
Proprio per questo allora ti dico che me ne voglio andare. Così
ti lascerò in pace una volta per tutte. Fa come se non
esistessi- cercai di metterla a suo favore. Lui sorrise di nuovo
scuotendo la testa. I suoi occhi non abbandonavano i miei. Erano
identici. I miei occhi erano identici a quelli di mio padre. E la
cosa mi faceva quasi schifo. Li avevo sempre adorati i miei occhi.
Solo in quel momento mi accorsi di quelli di mio padre.
-No,
non sarebbe divertente e la cosa finirebbe qua- disse.
-Perchè
ti vuoi complicare la vita?-.
-Non
me la sto complicando, la sto rendendo più divertente-.
-Bastardo-.
Mi era uscita dal cuore, spontanea. Talmente tanto da ricevermi uno
schiaffo bello forte sulla guancia sinistra.
-Non
si parla così a tuo padre- sorrise.
-Tu
non sei mio padre- ribattei con le lacrime agli occhi. Quello
schiaffo mi aveva fatto male, così come tutte le cose che
dovevo sentirmi dire. -Per colpa tua, tua e unicamente tua, io non ho
potuto vivere un'infanzia come si deve. Per colpa tua io dovevo
tornare la sera da pallavolo con le mani davanti a me per difendermi
appena varcavo la soglia. Per colpa tua cercavo sempre scuse per non
tornare a casa. Avevo paura di dormire. Avevo paura di uscire. Avevo
paura che i miei amici ti vedessero. Che vedessero la merda che sei-
un altro schiaffo, stavolta più forte, ma io andavo avanti
imperterrita. -Dovevo aiutare la mamma a vomitare, dovevo
continuamente far finta di nulla se vedevo delle pastiglie di ecstasy
passarmi sotto gli occhi- stavo piangendo impassibile. Dovevo
prendermi le botte senza fare una piega. Mi hai rovinato la vita Roy-
per la prima volta lo chiamai con il suo nome ma lui non mosse un
muscolo. -Ma sicuramente a te non importerà più di
tanto, era quello che volevi... ci sei riuscito. Complimenti.. vuoi
un applauso? È questo che vuoi?-.
-Smettila,
sei solo una bambina e non capisci un cazzo- rispose serio.
-Vattene,
Roy, vattene, non ti voglio più vedere. Tienimi chiusa qua
dentro per sempre se vuoi. Ma non far mai più vedere quella
faccia da culo che ti ritrovi- implorai schifata.
-Perfetto,
l'hai voluto tu. Sei tu che me l'hai chiesto. Se vuoi morire qua
dentro, fallo, non mi interessa- concluse allontanandosi e dandomi le
spalle. Uscì dalla stanza e richiuse la porta a chiave. Io mi
raggomitolai a lato del letto mentre le ultime lacrime erano già
scese. Non avevo neanche più la forza di piangere. Forse mi
ero data la zappa sui piedi facendo in quel modo. Ma non mi
interessava. Ad un tratto prese a vibrare il mio cellulare per terra.
Scesi dal letto, mi sedetti sul pavimento e lo recuperai sapendo già
chi fosse.
-Tom-
cercai di risultare tranquilla, come sempre.
-Piccola,
come stai?- mi chiese.
-Bene,
bene.. apparte che mi manchi-.
-Anche
a me manchi un casino, cucciola. Tua madre?-.
-Mah,
il solito. Ci vorrà un po' di tempo prima che si riprenda del
tutto-.
-Ah...
quindi... passerà tanto prima che ti rivedo-. Io rimasi in
silenzio. -Tesoro, non ce la faccio più- mi disse con
la voce che tremava. Anche a me venne il magone ma cercai di
controllarmi.
-Tom,
ti prego, non farti sentire così- sussurrai.
-Sara,
non sono tranquillo. Questa è la verità. Ho paura che
tuo padre possa fare qualcosa da un momento all'altro-.
-Tom,
sono grande ormai, so cavarmela-.
-Non
c'entra. Non sei abbastanza grande per difenderti da un uomo come
lui. Ti devo ricordare cosa ti ha fatto l'ultima volta che è
riuscito a entrare allo studio? Perchè non sei rimasta qui?-.
-Te
l'ho detto, per mia madre-.
-Sara,
sappiamo tutti cos'ha ormai tua madre e a cosa andrà in
contro-. Io chiusi gli occhi deglutendo a fatica. -Non voglio
essere spietato. Ma purtroppo è la realtà. Tu hai
ancora una vita davanti invece. E devi vivere, amore. Cosa che non
sei riuscita a fare in diciassette anni-. Io mi misi a piangere.
-Tom,
hai ragione... ma... le cose... sono, sono molto più
complicate... di quello che credi- singhiozzai sentendo un forte
dolore al petto.
-In
che senso? Mica mi stai nascondendo qualcosa? Mi hai promesso di
essere sempre sincera con me!-.
-E
infatti lo sono. Il problema è che io non posso abbandonare
mia madre, non adesso. Scusami-.
-Fa
come vuoi-. Mi buttò il telefono in faccia. Aveva fatto
bene. Mi odiavo da sola per come stavo trattando Tom. Gli facevo
credere che per me lui non avesse tutta quest'importanza e continuavo
a mentirgli. Ero uno schifo di persona. Mi portai le mani al viso e
piansi sentendomi in colpa.
*
Tom
aveva appena riattaccato il telefono, deluso. Sapeva che Sara si
trovava in difficoltà con sua madre e faceva fatica ad
abbandonarla ma sentiva anche che qualcosa non andava. Che non gli
aveva raccontato tutta la verità. Gli stava nascondendo
qualcosa e questo lo rendeva furioso. Era sempre stata sincera con
lui, anche troppo in certi momenti. Perchè gli doveva
nascondere qualcosa? Forse perchè si trovava in una situazione
troppo grave? Scosse la testa cercando di non pensare al peggio. Uscì
dalla sua stanza e scese le scale arrivando in cucina dove Bill,
Georg e Gustav stavano facendo colazione assonnati. Anche loro non
dormivano al pensiero di Sara in quella casa.
-L'hai
sentita?- chiese Bill a suo fratello. Tom annuì serio,
sedendosi al tavolo, affianco a Georg. -Come sta?- domandò di
nuovo.
-Dice
che sta bene- rispose Tom.
-Meno
male- sospirò Gustav.
-Ho
detto “dice di star bene”, non “sta bene”- puntualizzò
Tom. Gli altri lo guardarono perplesso. -Mi nasconde qualcosa, ne
sono sicuro, ormai la conosco meglio di chiunque altro- continuò
pensieroso.
-Oh,
insomma Tom. Adesso fai come la storia della “trappola” di suo
padre. Alla fine non era vero e la madre sta veramente male. Secondo
me ti fai troppe paranoie- intervenne Georg.
-No,
Georg, tu non puoi capire! È sempre strana per telefono, svia
i discorsi. La sento nervosa, non è tranquilla-.
-Tom,
è normale se ha una madre pazza di cui occuparsi che sia un
tantino nervosa, non credi?-.
-Voi
non potete capire-. Si alzò dal tavolo e salì per le
scale rifugiandosi in camera sua. Si buttò sul suo letto,
sdraiandosi su un fianco. Odiava quando le persone non gli credevano,
soprattutto su questioni così serie. Sentì bussare alla
porta. Lui non rispose e quella venne aperta da suo fratello. La
richiuse alle sue spalle e si avvicinò a lui,sedendosi sul
materasso.
-Tom,
io sì che ti capisco, sono il tuo gemello. Lo sento che non
sei tranquillo e non è possibile che sia solo per una tua
supposizione. Deve veramente esserci qualcosa di più grave. Io
ti credo- gli disse dolcemente.
-Grazie,
Bill. Io voglio andare da Sara- rispose Tom mettendosi seduto di
fronte al gemello.
-Tom,
non possiamo- chiuse gli occhi Bill.
-Perchè
no?-.
-David?
Interviste?-.
-Cos'è
più importante, Bill? La fama o la persona che si ama?-. Aveva
le lacrime agli occhi e Bill lo guardò stranito.
-Tomi...-
sussurrò guardandolo stupefatto.
-Io
la amo, Bill. Non voglio lasciarla da sola, la rivoglio qui con me-
disse il chitarrista mentre le lacrime scorrevano sulle sue guance.
Era una vita che Bill non lo vedeva piangere. La cosa doveva essere
veramente grave e arrivati a quei punti non poteva dirgli di no. Lo
abbracciò sospirando mentre Tom si liberò in un pianto
che aveva trattenuto per troppo tempo.
-E'
la prima volta che piangi per una ragazza- sorrise Bill stringendolo
a sé. -D'accordo- concluse in fine e Tom si staccò per
guardarlo con un filo di speranza. Bill sorrise di nuovo
asciugandogli le lacrime dagli occhi divenuti rossi. -Se è
quello che vuoi ed è la cosa a cui tieni di più...
andremo da lei- gli disse convinto. Tom lo abbracciò di nuovo
contento.
-Ti
voglio bene, fratellino, grazie- gli disse.
-E
di che. Anche io ti voglio bene, Tomi-.
*
Ero
sempre seduta per terra a fissare il cellulare, appoggiato affianco a
me. Mentalmente continuavo a fare “Mea culpa” come una scema. Era
il minimo che potessi fare. Tom stava ancora una volta male a causa
mia. Forse veramente dovevo uscire dalla sua vita. Forse essere
rinchiusa lì dentro, alla fine, non era un male. Mentre la mia
mente era affollata da tutti questi pensieri, il cellulare prese a
squillare e io mi catapultai a rispondere.
-Tom-
dissi subito.
-Amore,
scusami, non avrei dovuto buttarti giù il telefono, sono stato
un cafone-.
-No,
Tom, hai fatto bene, sono io che sono stata una cafona a risponderti
in quel modo-.
-Piccola,
se ti chiedo una cosa prometti di rispondermi?-.
-Dimmi-.
-Dov'è
casa tua?-. Io rabbrividii restando in silenzio. -Amore, ti
prego- insistette Tom.
-Tom,
davvero, è meglio se non te lo dico. Preferisco che tu ne stia
fuori-.
-Allora
avevo ragione quando dicevo che mi stai nascondendo qualcosa..-.
-No,
Tom, non ti nascondo nulla. Semplicemente mi vergogno, non voglio che
tu veda mia madre in certe condizioni-.
-Se
mi conoscessi sul serio non diresti questo. C'è altro, lo so-.
-Non
posso-.
-Perchè
no, cazzo?!-.
-Perchè
mio padre mi tiene chiusa a chiave in camera mia!-. Quella frase mi
era uscita per la disperazione. Troppo presto. Senza che neanche me
ne accorgessi.
-Che
cosa?!-.
-Tom,
non cercarmi. Rimani a Berlino, al sicuro. Non venire qui. Anzi...
dimenticami, ok? Come mi hai detto: devi vivere-.
-E
mi spieghi come faccio a farlo senza di te? Forse tu non hai ben
capito il significato che ha per me il nostro “ti amo”-.
-L'ho
capito eccome Tom. Proprio per questo ti dico, per il tuo bene,
dimenticami e non cercarmi-.
-Sei
un'egoista-.
-Lo
sono perchè ti amo-.
*
Aveva
riattaccato. Stavolta aveva riattaccato lei. Non poteva starsene con
le mani in mano. Non poteva dimenticarla come aveva detto lei. Non
poteva lasciarla. Guardò suo fratello he durante tutta la
chiamata era rimasto ad osservarlo ed ascoltarlo attentamente.
-Era
come dicevo io. Suo padre la tiene segregata in camera sua- disse
Tom. Bill si portò le mani alla bocca. -Dobbiamo trovare
quella maledetta casa- continuò.
-Sì,
ma come?- chiese tristemente Bill. Tom rimase un attimo a pensare.
Poi, eccolo. Come un lampo. Gli venne in mente.
-Cazzo,
come ho fatto a non pensarci prima!- esclamò alzandosi dal
letto e correndo in camera di Sara. Bill lo seguì preoccupato.
Lo vide cercare velocemente in quella stanza un qualcosa a lui
sconosciuto. Tom pregò mentalmente che ci fosse ancora. Ma
dove l'aveva messo? Andò vicino al letto di Sara. Poi aprì
il comodino e vi frugò dentro. Fece un sospiro di sollievo non
appena trovò la busta che il padre di Sara le aveva inviato
con la falsa notizia di sua madre. L'aveva spedito. Doveva esserci
per forza scritto sulla busta da dove provenisse. Sorrise rincuorato.
-E' ad Amburgo- disse. Bill spalancò gli occhi e si avvicinò
a lui. Vide la busta.
-Sei
un genio-.
-------------------------
Ragazze,
stasera non ce la faccio a ringraziarvi una per una... sono stata male
tutto oggi... ho letto i vostri commenti e mi hanno fatto davvero molto
piacere. Per stasera vi dico uun GRAZIE generale... siete carinissime.
Un bacio.
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Capitolo 24 *** Capitolo 24 ***
capitolo 24
Capitolo
24
-Come
scusa?! Ripeti?!- sbottò David, incredulo alle parole appena
pronunciate da Tom.
-Devo
andare ad Amburgo in macchina, da solo!- ripetè il ragazzo.
David lo guardava con gli occhi strabuzzati.
-E
perchè mai?- domandò senza particolare interesse.
-Si
da il caso che la mia ragazza sia segregata in una stanza da suo
padre!-. David boccheggiò per qualche secondo senza proferire
parola. Poi prese un bel respiro.
-Tom...-
cominciò.
-Ti
prego David- lo interruppe il chitarrista.
-Tom,
ma dove la vuoi andare a cercare? Amburgo è troppo vago-.
-Non
mi importa. Io vado ad Amburgo, punto e basta. Una volta lì
deciderò da solo cosa fare-.
-Tom,
io ti lascio fare quello che vuoi. Ti chiedo solo di stare attendo e
portarti almeno Saki con te-.
-D'accordo,
andrò con Saki. Grazie David-.
*
Mi
svegliai di soprassalto quella mattina. Avevo fatto un incubo: Tom
che veniva picchiato da mio padre. Serrai gli occhi e scossi la testa
cercando di abbandonare quel pensiero. Tom era al sicuro, non dovevo
preoccuparmi. Ad un tratto portai la mano allo stomaco che aveva
preso a brontolare instancabilmente. Mi girava la testa e avevo sete.
Ero ridotta a uno straccio, come tanto tempo prima. Ero praticamente
tornata alla mia vecchia vita, con la differenza che prima potevo
mangiare, bere e abbandonare quella casa quando volevo. Posai lo
sguardo sul mio cellulare che continuava a squillare instancabilmente
con la solita scritta: “Tom”. Avevo deciso di non rispondergli.
Forse solo così avrebbe capito che doveva lasciarmi stare e
dimenticarmi. Non perchè io non lo amassi più. Anzi. Lo
volevo troppo. Più di qualsiasi altra cosa. Solamente, proprio
perchè lo amavo, volevo che stesse al sicuro e quindi lontano
da quella casa.
*
Per
l'ennesima volta non aveva risposto alle sue chiamate. Riattaccò
con uno scatto, sbuffando nervosamente.
-Continua
a non rispondermi- borbottò rivolto a Saki, alla sua sinistra,
che guidava la sua macchina. Il bodyguard aveva deciso che il
ragazzo, in quelle condizioni, non poteva guidare. Era decisamente
troppo nervoso. -Ma io dico, cazzo, si diverte a star male? Non
capisce che ci rimette solo lei?!- urlò guardando la strada
davanti a sé. Saki lo ascoltava farsi i suoi discorsi. Aveva
bisogno di sfogarsi e lo lasciava fare. -E' una stupida. E' pure
stronza quando fa così!- continuò il ragazzo. Saki
sorrise appena a quell'ultima uscita senza staccare gli occhi dalla
strada.
-Sei
proprio innamorato eh?- intervenne improvvisamente, sorridendo e
guardandolo un attimo.
-Non
sai quanto- commentò imbronciato Tom, cosa che divertì
parecchio Saki. -Il bello è che è la prima volta che mi
succede. Non lo so, è arrivata lei e mi ha sconvolto tutto
quanto!- sorrise senza accorgersene il ragazzo, fissando il vuoto.
E'
bello vederti così Tom- concluse il bodyguard. Tom lo guardò
qualche secondo e poi tornò a concentrarsi sul paesaggio che
sfrecciava fuori dal finestrino. Era bello ma aveva una gran paura di
non arrivare in tempo da lei. Anche quello era bello da vedere?
*
Mi
tolsi di dosso la radiosveglia che era atterrata su di me, dopo che
ero caduta per terra, dando una botta al comodino. Mi si erano
piegate le ginocchia non appena avevo provato a rialzarmi. La testa
girava, girava fastidiosamente. Avevo assolutamente bisogno di
mangiare e bere. Non ce la facevo più. Strisciai fino al
cellulare e sospirai trovando altre 7 chiamate perse di Tom. Non si
arrendeva. Non si voleva arrendere. Non si voleva mettere in salvo.
Chiusi gli occhi piangendo, mentre sentivo provenire dei gemiti dalla
stanza affianco.
*
Tom
e Saki stavano girando per le strade di Amburgo invano. Tom stava per
buttarsi a terra disperato. Ma non voleva arrendersi. No, quella
sarebbe stata l'ultima cosa che avrebbe fatto. Giravano tutti i
casati. Scorrevano tutti i cognomi sul citofono. “Northon, Northon,
Northon” continuava a ripetersi nella testa Tom, scorrendo per
l'ennesima volta i cognomi sull'ennesimo citofono. Scosse la testa
tornando sul marciapiede dove Saki lo aspettava.
-Ancora
niente?- chiese il bodyguard. Il ragazzo scosse la testa.
-Tom
Kaulitz?- sentì ad un tratto una voce femminile alle sue
spalle. Si voltò di scatto e vide una ragazza a lui
sconosciuta avvicinarsi.
-Ehm,
non ho tempo per gli autografi adesso- disse velocemente.
-No
no, io non sono una tua fan- si affrettò a chiarire lei,
sorridendo. Tom la guardò senza capire. -Non sei il fidanzato
di Sara?- gli chiese di nuovo. Tom spalancò gli occhi.
-La
conosci?!- esclamò. La ragazza annuì.
-E'...
era la mia migliore amica- sussurrò tristemente, abbassando lo
sguardo.
-Oh
mio Dio, sai dove abita?-.
-A
dire il vero se n'è andata di casa. Non vive con voi ora?-.
-Sì
ma è tornata e adesso la devo assolutamente trovare-.
-Ma
è successo qualcosa?-.
-Suo
padre la tiene segregata-. La ragazza spalancò gli occhi.
-Io
so dove abita, ma è lontano da qua- disse mogia.
-Ti
prego, aiutami- la implorò Tom. Lei annuì.
-Se
mi fate salire in macchina vi dico la strada. È troppo
difficile da spiegare così- disse lei.
-Certo!-
esclamò felice Tom. Insieme a Saki tornarono alla sua
macchina. Davanti fece salire la ragazza mentre lui salì sui
sedili posteriori. -Non so come ringraziarti, davvero- disse
sorridendo Tom. La ragazza ricambiò lievemente il sorriso. Le
si leggeva la tristezza negli occhi. -Ah, come ti chiami?- le chiese
poi.
-Hellen-
rispose lei. Ad un tratto notò delle lacrime scorrere sulle
sue guance.
-Hey,
tutto bene?- le chiese preoccupato Tom. Lei scosse la testa tirando
su col naso.
-No.
Sono stata una stronza- rispose lei. Tom rimase un attimo in
silenzio. -Lei mi considerava la sua migliore amica... e anche io la
consideravo tale. Solo che la situazione che aveva a casa ha iniziato
a disturbarmi e invece che aiutarla come una qualsiasi migliore amica
farebbe, l'ho abbandonata per non caricarmi sulle spalle i suoi
problemi. So che lei non chiedeva questo. Lei chiedeva solo un po' di
compagnia, non voleva che le risolvessimo la vita. È sempre
stata dolcissima- pianse Hellen. Tom la ascoltava rapito. Era lei una
degli amici che l'avevano abbandonata a cui si riferiva Sara quando
gli aveva raccontato la sua storia. Ora capiva tutto. -Quando sono
venuta a sapere che se n'era andata di casa ero disperata. Non volevo
che arrivasse a tanto, ma non potevo neanche biasimarla. Poi ha
cominciato ad apparire assieme a voi sul giornale. Ho saputo che
state insieme e così mi sono rasserenata all'idea che lei
stesse meglio. Credimi, le hai fatto veramente bene. Sono contenta-
gli disse guardandolo con gli occhi arrossati. Tom sorrise
lievemente. -Ecco, accosta- aggiunse rivolta verso Saki. Saki ubbidì.
La macchina venne parcheggiata un po' prima di una villetta rosa. Era
molto carina esteticamente. Ma nessuno poteva immaginare cosa ci
fosse dentro.
-Perfetto,
grazie mille. Saki, mentre vado dentro, chiama la polizia- disse Tom.
-Tom,
io vengo con te- disse il bodyguard.
-No,
Saki, stai qua fuori e aspetta la polizia, per favore- lo rimbeccò
il ragazzo.
-Allora
vengo io con te- intervenne Hellen.
-No,
state tutti e due qui, per favore!- esclamò Tom. Nessuno dei
due fiatò più. Il ragazzo sospirò e scese dalla
macchina. Entrò nella villetta scavalcando il cancello.
Intravide una finestra e la raggiunse. La aprì senza far
rumore. Quella situazione per un attimo lo riportò con la
mente al giorno in cui Sara era entrata allo studio di registrazione
di nascosto. Tutto era nato da lì. La cosa più bella.
Scavalcò il davanzale e si trovò in cucina. Uscì
e si affacciò guardandosi intorno con circospezione. La via
sembrava libera. Vide che al piano terra c'erano solo cucina e
salotto. Dedusse che le camere da letto fossero al piano di sopra.
Salì le scale velocemente ma senza far rumore. Si trovò
davanti a tre porte. Avvicinò l'orecchio a una ma non sentì
niente, quando ad un tratto potette udire dei gemiti provenienti da
una stanza. Il sangue gli andò al cervello. Non voleva
crederci. Sentì la rabbia ribollirgli nelle vene. La stava...
la stava...? Chiuse gli occhi e si avvicinò. Sentì
perfettamente quei versi inconfondibili e con un'ira che mai aveva
provato prima spalancò quella porta. Si fermò di scatto
con gli occhi spalancati. La scena che si presentava davanti a lui
era raccapricciante. L'unica cosa che lo fece sentire leggermente
meglio era che la persona sotto al padre di Sara non era lei. Era sua
madre. Sentì la nausea pervaderlo quando il padre si alzò
da quella povera donna che non ci capiva più niente. Si chiuse
semplicemente la zip del pantaloni e guardò Tom.
-Ah
ecco, mi chiedevo quanto tempo ci avresti messo a venire a recupera
la tua povera ragazza-.
*
I
gemiti erano passati finalmente. La cosa che mi turbò però
fu la voce di mio padre. Con chi stava parlando? Ero ancora sdraiata
a terra con gli occhi socchiusi. Ero stremata. Non sentivo più
le forze. Stavo per svenire, lo sentivo. Ma ad un tratto il mio cuore
prese a battere velocemente. Sembrava volesse perforarmi il petto.
Era la sua voce! La riconoscevo, era la sua! Come caspita aveva fatto
a trovarmi? La felicità venne subito repressa dal senso di
paura che mi aveva travolto velocemente. Non avrebbe dovuto essere
lì. Non mi aveva ascoltata. Era il solito testardo. Sobbalzai,
sempre a terra, quando sentii la porta aprirsi di scatto.
-Eccola
la tua amata- sentii la voce viscida di mio padre.
-Piccola!-
esclamò Tom, precipitandosi affianco a me. Mi prese e mi
sollevò la schiena. Poggiò una mano sul mio viso e mi
guardò spaventato. Il mio orecchio era poggiato sul suo petto
e potevo sentire il suo cuore che batteva più veloce del mio.
Non avevo la forza di alzare lo sguardo su di lui. Avrei voluto
abbracciarlo e dirgli che lo amavo troppo ma non ci riuscivo. -Come
cazzo hai fatto a ridurre tua figlia in questo modo!- urlò
Tom con le lacrime agli occhi, evidentemente rivolto a mio padre.
-Visto
che capolavoro?- sorrise quello schifo di uomo. Tom mi appoggiò
delicatamente per terra e si alzò furioso. Lo vidi tirare un
pugno in faccia a Roy che cadde a terra. Gli si mise a cavalcioni
sopra e lo riempì di botte. Io volevo urlargli di fermarsi o
sarebbe finito nei casini lui. Ma non ce la feci.
-Stronzo!
Bastardo!- sentivo Tom urlare a ogni colpo. Sembrava che volesse
ripagarmi di tutte le botte che mi ero presa da Roy. Roy gli mise le
mani al collo. Io spalancai gli occhi.
-Roy!-
urlai piangendo spaventata. Niente, mi ignorava e continuava a tenere
la presa stretta, attorno al collo di Tom che faceva fatica a
respirare. Volevo svegliarmi. Non poteva accadere. E io non avevo
neanche una fottuta forza per fermarlo! Ad un tratto sentii dei passi
affrettati salire su per le scale. Alzai lo sguardo mentre gli occhi
piano piano mi si chiudevano. Era la polizia. Sospirai rincuorata non
appena vidi che erano riusciti a staccare Roy da Tom. Lo presero e
gli misero le manette, cercando di tenerlo fermo. Il mio sguardo si
posò su Tom che era rimasto a terra, tossendo con le mani alla
gola. Mi sentivo tremendamente in colpa. Poi la sua immagine divenne
lentamente sempre più sfocata.
*
-Sara...
ti prego, piccola, rispondimi- sentivo una voce lontana. Non me ne
accorsi ma sorrisi mentre ero ancora priva di sensi. Quella voce la
adoravo. La amavo. E amavo la persona a cui apparteneva. Mi sarei
dovuta svegliare per lui. Ci tenevo troppo. Non potevo abbandonarlo.
Soprattutto dopo quello che aveva fatto e rischiato per me. Decisi di
reagire. Lentamente alzai le palpebre. Vidi dapprima appannato, poi
tutto si schiarì davanti a me e notai, con gioia, che Tom era
vicino a me, che mi stringeva la mano. -Amore mio!- esclamò
con le lacrime agli occhi abbracciandomi lievemente. Io non ricambiai
la stretta ma lo feci mentalmente. Sentivo un fastidio al braccio
destro. Abbassai lo sguardo e vidi l'ago della flebo. -Come ti
senti?- mi chiese una volta sedutosi di nuovo sulla sedia affianco a
me, senza mai abbandonare la mia mano.
-Stanca-
sorrisi lievemente, socchiudendo gli occhi. -E fiacca- aggiunsi.
-E'
normale. Non hai mangiato né bevuto per giorni. Ma ti
riprenderai velocemente, tesoro- mi accarezzò una guancia. -Se
solo penso a quello che ti ha fatto di crudele quell'uomo. Mi fa
schifo. Lo odio- disse nervosamente.
-Siamo
in due allora- risposi. -A proposito. Dov'è?- chiesi, anche se
la risposta la sapevo già.
-Nel
luogo fatto apposta per lui. In prigione- rispose Tom accarezzandomi
la mano, stretta fra le sue.
-Tu
come stai?- gli chiesi.
-Io?
Benissimo!-.
-Tom,
non devi fingere con me. Non devi cercare di farmi stare meglio-.
-D'accordo,
ho avuto paura. Ma veramente tanta. All'inizio, quando ho sentito i
gemiti provenire dalla stanza... oddio, non so cosa mi sia passato
per la testa. Mi sentivo come impazzito. Avevo veramente paura di
vederti sotto quel mostro-. Sentivo che le sue mani tremavano.
-E
invece c'era mia madre. Come sempre- sussurrai abbassando lo sguardo.
Tom mi accarezzò di nuovo la guancia con le dita.
-Tesoro,
tua madre si riprenderà. Ora è in un'altra stanza, qui
in ospedale. Poi la porteranno in un centro di disintossicazione.
Andrà tutto bene. Finalmente riuscirai a vivere una vita
tranquilla- mi disse sorridendo. Io ricambiai il sorriso. -Senti,
piccola, io adesso vado a fuori a chiamare Bill per dirgli che ti sei
svegliata. Stava avendo una delle sue solite crisi isteriche l'ultima
volta che l'ho sentito- ridacchiò lievemente. Poi si alzò
dalla sedia. -Intanto ti faccio parlare con una persona- aggiunse
baciandomi la fronte. Io rimasi un attimo perplessa a quella parole
ma non dissi nulla. Lo vidi darmi le spalle ed uscire dalla stanza.
Al posto suo entrò la persona che mai avrei creduto di
trovarmi davanti. Hellen era lì. Sulla porta che mi guardava
piangendo mortificata. Tom mi sorrise e richiuse la porta.
-Hellen...-
sussurrai incredula. Lei mi si avvicinò e mi si fiondò
addosso abbracciandomi e scoppiando in un pianto ininterrotto. Non mi
sembrava vero. Non sapevo neanche come reagire. Una cosa era certa:
ero felicissima. Mi diede un bacio sulla guancia, una volta che si fu
ripresa dai singhiozzi.
-Sara,
mi dispiace tanto... io ti voglio bene- disse con ancora le lacrime
agli occhi. Mi bastava. Non avrei voluto sentire altro. Avevo
dimenticato tutto.
-Anch'io-.
*
Ero
finalmente uscita dall'ospedale. Stavo bene, mi sentivo rinata. Avevo
voglia di ricominciare tutto da capo. Con Tom e gli altri ragazzi.
Con Hellen, fortunatamente, ero riuscita a ritrovare quella fiducia e
quell'amicizia che mai era svanita. Ci eravamo promesse di tenerci in
contatto. Con Tom invece... Tom era Tom. Semplicemente decidemmo di
ripartire da dove ci eravamo fermati. Ovvero...
-Tom!-
esclamai.
-Che
c'è?- mi chiese lui ansimante.
-Fai
più piano, tutta l'acqua finisce per terra e a chi tocca
pulire poi? A me!- le mie parole vennero interrotte dalle sue labbra
sorridenti che si erano posate dolcemente sulle mie, ignorando i miei
discorsi e continuando a muoversi dentro di me.
*
Era
passata una settimana dal nostro ritorno da Amburgo. E tutto era
tornato come prima. Con un'unica differenza: io ero più
tranquilla e serena. Così come Tom e il resto della band. Si
poteva chiaramente sentire la pace e la tranquillità che si
erano impadronite della casa.
-Bill!!!-
sentii urlare Tom dal piano di sopra. Io ero seduta al tavolo della
cucina assieme a Bill. Entrambe alzammo lo sguardo verso l'entrata
della cucina. Vidi il vocalist aprire velocemente il cassetto sotto
il ripiano per cucinare. Spalancai gli occhi quando vidi anche che
tirò fuori da esso una padella.
-Ehm...
Bill- intervenni perplessa ma senza scompormi più di tanto. In
quel momento entrò in cucina Tom, da assatanato.
-Eh
va bene, fatti sotto!- lo minacciò Bill puntandogli contro la
padella. Tom scoppiò a ridere istericamente e recuperò
dal cassetto un'altra padella. Io mi chiesi perplessa chi dei due
fosse più scemo dell'altro. Rimasi a godermi lo spettacolo, a
braccia conserte, curiosa di vedere dove sarebbero stati capaci di
arrivare. -Proprio come quando eravamo piccoli, fratellino!- esclamò
di nuovo Bill cominciando a sferrare padellate da tutte le parti. Tom
rispose con le stesse mosse ed io mi tappai le orecchie per il casino
assurdo che producevano quegli arnesi, appena sbattevano uno contro
l'altro.
-Ma
la finite?!- urlai cercando di sovrastare quel fracasso allucinante.
Mi voltai non appena sentii arrivare gli altri ragazzi, David e Saki,
con gli occhi spalancati.
-Ma
voi non siete normali!- esclamò David tenendo fermo Tom,
mentre Saki andava a recuperare Bill. Gustav e Georg intanto tolsero
le pentole dalle loro mani. I gemelli si erano calmati. Bastò
poco per farci scoppiare tutti quanti a ridere, compresi loro due.
Cos'avevo detto? Pace e tranquillità? Beh, se non altro, ora
la mia felicità finalmente l'avevo trovata...
Fine!
--------------------------
Ok.
Siamo arrivati alla fine ragazze mie. La scena finale delle padelle non
l'ho scritta perchè mi è cascata una tegola in testa, ma
perchè sul forum dove l'avevo postata me l'avevano chiesta in
tante. Io le ho volute accontentare xD
Vi
ringrazio una ad una... siete state veramente carinissime tutte quante.
Mi avete anche divertito con dei commenti che veramente mi hanno fatto
morire dal ridere. Io spero che questo finale vi sia piaciuto. E'
alquanto bizzarro, ma ci ho messo lo stesso l'impegno giusto. Almeno
penso e spero. Spero che questa storia vi rimanga un pò impressa
perchè a me è rimasta nel cuore. Grazie mille di nuovo a
tutte quante per avermi seguito e supportato.
Vi aspetto in una mia prossima storia!
Bacioni.
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