Not Always rainbows and butterflies

di hermypotter
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo I - Look for the girl with the broken smile ***
Capitolo 3: *** Capitolo II - It doesen't matter anymore ***
Capitolo 4: *** Capitolo III - Wound up at your door ***
Capitolo 5: *** Capitolo IV - He was always there to help her ***
Capitolo 6: *** Capitolo V - She always belonged to someone else ***
Capitolo 7: *** Capitolo VI - It's compromise that moves us along ***
Capitolo 8: *** Capitolo VII - I don't mind spending everyday ***
Capitolo 9: *** Capitolo VIII - Some problem with her self ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Not always rainbows and butterflies

 

 

 

 

 

-Con chi esce ora Cho?

Ginny Weasley era sul treno, assorta nei suoi pensieri. Teneva la fronte contro il freddo finestrino, cercando di pensare, cercando di farsi strada tra tutti i suoi pensieri. Invece suo fratello si era immerso in una conversazione con Harry Potter riguardo Cho Chang, e aveva deciso di coinvolgere anche Hermione.

-Con Micheal Corner. -rispose Ginny con voce annoiata.

Harry e Ron si voltarono di scatto, sorpresi. La risposta se l’aspettavano da Hermione, non da lei.

-Micheal… Ehi, ma… Non ci uscivi tu?  -balbettò suo fratello.

-Non più. -continuò Ginny con lo stesso tono annoiato, ma con un po’ più di decisione. -Non gli è andata giù che Grifondoro avesse battuto Corvonero a  Quidditch, ed è diventato così musone e rompipalle che l’ho mollato, e lui si è precipitato a consolare quella deficiente della Chang. -terminò con semplicità la rossa, per poi prendere una piuma d’oca e Il Cavillo per controllare le risposte ad un test.

-L’ho sempre detto che era un idiota! -esclamò raggiante il fratello, spingendo la sua regina verso la torre di Harry, che fu distrutta e trascinata fuori della scacchiera su cui lui e l’amico stavano giocando a scacchi magici.

-Hai fatto un vero affare. Basta che… Tu scelga… Meglio!... La prossima volta .

E lanciò una strana occhiatina furtiva a Harry.

Ginny se n’accorse, ma non disse nulla. Sapeva benissimo cosa intendeva il fratello, e non le piaceva nemmeno un po’. Ok, prima le era piaciuto Harry, ma ora… Poteva essere un buon amico, ma mai un buon ragazzo. Così decise di sparare una palla grande come una casa.

-Ho scelto Dean Thomas, ti sembra meglio? -esclamò, cercando di sembrare indifferente e distratta. Dopotutto, Fred e George le avevano insegnato a dire le bugie per qualcosa, no?

La reazione di Ron, però, fu peggiore del previsto.

-COOOOOSA? -gridò alzandosi e mandando all’aria la scacchiera, rovesciando ovunque i pezzi.

-Sì, dai fratellino, non rompere! -fece scocciata Ginny, mollando la penna d’oca e Il Cavillo, per poi  poggiare di nuovo la fronte sul finestrino. Osservò il riflesso semitrasparente: se guardava vedeva una ragazzina di quattordici anni, con una folta chioma rossa, di solito un po’ mossa, ma ora molto riccia dato che l’aveva lasciata asciugare all’aria, senza phon. Alcuni ciuffi nascondevano i grandi occhi verdi, ma la ragazza li toglieva con un gesto nervoso, sbuffando con quelle labbra piccole e ben delineate. Tamburellava le sottili dita dalle lunghe unghie sul vetro, ancora piccata per il comportamento del fratello. Sembrava non potesse decidere di sua volontà!  Ginny si mise le piccole mani sugli occhi, nascondendoli e nascondendo anche parte del viso, quelle lentiggini così delicate, quelle guance su cui comparivano due piccoli cerchi rossi quando si sentiva in imbarazzo…

Draco Malfoy, che stava passando in quel momento davanti allo scompartimento, non resistette alla tentazione di fermarsi ed osservare la piccola Weasley. Quelle mani, che si muovevano così delicatamente, quelle che tante volte aveva sognato sul suo viso, sul suo corpo… Quello sguardo, così dolce, quello che ogni tanto incrociava, all’inizio spaurito, ma poi sempre più deciso, quasi di sfida… Quelle labbra, che alcune volte vedeva muoversi velocemente, parlando, discutendo…

Entrò nello scompartimento, seguito da Tiger e Goyle. Potter e Weasley si alzarono in piedi di scatto, mentre la Granger fece l’indifferente, serrò semplicemente gli occhi. Ginny Weasley si era tolta le mani dagli occhi, e un’espressione indecifrabile le percorreva il bel viso.

La ragazza, dentro di sé, era in subbuglio. Era entrata la persona che, da un anno, tormentava dolcemente tutti i suoi sogni, la persona che ora muoveva, parlando, quelle labbra, che lei aveva sognato sul suo corpo… La persona di cui si era innamorata… Draco Malfoy era entrato nello scompartimento, e aveva cominciato, come al solito, ad insultare lei e i suoi amici. No… Non aveva insultato lei: aveva insultato Harry, Ron ed Hermione. Perché non lei? Poteva essergli indifferente… Ma non era esattamente ciò che dicevano i suoi sguardi, che ogni tanto incontrava… Quegli occhi, tra il grigio e il verde, così speciali… Che incontravano i suoi, nei sogni… Come le loro mani si incontravano… E si incontravano anche le loro bocche, come attratte da qualche strana calamita, in quegli strani sogni proibiti che entrambi facevano.

-Dunque, chi abbiamo? Potterino, il cocco di Silente! Quale onore! Poi qui ci sono Lenticchia e Secchioncina!

E detto questo, Draco si era inoltrato in altri commentini maligni sui tre, ma non aveva pronunciato il nome di Ginny, né l’aveva sfiorata con le critiche.

“Anche se non te lo dirò mai, Ginny… Prendilo come un favore” pensò dolcemente Draco, rivolto a Ginny.

Ma la ragazza, al contrario, ribolliva dentro di sé.

“Perfetto, Virginia! Ti sei invaghita di un ragazzo che non ti si caga di pezza! Ma che dico invaghita… Tu ne sei cotta persa!!”

-Ginny, che hai?

Suo fratello, nel vederla corrucciata, lasciò perdere di prendere a pugni Malfoy, anche perché Hermione l’avrebbe trattenuto, così si voltò verso la sorella.

-Cosa vuoi che abbia? Nulla! –urlò la ragazza.

Harry sobbalzò. Draco ridacchiò: bel caratterino, la Weasley.

-Cosa ridi, tu? -fece Ron, serio in un istante, a Draco.

-Cosa insinui, Weasley? -esclamò il ragazzo. Poi si riprese: non poteva permettere che uno straccione come Weasley gli facesse perdere la sua maschera di indifferenza.

Diede un’ultima occhiata a Ginny, al suo volto delicato e ai dolci lineamenti…

-Cosa cazzo vuoi, anche tu? –sbottò la ragazza, vedendo gli sguardi del Serpeverde e scattando in piedi.

Draco scrollò le spalle, fece un cenno a Tiger e Goyle e se ne andò. La Weasley poteva avere i lineamenti dolci, ma il carattere di sicuro no.

 

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Capitolo 2
*** Capitolo I - Look for the girl with the broken smile ***


Capitolo I

Look for the girl with the broken smile

 

 

 

-Draco…

Le parole uscirono dalla bocca della rossa, come un impulso a cui non poteva resistere.

-Certo che quando dorme dice cose strane…

Una voce maschile, fin troppo conosciuta…

-FRED!

-Ecco che la santarellina diventa una bestia

-GEORGE!

Ginny Weasley si alzò dal letto, buttò la coperta per terra con un calcio e cominciò ad inseguire i fratelli, urlando. Bill uscì dalla sua camera e Ginny gli finì addosso.

.Ehi, dove corri, mezza nuda?

-MA LEVATI DALLE PALLE ANCHE TU! –urlò la sorella, dandogli uno spintone e ripartendo alla volta dei due fratelli. Bill rimase un po’ scioccato, poi decise di scendere, facendo molta attenzione a non urtare sua sorella.

-Ginny, stai calma.

Mamma Weasley cercava di calmare la figlia. Intanto i gemelli erano seduti al tavolo, mangiando e ridacchiando.

-E voi smettetela di ridacchiare, sembrate dei deficienti. –fece secca la madre.

-IL PROBLEMA Ѐ CHE LORO SONO DEFICIENTI! –sbraitò Ginny. I gemelli risero ancora di più. -E PIANTATELA DI RIDERE PRIMA CHE MI INCAVOLI SUL SERIO!

-Ma dai, Gin…

-Noi siamo, per caso, logicamente…

-Passati davanti alla tua camera e…

-Stavi mugolando, così abbiamo pensato…

-Andiamo a dare un’occhiata!

-Solo per assicurarci che tu stessi bene…

-Naturalmente!

-SMETTETELA DI PARLARE COSì!!!! VI ODIO!!!!!- scattò Ginny.

-Forse sei tu che sei nervosa? –ipotizzò borbottando Ron, entrando in cucina. Gli stava crescendo la barba, per lo sviluppo, ma non c’era ancora abituato, così non se la faceva mai, finchè qualcuno non gli diceva...

-Vatti a fare la barba che sembri appena evaso –commentò acida Ginny.

-Siamo acidelle? –ridacchio Charlie, appena entrato.

-CAVOLI MIEI! E NON ROMPETEMI ANCHE VOI!!!!

Ginny aveva perso la pazienza, così corse su ed entrò nella sua camera, sbattendo la porta. Si sedette, sconsolata, ai piedi dell’ampio specchio accanto al suo letto. Cinse le ginocchia con le braccia e appoggiò il mento sulle braccia, osservandosi nello specchio. I capelli rossi coprivano gran parte del viso, e scendevano sul collo e sulla schiena, ondulati come le onde del mare, con delicate curve dai riflessi d’oro.

Si guardò, e rise. “Ehi, dove corri mezza nuda?” Bisognava ammettere che il fratello aveva ragione... Dormiva sempre con il reggiseno e le mutandine, e quello era uno dei suoi completi più “osé” e scoperti, che indossava solo in estate. Era nero, con le spalline doppie, molto sottili e aveva delle roselline viola sulle coppe. Le mutandine erano coulotte sgambate, anche queste nere, con i bordi e i ricami di un viola pallido.

Pensò ai fratelli: nessuno la capiva… Ron, forse? In effetti, aveva ragione… Era lei che era nervosa… Tutto per colpa di quell’arrogante, presuntuoso, sbruffone, antipatico e… Affascinante, carismatico, sexy, splendido Serpeverde… Tutta colpa di Draco Malfoy. Ginny scoppiò a piangere. Perché la prima volta che doveva innamorarsi doveva farlo di un essere insensibile e spregevole come Malfoy? Se l’avesse saputo, Draco non avrebbe fatto che giocarsi dei suoi sentimenti, tra l’altro non corrisposti… Ginny era così sicura di tutto ciò che continuò a piangere, piangere e piangere, senza nemmeno alzarsi, e si riaddormentò per terra, con le lacrime che le percorrevano il bel viso, senza sapere che a chilometri di lontananza, a Malfoy Manior, un ragazzo stava pensando a lei, soffrendo per l’amore secondo lui non corrisposto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

-Draco!

Qualcuno urlava dall’altra parte della porta.

-Sì, papà? –rispose piano il ragazzo.

-Cosa ci fai ancora a letto? Lo sai che dobbiamo andare a Nocturn Alley! Ti avevo detto di svegliarti presto! Devi obbedirmi! Non diventerai mai un…

-…Degno Malfoy… -completò in un sussurro il ragazzo, poi si alzò dal letto e andò ad aprire la porta al padre.

-AHIA!

Uno schiaffo lo aveva colpito in piena faccia. Draco barcollò, anche se era abituato a tutti quei scapaccioni del padre. 

-Vestiti, e in fretta. –disse semplicemente Lucius Malfoy, per poi voltarsi e andarsene.

Il ragazzo andò verso il bagno, a testa bassa. Passò per la cucina. C’era già sua madre, seduta al tavolo. Leggeva la Gazzetta, e accanto a lei c’erano tre elfi domestici: uno stava poggiando i pasticcini, un altro le versava il tè e l’ultimo le imburrava il pane. Appena videro Draco, finirono in fretta le loro occupazioni e corsero dal padroncino.

-Oh, salve, padroncino! Dormito bene? –chiese uno. Poi, senza aspettare risposta, lo trascinò su una sedia, gli versò il tè e gli mise davanti un vassoio di pasticcini. La madre alzò lo sguardo dal giornale e gli sorrise.

-Buongiorno, tesoro.

-Ciao mamma.

La madre gli accarezzò il viso con le mani raffinate, poi sussurrò:-Tuo padre è nervoso per un’ispezione del Ministero, piccolo, non ti preoccupare…

Draco annuì, e mangiò un pasticcino alla crema, poi bevve un sorso di tè. Appena finito, si diresse verso il bagno. Si spogliò, e buttò il pigiama di flanella nel tubo che collegava il bagno alla lavanderia degli elfi domestici. Osservò il pigiama scivolare giù delicatamente, poi entrò nel cubicolo di pietra per farsi una doccia. Dopo dieci minuti spense l’acqua calda che gli gocciolava per tutto il corpo. Allungò la mano e acchiappò, appena fuori del cubicolo in roccia, un morbido accappatoio verde. Se lo mise, e osservò le iniziali bianche finemente ricamate sulla stoffa, sul suo petto a sinistra. DM. Cosa voleva dire essere dei Malfoy?, si ritrovò a pensare Draco. Privilegi, soffiate, preferenze… E sempre e solo purosangue in ogni angolo: parenti, amici e… Ragazze. E ciò voleva dire restrizioni, scelte… Ma pochissima libertà.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

-Ehi? Ti sei scordata che dovevamo andare a Diagon Alley?

Mamma Weasley aveva mandato Ron a vedere che fine aveva fatto Ginny: era già mezz’ora che era sparita in camera sua. Così il ragazzo, controvoglia, era salito due piani più su ed era entrato nella camera di Ginny per poi vederla addormentata ai piedi del letto. La sorellina gli fece molta tenerezza: da un po’ di tempo Ginny non era più la stessa, e il ragazzo si era accorto di essere un po’ troppo pressante. Così si chinò su di lei, la prese in braccio e la depose delicatamente sul letto. Poi vide piccole lacrime salate che brillavano sulle guance della sorella.

Le accarezzò il viso.

-Piccolina… -le mormorò all’orecchio. Fece per sistemargli dietro l’orecchio una ciocca di capelli ribelli che aveva sul viso, ma…

-AAAAAAH!

Ginny si era svegliata di soprassalto e si era impaurita a sentire le mani di un estraneo sul suo viso… Anche se poi estraneo non era!, così si era alzata di botto, con il risultato di sbattere contro suo fratello… Ma lei aveva sbattuto la nuca: suo fratello il naso! Ron si portò le mani al setto nasale, che aveva preso a sanguinare.

-GINNYYYYYY –urlò, prima di correre al bagno.

-ROOOOOON –gridò ridendo la sorella, per prenderlo in giro. Poi, un po’ preoccupata, corse al bagno dal fratello. La porta però era chiusa a chiave.

-APRI, DEFICIENTE!!!! GUARDA CHE SFONDO LA PORTA!!! TE LO GIURO, SCASSO LA PORTA!!!! FAMMI ENTRARE CHE MI DEVO ANCHE VESTIRE!!!

Da dentro il fratello ridacchiava, senza curarsi delle intenzioni della sorella. Da fuori, però, la ragazza stava prendendo la rincorsa.

-IO TI HO AVVERTITO!!!! –urlò Ginny, per poi correre verso la porta di spalla. Ron non sentì, ma decise di aprire la porta. Tirò fuori appena la testa, con la porta semichiusa, ma Ginny era alla carica. I due si guardarono in faccia, e capirono cosa stava per succedere, ma non fecero in tempo a fare retromarcia che Ginny entrò di corsa nella porta aperta, andando addosso a Ron, buttandolo a terra e finendo sopra di lui.

-Devi smetterla con queste entrate ad effetto, Gin… -disse debolmente Ron.

-Non sai l’effetto che fanno a me… -sospirò la sorella.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

-Non toccare nulla.

-Sì, papà.

-Signor Malfoy! Salve!

Il proprietario del negozio, un uomo curvo dai capelli unticci, era apparso all’improvviso dietro il bancone e aveva accolto Lucius Malfoy con mille ossequi.

-Salve, salve, Sinister… -borbottò l’uomo.

-Cosa compra? Qualcosa per questo giovanotto?

-No, Sinister… Vendo. Un’altra ispezione del ministero e, come sa, ho alcune cose che mi metterebbero nei guai. 

-Certo, certo… Come quattro anni fa, se non ricordo male.

-Esattamente. Dunque, vogliamo venire a noi? –esortò poi Lucius, tirando fuori una lista.

-Draco, vai pure… Ci vediamo dopo a Diagon Alley.

-Ok, papà.

Draco uscì dal negozio cautamente. Si avviò tra i vicoli bui, tra negozi d’arte oscura. Ogni tanto, qualche individuo s’inchinava, togliendosi il cappello in segno di rispetto.

Erano tutte quelle le soddisfazioni d’essere Malfoy? Qualche inchino mentre si andava in giro nei negozi di magia nera?  Si ritrovò di fronte al marmoreo edificio della Gringott. Voltò a destra, prendendo la direzione della libreria: doveva prendere i libri che gli sarebbero serviti per il suo sesto anno a Hogwarts.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

-No, Harry! –rise Ginny.

L’amico, appena incontrato a Diagon Alley, aveva preso la ragazza sulle spalle, e ora la portava in giro per Diagon Alley.

-Dunque, principessa, dove vogliamo andare? –domandò.

-Alla libreria, forza-rispose esasperata Ginny, a metà tra le risate e l’arrabbiatura.

I due si diressero verso il Ghirigoro. Harry era felicissimo di avere sulle spalle la ragazza che gli piaceva da quasi due anni, così nulla poteva scalfire il suo buonumore. Ginny si stava divertendo moltissimo, anche lei. Harry era carino, ed era pronta a rimangiarsi tutto ciò che aveva pensato sul treno. Dopo che, tra l’altro, Draco la ignorava spudoratamente. Una sua parte, però, non riusciva a non sentirsi in colpa, per non si sa quale motivo: lei non era fidanzata con Draco, non aveva nessun legame… Eppure a lei sembrava di tradire il Serpeverde. Scacciò il pensiero dalla testa, e attaccò discorso con Harry. Raggiunsero la libreria. Indugiarono alla vetrina, osservando i libri in vendita(“Incantesimi da cucina”, “Questi piccoli maghi!”), per poi avviarsi verso l’ingresso. Ginny rise, squadrando l’ingresso.

-Guarda che io là mica ci passo- affermò. Harry ridacchiò, poi la fece scendere. Fianco a fianco, entrarono. L’ambiente era piacevolmente caotico: streghette che leggevano i libri preferiti, uomini che passavano con le braccia cariche di libri rilegati in pelle, su uno sfondo di migliaia di scaffali dove vi erano moltissimi libri, di tutti i tipi: tomi rilegati in pelle scura, con elaborate scritte, lisi librettini dalle pagine ingiallite e libri consigliati dal Settimanale delle Streghe, impeccabili e freschi di stampa. Ginny si avvicinò ad un giovane mago commesso.

-Scusa, i libri per il quinto anno a Hogwarts? E anche per il sesto –aggiunse poi.

-Subito –sorrise il ragazzo, che si dimostrava piuttosto interessato a Ginny. Harry, notando i suoi sguardi, si avvicinò a Ginny e le passò una mano attorno alla vita. La ragazza, per la sorpresa, sussultò, poi si voltò verso Harry. Il ragazzo gli indicò con un cenno della testa il commesso. Ginny capì al volo, e stette al gioco, prendendo la mano di Harry. Il commesso tornò, carico di libri. Harry e Ginny, intanto, trattenendo le risate, si tenevano per mano teneramente. Il ragazzo li vide, demoralizzato, e consegnò i libri a Ginny con un flebile:-Ecco a te.

Ginny e Harry si scambiarono un occhiolino, per avviarsi alla cassa. Pagarono, e uscirono.

-Missione compiuta!- rise Ginny, battendo il cinque con Harry. Il ragazzo le sorrise, quando videro Malfoy arrivare dalla parte opposta.

Il cuore  della ragazza fece un balzo. Non poteva essere! Decise di dileguarsi, ma senza Harry.

-Devo andare –mormorò la ragazza. –Non mi seguire, ti prego… Ti spiegherò dopo…

Harry rimase un po’ interdetto, guardando la ragazza allontanarsi correndo, ma rispettò la sua decisione e, con riluttanza, si voltò e se n’andò. Non voleva uno scontro diretto con Malfoy.

Draco vide Ginny correre verso di lui. Il suo cuore prese a battere all’impazzata. I capelli rossi che svolazzavano al leggero vento che si era alzato, accompagnato dalle nuvole nere… Gli occhi verdi, bassi verso terra… La gonna, che si muoveva adattandosi ad ogni suo movimento… Tutto di lei era stupendo, in ogni piccolo particolare. La ragazza, però, sembrava scappare proprio da lui. Sgranò gli occhi verdi, quando lo vide, e cercò di allontanarsi. Draco, però, la afferrò per un braccio e la trasse a sé. La ragazza, spaventata, cercò di divincolarsi, ma Draco la strinse ancora più forte.

-Mi fai male… -sussurrò la ragazza.

Draco la lasciò andare e la guardò. Ginny aveva le lacrime agli occhi.

-Scusa… -mormorò il Serpeverde. Ginny sbarrò gli occhi verdi. Draco che le chiedeva scusa?? Ginny sorrise timidamente, un sorriso rotto dalla timidezza e dall’incertezza. Per la prima volta, il biondino capì veramente quanto fosse maledettamente bella, in ogni sua parte: non ne era mai stato così consapevole. E quanto fosse fragile: si era adattata così bene tra le sue braccia ma sembrava si potesse spezzare, andare in mille pezzi in ogni istante, insieme a quel suo sorriso rotto dolce e timido.

Il cuore della ragazza batteva a mille. Si era sentita così sicura tra le braccia del ragazzo… Più che tra le braccia di Harry, sicuramente. E le aveva chiesto scusa… Quei momenti sembravano non voler mai passare, il tempo pareva loro alleato… Stava allungando attimi d’amore non dichiarato in una storia che non avrebbe mai potuto funzionare.

-GINNY!

Harry stava correndo verso di loro, dopo aver visto tutta la scena. Ginny sobbalzò: voleva rimanere ancora con Draco… Harry le porse la mano, senza rivolgere la parola a Draco. La ragazza deglutì poi, evitando di guardare Draco, prese la mano di Harry e si allontanò. Prima, però, rivolse al ragazzo un altro sorriso, rotto di timore e insicurezza. Draco rimase là, a fissare la sua ragazza con il sorriso rotto allontanarsi. Poi, qualcosa scattò in lui. Dopo che la ragazza ebbe svoltato l’angolo, cominciò a correre. Si ritrovò sulla strada principale di Diagon Alley. Intanto aveva cominciato a piovere. Piccole goccioline caddero dal cielo. Non la trovava… Non trovava più la sua ragazza con il sorriso rotto. Guardò a destra, poi a sinistra… Non la vedeva. Voleva dirle che l’amava, in ogni suo particolare, per ciò che era… Ma non l’aveva trovata. Si infilò in una via buia, senza sapere che la sua ragazza dal sorriso rotto era così vicina…

In una stradina parallela, un ragazzo dai capelli corvini baciava appassionatamente una ragazza dai capelli rossi. Lui era al massimo della felicità, ma lei… Ginny si sentiva strana, dopo l’incontro con il ragazzo, In quegli occhi grigi aveva visto qualcosa che non aveva mai visto… Non sapeva come chiamarlo, ma sapeva che era una cosa preziosa. Il viso del ragazzo e la sua voce le tornarono in mente…

-Scusa…

Ginny si separò violentemente da Harry. Le lacrime le rigavano il viso.

-Cos’hai? –le sussurrò il ragazzo. Ginny scosse violentemente la testa. Provava un grandissimo dolore in gola, mentre le lacrime le scendevano impetuose per le curve del suo volto. Harry provò ad accarezzarle il viso, ma Ginny si allontanò, con gli occhi bassi, e lo spinse dolcemente via, per poi correre in fondo alla via.

Pioveva sempre più forte. I suoi capelli rossi erano umidi, come tutti i suoi vestiti, e aveva freddo, ma non le importava. Voleva Draco. Non sapeva però che era esattamente davanti a lei, nella strada parallela, come lui non sapeva di essere tanto vicino alla ragazza dal sorriso rotto che aveva cercato sotto la pioggia.

 

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Capitolo 3
*** Capitolo II - It doesen't matter anymore ***


It doesn’t matter anymore

 

 

 

-Ginny! Esci subito!! Ginny, che hai?

-Sono affari miei! Lasciami stare!! Lasciami perdere, Ron… Vattene!! Vai via!!!!

La famiglia Weasley, più Harry e Hermione, era tornata alla Tana. Harry aveva provato a non fare parola dell’accaduto ma Ron, dopo aver visto i comportamenti di Ginny e dell’amico, gli aveva fatto sputare il rospo. Così era corso un piano più su e aveva picchiato alla porta di Ginny con i pugni.

Dentro, la ragazza, spaventata, aveva urlato: -Chi è?- e il fratello l’aveva assalita, urlando contro la porta chiusa.

-Io non ti lascio perdere, ok? Non me ne vado finchè non capisco cosa ti succede, Ginny!! Perché sei così? Cosa ti succede?? Sei cambiata, Gin, vuoi che non me ne accorga?? –gridò Ron, battendo un colpo sulla porta.

-Te n’accorgi fin troppo! Non mi lasci un minimo spazio mio, devi essere presente in  ogni mio più piccolo movimento, devi sorvegliare ogni mia piccola decisione, deve esserci sempre un commento su ciò che faccio… Mi sono rotta, voglio poter respirare dell’aria pulita e libera anche io!- strillò Ginny, seduta sul suo letto, tenendosi le mani sulle orecchie, per non sentire il fratello, anche se quelle urla arrivavano lo stesso alle sue orecchie. Si alzò, per aprire la porta, ma…

-Io non voglio che nessuno ti faccia male, non voglio che tu soffra! Sei troppo piccola per l’amore, Ginny, renditene conto: sei ancora una bimbetta, l’amore non è un gioco, non riesci ancora ad entrare nell’ottica del mondo reale, perché tu sei nel tuo mondo di sogni e fantasie!- urlò Ron, dando una manata all’uscio.

Ci fu una pausa, dall’altra parte della porta. Ginny si era bloccata davanti alla porta, con la mano sulla maniglia.

Così era quello ciò che pensava il fratello? Che lei fosse una lattante?

Ma chi si credeva d’essere, Ron? Quello pronto ‘’all’ottica del mondo reale,,? Pronto all’amore?

La ragazza aprì la porta, piangendo.

-Ginny… -esclamò il fratello, vedendola singhiozzare, e tese la mano.

-No… -la sorella scacciò la mano bruscamente. –Vattene. E questa volta per davvero. Ti dimostrerò che sei te il lattante, non io… Non sei nessuno, Ron… Nessuno. Sai, mi hai fatto soffrire più te dell’amore. Ti odio!

Ron si ritrovò davanti ad una porta chiusa. Si diede del deficiente da solo: ma che gli era preso? Non voleva che sua sorella soffrisse, ecco tutto… Ma che aveva fatto di male?

-Dove ho sbagliato?...- mormorò tra sé Ron.

-Le hai detto la tua opinione, ma come tuo solito nel modo sbagliato.

-Hermione! –esclamò Ron voltandosi, e vedendo l’amica.

-Non dico che tu abbia fatto male a dirle la tua opinione… -disse la ragazza.

-…Che è la verità! –si infuriò l’amico.

-Non credo proprio, Ron. Ginny è più matura di quanto tu creda! –replicò Hermione. Ron rimase zitto.

- L’ho vista crescere, negli ultimi due anni! Ed è pronta per l’amore, anche se comporta qualche batosta! Oramai ha quindici anni.

-Tu sai perché è cosi? –le chiese piano Ron.

-No –ammise Hermione. –Ho provato a chiederglielo una volta, ma non ha risposto. Dopo, però, ho intenzione di parlarle un po’, o almeno di consolarla…

-Cerca di scucirle qualcosa! –le ricordò l’altro.

-Ma Ron! –rise Hermione. I due rimasero a guardarsi, con un sorriso timido.

-Bè, allora vado a parlarle–esclamò Hermione, un po’ imbarazzata.

-Certo! –rispose con enfasi Ron, sollevato di aver interrotto quel momento d’imbarazzo, così i due se ne andarono in direzioni diverse: Ron nella sua camera, e Hermione da Ginny.

La ragazza bussò delicatamente alla porta.

-Chi è?

-Sono io, Ginny… Sono Herm! –rispose l’altra.

-Entra- disse solo l’amica.

Hermione abbassò la maniglia ed entrò nella camera di Ginny. La trovò stesa sul letto. Sorrise, e si buttò sul letto, accanto all’amica, abbracciando un cuscino.

-Lite?- chiese semplicemente.

-Già.

-Ti brucia?

-Molto.

Le due rimasero in silenzio a fissare il soffitto.

-Secondo te ha ragione? –domandò dopo un po’ la rossa.

Hermione pensò un po’, poi parlò lentamente, come se stesse selezionando con cura le parole da dire.

-Io… Non credo. Lui ti considera… Una bambina perché ha paura per te, ma io credo tu sia abbastanza… Matura per poter affrontare una sconfitta in amore.

L’altra non rispose. Hermione si domandò se avesse detto ciò che era giusto. Ginny fece per aprire la bocca per dire qualcosa, poi la richiuse, poi l’aprì nuovamente.

-Grazie –disse infine, solamente.

Hermione sorrise, e si rilassò: aveva fatto la cosa giusta.

 

 

 

 

-Ma mi spieghi dove eri finito??? Forza, rispondi!!! E la toga nuova?? Completamente rovinata!! Ma perché non sei venuto a Nocturn Alley?? Vorrei sapere cosa accidenti ti dice il cervello, a volte, imbecille che non sei altro!!!

Le parole del padre rimbombavano ancora nella testa del giovane Serpeverde. Era tornato a casa con la Polvere Volante, e aveva trovato il padre, infuriato, che lo aspettava per la solita lavata di testa. Draco aveva ascoltato a testa bassa, per poi passare accanto alla madre mormorandole:-Speriamo che questa ispezione duri poco.

Poi era andato nella sua stanza, si era chiuso dentro e aveva continuato a pensare alla sua ragazza dal sorriso rotto. Cosa significava, quel sorriso rotto? Perché era così enigmatica… Draco, seduto a terra, si prese la testa tra le mani, e passò le dita tra i capelli biondo platino.

-Draco…

Il Serpeverde sobbalzò: c’era sua madre fuori della porta. Si alzò, a piedi scalzi, e si diresse verso la porta. Mise una mano sulla maniglia e l’abbassò: sua madre era lì, in tutta la sua eleganza. I fluenti capelli biondi le scivolavano come una leggera coperta per il collo, con delle piccole onde alla fine. Le  iridi grigie lo scrutavano, cercando di leggere nei suoi occhi. Sul viso, c’era una strana espressione, un’espressione che Draco, in sua madre, raramente aveva visto: la preoccupazione di una madre.

-Posso? –chiese timidamente Narcissa con la sua voce cristallina. Draco sorrise ed assentì. La madre entrò delicatamente nella camera, invadendola dolcemente con il suo profumo, in punta di piedi, come se avesse paura di rompere l’atmosfera che regnava nella stanza, o come se avesse paura di fare qualcosa di sbagliato.

-Cos’hai, Draco? -chiese sottovoce la donna.

Draco non rispose, e si sedette accanto alla madre. Avrebbe capito? Avrebbe capito che un sangue “sporco,, non era nulla in confronto al suo amore? Avrebbe capito che non c’era nessuna Purosangue capace di eguagliare la sua ragazza dal sorriso rotto? Avrebbe capito che non importava se era una Weasley? Avrebbe capito… Altri mille, duemila, diecimila dubbi si affollarono nella testa del ragazzo, ma ormai la decisione l’aveva presa.

-Mi sono innamorato… -sospirò.

-Di chi? –sussurrò Narcissa, dopo un lieve silenzio.

Draco alzò lo sguardo. E la madre capì. Era tutto scritto in quegli occhi grigi, che solo una mamma poteva comprendere a fondo.

-Ginny Weasley –mormorò Draco. Era pronto allo scoppio della bomba, alle critiche, agli insulti…

-Ѐ una brava ragazza- sorrise dopo un po’ Narcissa. Draco sollevò gli occhi, sorpreso. La madre era davanti a lui, con un bellissimo sorriso in faccia. Gli accarezzò il viso.

-Io non sono come tuo padre… Non importa più di tanto che non sia Purosangue… -Un peso si tolse dal cuore di Draco: almeno qualcuno era dalla sua parte!

-Lo dirai a papà?

-No, perché fino ad adesso è solo una cotta, o un innamoramento, nulla di più. Se la cosa diventerà più seria,  dovrai essere tu a dirglielo.

Il ragazzo annuì, sorridendo per la prima volta in quella giornata.

-A proposito… Warrington ha mandato un gufo. Verrà oggi pomeriggio. Credo che tu abbia proprio bisogno di sfogarti un po’, specie con il tuo migliore amico, se non sbaglio!

Draco annuì, con un sorriso sulle labbra. La giornata stava davvero migliorando.

 

 

 

 

-Allora? Che hai scoperto??

Ron aveva preso Hermione in disparte appena era uscita dalla camera di Ginny.

-Ma lo sai che sei davvero scassa palle?? –esclamò la ragazza, alzando gli occhi al cielo e ridendo. –Comunque io non faccio la spia per tua sorella! Scordatelo. Dovrai fare pace con lei e riacquistare la sua fiducia piano piano! Non ti ho mica detto io di litigare con lei!!

Ron sbuffò, spazientito. Hermione si voltò e fece per andarsene.

-Insomma… Che ti ha detto??

Hermione si voltò e scoppiò a ridere. Scosse la testa e scese le scale per andare a preparare la tavola.

-Dai, un indizio! Solo una cosina! –le gridò dietro Ron. La seguì giù per le scale, e nella sala da pranzo.

-Ma cos’ha? Le hanno fatto qualcosa?? Dai, le iniziali di chi è innamorata!

-Ron! –urlò divertita Hermione. Poi si voltò e lo fissò negli occhi.

-Non saprai nulla, da me. Anche perché pure io so ben poco! E ora aiutami ad apparecchiare, tiè –sentenziò Hermione, mettendogli in mano i piatti.

Ron rimase interdetto, poi iniziò a disporre i piatti. Sistemò tutti il tavolo in senso orario, quando…

-Oh, scusa –disse, quando la sua mano incontrò quella di Hermione, mentre la ragazza metteva un bicchiere nello stesso posto dove Ron stava sistemando i piatti. La ragazza arrossì furiosamente, e levò la mano.

-Ho interrotto qualco… Ooooosa? –chiese Bill, entrando in cucina senza riuscire a trattenere uno sbadiglio. Si era appena alzato, perché nell’ultimo periodo tornava a casa dal lavoro sempre più tardi.

-Non hai interrotto niente –replicò Ron, rosso quanto Hermione.

-E allora perché siete tutti e due rossi? –li schernì.

-Fai troppe domande, tu –tagliò corto Hermione, mettendogli in mano le posate e i tovaglioli. –Tieni, finisci di apparecchiare.

Bill ridacchiò, poi prese le posate e le sistemò.

-Buongiorno, famiglia!

-Papà! –urlò Ron, e corse fuori. Bill e Hermione rimasero da soli nella stanza.

-Non dire nulla ed apparecchia, io vado a svegliare Fred e George. –replicò la ragazza, volando poi fuori dalla stanza. Bill rimase solo nella piccola cucina in legno, e si mise a ridacchiare.

Intanto Hermione stava salendo a due a due le vecchie scale della Tana , per andare a svegliare quei lavativi di Fred e George. Arrivò al secondo piano, e individuò subito la porta dei gemelli. Si avvicinò alla stanza dei due gemelli, e bussò piano. Non sentì risposta, così decise di entrare di sua iniziativa. Diede una leggera spinta alla porta, che si aprì cigolando. Dentro era completo buio. Hermione fece un passo ed entrò nel “campo di battaglia”. Si avvicinò alla finestra, per aprirla, quando due mani la presero per le gambe.

-AAAAAAH!!!! –urlò la ragazza, cadendo a terra. Hermione atterrò sul pavimento con un tonfo sordo. Si voltò di scatto, infuriata, giusto in tempo per vedere un paio… No, due paia di mani sparire nella semi oscurità della stanza.

-Buongiorno signor Weasley!

La ragazza fece la sua entrata trionfale nella piccola cucina, tenendo le orecchie di Fred e George tra il pollice e l’indice. Ron sorrise tra sé e sé, ammirando la ragazza. Bill incrociò il suo sguardo. Il ragazzo, all’improvviso,  si interessò profondamente al piatto di spaghetti davanti a sé, paonazzo nella zona orecchie.

La signora Weasley sospirò sconsolata.

-Hermione, dovresti venire più spesso…

 

 

-Salve, Narcissa.

-Adam! Entra, entra! Ciao, tesoro!

Adam Warrington era appena arrivato all’imponente tenuta Malfoy, con il Nottetempo, aveva attraversato il cortile, circondato da alti cipressi e alberi secolari e aveva bussato al grande portone di legno di frassino. Narcissa lo aveva accolto calorosamente. Al ragazzo piaceva molto quella donna: Adam non era un ragazzo che si vantava della ricchezza della sua famiglia, né del suo alto rango nella gerarchia dei maghi. Per questa amava persone genuine e semplici, e Narcissa era una di queste. Era una bella donna, gentile e sincera, al contrario di gran parte della gente dell’alta società che frequentava.

-Ciao! –sorrise il ragazzo, togliendosi la giacca bagnata di pioggia e passandosi una mano tra i capelli neri corti, con la familiare sensazione di essere nella sua seconda casa: Draco e Adam si conoscevano fin dai primi mesi di vita, ma non erano andati subito d’accordo. Dopo due o tre anni erano diventati come fratelli, dato che tutti e due erano figli unici e sentivano un  po’ la mancanza di qualcuno con cui confidarsi.

-Ti chiamo Draco –fece gentile la donna. –Prima, però… Vorrei dirti due parole.

Il tono di Narcissa era frettoloso e concitato.

-Dimmi pure.

-Draco, nell’ultimo periodo è strano.

Adam afferrò. –Mi sta chiedendo di farle la spia?

-Certo che no! Draco potrà avere i suoi problemi… Ti vorrei solo chiedere di essergli vicino. Ha bisogno davvero di una persona amica.

La donna capiva che, nonostante Draco avesse condiviso il suo “segreto” con lei, una madre non poteva certo rimpiazzare il supporto che può darti un amico.

Warrington annuì, poi si diresse verso la camera di Draco. Bussò delicatamente alla porta, e l’aprì piano. Draco era seduto di schiena alla scrivania.

-Ehi!

Il ragazzo si voltò, e quando vide l’amico, sorrise.

-Adam! Entra.

Il ragazzo entrò, e si buttò sul letto morbido di Draco.

-Come ti va?

-Diciamo che tiro avanti –sorrise Draco, pensando a Ginny,

Ci fu un breve silenzio. Adam capì, senza bisogno che ricordasse ciò che gli aveva detto Narcissa, che era cambiato qualcosa a Draco: era come un fratello e, crescendo insieme, avevano imparato a conoscersi.

-Cosa c’è che non va?

Draco lo guardò stupito. Adam si sentì in imbarazzo. Draco rise, e l’amico si sentì ancora più impacciato.

-Te l’ha chiesto mia madre, vero?

Warrington sorrise ma non rispose.

-Non ho niente, comunque. –brontolò il biondino. Warrington alzò un sopracciglio e lo squadrò. Draco arrossì.

-Dunque, di sicuro qualcosa deve esserci se arrossisci! Ho sempre pensato non avessi abbastanza sangue. Questo vuol dire che o ti hanno fatto una trasfusione di sangue o… C’entra una ragazza! Che non è Purosangue, altrimenti non ti saresti fatto tutti questi scrupoli nel dirmelo. Fammi indovinare, è una Grifondoro che comincia per Gin e finisce per Ny?

Draco si stupì per una seconda volta del suo amico.

-Ma che ti salta in mente!!! La Weasley… Come… Ti vengono queste idee!!! –esclamò incerto Draco.

-Draco.

-Ok, mi piace.

-Draco.

-Va bene, ne sono innamorato pazzo, ho una cotta tremenda per la Weasley!!!!!!

Calò un silenzio tra i due ragazzi.

-Vado al bagno.

Draco si alzò e uscì dalla stanza. Chiuse la porta e si appoggiò al muro. Fece un lungo sospiro. L’aveva detto a Adam! Doveva prepararsi a tutte le critiche… Ne valeva davvero la pena?

Poi il ragazzo pensò alla sua ragazza dal sorriso rotto, alla sua allegria, la sua tenera indecisione… Sì, ne valeva la pena. Entrò in camera. Adam era sdraiato sul letto, e pensava.

-Draco…

-Eh?

-Ma… Tu e Ginny…

Sì. Valeva davvero la pena.

-Non mi importa, ok?? Non mi importa se non stiamo bene insieme perché lei è una Weasley e io sono un Malfoy, non me ne frega niente!! Sai, Adam, io non ho mai voluto giocare ai giochi a cui tutte le 0persone giocano, non ho mai voluto sentire quello che dovevano dire, avrei trovato tutto quello che mi serve, non avrei visto più di ciò che mi serve, se non fossi un Malfoy… Voglio solo Ginny… Per credere… Vorrei darle tutto ciò che  non ha mai avuto! Ho bisogno di lei nella mia vita… Io non voglio essere solo uno dei tanti, uno degli altri ragazzi, uno nella massa… Non voglio vivere nella bugia, con lei… Nella bugia in cui ho vissuto fino ad oggi, vorrei urlare al mondo intero che lei è la cosa più importante della mia vita e che la amo! Io sto solo seguendo il mio cuore, per la prima volta… Ho seguito la verità… E fin dall’inizio mi ha condotto a lei… Se è sbagliato dire la verità, allora cosa mi è permesso fare? Tutto ciò che voglio è esprimere la mia opinione, gridarla al mondo ed esserne fiero. Se è sbagliato fare ciò che si ritiene giusto, allora… L’unica cosa che ho da dire… Ѐ che se amarla con tutto il mio cuore è un crimine… Allora… Sono colpevole. –terminò Draco abbassando la testa.

Adam rimase in silenzio. Il biondo non osò alzare lo sguardo, e aspettò che fosse l’amico a parlare.

-Uao! Belle parole, Draco, ma io volevo dire che non state poi così male insieme tu e la Weasley!

 

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Capitolo 4
*** Capitolo III - Wound up at your door ***


Capitolo III

Capitolo III

Wound up at your door

 

 

 

 

 

 

 

-Sbrigatevi!! Fate in fretta, sono già le nove e mezza!!

-Certo mà, il treno parte solo alle undici… -sospirò Ginny scendendo le scale.

Hermione scese le scale, sbadigliando. I capelli ricci erano ingarbugliati e “sparati”.

-Ho dormito malissimo! Anzi, diciamo che non ho dormito! Perciò potete evitare di fare questo casino? Grazie! –urlò la ragazza, fermandosi su uno scalino. Tutti si bloccarono.

-Buongiorno anche a te, Hermione. –sorrise Ron scendendo le scale. La prese per mano.

-Andiamo a fare colazione che è meglio.

Hermione sbadigliò ancora e seguì l’amico, che la condusse in cucina. I due si sedettero al tavolo deserto. La ragazza prese il pentolino pieno di acqua calda, tirò a se una tazza e si preparò il tè. Ron, intanto, la osservava.

-Perché sorridi?

Hermione aveva alzato lo sguardo e aveva visto il rosso sorridere guardandola.

-Niente –rispose, sempre sorridendo, Ron.

-No, ora mi spieghi perché ridevi! –rise Hermione.

-Dai che è una cavolata.

-Uffa!!! –sbuffò la ragazza.

-Ok, pensavo che… Sei molto dolce la mattina, appena svegliata! –disse tutto d’un fiato Ron, poi si precipitò fuori dalla stanza di legno. Andò a sbattere contro Charlie.

-Che succede? Ti dai alla fuga, eh? C’è Hermione in cucina?

-Ancora con questa storia di Hermione?? –si infuriò il fratello minore.

Charlie sollevò un sopracciglio e squadrò l’altro. Ron imprecò a bassa voce.

-Si vede così tanto??

-Considerando che fin da quando avevo cinque anni ho cominciato a cambiarti i pannolini… Sì! –ridacchiò Charlie.

-Anche Bill se n’è reso conto! –esclamò il più piccolo.

-Bè, lui ne aveva sette quando ha cominciato a cambiarti i pannolini.

-Ah ah, simpatico.

-Comunque guarda che è una buona scelta! Ѐ una bella ragazza!

Ron lo squadrò.

-Non ti ingelosire, era solo per dire!

Hermione uscì dalla cucina, grattandosi la testa. Era così carina, con quel pigiama azzurro a strisce bianche, un po’ troppo grande, con le maniche due volte più lunghe…

-Guardate che comunque vostra madre ha ragione, dobbiamo sbrigarci… -affermò.

-Ma siete sempre d’accordo, voi due? –brontolò Ron.

-E certo, è sua suocera!! –esclamò Charlie.

Ron avvampò, e gli mollò uno schiaffo sul collo. Hermione scosse la testa e salì a prepararsi.

 

 

 

 

 

 

Draco si svegliò, nel suo morbido letto, e aprì gli occhi. Gli elfi domestici avevano aperto le imposte. Il biondino si tirò su.

-Signorino, si sbrighi! Oggi deve partire per Hogwarts! –strillò una vocina acuta fuori della sua stanza.

Draco sbarrò gli occhi: sarebbe partito per Hogwarts! E… Avrebbe rivisto la sua ragazza dal sorriso rotto. Non sapeva che reazione avrebbe avuto… Dopo quello era successo a Diagon Alley.

-Sìììììì… -sospirò Draco.

Narcissa entrò nella camera, sorridente.

-Buongiorno, Draco! Oggi torni a Hogwarts, eh?

Draco rimase stordito.

-Sì –biascicò incerto.

-Bè, immagino ci sarà…

-Si, mamma! –la anticipò il biondino. La madre arrossì.

-Mamma… Ti posso dire una cosa?

-Mh.

-Gli elfi domestici possono essere davvero odiosi.

 

 

 

 

 

 

 

-Siete pronti?

-Sì, mamma…

La famiglia Weasley(anche se erano solo Ron, Ginny e i gemelli che erano andati a salutare) più Harry e Hermione, stavano per salire sul Nottetempo, che li avrebbe portati alla stazione di King’s Cross.

-Mi chiamo Stan Pi…

-Sì, conosciamo la solfa –esclamò Ginny, spingendo da parte il bigliettaio, porgendo 50 falci al guidatore e sedendosi su una delle sedie.

Ron, Hermione e i gemelli la fissarono a bocca aperta.

-Perché mi state guardando?? Salite, e facciamo in fretta! –sbraitò la ragazzina. Harry distolse lo sguardo: non era ancora sicuro di aver perdonato Ginny, ma si stupì di questa sua intraprendenza. I gemelli, ormai, erano abituati, ma a queste dimostrazioni così scioccanti non si sarebbero mai abituati. Ron, semplicemente, rise e si sedette accanto alla sorella.

La signora Weasley fece finta di niente e salì: era ormai abituata a queste cose.

Il Nottetempo partì, e Ginny alzò lo sguardo verso Harry. Non la guardava e non le rivolgeva la parola da quel giorno a Diagon Alley… Era passato così tanto tempo. Di sicuro troppo. Sfiorò la mano del fratello e gli sussurrò:-Arrivo subito.

Si alzò e si sedette su una sedia accanto a Harry. Il ragazzo sollevò lo sguardo, stupito. L’altra arrossì, e portò una mano ai capelli, come faceva sempre nei momenti di imbarazzo.

-Harry…

-No. Non dire niente… -le mormorò il ragazzo, prendendole il viso tra le mani. Il cuore della ragazza accelerò, mentre Harry posava le proprie labbra sulle sue, affondando le mani nei capelli. Ginny chiuse gli occhi, e si lasciò trasportare dalle emozioni. Ma il viso che appariva nella mente della ragazza era un altro…

Draco…

Ginny cercò di far finta di niente, cercò di concentrarsi, di pensare che stava baciando Harry, non Draco… Harry, non Draco… Harry, non Draco… Harry, non Draco…

Le labbra si separarono. Harry le sorrise. La ragazza arrossì: non se la sentiva di cacciare di nuovo Harry, lui l’aveva accettata così tante volte, aveva accettato le sue indecisioni… Si accoccolò sul suo petto, cercando di non pensare a Draco, cercando di convincersi che quel petto, che si alzava e abbassava e in cui lei cercava riparo… Ѐ quello di Harry, non quello di Draco…

 

 

 

 

 

 

Il brusio era assordante, alla stazione, così la signora Weasley quasi dovette urlare:-Prima te, Ginny!

La ragazza annuì, sorrise a Harry e, trascinandosi dietro il baule di mogano scuro, passò attraverso il muro rosso mattone che separava il binario nove dal binario dieci. Subito dopo, passarono Ron, Hermione e Harry, insieme. Dopo passarono i gemelli e la madre.

Lo spettacolo dall’altra parte, pensò Harry, era sempre sorprendente e bellissimo. Raggiunse Ginny, e le prese una mano. Ginny gli sorrise dolcemente, e si fece guidare verso il treno. Qua e là, poteva vedere alcune amiche, che la guardavano a occhi sbarrati nel vedere che era per mano a Harry Potter, uno dei ragazzi più popolari e più belli di Hogwarts.

Poi, la rossa, vide un’altra persona che la guardava ad occhi sbarrati, ma che non era una sua amica… Era Draco, che l’aveva vista per mano a Harry. Ginny abbassò subito lo sguardo, rossa in viso. Harry si voltò e, vedendola guardare per terra, le sollevò il viso prendendola per il mento.

-Ehi? Perché sei rossa?- Le sussurrò il ragazzo.

-Per il vapore–fece velocemente l’altra. Harry sollevò un sopracciglio, ma decise di lasciar perdere: non gli avrebbe mai detto nulla. Poi diceva le bugie troppo bene.

Draco rimase a guardare Ginny e Potter a occhi sbarrati, rimase a guardarli mentre lui le sollevava il mento dolcemente e lei, rossa in faccia, gli rispondeva velocemente. Vide l’altro squadrarla e alzare un sopracciglio, ma poi farla salire sul treno e caricare su i bagagli dei due.

-Draco? –fece la madre.

-Sì? –sobbalzò Draco.

-Ti vedevo un po’ assente.

-Ah si? Oh, ma certo, io stavo guardando… -balbettò il figlio.

-Ginny e Harry Potter per mano.

-Mamma! –esclamò il biondino. Narcissa sorrise divertita e si diresse verso la signora Warrington. Adam si indirizzò verso l’amico.

-Ho visto anche io Potter e la Weasley –fu la prima cosa che disse al biondino.

-Cominciamo a chiamarla con il suo nome, grazie! –ribattè Draco.

-Come vuoi… Ehi, guarda, c’è Pansy!

-Oh no… Che tormento.

-Dracoooo! Dracoooo! –strillò la tarchiata ragazza dall’altro capo della stazione. Tutti si voltarono e ridacchiarono. Il cuore di Draco fece un balzo nel vedere la testa di Ginny uscire dal finestrino, sorpresa. Subito dopo, apparve accanto quella di Potter, poi la Granger e Weasley che salutavano i due gemelli Weasley e la madre. Ginny, intanto, guardava in giro, come in cerca di qualcuno, poi quando individuò Pansy che trotterellava verso Draco, scosse la testa disgustata e abbassò il capo per salutare la madre.

Adam e Draco avevano visto tutta la scena, affranti. Si aggiunse anche Pansy, che cercò di guardare nella loro direzione per capire cosa li rendeva così derelitti. Da dietro sbucarono anche Tiger e Goyle.

Adam si voltò piccato:-No, scusate, vuole venire qualcun altro a vedere che stiamo guardando??

-Ci siamo già noi, a che serve qualcun altro?

-Pansy, quello era sarcasmo –sospirò Draco. Dopodiché prese il baule e, assieme ad Adam, salì sul treno, lasciandosi dietro Tiger, Goyle e Pansy, alquanto confusi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

-Andiamo a cercare posto, dai –disse Ron, dopo che il treno aveva lasciato la stazione con un fischio acuto e cominciava a prendere velocità. Lui, Harry, Ginny ed Hermione cominciarono a camminare per il corridoio. Ron, in testa, scrutava negli alti finestrini delle porte di legno, e scuoteva il capo. A metà del secondo vagone, finalmente trovarono uno scompartimento vuoto. Harry mise sulle reticelle il suo bagagliaio e quello di Ginny, mentre Ron fece lo stesso con il suo e quello di Hermione. Poi i due ragazzi si sedettero.

Ginny fece un cenno con la testa a Hermione, e uscirono sul corridoio, per andare a trovare alcune amiche. Incrociarono Lavanda Brown e Calì e Padma Patil, poi videro anche Luna e Neville, che aveva una cotta stratosferica per tutte e due le ragazzine.

Stavano per tornare da Ron e Harry, quando la porta dello scompartimento accanto al loro si aprì e ne uscì Adam Warrington. Ginny si sentì morire: proprio lo scompartimento accanto a Draco dovevano prendere? Cercò di sbrigarsi ad entrare, ma Draco ormai era uscito, e l’aveva vista. Si guardarono negli occhi per un istante, e la ragazza poteva vedere che i suoi occhi la interrogavano, cercando di capire i suoi pensieri. Era come se prima, tra di loro, ci fosse un muro. Quel giorno, a Diagon Alley, un semplice sorriso rotto l’aveva buttato giù, ma c’erano ancora troppi confini…

La ragazza voltò la faccia, ed entrò nel suo scompartimento. Draco chiuse tristemente gli occhi, e seguì Adam.

Hermione era rimasta a guardare, e capiva che c’era qualcosa, in Ginny, che stava cambiando, ma non sapeva cosa… Cosa c’entrava Malfoy? Cosa??

Entrò dagli amici, quando il treno diede uno scossone e cadde tra le braccia di Ron.

-Ops! –esclamò Ron, prendendola tra le braccia velocemente per non farla cadere. Hermione arrossì, e mormorò qualcosa come un:-Grazie- poi si sedette accanto al rosso, con lo spiacevole desiderio di mettersi un sacchetto in testa, ma aveva impressione che avrebbe preso fuoco per quanto era diventata rossa.

Ginny e Harry, intanto, si erano gia accomodati: la ragazza era distesa su due posti, e la testa era poggiata sulle ginocchia dell’altro. Ron ed Hermione li guardarono, si guardarono e sorrisero. Allora la ragazza scivolò sui due posti e mise la testa sulle gambe di Ron.

-Dorme… E ha la testa sulle gambe di Potter!- sussurrò Adam, guardando nel finestrino dello scompartimento.

-Chi? –domandò confuso Draco.

-La Weasley!

-Ginny.

-Come vuoi. Comunque sta dormendo, e con la testa sulle gambe di Potter!

-Harry.

-Cosa??

-Ops, scusa. Mi è scappato! –si scusò Draco. Poi si voltò verso il vetro, lievemente sporco, attraverso cui vedeva gli alberi e la campagna scozzese sfrecciare fuori.

-Draco, ma ti piace così tanto??- esclamò Adam quando sentì l’amico sospirare.

-Sì!! Perché?

-Insomma, ci sono delle così belle ragazze Serpeverde…Come Pansy! Battono Ginny 10 a 0! -ridacchiò l’altro di risposta.

-Ahah, che simpatico. Solo perché è una Grifondoro, non posso sospirare per lei? Non posso fare niente se i miei occhi amano guardarla, se le mie orecchie amano sentire la sua voce, non posso fare niente se la mia mente ama pensarla, non posso fare niente se il mio cuore batte ogni volta che la vedo… Non posso fare niente mi piace… Se la amo…

-Draco, è già la seconda volta che sei così… Sdolcinato! Dio Santo, Draco, ti sei innamorato??? –esclamò Adam, come colpito da un’idea improvvisa.

Draco non rispose. Adam si mise a ridere.

-Non la pensi sempre? Non vedi l’ora di incontrarla? Non la sogni ogni notte? Non aspetti sempre che si volti verso di te e ti dica qualcosa?

Draco gli sorrise, pensieroso. –Adam, mi sa che mi sono innamorato…

 

 

 

 

 

 

 

 

Ginny aprì gli occhi assonnati, e si stiracchiò piano, cercando di non svegliare Harry, Ron e Hermione. Si sedette accanto al ragazzo, e guardò fuori dal finestrino: il cielo era rosa, striato di viola. Il sole stava scomparendo dietro i monti, e tra due o tre ore sarebbero arrivati.

Si voltò verso il fratello e l’amica: erano dolcissimi! Hermione era accucciata sulle gambe dell’altro, che dormiva con un bel sorriso in faccia.

Poi si voltò verso Harry: i capelli neri gli coprivano la fronte e gli occhi. Glieli ravviò dolcemente con le dita. Il ragazzo aprì gli occhi verdi insonnoliti, e le sorrise.

-Dormi, io vado un attimo al bagno –gli sussurrò. Harry annuì e la baciò. Ginny si alzò e uscì dallo scompartimento. Il corridoio era deserto, e fuori era già diventato buio. Le candele, inserite in elaborati candelieri gotici chiusi ai lati degli scompartimenti e sparse per tutto il treno, si accesero per magia. L’ambiente venne illuminato da fiamme balenanti, proiettando forme scure e deformi sul pavimento. Ginny si avviò a passi cauti al bagno: quell’ambiente la inquietava un po’. 

Era quasi arrivata, quando vide una figura seduta per terra, tenendosi le mani sulla testa.

-Ehi? Tutto ok? –gli fece. La persona alzò la testa, e Ginny riconobbe Draco. Sobbalzò, e cercò di voltarsi per andare via, sperando che ci fosse un bagno anche all’altro capo del treno. Ma il ragazzo si alzò in fretta e le prese un braccio. Ginny si voltò e spalancò gli occhi.

-Lasciami…

-Che ti ho fatto? Che cosa ti ho fatto??? Perché sei sempre così impaurita nei miei confronti?? Solo perché sono un Malfoy?? –esclamò, prendendola per le spalle. La ragazza cercò di divincolarsi.

-Lasciami, mi stai facendo male, mi fai male!!!! – urlò Ginny.

-Anche te mi fai male, Ginny! Mi fai male qua!!! –Le prese una mano e la posò sul proprio petto.

 Ginny rimase zitta. Per la prima volta, Draco l’aveva chiamata Ginny… No, diciamo che per la prima volta l’aveva chiamata. E… se non era quella una dichiarazione d’amore… Draco la conduceva verso il fondo del treno.

Cosa sto facendo… Cosa sto facendo… Harry…

Ma la ragazza non riusciva a rifiutare, a ribellarsi a Draco, si lasciava condurre. Draco la portò in un vagone vuoto.

Harry… Harry… No… Draco…

Il ragazzo le accarezzò il viso, poi la baciò. Ginny si appoggiò alla parete.

Cosa mi ricorda questa scena?... Sì, quel giorno a Diagon Alley, con Harry, quando mi ha baciata… Harry mi ha baciata…

Ricordandosi questo, Ginny staccò le labbra da quelle del Serpeverde e gli mollò uno schiaffo in piena faccia.

Draco si ritrasse, sorpreso. Si portò una mano alla guancia destra. –Ma che hai?

-Draco, sei solo un ragazzino viziato, non mi avrai così facilmente. C’è gente per cui conto di più.

Detto questo, Ginny si voltò e se ne andò. Draco sorrise, anche se la guancia bruciava.

-Ѐ così, Ginny? Perfetto. Fai la preziosa? Un giorno, capiterò davanti alla tua porta, e quando quel giorno arriverà… Sarai pronta.

 

 

 

 

 

 

Finito anche questo ^__________^ Che ne pensate? Commentate in tanti, su su su su su!!! Rispondo a quelle povere anime che mi hanno commentato il secondo capitolo:

Romen Evans: grazie mille ^-^ Lasciamo stare sul come va avanti, diventa peggio di Beautiful XDD Sono stata un’ora al telefono con un’amica, a progettarla fino al ventiquattresimo e ultimo capitolo! XD

Hachi: ma ciao! Ti ho già detto il dicibile(eh?? XDD) quando ho commentato la tua stupenda storia, che consiglio a tutti di andare a leggere! Si chiama Waiting for The Night, è stupendosissima *.*

Ginny88 e Terry: ebbene sì, mi sono innamorata del mio Adam Y_Y Hachi ha indovinato, è il nome del cantante dei Maroon 5 . Lo adoro, poi vedrete in futuro… Eh eh… Ho tante sorpresine…!!

Grazie mille! Baci baci baci baci… E potrei continuare per molto, se la correzione automatica di Word non mettesse sotto la parola “baci” quelle odiose righine rosse >.< Comunque, grazie mille! Ci vediamo e leggiamo (XDDD sono completamente andata) la prossima settimana, sempre verso lunedì… Baci e commentate in tanti(ahah fa rima)!

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Capitolo 5
*** Capitolo IV - He was always there to help her ***


Capitolo IV

Capitolo IV

He was always there to help her

 

 

 

L’aria che si respira quando scendi dal treno e metti piede sulla banchina della stazione di Hogsmeade dopo tre mesi è unica, pensò Harry mentre scendeva dal treno scarlatto. L’atmosfera era frizzante, e il vento soffiava freddo, spingendo il vapore su tutto il binario.

Ginny sorrise sentendo la familiare voce:-Primo anno da questa parte! Venite!

Si voltò, e vide la sagoma scura che teneva stretta in una manona una lanterna.

-Ciao Hagrid!

-Ginny! Come ti va? Penso che ci si vede dopo a cena, il lago credo è calmo! –sorrise l’omone, con il suo inglese sgrammaticato. La ragazza annuì, poi prese la mano di Harry, e si diresse con lui verso le carrozze nere, trainate dai Thestral, le creature invisibili, percettibili solo alle persone che avevano visto in faccia la morte. Ginny vide il suo ragazzo accarezzare le bestie, e rabbrividì. Si era dimenticata che Harry aveva vissuto in prima persona la morte, con Cedric e con Sirius. Cercò di non pensarci, e salì sulla carrozza, seguita dal ragazzo, Hermione, Ron e Neville. I ragazzi si sedettero nel piccolo luogo angusto e cominciarono a parlottare del più e del meno: di come era stata passata l’estate, delle materie, dei M.A.G.O. imminenti, quindi dell’aumento dei compiti… Le solite cose.

Dopo dieci minuti, arrivarono di fronte al castello. Era stupendo, come al solito, d’altronde.

La sagoma nera si stagliava sulle ultime luci notturne della Scozia e sulle collinette e montagnole che gli facevano da sfondo, appollaiata su quello scoglio, mentre sotto si sentiva lo sciacquio del mare, non troppo agitato in quella calma sera di settembre. Sembrava davvero grandissimo, con tutte le torri, grandi e piccole, le finestre, la sua forma irregolare a causa di qualche protuberanza che spuntava qua e là, probabilmente dove c’era qualche passaggio segreto, dietro un arazzo raffigurante una lotta tra troll o una rivolta di goblin. Era assolutamente isolata da qualsiasi insediamento o città Babbano: la stradina su cui erano appena arrivati era sterrata, ma in lontananza si potevano notare la brughiera e i campi disordinati, secchi, che erano appena usciti dall’influsso del periodo della siccità. Qualche segno Babbano, però, c’era, perché in lontananza si vedevano agglomerati di lucine che si accendevano, poi si spegnevano per riaccendersi ancora. Era incredibile pensare che, lì dentro, si potessero riunire migliaia di studenti provenienti da tutta Europa per prendere lezioni sull’arte magica. A vederlo, a primo impatto, il castello poteva sembrare freddo, distaccato, ma Harry sentì una fitta di calore familiare a vedere la forma nera, scendendo dalla carrozza. Era tornato a casa.

Harry, Ron ed Hermione passarono il portone insieme, mentre Ginny raggiunse delle compagne del quinto. Il terzetto entrò nella Sala d’Ingresso, così candida, sfarzosa con le pareti di quel marmo bianco panna, e la scala lucida che conduceva al primo piano, e dava inizio alla scalata per il castello. Le grandi porte di quercia della Sala Grande erano aperte, e tutti gli studenti erano impazienti di sedersi al tavolo della propria casa per assistere allo Smistamento o, quelli più realisti, per mangiare. I tre amici individuarono Seamus e Dean seduti al primo tavolo a destra. C’erano anche Lavanda e Calì con loro. Tutti e tre si guardarono e storsero la bocca: quelle due non gli erano mai state troppo simpatiche, e invece ora Lavanda era lì… E aveva appena baciato Seamus!

-Ciao raga! Ciao, Hermione! –esclamò il ragazzo appena li vide arrivare, e prese in braccio Lavanda, che sorrise imbarazzata.

-Ciao! –rispose Hermione, e si sedette accanto a Calì e Lavanda, e subito presero a chiacchierare tutte e tre fitto fitto: Hermione, effettivamente, nell’ultimo periodo snobbava un po’ di meno il pettegolezzo. Secondo Ginny, stava scoprendo il vero divertimento di essere ragazze.

-Ma dai, ti sei messa con Seamus, è il ragazzo più carino di Grifondoro!! –disse subito Hermione, e le altre cominciarono all’istante a fare il resoconto secondo dopo secondo della loro storia sentimentale, cominciata durante l’estate.

Dopo che i saluti tra i ragazzi furono finiti, Seamus diede una gomitata a Lavanda e Calì.

-Oh, certo! –esclamò Calì, guardando l’amica, che esclamò:-Per quanto riguarda l’anno scorso, Harry…

Harry chiuse gli occhi. Tanto qualcuno doveva pur ricominciare.

-Ci dispiace! –continuò Seamus. –Ѐ che… Comunque era quello che diceva l’unica fonte di informazioni possibile! C’era solo la tua parola contro…

-E dopo tutti gli articoli che ci eravamo sorbiti, cioè che eri un pazzo egocentrico… -sospirò Lavanda.

-Insomma, non era facile crederti, ma abbiamo fatto male, perché forse si doveva essere creato un rapporto di fiducia che di solito in cinque anni si crea! –spiegò Seamus.

-E noi abbiamo provato a capire perché non si era creato, e forse dovremmo provare davvero a crearlo, perché dobbiamo stare insieme, no? –sorrise imbarazzata Calì.

-Insomma, è l’unico modo per vincere… Per vincerlo, no? Abbiamo solo questo! –esclamò Lavanda.

Harry rimase senza fiato. Non sapeva che dire, era tutto così… Splendido. Non trovando parole, semplicemente annuì, sorridendo.

-Ci dispiace, davvero-sussurrò Lavanda, guardandolo negli occhi.

Harry annuì ancora, sempre sorridendo. Ron gli diede una pacca sulla schiena, mentre Hermione scoppiò a piangere.

-Ma cosa piangi!! –esclamò Seamus ridendo.

-Ci stiamo riuscendo davvero, noi… Almeno ci stiamo provando, siamo di nuovo uniti, stiamo provando a sconfiggerlo!! –pianse Hermione, per poi schizzare via al bagno, seguita da Lavanda e Calì che, sorridendo, andavano a consolarla.

I ragazzi rimasero soli, e come se niente fosse ripresero a chiacchierare, mentre lo Smistamento cominciava.

-Oh, ma dai, ti sei messo con Lavanda!

-Bè, perché vi scaldate??? –chiese Seamus, un po’ imbarazzato ma anche orgoglioso di tutta quella gloria.

-Ѐ la ragazza più carina di Grifondoro! –rispose Dean.

-Ma che dici, Dean, le più carine sono Hermione e Ginny!! Almeno è questo il pensiero comune di tutti i Grifondoro, e anche di qualche Corvo e qualche Tasso! –spiegò Seamus alle occhiate stupite di Ron e Harry, mentre due ragazzine si avvicinavano intimidite al tavolo di Grifondoro, appena Smistate.

-E a proposito di Ginny, lo sapete che il cui presente Harry ci si è messo insieme quest’estate? –rise Ron.

-Nooo! –esclamarono i due amici, spalancando gli occhi.

-E il cui presente Ron ci sta provando a tutto spiano con Hermione! –Harry si prese la sua rivincita. Il rosso arrossì all’istante. Altri ragazzi Smistati arrivarono al tavolo.

-Nooo! –ripeterono i due ragazzi.

-Ma non è vero! –tentò Ron, sapendo che in quel modo, però, non avrebbe che confermato l’evidenza.

-Sì sì, nega! –risero gli altri, confermando i suoi pensieri.

In quel momento le ragazze tornarono, e il vecchio preside, Albus Silente, si alzò lentamente. La sala divenne muta all’istante: gli articoli sulla Gazzetta dell’anno scorso sul bizzarro preside, prontamente smentiti quando il Ministro si era visto di fronte Voldemort in persona, non avevano minimamente scalfito l’aura di rispetto attorno a lui.

-Benvenuti ad un altro anno ad Hogwarts- sorrise l’uomo. –So che sarete tutti affamati, ma devo fare alcuni annunci. Come al solito, la Foresta Proibita ai limiti del castello è inaccessibile per tutti. Vi avverto che –e qua il preside si lasciò sfuggire un sorrisetto- la palude che alla fine dell’anno scorso era stata… Casualmente fatta comparire dai signori Weasley, è ancora nell’area est del quinto piano, perché nonostante gli sforzi di tutto il corpo docenti, è rimasta là.

Tutti i ragazzi nella sala si guardarono divertiti. Sapevano benissimo che Vitious, o la McGranitt avrebbero potuto far scomparire quella palude schioccando le dita, ma la volevano tenere come “tributo” ai due gemelli, che per primi avevano guidato la “resistenza” contro la Umbridge e contro il Ministero.

-Per… Ragioni che non dipendono dalla nostra volontà, la professoressa Umbridge non è nello stato attuale i essere in grado di insegnare, e il Ministero ci ha campo libero per quanto riguarda la scelta dei professori.

La sala esplose in un boato, e tutti risero: la Umbridge era stata portata via dai centauri nella Foresta Proibita, e una volta tornata sembrava aver perso la ragione. Quando aveva tentato di fuggire, Pix aveva richiamato tutta la scuola alle finestre per assistere allo spettacolo che aveva divertito tutti: il poltergeist aveva picchiato sulla testa la donna con i bastoni da passeggio, e nessun professore si era preso la briga di fermarlo.

-Quindi –continuò al preside, e la sala si zittì, ancora tra le risatine generali –abbiamo una nuova professoressa di Difesa contro le Arti Oscure. Giovanissima, lo ammetto, ma davvero competente. Nymphadora Tonks!

Una giovane ragazza dai capelli corti, di uno strano colore rosa-gomma-da-masticare entrò nella sala, sorridendo a tutti. Harry, Ginny, Ron e Hermione si scambiarono un’occhiata sorpresa, sorridendo. Avevano conosciuto la ragazza l’anno prima, all’ordine della fenice. Era un Auror, una dei più giovani, ed era una Metamorfomagus: poteva cioè cambiare il proprio aspetto a piacimento.

-Silente, ti prego, chiamami solo Tonks… -fu la prima cosa che disse, con una smorfia scocciata in faccia.

-Già! Dimenticavo di dire che la vostra nuova professoressa… Odia il proprio nome. Ѐ meglio che la chiamiate per cognome –sorrise il preside.

Tonks si sedette vicino alla professoressa McGranitt, che la salutò con un sorriso: anche la professoressa aveva fatto parte dell’Ordine.

-Bene! Ora, godetevi la vostra deliziosa cena!

I vassoi apparvero su tutti i tavoli: patate al forno, pollo, carne, insalata, pasta fredda e minestrone. Tutti ripresero tranquillamente a chiacchierare e a mangiare. Ginny cercò di non guardare verso il tavolo di Serpeverde, ma alcune volte lo sguardo le cadde inevitabilmente sulla tavolata e su un Draco che come al solito teneva discorso con gli altri Serpeverde, probabilmente discutendo gli avvenimenti dell’estate e vantandosi di come i rispettivi genitori non avessero mai dubitato del ritorno del Signore Oscuro.

All’improvviso, tutti si alzarono e si diressero verso la grande porta di legno. Ginny si guardò intorno, e vide che gli amici stavano già uscendo: doveva essersi distratta a guardare… Si era distratta guardando in giro, sì. No, invece! Cacchio, ma perché cercava di nascondere la realtà a se stessa?? Si era distratta guardando Draco!!! Si alzò e uscì in fretta, raggiungendo gli amici.

-Ehi, grazie per avermi aspettata!! –esclamò la ragazza con una mezza smorfia scocciata dipinta in faccia.

-Ohi ma eri tutta assorta nei tuoi pensieri! –rispose Hermione.

-Dai, non ti offendere-rise Seamus.

-E chi si offende, basta che la prossima volta mi aspettiate –ridacchiò la rossa, poi si rilassò nell’abbraccio di Harry e insieme ai suoi amici si diresse verso la Sala Comune. Era così felice, che quasi non si accorse di essere passata accanto a Draco, che l’aveva osservata, aveva cercato i suoi occhi, i suoi grandi occhi verdi, che però erano tutti per Potter, come prima sul treno erano stati tutti per lui.

 

 

 

 

 

Ginny corse giù per le scale del settimo piano, aggiustandosi la borsa sulla spalla e scacciando i capelli da davanti gli occhi. Era solo il primo giorno e lei era già in ritardo, bell’inizio del quinto anno… Arrivò in un attimo alle scale che portavano dal primo piano al Salone d’Ingresso e alle grandi scalinate di marmo bianco. Le scale scendevano ancora, per andare nel dormitorio Serpeverde. E proprio da queste, arrivò uno studente affannato, probabilmente anche lui in ritardo. Ma… Quella testa bionda la conosceva troppo bene: Draco… Fece la superiore, cosa che aveva proprio nel sangue, avendo un fratello come Ron che, a ogni litigio, era troppo orgoglioso per ammettere di aver torto. Il biondo non ebbe alcuna reazione nel vederla: stessa arma, l’orgoglio. Tutti e due procederono a testa alta, e per un attimo i loro occhi si incontrarono, come il giorno prima si erano incontrati sul treno. Ginny sentì il cuore che saltava un battito, ma questa sensazione rimase solo nel suo corpo, non scivolò fuori come una pellicola che l’avvolgeva, la pellicola era dentro, che la stringeva. Ma fuori rimase la Ginny altezzosa che passò oltre e corse nella Sala Grande per arrivare dietro Potter, seduto al tavolo di Grifondoro. La ragazza sorrise agli amici, e coprì gli occhi del ragazzo con le mani.

-Chi sono? –chiese sorridendo. Harry si voltò e la prese tra le sue braccia.

-Il mio amore. –rispose lui con lo stesso sorriso dolce e felice della ragazza. Ginny si mise seduta accanto a lui e cominciò a mangiare con calma, anche se sapeva benissimo di essere in ritardo. Infatti gli amici la esortarono.

-Eddai, arrivi in ritardo e vuoi anche mangiare! –rise suo fratello Ron. Ginny si alzò scocciata, e gli diede una spintarella, facendo l’offesa. Poi scoppiò a ridere.

-Io devo andare che ho Cura delle Creature Magiche… Chissà che ha preparato Hagrid… -sospirò Ginny, fermandosi nella Sala d’Ingresso e alzando gli occhi al cielo.

-E noi abbiamo doppie pozioni, bel modo per cominciare il lunedì! –sbuffò Harry.

-Con i Serpeverde, poi…! –si lamentò Ron.

-Oh che pizza, sempre a lamentarvi, voi! –li rimproverò Hermione, e dopo aver salutato l’amica, li trascinò nei sotterranei.

-Hermione, guarda, ho una bella idea… Facciamo sega! –esclamò Harry.

-Lo sai che vuol dire “sega”, Herm? Ѐ un modo dialettale per dire che saltiamo le lezioni… -cominciò Ron, spiegando molto lentamente, come se dovesse insegnare una parola completamente nuova a una persona.

-Oh, deficiente!!! Lo so che vuol dire fare sega, eh! Solo perché….

-…sei una secchiona? -la aiutò Ron. Harry cominciò a ridere come un pazzo.

-Ron basta!! Mi dai sui nervi quando mi chiami secchiona!!!! –si spazientì la ragazza, e accelerò il passo verso l’aula di Pozioni. Ron la seguì, e anche Harry, che aveva appena smesso di ridere.

-Hey, Herm, che ti sei offesa? No, Hermione, sul serio, scusa! –disse Ron, inseguendola per tutto il corridoio.

-No, basta, mi avete davvero rotto! –rispose scocciata Hermione, ed entrò nella classe, sedendosi a un banco da sola. Harry e Ron, sconsolati, si guardarono e si sedettero al loro solito banco, che era piuttosto lontano dal banco scelto appositamente da Hermione. Piton entrò nella stanza, sbattendo la porta.

-Ha sempre l’aria da incazzato, ma che a questo gli girano sempre?? –sussurrò Ron, e Harry cominciò a ridacchiare, smettendo all’istante appena Piton si voltò.

-Siete tutti qua… Ciò significa che avete tutti strappato almeno un O all’esame dei G.U.F.O…. Il che, per alcuni, è davvero sorprendente –e lanciò un’occhiata allusiva a Ron, a Neville e a Harry. –Quindi, sarete in questa classe per almeno altri due anni, se supererete gli esami in una volta… Altrimenti il congedo sarà più distante… -e sospirò, alquanto scocciato da queste considerazioni.

Stava per riprendere a parlare, quando bussarono alla porta.

-Chi è? –chiese acido. La porta si aprì, e quattro ragazzine del quinto anno si affacciarono nell’aula. Tra queste c’era anche Ginny, che salutò con un sorriso gli amici, e guardò interrogativa Hermione, seduta molto distante dai due amici.

-Mi scusi, signore, ma il nostro professore di Cura delle Creature Magiche ha avuto un incidente, e ci hanno divisi nelle classi. –Ginny fu la prima ad avere il coraggio di parlare.

Piton sospirò. –D’accordo, d’accordo, sedetevi ai posti liberi! –esclamò irritato. Ginny subito si mise accanto a Hermione, che prima di lasciarla parlare chiese subito:-Cos’ha Hagrid?

-Ѐ stato punto da un Billywig, uno di quegli insetti simili alle api, e ora sta levitando. Gli effetti dureranno per un’ora circa… -sospirò la ragazza.

La voce di Draco arrivò da dietro, beffarda e sogghignante. –Pensa quando svaniscono gli effetti che tonfo che farà quel deficiente… Chissà se si aprirà una voragine! –ridacchiò maligno.

Hermione si girò, pronta a dirgliene quattro, ma Ginny la voltò scocciata.

-Lascia perdere, Herm, non ne vale la pena. –disse semplicemente, senza neanche voltarsi. Hermione la guardò, ma non disse nulla e si girò.

Adam Warrington, che era accanto a Draco, la guardò a bocca aperta, e si scambiò con Draco uno sguardo stupito. Subito però la solita smorfia scocciata e beffarda prese il posto dello stupore sulla faccia di Draco.

-Prima che mi interrompessero… -e Piton guardò scocciato verso le quattro ragazzine –vi voglio dire che oggi faremo la pozione della crescita. Applicata su una parte del corpo a scelta, la fa crescere. Alla fine della lezione, la applicheremo sui capelli di una ragazza, se la pozione sarà stata distillata in modo corretto, i capelli cresceranno, altrimenti si accorceranno sempre di più.

Il professore si voltò verso il banco dove sedevano Hermione e Ginny.

-Perfetto, quello mi ammazza i capelli! –sussurrò Ginny.

-Nono, li ammazza a me, tu te ne vai alla prima ora… -sospirò sconsolata l’altra, poi si alzò per andare a prendere gli ingredienti necessari nell’armadietto sul fondo dell’aula.

-Senti, ma perché non stai vicino a Harry e Ron? –chiese la rossa appena l’amica fu tornata a posto.

-Perché mi chiamano secchiona e io mi sono rotta! –sibilò Hermione, accendendo con rabbia il fuoco sotto il calderone con un colpo di bacchetta.

-Ok, calma! –rispose spaventata Ginny, vedendo le scintille uscire dalla bacchetta di Hermione. La aiutò a pelare, affettare e tritare gli ingredienti. Quando stava per finire l’ora, Hermione prese il coraggio.

-Gin… Che hai?

-Niente –rispose tranquillamente l’altra.

-Senti, se non vuoi parlarne con me, è ok! Cioè, insomma, non tanto perché dovrei essere la tua migliore amica, comunque soprassediamo! Ma almeno parlane con Harry! Lui è sempre qua per aiutarti! –bisbigliò in fretta e concitata Hermione.

Ginny, che non aveva alzato gli occhi dal suo Grinzafico, si voltò verso la ragazza.

-Vuoi sapere che ho? Draco Malfoy mi ha detto che mi ama e mi ha baciata!! –disse sottovoce, arrabbiata.

Hermione spalancò gli occhi:-COOOOOOSA??????

-Hai capito benissimo, tesoro! –rispose sarcastica l’altra.

 

 

 

 

-Cosa succede, signorina Granger? Signorina Weasley? –fece infastidito Piton, ma in parte divertito.

-Assolutamente niente –rispose Ginny, perché Hermione sembrava troppo scossa per parlare.

-Non sembra, in quanto la signorina Granger ha urlato nel bel mezzo della mia lezione! Signor Warrington, si metta al posto della signorina Weasley. –decretò calmissimo Piton.

-No, la prego, professore! –esclamò Ginny alzandosi in piedi di scatto. Adam ne approfittò per toglierle la sedia, e accomodarsi. La ragazza si voltò, e lo vide seduto.

-Alzati immediatamente! –gli intimò. Adam le sorrise alzando un sopracciglio.

-Non ci penso neppure, vatti a sedere al posto mio –le rispose Adam, alludendo al suo posto accanto a Draco. Ginny si arrabbiò ancora di più.

-Ti ho detto di alzarti!! –quasi gli urlò in faccia. Ormai tutta la classe li stava osservando. Ginny era rossa in faccia dalla rabbia, e Adam era parecchio divertito, quasi quanto Piton. Gli unici che se la godevano poco erano i diretti interessati, Draco e Ginny.

-Signorina Weasley, vada a mettersi subito accanto al signor Malfoy.

-Tu questa me la paghi –sibilò Ginny all’indirizzo di Warrington, che finalmente aveva raggiunto il suo scopo, far sedere Draco e Ginny vicini. Le sorrise sarcastico, e si mise a lavorare al calderone di Hermione come se niente fosse.

Draco sembrava come schifato, ma era tutta impressione esterna, perché dentro, il cuore aveva accelerato, lo stomaco era stretto in un nodo, non riusciva a respirare bene.. La sua ragazza con il sorriso rotto si stava per sedere accanto a lui. Come al solito, tutti i suoi sentimenti rimasero nella sua mente, e il suo viso rimase impassibile, nulla era sfuggito al di fuori del corpo.

Ginny si sedette su una sedia, e incrociò le braccia, alquanto contrariata. Draco la guardò, e quasi gli scappò da ridere: era troppo carina, con quella smorfia infastidita in faccia, gli occhioni verdi corrucciati, la bocca rossa e piccola arricciata, e i capelli rossi che le cadevano sulle spalle, e un ciuffo che le solcava la faccia.

Si voltò subito, per non lasciar trasparire nessun sentimento, e riprese a intagliare la corteccia del suo Napellus, per poi buttarla nel calderone. Una campana magicamente amplificata suonò, segnalando la fine della prima ora. Ginny incrociò lo sguardo delle sue amiche del quinto, e si alzò.

-Professore, noi dovremmo andare.

-E andate. –rispose asciutto Piton.

Le ragazze uscirono silenziosamente dalla classe, a parte Ginny che si voltò e lanciò un bacio a Harry e gli fece l’occhiolino.

Hermione osservò l’amica uscire, e pensò a quello che le aveva detto. Draco Malfoy… Impossibile.

 

 

 

 

 

 

 

-Lavanda, ma fatteli tagliare, no?

-Sì, e ti pare facile, Madama Chips ora non c’è, e durante le lezioni non mi ha fatto andare nessuno!

Harry, Ron, Hermione, Seamus, Dean e Lavanda entrarono nella Sala Grande per pranzare. Le ragazze avevano i capelli lunghi fino al fondoschiena, perché naturalmente Piton aveva scelto loro come “cavie” per la pozione di crescita.

Arrivò Ginny, trafelata. –Ciao ragazzi! Sono dovuta andare in biblioteca per una ricerca, e per sbaglio mi è caduto l’inchiostro su un libro, e stavo per farlo sparire con un incantesimo quando la Pince mi ha scoperta, e allora ha cominciato a strillare, e tutti i libri che avevo preso hanno cominciato a picchiarmi in testa, e sono dovuta correre via!

Gli altri risero, e Lavanda si ravviò i capelli neri ricci dietro le spalle.

-Ma…? –esclamò sorpresa Ginny alla vista dei capelli lunghissimi, e lasciò la domanda a metà.

-Quello stronzo di Piton ha provato la pozione di crescita su noi due!!! –spiegò Lavanda, indicando Hermione.

-…Uao.

Si sedettero al tavolo Grifondoro ridendo, e Hermione si mise subito accanto a Ginny.

-Ginny ti prego dimmi che stai scherzando.

Ginny la guardò, cercando di dimostrarsi distaccata. Dallo sguardo di Hermione, la cosa funzionava.

-Se vuoi, te lo dico.

-Quando è successo?

-Ieri sul treno –rispose freddamente.

-Ginny, e che avevi quest’estate??

La ragazza si alzò in piedi:-Non sto scherzando, ok?? E per quanto riguarda quest’estate… Fatti miei!! –gridò Ginny, sentendo il familiare nodo doloroso alla gola. Corse fuori dalla Sala in fretta. Harry si alzò per correrle dietro, ma Lavanda lo bloccò.

-Harry, lascia stare. Lasciala sola. –Il ragazzo obbedì, a malincuore.

Ginny salì le scale due scalini alla volta, e sentì le lacrime scorrerle per il viso. Quante volte aveva pianto negli ultimi quattro mesi?

-Ehi, ma che hai?

Due braccia l’avevano bloccata mentre stava per salire le scale del primo piano. La ragazza alzò lo sguardo e vide le iridi nocciola di Adam che la guardavano.

-Oh… Ho tutto, tutto! Ho che il tuo amico ieri mi ha detto che mi ama, mi ha baciata, ed è diverso, è dolce, è strano, e anche quest’estate a Diagon Alley, era diverso dal solito, e io mi sono innamorata, mi sono innamorata di una persona che non è Harry ma è Draco, ma io non voglio avere niente a che fare con lui, è solo un ragazzino vietato, fino a due giorni fa mi chiamava vergogna della razza dei maghi, a me e a mio fratello, e come posso essermi innamorata di lui?? –terminò Ginny, singhiozzando.

Adam rimase pietrificato, e tutto quello che potè fare fu far piangere Ginny tra le sue braccia e consolarla con delle carezze sulla testa.

-Adam, ti prego, non dire nulla a Draco… Ti prego… -sussurrò Ginny, prima di scappare su per le scale, lasciando Warrington seduto sulle scale, con i suoi pensieri, solo.

 

 

 

 

 

 

Rieccomi qua, sono il vostro peggiore incubo è_é Avete commentato in pochissimi ç.ç Raga, ma così mi deprimo e non scrivo più! Che disperazione… T.T Ora che ci faccio caso, su tre faccine che ho usato, tutte e tre erano tristi o incazzose, quindi… ^_____________^ Super mega smile! ^^ Rispondo a quelle povere anime che commentano(glascieeee *.*):

Hachi: Sao bella! Guarda, mi ci sono pure iscritta a FreeForum Zone, è che non ho mai tanto tempo per collegarmi ^^; Appena posso vengo a dare un’occhiatina ^^ Il mio Adam… Bè, Adam è un mito, punto e basta. Non voglio sentire storie se poi vi innamorate di lui, eh?? Lui è mio. Scheeeeeeeerzo, naturalmente(no, non scherzo.)!! ^.^ Gli Weasley sono dei miti, e anche loro sono miei >___< Vabbè, la smetto. Grazie, comunque, e continua a commentare! E aggiorna la tua stupendosissima ficcy!!

Romen Evans: Ma grazie *.* Sei la mia lettrice più appassionata, è dal primo capitolo che mi commenti ç.ç Grazie, grazie ç.ç Me commossa *__*

Terry: Lasciamo perdere chi piace e non piace a Ginny… Quella ragazza è parecchio indecisa XDD Bacioni!

 

Ci vediamo tra una settimana ragazze! ^^

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Capitolo 6
*** Capitolo V - She always belonged to someone else ***


Capitolo V

Capitolo V

She always belonged to someone else

 

 

 

 

-Bravi! Complimenti, siete riusciti a litigare anche con Herm, che vi sopporta sempre e non dice mai nulla! –sibilò Ginny. La situazione nella Sala Comune di Grifondoro era abbastanza tesa: Hermione, Ron e Harry avevano litigato, e ora la ragazza era accovacciata su una poltrona rossa cremisi, di fronte al fuoco, da sola, e i due ragazzi erano su un divanetto, a testa bassa, ascoltandosi il rimprovero di Ginny.

-Ora voi due alzate il sederino e le andate a chiedere scusa! –sussurrò inviperita la rossa. –Lo sapete benissimo che lei odia quando la chiamate secchiona e tirate fuori quel repertorio di battutine vecchio come il mondo!! E tu, Ron, dovresti saperlo meglio di tutti, perché se non sbaglio sei tu quello che l’ha difesa a costo di beccarti una punizione, quando Piton l’ha chiamata “insopportabile miss so-tutto”!

Ron osservò la sorellina, imbarazzato: sua sorella gli stava dando una lezione di vita… Sì, suonava bene, “Come non offendere la ragazza di cui siete innamorati da tre anni in 10 semplici lezioni, impartite niente popò di meno che dalla vostra sorellina, più bassa di voi di almeno tutta la testa, che si è appena presa la sua prima cotta”.

Harry rimase a testa bassa, ascoltando la ragazza e riconoscendo che aveva ragione: non poté però non pensare che era proprio questa sua capacità di spiegare i sentimenti delle persone così facilmente, e fare sempre da “paciere”, che lo aveva fatto innamorare di lei.

Ginny, vedendo che i due ragazzi non avevano intenzione di chiedere scusa a Hermione, orgogliosi com’erano, si alzò e si diresse verso la poltrona rossa: anche lei aveva un conto in sospeso con l’amica…

Guardo lo schienale della poltrona, troppo grande per Hermione, che non si vedeva per niente, né la testa, né una minima parte: un braccio, il ginocchio, un piede che spuntasse fuori, freddoloso come la padrona… Niente. Hermione era stata totalmente ingoiata da quella calda poltrona. Ginny si sedette sul bracciolo, ma Hermione non si voltò: continuò a fissare il fuoco, con i capelli ricci che le coprivano il viso.

-Ma che fai anche l’offesa? –si lasciò scappare Ginny, e si mise subito le mani sulla bocca, come se potessero riportare indietro le parole sarcastiche che aveva lanciato.

Hermione si voltò sorpresa, e quando vide la rossa scoppiò a ridere, scuotendo i capelli e portandoseli dietro l’orecchio.

-Pensavo fossi uno di quegli scemi! –sorrise.

-Ah ecco, qua l’offesa dovrei essere io! –ribattè ironica l’amica. Le due si guardarono, scoppiarono a ridere e si abbracciarono.

-Mi dispiace davvero, Gin. Sai… Non è una cosa semplice da sentire! Io… Io non intendo, che so, che stiate male insieme, ma che… Insomma… Le vostre famiglie sono “avverse”! Per lui sei come un sangue “sporco”, quasi quanto me! Pensi che… Che sia vero quello che ti ha detto? –chiese Hermione, prima di riuscirsi a fermare. Sospirò: ormai l’aveva detto.

-Pensi che io non me lo chieda? Eppure… Ѐ strano, non so come dire: lo sai che tipo è! Quando ci vede, fa sempre quella faccia schifata, e giù battutine su lavoro di papà, su casa, su mamma… E invece…

Senza rendersene conto, Ginny si ritrovò a raccontare tutto quello che era successo durante l’estate, compreso l’incontro a Diagon Alley e l’incontro del giorno prima sul treno. Si ritrovò a raccontare anche di Adam Warrington, che sembrava essere l’unico che la potesse capire.

-Ma… Ginny! Hai detto tutte quelle cose a Adam? Il migliore amico di Draco! Entro due giorni Draco lo saprà di sicuro!! -esclamò Hermione, sentendo una punta di gelosia dentro di sé: insomma, lei era la migliore amica di Ginny, e lei a chi andava a spifferare tutto? Al migliore amico del suo “principe azzurro”, un Serpeverde, ad Adam Warrington! Si riprese, dopotutto, durante il primo innamoramento, tutto era concesso! Si ricordò di quando lei si era innamorata… Al terzo, più o meno, quando aveva litigato con Ron, e ne sentiva tremendamente la mancanza, e ogni giorno piangeva da Hagrid, trascurando anche lo studio, e quando aveva saltato Incantesimi perché si era addormentata in Sala Comune, sognando dolcemente lei e Ron… Eh già, era proprio il fratellone della sua migliore amica il suo “principe azzurro”…! E lei ne era davvero innamorata. Si riscosse dai suoi sogni: c’era una nuova “cotta” che aleggiava dolcemente sulle teste di Grifondoro e Serpeverde, unendo le due case rivali in un amore fatto di attimi nascosti e parole non dette, un amore oltre ogni punteggio e oltre ogni coppa a fine anno.

Ma… C’era una nota stonata in quella dolce canzone silenziosa: Harry. “L’eroe dei due mondi”, come lo prendevano in giro gli amici, era di troppo. C’era un terzo incomodo in quella storia.

-Chissà come ci rimarrà male –pensò Hermione. –Con chi lo sistemiamo, Harry? –si disse tra sé: non valutò nemmeno lontanamente l’ipotesi che forse la storia d’amore tra Harry e Ginny potesse anche solo continuare. Ginny e Draco stavano troppo bene insieme, erano la coppia perfetta: ghiaccio e fuoco, insomma, giorno e notte…

-Ehi, a che pensi? –chiese di colpo Ginny. Hermione sobbalzò: come sempre, si era immersa nei suoi pensieri, e aveva lasciato perdere il mondo intorno.

-Come al solito ho cominciato a pensare una cosa e sono arrivata a pensarne una completamente diversa! –sospirò.

-Cioè? –chiese curiosa la rossa.

-Che tu e Draco sembrate ghiaccio e fuoco, notte e giorno… Insomma, opposti in tutti i sensi! Però, se ci pensi bene, la notte senza il giorno non ha senso! Insomma, per me siete la coppia perfetta… Mi dispiace per Harry, però…

-Hermione! Non ci pensare neanche! Harry mi… Vuole bene davvero, e io non posso… Lasciarlo così, solo perché ora vado di moda per Draco Malfoy, che potrebbe lasciarmi tra due settimane quando Pansy Pankinson sarà di nuovo il top del top! –sussurrò Ginny, perché sapeva che se non si fosse controllata, avrebbe di sicuro urlato. Draco riusciva a sortirle sempre quell’effetto… Oh, stupido Serpeverde presuntuoso!!

 -Lui ti ama, non ti vuole semplicemente bene, e lo sai anche tu che non sei giusto che tu stia con lui, quando sei tu quella che gli vuole “solo” bene!

-Herm, ti prego, non sono in vena di ramanzina e lezione di vita… -disse stancamente Ginny.

-D’accordo, d’accordo! Però ne parliamo domani, ok? –si arrese Hermione, vedendo l’amica stanca. Doveva esser stato un primo giorno davvero tremendo, anche se non si poteva dire che non fosse stato fruttuoso.

Ginny annuì, sorridendo, e si alzò. –E detto questo, me ne vado a nanna! –esclamò, dando un bacio sulla guancia all’amica.

-Io arrivo tra poco –rispose Hermione, osservandola dirigersi verso il divanetto dove erano seduti il fratello e il ragazzo, e augurare la buonanotte a tutti e due. Poi la rossa sussurrò furiosamente qualcosa nell’orecchio del fratello, e questo di risposta la guardò con gli occhi spalancati. Harry si voltò verso l’amico, e gli chiese qualcosa, e Ron scosse la testa, ancora con gli occhi sbarrati. Hermione si ritrovò a invidiare l’amica, per il bellissimo rapporto che aveva con il fratello.

-Ciao, Herm.

La ragazza sobbalzò di nuovo: era troppo distratta, in quel periodo! Sempre a pensare a Ron di qua e Ron di là… Ecco, si stava distraendo di nuovo!! Si voltò, e vide Harry seduto esattamente dove prima si trovava la sua ragazza.

-Ciao. –disse lei, cercando di sembrare più fredda e distaccata possibile. Harry la osservò, e vedendola così distante, si scoraggiò: era partito con le migliori intenzioni, ma Hermione, in questi casi, aveva il potere di far sentire in colpa chiunque, anche le persone più orgogliose come Ron.

-Al tuo amico pesa? –domandò aspra, vedendo che Ron non si degnava di avvicinarsi, ma che rimaneva davanti al fuoco, con lo sguardo vitreo.

-Pesa cosa? –domandò confuso l’amico. Hermione si voltò verso di lui.

-Hai capito benissimo di cosa parlo! –sussurrò infuriata, non voleva che Ron la sentisse arrabbiarsi per lui: ogni indizio poteva portare alla scoperta della verità… Che era innamorata di quello… Sgorbio antipatico e presuntuoso che la chiamava secchiona, e con cui lei amava litigare.

-Ho capito che sei troppo arrabbiata con Ron per prendere anche solo in considerazione l’idea di fare pace con me… -sospirò Harry, aspettando la reazione di Hermione. Si divertiva troppo a farla incavolare, perché faceva morire dal ridere quando si arrabbiava per Ron: diventava tutta rossa, non solo per l’ira, e cominciava a balbettare, a toccarsi i capelli ricci e ad aggiustarseli, e parlava sottovoce, perché non voleva urlare per Ron, e non per non “urtarlo”, ma non voleva che lui pensasse che per lei valeva talmente tanto da farla sbraitare.

-Ma no… Ѐ che… Lo sapete che odio quando mi chiamate secchiona, specie il tuo amico, e tu vai dietro a lui!

-Mi dispiace… Davvero! –si scusò Harry, a testa bassa.

-Guarda la gente negli occhi quando ti scusi! –ribattè aspra Hermione. Harry la guardò confuso.

-Cosa?

-Ti stavo dando una lezione una lezione di galateo, zotico che non sei altro –rise Hermione, e abbracciò l’amico. –Ѐ l’ultima volta che ti voglio sentire chiamarmi secchiona, hai capito?

-E per quanto riguarda “il mio amico”? –domandò Harry. Hermione arrossì, e Harry la guardò. I due sguardi si incrociarono, e Hermione capì: Harry sapeva tutto. Sapeva che lei era innamorata del suo amico, sapeva che era cominciato tutto tre anni fa, sapeva che era la sua prima cotta, sapeva… Sapeva.

-Buonanotte, Herm –disse a voce alta, e dopo averle scompigliato i capelli sparì nel dormitorio maschile.

-Ѐ anche l’ultima volta che ti voglio vedere scompigliarmi i capelli! –gli urlò dietro, poi si guardò intorno. La sala comune era deserta, c’era solo lei su quella poltrona scarlatta a sinistra del fuoco, e Ron, seduto sul divanetto dalla parte opposta del camino.

Hermione si acciambellò come un gatto nella poltrona, pronta ad aspettare finchè Ron non le avesse chiesto scusa. Ma non intendeva corrergli dietro. E se si fosse alzato e avesse fatto per andare nel dormitorio? Lei che avrebbe fatto? L’avrebbe fermato?

Poggiò la testa sul bracciolo, ancora caldo dal corpo di Ginny e Harry. Senza rendersene conto, scivolò nel sonno, tra le braccia dei sogni. E si risvegliò tra un altro paia di braccia. Aprì lentamente gli occhi, era ancora notte? Sì, i suoi occhi guizzarono subito verso il fuoco, che era l’unica fonte di luce nella stanza deserta, poi cercarono subito il viso della persona che la stava tenendo tra le braccia: si voltò e vide Ron, che dormiva su quella piccola parte di poltrona che lei aveva lasciato, stringendola tra le braccia, come se dovesse scappare, e lui la volesse tenere, la volesse tenere con sé.

-Io non scappo… -sussurrò lei, accarezzandogli il viso con le piccole mani. Ron aprì gli occhi azzurri, e le sorrise.

-Cosa dicevi? –le chiese sottovoce.

-Che io non scapperò mai, sarò sempre con te… -rispose piano la ragazza, abbassando il viso. Non riusciva a reggere lo sguardo di quei due occhi azzurri. Ron le prese il viso tra le mani, e glielo sollevò.

-E io non ti lascerò mai andare… Perché io senza di te non vivo… -mormorò il ragazzo, prima di baciarla dolcemente.

 

 

 

 

 

 

-E meno male che arrivavi tra poco! Scusa, ma hai passato la notte in Sala Comune? Sei salita su solo alle sette per vestirti! –esclamò Ginny, mentre lei e Hermione scendevano le scale del quinto piano.

-Senti, facciamo finta di non conoscerci, per piacere! –esclamò in fretta Hermione.

-Ancora con questa storia? Te l’ho detto, ad Erbologia, ieri, mi si è macchiata, e mi sono dimenticata di metterla davanti al fuoco dopo averla lavata!

Ginny vestiva con una versione “alternativa” della divisa, alquanto variopinta: indossava una gonna a pieghe identica alla solita, ma era rosa scuro, poi una camicetta rosa, e un maglioncino aperto a righe rosa e bianche. Per rimanere in tema, le calze erano a righe rosa e fucsia e aveva trovato un paio di ballerine rosa. Era come se nel suo armadio fossero scoppiati dei barattoli di vernice. Inoltre, si era fatta due codine alte. Hermione, dopo averla vista, era andata via facendo finta di non conoscerla.

-D’accordo… -sospirò Hermione.

-Ok! –sorrise allegramente Ginny, poi ricominciò a tempestarla di domande. –Allora, hai fatto pace con Harry? E con Ron? Hai dormito nella Sala Comune? Come mai? Eri con Ron?

Hermione la fissò con gli occhi spalancati.

-Ok, capito. Troppe domande. Almeno mi dici se hai fatto pace con Ron e Harry? –disse subito Ginny.

-Mh… Sì –sorrise Hermione, facendole l’occhiolino. Ginny la fissò, scombussolata.

-Certo che sei proprio strana!

-Cercherò di prenderlo come un complimento- sospirò Hermione, scendendo le scale a testa alta.

Pensò a quello che aveva detto all’amica: sì, con Harry aveva fatto pace, ma con Ron? Quel bacio, per lui cosa aveva significato? Per lei, davvero molto. Tutti i sogni che aveva fatto a occhi aperti per ore nella sua camera durante l’estate, da tre anni a quella parte erano forse diventati realtà? Lei e Ron stavano davvero insieme?

Senza rendersene conto, andò a sbattere contro il portone della Sala Grande, e cadde a terra.

-Herm… Pfff… -esclamò Ginny, correndo verso l’amica e cercando di non ridere. La aiutò a rialzarsi.

-Sono solo distratta in questo periodo –biascicò la ragazza, con una voce impastata. Si ravviò confusamente i capelli ricci, che ricaddero a ciuffi scomposti sul viso, ed entrò nella Sala Grande, dirigendosi verso il tavolo Grifondoro. Poi vide dei capelli rossi troppo conosciuti. Ron! Spalancò gli occhi, e si sedette al posto libero accanto a lui.

-Emh… Ciao –fece lui, imbarazzato, quando la vide sedersi accanto a lui, sistemarsi la gonna a pieghe e ravviarsi i capelli dietro le piccole orecchie.

Lei si voltò, sorpresa, e arrossì:-Ciao –gli sorrise, con un sorriso dolcissimo, il sorriso di una ragazza innamorata, poi si servì di torta di mele e succo d’arancia.

Ron, non sapendo che fare, si girò indeciso verso Harry, Dean e Seamus, informati degli avvenimenti della notte.

-Insomma, la baci e poi le dici solo ‘ciao’? –sussurrò Seamus, che ormai in fatto di ragazze si auto-considerava un esperto.

-State insieme? –incalzò Dean.

-Lei che ne pensa? –domandò a bassa voce Harry. Ron indietreggiò lievemente, spiazzato da tutte quelle domande.

-Ѐ proprio questo! Non so se stiamo insieme, non so cosa pensi lei… -sospirò sconsolato il rosso.

-Insomma, vorresti stare insieme a lei??

-Certo! –rispose subito Ron alla domanda di Harry.

-E allora falle vedere chi sei! –ribattè Seamus.

-Capisci al volo –gli ammiccò Dean, facendo un cenno con la testa verso Hermione.

Ron sentì il cuore battere forte. Baciarla un’altra volta… Non chiedeva altro, i ragazzi di Grifondoro non sarebbero stati un problema, anzi: voleva far capire a tutti, lei per prima, che l’amava così tanto da non vergognarsi di niente e di nessuno. Ron si voltò, e Hermione alzò lo sguardo in fretta, arrossendo. Gli sorrise di nuovo, un po’ spaventata, imbarazzata e tanto innamorata.

Aprì la bocca per dire qualcosa, ma Ron la bloccò, e la baciò. L’intero tavolo di Grifondoro scoppiò in un’ovazione: tutti applaudirono, urlarono e fischiarono. I Serpeverde, Corvonero e Tassorosso si voltarono, per vedere cosa succedeva, e questi ultimi due si unirono all’ovazione. Solo i Serpeverde rimasero interdetti, e tornarono subito a mangiare, una coppia di stupidi fidanzatini Grifondoro non era certo loro affare. Draco vide con la coda dell’occhio Ginny, raggiante in viso, che rideva applaudendo, abbracciata a Potter. Si voltò, non voleva che lo vedessero guardare quella coppietta Grifondoro, e poi non riusciva a guardare Ginny e Harry insieme, lo uccideva…

I Grifondoro cominciarono a battere le mani, intonando un coro: “Bacio, bacio!”

Hermione si voltò seccata verso i compagni. –Ma non vedete che ce lo stiamo già dando?

Tutti risero, e i due ragazzi si sorrisero timidamente. Ron, vincendo l’imbarazzo, prese Hermione per mano. Hermione, che aveva abbassato lo sguardo per controllare i suoi libri nella borsa di pelle, lo guardò sorpresa, e lui le diede un bacio sulla guancia.

Intanto tutti si erano alzati, e Harry e Ginny avevano raggiunto i due ragazzi.

-Dai, abbiamo Cura delle Creature Magiche! –esclamò Harry, facendoli alzare in piedi. Ron teneva sempre la mano di Hermione.

-Io ho Aritmanzia… E mi sento fiacca… Uffa, non ho proprio voglia… -si lamentò Ginny.

-Non provare a bigiare, eh? –la ammonì Hermione. Ginny rise, anche se effettivamente gli occhi erano un po’ stanchi e lucidi, “occhi da febbre”.

-Ci vediamo a pranzo! –sorrise Ginny, quando uscirono dalla Sala Grande, e si diresse verso la scala di marmo. I tre ragazzi, invece, uscirono in giardino, attraversarono i prati e arrivarono di fronte alla capanna di Hagrid. L’omone era già pronto, anche se ogni tanto levitava di mezzo metro dal suolo, reduce della puntura del Billywig.

-Speriamo bene… -sospirò Ron.

 

 

 

 

 

 

 

 

-Quindi, per la prossima volta, voglio semplicemente la storia delle Arti Oscure, se avete preso appunti non dovrebbe essere difficile. Aiutatevi anche con il libro, se volete, pagina 12, riporta semplicemente quello che vi ho detto io, con qualche dettaglio in meno! A mercoledì.

I ragazzi del sesto anno di Grifondoro uscirono dall’aula di Difesa Contro le Arti Oscure, e Harry, Ron e Hermione uscirono per ultimi, insieme a Tonks.

-E ora ti dobbiamo chiamare professoressa? –stava ridendo Hermione, che era di nuovo per mano a Ron. Tonks lanciò una fugace occhiata alle due mani intrecciate, ma non disse niente e sorrise solo.

-Ma quando mai, io per voi sarò sempre Tonks! –rise di risposta la ragazza dai capelli rosa acceso.

-Andiamo, Ginny ci starà aspettando –incalzò Harry.

-Ginny credo sia in infermeria, ha avuto un po’ di febbre durante Aritmanzia. –intervenne Tonks. –L’ho sentito mentre salivo su alle nove.

-Andiamo a trovarla! –esclamò Ron.

-Non si potrebbe andare a mangiare? –sospirò Harry. Ron e Hermione, che stavano già correndo verso il quarto piano, sempre per mano, si voltarono e lo fulminarono con lo sguardo.

-D’accordo, d’accordo! Messi insieme fate quasi paura.

Arrivarono ansimanti all’infermeria, dove Ginny giaceva sotto tre strati di coperte in un letto accanto alla finestra, e stava osservando il panorama.

-Gin! –esclamarono Ron e Hermione insieme. Ginny si voltò sorpresa, e gli sorrise.

-Ciao –sorrise, mentre il fratello le dava un bacio sulla fronte, Harry le accarezzava i capelli e Hermione si sedeva sul letto accanto a lei.

-Non ci fare più questi scherzi, eh? –esclamò Ron.

-Ma chi vi ha detto che ero in infermeria? –chiese confusa la ragazza.

-Tonks, abbiamo avuto due ore con lei, è simpaticissima come al solito. Non si smentisce mai! –rispose Hermione, posando a terra la borsa.

-Io l’ho avuta ieri, per un’ora. Mi è anche venuta a trovare, prima! Infatti, dopo che se n’è andata, ho pensato che poteva dirvi che ero qua, ma madama Chips non mi ha fatto uscire –si lamentò Ginny, abbassando la voce, perché la donna era nei paraggi.

-Nono, tu rimani qua! –disse subito Ron.

-Ron, uffa, non ti ci mettere anche te! –sbuffò Ginny. –Ho avuto solo un po’ di febbre, ho chiesto a una mia amica se poteva sentirmi la fronte e scottavo, quindi sono venuta qua! Ma è solo qualche linea di febbre…

-Quanto? –chiese Ron, conoscendo benissimo la sorella.

-Se ti dico trentotto mi credi? –domandò timidamente Ginny.

-No.

-Va bene, ho quaranta e mezzo. –si arrese la sorellina.

-Ginny, non provare a muoverti da qua! –tuonò il rosso.

-Dai, Ron! La passiamo a trovare dopo –lo interruppe Harry, salvando la ragazza da una ramanzina. Andarono a mangiare, dopo aver salutato Ginny, con la promessa di tornare prima di cena.

Ginny rimase sola, anche madama Chips era andata a sbrigare una breve commissione. Ginny tornò a guardare il panorama, le nuvole in cielo si stavano addensando. Le osservò, nella loro tavolozza di colori. Grigio, azzurro, rosa, giallo, blu… E in quelle nubi, improvvisamente, comparve il viso di Draco. Ginny trattenne bruscamente il fiato. Da quel famoso bacio, avvenuto solo due giorni prima, la ragazza vedeva in ogni nuvola, in ogni curiosa foglia dalla forma strana, in ogni gruppetto di sassolini i lineamenti del ragazzo. Non poteva negarlo a sé stessa, eppure doveva provarci. Harry non lo meritava.

-A che pensi?

Ginny si voltò di scatto, e vide con piacere Adam Warrington.

-Che ti prende, eh? –disse scherzosamente il ragazzo.

“Già, che mi prende… “pensò la ragazza, ma tenne per sé questo suo pensiero.

-Quaranta e mezzo, mi prende una bella febbre –sorrise la ragazza, continuando a chiacchierare normalmente.

Adam, osservando la ragazza parlare, pensò a come Draco aveva perso la testa per quella ragazzina dai capelli rossi fiammanti e dai grandi occhi verdi, che, notò, quando rideva assumevano una forma “ad arcobaleno”, e pensò alla conversazione della sera prima.

-L’hai vista con Potter? L’hai vista?? Arghhhh…

-Draco.

-Sì, devo calmarmi. Pansy, allontanati!... Perché??

-Perché cosa?

-Perché?? Lei è l’unica che mi piaccia sul serio...

-Ma chi, Pansy?

-Ma quale Pansy, Adam! Parlo di Ginny! No… Non devo pensarla. E invece non ci riesco!! Lei mi ignora e io la penso, ti rendi conto?

-….

-Dì qualcosa!

-Che ti devo dire, Draco? Perché ti fai tanti problemi?

-Perché lei è tanto felice con Potter, e io…

-Mh…

-Cos’era quel “mh”?

-Cos’era?

-Adam, me lo devi dire tu. Oh… Lasciamo stare. Il discorso era che lei è l’unica che mi piaccia davvero… E deve sempre appartenere a qualcun altro.

-Adam, lui che pensa?

Adam sobbalzò, si era perso nei suoi pensieri.

-Chi? –domandò confuso.

-Draco… -rispose timidamente la rossa. Non voleva far sapere che gli importava ciò che pensasse quel Serpeverde, anche se gli importava davvero.

-Come io non dico a Draco quello che mi dici tu, io non dico a te quello che mi dice Draco!

-Uffi –si imbronciò Ginny, facendo finta di essere offesa.

-Dai, non te la prendere! Forse vengo stasera. Sai che ho dovuto bigiare Incantesimi per te? –rise Adam, alzandosi e prendendo la borsa dei libri. Scompigliò i capelli a Ginny e fece per uscire.

-Adam? –disse Ginny appena il ragazzo mise piede sulla porta.

-Sì? –il Serpeverde si voltò.

-Grazie… Di tutto.

Lui sorrise semplicemente, come a dire “di niente” e uscì dall’infermeria. Ginny lo guardò uscire tristemente, e si voltò di nuovo verso la finestra, ammirando il panorama d’autunno in cui il profilo di Draco si stagliava in ogni strana fessura delle cortecce degli alberi spogli.

 

E rieccomi qua, è.é Muahahahaha, Torna The Exorcism of Emily Anna(mi chiamano così a scuola, visto che Anna è il mio secondo nome e Emily il mio primo), vi sono venuta a tirare per i piedi stanotte? No?? Sono troppo buona, ora me lo segno e stanotte arrivo… Muahahaha… Basta così. Come avrete capito, oggi sono esorcizzata XD Dunque, ecco il quinto capitolo^^ Credo sia uno dei miei capitoli migliori, su otto + prologo che ho scritto. Rispondo a chi mi ha commentato^^

Ginny88: Ma niente, tesora ^^ Che te ne pare di questo nuovo capitolino? Adam e Ginny… Eh, bella roba… Ops, non devo dire nulla! Don’t worry, comunque, nulla di scandaloso! In questo capitolo mi piacciono molto i due(premetto che sono una credente e praticante nell’amicizia tra maschi e femmine, e si capisce molto bene da questa ff). La nostra Ginny è pensierosa e triste… Vedrai più avanti ^.- Baci

Terry: Come ho detto l’altra volta, la ragazza è indecisa XD Il rapporto tra i due si è evoluto, che te ne sembra in questo capitolino? Bacioni!

Hachi: Grazie teso^^ Aggiorna presto la tua storiella! Che ne pensi di come procedono le cose tra Adam e Ginny? Bacini

Romen Evans: La curiosità si è sciolta? Credo proprio di no, perché Ginny è sempre più confusa… Sempre più mooooolto confusa! 

E anche per questa volta è andata! Ci vediamo tra una settimana. Ciauuuuuu ^_____^

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Capitolo 7
*** Capitolo VI - It's compromise that moves us along ***


Capitolo VI

Capitolo VI

It’s compromise that moves us along

 

 

 

 

-Sei sicura di non avere ancora la febbre? Ti senti bene? Hai freddo?

-Ron, non essere apprensivo, ti prego –sospirò scocciata Ginny, percorrendo il corridoio del quarto piano in fretta.

-Forse saresti dovuta rimanere un altro po’ in infermeria… -disse il fratello, posandole una mano sulla fronte per controllare la temperatura.

-Ѐ passata una settimana, vuoi che ci faccia le radici in quel letto? –si arrabbiò Ginny, mentre Harry le cingeva la vita con un braccio. La ragazza si voltò sorpresa, e vedendo il ragazzo arrossì.

-Devo andare a lezione, ci vediamo dopo –disse in fretta, togliendo dolcemente il braccio del ragazzo e correndo via.

Ron, Hermione e Harry si guardarono in faccia, confusi.

-Ma state ancora insieme? –chiese Ron. Hermione alzò gli occhi al cielo.

-Suppongo. –rispose, non troppo convinto, Harry.

-Certo che state insieme –replicò scocciata Hermione, trascinando Ron per la mano verso l’aula di Incantesimi, ed erano giunti davanti alla porta spalancata.

-Siamo in ritardo –si lamentò Hermione, osservando la classe che aveva già cominciato a fare ripasso per l’Incantesimo di Ritrovo. Neville, come al solito, faceva esercizio con il professor Vitious, nascosto chissà dove. –Ritrovo! –gridò il ragazzo, e il professore sfrecciò fuori da un armadio, sospeso a mezz’aria, diretto verso Neville.

-In ritardo? Forza, trovatevi una coppia –esclamò il professore, mente li sorvolava. La veste azzurra gli si gonfiò, e divenne un utile paracadute.

Harry, Ron ed Herm si avvicinarono a Seamus, stravaccato sopra le borse dei compagni Grifondoro.

-Come mai tutti si prodigano e il grande seduttore è qua, senza neanche una donna vicino? Perdi punti, amico! –rise Ron.

-Le donne si sono subito messe a coppia –accennò, leggermente avvelenato, a Calì e Lavanda, che lavoravano all’incantesimo insieme e chiacchieravano fra un Ritrovo! ed un altro –e io mi sono ritrovato da solo.

-Ma Dean? –domandò Harry, prendendo per una mano Seamus e rimettendolo in piedi.

-In infermeria –rispose scocciato l’amico, lasciandosi tirare in piedi senza troppa convinzione. Intanto, Ron ed Hermione avevano, naturalmente, deciso di stare in coppia insieme, e avevano tirato fuori dalle tasche la bacchetta magica, saggiandone la funzionalità con qualche piccolo incantesimo di Appello.

-Allora le coppie sono decise! –esclamò Ron quando Seamus si fu alzato. Harry scosse la testa, ma rise. Erano proprio una bella coppia quei due, altro che lui e Ginny… Ma perché non potevano essere una coppia normale, una coppia qualsiasi, come Ron ed Hermione? Che si abbracciava e baciava, con problemi come tutte le coppie, ma problemi di tutti e due… Non solo di una persona. Non avrebbero mai potuto essere una coppia qualsiasi?

Ron tossicchiò, riportandolo alla realtà: era nel bel mezzo di una lezione pratica di Incantesimi, e avrebbe pensato dopo riguardo a Ginny. Ma Ron non era della stesso avviso.

-Tu, esperto di donne –rise Ron, mentre Seamus nascondeva la sua borsa per permettere a Harry di esercitare l’incantesimo.

-Ma chi, io? –chiese raggiante Seamus.

-Sì, proprio tu –sghignazzò Hermione. –Ritrovo!- esclamò, facendo sfrecciare in fretta verso di lei la sua borsa, colma di libri.

-Non ci posso credere, l’hai già imparato –Esclamò Harry, irritato, visto che la borsa di Seamus poteva ormai darsi per dispersa, nonostante i numerosi tentativi. Non riusciva proprio a concentrarsi, i suoi pensieri erano tutti per…

-Ginny come sta? –domandò Seamus, prendendo di sorpresa l’amico. –Stavi pensando di lei, vero? –gli ammiccò, come a dire “Sono esperto di donne, con me puoi parlare!”.

-Certo che stava pensando di lei, visto che… -cominciò Ron, ma Hermione gli rifilò un pizzicotto al braccio per farlo stare zitto: meglio non toccare il tasto dolente, ma…

-...Lei mi evita, sì, la stavo pensando per questo –sospirò il ragazzo tristemente, cercando nuovamente di esercitare l’incantesimo.

Gli altri tre rimasero in silenzio, osservando Harry rimanere immobile, poi prendere, con un gesto lento, la sua borsa, per nasconderla.

-Harry… -provò Ron, quasi timoroso. Sapeva cosa fare quando Harry era arrabbiato: rispondergli a tono, per poi andarsene e lasciargli sbollire la rabbia; ma non sapeva cosa fare con un Harry del genere: triste, depresso, affranto. Doveva valere davvero tanto, per lui, Ginny. Seamus avanzò, prendendolo sottobraccio.

-Non credi che la cosa migliore sia parlarne? –gli chiese piano. Harry, però scosse la testa. Sembrò all’improvviso riprendere tono.

-No, è una questione fra me e lei! Non mi devo lasciare andare così… Dai, Seam, ti vado a nascondere la borsa, vediamo di imparare questo incantesimo una volta per tutte! –detto ciò, il ragazzo si voltò e si diresse verso il fondo della classe. Seamus guardo Ron e Hermione.

-…E il ragazzo che piace a Ginny NON è Serpeverde, NON è biondo, NON è Draco Malfoy… -cominciò, pronto a seguitare per un po’. Hermione lo interruppe sul nascere con uno schiaffetto sulla nuca. Subito Ron seguì l’esempio della ragazza, con un po’ troppa di enfasi, e senza controllare la potenza di quelle grandi mani che fino a poco tempo prima avevano stretto quelle piccole di Hermione, la quale divise i due amici, che ci stavano prendendo un po’ troppo gusto a prendersi a schiaffi.

 

 

 

 

 

 

 

La campanella magicamente amplificata squillò, risuonando in ogni angolo del castello. Ginny, nella classe di lezione teorica di Astronomia, si alzò lentamente dal suo banco. Prese la borsa di tela, e se la mise in spalla, scostando i capelli rossi dagli occhi. Le grandi iridi verdi rimasero scoperte per un attimo, in tutta la loro bellezza, quando vennero subito ricoperte da un ciuffo di capelli. La ragazza uscì dall’aula, e si ritrovò nel corridoio affollato del settimo piano: sette rampe di scale per raggiungere gli altri, pensò. Poi li vide: erano là, appoggiati alla statua di Boromic il Borioso, alquanto annoiati. Ron si esibì in uno sbadiglio, per poi posare la testa sulla spalla di Hermione che, pazientemente, gli accarezzò i capelli. Harry era seduto ai piedi della statua e cercava di aggiustarsi la capigliatura corvina, più confusa che mai, grazie alle indicazioni di Seamus. Ginny rise, e si diresse verso di loro.

-Te li metto a posto io i capelli –sorrise al ragazzo –non credo che i suoi consigli valgano! –disse, accennando a Seamus, che si finse offeso.

-Intanto sono un esperto in donne.

-Ma la smetti con questa storia? –sbuffò Harry, mentre Ginny gli accarezzava dolcemente i capelli, cercando di dar loro una sistemata.

-Ma se non ti si fila nessuna a parte Lavanda –lo schernì Ron con una smorfia.

-Qualcosa in contrario? –domandò irritata la ragazza, spuntando da un passaggio segreto dietro un arazzo. Ron arrossì.

-Ma quando mai, discutevamo solo… -cominciò, osservando la ragazza che, immedesimandosi per bene nella parte di battagliera convinta, si mise le mani sui fianchi.

Hermione scoppiò in una risata, seguita a ruota da tutti gli altri.

-Ragazzi, ma sarà pronto da mangiare? –chiese Ron. Tutti lo guardarono.

-Che problemi, ragazzi! –esclamò Harry.

-Crisi mistica! –enfatizzò Seamus.

-Peggio di Shakespeare,gente! –asserì Lavanda.

Ron fece finta di scoppiare a piangere, e nascose il viso nel collo di Hermione, che lo abbracciò, dovendosi alzare però in punta di piedi.

-Che ne pensi se, invece di alzarmi io, ti abbassassi te? –gli chiese lei, irritata.

-No, tesoro, a tutto c’è un limite: questo limite si chiama ernia al disco –le rispose lui, ridendo, poi la prese per mano e, guidato dalla sua crisi mistica, si diresse verso le rampe di scale, per scendere nella Sala Grande.

-Bè, non venite a mangiare? –chiese Hermione. Tutti si alzarono di scatto, e li raggiunsero. Harry e Ginny sembravano aver ritrovato la pace: lui la abbracciava teneramente, e lei sembrava assolutamente tranquilla. Arrivati al Salone d’Ingresso, la porta che conduceva ai Sotterranei si aprì, ed uscì Draco Malfoy, affiancato da Adam Warrington e seguito da Pansy. I due ragazzi individuarono subito quegli occhi verdi, guizzanti di vita, ed individuarono subito la sua mano, intrecciata a quella di Potter. Draco lo vide dirle qualcosa all’orecchio: lei lo guardò e sorrise, complice, poi si fece trascinare via, propinando agli amici una scusa, non troppo convincente.

Ѐ cominciato tutto con un bacio, ed adesso come deve andare a finire? Era solo un bacio… Solo un bacio!! Ora vanno via insieme, ed è tutto nella mia testa, il mio stomaco sta male, tutto nella mia testa ma lei lo sta… Abbracciando… Fatemi andare via, mi sta uccidendo… Stanno prendendo il controllo: gelosia, rabbia, scuse, ma è solo il prezzo che pago per amarla…

Ginny vide Draco, e vide che la stava osservando farsi trascinare via da Harry. Aprì la bocca, per dirgli qualcosa, qualsiasi cosa... Ma lui si voltò, ed entrò nella Sala Grande. Ginny socchiuse gli occhi, che le si velarono di lacrime, e continuò a cercare Draco, anche una volta che si ritrovò da sola con Harry, continuò a scrutare oltre la spalla del ragazzo, per cercare Draco, per osservare gli occhi grigi cercarla, sentirsi cercata, pensata da lui… Invece vedeva solo il muro di pietra del settimo piano…

 

 

 

 

 

 

 

Ginny si svegliò lentamente, aprendo prima un occhio per poi aprire l’altro. Si mise a sedere sul morbido divano scarlatto della Sala Comune, e vide Harry accanto a lei. Trasalì: cos’era successo? Poi cominciò a ricordare: lui l’aveva portata via, a pranzo, ed erano saliti, poi… I morsi della fame cominciarono a stringerle lo stomaco: dopotutto non aveva pranzato.

La ragazza scese dal sofà con i piedi scalzi, e si rassettò la gonna spiegazzata. Sparì per cinque minuti in dormitorio, dove si cambiò, e uscì dalla Sala Comune. Doveva andare in cucina, e chiedere agli elfi di darle qualcosa… Cercò di soffocare uno sbadiglio, e si incamminò verso le cucine, che erano nei sotterranei. Quando arrivò nel Salone d’Ingresso, localizzò la porta di mogano che portava al corridoio dove si trovava il quadro che, camuffato da porta, conduceva alle cucine. L’aprì, quando si rese conto che quello era il corridoio dove si trovava l’aula e l’ufficio di Piton, e il dormitorio Serpeverde.

-Ops… -mormorò, voltandosi per andarsene, quando un ragazzo moro si voltò e le sorrise.

-Adam! –esclamò Ginny, riconoscendo il ragazzo, che la raggiunse sulla soglia della porta.

-Che ci fai qui? –le chiese il ragazzo, mentre Pansy Parkinson passava tra loro due e spariva nei meandri del corridoio. Ginny la osservò per qualche secondo, non troppo convinta.

-Bè, non ho mangiato a pranzo, e quindi pensavo di… -rispose incerta la ragazza, quando Pansy passò di nuovo, per poi oltrepassare la porta.

-…Pensavo di andare in cucina a mangiare! –cercò di terminare Ginny, quando Pansy passò nuovamente. Prima che riuscisse a sparire nel corridoio, Ginny le diede uno schiaffo sulla nuca, prese Adam per la giacca e lo trascinò fuori, nei giardini.

-La odio, quella stupida oca pettegola! –esclamò la ragazza, tirandosi su la cerniera del giubbino nero e aggiustandosi i jeans a vita bassa.

-Puoi dirlo forte –mormorò Adam.

-La odio! –urlò, quasi, Ginny, per poi scoppiare a ridere, seguita da Adam. I due ragazzi cominciarono a passeggiare per il parco. Ginny si fermava spesso ad odorare i fiori autunnali, umidi e gocciolanti di rugiada, staccando qualche foglia, piegandola, ripiegandola e strappandola, com’era solita fare quando era soprappensiero e parlava. Una leggera pioggerellina cominciò a cadere, mentre le foglie, possibili vittime di Ginny, si abbassavano all’impatto con le goccioline che cadevano lievi dal cielo. Ridendo, Ginny corse a ripararsi sotto un salice piangente, che cresceva sulla riva del lago. Venne raggiunta da Adam, che con la  sua corporatura grande ebbe qualche difficoltà a passare sotto i rami cadenti del salice.

Harry, nella Sala Grifondoro, si mise in piedi sul divano rosso, cercando con lo sguardo Ginny. Non trovandola, si alzò in piedi e si avvicinò alla grande finestra che occupava tutta la parete sinistra della sala comune. Le gocce d’acqua lasciavano la loro impronta sul vetro. L’attenzione di Harry venne attirata da un ragazzo e una ragazza, presumibilmente fidanzati, che si erano rifugiati sotto il salice in riva al lago. Sorrise alla difficoltà di lui a passare sotto le fronde dell’albero, poi il sole spuntò dalle nuvole ed illuminò i capelli della ragazza, mandando un bagliore rosso al cielo. Harry rimase fermo, riconoscendo i capelli, riconoscendo quei jeans e quel giubbotto, riconoscendo la ragazza… Ginny. Guardò la superficie piatta del lago, rotta dalle gocce di pioggia, senza vederla veramente. La rabbia montò in lui. Senza prendere il mantello o un maglione, uscendo in camicia, fece sette piani di scale di corsa. Uscì in fretta dalla Sala Grande andando a sbattere contro un ragazzino del secondo anno. Non si voltò neanche per scusarsi, uscito nel giardino svoltò a destra e corse verso il lago. La pioggia cadeva, un po’ meno insistentemente, così Adam e Ginny stavano uscendo dal loro riparo. Ginny vide Harry, e lo guardò sorpresa, poi vide quello sguardo: arrabbiato. Il ragazzo si diresse verso Adam, e lo prese per la giacca, allontanandolo da Ginny. Adam, d’istinto, reagì: la mano destra si chiuse in un pugno, che colpì lo zigomo di Harry. Il ragazzo barcollò, camminando all’indietro, cercando di ritrovare l’equilibrio che quel cazzotto gli aveva fatto perdere. Ginny si voltò arrabbiata verso Adam, che aveva il fiatone.

-Ma sei scemo? Cosa credevi di fare con quel destro?

-E cosa credeva di fare, lui, prendendomi così? –rispose seccamente il ragazzo. Ginny scosse la testa, e si avvicinò a Harry. Prima che potesse solo capirlo, però, venne colpita da uno schiaffo. Cadde a terra, sull’erba pulita e umida, e guardò Harry, portandosi la mano alla guancia destra, che si stava arrossando.

-Cosa… -cominciò, ma prima di poter dire anche solo un’altra parola, la rabbia di Harry la investì.

-Cosa? Dovrei dirtelo io! Che ci facevi qua? Passi da uno all’altro, a pranzo con me, il pomeriggio con lui? La sera, chi ti trovi?

Le lacrime salirono agli occhi di Ginny, ferita non solo da quello schiaffo: quello era il minimo, era ferita da ciò che diceva Harry.

-Non è come credi… -disse debolmente, senza però crederci davvero.

-E com’è veramente? Ora capisco tutte le tue indecisioni, la tua “insicurezza”… Era il compromesso che ci muoveva, non c’è mai stato nulla tra di noi… Puttanella.

Harry si voltò e si avviò verso il castello, lasciando Ginny a terra, con una guancia gonfia e il cuore a pezzi, e Adam in piedi, accanto a lei, con la mano ancora stretta a pugno e una strana soddisfazione nel cuore, alla vista di quel livido viola sullo zigomo di Harry.

Harry si accarezzò la guancia dolente, andando quasi a sbattere contro Hermione, concitata, che scendeva in fretta gli scalini al secondo piano. Aveva visto tutto dalla finestra, come Harry aveva visto Ginny e Adam.

-Harry! –esclamò Hermione senza fiato. –Che è successo? Ho visto tu… Ginny… -si fermò all’improvviso, senza sapere bene cosa dire.

-Ma lascia stare, pure te!

A quel punto Hermione seppe benissimo cosa dirgli.

-Oh, senti, bello, io non ci metto molto a mandarti a quel paese! –disse con enfasi la ragazza, spingendolo via scocciata e scuotendo la testa mentre usciva dal castello. Corse verso il lago, e vide Ginny ancora seduta sul prato, e Adam ancora in piedi, accanto a lei, con la mano chiusa a pugno.

-Ma lo sai che sei di una staticità impressionante? Saranno dieci minuti che hai mollato quel cazzotto a Harry, puoi pure rilassare la mano! –esclamò Hermione ad Adam. Il ragazzo le sorrise, ed Hermione si avvicinò a Ginny. Si chinò ed, incurante della sua impeccabile divisa, pulita solo il giorno prima, si sedette sul prato bagnato. Accarezzò il braccio dell’amica, che cingeva le gambe raccolte al petto. Ginny si voltò e la guardò, prima di buttarle le braccia al collo singhiozzando. Hermione sospirò, e le accarezzò i capelli.

-Shhh… Dai, dimmi che è successo… Smetti di piangere, però…

Adam si sedette vicino alle due ragazze, accarezzando la testa a Ginny e contribuendo a parti del racconto, quando Ginny sembrava non farcela a parlare. Rimasero là, sulla riva del lago, anche quando ebbero finito di parlare, semplicemente là a guardare il lago, e il sole che stava sparendo dietro le colline oltre di esso, proiettando sulla superficie lucida e piatta ombre rosso di un tramonto autunnale.

Rientrarono che era sera. Hermione fece andare nella Sala Grande Ginny, poi prese Adam da una parte.

-Tu, naturalmente, pensi quello che penso io. –gli disse subito lei.

-Penso solo che Ginny debba essere aiutata in questo momento, c’è rimasta veramente male… -sospirò Adam.

-Te l’avevo detto che pensavi ciò che penso io –sorrise la ragazza, poi si voltò ed entrò nella Sala Grande. Adam rimase a fissare Hermione: troppo forte, quella ragazza! Sorrise tra sé e sé, poi si voltò e scese nel dormitorio Serpeverde.

 

 

 

 

 

 

 

Finito di cenare, Ginny andò direttamente nel dormitorio, senza sostare per la Sala Comune. Non voleva rischiare di incontrare Harry, e comunque non avrebbe voluto neanche la compagnia di Hermione. Nonostante l’aiuto che l’amica le aveva dato, Ginny aveva bisogno di rimanere da sola per un po’. Si spogliò velocemente, si mise il pigiama e si infilò nel letto, coperta fino al mento al piumone ocra e rosso. Mise una mano sotto il cuscino e sciolse i capelli che aveva tenuto legati durante la cena. Mise l’elastico nero attorno al polso e spense la luce, addormentandosi quasi subito.

Hermione arrivò poco dopo nella Sala Comune. Schivò le domande di Ron e salì due a due gli scalini del dormitorio. Aprì piano la porta, ed entrò in punta di piedi. Le tende attorno al letto di Ginny erano già tirate, e si sentiva solo il suo tranquillo respiro, lento e regolare. Hermione sospirò, poi si avvicinò alla finestra, osservando le gocce cadere sulla finestra con un sordo ticchettio. Un lampo squarciò il profilo nero delle colline.

Qualche ora più tardi, l’intera torre Grifondoro era profondamente addormentata, quando un fulmine squarciò il silenzio sonnacchioso che gravava sul castello, anche se non ci fece caso quasi nessuno. Le uniche due persone che si svegliarono di soprassalto furono Ginny e Harry.

Ginny si mise a sedere sul letto, sentendo il viso bagnato. Toccò il viso con la mano, e capì che erano lacrime. Le asciugò con un gesto rabbioso, mentre altre ancora prendevano il posto di quelle spazzate via. Aveva un solo pensiero: Harry…

Harry si rigirò nel letto, poi si girò nuovamente, sistemò il cuscino, lo sprimacciò e vi mise una mano sotto. Tormentò il cinturino dell’orologio, spinse via i capelli corvini degli occhi, seguì con le dita la sagoma della cicatrice a forma di saetta… Niente da fare, non riusciva a dormire, aveva un solo pensiero: Ginny…

Un altro lampo illuminò a giorno il cielo. Ginny e Harry si voltarono di scatto verso la finestra, e rimasero fermi, come immortalati dallo scatto di una macchina fotografica.

Cosa devo fare, per farmi amare da te, Ginny?

Cosa devo fare per fare in modo che te ne importi davvero, Harry?

Cosa devo fare quando questa notte, e chissà quante altre notti, il lampo mi abbaglierà di nuovo, e non ti troverò più dentro di me?

Cosa devo fare per farmi volere da te?

Cosa devo fare per essere ascoltata?

Cosa dovrei dire, ora che tutto ciò che c’era tra noi sembra finito?

Se solo scusa…

Non sembrasse…

La parola più difficile da dirti…

Ѐ triste…

Ѐ tutto così triste…

Ed è una situazione che ci lega, sempre più strana…

Perché non ne possiamo parlare, venirne a capo?

Perché scusa deve sempre sembrare…

La parola più difficile da dirti…!

Cosa devo fare?

Cosa devo fare?!...

Quando scusa è la parola più difficile da dirti…

 

 

 

 

Ebbene sì, ho usato la malefica canzone “Sorry seems to be the hardest word” dei malefici Blue ç_____ç Ma il significato è bello, poi la canzone è di Elton John, che è un mito della musica, quindi ok ^_^ XD

Ragasse T____T In quante mi avete commentato il quinto capitolo, grazieeee *___* Quando sono tornata, il giorno dopo avere aggiornato, e ho visto che le recensioni erano 27 mi è preso un colpo XD Molte nuove lettrici(lo sapete che chi entra nel circolo vizioso di commentare le mie ficcy non ne esce più? è.é Muahahahaha!! Scherzo… -_-) Rispondo^^

Hachi: Ma saoooo! ^^ Ginny e Adam? Mh… Non posso dire nulla nulla nulla, spiacente, o credo che le altre mi ammazzerebbero per aver rovinato loro la sorpresa ^^’ Però… Però… Ron e Hermione sono davvero cicciosissimi insieme *°* Non ho mai messo una descrizione di Adam? ç_ç  Rimedierò con il 9° capitolo, anche se non ancora in scrittura, ma ho già tutto in mente^^ Un abbraccio!

ginny88: Finalmente qualcuna che non dice “Non è vero, se sei amica con un ragazzo ti deve per forza piacere, o tu piaci a lui!” Purtroppo nel mio caso tutti i miei migliori amici erano innamorati di me, o gli piacevo ^^’’ Però non ha mai influito sulla nostra amicizia. Comunque vedo che Ron e Herm sono piaciuti molto! Io ho sempre visto Seamus molto “mangrillotto” come direbbe Francesco XDDD Comunque, sempre molto donnaiolo, e poi mi piace molto la coppia Lavanda/Seamus, dato che ho una visione di Lavanda completamente diversa da quella della Rowling. Baci ^.-

lilyblack: Oh una nuova lettrice ^^ Grazie mille, per i nuovi capitoli aggiorno ogni settimana circa… Tu controlla! Bacini

Romen Evans: Ma ciao, cara ^_^ Viva le amicizie tra maschi e femmine ^____^ Ma avrò fatto Ginny troppo confusa? XDD Adam e Ginny sono davvero bellissimi, è una cosa un po’ autobiografica… ç_ç Baciottoli!

terry: Ron e Herm vi sono davvero piaciuti, eh? Mi spiace ma non si vedono decisioni nel futuro di Ginny… XD A presto e baci

MiaBlack: Grazie mille^^ Come ho già detto, mi sono innamorata del mio stesso personaggio ç__ç E’ come se una madre si innamorasse di un figlio! Sarò pedofila? XD Bacini

Martiguns: Grazie^^ Aggiorno per il nuovo capitolo ogni settimana... Spero commenterai perché si vedranno un bel po’ di avvenimenti! Baci

Ci vediamo la prossima settimana ciccine! Grazie ancora per avere commentato. Bacini a tutte

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Capitolo 8
*** Capitolo VII - I don't mind spending everyday ***


Capitolo VII

Capitolo VII

I don’t mind spending everyday

 

 

 

 

-Ora capisco tutte le tue indecisioni, la tua “insicurezza”… Era il compromesso che ci muoveva, non c’è mai stato nulla tra di noi… Puttanella. Non c’è mai stato nulla tra di noi… Non c’è mai stato nulla tra di noi…

E mentre la figura di Harry si moltiplicava, fino a riempire tutto il suo campo visivo, Ginny sentì i brividi percorrerle il corpo addormentato. Era un sogno, doveva svegliarsi… Svegliarsi…

-Sveglia, Ginny, svegliati… -disse dolcemente una voce.

La ragazza si alzò di scatto sul letto, con il fiatone. Si guardò intorno, e vide Hermione, che la osservava preoccupata. Ginny spinse la frangia dietro l’orecchio, e sentì la fronte imperlata di sudore freddo. La mano le tremava, e aveva freddo.

-Herm, mi sento male… -disse flebilmente, sdraiandosi nuovamente sul letto. Poggiò la testa sul cuscino morbido, e cercò a tentoni la coperta. Hermione la aiutò a ricoprirsi, poi le mise una mano sulla fronte.

-Non credo sia una ricaduta –sospirò l’amica, scostandosi i fitti riccioli castani dal viso, mentre si alzava in piedi, lasciando il letto di Ginny libero. –Che avresti alle prime ore?

-Pozioni e Erbologia… Ti giuro che non sto cercando di saltare la lezione di Piton! –esclamò disperata Ginny. Hermione rise, poi le accarezzò dolcemente il viso, le diede un bacio sulla guancia e uscì dalla stanza. Ginny sorrise tra sé, poi si voltò su un fianco e cominciò a piangere.

 

 

 

Adam si sedette sul letto, coperto da un piumino verde, e si rialzò subito. Camminò delicatamente per la stanza fredda e grigia, cercando di non svegliare Draco e i suoi compagni che ancora dormivano. Accese una candela, che uno spiffero aveva fatto spegnere. Si passò una mano sulla guancia, dove solo il giorno prima Potter aveva sfogato la sua rabbia. Si sedette di nuovo, ma si rialzò subito. Andò verso una piccola finestrella, posta molto in alto, da cui a malapena si scorgeva il giardino. Il sole, per quanto poco si vedesse  a causa dell’umidità che aveva creato una fitta nebbia, stava per spuntare da dietro due colline: doveva essere molto presto. Non era riuscito a dormire tutta la notte, tormentato dal viso triste e bagnato di lacrime di Ginny, e dal pensiero di ciò che avrebbe dovuto, o forse non avrebbe dovuto, dire a Draco quando si sarebbe svegliato. Si vestì lentamente, senza fretta, talvolta guardando attraverso il vetro della finestra. Nessun miglioramento, nel tempo, anzi: aveva cominciato a piovere forte. Le gocce che pulivano i vetri e spezzavano la superficie piatta del lago non avevano nulla a che fare con quelle che erano cadute il pomeriggio precedente, e avevano indotto lui e Ginny a cercare riparo sotto un salice piangente. Erano molto più pesanti, e presagivano un peggioramento. Adam uscì dalla stanza, lasciando i compagni dormire. Osservò l’orologio che portava al polso sinistro: le sei. Sarebbe stato il primo ad andare in Sala Grande per fare colazione. Salì le scale, e si ritrovò nel corridoio che portava al Salone d’Ingresso. Solo il giorno prima, lui e Ginny si erano incontrati lì. Cercò di rimettere a fuoco l’immagine della ragazza, con i jeans a vita bassa, probabilmente utilizzati l’estate per confondersi con i Babbani, quel giubbotto nero e i capelli rossi, che volavano da una parte all’altra mentre muoveva la testa parlando. Entrò, quasi senza rendersene conto, nella Sala Grande. I quattro lunghi tavoli erano vuoti, e la sala era grigia e buia. Adam si sedette al tavolo in fondo a destra, il tavolo della sua Casata, e cominciò a mangiare, senza smettere di pensare a Ginny, a cosa si erano detti il giorno prima, cosa aveva detto, come lui le aveva risposto.

 

 

 

Hermione scese le scale, e trovò la Sala Comune vuota, erano solo le sei. Si sedette su un divanetto, ma non riuscì a prendere sonno. Si era svegliata quando aveva sentito Ginny lamentarsi, soffrire persino in sogno. Si era sentita spiazzata, senza sapere cosa fare per aiutare l’amica: non era qualcosa che si poteva trovare scritto in un libro. Aveva svegliato Ginny, sperando di liberarla dal dolore di quel sogno, ma l’aveva semplicemente riportata a un dolore più reale, e, mentre usciva dalla stanza, l’aveva sentita piangere. Non sapendo che fare, tirò fuori dalla tracolla un libro, e cominciò a leggere. D’un tratto sentì un rumore che la indusse ad alzare lo sguardo dal libro, una porta dietro di lei si aprì, rimase aperta per qualche secondo, poi si richiuse. Hermione si girò, e vide Ron, insonnolito, sbadigliare, ancora in pigiama. Gli sorrise, e il ragazzo la baciò e abbracciò.

-Che ci fai, già, sveglia, a leggere? –le chiese, tenendola ben stretta tra le braccia. Si sedette accanto a lei, e prese il libro che stava leggendo.

-Non mi perdere il segno –si raccomandò Hermione, -Lo devo finire entro domani, per Aritmanzia.

Ron sorrise, poi posò il libro sul divano e si voltò verso il fuoco, perdendo lo sguardo in quelle fiamme danzanti e luminose. Sentì una mano, la mano di Hermione, sfiorargli il braccio.

-Cosa c’è che non va, Ron?- chiese Hermione.

-Niente –rispose lui, mentendo persino a sé stesso, cercando di convincersi che non c’era nulla che non andava.

-Ti conosco troppo bene. Da quasi sei anni, se ci pensi! Davvero troppi, chissà come faccio a sopportare ancora te e Harry –sorrise la ragazza, abbracciando Ron. –Insomma, cosa c’è che non va?

-Sono preoccupato per Ginny. È così diversa, e Harry non mi ha voluto dire nulla. Sta crescendo troppo in fretta…

-No, non sta crescendo troppo in fretta. Sta crescendo normalmente, come ogni altra ragazza di quindici anni con una cotta. E tu non ti devi preoccupare, perché tu le sei vicino, e le sono vicina anche io. E se Harry non le è più vicino, troverà qualcun altro in grado di amarla. Anche se non è un’impresa facile, tu e tua sorella siete proprio della stessa famiglia… -sussurrò Hermione, ravviando dolcemente i capelli a Ron.

-Ti prego, stalle vicino… -bisbigliò il ragazzo ad Hermione, abbracciandola. Hermione annuì, poi si alzò in piedi e prese Ron per le mani. –Ora alzati, vatti a vestire e andiamo a fare colazione. Ginny stamattina non viene, ha una piccola ricaduta. E ti proibisco di oltrepassare quella porta! –esclamò Hermione, spingendo il ragazzo verso il dormitorio maschile, dato che aveva dimostrato un orientamento verso il dormitorio di Ginny.

-Neanche un salutino?

-Fila a vestirti!

 

 

 

Ginny alzò la testa dal cuscino, e osservò l’orologio che aveva sul comodino. Le dieci meno un quarto. Si sentì un po’ meglio, anche se sapeva benissimo che ciò che aveva causato quell’incubo, quella spossatezza, non era una ricaduta causata dai virus dell’influenza di qualche settimana prima, e non bastava saltare due ore per dormire un po’ di più, per far passare il dolore. Si alzò lentamente, e cominciò a vestirsi. Ormai li aveva persi tutti e due: Harry e Draco... Draco. Non lo vedeva solo dal giorno prima, ma già le mancava. Provò una dolcissima stretta al cuore, a pensare a quel Serpeverde, anche se l’aveva perso. L’aveva visto, mentre il giorno prima Harry la portava in Sala Comune, lontano dall’allegra confusione della Sala Grande. L’aveva guardata tristemente, poi si era voltato verso Pansy Parkinson, che cercava disperatamente la sua mano, e aveva lasciato che le loro dita si intrecciassero senza dire nulla. Naturalmente, sapevano tutti del matrimonio di convenienza tra la famiglia Malfoy e quella Parkinson, come sapevano tutti che Draco odiava Pansy. Per questo, nel vedere Draco non reagire alle fusa di Pansy, aveva capito di averlo perso. Quando le lacrime cominciarono a scendere per le guance, si sentì stanca e arrabbiata. Stanca di dover sempre piangere, perché doveva essere così debole? Tra l’altro, ormai tutti sapevano ciò che era successo il giorno prima tra lei e Harry, e le avrebbero sicuramente attribuito aggettivi che non pensava le si addicessero. Spazzolò i lunghi capelli, proprio quelli che l’avevano fatta “scoprire” nella sua piccola passeggiata innocente con Adam. Se non li avesse avuti così lunghi da attrarre ogni sprazzo di luce e rifletterlo con mille diverse sfumature, lei non sarebbe stata in quello stato d’animo, tutti gli studenti di Hogwarts non avrebbero conosciuto una moltitudine di versione, sicuramente tutte sbagliate, di quella piccola e innocente passeggiata in riva al lago e lei sarebbe stata alla lezione di Erbologia, come tutti i venerdì, spensierata e allegra, impaziente di arrivare all’ora di pranzo per vedere suo fratello, Hermione e… Harry? No, Harry non gli era mai piaciuto davvero, lo capì solo in quell’istante. Lei era innamorata di Draco, e ora l’aveva perso, pensò tristemente, posando la spazzola sul comodino e passandosi la matita nera sulla parte inferiore degli occhi. Prese la borsa, se la mise su una spalla e uscì dal dormitorio, lasciando dietro di sé una fragranza frizzante. La Sala Comune era vuota, e, per un istante, Ginny si sentì sola.

Osservò il cielo, fuori dalla finestra, plumbeo e nuvoloso. La pioggia aveva bagnato tutto, quindi doveva cadere da un bel po’ di tempo, e sembrava non accennare a smettere, per quanto riguardava la giornata. E di sicuro era in arrivo un periodo piovoso. Scorse, mentre stava per uscire, un bigliettino sul tavolino davanti alla poltrona che amavano occupare Ron e Hermione, accoccolati ed abbracciati. Il bigliettino era piegato in modo preciso, in quel modo che Hermione aveva insegnato a tutta la Sala Comune, così Ginny, senza più dubbi, si sedette sulla poltrona e prese il biglietto. Riconobbe subito la scrittura pulita e ordinata di Hermione, accompagnata a tratti da quella caotica di Ron:

 

Ciao piccolina,

va un po’ meglio? Io volevo venire a salutarti, ma Herm non mi ha fatto salire!

Ginny, appena ci vediamo digli che va meglio, altrimenti non la finisce più di rompere. Sì, e mi spieghi anche che è successo con Harry… Naturalmente se ti va, vero, Ron? Certo, e vedi di farti venire la voglia di raccontarmi tutto. Ron!

Piccolina, ci vediamo dopo, se Ron si riesce a controllare. Fatti venire la voglia di dirmi tutto! A dopo, piccolina, ti vogliamo tanto bene! Fatti venire la voglia! Ti voglio bene.

Ron     Hermione

 

Ginny alzò lo sguardo dal bigliettino, con gli occhi pieni di lacrime e un sorriso sul volto. No, non era sola, e non lo sarebbe stata mai.

 

 

 

Quando la classe di Storia della Magia si riunì, c’era un chiacchiericcio diffuso, cosa estremamente rara, dato che tutti, di solito, erano troppo impegnati ad essere sconfortati per i cinquanta minuti seguenti, in cui avrebbero sentito solo la voce estremamente soporifera del professor Ruf.

Il motivo di tale eccitazione, naturalmente, riguardava ciò che era successo il pomeriggio prima tra Harry, Adam e Ginny. I due diretti interessati, Harry e Adam, sedevano ai due angoli opposti della classe, silenziosi, consapevoli di avere tutti gli sguardi puntati addosso. Draco, seduto accanto all’amico, continuava a farsi ripetere ciò che si erano detti il pomeriggio prima l’amico e Ginny.

-E lei ti ha detto…

-Che non crede che Harry le piaccia davvero, ma che non vuole ferirlo. –rispose Adam al biondino, consapevole di aver detto la stessa cosa circa sei volte.

-E di…?

-E di te non mi ha detto nulla, Draco. –disse con voce piatta Adam, mandando un chiaro segnale a Draco.

-Ok, afferrato il concetto. La pianto. –disse imbarazzato Draco. Adam non disse nulla, ma dopo circa un quarto d’ora di lezione, quando ormai i tre quarti della classe erano addormentati, si voltò verso il biondino e gli picchiettò con le dita su una spalla. Draco si voltò, con gli occhi semichiusi.

-Cosa pensi di fare, ora?

Draco sbatté le palpebre e lo guardò.

-Prego?

Adam sbuffò e scosse la testa. –Secondo te?? Intendo con Ginny. Ora lei non sta più con Harry, e lui, molto probabilmente, non ne vuole più sapere di lei, quanto lei non ne vuole più sapere di lui. Quindi cosa intendi fare?

Draco sospirò, come a cominciare un discorso molto lungo, che probabilmente aveva già detto a sé stesso molte e molte volte, ma che, nonostante tutto, era difficile da formulare.

-Molto probabilmente lei non ne vuole sapere di me. Vedi, io l’ha baciata, sul treno, e lei si è arrabbiata… Molto. Mi ha fatto capire che non poteva stare con me, perché pensava io l’avrei presa solo in giro, e…

Adam interruppe l’amico. –E tu falle capire che non la prenderai in giro!

Draco scosse la testa. –No, non la voglio far soffrire.

-Ma non è detto che tu la debba fare soffrire.

-Adam, i miei genitori non lo permetterebbero, e… Non funzionerebbe. Deve vivere una storia con un ragazzo normale, senza troppe pretese. Non con un ragazzo che l’anno prossimo diventerà un Mangiamorte e che non potrà mai avere una ragazza che ama, ma solo una di cui apprezza il patrimonio che ha alla Gringott. Non lo merita.

-Ma… -fece per dire Adam, ma Draco lo zittì, e si voltò dall’altra parte. Adam scosse la testa, spazientito dalla testa dura dell’amico. Voltò lo sguardo verso Pansy, e subito si rigirò. Dio santo, bisognava davvero compatire Draco: avrebbe passato il resto della vita con Pansy Parkinson, come aveva deciso il padre. Povero lui.

A vederla così, sembrava davvero non ci fosse alcuna possibilità, per quella fiamma che era spuntata tra il suo amico e Ginny, ma non riusciva a pensarci. Come avrebbe potuto fare? Bah, non ci poteva davvero pensare in quel momento… Doveva convincere Maggie Nash a passargli gli appunti, impresa facile: tanto era innamorata di lui dal primo anno.

 

 

 

Dall’altra parte della stanza, Harry continuava a mormorare:-Lo odio. Che pezzo di merda. Guarda come sta là, tutto tranquillo.

Ron, dal canto suo, si era addormentato da un bel pezzo, mano nella mano con Hermione, che una volta tanto non era impegnata a prendere appunti. Infatti, essendo, in parte, protagonista di ciò che era accaduto il pomeriggio prima riguardo il “triangolo di fuoco Harry – Ginny – Adam”, come già era stato nominato, era sommersa di bigliettini da un sacco di ragazze, avide di pettegolezzi. Persino le ragazze Serpeverde, quando avevano visto che Adam non sembrava propenso a esporre particolari su quanto era successo, si erano “abbassate” al livello di una Grifondoro mezzosangue, mandandole biglietti per sapere più particolari, da manipolare a proprio piacimento, per avere la possibilità di dare a Ginny attributi fastidiosi.

Hermione non scrisse nulla che non fosse:”Non ti darò nessun elemento per giudicare in modo spiacevole la mia amica. Quando crescerete?”. Naturalmente, tutte le Serpeverde rimasero di stucco, e cominciarono a sussurrare su come sicuramente anche Hermione c’entrasse in quel triangolo di fuoco, ormai diventato un quadrato, e per questo non volesse parlarne.

Quando Harry sussurrò nuovamente ”Lo odio”, Hermione si voltò e chiese:-Ma di chi parli? –sospettosa che Harry avesse scoperto dell’attrazione di Ginny per Draco, e viceversa.

-Di Adam. Guarda, sta là tranquillo, e fa finta di niente, quando ieri mi ha fatto questo livido. Guarda! –esclamò Harry, mostrando nuovamente la macchia viola che aveva sullo zigomo. Solo a sfiorarla, provò un dolore acuto.

-Ma non sei stato tu a colpirlo per primo? –domandò scettica Hermione.

-Bè… -mormorò Harry, arrossendo. Farfugliò qualcosa, poi cambiò discorso.

-Ginny dov’è? –chiese, cercando di non dimostrarsi interessato. Hermione sorrise tra sé e sé: lo conosceva troppo bene!

-Ha avuto una piccola ricaduta, dovrebbe essere andata alla terza ora.

Ron si svegliò all’improvviso. –Ginny! Speriamo si sia fatta venire voglia di dirmi tutto. Andiamo, Herm!

Si alzò di scatto, prese Hermione per mano e farfugliando qualche scusa in fretta, indirizzate probabilmente al professor Ruf, uscì dalla classe, trascinandosi dietro un’interdetta Hermione, anche se troppo sconvolta dall’improvviso risveglio di Ron per protestare.

Il professor Ruf alzò lo sguardo dagli appunti che stava consultando, prima di riprendere la lezione, e con sguardo perso e interrogativo, domandò:-Che è successo?

La classe alzò gli occhi al cielo, e Harry mise insieme due parole di spiegazione, su come Ron si stesse sentendo male e dovesse andare al bagno. Ovviamente questo attirò parecchie battutine, del tipo:”Naturalmente Hermione può aiutarlo a farlo sentire meglio…”, che fortunatamente non arrivarono alle orecchie del professore, che non si curò più di tanto dell’assenza di due studenti, e continuò la sua lezione.

 

 

 

-Dove stiamo andando? –domandò con il fiatone Hermione, visto che Ron la stava trascinando e facendo correre.

-Secondo te? Al terzo piano, Ginny a quest’ora ha Difesa. –rispose il ragazzo senza voltarsi, e senza smettere di correre.

-Ron!! –urlò Hermione, trattenendolo per un braccio. Il rosso si voltò, con aria interrogativa. –Spiegami perché stai correndo.

Ron scoppiò a ridere, diede un bacio sulla guancia a Hermione e continuò a camminare, fianco a fianco con lei, a un’andatura regolare.

-Evita di saltarle addosso per sentire se ha la febbre, non la ossessionare, fatti dire tutto solo se ha voglia…

-Herm…

-Non la costringere, non essere troppo aggressivo…

-Herm…

-Non mettere troppo in mezzo Harry, non costringerla a farli tornare insieme…

-Herm! –gridò Ron. Hermione si fermò nei suoi farfugli, rivolti più che altro a sé stessa.

-Ho capito –sorrise Ron, cingendole la vita con un braccio, e bussando alla porta di Difesa contro le Arti Oscure. Si sentì un “avanti” confuso, pronunciato da molte persone in tempi diversi. Ron e Hermione entrarono nell’aula, mano nella mano.

-Ciao T… -fece per dire Ron, ma Hermione gli diede una gomitata nella pancia e continuò il discorso iniziato dal ragazzo. –Buongiorno professoressa. Scusi se interrompiamo la lezione, ma può uscire un attimo Ginny Weasley?

Tonks, che, in tutto il discorso dei due ragazzi, aveva trattenuto a stento una risata, con un sorrisino sulle labbra fece un cenno d’assenso con la testa. Ginny si alzò dal suo posto e uscì dall’aula con il fratello e l’amica.

-Ciao piccolina –sorrise Ron, dandole un bacio sulla guancia, insieme a Hermione.

-Hai letto il biglietto? –chiese la ragazza. Ginny annuì, ricordando che era ancora nella tasca del giubbotto. Ron sembrava si stesse trattenendo a fatica, ma dopo due minuti di imbarazzante silenzio, non ce la fece più.

-Allora? Ti… E’ venuta la voglia? –balbettò, non più così impavido e sicuro. Non voleva vederla piangere nuovamente, non avrebbe resistito.

Ginny sorrise e annuì. –Ieri pomeriggio ero andata a fare un giro nei Giardini con Adam…

-Questo lo sanno tutti –disse impazientemente il fratello. Poi la guardò. –Ma tu che ci facevi a fare una passeggiatina con Warrington?

-Siamo amici, tutto qua. Mentre invece, quello che sanno tutti, o che almeno pensano, è che io tradissi Harry con Adam, e che ieri pomeriggio fosse semplicemente un’altra “scappatella di fuoco”, come ormai la chiamano. Invece eravamo semplicemente andati a parlare. Poi ha cominciato a piovere, e ci siamo riparati sotto quel grande salice piangente in riva al lago. Harry stava guardando fuori dalla finestra, e ha visto il riflesso dei… Dei miei capelli… -pronunciò le ultime parole con rabbia, quasi disgusto.

Ron notò che aveva i capelli raccolti, cosa molto rara per lei: adorava sentirli sulle spalle, vedere i giochi di luce che provocavano sui muri delle aule, accarezzarli.

-Insomma, è sceso, e ha pensato che io lo stessi tradendo con Adam, ma… Non è vero! Io volevo bene a Harry…

-Ma non lo hai mai amato –sorrise Ron, felice che la sorella gli stesse facendo capire la verità. Ginny annuì, poi mostrò il leggero alone rosso e viola che aveva sulla guancia sinistra.

-Mi ha dato uno schiaffo, e ha detto che sono una… -non riuscì a pronunciare le parole di Harry, ma, con grande orgoglio, non sentì quel dolore in gola, accompagnato dalle lacrime. Non stava piangendo! C’era riuscita.

Ron rimase interdetto, e non disse nulla. Pensava a come il suo migliore amico, il suo fratello.. Erano cresciuti insieme! Potesse essersi rivolto con attributi del genere, assolutamente gratuiti, a sua sorella. Scosse la testa, ma si riprese. L’avrebbe risolta in seguito, con Harry. A modo suo.

 

 

 

Ginny rientrò nell’aula, e subito, nella parte dell’aula occupata dalle ragazze Serpeverde, si sollevò un sibilo.

-Silenzio! Ragazze, zitte! –esclamò Tonks, e osservò attentamente Ginny: si era riseduta accanto all’amica, che le aveva chiesto qualcosa. Ginny aveva sorriso, aveva fatto un segno, come a dire:”Te lo scrivo” e aveva aperto il quaderno. L’insegnate ricominciò la lezione, facendo finta di nulla.

Intanto, Ginny stava ripensando a come aveva preso la notizia suo fratello. Aveva un brutto presentimento, era stato troppo calmo… Non era nel suo carattere. Non ci pensò più di tanto, sapeva già che fare.

Strappò un pezzettino di carta, e scrisse due righe all’amica. Per fortuna, le sue amiche l’avevano capita, e creduta quando diceva che non tradiva Harry con Adam. O almeno sperava… Poi strappò un pezzo di foglio un po’ più grande e cominciò a scrivere, con le parole già in testa.

 

 

 

Dopo Trasfigurazione, passata anche questa sommerso da bisbigli e domande sul triangolo di fuoco, e Incantesimi, ora nella quale tutte le ragazze avevano insistito per fare a coppia con lui durante l’esercitazione pratica per farsi dire qualche particolare scottante, Adam scese nella Sala Grande, seguito da Draco.

-Non ne posso più! –sospirò Adam, sedendosi al tavolo Serpeverde, ben lontano dal gruppo di ragazze del suo anno, che non si erano date per vinte nel fargli domande sul pomeriggio prima. Draco non gli stava quasi dando ascolto.

-Possibile che non… Ehi, Draco? –Adam si era improvvisamente reso conto che l’amico non lo stava più ascoltando, e anche da un pezzo. Individuò ciò che stava osservando, e scosse la testa mentre Ginny Weasley passava accanto a loro, scuotendo i lunghi capelli rossi. Sorrise ad Adam, e gli diede una piccola spinta, facendo una risatina. Poi guardò timidamente Draco, e subito abbassò gli occhi, con un sorriso timoroso sulle labbra. Si diresse verso il tavolo Grifondoro e si sedette accanto al fratello e a Hermione.

Adam non stava più guardando: era troppo preso a leggere il bigliettino che la ragazza gli aveva messo in mano, approfittando della spinta che gli aveva dato.

 

Ho trovato in te un vero amico, e mi dispiace di averti messo in mezzo a questa storia del “triangolo di fuoco”(assurdo…). Grazie per preoccuparti sempre per me, e di sprecare tutto il tuo tempo ad ascoltare i capricci e i lamenti di una piccola Grifondoro… Grazie =) Ti voglio bene!

Ginny                          

 

Adam alzò lo sguardo verso il tavolo a cui sedeva la ragazza, che ora rideva e scherzava. Sembrava aver dimenticato il pomeriggio prima, anche se il ragazzo sapeva benissimo che non era così. Senza perdere tempo, prese un avanzo di pergamena che aveva trovato sul fondo della borsa e cominciò a scrivere.

 

Scherzi? Non ti devi preoccupare. Non mi importerebbe nulla di sprecare il mio tempo, anche se dovessi spendere ogni giorno ad ascoltarti, perché so che ne varrebbe davvero la pena. Sei una ragazza davvero speciale, e Draco è davvero fortunato ;) Ti voglio tanto bene anche io! Buona lezione di Trasfigurazione, divertiti anche per me con la McGranitt :D

Adam                          

 

Draco lo stava osservando, e naturalmente stava cercando di leggere ciò che la penna d‘oca raffinata aveva lasciato scritto sulla pergamena, ma Adam mise una mano sopra il foglietto.

-Mi spiace, top secret –scherzò, poi si alzò e dopo aver mormorato un “Tienimi il posto e del cibo”, si diresse verso il primo piano, entrò nell’aula di Trasfigurazione e, dopo aver riconosciuto il banco di Ginny, lasciò il bigliettino sotto una margherita ancora bagnata di pioggia.

 

 

Dopo una mezz’oretta, la classe di Trasfigurazione si riunì nell’aula al primo piano. Ginny subito si diresse verso il suo banco, accompagnata dall’amica. Quando vide una piccola margherita di un colore bianco, candido e puro, sentì il cuore batterle forte. Sotto vide un bigliettino, lo aprì in fretta e lo lesse con le mani che tremavano. Quando finì di leggere, volse lo sguardo fuori dalla finestra, dove si potevano vedere delle lunghe e basse finestre che davano luce alla classe di Pozioni, consapevole che là sotto si trovava Adam, probabilmente seduto accanto a Draco.

-Grazie…

 

 

 

Allora, rieccoci qua^^ Che ne dite di questo capitolino? Penso che non vi abbia chiarito molto le idee XD Se siete in astinenza da Draco/Ginny(perché non se ne vedrà molta ^^’’) rileggetevi il 3° capitolo, “Wound up at your door”, e tiratevi un po’ su… XD

ginny88: Ma quel “puttanella” innesca una serie di conseguenze… Vedrete. Comunque sì, è stato un insulto abbastanza gratuito -_- Da te, Harry, non me l’aspettavo! XD Adam si è trattenuto soltanto per Ginny, comunque... Altrimenti le botte che ci prendeva Potterino!! XD Purtroppo lo so, sembra Harry/Ginny, ma don’t worry. Con questo capitolo è finito tutto quello che ci poteva essere tra i due, quindi tra un po’… Spazio a Draco ^____^ Baci

MiaBlack: Lo sapeeeevo… Sapevo sarebbe arrivato un punto della storia in cui Adam e Hermione sarebbero stati troppo bene insieme, ma cercherò di far stare ANCORA MEGLIO INSIEME Ron e Hermione, così non vi verranno brutte idee… >.< Bacini ^.-

Hachi: E’ questo il dramma, Harry è innamorato e Ginny no^^ Comunque toglietevi assolutamente dalla testa Adam/Hermione è.é Tra i numerosissimi “baci per sbaglio” che incontrerete in questa storia non ce ne sarà neanche uno tra Adam e Hermione! (v.il primo bacio “per sbaglio” è in un certo senso quello tra Ginny e Draco nel 3° capitolo… ^^) Baciottini

Romen Evans: Ve l’avevo detto, questi capitoli non chiariscono per niente le idee XD

Al prossimo capitolo! Bacini

 

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Capitolo 9
*** Capitolo VIII - Some problem with her self ***


Capitolo VIII

Capitolo VIII

Some trouble with herself

 

 

 

 

Ginny entrò in biblioteca, appena uscita dalla lezione di Storia della Magia. La bibliotecaria, la severa Madama Pince, la osservò con occhi attenti e sguardo critico mentre entrava, si sedeva al suo tavolo prediletto e vi poggiava la borsa. La ragazza tirò fuori il libro di Trasfigurazione, avuta circa un’ora prima, e si voltò verso lo scaffale alle sue spalle. Trovò esattamente ciò che stava cercando, un libro che trattava degli Incantesimi Evanescenti: li avevano appena iniziati, e la professoressa McGranitt aveva notato lo scarso andamento della classe, a parte qualche alunno che era riuscito a rendere semitrasparente la sua lumaca. Così, aveva pensato di colmare la lacuna pratica con un’approfondita conoscenza teorica, e aveva assegnato un metro di pergamena sugli Incantesimi Evanescenti.

Ginny intinse la penna d’oca nella boccetta d’inchiostro nero, la tirò fuori e poggiò la punta sulla spessa e ruvida pergamena. Tornò alla pagina che l’aveva interessata, scorrendo di qualche pagina avanti, e cominciò a rielaborare le informazioni e scriverle.

Gli Incantesimi Evanescenti sono tra i più antichi incantesimi di utilizzo umano. Incisioni, affreschi e dipinti antichissimi datano il primo utilizzo dell’incantesimo …

La ragazza alzò lo sguardo, distratta dal rumore silenzioso delle gocce di pioggia che cadevano dal cielo e dalle nuvole grigie che oscuravano la volta celeste, che coprivano tutto di rugiada pulita e fredda. Erano ormai due settimane che il tempo andava avanti così, non si era notato nessun cambiamento. Né in meglio, né in peggio, la pioggia cadeva costante e invariata dalla mattina presto alla notte fonda. Ogni tanto, il cielo si concedeva una tregua, verso le tre o le quattro di notte. Ginny lo aveva notato quando si era svegliata, disturbata dalla coda piumosa e morbida di Grattastinchi, adagiato comodamente sopra il suo petto e sopra tutte le coperte che la scaldavano durante la notte, che si agitava sotto il suo mento. Si era alzata, cercando di non disturbare le sue amiche, e aveva apprezzato il completo silenzio in cui si era immersa, quando era uscita sul piccolo balconcino che avevano nel dormitorio femminile. Aveva osservato la mezza luna, che si stagliava con il suo profilo luminoso e giallastro contro il cielo vellutato e punteggiato da piccole stelle scintillanti. Gli interi Giardini erano sotto di lei, addormentati sotto uno strato di brina, ma, per una volta, non costantemente picchierellati da lacrime di pioggia. Il vento soffiava leggero, aggirandosi tra gli alti cipressi e i salici. Alla ragazza erano venuti i brividi, non solo per la brezza leggera, ma per lo spettacolo che aveva avuto occasione di vedere.

Ginny ricordava quel momento come fosse stato il giorno prima, anche se risaliva a una settimana e mezzo prima. Pulì con la mano il vetro, appannato dal calore che aleggiava nel castello, a con le dita sottili scrisse frasi sparse, come:”Herm ti voglio bene” e stupidaggini del genere. Quando ripulì un’altra parte del vetro, vide leggermente distorto a causa di quelle piccole stille d’acqua il salice piangente, ancora vittima delle intemperie metereologiche. Il lago si stendeva lì dietro, arrivando ai piedi di quelle piccole colline che entusiasmavano tutti gli studenti del primo anno a Natale, quando si ricoprivano di neve, creando quell’effetto da “cartolina”. Il salice… Sarebbe passata alla storia di Hogwarts come la pianta più chiacchierata di tutti i tempi, molto più del Platano Picchiatore. I pettegolezzi erano finiti da pochi giorni, ma per i corridoi si sentivano ancora bisbigli e sussurri quando lei passava, o quando Adam e Harry andavano a lezione, camminando ai due capi del corridoio, guardandosi con estremo odio. Adam si tratteneva dal dare una leggera sfumatura viola anche all’altro zigomo di Harry, solo per Ginny. Non aveva minimamente reagito alle chiacchiere sul triangolo, e non aveva neanche avuto l’istinto di sbattere la testa di quella ragazza che era arrivata e gli aveva chiesto, con fare innocente:”Ma quando ti ci metti, con la Weasley?”, al muro. Quando, però, l’aveva sentita bisbigliare, con le amiche, attributi che non sarebbero dovuti essere stati assegnati a nessuna ragazza di quella scuola, le si era parato davanti. Le ragazze avevano riso, ma Adam non ci aveva fatto caso. Voleva solo che quella ragazza impertinente e con parole troppo grosse nella sua bocca troppo piccola, ma per niente innocente, si rimangiasse ciò che aveva detto. La ragazzina aveva riso, aveva messo insieme due parole di scusa e aveva girato i tacchi, sicuramente per ripetere quegli aggettivi riferiti a Ginny.

I rapporti tra lui e la ragazza si erano stretti, sia tramite carta, che tramite piccoli incontri, nascosti e sbrigativi, in biblioteca o nella Sala Grande, per chiacchierare. Poi, c’erano i loro appuntamenti cartacei: ogni mattina, alternandosi, facevano trovare sul banco dell’altro un piccolo bigliettino, che dava il via a quelle conversazioni tramite piuma e pergamena. Adam accompagnava sempre i biglietti con dei fiori, che raccoglieva la mattina presto nei Giardini, nonostante piovesse. Ginny, invece, faceva trovare insieme ai piccoli pezzi di carta, dei disegni e caricature, quasi sempre dei professori, ogni giorno diversi. I due ragazzi si scambiavano i foglietti ai cambi dell’ora, o con uscite per il bagno sincronizzate.

Tramite bigliettino, Ginny aveva saputo della figura che aveva fatto Harry. Gliel’aveva mandato Hermione, quel bigliettino, ricordava parola per parola il testo:

 

Ciao piccolina, come va? Novità: Harry è appena stato “sgamato” da un prefetto in… Atti poco decenti con una Corvonero del terzo anno, una certa Rose Warley. Piaciuta la notizia? :) Così, ora, la figura di ….. l’ha fatta lui. E impara, a prendere a schiaffi la mia amica!

                                                                                                                                 Hermione

 

La notizia aveva fatto felice Ginny, la quale non vedeva l’ora di andare in Sala Grande, solo per sentire i bisbigli che avrebbero accompagnato l’ingresso di Harry. Quando il professor Vitious ebbe finito di assegnare i compiti per il giorno dopo, Ginny era corsa al suo punto d’incontro con Hermione, e le due ragazze erano scese per andare a mangiare chiacchierando fitto. Ginny si era seduta al tavolo della casa Grifondoro con un senso di impazienza. Aveva dato un’occhiata al tavolo di Corvonero, scorrendo su e giù, e aveva notato una ragazza bionda, con i capelli mossi, che non alzava lo sguardo dal piatto, e a ogni ondata di ragazzi che entravano e si sedevano ai quattro tavoli arrossiva furiosamente. Le ragazzine intorno a lei non facevano che parlarle, levando per la sala un cicaleccio diffuso. Rose, quando le veniva posta una domanda, rispondeva in fretta, senza alzare lo sguardo, e si tormentava i capelli.

Quando Harry era entrato, accompagnato da Ron, la sala si era zittita per un istante. Poi, lentamente, aveva cominciato a salire un mormorio diffuso, che era sfociato nell’allegra confusione di qualche istante prima. Nonostante tutto fosse tornato alla normalità in pochi istanti, Harry continuava ad essere seguito con lo sguardo dai tre quarti degli studenti. Quando il ragazzo si sedette al tavolo, molto rosso, quasi quanto la piccola Corvonero, Ginny provò una sorta di soddisfazione, dentro di sé: ora aveva capito come ci si sentiva, quando si era unica vittima, unico protagonista dei pettegolezzi che erano in bocca a tutta la scuola? I suoi occhi verdi, molto probabilmente, lasciavano scivolare fuori tutti i suoi pensieri, perché quando Harry la guardò, non riuscì a sostenere la forza di ciò che la ragazza pensava, e abbassò subito lo sguardo.

Ginny aveva osservato suo fratello e Harry ridere sguaiatamente dopo soli cinque minuti. Erano passati pochi giorni da quella rissa, e la guancia di Harry era ancora gonfia e viola, ma l’amicizia dei due ragazzi si era riallacciata in brevissimo tempo. Era quello, aveva pensato sorridendo Ginny, il bello dell’amicizia tra maschi: ci mettevano davvero poco a litigare, e ancora di meno a fare pace e a far tornare tutto come prima. ­­­

Ginny, seduta al tavolo della biblioteca, si riscosse al pensiero della rissa. Era corsa una sua amica, a darle la notizia: era l’intervallo di metà mattina, e tutte le ragazze erano affollate al bagno, per truccarsi, pettinarsi, o semplicemente chiacchierare, senza che i loro argomenti fossero argomenti di tutte le persone che passavano per il corridoio. Lex era entrata nel bagno, cercando Ginny, spingendo le ragazze per passare. Quando aveva trovato la rossa, le aveva sussurrato poche parole, d’effetto, all’orecchio. Ginny, infatti, si era subito fatta strada attraverso il bagno, tenendo per mano l’amica che l’avrebbe accompagnata. Quando giunse in quell’angolo remoto del quarto piano, con il fiatone, fece appena in tempo a vedere Ron che dava un pugno sulla guancia sana di Harry. Trattenne bruscamente il respiro mentre Harry lo spingeva contro il muro, dando un calcio ben diretto all’amico. Tutti sembravano troppo eccitati dall’idea di una rissa, evento che non si ripresentava da tempo, per avere la sola minima idea di separare i due ragazzi. Neanche Ginny riusciva a reagire, lo spettacolo che le si era presentato davanti agli occhi l’aveva ipnotizzata e scioccata. Solo quando vide il sangue che usciva a fiotti dal sopracciglio spaccato di suo fratello, si fece spazio tra la folla che si era chiusa a cerchio tra i due Grifondoro per celarli alla vista dei professori, e cercò di prendere suo fratello per un braccio.

-Ron! Fermati! Stai fermo!! –esclamò, sapendo bene che se suo fratello era arrabbiato, c’era ben poco da fare. Il motivo lo sapevano tutti, lo schiaffo di Harry e quelle parole, tutti si erano già abbastanza sorpresi che Ron non avesse reagito prima. Ginny vide Hermione correre verso la folla che si era creata, e cercò di farle qualche segno per farsi aiutare, dato che Ron sembrava assolutamente incurante del fatto che sua sorella fosse avvinghiata al suo braccio, nel tentativo di fermarlo, e di fermare quella raffica di colpi che stavano colpendo quello che, fino a pochi istanti prima, era il suo migliore amico. Ginny si voltò quando sentì la voce di Hermione che diceva soltanto:-Ron.

Il ragazzo si voltò, e quando vide Hermione, rimase fermo. Spinse via la mano di Harry, che aveva fermato appena in tempo dal dargli un pugno, guardò, con un espressione schifata, tutti gli studenti che si erano affollati intorno a loro due, e se ne andò, incurante del sopracciglio spaccato. Ginny rimase ferma, e si guardò intorno.

-Lo spettacolo è finito! Potete anche andarvene! –urlò Ginny, scoppiando a piangere. Tutti l’avevano guardata spaventati, avevano raccolto le loro borse e si erano diretti verso l’aula in cui avrebbero passato almeno l’ora successiva.

Ginny smise di pensare subito a quel pomeriggio. Era stato certamente uno dei più brutti, tra quelli che aveva passato ad Hogwarts. Ricordava soltanto Ron, in infermeria, che si urlava addosso con Harry, steso a qualche letto più in là, poi ricordava lei e Hermione piangere. Dopo, più nulla. Scosse la testa, e si tolse la frangia da davanti gli occhi. Accarezzò, sorridendo, i suoi capelli: non si era ancora abituata, a sentirli così corti, un po’ più sopra dell’altezza delle spalle. Era stato il pomeriggio dopo la rissa, che aveva preso il Nottetempo, così da un momento all’altro, ed era andata ad Hogsmeade. Quel tragitto sembrava essere il più lungo della sua vita, o almeno degli ultimi sette anni, il tempo che avevano impiegato i suoi capelli a diventare così lunghi. Una volta arrivata, dopo un viaggio passato osservando i cipressi e gli abeti innevati sfrecciarle davanti, era scesa dal grande pullman, sola. Si era diretta decisa verso il luogo che più volte aveva visto, passeggiando con Hermione, fantasticando di entrare e cambiare look da un momento all’altro. Il momento era arrivato. Due ore dopo, era tornata sulla strada di Hogsmeade, ormai oscurata dal buio della notte, e, senza osservare il suo riflesso in nessuna vetrina, aveva tirato fuori la bacchetta dalla tasca. Il Nottetempo era subito arrivato, e Ginny era salita in fretta. Aveva visto gli occhi del giovane controllore sgranarsi di sorpresa, osservandola, ma la ragazza non aveva alzato lo sguardo dal biglietto che lui le stava porgendo. Si era seduta allo stesso posto, ma non aveva osato alzare lo sguardo verso il vetro che la separava dall’ambiente esterno, per paura di incontrarvi i propri occhi, incorniciati dal suo viso e dai capelli.

Una volta arrivata al castello, era entrata direttamente nella Sala Grande, dove gran parte degli studenti si era riunita per la cena. Aveva finalmente alzato lo sguardo, e aveva visto gli occhi di tutti i ragazzi e le ragazze che la circondavano, sgranarsi di sorpresa, come quelli del controllore del Nottetempo, per il suo cambiamento di aspetto così repentino. Si era andata a sedere al tavolo della sua casata, cercando di ignorare tutti gli sguardi concentrati verso di lei, con un nodo alla gola. Si sedette accanto a Hermione, concentrata nella lettura della Gazzetta del Profeta. Quando lei alzò lo sguardo e vide i suoi capelli, con quel tagli scalato sopra le spalle, con quel colore così anonimo, un moro scuro, cominciò a piangere, accarezzandole i capelli.

-Grazie, è davvero incoraggiante –aveva detto Ginny sarcasticamente, per poi cominciare anche lei a piangere, abbracciata all’amica.

Ron aveva osservato i capelli della sorella, arrivarle a malapena alle spalle. –Ma che hai combinato? –sorrise, poi le accarezzò il viso. –Ti stanno benissimo, e dico sul serio.

Quando Adam l’aveva vista, aveva cominciato a ridere. –Si adattano molto alla forma del tuo viso, complimenti per la scelta, e il colore ti sta bene –aveva detto, una volta smesso di ridere. Aveva riso, perché aveva capito subito il significato che avevano ora i suoi capelli: non avrebbero più riflesso i raggi del sole, e non avrebbero più creato quei giochi di luce. Secondo Ginny, infatti, era quella la colpa di tutto: di Harry che aveva scoperto la loro passeggiata, della loro rottura, dei pettegolezzi su di lei, e della rissa, così, aveva deciso di darci un taglio. Nel vero senso della parola.

Ginny osservò, ammirata e soddisfatta, il muro bianco accanto al suo tavolo in biblioteca. Solo qualche settimana prima, sarebbe stato inondato di scintillii, anche se il tempo era buio, riflesso di una minima fonte di luce. Ora, invece, il muro era oscuro, e i suoi capelli non attraevano più la luce. Osservò Pansy Parkinson entrare in biblioteca, seguita dal corteo di compagne di pettegolezzi, rivolgerle uno sguardo di sfida e occupare il suo solito tavolo. Ginny la osservò freddamente, senza presentare una minima reazione. Non doveva rispondere alle provocazioni, specie ora che Pansy si era ufficialmente fidanzata con Draco, o avrebbe sollevato dubbi. Ricordò quando li aveva visti entrare, mano nella mano, nella Sala Grande, seguiti da tutto il corteo di Serpeverde. Era stato uno spettacolo ridicolo, Pansy si comportava come se stessero già arrivando all’altare. Ginny aveva sentito pezzi di conversazioni, nei corridoi.

-Si sono fidanzati ufficialmente!

-Sì, ma Draco non sembra contento.

-Può fare ben poco, se il padre ha deciso così, io discuterei ben poco...

Aveva sentito una stretta allo stomaco, ma aveva continuato, a testa alta, per la sua strada verso l’aula di Divinazione.

I suoi pensieri vennero interrotti da Hermione. Ginny sorrise all’amica, e posò la borsa per terra, lasciando la sedia accanto a lei libera. Hermione le diede un bacio sulla guancia e si sedette.

-Ciao piccolina! Che compiti stai facendo?

Ginny sospirò, poi rise. –Te lo dico solo se mi prometti di aiutarmi.

-Giuro solennemente –sorrise l’amica, poi tirò verso di sé la pergamena, e osservò i venti centimetri di pergamena che l’amica aveva già occupato, con la sua calligrafia dinamica e non molto precisa.

-Allora, vediamo gli Incantesimi Evanescenti…

 

 

 

-Tutti gli studenti esclusivamente dotati di autorizzazione mi seguano –sorrise cortesemente la professoressa McGranitt, con un tono tutt’altro che cortese, che non ammetteva repliche. Harry, Ron e Hermione si diressero verso la Sala Grande, seguendo con lo sguardo la professoressa, e il suo volteggiante mantello verde smeraldo.

-Ho sentito Fred e George, mi hanno mandato un gufo l’altro giorno, saranno a Hogsmeade oggi pomeriggio. Gli ho detti li avremmo incontrati, va bene? –chiese Ron, mentre passavano davanti a Gazza, il custode., che li osservò e li lasciò passare.

Hermione annuì, alzandosi in punta di piedi e cercando qualcuno con lo sguardo.

-Chi cerchi? –le chiese Ron. –Ginny! –esclamò poi il ragazzo, vedendo la sorellina arrivare.

-Giusto –esclamò Hermione, senza voltarsi verso il ragazzo. Poi si sentì picchiettare la spalla.

-Ron, aspetta solo un attimo.

-E poi, magari, sono Ginny!

Hermione si voltò sorpresa, e abbracciò l’amica.

-Non ti avevo più vista, stamattina sei scappata e non ci siamo più incrociate.

Ginny sorrise, e si calcò sulla testa il cappuccio della felpa. Erano rimasti sotto il grande porticato, quasi ad aspettare che la pioggia cessasse di cadere. Hermione e Ginny si presero per mano, entrambe coperte meglio che potevano dal cappuccio della propria felpa, e corsero verso una delle carrozze. Ron e Harry, rimasti sotto il portico, sorrisero, osservando le due ragazze ridere tra loro, salire in fretta sulla carrozza e far loro cenni di raggiungerle in fretta. Harry si voltò verso l’amico. I due si guardarono, sorrisero, e corsero verso la carrozza.

I due ragazzi fecero appena in tempo a sedersi sui sedili rosso porpora, quando gli animali invisibili che trainavano la carrozza partirono. Ron e Harry quasi caddero sul pavimento in legno, mentre si passavano le mani tra i capelli umidi. Ginny sorrise, poi guardò fuori dal finestrino, ricordando la conversazione che aveva avuto con Adam quella mattina.

-Adam, c’è un clima irrespirabile, tra me e Harry, ho rovinato tutto… Non ce la faccio…

-Non lo saprai mai, se non provi.

-Ho paura.

-La paura è solo un bagaglio pesante, non ti serve a nulla. Resta leggera…

-Mi sarai accanto?

-Anche quando non mi vedrai.

 

 

 

I quattro ragazzi scesero, dopo venti minuti di viaggio, sotto la pioggia imperterrita. Si diressero a passo spedito verso i Tre Manici di Scopa, dove avevano appuntamento con Fred e George. Entrarono nel caldo locale, riscaldato, oltre che dal fuoco che scoppiettava allegro nel camino là accanto, dall’accoglienza e ospitalità che si percepiva lì dentro. Hermione si tolse il cappello fattole a maglia da Ginny, per il suo compleanno, liberando i capelli ricci. Li scrollò, lasciandoli sciolti sulle spalle, e si guardò intorno.

-Ehi, bella prefetta…

-Vuoi una crostatina?

Hermione si girò, mettendo su un cipiglio irritato. Quando vide i due gemelli davanti a sé, con un vassoio in mano, l’espressione non cambiò.

-Non vorrete trasformare questo locale in una gabbia per canarini! –sibilò indispettita la ragazza, ricordando fin troppo bene gli scherzi che i due gemelli non avevano fatto altro che combinare l’anno precedente, soprattutto a discapito di Neville.

I due si guardarono negli occhi e risero. –Vedi? Vai sempre a pensare a male. –esclamò Fred, prendendo a braccetto la ragazza. George la prese dall’altra parte, e la portarono a sedere a un tavolo.

-Noi stiamo semplicemente dando una mano a Madama Rosmerta. –le sorrise George, mettendole davanti il vassoio e facendo apparire, con un colpo di bacchetta, una tazza di Burrobirra fumante.

-Comunque, ciao –si sentì il commento aspro di Ginny arrivare da dietro. Fred e George si voltarono e le sorrisero, andandole incontro e abbracciandola.

-Come sta la nostra sorellina preferita nonché unica? –sorrise Fred.

-Vuoi una crostatina?

Hermione, seduta dove l’avevano trascinata i due gemelli, scosse la testa, scrutando osservamene le crostatine farcite da una deliziosa crema, anche se di dubbia provenienza. Una volta messi a sedere anche Ron e Harry, i due gemelli si liberarono del vassoio, lasciandolo sul balcone in lucido legno dietro il quale Madama Rosmerta, la graziosa proprietaria del locale, aveva cominciato a versare nei calici sei Burrobirre fumanti, e si accomodarono.

-Allora, che ci dite di nuovo?

-Come procede la vita a Hogwarts?

Harry, Ron e Hermione cominciarono a parlare, accompagnati dai gemelli, ma Ginny rimase silenziosa nella conversazione. Ogni tanto sorrideva, quando i gemelli tiravano qualche scherzo a Hermione, ma molto tristemente. Quando si voltò di scatto verso la finestra, sentendo il rumore di un tuono, i capelli svolazzarono disordinatamente intorno a lei.

-Ginny… Ti sei tagliata i capelli e… Te li sei tinti? –chiese George, esterrefatto. Ginny arrossì furiosamente, nonostante ora fosse così orgogliosa dei suoi capelli anonimi, spenti, non avrebbe voluto che i suoi due fratelli se ne accorgessero. Ginny cercò di sorridere, imbarazzata, e fece cenno di sì con la testa. I due gemelli la guardarono, esterrefatti. Ginny scosse la testa. –Mi sono tagliata e tinta i capelli, va bene? Ora sono mori, così se qualcuno guarderà fuori dalla finestra non vedrà più quei riflessi color rame, che lo indurranno a pensare una cosa totalmente diversa dalla realtà. Così non dovrò più subirmi altri schiaffi, altri pettegolezzi!

La ragazza si alzò di scatto dalla sedia, facendola quasi cadere, e corse fuori dal locale. Ron fece per alzarsi, ma Hermione lo trattenne.

-Non è un periodo facile per nessuno, neanche per lei…

I gemelli si guardarono, e osservarono attraverso il vetro Ginny, sotto la pioggia cadente, svoltare in un angolo.

-Ma cos’ha fatto? –chiese preoccupato Fred ai tre amici. Harry, in tutto questo, era rimasto zitto, ma non sembrava pensare a ciò che stavano dicendo i gemelli. Era tutt’altrove con la testa.

Hermione sospirò, guardando il punto dove, fino a qualche istante prima, Ginny era stata vittima delle lacrime di pioggia che cadevano dal cielo, togliendosi dal viso i capelli mori, completamente bagnati.

-Diciamo che ha avuto qualche problema con sé stessa… -mormorò tristemente la ragazza, alzando lo sguardo verso il cielo.

 

 

Rieccoci qua! Ieri ho finito scuola, che bello ^_^ Ora c’è Natale, di sicuro mi hanno regalato il libro di Melissa P. per cui rompo le palle da un mese! Dunque, non aggiornerò molto presto perché poi parto per l’Abruzzo… E il IX capitolo deve essere ancora finito… Ho una specie di blocco ç_ç Intanto godetevi questo! E rileggetevi un po’ tutto, per fare supposizioni su quello che succederà. Poi scrivetemele quando commentate ^.-

terry: Oddio ^^’ La D/G arriva tra un pochino… Non mi ammazzare please! Adam è mio, avevo già ribadito il concetto più volte. Continua a leggere, mi raccomando!

Romen Evans: Ginny/Adam? Ma noooo, che dici? ^^’’’’ Ma che pensieri assurdiiiii ^^”” Parliamo d’altro? XD Thanks, questo capitolo era piaciuto molto anche a me, e io di solito sono molto critica riguardo tutto ciò che produco…

aledra_xan: Ebbene sì, la Ginny/Harry non c’è più, è finita definitivamente. Ma tutti fissati con questa Ginny/Adam, ma che vi salta in testaaaaa?? ^^’’’ *Qualcuno mi regga il gioco che mi ammazzano* XD

ginny88: La Draco/Ginny ci metterà un pochito ad arrivare, la loro è una storia sofferta XD Oh my god, ora vedrai cosa ha fatto Ronnino a Potterino, penso ti piacerà parecchio!^^ Vado subito a leggere la tua storia… Poi commento.. Baci!

pikkyfan: Grazie per i complimenti! Avevo sentito anche io del “vero” nome di Ginny, ma Virginia mi gusta molto di più! Commenta i prossimi capitoli… Baci!

maria: Oddio^^’ La storia con Draco ci mette un po’ a evolversi! Leggi per scoprire… ^.-

 

Buon Natale e felice Anno Nuovo a tutte! Baci

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