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Lista capitoli: Capitolo 1: *** Prologo *** Capitolo 2: *** Capitolo I - Look for the girl with the broken smile *** Capitolo 3: *** Capitolo II - It doesen't matter anymore *** Capitolo 4: *** Capitolo III - Wound up at your door *** Capitolo 5: *** Capitolo IV - He was always there to help her *** Capitolo 6: *** Capitolo V - She always belonged to someone else *** Capitolo 7: *** Capitolo VI - It's compromise that moves us along *** Capitolo 8: *** Capitolo VII - I don't mind spending everyday *** Capitolo 9: *** Capitolo VIII - Some problem with her self ***
Ginny
Weasley era sul treno, assorta nei suoi pensieri. Teneva la fronte contro il
freddo finestrino, cercando di pensare, cercando di farsi strada tra tutti i
suoi pensieri. Invece suo fratello si era immerso in una conversazione con
Harry Potter riguardo Cho Chang, e aveva deciso di coinvolgere anche Hermione.
-Con
Micheal Corner. -rispose Ginny con voce annoiata.
Harry e Ron
si voltarono di scatto, sorpresi. La risposta se l’aspettavano da Hermione, non
da lei.
-Micheal…
Ehi, ma… Non ci uscivi tu?-balbettò suo
fratello.
-Non più.
-continuò Ginny con lo stesso tono annoiato, ma con un po’ più di decisione.
-Non gli è andata giù che Grifondoro avesse battuto Corvonero aQuidditch, ed è diventato così musone e
rompipalle che l’ho mollato, e lui si è precipitato a consolare quella
deficiente della Chang. -terminò con semplicità la rossa, per poi prendere una
piuma d’oca e Il Cavillo per
controllare le risposte ad un test.
-L’ho
sempre detto che era un idiota! -esclamò raggiante il fratello, spingendo la
sua regina verso la torre di Harry, che fu distrutta e trascinata fuori della
scacchiera su cui lui e l’amico stavano giocando a scacchi magici.
-Hai fatto
un vero affare. Basta che… Tu scelga… Meglio!... La prossima volta .
E lanciò
una strana occhiatina furtiva a Harry.
Ginny se
n’accorse, ma non disse nulla. Sapeva benissimo cosa intendeva il fratello, e
non le piaceva nemmeno un po’. Ok, prima le era piaciuto Harry, ma ora… Poteva
essere un buon amico, ma mai un buon ragazzo. Così decise di sparare una palla
grande come una casa.
-Ho scelto
Dean Thomas, ti sembra meglio? -esclamò, cercando di sembrare indifferente e
distratta. Dopotutto, Fred e George le avevano insegnato a dire le bugie per
qualcosa, no?
La reazione
di Ron, però, fu peggiore del previsto.
-COOOOOSA?
-gridò alzandosi e mandando all’aria la scacchiera, rovesciando ovunque i
pezzi.
-Sì, dai
fratellino, non rompere! -fece scocciata Ginny, mollando la penna d’oca e Il Cavillo, per poipoggiare di nuovo la fronte sul finestrino.
Osservò il riflesso semitrasparente: se guardava vedeva una ragazzina di
quattordici anni, con una folta chioma rossa, di solito un po’ mossa, ma ora
molto riccia dato che l’aveva lasciata asciugare all’aria, senza phon. Alcuni
ciuffi nascondevano i grandi occhi verdi, ma la ragazza li toglieva con un
gesto nervoso, sbuffando con quelle labbra piccole e ben delineate.
Tamburellava le sottili dita dalle lunghe unghie sul vetro, ancora piccata per
il comportamento del fratello. Sembrava non potesse decidere di sua
volontà!Ginny si mise le piccole mani
sugli occhi, nascondendoli e nascondendo anche parte del viso, quelle
lentiggini così delicate, quelle guance su cui comparivano due piccoli cerchi
rossi quando si sentiva in imbarazzo…
Draco
Malfoy, che stava passando in quel momento davanti allo scompartimento, non
resistette alla tentazione di fermarsi ed osservare la piccola Weasley. Quelle
mani, che si muovevano così delicatamente, quelle che tante volte aveva sognato
sul suo viso, sul suo corpo… Quello sguardo, così dolce, quello che ogni tanto
incrociava, all’inizio spaurito, ma poi sempre più deciso, quasi di sfida…
Quelle labbra, che alcune volte vedeva muoversi velocemente, parlando,
discutendo…
Entrò nello
scompartimento, seguito da Tiger e Goyle. Potter e Weasley si alzarono in piedi
di scatto, mentre la Granger fece l’indifferente, serrò semplicemente gli
occhi. Ginny Weasley si era tolta le mani dagli occhi, e un’espressione
indecifrabile le percorreva il bel viso.
La ragazza, dentro di sé, era in subbuglio. Era entrata la
persona che, da un anno, tormentava dolcemente tutti i suoi sogni, la persona
che ora muoveva, parlando, quelle labbra, che lei aveva sognato sul suo corpo… La
persona di cui si era innamorata… Draco Malfoy era entrato nello
scompartimento, e aveva cominciato, come al solito, ad insultare lei e i suoi
amici. No… Non aveva insultato lei: aveva insultato Harry, Ron ed Hermione.
Perché non lei? Poteva essergli indifferente… Ma non era esattamente ciò che
dicevano i suoi sguardi, che ogni tanto incontrava… Quegli occhi, tra il grigio
e il verde, così speciali… Che incontravano i suoi, nei sogni… Come le loro
mani si incontravano… E si incontravano anche le loro bocche, come attratte da
qualche strana calamita, in quegli strani sogni proibiti che entrambi facevano.
-Dunque, chi abbiamo? Potterino, il cocco di Silente! Quale
onore! Poi qui ci sono Lenticchia e Secchioncina!
E detto questo, Draco si era inoltrato in altri commentini
maligni sui tre, ma non aveva pronunciato il nome di Ginny, né l’aveva sfiorata
con le critiche.
“Anche se non te lo dirò mai, Ginny… Prendilo come un
favore” pensò dolcemente Draco, rivolto a Ginny.
Ma la ragazza, al contrario, ribolliva dentro di sé.
“Perfetto, Virginia! Ti sei invaghita di un ragazzo che non
ti si caga di pezza! Ma che dico invaghita… Tu ne sei cotta persa!!”
-Ginny, che hai?
Suo fratello, nel vederla corrucciata, lasciò perdere di
prendere a pugni Malfoy, anche perché Hermione l’avrebbe trattenuto, così si
voltò verso la sorella.
-Cosa vuoi che abbia? Nulla! –urlò la ragazza.
Harry sobbalzò. Draco ridacchiò: bel caratterino, la
Weasley.
-Cosa ridi, tu? -fece Ron, serio in un istante, a Draco.
-Cosa insinui, Weasley? -esclamò il ragazzo. Poi si riprese:
non poteva permettere che uno straccione come Weasley gli facesse perdere la
sua maschera di indifferenza.
Diede un’ultima occhiata a Ginny, al suo volto delicato e ai
dolci lineamenti…
-Cosa cazzo vuoi, anche tu? –sbottò la ragazza, vedendo gli
sguardi del Serpeverde e scattando in piedi.
Draco scrollò le spalle, fece un cenno a Tiger e Goyle e se
ne andò. La Weasley poteva avere i lineamenti dolci, ma il carattere di sicuro
no.
Capitolo 2 *** Capitolo I - Look for the girl with the broken smile ***
Capitolo I
Look for the girl with the broken smile
-Draco…
Le parole
uscirono dalla bocca della rossa, come un impulso a cui non poteva resistere.
-Certo che
quando dorme dice cose strane…
Una voce
maschile, fin troppo conosciuta…
-FRED!
-Ecco che la santarellina diventa una bestia…
-GEORGE!
Ginny
Weasley si alzò dal letto, buttò la coperta per terra con un calcio e cominciò
ad inseguire i fratelli, urlando. Bill uscì dalla sua camera e Ginny gli finì
addosso.
.Ehi, dove
corri, mezza nuda?
-MA
LEVATI DALLE PALLE ANCHE TU! –urlò la sorella, dandogli uno spintone e
ripartendo alla volta dei due fratelli. Bill rimase un po’ scioccato, poi
decise di scendere, facendo molta attenzione a non urtare sua sorella.
-Ginny,
stai calma.
Mamma
Weasley cercava di calmare la figlia. Intanto i gemelli erano seduti al tavolo,
mangiando e ridacchiando.
-E voi
smettetela di ridacchiare, sembrate dei deficienti. –fece
secca la madre.
-IL
PROBLEMA Ѐ CHE LORO
SONO DEFICIENTI! –sbraitò Ginny. I
gemelli risero ancora di più. -E PIANTATELA DI RIDERE
PRIMA CHE MI INCAVOLI SUL SERIO!
-Ma dai,
Gin…
-Noi siamo,
per caso, logicamente…
-Passati
davanti alla tua camera e…
-Stavi mugolando, così abbiamo pensato…
-Andiamo a dare un’occhiata!
-Solo per
assicurarci che tu stessi bene…
-Naturalmente!
-SMETTETELA
DI PARLARE COSì!!!! VI ODIO!!!!!-
scattò Ginny.
-Forse sei
tu che sei nervosa? –ipotizzò borbottando Ron, entrando in cucina. Gli stava
crescendo la barba, per lo sviluppo, ma non c’era ancora
abituato, così non se la faceva mai, finchè qualcuno non gli diceva...
-Vatti a
fare la barba che sembri appena evaso –commentò acida Ginny.
Ginny aveva
perso la pazienza, così corse su ed entrò nella sua
camera, sbattendo la porta. Si sedette, sconsolata, ai piedi dell’ampio
specchio accanto al suo letto. Cinse le ginocchia con le braccia e appoggiò il
mento sulle braccia, osservandosi nello specchio. I capelli rossi coprivano
gran parte del viso, e scendevano sul collo e sulla schiena, ondulati come le
onde del mare, con delicate curve dai riflessi d’oro.
Si guardò,
e rise. “Ehi, dove corri mezza nuda?” Bisognava ammettere che il fratello aveva ragione... Dormiva sempre con il reggiseno e le
mutandine, e quello era uno dei suoi completi più “osé” e scoperti, che
indossava solo in estate. Era nero, con le spalline doppie, molto sottili e
aveva delle roselline viola sulle coppe. Le mutandine erano coulotte sgambate,
anche queste nere, con i bordi e i ricami di un viola pallido.
Pensò ai
fratelli: nessuno la capiva… Ron, forse? In effetti, aveva ragione… Era lei che
era nervosa… Tutto per colpa di quell’arrogante, presuntuoso, sbruffone,
antipatico e… Affascinante, carismatico, sexy, splendido Serpeverde… Tutta
colpa di Draco Malfoy. Ginny scoppiò a piangere. Perché
la prima volta che doveva innamorarsi doveva farlo di un essere insensibile e
spregevole come Malfoy? Se l’avesse saputo, Draco non
avrebbe fatto che giocarsi dei suoi sentimenti, tra l’altro non corrisposti…
Ginny era così sicura di tutto ciò che continuò a piangere, piangere e
piangere, senza nemmeno alzarsi, e si riaddormentò per terra, con le lacrime
che le percorrevano il bel viso, senza sapere che a chilometri di lontananza, a
Malfoy Manior, un ragazzo stava pensando a lei, soffrendo per l’amore secondo
lui non corrisposto.
-Draco!
Qualcuno
urlava dall’altra parte della porta.
-Sì, papà?
–rispose piano il ragazzo.
-Cosa ci fai ancora a letto? Lo sai che dobbiamo andare a Nocturn
Alley! Ti avevo detto di svegliarti presto! Devi obbedirmi! Non diventerai mai
un…
-…Degno
Malfoy… -completò in un sussurro il ragazzo, poi si alzò dal letto e andò ad
aprire la porta al padre.
-AHIA!
Uno
schiaffo lo aveva colpito in piena faccia. Draco barcollò, anche se era
abituato a tutti quei scapaccioni del padre.
-Vestiti, e
in fretta. –disse semplicemente Lucius Malfoy, per poi voltarsi e andarsene.
Il ragazzo
andò verso il bagno, a testa bassa. Passò per la cucina. C’era già sua madre,
seduta al tavolo. Leggeva la Gazzetta, e accanto a lei c’erano tre elfi
domestici: uno stava poggiando i pasticcini, un altro le versava il tè e
l’ultimo le imburrava il pane. Appena videro Draco,
finirono in fretta le loro occupazioni e corsero dal padroncino.
-Oh, salve,
padroncino! Dormito bene? –chiese uno. Poi, senza aspettare risposta, lo
trascinò su una sedia, gli versò il tè e gli mise davanti un vassoio di
pasticcini. La madre alzò lo sguardo dal giornale e gli
sorrise.
-Buongiorno,
tesoro.
-Ciao
mamma.
La madre
gli accarezzò il viso con le mani raffinate, poi sussurrò:-Tuo
padre è nervoso per un’ispezione del Ministero, piccolo, non ti preoccupare…
Draco
annuì, e mangiò un pasticcino alla crema, poi bevve un sorso di tè. Appena finito, si diresse verso il bagno. Si spogliò, e
buttò il pigiama di flanella nel tubo che collegava il bagno alla lavanderia
degli elfi domestici. Osservò il pigiama scivolare giù
delicatamente, poi entrò nel cubicolo di pietra per farsi una doccia.
Dopo dieci minuti spense l’acqua calda che gli gocciolava per tutto il corpo.
Allungò la mano e acchiappò, appena fuori del cubicolo in roccia, un morbido
accappatoio verde. Se lo mise, e osservò le iniziali bianche
finemente ricamate sulla stoffa, sul suo petto a sinistra. DM. Cosa voleva dire
essere dei Malfoy?, si ritrovò a pensare Draco. Privilegi, soffiate, preferenze… E sempre e solo purosangue in ogni
angolo: parenti, amici e… Ragazze. E ciò voleva
dire restrizioni, scelte… Ma pochissima libertà.
-Ehi? Ti
sei scordata che dovevamo andare a Diagon Alley?
Mamma
Weasley aveva mandato Ron a vedere che fine aveva fatto Ginny: era già mezz’ora
che era sparita in camera sua. Così il ragazzo, controvoglia, era salito due
piani più su ed era entrato nella camera di Ginny per poi vederla addormentata
ai piedi del letto. La sorellina gli fece molta tenerezza: da un po’ di tempo
Ginny non era più la stessa, e il ragazzo si era accorto di essere un po’ troppo
pressante. Così si chinò su di lei, la prese in braccio e la depose
delicatamente sul letto. Poi vide piccole lacrime salate che brillavano sulle
guance della sorella.
Le
accarezzò il viso.
-Piccolina…
-le mormorò all’orecchio. Fece per sistemargli dietro l’orecchio
una ciocca di capelli ribelli che aveva sul viso, ma…
-AAAAAAH!
Ginny si
era svegliata di soprassalto e si era impaurita a sentire le mani di un
estraneo sul suo viso… Anche se poi estraneo non era!,
così si era alzata di botto, con il risultato di sbattere contro suo fratello…
Ma lei aveva sbattuto la nuca: suo fratello il naso! Ron si portò le mani al
setto nasale, che aveva preso a sanguinare.
-GINNYYYYYY
–urlò, prima di correre al bagno.
-ROOOOOON
–gridò ridendo la sorella, per prenderlo in giro. Poi, un po’ preoccupata, corse al bagno dal fratello. La porta però era
chiusa a chiave.
-APRI,
DEFICIENTE!!!! GUARDA CHE SFONDO LA PORTA!!! TE LO GIURO, SCASSO LA PORTA!!!! FAMMI ENTRARE CHE MI
DEVO ANCHE VESTIRE!!!
Da dentro
il fratello ridacchiava, senza curarsi delle intenzioni della sorella. Da
fuori, però, la ragazza stava prendendo la rincorsa.
-IO TI HO
AVVERTITO!!!! –urlò Ginny, per poi correre verso la
porta di spalla. Ron non sentì, ma decise di aprire la porta. Tirò fuori appena
la testa, con la porta semichiusa, ma Ginny era alla carica. I due si
guardarono in faccia, e capirono cosa stava per succedere, ma non fecero in
tempo a fare retromarcia che Ginny entrò di corsa nella porta aperta, andando
addosso a Ron, buttandolo a terra e finendo sopra di lui.
-Devi smetterla con queste entrate ad effetto, Gin… -disse debolmente Ron.
-Non sai
l’effetto che fanno a me… -sospirò la sorella.
-Non
toccare nulla.
-Sì, papà.
-Signor
Malfoy! Salve!
Il
proprietario del negozio, un uomo curvo dai capelli unticci, era apparso
all’improvviso dietro il bancone e aveva accolto Lucius Malfoy con mille
ossequi.
-Salve,
salve, Sinister… -borbottò l’uomo.
-Cosa
compra? Qualcosa per questo giovanotto?
-No,
Sinister… Vendo. Un’altra ispezione del ministero e, come sa, ho alcune cose
che mi metterebbero nei guai.
-Certo,
certo… Come quattro anni fa, se non ricordo male.
-Esattamente.
Dunque, vogliamo venire a noi? –esortò poi Lucius,
tirando fuori una lista.
-Draco, vai pure… Ci vediamo dopo a Diagon Alley.
-Ok, papà.
Draco uscì
dal negozio cautamente. Si avviò tra i vicoli bui, tra negozi d’arte oscura.
Ogni tanto, qualche individuo s’inchinava, togliendosi il cappello in segno di
rispetto.
Erano tutte
quelle le soddisfazioni d’essere Malfoy? Qualche inchino mentre si andava in
giro nei negozi di magia nera?Si
ritrovò di fronte al marmoreo edificio della Gringott. Voltò a destra,
prendendo la direzione della libreria: doveva prendere i libri che gli sarebbero
serviti per il suo sesto anno a Hogwarts.
-No, Harry!
–rise Ginny.
L’amico,
appena incontrato a Diagon Alley, aveva preso la ragazza sulle spalle, e ora la
portava in giro per Diagon Alley.
-Dunque,
principessa, dove vogliamo andare? –domandò.
-Alla libreria, forza-rispose esasperata Ginny, a metà tra le risate e
l’arrabbiatura.
I due si diressero verso il Ghirigoro. Harry era felicissimo
di avere sulle spalle la ragazza che gli piaceva da quasi due anni, così nulla
poteva scalfire il suo buonumore. Ginny si stava divertendo moltissimo, anche
lei. Harry era carino, ed era pronta a rimangiarsi tutto ciò che aveva pensato
sul treno. Dopo che, tra l’altro, Draco la ignorava
spudoratamente. Una sua parte, però, non riusciva a non sentirsi in
colpa, per non si sa quale motivo: lei non era
fidanzata con Draco, non aveva nessun legame… Eppure a lei sembrava di tradire
il Serpeverde. Scacciò il pensiero dalla testa, e attaccò discorso con Harry.
Raggiunsero la libreria. Indugiarono alla vetrina, osservando i libri in
vendita(“Incantesimi da cucina”, “Questi piccoli maghi!”), per poi
avviarsi verso l’ingresso. Ginny rise, squadrando l’ingresso.
-Guarda che io là mica ci passo-
affermò. Harry ridacchiò, poi la fece scendere. Fianco
a fianco, entrarono. L’ambiente era piacevolmente caotico: streghette
che leggevano i libri preferiti, uomini che passavano con le braccia cariche di
libri rilegati in pelle, su uno sfondo di migliaia di scaffali dove vi erano
moltissimi libri, di tutti i tipi: tomi rilegati in pelle scura, con elaborate
scritte, lisi librettini dalle pagine ingiallite e libri consigliati dal
Settimanale delle Streghe, impeccabili e freschi di stampa. Ginny si
avvicinò ad un giovane mago commesso.
-Scusa, i libri per il quinto anno a Hogwarts? E anche per il sesto –aggiunse poi.
-Subito –sorrise il ragazzo, che si
dimostrava piuttosto interessato a Ginny. Harry, notando i suoi sguardi, si avvicinò a Ginny
e le passò una mano attorno alla vita. La ragazza, per la sorpresa, sussultò, poi si voltò verso Harry. Il ragazzo gli indicò
con un cenno della testa il commesso. Ginny capì al volo, e stette al gioco,
prendendo la mano di Harry. Il commesso tornò, carico di libri. Harry e Ginny,
intanto, trattenendo le risate, si tenevano per mano teneramente. Il ragazzo li
vide, demoralizzato, e consegnò i libri a Ginny con un flebile:-Ecco a te.
Ginny e Harry si scambiarono un occhiolino, per avviarsi
alla cassa. Pagarono, e uscirono.
-Missione compiuta!- rise Ginny, battendo il cinque con
Harry. Il ragazzo le sorrise, quando videro Malfoy
arrivare dalla parte opposta.
Il cuoredella
ragazza fece un balzo. Non poteva essere! Decise di dileguarsi, ma senza Harry.
-Devo andare –mormorò la ragazza. –Non mi seguire, ti prego… Ti spiegherò dopo…
Harry rimase un po’ interdetto, guardando la ragazza allontanarsi
correndo, ma rispettò la sua decisione e, con riluttanza, si voltò e se n’andò.
Non voleva uno scontro diretto con Malfoy.
Draco vide Ginny correre verso di lui. Il suo cuore prese a
battere all’impazzata. I capelli rossi che svolazzavano al leggero vento che si
era alzato, accompagnato dalle nuvole nere… Gli occhi verdi, bassi verso terra…
La gonna, che si muoveva adattandosi ad ogni suo movimento… Tutto di lei era
stupendo, in ogni piccolo particolare. La ragazza, però, sembrava scappare proprio
da lui. Sgranò gli occhi verdi, quando lo vide, e cercò di allontanarsi. Draco,
però, la afferrò per un braccio e la trasse a sé. La ragazza, spaventata, cercò
di divincolarsi, ma Draco la strinse ancora più forte.
-Mi fai male… -sussurrò la ragazza.
Draco la lasciò andare e la guardò. Ginny aveva le lacrime
agli occhi.
-Scusa… -mormorò il Serpeverde. Ginny sbarrò gli occhi
verdi. Draco che le chiedeva scusa?? Ginny sorrise timidamente, un sorriso
rotto dalla timidezza e dall’incertezza. Per la prima volta, il biondino capì
veramente quanto fosse maledettamente bella, in ogni
sua parte: non ne era mai stato così consapevole. E quanto
fosse fragile: si era adattata così bene tra le sue braccia ma sembrava si
potesse spezzare, andare in mille pezzi in ogni istante, insieme a quel suo
sorriso rotto dolce e timido.
Il cuore della ragazza batteva a mille. Si era sentita così
sicura tra le braccia del ragazzo… Più che tra le braccia di Harry,
sicuramente. E le aveva chiesto scusa… Quei momenti
sembravano non voler mai passare, il tempo pareva loro alleato… Stava
allungando attimi d’amore non dichiarato in una storia che non avrebbe mai
potuto funzionare.
-GINNY!
Harry stava correndo verso di loro, dopo aver visto tutta la
scena. Ginny sobbalzò: voleva rimanere ancora con Draco… Harry le porse la
mano, senza rivolgere la parola a Draco. La ragazza deglutì poi, evitando di
guardare Draco, prese la mano di Harry e si allontanò. Prima, però, rivolse al
ragazzo un altro sorriso, rotto di timore e insicurezza. Draco rimase là, a
fissare la sua ragazza con il sorriso rotto allontanarsi. Poi, qualcosa scattò
in lui. Dopo che la ragazza ebbe svoltato l’angolo, cominciò a correre. Si
ritrovò sulla strada principale di Diagon Alley. Intanto aveva cominciato a
piovere. Piccole goccioline caddero dal cielo. Non la trovava…
Non trovava più la sua ragazza con il sorriso rotto. Guardò
a destra, poi a sinistra… Non la vedeva. Voleva dirle che l’amava, in
ogni suo particolare, per ciò che era… Ma non l’aveva trovata. Si infilò in una via buia, senza sapere che la sua ragazza
dal sorriso rotto era così vicina…
In una stradina parallela, un ragazzo dai capelli corvini
baciava appassionatamente una ragazza dai capelli rossi. Lui era al massimo
della felicità, ma lei… Ginny si sentiva strana, dopo l’incontro con il
ragazzo, In quegli occhi grigi aveva visto qualcosa che non aveva mai visto…
Non sapeva come chiamarlo, ma sapeva che era una cosa preziosa. Il viso del
ragazzo e la sua voce le tornarono in mente…
-Scusa…
Ginny si separò violentemente da Harry. Le lacrime le
rigavano il viso.
-Cos’hai? –le sussurrò il ragazzo. Ginny scosse
violentemente la testa. Provava un grandissimo dolore in gola, mentre le
lacrime le scendevano impetuose per le curve del suo volto. Harry provò ad
accarezzarle il viso, ma Ginny si allontanò, con gli occhi bassi, e lo spinse
dolcemente via, per poi correre in fondo alla via.
Pioveva sempre più forte. I suoi capelli rossi erano umidi,
come tutti i suoi vestiti, e aveva freddo, ma non le importava. Voleva Draco.
Non sapeva però che era esattamente davanti a lei, nella strada parallela, come
lui non sapeva di essere tanto vicino alla ragazza dal
sorriso rotto che aveva cercato sotto la pioggia.
La famiglia
Weasley, più Harry e Hermione, era tornata alla Tana. Harry aveva provato a non
fare parola dell’accaduto ma Ron, dopo aver visto i comportamenti di Ginny e
dell’amico, gli aveva fatto sputare il rospo. Così era corso un piano più su e
aveva picchiato alla porta di Ginny con i pugni.
Dentro, la
ragazza, spaventata, aveva urlato: -Chi è?- e il fratello l’aveva assalita,
urlando contro la porta chiusa.
-Io non ti
lascio perdere, ok? Non me ne vado finchè non capisco cosa ti succede, Ginny!!
Perché sei così? Cosa ti succede?? Sei cambiata, Gin,
vuoi che non me ne accorga?? –gridò Ron, battendo un colpo sulla porta.
-Te n’accorgi fin troppo! Non mi lasci un minimo spazio mio,
devi essere presente inogni mio più
piccolo movimento, devi sorvegliare ogni mia piccola
decisione, deve esserci sempre un commento su ciò che faccio… Mi sono rotta, voglio
poter respirare dell’aria pulita e libera anche io!- strillò Ginny, seduta sul
suo letto, tenendosi le mani sulle orecchie, per non sentire il fratello, anche
se quelle urla arrivavano lo stesso alle sue orecchie. Si alzò, per aprire la
porta, ma…
-Io non
voglio che nessuno ti faccia male, non voglio che tu soffra! Sei troppo piccola
per l’amore, Ginny, renditene conto: sei ancora una bimbetta, l’amore non è un
gioco, non riesci ancora ad entrare nell’ottica del
mondo reale, perché tu sei nel tuo mondo di sogni e fantasie!- urlò Ron, dando
una manata all’uscio.
Ci fu una
pausa, dall’altra parte della porta. Ginny si era bloccata davanti alla porta,
con la mano sulla maniglia.
Così era
quello ciò che pensava il fratello? Che lei fosse una lattante?
Ma chi si
credeva d’essere, Ron? Quello pronto ‘’all’ottica del mondo reale,,? Pronto
all’amore?
La ragazza
aprì la porta, piangendo.
-Ginny…
-esclamò il fratello, vedendola singhiozzare, e tese la mano.
-No… -la
sorella scacciò la mano bruscamente. –Vattene. E questa volta per davvero. Ti
dimostrerò che sei te il lattante, non io… Non sei nessuno, Ron… Nessuno. Sai,
mi hai fatto soffrire più te dell’amore. Ti odio!
Ron si
ritrovò davanti ad una porta chiusa. Si diede del deficiente da solo: ma che
gli era preso? Non voleva che sua sorella soffrisse, ecco tutto… Ma che aveva
fatto di male?
-Dove ho
sbagliato?...- mormorò tra sé Ron.
-Le hai
detto la tua opinione, ma come tuo solito nel modo sbagliato.
-Hermione!
–esclamò Ron voltandosi, e vedendo l’amica.
-Non dico
che tu abbia fatto male a dirle la tua opinione… -disse la ragazza.
-…Che è la
verità! –si infuriò l’amico.
-Non credo
proprio, Ron. Ginny è più matura di quanto tu creda! –replicò Hermione. Ron
rimase zitto.
- L’ho
vista crescere, negli ultimi due anni! Ed è pronta per l’amore, anche se
comporta qualche batosta! Oramai ha quindici anni.
-Tu sai
perché è cosi? –le chiese piano Ron.
-No –ammise
Hermione. –Ho provato a chiederglielo una volta, ma non ha risposto. Dopo,
però, ho intenzione di parlarle un po’, o almeno di consolarla…
-Cerca di
scucirle qualcosa! –le ricordò l’altro.
-Ma Ron!
–rise Hermione. I due rimasero a guardarsi, con un sorriso timido.
-Bè, allora
vado a parlarle–esclamò Hermione, un po’ imbarazzata.
-Certo!
–rispose con enfasi Ron, sollevato di aver interrotto quel momento d’imbarazzo,
così i due se ne andarono in direzioni diverse: Ron nella sua camera, e
Hermione da Ginny.
La ragazza
bussò delicatamente alla porta.
-Chi è?
-Sono io,
Ginny… Sono Herm! –rispose l’altra.
-Entra-
disse solo l’amica.
Hermione
abbassò la maniglia ed entrò nella camera di Ginny. La trovò stesa sul letto.
Sorrise, e si buttò sul letto, accanto all’amica, abbracciando un cuscino.
-Lite?-
chiese semplicemente.
-Già.
-Ti brucia?
-Molto.
Le due
rimasero in silenzio a fissare il soffitto.
-Secondo te
ha ragione? –domandò dopo un po’ la rossa.
Hermione
pensò un po’, poi parlò lentamente, come se stesse selezionando con cura le
parole da dire.
-Io… Non
credo. Lui ti considera… Una bambina perché ha paura per te, ma io credo tu sia
abbastanza… Matura per poter affrontare una sconfitta in amore.
L’altra non
rispose. Hermione si domandò se avesse detto ciò che era giusto. Ginny fece per
aprire la bocca per dire qualcosa, poi la richiuse, poi l’aprì nuovamente.
-Grazie
–disse infine, solamente.
Hermione
sorrise, e si rilassò: aveva fatto la cosa giusta.
-Ma mi
spieghi dove eri finito??? Forza, rispondi!!! E la
toga nuova?? Completamente rovinata!! Ma perché non sei venuto a Nocturn
Alley?? Vorrei sapere cosa accidenti ti dice il cervello, a volte, imbecille
che non sei altro!!!
Le parole
del padre rimbombavano ancora nella testa del giovane Serpeverde. Era tornato a
casa con la Polvere Volante, e aveva trovato il padre, infuriato, che lo
aspettava per la solita lavata di testa. Draco aveva ascoltato a testa bassa,
per poi passare accanto alla madre mormorandole:-Speriamo che questa ispezione
duri poco.
Poi era
andato nella sua stanza, si era chiuso dentro e aveva continuato a pensare alla
sua ragazza dal sorriso rotto. Cosa significava, quel sorriso rotto? Perché era
così enigmatica… Draco, seduto a terra, si prese la testa tra le mani, e passò
le dita tra i capelli biondo platino.
-Draco…
Il
Serpeverde sobbalzò: c’era sua madre fuori della porta. Si alzò, a piedi
scalzi, e si diresse verso la porta. Mise una mano sulla maniglia e l’abbassò:
sua madre era lì, in tutta la sua eleganza. I fluenti capelli biondi le
scivolavano come una leggera coperta per il collo, con delle piccole onde alla
fine. Leiridi grigie lo scrutavano,
cercando di leggere nei suoi occhi. Sul viso, c’era una strana espressione,
un’espressione che Draco, in sua madre, raramente aveva visto: la
preoccupazione di una madre.
-Posso?
–chiese timidamente Narcissa con la sua voce cristallina. Draco sorrise ed assentì.
La madre entrò delicatamente nella camera, invadendola dolcemente con il suo
profumo, in punta di piedi, come se avesse paura di rompere l’atmosfera che
regnava nella stanza, o come se avesse paura di fare qualcosa di sbagliato.
-Cos’hai,
Draco? -chiese sottovoce la donna.
Draco non
rispose, e si sedette accanto alla madre. Avrebbe capito? Avrebbe capito che un
sangue “sporco,, non era nulla in confronto al suo amore? Avrebbe capito che
non c’era nessuna Purosangue capace di eguagliare la sua ragazza dal sorriso
rotto? Avrebbe capito che non importava se era una Weasley? Avrebbe capito…
Altri mille, duemila, diecimila dubbi si affollarono nella testa del ragazzo,
ma ormai la decisione l’aveva presa.
-Mi sono
innamorato… -sospirò.
-Di chi?
–sussurrò Narcissa, dopo un lieve silenzio.
Draco alzò
lo sguardo. E la madre capì. Era tutto scritto in quegli occhi grigi, che solo
una mamma poteva comprendere a fondo.
-Ginny
Weasley –mormorò Draco. Era pronto allo scoppio della bomba, alle critiche,
agli insulti…
-Ѐ una brava ragazza- sorrise dopo un
po’ Narcissa. Draco sollevò gli occhi, sorpreso. La madre era davanti a lui,
con un bellissimo sorriso in faccia. Gli accarezzò il viso.
-Io non
sono come tuo padre… Non importa più di tanto che non sia Purosangue… -Un peso
si tolse dal cuore di Draco: almeno qualcuno era dalla
sua parte!
-Lo dirai a
papà?
-No, perché
fino ad adesso è solo una cotta, o un innamoramento, nulla di più. Se la cosa
diventerà più seria,dovrai essere tu a
dirglielo.
Il ragazzo
annuì, sorridendo per la prima volta in quella giornata.
-A
proposito… Warrington ha mandato un gufo. Verrà oggi pomeriggio. Credo che tu
abbia proprio bisogno di sfogarti un po’, specie con il tuo migliore amico, se
non sbaglio!
Draco
annuì, con un sorriso sulle labbra. La giornata stava davvero migliorando.
-Allora? Che hai scoperto??
Ron aveva
preso Hermione in disparte appena era uscita dalla camera di Ginny.
-Ma lo
sai che sei davvero scassa palle?? –esclamò la ragazza, alzando gli occhi al
cielo e ridendo. –Comunque io non faccio la spia per
tua sorella! Scordatelo. Dovrai fare pace con lei e riacquistare la sua fiducia piano piano! Non ti
ho mica detto io di litigare con lei!!
Ron sbuffò,
spazientito. Hermione si voltò e fece per andarsene.
-Insomma… Che
ti ha detto??
Hermione si
voltò e scoppiò a ridere. Scosse la testa e scese le scale per andare a
preparare la tavola.
-Dai, un
indizio! Solo una cosina! –le gridò dietro Ron. La seguì giù per le scale, e
nella sala da pranzo.
-Ma
cos’ha? Le hanno fatto qualcosa?? Dai, le iniziali di
chi è innamorata!
-Ron! –urlò
divertita Hermione. Poi si voltò e lo fissò negli occhi.
-Non saprai
nulla, da me. Anche perché pure io so ben poco! E ora
aiutami ad apparecchiare, tiè –sentenziò Hermione, mettendogli in mano i
piatti.
Ron rimase interdetto, poi iniziò a disporre i piatti. Sistemò tutti il tavolo in senso orario, quando…
-Oh, scusa –disse, quando la sua mano incontrò quella di Hermione,
mentre la ragazza metteva un bicchiere nello stesso posto dove Ron stava
sistemando i piatti. La ragazza arrossì furiosamente, e levò la mano.
-Ho
interrotto qualco… Ooooosa? –chiese Bill, entrando in cucina senza riuscire a
trattenere uno sbadiglio. Si era appena alzato, perché nell’ultimo periodo
tornava a casa dal lavoro sempre più tardi.
-Non hai interrotto niente –replicò Ron, rosso quanto Hermione.
-E allora
perché siete tutti e due rossi? –li schernì.
-Fai troppe domande, tu –tagliò corto Hermione, mettendogli in mano le posate e i
tovaglioli. –Tieni, finisci di apparecchiare.
Bill
ridacchiò, poi prese le posate e le sistemò.
-Buongiorno,
famiglia!
-Papà!
–urlò Ron, e corse fuori. Bill e Hermione rimasero da soli nella stanza.
-Non dire
nulla ed apparecchia, io vado a svegliare Fred e George. –replicò la ragazza,
volando poi fuori dalla stanza. Bill rimase solo nella
piccola cucina in legno, e si mise a ridacchiare.
Intanto
Hermione stava salendo a due a due le vecchie scale della Tana , per andare a svegliare quei lavativi di Fred e George.
Arrivò al secondo piano, e individuò subito la porta dei gemelli. Si avvicinò
alla stanza dei due gemelli, e bussò piano. Non sentì risposta, così decise di
entrare di sua iniziativa. Diede una leggera spinta
alla porta, che si aprì cigolando. Dentro era completo buio. Hermione fece un
passo ed entrò nel “campo di battaglia”. Si avvicinò alla finestra, per
aprirla, quando due mani la presero per le gambe.
-AAAAAAH!!!!
–urlò la ragazza, cadendo a terra. Hermione atterrò sul pavimento con un tonfo
sordo. Si voltò di scatto, infuriata, giusto in tempo per vedere un paio… No,
due paia di mani sparire nella semi oscurità della
stanza.
-Buongiorno
signor Weasley!
La ragazza
fece la sua entrata trionfale nella piccola cucina, tenendo le orecchie di Fred
e George tra il pollice e l’indice. Ron sorrise tra sé e sé, ammirando la
ragazza. Bill incrociò il suo sguardo. Il ragazzo, all’improvviso,si interessò
profondamente al piatto di spaghetti davanti a sé, paonazzo nella zona
orecchie.
La signora
Weasley sospirò sconsolata.
-Hermione,
dovresti venire più spesso…
-Salve,
Narcissa.
-Adam! Entra, entra! Ciao, tesoro!
Adam
Warrington era appena arrivato all’imponente tenuta Malfoy, con il Nottetempo,
aveva attraversato il cortile, circondato da alti cipressi e alberi secolari e
aveva bussato al grande portone di legno di frassino.
Narcissa lo aveva accolto calorosamente. Al ragazzo piaceva molto quella donna:
Adam non era un ragazzo che si vantava della ricchezza della sua famiglia, né
del suo alto rango nella gerarchia dei maghi. Per questa amava persone genuine
e semplici, e Narcissa era una di queste. Era una bella donna, gentile e
sincera, al contrario di gran parte della gente dell’alta
società che frequentava.
-Ciao!
–sorrise il ragazzo, togliendosi la giacca bagnata di pioggia e passandosi una
mano tra i capelli neri corti, con la familiare sensazione di essere nella sua
seconda casa: Draco e Adam si conoscevano fin dai
primi mesi di vita, ma non erano andati subito d’accordo. Dopo due o tre anni
erano diventati come fratelli, dato che tutti e due
erano figli unici e sentivano unpo’ la
mancanza di qualcuno con cui confidarsi.
-Ti chiamo Draco –fece gentile la donna. –Prima, però… Vorrei
dirti due parole.
Il tono di
Narcissa era frettoloso e concitato.
-Dimmi
pure.
-Draco,
nell’ultimo periodo è strano.
Adam
afferrò. –Mi sta chiedendo di farle la spia?
-Certo che
no! Draco potrà avere i suoi problemi… Ti vorrei solo
chiedere di essergli vicino. Ha bisogno davvero di una persona amica.
La donna
capiva che, nonostante Draco avesse condiviso il suo “segreto” con lei, una
madre non poteva certo rimpiazzare il supporto che può
darti un amico.
Warrington annuì, poi si diresse verso la camera di Draco. Bussò
delicatamente alla porta, e l’aprì piano. Draco era seduto di schiena alla
scrivania.
-Ehi!
Il ragazzo
si voltò, e quando vide l’amico, sorrise.
-Adam!
Entra.
Il ragazzo
entrò, e si buttò sul letto morbido di Draco.
-Come ti
va?
-Diciamo
che tiro avanti –sorrise Draco, pensando a Ginny,
Ci fu un
breve silenzio. Adam capì, senza bisogno che ricordasse ciò che gli aveva detto
Narcissa, che era cambiato qualcosa a Draco: era come un fratello e, crescendo
insieme, avevano imparato a conoscersi.
-Cosa c’è
che non va?
Draco lo
guardò stupito. Adam si sentì in imbarazzo. Draco rise, e l’amico si sentì
ancora più impacciato.
-Te l’ha
chiesto mia madre, vero?
Warrington
sorrise ma non rispose.
-Non ho
niente, comunque. –brontolò il biondino. Warrington
alzò un sopracciglio e lo squadrò. Draco arrossì.
-Dunque,
di sicuro qualcosa deve esserci se arrossisci! Ho sempre
pensato non avessi abbastanza sangue. Questo vuol dire che o ti hanno
fatto una trasfusione di sangue o… C’entra una ragazza! Che
non è Purosangue, altrimenti non ti saresti fatto tutti questi scrupoli nel
dirmelo. Fammi indovinare, è una Grifondoro che comincia per Gin e finisce per Ny?
Draco si
stupì per una seconda volta del suo amico.
-Ma che ti salta in mente!!! La Weasley… Come… Ti vengono queste
idee!!! –esclamò incerto Draco.
-Draco.
-Ok, mi
piace.
-Draco.
-Va bene,
ne sono innamorato pazzo, ho una cotta tremenda per la Weasley!!!!!!
Calò un
silenzio tra i due ragazzi.
-Vado al
bagno.
Draco si
alzò e uscì dalla stanza. Chiuse la porta e si appoggiò
al muro. Fece un lungo sospiro. L’aveva detto a Adam! Doveva
prepararsi a tutte le critiche… Ne valeva davvero la pena?
Poi il
ragazzo pensò alla sua ragazza dal sorriso rotto, alla sua
allegria, la sua tenera indecisione… Sì, ne valeva la pena. Entrò in
camera. Adam era sdraiato sul letto, e pensava.
-Draco…
-Eh?
-Ma… Tu e
Ginny…
Sì. Valeva davvero
la pena.
-Non mi importa, ok?? Non mi importa se
non stiamo bene insieme perché lei è una Weasley e io sono un Malfoy, non me ne
frega niente!! Sai, Adam, io non ho mai voluto giocare ai giochi a cui tutte le
0persone giocano, non ho mai voluto sentire quello che
dovevano dire, avrei trovato tutto quello che mi serve, non avrei visto più di
ciò che mi serve, se non fossi un Malfoy… Voglio solo Ginny… Per credere…
Vorrei darle tutto ciò chenon ha mai
avuto! Ho bisogno di lei nella mia vita… Io non voglio essere solo uno dei
tanti, uno degli altri ragazzi, uno nella massa… Non voglio
vivere nella bugia, con lei… Nella bugia in cui ho vissuto fino ad oggi, vorrei
urlare al mondo intero che lei è la cosa più importante della mia vita e che la
amo! Io sto solo seguendo il mio cuore, per la prima volta… Ho seguito la
verità… E fin dall’inizio mi ha condotto a lei… Se è sbagliato dire la verità,
allora cosa mi è permesso fare? Tutto ciò che voglio è esprimere la mia
opinione, gridarla al mondo ed esserne fiero. Se è
sbagliato fare ciò che si ritiene giusto, allora… L’unica cosa che ho da dire… Ѐ che se amarla con tutto il mio
cuore è un crimine… Allora… Sono colpevole. –terminò Draco abbassando la testa.
Adam rimase
in silenzio. Il biondo non osò alzare lo sguardo, e aspettò che fosse l’amico a
parlare.
-Uao! Belle
parole, Draco, ma io volevo dire che non state poi così male insieme tu e la
Weasley!
Capitolo 4 *** Capitolo III - Wound up at your door ***
Capitolo III
Capitolo III
Wound up at your door
-Sbrigatevi!!
Fate in fretta, sono già le nove e mezza!!
-Certo mà,
il treno parte solo alle undici… -sospirò Ginny scendendo le scale.
Hermione
scese le scale, sbadigliando. I capelli ricci erano ingarbugliati e “sparati”.
-Ho dormito malissimo! Anzi, diciamo che non ho dormito! Perciò potete evitare di fare questo casino? Grazie! –urlò
la ragazza, fermandosi su uno scalino. Tutti si bloccarono.
-Buongiorno
anche a te, Hermione. –sorrise Ron scendendo le scale. La prese per mano.
-Andiamo a
fare colazione che è meglio.
Hermione
sbadigliò ancora e seguì l’amico, che la condusse in cucina. I due si sedettero
al tavolo deserto. La ragazza prese il pentolino pieno
di acqua calda, tirò a se una tazza e si preparò il tè. Ron, intanto, la
osservava.
-Perché
sorridi?
Hermione
aveva alzato lo sguardo e aveva visto il rosso sorridere guardandola.
-Niente
–rispose, sempre sorridendo, Ron.
-No, ora mi
spieghi perché ridevi! –rise Hermione.
-Dai che è
una cavolata.
-Uffa!!!
–sbuffò la ragazza.
-Ok,
pensavo che… Sei molto dolce la mattina, appena svegliata! –disse tutto d’un
fiato Ron, poi si precipitò fuori dalla stanza di legno. Andò a sbattere contro
Charlie.
-Che
succede? Ti dai alla fuga, eh? C’è Hermione in cucina?
-Ancora con
questa storia di Hermione?? –si infuriò il fratello minore.
Charlie
sollevò un sopracciglio e squadrò l’altro. Ron imprecò a bassa voce.
-Si vede
così tanto??
-Considerando
che fin da quando avevo cinque anni ho cominciato a cambiarti i pannolini… Sì!
–ridacchiò Charlie.
-Anche Bill
se n’è reso conto! –esclamò il più piccolo.
-Bè, lui ne
aveva sette quando ha cominciato a cambiarti i pannolini.
-Ah ah,
simpatico.
-Comunque
guarda che è una buona scelta! Ѐ una
bella ragazza!
Ron lo
squadrò.
-Non ti ingelosire,
era solo per dire!
Hermione
uscì dalla cucina, grattandosi la testa. Era così carina, con quel pigiama
azzurro a strisce bianche, un po’ troppo grande, con le maniche due volte più
lunghe…
-Guardate
che comunque vostra madre ha ragione, dobbiamo sbrigarci… -affermò.
-Ma siete
sempre d’accordo, voi due? –brontolò Ron.
-E certo, è
sua suocera!! –esclamò Charlie.
Ron
avvampò, e gli mollò uno schiaffo sul collo. Hermione scosse la testa e salì a
prepararsi.
Draco si
svegliò, nel suo morbido letto, e aprì gli occhi. Gli elfi domestici avevano
aperto le imposte. Il biondino si tirò su.
-Signorino,
si sbrighi! Oggi deve partire per Hogwarts! –strillò una vocina acuta fuori
della sua stanza.
Draco
sbarrò gli occhi: sarebbe partito per Hogwarts! E… Avrebbe rivisto la sua
ragazza dal sorriso rotto. Non sapeva che reazione avrebbe avuto… Dopo quello
era successo a Diagon Alley.
-Sìììììì…
-sospirò Draco.
Narcissa
entrò nella camera, sorridente.
-Buongiorno,
Draco! Oggi torni a Hogwarts, eh?
Draco rimase
stordito.
-Sì
–biascicò incerto.
-Bè,
immagino ci sarà…
-Si, mamma!
–la anticipò il biondino. La madre arrossì.
-Mamma… Ti
posso dire una cosa?
-Mh.
-Gli elfi
domestici possono essere davvero odiosi.
-Siete
pronti?
-Sì, mamma…
La famiglia
Weasley(anche se erano solo Ron, Ginny e i gemelli che erano andati a salutare)
più Harry e Hermione, stavano per salire sul Nottetempo, che li avrebbe portati
alla stazione di King’s Cross.
-Mi chiamo
Stan Pi…
-Sì,
conosciamo la solfa –esclamò Ginny, spingendo da parte il bigliettaio, porgendo
50 falci al guidatore e sedendosi su una delle sedie.
Ron,
Hermione e i gemelli la fissarono a bocca aperta.
-Perché mi
state guardando?? Salite, e facciamo in fretta! –sbraitò la ragazzina. Harry
distolse lo sguardo: non era ancora sicuro di aver perdonato Ginny, ma si stupì
di questa sua intraprendenza. I gemelli, ormai, erano abituati, ma a queste
dimostrazioni così scioccanti non si sarebbero mai abituati. Ron,
semplicemente, rise e si sedette accanto alla sorella.
La signora
Weasley fece finta di niente e salì: era ormai abituata a queste cose.
Il
Nottetempo partì, e Ginny alzò lo sguardo verso Harry. Non la guardava e non le
rivolgeva la parola da quel giorno a Diagon Alley… Era passato così tanto
tempo. Di sicuro troppo. Sfiorò la mano del fratello e gli sussurrò:-Arrivo
subito.
Si alzò e
si sedette su una sedia accanto a Harry. Il ragazzo sollevò lo sguardo,
stupito. L’altra arrossì, e portò una mano ai capelli, come faceva sempre nei
momenti di imbarazzo.
-Harry…
-No. Non
dire niente… -le mormorò il ragazzo, prendendole il viso tra le mani. Il cuore
della ragazza accelerò, mentre Harry posava le proprie labbra sulle sue,
affondando le mani nei capelli. Ginny chiuse gli occhi, e si lasciò trasportare
dalle emozioni. Ma il viso che appariva nella mente della ragazza era un altro…
Draco…
Ginny cercò
di far finta di niente, cercò di concentrarsi, di pensare che stava baciando
Harry, non Draco… Harry, non Draco…
Harry, non Draco… Harry, non Draco…
Le labbra
si separarono. Harry le sorrise. La ragazza arrossì: non se la sentiva di
cacciare di nuovo Harry, lui l’aveva accettata così tante volte, aveva
accettato le sue indecisioni… Si accoccolò sul suo petto, cercando di non
pensare a Draco, cercando di convincersi che quel petto, che si alzava e
abbassava e in cui lei cercava riparo… Ѐ quello di Harry, non quello di Draco…
Il brusio
era assordante, alla stazione, così la signora Weasley quasi dovette
urlare:-Prima te, Ginny!
La ragazza
annuì, sorrise a Harry e, trascinandosi dietro il baule di mogano scuro, passò
attraverso il muro rosso mattone che separava il binario nove dal binario
dieci. Subito dopo, passarono Ron, Hermione e Harry, insieme. Dopo passarono i
gemelli e la madre.
Lo
spettacolo dall’altra parte, pensò Harry, era sempre sorprendente e bellissimo.
Raggiunse Ginny, e le prese una mano. Ginny gli sorrise dolcemente, e si fece
guidare verso il treno. Qua e là, poteva vedere alcune amiche, che la
guardavano a occhi sbarrati nel vedere che era per mano a Harry Potter, uno dei
ragazzi più popolari e più belli di Hogwarts.
Poi, la
rossa, vide un’altra persona che la guardava ad occhi sbarrati, ma che non era
una sua amica… Era Draco, che l’aveva vista per mano a Harry. Ginny abbassò
subito lo sguardo, rossa in viso. Harry si voltò e, vedendola guardare per
terra, le sollevò il viso prendendola per il mento.
-Ehi?
Perché sei rossa?- Le sussurrò il ragazzo.
-Per il
vapore–fece velocemente l’altra. Harry sollevò un sopracciglio, ma decise di
lasciar perdere: non gli avrebbe mai detto nulla. Poi diceva le bugie troppo
bene.
Draco
rimase a guardare Ginny e Potter a occhi sbarrati,
rimase a guardarli mentre lui le sollevava il mento dolcemente e lei, rossa in
faccia, gli rispondeva velocemente. Vide l’altro squadrarla e alzare un
sopracciglio, ma poi farla salire sul treno e caricare
su i bagagli dei due.
-Draco?
–fece la madre.
-Sì?
–sobbalzò Draco.
-Ti vedevo
un po’ assente.
-Ah si? Oh,
ma certo, io stavo guardando… -balbettò il figlio.
-Ginny e
Harry Potter per mano.
-Mamma!
–esclamò il biondino. Narcissa sorrise divertita e si diresse verso la signora
Warrington. Adam si indirizzò verso l’amico.
-Ho visto
anche io Potter e la Weasley –fu la prima cosa che
disse al biondino.
-Cominciamo
a chiamarla con il suo nome, grazie! –ribattè Draco.
-Come vuoi…
Ehi, guarda, c’è Pansy!
-Oh no… Che
tormento.
-Dracoooo!
Dracoooo! –strillò la tarchiata ragazza dall’altro capo della stazione. Tutti
si voltarono e ridacchiarono. Il cuore di Draco fece un balzo nel vedere la
testa di Ginny uscire dal finestrino, sorpresa. Subito dopo, apparve accanto quella di Potter, poi la Granger e Weasley che
salutavano i due gemelli Weasley e la madre. Ginny, intanto, guardava in giro,
come in cerca di qualcuno, poi quando individuò Pansy che trotterellava verso
Draco, scosse la testa disgustata e abbassò il capo per salutare la madre.
Adam e
Draco avevano visto tutta la scena, affranti. Si aggiunse anche Pansy, che
cercò di guardare nella loro direzione per capire cosa li rendeva così
derelitti. Da dietro sbucarono anche Tiger e Goyle.
Adam si
voltò piccato:-No, scusate, vuole venire qualcun altro
a vedere che stiamo guardando??
-Ci siamo
già noi, a che serve qualcun altro?
-Pansy,
quello era sarcasmo –sospirò Draco. Dopodiché prese il
baule e, assieme ad Adam, salì sul treno, lasciandosi
dietro Tiger, Goyle e Pansy, alquanto confusi.
-Andiamo a
cercare posto, dai –disse Ron, dopo che il treno aveva
lasciato la stazione con un fischio acuto e cominciava a prendere velocità.
Lui, Harry, Ginny ed Hermione cominciarono a camminare
per il corridoio. Ron, in testa, scrutava negli alti finestrini delle porte di
legno, e scuoteva il capo. A metà del secondo vagone, finalmente trovarono uno
scompartimento vuoto. Harry mise sulle reticelle il suo bagagliaio e quello di
Ginny, mentre Ron fece lo stesso con il suo e quello di Hermione. Poi i due
ragazzi si sedettero.
Ginny fece
un cenno con la testa a Hermione, e uscirono sul corridoio, per andare a
trovare alcune amiche. Incrociarono Lavanda Brown e Calì e Padma Patil, poi
videro anche Luna e Neville, che aveva una cotta stratosferica per tutte e due
le ragazzine.
Stavano per
tornare da Ron e Harry, quando la porta dello scompartimento accanto al loro si
aprì e ne uscì Adam Warrington. Ginny si sentì morire: proprio lo
scompartimento accanto a Draco dovevano prendere?
Cercò di sbrigarsi ad entrare, ma Draco ormai era uscito, e l’aveva vista. Si
guardarono negli occhi per un istante, e la ragazza poteva vedere che i suoi
occhi la interrogavano, cercando di capire i suoi pensieri. Era come se prima, tra di loro, ci fosse un muro. Quel giorno, a Diagon Alley,
un semplice sorriso rotto l’aveva buttato giù, ma c’erano ancora troppi
confini…
La ragazza
voltò la faccia, ed entrò nel suo scompartimento. Draco chiuse tristemente gli
occhi, e seguì Adam.
Hermione
era rimasta a guardare, e capiva che c’era qualcosa, in Ginny, che stava
cambiando, ma non sapeva cosa… Cosa c’entrava Malfoy? Cosa??
Entrò dagli
amici, quando il treno diede uno scossone e cadde tra le braccia di Ron.
-Ops!
–esclamò Ron, prendendola tra le braccia velocemente per non farla cadere.
Hermione arrossì, e mormorò qualcosa come un:-Grazie-
poi si sedette accanto al rosso, con lo spiacevole desiderio di mettersi un
sacchetto in testa, ma aveva impressione che avrebbe preso fuoco per quanto era
diventata rossa.
Ginny e
Harry, intanto, si erano gia accomodati: la ragazza era distesa su due posti, e
la testa era poggiata sulle ginocchia dell’altro. Ron ed Hermione li
guardarono, si guardarono e sorrisero. Allora la ragazza scivolò sui due posti
e mise la testa sulle gambe di Ron.
-Dorme… E
ha la testa sulle gambe di Potter!- sussurrò Adam,
guardando nel finestrino dello scompartimento.
-Chi?
–domandò confuso Draco.
-La Weasley!
-Ginny.
-Come vuoi.
Comunque sta dormendo, e con la testa sulle gambe di
Potter!
-Harry.
-Cosa??
-Ops,
scusa. Mi è scappato! –si scusò Draco. Poi si voltò verso il vetro, lievemente
sporco, attraverso cui vedeva gli alberi e la campagna scozzese sfrecciare
fuori.
-Draco, ma
ti piace così tanto??- esclamò Adam quando sentì
l’amico sospirare.
-Sì!!
Perché?
-Insomma,
ci sono delle così belle ragazze Serpeverde…Come Pansy! Battono Ginny 10 a 0!
-ridacchiò l’altro di risposta.
-Ahah, che
simpatico. Solo perché è una Grifondoro, non posso sospirare per lei? Non posso
fare niente se i miei occhi amano guardarla, se le mie orecchie amano sentire
la sua voce, non posso fare niente se la mia mente ama pensarla, non posso fare
niente se il mio cuore batte ogni volta che la vedo… Non posso fare niente mi
piace… Se la amo…
-Draco, è
già la seconda volta che sei così… Sdolcinato! Dio Santo, Draco, ti sei innamorato??? –esclamò Adam, come colpito da un’idea
improvvisa.
Draco non
rispose. Adam si mise a ridere.
-Non la
pensi sempre? Non vedi l’ora di incontrarla? Non la sogni
ogni notte? Non aspetti sempre che si volti verso di te e ti dica qualcosa?
Draco gli sorrise, pensieroso. –Adam, mi sa che mi sono
innamorato…
Ginny aprì
gli occhi assonnati, e si stiracchiò piano, cercando di non svegliare Harry,
Ron e Hermione. Si sedette accanto al ragazzo, e guardò fuori
dal finestrino: il cielo era rosa, striato di viola. Il sole stava
scomparendo dietro i monti, e tra due o tre ore sarebbero
arrivati.
Si voltò
verso il fratello e l’amica: erano dolcissimi! Hermione era accucciata sulle
gambe dell’altro, che dormiva con un bel sorriso in faccia.
Poi si
voltò verso Harry: i capelli neri gli coprivano la fronte e gli occhi. Glieli
ravviò dolcemente con le dita. Il ragazzo aprì gli occhi verdi insonnoliti, e
le sorrise.
-Dormi, io vado un attimo al bagno –gli sussurrò. Harry annuì e la baciò. Ginny si alzò
e uscì dallo scompartimento. Il corridoio era deserto, e fuori era già
diventato buio. Le candele, inserite in elaborati candelieri gotici chiusi ai
lati degli scompartimenti e sparse per tutto il treno, si accesero per magia.
L’ambiente venne illuminato da fiamme balenanti,
proiettando forme scure e deformi sul pavimento. Ginny si avviò a passi cauti
al bagno: quell’ambiente la inquietava un po’.
Era quasi
arrivata, quando vide una figura seduta per terra,
tenendosi le mani sulla testa.
-Ehi? Tutto
ok? –gli fece. La persona alzò la testa, e Ginny riconobbe Draco. Sobbalzò, e
cercò di voltarsi per andare via, sperando che ci fosse
un bagno anche all’altro capo del treno. Ma il ragazzo
si alzò in fretta e le prese un braccio. Ginny si voltò e spalancò gli occhi.
-Lasciami…
-Che ti
ho fatto? Che cosa ti ho fatto??? Perché sei sempre
così impaurita nei miei confronti?? Solo perché sono un Malfoy?? –esclamò,
prendendola per le spalle. La ragazza cercò di divincolarsi.
-Lasciami,
mi stai facendo male, mi fai male!!!! – urlò Ginny.
-Anche te
mi fai male, Ginny! Mi fai male qua!!! –Le prese una
mano e la posò sul proprio petto.
Ginny rimase zitta. Per la prima volta, Draco
l’aveva chiamata Ginny… No, diciamo che per la prima volta l’aveva chiamata. E…
se non era quella una dichiarazione d’amore… Draco la
conduceva verso il fondo del treno.
Cosa sto facendo… Cosa
sto facendo… Harry…
Ma la
ragazza non riusciva a rifiutare, a ribellarsi a Draco, si lasciava condurre.
Draco la portò in un vagone vuoto.
Harry… Harry… No… Draco…
Il ragazzo
le accarezzò il viso, poi la baciò. Ginny si appoggiò
alla parete.
Cosa mi ricorda questa scena?... Sì, quel giorno a Diagon Alley, con Harry, quando mi ha
baciata… Harry mi ha baciata…
Ricordandosi
questo, Ginny staccò le labbra da quelle del Serpeverde e gli mollò uno
schiaffo in piena faccia.
Draco si
ritrasse, sorpreso. Si portò una mano alla guancia destra. –Ma
che hai?
-Draco, sei
solo un ragazzino viziato, non mi avrai così facilmente. C’è gente per cui conto di più.
Detto
questo, Ginny si voltò e se ne andò. Draco sorrise,
anche se la guancia bruciava.
-Ѐ così, Ginny? Perfetto. Fai la
preziosa? Un giorno, capiterò davanti alla tua porta, e quando quel giorno
arriverà… Sarai pronta.
Finito anche questo ^__________^ Che
ne pensate? Commentate in tanti, su su su su su!!!
Rispondo a quelle povere anime che mi hanno commentato il secondo capitolo:
Romen Evans: grazie mille ^-^ Lasciamo stare sul come va
avanti, diventa peggio di Beautiful XDD Sono stata un’ora al telefono con
un’amica, a progettarla fino al ventiquattresimo e ultimo capitolo! XD
Hachi: ma ciao! Ti ho già detto il dicibile(eh?? XDD) quando ho commentato la
tua stupenda storia, che consiglio a tutti di andare a leggere! Si chiama
Waiting for The Night, è stupendosissima *.*
Ginny88 e Terry: ebbene sì, mi sono innamorata del mio Adam Y_Y Hachi ha indovinato, è
il nome del cantante dei Maroon 5 ♥.♥Lo adoro, poi vedrete in futuro… Eh eh… Ho tante sorpresine…!!
Grazie
mille! Baci baci baci baci… E potrei continuare per
molto, se la correzione automatica di Word non mettesse sotto la parola “baci”
quelle odiose righine rosse >.< Comunque, grazie mille! Ci vediamo e
leggiamo (XDDD sono completamente andata) la prossima settimana, sempre verso
lunedì… Baci e commentate in tanti(ahah fa rima)!
Capitolo 5 *** Capitolo IV - He was always there to help her ***
Capitolo IV
Capitolo IV
He was always there to
help her
L’aria che
si respira quando scendi dal treno e metti piede sulla banchina della stazione
di Hogsmeade dopo tre mesi è unica, pensò Harry mentre
scendeva dal treno scarlatto. L’atmosfera era frizzante, e il vento soffiava
freddo, spingendo il vapore su tutto il binario.
Ginny
sorrise sentendo la familiare voce:-Primo anno da
questa parte! Venite!
Si voltò, e
vide la sagoma scura che teneva stretta in una manona una lanterna.
-Ciao
Hagrid!
-Ginny!
Come ti va? Penso che ci si vede dopo a cena, il lago credo è calmo! –sorrise
l’omone, con il suo inglese sgrammaticato. La ragazza annuì, poi prese la mano
di Harry, e si diresse con lui verso le carrozze nere, trainate dai Thestral,
le creature invisibili, percettibili solo alle persone che avevano visto in
faccia la morte. Ginny vide il suo ragazzo accarezzare le bestie, e rabbrividì.
Si era dimenticata che Harry aveva vissuto in prima persona la morte, con
Cedric e con Sirius. Cercò di non pensarci, e salì sulla carrozza, seguita dal
ragazzo, Hermione, Ron e Neville. I ragazzi si sedettero nel piccolo luogo
angusto e cominciarono a parlottare del più e del
meno: di come era stata passata l’estate, delle materie, dei M.A.G.O.
imminenti, quindi dell’aumento dei compiti… Le solite cose.
Dopo dieci
minuti, arrivarono di fronte al castello. Era stupendo, come al
solito, d’altronde.
La sagoma
nera si stagliava sulle ultime luci notturne della Scozia e sulle collinette e
montagnole che gli facevano da sfondo, appollaiata su quello scoglio, mentre
sotto si sentiva lo sciacquio del mare, non troppo agitato in quella calma sera
di settembre. Sembrava davvero grandissimo, con tutte le torri, grandi e
piccole, le finestre, la sua forma irregolare a causa di qualche protuberanza
che spuntava qua e là, probabilmente dove c’era qualche passaggio segreto,
dietro un arazzo raffigurante una lotta tra troll o
una rivolta di goblin. Era assolutamente isolata da qualsiasi insediamento o
città Babbano: la stradina su cui erano appena arrivati
era sterrata, ma in lontananza si potevano notare la brughiera e i campi
disordinati, secchi, che erano appena usciti dall’influsso del periodo della
siccità. Qualche segno Babbano, però, c’era, perché in lontananza si vedevano
agglomerati di lucine che si accendevano, poi si
spegnevano per riaccendersi ancora. Era incredibile pensare che, lì dentro, si
potessero riunire migliaia di studenti provenienti da tutta Europa per prendere
lezioni sull’arte magica. A vederlo, a primo impatto, il castello poteva
sembrare freddo, distaccato, ma Harry sentì una fitta di calore familiare a
vedere la forma nera, scendendo dalla carrozza. Era tornato a casa.
Harry, Ron ed Hermione passarono il portone insieme, mentre Ginny
raggiunse delle compagne del quinto. Il terzetto entrò nella Sala d’Ingresso, così candida,
sfarzosa con le pareti di quel marmo bianco panna, e la scala lucida che
conduceva al primo piano, e dava inizio alla scalata per il castello. Le grandi
porte di quercia della Sala Grande erano aperte, e tutti gli
studenti erano impazienti di sedersi al tavolo della propria casa per
assistere allo Smistamento o, quelli più realisti, per mangiare. I tre amici
individuarono Seamus e Dean seduti al primo tavolo a destra. C’erano anche
Lavanda e Calì con loro. Tutti e tre si guardarono e storsero la bocca: quelle
due non gli erano mai state troppo simpatiche, e invece ora
Lavanda era lì… E aveva appena baciato Seamus!
-Ciao raga!
Ciao, Hermione! –esclamò il ragazzo appena li vide arrivare, e prese in braccio
Lavanda, che sorrise imbarazzata.
-Ciao!
–rispose Hermione, e si sedette accanto a Calì e Lavanda, e subito presero a
chiacchierare tutte e tre fitto fitto: Hermione, effettivamente, nell’ultimo
periodo snobbava un po’ di meno il pettegolezzo.
Secondo Ginny, stava scoprendo il vero divertimento di essere
ragazze.
-Ma dai,
ti sei messa con Seamus, è il ragazzo più carino di Grifondoro!! –disse subito
Hermione, e le altre cominciarono all’istante a fare il resoconto secondo dopo
secondo della loro storia sentimentale, cominciata durante l’estate.
Dopo che i
saluti tra i ragazzi furono finiti, Seamus diede una gomitata a Lavanda e Calì.
-Oh, certo!
–esclamò Calì, guardando l’amica, che esclamò:-Per
quanto riguarda l’anno scorso, Harry…
Harry
chiuse gli occhi. Tanto qualcuno doveva pur ricominciare.
-Ci
dispiace! –continuò Seamus. –Ѐ che… Comunque era quello che diceva l’unica fonte di informazioni
possibile! C’era solo la tua parola contro…
-E dopo
tutti gli articoli che ci eravamo sorbiti, cioè che
eri un pazzo egocentrico… -sospirò Lavanda.
-Insomma,
non era facile crederti, ma abbiamo fatto male, perché forse si doveva essere
creato un rapporto di fiducia che di solito in cinque anni si crea! –spiegò
Seamus.
-E noi
abbiamo provato a capire perché non si era creato, e forse dovremmo provare
davvero a crearlo, perché dobbiamo stare insieme, no? –sorrise imbarazzata
Calì.
-Insomma, è
l’unico modo per vincere… Per vincerlo, no? Abbiamo solo questo! –esclamò
Lavanda.
Harry
rimase senza fiato. Non sapeva che dire, era tutto così… Splendido. Non trovando parole, semplicemente annuì, sorridendo.
-Ci
dispiace, davvero-sussurrò Lavanda,
guardandolo negli occhi.
Harry annuì
ancora, sempre sorridendo. Ron gli diede una pacca sulla schiena, mentre
Hermione scoppiò a piangere.
-Ma cosa
piangi!! –esclamò Seamus ridendo.
-Ci stiamo
riuscendo davvero, noi… Almeno ci stiamo provando, siamo di
nuovo uniti, stiamo provando a sconfiggerlo!! –pianse Hermione, per poi
schizzare via al bagno, seguita da Lavanda e Calì che, sorridendo, andavano a
consolarla.
I ragazzi
rimasero soli, e come se niente fosse ripresero a chiacchierare, mentre lo
Smistamento cominciava.
-Oh, ma
dai, ti sei messo con Lavanda!
-Bè, perché
vi scaldate??? –chiese Seamus, un po’ imbarazzato ma
anche orgoglioso di tutta quella gloria.
-Ѐ la ragazza più carina di
Grifondoro! –rispose Dean.
-Ma che
dici, Dean, le più carine sono Hermione e Ginny!! Almeno è questo il pensiero
comune di tutti i Grifondoro, e anche di qualche Corvo e qualche Tasso! –spiegò
Seamus alle occhiate stupite di Ron e Harry, mentre due ragazzine si
avvicinavano intimidite al tavolo di Grifondoro,
appena Smistate.
-E a
proposito di Ginny, lo sapete che il cui presente Harry ci si è messo insieme
quest’estate? –rise Ron.
-Nooo!
–esclamarono i due amici, spalancando gli occhi.
-E il cui
presente Ron ci sta provando a tutto spiano con Hermione! –Harry si prese la
sua rivincita. Il rosso arrossì all’istante. Altri ragazzi Smistati arrivarono
al tavolo.
-Nooo!
–ripeterono i due ragazzi.
-Ma non è
vero! –tentò Ron, sapendo che in quel modo, però, non avrebbe
che confermato l’evidenza.
-Sì sì,
nega! –risero gli altri, confermando i suoi pensieri.
In quel
momento le ragazze tornarono, e il vecchio preside, Albus
Silente, si alzò lentamente. La sala divenne muta all’istante: gli
articoli sulla Gazzetta dell’anno scorso sul bizzarro preside, prontamente
smentiti quando il Ministro si era visto di fronte Voldemort in persona, non
avevano minimamente scalfito l’aura di rispetto attorno a lui.
-Benvenuti
ad un altro anno ad Hogwarts- sorrise l’uomo. –So che sarete tutti affamati, ma devo fare alcuni annunci. Come al solito, la Foresta Proibita ai limiti del castello è
inaccessibile per tutti. Vi avverto che –e qua il preside si lasciò sfuggire un sorrisetto- la palude che alla fine dell’anno scorso era
stata… Casualmente fatta comparire dai signori Weasley, è ancora nell’area est
del quinto piano, perché nonostante gli sforzi di tutto il corpo docenti, è
rimasta là.
Tutti i
ragazzi nella sala si guardarono divertiti. Sapevano benissimo che Vitious, o
la McGranitt avrebbero potuto far scomparire quella palude schioccando le dita,
ma la volevano tenere come “tributo” ai due gemelli, che per primi avevano
guidato la “resistenza” contro la Umbridge e contro il
Ministero.
-Per…
Ragioni che non dipendono dalla nostra volontà, la professoressa Umbridge non è
nello stato attuale i essere in grado di insegnare, e
il Ministero ci ha campo libero per quanto riguarda la scelta dei professori.
La sala
esplose in un boato, e tutti risero: la Umbridge era
stata portata via dai centauri nella Foresta Proibita, e una volta tornata
sembrava aver perso la ragione. Quando aveva tentato
di fuggire, Pix aveva richiamato tutta la scuola alle finestre per assistere allo
spettacolo che aveva divertito tutti: il poltergeist aveva picchiato sulla
testa la donna con i bastoni da passeggio, e nessun professore si era preso la
briga di fermarlo.
-Quindi
–continuò al preside, e la sala si zittì, ancora tra le risatine generali
–abbiamo una nuova professoressa di Difesa contro le Arti Oscure. Giovanissima,
lo ammetto, ma davvero competente. Nymphadora Tonks!
Una giovane
ragazza dai capelli corti, di uno strano colore rosa-gomma-da-masticare
entrò nella sala, sorridendo a tutti. Harry, Ginny, Ron e Hermione si
scambiarono un’occhiata sorpresa, sorridendo. Avevano conosciuto la ragazza l’anno prima, all’ordine della fenice. Era un
Auror, una dei più giovani, ed era una Metamorfomagus: poteva cioè cambiare il proprio aspetto a piacimento.
-Silente,
ti prego, chiamami solo Tonks… -fu la prima cosa che
disse, con una smorfia scocciata in faccia.
-Già!
Dimenticavo di dire che la vostra nuova professoressa… Odia
il proprio nome. Ѐ meglio che la chiamiate per cognome
–sorrise il preside.
Tonks si
sedette vicino alla professoressa McGranitt, che la salutò con un sorriso:
anche la professoressa aveva fatto parte dell’Ordine.
-Bene! Ora,
godetevi la vostra deliziosa cena!
I vassoi
apparvero su tutti i tavoli: patate al forno, pollo, carne, insalata, pasta
fredda e minestrone. Tutti ripresero tranquillamente a chiacchierare e a
mangiare. Ginny cercò di non guardare verso il tavolo di Serpeverde, ma alcune
volte lo sguardo le cadde inevitabilmente sulla
tavolata e su un Draco che come al solito teneva discorso con gli altri
Serpeverde, probabilmente discutendo gli avvenimenti dell’estate e vantandosi
di come i rispettivi genitori non avessero mai dubitato del ritorno del Signore
Oscuro.
All’improvviso,
tutti si alzarono e si diressero verso la grande porta
di legno. Ginny si guardò intorno, e vide che gli amici stavano già uscendo:
doveva essersi distratta a guardare… Si era distratta guardando in giro, sì.
No, invece! Cacchio, ma perché cercava di nascondere la realtà a se stessa?? Si
era distratta guardando Draco!!! Si alzò e uscì in
fretta, raggiungendo gli amici.
-Ehi,
grazie per avermi aspettata!! –esclamò la ragazza con una mezza smorfia
scocciata dipinta in faccia.
-Ohi ma eri
tutta assorta nei tuoi pensieri! –rispose Hermione.
-Dai, non
ti offendere-rise Seamus.
-E chi si
offende, basta che la prossima volta mi aspettiate –ridacchiò la rossa, poi si
rilassò nell’abbraccio di Harry e insieme ai suoi amici si diresse verso la
Sala Comune. Era così felice, che quasi non si accorse di essere passata
accanto a Draco, che l’aveva osservata, aveva cercato i suoi occhi, i suoi
grandi occhi verdi, che però erano tutti per Potter, come prima sul treno erano
stati tutti per lui.
Ginny corse
giù per le scale del settimo piano, aggiustandosi la borsa sulla spalla e
scacciando i capelli da davanti gli occhi. Era solo il primo giorno e lei era
già in ritardo, bell’inizio del quinto anno… Arrivò in un attimo alle scale che
portavano dal primo piano al Salone d’Ingresso e alle grandi scalinate di marmo
bianco. Le scale scendevano ancora, per andare nel dormitorio Serpeverde. E proprio da queste, arrivò uno studente affannato,
probabilmente anche lui in ritardo. Ma… Quella testa bionda la conosceva troppo
bene: Draco… Fece la superiore, cosa che aveva proprio nel sangue, avendo un
fratello come Ron che, a ogni litigio, era troppo
orgoglioso per ammettere di aver torto. Il biondo non ebbe alcuna reazione nel
vederla: stessa arma, l’orgoglio. Tutti e due
procederono a testa alta, e per un attimo i loro occhi si incontrarono, come il
giorno prima si erano incontrati sul treno. Ginny sentì il cuore che saltava un
battito, ma questa sensazione rimase solo nel suo
corpo, non scivolò fuori come una pellicola che l’avvolgeva, la pellicola era
dentro, che la stringeva. Ma fuori rimase la Ginny
altezzosa che passò oltre e corse nella Sala Grande per arrivare dietro Potter,
seduto al tavolo di Grifondoro. La ragazza sorrise
agli amici, e coprì gli occhi del ragazzo con le mani.
-Chi sono? –chiese sorridendo. Harry si voltò e la prese tra le
sue braccia.
-Il mio
amore. –rispose lui con lo stesso sorriso dolce e felice della ragazza. Ginny
si mise seduta accanto a lui e cominciò a mangiare con calma, anche se sapeva
benissimo di essere in ritardo. Infatti gli amici la
esortarono.
-Eddai,
arrivi in ritardo e vuoi anche mangiare! –rise suo fratello Ron. Ginny si alzò
scocciata, e gli diede una spintarella, facendo l’offesa. Poi scoppiò a ridere.
-Io devo
andare che ho Cura delle Creature Magiche… Chissà che ha preparato Hagrid… -sospirò Ginny, fermandosi nella Sala d’Ingresso e alzando
gli occhi al cielo.
-E noi
abbiamo doppie pozioni, bel modo per cominciare il lunedì! –sbuffò Harry.
-Con i
Serpeverde, poi…! –si lamentò Ron.
-Oh che
pizza, sempre a lamentarvi, voi! –li rimproverò Hermione, e
dopo aver salutato l’amica, li trascinò nei sotterranei.
-Hermione,
guarda, ho una bella idea… Facciamo sega! –esclamò
Harry.
-Lo sai che
vuol dire “sega”, Herm? Ѐ un modo dialettale per dire che saltiamo le lezioni… -cominciò Ron, spiegando molto
lentamente, come se dovesse insegnare una parola completamente nuova a una
persona.
-Oh,
deficiente!!! Lo so che vuol dire fare sega, eh! Solo
perché….
-…sei una secchiona? -la aiutò Ron. Harry cominciò a ridere come un
pazzo.
-Ron
basta!! Mi dai sui nervi quando mi chiami
secchiona!!!! –si spazientì la ragazza, e accelerò il passo verso l’aula di
Pozioni. Ron la seguì, e anche Harry, che aveva appena smesso di ridere.
-Hey, Herm,
che ti sei offesa? No, Hermione, sul serio, scusa! –disse Ron, inseguendola per
tutto il corridoio.
-No, basta,
mi avete davvero rotto! –rispose scocciata Hermione, ed entrò nella classe,
sedendosi a un banco da sola. Harry e Ron, sconsolati,
si guardarono e si sedettero al loro solito banco, che era piuttosto lontano
dal banco scelto appositamente da Hermione. Piton
entrò nella stanza, sbattendo la porta.
-Ha sempre
l’aria da incazzato, ma che a questo gli girano sempre?? –sussurrò Ron, e Harry
cominciò a ridacchiare, smettendo all’istante appena Piton si voltò.
-Siete
tutti qua… Ciò significa che avete tutti strappato almeno un O all’esame dei
G.U.F.O…. Il che, per alcuni, è davvero sorprendente –e lanciò un’occhiata allusiva a Ron, a Neville e a Harry. –Quindi,
sarete in questa classe per almeno altri due anni, se supererete gli esami in
una volta… Altrimenti il congedo sarà più distante… -e sospirò, alquanto
scocciato da queste considerazioni.
Stava per
riprendere a parlare, quando bussarono alla porta.
-Chi è?
–chiese acido. La porta si aprì, e quattro ragazzine del quinto anno si
affacciarono nell’aula. Tra queste c’era anche Ginny, che salutò con un sorriso
gli amici, e guardò interrogativa Hermione, seduta molto distante dai due
amici.
-Mi scusi,
signore, ma il nostro professore di Cura delle Creature Magiche ha avuto un
incidente, e ci hanno divisi nelle classi. –Ginny fu
la prima ad avere il coraggio di parlare.
Piton
sospirò. –D’accordo, d’accordo, sedetevi ai posti liberi! –esclamò irritato.
Ginny subito si mise accanto a Hermione, che prima di lasciarla parlare chiese
subito:-Cos’ha Hagrid?
-Ѐ stato punto da un Billywig, uno di
quegli insetti simili alle api, e ora sta levitando. Gli effetti dureranno per un’ora circa… -sospirò la ragazza.
La voce di
Draco arrivò da dietro, beffarda e sogghignante. –Pensa quando svaniscono gli
effetti che tonfo che farà quel deficiente… Chissà se si aprirà una voragine!
–ridacchiò maligno.
Hermione si
girò, pronta a dirgliene quattro, ma Ginny la voltò scocciata.
-Lascia perdere, Herm, non ne vale la pena. –disse semplicemente, senza neanche
voltarsi. Hermione la guardò, ma non disse nulla e si girò.
Adam
Warrington, che era accanto a Draco, la guardò a bocca aperta, e si scambiò con
Draco uno sguardo stupito. Subito però la solita smorfia scocciata e beffarda
prese il posto dello stupore sulla faccia di Draco.
-Prima che mi interrompessero… -e Piton guardò scocciato verso le
quattro ragazzine –vi voglio dire che oggi faremo la pozione della crescita.
Applicata su una parte del corpo a scelta, la fa crescere. Alla fine della
lezione, la applicheremo sui capelli di una ragazza, se la pozione sarà stata
distillata in modo corretto, i capelli cresceranno, altrimenti si accorceranno
sempre di più.
Il
professore si voltò verso il banco dove sedevano Hermione e Ginny.
-Perfetto,
quello mi ammazza i capelli! –sussurrò Ginny.
-Nono, li
ammazza a me, tu te ne vai alla prima ora… -sospirò
sconsolata l’altra, poi si alzò per andare a prendere gli ingredienti necessari
nell’armadietto sul fondo dell’aula.
-Senti, ma
perché non stai vicino a Harry e Ron? –chiese la rossa
appena l’amica fu tornata a posto.
-Perché mi
chiamano secchiona e io mi sono rotta! –sibilò
Hermione, accendendo con rabbia il fuoco sotto il calderone con un colpo di
bacchetta.
-Ok, calma!
–rispose spaventata Ginny, vedendo le scintille uscire dalla bacchetta di
Hermione. La aiutò a pelare, affettare e tritare gli ingredienti. Quando stava per finire l’ora, Hermione prese il coraggio.
-Gin… Che
hai?
-Niente
–rispose tranquillamente l’altra.
-Senti, se
non vuoi parlarne con me, è ok! Cioè, insomma, non
tanto perché dovrei essere la tua migliore amica, comunque soprassediamo! Ma almeno parlane con Harry! Lui è sempre qua per aiutarti!
–bisbigliò in fretta e concitata Hermione.
Ginny, che
non aveva alzato gli occhi dal suo Grinzafico, si voltò verso la ragazza.
-Vuoi
sapere che ho? Draco Malfoy mi ha detto che mi ama e mi ha baciata!!
–disse sottovoce, arrabbiata.
-Cosa
succede, signorina Granger? Signorina Weasley? –fece infastidito Piton, ma in parte divertito.
-Assolutamente
niente –rispose Ginny, perché Hermione sembrava troppo scossa per parlare.
-Non sembra,
in quanto la signorina Granger ha urlato nel bel mezzo
della mia lezione! Signor Warrington, si metta al posto della signorina
Weasley. –decretò calmissimo Piton.
-No, la
prego, professore! –esclamò Ginny alzandosi in piedi di scatto. Adam ne approfittò per toglierle la sedia, e accomodarsi. La
ragazza si voltò, e lo vide seduto.
-Alzati
immediatamente! –gli intimò. Adam le sorrise alzando
un sopracciglio.
-Non ci penso neppure, vatti a sedere al posto mio –le rispose Adam, alludendo al suo posto accanto a
Draco. Ginny si arrabbiò ancora di più.
-Ti ho
detto di alzarti!! –quasi gli urlò in faccia. Ormai
tutta la classe li stava osservando. Ginny era rossa in faccia dalla rabbia, e
Adam era parecchio divertito, quasi quanto Piton. Gli unici che se la godevano
poco erano i diretti interessati, Draco e Ginny.
-Signorina
Weasley, vada a mettersi subito accanto al signor Malfoy.
-Tu questa
me la paghi –sibilò Ginny all’indirizzo di Warrington,
che finalmente aveva raggiunto il suo scopo, far sedere Draco e Ginny vicini. Le sorrise sarcastico, e si mise a lavorare al calderone di
Hermione come se niente fosse.
Draco
sembrava come schifato, ma era tutta impressione esterna, perché dentro, il
cuore aveva accelerato, lo stomaco era stretto in un nodo, non riusciva a
respirare bene.. La sua ragazza con il sorriso rotto
si stava per sedere accanto a lui. Come al solito,
tutti i suoi sentimenti rimasero nella sua mente, e il suo viso rimase
impassibile, nulla era sfuggito al di fuori del corpo.
Ginny si
sedette su una sedia, e incrociò le braccia, alquanto contrariata. Draco la
guardò, e quasi gli scappò da ridere: era troppo carina, con quella smorfia
infastidita in faccia, gli occhioni verdi corrucciati, la bocca rossa e piccola
arricciata, e i capelli rossi che le cadevano sulle spalle, e un ciuffo che le
solcava la faccia.
Si voltò
subito, per non lasciar trasparire nessun sentimento, e riprese a intagliare la corteccia del suo Napellus, per poi buttarla
nel calderone. Una campana magicamente amplificata suonò, segnalando la fine
della prima ora. Ginny incrociò lo sguardo delle sue amiche del quinto, e si
alzò.
-Professore,
noi dovremmo andare.
-E
andate. –rispose asciutto Piton.
Le ragazze
uscirono silenziosamente dalla classe, a parte Ginny che si voltò e lanciò un bacio
a Harry e gli fece l’occhiolino.
Hermione
osservò l’amica uscire, e pensò a quello che le aveva detto.
Draco Malfoy… Impossibile.
-Lavanda,
ma fatteli tagliare, no?
-Sì, e ti
pare facile, Madama Chips ora non c’è, e durante le lezioni non mi ha fatto andare nessuno!
Harry, Ron,
Hermione, Seamus, Dean e Lavanda entrarono nella Sala
Grande per pranzare. Le ragazze avevano i capelli lunghi fino al fondoschiena,
perché naturalmente Piton aveva scelto loro come “cavie” per la pozione di
crescita.
Arrivò
Ginny, trafelata. –Ciao ragazzi! Sono dovuta andare in biblioteca per una
ricerca, e per sbaglio mi è caduto l’inchiostro su un libro, e stavo per farlo
sparire con un incantesimo quando la Pince mi ha scoperta, e allora ha
cominciato a strillare, e tutti i libri che avevo preso hanno cominciato a
picchiarmi in testa, e sono dovuta correre via!
Gli altri
risero, e Lavanda si ravviò i capelli neri ricci dietro le spalle.
-Ma…?
–esclamò sorpresa Ginny alla vista dei capelli lunghissimi, e lasciò la domanda
a metà.
-Quello
stronzo di Piton ha provato la pozione di crescita su noi due!!!
–spiegò Lavanda, indicando Hermione.
-…Uao.
Si
sedettero al tavolo Grifondoro ridendo, e Hermione si mise subito accanto a
Ginny.
-Ginny ti
prego dimmi che stai scherzando.
Ginny la
guardò, cercando di dimostrarsi distaccata. Dallo sguardo di Hermione, la cosa
funzionava.
-Se vuoi,
te lo dico.
-Quando è
successo?
-Ieri sul
treno –rispose freddamente.
-Ginny, e
che avevi quest’estate??
La ragazza
si alzò in piedi:-Non sto scherzando, ok?? E per quanto riguarda quest’estate… Fatti miei!! –gridò
Ginny, sentendo il familiare nodo doloroso alla gola. Corse fuori
dalla Sala in fretta. Harry si alzò per correrle dietro, ma Lavanda lo
bloccò.
-Harry,
lascia stare. Lasciala sola. –Il ragazzo obbedì, a malincuore.
Ginny salì
le scale due scalini alla volta, e sentì le lacrime scorrerle per il viso.
Quante volte aveva pianto negli ultimi quattro mesi?
-Ehi, ma
che hai?
Due braccia
l’avevano bloccata mentre stava per salire le scale del primo piano. La ragazza
alzò lo sguardo e vide le iridi nocciola di Adam che
la guardavano.
-Oh… Ho
tutto, tutto! Ho che il tuo amico ieri mi ha detto che mi ama, mi ha baciata, ed è diverso, è dolce, è strano, e anche quest’estate
a Diagon Alley, era diverso dal solito, e io mi sono innamorata, mi sono
innamorata di una persona che non è Harry ma è Draco, ma io non voglio avere
niente a che fare con lui, è solo un ragazzino vietato, fino a due giorni fa mi
chiamava vergogna della razza dei maghi, a me e a mio fratello, e come posso
essermi innamorata di lui?? –terminò Ginny, singhiozzando.
Adam rimase
pietrificato, e tutto quello che potè fare fu far piangere Ginny tra le sue
braccia e consolarla con delle carezze sulla testa.
-Adam, ti
prego, non dire nulla a Draco… Ti prego… -sussurrò
Ginny, prima di scappare su per le scale, lasciando Warrington seduto sulle
scale, con i suoi pensieri, solo.
Rieccomi qua, sono il vostro
peggiore incubo è_é Avete commentato in pochissimi ç.ç Raga, ma così mi deprimo
e non scrivo più! Che disperazione… T.T Ora che ci
faccio caso, su tre faccine che ho usato, tutte e tre erano tristi o incazzose,
quindi… ^_____________^ Super mega smile! ^^ Rispondo a quelle povere anime che
commentano(glascieeee *.*):
Hachi: Sao bella! Guarda, mi ci sono pure iscritta a FreeForum Zone, è che non
ho mai tanto tempo per collegarmi ^^; Appena posso vengo a dare
un’occhiatina ^^ Il mio Adam… Bè, Adam è un mito, punto e basta. Non
voglio sentire storie se poi vi innamorate di lui,
eh?? Lui è mio. Scheeeeeeeerzo, naturalmente(no, non scherzo.)!! ^.^ Gli Weasley
sono dei miti, e anche loro sono miei >___< Vabbè, la smetto. Grazie, comunque, e continua a commentare! E
aggiorna la tua stupendosissima ficcy!!
Romen Evans: Ma grazie *.* Sei la mia lettrice più
appassionata, è dal primo capitolo che mi commenti ç.ç Grazie, grazie ç.ç Me
commossa *__*
Terry: Lasciamo perdere chi piace e non piace a Ginny… Quella ragazza è
parecchio indecisa XDD Bacioni!
Capitolo 6 *** Capitolo V - She always belonged to someone else ***
Capitolo V
Capitolo V
She always belonged to someone else
-Bravi! Complimenti, siete riusciti a litigare anche con
Herm, che vi sopporta sempre e non dice mai nulla! –sibilò Ginny. La situazione
nella Sala Comune di Grifondoro era abbastanza tesa: Hermione, Ron e Harry
avevano litigato, e ora la ragazza era accovacciata su una poltrona rossa
cremisi, di fronte al fuoco, da sola, e i due ragazzi erano su un divanetto, a
testa bassa, ascoltandosi il rimprovero di Ginny.
-Ora voi due alzate il sederino e le andate a chiedere
scusa! –sussurrò inviperita la rossa. –Lo sapete benissimo che lei odia quando
la chiamate secchiona e tirate fuori quel repertorio di battutine vecchio come
il mondo!! E tu, Ron, dovresti saperlo meglio di tutti, perché se non sbaglio
sei tu quello che l’ha difesa a costo di beccarti una punizione, quando Piton
l’ha chiamata “insopportabile miss so-tutto”!
Ron osservò la sorellina, imbarazzato: sua sorella gli stava
dando una lezione di vita… Sì, suonava bene, “Come non offendere la ragazza di
cui siete innamorati da tre anni in 10 semplici lezioni, impartite niente popò
di meno che dalla vostra sorellina, più bassa di voi di almeno tutta la testa,
che si è appena presa la sua prima cotta”.
Harry rimase a testa bassa, ascoltando la ragazza e riconoscendo
che aveva ragione: non poté però non pensare che era proprio questa sua
capacità di spiegare i sentimenti delle persone così facilmente, e fare sempre
da “paciere”, che lo aveva fatto innamorare di lei.
Ginny, vedendo che i due ragazzi non avevano intenzione di
chiedere scusa a Hermione, orgogliosi com’erano, si alzò e si diresse verso la
poltrona rossa: anche lei aveva un conto in sospeso con l’amica…
Guardo lo schienale della poltrona, troppo grande per
Hermione, che non si vedeva per niente, né la testa, né una minima parte: un
braccio, il ginocchio, un piede che spuntasse fuori, freddoloso come la
padrona… Niente. Hermione era stata totalmente ingoiata da quella calda
poltrona. Ginny si sedette sul bracciolo, ma Hermione non si voltò: continuò a
fissare il fuoco, con i capelli ricci che le coprivano il viso.
-Ma che fai anche l’offesa? –si lasciò scappare Ginny, e si
mise subito le mani sulla bocca, come se potessero riportare indietro le parole
sarcastiche che aveva lanciato.
Hermione si voltò sorpresa, e quando vide la rossa scoppiò a
ridere, scuotendo i capelli e portandoseli dietro l’orecchio.
-Pensavo fossi uno di quegli scemi! –sorrise.
-Ah ecco, qua l’offesa dovrei essere io! –ribattè ironica
l’amica. Le due si guardarono, scoppiarono a ridere e si abbracciarono.
-Mi dispiace davvero, Gin. Sai… Non è una cosa semplice da
sentire! Io… Io non intendo, che so, che stiate male insieme, ma che… Insomma…
Le vostre famiglie sono “avverse”! Per lui sei come un sangue “sporco”, quasi
quanto me! Pensi che… Che sia vero quello che ti ha detto? –chiese Hermione,
prima di riuscirsi a fermare. Sospirò: ormai l’aveva detto.
-Pensi che io non me lo chieda? Eppure… Ѐ strano, non so come dire: lo sai
che tipo è! Quando ci vede, fa sempre quella faccia schifata, e giù battutine
su lavoro di papà, su casa, su mamma… E invece…
Senza rendersene conto, Ginny si ritrovò a raccontare tutto
quello che era successo durante l’estate, compreso l’incontro a Diagon Alley e
l’incontro del giorno prima sul treno. Si ritrovò a raccontare anche di Adam
Warrington, che sembrava essere l’unico che la potesse capire.
-Ma… Ginny! Hai detto tutte quelle cose a Adam? Il migliore
amico di Draco! Entro due giorni Draco lo saprà di sicuro!! -esclamò Hermione,
sentendo una punta di gelosia dentro di sé: insomma, lei era la migliore amica
di Ginny, e lei a chi andava a spifferare tutto? Al migliore amico del suo
“principe azzurro”, un Serpeverde, ad Adam Warrington! Si riprese, dopotutto,
durante il primo innamoramento, tutto era concesso! Si ricordò di quando lei si
era innamorata… Al terzo, più o meno, quando aveva litigato con Ron, e ne
sentiva tremendamente la mancanza, e ogni giorno piangeva da Hagrid,
trascurando anche lo studio, e quando aveva saltato Incantesimi perché si era
addormentata in Sala Comune, sognando dolcemente lei e Ron… Eh già, era proprio
il fratellone della sua migliore amica il suo “principe azzurro”…! E lei ne era
davvero innamorata. Si riscosse dai suoi sogni: c’era una nuova “cotta” che
aleggiava dolcemente sulle teste di Grifondoro e Serpeverde, unendo le due case
rivali in un amore fatto di attimi nascosti e parole non dette, un amore oltre
ogni punteggio e oltre ogni coppa a fine anno.
Ma… C’era una nota stonata in quella dolce canzone
silenziosa: Harry. “L’eroe dei due mondi”, come lo prendevano in giro gli
amici, era di troppo. C’era un terzo incomodo in quella storia.
-Chissà come ci rimarrà male –pensò Hermione. –Con chi lo
sistemiamo, Harry? –si disse tra sé: non valutò nemmeno lontanamente l’ipotesi
che forse la storia d’amore tra Harry e Ginny potesse anche solo continuare.
Ginny e Draco stavano troppo bene insieme, erano la coppia perfetta: ghiaccio e
fuoco, insomma, giorno e notte…
-Ehi, a che pensi? –chiese di colpo Ginny. Hermione
sobbalzò: come sempre, si era immersa nei suoi pensieri, e aveva lasciato
perdere il mondo intorno.
-Come al solito ho cominciato a pensare una cosa e sono
arrivata a pensarne una completamente diversa! –sospirò.
-Cioè? –chiese curiosa la rossa.
-Che tu e Draco sembrate ghiaccio e fuoco, notte e giorno…
Insomma, opposti in tutti i sensi! Però, se ci pensi bene, la notte senza il
giorno non ha senso! Insomma, per me siete la coppia perfetta… Mi dispiace per
Harry, però…
-Hermione! Non ci pensare neanche! Harry mi… Vuole bene
davvero, e io non posso… Lasciarlo così, solo perché ora vado di moda per Draco
Malfoy, che potrebbe lasciarmi tra due settimane quando Pansy Pankinson sarà di
nuovo il top del top! –sussurrò Ginny, perché sapeva che se non si fosse
controllata, avrebbe di sicuro urlato. Draco riusciva a sortirle sempre
quell’effetto… Oh, stupido Serpeverde presuntuoso!!
-Lui ti ama, non ti
vuole semplicemente bene, e lo sai anche tu che non sei giusto che tu stia con
lui, quando sei tu quella che gli vuole “solo” bene!
-Herm, ti prego, non sono in vena di ramanzina e lezione di
vita… -disse stancamente Ginny.
-D’accordo, d’accordo! Però ne parliamo domani, ok? –si
arrese Hermione, vedendo l’amica stanca. Doveva esser stato un primo giorno
davvero tremendo, anche se non si poteva dire che non fosse stato fruttuoso.
Ginny annuì, sorridendo, e si alzò. –E detto questo, me ne
vado a nanna! –esclamò, dando un bacio sulla guancia all’amica.
-Io arrivo tra poco –rispose Hermione, osservandola
dirigersi verso il divanetto dove erano seduti il fratello e il ragazzo, e
augurare la buonanotte a tutti e due. Poi la rossa sussurrò furiosamente
qualcosa nell’orecchio del fratello, e questo di risposta la guardò con gli
occhi spalancati. Harry si voltò verso l’amico, e gli chiese qualcosa, e Ron
scosse la testa, ancora con gli occhi sbarrati. Hermione si ritrovò a invidiare
l’amica, per il bellissimo rapporto che aveva con il fratello.
-Ciao, Herm.
La ragazza sobbalzò di nuovo: era troppo distratta, in quel
periodo! Sempre a pensare a Ron di qua e Ron di là… Ecco, si stava distraendo
di nuovo!! Si voltò, e vide Harry seduto esattamente dove prima si trovava la
sua ragazza.
-Ciao. –disse lei, cercando di sembrare più fredda e
distaccata possibile. Harry la osservò, e vedendola così distante, si
scoraggiò: era partito con le migliori intenzioni, ma Hermione, in questi casi,
aveva il potere di far sentire in colpa chiunque, anche le persone più orgogliose
come Ron.
-Al tuo amico pesa? –domandò aspra, vedendo che Ron non si
degnava di avvicinarsi, ma che rimaneva davanti al fuoco, con lo sguardo
vitreo.
-Pesa cosa? –domandò confuso l’amico. Hermione si voltò
verso di lui.
-Hai capito benissimo di cosa parlo! –sussurrò infuriata,
non voleva che Ron la sentisse arrabbiarsi per lui: ogni indizio poteva portare
alla scoperta della verità… Che era innamorata di quello… Sgorbio antipatico e
presuntuoso che la chiamava secchiona, e con cui lei amava litigare.
-Ho capito che sei troppo arrabbiata con Ron per prendere
anche solo in considerazione l’idea di fare pace con me… -sospirò Harry,
aspettando la reazione di Hermione. Si divertiva troppo a farla incavolare,
perché faceva morire dal ridere quando si arrabbiava per Ron: diventava tutta
rossa, non solo per l’ira, e cominciava a balbettare, a toccarsi i capelli
ricci e ad aggiustarseli, e parlava sottovoce, perché non voleva urlare per
Ron, e non per non “urtarlo”, ma non voleva che lui pensasse che per lei valeva
talmente tanto da farla sbraitare.
-Ma no… Ѐ che… Lo
sapete che odio quando mi chiamate secchiona, specie il tuo amico, e tu vai
dietro a lui!
-Mi dispiace… Davvero! –si scusò Harry, a testa bassa.
-Guarda la gente negli occhi quando ti scusi! –ribattè aspra
Hermione. Harry la guardò confuso.
-Cosa?
-Ti stavo dando una lezione una lezione di galateo, zotico
che non sei altro –rise Hermione, e abbracciò l’amico. –Ѐ l’ultima volta che ti voglio
sentire chiamarmi secchiona, hai capito?
-E per quanto riguarda “il mio amico”? –domandò Harry.
Hermione arrossì, e Harry la guardò. I due sguardi si incrociarono, e Hermione
capì: Harry sapeva tutto. Sapeva che lei era innamorata del suo amico, sapeva
che era cominciato tutto tre anni fa, sapeva che era la sua prima cotta,
sapeva… Sapeva.
-Buonanotte, Herm –disse a voce alta, e dopo averle
scompigliato i capelli sparì nel dormitorio maschile.
-Ѐ anche l’ultima volta che ti voglio
vedere scompigliarmi i capelli! –gli urlò dietro, poi si guardò intorno. La
sala comune era deserta, c’era solo lei su quella poltrona scarlatta a sinistra
del fuoco, e Ron, seduto sul divanetto dalla parte opposta del camino.
Hermione si acciambellò come un gatto nella poltrona, pronta
ad aspettare finchè Ron non le avesse chiesto scusa. Ma non intendeva corrergli
dietro. E se si fosse alzato e avesse fatto per andare nel dormitorio? Lei che
avrebbe fatto? L’avrebbe fermato?
Poggiò la testa sul bracciolo, ancora caldo dal corpo di
Ginny e Harry. Senza rendersene conto, scivolò nel sonno, tra le braccia dei
sogni. E si risvegliò tra un altro paia di braccia. Aprì lentamente gli occhi,
era ancora notte? Sì, i suoi occhi guizzarono subito verso il fuoco, che era
l’unica fonte di luce nella stanza deserta, poi cercarono subito il viso della
persona che la stava tenendo tra le braccia: si voltò e vide Ron, che dormiva
su quella piccola parte di poltrona che lei aveva lasciato, stringendola tra le
braccia, come se dovesse scappare, e lui la volesse tenere, la volesse tenere
con sé.
-Io non scappo… -sussurrò lei, accarezzandogli il viso con
le piccole mani. Ron aprì gli occhi azzurri, e le sorrise.
-Cosa dicevi? –le chiese sottovoce.
-Che io non scapperò mai, sarò sempre con te… -rispose piano
la ragazza, abbassando il viso. Non riusciva a reggere lo sguardo di quei due
occhi azzurri. Ron le prese il viso tra le mani, e glielo sollevò.
-E io non ti lascerò mai andare… Perché io senza di te non
vivo… -mormorò il ragazzo, prima di baciarla dolcemente.
-E meno male che arrivavi tra poco! Scusa, ma hai passato la
notte in Sala Comune? Sei salita su solo alle sette per vestirti! –esclamò
Ginny, mentre lei e Hermione scendevano le scale del quinto piano.
-Senti, facciamo finta di non conoscerci, per piacere!
–esclamò in fretta Hermione.
-Ancora con questa storia? Te l’ho detto, ad Erbologia,
ieri, mi si è macchiata, e mi sono dimenticata di metterla davanti al fuoco
dopo averla lavata!
Ginny vestiva con una versione “alternativa” della divisa,
alquanto variopinta: indossava una gonna a pieghe identica alla solita, ma era
rosa scuro, poi una camicetta rosa, e un maglioncino aperto a righe rosa e
bianche. Per rimanere in tema, le calze erano a righe rosa e fucsia e aveva
trovato un paio di ballerine rosa. Era come se nel suo armadio fossero
scoppiati dei barattoli di vernice. Inoltre, si era fatta due codine alte.
Hermione, dopo averla vista, era andata via facendo finta di non conoscerla.
-D’accordo… -sospirò Hermione.
-Ok! –sorrise allegramente Ginny, poi ricominciò a
tempestarla di domande. –Allora, hai fatto pace con Harry? E
con Ron? Hai dormito nella Sala Comune? Come mai? Eri con Ron?
Hermione la fissò con gli occhi spalancati.
-Ok, capito. Troppe domande. Almeno mi dici se hai fatto
pace con Ron e Harry? –disse subito Ginny.
-Mh… Sì –sorrise Hermione, facendole l’occhiolino. Ginny la
fissò, scombussolata.
-Certo che sei proprio strana!
-Cercherò di prenderlo come un
complimento- sospirò Hermione, scendendo le scale a testa alta.
Pensò a quello che aveva detto all’amica: sì, con Harry
aveva fatto pace, ma con Ron? Quel bacio, per lui cosa aveva significato? Per
lei, davvero molto. Tutti i sogni che aveva fatto a
occhi aperti per ore nella sua camera durante l’estate, da tre anni a quella
parte erano forse diventati realtà? Lei e Ron stavano
davvero insieme?
Senza rendersene conto, andò a sbattere contro il portone
della Sala Grande, e cadde a terra.
-Herm… Pfff… -esclamò Ginny, correndo verso l’amica e
cercando di non ridere. La aiutò a rialzarsi.
-Sono solo distratta in questo
periodo –biascicò
la ragazza, con una voce impastata. Si ravviò confusamente i capelli ricci, che
ricaddero a ciuffi scomposti sul viso, ed entrò nella Sala Grande, dirigendosi
verso il tavolo Grifondoro. Poi vide dei capelli rossi troppo conosciuti. Ron! Spalancò gli occhi, e si sedette al
posto libero accanto a lui.
-Emh… Ciao –fece lui, imbarazzato, quando la vide sedersi
accanto a lui, sistemarsi la gonna a pieghe e ravviarsi i capelli dietro le
piccole orecchie.
Lei si voltò, sorpresa, e arrossì:-Ciao
–gli sorrise, con un sorriso dolcissimo, il sorriso di una ragazza innamorata,
poi si servì di torta di mele e succo d’arancia.
Ron, non sapendo che fare, si girò indeciso verso Harry,
Dean e Seamus, informati degli avvenimenti della notte.
-Insomma, la baci e poi le dici solo ‘ciao’? –sussurrò
Seamus, che ormai in fatto di ragazze si
auto-considerava un esperto.
-State insieme? –incalzò Dean.
-Lei che ne pensa? –domandò a bassa voce Harry. Ron
indietreggiò lievemente, spiazzato da tutte quelle domande.
-Ѐ proprio questo! Non so se stiamo
insieme, non so cosa pensi lei… -sospirò sconsolato il
rosso.
-Insomma, vorresti stare insieme a
lei??
-Certo! –rispose subito Ron alla domanda di Harry.
-E allora falle vedere chi sei!
–ribattè Seamus.
-Capisci al volo –gli ammiccò Dean, facendo un cenno con la testa
verso Hermione.
Ron sentì il cuore battere forte. Baciarla un’altra volta…
Non chiedeva altro, i ragazzi di Grifondoro non sarebbero stati un problema,
anzi: voleva far capire a tutti, lei per prima, che l’amava così tanto da non
vergognarsi di niente e di nessuno. Ron si voltò, e Hermione alzò lo sguardo in
fretta, arrossendo. Gli sorrise di nuovo, un po’
spaventata, imbarazzata e tanto innamorata.
Aprì la bocca per dire qualcosa, ma Ron la bloccò, e la baciò.
L’intero tavolo di Grifondoro scoppiò in un’ovazione: tutti applaudirono,
urlarono e fischiarono. I Serpeverde, Corvonero e Tassorosso si voltarono, per
vedere cosa succedeva, e questi ultimi due si unirono all’ovazione. Solo i
Serpeverde rimasero interdetti, e tornarono subito a mangiare, una coppia di
stupidi fidanzatini Grifondoro non era certo loro affare. Draco vide con la
coda dell’occhio Ginny, raggiante in viso, che rideva applaudendo, abbracciata
a Potter. Si voltò, non voleva che lo vedessero guardare quella coppietta
Grifondoro, e poi non riusciva a guardare Ginny e Harry insieme, lo uccideva…
I Grifondoro cominciarono a battere le mani, intonando un
coro: “Bacio, bacio!”
Hermione si voltò seccata verso i compagni. –Ma non vedete
che ce lo stiamo già dando?
Tutti risero, e i due ragazzi si sorrisero timidamente. Ron,
vincendo l’imbarazzo, prese Hermione per mano. Hermione, che aveva abbassato lo
sguardo per controllare i suoi libri nella borsa di pelle, lo guardò sorpresa,
e lui le diede un bacio sulla guancia.
Intanto tutti si erano alzati, e Harry e Ginny avevano
raggiunto i due ragazzi.
-Dai, abbiamo Cura delle Creature Magiche!
–esclamò Harry, facendoli alzare in piedi. Ron teneva sempre la mano di
Hermione.
-Io ho Aritmanzia… E mi sento fiacca… Uffa, non ho proprio
voglia… -si lamentò Ginny.
-Non provare a bigiare, eh? –la ammonì Hermione. Ginny rise,
anche se effettivamente gli occhi erano un po’ stanchi e lucidi, “occhi da
febbre”.
-Ci vediamo a pranzo! –sorrise Ginny, quando uscirono dalla
Sala Grande, e si diresse verso la scala di marmo. I tre ragazzi, invece,
uscirono in giardino, attraversarono i prati e arrivarono di fronte alla
capanna di Hagrid. L’omone era già pronto, anche se ogni tanto levitava di
mezzo metro dal suolo, reduce della puntura del Billywig.
-Speriamo bene… -sospirò Ron.
-Quindi, per la prossima volta, voglio semplicemente la
storia delle Arti Oscure, se avete preso appunti non dovrebbe
essere difficile. Aiutatevi anche con il libro, se volete, pagina
12, riporta semplicemente quello che vi ho detto io, con qualche
dettaglio in meno! A mercoledì.
I ragazzi del sesto anno di Grifondoro uscirono dall’aula di
Difesa Contro le Arti Oscure, e Harry, Ron e Hermione uscirono per ultimi,
insieme a Tonks.
-E ora ti dobbiamo chiamare
professoressa? –stava ridendo Hermione, che era di nuovo per mano a Ron. Tonks
lanciò una fugace occhiata alle due mani intrecciate, ma non disse niente e
sorrise solo.
-Ma quando mai, io per voi sarò sempre
Tonks! –rise di risposta la ragazza dai capelli rosa acceso.
-Andiamo, Ginny ci starà aspettando –incalzò Harry.
-Ginny credo sia in infermeria, ha avuto un po’ di febbre
durante Aritmanzia. –intervenne Tonks. –L’ho sentito mentre salivo su alle
nove.
-Andiamo a trovarla! –esclamò Ron.
-Non si potrebbe andare a mangiare? –sospirò Harry. Ron e
Hermione, che stavano già correndo verso il quarto piano, sempre per mano, si
voltarono e lo fulminarono con lo sguardo.
-D’accordo, d’accordo! Messi insieme fate quasi paura.
Arrivarono ansimanti all’infermeria, dove Ginny giaceva
sotto tre strati di coperte in un letto accanto alla finestra, e stava
osservando il panorama.
-Gin! –esclamarono Ron e Hermione insieme. Ginny si voltò
sorpresa, e gli sorrise.
-Ciao –sorrise, mentre il fratello le dava un bacio sulla
fronte, Harry le accarezzava i capelli e Hermione si sedeva sul letto accanto a
lei.
-Non ci fare più questi scherzi, eh? –esclamò Ron.
-Ma chi vi ha detto che ero in
infermeria? –chiese confusa la ragazza.
-Tonks, abbiamo avuto due ore con lei, è simpaticissima come
al solito. Non si smentisce mai! –rispose Hermione,
posando a terra la borsa.
-Io l’ho avuta ieri, per un’ora. Mi è anche venuta a
trovare, prima! Infatti, dopo che se n’è andata, ho pensato che poteva dirvi
che ero qua, ma madama Chips non mi ha fatto uscire
–si lamentò Ginny, abbassando la voce, perché la donna era nei paraggi.
-Nono, tu rimani qua! –disse subito Ron.
-Ron, uffa, non ti ci mettere anche te! –sbuffò Ginny. –Ho
avuto solo un po’ di febbre, ho chiesto a una mia
amica se poteva sentirmi la fronte e scottavo, quindi sono venuta qua! Ma è solo qualche linea di febbre…
-Quanto? –chiese Ron, conoscendo benissimo la sorella.
-Se ti dico trentotto mi credi?
–domandò timidamente Ginny.
-No.
-Va bene, ho quaranta e mezzo. –si arrese la
sorellina.
-Ginny, non provare a muoverti da qua! –tuonò il rosso.
-Dai, Ron! La passiamo a trovare dopo –lo
interruppe Harry, salvando la ragazza da una ramanzina. Andarono a
mangiare, dopo aver salutato Ginny, con la promessa di tornare prima di cena.
Ginny rimase sola, anche madama Chips era
andata a sbrigare una breve commissione. Ginny tornò a
guardare il panorama, le nuvole in cielo si stavano addensando. Le
osservò, nella loro tavolozza di colori. Grigio, azzurro, rosa, giallo, blu… E
in quelle nubi, improvvisamente, comparve il viso di Draco. Ginny trattenne
bruscamente il fiato. Da quel famoso bacio, avvenuto solo due giorni prima, la
ragazza vedeva in ogni nuvola, in ogni curiosa foglia dalla forma strana, in
ogni gruppetto di sassolini i lineamenti del ragazzo. Non poteva negarlo a sé
stessa, eppure doveva provarci. Harry non lo meritava.
-A che pensi?
Ginny si voltò di scatto, e vide con piacere Adam
Warrington.
-Che ti prende, eh? –disse
scherzosamente il ragazzo.
“Già, che mi prende… “pensò la ragazza, ma tenne per sé
questo suo pensiero.
-Quaranta e mezzo, mi prende una bella febbre
–sorrise la ragazza, continuando a chiacchierare normalmente.
Adam, osservando la ragazza parlare, pensò a come Draco aveva perso la testa per quella ragazzina dai capelli rossi
fiammanti e dai grandi occhi verdi, che, notò, quando rideva assumevano una
forma “ad arcobaleno”, e pensò alla conversazione della sera prima.
-Perché?? Lei è
l’unica che mi piaccia sul serio...
-Ma chi, Pansy?
-Ma quale Pansy, Adam! Parlo di Ginny!
No… Non devo pensarla. E invece non ci riesco!! Lei mi ignora e io la penso, ti rendi conto?
-….
-Dì qualcosa!
-Che ti devo dire, Draco? Perché ti fai tanti problemi?
-Perché lei è tanto felice con Potter, e
io…
-Mh…
-Cos’era quel “mh”?
-Cos’era?
-Adam, me lo devi dire
tu. Oh… Lasciamo stare. Il discorso era che lei è
l’unica che mi piaccia davvero… E deve sempre appartenere a qualcun altro.
-Adam, lui che pensa?
Adam sobbalzò, si era perso nei
suoi pensieri.
-Chi? –domandò confuso.
-Draco… -rispose timidamente la rossa. Non voleva far sapere
che gli importava ciò che pensasse quel Serpeverde, anche se gli importava
davvero.
-Come io non dico a Draco quello che mi dici tu, io non dico
a te quello che mi dice Draco!
-Uffi –si imbronciò Ginny, facendo
finta di essere offesa.
-Dai, non te la prendere! Forse vengo stasera. Sai che ho
dovuto bigiare Incantesimi per te? –rise Adam, alzandosi e prendendo la borsa
dei libri. Scompigliò i capelli a Ginny e fece per uscire.
-Adam? –disse Ginny appena il ragazzo mise piede sulla
porta.
-Sì? –il Serpeverde si voltò.
-Grazie… Di tutto.
Lui sorrise semplicemente, come a
dire “di niente” e uscì dall’infermeria. Ginny lo guardò uscire tristemente, e si voltò di
nuovo verso la finestra, ammirando il panorama d’autunno in cui il profilo di
Draco si stagliava in ogni strana fessura delle cortecce degli alberi spogli.
E rieccomi qua, è.é Muahahahaha,
Torna The Exorcism of Emily Anna(mi chiamano così a scuola, visto che Anna è il mio secondo nome e Emily il mio
primo), vi sono venuta a tirare per i piedi stanotte? No?? Sono troppo buona,
ora me lo segno e stanotte arrivo… Muahahaha… Basta così. Come avrete capito,
oggi sono esorcizzata XD Dunque, ecco il quinto capitolo^^ Credo sia uno dei miei capitoli migliori, su otto +
prologo che ho scritto. Rispondo a chi mi ha commentato^^
Ginny88: Ma niente, tesora ^^ Che te ne pare di questo nuovo capitolino? Adam e
Ginny… Eh, bella roba… Ops, non devo dire nulla! Don’t worry, comunque, nulla di scandaloso! In questo capitolo mi
piacciono molto i due(premetto che sono una credente e praticante nell’amicizia
tra maschi e femmine, e si capisce molto bene da questa ff). La nostra Ginny è
pensierosa e triste… Vedrai più avanti ^.-
Baci
Terry: Come ho detto l’altra volta, la ragazza è indecisa XD Il rapporto tra i
due si è evoluto, che te ne sembra in questo capitolino? Bacioni!
Hachi: Grazie teso^^ Aggiorna
presto la tua storiella! Che
ne pensi di come procedono le cose tra Adam e Ginny? Bacini
Romen Evans: La curiosità si è sciolta? Credo proprio di no, perché Ginny è sempre
più confusa… Sempre più mooooolto confusa!
E anche per questa volta è andata! Ci vediamo tra una settimana. Ciauuuuuu ^_____^
Capitolo 7 *** Capitolo VI - It's compromise that moves us along ***
Capitolo VI
Capitolo VI
It’s compromise that moves us along
-Sei sicura di non avere ancora la febbre? Ti senti bene?
Hai freddo?
-Ron, non essere apprensivo, ti prego –sospirò scocciata
Ginny, percorrendo il corridoio del quarto piano in fretta.
-Forse saresti dovuta rimanere un altro po’ in infermeria…
-disse il fratello, posandole una mano sulla fronte per controllare la
temperatura.
-Ѐ passata una settimana, vuoi che ci
faccia le radici in quel letto? –si arrabbiò Ginny, mentre Harry le cingeva la
vita con un braccio. La ragazza si voltò sorpresa, e vedendo il ragazzo
arrossì.
-Devo andare a lezione, ci vediamo dopo –disse in fretta, togliendo
dolcemente il braccio del ragazzo e correndo via.
Ron, Hermione e Harry si guardarono in faccia, confusi.
-Ma state ancora insieme? –chiese Ron. Hermione alzò gli
occhi al cielo.
-Suppongo. –rispose, non troppo convinto, Harry.
-Certo che state insieme –replicò scocciata Hermione,
trascinando Ron per la mano verso l’aula di Incantesimi, ed erano giunti
davanti alla porta spalancata.
-Siamo in ritardo –si lamentò Hermione, osservando la classe
che aveva già cominciato a fare ripasso per l’Incantesimo di Ritrovo. Neville,
come al solito, faceva esercizio con il professor Vitious, nascosto chissà
dove. –Ritrovo! –gridò il ragazzo, e
il professore sfrecciò fuori da un armadio, sospeso a mezz’aria, diretto verso
Neville.
-In ritardo? Forza, trovatevi una coppia –esclamò il
professore, mente li sorvolava. La veste azzurra gli si gonfiò, e divenne un
utile paracadute.
Harry, Ron ed Herm si avvicinarono a Seamus, stravaccato
sopra le borse dei compagni Grifondoro.
-Come mai tutti si prodigano e il grande seduttore è qua,
senza neanche una donna vicino? Perdi punti, amico! –rise Ron.
-Le donne si sono subito messe a coppia –accennò,
leggermente avvelenato, a Calì e Lavanda, che lavoravano all’incantesimo
insieme e chiacchieravano fra un Ritrovo!
ed un altro –e io mi sono ritrovato da solo.
-Ma Dean? –domandò Harry, prendendo per una mano Seamus e
rimettendolo in piedi.
-In infermeria –rispose scocciato l’amico, lasciandosi
tirare in piedi senza troppa convinzione. Intanto, Ron ed Hermione avevano,
naturalmente, deciso di stare in coppia insieme, e avevano tirato fuori dalle
tasche la bacchetta magica, saggiandone la funzionalità con qualche piccolo
incantesimo di Appello.
-Allora le coppie sono decise! –esclamò Ron quando Seamus si
fu alzato. Harry scosse la testa, ma rise. Erano proprio una bella coppia quei
due, altro che lui e Ginny… Ma perché non potevano essere una coppia normale,
una coppia qualsiasi, come Ron ed Hermione? Che si abbracciava e baciava, con
problemi come tutte le coppie, ma problemi di tutti e due… Non solo di una
persona. Non avrebbero mai potuto essere una coppia qualsiasi?
Ron tossicchiò, riportandolo alla realtà: era nel bel mezzo
di una lezione pratica di Incantesimi, e avrebbe pensato dopo riguardo a Ginny.
Ma Ron non era della stesso avviso.
-Tu, esperto di donne –rise Ron, mentre Seamus nascondeva la
sua borsa per permettere a Harry di esercitare l’incantesimo.
-Ma chi, io? –chiese raggiante Seamus.
-Sì, proprio tu –sghignazzò Hermione. –Ritrovo!- esclamò, facendo sfrecciare in fretta verso di lei la sua
borsa, colma di libri.
-Non ci posso credere, l’hai già imparato –Esclamò Harry,
irritato, visto che la borsa di Seamus poteva ormai darsi per dispersa,
nonostante i numerosi tentativi. Non riusciva proprio a concentrarsi, i suoi pensieri
erano tutti per…
-Ginny come sta? –domandò Seamus, prendendo di sorpresa
l’amico. –Stavi pensando di lei, vero? –gli ammiccò, come a dire “Sono esperto
di donne, con me puoi parlare!”.
-Certo che stava pensando di lei, visto che… -cominciò Ron,
ma Hermione gli rifilò un pizzicotto al braccio per farlo stare zitto: meglio
non toccare il tasto dolente, ma…
-...Lei mi evita, sì, la stavo pensando per questo –sospirò
il ragazzo tristemente, cercando nuovamente di esercitare l’incantesimo.
Gli altri tre rimasero in silenzio, osservando Harry
rimanere immobile, poi prendere, con un gesto lento, la sua borsa, per
nasconderla.
-Harry… -provò Ron, quasi timoroso. Sapeva cosa fare quando
Harry era arrabbiato: rispondergli a tono, per poi andarsene e lasciargli
sbollire la rabbia; ma non sapeva cosa fare con un Harry del genere: triste,
depresso, affranto. Doveva valere davvero tanto, per lui, Ginny. Seamus avanzò,
prendendolo sottobraccio.
-Non credi che la cosa migliore sia parlarne? –gli chiese
piano. Harry, però scosse la testa. Sembrò all’improvviso riprendere tono.
-No, è una questione fra me e lei! Non mi devo lasciare
andare così… Dai, Seam, ti vado a nascondere la borsa, vediamo di imparare
questo incantesimo una volta per tutte! –detto ciò, il ragazzo si voltò e si
diresse verso il fondo della classe. Seamus guardo Ron e Hermione.
-…E il ragazzo che piace a Ginny NON è Serpeverde, NON è
biondo, NON è Draco Malfoy… -cominciò, pronto a seguitare per un po’. Hermione
lo interruppe sul nascere con uno schiaffetto sulla nuca. Subito Ron seguì
l’esempio della ragazza, con un po’ troppa di enfasi, e senza controllare la
potenza di quelle grandi mani che fino a poco tempo prima avevano stretto
quelle piccole di Hermione, la quale divise i due amici, che ci stavano
prendendo un po’ troppo gusto a prendersi a schiaffi.
La campanella magicamente amplificata squillò, risuonando in
ogni angolo del castello. Ginny, nella classe di lezione teorica di Astronomia,
si alzò lentamente dal suo banco. Prese la borsa di tela, e se la mise in
spalla, scostando i capelli rossi dagli occhi. Le grandi iridi verdi rimasero
scoperte per un attimo, in tutta la loro bellezza, quando vennero subito
ricoperte da un ciuffo di capelli. La ragazza uscì dall’aula, e si ritrovò nel
corridoio affollato del settimo piano: sette rampe di scale per raggiungere gli
altri, pensò. Poi li vide: erano là, appoggiati alla statua di Boromic il
Borioso, alquanto annoiati. Ron si esibì in uno sbadiglio, per poi posare la
testa sulla spalla di Hermione che, pazientemente, gli accarezzò i capelli.
Harry era seduto ai piedi della statua e cercava di aggiustarsi la capigliatura
corvina, più confusa che mai, grazie alle indicazioni di Seamus. Ginny rise, e
si diresse verso di loro.
-Te li metto a posto io i capelli –sorrise al ragazzo –non
credo che i suoi consigli valgano! –disse, accennando a Seamus, che si finse
offeso.
-Intanto sono un esperto in donne.
-Ma la smetti con questa storia? –sbuffò Harry, mentre Ginny
gli accarezzava dolcemente i capelli, cercando di dar loro una sistemata.
-Ma se non ti si fila nessuna a parte Lavanda –lo schernì Ron
con una smorfia.
-Qualcosa in contrario? –domandò irritata la ragazza,
spuntando da un passaggio segreto dietro un arazzo. Ron arrossì.
-Ma quando mai, discutevamo solo… -cominciò, osservando la
ragazza che, immedesimandosi per bene nella parte di battagliera convinta, si
mise le mani sui fianchi.
Hermione scoppiò in una risata, seguita a ruota da tutti gli
altri.
-Ragazzi, ma sarà pronto da mangiare? –chiese Ron. Tutti lo
guardarono.
-Che problemi, ragazzi! –esclamò Harry.
-Crisi mistica! –enfatizzò Seamus.
-Peggio di Shakespeare,gente! –asserì Lavanda.
Ron fece finta di scoppiare a piangere, e nascose il viso
nel collo di Hermione, che lo abbracciò, dovendosi alzare però in punta di
piedi.
-Che ne pensi se, invece di alzarmi io, ti abbassassi te?
–gli chiese lei, irritata.
-No, tesoro, a tutto c’è un limite: questo limite si chiama
ernia al disco –le rispose lui, ridendo, poi la prese per mano e, guidato dalla
sua crisi mistica, si diresse verso le rampe di scale, per scendere nella Sala
Grande.
-Bè, non venite a mangiare? –chiese Hermione. Tutti si
alzarono di scatto, e li raggiunsero. Harry e Ginny sembravano aver ritrovato
la pace: lui la abbracciava teneramente, e lei sembrava assolutamente
tranquilla. Arrivati al Salone d’Ingresso, la porta che conduceva ai
Sotterranei si aprì, ed uscì Draco Malfoy, affiancato da Adam Warrington e
seguito da Pansy. I due ragazzi individuarono subito quegli occhi verdi, guizzanti
di vita, ed individuarono subito la sua mano, intrecciata a quella di Potter.
Draco lo vide dirle qualcosa all’orecchio: lei lo guardò e sorrise, complice,
poi si fece trascinare via, propinando agli amici una scusa, non troppo
convincente.
Ѐ cominciato tutto con un bacio, ed adesso come deve andare a finire? Era
solo un bacio… Solo un bacio!! Ora vanno via insieme, ed è tutto nella mia
testa, il mio stomaco sta male, tutto nella mia testa ma lei lo sta…
Abbracciando… Fatemi andare via, mi sta uccidendo… Stanno prendendo il
controllo: gelosia, rabbia, scuse, ma è solo il prezzo che pago per amarla…
Ginny vide Draco, e vide che la stava osservando farsi
trascinare via da Harry. Aprì la bocca, per dirgli qualcosa, qualsiasi cosa...
Ma lui si voltò, ed entrò nella Sala Grande. Ginny socchiuse gli occhi, che le
si velarono di lacrime, e continuò a cercare Draco, anche una volta che si
ritrovò da sola con Harry, continuò a scrutare oltre la spalla del ragazzo, per
cercare Draco, per osservare gli occhi grigi cercarla, sentirsi cercata,
pensata da lui… Invece vedeva solo il muro di pietra del settimo piano…
Ginny si svegliò lentamente, aprendo prima un occhio per poi
aprire l’altro. Si mise a sedere sul morbido divano scarlatto della Sala Comune,
e vide Harry accanto a lei. Trasalì: cos’era successo? Poi cominciò a
ricordare: lui l’aveva portata via, a pranzo, ed erano saliti, poi… I morsi
della fame cominciarono a stringerle lo stomaco: dopotutto non aveva pranzato.
La ragazza scese dal sofà con i piedi scalzi, e si rassettò
la gonna spiegazzata. Sparì per cinque minuti in dormitorio, dove si cambiò, e
uscì dalla Sala Comune. Doveva andare in cucina, e chiedere agli elfi di darle
qualcosa… Cercò di soffocare uno sbadiglio, e si incamminò verso le cucine, che
erano nei sotterranei. Quando arrivò nel Salone d’Ingresso, localizzò la porta
di mogano che portava al corridoio dove si trovava il quadro che, camuffato da
porta, conduceva alle cucine. L’aprì, quando si rese conto che quello era il
corridoio dove si trovava l’aula e l’ufficio di Piton, e il dormitorio
Serpeverde.
-Ops… -mormorò, voltandosi per andarsene, quando un ragazzo
moro si voltò e le sorrise.
-Adam! –esclamò Ginny, riconoscendo il ragazzo, che la
raggiunse sulla soglia della porta.
-Che ci fai qui? –le chiese il ragazzo, mentre Pansy
Parkinson passava tra loro due e spariva nei meandri del corridoio. Ginny la
osservò per qualche secondo, non troppo convinta.
-Bè, non ho mangiato a pranzo, e quindi pensavo di… -rispose
incerta la ragazza, quando Pansy passò di nuovo, per poi oltrepassare la porta.
-…Pensavo di andare in cucina a mangiare! –cercò di
terminare Ginny, quando Pansy passò nuovamente. Prima che riuscisse a sparire
nel corridoio, Ginny le diede uno schiaffo sulla nuca, prese Adam per la giacca
e lo trascinò fuori, nei giardini.
-La odio, quella stupida oca pettegola! –esclamò la ragazza,
tirandosi su la cerniera del giubbino nero e aggiustandosi i jeans a vita
bassa.
-Puoi dirlo forte –mormorò Adam.
-La odio! –urlò, quasi, Ginny, per poi scoppiare a ridere,
seguita da Adam. I due ragazzi cominciarono a passeggiare per il parco. Ginny
si fermava spesso ad odorare i fiori autunnali, umidi e gocciolanti di rugiada,
staccando qualche foglia, piegandola, ripiegandola e strappandola, com’era
solita fare quando era soprappensiero e parlava. Una leggera pioggerellina
cominciò a cadere, mentre le foglie, possibili vittime di Ginny, si abbassavano
all’impatto con le goccioline che cadevano lievi dal cielo. Ridendo, Ginny
corse a ripararsi sotto un salice piangente, che cresceva sulla riva del lago.
Venne raggiunta da Adam, che con lasua
corporatura grande ebbe qualche difficoltà a passare sotto i rami cadenti del
salice.
Harry, nella Sala Grifondoro, si mise in piedi sul divano rosso,
cercando con lo sguardo Ginny. Non trovandola, si alzò in piedi e si avvicinò
alla grande finestra che occupava tutta la parete sinistra della sala comune.
Le gocce d’acqua lasciavano la loro impronta sul vetro. L’attenzione di Harry
venne attirata da un ragazzo e una ragazza, presumibilmente fidanzati, che si
erano rifugiati sotto il salice in riva al lago. Sorrise alla difficoltà di lui
a passare sotto le fronde dell’albero, poi il sole spuntò dalle nuvole ed
illuminò i capelli della ragazza, mandando un bagliore rosso al cielo. Harry
rimase fermo, riconoscendo i capelli, riconoscendo quei jeans e quel giubbotto,
riconoscendo la ragazza… Ginny. Guardò la superficie piatta del lago, rotta
dalle gocce di pioggia, senza vederla veramente. La rabbia montò in lui. Senza
prendere il mantello o un maglione, uscendo in camicia, fece sette piani di
scale di corsa. Uscì in fretta dalla Sala Grande andando a sbattere contro un
ragazzino del secondo anno. Non si voltò neanche per scusarsi, uscito nel
giardino svoltò a destra e corse verso il lago. La pioggia cadeva, un po’ meno
insistentemente, così Adam e Ginny stavano uscendo dal loro riparo. Ginny vide
Harry, e lo guardò sorpresa, poi vide quello sguardo: arrabbiato. Il ragazzo si
diresse verso Adam, e lo prese per la giacca, allontanandolo da Ginny. Adam,
d’istinto, reagì: la mano destra si chiuse in un pugno, che colpì lo zigomo di
Harry. Il ragazzo barcollò, camminando all’indietro, cercando di ritrovare
l’equilibrio che quel cazzotto gli aveva fatto perdere. Ginny si voltò
arrabbiata verso Adam, che aveva il fiatone.
-Ma sei scemo? Cosa credevi di fare con quel destro?
-E cosa credeva di fare, lui, prendendomi così? –rispose
seccamente il ragazzo. Ginny scosse la testa, e si avvicinò a Harry. Prima che
potesse solo capirlo, però, venne colpita da uno schiaffo. Cadde a terra,
sull’erba pulita e umida, e guardò Harry, portandosi la mano alla guancia
destra, che si stava arrossando.
-Cosa… -cominciò, ma prima di poter dire anche solo un’altra
parola, la rabbia di Harry la investì.
-Cosa? Dovrei dirtelo io! Che ci facevi qua? Passi da uno
all’altro, a pranzo con me, il pomeriggio con lui? La sera, chi ti trovi?
Le lacrime salirono agli occhi di Ginny, ferita non solo da
quello schiaffo: quello era il minimo, era ferita da ciò che diceva Harry.
-Non è come credi… -disse debolmente, senza però crederci
davvero.
-E com’è veramente? Ora capisco tutte le tue indecisioni, la
tua “insicurezza”… Era il compromesso che ci muoveva, non c’è mai stato nulla
tra di noi… Puttanella.
Harry si voltò e si avviò verso il castello, lasciando Ginny
a terra, con una guancia gonfia e il cuore a pezzi, e Adam in piedi, accanto a
lei, con la mano ancora stretta a pugno e una strana soddisfazione nel cuore,
alla vista di quel livido viola sullo zigomo di Harry.
Harry si accarezzò la guancia dolente, andando quasi a
sbattere contro Hermione, concitata, che scendeva in fretta gli scalini al
secondo piano. Aveva visto tutto dalla finestra, come Harry aveva visto Ginny e
Adam.
-Harry! –esclamò Hermione senza fiato. –Che è successo? Ho
visto tu… Ginny… -si fermò all’improvviso, senza sapere bene cosa dire.
-Ma lascia stare, pure te!
A quel punto Hermione seppe benissimo cosa dirgli.
-Oh, senti, bello, io non ci metto molto a mandarti a quel
paese! –disse con enfasi la ragazza, spingendolo via scocciata e scuotendo la
testa mentre usciva dal castello. Corse verso il lago, e vide Ginny ancora
seduta sul prato, e Adam ancora in piedi, accanto a lei, con la mano chiusa a
pugno.
-Ma lo sai che sei di una staticità impressionante? Saranno
dieci minuti che hai mollato quel cazzotto a Harry, puoi pure rilassare la
mano! –esclamò Hermione ad Adam. Il ragazzo le sorrise, ed Hermione si avvicinò
a Ginny. Si chinò ed, incurante della sua impeccabile divisa, pulita solo il
giorno prima, si sedette sul prato bagnato. Accarezzò il braccio dell’amica,
che cingeva le gambe raccolte al petto. Ginny si voltò e la guardò, prima di
buttarle le braccia al collo singhiozzando. Hermione sospirò, e le accarezzò i
capelli.
-Shhh… Dai, dimmi che è successo… Smetti di piangere, però…
Adam si sedette vicino alle due ragazze, accarezzando la
testa a Ginny e contribuendo a parti del racconto, quando Ginny sembrava non
farcela a parlare. Rimasero là, sulla riva del lago, anche quando ebbero finito
di parlare, semplicemente là a guardare il lago, e il sole che stava sparendo
dietro le colline oltre di esso, proiettando sulla superficie lucida e piatta
ombre rosso di un tramonto autunnale.
Rientrarono che era sera. Hermione fece andare nella Sala
Grande Ginny, poi prese Adam da una parte.
-Tu, naturalmente, pensi quello che penso io. –gli disse
subito lei.
-Penso solo che Ginny debba essere aiutata in questo
momento, c’è rimasta veramente male… -sospirò Adam.
-Te l’avevo detto che pensavi ciò che penso io –sorrise la
ragazza, poi si voltò ed entrò nella Sala Grande. Adam rimase a fissare
Hermione: troppo forte, quella ragazza! Sorrise tra sé e sé, poi si voltò e
scese nel dormitorio Serpeverde.
Finito di cenare, Ginny andò direttamente nel dormitorio,
senza sostare per la Sala Comune. Non voleva rischiare di incontrare Harry, e
comunque non avrebbe voluto neanche la compagnia di Hermione. Nonostante
l’aiuto che l’amica le aveva dato, Ginny aveva bisogno di rimanere da sola per
un po’. Si spogliò velocemente, si mise il pigiama e si infilò nel letto,
coperta fino al mento al piumone ocra e rosso. Mise una mano sotto il cuscino e
sciolse i capelli che aveva tenuto legati durante la cena. Mise l’elastico nero
attorno al polso e spense la luce, addormentandosi quasi subito.
Hermione arrivò poco dopo nella Sala Comune. Schivò le
domande di Ron e salì due a due gli scalini del dormitorio. Aprì piano la
porta, ed entrò in punta di piedi. Le tende attorno al letto di Ginny erano già
tirate, e si sentiva solo il suo tranquillo respiro, lento e regolare. Hermione
sospirò, poi si avvicinò alla finestra, osservando le gocce cadere sulla
finestra con un sordo ticchettio. Un lampo squarciò il profilo nero delle
colline.
Qualche ora più tardi, l’intera torre Grifondoro era
profondamente addormentata, quando un fulmine squarciò il silenzio sonnacchioso
che gravava sul castello, anche se non ci fece caso quasi nessuno. Le uniche
due persone che si svegliarono di soprassalto furono Ginny e Harry.
Ginny si mise a sedere sul letto, sentendo il viso bagnato.
Toccò il viso con la mano, e capì che erano lacrime. Le asciugò con un gesto
rabbioso, mentre altre ancora prendevano il posto di quelle spazzate via. Aveva
un solo pensiero: Harry…
Harry si rigirò nel letto, poi si girò nuovamente, sistemò
il cuscino, lo sprimacciò e vi mise una mano sotto. Tormentò il cinturino
dell’orologio, spinse via i capelli corvini degli occhi, seguì con le dita la
sagoma della cicatrice a forma di saetta… Niente da fare, non riusciva a
dormire, aveva un solo pensiero: Ginny…
Un altro lampo illuminò a giorno il cielo. Ginny e Harry si
voltarono di scatto verso la finestra, e rimasero fermi, come immortalati dallo
scatto di una macchina fotografica.
Cosa devo fare, per
farmi amare da te, Ginny?
Cosa devo fare per fare
in modo che te ne importi davvero, Harry?
Cosa devo fare quando questa notte, e chissà quante altre
notti, il lampo mi abbaglierà di nuovo, e non ti troverò più dentro di me?
Cosa devo fare per
farmi volere da te?
Cosa devo fare per
essere ascoltata?
Cosa dovrei dire, ora che tutto ciò che c’era tra noi sembra
finito?
Se solo scusa…
Non sembrasse…
La parola più difficile da dirti…
Ѐ triste…
Ѐ tutto così triste…
Ed è una situazione che ci lega, sempre più strana…
Perché non ne possiamo
parlare, venirne a capo?
Perché scusa deve
sempre sembrare…
La parola più difficile da dirti…!
Cosa devo fare?
Cosa devo fare?!...
Quando scusa è la parola più difficile da dirti…
Ebbene sì, ho usato la
malefica canzone “Sorry seems to be the hardest word” dei malefici Blue ç_____ç
Ma il significato è bello, poi la canzone è di Elton John, che è un mito della
musica, quindi ok ^_^ XD
Ragasse T____T In
quante mi avete commentato il quinto capitolo, grazieeee *___* Quando sono
tornata, il giorno dopo avere aggiornato, e ho visto che le recensioni erano 27
mi è preso un colpo XD Molte nuove lettrici(lo sapete che chi entra nel circolo
vizioso di commentare le mie ficcy non ne esce più? è.é Muahahahaha!! Scherzo…
-_-) Rispondo^^
Hachi: Ma saoooo! ^^ Ginny e Adam? Mh… Non
posso dire nulla nulla nulla, spiacente, o credo che le altre mi ammazzerebbero
per aver rovinato loro la sorpresa ^^’ Però… Però… Ron e Hermione sono davvero
cicciosissimi insieme *°* Non ho mai messo una descrizione di Adam? ç_çRimedierò con il 9° capitolo, anche se non
ancora in scrittura, ma ho già tutto in mente^^ Un abbraccio!
ginny88: Finalmente qualcuna che non dice
“Non è vero, se sei amica con un ragazzo ti deve per forza piacere, o tu piaci
a lui!” Purtroppo nel mio caso tutti i miei migliori amici erano innamorati di
me, o gli piacevo ^^’’ Però non ha mai influito sulla nostra amicizia. Comunque
vedo che Ron e Herm sono piaciuti molto! Io ho sempre visto Seamus molto
“mangrillotto” come direbbe Francesco XDDD Comunque, sempre molto donnaiolo, e
poi mi piace molto la coppia Lavanda/Seamus, dato che ho una visione di Lavanda
completamente diversa da quella della Rowling. Baci ^.-
lilyblack: Oh una nuova lettrice
^^ Grazie mille, per i nuovi capitoli aggiorno ogni settimana circa… Tu
controlla! Bacini
Romen Evans: Ma ciao, cara ^_^ Viva
le amicizie tra maschi e femmine ^____^ Ma avrò fatto Ginny troppo confusa? XDD
Adam e Ginny sono davvero bellissimi, è una cosa un po’ autobiografica… ç_ç
Baciottoli!
terry: Ron e Herm vi sono davvero piaciuti,
eh? Mi spiace ma non si vedono decisioni nel futuro di Ginny… XD A presto e
baci
MiaBlack: Grazie mille^^ Come ho già detto, mi
sono innamorata del mio stesso personaggio ç__ç E’ come se una madre si
innamorasse di un figlio! Sarò pedofila? XD Bacini
Martiguns: Grazie^^ Aggiorno per
il nuovo capitolo ogni settimana... Spero commenterai perché si vedranno un bel
po’ di avvenimenti! Baci
Ci vediamo la prossima
settimana ciccine! Grazie ancora per avere commentato. Bacini a tutte
Capitolo 8 *** Capitolo VII - I don't mind spending everyday ***
Capitolo VII
Capitolo VII
I don’t mind spending everyday
-Ora
capisco tutte le tue indecisioni, la tua “insicurezza”… Era il compromesso che
ci muoveva, non c’è mai stato nulla tra di noi… Puttanella. Non c’è mai stato nulla tra di noi… Non c’è
mai stato nulla tra di noi…
E mentre la
figura di Harry si moltiplicava, fino a riempire tutto il suo campo visivo,
Ginny sentì i brividi percorrerle il corpo addormentato. Era un sogno, doveva
svegliarsi… Svegliarsi…
-Sveglia,
Ginny, svegliati… -disse dolcemente una voce.
La ragazza
si alzò di scatto sul letto, con il fiatone. Si guardò intorno, e vide
Hermione, che la osservava preoccupata. Ginny spinse la frangia dietro
l’orecchio, e sentì la fronte imperlata di sudore freddo. La mano le tremava, e
aveva freddo.
-Herm, mi
sento male… -disse flebilmente, sdraiandosi nuovamente sul letto. Poggiò la
testa sul cuscino morbido, e cercò a tentoni la coperta. Hermione la aiutò a
ricoprirsi, poi le mise una mano sulla fronte.
-Non credo
sia una ricaduta –sospirò l’amica, scostandosi i fitti riccioli castani dal
viso, mentre si alzava in piedi, lasciando il letto di Ginny libero. –Che
avresti alle prime ore?
-Pozioni e Erbologia… Ti giuro che non sto cercando di saltare la
lezione di Piton! –esclamò disperata Ginny. Hermione rise, poi le accarezzò
dolcemente il viso, le diede un bacio sulla guancia e uscì dalla stanza. Ginny
sorrise tra sé, poi si voltò su un fianco e cominciò a piangere.
Adam si
sedette sul letto, coperto da un piumino verde, e si rialzò subito. Camminò
delicatamente per la stanza fredda e grigia, cercando di non svegliare Draco e
i suoi compagni che ancora dormivano. Accese una candela, che uno spiffero
aveva fatto spegnere. Si passò una mano sulla guancia, dove solo il giorno
prima Potter aveva sfogato la sua rabbia. Si sedette di nuovo, ma si rialzò
subito. Andò verso una piccola finestrella, posta molto in alto, da cui a
malapena si scorgeva il giardino. Il sole, per quanto poco si
vedesse a causa dell’umidità che aveva
creato una fitta nebbia, stava per spuntare da dietro due colline: doveva
essere molto presto. Non era riuscito a dormire tutta la notte,
tormentato dal viso triste e bagnato di lacrime di Ginny, e dal pensiero di ciò
che avrebbe dovuto, o forse non avrebbe dovuto, dire a Draco quando si sarebbe
svegliato. Si vestì lentamente, senza fretta, talvolta guardando attraverso il
vetro della finestra. Nessun miglioramento, nel tempo, anzi: aveva cominciato a
piovere forte. Le gocce che pulivano i vetri e spezzavano la superficie piatta
del lago non avevano nulla a che fare con quelle che erano cadute il pomeriggio
precedente, e avevano indotto lui e Ginny a cercare riparo sotto un salice
piangente. Erano molto più pesanti, e presagivano un peggioramento. Adam uscì
dalla stanza, lasciando i compagni dormire. Osservò l’orologio che portava al
polso sinistro: le sei. Sarebbe stato il primo ad andare in Sala Grande per
fare colazione. Salì le scale, e si ritrovò nel corridoio che portava al Salone
d’Ingresso. Solo il giorno prima, lui e Ginny si erano incontrati lì. Cercò di
rimettere a fuoco l’immagine della ragazza, con i
jeans a vita bassa, probabilmente utilizzati l’estate per confondersi con i
Babbani, quel giubbotto nero e i capelli rossi, che volavano da una parte
all’altra mentre muoveva la testa parlando. Entrò, quasi senza rendersene
conto, nella Sala Grande. I quattro lunghi tavoli erano vuoti, e la sala era
grigia e buia. Adam si sedette al tavolo in fondo a destra, il tavolo della sua
Casata, e cominciò a mangiare, senza smettere di pensare a Ginny, a cosa si
erano detti il giorno prima, cosa aveva detto, come
lui le aveva risposto.
Hermione
scese le scale, e trovò la Sala Comune vuota, erano solo le sei. Si sedette su
un divanetto, ma non riuscì a prendere sonno. Si era svegliata quando aveva sentito
Ginny lamentarsi, soffrire persino in sogno. Si era sentita spiazzata, senza
sapere cosa fare per aiutare l’amica: non era qualcosa che si poteva trovare
scritto in un libro. Aveva svegliato Ginny, sperando di liberarla dal dolore di
quel sogno, ma l’aveva semplicemente riportata a un
dolore più reale, e, mentre usciva dalla stanza, l’aveva sentita piangere. Non
sapendo che fare, tirò fuori dalla tracolla un libro,
e cominciò a leggere. D’un tratto sentì un rumore che
la indusse ad alzare lo sguardo dal libro, una porta dietro di lei si aprì,
rimase aperta per qualche secondo, poi si richiuse. Hermione si girò, e vide
Ron, insonnolito, sbadigliare, ancora in pigiama. Gli sorrise,
e il ragazzo la baciò e abbracciò.
-Che ci
fai, già, sveglia, a leggere? –le chiese, tenendola ben stretta tra le braccia.
Si sedette accanto a lei, e prese il libro che stava leggendo.
-Non mi
perdere il segno –si raccomandò Hermione, -Lo devo
finire entro domani, per Aritmanzia.
Ron
sorrise, poi posò il libro sul divano e si voltò verso il fuoco, perdendo lo
sguardo in quelle fiamme danzanti e luminose. Sentì una mano, la mano di
Hermione, sfiorargli il braccio.
-Cosa c’è
che non va, Ron?- chiese Hermione.
-Niente
–rispose lui, mentendo persino a sé stesso, cercando di convincersi che non
c’era nulla che non andava.
-Ti conosco
troppo bene. Da quasi sei anni, se ci pensi! Davvero troppi,
chissà come faccio a sopportare ancora te e Harry –sorrise la ragazza,
abbracciando Ron. –Insomma, cosa c’è che non va?
-Sono preoccupato per Ginny. È così diversa, e Harry non mi ha voluto dire nulla. Sta
crescendo troppo in fretta…
-No, non
sta crescendo troppo in fretta. Sta crescendo normalmente, come ogni altra
ragazza di quindici anni con una cotta. E tu non ti
devi preoccupare, perché tu le sei vicino, e le sono vicina anche io. E se Harry non le è più vicino, troverà qualcun altro in
grado di amarla. Anche se non è un’impresa facile, tu e tua sorella siete proprio della stessa famiglia… -sussurrò Hermione,
ravviando dolcemente i capelli a Ron.
-Ti prego,
stalle vicino… -bisbigliò il ragazzo ad Hermione,
abbracciandola. Hermione annuì, poi si alzò in piedi e
prese Ron per le mani. –Ora alzati, vatti a vestire e andiamo a fare colazione.
Ginny stamattina non viene, ha una piccola ricaduta. E ti proibisco di oltrepassare quella porta! –esclamò
Hermione, spingendo il ragazzo verso il dormitorio maschile, dato
che aveva dimostrato un orientamento verso il dormitorio di Ginny.
-Neanche un
salutino?
-Fila a
vestirti!
Ginny alzò
la testa dal cuscino, e osservò l’orologio che aveva sul comodino. Le dieci
meno un quarto. Si sentì un po’ meglio, anche se sapeva benissimo che ciò che
aveva causato quell’incubo, quella spossatezza, non era una ricaduta causata
dai virus dell’influenza di qualche settimana prima, e non bastava saltare due
ore per dormire un po’ di più, per far passare il dolore. Si alzò lentamente, e
cominciò a vestirsi. Ormai li aveva persi tutti e due:
Harry e Draco... Draco. Non lo vedeva solo dal giorno prima,
ma già le mancava. Provò una dolcissima stretta al cuore, a pensare a quel
Serpeverde, anche se l’aveva perso. L’aveva visto,
mentre il giorno prima Harry la portava in Sala Comune, lontano dall’allegra
confusione della Sala Grande. L’aveva guardata tristemente, poi si era voltato
verso Pansy Parkinson, che cercava disperatamente la sua mano, e aveva lasciato
che le loro dita si intrecciassero senza dire nulla.
Naturalmente, sapevano tutti del matrimonio di convenienza tra la famiglia
Malfoy e quella Parkinson, come sapevano tutti che Draco odiava
Pansy. Per questo, nel vedere Draco non reagire alle fusa di Pansy, aveva
capito di averlo perso. Quando le lacrime cominciarono
a scendere per le guance, si sentì stanca e arrabbiata. Stanca di dover sempre
piangere, perché doveva essere così debole? Tra l’altro, ormai tutti sapevano ciò
che era successo il giorno prima tra lei e Harry, e le
avrebbero sicuramente attribuito aggettivi che non pensava le si addicessero.
Spazzolò i lunghi capelli, proprio quelli che l’avevano fatta “scoprire” nella
sua piccola passeggiata innocente con Adam. Se non li avesse avuti così lunghi
da attrarre ogni sprazzo di luce e rifletterlo con mille diverse sfumature, lei
non sarebbe stata in quello stato d’animo, tutti gli studenti di Hogwarts non
avrebbero conosciuto una moltitudine di versione, sicuramente tutte sbagliate, di quella piccola e innocente passeggiata in riva
al lago e lei sarebbe stata alla lezione di Erbologia, come tutti i venerdì,
spensierata e allegra, impaziente di arrivare all’ora di pranzo per vedere suo
fratello, Hermione e… Harry? No, Harry non gli era mai
piaciuto davvero, lo capì solo in quell’istante. Lei era innamorata di Draco, e
ora l’aveva perso, pensò tristemente, posando la spazzola sul comodino e
passandosi la matita nera sulla parte inferiore degli occhi. Prese
la borsa, se la mise su una spalla e uscì dal dormitorio, lasciando dietro di
sé una fragranza frizzante. La Sala Comune era vuota,
e, per un istante, Ginny si sentì sola.
Osservò il
cielo, fuori dalla finestra, plumbeo e nuvoloso. La
pioggia aveva bagnato tutto, quindi doveva cadere da un bel po’ di tempo, e
sembrava non accennare a smettere, per quanto riguardava la giornata. E di sicuro era in arrivo un periodo piovoso. Scorse, mentre
stava per uscire, un bigliettino sul tavolino davanti alla poltrona che amavano
occupare Ron e Hermione, accoccolati ed abbracciati. Il bigliettino era piegato
in modo preciso, in quel modo che Hermione aveva insegnato a tutta la Sala
Comune, così Ginny, senza più dubbi, si sedette sulla poltrona e prese il
biglietto. Riconobbe subito la scrittura pulita e ordinata di Hermione,
accompagnata a tratti da quella caotica di Ron:
Ciao piccolina,
va un po’ meglio? Io volevo venire a salutarti, ma
Herm non mi ha fatto salire!
Ginny, appena ci vediamo digli che
va meglio, altrimenti non la finisce più di rompere. Sì, e mi spieghi anche che è successo con Harry… Naturalmente se ti va, vero, Ron? Certo, e vedi di farti
venire la voglia di raccontarmi tutto. Ron!
Piccolina, ci vediamo dopo, se Ron
si riesce a controllare. Fatti venire la voglia
di dirmi tutto! A dopo, piccolina, ti vogliamo tanto
bene! Fatti venire la voglia! Ti voglio bene.
RonHermione
Ginny alzò
lo sguardo dal bigliettino, con gli occhi pieni di lacrime e un sorriso sul
volto. No, non era sola, e non lo sarebbe stata mai.
Quando la
classe di Storia della Magia si riunì, c’era un chiacchiericcio diffuso, cosa estremamente rara, dato che tutti, di solito, erano troppo
impegnati ad essere sconfortati per i cinquanta minuti seguenti, in cui
avrebbero sentito solo la voce estremamente soporifera del professor Ruf.
Il motivo
di tale eccitazione, naturalmente, riguardava ciò che
era successo il pomeriggio prima tra Harry, Adam e Ginny. I due diretti
interessati, Harry e Adam, sedevano ai due angoli opposti della classe,
silenziosi, consapevoli di avere tutti gli sguardi puntati addosso. Draco,
seduto accanto all’amico, continuava a farsi ripetere ciò che si erano detti il pomeriggio prima l’amico e Ginny.
-E lei ti
ha detto…
-Che non crede che Harry le piaccia davvero, ma che non vuole ferirlo. –rispose Adam al biondino,
consapevole di aver detto la stessa cosa circa sei volte.
-E di…?
-E di te
non mi ha detto nulla, Draco. –disse con voce piatta Adam, mandando un chiaro
segnale a Draco.
-Ok,
afferrato il concetto. La pianto. –disse imbarazzato Draco. Adam non disse
nulla, ma dopo circa un quarto d’ora di lezione, quando ormai i tre quarti
della classe erano addormentati, si voltò verso il biondino e gli picchiettò
con le dita su una spalla. Draco si voltò, con gli occhi semichiusi.
-Cosa pensi
di fare, ora?
Draco
sbatté le palpebre e lo guardò.
-Prego?
Adam sbuffò
e scosse la testa. –Secondo te?? Intendo con Ginny. Ora lei non sta più con
Harry, e lui, molto probabilmente, non ne vuole più sapere di lei, quanto lei
non ne vuole più sapere di lui. Quindi cosa intendi
fare?
Draco
sospirò, come a cominciare un discorso molto lungo, che probabilmente aveva già
detto a sé stesso molte e molte volte, ma che, nonostante tutto, era difficile
da formulare.
-Molto
probabilmente lei non ne vuole sapere di me. Vedi, io l’ha
baciata, sul treno, e lei si è arrabbiata… Molto. Mi ha fatto capire che non
poteva stare con me, perché pensava io l’avrei presa
solo in giro, e…
Adam
interruppe l’amico. –E tu falle capire che non la
prenderai in giro!
Draco
scosse la testa. –No, non la voglio far soffrire.
-Ma non è
detto che tu la debba fare soffrire.
-Adam, i
miei genitori non lo permetterebbero, e… Non funzionerebbe. Deve vivere una
storia con un ragazzo normale, senza troppe pretese. Non con
un ragazzo che l’anno prossimo diventerà un Mangiamorte e che non potrà mai
avere una ragazza che ama, ma solo una di cui apprezza il patrimonio che ha
alla Gringott. Non lo merita.
-Ma…
-fece per dire Adam, ma Draco lo zittì, e si voltò dall’altra parte. Adam
scosse la testa, spazientito dalla testa dura dell’amico. Voltò lo sguardo
verso Pansy, e subito si rigirò. Dio santo, bisognava davvero compatire Draco:
avrebbe passato il resto della vita con Pansy Parkinson, come aveva deciso il
padre. Povero lui.
A vederla
così, sembrava davvero non ci fosse alcuna
possibilità, per quella fiamma che era spuntata tra il suo amico e Ginny, ma
non riusciva a pensarci. Come avrebbe potuto fare? Bah, non ci poteva davvero
pensare in quel momento… Doveva convincere Maggie Nash a passargli gli appunti,
impresa facile: tanto era innamorata di lui dal primo anno.
Dall’altra
parte della stanza, Harry continuava a mormorare:-Lo
odio. Che pezzo di merda. Guarda come sta là, tutto
tranquillo.
Ron, dal
canto suo, si era addormentato da un bel pezzo, mano nella mano con Hermione,
che una volta tanto non era impegnata a prendere appunti. Infatti, essendo, in
parte, protagonista di ciò che era accaduto il pomeriggio prima riguardo il “triangolo di fuoco Harry – Ginny – Adam”, come già era
stato nominato, era sommersa di bigliettini da un sacco di ragazze, avide di
pettegolezzi. Persino le ragazze Serpeverde, quando avevano visto che Adam non
sembrava propenso a esporre particolari su quanto era
successo, si erano “abbassate” al livello di una Grifondoro mezzosangue,
mandandole biglietti per sapere più particolari, da manipolare a proprio
piacimento, per avere la possibilità di dare a Ginny attributi fastidiosi.
Hermione
non scrisse nulla che non fosse:”Non ti darò nessun
elemento per giudicare in modo spiacevole la mia amica. Quando
crescerete?”. Naturalmente, tutte le Serpeverde rimasero di stucco, e
cominciarono a sussurrare su come sicuramente anche Hermione c’entrasse in quel
triangolo di fuoco, ormai diventato un quadrato, e per questo non volesse parlarne.
Quando
Harry sussurrò nuovamente ”Lo odio”, Hermione si voltò
e chiese:-Ma di chi parli? –sospettosa che Harry avesse
scoperto dell’attrazione di Ginny per Draco, e viceversa.
-Di Adam.
Guarda, sta là tranquillo, e fa finta di niente, quando ieri mi ha fatto questo
livido. Guarda! –esclamò Harry, mostrando nuovamente la macchia viola che aveva
sullo zigomo. Solo a sfiorarla, provò un dolore acuto.
-Ma non
sei stato tu a colpirlo per primo? –domandò scettica Hermione.
-Bè…
-mormorò Harry, arrossendo. Farfugliò qualcosa, poi cambiò
discorso.
-Ginny
dov’è? –chiese, cercando di non dimostrarsi interessato. Hermione sorrise tra
sé e sé: lo conosceva troppo bene!
-Ha avuto una piccola ricaduta, dovrebbe essere andata alla terza ora.
Ron si
svegliò all’improvviso. –Ginny! Speriamo si sia fatta venire voglia di dirmi
tutto. Andiamo, Herm!
Si alzò di scatto, prese Hermione per mano e farfugliando qualche
scusa in fretta, indirizzate probabilmente al professor Ruf, uscì dalla
classe, trascinandosi dietro un’interdetta Hermione, anche se troppo sconvolta
dall’improvviso risveglio di Ron per protestare.
Il
professor Ruf alzò lo sguardo dagli appunti che stava consultando, prima di riprendere
la lezione, e con sguardo perso e interrogativo, domandò:-Che
è successo?
La classe
alzò gli occhi al cielo, e Harry mise insieme due parole di spiegazione, su
come Ron si stesse sentendo male e dovesse andare al
bagno. Ovviamente questo attirò parecchie battutine, del tipo:”Naturalmente
Hermione può aiutarlo a farlo sentire meglio…”, che fortunatamente non
arrivarono alle orecchie del professore, che non si curò più di tanto
dell’assenza di due studenti, e continuò la sua lezione.
-Dove
stiamo andando? –domandò con il fiatone Hermione, visto che Ron la stava
trascinando e facendo correre.
-Secondo
te? Al terzo piano, Ginny a quest’ora ha Difesa. –rispose il ragazzo senza
voltarsi, e senza smettere di correre.
-Ron!!
–urlò Hermione, trattenendolo per un braccio. Il rosso si voltò, con aria
interrogativa. –Spiegami perché stai correndo.
Ron scoppiò
a ridere, diede un bacio sulla guancia a Hermione e continuò a camminare,
fianco a fianco con lei, a un’andatura regolare.
-Evita di
saltarle addosso per sentire se ha la febbre, non la ossessionare, fatti dire
tutto solo se ha voglia…
-Herm…
-Non la
costringere, non essere troppo aggressivo…
-Herm…
-Non mettere troppo in mezzo Harry, non costringerla a farli tornare
insieme…
-Herm!
–gridò Ron. Hermione si fermò nei suoi farfugli,
rivolti più che altro a sé stessa.
-Ho capito
–sorrise Ron, cingendole la vita con un braccio, e bussando alla porta di
Difesa contro le Arti Oscure. Si sentì un “avanti” confuso, pronunciato da
molte persone in tempi diversi. Ron e Hermione entrarono nell’aula, mano nella
mano.
-Ciao T…
-fece per dire Ron, ma Hermione gli diede una gomitata nella pancia e continuò
il discorso iniziato dal ragazzo. –Buongiorno professoressa. Scusi se
interrompiamo la lezione, ma può uscire un attimo Ginny Weasley?
Tonks, che,
in tutto il discorso dei due ragazzi, aveva trattenuto a stento una risata, con
un sorrisino sulle labbra fece un cenno d’assenso con la testa. Ginny si alzò
dal suo posto e uscì dall’aula con il fratello e l’amica.
-Ciao piccolina –sorrise Ron, dandole un bacio sulla guancia, insieme a Hermione.
-Hai letto
il biglietto? –chiese la ragazza. Ginny annuì, ricordando che era ancora nella
tasca del giubbotto. Ron sembrava si stesse trattenendo a fatica, ma dopo due
minuti di imbarazzante silenzio, non ce la fece più.
-Allora?
Ti… E’ venuta la voglia? –balbettò, non più così impavido e sicuro. Non voleva vederla piangere nuovamente, non avrebbe resistito.
Ginny
sorrise e annuì. –Ieri pomeriggio ero andata a fare un giro nei Giardini con
Adam…
-Questo lo sanno tutti –disse impazientemente il fratello. Poi la
guardò. –Ma tu che ci facevi a fare una passeggiatina
con Warrington?
-Siamo
amici, tutto qua. Mentre invece, quello che sanno tutti, o che almeno pensano,
è che io tradissi Harry con Adam, e che ieri
pomeriggio fosse semplicemente un’altra “scappatella di fuoco”, come ormai la
chiamano. Invece eravamo semplicemente andati a
parlare. Poi ha cominciato a piovere, e ci siamo riparati sotto quel grande salice piangente in riva al lago. Harry stava
guardando fuori dalla finestra, e ha visto il riflesso
dei… Dei miei capelli… -pronunciò le ultime parole con rabbia, quasi disgusto.
Ron notò
che aveva i capelli raccolti, cosa molto rara per lei: adorava sentirli sulle
spalle, vedere i giochi di luce che provocavano sui muri delle aule,
accarezzarli.
-Insomma, è
sceso, e ha pensato che io lo stessi tradendo con Adam, ma… Non è vero! Io volevo bene a Harry…
-Ma non
lo hai mai amato –sorrise Ron, felice che la sorella gli stesse facendo capire
la verità. Ginny annuì, poi mostrò il leggero alone rosso e viola che aveva
sulla guancia sinistra.
-Mi ha dato
uno schiaffo, e ha detto che sono una… -non riuscì a
pronunciare le parole di Harry, ma, con grande orgoglio, non sentì quel dolore
in gola, accompagnato dalle lacrime. Non stava piangendo! C’era riuscita.
Ron rimase
interdetto, e non disse nulla. Pensava a come il suo migliore amico, il suo fratello.. Erano cresciuti insieme! Potesse essersi rivolto con attributi del genere,
assolutamente gratuiti, a sua sorella. Scosse la testa, ma si riprese.
L’avrebbe risolta in seguito, con Harry. A modo suo.
Ginny rientrò nell’aula, e subito, nella parte dell’aula occupata dalle
ragazze Serpeverde, si sollevò un sibilo.
-Silenzio!
Ragazze, zitte! –esclamò Tonks, e osservò attentamente Ginny: si era riseduta
accanto all’amica, che le aveva chiesto qualcosa.
Ginny aveva sorriso, aveva fatto un segno, come a dire:”Te
lo scrivo” e aveva aperto il quaderno. L’insegnate ricominciò
la lezione, facendo finta di nulla.
Intanto,
Ginny stava ripensando a come aveva preso la notizia suo fratello. Aveva un brutto presentimento, era stato troppo calmo… Non
era nel suo carattere. Non ci pensò più di tanto, sapeva
già che fare.
Strappò un
pezzettino di carta, e scrisse due righe all’amica. Per
fortuna, le sue amiche l’avevano capita, e creduta quando diceva che non
tradiva Harry con Adam. O almeno sperava… Poi
strappò un pezzo di foglio un po’ più grande e cominciò a scrivere, con le
parole già in testa.
Dopo Trasfigurazione,
passata anche questa sommerso da bisbigli e domande sul triangolo di fuoco, e
Incantesimi, ora nella quale tutte le ragazze avevano insistito per fare a
coppia con lui durante l’esercitazione pratica per farsi dire qualche
particolare scottante, Adam scese nella Sala Grande,
seguito da Draco.
-Non ne
posso più! –sospirò Adam, sedendosi al tavolo Serpeverde, ben lontano dal
gruppo di ragazze del suo anno, che non si erano date
per vinte nel fargli domande sul pomeriggio prima. Draco non gli stava quasi
dando ascolto.
-Possibile
che non… Ehi, Draco? –Adam si era improvvisamente reso conto che l’amico non lo
stava più ascoltando, e anche da un pezzo. Individuò ciò che stava osservando,
e scosse la testa mentre Ginny Weasley passava accanto a loro, scuotendo i
lunghi capelli rossi. Sorrise ad Adam, e gli diede una
piccola spinta, facendo una risatina. Poi guardò timidamente Draco, e subito
abbassò gli occhi, con un sorriso timoroso sulle labbra. Si diresse verso il
tavolo Grifondoro e si sedette accanto al fratello e a Hermione.
Adam non
stava più guardando: era troppo preso a leggere il bigliettino che la ragazza
gli aveva messo in mano, approfittando della spinta
che gli aveva dato.
Ho trovato in te un vero amico, e mi
dispiace di averti messo in mezzo a questa storia del “triangolo di
fuoco”(assurdo…). Grazie per preoccuparti sempre per me, e di sprecare tutto il
tuo tempo ad ascoltare i capricci e i lamenti di una piccola Grifondoro… Grazie
=) Ti voglio bene!
Ginny
Adam alzò
lo sguardo verso il tavolo a cui sedeva la ragazza, che ora rideva e scherzava.
Sembrava aver dimenticato il pomeriggio prima, anche
se il ragazzo sapeva benissimo che non era così. Senza perdere tempo, prese un
avanzo di pergamena che aveva trovato sul fondo della borsa e cominciò a
scrivere.
Scherzi? Non ti devi preoccupare.
Non mi importerebbe nulla di sprecare il mio tempo,
anche se dovessi spendere ogni giorno ad ascoltarti, perché so che ne varrebbe
davvero la pena. Sei una ragazza davvero speciale, e Draco è davvero fortunato ;) Ti voglio tanto bene anche io! Buona lezione di
Trasfigurazione, divertiti anche per me con la McGranitt :D
Adam
Draco lo
stava osservando, e naturalmente stava cercando di leggere ciò che la penna
d‘oca raffinata aveva lasciato scritto sulla pergamena, ma Adam mise una mano
sopra il foglietto.
-Mi spiace,
top secret –scherzò, poi si alzò e dopo aver mormorato
un “Tienimi il posto e del cibo”, si diresse verso il primo piano, entrò
nell’aula di Trasfigurazione e, dopo aver riconosciuto il banco di Ginny,
lasciò il bigliettino sotto una margherita ancora bagnata di pioggia.
Dopo una
mezz’oretta, la classe di Trasfigurazione si riunì nell’aula al primo piano.
Ginny subito si diresse verso il suo banco, accompagnata dall’amica. Quando vide una piccola margherita di un colore bianco,
candido e puro, sentì il cuore batterle forte. Sotto vide un bigliettino, lo
aprì in fretta e lo lesse con le mani che tremavano. Quando finì di leggere,
volse lo sguardo fuori dalla finestra, dove si
potevano vedere delle lunghe e basse finestre che davano luce alla classe di
Pozioni, consapevole che là sotto si trovava Adam, probabilmente seduto accanto
a Draco.
-Grazie…
Allora, rieccoci
qua^^ Che ne dite di questo capitolino? Penso che non vi abbia chiarito molto
le idee XD Se siete in astinenza da Draco/Ginny(perché non se ne
vedrà molta ^^’’) rileggetevi il 3° capitolo, “Wound
up at yourdoor”, e
tiratevi un po’ su… XD
ginny88: Ma quel “puttanella”
innesca una serie di conseguenze… Vedrete. Comunque
sì, è stato un insulto abbastanza gratuito -_- Da te, Harry,
non me l’aspettavo! XD Adam si è trattenuto soltanto per Ginny,
comunque... Altrimenti le botte che ci prendeva Potterino!! XD Purtroppo lo so, sembraHarry/Ginny, ma don’t worry. Con questo capitolo
è finito tutto quello che ci poteva essere tra i due, quindi tra un po’… Spazio
a Draco ^____^ Baci
MiaBlack: Lo sapeeeevo…
Sapevo sarebbe arrivato un punto della storia in cui Adam e Hermione
sarebbero stati troppo bene insieme, ma cercherò di far stare ANCORA MEGLIO
INSIEME Ron e Hermione,
così non vi verranno brutte idee… >.< Bacini ^.-
Hachi: E’ questo il dramma, Harry è innamorato e Ginny no^^ Comunque toglietevi assolutamente dalla testa Adam/Hermioneè.é Tra i numerosissimi “baci
per sbaglio” che incontrerete in questa storia non ce ne sarà neanche uno tra
Adam e Hermione! (v.il
primo bacio “per sbaglio” è in un certo senso quello tra Ginny
e Draco nel 3° capitolo… ^^) Baciottini
RomenEvans: Ve l’avevo detto,
questi capitoli non chiariscono per niente le idee XD
Capitolo 9 *** Capitolo VIII - Some problem with her self ***
Capitolo VIII
Capitolo VIII
Some trouble with herself
Ginny entrò
in biblioteca, appena uscita dalla lezione di Storia della Magia. La
bibliotecaria, la severa Madama Pince, la osservò con occhi attenti e sguardo
critico mentre entrava, si sedeva al suo tavolo prediletto e vi poggiava la
borsa. La ragazza tirò fuori il libro di Trasfigurazione, avuta circa un’ora
prima, e si voltò verso lo scaffale alle sue spalle. Trovò esattamente ciò che
stava cercando, un libro che trattava degli Incantesimi Evanescenti: li avevano
appena iniziati, e la professoressa McGranitt aveva notato lo scarso andamento
della classe, a parte qualche alunno che era riuscito a rendere semitrasparente
la sua lumaca. Così, aveva pensato di colmare la lacuna pratica con
un’approfondita conoscenza teorica, e aveva assegnato un metro di pergamena
sugli Incantesimi Evanescenti.
Ginny
intinse la penna d’oca nella boccetta d’inchiostro nero, la tirò fuori e poggiò
la punta sulla spessa e ruvida pergamena. Tornò alla pagina che l’aveva
interessata, scorrendo di qualche pagina avanti, e cominciò a rielaborare le
informazioni e scriverle.
Gli Incantesimi Evanescenti sono tra
i più antichi incantesimi di utilizzo umano.
Incisioni, affreschi e dipinti antichissimi datano il primo utilizzo
dell’incantesimo …
La ragazza
alzò lo sguardo, distratta dal rumore silenzioso delle gocce di pioggia che
cadevano dal cielo e dalle nuvole grigie che oscuravano la volta celeste, che
coprivano tutto di rugiada pulita e fredda. Erano ormai due settimane che il
tempo andava avanti così, non si era notato nessun cambiamento. Né in meglio,
né in peggio, la pioggia cadeva costante e invariata dalla mattina presto alla notte fonda. Ogni tanto, il cielo si concedeva una
tregua, verso le tre o le quattro di notte. Ginny lo aveva notato quando si era
svegliata, disturbata dalla coda piumosa e morbida di Grattastinchi, adagiato
comodamente sopra il suo petto e sopra tutte le
coperte che la scaldavano durante la notte, che si agitava sotto il suo mento.
Si era alzata, cercando di non disturbare le sue amiche, e aveva apprezzato il
completo silenzio in cui si era immersa, quando era uscita sul piccolo
balconcino che avevano nel dormitorio femminile. Aveva osservato la mezza luna,
che si stagliava con il suo profilo luminoso e giallastro contro il cielo
vellutato e punteggiato da piccole stelle scintillanti. Gli interi Giardini
erano sotto di lei, addormentati sotto uno strato di brina, ma, per una volta,
non costantemente picchierellati da lacrime di pioggia. Il vento soffiava
leggero, aggirandosi tra gli alti cipressi e i salici. Alla ragazza erano
venuti i brividi, non solo per la brezza leggera, ma per lo spettacolo che
aveva avuto occasione di vedere.
Ginny
ricordava quel momento come fosse stato il giorno
prima, anche se risaliva a una settimana e mezzo prima. Pulì con la mano il
vetro, appannato dal calore che aleggiava nel castello, a con
le dita sottili scrisse frasi sparse, come:”Herm ti voglio bene” e stupidaggini
del genere. Quando ripulì un’altra parte del vetro,
vide leggermente distorto a causa di quelle piccole stille d’acqua il salice
piangente, ancora vittima delle intemperie metereologiche. Il lago si stendeva
lì dietro, arrivando ai piedi di quelle piccole colline che entusiasmavano
tutti gli studenti del primo anno a Natale, quando si ricoprivano di neve,
creando quell’effetto da “cartolina”. Il salice… Sarebbe passata alla storia di
Hogwarts come la pianta più chiacchierata di tutti i tempi, molto più del
Platano Picchiatore. I pettegolezzi erano finiti da pochi giorni, ma per i
corridoi si sentivano ancora bisbigli e sussurri quando lei passava, o quando
Adam e Harry andavano a lezione, camminando ai due
capi del corridoio, guardandosi con estremo odio. Adam si tratteneva dal dare
una leggera sfumatura viola anche all’altro zigomo di Harry, solo per Ginny.
Non aveva minimamente reagito alle chiacchiere sul triangolo, e non aveva
neanche avuto l’istinto di sbattere la testa di quella ragazza che era arrivata
e gli aveva chiesto, con fare innocente:”Ma quando ti
ci metti, con la Weasley?”, al muro. Quando, però, l’aveva sentita bisbigliare,
con le amiche, attributi che non sarebbero dovuti essere stati assegnati a
nessuna ragazza di quella scuola, le si era parato
davanti. Le ragazze avevano riso, ma Adam non ci aveva fatto caso. Voleva solo
che quella ragazza impertinente e con parole troppo grosse nella sua bocca
troppo piccola, ma per niente innocente, si rimangiasse ciò che aveva detto. La
ragazzina aveva riso, aveva messo insieme due parole di scusa e aveva girato i
tacchi, sicuramente per ripetere quegli aggettivi riferiti a Ginny.
I rapporti tra
lui e la ragazza si erano stretti, sia tramite carta, che tramite piccoli
incontri, nascosti e sbrigativi, in biblioteca o nella Sala Grande, per
chiacchierare. Poi, c’erano i loro appuntamenti cartacei: ogni mattina,
alternandosi, facevano trovare sul banco dell’altro un piccolo bigliettino, che
dava il via a quelle conversazioni tramite piuma e pergamena. Adam accompagnava
sempre i biglietti con dei fiori, che raccoglieva la
mattina presto nei Giardini, nonostante piovesse. Ginny, invece, faceva trovare
insieme ai piccoli pezzi di carta, dei disegni e caricature, quasi
sempre dei professori, ogni giorno diversi. I due ragazzi si scambiavano
i foglietti ai cambi dell’ora, o con uscite per il bagno
sincronizzate.
Tramite
bigliettino, Ginny aveva saputo della figura che aveva fatto Harry. Gliel’aveva mandato Hermione, quel bigliettino, ricordava parola
per parola il testo:
Ciao piccolina, come va? Novità: Harry è appena stato “sgamato” da un prefetto in…
Atti poco decenti con una Corvonero del terzo anno, una certa Rose
Warley. Piaciuta la notizia? :) Così, ora, la figura di ….. l’ha fatta lui. E impara, a
prendere a schiaffi la mia amica!
Hermione
La notizia
aveva fatto felice Ginny, la quale non vedeva l’ora di andare in Sala Grande,
solo per sentire i bisbigli che avrebbero accompagnato l’ingresso di Harry.
Quando il professor Vitious ebbe finito di assegnare i
compiti per il giorno dopo, Ginny era corsa al suo punto d’incontro con
Hermione, e le due ragazze erano scese per andare a mangiare chiacchierando
fitto. Ginny si era seduta al tavolo della casa Grifondoro con un senso di impazienza. Aveva dato un’occhiata
al tavolo di Corvonero, scorrendo su e giù, e aveva notato una ragazza bionda,
con i capelli mossi, che non alzava lo sguardo dal piatto, e a ogni ondata di
ragazzi che entravano e si sedevano ai quattro tavoli arrossiva furiosamente.
Le ragazzine intorno a lei non facevano che parlarle, levando per la sala un cicaleccio diffuso. Rose, quando le veniva posta una domanda, rispondeva in fretta, senza alzare
lo sguardo, e si tormentava i capelli.
Quando
Harry era entrato, accompagnato da Ron, la sala si era zittita per un istante.
Poi, lentamente, aveva cominciato a salire un mormorio diffuso, che era
sfociato nell’allegra confusione di qualche istante prima. Nonostante
tutto fosse tornato alla normalità in pochi istanti, Harry continuava ad essere
seguito con lo sguardo dai tre quarti degli studenti. Quando
il ragazzo si sedette al tavolo, molto rosso, quasi quanto la piccola
Corvonero, Ginny provò una sorta di soddisfazione, dentro di sé: ora aveva
capito come ci si sentiva, quando si era unica vittima, unico protagonista dei
pettegolezzi che erano in bocca a tutta la scuola? I suoi occhi verdi, molto
probabilmente, lasciavano scivolare fuori tutti i suoi pensieri, perché quando
Harry la guardò, non riuscì a sostenere la forza di ciò che la ragazza pensava,
e abbassò subito lo sguardo.
Ginny aveva
osservato suo fratello e Harry ridere sguaiatamente dopo soli cinque minuti.
Erano passati pochi giorni da quella rissa, e la guancia di Harry era ancora
gonfia e viola, ma l’amicizia dei due ragazzi si era riallacciata in brevissimo
tempo. Era quello, aveva pensato sorridendo Ginny, il bello dell’amicizia tra maschi:
ci mettevano davvero poco a litigare, e ancora di meno a fare pace e a far
tornare tutto come prima.
Ginny,
seduta al tavolo della biblioteca, si riscosse al pensiero della rissa. Era
corsa una sua amica, a darle la notizia: era l’intervallo di metà mattina, e
tutte le ragazze erano affollate al bagno, per truccarsi, pettinarsi, o
semplicemente chiacchierare, senza che i loro argomenti fossero argomenti di
tutte le persone che passavano per il corridoio.Lex era entrata nel bagno, cercando
Ginny, spingendo le ragazze per passare. Quando aveva
trovato la rossa, le aveva sussurrato poche parole, d’effetto, all’orecchio.
Ginny, infatti, si era subito fatta strada attraverso il bagno, tenendo per
mano l’amica che l’avrebbe accompagnata. Quando giunse
in quell’angolo remoto del quarto piano, con il fiatone, fece appena in tempo a
vedere Ron che dava un pugno sulla guancia sana di Harry. Trattenne bruscamente
il respiro mentre Harry lo spingeva contro il muro, dando un calcio ben diretto
all’amico. Tutti sembravano troppo eccitati dall’idea di una rissa, evento che
non si ripresentava da tempo, per avere la sola minima
idea di separare i due ragazzi. Neanche Ginny riusciva a reagire, lo spettacolo
che le si era presentato davanti agli occhi l’aveva
ipnotizzata e scioccata. Solo quando vide il sangue che usciva a fiotti dal
sopracciglio spaccato di suo fratello, si fece spazio tra la folla che si era
chiusa a cerchio tra i due Grifondoro per celarli alla vista dei professori, e
cercò di prendere suo fratello per un braccio.
-Ron! Fermati!
Stai fermo!! –esclamò, sapendo bene che se suo fratello era arrabbiato, c’era
ben poco da fare. Il motivo lo sapevano tutti, lo schiaffo
di Harry e quelle parole, tutti si erano già abbastanza sorpresi che Ron non
avesse reagito prima. Ginny vide Hermione correre verso la folla che si era
creata, e cercò di farle qualche segno per farsi aiutare, dato che Ron sembrava
assolutamente incurante del fatto che sua sorella fosse avvinghiata al suo braccio,
nel tentativo di fermarlo, e di fermare quella raffica di colpi che stavano
colpendo quello che, fino a pochi istanti prima, era il suo migliore amico.
Ginny si voltò quando sentì la voce di Hermione che diceva soltanto:-Ron.
Il ragazzo si
voltò, e quando vide Hermione, rimase fermo. Spinse via la mano di Harry, che
aveva fermato appena in tempo dal dargli un pugno, guardò, con un espressione schifata, tutti gli studenti che si erano
affollati intorno a loro due, e se ne andò, incurante del sopracciglio
spaccato. Ginny rimase ferma, e si guardò intorno.
-Lo
spettacolo è finito! Potete anche andarvene! –urlò Ginny, scoppiando a
piangere. Tutti l’avevano guardata spaventati, avevano
raccolto le loro borse e si erano diretti verso l’aula in cui avrebbero passato
almeno l’ora successiva.
Ginny smise
di pensare subito a quel pomeriggio. Era stato certamente uno dei più brutti,
tra quelli che aveva passato ad Hogwarts. Ricordava
soltanto Ron, in infermeria, che si urlava addosso con Harry, steso a qualche
letto più in là, poi ricordava lei e Hermione piangere. Dopo, più nulla. Scosse
la testa, e si tolse la frangia da davanti gli occhi. Accarezzò, sorridendo, i
suoi capelli: non si era ancora abituata, a sentirli così corti, un po’ più
sopra dell’altezza delle spalle. Era stato il pomeriggio dopo la rissa, che
aveva preso il Nottetempo, così da un momento all’altro, ed era andata ad Hogsmeade. Quel tragitto sembrava essere il più lungo
della sua vita, o almeno degli ultimi sette anni, il tempo che avevano impiegato i suoi capelli a diventare così lunghi.
Una volta arrivata, dopo un viaggio passato osservando i cipressi e gli abeti
innevati sfrecciarle davanti, era scesa dal grande
pullman, sola. Si era diretta decisa verso il luogo che più volte aveva visto,
passeggiando con Hermione, fantasticando di entrare e cambiare look da un
momento all’altro. Il momento era arrivato. Due ore dopo, era
tornata sulla strada di Hogsmeade, ormai oscurata dal buio della notte, e,
senza osservare il suo riflesso in nessuna vetrina, aveva tirato fuori
la bacchetta dalla tasca. Il Nottetempo era subito arrivato, e Ginny era salita
in fretta. Aveva visto gli occhi del giovane controllore sgranarsi di sorpresa,
osservandola, ma la ragazza non aveva alzato lo sguardo dal biglietto che lui
le stava porgendo. Si era seduta allo stesso posto, ma non aveva osato alzare
lo sguardo verso il vetro che la separava dall’ambiente esterno, per paura di
incontrarvi i propri occhi, incorniciati dal suo viso e dai capelli.
Una volta arrivata al castello, era entrata direttamente nella Sala
Grande, dove gran parte degli studenti si era riunita per la cena. Aveva finalmente alzato lo
sguardo, e aveva visto gli occhi di tutti i ragazzi e le ragazze che la
circondavano, sgranarsi di sorpresa, come quelli del controllore del
Nottetempo, per il suo cambiamento di aspetto così
repentino. Si era andata a sedere al tavolo della sua casata, cercando di
ignorare tutti gli sguardi concentrati verso di lei, con un nodo alla gola. Si
sedette accanto a Hermione, concentrata nella lettura della Gazzetta del
Profeta. Quando lei alzò lo sguardo e vide i suoi capelli, con
quel tagli scalato sopra le spalle, con quel colore così anonimo, un
moro scuro, cominciò a piangere, accarezzandole i capelli.
-Grazie, è davvero incoraggiante –aveva detto Ginny sarcasticamente,
per poi cominciare anche lei a piangere, abbracciata all’amica.
Ron aveva
osservato i capelli della sorella, arrivarle a malapena alle spalle. –Ma che hai combinato? –sorrise, poi le accarezzò il viso.
–Ti stanno benissimo, e dico sul serio.
Quando
Adam l’aveva vista, aveva cominciato a ridere. –Si adattano molto alla forma
del tuo viso, complimenti per la scelta, e il colore ti sta bene –aveva detto, una volta smesso di ridere. Aveva riso, perché aveva capito
subito il significato che avevano ora i suoi capelli:
non avrebbero più riflesso i raggi del sole, e non avrebbero più creato quei
giochi di luce. Secondo Ginny, infatti, era quella la colpa di tutto: di Harry
che aveva scoperto la loro passeggiata, della loro rottura, dei pettegolezzi su
di lei, e della rissa, così, aveva deciso di darci un taglio. Nel vero senso
della parola.
Ginny
osservò, ammirata e soddisfatta, il muro bianco accanto al suo tavolo in
biblioteca. Solo qualche settimana prima, sarebbe stato
inondato di scintillii, anche se il tempo era buio, riflesso di una minima
fonte di luce. Ora, invece, il muro era oscuro, e i suoi capelli non
attraevano più la luce. Osservò Pansy Parkinson entrare in biblioteca, seguita
dal corteo di compagne di pettegolezzi, rivolgerle uno sguardo di sfida e
occupare il suo solito tavolo. Ginny la osservò freddamente, senza presentare
una minima reazione. Non doveva rispondere alle provocazioni, specie ora che
Pansy si era ufficialmente fidanzata con Draco, o avrebbe
sollevato dubbi. Ricordò quando li aveva visti entrare, mano nella mano,
nella Sala Grande, seguiti da tutto il corteo di
Serpeverde. Era stato uno spettacolo ridicolo, Pansy si comportava come se
stessero già arrivando all’altare. Ginny aveva sentito pezzi di conversazioni,
nei corridoi.
-Si sono
fidanzati ufficialmente!
-Sì, ma
Draco non sembra contento.
-Può fare
ben poco, se il padre ha deciso così, io discuterei
ben poco...
Aveva
sentito una stretta allo stomaco, ma aveva continuato, a testa alta, per la sua
strada verso l’aula di Divinazione.
I suoi
pensieri vennero interrotti da Hermione. Ginny sorrise
all’amica, e posò la borsa per terra, lasciando la sedia accanto a lei libera.
Hermione le diede un bacio sulla guancia e si sedette.
-Ciao piccolina! Che compiti stai facendo?
Ginny sospirò, poi rise. –Te lo dico solo se mi prometti di
aiutarmi.
-Giuro
solennemente –sorrise l’amica, poi tirò verso di sé la pergamena, e osservò i venti centimetri di pergamena che l’amica aveva
già occupato, con la sua calligrafia dinamica e non molto precisa.
-Allora,
vediamo gli Incantesimi Evanescenti…
-Tutti gli
studenti esclusivamente dotati di autorizzazione mi seguano –sorrise cortesemente la
professoressa McGranitt, con un tono tutt’altro che cortese, che non ammetteva
repliche. Harry, Ron e Hermione si diressero verso la Sala Grande, seguendo con
lo sguardo la professoressa, e il suo volteggiante mantello verde smeraldo.
-Ho sentito
Fred e George, mi hanno mandato un gufo l’altro giorno, saranno a Hogsmeade
oggi pomeriggio. Gli ho detti li avremmo incontrati,
va bene? –chiese Ron, mentre passavano davanti a Gazza, il custode., che li osservò e li lasciò passare.
Hermione
annuì, alzandosi in punta di piedi e cercando qualcuno con lo sguardo.
-Chi
cerchi? –le chiese Ron. –Ginny! –esclamò poi il ragazzo, vedendo la sorellina
arrivare.
-Giusto
–esclamò Hermione, senza voltarsi verso il ragazzo. Poi si sentì picchiettare
la spalla.
-Ron,
aspetta solo un attimo.
-E poi,
magari, sono Ginny!
Hermione si
voltò sorpresa, e abbracciò l’amica.
-Non ti
avevo più vista, stamattina sei scappata e non ci
siamo più incrociate.
Ginny
sorrise, e si calcò sulla testa il cappuccio della felpa. Erano rimasti sotto
il grande porticato, quasi ad aspettare che la pioggia
cessasse di cadere. Hermione e Ginny si presero per mano, entrambe coperte
meglio che potevano dal cappuccio della propria felpa, e corsero verso una
delle carrozze. Ron e Harry, rimasti sotto il portico, sorrisero, osservando le
due ragazze ridere tra loro, salire in fretta sulla carrozza e far loro cenni
di raggiungerle in fretta. Harry si voltò verso l’amico. I due si guardarono,
sorrisero, e corsero verso la carrozza.
I due
ragazzi fecero appena in tempo a sedersi sui sedili rosso
porpora, quando gli animali invisibili che trainavano la carrozza
partirono. Ron e Harry quasi caddero sul pavimento in
legno, mentre si passavano le mani tra i capelli umidi. Ginny sorrise, poi
guardò fuori dal finestrino, ricordando la
conversazione che aveva avuto con Adam quella mattina.
-Adam, c’è un clima irrespirabile,
tra me e Harry, ho rovinato tutto… Non ce la faccio…
-Non lo saprai mai, se non provi.
-Ho paura.
-La paura è solo
un bagaglio pesante, non ti serve a nulla. Resta leggera…
-Mi sarai accanto?
-Anche quando non mi vedrai.
I quattro
ragazzi scesero, dopo venti minuti di viaggio, sotto la pioggia imperterrita.
Si diressero a passo spedito verso i Tre Manici di Scopa, dove avevano
appuntamento con Fred e George. Entrarono nel caldo locale, riscaldato, oltre
che dal fuoco che scoppiettava allegro nel camino là accanto, dall’accoglienza
e ospitalità che si percepiva lì dentro. Hermione si tolse il cappello fattole
a maglia da Ginny, per il suo compleanno, liberando i capelli ricci. Li
scrollò, lasciandoli sciolti sulle spalle, e si guardò intorno.
-Ehi, bella
prefetta…
-Vuoi una
crostatina?
Hermione si
girò, mettendo su un cipiglio irritato. Quando vide i
due gemelli davanti a sé, con un vassoio in mano, l’espressione non cambiò.
-Non
vorrete trasformare questo locale in una gabbia per canarini! –sibilò
indispettita la ragazza, ricordando fin troppo bene gli scherzi che i due
gemelli non avevano fatto altro che combinare l’anno precedente, soprattutto a
discapito di Neville.
I due si
guardarono negli occhi e risero. –Vedi? Vai sempre a pensare a male. –esclamò
Fred, prendendo a braccetto la ragazza. George la prese dall’altra parte, e la
portarono a sedere a un tavolo.
-Noi stiamo
semplicemente dando una mano a Madama Rosmerta. –le sorrise
George, mettendole davanti il vassoio e facendo apparire, con un colpo di
bacchetta, una tazza di Burrobirra fumante.
-Comunque, ciao –si sentì il commento aspro di Ginny arrivare da dietro. Fred e George si voltarono e le
sorrisero, andandole incontro e abbracciandola.
-Come sta
la nostra sorellina preferita nonché unica? –sorrise
Fred.
-Vuoi una
crostatina?
Hermione,
seduta dove l’avevano trascinata i due gemelli, scosse
la testa, scrutando osservamene le crostatine farcite da una deliziosa crema,
anche se di dubbia provenienza. Una volta messi a
sedere anche Ron e Harry, i due gemelli si liberarono del vassoio, lasciandolo
sul balcone in lucido legno dietro il quale Madama Rosmerta, la graziosa
proprietaria del locale, aveva cominciato a versare nei calici sei Burrobirre
fumanti, e si accomodarono.
-Allora,
che ci dite di nuovo?
-Come
procede la vita a Hogwarts?
Harry, Ron
e Hermione cominciarono a parlare, accompagnati dai gemelli, ma Ginny rimase
silenziosa nella conversazione. Ogni tanto sorrideva, quando i gemelli tiravano
qualche scherzo a Hermione, ma molto tristemente. Quando
si voltò di scatto verso la finestra, sentendo il rumore di un tuono, i capelli
svolazzarono disordinatamente intorno a lei.
-Ginny… Ti
sei tagliata i capelli e… Te li sei tinti? –chiese
George, esterrefatto. Ginny arrossì furiosamente, nonostante ora fosse così
orgogliosa dei suoi capelli anonimi, spenti, non avrebbe voluto che i suoi due
fratelli se ne accorgessero. Ginny cercò di sorridere,
imbarazzata, e fece cenno di sì con la testa. I due gemelli la guardarono,
esterrefatti. Ginny scosse la testa. –Mi sono tagliata e tinta
i capelli, va bene? Ora sono mori, così se qualcuno guarderà fuori dalla finestra non vedrà più quei riflessi color rame,
che lo indurranno a pensare una cosa totalmente diversa dalla realtà. Così non
dovrò più subirmi altri schiaffi, altri pettegolezzi!
La ragazza
si alzò di scatto dalla sedia, facendola quasi cadere, e corse fuori dal locale. Ron fece per alzarsi, ma Hermione lo
trattenne.
-Non è un
periodo facile per nessuno, neanche per lei…
I gemelli
si guardarono, e osservarono attraverso il vetro Ginny, sotto la pioggia
cadente, svoltare in un angolo.
-Ma
cos’ha fatto? –chiese preoccupato Fred ai tre amici. Harry, in tutto questo,
era rimasto zitto, ma non sembrava pensare a ciò che stavano
dicendo i gemelli. Era tutt’altrove con la testa.
Hermione
sospirò, guardando il punto dove, fino a qualche istante prima, Ginny era stata vittima delle lacrime di pioggia che cadevano dal
cielo, togliendosi dal viso i capelli mori, completamente bagnati.
-Diciamo
che ha avuto qualche problema con sé stessa… -mormorò
tristemente la ragazza, alzando lo sguardo verso il cielo.
Rieccoci qua! Ieri ho finito scuola,
che bello ^_^ Ora c’è Natale, di sicuro mi hanno regalato il libro di Melissa P.
per cui rompo le palle da un mese! Dunque, non aggiornerò
molto presto perché poi parto per l’Abruzzo… E il IX capitolo
deve essere ancora finito… Ho una specie di blocco ç_ç Intanto godetevi questo!
E rileggetevi un po’ tutto, per fare supposizioni su quello
che succederà. Poi scrivetemele quando commentate ^.-
terry: Oddio ^^’ La D/G arriva tra un
pochino… Non mi ammazzare please! Adam è mio, avevo già ribadito
il concetto più volte. Continua a leggere, mi raccomando!
RomenEvans:
Ginny/Adam? Ma noooo, che dici? ^^’’’’ Ma che
pensieri assurdiiiii ^^”” Parliamo d’altro? XD Thanks,
questo capitolo era piaciuto molto anche a me, e io di solito sono molto critica riguardo tutto ciò che produco…
aledra_xan: Ebbene sì, la Ginny/Harry non c’è
più, è finita definitivamente. Ma tutti fissati con
questa Ginny/Adam, ma che vi salta in testaaaaa?? ^^’’’
*Qualcuno mi regga il gioco che mi ammazzano* XD
ginny88: La Draco/Ginny ci metterà un pochito ad arrivare, la loro è una storia sofferta XD Oh mygod, ora vedrai cosa ha fatto Ronnino a Potterino, penso ti
piacerà parecchio!^^ Vado subito a leggere la tua storia… Poi commento.. Baci!
pikkyfan: Grazie per i complimenti! Avevo
sentito anche io del “vero” nome di Ginny, ma Virginia mi gusta
molto di più! Commenta i prossimi capitoli… Baci!
maria: Oddio^^’ La storia con Draco ci
mette un po’ a evolversi! Leggi per scoprire… ^.-