Neighbourhood di Soul Mancini (/viewuser.php?uid=855959)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Gli uccelli hanno la gabbia toracica? ***
Capitolo 2: *** Colpa del suocero ***
Capitolo 3: *** La nostra nuova vecchia radio ***
Capitolo 4: *** Tra Reale e fantasia ***
Capitolo 1 *** Gli uccelli hanno la gabbia toracica? ***
Brimi
Gli uccelli hanno la gabbia toracica?
Happy birthday, Brian ♥
“Venite a vedere cos’ho trovato!”
Roger, Freddie e John, seduti a chiacchierare sul gradino
del marciapiede all’ombra di un grande melo, ammutolirono all’esclamazione di
Brian e si lanciarono occhiate perplesse.
Si alzarono, cercarono di indovinare da quale direzione
fosse provenuta la voce e quando, svoltato l’angolo, raggiunsero il loro amico,
lo trovarono in ginocchio di fronte a un’aiuola, il capo chinato e una cascata
di riccioli che gli pioveva sul viso arrossato.
“Che cos’è?” si incuriosì subito Roger, accovacciandosi
accanto a lui e sbirciando con insistenza: notò che Brian aveva posto le mani a
coppa, come a racchiudere e proteggere qualcosa.
“Piano, non gridare” gli intimò subito il bambino riccio,
lanciandogli un’occhiata severa per poi tornare a concentrarsi sulla sua nuova
scoperta.
“Ma siamo curiosi” protestò allora Freddie, piazzandoglisi
alle spalle e affilando lo sguardo per poter vedere a sua volta. Quando i suoi
occhi si posarono sul piccolo agglomerato di piume grigiastre che si muoveva
appena tra le dita del bambino, non poté impedirsi di spalancare occhi e bocca
sorpreso.
“È un uccellino” soffiò allora Brian con delicatezza,
carezzando piano la testolina dell’animale. “L’ho trovato qui nell’aiuola,
incastrato tra i rami del cespuglio.”
“Che figo! Come lo chiamiamo?” strepitò Roger entusiasta,
balzando in piedi di scatto.
Brian aggrottò nuovamente le sopracciglia, fulminandolo con
lo sguardo. “Rog, abbassa la voce e non fare movimenti bruschi! Questa
creaturina è molto spaventata, poverina… dev’essere così piccolo, sicuramente
ha provato a volare e non ci è riuscito, ora non sa come tornare al nido.”
“Potrebbe essere ferito” osservò John, prendendo a guardarsi
attorno. Si trovavano di fronte a un grande giardino colmo di alberi, chissà da
quale ramo era caduto quell’uccellino…
“Penso proprio di sì, non riesce a stendere bene un’ala”
constatò Brian, per poi tornare a concentrarsi sul suo nuovo amico e prendere a
parlargli con voce vellutata. “Ma adesso c’è qui il tuo Brian pronto a
medicarti. Non avere paura, piccolino: guarirai e poi potrai volare, tornare
dalla tua mamma e dal tuo papà.”
John sorrise intenerito alla vista degli occhi del suo amico
che brillavano come stelle mentre coccolava l’animale con premura. “Hai mai
pensato di fare il veterinario, Bri?” gli domandò.
“Potrei pensarci, se proprio non riuscissi a diventare un
astronauta.” Detto questo, si mise lentamente in piedi, stando attento a non
fare movimenti troppo bruschi, poi sorrise ai suoi amici. “Avvicinatevi a
vederlo, uno alla volta. Se promettete di stare attenti, potete anche
accarezzargli la testolina, è morbidissima!”
Roger sorrise raggiante e si piazzò subito di fronte al
moro, che dischiuse un poco le mani. “Mmh…” rifletté il biondino, scrutando con
attenzione il piumaggio della bestiola. “Secondo me potremmo chiamarlo Spider!
Pensateci, con un nome del genere diventerà di sicuro una forza, l’uccello più
veloce di tutti i cieli! Ehi, campione, tu sei d’accordo?” aggiunse poi, accostando
maggiormente il viso all’uccellino e scoccandogli un sorriso accattivante.
In tutta risposta, lui tremò appena tra le mani di Brian.
“Bene, il tuo turno è finito, allontanati!” decretò
quest’ultimo, facendo un passo indietro.
“Uffa, ma non l’ho nemmeno accarezzato!” si offese Roger.
“Con la tua delicatezza finiresti per schiacciargli la
gabbia toracica…”
“Perché, gli uccelli hanno la gabbia toracica?” domandò
confuso il biondo, tastandosi distrattamente il costato attraverso la
maglietta.
Intanto John si era accostato cautamente a Brian e, dopo un
secondo di esitazione, aveva posato un polpastrello sul capo dell’animaletto e
lo sfiorava come se potesse rompersi da un momento all’altro. Non disse una
parola, ma le sue labbra si incresparono in un sorriso intenerito, via via
sempre più ampio.
“Freddie, tu lo vuoi vedere?” domandò Brian qualche istante
dopo, notando che il bimbo corvino era rimasto in disparte con le braccia
incrociate al petto e uno strano broncio dipinto in viso.
“No, non ci tengo, grazie.”
Brian sgranò gli occhi. “Pensavo ti piacessero gli animali.”
“A me piacciono gli animali. Ma, Brimi, l’hai raccolto da
terra… e se avesse le pulci? E se avesse qualche malattia contagiosa?” spiegò
Freddie con una smorfia disgustata e quasi terrorizzata.
Roger scoppiò a ridere sguaiatamente e gli assestò una
leggera spinta. “Certo, ti contagia la peste… questa è bella!”
L’altro mise il broncio, offeso. “Pensa se invece le pulci
le avesse davvero e si annidassero tra i capelli di Brian… poi se li dovrebbe
tagliare!”
Alla sola idea, il diretto interessato sentì un brivido
corrergli lungo la schiena, nonostante fosse luglio e si morisse di caldo;
amava troppo i suoi ricci ribelli per poter anche solo pensare di perderli.
Lanciò un’occhiata preoccupata al suo uccellino e sibilò: “Non hai le pulci o i
pidocchi, vero? Non ce li hai”.
“E comunque tienitelo pure, io non voglio morire di malaria
a dieci anni” concluse Freddie in tono solenne.
“Sapete cosa ci vorrebbe?” si illuminò a quel punto Brian,
guardandosi attorno come se cercasse qualcosa.
Gli altri tre lo osservarono curiosi, invitandolo a
continuare.
“Sta cominciando a stare male tra le mie mani, è scomodo. Ci
vorrebbe qualcosa di morbido per sistemarlo, qualcosa che possa fargli da nido,
come una sciarpa…”
“E dove la trovi una sciarpa a luglio?” gli fece notare
Roger, aggrottando le sopracciglia.
“Era per dire… andrebbe bene anche una maglietta. Ecco, ci
sono! Chi di voi si toglie la maglietta?”
“Toglitela tu, l’uccello è il tuo!” ribatté subito Freddie,
distogliendo lo sguardo come a volersene tirare fuori.
“Non posso muovermi, ce l’ho tra le mani” gli fece notare il
riccio, poi posò il suo sguardo speranzoso su John e Roger.
“Lo farei volentieri, ma non posso prendere sole, l’altro
giorno al mare mi sono bruciato la schiena” spiegò John.
“La mia è nuova e se mia madre mi vede tornare a casa senza
mi mette in punizione per tutta l’estate” aggiunse Roger, accennando con un
gesto alla maglia a righine sottili e colorate che aveva addosso.
A quel punto Brian sospirò, lanciò un’occhiata all’uccellino
che cominciava ad agitarsi e infine tornò a guardare Freddie con aria
implorante.
“Che vuoi da me?” bofonchiò lui.
“Dai Fred, ti prego… è urgente… ti prometto che ti faccio
tutti i compiti di matematica delle vacanze!”
Freddie sorrise sornione, allettato da quella proposta. “E
va bene, sacrificherò la mia bellissima canottiera per quella bestia piena di
parassiti! Avete visto quanto sono generoso?” pigolò mentre si sfilava
l’indumento bianco e lo porgeva al suo amico, stando ben attento a non
avvicinarsi troppo.
“Ti ha solo fatto un favore: col caldo che c’è, si sta
meglio a petto nudo” costatò John, trattenendo una risatina.
“E, ti avverto,” precisò Freddie, mentre osservava Brian
avvolgere l’uccellino nel cotone fresco in modo da creargli un giaciglio, “non
provare a rendermela, quella è tua e non la voglio neanche più vedere. Ci manca
solo che il tuo nuovo amichetto mi contagi il colera…”
“Grazie Freddie” gli rispose solamente Brian, grato.
“Non ringraziarmi, ricordati che tutto ciò ha un prezzo!”
Il riccio sospirò rassegnato, domandandosi come mai gli
avesse fatto quella promessa stupida appena qualche minuto prima. D’accordo che
era bravo in matematica, ma i suoi esercizi erano già abbastanza.
“Senti, Brimi…” Roger gli si accostò, assumendo un fare
cospiratorio. “Dato che anche io ti ho dato il mio contributo e ti ho aiutato a
scegliere il nome per Spider… che ne diresti di fare anche i miei compiti?”
Brian sollevò gli occhi al cielo mentre John scoppiava a
ridere.
♥ ♥
♥
AUGURIIIII BRIIIIIIIII *________*
Bene bene… non so nemmeno io da dove salti quest’idea folle
XD però è TROPPO divertente immaginare i Queen quando erano ancora dei marmocchi!
Soprattutto queste avventure da vicinato si adattano alla perfezione al periodo
estivo… perché, ammettiamolo, d’estate torniamo tutti un po’ bambini :3
So che non è niente di che, è una storiella senza pretese,
ma mi sono divertita un mondo a scriverla :P
Che dice, vi convince la versione schizzinosa di Freddie?
Secondo me è assolutamente credibile AHAHAHAHAH
E Roger è un adorabile idiota XDD poteva forse evitare di chiamare
il povero uccellino con il nome di un’auto?
Beh, che altro dire? Ancora TANTISSIMI AUGURI a Brian, il
nostro dolce chitarrista dal cuore d’oro; non lo ringrazierò mai abbastanza per
mettere tanta passione e tanto sentimento nella sua musica e per gli assoli stratosferici
che mi mettono addosso una carica pazzesca! *______*
E grazie a tutti voi per essere giunti fin qui, ci
risentiamo il 26 per il compleanno di Roggieeee! ♥
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Capitolo 2 *** Colpa del suocero ***
Colpa
del suocero
Happy
birthday, Roger ♥
John mangiucchiava distrattamente qualche fragola fresca e
matura mentre, stravaccato sul divano, seguiva con interesse una
puntata di
Colombo che scorreva sullo schermo della TV. La finestra del soggiorno,
che
dava sulla strada, era spalancata e lasciava entrare nella stanza il
suono di
voci e risate lontane e la calura del tardo pomeriggio.
Ormai l’indagine del famoso tenente era nel pieno del suo
svolgimento e John si era già fatto un’idea su chi
potesse essere l’assassino,
anche se le dinamiche non gli erano ancora chiare e non riusciva ad
afferrare
le modalità dell’omicidio.
Proprio mentre il detective stava tenendo un importante
colloquio col fratello della vittima, una voce acuta e del tutto
inaspettata lo
fece sobbalzare.
“Ehi Deaky! Non è ancora finita quella roba
noiosissima?”
Il ragazzino volse lo sguardo verso la finestra, dove
Freddie e Roger si erano affacciati con tanto di gomiti sul davanzale.
“Lo sapete che non mi dovete disturbare quando guardo
Colombo, altrimenti perdo il filo” ricordò loro in
tono vagamente irritato.
“Ma stavolta è una cosa urgente, abbiamo bisogno
di te”
spiegò Freddie.
“La mia bicicletta si è rotta e non capiamo qual
è il
problema. E tu sei così bravo ad aggiustare le cose e a
capire dove sta il
problema…” aggiunse Roger, sbattendo un paio di
volte le ciglia e facendo gli
occhi da cerbiatto.
John spostò nuovamente lo sguardo sul televisore e
sbuffò.
“Non potete chiedere a Brian?”
Il biondino si strinse nelle spalle. “Ci sta provando da
almeno mezz’ora, ma nemmeno lui è bravo come
te.”
“E dai, Deaky, che ti costa per una volta staccarti dalla TV?
Tanto ormai il tizio è morto e rimane morto anche se
scoprono chi l’ha ucciso!”
rincarò la dose Freddie. Il corvino proprio non capiva come
quei programmi
gialli potessero piacere tanto al suo amico, erano così
intricati!
“Ma ormai sono a metà puntata, lo stavo
seguendo…” John
abbassò lo sguardo deluso. Non aveva il coraggio di dire di
no ai suoi amici,
voleva davvero aiutarli.
“Va bene, facciamo così!”
saltò su Roger, dopo qualche
istante di silenzio. “Tu vai con Freddie e provate ad
aggiustare la bici,
mentre io resto qui e finisco di guardare il programma al posto tuo,
così ti
posso dire chi è l’assassinò! Che ne
dici?”
Gli occhi di John presero a brillare. “Lo faresti
davvero?”
“Sì, ci scambiamo il favore! Anche se a me Colombo
non piace
e preferisco i cartoni animati, ma ehi, per gli amici si fa anche
questo!”
“Arrivo!” Il padrone di casa saltò
giù dal divano e corse ad
aprire il portoncino, così da uscire e scambiarsi di posto
con Roger.
Quando quest’ultimo si ritrovò nel soggiorno di
casa Deacon,
si buttò immediatamente sul divano con tanto di piedi sudici
sul bracciolo,
pronto a godersi qualche minuto di totale relax.
Prima di allontanarsi lungo il marciapiede, John gli scoccò
un’ultima occhiata dalla finestra. “Mi raccomando,
seguilo con attenzione, poi
me lo devi raccontare.”
“Ma certo Deaky, fidati di me!”
“Ah, e ricordati che secondo me l’assassino
è il suocero.
Poi devi dirmi se avevo ragione, quindi tienilo bene a mente.”
“Il suocero, perfetto. Stai tranquillo, e buona fortuna con
la mia bici!” lo salutò prima di vederlo
scomparire dal suo campo visivo.
Roger fissò lo sguardo sul televisore e lasciò
trascorrere
qualche minuto, cercando di entrare nelle dinamiche della trama ma
senza troppo
impegno. La verità era che lui di quei programmi per grandi
non capiva un
accidente, si perdeva già dopo due minuti e non sarebbe mai
riuscito ad
agganciarsi a una trama già avviata.
Osservò il tenente Colombo che conversava con qualche altro
personaggio a caso, ascoltò i discorsi senza comprenderli,
ma ben presto perse
interesse per il programma e cominciò a guardarsi attorno.
Per prima cosa avvistò, sul tavolino basso adiacente al
divano, la ciotola in vetro contenente ancora qualche fragola e,
avvertendo un
certo languore, le fece fuori. Tornò a stendersi sul divano,
ma c’era ancora
qualcosa che non quadrava. Faceva caldo, troppo caldo.
Si alzò e si avviò verso il ventilatore a
pavimento
abbandonato accanto alla finestra; lo attaccò alla corrente
e fece in modo che
puntasse esattamente verso la sua postazione. Non era tanto, ma almeno
gli
avrebbe dato un po’ di respiro.
Tornò ad accomodarsi sul sofà con un sospiro
soddisfatto:
ora si che si ragionava!
Lascio ricadere il capo sulla spalliera e cercò per
l’ultima
volta di capire qualcosa dell’indagine di Colombo, del resto
l’aveva promesso
al suo amico. Che poi lui proprio non capiva: che senso aveva guardare
tutta la
puntata, se tanto il nome dell’assassino sarebbe saltato
fuori solo alla fine?
Non sarebbe stato più sensato guardare solo gli ultimi
secondi della puntata?
Si esibì in una smorfia confusa e, col ventilatore che gli
scompigliava i capelli dorati e gli accarezzava la pelle sudata,
socchiuse gli
occhi.
“Rog… Roger! Lo sapevo che non c’era da
fidarsi!”
Roger sentì una mano che gli stringeva il braccio e lo
scuoteva dolcemente; ci mise qualche secondo a capire di chi si
trattasse e in
quale luogo si trovasse, ma poi ricordò.
Schiuse lentamente le palpebre e la prima cosa che vide fu
il volto arrotondato e dolce di John, appena indurito da
un’espressione
corrucciata.
“Ehi” biascicò, sbadigliando senza
ritegno.
“Ti prego, dimmi che hai almeno scoperto se è
stato il
suocero!” lo apostrofò il suo amico.
“Suocero? Ma che dici, io non sono sposato, non ho nessun
suocero…” biascicò, mettendosi seduto a
fatica sul divano. Complice il dolce
soffiare del ventilatore e le soporifere conversazioni provenienti dal
televisore, doveva essere caduto in un sonno bello profondo,
perché gli ci
volle qualche secondo per riconnettersi alla realtà.
John sospirò e gli si sedette accanto.
“Buongiorno, Rog! Mentre tu ronfavi qui al fresco, io e Deaky
ti abbiamo aggiustato la bici.”
Solo quando udì la sua voce, Roger si accorse che anche
Brian si trovava nella stanza, in piedi proprio alle sue spalle con i
gomiti
poggiati sullo schienale di divano.
Stralunato, fece scorrere lo sguardo sui visi dei suoi
amici. “Oh, la bici, è vero…
grazie!”
“Bene, dato che il tuo cervello si sta pian piano
accendendo,” prese la parola John in tono calmo, dopo aver
preso un profondo
respiro, “ti ricordi che ti sei proposto di guardare la
puntata di Colombo al
posto mio? Ecco, per favore, dimmi che l’hai vista fino alla
fine e che hai
scoperto chi era l’assassino!”
Roger sbatté le palpebre un paio di volte.
“Colombo? Ah già!
Eh, no, diciamo che… io non ci ho capito molto,
perché è un programma per
persone troppo intelligenti, io non riesco a capirli i gialli
e… poi nemmeno mi
piace… va bene, mi sono addormentato prima che
finisse” ammise infine, mettendo
su un sorrisetto innocente.
“Io l’avevo detto, che era una pessima
idea!” esclamò Brian,
cercando di trattenere una risata.
John si passò una mano tra i capelli con fare esasperato.
“Okay, niente panico, magari daranno una replica.”
“Però mi stavo chiedendo una cosa” si
affrettò ad aggiungere
Roger. “Io mi stavo domandando… qual è
il nome del tenente Colombo? Cioè, il
cognome è Colombo, okay, ma il nome? Oh… non mi
dite che si chiama Tenente!
Perché lo chiamano sempre Tenente Colombo,
quindi…”
John gli lanciò un’occhiata in tralice.
“Sai Rog, ti
preferivo mentre dormivi.”
♥
♥
♥
AUGURI ROGGIEEEEEEEEEEEEE *_________*
Vi prego, ditemi che non sono l’unica al mondo che immagina
John Deacon come un amante del crime! Del resto in qualche modo
avrà impiegato
tutto questo tempo in cui si è ritirato dalle scene, no? XD
E l’ho voluto immaginare appassionato del Tenente Colombo
già da piccolo XD
Mentre invece a Rog ho voluto affibbiare stavolta non uno,
ma ben due miei deficit: innanzitutto faccio una fatica immensa a
seguire le
trame dei film e dei telefiln, devono essere proprio chiari come il
sole affinché
io ci capisca qualcosa – ed è il motivo per cui
non sono una grande
appassionata di cinema XD –, e poi non sono ancora riusciva a
capire come si
chiami Colombo di nome, tanto che sono arrivata a ipotizzare si
chiamasse Tenente
allì’anagrafe AHAHAHAH e non potevo che riversare
questo mio immenso disagio in
Rog! Quanto lo maltratto :P
Ma la verità è che lo amo con tutta me stessa,
cioè io
stravedo per Roger, non me lo devono toccare u.u :3
Non mi resta che ringraziare con tutto il cuore coloro che hanno
recensito il primo capitolo e aggiunto la storia alle
preferite/segiute, ringraziarvi
per essere arrivati fin qui e darvi appuntamento al 19 agosto con Deaky
*____________*
Alla prossima e ancora tantissimi auguri a Roger, non lo
ringrazierò mai abbastanza per essere così
genuino, buono, esplosivo e per
darmi sempre un motivo per sorridere!!! ♥
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Capitolo 3 *** La nostra nuova vecchia radio ***
La
nostra nuova vecchia radio
Happy
birthday, John ♥
“Non è possibile che non funzioni…
insomma, è accesa, non
capisco proprio perché non si sente.” Brian
sospirò e si passò una mano tra i
riccioli folti e ribelli, per poi ruotare nuovamente alcune manopole
della
vecchia radio che stazionava di fronte a lui, sul gradino del
marciapiede.
“Secondo me dovremmo aspettare Deaky, lui sa aggiustare
sempre tutto” commentò Freddie, che osservava la
scena in piedi e con le
braccia incrociate al petto.
“Hai provato la rotella del volume?”
domandò Roger con fare
annoiato. Il bambino biondo, nonché proprietario della radio
gialla e
impolverata con cui Brian era alle prese, era seduto sul bordo del
marciapiede
lì accanto e si stava pian piano pentendo di aver riesumato
quel vecchio
rottame dallo scantinato di casa sua; avrebbe di gran lunga preferito
sfidare i
suoi amici in pedalate all’ultimo sangue, andare a comprare
il gelato nella
gelateria a qualche isolato di distanza o giocare a guardie e ladri,
invece da
quando Brian aveva visto la vecchia radio si era intestardito e voleva
a tutti
i costi farla funzionare. Lui onestamente cominciava a stufarsi ed era
tentato
di darsela a gambe.
“Ma certo, Roger! Mi hai preso per scemo?”
ribatté il riccio
esasperato.
Freddie si accovacciò accanto a lui. “Si sente una
specie di
fruscio… magari sono le casse a essere rotte”
osservò, indicando i piccoli
altoparlanti laterali.
“Ehi, mi è venuta un’idea!”
Roger saltò in piedi
all’improvviso e si esibì in un ampio gesto con la
mano rivolto agli altri due
bambini. “Spostatevi, mi serve spazio!”
Brian aggrottò le sopracciglia, dubbioso, ma si
alzò
lentamente e trascinò indietro anche Freddie.
“Cos’avrà in testa?”
borbottò tra
sé.
“Niente, neanche il cervello”
replicò Freddie
incrociando nuovamente le braccia al petto.
Roger si posizionò davanti alla radio e il suo viso si
corrucciò per la concentrazione; qualche istante dopo le
sferrò un forte pugno,
facendola scricchiolare rumorosamente, e sollevò il braccio
in aria con fare
vittorioso, le dita ancora strette e le nocche arrossate per
l’impatto.
“Roger! Ma ti sei bevuto il cervello?”
sbottò Brian
indignato, facendo un passo in avanti con gli occhi sgranati.
“Ma quale cervello? Te l’ho detto io che nella
testa ha solo
aria!” aggiunse Freddie, scuotendo il capo con fare altezzoso.
Ma Roger non li stava più ascoltando, troppo impegnato a
girare bruscamente tutte le manopole per controllare se il suo metodo
avesse
funzionato. “No, mi sa che è proprio da
buttare” osservò dopo alcuni secondi,
rimettendosi in piedi.
“Certo, l’hai finita di rompere tu,
genio” commentò Freddie
con fare accusatorio.
“Ehi ragazzi, che combinate?”
I tre bimbi si voltarono di scatto, trovando John alle loro
spalle che li scrutava curioso; erano talmente presi dai loro
battibecchi che
non si erano resi conto dell’arrivo del loro amico.
“Deaky, ti stavamo aspettando! Abbiamo bisogno della tua
sconfinata intelligenza!” si illuminò il corvino,
accostandosi a lui e
trascinandolo per un polso proprio davanti alla radio.
Intanto quest’ultima continuava a diffondere un leggero
mormorio
che ricordava vagamente una tempesta di vento.
Il nuovo arrivato aggrottò le sopracciglia, intrigato.
“Qual
è il problema?”
“Ho trovato questa radio in casa mia, siamo riusciti ad
accenderla ma non funziona, non si sentono le stazioni. Secondo te si
può fare
qualcosa?” domandò Roger, trattenendo uno sbuffo
annoiato. Ormai aveva
accantonato l’idea delle gare in bici e del gelato.
“Mmh, vedrò cosa posso fare”
affermò John con il suo solito
atteggiamento serio da genietto – che poco si addiceva al suo
viso dolce e
arrotondato da bambino – prima di accovacciarsi davanti alla
radio gialla e
prendere a esaminarla da tutte le angolazioni.
Roger sbadigliò teatralmente, senza preoccuparsi di coprirsi
la bocca con una mano. “E noi cosa facciamo nel frattempo?
Einstein è
all’opera, noi stiamo a guardarlo?”
“Se sei tanto annoiato, perché non vai a
procurarci da
mangiare?” lo apostrofò Freddie, senza staccare
gli occhi da John.
“Io?! Scordatelo!” replicò il biondo.
“L’unico che si lamenta sei tu” gli fece
notare Brian, per
poi spostare lo sguardo su Freddie e illuminarsi.
“Fermo!”
Il corvino si irrigidì.
“Perché?”
Brian gli si avvicinò e prelevò qualcosa dalla
sua spalla,
gli occhi che gli brillavano. “È un
ragnetto!”
Freddie lanciò un grido tremendamente acuto e
scappò via,
andando a nascondersi dietro Roger e aggrappandosi alla sua maglietta
azzurra.
“Brian, ammazzalo! Ammazza quel mostro! Oddio, che schifo, ce
l’avevo addosso…
Roger, fai qualcosa!” continuò a strillare a pochi
centimetri dall’orecchio
dell’amico.
Il biondino se lo scrollò di dosso. “E cosa vuoi
che faccia?
Prima ti lamentavi di me e adesso vieni a cercare aiuto?” Poi
posò gli occhi
azzurri e sgranati su Brian, tenendo d’occhio
l’animaletto che gli zampettava
sul palmo della mano. “Portalo via. Uccidilo!”
Brian sorrise innocente. “Hai paura anche tu, Roger? Non
è
velenoso, non fa niente… vero, John?” E, detto
questo, lanciò un’occhiata
complice all’altro bambino, ma lui era talmente preso
dall’esaminare la vecchia
radio e armeggiare con le manopole che non se ne accorse e non rispose.
John
era fatto così: quando si concentrava nel fare qualcosa,
soprattutto se
l’attività lo appassionava, il resto del mondo
scompariva e non lo sfioravano
nemmeno le conversazioni dei suoi amici.
“Non mi interessa, fallo sparire!”
sbraitò Freddie.
“Ha ragione lui!” concordò Roger.
“E comunque non ho paura!”
“Bastava così poco per farvi andare
d’accordo” commentò il
riccio con una risatina, poi si chinò e lasciò
scivolare via il ragno dalla sua
mano. “Vai piccolo, mettiti in salvo.”
Non appena l’animaletto cominciò a camminare
sull’asfalto,
Freddie lanciò un altro grido stridulo – Roger fu
costretto a tapparsi le
orecchie con le mani mentre il volto gli si distorceva in una smorfia
contrariata – e indietreggiò a grandi falcate,
rischiando di inciampare sul
gradino del marciapiede. “Fate qualcosa, quella bestia mi
vuole uccidere!”
Ma fu costretto a bloccarsi quando la mano destra di John
gli si posò su un braccio, mentre si portava
l’indice della sinistra sulle
labbra per intimargli di tacere. “Fermo!”
sibilò.
“Ma John, il ragno…” tentò di
protestare debolmente, ma le
parole gli morirono in gola quando si rese conto che dalla radio si
stava
diffondendo una hit leggera ed estiva e il suono era solo leggermente
disturbato.
Roger sgranò gli occhi e spalancò la bocca.
“L’hai
aggiustata! Come hai fatto?”
“Sei un genio!” aggiunse Brian entusiasta.
John si strinse nelle spalle. “Io non ho fatto niente,
è
tutto merito di Freddie.”
“Mio?” si sorprese il corvino.
John annuì con la sua solita calma. “Non vi siete
resi conto
che manca l’antenna? E come può una radio
funzionare senza antenna?” cominciò a
spiegare, indicando un angolino dove chiaramente un tempo
c’era stata un’asticella,
ma era stata spezzata e ora non restava che un breve frammento
metallico. “Freddie,
fermo com’è in questo punto, a fianco alla radio,
adesso sta facendo da antenna
umana. Infatti, se si trova la giusta posizione, si può
usare un altro oggetto
che funga da tramite per ricevere le stazioni.”
“Cioè, tu vuoi farmi credere che se mi allontano
la radio
non si sente più?” si sorprese il corvino.
“Provare per credere.”
Freddie fece un passo verso sinistra e improvvisamente la
canzone che si diffondeva dalle casse venne sopraffatta da un
fastidioso fruscio.
“Che forza!”
“Ah, era tutto qui? Ma non hai fatto niente, ti sei solo
accorto che mancava l’antenna! Avrei potuto farlo
anch’io!” sbottò Roger, forse
sentendosi un po’ stupido per non esserci arrivato prima.
“Il punto è che tu avresti potuto farlo, io invece
l’ho
fatto” lo liquidò in fretta John, mettendosi in
piedi e stiracchiandosi.
Nel vedere l’espressione confusa e offesa di Roger, Brian
scoppiò a ridere di gusto e strizzò
l’occhio a John in segno di approvazione.
“Fossi in te, Rog, non sarei così ingrato: ora
finalmente
abbiamo una radio tutta per noi per ascoltare la musica!” si
entusiasmò
Freddie.
“Tutta per noi?! Mettiamo in chiaro le
cose: la radio
è mia!” sbottò
Roger, poi si avvicinò a Freddie e lo strattonò
di nuovo
vicino all’oggetto. “Tu intanto fai da
antenna!”
“Ma io sono stufo di stare fermo in piedi, e poi non so dove
è andato a finire il ragno e non voglio che quella bestia mi
mangi! Dato che la
radio è tua, dovresti essere tu
l’antenna!” protestò lui, la voce acuta
sovrastava di poco la musica alta.
“Che ne dite di andare a prendere un gelato alla gelateria
qui vicino? Avremo tutto il tempo per ascoltare la musica con la nostra
nuova
vecchia radio” propose John, sia per far smettere i
due di litigare sia
perché cercare la soluzione al problema gli aveva messo un
sacco di fame.
Roger spense la radio, si voltò verso di lui e gli
scoccò un
sorriso radioso. “John, amico mio, ora riconosco il tuo vero
genio! Le tue sono
sempre le idee migliori!”
“Hai visto, Roggie? È tutta una questione di
necessità!”
Freddie affiancò il suo amico e gli circondò le
spalle con un braccio. “Come
alla radio serve un’antenna per prendere le stazioni, tu
avresti bisogno di un
cervello per pensare, magari ti verrebbero delle idee sensate come a
Deaky!”
Roger se lo scrollò di dosso e lo trucidò con
un’occhiata. “Freddie
Mercury, sei un uomo morto!”
Il corvino lanciò un grido e corse via, mentre il biondo
partiva subito al suo inseguimento lungo la strada.
John e Brian si scambiarono un’occhiata perplessa, poi
quest’ultimo commentò: “Sarà
il caso di cercare un altro ragno, almeno
riusciamo a fargli fare pace…”.
♥
♥
♥
AUGURI
DEAKYYYYY *_________*
Spero che
questo regalo di compleanno renda giustizia al
nostro caro bassista dato che, anche se le sue battute nella storia
erano
poche, è stato l’unico a trovare la soluzione a
questo problema idiota XD
E lo
definisco idiota perché, mentre Roger ha preso a pugni
la radio, Brian ha provato a girare tutte le manopole e Freddie non ci
ha
nemmeno tentato, nessuno di loro ha notato che mancava
l’antenna XD
Confermo
per esperienza che a volte, quando ci si mette in
piedi a fianco a una vecchia radio che non prende tanto bene, il suono
migliora
di colpo perché il nostro corpo funge da antenna umana! Ed
è proprio notando
questo fatto che mi è venuta l’ispirazione per
questa storiella – forse di
livello leggermente inferiore alle precedenti, ma spero ugualmente di
vostro
gradimento!
Potevo
forse lasciarmi sfuggire l’occasione di far emergere
il lato melodrammatico di Freddie e metterlo a battibeccare con Roger?
Mi fanno
morire questi due XD
Tra
l’altro l’aracnofobia di Freddie non me la sono
inventata, aveva davvero paura dei ragni e ho deciso di sfruttare
questo
dettaglio a mio vantaggio :P anche Roger a quanto pare non prova una
particolare simpatia per questi animaletti, anche se nella storia ha
cercato in
tutti i modi di camuffare questa sua paura XD
Piccolissime
note sul pacchetto del contest a cui questa
storia partecipa – quasi mi vergogno ad aver consegnato
questa roba a un
contest, ma vabbè XD –: il pacchetto che ho scelto
si basava su una leggenda
che, quando l’ho letta, mi ha fatto morire dal ridere e che
vi riporto di
seguito:
La
leggenda
dell’uovo di Colombo
Gli ospiti del
cardinal Mendoza, invidiosi per l’impresa di Colombo di
scoprire le Americhe, cercarono di sminuire la sua opera, sostenendo
che era
alla portata di tutti. Indignato da queste affermazioni, Colombo prese
un uovo
e chiese agli spagnoli di metterlo dritto sul tavolo senza farlo
cadere. Gli spagnoli
non ci riuscirono; così il navigatore prese
l’uovo, lo colpì delicatamente
sulla base e lo lasciò sul tavolo in piedi. Arrabbiati per
esserci riuscito, i
nobili dissero che anche loro avrebbero potuto fare la stessa cosa. Ma
Colombo
replicò: «La differenza, signori miei,
è che voi avreste potuto farlo, io
invece l’ho fatto».
Nonostante
non fosse obbligatorio l’inserimento della
leggenda o di sue parti all’interno della storia, ho deciso
di rivisitare e
inserire quest’ultima frase, facendola pronunciare da Deaky
XD pare che il
bambino sia dolce e indifeso, ma anche lui sa affilare la lingua quando
sorge
la necessità :D
E a
proposito di “necessità”, questa parola
era proprio un
prompt contenuto nel pacchetto! So che forse è un
po’ forzato e sbiadito, ma ho
cercato di inserire il suo significato come
“l’antenna è necessaria per far
funzionare la radio”, quindi niente antenna niente musica XD
E niente,
dovrei aver detto tutto! Scusate per questo notine
chilometriche e spero che questa sciocchezza vi abbia almeno strappato
un mezzo
sorriso!
Grazie a
tutti coloro che hanno recensito i capitoli
precedenti, a Vintage per il bellissimo contest, e ancora tantissimi
auguri a
Deaky – grazie per avermi stregato col tuo basso, portato in
altri mondi,
caricato di energia e fatto venire la pelle d’oca *____*
Ci si sente
il 5 settembre per la storiella (l’ultima della raccolta T.T)
dedicata a Freddie!!! ♥
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Capitolo 4 *** Tra Reale e fantasia ***
Tra
Reale e fantasia
Happy
birthday, Freddie ♥
“Ragazzi, venite qui! Vi devo far vedere una cosa!”
Brian e Roger, che se ne stavano stravaccati sul marciapiede
con carta e penna nell’intento di giocare a tris, si
scambiarono un’occhiata
confusa quando sentirono il grido di Freddie risuonare
nell’aria.
“Che cosa vorrà adesso?” si
domandò Brian confuso, inarcando
un sopracciglio.
“Andiamo a scoprirlo!” Roger si alzò e
si stiracchiò appena.
Qualsiasi fosse il motivo per cui Freddie li stava chiamando, lo
ringraziò
mentalmente: stava cominciando ad annoiarsi, ci voleva una bella
novità in
quell’afoso pomeriggio d’estate.
I due si avviarono verso l’abitazione del bimbo corvino e,
non appena ebbero svoltato l’angolo, sgranarono gli occhi in
preda alla
confusione: Freddie, con l’aiuto di John che era accorso
immediatamente, stava
trascinando un vecchio e imponente baule sul vialetto di casa sua.
“Venite a darci una mano!” pigolò John,
mollando la presa
sull’oggetto per asciugarsi il sudore dalla fronte; a
giudicare dal fiatone e
dal volto arrossato, quel grande contenitore in legno doveva pesare
parecchio.
Brian e Roger corsero subito verso di loro e presero a
osservare il baule con fare curioso.
“Da dove salta fuori questo coso?”
domandò il biondo,
facendo scorrere le dita sul bordo del coperchio.
“Dalla mia soffitta” ribatté Freddie con
orgoglio,
incrociando le braccia al petto.
“E che cosa c’è dentro?”
chiese a sua volta Brian,
profondamente affascinato e interessato. Un sorriso sognante gli si era
dipinto
sul viso, la sua mente già fantasticava sui tesori che
quello strano forziere
poteva contenere – magari era addirittura appartenuto ai
pirati!
“Portiamolo fuori, così poi lo possiamo
aprire” propose
Freddie, facendo un cenno verso la strada.
“Ma tu lo sai già?” insistette il riccio.
“Certo, io l’ho già aperto!”
Freddie mise su un sorrisetto
sornione e piegò appena la testa di lato.
“Ma non è giusto, sono curioso!”
ribatté Brian,
imbronciandosi e scrutando il suo amico con un’espressione da
cane bastonato.
“Smettetela di perdere tempo e portiamolo fuori!”
intervenne
Roger, afferrando il baule per i lati e strattonandolo verso il
cancelletto
aperto; tuttavia riuscì a smuoverlo soltanto di pochi
centimetri e si dovette
aggrappare al braccio di Brian per non ruzzolare a terra.
“Cavolo, ma cosa c’è
qui dentro, piombo?”
John ridacchiò e lo aiutò a spingerlo.
Una volta sul marciapiede, i quattro bambini circondarono la
cassa in legno e la scrutarono in silenzio per qualche istante, quasi
spaventati da ciò che avrebbero potuto trovarci dentro.
“Va bene, siccome sono il proprietario lo apro io!”
ruppe il
silenzio Freddie, piazzandosi di fronte all’oggetto e
sollevando la levetta in
metallo che lo teneva sigillato. Non appena il corvino tirò
su il coperchio, i
suoi amici si fiondarono su di lui per poter guardare a loro volta.
“Ma sono…” mormorò Brian,
estraendo dal baule quello che
aveva tutta l’aria di essere un mantello rosso.
“Dei… costumi. Tipo quelli del teatro!”
esclamò Roger,
tuffandosi con la testa e le braccia in mezzo al tessuto colorato e le
varie
cianfrusaglie per poi afferrare una spada in plastica.
“Esatto, ci possiamo travestire da qualunque cosa!”
strepitò
Freddie con entusiasmo; afferrò un cappello da giullare e lo
ficcò in testa a
John, che intanto esaminava con occhio critico il contenuto del
forziere.
Preso alla sprovvista, il castano si portò una mano sul capo
e si voltò a osservare Freddie. “Questo dovresti
darlo a Roger, è lui il
giullare. Io non faccio ridere.”
“Ehi, scordatelo! Io non farò il pagliaccio, sono
molto più
importante!” sbottò il biondo piccato, brandendo
la sua spada con fare
minaccioso.
“Comunque,” riprese la parola Freddie, accostandosi
a Brian
e rubandogli il mantello dalle mani, “questo lo uso io!
Perché, essendo il
proprietario di questi costumi, sarò io
a decidere i ruoli!” Tornò a
frugare nel baule, per poi portarne fuori una maestosa corona dorata.
“Io sarò
il re!”
“Veramente, Freddie, quella è una corona da
regina. Quella
del re è diversa, ha le punte” gli fece notare
John, osservandolo mentre si
pavoneggiava con indosso il copricapo in plastica.
“Non fa niente, allora sarò la regina!”
replicò il corvino
senza scomporsi.
Roger scoppiò a ridere di gusto. “La regina!
Sai che
bello travestirsi da femmina!”
“Ridi, ridi…” borbottò
Freddie, per poi voltarsi nuovamente
verso il baule e scrutarne il contenuto. Quale ruolo avrebbe potuto
assegnare
agli altri?”
“E io? Non c’è un travestimento da
astronauta?” chiese Brian
con impazienza.
“Un attimo, tesoro, poi penso anche a te. Allora…
Roger!”
“Dimmi!” saltò su il bambino con
entusiasmo. “Io sarò il
principe, vero? Sembro proprio un principe, io! Di quelli valorosi che
vanno a
sconfiggere i cattivi con la loro spada super affilata! E poi posso
fare il
principe azzurro perché ho gli occhi
azzurri…”
“Tu sarai la principessa” lo interruppe Freddie,
porgendogli
un lungo e pomposo vestito rosa ricolmo di fiocchetti e brillantini.
Brian e John, nel vedere l’espressione indignata che si era
dipinta sul volto di Roger, scoppiarono a ridere.
“E prendeva in giro Freddie perché si traveste da
regina!”
esclamò John, gettando un’occhiata complice al
riccio.
“Ma perché la principessa la devo fare
io?” sbottò Roger,
sempre più corrucciato.
“Non discutere, io sono la tua regina e devi sottostare ai
miei ordini!” lo liquidò in fretta Freddie,
gettandogli tra le braccia l’abito.
“In effetti, Rog, potresti benissimo essere scambiato per
una bambina! È il ruolo perfetto per te!” lo prese
in giro Brian.
“Stai zitto, Louis Armstrong dei
poveri!”
A quel punto Brian rideva così tanto che dovette sorreggersi
a John per restare in equilibrio. “Guarda che
l’astronauta che è arrivato sulla
Luna si chiama Neil Armstrong, non Louis!”
“È uguale!”
“Silenzio!” li riportò
all’ordine Freddie, recuperando la
spada che Roger aveva gettato a terra poco prima. “Eleggo
come principe… il
signor Brian Harold May!” annunciò solennemente,
consegnando al suo amico l’arma.
Lui sorrise. “Grazie!”
Roger sbuffò.
“Che hai da ridire? Brian è un vero gentleman,
sarà
un principe perfetto!” gli si rivolse Freddie.
“Quindi io e lui ci dobbiamo sposare?”
commentò il biondo.
“Certo, amore mio!”
cinguettò Brian tra le risate,
affiancandolo e circondandogli le spalle con un braccio.
“E io invece cosa faccio?” chiese timidamente John,
attirando l’attenzione di Freddie.
“Tesoro, te l’ho già detto prima: il
giullare di corte!”
“Ma io non faccio ridere!” protestò lui,
puntandosi le mani
sui fianchi.
“Vedi, Deaky… per essere un giullare, e quindi
intrattenere
e divertire la tua regina, devi ingegnarti e fare battute intelligenti.
È un
ruolo importantissimo!” gli spiegò Freddie in tono
serio, sistemandogli bene il
cappello colorato sulla testa.
“Altrimenti possiamo scambiarci i ruoli” propose
Roger,
osservando con fare sprezzante il vestito che avrebbe dovuto indossare.
John ghigno divertito. “No, grazie, tengo il mio
incarico.”
Seduto sul baule chiuso a mo’ di trono, Freddie osservava
con fare estremamente soddisfatto i suoi amici: il travestimento
più azzeccato
era senza dubbio quello di Roger che, con i lunghi capelli biondi e il
visetto
dolce da bambina, stava davvero bene col vestito rosa da principessa.
Lui e Brian, che ovviamente stavano gerarchicamente al di
sotto della regina, si erano seduti sul gradino del marciapiede uno
accanto
all’altro.
“Oh, avete visto, miei prodi? È già
l’ora del tè!” cinguettò
Freddie, per poi rivolgere un cenno a John. Quest’ultimo si
avvicinò a loro con
un vassoietto in plastica su cui era ordinatamente disposto un servizio
da tè
in miniatura, anche quello raccattato dentro il baule. Non avendo
qualcuno che
interpretasse il ruolo del servo, portare il tè era ruolo
del giullare.
“A me nemmeno piace, il tè! E poi è
estate, fa venire caldo!
Abbiamo un gelato in questa corte?” si lagnò Roger.
“Non rompere, tanto lo devi bere per finta” lo
zittì
Freddie, per poi voltarsi nuovamente verso John e afferrare una tazzina
in
plastica dal vassoio con movimenti misurati. “Grazie
caro!”
“E questi sono per il principe e la principessa!”
esclamò il
castano accostandosi a Brian e Roger, per poi posare tutto accanto a
loro.
“Grazie, giullare Deacon!” disse Brian con un
sorriso.
“Io non mi sto divertendo” borbottò
Roger incrociando le
braccia al petto.
“Hai sentito, giullare? La principessa si annoia! Facci
ridere un po’!” colse la palla al balzo Freddie.
“Non in quel senso…” tentò di
obiettare Roger, ma si costrinse
a tacere quando notò l’espressione concentrata di
John; era proprio curioso di
sentire cos’avrebbe portato fuori per farli divertire.
Il castano si illuminò. “Ci sono! Ho
trovato!” Fece una
pausa a effetto e si schiarì la gola. “Einstein
va al mare. «Che fisico!»
commenta un bagnante quando lo vede passare.”
Brian scoppiò a ridere di gusto, talmente tanto che a un
certo punto si accasciò sulla spalla di Roger e fu costretto
ad asciugarsi gli
occhi dalle lacrime.
Freddie e Roger intanto si scambiavano occhiate confuse e
perplesse.
“Io non l’ho capita” affermò
Freddie dopo qualche istante.
“Nemmeno io. Ma era una battuta?”
concordò Roger.
“Che fisico! Perché Einstein
è un fisico! Davvero non
ci siete arrivati?” esclamò Brian ancora tra le
risate.
“È stato Freddie a dirmi che dovevo fare battute
intelligenti!” si giustificò John, scuotendo
appena il capo e facendo tintinnare
i campanellini del suo cappello.
“Hai visto, regina? Hai sbagliato ad
assegnare i
ruoli, dovevo essere io il giullare!” fece notare Roger
tronfio.
“Veramente tu hai detto che non volevi fare il pagliaccio!”
replicò il corvino.
“Non è colpa di Deaky se siete stupidi!”
intervenne Brian,
alzandosi per dare il cinque a John. I due si scambiarono
un’occhiata complice,
prima di scoccare un sorriso a Roger e Freddie.
“Okay, basta: questo gioco non è più
divertente!” decise il
corvino, mettendosi in piedi.
Gli altri tre non poterono fare a meno di sghignazzare.
♥
♥
♥
AUGURI FREDDIE *_________*
Non so se ora come ora abbia senso fargli gli auguri, ma io
sono certa che li sentirà, in qualsiasi posto lui si trovi ^^
Ma non siamo qui per intristirci, anzi! Anche stavolta mi
sono data all’idiozia potente con questa shottina XD
Ho deciso, per celebrare Freddie, di prendere la sua
attenzione per i costumi di scena e riadattarla in stile kid! Scrivere
di
questi quattro alle prese con un baule pieno di travestimenti
è stato trooooppo
divertente!
Do qualche altra piccola spiegazione e notina prima di
passare ai ringraziamenti ^^
Nel titolo ho cercato – vi prego ditemi che non è
stato un
tentativo fallimentare XD – di fare un gioco di parole tra
‘reale’ inteso come realtà
e ‘reale’ inteso come famiglia reale, di cui
appunto fanno parte regine, re,
principi, principesse ecc…
Roger è la principessa perfetta, dato che più di
una volta è
stato scambiato per una ragazza quando era più giovane, e
nel video di I
Want To Break Free è assolutamente credibile
vestito da donna XD
Poi… per quanto Louis e Neil Armstrong condividano lo stesso
cognome, le loro professioni sono decisamente diverse: il primo un
musicista,
il secondo un astronauta… ora bisogna spiegarlo a Roger XD
E per la battuta di Einstein, so che è una cosa
tremendamente idiota, ma avevo bisogno di qualcosa che Brian capisse
nell’immediato e gli altri no AHAHAHAH ma sì, dai,
diamo la colpa al fatto che
in questa storia Rog e Fred sono dei bambini, mica possono essere
informati su
tutto :P
Che dire? Scrivere questa raccolta – le prime kidfic della
sezione! – è stato davvero uno spasso, ho amato
tantissimo immaginare questi
quattro da marmocchi e gettarli in queste situazioni comiche! Davvero,
adoro
scrivere di loro ed è stato bellissimo festeggiare i loro
compleanni in questo
modo un po’ particolare, forse un po’ demenziale ma
con tutto il mio cuore :3
E ringrazio voi, adoratissimi lettori, per avermi seguito in
quest’avventura! Grazie a Kim, Evelyn, Carmaux, Izzyguns,
ninfetta e chiunque
giungerà fin qui, grazie ai lettori silenziosi e a chiunque
abbia aggiunto la
raccoltina alle liste, GRAZIE per apprezzare ciò che
scrivere e per sorridere
insieme a me! *_____*
Alla prossima avventura e ancora tantissimi auguri a Freddie
– grazie per far tremare i cuori e le stelle con la tua
meravigliosa voce ♥
|
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