La stella più bella

di Padme Mercury
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Famiglia ***
Capitolo 2: *** Per sempre ***



Capitolo 1
*** Famiglia ***


 
Famiglia
 
 
 
 
 
 
 
 
Rey si guarda attorno. Il Falcon si muove lento, regolare, indisturbato per una volta tanto. Quel veicolo che ha vissuto più avventure di quanto lei possa immaginare, che da più di trent'anni rischia di cadere a pezzi per colpa dei suoi piloti ma che resiste ogni volta. Rey appoggia una mano su una delle pareti, sorridendo leggermente.

Quel velivolo è molto più di un ammasso di ferraglia. È come una seconda casa, e se lo chiede a Chewbecca è l'unica casa degna di quel nome.

Chissà se anche il Falcon ha sofferto per la morte di Han. Chissà se anche lui è senziente, sebbene non abbia la parola, se si rende conto quando a guidarlo era Han, quando è lei e quando è Poe. Si lascia sfuggire una piccola risata. Se potesse parlare, è sicura che a Poe rivolgerebbe quasi solo insulti.

Si sposta una ciocca di capelli ribelle dal volto e continua il suo percorso. Di questi tempi è raro trovarsi in un momento di calma, in cui ci si può addirittura rilassare. Ma fortunatamente sono capitati in una zona morta, dove non ci sono conflitti e dove si può sostare per riprendere fiato, fare un pisolo. Dove poter fare i conti con sé stessi quando altrove si è troppo impegnati a tenersi cara la pelle per poter pensare.

Rey non sa niente della sua vita. Sa solo quello che si ricorda, e non è mai stato niente di differente dal raccogliere rottami e cercare di sopravvivere soprattutto alla fame, finché Finn e Poe non sono entrati nella sua sfera di isolamento. Ma tutto il resto, Rey non lo sa.

Non sa da dove viene. Non sa come si chiamano i suoi genitori, che aspetto avessero, se erano buoni. Non sa se l'amavano, se l'avrebbero amata in qualsiasi evenienza. Rey non sa chi è, si guarda allo specchio e, dietro l'aspetto che ormai conosce, non riesce a scorgere niente di familiare. Come se ci fosse un'estranea dall'altra parte della superficie, che si prende gioco di lei e la guarda con aria di sfida.

Forse è vero, forse è da sola al mondo. Nessuno si trova nella sua situazione, incapace di capire se il proprio destino è nella luce o nell'oscurità. Nessuno ha paura di sé stesso, di cosa potrebbe diventare. Almeno, nessuno che conosce. Si stringe le braccia attorno al corpo. È in questi momenti che le manca di più avere dei genitori, quando avrebbe bisogno di un abbraccio di sua madre e un bacio di suo padre. Se l'è sempre cavata da sola, ma quante volte di notte ha pianto in silenzio per la mancanza di una parola dolce da parte di chi doveva amarla e stare con lei per sempre.

Sospira e scuote leggermente la testa, proseguendo. Finn e Poe sarebbero stati in grado di tirarla su di morale, o almeno di distrarla. Finn era sempre stato così dolce con lei, era la prima persona che si preoccupava genuinamente per lei. Un vecchio assaltatore imperiale capace di così tanto amore... Non si era mai chiesta cosa provasse davvero lui, come si sentisse. Se anche lui si sente solo, fuori posto. Se ha paura un giorno di impazzire.

Fa per aprire la bocca e chiamarli, ma si ferma subito e sorride. Li vede su un divanetto, addormentati profondamente dopo giorni passati senza chiudere occhio. Si siede davanti a loro e li osserva. Poe ha la testa appoggiata nell'incavo tra la spalla e il collo di Finn, il quale ha appoggiato la guancia sulla sommità del cranio del pilota e un braccio attorno alle sue spalle.

Dal primo momento che li aveva visti, Rey aveva capito che c'era qualcosa di speciale tra loro due. Che fosse la forza o semplice intuizione - o l'essere esterna e quindi vedere effettivamente come si comportavano - a darle quella consapevolezza, poco importava. Vuole bene ad entrambi, in maniera indescrivibile. Avrebbe dato tutto per tenerli in salvo, anche la propria vita, e vederli assieme e in pace... Le riempie il cuore di gioia.

Si alza e prende una coperta, fermandosi poi per qualche istante. Si sarebbero svegliati? E se sì, se la sarebbero presa con lei per essere stati visti in quell'atteggiamento così dolce e intimo? Scuote leggermente la testa. È un rischio che è disposta a correre.

Poggia la coperta su entrambi, facendo attenzione a non fare movimenti bruschi e a metterla bene, poi lascia un bacio sulla fronte di tutti e due. La reazione di Poe è di stringersi di più a Finn, probabilmente gli ha passato le braccia attorno, e Finn si sistema meglio. Ma nessuno dei due si sveglia.

Rey sorride. Tutti e tre non hanno una famiglia ad aspettarli. Ma non sono da soli, non più. Rey lo sa. Non le importa più così tanto di trovare la sua vera famiglia, quella biologica, quella che le ha dato la vita. Tutto quello di cui ha bisogno è lì, nel Falcon. Sa che quando non ci sarà nessuno, loro ci saranno sempre gli uni per gli altri.

Rey ha finalmente capito. È quella la sua vera famiglia, e non si è mai sentita così completa.  

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Capitolo 2
*** Per sempre ***


La morte di Qui-Gon era stata uno degli eventi che più avevano segnato la vita del giovane Obi-Wan Kenobi. Non si ricordava dei suoi genitori, giacché era stato portato su Coruscant alla tenera età di tre anni, quindi il suo maestro era la figura più vicina a un padre che avesse mai conosciuto. Il momento in cui lo aveva visto cadere a terra e, in seguito, aveva osservato la vita spegnersi nei suoi occhi, poteva giurare di aver sentito il cuore scoppiare e qualcosa rompersi al suo interno. Era stato un momento in cui si era sentito pericolosamente vicino al lato oscuro, in cui nella sua mente lampeggiava solo la parola "vendetta", ma riuscì in qualche modo a mantenere l'equilibrio necessario per far sì che non si abbandonasse completamente all'ira.

Non era sicuro dell'incarico che il concilio gli aveva affidato. Era un bravo Jedi, quello era vero, ma non si sentiva ancora pronto ad essere un maestro, a seguire un giovane apprendista e plasmare la sua vita secondo le regole dell'ordine, soprattutto non quando si trattava di Anakin Skywalker. Già lui era stato ammesso ad un'età più avanzata degli altri, trovandosi ad essere il più grande della sua classe, anche se tra i più dotati e abili, ma Anakin era tutt'altra storia. Aveva quasi paura di quel bambino, sentiva la Forza così potente in quel ragazzino, pronta a scoppiare e inondare tutto ciò che incontrava. C'era qualcosa nei suoi occhi, una potenza così cruda e affamata che faceva scendere un brivido lungo la schiena di Obi-Wan, ma non poteva mettersi contro l'intero concilio e non aveva potuto fare altro che accettare di istruire quel ragazzino.

Erano ormai tutti nelle proprie stanze al tempio, molti già profondamente addormentati e altri, magari, che erano ancora persi nei propri pensieri incapaci di prendere sonno. Obi-Wan era tra questi, ma, invece che rimanere nel suo letto ad aspettare che la mano di Morfeo gli chiudesse gli occhi, aveva deciso di uscire a fare una passeggiata, confondendosi con le ombre della notte in modo da non farsi scoprire da nessuno. Era appena rientrato, sentiva il sonno cominciare ad intorpidirgli i sensi, ma decise di passare davanti alla stanza di Anakin prima di tornare nella propria. Voleva controllare che stesse bene, in fin dei conti si era separato da sua madre da poco e poteva sentire la sua mancanza, o avrebbe potuto avere qualche difficoltà ad ambientarsi in un posto così diverso da Tatooine. Rimase fermo qualche istante, la mano posata sul muro di fianco alla porta. Sentiva dei leggeri singhiozzi provenire dall'interno dell'abitacolo, possibile che Anakin stesse piangendo? Si morse il labbro inferiore e aprì la porta.

"Anakin? Tutto a posto?" chiese piano, appoggiandosi contro lo stipite.

Sentì il bambino tirare su col naso e mormorare un sì poco convinto. Obi-Wan sospirò e fece qualche passo in avanti, lasciando che la porta si chiudesse dietro di lui, e si avvicinò al letto. Si sedette sul bordo e poggiò una mano sulla spalla del piccolo.

"Sei sicuro? I Jedi non mentono, sai, Ani?" mormorò, cercando di suonare il più dolce e comprensivo possibile.

Anakin si girò verso di lui, mostrando i suoi occhi rossi, le guance e il labbro superiore lucidi di lacrime e moccio. Il giovane maestro si concesse un sorriso che sperava che il bambino notasse alla tiepida luce della luna e gli passò una mano tra i capelli.

"Mi manca la mia mamma..." mormorò alla fine, evitando lo sguardo di Obi-Wan, "lo so che penserai che sia uno stupido bambino, ma..."

"No, Ani, al contrario. Anche a me manca molto Qui-Gon, sai? Ma fa parte della vita, c'è sempre qualcuno che dobbiamo lasciare indietro," rimase in silenzio qualche istante, "e poi uno Jedi non deve avere legami terreni."

"Ma è la mia mamma..." si lagnò, sfregandosi il naso col dorso della mano.

Obi-Wan fece cenno con la testa per chiedergli se poteva sdraiarsi di fianco a lui, Anakin annuì piano e si spostò più di lato, così che Kenobi, dopo essersi sfilato gli stivali, potesse accomodarsi vicino a lui. Se Yoda o Mace Windu fossero entrati e li avessero visti così, di sicuro avrebbe passato dei guai seri, probabilmente gli avrebbero tolto il grado di maestro, ma capiva che in quel momento Anakin aveva bisogno di qualcuno vicino, anche con un abbraccio, e non voleva negarglielo.

"Ed è molto fiera di te, sai? Io i miei genitori non me li ricordo. Sono qui da quando mi ricordo, la mia famiglia sono i miei compagni Padawan e i maestri Jedi. Tu sei stato molto fortunato a passare del tempo con lei... Avrai il suo ricordo sempre con te."

Obi-Wan era convinto di quelle parole. Shmi era di sicuro fiera di Anakin, lo aveva visto negli occhi della donna soprattutto quando lui non la guardava. Riusciva, però, a capire i sentimenti di Anakin. Sebbene lui fosse stato sempre particolarmente ligio alle regole dell'ordine e capace di allontanare qualsiasi tipo di sentimento, c'erano dei momenti in cui si sentiva sconfortato e in cui desiderava essere una persona normale, un bambino che poteva vivere tranquillamente con i suoi genitori. In quei momenti era generalmente il suo maestro a farlo ragionare e fargli capire l'importanza della sua presenza lì. Anakin però era completamente diverso da lui, bruciava di passione e non sarebbe stato in grado di tranquillizzarlo con le stesse parole che Qui-Gon usava con lui.

Il bambino gli si rannicchiò maggiormente addosso, nascondendo il viso contro il suo petto come se stesse cercando protezione da una minaccia fantasma esterna. Obi-Wan sospirò e gli accarezzò dolcemente i capelli, poggiando il mento sulla sommità della sua testa. Quante volte, da piccolo, era stato abbracciato così dal suo maestro, quando aveva un incubo o si sentiva escluso dagli altri bambini. Solo il suo profumo riusciva a calmarlo e cullarlo, si sentiva al sicuro tra le sue braccia come se fosse stato tra quelle di sua mamma. Forse per lui era più semplice, poiché non si ricordava di lei, mentre per Anakin doveva essere difficile trovare conforto in se stesso e in altre persone dopo anni passati con una donna come Shmi che si preoccupava per lui. Cercò di trasmettergli tutto il calore e la tranquillità che riusciva a raccogliere da ogni cellula del suo corpo e sentì i muscoli di Anakin rilassarsi piano tra le sue braccia.

"Obi-Wan..." biascicò Anakin, chiaramente mezzo addormentato ormai.

"Dimmi, Ani," sussurrò il suo maestro, accarezzandogli i capelli. Il bambino si costrinse a tenere gli occhi aperti e lo guardò.

"Tu hai paura di me?"

Era una domanda così semplice, Obi-Wan doveva aspettarsela. Non era neanche completamente infondata. Aveva visto la reazione di alcuni dei Jedi che lo avevano esaminato e, se doveva andare a cercare in fondo al suo cuore, non poteva negare di essere almeno un po' preoccupato per quello che sarebbe successo in futuro. Era imprevedibile, Anakin, pieno di assi nella manica e di sorprese. Di sicuro non avrebbe passato degli anni tranquilli, ma sentiva anche che, se fosse riuscito a domare quel potere, quella forza incredibile, sarebbe stato lo Jedi più orgoglioso mai esistito.

"No, certo che no... Perché dovrei?"

"Ho visto le espressioni di alcuni membri del consiglio... Erano spaventati, non mi volevano. Io... io non voglio essere un problema. Non voglio fare paura a nessuno..." borbottò, nascondendo di più il volto nel petto di Obi-Wan, il quale sospirò.

"Nessuno ha paura di te, Ani... Erano solo perplessi e insicuri, non abbiamo mai avuto un allievo introdotto ad un'età così avanzata... Già io ero più vecchio degli altri, avevo tre anni, e alcuni di loro si erano dichiarati contrari. Ma io credo che si sbaglino, il tuo posto è qui con noi," gli sorrise, cercando di tranquillizzarlo.

Anakin sembrò accettare quella risposta e credere alle parole di Kenobi, tornando ad accoccolarsi tra le sue braccia. Obi-Wan non riuscì a trattenere un piccolo sorriso sincero nel vedere un atteggiamento così infantile e tenero da parte di un ragazzino come Anakin, i cui occhi sembravano ben più vecchi della sua reale età. Poggiò le labbra sulla sommità della sua testa e cominciò a canticchiargli una nenia lenta e rassicurante.

"Che cos'è?" chiese Anakin, sbadigliando.

"Un'antica ninna nanna, me la cantava sempre Qui-Gon quando ero piccolo e non riuscivo a dormire... Chiudi gli occhi, adesso. Domani comincerai con gli allenamenti e hai bisogno di molto riposo."

Il bambino annuì.

"Va bene..." acconsentì, "ah, Obi-Wan?" aggiunse dopo qualche istante.

"Sì?"

"Ti voglio bene..." borbottò, forse per non farsi sentire più di tanto, forse perché si vergognava ad ammetterlo ad alta voce. O forse perché cominciava a sentirsi in colpa per provare dell'affetto nei confronti di un'altra persona.

"Anche io te ne voglio, Ani," gli rispose senza esitare un attimo, stupendosi lui per primo di quelle parole e della convinzione con cui le aveva dette.

"Per sempre?"

"Certo, Anakin. Per sempre."

 

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