Kim Art Gallery

di ManaMa
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il quadro di Iku ***
Capitolo 2: *** Il quadro di Iku - p.2 ***
Capitolo 3: *** Arnaud ***
Capitolo 4: *** kim Art Gallery ***
Capitolo 5: *** Non dipende da me ***
Capitolo 6: *** Jiminie ***
Capitolo 7: *** Taehyung ***
Capitolo 8: *** Taehyung p.2 ***
Capitolo 9: *** Taehyung p.3 ***
Capitolo 10: *** Taehyung p.4 ***
Capitolo 11: *** Taehyung p.5 ***
Capitolo 12: *** Taehyung p.6 ***
Capitolo 13: *** Taehyung p.7 ***
Capitolo 14: *** Maschere ***
Capitolo 15: *** Foto Ricordo ***
Capitolo 16: *** Il tuo Tae ***
Capitolo 17: *** Jungkook ***
Capitolo 18: *** Jungkook p.2 ***
Capitolo 19: *** Jungkook p.3 ***
Capitolo 20: *** Jungkook p.4 ***
Capitolo 21: *** Vuole incontrarti ***
Capitolo 22: *** Hyungs ***
Capitolo 23: *** Sotto la tour Eiffel ***
Capitolo 24: *** Faded Shadow ***
Capitolo 25: *** Non sei stupido ***
Capitolo 26: *** Sono io ***
Capitolo 27: *** Sono io quello imperfetto ***
Capitolo 28: *** Troppo Tempo ***
Capitolo 29: *** Lui è un'opera d'arte ***
Capitolo 30: *** Soffitta ***
Capitolo 31: *** Io e Te ***
Capitolo 32: *** La mia casa ***
Capitolo 33: *** Il mio bellissimo ragazzo ***
Capitolo 34: *** 41 all'anagrafe di Daegu ***
Capitolo 35: *** Felicità e incoscienza ***
Capitolo 36: *** E da allora sono perché tu sei ***
Capitolo 37: *** 366 gioni dopo ***



Capitolo 1
*** Il quadro di Iku ***


È il primo dicembre 2035 e sono quasi quattro anni che vivo a Parigi.

Non è ancora inverno ma la stagione fredda sta per arrivare, lo capisco dal mio naso freddo che sbuca appena dalla sciarpa prima di entrare in auto, lo vedo dagli alberi degli   ormai spogli,  che ora mi guardano mentre guido per raggiungere Marais, lo percepisco dal bisogno di calore che ha la gente, cammina vicina, abbracciata, un tempo mi piaceva l'inverno adesso un po' meno.

Sono Kim Taehyung ho nuova vita ora, lontano dalla corea, lontano dalla mia famiglia, lontano dalla musica.

-------

Odio svegliarmi presto, specie se il sole non è ancora sorto, ma non ho potuto farci nulla. Quando ieri lku mi ha chiamato, per lasciarmi un suo dipinto, prima di tornare in Giappone da sua nonna, non ho potuto dirle di no.
È più giovane espositrice della mia galleria d'arte, la prima che mi ha concesso di esporre i suoi lavori, e prima della sua partenza volevo darle un abbraccio e ringraziarla per tutto quello che ha fatto per me.

Ora sono appena le 7.30 del mattino mi ritrovo a guidare per le strade vuote di Parigi, con un quadro incartato nel cofano, tante ore di sonno in meno e un buco allo stomaco per non aver fatto colazione.

Certo avrei potuto chiamare la mia Claire e dirle di ritirare il dipinto, ma ora è che ha una bambina non posso più monopolizzare il suo tempo, non me lo perdonerei mai. Vedere come si prende cura di quell' esserino tutto latte e pannolini, è adorabile. Certo io non potrei fare a meno di lei, più che un'assistente è un faro per me, ma ho dovuto concederle per stare con lei, ma vederla felice, ripaga tutti il lavoro in più che ho da fare.

-------

Lascio l'auto in garage dietro la galleria, e vado al Chat Ren per fare colazione. Apro la porta e mi sento già meglio, sa di buono, di famiglia di casa:
"Taehyung che ci fai a quest'ora in giro? Sei cascato dal letto?"
"Buongiorno anche a te Claude! Una cioccolata calda da portar via e un pezzo di tarte tatin al miele e noci di Josephine." "Arrivano subito." Mi risponde lui.
Qualche secondo dopo dalla porta della cucina appare Josephine con la mia torta e la cioccolata. Lei mi sorride mi lascia una pacca sulla spalla e torna a lavorare.

Prendo tutto e torno in galleria, ho un quadro da scartare, l'ho poggiato in magazzino quando sono tornato, ma la curiosità mi sta divorando, vista la partenza improvvisa Iku mi ha lasciato una lettera, mi ha detto che preferiva scrivere quello che il dipinto le aveva suscitato così da potermelo spiegare al meglio, vista la sua assenza.

Quando la apro ci sono solo poche righe.

Alcuni luoghi esistono solo pochi minuti al giornoPuoi avere la fortuna di osservarli solo se sei nella giusta posizione A volte non sono definitinon sempre il riflesso lo è ma non per questo sono meno realiIku

Giro il foglio ma non trovo altro, ora sono ancora più curioso di guardare la sua opera.
Poggio la tela sul cavalletto tiro via il nastro adesivo e sposto la carta.

Una lacrima mi scorre lungo la guancia. JUNGKOOK

 

In fondo oggi è il primo dicembre, fa quasi freddo, gli alberi sono spogli e fra 29 giorni avrò quarantanni, quel giorno inaugurerò la mia prima personale di fotografia


Angoletto: Jungkook sta bene è solo lontano

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Capitolo 2
*** Il quadro di Iku - p.2 ***


Sono quattro anni, undici mesi e 2 giorni che non sento la voce di Jungkook.

Lui è sempre stato un ragazzo pieno di talento, per la musica, la pittura l'arte e la vita.
L'ho conosciuto che aveva appena compiuto 15 anni, era un ragazzino timido, con gli occhi dolci e profondi, la voce di un angelo e tanta voglia di dimostrare al mondo quello che era.
Oggi è un uomo, un cantante di successo, che vive a Los Angeles e ha conquistato tutti, con i suoi occhi grandi e la sua voce da angelo.

Un tempo anch'io ero un cantante, cantavamo insieme io e Jungkook, insieme ad altri 5 ragazzi.
Siamo entrati nei libri di storia come Bangtan Sonyeondan  - i famosi BTS, abbiamo conquistato le classifiche e i cuori di tutto il mondo.
Ma ogni ciclo ha fine e deve terminare, per poterne cominciare uno nuovo.
Così è stato anche per noi, dopo 14 anni le strade dei BTS si sono divise. Eravamo in grado di camminare da soli e così abbiamo fatto.

Così ho fatto anch'io ho camminato da solo e ora sono qui in questo magazzino, davanti a questa tela in cui un bosco si riflette in un lago, a ripensare ad un Taehyung di tanti anni fa che si era perso ad osservare un altro quadro, un quadro che Jungkook stava dipingendo, in cui una montagna ricoperta di boschi si specchiava in un lago.

Creava opere d'arte Jungkook con una facilità disarmante e nemmeno se ne rendeva conto. Io lo osservavo, lo sostenevo, provavo a far uscire tutto il meglio che c'era in lui e ci sono riuscito.Ho sempre creduto in quel ragazzino timido dagli occhi grandi e dal talento infinito, e continuo a credere in lui e nella sua arte, anche se mi manca la sua voce.

-------

"Taehyung sei tu?  Taehyung rispondi subito o chiamo la polizia?"
A quella voce quasi mi prede un colpo, Claire era arrivata in galleria e io non me ne ero accorto.
"Si Claire sono io. Sono giù in magazzino" le rispondo.
Sento dei passi avvicinarsi, io intanto faccio un respiro profondo e mi volto verso la porta alle mie spalle accendano un sorriso.
Taehyung sono solo le 9.00 che ci fai già qui, è successo qualcosa?" Mi chiede preoccupata,
Ho rischiato un blackout mentale, per colpa di un dipinto vorrei risponderle. 
Ma un "Sono andato a prendere l'ultima opera di Iku, doveva rientrare a Kyoto da sua nonna" esce fortunatamente dalle mie labbra, non voglio farla preoccupare.
Vedo il suo volto incupirsi "Come sta sua nonna? Ci sono delle novità?"
"No purtroppo non c'è più molto da fare, Iku mi ha detto che la malattia ha fatto il suo corso, ora può solo starle vicina fino alla fine." Lei annuisce pensierosa. Ad un certo punto la morte è l'ultima compagna, ora l'ho capito, ma a vent'anni è stato difficile da affrontare, solo con il tempo si impara a conviverci.

"Taehyung, Tae, mi fai vedere il suo quadro?" Mi chiede Claire, richiamandomi dai miei pensieri. Le indico la tela alle mie spalle e lei si sporge e la osserva per un po' e poi mi guarda.
"Quando Iku tornerà sarà una ragazza diversa, è cresciuta molto in questi anni ora sta cercando un nuovo universo e lo sta cercando dentro se stessa. Come questi alberi che cercano i loro riflessi" mi guarda ancora e va via.
Resto un po' sorpreso dalle sue parole, in fondo siamo tutti alla ricerca di qualcosa o di qualcuno, chissà forse anch'io dentro di me sto cercando qualcuno. Do' un ultimo sguardo alla tela di Iku, poi spengo la luce e esco dal magazzino.

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Una nuova giornata alla galleria d'arte Kim sta per cominciare, fra un po' arriverà il resto dello staff e bisognerà darsi da fare, c'è una temporanea di due fratelli da organizzare per lunedì.
Io sono il direttore, ho delle proposte da valutare e documenti da leggere, poi nel pomeriggio prima che faccia buoi, voglio prendere la mia vecchia Fuji e scattare qualche foto.
In fondo oggi è il primo dicembre, fa quasi freddo, gli alberi sono spogli e fra 29 giorni avrò quarantanni, quel giorno inaugurerò la mia prima personale di fotografia.











 

Angoletto:
I Personaggi sono adulti, con un vissuto alle spalle, tanta strada condivisa e tanta trascorsa a camminare da soli. Faranno scoprire la loro storia un po' alla volta.La storia è scritta dal punto di vista di Taehyung, Jungkook porterà il suo contributo e i suoi pensieri solo più avanti, non odiatelo grazie.

 

 

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Capitolo 3
*** Arnaud ***


Lunedì 3 dicembre sono le 11.30

sto camminando sulla terrazza del Trocaderò per raggiungere la fermata della metro.

La metropolitana per il me ragazzino era un sogno quasi irraggiungibile, ero troppo conosciuto, eravamo troppo conosciuti, ma da quando sono a Parigi la prendo spesso, mi fa sentire vivo. 
I primi tempi era come immergersi in un acquario, tante persone, tanti colori, salivo sui vagoni pieni solo per sfuggire ai miei pensieri. Ora la prendo per comodità, anche se in fondo i rumori della metro mi rilassano ancora.

Stamattina sono dovuto passare al Palais de Chaillot per parlare con il direttore del Cité de l'architecture et du patrimoine, Park Arnaud. 
Il direttore Arnaud ... era un vecchio amico di Namjoon, l'avevamo incontrato anni prima, durante un evento a Parigi e al mio ritorno nella ville lumière è stato il mio mentore, sembra un vecchio burbero con la barba da babbo natale, ma ha un gran cuore, è grazie a lui se oggi ho la a mia galleria, un lavoro serio e una vita vera.

          *******

I primi tempi avevo perso di vista la realtà, ero arrivato a Parigi con il bisogno disperato di dimenticare chi fossi e trovare un nuovo me, ero un artista mi dicevo, dovevo solo trovare l'ispirazione e avrei risolto.
Risolto cosa poi, ero arrivato il 1 febbraio del 2031, in un mese avevo girato tutti i musei, le gallerie d'arte e i caffè letterari della città, a stento mangiavo, troppo preso dal voler fare la vita dell'artista e dormivo ancora meno, ero convinto che avrei trovato la mia mia cercando in ogni pub e cafè, immergendomi in quella vita bohemian che la città offriva, ma alla fine mi ritrovavo ogni notte solo quella grande stanza d'albergo sugli Champs-Élysées a piangere senza sapere più chi fossi.

Una mattina di marzo Arnauld mi fece recapitare alla reception un invito per una mostra fotografica che avrebbe organizzato di lì a poco, sarà stata la mia innata curiosità e la paura di non trovare mai l'ispirazione che cercavo, ma ci sono andato e ho parlato con lui. 
Il giorno dopo ho cominciato a invadere il museo di cui fa il direttore, l'ho stremato per settimane con il mio bisogno di trovare la mia identità artistica, tanto che alla fine ha ceduto e mi ha aiutato a trovare una nuova strada da percorrere.

Mi ha guidato senza farmi troppe domande, è diventato una figura importate nella mia vita, anche se credo che all'inizio ci sia stato lo zampino di Namjoon, credo lo abbia spinto a prendersi cura di me, è io non posso che essergliene grato.

          *******

È stato proprio Arnaud il primo a cui ho parlato della personale fotografica che volevo organizzare per il mio compleanno e lui ha insisto per vedere un po' di scatti.

Risultato di un'ora di colloquio. 
"Taehyung, sei migliorato tanto in questi anni, ma in questi scatti c'è troppa pietra, troppo cielo, sono troppo perfetti, manca un po'di umanità. Se vuoi una mostra fotografica di particolari architettonici, sono le foto giuste, ma se vuoi una mostra che parli di te e del tuo modo di vedere il mondo devi variegare i soggetti, devi metterci un po' del tuo cuore."

Lo stesso cuore, che ho fatto a pezzi e nascosto chissà dove, tanto da non poterlo più trovare? Ho pensato.

          ——————-

Testa bassa e tanti pensieri sono arrivato alla banchina della metro in attesa del vagone.

Arnaud dice che devo metterci umanità nelle foto, ma come faccio? Un tempo amavo le persone, amavo sentirmi amato e apprezzato, era bello trovare nel volto degli altri la gioia che io trasmettevo, ma oggi dopo essermi nascosto dall'altra parte del mondo, non riesco più a farlo, devo trovare una soluzione.

Mentre aspetto, comincio a guardarmi intorno, la parete ricurva della metro ricoperta di mattoni bianchi, accanto a me una signora che tiene per mano un bambino impaziente di prendere il treno, il tabellone con gli orari, i cartelloni pubblicitari, il grande cartellone pubblicitario sulla parete di fronte a me:

23 Dicembre 2035 Serata di Beneficenza organizzata da Unicef UNHCR OIM

In diretta mondiale dalla Tour Eiffel 
Serata di beneficenza 
[[[ Insieme a JUNGKOOK per il futuro ]]]

Non so se all'improvviso la stazione sia stata invasa da una luce bianca o se il mio corpo ha avuto un piccolo cedimento. So solo che quando ho sbattuto le palpebre le porte del treno si stavano aprendo di fronte a me, e i pendolari scendevano finendomi addosso, io sono riuscito solo a tuffarmi nel vagone, appoggiare la testa contro il finestrino e provare a respirare.

Nella mia testa c'era solo un pensiero: 
~~ Stai facendo tutto bene Jungkook sono fiero di te. ~~

 

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Capitolo 4
*** kim Art Gallery ***


Kim Art Gallery è questo che recita l'insegna accanto al portone.


Sono tornato alla mia Galleria, lasciando la testa nel vagone della metro, Claire mi è venuta incontro, tenendo gli occhi fissi su una cartellina piena di fogli tra le mani.
"Taehyung sei qui finalmente, vuoi dare un'occhiata alla mostra dei fratelli Zorellhi prima dell'inaugurazione?"
"Fratelli Zorellhi?" Le chiedo non capendo, lei finalmente mi guarda e quasi urla...
"Che è quella faccia, hai visto un fantasma?"
"Si, ... no Claire sono solo un po' stanco. Torno un po' a casa a stendermi. Tanto tu hai tutto sotto controllo." le dico tutto d'un fiato, sto già per andarmene quando sento la sua mano stringermi il polso, mi giro appena e sento Claire sussurrarmi:
" Se c'è qualcosa che ti turba fammelo sapere, sai che per te ci sono sempre. Ora vai, se hai bisogno di me sono in ufficio."
Quando mi lascia il polso le faccio un cenno del capo e salgo su a casa, lei è l'unica qui a Parigi, a cui ho raccontato la verità sul mio passato, l'unica che conosce il motivo reale di questa fuga, ma non è nulla di grave ho solo bisogno di stendermi, raggruppare i pensieri e tornare il Taehyung di sempre.

          ——————

Abito in un loft sopra la galleria, Marais è un bel quartiere in cui vivere, colorato pieno di stimoli, un quartiere in cui ci si può nascondere tra le persone, un quartiere adatto a me. 
È quello che ho pensato quando tre anni fa ho deciso di acquistare il palazzo in cui sono adesso, per aprire la Galleria.
La mia vita precedente mi ha lasciato abbastanza da poter oziare per il resto dei miei giorni, ma l'ozio non fa per me e far fruttare ciò che ho ricevuto è un dovere morale a cui non posso sottrarmi.
Sono stato un ragazzo fortunato ho incontrato le persone giuste, che mi hanno dato fiducia e mi hanno permesso di fare dell'arte la mia stessa vita, e non smetterò mai di ringraziarle per quello che hanno fatto, ora tocca a me ricambiare, è per questo ho creato la Kim Foundation. (Kim Art Gallery e Kim school for future)

Camminando per il quartiere ho visto questo edificio di fine ottocento in vendita. Giusto a metà di Rue des Blancs Manteaux, ho pensato che fosse il posto perfetto e così è stato.
Due piani con mansarda, ampio piano terra luminoso e un piano interrato gigantesco.
Io non sapevo da dove cominciare ma per fortuna con i consigli di Arnaud e l'aiuto dei suoi collaboratori, il 15 maggio del 2033 ho aperto la mia nuova casa. 

Io vivo al secondo piano, in un grande loft con tre camere da letto due bagni e un gigantesco openspace pieno di librerie poltrone e tanti cuscini, forse è uno spazio un po' troppo grande per me, ma Arnaud e Claire hanno insistito dicendomi che un giorno quello spazio io avrei saputo come riempirlo, per adesso ci viviamo io Naminia la mia Pomerania e tutti i miei vestiti.

La mansarda è vuota, nel senso che io non ci vado mai, ma ne hanno ricavato un Atelier multifunzionale, una sala musica con pianoforte e una palestra con un pavimento bellissimo in legno e un grande specchio. In due anni ci sono salito solo tre volte,
la prima per lasciare il mio vecchio sassofono in sala musica, che mia madre mi aveva spedito senza motivo;
La seconda per cercare la mia vecchia camera Fujifilm, comprata il primo mese a Parigi e finta in uno scatolone dell'atelier;
L'ultima pochi giorni fa, per rincorrere Naminia, che si era nasconsta in un angolo buio della palestra. È stato strano entrare in quella stanza e vedere i miei movimenti riflessi in quello specchio, mi sono sentito di nuovo piccolo e inesperto, tanto che appena ho recuperato Nami mi sono rintanato nella mia stanza, ad abbracciare il mio cuscino per calmare il respiro.

Il piano terra e il primo piano sono il cuore della galleria.
Gli espositori della Kim Art Gallery sono sempre artisti sconosciuti al grande pubblico, giovani e non, dal talento incompreso e a volte disprezzato, è stata una scelta controcorrente, ma è un modo per dar loro quella chance di far conoscere la propria arte, che il mondo non gli concede, senza sottostare alle regole del sistema.
Mettiamo loro a disposizione lo spazio espositivo ricavato a piano strada, e se ne hanno bisogno anche il grande laboratorio che gli architetti ha realizzato al primo piano, con tutti i materiali e strumenti di cui possano aver bisogno, e anche una camera oscura che ho imparato ad usare io stesso.

Se non ci fosse stata Claire non credo che sarei riuscito a realizzare tutto questo e soprattutto a farlo funzionare. Pochi mesi dopo il mio arrivo a Parigi, e sotto consiglio di Arnaud avevo deciso di seguire un master in arte contemporanea e un corso di fotografia avanzata, presso un istituto privato.
Fu proprio in quelle aule che incontrai Madame Claire Dubois, così riportava il nome sullo schermo, una ragazza bionda minuta e coraggiosa, che mi ha insegnato cosa è realmente l'arte e che ha abbandonato la sua cattedra di insegnate, per aiutarmi a realizzare la mia galleria per artisti ignorati.

La prima artista ad esporre i suoi lavori è stata Iku che dipingeva a Montmartre, è arrivata in ufficio con due grandi pacchi, mi ha guardato negli occhi e mi ha detto:
"Signor Kim in questo mondo la fiducia è un bene raro da ricevere, se lei mi concederà la sua io le mostrerò il mondo attraverso i miei occhi." Ha gli occhi grandi e scuri e un grande talento, mi ricordava quel ragazzino quindicenne dagli occhi profondi, le ho dato fiducia e ho avuto ragione.
Così è stato per ogni pittore, scultore, fotografo e creatore di opere d'arte che Claire ha reclutato.
Dopo aver esposto alla Kim, ha trovato il suo spazio nel mondo, è riuscito grazie a diffonderle e anche a vendere i suoi lavori, e quelle in attesa di una casa hanno trovano spazio nel deposito espositivo sotto la galleria.

Grazie a Claire, alla sua intelligenza e alle capacità manageriali di Suo marito Gabriel, la galleria si autofinanzia e cosa ancora più sorprendente sostiene un progetto chiamato 'Kim school for future' 
Un insieme di piccoli laboratori artistici nelle scuole più povere del pianeta.
Quando ho parlato a Claire di questa idea, avevo un mare di dubbi, che lei è riuscita a dissipare con una sola frase:
"Se riusciamo a far conoscere la bellezza a quei bambini che vivono solo di brutte realtà, forse daremo colore al loro futuro"
Devo ammettere che la prima volta che le insegnati ci hanno inviato alcune delle opere realizzate dai bambini, sono scoppiato in lacrime di gioia dopo anni, questa è di sicuro la parte preferita della mia nuova vita, sperare che quei bambini un giorno possano trovare la bellezza nella loro vita.

 

 

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Capitolo 5
*** Non dipende da me ***


Venerdì 7 dicembre, ore 6.23 del mattino.

C'è un rumore fastidioso che non mi fa dormire, che cavolo è ancora notte. 
Apro gli occhi infastidito non capendo nemmeno dove mi trovo, poi guardo il comodino e vedo il telefono illuminato, vibrare ... mi allungo per vedere chi è e la foto di Jimin compare sullo schermo.
In un momento il mio cervello è completamente sveglio mi metto seduto appoggiando la schiena alla testiera del letto e apro la chiamata:

"Taehyung-ah" sento urlare felice dall'altro lato del telefono.
"Jimin-ah è sempre bello sentirti ma perché mi chiami quest'ora qui sono le sei del mattino stavo ancora dormendo" gli rispondo sbadigliando
" Scusami Tae scusami, non ci avevo pensato, ti chiamo dopo, è solo che ero felice e volevo dirtelo, scusami ti chiamo dopo.." lo interrompo un attimo perché voglio capirci qualcosa.
"Jiminie è ok, ormai sono sveglio dimmi, cosa ti rende felice?"
"Credevo lo sapessi già, ma fra un paio di settimane verrò Parigi, non vedo l'ora di riabbracciarti, sono quasi due anni che non ci vediamo sono così felice." 
Lo sento urlacchiare dall'altro lato, mentre un pensiero scuro comincia a formarsi nella mia testa
"Sono felice anch'io Jiminie quando verrai? Ti fermi qui da me?" ho paura della sua risposta.
"Ci saranno anche gli altri, ci sarai anche tu, giusto? All'evento che sta organizzando Jungkookie dico, ha invitato anche te?" ecco la risposta di cui avevo paura " Sarà divertente, ci saranno anche Hobi e Yoongi, dovrebbe esserci anche Jin. Namjoon invece non lo so ho provato a scrivergli ma non mi ha risposto."

Credo di star trattenendo il respiro, lui parla ma io non ci sono, la mia mente è altrove.
"Tae ci sei? dimmi, sei felice?" dice "Io non sto nella pelle sarà come una reunion sono anni che non ci vediamo, Tae." Mi chiama ancora.
Chiudo gli occhi, provo a ricacciare indietro le lacrime e apro la bocca.
"Jimin, io non credo di poterci essere" sussurro quasi "divertitevi, forse ci rivedremo un'altra volta"
"Tae ma come, non capisco? Perché non puoi esserci, stai scherzando?" ci prova ancora.
"É complicato Jimin, perdonami saluta gli altri da parte mia, io non ci sarò." Ho la voce incrinata la sento, credo l'abbia capito anche lui. "Taehyung ti prego, fallo per me ." Mi parla con la voce da cucciolo, immagino anche la sua espressione. Ma non posso.
"Ti voglio bene Jimin, ma non dipende da me, Ciao" Gli butto addosso le ultime parole, con gli occhi pieni di lacrime. Chiudo la chiamata e spengo il telefono.

————————

'Non dipende da me', sono le parole che battono contro le pareti della mia testa, 'non dipende da me' il mio cuore ha lo stesso battito, 'Non dipende da me' io ci ho provato ma ero un peso per lui, il ragazzo dagli occhi grandi e profondi ha dovuto lasciarmi indietro per poter volare. Solo lacrime mi sono rimaste.

Mi sembrano passate ore, ho le guance bagnate, la bocca impastata e la testa che mi scoppia, quella fottuta voce mi sta corrodendo:

~~ Sei uno stupido Taehyung avevi promesso a te stesso che non avresti più pianto e ora lo stai facendo ancora, dopo tutti questi anni, non eri diventato un uomo? Mi vergono di te.

Sei uno stupido Taehyung avevi detto che andava bene anche così, ti bastava saperlo felice anche a chilometri di distanza, anche se non ti parlava più e che fai ora piangi? Bugiardo.

Sei uno stupido Taehyung non mantieni le promesse, ora anche Jimin si chiederà cosa è accaduto, ora .... ~~

"Non dipende da me" 
l'ho urlato con tutta la forza che avevo in corpo per zittire quella fottuta testa.
L'ho urlato così forte che credo di essere svenuto.
 

---------------

Un tocco sulla testa, leggero e persistente, come una piccola mano. 
Quello sentivo in quel momento, sarà Namina la mia cagnolina che mi sta svegliando pensai. Ma Naminia non ha le mani, e quei colpetti continuavano, sempre più insistenti, fino a quando ho aperto gli occhi e ho incontrato il visino dolce di Giselle che dopo avermi schiaffeggiato ancora ha urlato... "Tata"
"Giselle, amore fai piano zio Tata ha la bua." Sento Claire richiamarla.
"Tata, tata" mi dice ancora, la strigo in un abbraccio e la sento sorridere, sorrido un po' anch'io.

Sento la testa che mi gira ancora, ma mi metto seduto sul divano portandomi Giselle sulle ginocchia, guardo l'orologio sulla parete e vedo che sono da poco passate le 18.00 quanto tempo ho dormito?
Provo ad alzarmi ma sento il corpo oscillare, mi risiedo e con la bocca impastata provo a chiamare Claire.

"Grazie a dio sei sveglio, Taehyung mi hai fatto prendere un colpo. Che è successo?" Ha lo sguardo preccupato, forse è meglio non dirle nulla, a che serve ormai.
"Taehyung" si siede accanto a me, porta una mano sulla mia guancia e la accarezza come se potessi rompermi da un momento all'altro "Taehyung tesoro, parlami." 
È titubante, lo sento poi continua:
"C'entra Jungkook vero? C'entra qualcosa quell'evento di beneficienza, che stanno pubblicizzando?"

Una lacrima cade solitaria lungo la mia guancia, faccio un respiro profondo, e poggio la testa sulla sua spalla mentre provo a trovare le parole, parlale Taehyung mi suggerisce la mia dannata testa, faccio un altro respiro:
"Si Claire" respiro ancora "Verrà a Parigi." Ancora un respiro "Verranno anche gli altri, Jimin pensava fossi stato invitato anch'io." 
Un'altra lacrima scende. "Gli ho detto che non ci sarò. Ora anche lui non vorrà più vedermi! Sono uno stupido"

Ormai sono un pasticcio di lacrime, sento Claire accarezzarmi i capelli e Giselle ancora seduta selle mie ginocchia asciugarmi le guance con le manine.
"Non sei uno stupido Taehyung, hai solo sofferto un po'." Mi rassicura.
"Ora ci asciughiamo le lacrime, ci mangiamo un piatto del tuo amato ramen e dopo ti aiuto a pensare."

Annuisco con la testa ancora appoggiata sulla sua spalla, poi le passo Giselle, e provo ad alzarmi, per fortuna mi sostiene e un passo alla volta raggiungo il bagno per lavarmi il viso. Alzo lo sguardo e vedo il riflesso di una persona che non vedevo da anni ormai, occhiaie scure sotto gli occhi arrossati, le guance segnate dalle lacrime e le labbra distrutte dai denti per trattenere i singhiozzi.
Mi sciacquo il viso e torno da Claire, il ragazzo dello specchio non sono più io, penso.

Prima di affrontare i discorsi seri, ho bisogno di alleggerire l'aria e le chiedo:
"Claire, come ci sono finito sul divano, con Giselle sulla mia faccia?"
Lei ride: "Giselle è qui da stamattina, la babysitter era impegnata e l'ho dovuta portare con me, scusami. 


Per il divano... ti ci ho trascinato io. 
È tutto il giorno che ti cercavo, al telefono eri irraggiungibile ed ero preoccupata. Dopo pranzo ho provato a vedere se fossi rientrato a casa, e ti ho trovato sul pavimento vicino al letto, ho controllato che non avessi nulla di rotto e ti ho messo a dormire con Giselle sul divano."

"Grazie." Le dico in imbarazzo.
Lei mi porge un piatto e si siede di fianco a me, per controllare Giselle che gioca con Namina sul tappeto.

Qualche boccone dopo e con lo sguardo fisso sulla piccola mi dice: 
"È da quando alle 9.00 sono entrata in ufficio che Jimin chiama. Gli ho detto che non c'eri."
Io annuisco sollevato.
"Ma lui ha continuato a chiamare, ogni ora, continuamente, chiedendomi di te, l'ultima chiamata sembrava stesse piangendo, mi ha detto che ha bisogno di parlarti, sarà qui lunedì." 
Forse ho avuto un infarto, non riesco più a respirare credo. Claire mi stringe la mano.


"Respira Tae ci sono io con te ok. Respira" respiro "Jimin ti vuole bene, ti sei privato anche troppo della sua presenza per paura delle conseguenze, lui verrà qui perché vuole vederti Taehyung. Lui è l'unico che potrà aiutarti con tu sai chi, è il momento giusto per togliere un po' di peso dal tuo cuore."

Già il mio cuore chissà che forma ha ora.

 

(La camera di Taehyung la immagino più o meno così, con un letto enorme, calda come fosse un nido, illuminata da una grande finestra, un posto sicuro) Angoletto: perdonatemi ma ci saranno un po'di capitoli tristi        

(La camera di Taehyung la immagino più o meno così, con un letto enorme, calda come fosse un nido, illuminata da una grande finestra, un posto sicuro) 

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Capitolo 6
*** Jiminie ***


Lunedì 10 Dicembre
sono rimasto nel magazzino tutto il giorno, ho smistato alcune opere arrivate, controllato tutto il catalogo di quelle già conservate, riordinato l'archivio fotografico, ispezionato tutti gli interruttori, le luci d'emergenza, gli estintori e sono rimasto seduto sul divano della stanza di smistamento a fissare il muro bianco per forse un'ora, l'ho fatto perché sono un tipo preciso, non perché stavo provando a ritardare l'incontro con Jimin, o tentando in tutti i modi di nascondermi.

Giorni fa, Claire mi aveva raccontato della telefonata del mio amico per potermi motivare, anche se lui in realtà le aveva chiesto di non dirmi niente, proprio per evitare che potessi nascondermi o fuggire alla sua visita, in passato lo avevo fatto, ma ora non voglio scappare ho solo paura, sono sicuro che oggi mi toccherà affrontare i miei demoni e non so se riuscirò a vincerli.

- DrinDrin- Nella stanza risuona quel suono stridulo, dallo schermo dell'interfono vedo qualcuno in attesa al portone di servizio sul retro, è ormai buoi fuori, ma riconoscerei Jimin ovunque.
"Jimin sono in magazzino, scendi le scale ti aspetto qui."

"Tae, dove sei?" chiede titubante dopo un paio di gradini, ha un tono strano, troppo calmo misurato. Scende ancora e incrocia il mio sguardo, ha forse paura di me? 
Poi fa alcuni passi e l'attimo dopo mi strige in un abbraccio. 
"Perdonami, perdonami per non aver capito." Sta trattenendo il pianto lo sento, lo sto facendo anch'io "Sono io quello che ha deve farsi perdonare Jimin."
Siamo rimasti così per minuti interi credo, d'un tratto eravamo di nuovo quei ragazzini di vent'anni fa, due spiriti affini, che guardavano sempre il lato positivo della vita.

Come ho potuto rinunciare al mio Jiminie, alla persona che sapeva tutto della mia vita o quasi, in fondo l'unica parte di me che non gli avevo raccontato era quella che apparteneva a Jungkook, sono stato uno stupido.
Ci staccammo a fatica, avevamo gli occhi lucidi, mi era mancato, erano quasi due anni che non lo vedevo, ma ora era qui davanti a me, aveva ragione Claire questo era il momento giusto per affrontare il passato.
"Saliamo su a casa, ti preparo un thè così ci riscaldiamo un po' Jiminie." Lui accenna un sorriso e io mi sento già più leggero.

———————

La prima ultima volta che ho ospitato Jimin nel mio loft alla Kim Art Gallery c'era la Paris Fashion Week 2033, avevamo ingenuamente pensato di poter passare un po' di tempo insieme, ma tra tutte le sfilate a cui era stato invitato e gli eventi da presiedere eravamo rimasti insieme giusto un paio d'ore.  
Aveva provato a portarmi con lui, ma il mondo dell'alta moda aveva smesso di affascinarmi tempo prima, o meglio gli eventi pieni di riflettori avevano smesso di farlo, i completi Gucci continuano anche ora a riempire il mio armadio.
Dopo quella settimana lui era partito per un tour negli states e così passarono mesi  e mesi in cui al massimo lo vedevo in video chiamata.

"Cosa ti preparo? Ti va bene un Insam Cha?" gli chiedo, lui annuisce sedendosi sul divano.
Dopo un paio di minuti mi siedo accanto a lui, gli porgo una tazza e stringo la mia tra mani guadando il liquido al suo interno, ne bevo un sorso e lascio che il liquido mi riscaldi il corpo, poi un altro.

"Tae, lo ami ancora ?"
Alzo lo sguardo su Jimin "Chi?" sussurro.
Lui cerca nei mie occhi la risposta "Jungkook."

La voce nella mia testa ha ricominciato ad urlare appena ha sentito il suo nome.
~~Sei stato stupido Taehyung, l'ha scoperto, ha scoperto il nostro segreto. Non l'hai detto a nessuno, nemmeno a Jungkook, quindi non è vero, sei ancora in tempo nega. Rinnega il tuo amore, era un sentimento a senso unico, è passata una vita da allora. Resta al sicuro.~~

"Io non sono innamorato di lui" mi sforzo a dire, credo di stare ridendo " Jungkook poi, che idea stupida"
Mi guarda ancora negli occhi Jimin ... prova a dire qualcosa ma poi si blocca, porta una mano sul mio ginocchio, fa un respiro profondo e "Sei innamorato di lui da quando aveva quindi anni, Tae." Scuote la testa sconsolato mi guarda ancora e lo so che l'ha vista anche lui quella lacrima che mi sfugge dall'occhio sinistro, l'asciugo con la mano e sposto lo sguardo triste verso la finestra da cui si vede la città.

Sono innamorato di quel ragazzo dagli occhi grandi e profondi dal primo momento in cui l'ho incontrato.

---------

 

"E' complicato, è sempre stato tutto così complicato."
Sono in piedi di fronte alla finestra a guardare le luci della città che si accendono, Jimin è ancora seduto sul divano, non respira nemmeno, sta aspettando che sia pronto a parlare, lo apprezzo.

Sospiro ancora, "Come hai capito, che io insomma .,, provassi ..." Non mi fa nemmeno finire.
"Non me l'ha detto nessuno Tae, ad un certo punto è bastato osservare i tuoi occhi che lo guardavano come fosse l'unico essere umano sulla terra per capirlo, l'hai guardato così per tutta la vita... e no, non ti ho detto che lo sapevo perché ... sono anche amico suo" 
ha abbassato il tono di voce, sembra incerto.  "Non volevo vederti soffrire. Ho sperato che la situazione cambiasse, che lui facesse un passo verso di te ... ma non lo ha mai fatto, lui è rimasto il solito Jungkook con i grandi sogni e tu, lo sguardo che si prendeva cura di lui... E dopo che è partito, quando le strade di tutti si sono divise, ho creduto che fosse un nuovo inizio. Per te. Ho pensato ingenuamente che lo avesse fatto anche per lasciarti libero di essere felice." Ha gli occhi lucidi Jimin.
"Ti ho lasciato solo anch'io, ti avevo promesso che ..." sta piangendo, seduto sul divano con le mani ad asciugarsi le guance "ci sarei stato sempre, ma ... Sono stato un pessimo amico"
"Jimin, tu non hai sbagliato, la colpa è solo mia, non darti colpe che non hai." Prendo un respiro profondo.
"Ma se ti avessi chiesto prima come stavi... e poi Parigi, io sapevo che era strano che avessi abbandonato la musica, ma ho preferito non immischiarmi... c'entra lui vero? Sono stato un egoista. Un stupido, perdonami Tae." Ha il volto tra le mani Jimin, singhiozza mentre d si incolpa. 

"Ascoltami ora, sono io che non ti ho raccontato tutto, ti ho lasciato fuori da quella parte della mia vita, perché avevo paura, paura di rovinare tutto e alla fine ho rovinato tutto comunque, sono stato uno codardo per tutta la vita e lui è partito e ha smesso di parlarmi e io ho chiuso fuori tutto anche te." 
Al contrario di come avevo immaginato non sto piangendo, sono calmo rassegnato credo.
"È inutile piangere ora, l'ho già fatto per troppo tempo." Lo guardo sperando di incrociare il suo sguardo, e lo trovo, ha gli occhi lucidi e titubante mi dice:
"Raccontamelo ora ... aiutami a capire Taehyung." 
Anche lui è rassegnato.

*******

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Capitolo 7
*** Taehyung ***


Non ho mai capito esattamene come funzioni l'amore, quando ero piccolo guardavo con la nonna le commedie romantiche e pensavo che da grande avrei voluto una storia come quelle dei film, con i protagonisti che crescono insieme, si innamorano e scoprono di aver trovato l'anima gemella e vivono per sempre felici ... ma non è per tutti così.

All'inizio pensavo che una bella ragazza avrebbe conquistato il mio cuore e io da bravo cavaliere l'avrei protetta per tutta la vita, ma con l'adolescenza ho capito che ai corpi femminili preferivo quelli maschili, che i miei occhi non cercavano le mani piccole e delicate ma quelle grandi come le mie. Fu terribile da accettare, quando a sedici anni diedi  il mio primo bacio ad un ragazzo dietro la scuola, capì che non avrei avuto una vita come quella delle commedie romantiche.

L'ho tenuto nascosto per anni a tutti, fu mia nonna la prima a rendersene conto e con la sua infinita saggezza mi disse che non ero sbagliato ero sempre il suo Taehyung e un giorno sarei stato anch'io felice.
Jimin fu il primo del gruppo a saperlo, non mi ha mai giudicato, mai, è stato grazie a lui se ho potuto dirlo agli altri, ho superato la paura e mi sono fatto accettare dai miei compagni. 
Mi ricordo ancora quella sera,  eravamo in sala prove, distrutti dopo una giornata di lavoro e io dissi loro: "hyungs io ho bisogno di parlarvi di una cosa, non odiatemi però" 
"Sono gay." mani sugli occhi e ho trattenni  il respiro.
Poi sentii la voce di Yoongi: "Taehyung ci hai fatto prendere un colpo, credevo volessi lasciare la band!" E scoppiammo tutti a ridere, Mi accettarono senza alcuni timore e io per la prima volta da quando l'avevo capito, pensai di non essere sbagliato, ero solo Taehyung.

*******

Anche se il Taehyung sbagliato è sempre stato parte di me, è lo stesso che si è perso negli occhi grandi e di profondi di Jungkook e non ne è mai uscito. 
I primi tempi pensavo fosse solo un affetto profondo a legarmi a lui, eravamo uno il sorriso dell'altro, il sostegno nelle giornate dure e la spinta ad affrontare ogni sfida con tenacia e sudore... ammiravo il suo talento, la sua determinazione e la sua sensibilità.
Ha sempre avuto la capacità di trovare il buono in ogni situazione e mostrarmi la bellezza che io non vedevo... non è stato difficile innamorarmi di lui, è stato come svegliarsi una mattina e trovare il sole che splendeva fuori dalla finestra... caldo, luminoso e lontano. 
Estremamente lontano, lo capì quando vidi i suoi occhi soffermarsi su di un ragazza che ci passò davanti, era desiderio quello, lui non mi avrebbe mai guardato così.

Spinto da Jimin parlai della mia omosessualità con Jungkook prima di dirlo agli altri: "Se non glielo dirai di persona se la prenderà Taehyung. Non aver paura non ti abbandonerà è permaloso ma ti vuole bene."
Aveva ragione Jimin, come sempre... quando glielo dissi Jungkook mi strinse tra le sue braccia, mi sentii così piccolo mentre mi diceva. "Vai bene in qualunque modo hyung, sei sempre tu, non temere ci sarò io a difenderti se qualcuno proverà a farti del male." Piansi contro la sua maglia e mi sentì morire dentro, lui era il cavaliere che da bambino speravo di diventare, ma il fato era stato crudele, questo cavaliere non avrebbe mai amato me.

La sua promessa di starmi accanto e di proteggermi e l'ha sempre mantenuta, era la spalla a cui appoggiarmi e le braccia che mi sorreggevano prima di cadere.
È diventato adulto mentre mi camminava a fianco, l'ho visto esplorare il suo talento e diventare forte e indipendente, ai miei occhi era un essere speciale e non avrei mai permesso che i miei sentimenti per lui lo limitassero. Avevo fatto un patto con me stesso lo avrei amato da lontano , avrei conservato ogni abbraccio e ogni sua carezza come un tesoro e gli sarei rimasto accanto solo nel modo in cui aveva bisogno, volevo solo che fosse felice, e se per renderlo felice, aveva bisogno di un Tae amico sarei stato solo quello, per il resto della mia vita.

Stavo parlando estraniandomi dal tempo, con la mente lontano dalla mia casa a Parigi e da Jimin seduto sul divano ad ascoltarmi ...
"Come sei riuscito a tenerti tutto dentro? Pensavo che provassi qualcosa per Jungkook, ma questo è tanto Taehyung, come hai fatto a non impazzire, sembravi sempre così sicuro di te, quasi felice!" Mi dice insicuro "Abbiamo vissuto insieme per tanto tempo e credo di averti mai visto triste realmente, forse una sola volta, o forse non sono mai riuscito a capire realmente come stavi." È combattuto Jimin. "Come hai fatto?" mi chiede mentre cerca rassicurante il mio sguardo.

Già come ho fatto, me lo sono chiesto tante volte, e l'unica risposta la trovavo nel sorriso di Jungkook. Mi bastava guardarlo la sera prima di andare a dormire per trovare la pace di cui avevo bisogno.
Jungkook era l'amico che tutti sognano, simpatico, sempre allegro e disponibile, si faceva letteralmente in quattro se avevi bisogno di lui, quando voltavo lo sguardo lo trovavo sempre lì pronto a tendermi la mano, non sarei mai riuscito a fare a meno. 
E se Jimin mi ha visto triste una volta è solo perché ho rischiato di perderlo e mi sono sentito morire.

********

Erano circa otto anni che vivevamo insieme, eravamo così famosi che non potevamo nemmeno uscire di casa, e un po' ci pesava... ci mancava la vita fuori. Ogni tanto prendevamo l'auto di nascosto e camuffati meglio che potevamo, andavamo in città ... lo facevamo tutti. Jimin voleva andare a ballare, Hobi a magiare ovunque e Jungkook voleva andare al cinema... e spesso andavo con lui.
Una sera guardammo un film orrendo, dalle critiche eccellenti, ma a noi non piacque affatto tanto che riprenderci andammo in locale a bere un po'... forse un po' tanto... eravamo seduti in un angolo del locale, lontano degli sguardi di tutti, il tavolino ormai pieno di bicchieri vuoti e la testa leggera.

Si stava bene lì, sembravamo due ragazzi qualunque, mi girai a guardarlo e lo trovai a fissarmi, era strano... Era un Jungkook strano, sembrava un altro ... gli chiesi se stava bene, lui fece solo di si con la testa.
Io guardai di nuovo preoccupato, aveva lo sguardo assente e il bicchiere mezzo vuoto tra le mani. Quando mi girai di nuovo a guardare il locale parlò:
"Non ho mai baciato un ragazzo, non so cosa si prova?" Girai la testa verso di lui, come scottato.
"Voglio provare Tae, ho vent'anni, ho bisogno di provare, aiutami." Nei suoi occhi non riconoscevo più lui. Mi scostai scuotendo la testa, non era una buona idea, non potevo di certo baciarlo, si sarebbe pentito, mi avrebbe allontanato sarebbe cambiato tutto, non potevo farlo.
"Jungkook è una cattiva idea, non possiamo farlo, è una cosa stupida. È come baciare una ragazza, non cambia nulla ti te lo assicuro." Provai a dirgli con una sorriso tirato sul viso.
"Non me ne pentirò, te lo prometto, solo .... Ti prego, non posso chiederlo a nessun alto." 
Aveva abbassato lo sguardo, si stava torturando le mani, perché sembrava così triste, perché mi stava chiedendo questo, forse ne aveva bisogno, no non era possibile mi era una pessima idea non dovevo assecondarlo. Ero rimasto immobile, me ne accorsi solo quando lo vidi muoversi al mio fianco pronto ad andarsene e sussurrarmi: "Ok Tae, non fa nulla, lo capisco se non vuoi."

"Ok, va bene." La mia bocca aveva risposto prima della mia testa, che cosa stavo facendo, sapevo che me ne sarei pentito, era pessima idea ci saremmo fatti male, mi sarei fatto terribilmente male, solo che se non lo avessi fatto poi l'avrei rimpianto per sempre.

Mi stava guardando ancora, gli accarezzai la guancia poi mi avvicinai alle sue labbra e lo baciai.
Avevo gli occhi chiusi, sentì la sua mano poggiarsi sul mio petto un sospiro uscire dalla sua bocca e il bacio diventare più profondo.

Dopo pochi attimi si staccò portandosi via anche la mano che aveva poggiato su di me, io faticai a riaprire gli occhi, ma la sua risata mi svegliò dalla trance in cui ero finito.
Sorrisi di rimando e lo sentì dire: "E' stato bello, ma non credo che questa cosa faccia per me, ho fatto bene a provare, posso chiudere definitivamente anche questo argomento. Grazie Tae" poi si alzò e girandosi appena e mi disse "Dai è meglio tornare a casa ora si è fatto tardi, chiamiamo un taxi."

Quella sera mi feci male, terribilmente male, ma non riuscivo a negargli nulla, fu solo colpa mia.

*******

Fu il viaggio in taxi più strano che avessi mai fatto, lui prima di salire in auto, chiamò qualcuno al telefono e passò tutto il tragitto a parlare con quel qualcuno di quanto avesse bevuto, mentre io guardavo fuori dal finestrino ... e quando arrivammo a casa mi disse buonanotte e sparì nella sua camera.
Mentre io credo di non aver chiuso occhio tutta la notte, tanto che la mattina dopo, mandai un messaggio a tutti dicendo che mio padre aveva bisogno di me per risolvere delle controversie legali, e tornai a casa a Daegu. Non era una bugia, era solo una verità riciclata, negli anni era già successo di rientrare per quel motivo, solo che quella volta la controversia da risolvere ero io.

L'unico che incrociai prima di partire fu proprio Jimin, che si preoccupò per la tristezza che mi portavo dietro, ma liquidai anche lui e partii, allontanarmi da tutto. 
Con la scusa degli impegni rispondevo ai messaggi solo una volta al giorno, anche a quelli di Jungkook, non c'era nessun cambiamento nel suo modo di scrivermi, era sempre quel ragazzo dagli occhi profondi che si prendeva cura del suo amico Tae, quel bacio per lui non aveva significato nulla. Quel bacio aveva fatto pezzi solo il mio cuore e la colpa era mia, che glielo avevo concesso.
Chiesi alla mia famiglia di non fare domande, ero lì perché avevo bisogno di pace. Passavo il tempo a dormire e vagare per le strade senza guardare nulla, con Yeontan a camminarmi accanto e un cappuccio sulla testa per nascondermi dal mondo. 
Fu duran te una di quelle passeggiate che vagando arrivai davanti alla vecchia casa di mia nonna. Mi fermai a fissare l'ingresso è sentii una voce nella testa.

~~ 
Fermati Taehyung, non puoi scappare per sempre. 
Non puoi decidere di chi innamorarti, ma puoi fare in modo che quello che provi non vada sprecato.

Se vuoi odiare te stesso o Jungkook, fallo ma l'odio ti corroderà e di te non resterà più nulla, prova ad andare avanti Taehyung. 
Esplora ciò che hai intorno, fai nuove esperienze, concedi un po' te anche a qualcun altro. Sei una persona meravigliosa concediti un'opportunità.

Lo so che Jungkook è tutto il tuo mondo, che la tua felicità dipende dalla sua, ma quello di cui ha bisogno è un amico, se non vuoi perderlo rendilo felice come lui vuole, ma non precluderti ciò che la vita potrebbe metterti.

Prova ad essere felice Taehyung. ~~

.... to be continued

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Capitolo 8
*** Taehyung p.2 ***


La mattina dopo ritornai a Seul, con un solo obiettivo, ampliare il mio Mondo.

E così feci, per i sette anni successivi, concessi al Kim Taehyung che aveva paura di essere sbagliato, di esplorare ciò che lo circondava, di fare le esperienze di cui si era privato e di crescere. 

La cosa più assurda era che nonostante Kim Taehyung fosse una persona nuova, un adulto sicuro di se che aveva conquistato i cuori di tante persone, il suo cuore non lo aveva mai concesso a nessuno. Ci aveva provato, aveva avuto delle storie, ma finivano tutte dopo poche settimane, con un cuore infranto, quello dei ragazzi che scaricava e la certezza che nessuno poteva competere con il suo cavaliere. 
Come se non bastasse, ogni volta che rientrava in quella casa condivisa con la band, tornava ad essere solo Tae, il ragazzo allegro che si prendeva cura dei suoi amici, che ogni tanto si confidava con Jimin, si divertiva ad infastidire Hobi, cantava in cucina con Jin, invadeva lo studio di Yoongi e a volte si ritrovava a piangere sulla spalla di Namjoon. Lo stesso che aveva bisogno di veder sorridere Jungkook per essere felice.

Quel Jungkook che era diventato un uomo bellissimo, dagli occhi profondi e dal talento sempre più grande, quel Jungkook che non aveva più parlato di cosa era successo quella sera al pub, ma forse era stato meglio così perché almeno gli era rimasto accanto, sostenendolo nelle scelte e aiutandolo a migliorarsi ogni giorno di più.

Solo che quella bolla in cui Tae si rifugiava, era instabile e quando capitava qualcosa o qualcuno che la metteva a rischio, Tae per non crollare che si ritrovava a comporre. Fu Namjoon a spingerlo a mettersi in gioco, un giorno in cui lo aveva trovato da solo in casa, sul divano al buoi, a stringere una camicia di flanella a quadri blu, non gli fece domande, gli mise una penna e un quaderno dalla copertina nera tra le mani e gli disse, "Ti conviene scrivere quello che provi, è inutile sprecare le emozioni." E da quel giorno il Tae fragile aveva trovato un modo per essere forte.

Quando stava per sgretolarsi, mi rinchiudeva nella sua stanza, prendeva quel quaderno nero e scriveva una canzone. Riversava nei testi tutto quello che il suo cuore provava, tutto il dolore e l'amore che non riusciva a donare, componeva per giorni e notti intere, accennava le melodie, fino a quando la musica non calmava il mio animo inquieto e poteva tornare ad affrontare la realtà.

Poi però dopo mesi, finiva nella stanza di Jungkook a porgergli una auricolare e chiedergli cosa ne pensasse. Perché ogni canzone portava con se un abbraccio e lui viveva di quegli abbracci. Il Kim Taehyung del mondo esterno era un uomo sicuro di se, che rideva sarcastico delle delusioni, e spezzava i cuori dei suoi ammiratori, quello che viveva in quella casa aveva bisogno dagli occhi scuri per sentirsi vivo. Ma in fondo era una sua scelta e non poteva prendersela con nessuno. 

((Intermezzo: vi ricordo che questa è un'altrernative future au, io non so come realmente sarà il futuro. Quello che scrivo è solo frutto della mia immaginazione, sia chiaro che per i Bitti io spero solo che siano felici.)) 

Non potevo prendermela con nessuno nemmeno quando dopo più di 14 anni di successi condivisi con i miei compagni, poco prima di un grande Tour che ci avrebbe portati per tre mesi in giro per gli stadi di tutto il mondo, avevamo deciso di far terminare la nostra carriera insieme. Ci eravamo guardati tutti negli occhi e avevamo preso la decisione più difficile della nostra vita, separarci per intraprendere ognuno il proprio cammino.

Quello che seguì fu il Tour più amato di tutti i tempi, le città restavano paralizzate dalla folla di persone che le invadeva, anche solo per essere lì fuori dagli stadi. Durante l'ultima tappa a Seul, a metà ottobre del 2028 con un ultimo abbraccio di gruppo e tante lacrime i BTS presero ognuno la propria strada.

Avevamo approfittato di quei mesi di tour per capire cosa il futuro si aspettasse da ciascuno di noi e bene o male lo avevamo capito.

-Jin decise di intraprendere seriamente la strada della recitazione, accettando grandi produzioni cinematografiche e programmi di culto nella tv nazionale coreana.

-Namjoon dopo un anno in giro per il mondo a visitare come turista e non come star, si ritrovò a scoprire talenti nella sua patria e da leader quale era decise di prendere in mano la gestione della BigHit per tutelare la loro musica e i giovani idol che stavano per debuttare, donando loro tutti quei testi che continuava a scrivere nei suoi diari.

-Anche Yoongi si dedicò totalmente alla produzione, aprendo una propria etichetta indipendente, pur continuando a comporre e diffondere la sua musica. 
A lui e Joon, capitava spesso che, da grandi lavoratori e fratelli di vita quali erano, scoprissero talenti da far debuttare con la concorrenza, "il talento non va sprecato e se non posso farlo crescere io ci penserà Nam." Diceva e l'altro la pensava esattamente allo stesso modo.

-Hoseok dopo anni di sacrifici per far ballare i suoi compagni di band, aveva potuto fondare la sua compagnia, con sede legale a New York e ballerini da ogni dove, con il suo sorriso e il suo carisma era riuscito a conquistare la fiducia di artisti di ogni calibro, finendo a collaborare con loro in tutti i campi.

-Per Jimin come per Hobi il bisogno di esprimersi anche a livello fisico era un elemento necessario, tanto che oltre a cantare aveva deciso di fondare una compagnia di danza che potesse supportarlo anche a livello musicale, creando un nuovo tipo di interazione artistica sul palco, tanto particolare da aver incuriosito il pubblico adulto che negli anni della giovinezza aveva storto il naso alla sua e alla loro musica.

-Al piccolo Jungkook il mondo non aveva mai posto confini, così salutati i suoi compagni si era trasferito negli Stati Uniti per consacrare definitivamente la sua carriera. Era stato più difficile di quanto immaginasse riconquistare il mondo contando solo sulle sue forze, aveva faticato due anni prima di ottenere dei risultati significativi, da lì in poi aveva sfornato un successo dopo l'altro, vincendo premi e scrivendo il suo nome tra le stelle.

-Infine c'era Taehyung, lui che era il più sensibile del gruppo, anche se aveva imparato bene a nasconderlo. Quando Jungkook durante il tour gli disse che si sarebbe trasferito a Los Angeles per dare una svolta alla sua carriera, si sentì perso, avrebbe voluto seguirlo, ma per la prima volta non lo fece.

———————

Era cresciuto Taehyung e prima della separazione dagli altri, promise a se stesso che ce l'avrebbe fatta. Questa era la sua occasione per far capire al mondo che non era sbagliato e forse anche per dimostrare a quel ragazzo dagli occhi profondi, a cui aveva donato il suo cuore senza che glielo avesse chiesto, che poteva essere fiero di lui.

Così in un fine maggio freddo fece uscire il suo primo album di inediti, gli stessi che per anni aveva composto rinchiuso nella sua stanza per guarire la sua anima. 
Per la prima volta Kim Taehyung rimasto solo, aveva messo a nudo parte di se e le persone lo amarono per quello che era, perché le emozioni che trasmetteva con le sue parole erano vere, e  riuscivano a cogliere tutto il dolore, la rabbia e l'amore che lui ci aveva riversato dentro e lo aveva capito, almeno loro avevano capito ciò che Tae stava provando.

.... to be continued

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Capitolo 9
*** Taehyung p.3 ***


Il mio primo Album, mi aveva reso una persona super impegnata e pur faticando a star dietro a tutti gli eventi che la BigHit, (proprio lei visto che avevo firmato un nuovo contratto con loro) aveva organizzato per me, ce la mettevo tutta. Ero stanco, ma motivato perché sapevo che le persone a cui volevo bene erano orgogliose di me, della mia determinazione e della mia capacità di toccare i cuori di tutti con i miei testi.

Anche Jungkook a modo suo mi aveva dimostrato il suo sostegno, proprio lui che inconsapevolmente era stato il motore di ogni mia emozione, aveva provato anche a distanza a starmi vicino, con le sue chiamate a notte fonda, per dirmi che ero stato bravo o solo per chiedermi se avessi mangiato abbastanza e se ogni tanto fossi andato in palestra.

A me come sempre bastava quello, o meglio avevo imparato a farmi bastare quello purché dall'altro lato dello schermo il volto di Jungkook fosse sereno e felice.
Una sera di fine novembre, però il Jungkook dall'altro lato dello schermo, era diverso, aveva uno sguardo stanco, sembrava rassegnato. Era così strano che arrivò a chiedermi un parere oggettivo sul proprio talento. 
Lui il ragazzo che non temeva nulla, dalla voce d'angelo, e il talento magnetico stava perdendo fiducia in se stesso?

Provai a rassicurarlo, dicendogli che erano gli altri a non capirlo perché avevano solo paura delle sue doti, ma Jungkook non sembrava crederci, tanto da cominciare a piangere dietro lo schermo del telefono, mi crollò il mondo addosso, cosa gli avevano fatto? Avevo visto raramente Jungkook piangere e aveva sempre avuto un serio motivo. Come avevano potuto ridurre così il suo Kookie, lui che era una ragazzo così forte e determinato si stava facendo schiacciare.

Senza pensarci troppo guardandolo negli occhi attraverso quel pezzo di plastica, gli dissi che ci avrei pensato io, lo avrei aiutato ad ogni costo.
Il giorno dopo con un trolley pieno e una borsa a tracolla comprai un biglietto aereo e andai da lui.
Chiamai il mio manager, gli feci cancellare 
tutti gli eventi imminenti e spostare nei primi mesi del nuovo anno tutti gli altri, non volevo deludere le persone che mi stavano supportando, ma Jungkook anche lontano restava sempre il mio mondo e io non potevo permettere che qualcuno lo ferisse.

——————

Quando sbarcai in America mi sentii un po' fuori luogo, io in quella parte del globo mi ero sempre sentito fuori posto, ma per lui avrei affrontato anche questo. Chiamai un taxi, mettendo in pratica l'inglese che tanto avevo faticato ad imparare e mi fece portare a casa di Jungkook.

Provai a chiamarlo più volte lungo la strada, ma senza fortuna, così arrivato lì mi attaccai al campanello e rimasi ad aspettare, fin quando dei capelli neri arruffati non sbucarono dalla porta. 
Era già pronto ad inveire contro chiunque avesse osato disturbare il suo sonno, ma alzò lo sguardò e ritrovò davanti i miei occhi preoccupati, si butto tra le mie braccia senza nemmeno farmi entrare, riversandomi addosso lacrime e frustrazione.

Con alcune carezze sulla schiena e un semplice "ci penso io ora" Jungkook cominciò a calmarsi e io sospirai . Ora cominciava il mio compito, avrei aiutato il mio kookie a ritrovare se stesso e a combattere contro chiunque lo avesse ridotto in quello stato.
Sorpreso di ritrovarsi me in casa, Jungkook mi disse che potevo sistemarmi nella camera degli ospiti, così poggiata la valigia e preparato il caffè ci ritrovammo a parlare seduti sulle poltroncine della sua terrazza vista mare.

Fu lì che capii che in tutti quei mesi in cui eravamo stati lontani, Jungkook mi aveva sempre nascosto quello che stava provando, perché non voleva che mi preoccupassi per lui. 
Sapeva che far uscire un album era un lavoro difficile e lui non voleva darmi alcun peso, voleva essere il mio sostegno e io gliene fui grato perché si era preoccupato per me, era rimasto ancora il cavaliere che mi voleva bene.

Solo che sentire quanto Jungkook avesse dovuto combattere per farsi accettare, per far ascoltare la sua arte senza risultati, pur avendo un contratto discografico già firmato, mi rattristò. Aveva ricevuto così tanti rifiuti, accuse di plagio e cattiverie in quei mesi che aveva cominciato a pensare che fosse davvero nel torto. 
Poco dopo l'arrivo a LA Jimin era stato qualche settimana lì per uno stage intensivo di danza e pur non sapendo la situazione con l'etichetta, gli aveva dato un po' di forza per andare avanti, ma era durato poco.
In quell'anno il Jungkook sorridente e determinato, che non aveva paura di nulla, era stato smontato pezzo per pezzo, facendo riemergere quel ragazzino insicuro che al mio fianco era diventato una stella.

Passammo tutto il giorno su quella terrazza e dopo un hamburger takeaway e una bottiglia di vino, finimmo sul divano ad ascoltare tutti i brani che Jungkook aveva inciso, erano uno meglio dell'altro e io glielo dissi con tutte le parole che riuscivo a trovare, e durante l'ascolto fui felicemente sorpreso di come accanto ai pezzi grintosi tipici di Jungkook ce ne fossero alcuni bellissimi ma terribilmente malinconici. 
Ce n'era uno straziante, il titolo era Faded Shadow, parlava di un'ombra innamorata che aveva preferito dissolversi che provare davvero cosa fosse l'amore. Mi aveva così colpito che mi voltai per chiedere a Jungkook quando l'avesse composta, ma lo trovai addormentato dall'altro lato del divano, con il viso finalmente rilassato.
Spensi l'impianto hifi cercai una coperta per coprire Jungkook e andai anche io a dormire, la situazione era chiara, stavano facendo di tutto per distruggerlo e buttarlo fuori dal mercato, ma io non lo avrei permesso, per una volta volevo essere io il suo cavaliere, avrei rispedito il ragazzino Insicuro nei vecchi ricordi e fatto risplendere il mio Jungkook.

——————-

Prima cosa il giorno seguente organizzai una conference call con i nostri vecchi compagni di band, avevo bisogno di un consiglio e loro erano gli unici di cui potevo fidarmi ciecamente. Così convinto Jungkook spiegai loro la situazione, certo avrebbero anche loro voluto sapere quello che il loro Maknae aveva passato, per poterlo aiutare prima, ma misero da parte ogni cosa e lo ascoltarono, cercando di trovare una soluzione. 
L'unico punto su cui tutti furono d'accordo fu la necessità di sciogliere il contratto discografico per cercarsi una nuova etichetta e in secondo luogo, trovare un secondo manager che potesse tutelare Jungkook.

Archiviata la chiamata, con la promessa di tenerli informati, e la disponibilità di tutti ad aiutarci in ogni modo io e Jungkook eravamo pronti a lavorare insieme. 
Contattammo un po' di avvocati fidati per capire cosa comportasse l'annullamento del contratto e iniziammo a vagliare tutti i possibili candidati al ruolo di manager, passammo giorni e settimane a studiare ogni mossa, vivendo insieme una strana quotidianità, fatta di ore al computer e al telefono e ore ad esplorare la città, camuffandoci come solo noi avevano imparato a fare e mangiando nei posti preferiti di Jungkook. 
Aveva ricominciato a sorridere Jungkook e io al suo fianco mi sentii al posto giusto anche se ero dall'altra parte del globo, finii quasi per amare quella città calda, colorata e piena di musica, ritrovandomi stranamente felice, con Jungkook che finiva sempre in cucina e io sulla terrazza a guardare il mare, per poi lavare i piatti dopo mangiato.
 

.... to be continued

 

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Capitolo 10
*** Taehyung p.4 ***


Dopo vari colloqui con potenziali manager, tutti falliti, perché interessati più a farsi un nome che prendersi cura degli di Jungkook. Contattammo Kim Minsuk un amico del nostro vecchio manager Sejin, che viveva a LA e aveva aperto un'agenzia proprio qui. 
La fiducia che suscitò in noi fu immediata, sarà stata per la somiglianza con Sejin o per la buffa camicia floreale che indossava, decidemmo assumerlo seduta stante e convocato anche l'avvocato, fissammo nel giro di due settimane la svolta decisiva alla carriera di Jungkook.

Minsuk si dimostrò da subito una buona scelta, decisione che più che Jungkook rassicurò me, volevo affidarlo nelle mani migliori e non potevo permettermi errori. Ora dovevamo solo trovare una nuova casa discografica che accettasse quel ragazzo dagli occhi profondi per quello che era e non lo usasse solo per i propri scopi.

Fu così che tra le tante proposte del nuovo manager una catturò la nostra attenzione, era una piccola etichetta, entrata nel mercato da pochi anni. La cui caratteristica più inusuale era di preoccupasi di creare un percorso di crescita per i propri artisti, senza abbandonarli in balia delle classifiche e delle cattiverie dei social.

Quando io e Jungkook ci presentammo nell'ufficio della presidente, la donna quasi non svenne sul colpo. Susan era poco più grande di noi e al contrario di molti suoi colleghi aveva sempre amato "quei ragazzi coreani". Ci disse che aveva seguito le nostre strade già dal nostro debutto, tanto che ritrovarsi a gestire la carriera di uno di loro un po' la intimoriva, ma il sorriso sornione rassicurante di mr Kim Taehyung e lo sguardo da cucciolo di Jungkook, non le lasciarono scampo. 
Sarebbe stata dalla nostra parte, o meglio dalla parte di Jungkook e per la seconda volta nel giro di pochi giorni capii di aver fatto la scelta giusta.

———————

Ora mancava solo l'ostacolo più grande da superare, dovevamo annullare il contratto con la major e riscattare la libertà di Jungkook. 
Era ormai metà dicembre, a LA faceva caldo anche se si respirava un po' di aria natalizia, la sala riunioni nel grattacielo dell'etichetta, era addobbata con un grande albero di natale, posto in un angolo, mentre il grande tavolo con tutti i dirigenti e il direttore generale, occupava tutto il resto della stanza. 
Quando io e Jungkook arrivammo li trovammo tutti ad attenderci con finti sorrisi e frasi di cortesia. Ma armati di coraggio, di Minsuk e Sejin che per l'occasione aveva deciso di assisterci e una squadra di 5 avvocati, avanzammo la nostra richiesta.

"Voglio sciogliere il contratto e lasciare questa casa discografica." Furono solo queste le parole che disse Jungkook, con lo sguardo fisso negli occhi del direttore e una mia mano  a stringergli il ginocchio sotto il tavolo, per dargli coraggio.
La sala riunioni fu invasa dalle risate divertite di tutti i dirigenti e dalle parole sarcastiche del direttore: "Come se tu potessi farlo. Ahah Il contratto che hai firmato è direttamente legato a tutto il tuo patrimonio, una cancellazione anticipata comporta la cessione alla società del 70% dei tuoi beni, sei sicuro di potertelo permettere?" sputò ironico.

Le risate in quella stanza continuarono per minuti sotto gli sguardi scuri dei presenti. Fu solo quando il silenzio tornò sovrano che l'avvocato che ci aveva seguiti dall'inizio, si alzò in piedi e con sicurezza disse: "L'annullamento del contratto del mio assistito avverrà con o senza il vostro benestare. Le violazioni che avete messo in atto non riguardano solo le clausole di un contratto, ma violano le leggi di questo stato, se siete contrari vi porteremo in tribunale e vi assicuro che per i danni che avete creato vi toccherà pagare fino all'ultimo centesimo."

"Certo che ne avete di fantasia, voi asiatici, in tribunale finireste in mutande." Le parole uscirono acide dal direttore, ma il resto gli morì in gola quando la sua stessa voce, uscì da un telefono poggiato sul tavolo. 
-'Questo Jonhcoo è una rottura di coglioni, lui e tutte le ragazzine che lo seguono finiranno per rovinarci la pizza, e poi ci costa una fortuna.' ... 'Si questa è la soluzione più conveniente, gli blocchiamo ogni brano, al massimo lo facciamo collaborare con uno dei nostri più scarsi, lo facciamo accusare di plagio, gli cancelliamo la vita pubblica, e tempo due anni questo rescinde dal contratto, noi ci prendiamo i soldi, e quei quattro cretini che abbiamo in scuderia si spartiscono i suoi fan.'

Il silenzio e l'espressione sconvolta sul volto dei dirigenti fu quasi comica. Fu solo l'avvocato a parlare: "Entro stasera aspettiamo il fascicolo relativo all'annullamento senza penali nel nostro ufficio, o domani mattina queste registrazioni e tutto il materiale in nostro possesso finirà sul banco del giudice." Detto questo con un cenno del capo, abbandonammo la sala con il sorriso sulle labbra.

Finalmente il mio Kookie era tornato.

——————-

Le settimane successive furono terribilmente frenetiche, Susan voleva ascoltare tutto ciò che Jungkook aveva da proporle e lanciare un suo brano il prima possibile e un album subito dopo. Fu così che mi ritrovai a festeggiare il Natale lontano dalla Corea, in una villa sulla spiaggia con tutta la famiglia di Susan, ma a me non mancava nulla, c'era Jungkook seduto al mio fianco e io non potevo chiedere di più.

Quei giorni al suo fianco, furono i più belli di tutta la mia vita, erano bastati due mesi trascorsi da solo con lui per mandare a puttane tutte le promesse che mi ero fatto di amarlo da lontano, di stargli vicino solo come amico. Trovarlo ogni mattina in cucina a preparare la colazione solo per me, con il sorriso felice, mi faceva battere il cuore così forte che temevo lui potesse sentirlo.

Quella mattina ero seduto come sempre su uno degli sgabelli dietro il bancone della cucina, mentre lui era impegnato ai fornelli... quando si girò aveva tra le mani un piatto con un mega pancake e una candelina.... e disse
"Buon Compleanno Taehyungie grazie per tutto quello che hai fatto per me... oggi è il tuo giorno e lo renderemo indimenticabile. "

Indimenticabile fu proprio la parola più adatta, tra Disneyworld e Universal Studios ... cibo spazzatura, corse per nasconderci da chi ci aveva riconosciuto, buste piene di regali, una montagna di palloncini legati al polso che non entravano nemmeno in macchina, e tante tante risate il mio compleanno fu il più perfetto di sempre, tanto che la sera dopo cena ero così stremato che mi addormentai in macchina al ritorno.

Ritornai in Corea il 20 gennaio, la chiamata che infranse la bolla che mi ero creato arrivò il giorno di capodanno, era il mio manager in Corea, mi ricordava che era cominciato un nuovo anno solare e chiedeva quando sarei tornato. Domanda difficile quella, perché fosse stato per me, sarei rimasto per sempre lì con Jungkook, ma avevo degli impegni da rispettare. Così a malincuore gli dissi di prenotare il volo.

Avrei dovuto salutare quella nuova quotidianità che ci eravamo creati e tornare, sarebbe stato difficile, terribilmente difficile. Quando, lo dissi a Jungkook vidi i suoi diventare tristi e alcune lacrime rigargli il viso. Lo abbracciai, provando a trasmettergli tutto quello che provavo per lui, finendo con il piangere io stesso.
La sua mano che mi accarezzava dolce la schiena e la sua voce dolce mi riportarono alla realtà.
"Lo capisco Tae, non piangere ti prego, ho scombussolato fin troppo la tua vita, ti ho tenuto qui con me senza pensare a tutti gli impegni che hai dovuto lasciare. 
Non smetterò mai di esserti grato per quello che hai fatto. Sei stato la mia ancora di salvezza in questa notte, ma so che devi andare è solo che mi mancherai, mi mancherai tanto." Sospirò. " Avrei voluto averti accanto per l'uscita del disco. È merito tuo, se potrà essere ascoltato, lo devo solo a te." Ora era lui quello che piangeva.

Avrei voluto fermare il tempo, restare stretto a lui per sempre, ma lo lasciai, gli accarezzai i capelli e con la voce un po' rotta gli dissi. "Io sono sempre al tuo fianco e sarò sempre fiero di te qualsiasi cosa farai. Non ho nessun merito, le tue canzoni cono meravigliose e meritano di essere ascoltate. Quindi ora basta frignare come due ragazzine e non sprechiamo questi giorni che ci restano. Voglio vederti sorridere." Feci un profondo respiro forzai un sorriso e continuai.
"Dobbiamo sistemare il tuo look kookie, lo stile trasandato non va più di moda." ... " Poi dobbiamo controllare il visual per l'advertising, mi devi ancora portare a visitare Hollywood e andare a mangiare in un sacco di posti." Aveva ancora lo sguardo un po' triste, ma per fortuna ora sorrideva. 
Mi sarebbe mancato tutto questo.

....To be continued

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Capitolo 11
*** Taehyung p.5 ***


Tornai in Corea lasciando Jungkook dall'altra parte del mondo, in fondo avevo tenuto fede al patto che mi ero fatto da ragazzo, aiutarlo e stargli vicino da amico ... ora dovevo solo continuare ad amarlo da lontano, era semplice no.

Appena rientrato fui sommerso dal lavoro, eventi, concerti e interviste rimandate di mesi, tutti volevano sapere cosa avessi fatto, ma io gli dissi solo che avevo avuto bisogno di una pausa per problemi fisici e nessuno continuò più a far domande. 
Per loro,  la cosa essenziale era che tenessi fede agli impegni e così feci, anche se avevo la mente altrove, occupata suo malgrado a chiedersi se i preparativi per il debutto di Jungkook andassero secondo i piani. Avevo fatto il possibile per far si che lui potesse essere felice, perché tornasse a credere nel suo talento e speravo che andasse tutto bene.

Il suo disco sarebbe uscito il Primo Marzo, preceduto il 14 febbraio da un singolo, e quando mi chiamò pochi minuti prima del lancio per condividere con me il momento, finì a urlare con lui per la gioia che aveva addosso e negli occhi, per i giudizi positivi che i fan gli lasciavano e le critiche positive che riceveva da tutti. 
lo non avevo mai avuto dubbi sul suo talento, ma i giudizi degli altri lo ripagavano dei sacrifici fatti e rendevano me fiero di lui.

Qualche giorno dopo arrivò un pacco al mio appartamento, io incuriosito lo scartai appena ricevuto... e finì in ginocchio a piangere per quello che avevo tra le mani.

Un cd con la copertina rigorosamente nera e il volto serio di Jungkook.
Il suo nome in nero, che si intravedeva appena.

E poi una tela, poco più grande di un quaderno che ritraeva me, appoggiato ad un muretto ad osservare il mare.

Quando girai la tela e vidi ciò che aveva scritto, le mie mani strinsero quel pezzo di tessuto e legno così forte, che pensai di averlo rotto. 
Semplici parole che mi fecero tremare il cuore.

Al mio Taeper avermi reso ciò che sono.

Provai a calmare il respiro e stringendo al petto il quadro, scartai il cd.
All'interno, scoprì un foglio ripiegato e un piccolo post it che indicava il mio nome in cima ai ringraziamenti...

Il mio Grazie più grande va a Kim Tae Hyungsenza il suo sostegno e la sua fiducia in menon sarei qui a condividere la mia musicaquesto album esiste grazie a lui.

Quel dannato ragazzino, sta provando ad uccidermi, dissi a me stesso mentre le lacrime continuavano a bagnarmi il volto.
Aprì tremante il foglio ripiegato e lessi:

Caro Tae
è la prima lettera che ti scrivoma il mio grazie era difficile da dire a voce.
Senza di teio non sarei quello che sonose non ci fossi stato tu al mio fianco io mi sarei perso tante volteGrazie per esserti preso cura di menon solo negli ultimi mesima da sempreVolevo che fossi il primo ad ascoltare il mio cdperché è soprattutto il tuo.
Spero che il mio lavoro possa renderti orgoglioso di me.
Grazie per esserci sempremi manchi già.
Jk

PsSpero anche che non ti dispiaccia se quel giorno mentre eri impegnato a guardare il mareho deciso di dipingertieri così perfetto che sentivo il bisogno di imprimerti nella memoria del tempo.

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Io ero già orgoglioso di lui.

L'uscita del primo album solita di Jungkook fu un successo tale, che la casa discografica andò in overbooking, non si aspettava di finire sommersa dalle richieste nel giro di poche ore, ma in fondo era Jungkook e io non mi aspettavo nulla di meno. 
Saperlo apprezzato mi rincuorava, volevo che fosse felice e il suo manager e Susan lo avrebbero tutelato, lui era nato per essere una stella e ora poteva brillare.

Intanto io in Corea avevo un'infinità di cose da fare. Per tutta la primavera e l'estate avevano organizzato per me un tour di tutta l'Asia e per affrontarlo al meglio avevo decine di di prove da fare. Ero un po' fuori allenamento e mi toccava lavorare il doppio per rimettermi in pari. Anche se avevo optato per poche coreografie e tanti stage fissi, visto anche il taglio nostalgico emozionale che avevano le mie canzoni.

Quando il tour cominciò, il tempo libero che mi rimase fu quasi nullo, riuscivo a stento a chiamare i miei, mangiare, e raramente sentire i miei amici e soprattutto Jungkook, lui che si trovava in piena promozione del suo album e come me si trovava ogni giorno in una città diversa. 
Mi mancava parlare con lui e a causa del fuso e dei continui spostamenti le chiamate duravano pochi minuti e finivano con i nostri sorrisi tristi e la speranza di avere più tempo.

Quando ad agosto Jungkook tornò in Corea dai suoi, io ero in pieno Tour in Giappone, avrei lasciato volentieri tutto anche solo per un abbraccio, ma il mio manager mi disse che non potevo spostare di nuovo le date o i miei  fan sarebbero rimasti delusi e quindi rimasi lì.
Durante quei giorni, una videochiamata di Namjoon mi accolse appena tornato in camerino, quando l'aprì c'erano Yoongi, Hobi, Jimin e Jungkook attorno ad un tavolo pieno di bottiglie che mi salutavano, agitai la mano come un cretino per salutarli e con gli occhi un po' lucidi gli dissi che mi mancavano tutti, erano stati la mia famiglia per tanto tempo, a volte mi capitava di incontrarli uno per volta, ma i ricordi che condividevo con loro erano qualcosa difficile da spiegare. Gli promisi che la volta dopo ci sarei  stato e con le lacrime agli occhi tornai in albergo.

Per il suo compleanno Jungkook era ancora in Corea, lo chiamai per fargli i suoi auguri, era in cucina con sua madre, a preparare una torta, sembrava così felice, non volevo disturbarli oltre così salutai entrambi e tornai a fare il sound check. 
Avrei voluto fare qualcosa di eccezionale, come Jungkook aveva fatto per me, ma non potevo, gli avevo solo mandato uno stupido regalo a casa, era una fotocamera Leica come quella che avevo da ragazzo, con cui lui mi scattava sempre le foto, rotta durante un viaggio e rimpianta per tanto tempo. 
Quando gliela spedii c'era solo una foto già scattata, era la mia con in mano il suo quadro, il me razionale si pentì di averla scattata, subito dopo, ma quello egoista e stupido rimise la fotocamera nel suo fodero, preparò il pacco per la spedizione e aspettò il corriere. Era l'unica cosa che potevo fare per lui e per me.

——————-

Il tour finì due settimane dopo e dopo mesi tornai finalmente a casa. 
Un paio di giorni prima aveva ricevuto un messaggio da Jungkook in cui mi ringraziava per il regalo, ne avrebbe approfittato per riprendere a scattare foto, ma dopo non lo avevo più sentito. 
Sapevo che ora era lui quello che doveva preparare un tour e sicuramente avrebbe dato sangue e sudore per farlo al meglio. 
Ci saremmo sentiti appena avrebbe avuto tempo.

Ma forse Jungkook non aveva più tempo per me, a parte qualche messaggio e chiamata di pochi minuti, non riuscivo più a sentirlo, mi sentivo egoista, ma aveva cominciato a mancarmi il suono della sua voce.  
Quella mancanza aveva cominciato a corrodermi e quando non rispondeva alle mie chiamate mettevo il suo cd e con un quaderno nero tra le mani avevo ricominciato a scrivere le mie emozioni. 
I miei impegni erano diminuiti e il tempo di restare da solo con la mia testa era aumentato.

... to be continued

 

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Capitolo 12
*** Taehyung p.6 ***


Sapevo che Jungkook fosse tanto impegnato, ma egoisticamente volevo che pensasse un po' anche a me, non mi bastavano quei rari messaggi che ci scambiavamo, mi mancava il suo sorriso, mi mancava guardarlo negli occhi, mi mancava.

Passavo ore intere da solo in giro per Seul, coperto dalla testa ai piedi per passare inosservato, con una vecchia polaroid appesa al collo e la testa che vagava, per non pensare a niente.
Mi ero creato una routine anche nel mio vagare, mi svegliavo ogni mattina alle 9.30, facevo una doccia, mi preparavo la colazione e scendevo di casa sempre alle 10.30. Avevo preparato un elenco dei quartieri da visitare, e ogni giorno chiamato un taxi mi ci facevo portare. Camminavo per ore fotografando soggetti a caso, poi compravo qualcosa da mangiare, e continuavo a camminare fino alle 18.00, poi richiamavo il taxi, e mi facevo portare a casa, ordinavo la cena, sceglievo un film triste, mi deprimevo sul divano e a all'una andavo a dormire.

Andai avanti così per un mese, fin quando non finì l'elenco dei quartieri da visitare e passai la mattina a guardare le foto che avevo scattato, avevo catturato solo persone felici, che paradosso pensai.

Un paio d'ore dopo uscii la mia auto dal garage e cominciai a guidare, era l'unica idea che mi era venuta, infondo mi era sempre piaciuto guidare. Così in un giorno di inizio dicembre mi ritrovai al volante senza meta ... poi un po' per nostalgia, un po' abitudine, l'auto mi portò sotto il palazzo della BigHit, in fondo continuavo ad essere uno degli artisti di questa casa discografica pensai. Parcheggiai nel garage sotterraneo, entrai in ascensore e tra gli sguardi sorpresi dei dipendenti, finì in sala ballo. 
Era vuota, io non ci ero più andato da quando ci eravamo separati, mi guardai attorno per un po', non era cambiato nulla, poi la porta si aprì e la figura slanciata di Namjoon entrò mi fece rimanere un po' sorpreso.

Namjoon aveva preso in mano le redini della BigHit da un paio di mesi, ma non mi era ancora capitato di incontrarlo in tale ruolo.
"Taehyung, che ci fai qui?" mi guardò un po' preoccupato, lui capiva sempre tutto.
"Niente un po' di nostalgia dei vecchi tempi, tutto qui." Mentii
"Certo è evidente, dai andiamo nel mio ufficio che parliamo un po' ti va?" mi disse, io chinai il capo e lo seguii per quei corridoi tanto familiari.
Si capiva che quello era il suo ufficio, con le pareti piene di quadri e le sculture ad inquadrare gli spazi, si sedette su una delle poltrone e mi fece segno di accomodarmi.

"E' bello vederti Tae, è da prima dell'estate che non ci incontravamo, sono felice che tu sia qui." Era sempre lui, il mio fratello maggiore, lui che non mi faceva mai sentire fuori posto.
"Già ho avuto tante cose da fare, è stato un periodo complicato. E' bello anche per me rivederti."
"E il periodo ora com'è invece, come stai Tae?" Già il periodo ora, come stava Tae.
"Non è un bel periodo, infatti ho ricominciato a scrivere canzoni." Non lo stavo guardando negli occhi, e solo che dovevo dirlo a qualcuno, non potevo continuare a tenermi dentro sempre tutto. "E' solo che mi manca lui." Mi sfiorò appena il dorso della mano con la sua per farmi alzare lo sguardo, era preoccupato, lui si preoccupava sempre per me, e lo stava facendo ancora, non mi avrebbe giudicato.

"Mi sento così stupido Namjoon, sembro un ragazzino, ma mi manca Jungkook, mi manca la sua voce, a stento mi scrive e io mi sento morire." Gli dissi.
"Non sei mai stato stupido Taehyung, lui è parte di te, lo capisco che ti manca. Ma ora credo sia in un momento particolare della sua vita, e bisogna dargli modo di adattarsi e capire cosa vuole farne." Ha la mano stretta nella mia e mi parla piano, come farebbe ad un bambino, ma è meglio così. Io non parlo gli faccio solo un cenno del capo. 
Lui continua: "Dobbiamo dargli un po' di tempo Tae, il nostro piccolo ha spiccato il volo, grazie a te, e ora deve capire come volare senza cadere." "Hai sempre vegliato su di lui da lontano, devi continuare a farlo, a tempo debito si farà sentire, sono certo che manchi anche a lui."  La sua saggezza era qualcosa che ristorava e io ero felice di aver guidato fino a qui. Avevo le lacrime agli occhi, ma le ricacciai indietro: "Ci proverò" Mi uscì in un sussurro.

"Non deprimiamoci più. Mi ha appena chiamato Jin, mi detto cha a fine mese i ragazzi, senza Jungkook e Hobi che sono impegnati negli States saranno tutti qui. Io direi che dobbiamo incontrarci, sarà bello rivederli tutti." Avevo capito che stava provando a tirarmi su.
"Quando arriveranno?" Gli Chiesi. "Tra il 19 e 21 saranno qui per Natale. Organizzo una cena per il 22 che dici?" mi rispose.
"Va bene. Mi farà bene rivedere quelle brutte facce." Forzai un sorriso, mi avrebbe fatto bene.

"A Tae volevo chiederti un favore." Nam mi guardò qualche secondo poi continuò. 
"Sto organizzando l'evento di fine anno per gli artisti della Big Hit, lo daranno in tv, non preoccuparti non ti chiederò di partecipare ma volevo che mi assistessi per la realizzazione del concept generale, è il primo che organizzo di persona e vorrei che a livello visivo sia tutto perfetto, e credo che tu sia nato per questo." Ok Namjoon stava chiedendo un favore a me, lo guardai sgranando gli occhi.
"Certo che ti aiuto Nam." Non potevo rifiutare.
Feci un respiro. " Sarà bello, poi io amo il Natale lo faccio volentieri. Quando dobbiamo cominciare?"
"Subito." Mi disse lui con un sorriso che gli prendeva tutta la faccia.
Ok era meglio così, un po' di lavoro era quello di cui avevo bisogno, almeno così non sarei rimasto troppo solo con la mia testa.

———————

Le settimane successive provai varie volete a chiamare Jungkook, non rispondeva più nemmeno ai miei messaggi, restavano sempre lì non visualizzati per giorni, per ricevere come risposta solo un ok. Ero preoccupato, così chiamai il suo Manager, e lui mi disse solo che avevano davvero tanti impegni, le richieste di interviste e apparizioni televisive erano triplicate e avevano bisogno di restare concentrati. Stava spiccando davvero il volo e io cosa avrei dovuto fare, nulla.

Per fortuna il controllo maniacale di Namjoon per ogni cosa, mi teneva impegnato, lo spettacolo era la sera del 25 e io avevo visionato tutti gli artisti, i costumi, le coreografie, le scenografie tutto per mettere su il miglior special di Natale della BigHit di tutti i tempi. 
Tornavo a casa giusto per dormire e farmi una doccia... ma era bello sentirsi utile.

Mi tenevo così impegnato che mi accorsi nemmeno che era arrivata la cena del 22 Dicembre con i ragazzi. Mentre ero nell'ufficio che Namjoon mi aveva messo a disposizione, a controllare le ultime cose, una furia bionda chiassosa mi si parò davanti stritolandomi tra le sue braccia. Scoppiai a ridere.
Dietro Jimin comparvero Yoongi e Jin e cominciarono ad urlare perché non ero ancora pronto. Mi erano mancati tanto.

La serata con quei quattro Vip dei miei amici fu bellissima, mi raccontarono quello che stavano facendo delle loro vite, e si ero davvero fiero di loro. Di tutti loro, erano la mia famiglia e saperli realizzati era bello, si meritano tutto e anche di più. Fra le risate e il vino però, passò in fretta e decisi che avrei voluto rivederli, così chiesi a Jimin di organizzare qualcosa con loro per il mio compleanno. 
Non volevo passarlo da solo, avevo già programmato di passare il Natale con i miei genitori e i miei fratelli, con tanto di nipotini che non vedevo da mesi, ma il 30 sarei tornato a Seul.

Il mio giorno, come facevo sempre da ragazzo, l'avrei passato con loro.

.... to be continued

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Capitolo 13
*** Taehyung p.7 ***


Lo special di Natale della BigHit lo guardai seduto sul divano, tra i miei genitori e i miei nipoti, avevo sempre adorato i bambini e quelle tre piccole pesti avevano un posto speciale nel mio cuore. 
Inutile dire che il programma fu un successo, e il vocale entusiasta di Namjoon ne fu la prova, ero felice di averlo aiutato. E in parte ero anche felice si stare un po' a casa, il cibo di mia madre e l'aria di famiglia che si respirava, mi facevano sentire meno la sua mancanza. 
Sembrava passato un secolo dal Natale dell'anno prima, stavo cominciando a credere che quel Natale non fosse mai esistito e lui si fosse dimenticato di me. 
L'avevo chiamato più volte sperando che almeno per Natale mi rispondesse, ma non lo fece, la mattina del 26 trovai solo un messaggio nella Chat, che ormai era piana solo dei miei tentativi di conversazione ... 
un semplice - Buon Natale –
Non sapevo se esserne felice o meno, ma infondo ero uno stupido e gli risposi pure.

————————

Rientrai a Seul la mattina del 30 Dicembre, mia madre era triste, ma prima della partenza mi fece trovare comunque una torta piena di candeline e un regalo, mi aveva fatto dei guanti di lana verdi, l'abbracciai forte, le diedi un bacio e la salutai, mi sarebbe mancata, ma lo sapeva già.

Lasciare a Jimin il compito di organizzarmi la festa di compleanno, non fu una grande idea, mi ritrovai nel super attico di qualcuno che non conoscevo, circondato da persone che conoscevo appena con la musica a palla e la testa altrove. 
Yoongi come deejay stava dando il meglio di se, mi ero concesso qualche bicchieri di champagne per rilassarmi, ma al secondo la voglia di tornare nel mio appartamento ad appallottolarmi da solo sul divano divenne un bisogno impellente. 
Resistetti solo un'altra ora, il tempo di spegnere le candeline sulla mega torta che Jin e Joon aveva ordinato per me, e scartare i costosi regali che si erano accatastati sul tavolo. 
Sarei dovuto essere felice, apparentemente avevo tutto, amici, successo, soldi .. ma non mi bastava più.
Poco dopo chiesi a Jimin di chiamarmi un taxi e dopo un abbraccio a quei vecchietti dei miei compagni andai via, mi sarebbero mancati anche loro.

———————-

Erano le tre di notte del 31 dicembre, casa era vuota, accesi dal pulsante di accensione il camino che avevo in salotto e mi sedetti sul divano per guardare le fiamme che salivano, era tardi la città fuori dormiva e io mi lsviavo incantare dal fuoco. 
Poi il telefono cha avevo in tasca cominciò a vibrare, era tardi.

La foto che si illuminava sullo schermo, mi sembrava uno scherzo, era impossibile che lui mi chiamasse, lo stavo sicuramente immaginando, ma sbloccai comunque la chiamata e la portai all'orecchio.

"Tae, buon compleanno." Mi disse la voce di Jungkook dall'altro lato.
"Avrei voluto farti i miei auguri di persona, ma è impossibile." Io restai in silenzio, le parole mi morivano in gola. 
Lui continuò esitante: "Come stai?"

Cosa dovevo rispondergli che stavo uno schifo per colpa sua, perché sentivo che si stava allontanato da me? Che da stupido e illuso quale ero avevo continuato a vivere di speranze, illudendomi di riuscire ad amare qualcuno senza ricevere nulla in cambio? Cosa dovevo dirgli? 
"Sto bene. Mi sei mancato Jungkook." Dissi invece, trattenendo un singhiozzo.
Sentii lui prendere un profondo respiro "Tae." Disse solo.
"kookie, mi sei mancato tanto, stai bene? ." Dissi a fatica.
"Tae." Disse ancora.
"Mi manchi kookie." Gli parlai ancora tra le lacrime.
"Tae" sospirò lui poi "Io non posso... mi dispiace." Lo sentivo a stento, stava balbettando.
"Io non posso farti questo, io non posso ..." continuò.
"Cosa non puoi, dimmelo PARLAMI." Urlai tra le lacrime.
"Io non posso più tenerti nella mia vita, ti farei soffrire e io non posso farti questo. Dimenticami, dimenticati di me Tae." 
Stava piangendo anche lui.
"Noo" dissi, ma ormai aveva chiuso la chiamata.

Richiamai ancora e ancora, ma ormai dall'alto lato il telefono era stato disattivato.

Erano le 5 del pomeriggio del 31 dicembre,


quando il telefono del mio appartamento mi svegliò, ero rimasto sul divano tutta la notte, rannicchiato su me stesso a piangere, il sonno pieno di incubi mi aveva raggiunto, e quando quel pomeriggio riaprì gli occhi avevo addosso la stanchezza di 10 maratone. 
Mi trascinai all'apparecchio e risposi: "Chi è?"
"Tae sono Jimin, sono le 5 sei pronto per stasera? Abbiamo la cena prima della festa di fine anno ti ricordi?"
"Sul tuo telefono non rispondevi, è successo qualcosa?"
Ricordavo a stento il mio nome, non avevo voglia di vedere nessuno di parlare con nessuno ... mentii "Jiminie scusami, non mi sento troppo bene, credo di aver fatto indigestione ieri, non me la sento di venire."

"Tae. Vuoi che venga lì, hai bisogno di qualcosa?" Era preoccupato, lo sentivo dal suo tono di voce.
"No non preoccuparti, ho solo bisogno di un po' di riposo, puoi chiedere scusa a Namjoon da parte mia?" Gli chiesi speranzoso che non facesse altre domande.
"Si certo, tu però fammi sapere se hai bisogno di me, o di un medico. Ti abbraccio."
"Ciao." Così chiusi la chiamata e tornai sul divano, la testa tra le mani. Che male avevo fatto per meritarmi tutto questo.

Ero rimasto solo, cosa vivevo a fare se il mio mondo non aveva più bisogno di me.
Mi sentivo stanco, terribilmente stanco, gli occhi erano troppo pesanti, poggiai la testa sul bracciolo e mi riaddormentai, mentre un nuovo anno iniziava dietro le vetrate del mio appartamento, io mi richiudevo in me stesso come un libro appena finito.

----------

Era più di una settimana che non uscivo da quella casa, stavo dimagrendo, tutto quello che ingerivo il mio stomaco lo rigettava, mi spostavo dal divano al letto senza sapere cosa fare. Come un bambino avevo provato a chiamare Jungkook al telefono centinaia di volte, ma senza risultati, era tutto inutile, lui non mi avrebbe più parlato, mi aveva lasciato indietro e io non avrei mai potuto raggiungerlo.

Jimin mi aveva chiamato. perché voleva vedermi prima di partire, ma io gli avevo detto che non era un'indigestione era un'influenza quella che avevo preso e non volevo che si ammalasse. Ci saremmo visti presto. Con mia madre e Namjoon avevo usato la stessa scusa, non volevo si preoccupassero per me.

In quella fottuta casa ormai combattevo una lotta contro me stesso senza nemmeno saperlo, quella dannata voce nella testa, mi insultava ogni momento e io non sapevo come risponderle.
~~
Stai male e la colpa è solo tua, te lo sei meritato ti sei illuso.
Sono anni che ci speri e ora lui non vuole più nemmeno sentire il tuo nome.
Ti odia Taehyung, ti sei fatto odiare anche da lui non rivedrai più i suoi occhi.
Sei un povero stupido. Un bambino che ha perso il suo pupazzo e ora è rimasto solo.
Rimarrai solo per sempre Taehyung, sei sbagliato, non vai bene, non andrai mai bene.
~~
Quella fottuta voce continuava così ogni momento, ogni attimo senza darmi tregua.
Avevo provato a convincervi che non dipendesse da me, io non avevo fatto nulla per farmi odiare, ero rimasto il solito Taehyung, avevo continuato ad amarlo da lontano, volevo solo sentire ogni tanto la sua voce.
Gli avevo detto solo che mi mancava, era così grave sentire la sua mancanza era questa la mia colpa, mi aveva mandato via dalla sua vita per quello?

Ripensavo continuamente alle parole che mi aveva detto Jungkook al telefono,
'Io non posso più tenerti nella mia vita, ti farei soffrire e io non posso farti questo. Dimenticami, dimenticati di me Tae'
Lui diceva che non voleva farmi soffrire e per questo dovevo dimenticarlo?
Ma come avrei potuto farlo, io non potevo dimenticarmi una parte di me.

—————-

Erano quasi tre settimane che avevo chiuso il mondo fuori dalla porta d'ingresso e passavo le giornate tutte allo stesso modo, non me la sentivo di uscire di casa, di incontrare le persone e l'unico modo che avevo trovato per zittire quella voce era stata il vino, nel giro di pochi giorni, avevo esaurito tutte le bottiglie che avevo in casa e ora me ne stavo su quel dannato divano a ripetermi:

Non è colpa tua Taehyung, non è colpa tua.

Sperando di farla stare zitta.

Fino quando il suono del citofono mi svegliò, chi era? Non volevo vedere nessuno. Forse se mi fossi nascosto se ne sarebbe andato. Avrei fatto così.
Ma quello continuava, poi si interruppe, sperai che chiunque fosse avesse rinunciato. Dopo poco un suono ancor più fastidioso si mise a perforami il cranio. Il dannato campanello della porta, come aveva fatto ad arrivare fino al mio pianerottolo. 
Continuai a far finta di nulla, sperando che demordesse, ma poi sentii la voce di Namjoon che mi diceva:
"Tae aprimi, lo so che sei qui. Voglio solo vederti, ti prego aprimi."

Cosa avrei dovuto fare, se mi avesse visto in quelle condizioni cosa avrebbe pensato di me. Non potevo aprirgli.
Ma lui riprovò ancora. "Tae ti prego, non ti farò domande, ma aprimi."

Così mi trascinai alla porta e senza forze gli aprii. Il suo sguardo si posò spaventato sul mio viso, dovevo sembrare un mostro. Ma lui non disse nulla, si fece spazio in casa mia e io lo seguii, stava osservando tutto il disordine che si era accumulato. Poi mi sedetti sul divano e lo fissai con sguardo assente. "Cosa ci fai qui?" Gli chiesi.

Lui non mi rispose, si accovacciò davanti a me e mi chiese piano per paura di una risposta "Cosa è successo Tae?" era preoccupato, ma non volevo che si preoccupasse oltre. 
"Ho avuto l'influenza." Mentii.
"Tae, ti prego dimmi cosa è successo davvero, lo so che stai mentendo." Namjoon e la sua capacità di capire ogni mia espressione.

Cercai sostegno nel suo sguardo e gli raccontai tutto quello che era successo dopo il mio compleanno.

------------

"Quel dannato ragazzino, ma che gli prende non lo riconosco più." Dopo avermi fatto parlare per mezzora furono queste le prime parole che disse Namjoon.

Dire ad alta voce tutto quello che avevo pensato negli ultimi giorni, mi sta schiarendo un po' i pensieri.
"Non credo che Jungk... volesse farmi soffrire. Sono io quello che si era illuso, lui poteva non sapere quello che provavo e provo per lui, sono un codardo non avrei mai potuto dirglielo."Gli dissi non volevo che provasse odio per lui.

"Si Tae, ma ci stai male, e lui si sta comportando da ragazzino, non è un comportamento da adulto."
"Forse per volare aveva bisogno di lasciarmi indietro, forse ero diventato un peso per lui. Se gli serve questo per essere felice lo accetto, non posso costringere nessuno a restarmi accanto, vorrei solo sapere se sta bene." Già io mi ero ridotto ad uno straccio, ma non mi importava, volevo solo saperlo felice.

"Provo a chiamarlo io e te lo passo?" Mi chiese lui titubante. Scossi la testa, se l'avesse fatto, Jungkook avrebbe chiuso fuori anche Namjoon, non potevo permetterlo.
"No Nam non farlo, mi ha detto che mi vuole fuori dalla sua vita e rischierei di mettere in mezzo anche te." Sembrava rassegnato, scuoteva il capo.
"Nam." Lo richiamai. "Ti prego non dire a nessuno quello che è successo, non dirlo agli altri, nemmeno a Jimin. Non voglio che debbano schierarsi con nessuno di noi due, voglio che almeno voi possiate restargli accanto." Stavo singhiozzando con un bambino. "Nam, ti prego prendetevi cura di lui, io non ne sono stato capace. Lui deve volare e senza di me lo farà." Stavo trovando un modo per giustificarmi.

"Non lo farò Tae, non lo dirò a nessuno se è quello che vuoi, farò finta di niente, se è quello che vuoi. Tu però devi dare una svolta alla tua vita, se continui a trascurarti ti ammalerai." Mi disse lui.
"Io devo solo trovare un modo per tornare a sorridere, devo trovare una ragione per andare avanti, sono stanco di essere me stesso." Stavo provando a ricacciare in dietro le lacrime.

"C'è qualcosa che avresti voluto fare nella tua vita. O un posto in cui vorresti andare Tae?" Mi chiese.
"Voglio andare lontano da qui, odio questa casa, odio guardare fuori dalle vetrate e trovare tutti i posti in cui andavamo da ragazzi, odio l'uomo fragile che sono diventato." Fu tutto quello che gli dissi.
"Va bene lontano da qui e diventare un altro, ho capito." Accennò un sorriso. "Prima però hai bisogno di mangiare qualcosa e di farti una doccia e la barba, poi decidiamo insieme dove andrai. Ok?" Non risposi ma era il momento di cambiare e l'avrei fatto.

Quel posto lontano si era trasformato una settimana dopo, in un biglietto di sola andata per Parigi, i miei due trolley da tour pieni di tutta la mia vecchia vita e l'obiettivo di lasciare a Seul il kim Taehyung fragile e trovare in quella nuova città un nuovo Taehyung un artista che non avesse paura dei suoi sentimenti.

Peccato che quattro anni dopo quel viaggio, io avessi ancora paura dei miei sentimenti. Magari ero diventato un artista, ma il Taehyung fragile era ancora nascosto sotto quella maschera che mi ero creato.

************

.... to be continued 

 

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Capitolo 14
*** Maschere ***


Martedì 11 Dicembre 2035 ore 01.30

Erano ore e ore che Jimin mi ascoltava, ogni tanto avevo visto qualche lacrima attraversargli il volto, ma poi l'asciugava svelto e mi diceva di continuare. Mi ero fermato solo qualche minuto per prendere una bottiglia di vino, qualcosa da mangiare e spostarci in cucina per cenare

Poco prima della fine del il mio racconto, il timore di quello che alla mi avrebbe detto Jimin, mi portò di nuovo a guardare fuori della finestra per trovare conforto, mi chiesi se avevo fatto bene a raccontargli tutto, se non fosse stato meglio continuare a far finta di nulla, continuare a dire mezze verità.

———————

"Anche Jungkook si è creato una maschera Tae, è diversa dalla tua, ma lo scopo credo sia quello." Furono queste le parole che disse Jimin.
"Cosa intendi?." Gli chiesi perplesso.
"In questi anni gli sono stato accanto, gli siamo stati accanto io, Hobi e anche Yoongi, come volevi tu.
L'abbiamo visto volare, affrontare milioni di Fan senza battere ciglio, perdere ogni briciolo di timidezza, scontrarsi con le opinioni a volte negative di mezzo mondo e uscirne sempre vincitore, Taehyung, sempre a testa alta, ma quando i riflettori si spegnevano, quando la star Jeon Jungkook deponeva le armi aveva gli occhi tristi. 
Lo stesso sguardo triste che aveva da ragazzo quando tu partivi. E adesso capisco il perché. Gli mancavi anche tu. "

"Jimin non dirlo, ormai non credo più alle favole. Se gli fossi mancato almeno un po' di quanto è mancato a me, in questi anni avrebbe almeno provato a contattarmi, a farmi sapere che ci teneva ancora, ma non l'ha mai fatto. Ha chiuso tutti i ponti, tutti, lui si è dimenticato di me. Io invece ho continuato come il cretino a pensare a lui, ho cambiato città, vita, lavoro, ma come uno stupido, ho provato a contattarlo in tutti i modi almeno per chiedergli il perché.
Non ho mai ricevuto risposta e così ho smesso di cercarlo.

Ma mi sentivo in colpa,così cominciai a scrivergli delle lettere, una al mese per la precisione, sperando in un segno, ma non c'è mai stato. L'ultima gliel'ho scritta il 30 Novembre, l'ho spedita all'unico suo indirizzo negli USA che conosco, ma ormai non ci spero più." Vomitai quelle parole addosso a Jimin pentendomi subito del tono che avevo usato.

"Scusami Jimin non sono arrabbiato con te è solo che io ci tengo ancora. E poi mi sento in colpa con te per non averti detto nulla, con Namjoon per averlo costretto a mentire con con tutti voi, ho detto un sacco di mezze verità solo per tenere in piedi questa dannata maschera da persona forte e non è servito a nulla, nulla, ogni mattina mi sveglio e vorrei solo sapere nemmeno come sta."

"Tae, non ho bisogno delle tue scuse, non hai niente da farti perdonare, capisco che ci stai male, ma ora ascoltami ok." Fece un profondo respiro mi disse di sedermi accanto a lui e continuò. "Quando ci siamo incontrati io, tu e Jungkook eravamo dei ragazzini, incoscienti e inesperti della vita, siamo cresciuti insieme, siamo diventati adulti camminando vicini e appoggiandoci uno all'altro per non cadere, voi due siete stati sempre un esempio per me, uns luce da seguire. Non litigavate mai, non c'era mai nulla che poteva mettervi uno contro l'altro, nessun risentimento o rabbia, eravate uno lo specchio dell'altro e io mi ritenevo fortunato, perché eravate miei amici, i miei migliori amici. Ma la fortuna di potervi stare accanto ha fatto sì che io mi accorgessi di tante cose. Dei tuoi sentimenti per Jungkook, che tenevi nascosti per non ferirlo e dell'inconsapevolezza di ciò lui sentiva per te.

Tu sei sempre stato la sua forza Tae e al contempo la sua debolezza, bastava la tua presenza per renderlo sicuro di se, una tua parola per rassicurarlo, un tuo sguardo perché potesse affrontare ogni cosa.
Non so se avesse capito ciò che provavi per lui, ma ha sempre saputo che di te non poteva fare a meno.
Io non so perché ti abbia chiuso fuori dalla sua vita, ma so che è diventato l'artista che tu volevi che diventasse." Era pensieroso Jimin mentre mi diceva queste cose.
"Jimin nemmeno io, non capisco perché, sono sempre stato fiero di lui, lo sono anche adesso, perché è riuscito a realizzare il sogno per cui ha lavorato si da quando era piccolo, non avrei mia fatto nulla per danneggiarlo, mai." Fottute lacrime che erano tornate a riempirmi gli occhi.
"Non lo so Tae, tutte le volte in cui è capitato di parlare di te con Jungkook in questi anni, è sempre rimasto sul vago, non ha mai approfondito nulla, diceva che eri impegnato. Anche tu rispondevi allo stesso modo però, e alla fine ho cominciato a pensare che fosse solo una nuova fase del vostro rapporto.

Però pensandoci, solo una volta, dopo il concerto che aveva fatto a Parigi, Jungkook disse una cosa strana. Disse che la tua Galleria era esattamente come te, libera e piena di vita. Pensai che vi foste incontrati qui."

Sgranai gli occhi. "No Jimin. Io..." avevo il fiato corto io... mio padre aveva subito un intervento in quel periodo ero tornato in Corea per un paio di settimane, seppi del suo concerto al mio ritorno, ... la città era ancora piena di poster." Stavo avendo di nuovo un attacco di panico.
"Calmati Tae." Jimin era davanti a me ... con le mani sulle mie spalle, "Respira ok, bravo, proverò a parlare io con Jungkook e a capirci qualcosa."
"No no, mi odierà ... Jimin mi odierà." Dissi ancora agitato.
"No Tae, me la vedrò io con quel cretino e solo prova a dire qualcosa contro di te, minaccio di spaccargli il suo faccino da copertina, e vediamo se non mi ascolta." Stava provando a farmi sorridere, mentre mi accarezzava la testa come un gatto. Avevo abbassato tutte le difese.
"Mi fido di te." Dissi solo, con le lacrime che scendevano e un solo pensiero nella testa, lui era stato qui, Jungkook aveva visto la mia Galleria.

..... to be continued

 

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Capitolo 15
*** Foto Ricordo ***


Giovedì 13 Dicembre.

Jimin era ripartito la sera prima, aveva cambiato i suoi programmi solo per venire a parlare con me, mi ero sentito così in colpa quando me l'aveva detto, ma poi il suo: "Taehyun-ssi questa è stata la prima e l'ultima volta che mi fai preoccupare così. Se la prossima volta mi chiudi il telefono in faccia, non solo giro mezzo mondo per rimproverarti, ti porto anche Yoongi a farti la ramanzina." Eravamo scoppiati a ridere come due cretini, c'eravamo addormentati sul divano dopo quella chiacchierata infinita, che in parte mi aveva alleggerito il cuore.

Jimin sarebbe tornato a Parigi il 21 Dicembre per quella famosa serata di beneficienza che mi aveva scombussolato la vita, portandosi dietro i nostri compagni, non sapevo ancora cosa sarebbe successo in quei giorni, ma dopo aver parlato con Jimin avevo la certezza che la mia vita sarebbe cambiata ancora, speravo solo in positivo, perché non ero pronto a crollare di nuovo.

———————-

Rimessi a posto i pensieri, avevo ancora una Galleria d'arte da gestire e una mostra fotografica da organizzare, lo sproloquio con Jimin mi aveva fatto tornare in mente alcune fotografie che avevo accantonato insieme ai miei ricordi, scatti mai esposti conservati in un vecchio hard disk e alcune stampe, forse ingiallite, di quando avevo appena vent'anni. Mi rimboccai le maniche e cominciai a cercarle.

L'hard disk e i miei cimeli erano rinchiusi negli scatoloni che avevo in mansarda, così armato di coraggio salì le scale e feci un piccolo salto nel passato, sarà che nei giorni precedenti di lacrime ne avevo versate fin troppe o il fatto che le foto che avevo accumulato negli anni erano tutti frammenti di momenti belli, ma sorrisi per ore. I volti sorridenti dei miei compagni, i luoghi meravigliosi che aveva visitato insieme, le persone che negli anni avevamo incontrato, i sorrisi dei fan in giro per il pianeta, ero ancora giovane certo, ma avevo già vissuto una vita meravigliosa e riguardarla mi rendeva felice.

Mentre le sceglievo, ne avevo inviate alcune a Jimin e anche agli altri, erano ricordi troppo belli per non condividerli e i miei compagni erano gli unici che avrebbero capito quello che volevo trasmettergli, e in fondo era un po' un modo per provare a farmi perdonare per la mia assenza dalle loro vite.

Negli ultimi quattro anni eravamo rimasti in contatto, certo Jimin e Hobi erano anche passati a trovarmi a Parigi e Namjoon con la scusa del suo giro d'affari, una volta l'anno veniva a controllare che stessi bene, ma dell'argomento tabù non ne avevamo più parlato.

Io in generale non l'avevo più affrontato di persona, se non la volta in cui fui costretto a raccontare tutto a Claire, per il resto avevo preferito rinchiuderlo nel cassetto, o meglio in quelle lettere che spedivo a Jungkook ogni mese. Poche righe in cui gli raccontavo della mia nuova vita, gli dicevo che mi mancava e soprattutto che ero fiero di lui perché stava realizzando il suo sogno per cui tanto aveva lavorato.

Mentre inviavo le foto a Namjoon, gli dissi che avrei voluto parlare con lui, che si preoccupò appena lesse il messaggio, ma io lo rassicurai che non c'era nulla da temere, volevo solo sapere se avevo fatto bene.

Così la mattina del giorno dopo, visto il fuso orario differente, mi trovai in videochiamata con il mio vecchio capo, leader e fratello maggiore. L'espressione corrucciata, mi fece sorridere, e al mio:

"Namjoon se tieni la fronte così ti verranno le rughe." Sorrise anche lui.

Gli dissi che avevo parlato con Jimin, raccontandogli per sommi capi la discussione, ma non scesi nei particolari, perché di alcune cose un po' mi vergognavo. Gli chiesi scusa per avergli chiesto di mantenere il mio segreto, sapevo che per lui farlo era stato difficile vista la sua integrità morale, ma gli ero grato perché mi era stato vicino negli ultimi anni, pur non sentendolo spesso, sapevo di poter contare su di lui e di sicuro quel vecchio burbero di Arnaud lo teneva informato.

"Nam," gli dissi "Sai che non vivo più di speranze, ma dopo tanto tempo ho fiducia nel futuro."

"Anch'io ho fiducia nel futuro Taehyung." Mi disse lui.

Dopo poco ci salutammo, parlare con lui mi metteva sempre nel mood giusto per non mollare mai, sentendo un altro po' di peso scivolarmi via dalle spalle.

Lo salutai felice, sarebbe venuto a trovarmi a Febbraio, questa volta avrebbe portato qualcuno di importante per lui, ero curioso di conoscere chi fosse ma in ogni caso ero felice, aveva sempre voluto una famiglia e chiunque fosse la persona che avesse conquistato il suo cuore sono certo che sarebbe stata perfetta per lui.

------

Jimin mi aveva detto che avrebbe parlato con Jungkook, se me lo avesse detto quattro anni fa' glielo avrei impedito, come avevo fatto con Namjoon, perché sentivo che sarebbe stato tutto inutile, ma adesso avevo la sensazione qualcosa sarebbe cambiato.

Non sapevo quando Jungkook sarebbe arrivato a Parigi, cosa avrebbe fatto e dove sarebbe stato, non volevo pensarci, preferivo restare rinchiuso nella camera oscura della Kim Art Gallery   a sviluppare le foto e realizzare le installazioni, almeno tenevo la mente impegnata.

L'excursus storico tra le foto della mia giovinezza mi avevano fatto capire cosa volvevo mostrare di me, mi avevano fatto trovare quell'umanità che Arnaud mi aveva chiesto, e che in quegli anni avevo smarrito, avrei mostrato a tutti il mio modo di guardare il mondo e forse l'avrei mostrato anche a lui.

 

... to be continued
 

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Capitolo 16
*** Il tuo Tae ***


POV Jimin

Domenica 16 Dicembre

Da quattro giorni provavo a chiamare Jungkook, ma con la scusa del concerto di beneficienza da preparare e delle interviste, mi liquidava sempre con: "Jiminia ti chiamo dopo sono impegnato ora, ti voglio bene ciao."

Da quando avevo parlato con Taehyung non facevo altro che pensare a quei due, erano stati due cretini colossali e io un amico stupido per non averli spronati a farsi avanti, si sarebbero risparmiati tante lacrime.

Cavolo ero stato davvero stupido, ho sempre saputo dei sentimenti di Taehyung e anche di quelli di Jungkook, ma non ho mai fatto nulla per aiutarli, credo che tutti l'avessero capito, tranne loro due. 
Già anche Jungkook provava dei sentimenti per Tae, ma conoscendolo aveva solo troppa paura di ammetterlo a se stesso.. Non lo avevo detto a Taehyung per timore che restasse deluso, aveva già sofferto troppo e illuderlo io stesso, sarebbe stato anche peggio, ma ero sicuro che lui a Jungkook mancasse, glielo leggevo in faccia ogni volta che parlavo di Parigi e di come fossi fiero della fondazione che Tae era riuscito a mettere in piedi.

Eravamo cresciuti insieme, conoscevo quei due come le mie tasche e se non avessi avuto anch'io paura di rovinare tutto, ora sarebbero felici e soprattutto insieme.
Dovevo fare qualcosa, non potevo lasciare la situazione così, dovevo almeno fare in modo che potessero parlarsi e chiarire. 
Avevo promesso a Tae che l'avrei fatto e ci sarei riuscito, lui a Parigi aveva trovato un nuovo Taehyung, stava bene, ma si capiva che era incompleto; Jungkook invece grazie alla fama e al successo sembrava avere tutto, ma quando si sta così in altro, ci si sente soli, lui aveva resistito tanto ma sapevo che aveva bisogno di condividere le cose con qualcuno e quel qualcuno viveva a Parigi, per proteggersi dai suoi stessi sentimenti.

Avevo pensato ad un piano, era un po' elaborato, ma ero fiducioso.

Parte Uno, riuscire a parlare con Jungkook.

Presi di nuovo il telefono e feci partire la videochiamata con Jungkook. Al quinto squillo rispose. Era in pigiama, seduto sul letto, con un asciugamano sul collo, non poteva sfuggirmi.

"Jeon Jung Kook se mi riattacchi il telefono giuro che appena ti vedo ti strappo i piercing uno ad uno." Dissi con la faccia arrabbiata."

"Auch Jimina, ma che ti prende, mi fa male solo a sentirlo, che vuoi? Domani parto per l'Europa devo dormire." Mi rispose lui un po' inquieto.

"Modera i toni moccioso. Sto per farti una domanda e voglio che mi rispondi seriamente, ok? E' una questione seria. Sai che ti voglio bene, non ti giudicherei mai e mai l'ho fatto, ma questa volta voglio che tu sia sincero. Chiaro?" gli dissi guardandolo dritto negli occhi, lui fece un cenno con la testa e io continuai.
"E' una storia vecchia di tanti anni fa, una notte mi chiamasti al telefono, dicendomi che eri ubriaco e avevi fatto qualcosa di fuori dal comune, io ti assecondai perché gli ubriachi vanno sempre assecondati, ma poi qualche giorno dopo quando ti ho chiesto cosa avessi fatto, tu mi hai risposto che avevi baciato un ragazzo. 
Lì per lì pensai che l'avessi fatto per provare, ci stava eravamo giovani." 
Feci un respiro profondo, stavo per dirgli qualcosa di grosso.
"Jungkook, perché quella notte hai baciato Taehyung?" ero stato diretto, ma sapevo che con lui dovevo esserlo, o avrebbe negato.

Lo vidi sbarrare gli occhi come un cerbiatto di fronte ai fari di un auto.
"Chi te l'ha detto?" disse senza tono quasi fosse un automa.
"Non è importate chi è stato Jungkook, io voglio sapere perché tra tutti i ragazzi su questo pianeta ha baciato proprio il tuo Tae?" Era un colpo basso, ma era necessario, lo stavo facendo per il suo bene.

"Io." Aveva abbassato il telefono, dallo schermo vedevo solo la bocca e il collo. "Io volevo farlo, volevo baciare Taehyung. Ma l'ho fatto soffrire, l'ho fatto sempre soffrire." Aveva rialzato il telefono, erano anni che non lo vedevo piangere.

"Kookie ehi, va bene, calmati, non serve a niente piangere." Provai a calmarlo.

"Sono stato uno stronzo, l'ho abbandonato Jimin, ho abbandonato il mio Tae." Avevo ragione.

"Kookie, guardami." Gli chiesi, lui alzò lo sguardo provando ad asciugarsi le lacrime. "Non è tutto perduto, sei ancora in tempo per riprenderti il tuo Tae. Vedi di organizzare i tuoi impegni, perché il 20 mattina io arrivo a Parigi, mi spieghi le cazzate che hai fatto e troviamo una soluzione."

"Jimin, io ...." Provò a dirmi.
"Niente tu, qua decido io, ora vai a dormire, domani ti svegli chiami il tuo manager, metti me in agenda e parti per Parigi ... non cominciare a farti pippe mentali, perché quando ti vedo te le smonto e niente comunque non inventarti scuse, il tuo caro Jimin ti aiuterà. Detto questo ricordati che ti voglio bene, buona notte kookie."

La prima parte del mio piano era riuscita ora dovevo pensare al resto

.....

La seconda parte del piano consisteva nel tenere buono Taehyung, lui era imprevedibile, se per caso gli fosse passata per la testa qualche idea deleteria, rischiavo di doverlo andare a recuperare in siberia, nascosto nella steppa pur di non farsi trovare.

Così nei giorni in cui ero rimasto lontano da Parigi, avevo sentito Claire più spesso del mio manager.
Le avevo chiesto di controllarlo e di tenerlo impegnato il più possibile, non doveva avere il tempo di pensare. Anche perché il 17 Dicembre, Jungkook sarebbe arrivato a Parigi e lui non doveva saperlo in alcun modo. Avevo chiesto a Claire di oscurargli tutti i media per evitare che potesse avere un crollo, lei fortunatamente mi aveva assicurato che Tae in non stava un attimo fermo, aveva la sua mostra fotografica da organizzare e rimaneva a lavoro per tutta la giornata, chiuso tra la camera oscura, la falegnameria e l'atelier, le aveva detto che era riuscito a trovare una sorta di Fil Rouge nei suoi scatti e si sarebbe impegnato anima e corpo in questo lavoro.

Per quanto riguarda l'argomento Jungkook, Tae non ne aveva più parlato, aveva detto a Claire che Jimin era riuscito un po' a tranquillizzarlo e non ci sarebbe stato il rischio di crisi come quella in cui la ragazzo lo aveva trovato, Claire per sicurezza si era trasferita in una delle camere degli ospiti con Giselle, il caso aveva voluto che suo marito fosse fuori per lavoro e con la scusa di ottimizzare i tempi ne aveva approfittato per poterlo controllare notte e giorno. Le avrei fatto una statua, quella donna era una santa ed era una fortuna che Tae l'avesse al suo fianco, non avrebbe potuto trovare di meglio.

Io intanto, avevo solo un'altra esibizione da fare per poi riprendere l'aereo e tornare in Europa, ma serbavo un po' di timore che il riavvicinamento dei miei due amici sarebbe stato più difficile, Tae era innamorato ma era stanco di soffrire, Jungkook invece sotto quegli abiti da star restava ancora il ragazzo insicuro di vent'anni fa, come avrei fatto da solo, avevo bisogno di una mano.

Namjoon non poteva aiutarmi era finito in questa storia senza volerlo e tirandolo in ballo avrei rischiato di sbilanciare le parti, Jin era troppo impegnato, non riusciva a venire nemmeno alla serata di beneficenza, viste le riprese di un film quindi non volevo dargli preoccupazioni, restavano solo i Hobi e Yoongi, una volta a Parigi sarebbero stati essenziali per far incontrare i due lovebirds senza speranze. 
Quindi mandai un messaggio a entrambi: 
Vecchi scansafaticheho bisogno del vostro aiutola questione è importantei particolari ve li spiego quando ci vediamo a Parigi
Vi anticipo solo che c'entrano Taehyung e Jungkooke quindi c'è di mezzo l'Amour 
Acqua in bocca con loro e con gli altrima hanno bisogno di noi. -

.... to be continued

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Capitolo 17
*** Jungkook ***


POV Jimin 
20 Dicembre 2035

Erano le 9.00 di una assolata mattina Parigina, ero atterrato a Parigi un'ora prima e in taxi stavo andando all'albergo dibJungkook. 
Avevo provato a chiamarlo ma sospettavo dormisse ancora.

Prima di salire in aereo lo avevo sentito, era appena rientrato da uno shooting al Grand Plais e doveva andare a parlare con i responsabili delle organizzazioni no profit che avevano organizzato l'evento.
Sarebbe andato in mondo visione e lui non poteva lasciare nulla al caso.

Taehyung invece continuava a restare chiuso nell'atelier della sua Galleria e speravo che lì restasse fino a domani, quando sarei andato a trovarlo.

----------

Il Ritz non era un Hotel qualsiasi di Parigi, era l'Hotel per eccellenza, per mia fortuna negli anni della band eravamo stati loro ospiti parecchie volte, così quando chiesi in reception di accompagnarmi nella suite di Jungkook non posero storie.

Quando feci irruzione nella camera da letto di quel cretino del mio amico, era ancora beatamente tra le braccia di morfeo, con tanto di mascherina sugli occhi e tende tirate. 
Prima spalancai la finestra, dopo gli spostai la mascherina urlandogli "Sveglia pigrone"

Fece un salto di quasi un metro, io scoppiai a ridere, ma almeno si era svegliato.
Mi guardò spaventato, e prima che potesse dire nulla, lo anticipai: "Alzati, ho già fatto portare la colazione in camera, abbiamo tanto di cui parlare."
Lui si tirò su a fatica e mi seguì in salotto per iniziare quella lunga giornata.

Due cappuccino e un paio di Croissant dopo eravamo pronti, o almeno io lo ero, lui sembrava un zombie, "Kookie" gli dissi "da dove vuoi cominciare?"
Jungkook fece un respiro profondo, alzò lo sguardo che teneva ancora incollato al vassoio dei croissant al centro del tavolo e provò: "Io...
"Ero spaventato Jimin, lo ero all'epoca e lo sono ancora adesso, pensavo che con l'età adulta avrei tirato fuori un po' di coraggio, ma sono rimasto lo stesso codardo di quando avevo vent'anni." 
Aveva il volto stanco, lui che sotto i riflettori sembrava sempre un ragazzino. Seduto in quella stanza d'albergo sembrava un adulto, con le rughe appena accennate sulla fronte e lo sguardo di chi porta il peso delle esperienze sulle spalle.

Ma io non potevo lasciare che si piangesse addosso, così incalzai: "Da cosa sei spaventato Jungkook?"
Accennò quello che più che un sorriso sembrava una smorfia: "Io .... Ho sempre avuto paura di quello che provavo, .... di quello che provavo per lui. 
Mi rendeva debole e io non potevo permettermelo, dovevo essere forte o sarei rimasto schiacciato da tutto il resto."

"Non capisco Jungkook, non ti capisco, lo hai allontanato per questo, per paura."
"Si.... Avevo paura che avremmo sofferto entrambi." Disse lui con lo sguardo perso.
Era proprio perso, e con il tono più calmo e rassicurante che riuscii a trovare gli dissi "Sei un coglione Jungkook e di sentimenti non ne hai mai capito un cazzo, spiegami da dove nasce questa paura, o potrei diventare violento."
Si voltò verso di me, fece un respiro profondo e cominciò:

**********

POV Jungkook

A quattordici anni pensavo che entrare a far parte di una band fosse una figata, avrei avuto la possibilità di diventare famoso, di far ascoltare la mia voce agli altri, di vivere di musica, ma non avevo fatto i conti con la mia timidezza. 
Il mondo di cui volvevo far parte era grande, luminoso e senza freni inibitori e io me ne ero reso conto solo dopo esserci finito dentro.
Fortuna o forse il fato vollero però, che pochi mesi dopo il mio ingresso in quel mondo, un altro ragazzino poco più grande di me avesse avuto la stessa possibilità, fu così in un giorno di settembre conobbi Taehyung, lui sembrava fatto per quel mondo luminoso, aveva gli occhi grandi, il sorriso contagioso e la disinvoltura di chi è nato stare sotto i riflettori. 

Fu solo grazie a lui, che un passo alla volta, riuscì a non farmi spaventare dall'ambiente in cui mi ero trovavamo, lui era stato il mio appiglio in ogni situazione, non si faceva spaventare mai da nulla, affrontava sempre tutto a testa alta. 
Mi aveva insegnato a rialzarmi dopo le cadute, a non farmi abbattere dagli errori, perché erano essenziali per migliorarsi e soprattutto ad uscire dal mio guscio. 
Quel guscio di timidezza e mancata fiducia in se stessi che mi portavo dietro, da sempre, Taehyung era riuscito ad oltrepassare ogni barriera, perché credeva in me, e io per non deluderlo avevo deciso di aprirmi agli altri.

E' stupido lo so, ma io lo ammiravo, Taehyung riusciva ad essere se stesso in ogni situazione, la sua personalità che molti definivano ingombrante, per me era unica, era perfetta per lui che non aveva paura del giudizio degli altri, non si faceva scalfire da nulla, non si faceva cambiare per sembrare qualcun altro,  perché al contrario mio lui si piaceva.

Perfino la sua omosessualità non era stata un limite, mi ricordo ancora il giorno in cui me lo disse, ingenuamente pensai che anche lui fosse fragile, che le sue lacrime fossero una debolezza, mi sentii quasi in dovere di proteggerlo, ma quando lo vidi fare coming out anche con gli altri, sicuro di se, capì che lui era più forte di quanto immaginassi e che forse aveva mostrato il suo lato docile solo ai miei occhi.

Taehyung mostrava la vulnerabilità del suo carattere solo a me, e io lo adoravo, perché arrivava a testa bassa cercando un abbraccio che mai gli avrei negato, lo faceva quando una canzone o un film lo avevano colpito o quando dopo aver chiamato la sua famiglia ne sentiva la mancanza, poteva sembrare strano, ma mi faceva sentire importante, non volevo che nessuno lo vedesse in quel modo, il suo mostrarsi indifeso era di una bellezza disarmane e egoisticamente era il mio Tae.

Jimin mi prendeva in giro, diceva che Taehyung era luce e io ero l'ombra, se un giorno la luce non ci fosse più stata, io sarei scomparso, dovevo fare qualcosa e primo o poi sarei smanicò davvero. I primi tempi mi arrabbiavo, perché mi sentivo offeso, ma scoprii a mie spese che avevo ragione.

.... to be continued

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Capitolo 18
*** Jungkook p.2 ***


Just rememberLe situazioni e le personalità dei protagonisti sono frutto della mia immaginazione.)

Diventare un cantante durante l'adolescenza, aveva stravolto la mia vita, andavo a scuola, mi ero fatto degli amici, ma non potevo fare ciò che tutti gli altri facevano, avevo troppi impegni e troppe restrizioni da rispettare. Trovavo difficile rapportarmi in modo vero con i miei coetanei e per un ragazzino inesperto in ogni campo, capire come gestire i sentimenti era anche più traumatico.

A 17 anni non avevo ancora dato il mio primo bacio e i miei Hyungs che mi provocavano, non erano d'aiuto, così avevo provato ad uscire con qualche ragazza, non mi dispiaceva la loro compagnia, ai miei occhi erano dolci, aggraziate, però non avevano nulla di unico, nulla ch mi colpisse, o ancor di più mi facesse sentire importante. Certo con gli anni avevo accumulato le esperienze, ma alla fine preferivo andare fuori con i miei amici, restare a casa a giocare ai videogiochi o andare al cinema con Taehyung, le ragazze erano l'ultimo dei miei passatempi.

————————

Da ragazzino, io credevo di essere un rospo o un coniglio, come spesso mi chiamavano e Taehyung un alieno, con gli anni io sono rimasto un coniglio pieno di muscoli con un taglio di capelli più figo e Taehyung invece era diventato bellissimo, ogni parte di lui lo era e si imbarazza quando qualcuno glielo diceva, lui era sempre perfetto, tanto da sembrare dipinto.

Io ero fortunato perché quel Taehyung che mi ricordava i personaggi ritratti da Waterhouse, ogni tanto si addormentava nel mio letto guardando i film, quel Tae, mi scattava le foto di nascosto quando diceva che la luce era perfetta, quel ragazzo amava i luoghi poco affollati, i paesaggi desolati e la bellezza, quel Taehyung che amava l'arte senza rendersi conto di farne parte, restava sempre al mio fianco senza lasciarmi mai solo.

———————-

Io Jeon Jungkook durante la mia vita sono stato uno stupido, e lo sono stato soprattutto con lui. Il bacio di cui parlava Jimin, è stato l'errore più grande che abbia mai fatto, e me ne pento ogni giorno, perché sono stato un codardo.

Lui Kim Taehyung non mi avrebbe mai fatto del male, non mi avrebbe negato nulla e io lo costrinsi a baciarmi, con la scusa di fare nuove esperienze. 
La verità era che volvevo sentire quanto fossero morbide le sue labbra a contatto con le mie, avevo sognato quel bacio per mesi, volevo vedere nei suoi occhi il riflesso dei miei, volevo che fosse mio in ogni sua parte.

Ma non ero pronto a quello che vidi nei suoi occhi lucidi, quando poggiò una mano sulla guancia e poi chiuse le palpebre posando la sua bocca sulla mia.
Lui provava qualcosa per me e io gli avevo spezzato il cuore, lo stesso che sentivo battere impazzito sotto la mano che gli avevo poggiato sul petto, perché non ero pronto a mostrarmi indifeso davanti a lui.

Come un codardo, dopo quel dono che mi aveva fatto, risi, lo ridicolizzai perché non avevo le palle di dirgli che anche io provavo qualcosa per lui.

Ma lui non mi fece del male, perché era un angelo, mi rimase accanto anche quella volta.
Cosa avrei fatto se lui si fosse allontanato da me? sarei svanito come diceva Jimin.

Perché lo rinnegai, non riuscii a spiegarlo nemmeno a me stesso, avevo paura e di cosa poi, che mi piacesse un ragazzo o che quel ragazzo fosse Tae? Lui che conosceva tutti i lati peggiori di me, lui che non mi avrebbe mai voltato le spalla. 
Avevo paura di cosa, di soffrire?

Come un vigliacco, io avevo deciso che mantenere il nostro rapporto invariato sarebbe stato più facile per tutti, anche se avevo avevo già rotto l'equilibro. Avevo fatto soffrire Tae, lui che si mostrava vulnerabile solo a me.

Io avevo deciso di rimanere fermo, ma lui dopo quel bacio era cambiato era cresciuto, non era più il ragazzo spensierato e audace che avevo incontrato anni prima, era diventato un uomo forte e determinato, sarcastico e a tratti freddo, ed ero stato io a farlo diventare così.

Lui dopo quel giorno aveva continuato a prendersi cura di quel ragazzino pieno di paure, che ero io, lui non si era allontanato come avrebbe dovuto, ma anche se a differenza di prima nel suo sguardo leggevo la malinconia, poteva ridere ma i suoi occhi non mentivano mai, lo avevo fatto soffrire e forse continuavo a farlo, ma saperlo lontano avrebbe fatto soffrire anche me.

————————

Durante gli anni passati insieme, non lo avevo mai visto uscire con nessuno, se non con i suoi amici, mentre cantavo le mie conquiste per farmi grande agli occhi degli Hyungs. 
Dopo però lui aveva cominciato a frequentare dei ragazzi e io come un coglione non potevo dire nulla, ero geloso, ma non avevo il diritto di esserlo, lui non era mio. 
Così più per ripicca verso me stesso, finivo ad uscire con tipe a caso pur di non pensarci, a tornare a casa ubriaco e soprattutto a fare i salti di gioia quando entrando nella portineria del nostro residence la trovavo invasa di rose, segno che Taehyung aveva scaricato il tipo con cui si vedeva. Già ero un coglione.
Se avessi tenuto almeno un po' alla felicità di Taehyung, avrei potuto essere come minimo un buon amino, avrei dovuto aiutarlo ad essere felice, ma io non sono mai stato degno di lui perché avevo paura che qualcuno lo portasse via da me, e alla fine sono rimasto solo con le mie paure.

Paure che si erano moltiplicate.
Non c'era più solo la paura di ciò che provavo, ma anche quella di non essere abbastanza, di ciò che pensavano gli altri, del confronto, dei giudizi e di perdere il mondo dorato in cui vivevo, io non ero mai stato forte, avevo paura di tutto.
L'unico che era riuscito ad abbattere quel muro era stato Tae, ma senza di lui a illuminarmi costantemente la vita e la testa, avevo ricostruito quel muro un mattone alla volta. Gli unici spiragli rimasti, erano quelli che lo stesso Taehyung aveva contribuito a fare, perché nonostante tutto lui credeva ancora in me. 
Anche se non era più il Tae ragazzino, che abbracciandomi mi faceva sentire che non solo ad affrontare le cose, a modo suo anche ora mi dava un po' di coraggio, non c'erano più 
le sue braccia attorno al mio cuore, ma sapevo che in lontananza lui vegliava su di me.

Le uniche volte in cui si avvicinava  a me, era quando lo vedevo chiudersi per giorni nella sua stanza, aspettavo con ansia il momento in cui dopo, avrebbe bussato alla mia porta con in mano una cuffietta, per farmi ascoltare cosa aveva composto, e dopo poterlo stringere per pochi secondi a me, era rimasto solo quello il momento in cui si mostrava debole ai miei occhi, in cui potevo intravedere lui.

Mi sono chiesto tante volte se le canzoni che scriveva parlassero di me o di quei ragazzi, ma non avevo il coraggio di domandarglielo perché avevo il terrore della risposta, io che per paura di soffrire ero rimasto fermo, mentre lui era maturato tanto, come potevo affrontare la realtà?
I suoi testi erano malinconici e bellissimi come i suoi occhi. Potevo immaginare perché scriveva, era liberatorio, anch'io mi ero ritrovato a comporre per notti intere, a gettare su quel foglio bianco tutto ciò che provavo a scrivere in quei versi solo di lui.

Avrei potuto ribaltare tante volte la mia vita di bugie, ma l'immagine di Jungkook che mostravo al mondo mi faceva comodo, così ho continuato ad essere quel ragazzo. Tanto che per sopravvivere dopo la separazione della band, mi sono dovuto trasferire in America dove mi osannavano senza conoscermi davvero. Cosa avrei potuto fare io Jeon Jungkook da solo, senza i miei compagni e senza Tae, nulla. 
Così lasciai tutto, lascia tutti, lasciai anche gli occhi tristi di Taehyung.

..... to be continued 

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Capitolo 19
*** Jungkook p.3 ***


Mentre l'aereo attraversava l'oceano, pensai che la scelta di partire, poteva essere quella più giusta per tutti. 
Mi illusi che, io da solo sarei riuscito a sconfiggere le mie paure e diventare davvero qualcuno e Taehyung avrebbe potuto trovare un po' di felicità liberandosi di me, in  fondo lo avevo fatto soffrire per troppo tempo.

Con gli anni avevo capito che lui non era stato felice come meritava, e che quella immagine di freddezza l'aveva creata per proteggersi, da tutti e anche da me. 
Forse andando lontano, i suoi occhi avrebbero perso quella fottuta malinconia e sarebbero tornati a spendere, lo speravo, perché non sapevo cos'altro fare.

All'inizio di quella nuova esperienza, sembrava andare tutto come speravo, avevo firmato un contratto milionario con grandi prospettive, acquistato mega appartamento vista oceano e conosciuto tantissime persone nuove.
Tae invece, dall'altra parte del mondo stava per pubblicare il suo primo album solista, ero fiero di lui, il suo talento non sempre veniva riconosciuto, ma per me lui era pura arte, amava la musica ed era fatto per cantare e raccontare agli altri con le sue parole ciò che sentiva, anche se gli altri non sempre riuscivano a capirlo.

Era bello vederlo sorridere dall'altro parte dello schermo, quando in piena notte lo videochiamarlo, a tratti quella malinconia che per anni percepivo in lui svaniva. Forse avevo fatto davvero bene a partire mi dicevo, e me ne convincevo sempre di più seguendo il suo percorso da lontano, quando lanciò il suo disco 'Simply Me' le persone che molte volte lo avevano criticato cominciarono ad amarlo, perché nei suoi testi coglievano la sua verità e quell'amore se lo meritava tutto.

————————

Più i mesi passavano e più io dall'altra parte del globo mi ero ritrovato con un fuoco di paglia tra le mani. Le persone a cui mi ero affidato, mi avevano fatto credere di essere pronto a diventare una stella, ma per mesi erano andati tutti contro di me, non sopportavano il mio modo di vestire, il mio accento coreano mentre parlavo inglese, la mia voce, il mio modo di stare sul palco, io a loro non piacevo, tanto che per accontentarli avevo accettato ogni cambiamento che mi avevano proposto, ogni opzione possibile pur di diventare qualcuno che non ero.

Fino a ritrovarmi smarrito nei panni di me stesso. 
Avevo perso la fiducia nel mio talento, e tutto perché quando avevo deciso di partire mi ero fidato del mio istinto, non ragionando con la testa, o almeno non ascoltando i consigli delle persone che per anni avevano creduto in me. Così mi trovavo da solo, lontano da casa, senza sapere cosa fare, perché non avevo avuto le palle di chiedere aiuto a nessuno.

Il Jungkook sopravvissuto si stava disgregando un giorno alla volta, settimana dopo settimana, mettendo su il sorriso finto quando chiamava le persone care e piangendosi addosso il resto del tempo.

—————-
Fu durante una di quelle video chiamate che qualcosa cambiò, forse per spirto di conservazione o perché sapevo che l'unica persona che mi avrebbe salvato senza giudicarmi e chiedermi spiegazioni era lui, scoppiai a piangere di fronte a Taehyung.

L'unica cosa a cui il mii Tae non avrebbe retto erano proprio le lacrime, così aveva abbandonato tutto per venire in America. 
Il mio Tae che come una visione si trovava appoggiato al muretto della mio terrazza ad osservare il mare. Era bastato il suo arrivo per rimettere a posto la mia vita, Taehyung era arrivato come un uragano, si era portato via tutte le cose brutte che mi avevano schiacciato dopo la separazione e adesso stranamente, la malinconia che vedevo nei suoi occhi non c'era più.

In quei mesi che abbiamo vissuto insieme a LA mi ritrovavo sempre a guardarlo, sembrava felice. Eppure era lontano da casa, lontano dal suo lavoro, lontano dalla sua musica ma sembrava felice, e io non capivo il perché o meglio non volevo capirlo. In fondo anch'io da quando ogni mattina mi svegliavo presto solo per preparagli la colazione ero felice, quando lo portavo in giro per la città a mangiare schifezze ero felice, quando giravo la testa e lo trovavo addormentato sul divano ero felice. Non volevo capire che lui mi rendeva felice e probabilmente anch'io rendevo felice lui.

Quello sarebbe stato il momento giusto per dirgli quello che provavo, Taehyung non mi avrebbe odiato per averglielo tenuto nascosto, lo avrebbe capito, forse mi avrebbe amato a sua volta, ma io ero rimasto il codardo di sempre, e quando mi disse che sarebbe dovuto tornare in Corea, l'unica cosa che riuscì a fare fu piangere. Cosa avrei potuto fare, lui mi avrebbe lasciato solo! 
Avrei dovuto rischiare tutto per lui, tutti gli sforzi che avevamo messo in piedi per il mio futuro, solo per la persona che mi rendeva felice?
Non potevo farlo. 
————————-

Poi però quando rientrai nel mio appartamento dopo averlo accompagnato in aeroporto, scoppiai a piangere, lo vedevo ancora lì seduto al bancone della cucina mentre mi guardava cucinare, sul terrazzo mentre guardava il mare... lo sentivo ovunque, corsi in quella che era stata la sua stanza per quei mesi e mi rannicchiai tra quelle lenzuola che avevano il suo profumo, ancora una volta ero stato uno ottuso e l'unico a cui potevo dare la colpa ero solo io.

Rimasi su quel letto per tutte le ore in cui Tae era in volo, non avevo la forza di affrontare nulla, mi sentivo vuoto senza di lui, come sarei andato avanti?
Restai a fissare il soffitto, fino a quando telefono poggiato al mio fianco si illuminò con il suo volto, aprì la chiamata come se da esse dipendesse la mia vita: "Tae sei atterrato?"

"Si kookie, il volo è andato bene, ti ho svegliato?" borbottai un no al telefono e lui continuò 
"Sei andato da Susan per registrare l'ultima traccia?" mi sentii così stupido, dovevo mentirgli non potevo farlo non volevo deluderlo. 
"No Tae ci vado domani." Gli dissi
"Va bene, mi piace quella canzone, la tua voce è così bella quando la canti, sono sicuro che l'ameranno tutti."
Quelle parole mi entrarono dentro come un ago, lui credeva in me, io non potevo deluderlo avrei affrontato la vita fuori da quell'appartamento per renderlo orgoglioso di me.
"Si Tae, non ti deluderò."

——————-

Così feci, almeno fino all'uscita dell'album.
La prima copia, la mandai a lui, doveva essere il primo ad ascoltarlo, avevo bisogno di ringraziarlo e a modo mio lo feci, senza di lui sarei rimasto sul mio divano a piangermi addosso mentre mi distruggevano, ero tornato a far sentire la mai voce solo grazie a lui.

Lui era la musa di ogni mia canzone, lui in quelle tracce c'era più di me.
In me a volte c'era più Taehyung che Jungkook.

...... to be continued

 

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Capitolo 20
*** Jungkook p.4 ***


Era stato strano ritornare in Corea dopo più di un anno, sembrava quasi di essere entrato in uno di quei sogni che facevo di notte. 
Tutto un po' sfocato e surreale, ma avevo bisogno di rivedere la mia famiglia, di rivedere mia madre, di ristorarmi l'anima come quando ero bambino, prima di dover affrontare la vita che mi ero scelto, quindi pochi giorni prima del mio compleanno ritornai a casa.

Per me, i mesi successivi alla diffusione di quel cd che portava il mio nome, erano stati difficili, gli impegni da sostenere erano tantissimi e il dover affrontare tutto da solo fu estenuante. Avevo trovato delle persone di cui potermi fidare, ma non poter condividere a cuore aperto ansie e vittorie con qualcuno era più logorante degli impegni stessi, anche perché quel qualcuno a cui avrei voluto raccontare ogni cosa era quasi più impegnato di me.

Aspettavo quei pochi secondi in cui riuscivo a vederlo dallo schermo per riprendere a respirare dopo giorni di apnea, ma la tristezza che leggevo nei suoi occhi mi stringeva il cuore.
Avevo sperato durante quel viaggio a casa di poterlo riabbracciare, ma il destino non lo aveva reso possibile, fu così che dopo quella chiamata di Tae per il mio compleanno, mi ritrovai addosso lo sguardo severo di mia madre:

"Jeon Jungkookie, perché fai ancora soffrire quel povero ragazzo, mi avevi promesso che gli avresti parlato."

Parlare, mia madre la faceva facile, per lei era tutto facile, lo era così tanto da aver capito prima di me quello che provavo per lui.

****Mi ricordo ancora quel giorno, pochi anni prima della divisione della band, in cui ero tornato a casa da lei irrequieto. A stento l'avevo salutata ed ero andato a rintanarmi nella mia vecchia stanza. Lei si affacciò alla porta chiedendomi se avevo fame, e quando le risposi male, mi guardò negli occhi e rassegnata mi fece. 
"Figlio mio, sai che ti amo con tutta me stessa, ma sei un cretino, è inutile che fai il geloso e ti riduci in questo stato se lui esce con qualcuno, se te lo sei fatto scappare, il problema è tuo non suo." Detto quello chiuse in malo modo la porta e mi lasciò a chiedermi come cazzo avesse fatto a sapere che ero arrabbiato perché lui aveva un nuovo tipo, ancora devo capirlo. ****

"Non gli ho parlato mamma, cosa avrei dovuto dirgli che sono un coglione e cha a trent'anni non ho le palle di mettere in gioco la mia vita per lui, mi renderei solo ridicolo" risposi a mia madre, bel compleanno si prospettava.

"Ti sei già reso fin troppo ridicolo, questo rapporto è deleterio per entrambi, dovresti parlargli e far decidere a lui, se ti vuole bene si risolverà tutto. Ma come puoi continuare a guardarlo negli occhi, sono così tristi, i tuoi e soprattutto i suoi." Meno male che volevo tornare a casa per rivedere mia madre.

———————

Sta di fatto che ritornai in America con la testa a e il cuore più incasinato di prima, lei aveva ragione, ma come potevo parlargli dietro lo schermo di un telefono quando non ero stato in grado di dirglielo di persona.

Rientrai nel mio appartamento a LA, aprì la porta e mi ritrovai un pacco. 
Senza mittente, strano pensai, se la portineria lo aveva ritirato doveva essere importante, tolsi il nastro adesivo e trovai un biglietto, la grafia era inconfondibile, me lo mandava Taehyung.

Buon Compleanno Kookie,
Perdonami se non sono riuscito a darti un compleanno meraviglioso come quello che tu hai fatto vivere a mespero un giorno di poter ricambiare.
Mi auguro che tu sia stato bene a casaè stato bello rivedere tua madrediventa sempre più giovane.

Mi manchi Kookievorrei tanto riabbracciartiricordati che sono sempre fiero di tenon stancarti troppo nel tour e scatta tante fotocosì sapremo cosa fare quando ci rivedremo.
Tae

Nascosta sotto una montagna di palline di polistirolo c'era una fotocamera, la sua fotocamera quella che portava sempre al collo da ragazzo, quando eravamo in giro per il mondo.

Con le lacrime agli occhi, gli scrissi solo un misero grazie.

———————-

Avrei dovuto parlargli, prendere un aereo, presentarmi a casa sua e dirgli quando ci tenessi a lui, ma non lo feci, non feci praticamente nulla, per paura delle parole, cominciai a non dirgliele più.

Quando iniziò il tour, cominciai a rispondere raramente ai suoi messaggi e ancor meno al telefono quando mi chiamava, con la scusa dei concerti a cui star dietro e mi lasciavo distrarre da ogni cosa pur di non pensare, mi ero detto che forse così avrei sofferto di meno, anche se poi mi portavo sempre dietro la sua fotocamera e nei giorni in cui il sole rendeva il mondo più luminoso scattavo una foto pensando a lui, mi sentivo infelice ma forse un giorno alla volta non avremmo sofferto più.

———————-

Poi però quell'anno cominciato con Taehyung al mio fianco, giunse al termine, e con lui il rullino che aveva messo in quella fotocamera. I
I rullini erano obsoleti, ma per Taehyung avevo un'anima, così il giorno dopo Natale, lo portai da un fotografo.

Era il 30 dicembre quando andai a ritirare le stampe, aprì la busta appena salii in auto, la prima foto che mi ritrovai era Tae.

Uno di quegli scatti fatti allo specchio, con il suo sorriso che mi faceva battere il cuore, reggeva con una mano la fotocamera che aveva mandato a me e con l'altra il dipinto che gli avevo fatto, l'aveva scattata il giorno del mio compleanno, avevo riconosciuto quello che indossava e io per il suo non gli avevo fatto nemmeno gli auguri.

Senza rendermene avevo fatto partire la chiamata al telefono, con ancora le lacrime che mi bagnavano il viso, forse il cuore aveva agito prima della testa.

"Tae, buon compleanno." Feci un respiro profondo "Avrei voluto farti i miei auguri di persona, ma è impossibile." Continuai "Come stai?"

"Sto bene. Mi sei mancato Jungkook." Disse, stava trattenendo un singhiozzo.

"Tae..."
"kookie, mi sei mancato tanto ." Stava piangendo, cosa avevo fatto, lo avevo fatto piangere.

"Tae." Dissi ancora, avevo fatto un stupidaggine, lui non doveva piangere "Io non posso, mi dispiace." Ero stato un coglione, lo ero sempre stato e ora stava piangendo, stava piangendo per me "Io non posso farti questo, io non posso ..." silenzio, attimi di silenzio e sospiri.

"Cosaa non puoi, dimmelo DIMMELO." Urlò tra le lacrime, cosa avevo fatto.
Dovevo farla finita già da tempo. Avrei dovuto chiudere ogni rapporto da quel giorno in cui l'avevo respinto dopo averlo baciato, senza costringerlo a restarmi accanto, sarebbe stato più felice senza di me.

"Io non posso più tenerti nella mia vita, ti farei soffrire e io non posso farti questo. Dimenticami, dimenticati di me Tae." Stavo piangendo anche io.

Spensi il cervello, spensi il telefono, lo gettai fuori dal finestrino e tornai a casa.

Sarebbe stato felice senza di me.

...... to be continued

 

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Capitolo 21
*** Vuole incontrarti ***


Pov Jungkook

"Sei un coglione Jungkook, lasciatelo dire, ma sei proprio un coglione." 
Furono queste le parole con cui mi accolse Jimin dopo il mio quasi monologo.

"Jiminaaaa"

"Jimina cosa? sei un coglione e non hai nessuna attenuante." Sbuffò lui volgendo lo sguardo al soffitto.

"Cosa avrei dovuto fare, non potevo mica dire a Taehyung che avevo bisogno di lui, che sentivo la sua mancanza. Non volevo costringerlo a starmi accanto, lui avrebbe lasciato tutto per me, non sarebbe mai stato felice." Erano scuse lo so, ma erano quelle che mi ripetevo ogni sera prima di andare a dormire, per poter placare il vuoto che avevo dentro.

"Jungkook, lui ha lasciato tutto comunque per colpa tua, è fuggito dalla Corea e ha smesso di cantare, perché con quelle parole lo hai fatto soffrire più di quanto tu possa immaginare." Vidi Jimin fare un respiro profondo.

"Forse non l'hai ancora capito, ma eri tu a renderlo felice, gli bastava sentire la tua voce, e sapere che tu ogni tanto pensavi a lui, per essere felice. Cazzo Jungkook, quel ragazzo era innamorato di te da quando aveva vent'anni e tu sei stato in grado di rifiutarlo, e cancellarlo dalla tua vita, senza dargli nemmeno una spiegazione."

"Io non sapevo cosa fare."

"Tu non sai mai cosa fare, e io sono stato un cretino peggio di te e di lui, per non avervi aperto gli occhi, se potessi tornare indietro ... mamma cosa vi farei... che cretino sono stato." Se ne uscì Jimin.

"Jungkook, io lo avevo capito, ma ho fatto finta di nulla, che migliore amico del cazzo che sono stato, vi ho lasciati soli e soprattutto non ho fatto nulla per aiutarvi." Si era alzato e camminava per la stanza, mentre io lo guardavo assente.

"Lui ha smesso di cantare, cazzo, ha rinunciato alla musica, al nostro sogno e io me ne sono reso conto solo ora."

Restammo entrambi qualche secondo in silenzio, lui si martoriava le mani, io avevo la mente in cortocircuito ... l'unica cosa a cui riuscivo a pensare era che lui aveva smesso di cantare per colpa mia, la musica era sempre stata la sua amica più fidata e a causa mia aveva rinunciato anche a lei.

Più ci pensavo e più i miei occhi si riempivano di lacrime.

"Jimin, cosa ho fatto." Dissi soffocando un singulto "Lui amava la musica più di ogni altra cosa al mondo e io ... ha smesso di cantare per colpa mia... Jimin, sarà stato così male, oddio cos'ho fatto."

Sentivo le braccia di Jimin stingermi le spalle, mentre accasciato sulla sedia faticavo a respirare tra le lacrime. Per stare meglio io, avevo fatto del male all'unica persona che c'era sempre stata per me.

———————-

"Kookie respira."
"Kookie calmati su"
"Kookie calmati su... dai non è tutto perduto." Mi ripeteva Jimin da minuti ormai.

"Kookie" Continuò quando rialzai la testa
"Kookie, guardami." Alzai lo sguardo, aveva pianto anche lui con me. 
"Kookie....Tu quanto sei disposto a rischiare per rendere felice il tuo Tae?"

Gli risposi senza esitare

"Tutto."

Pov Jimin

21 Dicembre 2035 ore 10.30

Il mio piano di rimettere a posto la situazione "Taehyung-Jungkook" stava proseguendo senza intoppi.

Dopo aver parlato con quel bambino sperduto chiamato Kookie avevo incontrato Hobi e Yoongi appena arrivati a Parigi.

Ci eravamo dati appuntamento all'Ambroisie per cena, e tra un bicchiere e l'altro, ci eravamo divisi i compiti, mi era bastato dire che era giunto il momento di dare un futuro insieme ai nostri bimbi per avere il loro supporto. Vista la situazione delicata loro avrebbero supportato Jungkook io invece, avrei persuaso Taehyung a incontrarlo.

Infondo tutti noi li avevamo tutti visti crescere e amarsi da lontano e ci sentivamo in colpa per non averli aiutati. Ero sicuro che anche NamJoon e Jin avrebbero fatto qualsiasi cosa pur di vederli felici, noi intanto avremmo fatto del nostro meglio.

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Così, armato di un sorriso a 32 denti e tanta ma proprio tanta pazienza ero entrato alla "Kim Art Gallery" per convincere Tae a dare una possibilità a Jungkookie, mi aspettavo di trovarlo nel suo ufficio, ma dietro la sua scrivania era seduta la biondissima Claire.

"Jimin per fortuna sei arrivato." Una Claire con gli occhi spalancati e pieni di gioia si alza e corre ad abbracciarmi.

"Non sapevo più come fare per distrarre Taehyung, dice che ha preparato tutte le bozze per la mostra e ora non ha nulla da fare perché i supporti li stanno facendo i ragazzi per lui. L'ho mandato in deposito a prendere alcune decorazioni natalizie per la hall, sarà qui a momenti.... Io affido a te, in questi giorni è iperattivo peggio di un bambino di due anni, mi ha sfinito." Disse la poverina tutto d'un fiato.

Io sorrisi "Ci penso io ora, non ti ringrazierò mai abbastanza per esserti pres- cura di lui."

"Tae, è come un fratello per me, prendermi cura di lui è il minimo che possa fare. Eccolo, sta arrivando."

Non faccio in tempo a girarmi che due braccia, mi circondano le spalle. "Jimin-sshi sei qui."

Taehyung sembrava allegro, era un buon inizio.

"Starai con me questi giorni, vero?" disse lui, sembrava un bambino.
"Si Tae, sono tutto tuo, però ho una stanza d'albergo, non lontano da qui, con tutti i miei vestiti, non volevo invaderti casa." Sembrava un po' dubbioso, ma era necessario 
"Va bene, però mi prenderò comunque il tuo tempo." concluse lui, sembrava decisamente un bambino.

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Passammo il resto della mattinata a guardare le foto che Taehyung aveva scelto per la sua personale, e io mi ritrovai a piangere come un cretino, perché trasmettevano così tanto che il mio cuore le reggeva a stento, alcune erano così piene di ricordi che sembravano parte di un libro di storia.

Chissà cosa avrebbe pensato la gente quando le avrebbe viste, io le avevo amate tutte, e vedere Tae così preso dal racconto di cosa rappresentavano era strabiliante, lui ci metteva tutto se stesso in quello che faceva, lo aveva fatto con la musica, con la galleria e ora poteva riversarlo anche nella fotografia.

Dopo aver pranzato nel suo cafè preferito, finimmo a bere cioccolata calda in un piccolo locale a Montmartre io pensai volesse chiedermi di Jungkook ma la sua domanda un po' mi spiazzò:

"Jimin, perché non mi racconti un po' della tua vita, anch'io vorrei sapere come ti senti, cosa hai provato negli anni passati, se sei felice?" Così gli parlai di me.

Gli raccontai delle momenti belli che non avevo condiviso con lui, e di quelli brutti che gli avevo nascosto, di una storia con una ragazza durata tre anni e finita perché era finito l'amore, dei sogni che volevo realizzare e delle delusioni che avevo affrontato. Però si ero felice perché vivevo di musica e danza e non mi mancava nulla.

Negli anni avevo imparato a tenermi tanto dentro, ma questa è una controindicazione dell'età adulta, e a volte mi mancava parlare con qualcuno, mi mancava il mio migliore amico, mi mancava parlare con Taehyung.

"Sei contento ora di avermi fatto vuotare il sacco ahaha, scherzo mi era mancato parlare con te, forse avrei fatto meno errori." Gli dissi.

"Jiminie sei stato più bravo di me ad affrontare la vita, io sono fiero di te."

"Tae, ho parlato con Jungkook." La sua espressione che fino ad un attimo prima era serena, divenne tesa, quasi avesse visto uno spetto.

"Vuole incontrarti."

"Quando?"

"Il giorno del concerto alla Tour Eiffel."

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Dieci minuti esatti, questo era il tempo in cui Tae era rimasto in silenzio.

Gli occhi fissi sulle sue mani e il corpo immobile, tanto che quando disse un "Ok" quasi sussurrato, mi sembrò che avesse urlato. Potevo solo immaginare quanto sarebbe stato difficile per lui quel momento, ma solo il fatto che avesse accettato era un grande passo.

"Tae, non pensarci troppo su, ok. La tua testolina ci ha già rimuginato su per troppi anni."

Lui non mi rispose, sapevo che ci avrebbe pensato e ripensato, così gli dissi.

"Sai che anche J-hope e Suga sono arrivati a Parigi?"

"Si Hobi mi ha scritto stamattina, mi ha chiesto se domani facevo fare a lui e Yoongi un giro della città, ma non so."

"Hai del lavoro da fare?"

"No è solo che sono due settimane che evito di andare in giro, ....per colpa del concerto." Aveva di nuovo lo sguardo basso.

"Ehi, non siamo più a due settimane fa, qualcosa è cambiato, no?" Provai a dargli un po' di coraggio.

Infatti mi fece un cenno con la testa.

"E poi non sarai solo, ci saranno Hobi e Yoongi e a metà pomeriggio vi raggiungo anch'io e andiamo a cena tutti insieme, che ne dici?"

"Ok, ma alla tour Eiffel non li porto." Disse lui imbronciato.

"Va bene, però si è fatto tardi, Claire ci sta aspettando per cena, andiamo?"

Pagammo il conto di due cioccolate calde e due pezzi di torta e ci incamminammo verso la galleria.

Mancava solo un altro piccolo passo e i miei due più cari amici sarebbero stati finalmente felici.

... to be continued

 

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Capitolo 22
*** Hyungs ***


Pov Taehyung

22 Dicembre 2035  ore 14.20

Ero in auto sotto l'albergo di Hobi e Yoongi, da un quarto d'ora circa ero fermo ad aspettarli, pensavo di essere arrivato in ritardo, ma passavano gli anni e quei due restavano sempre i soliti ritardatari.

Avevo passato tutta la mattinata in galleria a sistemare le descrizioni per le foto, Jimin mi aveva fatto compagnia per un paio d'ore prima di andare alle prove di quel dannato concerto che non mi aveva fatto chiudere occhio.
Continuavo a pensare a cosa sarebbe potuto accadere, tanto che finali sempre più tragici avevano cominciato a invadermi il cervello, fino ad impedirmi di dormire, ci sarebbe stata troppa gente, troppe voci da ascoltare, volti da incontrare, io avevo una sensazione strana.

Volvevo rivedere Jungkook, ma quella situazione, mi rendeva nervoso, tanto che quando un esemplare di Hobi si precipitò in macchina e mi abbracciò, mi prese un colpo, non lo avevo sentito arrivare, eppure era aveva un arcobaleno di colori addosso, ma io avevo continuato a pensare e ripensare così tanto all'evento che mi ero estraniato dal mondo.

"Taehyungieeeeee, mi sei mancato." Mi urlò in un orecchio.
"Anche tu Hyung anche tu." Risposi sorridendo. 
Dov'è " Yoongi Hyung?"

Lui si girò e indicò un omino accanto alla mia auto, vestito di nero dalla testa ai piedi, che si guardava in giro circospetto. In quattro anni che non lo vedevo non era cambiato di una virgola, tanto che scesi dall'auto e lo abbracciai ricevendo in cambio, solo borbottii, mi era mancato anche lui.

"Allora c'è qualcosa che volete visitare?" Chiesi ai due appena saliti in auto.
"Centre Pompidou ."... "L'opéra" dissero uno sull'altro... tanto che scoppiai a ridere.
"Ok ok li facciamo entrambi. E stasera cena a Montmartre e visto che Jimin ha detto che vuole ballare vi porto al Gibus." ...
"Siiii" sentii urlare Hobi al mio fianco "Si balla"

"Hobi siamo diventati vecchi, non abbiamo più l'età per andare a ballare." Sbuffò Yoongi dal sedile posteriore.
"Min Yoongi smettila di dire che sono vecchio e poi ho appena controllato sulla pagina del locale e dicono che stasera c'è Steve che suona." Fa Hobi.
"Quello Steve.?"
"Si. Quello Steve....."
"Ok ma solo perché c'è lui." ... mi erano mancati un sacco.

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Era stato un bel pomeriggio, l'esuberanza di Hobi e la calma osservatrice di Yoongi, mi avevano distratto dai pensieri, era sempre divertente vederli interagire e farlo travestiti da turisti lo era ancora di più. 
Jimin ci raggiunse dopo aver visitato l'Opéra, fasciato nel suo cappotto cammello con una mega sciarpa a circondargli il collo e gli occhiali scuri ancora indosso anche se il sole era calato da un pezzo. 
Le strade strade erano invase da una marea di gente intenta a fare i regali per il Natale sempre più vicino, così spinti dalla folla e ben camuffati ci buttammo anche noi a fare acquisti sugli Champs Élysées.

Hobi, era finito svaligiare Louis Vuitton, letteralmente, tanto da ritrovarmi il bagagliaio invaso da valigie vuote e borse di ogni tipo, Yoongi era entrato da Dior e ne era uscito solo con un paio di buste, minimal come sempre.
Jimin e io ci eravamo spostati in Avenue Montaigne lui voleva andare da Chanel per rifarsi il guardaroba, Io da Celine, perché avevo bisogno di un abito.

Era un'idea stupida, ma per l'incontro con Jungkook volevo sentirmi bello, non che negli anni avessi smesso di prendermi cura di me, ma volevo apparire al meglio e un abito nuovo avrebbe di certo aiutato.  
Entrai nell'atelier senza un'idea precisa, e ne uscì mezzora dopo con un completo nero e un cappotto in velluto Ton sue ton.
Un tempo avrei osato di più, ma ora il Taehyung colorato, viveva solo nei miei ricordi, ricordi belli, ma al momento molto lontani.

Sperai solo di non apparire ridicolo.

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23 Dicembre ore 02.00

Io e Yoongi guardavamo disperati Jimin e Hope che continuavano a ballare, o meglio io li guardavo disperati, Yoongi si era messo gli auricolari e si era addormentato sulla mia spalla.

La cena era stata esilarante, Hobi aveva scoperto una passione nascosta per il vino francese e con l'aiuto di Jimin e Yoongi si erano scolati due bottiglie.

Vino che aveva avuto il suo effetto arrivati al dolce, quando un Hobi brillo su alzò al centro della saletta in cui stavamo cenando e con gli occhi da cucciolo mi confessò in modo teatrale: " Anch'io voglio aiutarti a far pace con Jungkook."
Mi chiesi se dovessi arrabbiarmi perché Jimin aveva raccontato quello che mi era successo anche a lui e Yoongi, ma non ci riusciì.

Incrociai lo sguardo sconvolto di Jimin, e quando lo riposai su Hobi, lo trovai che mi pregava disperatamente di accettare il suo aiuto, mentre stringeva la testa di Yoongi, tra le braccia, rischiando di soffocarlo, sentii il cuore addormentato alleggerirsi , Jimin voleva solo aiutarmi e io non potevo avercela con lui, nè con quei due esserini seduti davanti a me.

Tanto che quando acconsentii, Yoongi riprese a respirare e io mi ritrovai stretto il un abbraccio colorato: 
"Ti voglio bene Taehyungie, voglio che tu sia felice, anche Yoongi Hyung lo vuole."

————

Io di vino ne avevo bevuto solo un bicchiere, ma a me dopo un paio d'ore dalla cena era venuto sonno comunque. 
Aveva ragione Yoongi, non avevamo più l'età per fare ste cose, però era stata una serata da ricordare, avevo riso come non facevo da anni, avevamo mangiato come dei ragazzini con la fame chimica e dopo aver salutato Steve avevamo improvvisato una mini coreografia nel prive, mentre Yoongi provava a fuggire dal locale.

Si, era stata una bella serata, ora però avevo sonno e Hobi e Jimin avevano smaltito l'alcool e sembravano freschi come una rosa. 
Così svegliai Yoongi, che aveva cominciato a russare e lasciammo il locale dopo aver avvisato due ballerini. Lo riaccompagnai in albergo, lasciandogli tutti gli acquisti che Hobi aveva lasciato in auto e tornai a casa.

Avevo bisogno di riposare, quella che si prospettava davanti era una giornata davvero impegnativa, e io volevo essere pronto ad affrontarla, così mi buttai a letto sperando di riuscire a dormire almeno un paio d'ore

... to be continued

 

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Capitolo 23
*** Sotto la tour Eiffel ***


23 Dicembre ore 17.30

Jimin, Hobi e Yoongi stavano aspettando in un minivan fuori dalla Gallery, sembrava un déjà-vu dei vecchi tempi, tutti in tiro per un mega evento, solo che io non avevo una stylist a vestirmi e un manager ad aspettarmi ed ero da cinque minuti alle prese con un dannato bracciale che non voleva chiudersi.

Stavo per rinunciarci quando delle mani sottili, mi tolsero l'oggetto delle mani e lo agganciarono con semplicità.
"Tae, sei davvero bellissimo." Sentii dire da Claire.

"Non ti avevo mai visto così, sei luminoso, i capelli, oddio ma ti sei truccato." Sorrisi, lei sembrava sorpresa.

"kim Taehyung, se non fossi sposata e se tu non fossi interessato ad altro, sappi che ti chiederei di uscire.... Sei splendido tesoro."

Poi mi da' una pacca sul culo e mi spinge fuori dalla mia camera da letto.
"Fatti valere e dopo torna a casa che mamma Claire vuole sapere tutto."
Io incrociai e le dita e raggiunsi i miei compagni.

Il viaggio non era stato lungo, ma l'arrivo fu decisamente traumatico, con la vita da Curatore che mi ero scelto a Parigi, i riflettori e le folle erano diventate un vecchio ricordo. Tanto che appena messo un piede fuori dal van, fui accecato da centinaia di flash e urla di persone accalcate lungo le vie d'accesso al red carpet, mi assordarono per qualche secondo.

Era strano sentire urlare il mio nome, era una stretta al cuore che non sentivo da tanto, era tutto surreale, tanto da farmi sentire stordito. Fermo al centro di un tappeto rosso a fissare i fotografi e le persone dietro le transenne.
Per fortuna un "Taehyung dobbiamo andare" detto da Jimin in lontananza e Hobi che mi tirava la giacca e mi fecero riprendere un po' il controllo. 
Riuscì anche a sorridere un po' mentre con Jimin e Hobi attraversavo quel lungo ingresso, Yoongi era sparito, chiesi agli altri dov'era e mi dissero solo che doveva sistemare qualcosa con l'audio.

"Jimin, V, J-hope avete un minuto per noi?" una ragazza con un microfono e un abito rosso elegante ci stava chiamando con tanto di cameraman al seguito. Stavo per proseguire, senza risponderle ma Hobi, tutto sorridente mi aveva già trascinato davanti alla tipa.
Lei parlava parlava parlava, facendo domande ai miei due compagni, io la guardavo con un sorriso forzato sperando che la finisse preso, fin quando un:
"E tu V cosa ci racconti di bello, sei sparito dalle scene per tantissimo tempo, cos'hai fatto in questi anni, stai preparando qualcosa di nuovo per il tuo pubblico?" Cosa avrei dovuto risponderle, non potevo mica dirle la verità, così rispolverai la mia maschera da attore.

"Ciao è bello essere qui con voi. Negli ultimi anni mi sono dedicato all'arte, una delle mie vecchie passioni. Per il futuro sto preparando qualcosa di nuovo, ma non voglio rovinare la sorpresa a nessuno, quindi tengo il segreto." Sorriso più forzato di prima.

"Siamo felici di sentirlo, sei mancato tanto ai tuoi fan." Continuò lei, poi con voce sempre più bassa, mi chiese. "Molti si stanno chiedendo come mai tu sia proprio qui, al concerto evento di Jungkook, non avevate litigato? Tu hai qualcosa da dire in merito."

"Perché non avrebbe dovuto esserci, noi siamo e resteremo sempre amici." Intervenne Jimin.

"Ciao Cara è stato un piacere, ma ora dobbiamo proprio andare." Concluse Hobi, per poi prendermi sotto braccio e trascinarmi il più lontano possibile da quella tipa, dopo quella domanda mi ero congelato sul posto e avevo cominciato a stringere i pugni involontariamente, tanto che i miei amici erano dovuti intervenire per tirarmi fuori forse non ero pronto ad affrontare quello che la gente pensava di me.

Negli anni mi era capitato più volte di leggere articoli e post sul presunto litigio tra me e Jungkook e il conseguente allentamento, ma spinto dal bisogno di superare la sua mancanza avevo sempre fatto finta di niente, fino ad estraniarmi dai social e da tutte le congetture che facevano. Cosa potevano mai saperne loro di quello che stavo provando?

Un po' mi dispiaceva perché in questo modo mi ero allontanato anche da tutti quei fan che mi avevano sostenuto e amato, ma era stato così difficile affrontare il futuro senza Jungkook, tanto che anche solo leggere di lui, mi faceva male. Così mi ero allontanato anche da quello che pensava la gente.

-------

L'area dedicata all'evento era enorme, e occupava buona parte del Champ de Mars. Il palco gigantesco addobbato con grandi alberi di natale e luci era stato costruito ai piedi della tour Eiffel a incorniciare la stessa e sul prato antistante era stato allestito il parterre.

Avevano fatto davvero le cose in grandi, ma da Jungkook non potevo aspettarmi nulla di meno, non avrebbe deluso le aspettative di nessuno, nemmeno quelle della gente accalcata lungo le vie d'accesso che delimitavano l'area del concerto, anche solo per poterci essere.

Superata la zona caotica del Red carpet, ripresi fiato, qualche minuto, mancava ancora un po' all'inizio dello spettacolo, ma il parterre in cui avremmo dovuto sederci, pullulava di nuove e vecchie celebrità tutte in tiro. Salutai qualcuno, ma mi tenevo sempre in disparte pur di evitare domande a cui non volevo rispondere.

"Taehyooon ma sei uno splendore questo completo in velluto nero di Celine, sembra cucito apposta par te." Mi disse quello che riconobbi come un fashion blogger, di cui però non ricordavo il nome
"Grazie troppo gentile." Risposi.
"La grazia con cui indossi tu ogni abito, non è mai stata superata, sei un spettacolo per gli occhi anche ora." Continuò, mi girai sperando nel supporto di Jimin, ma era lontano a parlare con qualcuno. Io sorrisi sperando che non continuasse a fare apprezzamenti.
"Veramente bellissimo, il nero esalta i tuoi lineamenti, posso farmi una foto con te, i miei fan impazzirebbero." E in una frazione di secondo, lo trovai che mi si spalmava addosso con il telefono tra le mani.
Lo spinsi via in modo brusco 
"Scusa devo andare." E corsi verso Jimin, mentre lui continuava a blaterare
"Taehyooon contattami. Sei bellissimo." Ma che voleva.

Sperai che fino all'inizio del concerto nessun altro mi assillasse, ma una scena simile a quella vissuta con quel tizio capitò altre tre volte.

Io non ero lì per finire sui social, o recuperare tutte le public relation che avevo attentamente evitato negli ultimi anni, ero lì perché era l'unico modo per parlare con Jungkook e per fortuna, dopo un po' una voce dalla regia, invitò tutti a prendere posto. 
Erano ormai le 20.30 dovevo resistere un paio d'ore e poi avrei potuto finalmente parlare con lui.

Mi ritrovai seduto in seconda fila accanto a Jimin e ad una signora, Hobi mi aveva spiegato un po' il programma della serata.
L'inizio era previsto alle 21.00 con una serie di interventi musicali e istituzionali per raccogliere fondi, poi lo spettacolo prevedeva i duetti a cui avrebbero partecipato anche loro e alla fine ci sarebbe stato un piccolo concerto di Jungkook.
Ero un po' agitato, sarebbe stato strano sentirlo cantare davanti a me, mi era mancato tanto il suono della sua voce, sperai solo di riuscire a trattenere le lacrime, per mantenere intatto quel briciolo di dignità che mi era rimasto. 
Avevo accettato di essere lì per dargli una possibilità, dovevo mostrarmi forte, non potevo cedere solo ascoltandolo, feci un respiro profondo e finalmente le luci si abbassarono e lo spettacolo iniziò.

-------

"Signori e Signore benvenuti alla prima edizione di 
Insieme a JUNGKOOK per il futuro

è un onore essere ospitati in una location tanto prestigiosa quanto unica. E' bello trovarsi qui tra tanti amici, per una causa tanto nobile.

Unicef UNHCR OIM chiedono il vostro è il nostro aiuto, per il futuro di tutti.
Facciamo appello alla generosità di quanti ci stanno seguendo per poter contribuire al domani di chi è meno fortunato di noi. Siate generosi."

Mi girai verso Jimin e lo trovai a sorridermi, certe presentazioni non cambiano mai pensammo entrambi. Manca poco pensai io.

————————-

Dopo le battute iniziali, Jimin e Hobi raggiunsero Yoongi nel back stage per prepararsi al loro intervento e io mi ritrovai solo.
Fu in quel momento che mi resi conto del continuo mormorio che mi circondava, sul palco si avvicendavano artisti, musica e voci, ma io non riuscivo a concentrarmi su di loro, sentivo solo il mio nome sulla bocca delle persone che non conoscevo.

Perché stavano parlando di me, mi chiesi, provai a sentire meglio e sentii qualcuno alle mie spalle:

"Perché quel Taehyung è qui, non ci eravamo liberati di lui." 
Non pensarci mi dissi, le persone a cui non piaci ci sono sempre state.

"Con quale coraggio Taehyung è tornato a farsi vedere in giro, non gli sono bastati tutti gli anni in cui è stato un peso per Jungkook e per gli altri?" Cosa stavano dicendo, mi voltai sperando di capire chi fosse, ma incontrai solo sorrisi tirati.

"Jungkook è rinato da quando lui l'ha lasciato in pace, si vede che non glie n'è mai importato nulla di lui. Con quel carattere insensibile e quella voce non piaceva a nessuno, ha sempre sfruttato Jungkook solo per la fama, di sicuro ora è qui per lo stesso motivo." Avevo la testa in tilt, come potevano pensare questo, io non volevo nemmeno trovarmi in mezzo a tutte queste persone, volevo solo parlare ancora una volta con Jungkook, volevo solo rivederlo.

"Io quel Taehyung non l'ho mai sopportato, può tornare benissimo nel buco in cui si era nascosto."
Mi alzai con le lacrime agli occhi, mentre dal palco continuavano a diffondersi luci e parole, raggiunsi l'uscita senza incontrare nessuno,
tirai un sospiro di sollievo, forse ero diventato invisibile come volevano loro, attraversai il varco d'uscita, nemmeno la sicurezza mi aveva notato... qualche metro e ritrovai su avenue de Bourdonnais.

C'erano solo poche macchine in giro, presi il telefono dalla tasca lo spensi, abbassai il capo e cominciai a camminare verso la senna.

Era stato un errore andare lì.

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Capitolo 24
*** Faded Shadow ***


Pov Jungkook

23 Dicembre ore 19.00

Dire che ero agitato era un eufemismo.
Quello che stavo per vivere non era solo un evento di portata internazionale con alle spalle mesi di preparazione, ed soprattutto un'opportunità di farmi perdonare da Taehyung. 
Non mi importava di quanta gente avrebbe ascoltato le mie parole, io avrei cantato solo per lui.

Lui che era dentro ogni mia canzone, anche quelle scritte dopo averlo allontanato.
Lui c'era sempre, volevo che le ascoltasse, volevo che un giorno potesse cantarle con me.

Con la speranza che andasse tutto bene, avevo chiesto a Jimin di poter parlare con Taehyung a fine evento, lui era riuscito a portarlo da me quella sera e non avrei sprecato per nessun motivo al mondo quella possibilità di farlo tornare nella mia vita, questa volta ero pronto ad aprirgli il mio cuore, speravo solo che potesse essere abbastanza. 
Per come l'avevo trattato, mi sarei meritato un suo rifiuto, e non solo, ma non volevo che finisse così.

----------

Ero ancora nel back stage, quando cominciai a sentire il suo nome urlato a gran voce dalle persone lungo le transenne, Taehyung era arrivato, ora toccava a me darmi da fare.

Mi voltai per andare in camerino a cambiarmi, ma vidi entrare Yoongi che di certo mi stava cercando, lo chiamai e lui si avvicinò correndo.

"Jungkook ho sistemato la base che mi hai chiesto. Vuoi ascoltarla."

"Si, certo." Gli dico, lui mi porge gli auricolari e schiaccia play.
Aveva fatto un miracolo, gli avevo chiesto di aiutarmi, ieri e lui, aveva tirato su un capolavoro, d'istinto lo abbracciai, sapevo che lui lo odiava , ma avevo bisogno di dirgli grazie e quello era l'unico modo che conoscevo.

"Ok bimbo, dalle lacrime deduco che va bene, tu vai a preparati che il tuo principe è arrivato, Hobi e Jimin sono con lui, io porto la traccia all'audio e te la setto. Ci vediamo sul palco. "
Incrociai le dita e andai in camerino.
Avevo delle occhiaie spaventose, il truccatore aveva un bel po' di lavoro da fare.

-------

Mancavano pochi minuti all'inizio, io ero dietro le quinte con il presentatore della serata a ripassare alcuni passaggi, sarei salito sul palco solo dopo la prima mezzora, dovevo iniziare la parte musicale con un duetto con una bambina, ma volevo restare il più vicino possibile al palco per provare a intravedere Taehyung.
Mi ero fatto dire il suo posto e tentavo di scorgerlo ogni volta che le quinte si spostavano. Fin quando lo vidi seduto di fianco a Jimin, era ancora più bello di quanto lo ricordassi ed era davvero venuto lì per me.
Poi si spensero le luci e il presentatore cominciò a parlare, ancora un po' di tempo e avrei potuto parlare con lui.

——————-

Feci un respiro profondo, presi per mano la bambina che mi era stata affidata, la portai al centro del palco, salutai il pubblico con un inchino e poco prima di dar voce alla canzone, cercai con lo sguardo quello di Taehyung. 
Ma quello che vidi fu solo un'ombra scura che a testa bassa quasi correva tra le sedie per uscire dal parterre.

La musica cominciò, io cercai ancora il suo sguardo, ma trovai solo una sedia vuota, e la paura che forse non mi avrebbe mai perdonato.

-------------

Rientrai correndo dietro le quinte, "Jimin" urlai, sapevo che sarebbe stato lì visto che doveva esibirsi poco dopo.
"Jimin" urlai ancora stavo per piangere.
Jimin e Hobi mi vennero incontro correndo, "Che succede Kookie? Che hai?"

"Lui se n'è andato." Crollai sulle ginocchia mentre Jimin tentava di sorreggermi.

"Jimin, vado a vedere che succede, ho l'esibizione alla fine, tu stai con lui, intanto avviso anche Yoongi." Dice Hobi, poi corre via.

"Kookie, ascoltami, sarà successo qualcosa. Lui era venuto qui per te, non abbatterti proprio ora." Mi dice.

"Mi avevi promesso che avresti fatto di tutto per renderlo felice, e buttarsi giù non è la cosa migliore da fare." Si è accovacciato davanti a me.
"Ora fai un bel respiro e ritrovi la calma. Hai un concerto da sostenere e devi farlo, sei Jeon Jungkook dopo tutto, non un novellino alle prime armi." Si alza e fa alzare anche me.

"E poi avevi detto che avresti cantato per Taehyung e lo farai, che lui sia seduto tra il pubblico o meno."

"Mi hai capito Jungkook. Ora ti siedi, ti bevi un bicchier d'acqua e tiri fuori le palle."

Faccio di si con la testa.

"Ora se vuoi scusami ho un'esibizione da fare, e Yoongi sta arrivando con la sua faccia cattiva e io ti lascio a lui." Mi da' un abbraccio e corre sul palco.

-----------

L'avevano cercato ovunque, ma Taehyung era sparito, il telefono era staccato e nessuno aveva visto nulla, 
forse non voleva parlarmi, 
forse qualcosa gli aveva fatto cambiare idea,
forse qualcuno lo aveva mandato via.

Con la testa piena di incognite affrontai di nuovo sul palco per esibirmi, i miei brani sembravano particolarmente tristi quella sera, ma in fondo mi sentivo così, e anche se come artista avrei dovuto indossare il sorriso, per una volta lasciai che il mio lato malinconico venisse fuori.

Cantai pensando a Taehyung, ogni parola ogni frase era per lui, al mio Tae che mi aveva insegnato che essere fragili non era un errore, lui che mi prendeva per mano quando avevo paura, lui che forse ora aveva paura di me.

Non avevo parlato molto tra un'esibizione e l'altra, avevo lasciato che la musica parlasse al posto mio. 
Ma arrivato all'ultimo brano della serata e volevo che la gente capisse quanto fosse importante per me.

"E' stato un onore cantare per voi, vi ringrazio dal profondo del mio cuore per tutto ciò che avete donato stasera e continuerete a donare anche nei prossimi giorni."

"Il mondo ha bisogno di tutti voi, ha bisogno che tutti abbiano il coraggio di sentirsi responsabili del bene comune. Io sono certo che voi sarete in grado di farlo."

"Il brano con cui vi saluto stasera è un inedito..... l'ho scritto tanto tempo fa .... per una persona che non aveva paura di nulla, forse la persona più coraggiosa che io abbia mai incontrato. 
Ha sempre messo gli altri prima di se stessa e tante volte ha messo me prima di tutti gli altri. Spero che ovunque sia, possa ascoltare questa canzone, perché anche se non lo sa, Faded Shadow è la sua canzone e io vorrei che un giorno potesse cantarla con me."

.....

You were the light and I grew up in your shadow
You were the source of love and I fed on your gifts.
You were my everythingbut I was nothing compared to you.
I was nothing compared to your love.
I was nothing compared to the light.
I was just a faded shadow who drifted away from you.

.....

... to be continued

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Capitolo 25
*** Non sei stupido ***


Pov Taehyung

24 Dicembre 2035 Ore 02.00

Erano un paio d'ore che camminavo. 
Dopo essere fuggito dalla Tour Eiffel mi ero ritrovato da solo a passeggiare lungo la senna, non avevo avuto il coraggio di ritornare a casa. Ci avrei trovato Claire, avrei dovuto darle delle spiegazioni, e al momento non ne avevo le forze.

Avevo preferito camminare, con i miei pensieri a rincorrersi e qualche lacrima solitaria a scendermi lungo le guance, la serata non era fredda e stretto nel mio cappotto di velluto, avevo viaggiato con la testa e con i piedi sotto la luce dei lampioni della rive gauche.

A mezzanotte mi ero fermato davanti a Notre Dame mentre attraversavo l'Ile de la Cité, 
una leggera nebbia circondava le torri, la stessa che mi circondava il cuore. Non riuscivo a spiegarmi perché ero fuggito ancora, ero davvero diventato così debole da farmi spaventare dalle dicerie della persone, io che non avevo paura del giudizio della gente ora mi lasciavo spaventare da parole che sapevo non essere vere? 
E allora perché ero fuggito, di cosa avevo paura? Di Lui?

Con quei pensieri sfocati nella mente, avevo attraversato la rive droite e un passo dietro l'altro ero arrivato all'ingresso sul retro della Galleria, 
entrai senza fare rumore raggiunsi di corsa il mio appartamento e mi chiusi dentro, avevo bisogno di restare ancora un po' da solo, dovevo capire cosa mi stava scucendo e l'unico che poteva aiutarmi ero io.

24 Dicembre 2035 Ore 8.30
Un rumore sordo e continuo continuava a martellarmi i timpani, mi ero addormentato verso le 4.00 e anche se entrava luce dalle tende che avevo dimenticato di chiudere, volevo dormire ancora.
Ma il rumore continuava e fui costretto ad aprire gli occhi e tirarmi su. Ci misi un po' a capire che era qualcuno che bussava alla porta. Mi alzai a fatica dal letto, e a piedi scalzi andai ad aprire.

La faccia arrabbiata di Claire si presentò davanti ai miei occhi, io sbuffando e la feci entrare.
"Taehyung... dio santo, che fine avevi fatto?!" Strillava.
"Perché hai staccato il campanello?"
"Hai il telefono spento da ieri, lo sai vero?"
"Perché sei sparito, potevi avvisarmi?."
"Cavolo Taehyung eravamo preoccupati. "
"Stavo per chiamare la polizia, non sapevamo che fine avevi fatto."

"Perché parli al plurale Claire?" dissi

"TAEHYUNG"

Con una mano a reggermi la fronte la osservavo sbracciarsi e urlarmi contro, mi dispiaceva averla fatta preoccupare, mi ero comportato da ragazzino come sempre, ma stanotte non ero in me e l'avrei spaventata ancora di più.

"Calmati Claire, sto bene." Dissi "Prima ho bisogno di un the ok?"

Fece un respiro profondo
"Va bene, .... te lo preparo, però poi mi dici cosa è successo."

--------

"Tu mi stai dicendo che sei fuggito a piedi dal concerto e hai camminato fino qui. Ma sei impazzito?"
Sbottò lei.

"Si credo di esserlo, ma stavo per avere un attacco di panico, Claire, so di aver fatto una cazzata, ma non ce l'avrei fatta, mi sono lasciato condizionare da delle stupide dicerie." Provai a guardarla negli occhi sperando che capisse come mi ero sentito.

"Hai fatto preoccupare tutti Tae, Jimin mi ha chiamato in lacrime, a fine concerto mi sono ritrovata i tuoi amici all'ingresso che speravano di trovarti qui, mi sono sentita male per loro."

"Ti hanno aspettato per ore. Erano tristi e si sentivano in colpa, Tae ed erano preoccupati per te, Hoseok voleva chiamare la polizia, ma Yoongi l'ha fermato, ha detto che saresti tornato da solo. 
Jimin aveva lo sguardo perso nel vuoto, diceva che aveva sbagliato, non doveva portarti in mezzo a tutte quelle persone, forse ti eri sentito costretto e quello era stato il risultato."

"Io non volevo fargli preoccupare, non ci ho pensato Claire, sono stato un ragazzino, loro non hanno colpe. Mi sono fatto prendere da quelle dannate paranoie e sono andato fuori di testa."

"Quali paranoie?"
Mi toccai la fronte provando a darmi la forza di parlare: "Di me che non sono abbastanza per nessuno. Di me che non sono abbastanza per stare vicino a lui."
"Tae."
"Ho avuto paura Claire, paura che non meritassi di poterlo rivedere. Paura che guardandolo negli occhi lui sarebbe rimasto deluso, perché sono solo io ... solo un piccolo stupido."

Sentì le braccia circondarmi il busto e una mano accarezzarmi i capelli.

"Tae .... Tu non sei stupido, sei solo innamorato."

Pov Jungkook

23 Dicembre 2035 ore 23.00

Finito il concerto, con il cuore pesante e gli occhi lucidi per le lacrime trattenute, ritornai dietro il palco. L'idea era quella di cambiarmi e richiudermi nella mia stanza d'albergo a piangermi addosso.

Lui era andato via, non voleva parlarmi e io me lo meritavo perché ero stato uno co*******.

Mentre correvo per i corridoi senza salutare e ringraziare nessuno, sentii qualcuno strattonarmi e mi ritrovai tre paia di occhi a fissarmi, non potevo fuggire non da loro, così raggiunsi il mio camerino, feci entrare Jimin, Hoseok e Yoongi e chiusi la porta.

"Jungkook..." cominciò Jimin, ma io lo interruppi "Lo avete trovato?"

"No, sembra sparito nel nulla." Mi rispose Hobi. "Abbiamo chiesto a Claire la sua assistente di aiutarci a cercarlo, ma nemmeno lei sa dove possa essere."

"Ho capito." Abbasso lo sguardo. "Grazie per avermi aiutato, ma credo che lui non voglia più vedermi, l'ho deluso troppo e dovrò pagarne le conseguenze."

"Kookie, non dirlo nemmeno, se non avesse voluto vederti, non sarebbe nemmeno venuto qui." Vedo Jimin avvicinarsi a me spostandosi nervoso i capelli dalla fronte. 
"Se, lui è venuto qui e si è sorbito anche le telecamere e le interviste, era solo per poterti incontrare. Se è andato via, avrà avuto un motivo."

Faccio un sospiro sedendomi sul divanetto del camerino e portandomi la testa tra le mani.
"Il motivo sono io, avrà capito che sono un buono a nulla, avrà pensato che potessi deluderlo ancora."

"Cretino guardami." Alzo lo sguardo e trovo Yoongi a fissarmi.

"Sai che quello che hai appena detto è un motivo più che valido, giusto?"

"Si."

"Sai che l'unico che può dimostragli che non lo deluderai ancora sei tu, non lui, lo sai vero?" 
Continua lui.

"Si, ma come faccio se lui non vuole parlarmi!"

"Jungkook, i ma non risolvono i problemi li creano, se vuoi parlare con lui, trova il modo."

"Come faccio Yoongi Hyung, non so dov'è, se sta bene, se vuole vedermi e domani alle 8.00 ho un aereo per Londra, ho delle cose da fare!!!" che situazione del cazzo.

"T r o v a i l m o d o ."

Già trova un modo, sembra facile, ma io non so cosa fare, non ho mai saputo cosa fare, mi sono sempre rintanato dietro il lavoro e la mia maschera da ragazzo impegnato per non affrontare quello che provavo e ora, non so come affrontare le cose.

"Jungkook, noi andiamo a vedere se è tornato a casa." Mi fa Jimin.
"Ok." Gli dico solo.
"Vuoi venire con noi?"
"No Jimin, se è andato via per non parlarmi, gli farei solo del male." Dico rassegnato.

"Andate voi vi prego, fatemi solo sapere se sta bene, io non vorrei fosse successo qualcosa di brutto e lui..." ma mi ritrovo stretto tra le braccia di Hobi.
"Non nemmeno per scherzo. TaeTae so che ti vuole bene, tu solo non darti per vinto kookie, sei una persona che riesce a fare qualsiasi cosa e se vorrai riuscirai anche a farlo tornare nella tua vita." Mi colpisce piano la spalla.

"Combatti ok, combatti per te e per lui, nessuno dei due merita di stare così." 
Si stacca da me e sento Jimin dirmi "Kookie, ricordati che me l'hai promesso, e so per certo che le promesse le mantieni. Io e questi due ci siamo, se hai bisogno di noi chiama, ok." Mi abbraccia anche lui.

"Ti scongiuro solo di non passare il Natale in albergo da solo, come lo scorso anno ok, visto che sei a Londra, approfittane per vedere la città..... Ti voglio bene Kookie non dimenticarlo"

Com il sorriso triste, ad uno ad uno escono dal camerino, lasciandomi solo. Che situazione del cazzo, e la colpa è solo mia.

Alzo la testa e vedo il mio riflesso nello specchio del camerino, ho ancora il trucco sul viso e l'abito della serata addosso, a stento mi riconosco.

Perché non ha voluto incontrarmi? mi chiedo. Gli ho fatto così male che ha paura di me?... Prendo un po' di ovatta e comincio a struccarmi, il tonico si mischia alle lacrime e io non so che fare, ho bisogno di guardarlo negli occhi come quando eravamo piccoli e parlare con lui.
Ho bisogno di farlo.


24 Dicembre ore 19.30

Il taxi mi lascia qualche metro più su. Io mi stringo nel cappotto e raggiungo l'edificio, è la seconda volta che mi ci ritrovo davanti, una volta ci ero venuto solo guardare e come uno stupido ero rimasto sorpreso, ora non so nemmeno con quale forza mi ritrovo a spingere la porta d'ingresso.

"C'è qualcuno?" le uniche luci sono quelle che illuminano appena un ampissimo corridoio bianco, così le seguo.

"C'è nessuno? Perdonatemi se sono entrato, la porta era aperta."

Faccio ancora qualche passo e vedo una luce provenire da una porta vetrata in fondo, mi avvicino.

... to be continued 

 

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Capitolo 26
*** Sono io ***


Pov Taehyung

24 Dicembre 2035  Ore 18.30

"Tae sei pronto? Tra dieci minuti vado via, devo passare un attimo da casa prima di andare da Arnaud, ha detto di essere lì per le 20.00."

Sentii Claire urlare dal suo ufficio.
"Claire vai prima tu, chiudo io la Gallery, vi raggiungo con la mia auto...." sento dei passi
"i ragazzi sono atterrati poco fa a Seul....
Volevo chiamarli prima di andare, ho bisogno di scusarmi." 
Da quando stamattina ho aperto gli occhi, sono oppressò dai sensi di colpa per come li ho abbandonati. Devo chiedere scusa a tutti, soprattutto a Jimin, lui ha fatto tanto per me e io sono fuggito.

Vedo la testolina bionda di Claire affacciarsi alla porta del mio ufficio."Va' bene Tae, non fare tardi, avvisami se c'è qualche problema."
Le faccio un cenno con il capo e lei va verso l'uscita, spegnendo le luci della hall.

Io prendo il telefono mi stiracchio sulla sedia e faccio partire la chiamata per Jimin, non ho nemmeno il tempo di mettermi un auricolare che un urlo mi perfora il timpano.

"TAEHYUNG ... stai bene?" sento Jimin strillare dall'altro capo del mondo.
"Si Jimin scusami, ho fatto un casino, io mi sento uno stupido."
"Tae..." sento dei rumori strani poi un: "Taehyungie sei vivo, pensavo ti fosse successo qualcosa di brutto, che ti avessero rapito, oddio è stato bruttissimo." Hobi parla veloce come non mai. 
"Cosa è successo stai bene? ero preoccupato, anche Yoongi Hyung era preoccupato, ma ha detto che stavi bene e io gli ho creduto, poi siamo dovuti andare in aeroporto per il volo. E non c'eri... Ora vorrei abbracciati." Povero Hobi, mi sento uno schifo.
"Hyung mi dispiace averti fatto stare in pensiero, sto bene, è solo che non ce l'ho fatta a rimanere in mezzo a tutta quella gente, perdonami non volevo farti preoccupare. Non ti ho nemmeno salutato. Perdonami ti prego."

"Taeeehyungiee, basta solo che tu stia bene... se me lo permetterai ti verrò a trovare ancora, così ti posso dare un abbraccio. Va bene?" Mi dice speranzoso.
"Si Hyung ti prego, vieni quando vuoi, mi mancano i tuoi abbracci." Lo sento sospirare sollevato dall'altro capo del telefono.
"Va bene, ti passo Yoongi ok? ... Ciao Tae."
"Taehyung ... "
"Ciao Hyung, devo chiederti scusa per come mi sono comportato, è stato un comportamento infantile, mi dispiace."
"Non preoccuparti ok, voglio solo chiederti una cosa, ieri del concerto non hai ascoltato nulla?" mi domanda lui.
"No, solo la prima parte quella delle introduzioni, poi sono andato via." Gli rispondo.
"Quindi, non hai visto o ascoltato nulla di quello che è venuto dopo?"
"No."
"Ok, fa nulla, ci sentiamo presto, passa un buon Natale Taehyung." Perché dal tono di voce mi sembrava deluso. C'era forse qualcosa che avrei dovuto ascoltare?
"Anche tu Hyung." Gli rispondo, poi sento che il telefono ripassa nelle mani di Jimin.

"Jiminie, non ci sono riuscito, non volevo deluderti, hai fatto tanto per me e io non sono stato in grado nemmeno di restare fermo ad aspettare." Stavo per scoppiare a piangere me lo sentivo.

"Taehyung ehi, non mi hai deluso ok, forse semplicemente non era il momento giusto." Lo sento fare un respiro profondo. 
"Dimmi solo una cosa, vuoi ancora parlare con Jungkook?"
"Si, Jimin ovvio che voglio parlare con lui, sono quattro anni che voglio farlo, è solo che ieri c'era tutta quella gente, che parlava e io ...."
"Tae, non era il momento giusto, ok, ....tu promettimi solo che se capiterà gli darai una possibilità di farsi perdonare. Ok."

"Ok Jimin te lo prometto." Gli sussurro.
"Grazie per tutto quello che hai fatto per me."

"Ricordati che puoi sempre contare su di me e parlare con me, ok? Non escludermi di nuovo dalla tua vita, ti voglio bene  TaeTae."

"Ti voglio bene anch'io Jiminie."

Quel dannato esseri i mi aveva fatto venire gli occhi lucidi, ma ora mi sentivo meglio, aveva ragione lui, forse era semplicemente il momento sbagliato, per questo ero andato via.  
Però c'era una cosa che mi era rimasta nella testa, dopo la chiamata, la frase di Yoongi, "del concerto hai ascoltato nulla?"
Cosa stava provando a dirmi? Incuriosito accendendo il computer e cerco il concerto su internet.

Mentre scorro i titoli, uno si ripete di continuo .... Nuovo singolo Faded Shadow, nuovo brano di Jungkook ... singolo nostalgico per la superstar coreana.

Ha qualcosa di vagamente familiare, apro il primo video e schiaccio play. 
C'è Jungkook con in mano una chitarra e dice:

"Il brano con cui vi saluto stasera è un inedito... l'ho scritto tanto tempo fa .... per una persona che non aveva paura di nulla, forse la persona più coraggiosa che io abbia mai incontrato. Ha sempre messo gli altri prima di se stessa e tante volte ha messo me prima di tutti gli altri. Spero che ovunque sia, possa ascoltare questa canzone, perché anche se non lo sa, Faded Shadow è la sua canzone e io vorrei che un giorno potesse cantarla con me."

Poi ad occhi chiusi comincia a cantare ....
.....
I was just a faded shadow who drifted away from you.
.....

Quella canzone.
Quella è la stessa che ho ascoltato anni fa, sul suo divano a LA, la stessa che mi era rimasta così impressa da farmi chiedere per chi l'avesse scritta ....

L'ascolto ancora .... Chi era quella persona coraggiosa di cui parlava?

Faccio ripartire il video di nuovo, di nuovo, ormai seduto dietro la scrivania del mio ufficio, ne sto imparando tutte le parole, con le mani a sostenermi il viso e una lacrima a solcarmi la guancia.

Possibile che l'abbia  scritta per me.
Possibile che la sua voce parli di me. 
Dio quanto mi era mancata, la sua voce.

Dopo tutti questi anni è sempre così bella, mi porta lontano con la mente, lontano da Parigi, lontano dal mio ufficio, lontano dalla galleria e lontano da quei passi che non sento avvicinarsi a me, fino a quando un leggero:
"C'è nessuno? Perdonatemi se sono entrato, la porta era aperta." 

"Scusatemi, stavo cercando Taehyung."

.....

Non poteva essere, lo stavo immaginando.

Stoppo il video e presto attenzione sono solo nella galleria, non c'è nessuno.

Poi una sagoma scura comparve dietro il vetro opaco del mio ufficio, io trattengo il fiato, bussa leggermente:

"Mi scusi se la disturbo, è tardi lo so, ma stavo cercando Kim Taehyung. Sa dove posso trovarlo?" era lui.

Sento il cuore accelerare, la testa smettere di funzionare.
Poggio le mani sulla scrivania e mi tirò su, faccio una respiro profondo:

"Sono qui." Dico solo.

Vedo la porta aprirsi e i suoi occhi scuri e profondi incatenarsi ai miei.

"Taehyung"

Poi tutto intorno a me diventa nero.
 

..... to be continued

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Capitolo 27
*** Sono io quello imperfetto ***


Pov Taehyung

24 Dicembre Ore 20.00

Mi sento come se avessi provato in sala canto per ore, ho la testa pesante e le palpebre faticano ad aprirsi.

Eppure sto dormento, credo.
Ho sognato una cosa strana.

Sono disteso, anche se questo non sembra il mio letto .... è un po' scomodo.

Apro a fatica gli occhi, non sono nella mia stanza ... questo è il mio ufficio. 
Perché sono steso sul divano dell'ufficio?

"Taehyung."

Quella voce, provo ad alzarmi, sento la testa girare, ricado ..... è davvero qui.

"Taehyung ... piano sei svenuto."

Giro la testa.

Eccolo.
È davvero qui davanti a me, accucciato vicino al divano, con lo sguardo preoccupato.

Io lo fisso, lo vedo un po' sfocato, le parole mi risestsno bloccate in gola, allungo una mano verso la sua.

"Sei ... davvero qui?"

"Si sono qui." La stringe nella mia.

"Non piangere ti prego, TaeTae o piango anch'io."

Mi porto l'altra mano ad asciugarmi gli occhi e un leggero sorriso mi incurva la bocca.

"Jungkookie."

Ci guardiamo per un tempo che sembra infinito.

"Fammi alzare da questo divano .... è scomodo." Gli dico poi, ora sorride anche lui.

Mi aiuta a mettermi seduto, si siede accanto a me, osserva la stanza.

E' così surreale trovarselo davanti, con i suoi capelli neri tenuti corti sui lati, i cerchietti sempre ad adornargli le orecchie e un lupetto nero a fasciargli il corpo.
"Ti stanno bene i capelli così, Jungkook."

Lui posa il suo sguardo su di me, lo vedo sospirare, e ingoiare a vuoto, stringe le ginocchia con le mani. Ha paura, quando fa così ha paura.

"I tuoi sono più corti." Dice, quasi impaurito abbassando lo sguardo e continuando a torturarsi le ginocchia.
Voglio che mi parli, non voglio che sia spaventato da me.

"Jungkookie"

"Si"

"Ti va se facciamo due passi?"
Volta la testa, mi osserva, è preoccupazione quella che leggo in lui, è per me quel sentimento?
"Non so se è il caso, Tae sei appena svenuto..."

Si è per me.

"Ho solo bisogno di mangiare qualcosa, vuoi venire con me?" Mento, non sono svenuto per la fame...

Mi alzo dal divano, per prendere il cappotto appeso in un angolo, barcollo un po'.

"Si certo." In un attimo è al mio fianco, "Però non correre"

"Ok andiamo..." lo precedo alla porta dell'ufficio, sento i suoi occhi sulla mia schiena.
Faccio un respiro profondo, non sto sognando, lui è qui con me.

24 Dicembre ore 21.00

Camminiamo da alcuni minuti per le strade di Marais, ho chiuso la Galleria, spento tutte le luci e ora sono al fianco di Jungkook senza sapere esattamente cosa fare.

Volevo uscire dal mio ufficio per metterlo un po' a suo agio, sentivo che era teso volevo che si sentisse libero di parlarmi, e l'unica idea che mi è venuta è stata quella di uscire a fare una passeggiata, ma ora che sono ad un passo da lui, quello teso sono io, dove avrei dovuto portarlo....

"Taehyung, hai detto che volevi mangiare qualcosa ..." sento la sua voce interrompere i miei pensieri.

"Cosa vorresti?"

Vedo in lontananza l'insegna di Kraft Hot Dogs "Ti andrebbe un hot dog?" 
Io in realtà ho lo stomaco chiuso, ma non voglio si preoccupi. "So che come cena per la vigilia di natale non è un granché, ma qui vicino c'è un posto che li fa buoni."

Spero non faccia storie, non mi va di andare in un posto al chiuso, sconosciuto.

"Si Tae, va benissimo, purché tu mangi qualcosa." Incrocia appena i miei occhi.

"E' in fondo alla strada. Prendiamo da asporto e poi andiamo a mangiare all'hotel de ville?!"gli chiedo.

"Si va bene tutto, ho fame anch'io."

--------

Siamo seduti da un paio di minuti sul muretto delle fontane di fronte all'hotel de Ville, è una serata abbastanza mite, per essere fine dicembre. I negozi sono chiusi e le persone ormai sono tutte a casa.

E' piacevole stare qui seduti a guardare la piazza completamente vuota, con una birra tra le mani. Non l'avevo mai fatto, ma con lui seduto affianco me, mi sembra la cosa più naturale del mondo.

"Pendi spesso da mangiare lì?"
"Ogni tanto... cucinare per me resta sempre difficile." Gli dico, guardandolo stendere le gambe.

"Eri migliorato molto, negli ultimi anni." Afferma lui, sicuro.

"Cucinare solo per se stessi, non è un granché."

"Scusami, Tae non volevo essere indiscreto." Abbassa di nuovo lo sguardo.

"Non fa nulla, ho sempre preferito quando cucinavi tu.... per tutti, .... io provavo solo a non incendiare la cucina." Sorride per fortuna.

"Jungkook." Mi guarda "Perché sei qui?"

So di avergli fatto una domanda a bruciapelo, ma ho bisogno di saperlo, ho bisogno di sapere tutto.
Vedo per un attimo qualcosa brillare nel suoi occhi.
"Io... scusami..." prova a dirmi ma sento che le parole faticano a venirgli fuori.

"Jungkook" cerco i suoi occhi. 
"Qualunque sia il motivo." mi alzo poggio la bottiglia, che ancora stringevo tra le mani, al mio fianco e mi ritrovo difronte a lui. 
"Qualunque sia il motivo dimmelo" 
Non mi guarda.
"Anche se è una cosa che mi farà male, ti prego dimmela."

Guarda le mie mani stese lungo i fianchi, non dice nulla.

"Questi anni senza poterti parlare sono stati brutti Jungkook, sono stati i peggiori della mia vita.
E lo sono stati soprattutto perché non sapevo cosa avevo fatto per farti allontanare, non sapevo il motivo per cui mi avessi chiuso fuori dalla tua vita." Ha alzato lo sguardo nel mio.

Lui è qui ora, con i suoi occhi scuri che si perdono nei miei, dovrei urlargli contro tutto il dolore che ho provato, riversarli addosso tutte le lacrime nascoste per non finire in pezzi, farlo soffrire quanto ho sofferto io. 
Ma le parole scivolano lente dalla mia bocca, quasi fossero carezze.

"Dimmi solo dove ho sbagliato, Jungkook fa male non sapere. Fa tanto male."

I suoi occhi profondi diventano lucidi, stringe i pugni.

"Sono io quello imperfetto Taehyung, non tu."

Trattine un singhiozzo, ma una goccia gli sfugge comunque da un occhio, mentre si tira su ad un passo da me.

"La colpa è solo mia, tu non hai mai fatto nulla di sbagliato, mai. Mi hai sempre dato più di quanto meritassi e io non ne sono mai stato degno. Mai." Si asciuga una lacrima.

"Sono sempre stato un ragazzino che non aveva le palle di fare nulla. Un fottuto ragazzino che aveva paura di stare male, e alla fine ha fotto soffrire l'unica persona che si sia mai presa cura di lui... Perdonami Tae, io sono stato uno stupido, io non avrei dovuto mandarti via così...io...ci tengo a t...."
Le mie braccia trovano spazio attorno al suo corpo, rigido, lo stringo così forte da sentire appena la sua voce che si infrange sulla mia sciarpa

Lo abbraccio con tutto me stesso, erano anni sognavo di poterlo sentire così vicino e ora stento credere che sia le tra le mie braccia.
Avrei dovuto ripagarlo con la sua stessa indifferenza, ma io non sono così, io non riesco a stare fermo a guardarlo piangere.

"Taehyung, io...." 
Sento le sue braccia rilassarsi e unirsi dietro la mia schiena "devo dirti una cosa..." la sua testa si appoggia alla mia "è difficile... ho paura."

Sento le sue lacrime bagnarmi il collo.
Gli porto una mano ad accarezzargli i capelli.

"Shh Kookie, respira. Stiamo prima un po' così ok."
Si stringe a me. 
E' così vicino che sento il suo cuore battere attraverso i vestiti.

Forse anche il mio cuore sta ritornando a posto.

.... to be continued

 

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Capitolo 28
*** Troppo Tempo ***


Pov Taehyung 

Restammo abbracciati in quella piazza vuota, per minuti interi, con i cuori incastrati e i respiri che faticavamo a calmarsi.

Con il mento incastrato nell'incavo del suo collo e il suo capo nel mio, sentivo i pensieri affollarsi dietro gli occhi chiusi, era reale quello che stava succedendo, lui il ragazzo dagli occhi grandi che aveva nelle tasche il mondo, era davvero qui a parlarmi con il cuore in mano?

Sento il corpo di Jungkook staccarsi un po' dal mio, fino ad incrociare i suoi occhi rossi con i miei, sta cercando qualcosa dentro di me, lo sento cercare come volesse leggermi la mente.

"Tira vento qui, ti porto in un posto."

Non aspetto nessuna risposta, lui distoglie per un attimo lo sguardo dal mio e io ne approfitto per allontanarmi un po', gli prendo la sua mano nella mia e comincio a camminare, sentendo Jungkook affrettare il passo per starmi dietro.

Attraversiamo qualche strada poco trafficata e dopo qualche metro sento il familiare rumore della Senna, mi volto appena a guardare Jungkook, lui mi sorride e intreccia le sue dita alle mie.

Mano nella mano, scendiamo al Parc Rives de Saine, e avvolti dalla luce soffusa dei lampioni stanchi, ci fermiamo ad osservare il fiume.

"A Parigi ci sono tante persone, davvero tante, quando non ho pensieri felici e non ho voglia di vedere nessuno, vengo in questo parco lungo la senna e guardo il fiume scorrere, mi fa stare meglio."

Lo sento stringere la presa sulla mia mano, "E' bello qui." Dice piano.

Ricominciamo a camminare, soli, circondati solo dagli alberi e dai rumori della città che vive sopra l'argine, passeggiamo in silenzio, ascoltando i nostri passi, guardando il fiume per non sprofondare negli occhi di chi ci cammina a fianco.

Siamo quasi al Pont au change, quando sento Jungkook fermarsi: "Taehyung" mi dice con la voce un po' roca.

Io lo guardo, inclinando un po' la testa, per scorgere il suo viso.

"Dopo questa cosa forse mi odierai, ma ho bisogno di dirtelo"

Cerco i suoi occhi alla luce dei lampioni, sento una strana sensazione attraversarmi il corpo, come se qualcosa dovesse accadere.

"Qualsiasi cosa sia dimmela." gli dico trattenedo il fiato 

"Io provo qualcosa per te Taehyung."

Ha lo sguardo perso nel mio, ho il respiro fermo nel petto, mi prende anche l'altra mano

"Se ti ho allontanato è solo perché non ho avuto le palle di affrontare quello che provavo per te." 

In una frazione di secondo, mi è passata tutta la vita davanti.

Sto trattenendo il fiato, mi aggrappo alle sue mani come fossero l'unico appiglio con la realtà

Come può essere vero quello che sta dicendo.

"Taehyung." Lo sento supplicare.

"Da quanto Jungkook? Da quanto provi qualcosa per me?" Sento la mi voce frantumarsi ad ogni parola.

"Tanto Taehyung, tanto da essermi rinchiuso in me stesso ...." Sento le sue mani tremare nelle mie.

"Tanto da essere fuggito in America ....e aver permesso alla mie paure di allontanarti da me."

Lo fisso ancora, senza dire nulla, senza dar voce ai miei al miei pensieri impazziti.

"Perdonami Taehyung, perdonami per averti deluso." Poi vedo un stella scivolare lungo il suo zigomo.

"Io non sapevo come gestire i miei sentimenti, io non ho mai saputo come gestire nulla nella mia vita, nulla senza di te a tenermi a galla. Avevo paura che non mi saresti più rimasto accanto, che saresti andato via e mi avresti lasciato solo ..."

Le stelle che scendono dai suoi occhi sono tante ora e lui continua a parlarmi

"Ma tu c'eri sempre per me, sempre anche quando avevi lo sguardo triste, tu c'eri Tae. Sei stato la mia luce per tutta la vita e io ho avuto paura, così tanta paura che ho lasciato che tu soffrissi, perché non ero in grado di starti accanto."

Lo guardo per un tempo che non riesco a quantificare, guardo il Jungkook che ho davanti, con le mani nelle mie, e la voce disperata in cerca di perdono, non è più la superstar che ha conquistato il mondo, è quel ragazzino dagli occhi scuri che a 15 anni si era preso il mio cuore.

"Perdonami Taehyung, ho sbagliato, e ora dovrò pagarne il conto."

Sento il cuore battere contro il petto, ma le parole non ce la fanno a venir fuori. Lui piange, stringendo le mie mani.

"Perdonami se puoi, ma ti prego non odiarmi, picchiami insultami, allontanami ma ti prego non odiarmi. Perché non saprei come affrontare il tuo odio, io impazzirei." Lascia le mie mani per portarsele a coprirsi gli occhi.

Mi allontano da lui, fino a raggiungere il fiume, sento il freddo circondarmi all'improvviso, sospiro: "Io non potrei mai odiarti, Jungkook, mai."

Mi stringo le braccia intorno al corpo e alzo lo sguardo ad osservare il ponte poco lontano:

"Anche nei giorni più difficili, non sono mai riuscito Jungkook. Ho preferito odiare me stesso, pur di non odiare te, e continuerò a non odiarti qualsiasi cosa accada."

Giro la testa e lo trovo al mio fianco ora, lo sguardo rivolto al fiume. E il silenzio.

"Jungkook" lo richiamo, lui si volta verso di me.

"Anch'io provo qualcosa per te."

Vedo i suoi occhi spalancarsi, e l'universo riflettersi in quelle pozze scure.

"Da quanto?" sussurra.

"Troppo."

Sento le sue braccia circondarmi il corpo.

Non ho più freddo. Chiudo gli occhi e mi stringo a lui.

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Capitolo 29
*** Lui è un'opera d'arte ***


5 Dicembre 2035 ore 9.25

Pov Jungkook

Sono sveglio da un quarto d'ora, ma la voglia di alzarmi dal letto non c'è.

Sono sveglio da un quarto d'ora, ma la bisogno di sfiorare il braccio di Taehyung che dorme affianco a me non diminuisce. 
Ha il capo poggiato sulla mia spalla sinistra e una mano sul mio stomaco.

Sono sveglio da un quarto d'ora ad osservare l'uomo al mio fianco e mi domando se sia reale. 
Se tutto questo sia reale. 
Com'è possibile che io a quasi quarant'anni sia qui e lui resti ancora il ragazzo più bello che io abbia mai incontrato?
Com'è possibile, che quelle minuscole linee che ha accanto agli occhi, gli donino come un vestito cucito su misura?
Com'è possibile che abbia le ciglia così lunghe da creare ombre sulle sue guance?

Sospira nel sonno e le sue labbra si schiudono davanti a me, ho sognato la sua bocca più volte di quanto il mio cuore, che si sta svegliando nel petto,  ammetterebbe. 
Vorrei prendermi un bacio, ma non posso, gliene ho già rubato uno, anni fa, frantumandogli il cuore, ora non posso più permettermi errori.
Solo ieri il ragazzo che sogna, appoggiato a me, mi ha dato un'opportunità di essere o perdonato per tutto ciò che gli ho fatto, e ora non posso deluderlo, devo riconquistarmi la sua fiducia e il suo cuore.

Gli scosto una ciocca di capelli che gli copre la fronte, ma lui non si sveglia, è Natale oggi e io sto guardando l'unico regalo che avessi mai desiderato ricevere.

Resto a guardarlo ancora, senza muovermi, con la luce che filtra delle tende a coloragli il viso e il respiro leggero.
Ieri, dopo avergli aperto il mio cuore, ho temuto che mi avrebbe lasciato lì sulla riva della Senna, solo, a ricostruire i miei pezzi. Ma poi tutto è cambiato. 
Non mi ha lasciato solo, mi teso la mano e mi ha permesso di guardare nel suo cuore. 
Solo in quel momento tutto il mio mondo ha ricominciato ad avere un senso.

Solo quando ho visto me stesso riflesso nei suoi occhi grandi, ho capito che la parte di me a cui avevo rinunciato era l'unica che contava davvero. Quella parte aveva, le mani affusolate, gli occhi grandi e un piccolo neo sul naso. 
Taehyung.

————————-

"Woff" mi volto verso la porta della camera da letto, sento un leggero abbaiare "Woff"

Naminia penso, a dimenticato che Taehyung aveva una cagnolina. 
Non voglio che lo svegli, ieri notte era davvero stanco, appoggio dolcemente la testa di Tae sul cuscino e senza svegliarlo esco dal letto ricoprendolo con il piumone.

Sono scalzo, ma il parquet è caldo così sulle punte raggiungo la porta e prendo al volo la pomerania per non farla entrare. 
Mi volto a guardare Taehyung ma quasi scompare nell'ammasso informe di coperte, richiudo la porta e vado in cucina, accarezzando Namina.

E' strano come pur essendo la prima volta che mi ritrovo nella casa di Taehyung tutto mi sembri familiare, è tutto nuovo, ma ho la sensazione di averci vissuto.

Poggio Namina vicino alle sue ciotole in salotto e le verso un po' di croccantini, lei saltella contenta e comincia mangiare. 
Io vado in cucina, metto su l'acqua per il tè e vado verso la finestra, guardando fuori, è la mattina di Natale, c'è gente che cammina per la strada con i regali tra le braccia, e io non ho nulla per lui.

La teiera sbuffa, spengo il fornello e metto in infusione due filtri. 
Potrei cucinare per lui, non sarà un vero regalo, ma quando si sveglierà avrà fame, potrei preparargli qualcosa che gli ricordi casa.

Non gliel'ho detto ieri, ma sono anni che non cucino più. Aveva ragione lui cucinare per una persona sola non è divertente, e lo è ancora meno ritrovarsi ogni giorno a guardare lo sgabello vuoto della casa a LA su cui si sedeva la persona per cui amavi cucire, sperando di vederlo comparire.

Era stato così difficile da dovermi trasferire in un posto che non mi ricordasse Taehyung in ogni momento.

Apro il frigo, come immaginavo non c'è molto, tiro fuori un po' di uova e verdure ... qualcosa mi inventerò.

Metto una pentola con l'acqua sul fornello e mi metto all'opera.

Conoscendo Taehyung non avrei mai immaginato potesse avere una cucina tanto bella e fornita di ogni utensile, almeno non prima di aver sentito dalla sua bocca, come fosse finito in questa casa fatta su misura per lui.

Ieri sera abbiamo parlato tanto, dopo la confessione sotto il ponte, eravamo entrambi in imbarazzo, così gli ho chiesto di farmi vedere la Galleria d'arte che porta il suo nome e Taehyung, mi ha fatto entrare nel suo mondo.

——————

Varcata la soglia del centro espositivo, ho visto nei suoi occhi quanto fosse orgoglioso di ciò che negli anni, in cui l'avevo tenuto lontano,era riuscito a mettere su. E io non potevo che essere fiero di lui.

Guidandomi per le sale in parte spoglie, mi aveva raccontato di come con l'aiuto di Claire scegliesse gli artisti da esporre, di come cercasse sempre di dare la possibilità di esprimersi a chi non ne aveva i mezzi. 
Tanto da aver dedicato un intero piano agli atelier per gli artisti. Lui mi mostrava orgoglioso gli ambienti, senza vantarsi, ma io sentivo una stretta al petto, l'avevo lasciato solo per realizzare il mio sogno di gloria, ma lui aveva deciso di condividere con chi se lo meritava più di me il frutto del suo lavoro.

Taehyung era sempre stato un'opera d'arte, e con il suo impegno permetteva alla bellezza di trovare una via di mostrarsi al mondo.

Certo avevo provato a rendermi utile negli anni, sostenendo campagne o prendendo parte agli eventi di raccolta fondi come quello alla tour Eiffel, ma Taehyung aveva trovato un modo unico e di prendersi cura del futuro di chi non poteva averlo.

"Jungkookie questi sono i capolavori dei miei bambini. Sono sparsi per il mondo ma hanno davvero talento. Guarda questa farfalla, è fatta di vetro da Uma, ha 7 anni e vive in un piccolo paese in India. Questo dipinto l'ha fatto Tomas ha nove anni lui sta in Brasile"

Era stato struggente, sentire parlare Taehyung dei progetti che la sua Fondazione aveva in giro per il mondo, parlava dei bambini come fossero suoi nipoti. Dicome portare l'arte nei posti dove di arte non si poteva vivere, significava poter dare a un bambino su 1000 un'alternativa alla strada e forse un'esistenza più colorata.

——————-

Con gli occhi lucidi e la mano di Taehyung a condurmi nel suo mondo, eravamo arrivati davanti ad una porta verde in cima alle scale del secondo piano, ho ancora negli occhi, lo sguardo preoccupato che mi aveva rivolto prima di aprirla. Era impaurito e stringeva la maniglia senza dire nulla io non sapevo cosa aspettarmi.

Ero rimasto lì, a stringergli la mano, poi ha aperto la porta e io ho capito che quella era casa sua.

Potevo capire che avesse paura, in una sola notte ero tornato nella sua vita, gli avevo fatto intravedere il mio cuore e lui mi aveva aperto una spiraglio sul suo. E ora mi stava facendo entrare nel rifugio che si era creato per proteggersi da me.

Cercavo il suo sguardo, ma lui non guardava me, schiacciò un interruttore, e le luci di una bellissima casa si accendono, dei passi leggeri si avvicinano a noi, lui lascia la mia mano si accuccia al pavimento e prende in braccio un cagnolino.

Poi si rialza accarezzando il capo:
"Jungkookie questa è Naminia"

Accenna un sorriso, si rilassa io gli sorrido di rimando, prendo una zampina del cagnolino e la scuoto .

"E' un piacere conoscerti Naminia." 
Lui scoppia a ridere.

E il mio cuore fa un salto, quanto mi era mancato il suo sorriso, quanto mi era mancato il mio Taehyung.

"Sei un cretino Jungkookie." Si toglie il cappotto lo poggia sul divano, e mi lascia lì all'ingresso correndo via con la cagnolina tra le braccia chissà dove.

Io chiudo la porta di casa che aveva lasciato aperta, e rimango solo.

Sono a casa sua, al solo pensiero sorrido, c'è una parete in mattoni rossi, piena di foto in bianco e nero, le ha scattate lui, è il suo stile quello. 
Faccio qualche passo, ci sono librerie piene di riviste, libri e oggetti strani, le ampie finestre ai lati di un grande albero di natale, fanno entrare la luce soffusa dei lampioni. Il divano pieno di cuscini davanti al camino acceso, mi tolgo anch'io il cappotto, lo poggio accanto al suo e mi siedo ad osservare il fuoco, il camino della mia villa a LA non lo accendo mai.

"Scusami, avevo bisogno di mettermi il pigiama, non è un problema per te?" mi sento chiedere.

Scuoto la testa, me lo ritrovo davanti con un pigiama in flanella verde e un cardigan dal ginocchio. Sorrido sconsolato, è sempre lo stesso.... "Certo che no Tae"

"Vuoi qualcosa da bere? Ho del vino o non so una tisana."

"Vada per la tisana. Hai dei biscotti?"

"Sii, io preparo la tisana tu prendi i biscotti, ce ne sono diversi tipi nel mobile accanto alla TV."

Tra una tisana e un tre pacchi di biscotti al cioccolato, abbiamo parlato di fronte al camino fino alle due di notte.

Lui mi ha raccontato di Arnaud e di Claire, della scuola d'arte e della riscoperta passione per la fotografia. Di come un passo alla volta è riuscito ad affrontare la vita che si è scelto lontano da tutto, io gli ho raccontato della mia esistenza da cantante in giro per il mondo, di quanto fosse stata si appagante ma troppo dura da affrontare da solo.

Non ci parlavamo così da tanto tempo senza scudi dietro cui nasconderci, ma con il bisogno di riscoprirci un momento alla volta, con il bisogno di condividere ricordi che avevamo vissuto da soli, per poterne rendere l'altro parte, con la necessità di riscoprirci uno il sostegno dell'altro, come siamo sempre stati.

E quando ho visto le mani di Taehyung stropicciarsi gli occhi come un bambino, mi sono reso conto di quanto si fosse fatto tardi e di quanto lui dovesse essere provato da tutto quella situazione.

"Tae forse è meglio se vai a riposarti io ..."

"Non andare ti prego, resta." In un attimo aveva spalancato gli occhi e con una mano mi teneva il braccio, sembrava così fragile, quasi spaventato.

Io non avevo nessuna voglia di andarmene.

"Ok, resto, tu dammi solo qualcosa di comodo per dormire ok, io sono nella camera degli ospiti."

"No, resta con me, Jungkookie." Il suo tono non ammetteva repliche. Così l'ho seguito nella sua stanza, e l'ho abbracciato per tutta la notte.

——————-

La zuppa è quasi pronta, spengo il gas, L'orologio sul camino segna le 10.45. 
Vado verso la camera di Taehyung, lui dorme ancora, stringendo al petto un cuscino, è così bello da non sembra reale, lo lascio riposare ancora un po'.

Raggiungo il mio cappotto che avevo lasciato all'ingresso, cerco nelle tasche e trovo il mio cellulare. Erano quasi venti ore che non lo consideravo, lo accendo mi ritrovo invaso di notifiche ma nulla di interessante, apro solo quella del mio manager:

-Ti ho prenotato il volo per domani sera 26 alle 21.25 da Paris Charles de Gaulle, ti prego non fare cazzate Jungkook, ne va della tua carriera. E comunque Buon Natale –

-Non farò cazzate. Prenota un altro biglietto anche per lui. Buon Natale anche a Te.-
 

(Il loft di Taehyung lo vedo simile a questo, solo con altre sue poltrone intorno al focolare, altri scaffali pieni di oggetti, e la luce che entra dalle grandi finestre e attraversa lo spazio        

(Il loft di Taehyung lo vedo simile a questo, solo con altre sue poltrone intorno al focolare, altri scaffali pieni di oggetti, e la luce che entra dalle grandi finestre e attraversa lo spazio.)

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Capitolo 30
*** Soffitta ***


Pov Jungkook

25 Dicembre ore 11.00

Sono sul divano di Taehyung da qualche minuto, lui dorme ancora.
Il Bibimbap è pronto. 
Ho vagato un po' sui social, ma non so che fare, non c'è nemmeno Naminia da accarezzare.

Ripensandoci dov'è finita? Mi infilo le pantofole di Taehyung che ho trovato accanto al divano e provo a chiamarla senza far troppo rumore.

Non risponde, non credo sia giù nella galleria, la porta d'ingresso è chiusa, nel living e nella camera da letto non c'era, dove può essersi nascosta?

Attraverso il corridoio delle camere da letto, c'è una porta leggermente aperta, guisto lo spazio per far passare la cagnolina, la apro ancora un po', ci sono delle scale in legno, illuminate da un lucernario da cui si intravede il cielo, mi fermo ad osservarlo solo un attimo, poi comincio a salire fino ad arrivare all'ultimo gradino.

Mi guardo intorno sorpreso, deve essere il piano sottotetto, ci sono delle travi in legno ad attraversare il soffitto. 
Una luce soffusa si insinua attraverso le pareti sottili in ferro e vetro. 
Sembra tutto così ordinato e perfettamente al posto giusto, come se non ci fosse mai entrato nessuno. 
L'ambiente alla mia destra credo sia una sala prove, ha il pavimento in legno lucido e un grande specchio ad occupare tutta la parete, colgo il mio riflesso, sembro un ladro, distolgo lo sguardo e vado oltre. 
Delle tele bianche accatastate al muro tra gli abbaini, i cavalletti, i colori e i pennelli sulle mensole, sembra l'atelier di un pittore, attraverso la porta aperta è noto uno scaffale pieno di macchine fotografiche, degli sfondi, le luci e un grade tavolo per controllare i progetti. 
Forse è lo studio di Taehyung, ma a parte una vecchio hard disk poggiato accanto al computer è tutto immacolato. 


Mi avvicino alla finestra, si vede Notre Dame. Se avessi un posto avrei riempito le tele bianche di tutti i colori di questa città. 
Sono anni che non dipingo. Annii che non faccio più nulla di ciò che mi faceva star bene, sento una lacrima scorrermi sulla guancia, in questi anni ho realizzato il mio sogno, ma ho rinunciato a tutto il resto.

Mi asciugo la lacrima solitaria e guardo oltre vetrata che divide gli spazi, c'è un pianoforte nero a coda in angolo, e sul tappeto accanto una palla di pelo addormentata, eccola dove era finita, la raggiungo e lei si sveglia saltellandomi incontro. 

Io mi siedo su una delle poltroncine di fronte al piano tenendola in grembo, la accarezzo, sul muro di fianco a me sono appese un paio di chitarre, un violino e un sassofono, sorrido ripensando ad un giovane Taehyung che lo suonava per me, chissà se suona ancora.

Poggio Namina di nuovo sul tappeto e raggiungo la libreria, accanto ad un all'impianto audio di ultima generazione.
Ci saranno migliaia di dischi, scorro un po' di titoli, c'è tanto blues, Jazz, qualche titolo in coreano, poi ce n'è uno nero, ha la copertina rovinata, lo tiro fuori, mi sento morire.

E' il mio.

Per quanto è rovinato il cd, l'avrà ascoltato all'infinito, accarezzo le pagine stropicciate del libretto, sembra passato un secolo da quando gliel'ho mandato, giro le pagine fino ai ringraziamenti scoloriti dal tempo e da piccole macchie bianche, macchie lasciate dalle lacrime, sento lo stomaco stingersi:

Il mio Grazie più grande va a Kim Tae Hyungsenza il suo sostegno e la sua fiduciain menon sarei qui a condividere la mia musicaquesto album esiste grazie a lui.

La mia mano destra si stringe all'altezza del cuore: Io esisto solo grazie a lui.

Lui non si meritava si essere trattato

Sgancio una Gibson nera dal muro degli strumenti, ne tasto le corde, è bellissima, c'è uno sgabello accanto alla finestra, mi siedo togliendo le pantofole e provo un accordo, perfetta, Naminia mi guarda distesa sul tappeto, io chiudo gli occhi e comincio a suonare, sento il sole riscaldarmi il viso, agli accordi si uniscono le parole:


.... I was nothing compared to your love.
I was nothing compared to the light. 
I was just a faded shadow who drifted away from you.

Un tonfo.

Riapro gli occhi e mi ritrovo davanti Taehyung, in ginocchio, con le mani a coprirsi il viso e le lacrime a scorrergli tra le dita, lascio la chitarra e mi chino su di lui per stringerlo a me.

"Taehyungie" lo sento singhiozzare.

"Taehyungie" gli accarezzo la schiena, "Clamati." Gli sussurro in un orecchio.

"Io.... pensavo..." prova a dirmi, tra le lacrime, ma respira a fatica, Naminia si strofina contro le sue ginocchia per tranquillizzarlo.

Allontano dolcemente le sue mani, spostandogli i capelli che gli coprono gli occhi. "Piccolo ehi, calmati."

Gli accarezzo il viso asciugandogli le lacrime, provo a respirare con lui.

"Si così piccolo, respira bravo." Lui mi guarda con gli occhi lucidi.

"Io... io pensavo che te fossi andato." Ha la voce rotta.

Porto le mani sulla sua schiena lo avvicino a me, lui poggia le mani sul mio cuore.

"Mi sono svegliato... non c'eri." Sento il suo cuore battere forte, gli sfioro la fronte con le labbra, ora sono io quello che ha gli occhi lucidi.

"Ti ho cercato ..... tu non rispondevi, ..... ho avuto paura che mi avessi lasciato ancora." Avvicino la mia fronte alla sua. Anche il mio cuore batte forte come il suo, cerco i suoi occhi.

"Poi sono salito qui... io non ci vengo ma ... ho sentito la canzone..."

Sfioro il mio naso con il suo, chiudo gli occhi e lo bacio.

..........

..........

.........

Le sue mani si artigliano alla mia maglia, ho il cuore impazzito. 
Separo un attimo le labbra dalle sue, ma mi porta a se.

Sospira sulla mia bocca si allontana, io riapro gli occhi e trovo i suoi ad aspettare i miei.

Non farò lo stesso errore, non questa volta.

"Sono innamorato di te." 
Sento le lacrime attraversarmi il viso.

"Sono innamorato di te Taehyung."

Percepisco l'oscurità dei suoi occhi attirarmi a lui, balbetto "Perdonami, io non ero in grado ..."

"Anch'io sono innamorato di Te."

Smetto di respirare, mi accarezza uno zigomo e avvicina la sua bocca alla mia.

Un attimo di smarrimento mi attraversa il corpo, quella dannata oscurità mi cerca, un battito di ciglia e sento la sua tristezza attraversarmi il corpo, tremo.

"Jungkook, io sono innamorato di te da tutta la vita."

Stringe il labbro inferiore tra i denti. Resto con le labbra dischiuse ad ascoltare.

"Avrei dovuto dirtelo, io ho sbagliato, io avrei dovuto..."
Gli Poggio un dito sulle labbra.
Con l'altra mano gli accarezzo il viso, il mio corpo ha più forza di me.

"Sono io l'unico ad aver sbagliato, non tu Taehyung."

"Tu... tu avevi capito che io?" Soffia lui dietro le mie mani.

"Si." Io abbasso la testa, ma lui, cerca i miei occhi.

"Tu sei sempre stato la mia luce Taehyung, e io non sono mai stato niente in confronto a te." Mi solleva il mento con lesue dita sottili. "Quando ho capito cosa provavo ho avuto paura. Taehyung. Paura di non essere abbastanza, paura di poter rovinare tutto, di perdere tutto e al posto di parlartene, mi sono allontanato da te, lasciandoti solo." 
Vedo una tempesta, smuovere l'oscurità dei suoi occhi, ma devo continuare.

"Ho lasciato che fossi triste Taehyung, ho lasciato che altri provassero a toccare il tuo cuore.... cazzo avrei voluto spaccargli la faccia, sono stato così stupido, ma non ne avevo il diritto. " Lui accenna un sorriso, almeno non piange.

"Ho lasciato che il successo ..."

"Tu eri geloso?" Una scintilla nel buio.

"Avrei voluto ucciderli." Traccia con i polpastrelli la linea del mio mento.

"Io odiavo le tue tipe, tutte." Dice

"Il momento migliore era quando riempivano la hall di fiori. Sapevo che gli avevi scaricati."

"Non ho mai permesso a nessuno di prendersi il mio cuore." I suoi occhi mi stanno trapassando anche l'anima.

"Perché?" gli chiedo

"Perché era tuo. E' sempre stato tuo."

 

ore 16.30

Pov Taehyung

E' Natale. 
Sono sul divano di casa mia, fuori il tramonto è già cominciato e il camino illumina la stanza di un arancio scuro.

Ho il capo poggiato sul petto di Jungkook, il suo cuore batte lento, come la sua mano che mi accarezza i capelli, alzo lo sguardo e incrocio i suoi occhi profondi, è tutto così bello che ho paura di stare sognando.

Da quando l'ho trovato in soffitta, le sue braccia sono rimaste ancorate a me, il suo calore si è unito al mio.
Ho combattuto così tanto con i miei sentimenti che ho il terrore che tutto possa essere uno scherzo della mia testa. Chiudo gli occhi, affondo il naso sul suo petto e stringo tra le mani la maglia del suo pigiama. 
Fa che sia reale mi ripeto, fa che sia tutto vero.

"Taehyung"

"Ehi" Il battito del suo cuore accelera un po', si sposta per portare il suo viso vicino al mio.

Mi bacia il naso. Poi scende, io sospiro sulle sue labbra gonfie.
Ho scoperto la sua bocca solo oggi, ma è diventata indispensabile per me.

Apre gli occhi per scrutarmi dento, mi accarezza una guancia.

"Che succede?" Mi chiede

E' difficile dirlo a parole, la sua mano si ferma sul mio viso.

"Ho paura che tutto questo non sia reale. Jungkook." Non devo piangere, non devo farlo, ma è difficile.
"Ho il terrore di aver immaginato tutto."

La sua mano continua a riscaldarmi il viso, vedo anche i suoi occhi scuri diventare lucidi.

"Siamo in due ad avere paura Taehyung." Poggia le sue labbra sulle mie guance per asciugarmi le lacrime.

"Sai TaeTae.... un giorno, un ragazzo bellissimo che veniva da Daegu, mi ha detto che non dovevo temere nulla perché c'era lui al mio fianco. 
E in due avremmo combattuto e sconfitto ogni drago sul nostro cammino."

Chiudo gli occhi.
"La solitudine ha ucciso tutte le favole di quel ragazzo... Jungkook." 
Se domani mi svegliassi e lui non fosse con me....

Li riapro, lui respiro profondo, le sue braccia si separano dal mio corpo, ho freddo ora, lui si alza dal divano si avvicina al camino, con una mano a sorreggersi la fronte.

Mi metto seduto portando le ginocchia al petto e poggiandoci la testa, provando a non tremare.

"Jungkook." Lo richiamo, ma lui non mi sente.

"Jungkookie." Provo ancora, si gira verso di me, ha lo sguardo un po' perso, ha tanti pensieri che gli girano nella testa, lo capisco.

"Io non voglio più vivere la mia vita senza di te, Taehyung." Lo vedo sospirare.

"Non voglio più rinunciare a te.... voglio essere felice Taehyung.... ma non so come fare"

Ormai l'unica luce nella stanza è quella del camino che si riflette nelle lacrime di un ragazzo dagli occhi scuri diventato adulto, mentre gli camminavo accanto.

"Anch'io voglio essere felice Jungkook .... e .... vorrei esserlo con te al mio fianco."

Le lacrime gli fanno luccicare le iridi profonde, si siede di fronte a me, sul tavolino, io mi sporgo verso di lui e gli prendo le mani.

"Hai detto che se siamo in due ad affrontare i draghi li sconfiggiamo, Jungkookie... Proviamoci."

Mi guarda con gli occhi da bambino, trema un po' "Proviamoci." Ripete lui quasi a convincersi.

Gli prendo una mano e la avvicino alla bocca lasciandoci un piccolo bacio.

"Niente maschere, ci siamo solo io te Jungkook, solo io e te."

"Solo io e te." Avvicina la mia mano alla sua bocca e lascia anche lui un bacio.

"Voglio che tu conosca ogni angolo di me Jungkook e se me lo permetterai vorrei scoprire ogni parte di te, anche quella più buia.... Per me tu sei sempre stato perfetto, in ogni modo e le tue ombre di rendono solo più bello."

Non mi risponde, si sposta sul divano di fianco a me incrociando le gambe, io mi giro imitandone la posizione, lo guardo asciugarsi i residui di lacrime dalle guance.

"Ok." Mi dice solo, forzando un sorriso.

"Ok" ripeto io.

..... to be continued

 

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Capitolo 31
*** Io e Te ***


Pov Taehyung

"Jungkookie" gli sfioro il ginocchio.

"La canzone che hai cantato al concreto, l'altra sera, quando l'hai scritta?" Lui mi guarda un po' sorpreso, fa un sospiro:

"Quando sei partito per Daegu, dopo che ti ho chiesto quel bacio." Deglutisco a vuoto mentre lui riprende.

"Se potessi tonare indietro nel tempo Taehyung, tornerei a quella sera, in quel locale. Prenderei a pugni quel ragazzino stupido, che ti ha riso in faccia, quando avrebbe dovuto stringerti a se e non lasciarti andare più." Allora è cominciato tutto da lì.

"E' stata la prima canzone che ho scritto per te....  anche se parlava di me e di quanto mi sentissi inadeguato in confronto al mio angelo senza ali."

"Ho amato quella canzone dalla prima volta che l'ho ascoltata, prima di sapere di chi parlasse, Kookie" ... gli ancora sfioro il ginocchio "Io non sono speciale come dici tu, sono solo io."

"Sei sempre stato speciale per me. Sei in tutte le canzoni che ho scritto, Taehyung, tutte parlano di te."

"Oh" lo guardo sorpreso, anche le mie canzoni hanno sempre parlato di lui.

"Vorrei fartele ascoltare, anche se di alcune mi vergogno un po'." E' arrossito, la stanza è buia, ma lui è arrossito come faceva da ragazzino.

"Ci sono alcuni brani che non ho mai cantato." Sta fissando le mie mani.

"Ho sempre sperato che un giorno avremmo potuto cantarli insieme." Cantare... nemmeno ricordo più il suono della mia voce.

"Io non credo di esserne più in grado Jungkook."

Le sue dita si incrociano alle mie, sospira.

"Sono stato io il motivo per cui ti sei allontanato dalla musica Taehyung?"

"Eri in ogni parola che cantavo, non potevo continuare..." La musica era tutta la mia vita, ma quel ragazzo degli occhi profondi ormai rossi, era la musica della mia vita... e ....

Sento le sue lacrime bagnare le nostre mani.

"Cazzo, io sono stato così stupido, io... Teahyung... non merito nemmeno di guardarti negli occhi."

Prova a lasciarmi la mano, per alzarsi, ma lo trattengo, stringendo il suo viso al petto.

"Fammi male, ti prego, .... io non merito nulla." Le sue parole, mi arrivano sorde, mentre piange contro la mia maglia.

"Non potrei mai farti del male, non ci riuscirei." Il suo corpo prova a farsi piccolo contro il mio, ma non ci riesce.

"Kookie ... " gli accarezzo i capelli, "guardami, ok..." lui alza il capo, io gli bacio la fronte.

"Siamo io e te.... Sei sempre stato la melodia che dava forma alle note del mio cuore ...  con te lontano, la musica non aveva più senso" Le sue mani, mi accarezzano la schiena.

"Stammi vicino Jungkook..."

Le sue labbra sfiorano le mie. "Io e te" gli sento sussurrare.

Si siede incrociando le sue gambe alle mie. Io mi faccio coraggio stringendo gli occhi. Ho bisogno che lui sappia tutto di me.

"Quando non mi rispondevi più al telefono, sono andato fuori di testa Jungkook ....ho contattato tutti quelli che speravo potessero farmi parlare con te, ma non l'hanno fatto. Se Namjoon non mi avesse convinto a cambiare vita, non so come sarebbe finita". Lui mi guarda serio come poche volte l'ho visto, ha le spalle tese.

"Per tutta la vita mi sono detto che mi bastava vederti sorridere per stare bene, ricevere ogni tanto un tuo abbraccio per non crollare, ma quello che mi faceva davvero sentire vivo era sentire la tua voce.
La tua voce aveva il potere di accordare il mio cuore. Era come una mano che mi donava le carezze, che quando siamo diventati adulti, non mi donavi più...
Poi sei partito e io ho dovuto cercare calore nelle tue canzoni per sentirti più vicino, ... mi sono detto che mi doveva bastare quello, non potevo pretendere di più ... e poi quella voce stessa voce mi ha detto di dimenticarla, e ho pensato di impazzire."

Ha il labbro stretto tra i denti Jungkook, mi guarda con i suoi occhi profondi arrossati.

"Mi dispiace." Soffia, ha paura di me, io cerco le sue braccia, il solo pensare a quel momento mi rende debole.

"Ho dovuto spegnere tutte le voci che avevo intorno, tutte, anche la musica per provare a dimenticarti, mi sono circondato di silenzio, dentro e fuori ....
Manon ci sono riuscito...
Ogni sera, mi ritrovavo a sperare che ti ricordassi ancora di me, che ti mancassi almeno un po', perché a me mancava terribilmente una parte di me ... la parte che mi faceva sentire vivo. 
Mi mancavi tu."

Sono stato bravo, gli ho parlato senza piangere, lui non è stato bravo quanto me, ha il viso bagnato.

"Mi dispiace." Sussurra ancora. "Mi dispiace Taehyung"

Gli accarezzo le guance, portandomi via qualche lacrima.

"Jungkook, ogni tanto pensavi a me?"

Lui tira su con il naso.

"Ti... ti  ho portato con me ogni momento." balbetta.

Lo guardo, stendere le gambe, allungare le braccia e togliersi la maglia del pigiama.

Io non capisco, poi  volta verso di me, guardandosi il petto.

E' proprio lì all'altezza del cuore, ha un tatuaggio a forma di sole, io mi avvicino, tracciando con le dita i caratteri Hangul che formano i raggi.

A Teper avermi reso ciò che sono.-

"Ho sperato che servisse a dimenticarmi di te, ma è stato come tatuarsi il tuo nome direttamente sul cuore.. mi ...  mi faceva sentire meno solo"

Un bacio leggero sulle labbra, era stata quella la mia unica risposta.

"Non sei mai stato solo Jungkookie." Un nuovo bacio.

"Non lo sei mai stato." Sento le sue braccia stringermi a lui, un brivido attraversagli la pelle quando poggio le mie mani fredde sul suo petto, .... potrei abituarmi a tutto questo penso.

"Taehyung, ritorna a cantare." Mi sussurra lui.
"La musica in te è un dono .... ti rendeva felice... io non posso pensare di averti privato di quella felicità... non ce la faccio." Strofina una guancia tra i miei capelli, ha il respiro pesante. 
Se puoi dai alla musica una possibilità, io ho fatto già troppi danni... e privare il mondo della tua voce, sarebbe qualcosa di irreparabile."
Gli bacio il mento.

"Ti prego." Sussurra ancora.

"Stammi vicino .... e io ci proverò." Un nuovo brivido gli attraverso il corpo, i suoi occhi stanno brillando ora, ci proverò davvero.

Mi sfiora le labbra. "Lo farò". Dice.

Restiamo abbracciati per qualche minuto, con le mie dita a tracciare linee immaginarie sulla sua schiena nuda e il suo naso a strofinarsi sul mio collo.

"Hai tanti tatuaggi nuovi, ora..."

"Si." Risponde, le labbra a contatto con la mia pelle.

"Un giorno mi dirai cosa significano?"

"Si." Mi lascia un bacio io rabbrividisco.

" Jungkookie" Si appoggia allo schienale del divano, per farmi stare più comodo.

"Hai ancora quell'appartamento a LA quello con la terrazza da cui si vedeva il mare."

"Si... ma mi sono trasferito, poco dopo l'uscita del disco, mi faceva pensare troppo a te.

"Oh" ... sento le sue labbra di nuovo sul mio collo, poi sorride.

"Quanto adoro il tuo modo di essere sorpreso. Ahah"

"Ehi, non prendermi in giro, e comunque... ok mi vergogno."

"Ehi ehi ... di che ti vergni...  sono curioso?"

"Nulla di che, è solo che ti ho scritto delle lettere ... e le ho mandate tutte li ... e nulla distruggile." Lui mi bacia il naso.

"Dovrei leggerle." Mi fa il solletico.

"Jungkookie."

"Le distruggerai tu, quando ci andremo" ci andremo... insieme..

"Ok, però non devi leggerle."

"Va bene." Mi bacia il naso, poi poggia la fronte contro la mia, e chiude gli occhi.

Passano i secondi, ma resta ancora ad occhi chiusi, respira a fatica fatica, il suo cuore accelera un po', io mi siedo sulle sue gambe, le sue mani si poggiano sulle mie cosce e le mie raggiungono le sue. E' preoccupato per qualcosa...

"Siamo in due ok, io e te, dimmi cosa ti passa per la testa Jungkook."

.....

"Domani sera devo partire per Londra." Sento i muscoli della schiena irrigidirsi. "Vieni con me."

Provo a scendere dalla sue gambe, ma lui mi blocca. "Vieni con me, solo tre giorni, poi andremo dove vorrai, torneremo qui, se è quello che vuoi, ma vieni con me ... io devo andarci, Taehyung."

"Perché .... perché non puoi restare qui con me?" chiedo, sento il cuore farsi pesante.

"Ci sono due concerti di beneficienza uno a Londra e l'altro a Copenaghen ... io volvevo annullarli, ma ci saranno le famiglie reali ... io ... io devo esserci per forza. 
Taehyung, potrebbe crearsi un incidente diplomatico." Ha lo sguardo triste, non mi sta mentendo, vorrebbe davvero restare.

Sfioro con le dita il suo viso.

"Non posso venire con te, Jungkook, io ...  ho un progetto da realizzare, non posso lasciare Parigi." Vedo i suoi occhi tornare lucidi.

"Io non voglio più stare senza di te, Taehyung." Prendo il suo viso tra mani.

"Non resterai senza di me, fa i due concerti e torna qui ...." Lui spalanca i suoi occhi.

"Tae..." lo blocco

"In questi giorni, ho la mia prima mostra fotografica da mettere su, Jungkookie .... io devo inaugurarla il 30 Dicembre, ... sono mesi che ci sto lavorando, non posso lasciare tutto ora...
E' importante per me."

Prende il mio viso tra le mani e avvicina la sua fronte alla mia.

"Tornerò per il tuo compleanno, Taehyungie, se la mostra è importante per te, lo diventerà anche per me."

.... to be continued

 

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Capitolo 32
*** La mia casa ***


26 Dicembre ore 21.40

Pov- Taehyung

L'aereo di Jungkook è appena decollato, l'ho visto staccarsi dal suolo dalla vetrata della sala vip dell'aeroporto.
Come un cretino continuo ad osservare la pista ormai vuota, mi passo una mano sotto gli occhi per asciugarmi le lacrime e mi volto per tornare a casa.

Lui tornerà, me l'ha promesso, io devo solo aspettare...

Un'hostess di terra mi fa strada fino all'uscita, io la saluto e a passi svelti raggiungo la macchina.

Mi siedo al posto di guida, tolgo il cappotto, inserisco la cinturae poggio la fronte sul manubrio... non è stato un sogno, non lo è stato.

Faccio un respiro profondo... "Auto ... chiama Jimin" devo parlare con qualcuno...

Il telefono squilla, io metto in moto e comincio a guidare...

"Proo nto..." eccolo

"Jiminie... ci sei."

"Ca**o, TaeTae ... stavo dormendo." Fa lui con la voce impastata dal sonno.

"Scusami, ma mi avevi detto che... insomma io potevo chiamarti." Forse in Corea è un po' presto.

"Sono sveglissimo, che è successo?"

"Niente ... Jungkook."

"Che ha fatto quel coniglio... Taehyung se ha fatto qualche altra cazzata, ti giuro che lo faccio diventare pelato."

Io rido.

"Ehi perché ridi."

"Lo sto solo immaginando pelato." Probabilmente starebbe bene anche così.

"Taehyung che è successo?" mi fa lui, ha il tono più rilassato.

Io prendo un po' d'aria.

"E' venuto da me. La sera della vigilia di Natale ... e abbiamo parlato... abbiamo parlato tanto Jimin."

"Oh,.... finalmente" lo sento sussurrare.

"E' rimasto da me, due giorni, ora l'ho accompagnato in aeroporto."

"Capisco ... come ti senti?" mi chiede piano.

Già come mi sento ora... "Io non lo so Jimin, mi sento bene credo... ho solo un po' paura, mi ha promesso che tornerà... tornerà da me."

"TaeTae... non vorrei essere invadente, ma di cosa avete parlato?"

"Di noi... di me e lui..." provo a dirgli.

"Insieme?"

"Si... insieme."

"ahahha ... OMG... aahhha" lo sento urlare ...

"Jimin, non urlare sto guidando ... mi hai fatto prendere un colpo."

"E' solo che non credevo sarebbe mai successo, sto elaborando... OMG... quel coniglio finalmente." Lo sento ragionare .... "ti ha baciato?"

"Si ... J..."

"Ahhha, ca**o, ca**o, ca**o ahhah"... urla di nuovo.

"Jimin ... smettila o riattacco." Provo a calmarlo.

"Ok ok, è che davvero finalmente... non dirmi pure che l'avete fatto?"

"Jimin ... NO ma ti pare... oddio che vergogna." credo che anche i miei capelli siano arrossiti.

"Ahah ok scusami... quindi l'hai perdonato?" mi chiede

"Si .... l'ho perdonato ... sono un cretino, l'ho perdonato appena l'ho visto entrare nel mio ufficio... Non sono forte in queste cose."

"Sono felice che abbiate parlato, finalmente, ... ora che avete deciso?"

"Mi ha detto che non vuole più stare senza di me ... mi ha anche chiesto di andare con lui a Londra, ... ma io ho la mostra Jimin, ... mi ha detto che tornerà da me, ma io ho paura.... Ho paura che non mi lasci solo, ancora."

"Taehyungie ..." lo sento sospirare.

"Lo so che ti spaventa, ti ha fatto male ... ma questa volta sarà diverso, il Jungkook di ora non è più il ragazzino di un tempo, anche tu non sei più lo stesso ... per una volta concediti l'occasione di essere felice, e dai anche a lui una chance di esserlo."

"E' difficile..."

"Lo immagino TaeTae, ma dagli un po' di fiducia, è un cretino, ma per una volta nella vita, credo abbia intenzioni serie." Lo sento ridacchiare.

"Ok, ci proverò... sono solo tre giorni infondo."

"Sei pronto per la mostra?" Mi chiede poi.

"Quasi, domani comincio ad allestirla."

"Tae... sto immaginando il Coniglio in ginocchio che ti chiede scusa, ti prego dimmi che l'ha fatto."

"Jiminiiiiie ... smettila di prendere in giro in mio Kookie..."

"Ti voglio bene TaeTae... e ne voglio anche a lui."

"Anch'io te ne voglio."

"La prossima volta, voglio i dettagli piccanti..."

"Jim..." Cretino... ma come fa, io al solo pensarci mi sento male... prima o poi dovremmo farlo....oh ca***.

"Ughh" ... urlo da solosento ancora le guance accaldate. "Basta pensare a queste cose..."

Avevo davvero bisogno di parlare di parlare con Jimin, guardo le indicazioni, sono quasi a casa, fra un po' lui atterrerà...

"Auto riproduci musica"...

... I was nothing compared to your love....

Pov Jungkook

Siamo partiti da mezzora... il cielo fuori è nero...

Un' hostess mi passa vicino, offrendomi da bere... la ringrazio, ma non ho bisogno di nulla, resto solo un attimo a fissare il posto vuoto accanto al mio.

E' poco più di un'ora che non vedo il suo volto e già mi chiedo come io sia riuscito a sopravvivere per quattro anni senza Taehyung. Sfioro lo schermo del telefono e mi compare lui sorridente.

Gliel'ho scattata ieri sera, era seduto sul tappeto vicino all'albero di Natale, mentre provava a far indossare a Naminia le orecchie da elfo... mi manca quella casa, mi manca il suo calore.

Stamattina, mi ha svegliato la sua risata mentre mi baciava il naso. Credo sia stato il risveglio più bello di tutta la mia vita ... vorrei svegliarmi così ogni giorno, con i suoi occhi scuri a guardarmi come se fossi davvero importante, ... ad abbattere i muri che mi sono creato intorno.                        
Mi guardava dentro anche da ragazzino, era l'unico che riusciva a vedere il vero Jungkook e adesso ha cominciato a farlo ancora.

Appoggio la fronte al finestrino sospiro, ho trascorso i due giorni più intensi di tutta la mia vita, sembra strano, ma credo di essere cambiato più di quanto io abbia fatto negli ultimi dieci anni. Ritrovarmi il cuore di Taehyung tra le mani, mi ha fatto capire quanto sia stata ipocrita la mia paura di soffrire... lui meritava solo amore e io gli lasciavo addosso le ferite della mia indifferenza.

Avrebbe dovuto odiarmi, ma ....  si è innamorato di me ... e io di lui... mi fa strano pensarlo ma si, sono innamorato di Taehyung. Innamorato delle sue mani sottili, dei suoi capelli scuri e dei suoi occhi grandi, così intensi fa perdersi dentro.

Mi basta pensare a lui per sentire il cuore battere più forte... sento un sospiro lasciarmi le labbra... Avrei voluto regalargli un Natale diverso, fatto di bei ricordi, non solo di me che frignavo come una ragazzina sul suo divano e combinavo disastri in casa sua.

Come quando ho provato a fare i biscotti...  mezzo pacco di farina mi era caduto sul pavimento, e il Taehyung maniaco della pulizia si era manifestato davanti ai mie occhi, rincorrendomi intorno al divano armato di scopa.

O mentre mi giravo per fargli le coccole sul divano ... e  ho schiacciato Naminia, che ha cominciato a lamentarsi, si è rifugiata tra le sue braccia... e io sono rimasto ad abbracciare il cuscino, mentre lui coccolava lei.

E per concludere alla grande, anziché fargli un regalo...  l'ho costretto in piena notte a seguirmi in mansarda, posto che lui non credo ami, per recuperare una chitarra e cantargli una delle mie canzoni, facendolo finire in lacrime.

Sono stato davvero un disastro, ma ... per me, è stato il miglior Natale di sempre... perchè in quella casa di Parigi su quel divano,  in quel pigiama verde troppo largo per lui, c'era tutto ciò che desideravo.

...

Sblocco il telefono mancano 25 minuti all'arrivo, tocco l'icona delle foto e comincio a scorrerle piano.

Siamo nella sua camera, la luce bianca che filtra dalle tende, l'ha scattata lui, ha la testa incastrata nel mio collo, e io ho le labbra a sfioragli la fronte, sento ancora il profumo del suo sciampo alla frangola.

Accarezzo lo schermo e c'è un video... ha il naso sporco di zucchero, mentre addenta un croissant seduto al tavolino del café a pochi passi da casa sua, io rido è così buffo ... lui fa le smorfie provando a far volare lo zucchero.

Prima di scendere da casa sua, mi aveva fatto mettere un suo cappotto, un cappello e gli occhiali da sole "Sei troppo Famoso Kookie, dobbiamo farti passare inosservato" poi mi ha preso per mano e mi ha portato a fare un giro nel suo quartiere... io gli l'ho stretto la mano e l'ho seguito, fissando nella mente,  la linea delle sue spalle e la felicità che gli dava luce al volto...

Scorro ancora tra gli scatti e ce n'è uno in cui abbraccia una bambina, biondissima. Credo di aver smesso per un attimo di respirare, quando l'ho guardato prendere quell'esserino dalle braccia della madre, per baciargli il nasino. "Zio tata tata" rideva lei e io ho immaginato un futuro che nemmeno credevo di poter sperare.

"Jungkookie questa è Giselle... e la bionda che ti guarda imbambolata è sua madre Claire."

Due secondi dopo mi sono ritrovato tra le braccia della ragazza.

"Oddio, finalmente ti conosco." Io arrossisco per l'imbarazzo e lei continua squadrandomi da capo a piedi.

"Ragazzo fattelo dire ma sei bellissimo, aveva ragione Tae ..."

Mentre sento Taehyung urlare "CLAIRE" alle mie spalle.

Poi mettendosi, sulle punte mi ha sussurrato all'orecchio.: "Se spezzi il cuore al mio bambino ti stacco le palle " io credo di aver perso due anni di vita in quel momento. Ma non potevo biasimarla.

"... comunque sono felice che tu sia qui."

"E' bello anche per me conoscerti, Claire... so che sei importante per il mio Taehyung e ... non potrò mai ringraziarti abbastanza per essergli rimasta accanto, quando io non ne ero in grado."

Mi è bastato il suo. "Lo farei altre mille volte" mente mi stringeva una mano a farmi capire quanto ci tenesse a lui ...

Non considerando le minacce l'ho trovata adorabile, un po' particolare ma adorabile, tanto che  alla pacca che mi ha lasciato sul culo mentre mi salutava non mi ha sorpreso affatto, e il "Rendilo felice, se lo merita." ha completato il quadro.

....

Cazzo, possibile che mi manchi così tanto Taehyung, abbiamo passato le ultime ore davanti al camino, ad aggredirci le labbra, sperando che la sera arrivasse lenta e con essa la mia partenza... ma mi manca...

Sarei dovuto passare in albergo a cambiarmi, ma ho chiamato per farmi mandare tutto in aeroporto, ho rubato qualcosa dall' armadio di Taehyung,... restando il più a lungo possibile tra le sue braccia.

...

Per me le partenza non sono mai state un problema, ma oggi sentivo il cuore pesante, quel posto in quella via di Parigi stava cominciando a diventare la mia casa.

"I signori passeggeri sono pregati di tenere allacciate le cinture di sicurezza, e spegnere i dispositivi elettronici l'atterraggio è previsto tra pochi minuti."

Tre giorni e torno da te...

.... to be continued 

 

 

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Capitolo 33
*** Il mio bellissimo ragazzo ***


27 Dicembre 2035 ore 11.10

Pov Taehyung

"Tae, dal primo piano hanno sceso tutti i supporti in metallo che avevi chiesto... ho detto a due dei ragazzi di aspettarti per cominciare a posizionarli.... quando sei pronto chiamali." Claire armata di cartellina e occhiali invade il mio ufficio con aria professionale.

Io la guardo un attimo, "Ok prendo il progetto espositivo e ci vado."

"Perfetto, avvisami quando hai approntato il percorso, che chiamo il tecnico per modificare l'illuminazione." abbassa lo sguardo verso i fogli che ha in mano. "La metà degli scatti sono pronti, ma il resto lo sarà in serata di domani, avremo il tempo di una sola prova." La sento ragionare preoccupata.

"Claire, andrà bene, non preoccuparti." Provo a tranquillizzarla.

"I tempi sono stretti, voglio che sia tutto perfetto Taehyung. Ci saranno tante persone"

"Non essere in ansia, sono solo foto, tra l'altro sono foto mie. Non di un artista vero ... è già un onore per me che gli altri le vedano, quindi calmati, sono sicuro che ce la faremo." Le do' un piccolo abbraccio, recupero dalla scrivania i bozzetti del percorso e prima di uscire dall'ufficio, le dico.

"Preoccupati di più del rinfresco, assicurati che ci sia abbastanza alcool, agli artisti sai meglio di me che basta un po' di spirito per apprezzare il mondo." Poi fuggo lasciandola a guardarmi, con gli occhi sgranati.

Sto per organizzare la mia prima mostra, ancora fatico a crederci, svolto nel corridoio degli uffici:

"Signor Kim, abbaiamo affisso all'ingresso le locandine." Sento Fabian uno dei giovani artisti che utilizzano l'atelier, non volevo allontanarli dal loro lavoro, ma Claire ha insistito perché mi aiutassero.

"Grazie Fabian dopo vado a vederle. Chiama Gaël così cominciamo." Lui mi fa un cenno con il capo e va a cercare il suo amico. Qualche minuto dopo ci mettiamo all'opera, tempo mezzora e il telefono nella tasca della mia giacca vibra.

Lo afferro ... sorrido alla foto che illumina lo schermo.

"Ragazzi continuate senza di me, io mi assento per qualche minuto." Cominciando già ad allontanarmi. Sblocco lo schermo avvicinandolo all'orecchio.

"TaeTae, stai lavorando?"

"Kookie ... anche tu dovresti essere a lavoro!" gli rispondo, ho raggiunto di nuovo il mio ufficio, chiudendo la porta.

"Si ma, questi inglesi vogliono che mi metta la cravatta, è stretta, io non voglio metterla."

Scoppio a ridere portandomi una mano alla bocca. "Jungkook. Ci sarà il re devi metterti la cravatta, non vorrai sembrare un bifolco."

"Si, ma mi da' fastidio." Borbotta lui.

"Sono solo un paio d'ore Jungkookie... poi quando indossi la cravatta sei ancora più bello del solito, resisti."

"Tu sei bellissimo sempre Taehyung ... mi manchi sai." Io sospiro, manca tanto anche a me.

"Jungkookie io non sono..."

"Bellissimo, io mio bellissimo ragazzo." Sospiro ancora, sento il cuore accelerare, ha detto che sono il suo ragazzo.

"Io e te"

"Io e te, insieme, Taehyung."

"Insieme." Sospira anche lui, poi una voce da lontano lo richiama.

"Devo andare piccolo, mi stanno chiamando .. ci sentiamo quando finisce il concerto."

"Ciao Kookie."

Ha detto che sono il suo ragazzo, ho il cuore ancora impazzito.

 

28 Dicembre ore 9.30

Pov Taehyung

Sono appena arrivato in ufficio con un sacchetto di madeleine appena sfornate. stamattina mi sono svegliato presto, alle 8.00 la mia voglia di dormire era sparita così ho preso Naminia e sono sceso a fare colazione...

In galleria non è ancora arrivato nessuno, io ne approfitto per accendere il computer e rileggere il 'discorso' che mi sono preparato per l'inaugurazione.

Avrei preferito che a parlare al posto mio fosse Aranud o Claire ma loro hanno insistito perché lo facessi di persona e ho dovuto cedere.

"Cari amici è un onore per me la vostra presenza, l'esposizione che oggi vi propongo è un excursus all'interno del mio modo di vedere il mondo e la vita...."

Ogni volta che lo rileggo mi sembra che manchi qualcosa, ma non riesco a capire cosa.

Stanotte quando l'ho fatto sentire a Jungkook, mi risposto che probabilmente manca solo l'emozione del pubblico che l'ascolterà, niente di più. Per il resto è perfetto, come sono perfetto io.

Perfetto, come se potessi mai esserli, dannato ragazzino, mi ha fatto arrossire anche in video chiamata, non credevo che ora sarebbe stato così dolce. .

Non che con me non lo fosse anche prima di tutto il resto, ma ora è diverso.

Sentire le sue parole è come immergersi in una di quelle giornate di fine primavera, in cui senti il sole riscaldarti la pelle e la brezza leggera accarezzarti i capelli.

Mi ha raccontato dell'incontro con il re, della mia canzone cantata in mondovisione e mi ha detto così tante volte che sono bello che quasi comincio a crederci.

L'ho tenuto sveglio per ore attaccato allo schermo solo per sentire il suono della sua voce, forse sono stato egoista, vista la giornata pesante che aveva avuto, ma non riesco a pentirmi di averlo fatto.

Ora starà ancora dormendo, anche se fra un po' avrà il volo per Copenaghen, domani terrà un nuovo concerto lì e poi tornerà a Parigi...

Io faccio un respiro profondo, cazzo tornerà davvero. I miei pensieri vengono interrotti da una voce.
"Taehyung, sei già qui perfetto, le foto sono tutte nella sala uno, tra pochi minuti arriva il tecnico per l'illuminazione e i ragazzi per aiutarti. Io vado nel mio ufficio a controllare la lista degli invitati."

"Buongiorno anche a te Claire." Le dico schiaffeggiandomi la fronte, mentre lei è già sparita dietro la porta.

Io recupero i miei appunti, e raggiungo la sala uno per mettermi all'opera.
 

28 Dicembre ore 19.00

Pov Jungkook

"Tae, siamo appena atterrati. Il volo è stato terribile, pieno di turbolenze."

"Stai bene Kookie?" lo sento chiedermi preoccupato.

"Si piccolo, sono solo un po' scombussolato. Qui c'è un tempaccio, spero migliori un po'. Ti chiamo appena arrivo in albergo." Gli dico.

"A dopo, mi manchi."

"Mi manchi anche tu TaeTae."

Cazzo quanto mi manca.... 
Il volo è stato davvero un disastro, ho un mal di testa terribile, faccio un respiro profondo, mi guardo intorno cercando il mio manager, forse sarà andato a recuperare i bagagli, lo vedo alcuni secondi dopo raggiungermi con gli uomini della sicurezza.

"Andiamo il transfer è pronto." Dice solo.

"Ok." Gli rispondo io, mi infilo il cappello sulla testa e lo seguo. 

 

29 Dicembre ore 23.45

Pov Jungkook

L'ultima volta che sono stato in Danimarca era estate, ero qui con i ragazzi per un concerto di uno dei tanti tour in giro per il mondo. 
Io Jimin e Taehyung avevamo deciso di fare un giro per Copenaghen e loro mi avevano portato a fotografare la sirenetta. Mi ricordo ancora la faccia di Taehyung quando Jimin, scattandogli la foto gli disse...

"TaeTae, tu sullo scoglio staresti molto meglio della sirenetta. Sei molto più bello di lei."

Lui arrossì, coprendosi il viso, io pensai che avesse ragione.

Oggi prima del concerto ho costretto il mio manager a portarmici ancora. Aveva già cominciato a nevicare, ma io sono sceso a scattargli una foto... anche se il mio Tritone Taehyung è sempre più bello di lei.

----

"Tesoro, sono appena tornato in camera... ti ho svegliato?"

"No kookie, avevo solo chiuso un attimo gli occhi, sono sul divano con Nami." Lo setto borbottare con la voce impastata, dal sonno.

"Si certo come, no." Lo rimprovero, lui ridacchia.

"TaeTae, oggi a fine concerto la principessa Isabella, si è avvicinata per farmi i complimenti, io come al solito non sapevo che fare... mi sono solo inchinato è stata molto gentile."

"M mh, ok" borbotta.

"TaeTae, è una donna sposata. Ahah." Mi colpisco la fronte, è geloso. "Mi detto che ci seguiva da quando era ragazzina, ahah."

"Sei serio Kookie, ti ha detto così?" mi chiede lui stupito.

"Si ... io sono arrossito, lei ha detto che è rimasta colpita da Faded Shadow, e che la persona a cui è dedicata deve essere sicuramente speciale."

"Ahah... tu che le hai risposto?"

"Che è una persona estremamente importante. E un giorno spero la canterà con me."

"Kookie." Io rido sapendo già cosa sto per dirgli.

"Ha detto che le piacerebbe incontrarti e ci ha invitati nella sua residenza estiva."

"Kookie, oddio che imbarazzo." Borbotta.

"Sarai bellissimo vestito da principe.... Il mio principe."

"Tu sarai il mio cavaliere?" Sento il cuore fare un salto.

"Si ... io e te."

... fa un sospiro...

"A che ora hai il volo domani?"

"Alle 11.20, devo sistemare delle cose da far fare a Minsuk, perché non so quando rientrerò negli States."

"Jungkook... io non vorrei che tu cambiassi tutt ...." Lo blocco, immagino già cosa starà per dirmi.

"Shh piccolo, nel mio domani ci sarai tu. 
E per farlo diventare reale ho bisogno di progettarlo con te. Ok?!" lo sento sospirare ancora.

"Io e te?

"Si...io e te." Gli ripeto.

"Va bene..."

A domani piccolo, è tardi... fai bei sogni."

"A domani Amore." 
Mi ha chiamato A M O R E.

"Tae." ... ha già chiuso la chiamata.... amore, si questo è lui per me.

Mi avvicino alla finestra della mia camera, è da stamattina che nevica....

Il mio orso d'inverno ha sempre amato la neve, bianca, fredda e forte come lui. A me non piace se non ho lui accanto.

..... to be continued

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Capitolo 34
*** 41 all'anagrafe di Daegu ***


30 Dicembre 2035 ore 7.30

Pov Taehyung

E' presto lo so, ma io sono sveglio... il mio cervello non fa altro che ripetermi... 
Kim Taehyung hai 40 anni... 
Kim Taehyung hai 40 fottuti anni.

Tanto che ora mi trovo in bagno con la faccia bagnata a ripetermi: 
Basta... lo sappiamo entrambi che ho quarant'anni... in realtà sarebbero 41 all'anagrafe di Daegu ... non siamo più dei ragazzini... le vedo anch'io le rughette accanto agli occhi... quindi calmati...

Vado verso il divano a recuperare il telefono lasciato li' ieri, dopo aver parlato con Jungkook... e mi trema tra le mani... ma che ...sblocco lo schermo e cazzo... non vedevo tante notifiche dai tempi di Weverse... 
Si ricordano ancora del mio compleanno...

Apro il video di auguri di mia sorella e mio fratello con i miei nipotini... mi mancano un sacco...
Un messaggio di Yoongi ... -Auguri Taehyung... stammi bene.- Ok perfettamente nel suo stile... 
Uno di Jin... -Buon Compleanno, è da tanto che non ci sentiamo ma volevo dirti che ti penso sempre e ti voglio bene, ti abbraccio a presto.- Sono anni che non vedo Jin, mi manca anche lui... "Grazie hyung."

Un vocale di Hobi... "Taehyungie... tanti auguriiii di buon compleanno... vorrei essere lì per darti tanti bacini sulle guance, come quando eri piccino... manchi tanto... ti auguro di essere felice... Jiminie mi ha detto che forse è tutto sistemato... io lo spero... ti voglio tanto bene... a presto Taehyugie sii felice."
Jimin chiacchierone ... ti voglio bene ma ... Rispondo mandandogli un'infinità di cuori e un solee...

Spulcio tra le chat e trovo quella di Jimin:
"TaeTae .... Tanti auguri a te ... tanti auguri a te .... Tanti auguri felici tanti auguri a te ... Auguri....Vorrei poterti organizzare una mega festa... ma forse ti arrabbieresti quindi meglio di no.... Abbraccia da parte mia quel coglione di Jungkook quando lo vedi.... Ciao TaeTae ti voglio bene."
... Già oggi lo rivedo!  
-Va bene Jimin, grazie per gli auguri ...Oltre ad Hobi quante persone hai informato dei fatti?- invio il messaggio... tempo due secondi lo vedo online... 
-Potrei averlo detto anche a Yoongi, Joon  e Jin-
-PARK FOTTUTO JIMIN.- Oddio lo sanno tutti gli hyungs
-Tae... sono tutti felici per te. Non preoccuparti.-
-Okay- Oddio che imbarazzo.
-Ho detto loro di tenere il segreto TaeTae.-

Vedo una notifica di videochiamata in entrata da parte di mia madre. -Jiminie ci sentiamo dopo, devo rispondere mi sta chiamando mia madre.-

Faccio un respiro profondo, lo scorso anno abbiamo festeggiato il mio compleanno insieme. Avevo invitato lei e Papà per Natale e sono rimasti con me, un paio di settimane. 
E' passato un anno dal suo ultimo abbraccio... avrò compiuto quarant'anni, ma la nostalgia della mia famiglia, resta sempre con me, come la mancanza di mia nonna e delle sue parole dolci.

Sblocco lo schermo...

"Mamma. Ciao."

"Taehyung, piccolo mio buon compleanno."

....

"Taehyung, taehyung... dove sei finito? Dio santo Taehyung?" La sento urlare dalle scale del deposito al piano interrato.

"Claire sono nell'ufficio del deposito, scendi." Le urlo... sento i suoi passi veloci raggiungermi e appena i suoi occhi di poggiano su di me, sento una fitta attraversarmi le spalle. Che avrò combinato stavolta.

"Taehyung, ma ti sembra il momento di ispezionare le nuove opere, c'è da dare l'ok alla disposizione dei tavoli." ...dice lei facendosi aria con la sua solita cartellina

"Claire, quello puoi farlo tu non hai bisogno di me. E comunque non ispezionavo le opere, ma il corriere mi ha appena consegnato questo pacco e dal mittente credo sia di IKU." Lei cambia espressione.

"IKU... aprilo allora?" dice lei

Incastrato nella carta da pacchi, sbuca un foglio, faccio segno a Claire di avvicinarsi e leggiamo insieme le poche parole.

Un pensiero per il suo Compleanno Signor Kim.

Resterò a Kyoto ancora un po', la nonna mi ha lasciato dei fiori da custodire fino a primavera.

Io faccio un sospiro triste, mentre sento Claire stringermi il polso.

"Starà bene." Le sussurro, lei annuisce.

Tolgo il resto della carta e sospiro ancora.

E' lo stesso luogo del dipinto di un mese fa, solo che ora è tutto bianco, gli alberi si distinguono appena, il lago sembra addormentato sotto la coltre bianca... c'è solo una figura umana che si distingue tra i fiocchi.

Ha lo sguardo rivolto alla neve che cade sulle fronde degli alberi... sorride.

Claire, si stringe al mio fianco...

"Tae, ha trovato se stessa... sono fiera di lei, ha smesso di cercare il riflesso di stessa e ha scelto chi essere." Mi dice, poi continua.

"Sono fiera anche di te Taehyung, la persona nel quadro rappresenta anche te. Sei cresciuto molto da quando ti ho incontrato, sono cresciuta anch'io, certo, ma tu hai lavorato tanto su te stesso, e ti posso assicurare che se ogni obiettivo raggiunto te lo sei meritato." Io la guardo, con gli occhi sgaratati.

"Claire." Le dico.

"Hai costruito tanto e non pensare mai più di non meritare la felicità. E se quel cretino belloccio del tuo ragazzo, ti farà credere il contrario, tu dagli uno scappellotto dietro il collo e digli... "A belloio sono Kim Taehyung e con me non si scherza mica." 

"Ok ok... "l'abbraccio ridendo, perché Claire è davvero unica.

"Portiamo nel mio ufficio il regalo di Iku e ultimiamo i preparativi per stasera, ok!" le sussurro mentre le picchietto la testa.

"Certo Mr Kim, a lavoro." 
 

Ore 13.30

I preparativi sono ultimati.

Il Catering arriverà alle 17.00, l'apertura è prevista alla 19.00 quindi è tutto sotto controllo.

Io però ora sono preoccupato ... il volo di Jungkook doveva essere già atterrato, ma non mi ha ancora chiamato.

L'ho sentito poco prima delle 11.00, ha detto che su Copenaghen c'era una perturbazione che stava creando difficoltà agli spostamenti, tanto che loro avevano dovuto faticare per raggiungere l'aeroporto. Forse avrà fatto ritardo.

Prendo un bel respiro, hai la mostra a cui pensare Taehyung, fra poche ore ci saranno decine di persone qui a guardare le tue foto. Vai a pranzare che fra un po' ti tocca accogliere gli ospiti.

Do un'ultima occhiata alla sala grande, perfettamente sistemata, sento un piccolo sorriso tendermi il volto, hai fatto un buon lavoro Taehyung.

Ore 18.30

"Taehyung, hai fatto un ottimo lavoro... gli scatti che hai scelto di mostrare sono davvero ottimi."

"Grazie Arnaud, è un onore per me."

"E' la verità Taehyung, sai che con te sono stato sempre sincero e ti posso assicurare che è davvero che non sarò l'unico a pensarla così. Oltretutto la scelta espositiva è davvero particolare, i supporti che hai usato creano un'ambientazione che mi ricorda vagamente Oki Sato. Sono di per se un 'opera... Taehyung, mi stai ascoltando?" Io lo guardo, un po' sorpreso, effettivamente non lo sto proprio ascoltando, ho la testa altrove.

"Si Arnaud, scusami, mi hanno aiutato a realizzarla gli artisti dell'atelier." Provo a rispondergli.

"Taehyung, va tutto bene? Sei preoccupato per la mostra?" Mi chiede lui. "Guarda che andrà benissimo, è davvero ottima." Prova a tranquillizzarmi.

"Ti ringrazio Aranud, ti ringrazio davvero. Puoi scusarmi un attimo devo controllare una cosa." Mi allontano, non aspettando nemmeno la sua risposta, ho bisogno di parlare con Claire.

La trovo a parlare con il responsabile tecnico mi avvicino le tocco un braccio e lei si volta, liquida il tecnico e mi guada. "TaeTae, che c'è?"

"Non è ancora arrivato Claire, non risponde nemmeno al telefono, non .... sono preoccupato."

"Ho capito, andiamo un attimo in ufficio." Mi prende per il polso e mi trascina nel suo ufficio, chiudendo la porta, mi fa sedere su una sedia e mi si pianta davanti.

"Taehyung... lui sta bene, ok, non gli è successo nulla."

Io abbasso lo sguardo, poggiando le mani sulle ginocchia.
"lo so Claire è solo che..." non voglio dirglielo sembrerò uno stupido, ma lei si abbassa per provare a guardarmi negli occhi, assomiglia tanto a Giselle quando fa così penso.

"Cosa?" mi chiede piano.

"Se non tornasse più ... se non volesse più vedermi?" Sento il cuore stringersi un po', ho provato a cacciare indietro questo pensiero per tutto il pomeriggio, ma ora non ci riesco più.

Sento Claire accarezzarmi il viso.

"Se lo facesse sarebbe un cretino."  Con l'altra mano mi sposta le ciocche che mi coprono la fronte.

"Kim Taehyung, sei una creatura meravigliosa, è un privilegio starti accanto. L'ho capito io e sono sicura che l'abbia capito anche lui."

Si rimette in piedi accarezzandomi la testa.

"Avrà avuto di sicuro un contrattempo, arriverà Tae e se non lo farà ti contatterà in qualche modo."

Io muovo la testa più per convincere lei che me. Se non tornasse...

"E se non farà nessuna delle due cose, ti giuro su Picasso, che lo troverò ovunque si nasconda e gli staccerò le palle. Fosse l'ultima cosa che faccio." Io mi porta una mano sulla fronte e trattengo un sorriso.

"Ok ti credo... sono certo che Jimin sarebbe felice di darti una mano." Lei scoppia in una risata degna di Crudelia.

"Andiamo bellezza, gli ospiti stanno arrivando e vorranno tutti parlare con te..." poi si avvicina, mi sfila il telefono dalla tasca.

"Questo lo prendo io, tu ora devi pensare solo a catturare tutti con il tuo charme e a sorridere. Sei un sexy quarantenne ora, fatti valere."

Mi spinge fuori dall'ufficio e va via correndo.

..... to be continued

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Capitolo 35
*** Felicità e incoscienza ***


Pov Taehyung

30 Dicembre 2035 ore 18.30

Esco dall'ufficio di Claire cercando di darmi un contegno.

Charme e sorriso ha detto lei... io manco mi ricordo più come si fa, comunque prima che arrivino gli altri devo trovare Arnaud e scusarmi per come l'ho abbandonato.

Mi guardo intorno, vedo i tavoli del buffet pronti, il quartetto d'archi fare gli ultimi preparativi e Arnaud parlare con un uomo, accanto ad una delle opere d'arte stabili della galleria... mi avvicino.

"Mi scusi posso rubarle un attimo Arnaud." Dico, l'uomo si volta e io mi ritrovo davanti Namjoon. 

"Namjoon Hyung ... " lui sorride e io mi stringe in un abbraccio.

"Auguri Taehyung, spero non ti dispiaccia se mi sono autoinvitato." Fa lui, senza parole.

"Che ci fai tu qui?" Dico solo e lui con il suo solito sorriso rassicurante mi dice.

"Arnaud mi aveva parlato della mostra che stavi organizzando e ne ho approfittato per fare un salto a Parigi.... Poi oggi è il tuo compleanno, volevo portarti questo." Mi porge una scatola, io la prendo titubante.

"Non dovevi." Gli faccio.

"Prima vedi cos'è..." dice lui

Tolgo il coperchio e riconosco la trama marrone di vecchio cardigan che indossavo sempre da ragazzo. E sopra una serie di Polaroid legate da un nastro.

"Sono passato al vecchio dormitorio e l'ho trovato, insieme a queste, le abbiamo scattate mentre giravamo quel programma sul fiume nel 2020 ...ho chiesto agli altri e mi hanno detto che tu le avresti apprezzate."

"Eravamo davvero giovani lì ... Grazie di essere qui Hyung." Io lo abbraccio di nuovo, stringendo la scatola e lui sorride.

"E' bello anche per me rivederti, Taehyung, gli altri avevano pensato di farti una sorpresa per il compleanno, ma con gli impegni non sono riusciti ad organizzarsi. E alla fine ci sono solo io."

Mi prende sotto braccio e mi dice. "Voglio vedere la mostra -L'occhio di Tae- in anteprima. L'artista può farmi fare il  tour?"

"Namjoon, ma Arnaud?" Ci voltiamo e lui è sparito chissà dove. "Ok, il percorso parte dalla sala K, andiamo."

Lui, mi segue stranamente silenzioso, io porgo all'assistente di Claire che controllava il corridoio e raggiungo l'accesso all'esposizione.

"Allora Namjoon Hyung, prima di entrare ti dico che la mostra si sviluppa in modo cronologico, con piccole deviazioni dovute ad approfondimenti sulle emozioni predominanti dei periodi analizzati." Dico tutto d'un fiato .

"Spero che il percorso sia abbastanza chiaro a chi lo vedrà, anche perché non vorrei spiegarlo ad ogni persona che guarda. Sarebbe abbastanza fastidioso da fare, sto divagando è meglio cominciare prima che arrivi Claire a chiamarmi." Rido un po' nervoso.

Lui attraversa la soglia e si guarda intorno, osserva gli scatti e su alcuni si sofferma a leggere le didascalie, io lo guardo, fino a quando si ferma davanti ad una foto e mi chiama.

"Taehyung.... sono passati 18 anni da questa foto, giusto?." Dice lui, guarda la foto come avesse visto un fantasma.

"Stavamo facendo il Wings tour."

"Già ... questo sono io vero?" io mi avvicino, guardo la foto, l'avevo scattata da dietro le quinte.

"Si ... Sono stati anni felici Joon Hyung." Lui si volta, ha gli occhi lucidi.

"Questa è la stanza della felicità?" Mi chiede.

"Felicità e incoscienza. Credo di poterla definire così, tu eri l'unico conscio di quello che stavamo facendo, di cosa ci avrebbe riservato il futuro." Lui scuote la testa.

"Hai messo su la mostra per farmi piangere Taehyung?"

"Non sapevo nemmeno che saresti venuto!" gli ribatto io.

"A già." Fa lui, portandosi indietro i capelli. "Ho deciso di venire quando Jimin mi ha chiamato, per dirmi di te e Jungkook." Sento i suoi occhi ispezionarmi. "Volevo assicurami che stessi bene."

Io abbasso il capo. "Io l'ho perdonato Hyung. Io ... io voglio solo provare cosa si sente a essere amati."

Lui non dice nulla, si avvicina di un passo e mi poggia una mano sulla spalla.

"Non ti sto rimproverando Taehyung, hai tutto il diritto di essere amato." Alzo lo sguardo, lui continua "Vorrei solo vederti di nuovo sorridere come nelle foto in questa stanza.... senza paura del futuro."

"E' quello che voglio anch'io."

"Lui ora dov'è?"

"Dovrebbe già essere qui.... ieri aveva un concerto in Danimarca, ma non c'è." Lo sento stringere la presa sulla mia spalla, sospiro "Anche lui vuole essere felice Joon, tornerà."

"Dovrei essere io quello a rassicurarti Taehyung, non tu!"

"Sono cresciuto anch'io sai!" Accenna un sorriso, allontandosi un po'.

"Non preoccuparti Hyung, tornerà." Faccio un sospiro, sentendo il cuore un po' pesante.

"Non farà come al compleanno di 4 anni fà....prima di partire mi ha detto che non mi avrebbe fatto gli auguri al telefono, mai più. Me li avrebbe fatti solo di persona."

Namjoon avvicina di nuovo scompigliandomi un po' i capelli "Taehyung, andrà tutto bene" ha lo sguardo indecifrabile, io faccio finta di sorridere.

"C'è Claire alla porta credo tu debba andare." gli sento dire

Mi rivolgo a lei "Arrivo Claire, vai pure." Lui mi osserva ancora.

"Grazie di essere qui, spero solo che lui torni." Vado via lasciandolo lì.

 

Ore 19.30

"Cari ospiti è un onore per me la vostra presenza.  E' la prima volta che presento qualcosa di mio quindi perdonatemi se appaio un po' emozionato.

L'esposizione che oggi vi propongo, dal titolo <> è molto personale.

Sviluppa un excursus del mio modo di vedere le emozioni e la vita. Gli scatti coprono un arco temporale di 20 anni e sono il frutto di tante esperienze che hanno formato il mio modo di essere. Spero il percorso possa essere di vostro gradimento.

Prima di mostrarvelo ci tenevo a ringraziare Claire per il suo lavoro impeccabile, insieme ai ragazzi dell'atelier Kim, Arnaud per i consigli tecnici e ... i miei compagni di Band, Namjoon è qui tra voi, loro hanno camminato al mio fianco, affrontando le stesse sfide ed esperienze che la vita ci ha messo davanti e la mostra esiste anche grazie a loro, tutti loro."

Sento un piccolo appaluso espandersi nella sala. Faccio un piccolo inchino e aspetto che un cameriere mi porti un flute. Intanto vedo Arnaud avvicinarsi al microfono.

"Amici è tempo di apprezzare il lavoro del caro Taehyung e di auguragli ogni bene." Alza il flute.

"Approfitto del momento per augurargli Buon Compleanno. Possa tu sempre realizzare i tuoi sogni"

Un alto applauso riempie la hall, puntando tutti gli occhi di nuovo su di me, io trattengo il respiro quando vedo gli ospiti avvicinarsi per porgermi gli auguri, io li ringrazio un po' impacciato, benedicendo subito Claire che richiama i presenti a visitare il percorso espositivo.

Io tiro un sospiro di sollievo e raggiungo Namjoon.

"Sei migliorato nei discorsi Taehyung." Mi fa lui.

"Anni di gavetta sono serviti." Lui ridacchia." Come ti è sembrata il resto della mostra?"

"Terribilmente onesta." Io lo guardo incerto, lui continua.

"Hai davvero ragione sei cresciuto, l'onestà con cui hai messo in mostra il tuo modo di sentire è disarmante. Io l'ho apprezzata molto. L'avrebbero apprezzata molto anche gli altri, è un peccato non siano qui."

"Grazie." Gli rispondo appena.

"Non ringraziarmi io in fondo non posso essere obiettivo, l'hai detto tu che abbiamo camminato affianco. Sentiamo quello che pensano i tuoi ospiti, saranno più obiettivi."

"Hyung." Lui mi guarda. "Non ridere di me, ma ho paura."

"E' normale Tae- La paura ha due significati: 'Dimentica tutto e corri' o ... "

"Affronta tutto e alzati'. La scelta è vostra." Termino io, sorridendo, l'avevo quasi dimenticato.

"Affrontiamoli Hyung."

Lui ride "Ok ok."

Ore 21.30

"Sigor Kim questo Vernissage è stato meraviglioso, ha superato di gran lunga le aspettative che avevo, le faccio i miei complimenti."

"Sono felice che abbia apprezzato." Rispondo io, stringendo la mano di quella che Claire mi ha detto essere la redattrice di un quotidiano.

"Ho gradito molto, sia l'ambiente che le opere esposte, ha un occhio particolare sig Kim, sarò lieta di consigliare la visita ai miei lettori. A presto."

"La ringrazio, è un onore per me." Lei mi sorride e va via.

Io mi guardo intorno, ci sono ancora molte persone in giro per le sale, ho passato le ultime due ore a sorridere e stringere mani, non pensavo sarebbe andata così, ma gli ospiti hanno apprezzato.

Alcuni sono apparsi un po' sorpresi, credo di aver sollevato parecchie domande, ma nel complesso è andata più che bene, o almeno così mi hanno confermato Aranud, Claire e Namjoon.

La reazione più inaspettata credo sia stata quella di un ragazzino e una ragazzina, figli di un musicista e una scrittirice, alla fine del percorso si sono avvicinati a me e Namjoon, un po' insicuri e mi hanno chiesto.

"Lei faceva il cantante Signor Kim?" io gli risposto di Si, e loro guardandosi hanno continuato.

"Nelle foto della prima stanza si sentiva la musica anche se c'era silenzio." Io li ascolto. "Era come se li qualcuno stesse cantando. La felicità ha un bel suono e in quell'ambiente si sentiva tutto."

"E nelle altre sale?." Chiedo incuriosito.

"Nella seconda, più che musica era rumore, era sordo continuo, quasi fastidioso." 
Credo di aver sgranato gli occhi, perché sento i due ragazzi fissarmi, poi continuano.

"La terza invece ... non aveva nulla, nessun suono o rumore, c'era solo silenzio." Sento la testa girare un po' come possono due ragazzi sentire tutto questo. Namjoon mi stringe un braccio e io riprendo subito il controllo.

"C'era tanta gente in quelle foto Sig. Kim, tanta ma sembravano fermi in una bolla senza suoni, fuori dal tempo."

"L'ultima sala cosa suonava?" chiedo allora, ho bisogno di saperlo, loro si guardano ancora e la ragazzina risponde.

"Si sentiva il suono di cuore."

.... to be continued

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Capitolo 36
*** E da allora sono perché tu sei ***


Pov Taehyung

30 Dicembre 2035 Ore 23.20

"Taehyung, il catering ha smontato tutto, i musicisti pure... domani mattina presto passerà l'impresa di pulizie per sanificare gli ambienti per l'apertura al pubblico. Ok? ."

"Grazie Claire." Le rispondo, guardando la Hall ormai vuota.

"Vuoi che faccia qualcos'altro per te?" mi chiede.

"No Claire, nulla è stato tutto perfetto. Ti ringrazio per averlo reso possibile."

"Di nulla Taehyung, sono felice che il tuo lavoro sia stato apprezzato." La sento fare un sospiro.

"Ne sono felice anch'io."

Lei prende dalla tasca un telefono e me lo porge. "Dovresti salire a casa, è stata una giornata intensa Taehyung."

"Resto ancora un po' qui, Claire tu vai pure, Giselle ha bisogno di te."

La vedo avanzare di qualche passo e un attimo dopo le sue braccia minute mi si stringono al mio corpo, io sospiro e ricambio l'abbraccio. "Lascio il telefono acceso Taehyung, ricordati c'è anche Namjoon se hai bisogno di noi."  È preoccupata.

"Starò bene ... ci vediamo domani." Le bacio la testa.

"Vuoi che chiuda io?" mi chiede staccandosi da me.

"Non c'è bisogno, lo faccio io, resto solo qualche altro minuto e poi salgo." Lei mi fa un cenno con la testa e con le spalle basse raggiunge l'uscita.

Starò bene.

Volto il telefono che ho ancora tra le mani, è scarico, provo a distinguere qualcosa tra le notifiche che affollano lo schermo, ma ci sono solo tanti messaggi, troppi e chiamate da numeri sconosciuti, c'è n'è uno che ne ha fatte tante, forse... richiamo aspetto, ma l'utente è occupato... non era importante. 
Cerco il suo numero, faccio tentativo, porto il telefono all'orecchio... squilla ma una voce metallica mi avvisa che potrebbe essere spento o non raggiungibile.

Dove sei Kookie? Dove sei?

Spengo lo schermo e mi incammino verso le sale della mostra, le luci sono ancora accese, ne approfitto per dare un'ultima occhiata e spegnerle. 
Il suono della felicità riaprirà domani, penso attraversano la prima stanza.

Passo alla seconda sala, quei ragazzini ci hanno preso in pieno,  mi basta guardare una foto per sentirne il rumore, era lo stesso che sentivo in quel periodo della mia vita, il periodo in cui in mezzo al rumore fastidioso che popolava la mia testa ho cominciato a scrivere canzoni per stare meglio.

Spengo la luce ed entro nella terza stanza, i vagoni della metro pieni di gente erano il mio posto tranquillo, quello in cui andavo per spegnere ogni cosa, le strade di Parigi, i ponti, i giardini e un uomo solo, che d'inverno si stringeva nel suo cappotto perché non aveva nessuno accanto.

Sfioro il sensore e il buio scende anche su quegli scatti. L'unica sala ancora illuminata è l'ultima, c'è solo una foto in questa stanza, ancorata ad un groviglio di fili metallici... mi avvicino, sento un soffio freddo attraversarmi il corpo.

Il cuore che batte in questo posto, è il mio.

"Dovevamo essere io e ...Te". Sento una lacrima scavarmi la pelle.

Chiudo gli occhi, portandomi le mani accanto alle tempie, sento il sangue circolare lento nel corpo, nelle orecchie... volevo solo sentire cosa si provava ad averti accanto, volevo solo essere felice, sposto le braccia a circondarmi le spalle.

Sono di nuovo solo penso.

Respira stupido, sai già cosa si prova, hai passato tutta la vita così dovresti esserci abituato.

Mi stringo ancora di più su me stesso, mi stringo così tanto da sentire appena delle braccia stringersi a me, delle lacrime calde scivolarmi sulle mani, e una voce ripetere il mio nome.

"Taehyung... Amore ... Taehyung mi dispiace... Sono qui"

Riapro gli occhi, delle mani spostano le mie e mi racchiudono in un bozzolo caldo.

"Kookie." Sussurro.

"Amore" ripete lui, stringendomi a se, sento le sue lacrime bagnarmi la fronte, e il mio cuore ricominciare a battere.

Sospira "Perdonami, io non sono arrivato in tempo ." Piange ancora.

"Dov'eri?" Dico contro la sua spalla.

"Perdonami, io non volevo ma c'era troppa neve, siamo rimasti in aereo porto, gli aerei non potevano partire ... e hanno cancellato tutti i voli ..." Parla tra le lacrime lui, io resto immobile a trattenere il respiro contro di lui. "Ho provato a chiamarti, ma le reti non andavano... io stavo impazzendo."
Singhiozza adesso, stringendo le mani contro la mia giacca.
"Perdonami, volevo essere qui per il tuo compleanno, per la mostra, ma non ci sono riuscito. Ti ho lasciato solo Amore."

"Mi .... Mi hai chiamato Amore... Kookie?" sento il suo cuore accelerare.

"E' quello ... che provo per te Taehyung... Amore." Si allontana per guardarmi negli occhi."E' l'unico modo in cui posso definirlo Tae... tu sei l'Amore per me."

"A m o r e " ripeto piano e unisco le mie labbra alle sue. Torno a respirare, come se non lo avessi fatto per giorni.

Mi stacco per portargli una mano sul viso
"Sei qui Jungkook, sei tornato da me, è tutto quello che conta."

Ha gli occhi pieni di lacrime. 
"Tu sei tutto quello che conta Taehyung. Il tuo compleanno lo è, la tua mostra il tuo sorriso, e io ti ho lasciato solo."

Gli accarezzo ancora la guancia, baciandogli il naso. "Voltati Kookie, guarda... è lì, il motivo del mio sorriso."

Gli stringo la mano, mentre osserva stranito quella foto legata al groviglio di fili, sgrana gli occhi e si gira a cercare i miei. "Sono io ... "
sussurra incredulo.

"Io esisto perché amandoti ho avuto un motivo per esistere Jungkook." 
Sento le sue braccia avvolgermi ancora.

"Io e Te." Lo sento trattenere un singhiozzo "Ci sono arrivato tardi Taehyung, faccio sempre tardi... ma non lascerò che nient'altro mi tenga lontano da te."

La sua bocca incontra la mia, dando al cuore un nuovo sussulto.

"Ti amo, Tae ti amo." ripete lui.

Afferro con forza la sua stoffa del giubbotto che ha addosso. Mi allontano cercando il suo sguardo, e trovando i suoi occhi scuri e lucidi a riflettersi nei miei.

Sento ogni fibra del mio corpo ancorarsi a lui, il mio cuore batte con il suo, batte così forte che lo sento risuonare contro le pareti della sala vuota ... non ho più bisogno di parole, ora ho la certezza che il mio posto è dove lui è

"Ti amo anch'io Jungkook."
 

{{{ E da allora sono perché tu sei, 
e da allora sei, sono e siamo, 
e per sempre sarò, sarai, saremo. }}}
Neruda 

FINE

-Questa è ovviamente la foto della mostra-        

-Questa è ovviamente la foto della mostra-

 

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Capitolo 37
*** 366 gioni dopo ***


366 giorni dopo

30 Dicembre 2036 ore 18.00

Pov Taehyung

C'è il mio telefono che squilla, ma non riesco a trovarlo... è da stamattina che non fa altro che suonare e mi sta facendo impazzire. Vado in cucina e lo vedo sul tavolo, eccoti finalmente, guardo lo schermo e tiro un sospiro di sollievo è Namjoon per fortuna.

"Ciao Hyung, dimmi"

"Intanto Buon Compleanno Taehyung, poi volevo avvisarti che il van domani passa alle 16.00, dobbiamo fare una piccola prova audio prima di iniziare, ho provato a chiamare la tua nuova assistente, ma non risponde." Mi dice lui, io sorrido è strano avere di nuovo un'assistente/manager.

"Grazie Hyung, comunque non preoccuparti, hai fatto bene ad avvisare me, l'ho mandata a fare delle commissioni credo sia impegnata. Stasera ci sei vero?" Lui ride.

"Mi sembra ovvio Taehyung, se provassi a mancare mi troverei Hobi e Jimin sotto casa con tanto di security. Ahahah A dopo." Si sarebbe decisamente da loro.

"A dopo Hyung." Chiudo la chiamata, spero solo non abbiamo esagerato, siamo dei vecchietti.

Già sono un vecchietto, e domani canterò davanti a migliaia di persone, io Kim Taehyung canterò di nuovo, sembra passata una vita dall'ultima volta, non ci credo ancora.

Mi siedo sul divano difronte al camino e mi guardò intorno, c'è il quadro che mi aveva fatto Jungkook a Los Angeles appeso al muro. Lo avevo lasciato in questo appartamento 5 anni fa, andando via con due valigie piene di delusioni e il cuore ridotto in polvere. Una settimana fa ci sono ritornato con il sorriso sulle labbra, stringendo la mano di quello stesso ragazzo che si era preso il mio cuore, e da un anno divide la sua vita con la mia.

A proposito di Jungkook, che fine ha fatto? E' uscito di casa alle 14.00 dicendo che aveva una cosa urgente da fare a Gangnam, ma non si è più fatto vivo. Quel coniglio mi ha lasciato solo a rispondere agli auguri di compleanno.

Gli mando un messaggio, ma non lo visualizza nemmeno. Fottuto sexy fidanzato quando torna me la paga.

Il mio sexy fidanzato.
Lui il ragazzino dagli occhi dolci e profondi, ora è il mio fidanzato.

A volte mi dispiace non aver reso pubblica la nostra storia, non che Jungkook non me l'abbia proposto, anzi, lui voleva farlo da subito, ma sono stato proprio io a impedirglielo.

Mi è bastato il delirio causato da quella foto di Kookie, da me esposta alla fine della mostra, per decidere di tenere i nostri cuori al sicuro, per proteggere la nostra storia e soprattutto proteggere lui.

A volte vorrei poter urlare al mondo intero l'amore che provo per quell'uomo che alla fine ha scelto me. Vorrei vantarmi della dolcezza dei suoi gesti e della gioia che ha portato nei miei giorni, ma preferisco sussurrargli il mio amore ogni notte, quando si addormenta al mio fianco.

-------

Quello appena trascorso è stato un anno bello impegnativo, con Jungkook a stringermi la mano, ho ricominciato a girare per il mondo e  a comporre musica. Ho creato nuove sedi per la Kim Art Gallery, ho catturato decine di momenti nella mia fotocamera e domani con i miei vecchi compagni, canterò sul palco dopo tanto tempo ... ho paura lo ammetto, ma la musica mi ha fatto diventare ciò che sono e io non posso abbandonarla, poi per l'occasione si esibiranno anche Namjoon e Jin e io di certo non posso tirarmi indietro.

Sorrido pensando a quanto sembreremo buffi, intanto sento la porta d'ingresso chiudersi. 
Mi volto appena e un sorriso da coniglietto furbetto mi si presenta davanti.

"Amore sono tornato."

"Amore un corno, Jeon Jungkook si puoi sapere dov'eri finito? Mi hai lascito tutto il pomeriggio da solo, a rispondere al telefono. Mi ha chiamato perfino tua madre! E mi ha passato tuo padre." Lui mi guarda e trattiene a stento una risata.

"Non ridere..." gli dico e lui che fa scoppia a ridere.

"Mi stai innervosendo, basta sparisci." Incrocio le braccia al petto e mi volto per uscire dal salotto, ma lui è più veloce di me, mi si pianta davanti e mi blocca afferrandomi per i fianchi.

"Scusami." Mi dice, sfiorando il mio naso con il suo. "Non volevo farti arrabbiare."

"Non sono arrabbiato." Gli rispondo mettendo il broncio evitando i suoi occhi.

"Si invece, che c'è TaeTae?" faccio un sospiro e incrocio il suo sguardo.

Il cuore fa un salto, non mi abituerò mai a vedere il riflesso dei miei occhi nei suoi, mai.

"Volevo solo passare il mio compleanno con te... ma poi tu hai risposto al telefono e sei andato via ... so che hai tanti impegni, ma volevo solo averti accanto." Sento gli occhi inumidirsi, ma perché sono così stupido, finisco sempre in lacrime.

"Sono uno scemo, ti sto facendo piangere, avrei dovuto portarti con me." Una sua mano, sale sulla guancia ad asciugarmi una lacrima.

"Dove?"

"A fare una cosa... Doveva essere una specie di sorpresa."

"Quale sorpresa? Cosa hai fatto Jungkook ... non voglio finire in trend su qualsiasi social sia di moda al momento." Gli dico continuando a tenere il broncio.

"In realtà era una sorpresa solo per te. L'avresti vista solo stanotte a letto." Mi fa lui, pizzicandomi il sedere, con uno sguardo che non promette nulla di buono.

"Jungkookieee." Urlo io.

"Ahaah amo farti arrossire."

"Cretino di uno coniglio, mi devi una spiegazione." Gli dico io, allontanandomi con le mani poggiate sui fianchi. Lui sorride scuotendo la testa.

Si toglie il giubbotto che aveva ancora addosso, poggiandolo sulla sedia, fa lo stesso con la felpa nera che aveva sotto.

"Jungkookie, ma che stai facendo?" lui rialza lo sguardo che fino ad ora aveva puntato sulle mie mani e si solleva la t-shirt nera mostrando il fianco destro coperto da un pezzo di pellicola.

Io lo guardo stranito. "Tu sei uscito a farti un tatuaggio?"

"Si." Lo vedo tirare un sospiro e avvicinarsi a me. Sotto la pellicola intravedo delle lettere latine.

"Qui, sul mio fianco è dove poggi sempre la tua mano quando ti addormenti Taehyung."

Io spalanco gli occhi, la mia mano.

"Sono 366 giorni che mi addormento , sentendo il tuo calore al mio fianco e volevo inciderlo sulla pelle per tenerlo con me ogni attimo."

Io allungo le dita a sfiorare quel pezzo di pelle seminascosto, lui sfiora con le sue la mia guancia.

"Che cosa significano quelle lettere Jungkookie?" soffio appena.

Ubi tu TH ibi ego

"Ovunque tu sarai Taehyung, lì io sarò."

Un singhiozzo mi esce dalle labbra, e mi porto una mano alla bocca per trattenere le lacrime.

"Sei un cretino Jungkookie, sei un cretino." Gli dico battendo con l'altra mano sul suo petto.

"Si Taehyungie lo sono, sono un cretino che ti ama con ogni fibra del suo corpo." Mi dice stringendomi e portando il mio viso nell'incavo del suo collo.

"Ti ... Ti amo anch'io... Tanto ... Kookie." Le mie parole rimangono incastrate sulla pelle, mentre lui mi accarezza i capelli baciandomi la fronte.

"Tae, amore stai bene? ... Vuoi che ti prepari qualcosa da mangiare." Mi dice lui.

"Shii.." gli dico io, restando tra le sue braccia.

"Kookie" continuo "La prossima volta che ti fai un tatuaggio, voglio venire con te."

Lui si stacca, guardando nei miei occhi per capire cosa stia dicendo.

"Tu odi quel posto, ti fa paura, amore."

Io lo guardo, cercando le parole giuste.

"Si... mi fa paura, è per questo che non voglio andarci da solo ... voglio che tu mi tenga la mano, quando mi scriveranno la stesse parole sulla pelle." Lui, è rimasto immobile con lo sguardo vuoto.

"Kookie? Stai bene" lo richiamo io.

"Dio quando ti amo TaeTae ." 
Dice, prima di tuffarsi sulla mia bocca.

"Io e te." Dico io.

E questa è la FINE FINE.

.
.
.

La fine del 2036

Per chi se lo stesse chiedendo.

Io e Jungkook siamo rimasti a Parigi fino all'arrivo della bella stagione, nascosti dai vestiti pesanti e dal freddo. Ho voluto che entrasse nel piccolo mondo che mi ero creato lì, e si è lasciato conduttore da me, in fondo il vero artista tra i due è sempre stato lui.  Così mentre io capivo con Claire che futuro dare alla Kim Art Foundation, lui ne approfittava per rintanarsi dell'atelier della mansarda e riempire di colori le tele bianche.

Se prima odiavo quella soffitta perché il vuoto mi ricordava il passato. Con lui ho cominciato ad amarne ogni angolo, dal laboratorio che odora di vernice fresca, che più volte mi sono ritrovato addosso perchè lui diceva che la mia pelle era più bella della tela, al parquet della palestra ricoperto di attrezzi, che finivo per urtare ogni volta perchè mi costringeva a ballare 'Can't take my eyes off you' con solo la luna ad illuminarci , al pianoforte della sala musica dove per qualche assurda congiunzione astrale ho ricominciato a cantare.

La congiunzione è avvenuta un pomeriggio di inizio marzo, Jungkook era sceso a portare fuori Naminia e io ero rimasto in soffitta, ad ammirare una grande tela poggiata sul muro del laboratorio su cui Jungkook aveva dipinto un'eclisse.

Sarà stato il dipinto o il bisogno di esprimere quello che da mesi stavo provando, ma mi ritrovai seduto al pianoforte a suonare una melodia sconosciuta e a cucirci sopra parole.

Dopo anni di silenzio, il mio cuore aveva ricominciato a cantare e soprattutto a scrivere canzoni e da quel giorno non ha più smesso.

Solo una cosa era diversa dalle vecchie canzoni che componevo, ora la persona a cui erano dedicate le componeva con me. 

————

In estate, Jungkook è tornato a Los Angeles e io ho riempito un paio di valigie e sono partito con lui. Mentre il mio ragazzo preparava alcune esibizioni, che aveva rimandato fin troppo, io ne approfittavo per scrivere canzoni per il futuro e per aprire una sede americana della mia fondazione.

Dopo averci ragionato su, avevo deciso di nominare Claire amministratrice di tue le opere della fondazione, così da potermi dedicare alla musica e al mio Kookie. 
Prima di lasciare Parigi, avevo condiviso con lei il desiderio di dare agli artisti una casa anche in altre parti del mondo e grazie alla sua capacità di vedere in grande, avevamo deciso di ampliare l'operato della fondazione, lasciando la sede centrale a Parigi e facendo nascere altre realtà.

La sede affiliata l'abbiamo inaugurata nell'Art District di Los Angeles lo scorso settembre.
Con il sostegno di Jungkookie, abbiamo acquistato un intero edificio, adibendone una parte ad area espositiva, una a laboratorio per gli artisti e una terza alle arti performative.

Il primo artista ad esporre in questa nuova Galleria è stato un certo "K" non era presente all'inaugurazione, ma la sua eclissi ha catturato l'interesse della critica.

La seconda sede è sorta in Giappone è stata aperta a metà dicembre nella città di Kyoto, la scelta della location e la gestione l'abbiamo affidata a IkU, che ha accettato solo dopo le pressioni di Claire.

Lei, la ragazzina che dipingeva a Montmatre non credeva di esserne all'altezza, ma avendone testato il suo talento e il grande senso di responsabilità io non avevo dubbi, anche perché volevo che la nuova sede fosse inaugurata proprio dalle sue opere.

Mi ha sempre ricordato un po' il mio kookie e devo ammettere che quando li ho fatti incontrare, per loro è stato un po' come guardarsi allo specchio. Un attimo prima sembravano congelati, quello dopo discutevano quasi fossero fratello e sorella.

Ora Siamo a dicembre il 2036 è stato l'anno più assurdo e bello di tutta la mia vita, l'anno in cui ho dato una svolta alla mia vita, l'anno in cui mi sono addormentato ogni notte con il sorriso sulle labbra perché ero sicuro di trovare al mio risveglio gli occhi scuri e profondi di quel ragazzino che aveva le chiavi del mio cuore.

Ciao da Taehyung

———


 

Angoletto: Pensavo fosse finita e invece, ho continuato a scrivere ancora un po'

Vi chiedo scusa per tutti gli errori presenti nella storia e per i capitoli un po' troppo lunghi e noiosi, ma non ho grandi doti da scrittrice, spero non sia stato un completo disastro.

Spero che Jungkook e Taehyung possano essere felic,i sempre.

Grazie a tutti per aver letto questa storia.

 

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