Joshua lo Scrittore

di squarciecicatrici
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Joshua lo Scrittore - L'impatto ***
Capitolo 2: *** Joshua lo Scrittore - Perplessità Apparenti ***
Capitolo 3: *** Joshua lo Scrittore - Impossibile ***
Capitolo 4: *** Joshua lo Scrittore - Tempo Immobile ***



Capitolo 1
*** Joshua lo Scrittore - L'impatto ***


Una scritta fredda, senza significato, una scritta che sconvolse l’animo del suo lettore

Una scritta fredda, senza significato, una scritta che sconvolse l’animo del suo lettore.

Una scritta che avrebbe rivoluzionato la sua vita per sempre.

 

Con queste parole, Joshua Norrington diede inizio a quello che sarebbe stato il suo romanzo. Le dita, desiderose di scrivere e dare libero sfogo alle sue idee, erano immobili sulla tastiera. Il cursore lampeggiava, sparendo e ricomparendo dopo quell’ultima frase.

Non aveva idea di come andare avanti.

La mente era piena d’ogni tipo di fantasia, la storia era già scritta pagina per pagina nella sua testa, ogni personaggio era delineato e chiaro, fatti, luoghi e persone erano impostate, ognuno al proprio posto.

Ma le mani erano comunque ferme.

Dannazione, si disse. Perché non riusciva a fare niente? Aveva scritto tanti brevi racconti. Aveva avuto anche un certo successo tra i suoi lettori e amici, che lo definivano macabro e divertente al tempo stesso. Ma lui non era mai stato soddisfatto da quegli scorci, non riusciva ad esserne felice.

Il suo racconto.

L’unica cosa per cui scriveva, e l’unica che non riusciva a portare a termine.

Era ossessionato da ogni suo personaggio.

Ossessionato dai protagonisti.

Ossessionato, semplicemente ossessionato da quelle dannate parole che vorticavano nel suo cervello, volenterose d’uscire e impossibilitate a farlo.

Aveva riutilizzato quegli stessi personaggi in altri piccoli racconti, piccoli pezzi di narrazioni a sé stanti che avevano le radici prive di forza, soddisfacenti ma vuoti e senza un senso apparente.

Forse era un progetto troppo grande per lui. Abituato com’era a racconti brevi, sciocchi e piuttosto macabri e rivoltanti, probabilmente non era più in grado di affrontare una narrazione lunga.

Rilesse quelle due righe.

Inutili. Infantili. Sciocche.

Il suo spirito critico era tremendamente cinico quella sera.

Non poteva scrivere. Non ci riusciva.

Fissò ancora la pagina word bianca, intrisa di quel falso inchiostro che erano le parole designate come incise sul foglio virtuale. Niente. Niente di niente. Cosa poteva…?

Lanciò sconcertato uno sguardo al cursore, che aveva iniziato a muoversi sullo schermo, abile mano che misticamente scriveva con chiarezza nuove parole. Una domanda.

 

Ti vedo un po’ in crisi, Joshua, o sbaglio?

 

Cosa doveva fare? Rispondere? Forse stava impazzendo…?

 

Non spaventarti, Joshua. Sono qui solo per aiutarti.

 

Leggendo quella frase, si sgranchì lievemente le dita, e scrisse a sua volta.

 

Cosa sei? Un hacker? Ti sei infiltrato nel mio computer e ti prendi gioco di me?

 

Ci fu un lungo intermezzo di bianco silenzio, ma il misterioso interlocutore rispose.

 

Un hacker? No, Joshua. Il mio nome è…

 

Joshua attese impaziente spiegazioni, scrutando attentamente lo schermo luminoso.

 

La mia creatrice mi impedisce di rivelarti il mio nome. Però posso usarne uno fittizio. Mi viene suggerito Christopher. Ti aggrada?

 

Ma con cosa diamine stava interagendo? Era forse un’intelligenza artificiale? Un qualche virus?

 

Christopher…cosa sei?

 

Comparvero alcune vocali indicanti una strana risata.

 

Sono qui per aiutarti, Joshua. So che non riesci a concludere…o meglio, a portare avanti una storia, e sono stato incaricato di aiutarti da un’altra scrittrice in crisi.

 

E chi sarebbe questa scrittrice?

 

Non posso dirtelo.

 

Guardò basito quell’ultima risposta. E decise di credere a quella pazzia.

 

Va bene. Però, perché non aiuti prima la tua creatrice, se è in crisi come me?

 

Non posso farlo. Io sono una delle sue creazioni.

 

Ma in che senso “creazioni”…?

 

Sei forse un’intelligenza artificiale?

 

No, Joshua.

 

Le parole che seguirono lo lasciarono incredulo più di prima.

 

Sono un personaggio delle sue storie. Anzi, a dirla tutta sono un Protagonista, come diversi altri miei compagni. E sono venuto qui per aiutarti.

 

Come poteva essere possibile?

 

Lo so, sembra inverosimile. La mia stessa esistenza pare inverosimile persino a chi l’ha creata con tanta cura. Eppure esisto, anche se dovrei essere relegato in qualche documento scritto a mano o sul computer.

 

Voleva spiegazioni. Non lo sorprendeva tanto quel fatto assurdo, in verità; era piuttosto l’incredulità nei suoi confronti, di cui non riusciva a capacitarsi.

 

Come puoi aver preso vita?

 

Attese la risposta pazientemente, e rimase meravigliato dalla replica.

 

In tutta verità lo ignoro, ma credo dipenda dal grande amore che la mia creatrice ha riposto in me per tutti questi anni. Sono il suo preferito, dopo tutto, tra i tanti che ha creato.

Il primo. L’ombra che ha dato origine a tutte le luci.

 

L’ombra?

 

Non capisco…

 

 Mi sarei sorpreso del contrario.

 

La risata che seguì sullo schermo lo infastidì.

 

Non mi stai aiutando a capire. Perché vuoi aiutarmi? Per quale motivo?

 

Non lo so. Sono qui e basta. Se vuoi che ti aiuti, lo farò. Altrimenti, me ne andrò, e ti lascerò nel tuo brodo di crisi.

 

Brodo di crisi.

Rise a quell’espressione.

 

Sono felice che questo ti diverta. Almeno abbiamo spezzato la tensione.

 

Poteva essere una soluzione, dopo tutto…

 

Va bene. Solo una domanda.

 

Certo.

 

Perché sei un’ombra? Essendo tu il primo, non dovresti essere invece una luce? Un’illuminazione?

 

No, Joshua.

 

Joshua ebbe l’impressione di percepire tristezza, una profonda tristezza in quella risposta.

 

 Sono un’ombra, perché sono l’origine del male che sta consumando la mia creatrice. Un cancro che la divora dall’interno, giorno e notte, e di cui non può liberarsi, poiché non è in grado di cancellarmi. Non sono che un’infezione.

 

Un’infezione?

 

L’ossessione, Joshua. Sai bene cosa intendo.

 

Lo sapeva.

 

L’ossessione, una creatura mostruosa, mostruosa come l’essere che l’ha generata: Christopher. Sono l’ossessione di una scrittrice che non riesce a dominarmi.

Non vuole che questo si ripeta, e dia vita ad altri esseri come me, altri Protagonisti destinati a rimanere chiusi per sempre in decine di cassetti, nelle menti, imprigionati dai loro stessi creatori in eterno. Non potete combattere tutto questo, a meno che non risolviate ciò che vi consuma.

 

Ora cominciava a capire. Ma…

 

Christopher…

 

Sono pericolosi. Potrebbero fare molti danni. Per questo…meno Protagonisti si liberano dalle loro catene, meglio è.

 Se vengono imprigionati sulla carta, il gioco è fatto.

 

Sono…?

 

Vuoi dire che ce ne sono altri come te?

 

Sì. Il problema è che la maggior parte non è come me.

Sono malvagi, covano risentimento nei confronti di chi li ha creati e di chi non ha mai avuto la possibilità di leggerli.

E vogliono fare loro del male.

 

E tu perché saresti diverso?

 

Passarono parecchi secondi prima che sullo schermo comparisse la risposta.

 

Io sono nato in un modo differente, Joshua. Non ero un Protagonista. Non ero un personaggio.

Ero…

 

Non finì la frase. Joshua digitò più e più volte di continuare, ma Christopher non rispose.

 

Christopher, dove sei andato?

 

Nessuna risposta. Perché?!

 

Dannazione, Christopher! Dove sei…?

 

Sulla riga comparvero una miriade di lettere e numeri senza alcun senso, che iniziarono ad occupare la pagina per intero.

Cosa poteva fare?

Come poteva…?

Il cursore si fermò di scatto, senza preavviso. Lesse con calma glaciale le poche informazioni ricomparse sullo schermo dopo quello sfogo, e sgranò gli occhi.

 

Domani…

 

Le parole apparivano con una lentezza snervante.

 

Mi rimetterò…in contatto con…te.

Ora…devo andare…

 

No, Christopher! Che sta succedendo? Non andare! Aspetta!

 

Il cursore riprese a lampeggiare lentamente, senza più dare alcun segno di vita.

Le parole rimasero immobili, ferme, esattamente come lo erano all’inizio del documento, prima…prima di Christopher.

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** Joshua lo Scrittore - Perplessità Apparenti ***


Il giorno seguente, appena si fu alzato dal letto, Joshua si chiese se quello strano dialogo avvenuto poche ore prima al compu

Il giorno seguente, appena si fu alzato dal letto, Joshua si chiese se quello strano dialogo avvenuto poche ore prima al computer non fosse stato tutto un sogno. Davvero uno strano sogno.

Rise, passandosi una mano tra i capelli.

Era stato sicuramente frutto della sua fantasia. Le idee nella testa si erano ribellate alla sua prigionia, e quello era stato il risultato. Nulla di più.

Si alzò dal letto, e si diresse in cucina per una bella tazza di caffè fumante.

Guardò con noncuranza il liquido nero e denso colare dalla bocca della macchinetta dritto nella tazza, amaro e scuro come gli piaceva da quando, solo ragazzino, aveva iniziato a detestare i dolci. Non ricordava esattamente perché, ma aveva smesso di mangiare qualsiasi cosa contenesse una quantità troppo alta di zucchero.

Tornò nella sua stanza e, attendendo che il caffè si raffreddasse, fece il letto alla perfezione.

Sorseggiò con lentezza la sua sveglia quotidiana, che lo allontanava dal caotico mondo di incubi che lo perseguitava ormai da quasi sette anni, e si voltò di scatto verso il computer.

Qualcosa non andava.

Si percepiva alla perfezione un ronzio, suono piuttosto anomalo vista l’età della povera bestiola meccanica, che aveva poco meno di qualche mese. Del vecchio amico, purtroppo andato in discarica a causa di una fusione totale dei circuiti, restava soltanto la scheda di memoria interna, salvata per un soffio dalla distruzione.

Accese con preoccupazione l’apparecchio, che prese vita con un sibilo inquietante.

Tutto procedeva senza intoppi. Appena si aprì la schermata che richiedeva la password la inserì, ma esitò a dare l’Invio. Aveva una strana sensazione.

Nel sogno…certo! Nel sogno aveva salvato la conversazione tra lui e quello strano…Christopher. Di sicuro non l’avrebbe trovata tra i suoi documenti, e battendosi una mano sulla fronte cliccò il tasto con determinazione.

In quel giorno piuttosto fresco avrebbe continuato uno dei suoi racconti, o quantomeno ci avrebbe provato. Aveva una gran voglia di scrivere, di dar libero sfogo a tutte quelle pazze idee che vorticavano furiosamente nella sua testa. E forse…forse avrebbe dato vita anche a qualcuno di quei personaggi riposti nel cassetto. Personaggi che…

Osservò l’apparire del cielo stellato sul desktop, una foto fatta ai tempi dell’università, quando l’astronomia era una di quelle passioni giovanili che a pochi restano e a molti passano. Fissò vitreo la cartella di collegamento ai Documenti, e l’aprì con due click del mouse.

Fece scorrere gli occhi sui titoli delle sue creazioni, quasi tutte incomplete.

Per un attimo credette che gli occhi gli uscissero dalle orbite, per quanto li aveva spalancati.

Dialogo con Christopher.

Era lì, in mezzo a tutti gli altri documenti di testo.

La freccia nera indugiò per parecchi minuti sul nome del file.

-Non può essere.

Lo aprì, e lesse mentalmente ogni singola parola.

La cosa più spontanea che gli venne da fare fu ridere.

Ridere, perché era felice e meravigliato allo stesso tempo.

Meravigliato del fatto di non essere pazzo, e felice che non fosse stato un sogno.

Rilesse più e più volte il documento, cercando di delineare un profilo del suo interlocutore. Cosa poteva essere? La spiegazione che gli era stata data era piuttosto vaga e non molto chiara.

Il tutto era però troppo strano per non essere vero…

Saltò quasi dalla sedia quando, improvvisamente, Word gli chiese di salvare le modifiche al testo e chiudere. Selezionò Annulla, ma quello glielo ripeté con la stessa insistenza.

-Stupido programma…!

Si accorse però che, nella barra del Menù, era apparsa un’altra icona lampeggiante d’arancione.

Una nuova pagina Word.

Squadrò per un momento lo schermo, e selezionò Sì dalle opzioni di salvataggio, precipitandosi ad aprire l’altro documento.

Su esso, il cursore andava e veniva a scatti. In attesa.

 

Christopher…?

 

Restò pazientemente a fissare la piccola stecca nera, aspettando la risposta che non tardò ad arrivare.

 

Ciao, Joshua. Ben svegliato.

 

Joshua sospirò. Per un attimo aveva davvero creduto d’essere andato completamente fuori di testa.

Invece dialogare su Word era perfettamente normale.

 

Che diamine è successo ieri? Perché te ne sei andato di colpo?

 

Ho avuto un problema.

 

Che genere di problema?

 

Non rispose a quella domanda, ma cambiò argomento senza preavviso.

 

Necessito di un’informazione, Joshua Norrington.

 

Voleva un’informazione?

 

Non ho la possibilità di spiegarti ogni cosa nei dettagli, purtroppo. Questo mezzo di comunicazione è assai rischioso per me, poiché è facile che venga interrotto da fonti esterne, quali altri pericolosi Protagonisti.

 

Sembrò percepire la perplessità dell’uomo.

 

So che sembra strano, Joshua, ma ti prego di ascoltarmi. Dobbiamo incontrarci tutti e tre.

 

Tutti e tre?!

 

Certo, devi incontrare la mia creatrice e me.

 

Una domanda passò celere e fulminea nella sua mente.

 

Ma tu non sei reale! Come puoi incontrarmi?

 

Io non ero reale, scrittore. La pericolosità del gioco sta proprio in questo, non lo capisci? Personaggi che non dovrebbero esistere prendono vita, Joshua! Personaggi come me, che nel vostro mondo non dovrebbero esserci, diventano tangibili e reali!

 

L’agitazione di Christopher scemò di colpo.

 

Questo apparecchio è pericoloso. Ecco perché ti chiediamo di incontrarci, per poter discorrere del problema, e nella speranza che ci aiuterai a risolverlo.

 

Christopher…

 

Apparve un piccolo punto di domanda nel mezzo della riga.

 

Perché proprio io? Ci sono tanti altri scrittori molto più capaci. Perché io?

 

Che domanda stupida. Tipica di storielle banali.

 

Sorrise.

 

Mi aspettavo una risposta simile, a dire il vero.

 

Lo so.

 

Bene…avete già deciso il luogo d’incontro?

 

Certo.

 

Passarono alcuni secondi. L’eccitazione di Joshua era alle stelle.

Le informazioni apparvero pochi istanti dopo sullo schermo.

Ora.

Data.

Luogo.

Segni di riconoscimento.

 

Spero vivamente ti sia tutto chiaro.

 

Sì.

 

Bene. Sappi solo una cosa, prima che me ne vada.

 

Si aspettò un qualche ammonimento del tipo “sarà una faccenda pericolosa” o roba del genere.

Ma non fu esattamente così.

 

Tutto questo potrà o giovarti incredibilmente o nuocerti in maniera irreparabile.

Saranno le tue scelte che ti permetteranno di dare un senso a quello che sei.

 

Cosa vuol dire?

 

Scrivere, Joshua. Sei uno scrittore, sei pieno di fantasia.

Immagina.

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Capitolo 3
*** Joshua lo Scrittore - Impossibile ***


Scrivere, Joshua

Scrivere, Joshua. Sei uno scrittore, sei pieno di fantasia.

Immagina.

 

Le parole riapparvero davanti ai suoi occhi ancora una volta. Erano passati tre giorni dall’ultimo messaggio di Christopher, e da tre mattine si svegliava confuso e stordito. Guardò la data sul calendario, regalatogli da un amico lettore all’inizio del nuovo anno, che raffigurava animali esotici e bizzarri. Sospirò, cercando di calmare l’agitazione.

Erano le 8:40 del mattino.

L’appuntamento era fissato per le 14:35.

No, si disse. Quella che provava non era semplice agitazione. Era eccitazione.

Tutta quella storia era a dir poco incredibile. Strana, impossibile, ma vera. E lui ne sarebbe stato il personaggio principale.

Avrebbe avuto un ruolo maggiore di quello di semplice scrittore in crisi? Non lo sapeva, ma non ignorava che aveva l’opportunità di cambiare per sempre e, seppur titubante, l’avrebbe sfruttata al meglio.

Si preparò il caffè, si lavò i denti e accese il computer. Era un’azione talmente spontanea che quasi non se ne accorse, ma inconsciamente pensava, sperava di trovare…qualcosa. Qualsiasi cosa. Un messaggio, un avvertimento…ma non trovò nulla di tutto questo.

Si vestì rapidamente, calcolando la temperatura piuttosto bassa di quel giorno, e si guardò nello specchio della sua stanza. I suoi occhi chiari ricambiarono lo sguardo, e gli fecero notare i capelli arruffati. Li pettinò velocemente, e li sistemò con un po’ di gel. Era una vita che non lo metteva, e ciò lo fece sentire più giovane.

Guardò l’ora.

9:37.

Dio, com’era presto. Troppo presto. Non ce la faceva ad aspettare…

Lasciò correre gli occhi sul computer, da cui non arrivava alcun segno di vita, e lo spense.

Prese al volo il cappotto dall’appendiabiti, uscì di casa e si diresse rapidamente all’ascensore.

Aveva deciso che sarebbe arrivato con un “leggero” anticipo…

 

 

***

 

 

La piazza era quasi completamente vuota, quando arrivò. Camminò a testa bassa, dirigendosi lentamente verso l’enorme fontana da cui sgorgava acqua chiara e cristallina, e si sedette sul bordo. Non era normale che facesse così dannatamente freddo, e si pentì di non aver preso nemmeno una sciarpa. Sollevò il colletto della pesante giacca grigia che indossava, e con la coda dell’occhio scorse una scena che gli fece girare completamente la testa. A pochi metri da lui, seduti sul bordo anch’essi, c’erano una ragazza e un ragazzo. Lei era robusta, vestita da capo a piedi di nero, e aveva i capelli lunghi e mossi, castano ramati. I suoi occhi scuri fissavano in avanti, seri. Accanto a lei, quasi in contrasto, il ragazzo le sorrideva amichevolmente, e aveva addosso soltanto una camicia e dei pantaloni bianchi. I suoi capelli erano biondi e lisci, e portava degli occhiali da sole che impedivano di scorgergli gli occhi.

Li fissò a lungo, chiedendosi da che parte potessero essere saltati fuori due tipi del genere, e trasalì.

La ragazza si era leggermente girata, e Joshua aveva potuto vedere il grosso mollettone giallo che le mordeva la giacca nera. Il segno che Christopher…!

Si alzò di scatto, e si avvicinò ai due con una camminata ad ampia falcata. Il ragazzo sorrise, mentre la compagna dischiuse leggermente le labbra.

-Ciao, Joshua.

 

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Capitolo 4
*** Joshua lo Scrittore - Tempo Immobile ***


Dopo qualche incerto secondo di silenzio, i ragazzi accompagnarono Joshua ad un bar quasi vuoto, e lì ordinarono entrambi un g

Dopo qualche incerto secondo di silenzio, i ragazzi accompagnarono Joshua ad un bar quasi vuoto, e lì ordinarono entrambi un gelato, tra l’incredulità dei pochi presenti.

L’uomo ancora non sapeva che dire, e li fissava senza fiatare. Erano due ragazzini. Nient’altro che questo.

-Sono felice che tu sia venuto, Joshua. Temevo non ci avessi preso sul serio.

-No, io…

-Per forza! Te lo avevo detto che non è normale comunicare con Word, ma non mi hai voluto ascoltare!

Il ragazzo sospirò, e gli sorrise. Aveva uno strano modo di sorridere, certamente amichevole, ma che sembrava nascondere una nota di disprezzo e forzatura.

-In ogni caso, è un piacere fare la tua conoscenza. Io sono…Christopher.

-E io sono Prisca. Piacere, Joshua.

Anche la ragazza gli sorrise, ma sembrava un po’ in imbarazzo.

-Beh, voi già sapete chi sono, quindi…

-Possiamo tranquillamente passare al motivo per cui sei qui.

Prisca finì rapidamente il gelato, e fu seguita poco dopo anche dal compagno. Si appoggiò allo schienale della sedia, e iniziò a parlare dopo essersi schiarita la voce.

-Dunque, so che tutta questa situazione ti sembrerà decisamente strana, ma ti assicuro che non c’è nulla di irreale, purtroppo. Sai già l’essenziale, ma ora ti spiegheremo tutta la storia. Per cominciare, -mormorò, osservando la faccia attenta e incredula di Joshua e indicando Christopher, -sì, lui è un Protagonista. È reale. Puoi toccarlo, se vuoi.

Il ragazzo le lanciò un’occhiatina divertita, e si sistemò gli occhiali da sole sul naso.

-Sfortunatamente, oltre a lui altri hanno preso vita, o forse sarebbe meglio dire consistenza, poiché già vivevano nelle menti dei loro creatori, molti altri personaggi. Va beh, a monte questo…

-Ma com’è possibile?

-Com’è possibile…?

Gli fece un sorrisetto sardonico, e scosse lievemente la testa.

-Bella domanda! Non ne abbiamo idea. Certo, c’è qualche ipotesi, ma la stiamo ancora verificando attentamente, e…

-Aspetta, non sapete come sia successo?

Il suo viso divenne serio.

-No. Non lo so come lui sia finito nella mia vita realmente, ok? È piombato qui dal nulla. Ma ciò che è più preoccupante è che da quando è comparso lui, sono apparsi molti altri mostri del suo genere.

-Grazie, Prisca. Ti voglio bene anch’io.

Anche se erano immersi in una serietà disarmante, riuscivano comunque a scherzare come se niente fosse. Come se si conoscessero da sempre.

Joshua li fissò a bocca aperta.

-Il problema sorge nel momento in cui quel che si origina è pericoloso. Personaggi normali, quali ragazzine del liceo, mocciosi innamorati e quant’altro relativo a queste banalità non sono certo una minaccia, a meno che non si armino di parole mielose e caratteri idioti. Allora sì, che siamo nei guai. Comunque, il vero pericolo si crea quando i Protagonisti sono come Christopher.

Joshua lo guardò confuso. Cosa aveva quel ragazzo di tanto pericoloso?

-Ce ne sono tanti, tantissimi. Mostri, alieni, creature della fantasia come licantropi o vampiri…cazzo, di quelli ce ne sono anche fin troppi. Roba di questo genere. Personaggi che su carta erano violenti, sanguinari, mortali, feroci e via dicendo…sono tali anche una volta divenuti reali.

-Quindi per le città girano questi mostri come se niente fosse?

-Già.

-E voi mi avete contattato per…

-Per chiederti aiuto.

-Bene…

-Non sei convinto, eh?

-Non tanto, in effetti…

-Lo immaginavo…

Prisca inspirò profondamente, incrociando le braccia. Calò il silenzio, interrotto di tanto in tanto solo dalle tazzine che venivano appoggiate sugli altri tavoli.

Joshua si sentiva profondamente a disagio. Era terribilmente difficile credere ad una storia del genere. Eppure…

Christopher girò d’un tratto la testa verso il bancone. C’era un uomo dai capelli neri, che si guardava intorno con fare sospetto.

-Ora ascolta, Joshua.

Sentire la voce del ragazzo gli sembrò strano dopo aver ascoltato quella della giovane.

-Katrina. Questo nome ti dice qualcosa?

“Katrina?”

-È…

-La protagonista della storia “Inferno nel cielo”, la storia che non hai mai scritto.

Come poteva saperlo?!

-Ma…

-Lo so e basta. Non chiederti come faccio, perché non potrei spiegartelo senza lunghi discorsi. Altra dimostrazione che non ti stiamo mentendo: quel tizio là, quello che indossa il cappotto verde. Non è umano.

Joshua non si voltò nemmeno.

-Puoi capirlo semplicemente guardandolo?

-È del mio mondo. È naturale.

Sembrava tutto così scontato. Camminare in mezzo a stranezze di vario tipo era la cosa più normale di questo mondo. Certo.

-Perché, allora?

Entrambi lo guardarono interrogativi.

-Perché avete scelto me? Ci sono migliaia di scrittori. Perché proprio io?

Prisca fece spallucce.

-Pochi e semplici motivi. Primo, come zona eri vicino a dove eravamo noi. Secondo, hai scritto dei racconti che mi sono piaciuti tantissimo. Terzo, eri simpatico a Chris.

-Praticamente a caso.

-Praticamente sì.

Joshua fece un sorrisetto incredulo. 

-Va bene…

Si passò una mano tra i capelli, e sospirò.

-Va bene. È talmente assurdo che vi credo…ma come avete intenzione di risolvere questo problema? Insomma, avrete un piano, qualcosa…

-Veramente sì.

Almeno una cosa positiva c’era, dopotutto.

-Andremo a tentativi.

-Tentativi?!

-Non dirgli così, Prisca…-le mormorò Christopher, piegando lateralmente la testa. -Abbiamo qualche idea su come possa essere successo. Ma ci servono più aiuti possibili, per aumentare le probabilità di fermare questa storia al più presto.

-Ah, d’accordo…

Passarono alcuni secondi di silenzio, e d’improvviso si avvertì qualcosa cambiare nell’aria.

L’uomo al bancone gettò lontano il suo cappotto, mostrando la schiena ricoperta di punte acuminate. Joshua si alzò di scatto dalla sedia, spalancando la bocca oltre le naturali capacità umane.

-Che cosa…?!

La sua pelle divenne verde e deformata, e i gli occhi persero quel briciolo di umanità che aveva conservato fino a quel momento. Si scagliò violentemente contro il barista, squarciandogli ferocemente le carni. Christopher mosse appena un braccio, e il mondo intorno a loro tre parve fermarsi.

La gente era immobile, fermata nelle più diverse espressioni di terrore provocate da quel mostro, anch’esso intrappolato in quello sprazzo temporale.

-Allontanatevi da qui. Faccio io.

-Va bene. Fa’ attenzione, Chris.

-Come sempre.

Joshua li squadrò scandalizzato.

-Vuoi lasciarlo qui da solo?! E perché è tutto fermo…?

-Zitto e muoviti.

Lo prese per la giacca, e corsero fuori dal bar avanzando velocemente.

Anche fuori lo spazio era statico. I piccioni erano bloccati in aria, così come le persone che camminavano per strada. Solo loro potevano muoversi!

-Dove stiamo andando?

-Andiamo il più lontano possibile, fin dove mi porteranno le mie gambe…

-Ma…l’hai lasciato da solo!

-È un fottuto Protagonista! Il migliore che c’è! Non avrà problemi a sbarazzarsi di quel porcospino ambulante, cazzo!

Joshua si voltò mentre correvano a perdifiato per la strada. Il tempo di un secondo, il battito di una palpebra, e ogni cosa riprese a muoversi.

Diverse urla si alzarono in cielo.

Ma loro erano già lontani per sentirle.

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