Too dumb to know things like love.

di ShannaInLuv
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I. ***
Capitolo 2: *** II ***



Capitolo 1
*** I. ***


I
We were too young, too dumb, to know things like love.



Midoriya Izuku e Bakugou Katsuki si conoscevano da molto tempo ed erano anche, certamente, l'uno l'antipodo dell'altro – se uno era dolce e gentile l'altro era rude e prepotente – ma erano, allo stesso tempo, due facce della stessa medaglia.

Da bambini, ai tempi in cui Midoriya scorazzava dietro a un Katsuki prepotente – che possedeva un quirk, a differenza suo -, il bambino esplosivo non mandava proprio giù la presenza di quel tipo: basso, senza un quirk ma con un entusiasmo troppo grande per i suoi gusti; avrebbe finito per oscurarlo, lui – proprio a lui che era speciale – non poteva certo essere messo in ombra da... da uno senza quirk.

Katsuki trovava estremamente fastidioso che, negli anni, Midoriya Izuku – alias Deku – non demordesse, come se cercava costantemente che gli comparisse un quirk all'improvviso, così da essere speciale anche lui – e no, quella cosa proprio non andava giù a Katsuki. Come se un quirk potesse piovere dal cielo da un giorno o l'altro. Rassegnati, cretino – pensava.

Un giorno, quando erano ancora alle medie, udì la mamma di Deku piangere e confidarsi con la sua : erano sempre stati piuttosto unite, loro due, al contrario dei figli - che sì, giocavano insieme fin da bambini, ma solo perchè erano vicini di casa e compagni d'asilo. Inko Midoriya era disperata perchè Deku si ostinava a cercare di manifestare un quirk e lei non sapeva proprio cosa dire o fare per non spezzargli il cuore – per mettere a tacere quel lato ostinato di quel bambino che sognava di imitare All Might e non ci riusciva – non poteva.

Povera Inko Midoriya, troppo debole e fragile per mettere completamente fine ai desideri utopici del figlio. Katsuki ricordò di aver provato addirittura pena per quella donna e un moto di rabbia lo aveva travolto: possibile che quel Deku di merda non capisse che, se almeno non voleva farlo per il suo, di bene, doveva lasciar perdere la faccenda definitivamente per non stressare la madre più di quanto lo fosse già? - Doveva essere difficile, essere madre di un inutile senza-quirk come Deku, in fondo...

E invece, andando contro ogni logica e spiegazione, Midoriya ce l'aveva fatta.

Davvero.

Aveva ottenuto un quirk, alla fine. In qualche modo, l'aveva ottenuto e aveva deciso di seguirlo da bravo cagnolino qual'era- anche se, anni più tardi, si era pentito di aver pensato questo. Lui era – è – molto più forte di lui, sia psicologicamente che fisicamente e, se si era iscritto alla Yuei non era per imitarlo nè batterlo in qualche modo, ma per realizzare il suo sogno, anche se tutti – sopratutto lui – gli sembravano remare contro.

Eppure, i quirk non si ottenevano così facilmente, Katsuki lo sapeva, lo sapevano tutti e, sopratutto non arrivavano da un giorno all'altro com'era capitato a quel pezzente. O forse ce l'aveva sempre avuto e aveva recitato la parte dell'agnellino? Lui, che si atteggiava da buonista non era altro che... un ipocrita.

Katsuki non capiva bene cosa stava succedendo, allora, e per questo si era incazzato – era così, che faceva, quando c'era qualcosa che non andava secondo i suoi piani, esattamente come un bambino viziato – e per questo aveva desiderato massacrarlo di botte più e più volte fino a fargli sputare la verità – ; ci aveva anche provato, nelle esercitazioni della scuola, più di quanto avesse davvero voluto. Ma questo, ovviamente, se ne accorse anni dopo, quando ormai era troppo tardi – quel che è fatto è fatto, Kacchan.

Si era sentito estremamente tradito :sin dall'asilo loro due erano stati, in qualche modo, vicini ... possibile che Midoriya avesse tenuto il suo quirk nascosto? In effetti, forse, Katsuki era molto di più infuriato con sè stesso per non essersene accorto.

Aveva passato mesi – e parecchie nottate insonni – nel tentativo di digerire quella nuova situazione, cercando di adattarsi a quel Midoriya – bugiardo, traditore, falso – cercando di capire in quale maniera – come, come, come - lui avesse fatto ad ottenerne un Quirk. Non gli importava più del perchè, a quel punto, ma del come.

Poi aveva visto All Might guardarlo sempre in quel modo disgustoso – lui ed All Might erano sempre vicini come un corpo e la sua ombra– e aveva anche sentito le ipotesi dei loro compagni di classe.... semplicemente aveva fatto poi due più due. E mai, come allora, aveva desiderato che quel banale “due più due” facesse cinque, anzichè quattro.

Nell'ultimo periodo si era poi forzato di ignorare la sua esistenza – come se fosse un sassolino a bordo del marciapiede, di nuovo – finchè non potè più farlo: Deku non poteva più essere ignorato. I suoi miglioramenti e la sua persistenza – nonostante i Villains e le ossa rotte – l'avevano indotto a essere considerato il terzo migliore della classe. Certo, non lo aveva superato – ma comunque, da ultimo a terzo era stato un attimo – e Katsuki ancora non si capacitava di come, quando, perchè.

Poi la verità era arrivata e con essa un enorme gancio destro proprio sul suo naso: anche se già lo immaginava era stato comunque duro da accettare; il fatto che All Might avesse scelto Deku – uno preso a caso tra la folla, a parer suo – e che, quest'ultimo glielo avesse tenuto nascosto, facendosi grandi beffe di lui – come poteva ancora camminare e guardare tutti in faccia, quell'ipocrita? - era così frustrante e non riusciva ad accettarlo.

Lo capì anni più tardi, dopo il diploma alla UA il fatto che, quello che in realtà Bakugou Katsuki non riusciva ad accettare era non era stato che Deku avesse un quirk, ma che gli avesse mentito e tenuto nascosto qualcosa di così importante e fondamentale nella loro... amicizia? Rivalità ? - trovò una definizione solo anni più tardi. E, ovviamente, lui non si era comportato da "amico"... però, comunque, come aveva potuto?

Per qualche ragione, Katsuki pensava ancora che meritava di saperlo – e chissà, magari le cose sarebbero andate diversamente fin da subito... o forse no – perchè c'era un legame, tra loro due... un legame assurdo, ambiguo e pieno di sfaccettature tra Katsuki Bakugou e Midoriya Izuku. E quest'ultimo non lo aveva rispettato.


 


 

Pioveva a dirotto, quel giorno. Il prato intorno a loro era zuppo e impregnato d'acqua, i nuvoloni grigi sopra le loro teste s' illuminavano di tanto in tanto dalla luce di un lampo e il boato che veniva subito dopo rompeva quel silenzio che aveva regnato sino ad ora. Sembrava che anche il cielo piangesse e si disperasse per la perdita appena avvenuta.

Il silenzio pesava sulle spalle di ognuno e poche persone si sentivano di romperlo. Non c'erano state molte chiacchiere tra i presenti, in effetti: giusto qualche condoglianza da parte di alcuni professori, di alcuni Pro Heroes e di altri studenti - avevano deciso che, nonostante tutta la popolazione piangesse l'attuale perdita, i più intimi avevano bisogno di privacy in una cerimonia tutta loro. La cerimonia era finita da un bel pezzo e la bara – quella grande e fredda bara – era ormai sprofondata sottoterra, con strati di terreno riversati sopra e il pezzo di marmo spuntare da essa per indicare che lì, sì proprio lì, c'era lui.

Era finita, dunque.

Sebbene Katsuki avesse già pianto – da solo, al buio e più e più volte – durante la sepoltura non aveva cacciato nemmeno una lacrima: invece, molti tra i suoi ex compagni di classe della UA, piangevano a dirotto, confortandosi tra loro in silenzio. Come se il silenzio fosse quella cosa di cui lui – ovunque fosse adesso, anche se sicuramente in qualche bel posto – avesse bisogno.

Conoscendolo, avrebbe voluto che tutti ridessero e fossero felici. Perché quel giorno sarebbe arrivato , avrebbe detto – lo sapevano tutti – e anche Katsuki lo sapeva bene, come anche lui – eppure, nemmeno lui riuscì a coniare quel desiderio: la sua bocca era tirata in una sottile piega dritta, i suoi occhi pesanti leggermente socchiusi e i capelli ribelli sparsi sulla fronte da un lieve strato umidiccio. Il corpo rigido come se fosse fatto di legno e la mano serrata saldamente all'ombrello sopra alla sua testa, che talvolta cozzava contro quello delle altre persone non facendolo schiodare, però, mai di un centimetro.

Il suo corpo solitamente dritto e muscoloso e decisamente fiero aveva assunto una posizione smunta, ingobbita e logorata nel suo abito da cerimonia funebre.

Persino durante la cerimonia Katsuki si era messo un po' più in fondo rispetto agli altri, volendo passare inosservato: non voleva di certo che tutti quegli extra lo guardassero con quell'espressione di pietà. E, quando la calca di gente iniziò ad allontanarsi da quella triste bara, riconobbe molti visi conosciuti – ma a cui ancora riusciva a malapena assegnare nome e identità – passargli accanto. Alcuni dei suoi amici gli batterono le mani sulle spalle, passando, con espressione estremamente dispiaciuta, non aggiungendo però altro e passando oltre – dopo tutti quegli anni , lo conoscevano bene e nemmeno Mineta osò dire qualcosa, limitandosi ad un vago cenno della mano. Fu una fortuna: non sarebbe riuscito a sostenere una conversazione con nessuno di loro senza urlargli contro più del solito – o per meglio dire, come ai vecchi tempi: era decisamente maturato nel corso degli anni ma ora, in questo stato, non avrebbe saputo controllare le sue emozioni e il buon vecchio Katsuki Bakugou avrebbe fatto saltare la testa di chiunque avesse osato parlargli.

Quelle persone che lo oltrepassavano sembravano solo un'infinità di ombre che gli passavano accanto, senza volto e senza corpo; non fu comunque in grado di muoversi da lì perché dov'era, anche se da lontano, il suo sguardo era fisso sulla lapide – e sulla persona davanti ad essa.

Finché non arrivò Todoroki Shouto, quel seccante, petulante e spocchioso compagno di classe che lo aveva ostacolato alla UA– e che continuava a farlo, adesso, da Pro Hero – e si fermò davanti a lui.

Le loro interazioni negli anni erano state sporadiche e rare – sopratutto perché tutto quello che diceva Katsuki nei suoi confronti erano insulti o frecciatine – in cui avveniva sempre la stessa scena: si dicevano qualcosa, Katsuki alzava la voce, Todoroki rimaneva impassibile e lui continuava a litigare da solo. Aveva visto poche inclinazioni, in quel volto di ghiaccio, durante gli anni – ad esclusione per il disprezzo e la rabbia quando si parlava di Enji Todoroki. Quel cambio d'espressione non era così sporadico– ma adesso...

Gli occhi eterocromatici di Todoroki erano lucidi e le sue guance erano attraversate da due sottili linee bagnate, oltre che di un colorito più acceso rispetto al solito – lo ricordava bene, quel muso bianco standard che possedeva. Teneva la bocca contratta in broncio e il resto del corpo rigido – proprio come il suo – se non per il braccio che circondava la vita di quella ragazza che, con sua non troppa estrema sorpresa, si rivelò essere Uraraka Ochako che piangeva a dirotto sotto a un elegante velo nero calato a metà sulla faccia. Certo, era un po' insolito che quei due fossero finiti assieme, pensò Katsuki – che non era riuscito a scappare da quella notizia di merda, visto che era ovunque: giornali, riviste... e tutti i tabloid ne parlavano a ripetizione – perchè erano come il giorno e la notte, però non aveva nemmeno intenzione di starci a pensare su. Sopratutto non adesso.

«Bakugou.» la voce di Todoroki Shouto tremolò e lo vide mordersi il labbro, come per darsi una calmata, prima di continuare. «Va' a parlargli.» e indicò con un cenno della testa, dietro di sé, verso quella figura davanti alla lapide.

«No.» disse solo. Perché avrebbe dovuto? Non era lui il suo migliore amico che lo accompagnava a braccetto in ogni situazione lui si trovasse? Non era stato lui – Todoroki, non lui, non lui, non lui – a incoraggiarlo e a spronarlo durante i tre anni all'accademia – e sì, la cosa gli bruciava parecchio, adesso. Perchè avrebbe dovuto, quindi?

Probabilmente adesso lo odiava. Non si parlavano nemmeno decentemente da oltre un anno, ormai, da quando aveva abbandonato l'agenzia di Kamui e aveva iniziato a lavorare con un sidekick.

Come se si aspettasse quella risposta, Todoroki socchiuse gli occhi ed inspirò. «Non parla da due giorni. Con nessuno. Ha bisogno di te, adesso.» sebbene i suoi occhi cercarono di acquistare durezza, il tono dell'eroe mezzo ghiaccio e mezzo fuoco era stressato, esausto, a dir la verità. Se non fosse stato Todoroki e, se Bakugou non avesse avuto la sfera emotiva di un cucchiaino, gli avrebbe quasi fatto tenerezza.

Questa volta fu Katsuki a socchiudere gli occhi. Aveva bisogno di lui? Davvero? Perchè? E, prima che potesse domandarglielo, Todoroki sospinse leggermente la sua ragazza – futura moglie, da quel che sapeva tramite le chiacchiere sul web. Non che gli importasse,comunque, se non per quel piccolo dettaglio – allontanandosi da lui e scomparendo alle sue spalle.

Katsuki non si voltò nemmeno a vedere Todoroki e Faccia Tonda che scomparivano: stava combattendo con il suo cervello che nonostante gli dicesse che no, quel perdente non aveva certo bisogno di Katsuki Bakugou, di un legame infranto e, forse, mai stato davvero unito, il suo corpo sembrava pensarla diversamente perchè le sue gambe si stavano già muovendosi , lentamente, in quei pochi passi che lo avrebbero portato abbastanza vicino – anche se non troppo – da quella lapide e quella persona davanti ad essa.

Aveva lasciato cadere l'ombrello e il suo vestito nero da lutto si era inzuppato e appiccicato sulle braccia toniche, lasciate mollemente andare lungo i fianchi; il capo ancora chino con la folta chioma verde afflosciata su sé stessa, gocciolante.

Aveva visto molte volte piangere Midoriya Izuku – e spesso non era stato così gentile al riguardo e molto più spesso ne era lui la causa – ma mai lo aveva visto in quello stato catatonico e, anche se non poteva vedere la sua espressione, sapeva esattamente che era come la sua, quando quella mattina si era guardato allo specchio per la prima volta dopo due giorni.

Solcata da profonde occhiaie, provata, apatica.

«Sono felice che oggi piova così tanto.» fu Deku il primo a parlare, inaspettatamente al contrario di quello che Todoroki aveva sostenuto. La sua voce squillante e morbida aveva tuttavia lasciato spazio ad una estremamente roca e cupa – carica di dolore – e forse quel bastardo a metà aveva ragione: non sembrava parlare da molto.

Però lo aveva fatto, con lui.

Katsuki aprì la bocca per dire qualcosa, senza che nessun suono gli uscisse da essa. Avrebbe voluto urlare mi dispiace ma che senso avrebbe, adesso, dopo anni? Perchè vederlo così lo spingeva – adesso, nel momento più inopportuno – a dirgli che sì, era stato un grandissimo coglione tutti quegli anni con lui e che vorebbe rimediare? Che si sarebbe beccato altri mille proiettili, mille infilzate e che ti prego, ti prego perdonami Deku.

Mi dispiace – per tutti quegli anni passato a bullizzarlo, a farlo sentire inferiore, inutile, patetico. -Quando in realtà quello patetico era lui.

Mi dispiace – per averlo considerato un traditore: quello stupido di Deku era sempre stato troppo morbido e generoso, mettendo gli altri al primo posto. Aveva voluto mettere il suo segreto e All Might, al primo posto, per proteggerlo. - adesso lo capiva. Adesso andava bene così.

Mi dispiace – per non essere stato tuo amico quando ne avevi più bisogno. Con una fitta dovette ammettere che quel bastardo di Todoroki e quella scema di Uraraka avevano preso il suo posto, riempiendolo perfettamente.

Mi dispiace, Deku.

E sì: nonostante Katsuki non l'avrebbe mai ammesso ad alta voce – men che meno a Deku stesso – si dispiaceva di tante cose – diciamo che si era comportato da vera merda con un sacco di persone, sopratutto i suoi ex compagni di classe –, ma per la maggior parte quelle che riguardavano lui. Si era comportato in modo deplorevole con Izuku, negli anni, tentando sempre di affossarlo mentre... mentre doveva semplicemente tendergli la mano come aveva fatto lui, quel giorno al lago da bambini.

Deku c'era sempre stato per lui.

«Ti arrabbiavi sempre quando mi vedevi piangere, a scuola.» continuò Deku, con la stessa tonalità di prima; poi cacciò un risolino amaro, triste, distrutto. «Sono sempre stato un piagnone.»

Katsuki azzardò un passo, avvicinandosi ulteriormente. Era così vicino che poteva quasi sentire la terra sotto ai piedi di Deku palpitare – dove c'era lui , come se li stesse osservando– e scoprì che il motivo per cui si avvicinava gli serviva soltanto a realizzare che quel corpo non lo avrebbe mai visto – mai più – e il fatto che si trovava sotto di loro, lo terrorizzava a morte.

Ancora una volta, non sapeva bene cosa dire. Non era mai stato un granché con le parole – era Kirishima quello bravo a confortare, non lui – e si limitò a restare in silenzio; la gola completamente secca sembrando un paradosso orribile nonostante l'acqua che cadeva dal cielo intorno a loro. Avrebbe potuto far cadere l'ombrello e bagnarsi, aprire la bocca per far entrare un po' di acqua – chissà se si sarebbe sentito meglio, se quel peso fosse scomparso – ma non lo fece.

«All Might non la pensava così. Era felice di aver ceduto il quirk a un piagnone come te.» proclamò dopo un po' – forse avrebbe dovuto soppesare meglio quelle parole. Anche la sua voce era rotta e spenta e la sua chiara frecciatina colpì Deku, facendogli appena inclinare all'insù un lato del labbro e gettare la testa indietro, rivelando due occhi verdi solcati da profondi cerchi neri che guardavano il cielo plumbeo.

«Hai ragione, Kacchan.» mormorò, in un tono quasi affettuoso. «Mi è venuto a parlare una settimana fa... a dirmi che era felice, che era orgoglioso e che-» la voce di Deku s'incrinò, lasciando spazio a un profondo singhiozzo. «-che non aveva rimpianti.» La bocca si strinse nel suo broncio da pianto e, in quelche modo, Katsuki provò l'impulso di abbracciarlo.

Katsuki abbassò gli occhi sulla dicitura della lapide. Lui non aveva visto All Might da due settimane, da una riunione con gli ex membri della classe. E, quella sera, All Might aveva detto che era bello vederlo felice – e lo era, felice – era già nella Top 5 a venticinque anni- , fino a che, due giorni prima quando, nella chat di gruppo, aveva letto nel cuore della notte quelle tre stupide parole – e poi nient'altro.

Che All Might sapeva non gli restasse così tanto tempo a disposizione da vivere e aveva voluto far sapere ai suoi due pupilli che era fiero di loro? Due settimane prima non ci avrebbe pensato, Katsuki, ma adesso sì: era sicuro che fosse così. Sarebbe stato tipicamente da All Might.

«Io ce li ho.» mormorò dopo un po' Deku. Katsuki sobbalzò, ritornando alla realtà, lo guardò senza aspettarsi che Midoriya ricambiasse il suo sguardo – cosa che non fece.

«I rimpianti, ce li ho. Io... non sono pronto ancora. Ho bisogno di lui ancora. Io... avrò sempre bisogno di lui.» la sua voce si fece più disperata, lamentose e venne accompagnata da una caduta sulle ginocchia da parte di Deku. Lo vide affondare le dita nella terra bagnata, come se volesse scavare fino a tirar fuori il corpo ormai gracile, freddo e senza vita di All Might. «Non sono pronto.» singhiozzò, lasciando andare ancora le lacrime. Batte dei pugni sul terreno, ripetutamente e il fango gli schizzò ovunque sul vestito.

Katsuki deglutì. E lui? Lui era pronto? No, affatto. Come si poteva essere pronti a... una cosa del genere? A lasciar andare così una persona?

Una persona così importante?

Era come se Katsuki avesse perso un pezzo di .

All Might non poteva essere morto – per un cedimento del cuore: i suoi organi vitali erano tutti un po' strapazzati dopo tutti quegli anni, aveva detto il dottore – perchè lui... lui doveva ancora superare Deku, batterlo, prendere il posto di eroe numero uno... doveva... doveva guardarli, ammirarli.... vedere quanto Deku si fosse spinto in avanti sotto la guardia dell'ex numero uno. Doveva vederli andare avanti fino... alla vecchiaia.

Katsuki aveva fatto una promessa, quella sera di tanti anni prima : aveva promesso che, anche se era stato Deku ad ereditare il il One for All, l'eroe numero uno sarebbe stato comunque lui e «statemi a guardare» aveva detto. Però All Might se n'era andato- così presto, troppo presto – e lui non era riuscito a portare a termine la sua promessa.

Perché, perché, perché....?

«Cosa farò, Kacchan?» Deku interruppe i suoi singhiozzi per voltare – finalmente – la testa e guardarlo – guardarlo veramente - e lasciando che i suoi occhi lo penetrassero con quel verde così intenso. Quegli occhi che lo avevano trafitto molte volte, quelli che erano sempre troppo espressivi e che, adesso, erano disperati.

Katsuki deglutì, distogliendo gli occhi da lui e puntandoli di nuovo sull'epitaffio della lapide. «Vai avanti.» disse, duro.

Che cos'era quello? Un incoraggiamento? Una minaccia?

Deku battè le ciglia e sospirò. «Non-»

«-Puoi.» lo interruppe brusco lui. «Devi provare a diventare il numero uno, così che posso schiacciarti e fatti sbattere quel culo per terra una volta per tutte, cretino.»

Adesso Bakugou Katsuki si riconosceva un po' di più – aveva pensato troppo alle smancerie negli ultimi minuti.

Inaspettatamente Deku cacciò un risolino: non era proprio sprizzante di gioia come al solito, ma non era certo come quello cupo e amaro di poco prima. «Accidenti Kacchan... non mi vedi da... quanto? Più di un anno e sai dirmi questo?»

E cos'altro avrebbe dovuto dirgli, smancerie? Oltretutto, loro due non si vedevano da oltre un anno, ragionò Katsuki, ma lui aveva visto Deku molte volte in tv – lo seguiva sempre, nelle interviste.

All'improvviso, però, Katsuki non seppe cosa rispondere. Avrebbe voluto urlargli che gli era mancato, nonostante tutto, e che non fosse nemmeno sicuro che lui l'avesse mai perdonato per tutto il male che gli aveva causato. Che lui non si era perdonato.

Gli era mancato da impazzire e voleva toccarlo, stringerlo e sentirlò vicino a sé come poche volte era successo – un ricordo di quando Deku lo aveva stretto in un abbraccio, anni prima, quando si era parato a quel colpo maledetto di Shigaraki e che lo aveva trafitto in più punti. Ancora non sapeva come si era salvato da quel colpo ma sapeva bene che, per sentire il calore di Midoriya di nuovo, si sarebbe fatto trafiggere di nuovo.

Ovviamente non disse nulla di tutto questo e tacque, inginocchiandosi sulle gambe di fianco a Deku, che continuava a fissarlo con quell'espressione, quella che aveva imparato ad apprezzare – no, ad amare.

«Tirati su.» sussurrò roco, scacciando quei maledetti pensieri che gli stavano inondando la testa. Oltre un anno, ed era questo l'effetto che quell'uomo poco cresciuto gli faceva – non era vero: era cresciuto molto, anche se non in altezza, ma le sue braccia si erano ingrossate, il suo addominale scolpito – sì aveva sbirciato qualche rivista in cui sponsorizzava prodotti sportivi – e la sua mascella più lineare, decisamente mascolina.

Vide Deku sussultare e chinò il capo di lato, inchiodandolo con il suo sguardo immensamente triste. «Non ho voglia, sai. Vorrei rimanere ancora un po' qui, Kacchan.»

Katsuki sbuffò, infastidito e si alzò in piedi di scatto, afferrando un braccio del ragazzo e strattonandolo in piedi – seguito da un lamentoso e acuto «Kacchan-!» - per poi lasciarlo andare bruscamente.

«All Might non lo vorrebbe, idiota.» sputò, infilando le mani in tasca e voltando il capo.

«Lo so.»

«E allora ripigliati, deficente.»

«Ma Kacchan-»

«Kacchan,Kacchan,Kacchan.» abbaiò. «Pensavo che lo sapessi di non poter vivere per sempre sotto l'ombra di All Might,» e questo lo stava anche rammentando a sé stesso. Sopratutto a sé stesso. «quindi alza quel culo, allena quel quirk e diventa il fottuto numero uno, perdente.»

Midoriya incassò la testa tra le spalle, scosso da forti gemiti e, ancora, copiose lacrime scivolavano giù dai suoi occhi. Il primo istinto di Katsuki fu quello di afferrare la sua testa e sbatterselo contro, in una sorta di confortante abbraccio – e fu anche in procinto di farlo, visto che aveva leggermente sollevato la mano – ma si fermò subito, ritirando nuovamente la mano nella tasca del pantalone.

«Sc-Scusa...» balbettò Izuku. «H-hai ragione però. Lui non lo vorrebbe.»

«Deku.» lo chiamò Katsuki, dopo qualche attimo, aspettando che lui si riprendesse. Quando Izuku aveva tirato l'ultimo sospiro e si era raddrizzato sulla schiena guardandolo in quel modo che gli faceva venire le gambe molli, continuò:

Scusa. Perdonami. Ti amo.

«Andiamo a prenderci un caffè, ti va?»

«Sì, Kacchan.»

E, per un attimo non era cambiato niente: erano ancora due amici, che ammiravano All Might e che avrebbero continuato a seguire le sue orme. Tranne per il fatto che, Katsuki sentiva un enorme peso qualcosa che però in compagnia di Izuku sembrava addolcirsi un po'.

AngolinoAutrice(?)
Salve!
Era da un po' che mi balenava questa storia BakuDeku - questa "cosa" sarebbe più appropriato - ed erano mesi che sostava nel mio pc in attesa di essere finita, ed eccola qui. Questa sarà una mini-long - oltre che è un esperimento BakuDeku - di tipo tre o quattro capitoli al massimo, questa compresa. Questo era una sorta di prologo della storia e gli altri saranno quindi più lunghi e anche abbastanza pensanti - lol- pieno di BakuDeku in ogni sfaccettature. Ho già la linea della storia fatta, devo solo scriverla - che richiederà un po' del mio tempo extra pressochè inesistente visto che tra lavoro e studio sono nella m*** fino al collo. Ma farò del mio meglio.
Ho dovuto inserire il tag OOC, perchè Katsuki è un po' diverso da come lo conosciamo adesso, un po' più maturo sicuramente - e molto, molto innamorato. E' struggente quanto lui ami Izuku in questa storia.
Spero di renderli bene !
E... Uraraka sta con Todoroki perchè - essendo Kacchako fino al midollo - senza Baku, la trovo carina anche con Shouto!
Detto questo, fatemi sapere che ne pensate!
Alla prossima,
Shanna <3

Ps. La canzone è Ghost of You dei 5sos.

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Capitolo 2
*** II ***


II
I don't want to leave you, will you hold my hand?.



 

Midoriya Izuku era difficile da azzittire. Se era felice, entusiasta, nervoso, concentrato... blaterava sempre. Ed in effetti era una cosa che Bakugou aveva odiato – ricordava quell'episodio durante il Festival Sportivo, al primo anno, in cui blaterava strategie su strategie durante gli incontri e in quel momento avrebbe voluto soltanto girarsi e mollargli un pugno in faccia ( questo non avvenne grazie a Kirishima).

Anche dopo quello scontro di un paio d'anni prima, nel primo anno da tirocinante come Pro-Hero, con un Villain piuttosto tosto, aveva straparlato. Di quanto si era divertito a mostrare di essere cresciuto – e, nonostante tutto, Katsuki lo sapeva che stava diventando un grande eroe come All Might – e che non vedeva l'ora di tornare in azione – nonostante fosse ingessato da testa a piedi.

 

Quel giorno Katsuki aveva abbozzato un sorriso e aveva infilato le mani in tasca, nascondendo quel sorriso in uno sbuffo: non sapeva se erano amici, non sapeva se era stato perdonato da Midoriya, però sapeva che, andarlo a trovare per sapere come stava e scambiare due chiacchiere con lui, era naturale. Natruale come essere amici.

 

Erano passati esattamente quattro anni da quell'incidente – cinque dal loro diploma alla UA – e, anche se gli doleva ammetterlo, Izuku quel giorno di lui non aveva bisogno. C'era stat Uraraka al suo capezzale, quella Faccia Tonda, che gli ronzava attorno da sempre e che, fino a tre anni prima, era stata la sua fidanzata, per poi rompere.

A Katsuki non importava molto perchè avessero rotto ma sapeva che Izuku era triste – negli ultimi due anni aveva visto gli occhi umidi ogni volta che Ochaco Uraraka, alias Uravity, compariva in qualche missione o trasmissione televisiva o la vedeva.

E questo faceva male anche a Katsuki: sapeva che Midoriya probabilmente l'amava ancora, anche se – ancora non capiva né come, né quando, né perchè quell'accoppiata insolita – Uraraka si fosse fidanzata con il suo migliore amico Todoroki.

Anche quello faceva male:  sapere di non essere stato abbastanza – di essere stato superato da quel bastardo diviso a metà – da essere un amico migliore. Non aveva fatto altro che bullizzarlo, buttarlo già, metterlo in ridicolo...

Eppure Midoriya Izuku si rialzava, sempre.

E forse era questo che aveva sempre ammirato – e poi, scoperto, amato – di quel pasticcio dai capelli verdi, farfugliante e insicuro ma talmente duro dentro da andare avanti e scalare la vetta, superandolo.

 

Si schiarì la voce, perchè quel silenzio – e quei pensieri – stavano diventando davvero troppo pensanti da affrontare adesso, in quella scialba caffetteria vicino al cimitero dove All Might era stato sepolto. Dove loro avevano lasciato un pezzetto di sé.

Katsuki strinse le mani intorno alla tazza di tè allo zenzero e limone – non era mai stato un tipo da caffeina – mentre invece la brodosa bevanda di Izuku si stava raffreddando sotto al suo naso – caffè americano, lo chiamava – perchè lui guardava fisso fuori dalla finestra e non spicciava parola.

Insomma, questo sarebbe stato un atteggiamento più da lui, da Todoroki o persino Tokoyami... ma non da Midoriya Izuku.

Katsuki aprì la bocca per dire qualcosa: «Deku-»

«Sì.» lo interruppe, invece, lui, spostando lo sguardo verso i suoi occhi cremisi. Lo vide sospirare lievemente e battere le palpebre una volta sola. I suoi occhi verdi erano lucidissimi e anche velati di un'ombra che Katsuki conosceva bene: disperazione.

«Sì cosa?» ribattè a bocca aperta. Stava pensando nella sua testa, non ricordava di aver domandato qualcosa. Ma forse gli era sfuggito e lo aveva fatto.

Midoriya avvolse le mani intorno alla sua tazza di acffè americano, Katsuki fece lo stesso con il suo tè, poi sospirò un po' più forte di prima. «Shouto ed Ochaco, si sposeranno tra qualche mese.»

Katsuki Bakugou – una delle poche volte nella sua vita – rimase interdetto: perchè s'è n'era uscito in un momento del genere, in una situazione simile? Cosa fregava a lui di quel tormentato bicolore e quella pazza rosa?

«Perchè pensi che m'importi di due coglioni?»


Che ti hanno fatto male, Izuku. Che ti hanno ferito e hanno ferito me nel vederti devastato.

 

Midoriya scosse le spalle. «Nulla, forse. Però è il topic della gente quando mi vede dopo anni.» lo ripetè come se fosse stanco.

«Hah?» esplose lui, scartando definitivamente il tè perchè era diventato troppo freddo. Non si vedevano – avevano una conversazione decente, perlopiù – da due anni e pensava che a lui interessasse questo? Di Faccia-Tonda e Icy-Hot?

Di nuovo, Deku scrollò le spalle e ridacchiò leggermente. «Non lo so, succede davvero Kacchan. M'incontrano, mi chiedono l'autografo e dicono “ma è vero che tu e Uravity avete rotto e lei sta con Shouto? Come ti senti”» fece il verso citando l'ultima frase. Poi sbuffò. «Sono passati due anni Kacchan. Sono andato oltre.»

«A me non interessa,» chiarì. Però una domanda gli venne naturale: «Ma tu stai bene?»

Midoriya lo fissò, spalancò i suoi occhioni verdi – diventati un po' più radiosi – e lasciò andare le mani dalla tazza per alzarle in alto come fosse in arresto. Spalancò la bocca in un sorriso sincero e stupido: «Whooooa,» esalò stupidamente «davvero Kacchan mi stai chiedendo come sto? Davvero Kacchan? Il grande DynaMight?»

In quel momento il cervello di Katsuki andò in tilt: in primiss perchè adorava come Midoriya diceva “Kacchan”; e poi perchè era riuscito a farlo ridere. E poi, il suo nome da eroe detto da lui lo rendeva... eccitato.

Arrossì, colto alla sprovvista. «Taci, idiota.» borbottò. «Non sono più quel tipo di persona.»
Midoriya gli sorrise sinceramente mentre si alzava – e Dio, quanto lo amava. Il suo cuore stava schizzando stupidamente via dal petto.
«Lo so.» soffiò. C'era tenerezza nella sua voce e un breve flashback di tutto quello che era successo tra loro ( l'infanzia, le medie, il primo combattimento all'UA, il test contro AllMight, la loro lotta al Ground Beta, la guerra contro Shigaraki e i suoi.... ) lo colpì immediatamente: era forse un perdono ? Midoriya Izuku lo stava forse perdonando per tutto il male?

 

Ma lui no, non si sentiva ancora purificato.

 

Midoriya lo fissò intensamente per qualche secondo, ancora in piedi davanti a lui. «Comunque la cosa tra Shoto e Uraraka non m'interessa più. Gli voglio bene e voglio che siano felici.» la sua voce era ancora un po' rauca e il suo tono triste ma Katsuki sapeva che non stava mentendo. Aveva un cuore troppo grande per farlo.

«Quindi sì, Kacchan, sto bene per quello...» il suo sguardo si abbassò, sicuramente pensando al suo mentore senza aggiungere che era distrutto e che gli sarebbe mancato. Ma Katsuki sapeva che avrebbe superato anche questo.

Era Midoriya Izuku, dopotutto.

Katsuki si schiarì la voce. «Okay,» aggiunse un po' troppo in fretta. «Non che me ne freghi davvero un cazzo dei vostri triangoli amorosi, Deku.» aggiunse, giusto per non essere troppo morbido – quel giorno lo era stato fin troppo, no?

Deku si scurì, turbato. «Non è un triangolo amoroso,» chiarì a denti stretti precisando e mettendo fine a quella discussione definitvamente ( era il suo modo ). «E tu stai bene, Kacchan?» domandò immediatamente, rivolgendo uno sguardo prima alla finestra – dove s'intravedeva il cimitero dove c'era il loro eroe – e poi tornando a fissarlo intensamente come a dire: “a parte quello”.

«Sto bene.»

«Non sembra.»

«Il lavoro va bene.» grugnì Katsuki.

«Il lavoro non è tutto quello che conta,» ribattè testardo Midoriya. «Voglio che tu sia felice  come Ochaco e Shouto.»

Katsuki lo schernì gracchiando. Nemmeno sua madre gli diceva di trovarsi una ragazza – o un ragazzo, da quando aveva avuto quella cosa con Kirishima l'ultimo anno di liceo – e lui, Deku, si permetteva di fargli la morale?

«Insomma, ti piacerà qualcuna, no?» incalzò Midoriya, a questo punto ributtandosi a sedere davanti a lui. Sembrava che, invece di continuare a piangere su sé stesso cercasse di torturare lui – sembrava molto Kirishima in quel momento ( sì, dopo quella cosa erano rimasti amici).

Katsuki grugnì in risposta, ma non rispose. Izuku, ovviamente, non mollò la presa.

«Pensavo ti piacesse Ochaco al liceo?»

«Faccia-Tonda-Uraraka? Quella è completamente pazza.»

«Okay, uhm, Yaoyorozu-san?»

«Gironzolava intorno ad quel perdente Awase della B dal campo estivo. Noiosa da morire, comunque.»

«E... Tsuyu-chan?»

«Tokoyami. Appiccicosa.»

«A-Ashido-san?»

«Uh, Kirishima e lei sono talmente perfetti da dare voltastomaco.»

Midoriya fece una smorfia. «Giusto,» ma non mollò. «Q-quella del corso, allora, com'è che si chiamava... Utsushimi Camie-san

Katsuki inorridì. «Quella è più scema di Uraraka.»

«Hagakure-san?»

«E' invisibile, è inquetante.»

«Kacchaaaan, sei cattivo

«Sono sincero. E poi lei e quel coso con la coda non hanno avuto una storia?»

«Quel coso con la coda si chiama Ojiro.»

«Come vuoi.»

«Sai un sacco di pettegolezzi del liceo, Kacchan.» schiamazzò Midoriya. Sembrava allegro, tanto bastava per scaldargli il cuore. Beh, se bastava parlare di cazzate per renderlo feliceo, dopo oggi, poteva fare uno sforzo.

«Duh,» ribattè, infastidito ricordando ai tempi del liceo quando la BakuSquad – rinominata così contro la sua volontà – lo torturava ogni giorno. «colpa di Kirishima e Kaminari quei due idiori erano delle ragazze pettegole.»

Midoriya ridacchiò. «Qualcuna della B?»

Katsuki sospirò, bloccandolo prima che iniziasse ad elencare i nomi delle ragazze della sezione B- come faceva poi, lui dopo tre anni aveva imparato a malapena i nomi dei suoi compagni di classe: Todoroki perchè era un'egocentrico, Uraraka perchè era troppo rumorosa, Iida e Yaoyorozu perchè erano i capoclasse e i suoi fastidiosi membri del suo gruppo non approvato – e si massaggiò le tempie.

«Nessuna di loro.» tagliò corto.

Midoriya restò a bocca aperta, poi: «Hatsume Mei?»

«Chi?»

«Nejire-senpai?»

«Ripeto:chi?»

Midoriya sbuffò, spazientito, e si accasciò sulla panca del tavolo. «E che cavolo, Kacchan, nessuna nessuna?»

Katsuki battè le palpebre. No, nessuna. Solo lui. Voleva solo lui – anche dopo averlo maltrattato da anni. Voleva l'unica persona che non poteva avere. Aveva sempre visto gli sguardi lussurioso che gli avevano lanciato al liceo, persino quel Shinsou, eppure nel suo cervello c'era soltanto quel ragazzo davanti a lui, che blaterava di ragazze – poi! - e che lo convinceva a cercarsi qualcuno.

Improvvisamente, scoppiò a ridere. Era una risata di gusto, anche se amara. Perchè il destino era proprio crudele se doveva fargli affrontare questo discorso con lui – la sua eterna cotta – che lo guardava come un cerbiatto smarrito.

«Perchè ridi, Kacchan?» domandò innocentemente.

Katsuki smise di ridere e lo guardò intensamente, sperò di trafiggerlo con i suoi sentimento – giurò di vedere Midoriya arrossire e inarcare le spalle a disagio – e non battè le palpebre nemmeno una volta. Fissandolo.

«Izuku,» parlò dopo un po'. Era raro – rarissimo – che Katsuki lo chiamasse con il suo nome – era come se il nome Deku fosse suo, solo suo, in quel modo – sopratutto dopo le medie. «Sono gay.»

Midoriya esalò qualcosa – disse qualcosa di così basso che nemmeno l'orecchio acuto di Katsuki riuscì a cogliere – e tenne gli occhi spalancati. Poi si lasciò andare in un sorriso. «Oooh,» esalò, prolungando la “o” un po' troppo.

Era come paralizzato.

Katsuki si sentì a disagio: essere gay non era un problema, e quelle poche persone che lo sapevano – perchè era riservato e su questo Mina aveva tenuto la bocca chiusa – avevano ridacchiato, fatto commenti o battutine scherzose. Ma non erano rimasti paralizzati.

«Deku,» grugnì, infastidito da tanta attesa. Insomma era Midoriya non poteva starsene zitto così! Blaterare qualcosa o-

Allora, solo allora, Deku si riprese ed elargì un sorriso. «Penso che sia fantastico,Kacchan. Scusa.... sono sono sorpreso.» sussurrò l'ultima parola, arrossendo. «Grazie per avermelo detto.» ed ecco che cominciava ad essere Izuku: gentile, altruista e amorevole.

Katsuki grugnì. «Solo per non farti continuare a rompermi le palle-»

«Ma quindi Shins-»

«Piantala

Midoriya deglutì, decidendo di non riattaccare il discorso dei possibili amanti, ma invece, il suo sorriso si fece un po' più tirato e falso. In un altra situazione avrebbe potuto pensare che fosse contrariato. «Quindi.... è per questo che tu e Kirishima-»

«No.» lo interruppe brusco. Non voleva far vorticare pensieri strani nella testa di quel nerd, più di quando non facesse già. Sopratutto perchè adesso Eijirou e Mina erano sposati da quasi un anno. Non voleva aggiungere chiacchiere alla loro storia. Non avrebbe iniziato questa merda.

«Tra me ed Eijirou non c'è stato nulla,» chiarì – Midoriya aveva appena sospirato? - e poi, pensando che doveva essere totalmente sincero – non sapeva perchè, ma amava Midoriya e non voleva nascondergli nulla. «Solo una notte. La sera della laurea, poi lui e Mina-» s'interruppe, sperando di aver chiarito abbastanza il discorso. Era stata la sua prima volta, in effettii.

«Ooookay.»

«Comunque, cretino,» Katsuki guardò l'orologio: erano quasi le nove di sera. E il giorno dopo sarebbe stato di pattuglia. Nonostante quella chiacchierata – seppur irritante, ma accettabile se con Deku – fosse stata gradevole, adesso dovevano salutarsi. Chissà se si sarebbero rivisti tra due anni. «Dobbiamo andare a casa.»

Si alzò, lasciando i soldi per entrambe le consumazioni sul tavolo, e lo salutò con un cenno. Non era mai stato un tipo da abbracci come Kaminari, Kirishima, Sero o da bacetti come Ashido. Un cenno e basta.

 

Se solo sapesse.

 

Scacciò via quel pensiero e borbottò un «ciao.» mentre si dirigeva verso l'uscita. Non mise nemmeno la mano sul pomello che qualcuno gli afferrò la manica.

«Kacchan.»
Si voltò e vide gli occhi di Midoriya di nuovo tristi – e una piccola crepa nel cuore gli si formò – . Nonostante tutto, avrebbe voluto sbatterlo contro il suo petto ed abbracciarlo, stringerlo così forte fino a farlo stare bene. Ma non poteva.

Oh Deku, se solo sapessi.

 

«Resta?» sussurrò Midoriya. Che fosse una domanda o no, non lo lasciò andare e la risposta di Katsuki sarebbe stata immediatamente un : sì, ovunque.
«A casa mia... ho del... R-Red Label,» Deku accennò un sorriso. Ovviamente ricordava che lui beveva solo Red Label. «... mi accompagni?»

 

Katsuki strattonò il braccio, non perchè lo volesse davvero, ma perchè era meglio comportarsi da Katsuki Bakugou.

Sbuffò. «Spero per te che sia veramente Red Label, e non quella roba simile che mi offre Hanta, sai che non bevo altra merda.»

«Ovviamente.»

 

 

«.... e lo sai, lo sai Kacchan, a chi ho dato il mio primo bacio?» biascicò Midoriya, dopo cinque shottini di Red Label – era sicuramente uno di quelli che svenivano al primi drink – e si stiracchiò sul divano dov'erano seduti. La tv in sottofondo trasmetteva The Office, una serie tv americana che odiava e trovava altamente noiosa, però dopo aver bevuto quasi una mezza bottiglia di quel liquore, sembrava soltanto un qualcosa.

Katsuki ondeggiò la testa e sbuffò, allungando le gambe e sfiorando, con il piede nudo, quello di Midoriya.

Ebbe un brivido – amplificato dall'alcool, decisamente – d'eccitazione e decise che era meglio togliere rapidamente quel piede da lì. Midoriya non ci fece caso e continuò a ridacchiare.

«Neh, neh, Kacchan-»

«Quanto rompi le palle. Che ne so io.» sbottò, biascicando le parole. Anche lui era piuttosto andato. Ma gli piaceva: gli piaceva essere ubriachi lerci, davanti a una serie tv che odiava, in compagnia di Midoriya – in casa sua – e parlare come due vecchi amici.

«A Iida!» strillò Midoriya col viso arrossato, saltando sul divano come un bambino di due anni. Si accasciò di lato, contro la sua spalla e, sebbene le loro pelli erano coperte dai vestiti, ebbe comunque un brivido.

Katsuki stava decidendo se scrollarselo bruscamente o lasciarlo così: optò per la seconda, dopotutto avrebbe potuto dare la colpa all'alcool. E gli piaceva così tanto quel semplice tocco.

«E' stato un incidente, sono inciampato e... Ochaco era piuttosto arrabbiata.» rise poi a crepapelle, come se fosse la cosa divertente del mondo. Per Katsuki no: sarebbe stato più sensato che fosse stata quella stupida faccia Tonda di Uraraka e invece era stato il quattr'occhi, un ragazzo, che diamine! Sarebbe potuto esse lui quel ragazzo.

 

Che diavolo stava pensando?

 

«... e poi non ricordo più cosa è successo,» stava ancora straparlando ancora Midoriya, impossessato dall'alcool, mentre si scolava l'ultimo shot già riempito davanti a lui. Poi si voltò verso di lui, con occhi liquidi e guancie arrossate sotto le lentiggini.
Katsuki notò la sua bocca leggermente umida e una goccia di liquore scivolargli via... la voglia di leccargliela fu immensa e, nonostante l'ubriachezza, distolse lo sguardo.

«E tu Kacchan?»

Katsuki grugnì. Bevve ancora,

Midoriya gli diede di gomito. «Eddaiiii.»

«Kirishima.» sputò fuori, puntanto subito i suoi occhi rossi su di lui. «Ricordi?» glielo aveva accennato poco prima – anche se sembravano passati secoli – al bar. Lo sguardo di Midoriya vacillò.

Deglutì.

«Io non ho esperienza.» e poi divenne rosso. Rosso come un peperone. Talmente rosso da scoppiare, quasi. Se non fosse stato confuso da quella frase, Katsuki sarebbe scoppiato a ridere e lo avrebbe presto in giro.

«C-come si b-bacia un uomo?» sputò, poi, fuori.

Toccò a Katsuki arrossire, stavolta, ma leggermente: bevve ancora un sorso ed evitò lo sguardo di Midoriya. «Esattamente come una ragazza, cretino.» borbottò.

«Sì ma... sono... curioso.»

Il cuore di Bakugou rallentò: pensare a Midoriya con un'altra persona – un ragazzo! - lo faceva imbestialire: perchè avere qualsiasi ragazzo se aveva lui qui?

Però, quello che disse rabbiosamente – quasi osse tornato in prima liceo – fu: «E allora va in giro e cercati un ragazzo da baciare.» sbattè rabbiosamente quel bicchiere di vetro sul tavolino tra il divano e la tv e fece per alzarsi – ne aveva abbastanza, quella serata sarebbe finita lì.
Ma Midoriya lo afferrò – per la seconda volta, quel giorno – strattonandolo e, con la sua instabilità dovuta all'alcool, ricadde pesantemente sul divano. Katsuki guardò Midoriya.

Lo vide come mai lo aveva visto  – solo nei suoi pensieri erotici, in realtà – e sentì qualcosa muoversi e stringere i pantaloni: Midoriya era in ginocchio sul divano, proteso verso di luio – a pochi centimetri – con il volto rosso, le sopracciglia inarcate e un luccichio negli occhi che mai aveva visto.

I suoi pantaloni stavano decisamente stringendo, dannazione!

Fece per dire qualcosa o per muoversi da quella situazione perchè sarebbe finita per-

Cazzo. Non doveva pensarci.

 

Si soffermò sulle sue labbra, Midoriya passò la lingua su di esse, umettandole – non aiutando la situazione.
«Io vado.» esalò Katsuki, combattendo contro sé stesso. Ma non si mosse, e nemmeno Izuku lo fece. Anzi, allungò una mano e la poggiò sulla sua gamba – troppo vicino al suo gonfiore che stava per esplodere – e rantolò.

«Ti posso baciare, Kacchan?»

Il cervello andò completamente in black-out.

«Cazzo, sì!»


AngolinoAutrice(?)

E.... adesso prego, tiratemi i pomodori! xD Per il capitolo in ritardo, per l'orrore del capitolo- non so, non sono proprio soddisfatta.
Però, alla fine, va bene così.
Duuunque, ho già accennato che Katsuki è diverso in quesa storia - decisamente OOC- : più maturo e meno irascibile, sopratutto con Deku.
I discorsi che si sono scambiati in questo capitolo ma sono "importanti" anche perchè, non potendo scrivere dal punto di vista di Deku - visto che è unicamente pov Kacchan -, lo capirete più avanti.
Ho contato i capitoli e dovrebbero essere quattro o cinque - dipende dalla lunghezza dei capitoli successivi - e non so se mettere un epilogo. Credo che il finale che ho in mente si concluda in sè.
Piccolo ps: NON scriverò scene di sesso perchè non ne sono capace, ma qualche dettaglio lo metterò ;)
Detto questo, aloha e fatemi sapere che ne pensate.
Alla prossima,
Shanna. 

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