Friendship’s fragments: Another day without you

di Irene Adler
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chapter 1: the beginning ***
Capitolo 2: *** Chapter 2: We are waiting for you ***
Capitolo 3: *** Chapter 3: The flower in the glass cage ***
Capitolo 4: *** Chapter 4: Okairi ***



Capitolo 1
*** Chapter 1: the beginning ***


 

Note autrice: Ultimamente mi sono molto interessata al rapporto fra Kanda e Linalee; questi due sono un concentrato di angst e affetto davvero intrigante...li adoro. Detto questo, vi lascio alla lettura della fic, spero vi piaccia. Inutile dire che le recensioni sono bene accette ^_^

Chapter 1: The beginning

by Irene Adler

 

Entri in quella camera vuota, che sa di desolazione .

 Un armadio, un letto e un comodino; nient’altro.

Lo stretto indispensabile e nulla di più che personalizzi quell’ambiente.

“Tanto ci rimango solo a dormire” diceva sempre Kanda, sbuffando come suo solito, mentre il suo sguardo vacuo e disinteressato si soffermava su di te per un breve istante.

Siedi su quel letto [sfatto],  immersa nei tuoi pensieri e lentamente la tua mano va a lisciare il copriletto, mentre fissi oltre la finestra [rotta] il paesaggio all’esterno [cupo].

Kanda e i suoi compagni sono partiti per una missione un mese fa.

Una settimana fa i finders che li accompagnavano hanno contattato la sede dell’Ordine: missione completata, tutti gli esorcisti sono sani e salvi e stanno tornando in sede.

Quando Ge Ge ti ha dato la notizia hai sospirato sollevata, come tutte quelle volte in cui persone dell’Ordine tornavano alla “Home” sani e salvi.

Ti sei data della stupida per aver dato credito, anche solo per un secondo, a quella spiacevole sensazione alla vista delle schiene dell’unità Tiedoll che si allontanava dall’ordine.

Marie Noise, Daisya Barry e Yu Kanda sarebbero tornati presto alla “Home” sani e salvi e la sera si sarebbe tenuta una piccola festicciola organizzata dalla sezione scientifica per celebrare il loro ritorno.

Kanda, come al solito, avrebbe declinato l’offerta di partecipare ai festeggiamenti e si sarebbe eclissato nella propria camera, rimuginando per conto suo.

Daisya invece sarebbe stato al centro dell’attenzione come suo solito, avrebbe spiluccato qualcosa dal banchetto preparato da Jerry e avrebbe scatenato il putiferio fra i ragazzi della sezione scientifica con la sua Charity Bell, sghignazzando poi come un matto.

Marie sarebbe rimasto silenzioso per la prima parte dei festeggiamenti, poi si sarebbe sciolto man mano, chiacchierando con tranquillità e lanciando frecciatine al compagno greco per farlo innervosire.

Tutto come al solito insomma.

Invece no Linalee, questa volta qualcosa è andato storto.

Questa volta la porta dell’Ordine è stata varcata per prima dai finder, insolitamente provati, che hanno richiamato l’attenzione della sezione scientifica.

Tu eri fra quelle persone venute per accoglierli e, nel caos che regnava in quel momento, sei riuscita a cogliere delle frasi confuse, da farti gelare il sangue nelle vene.

“Gli akuma ci hanno teso un’imboscata”

“Ci hanno attaccato”

“Alcuni di noi sono feriti gravemente”

E poi la più agghiacciante, sussurrata con voce grave.

“Gli esorcisti sono rimasti indietro”

Senti ghiaccio fluido scivolarti nelle vene,  ghiaccio bollente che ti scuote, t’infiamma e ti gela nel contempo.

Ti fai largo fra i finder, chiedi loro informazioni, aiuti a dare i primi soccorsi ai feriti, poi una volta arrivati gli infermieri, ti avvicini a tuo fratello che sta già organizzando una squadra di recupero.

“Fratello, vado anch’io a cercarli!”

La sua risposta ti arriva in un suo secco e definitivo gesto del capo.

A detta sua la cosa migliore è che tu aiuti gli infermieri ad assistere i feriti.

Finisci per replicare, ma alla fine cedi.

Inizi ad assistere i sopravvissuti, mentre la tua ferita [invisibile agli occhi di chiunque]  continua a sanguinare, pulsa e ti ferisce, ancor più quando i tuoi occhi si soffermano sull’ingresso [sbarrato], dalla quale speri ogni secondo che compaiano i membri dell’unità Tiedoll.

Da quel giorno è passata una settimana.

L’unità di recupero è tornata il giorno prima, con Daisya Barry e Marie Noise, il primo con un braccio fratturato e l’altro con la sua arma anti akuma danneggiata e abrasioni minori alla gamba destra; Kanda non c’è.

“E’ rimasto indietro, quell’idiota” aveva risposto Daisya alla flebile domanda postagli da Komui e da te.

Marie aveva annuito gravemente con il capo e tu eri corsa via dopo aver mormorato una flebile scusa.

Ti sei rifugiata sul tetto dell’ordine, il nascondiglio segreto di Kanda, che, quando eravate piccoli, molto spesso violavi per sederti al suo fianco, senza dire una parola.

Ancora ti ricordi quando, anni prima, lui ti osservava accigliato prendere posto al suo fianco, replicando con uno sbuffo o un verso appena stizzito ai tuoi tentativi di istaurare un dialogo durante la sua meditazione.

Anche adesso sei in quel luogo ed è così silenzioso da risultare opprimente.

Quando tu e Kanda vi rimanevate le ore non vi era un suono, ma era un silenzio diverso, confidenziale, quasi intimo.

Eri felice di andarci, perché c’era lui ed era l’unico luogo in cui ti sentissi totalmente a tuo agio, l’unico luogo in cui tuo fratello Komui non ti seguisse con la faccia di uno pronto ad uccidere qualunque essere umano maschio dai cinque ai novant’anni che ti si avvicinasse con intenzioni anche solo lontanamente amichevoli.

Kanda non ti aveva mai trattata come qualcosa di fragile, da difendere perennemente: ti trattava nello stesso modo in cui trattava chiunque altro.

Era stato questo a stupirti e a spingerti a cercare di allacciare un rapporto con quel misterioso ragazzino.

Distaccato, freddo, scorbutico.

A prima vista questo si poteva associare a Yuu Kanda.

Passando con lui un paio di ore ogni giorno ti sei resa man mano conto che Kanda era anche altro.

Con il tempo hai imparato a riconoscere il significato di ogni suo gesto e di ogni suo tono di voce o cenno, lo stesso probabilmente aveva fatto lui con te, anche se mai l’avrebbe ammesso ad altri.

Ti stringi nei tuoi abiti e rabbrividisci per l’aria frizzante, mentre gli angoli dei tuoi occhi iniziano a bruciare.

Ti manca Yuu Kanda e ti stupisci di quanto la sua presenza costante e silenziosa sia importante nella tua vita.

Ora che manca hai un gran vuoto e l’inquietudine e la paura le senti come costanti nelle tue giornate.

Chiudi gli occhi Linalee.

Respira.

Tornerà alla Home.

Sicuramente.

 








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Capitolo 2
*** Chapter 2: We are waiting for you ***


kanda lina pov cap 2

Chapter 2: We are waiting for you

Un’altra settimana è passata.

Daisya e Marie si sono quasi del tutto ripresi dalla scontro con gli akuma ed altre due squadre di finder sono state inviate da Ge Ge alla ricerca di Kanda.

Due settimane.

Sono sembrati anni per te.

I primi giorni sei stata al capezzale dei suoi compagni di missione, facendo tutto il possibile per permettere loro una rapida guarigione.

Ogni giorno prendevi dalla cucina di Jerry un coltello, un piattino e un paio di mele, una rossa e una gialla, per poi sgattaiolare in infermeria e prendere posto fra i loro letti.

Daisya ti accoglieva con un sorriso, che si allargava non appena vedeva la succosa mela rossa che avevi prelevato dalla dispensa di Jerry apposta per lui: Daisya adorava le mele rosse, quasi quanto la carne di squalo, il cibo che preferiva in assoluto.

Marie ti osservava avvicinarsi fissandoti con apprensione: probabilmente aveva paura che Jerry ti sgridasse per aver rubato cibarie dalla dispensa; non sapeva che Jerry lasciava appositamente i due frutti sul bancone, come implicita complicità nel far mangiare ai due più frutta possibile.

Ti sedevi tranquillamente su una sedia e iniziavi a sbucciare le due mele con estrema cura, mentre intavolavi una piacevole discussione con loro sul più e il meno.

C’era un momento però in cui quell’apparente serenità s’incrinava.

Marie, alla fine di ogni tua visita, ti rivolgeva sempre la stessa domanda, di cui già conosceva la risposta.

Ci sono notizie di Kanda?

Il macigno che ti premeva sul petto diventava insopportabile, ancora di più nel momento in cui dalle tue labbra usciva quell’odiosa sillaba.

No

Il ragazzo sospirava e ti ringraziava gentilmente della visita, nascondendo la preoccupazione per la sorte del compagno, mentre Daisya si rabbuiava e vi dava le spalle, coprendosi con le lenzuola e sussurrando ogni sorta di maledizione al compagno disperso.

Tu li salutavi, uscivi dall’infermeria ed oltrepassato l’angolo, ti addossavi alla parete, fissando assente il piattino fra le tue mani, a volte versando qualche lacrima.

Ti rendevi conto che Yuu Kanda ti mancava terribilmente.

Ti rendevi conto che provavano lo stesso  Daisya e Marie, in egual misura, e speravi ogni istante che quella mancanza non dovesse essere permanente. 

Di giorno ti mostravi sempre tranquilla con i ragazzi della scientifica e il tuo fratellone; sorridevi, chiacchieravi, portavi loro del caffè caldo ogni qual volta ne avessero bisogno...

Ogni mattina però, quando Komui necessitava del primo caffè della giornata, andavi nel suo ufficio carico di carte, posavi la tazza fumante e fissavi negli occhi tuo fratello.

“Si sa qualcosa di Kanda?” chiedevi.

Sempre la stessa risposta.

“Non ancora”

Ti trattenevi con tutta te stessa per non mostrare a tuo fratello un’espressione ansiosa; sorridevi per non farlo preoccupare e perché ti rendevi conto che anche Komui, dopotutto, era preoccupato per Kanda e non sarebbe stato giusto da parte tua mostrare i tuoi sentimenti in modo palese.

Quando uscivi dall’ufficio tenevi lo sguardo basso fino alla cucina, dove Jerry alla fine riusciva sempre a tirarti un po’ su il morale coinvolgendoti nella creazione di qualche sua nuova ricetta.

Fra una cottura del piatto e l’altra ti dava un buffetto sul capo dicendo di non preoccuparti.

“Kanda è davvero forte. Sono sicuro che tornerà con il suo solito sguardo truce e una fame da lupi!Dovrò cucinargli dieci piatti di soba!”

Tu sorridevi.

Sorridevi ancora e ancora, tutto il giorno.

La sera ti rintanavi sul tetto dell’Ordine, nauseata da tutti quei sorrisi, e fissavi il cielo scuro per ore e ore.

Una sera particolarmente fredda la tua solitudine, ormai diventata abituale a quell’ora, era stata violata.

Marie ti aveva raggiunta sul tetto e si era messo seduto al tuo fianco, facendoti compagnia e guardando come te l’orizzonte, alla ricerca di una figura famigliare ritornata da chissà dove.

Il giorno dopo Marie era tornato nuovamente sul tetto, stavolta al suo fianco vi era anche Daisya.

Non parlavate mai lassù, il silenzio opprimeva tutti e tre.

Brividi ti salivano spesso per la schiena.

“Tornerà” pensavi; forse, a volte, sussurrandolo perfino.

“Lui tornerà di sicuro”

Quelle parole suonavano più come un disperato tentativo di convincere te stessa, eppure non t’importava, perché le stesse sembravano vivere anche nei più reconditi pensieri di Daisya e Marie.

Non importava; davvero non importava.

Voi volevate solamente rivedere Yuu Kanda.

Il burbero Yuu Kanda al quale, chi più chi meno, eravate affezionati.

Null’altro, in quei momenti, importava davvero.

Null’altro.













Note: Ringrazio di cuore Ellie Uchiwa per la sua recensione e tutti coloro che hanno letto. Arigato (_ _) La fan fic sarà composta da un totale di quattro capitoli, che posterò (scuola permettendo) entro breve.
Le recensioni sono bene accette ^^





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Capitolo 3
*** Chapter 3: The flower in the glass cage ***


Note: Ecco il terzo capitolo di questa mini fan fic, il prossimo sarà l'ultimo. Ringrazio Ermellino per la recensione  ^__^

Chapter 3: The flower in the glass cage

 

Muovi il capo, voltandolo verso la finestra rotta.

Sei nella camera di Kanda.

Soffia il vento fuori e tu fissi con sguardo vuoto i rami scossi da quella violenta brezza, la guancia premuta contro la superficie liscia del piccolo comodino  sul quale è posata la clessidra a cui Kanda tiene gelosamente.

Non hai mai capito il perché Kanda ne fosse così legato, però ti rendi conto della sua importanza per lui.

Sospiri e osservi quel fiore meraviglioso intrappolato nel vetro della clessidra.

Ricordi come ieri quel giorno in cui ti sei resa conto del gran valore di quell’oggetto.

Eri entrata di soppiatto nella sua camera  mentre lui dormiva, esausto dopo una missione durante la quale era rimasto ferito in maniera non troppo grave; eri ugualmente preoccupata per lui ed avevi deciso di andare a trovarlo, nonostante tuo fratello te l’avesse sconsigliato.

La stanza era cupa, il silenzio regnava entro quelle quattro mura di fredda pietra, rotto solo dal leggero respiro del ragazzo addormentato.

Eri entrata di soppiatto come un ladro, non sapendone neppure il motivo, poi ti era avvicinata al suo letto e avevi fissato per qualche istante quel viso solitamente corrucciato, che in quel momento era sudato di paura, quasi come se stesse avendo un incubo.

Preoccupata gli avevi posato una mano sulla fronte, detergendogli le gocce di sudore freddo sulle tempie e chiamando il suo nome; in quel momento lui aveva sbarrato gli occhi con una nota di terrore e senza neanche rendersi conto della tua presenza si era seduto di scatto sul bordo del letto, protendendo appena un braccio in direzione di quella clessidra.

Ricordi ancora le sue mani tremanti protese verso il loto e l’espressione del suo viso: era deformato da una paura cieca, che mai gli avevi visto addosso; fino a quel momento avevi infatti creduto stupidamente che Yuu Kanda fosse immune da un tale ed angosciante sentimento.

Avevi chiamato il suo nome, solo allora lui si era accorto della tua presenza ed era come mutato sotto i tuoi occhi: avevi visto chiaramente lo sforzo nel calmare il respiro affannoso e la fatica con la quale aveva voltato il viso nella tua direzione.

In pochi istanti era tornato il Kanda di sempre, che ti aveva intimato freddamente di andartene dalla sua camera, conservando però un’urgenza allarmante nella voce che poco collimava con l’espressione di perfetta freddezza che caratterizzava in quel momento il suo viso.

Quel giorno riuscisti a capire qualcosa in più su Yuu Kanda.

Quel giorno scopristi che, per qualche motivo a te del tutto sconosciuto, la più grande paura di Yuu Kanda risiedeva od era legata a quella clessidra.

Socchiudi gli occhi fissando la tua immagine deformata riflessa nel vetro.

All’improvviso alzi lo sguardo sul fiore e scorgi un pallido petalo staccarsi dalla corolla cadendo lentamente verso il fondo.

Per una frazione di secondo trattieni il fiato senza saperne il motivo e quando il petalo tocca il fondo un brivido ti corre per la schiena.

Un altro sembra sul punto di staccarsi, ma rimane lì, in bilico.

Lo fissi sapendo  che, per ragioni del tutto ignote, non desideri vederlo cadere sul fondo come il precedente.

Non conosci il significato di quella clessidra, ma conoscendo l’importanza che ha per Kanda ti basta: se lui la teme, anche tu, in quel momento, non puoi far a meno di provare la medesima cosa.

Kanda ora non c’è e quel fiore ha perso un petalo.

Un altro potrebbe cadere entro poco tempo.

Forse ciascuno di quei frammenti delicati cadrà tra breve.

Insonne, fisserai il fiore imprigionato per tutta la notte.

Poi la successiva.

Un'altra.

Un’altra ancora.

...

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Capitolo 4
*** Chapter 4: Okairi ***


Chapter 4: Okairi*

Ti sei addormentata nella sua camera, con il viso appoggiato al freddo tavolino di legno di fianco alla finestra.

Hai dormito decisamente male e ti stropicci gli occhi assonnata, rimettendo a fuoco la stanza dalle fredde pareti.

Dall’esterno proviene un insolito vociare: che tuo fratello abbia impiegato tutta la sezione scientifica per venirti a cercare? Speri proprio di no, non ti và di subire le sue manie iperprotettive in questo momento.

Le voci s’intensificano e riesci a riconoscere a chi appartengono.

“Dovresti andare in infermeria!” sbotta una voce squillante, che appartiene a Daisya.

“Non ne ho bisogno…sono guarito dalle ferite”

 “I finder ti hanno trovato in uno stato pietoso, come può essere che adesso stai meglio?!”

“E’ uno zuccone, non ascolta mai nessuno, vero?!”

“Taci!”

“Ma il supervisore ha detto…”

“Non me ne frega un accidenti di ciò che ha detto Komui!”

La porta si apre e i tuoi occhi si sbarrano dalla sorpresa alla vista della sagoma di Yuu Kanda: Avevi riconosciuto la sua voce, così autoritaria e profonda, prima ancora che la porta si spalancasse, ma il vederlo davanti ai tuoi occhi è diverso.

L’incantesimo si spezza nel momento in cui dalle labbra del giapponese esce un – Che! – famigliare.

E’ tornato.

Sembra provato e stanco, ha il viso pallido.

Dietro di lui noti Marie e Daisya che ti fissano,  senza nascondere il  sorriso sulle labbra.

“Linalee! Guarda un po’ chi è tornato fra i vivi?”

“Daisya…” sbuffa Marie, rimproverandolo con lo sguardo.

Per un istante ti sembra di scorgere sul viso di Kanda un pallore improvviso, certa che il suo sguardo è fermo sul loto.

“Ha perso un petalo…” sussurri all’improvviso.

Ti rivolge un’espressione indecifrabile, mentre ti alzi lentamente dalla sedia, senza distogliere gli occhi da lui.

"Kanda..."

Ricambia lo sguardo con uno serio e imperscrutabile, mentre Marie e Daisya vi fissano in silenzio, confusi.

“Kanda…”ripeti ancora e ti sembra di tornare a tanti anni prima, quando Komui non era ancora supervisore e tutto il tuo mondo era un incubo, rischiarato dalla debole e costante presenza di quel burbero ragazzino giapponese.

Lui si limita a fissarti, le labbra serrate.

E’ ferito, è stanco, è stizzito e sai che è inutile fare domande.

Socchiudi le labbra e ti rendi conto che i tuoi occhi sono annebbiati dalle lacrime.

“Kanda…”

Lui ti fissa per qualche istante, sospira e si chiude la porta alle spalle, lasciando fuori i due compagni, uno dei quali sbotta a voce piuttosto alta.

Ti si è avvicinato ed è fermo davanti a te, immobile e in quel momento scorgi un bendaggio al braccio destro, nascosto appena sotto la manica ridotta a brandelli.

Sfiori quelle bende con una mano e alzi il viso per incontrare i suoi occhi color ebano.

“Non è niente” risponde lui alla tua muta domanda.

Le lacrime sfuggono dalle tue ciglia, solcando silenziose le tue guance pallide: sai che ciò che ti ha appena detto non è vero, ma non piangi per quello...

“Per fortuna…”

La tua mano scivola lungo il suo braccio per poi fermarsi e cingere, con una stretta appena percettibile, il dorso della mano di lui.

Abbassi il capo e le lacrime scendono con più intensità, lasciandoti scappare qualche singhiozzo sommesso.

Lo senti irrigidirsi.

Stai giocando sporco: Kanda non ha mai saputo come reagire alle lacrime; lo stai mettendo a disagio, lo sai bene, ma non ti muovi di un centimetro.

Ti concederai solo qualche altro secondo, ti dici, poi alzerai il viso, t’allontanerai di un poco e ti scuserai per quel gesto così avventato, lui sbotterà come suo solito e la cosa finirà lì.

 Ora però hai l’infantile urgenza di poter toccare con mano la sua ritrovata presenza e ti accontenti di quella stretta a senso unico, troppo debole e superficiale per fermare le tue lacrime, sapendo che con Yuu Kanda non è bene andare oltre.

All’improvviso senti la sua mano sfuggire dalla tua presa e le posizioni s’invertono:  ora è la sua che stringe appena la tua, il suo palmo contro il dorso della tua mano, in una stretta discreta, ma ferrea.

Puoi sentire la sua mano rovinata e forte, così simile a quella di un uomo benché appartenga ad un ragazzino, tenere la tua con delicatezza impressionante e quel contatto cercato di sua iniziativa, così raro, ti rilassa e nello stesso tempo non fa che acuire il tuo pianto.

Ti senti una stupida a piangere e lui te lo fa notare.

“Piangi troppo…”

“Non le sopporto le lacrime”aggiunge con voce lievemente più bassa.

“S-scusa…”mormori scioccamente, cercando di dare alla tua voce un timbro più leggero, di scusa, di modo da smorzare la tensione.

Sospira per l’ennesima volta.

“Baka*…”

Singhiozzi, non capendo il significato di quella parola.

“Scusa…”gli ripeti flebilmente.

Lui tira impercettibilmente la tua mano verso di sé, ti fa avanzare di un passo; ora la tua fronte sfiora il suo petto, i suoi capelli accarezzano la tua guancia umida.

China  il capo su di te e, se non fosse che quel ragazzo è Yuu Kanda, penseresti che stia per posare la sua guancia sui tuoi capelli e stringerti a sé per darti un po’ di calore.

 Le sue labbra si fermano vicino al tuo orecchio.

“Ora basta Lenalee…”

Smettila di piangere.

Dopo un attimo la sua mano si allontana dalla tua, retrocedi di un passo e lui rifugge il tuo sguardo con espressione crucciata.

Hai capito che ora lui desidera rimanere solo, così arrivi alla porta, la spalanchi e ti volti prima di uscire.

“Okairi*, Kanda” dici con il sorriso sulle labbra, le lacrime scomparse dal volto, ripetendo quell’unica parola che hai imparato della lingua natale del ragazzo per farlo sentire un po’ più ‘a casa’.

Per un istante i vostri occhi s’incontrano, per poi separarsi nuovamente, con tacita intesa.

Sorridi, lui sbuffa e la sua figura sparisce dietro alla porta.

E ora ti è impossibile udire qualsivoglia rumore proveniente dall’interno della stanza.

Non senti il frusciare degli abiti, lo scricchiolio del letto, lo stanco sospiro di lui.

Nemmeno puoi vedere quei capelli corvini sparsi sul cuscino, sciolti dalla rigida coda alta, i muscoli tesi ora rilassati dal tocco delle lenzuola, le labbra sottili appena schiuse in un respiro leggero e gli occhi, color antracite, che si posano per un istante sul loto, dal quale è caduto un altro petalo.

Kanda ora è solo.

Forse per questo si azzarda, nella solitudine della sua camera, a socchiudere le labbra per dare per una volta voce a ciò che tiene gelosamente nascosto al mondo che lo circonda; perché, nonostante tutto, Yuu Kanda è un essere umano e a volte anche lui sente il bisogno di esprimere ciò che prova, poco importa se lo fa a fredde pareti di pietra.

“Tada ima*…”

Sussurra al vuoto che lo circonda, quel vuoto, quella camera, quella tetra dimora che è ormai, volente o nolente, la sua casa; quel luogo dove, per lui è dura ammetterlo, esistono i suoi unici legami.

Un istante dopo si rigira su un fianco, quasi stizzito da quelle parole scioccamente gettate al vento alle quali, probabilmente per spossatezza, ha dato voce.

Tu nel frattempo sei all’oscuro di quella confidenza sussurrata con arrendevolezza.

Ti appoggi con le spalle all’uscio di quella stanza; ora senti che tutto è tornato come prima e ti rendi conto che non c’è più quel peso che da giorni, da settimane, ti opprimeva il petto.

“Linalee, Kanda sta davvero bene?” chiede Marie.

“Non preoccuparti, ha solo bisogno di riposare; starà presto meglio”

Daisya esibisce un sorriso sornione.

“Ci credo! Se la cava sempre… Bakanda!”

Da dietro l’uscio arriva un epiteto ben poco gentile da parte del giovane giapponese e Daisya parte di corsa per il corridoio con un sorriso mefistofelico sulle labbra, quasi s’aspettasse di vederlo sbucare dalla stanza da un momento all’altro con Mugen fra le mani, in preda ad un’irrefrenabile voglia di tagliuzzarlo dalla testa ai piedi.

Kanda non esce invece: dev’essere davvero stanco.

Tu e Marie iniziate ad allontanarvi per il corridoio seguendo Daisya, che nel frattempo si è fermato poco più avanti di voi, chiamandovi a gran voce; lo raggiungete e tutti e  tre insieme percorrete i corridoi dell’Ordine.

Sorridete fra voi e in fondo al cuore, ringraziate quel Dio che tu tanto odi per avervi  riportato Yuu Kanda.

Sano

Salvo

A casa.

 

 

 

 

 

Note:

*Baka: “scemo/a” “Stupido/a” in giapponese

*Okairi: “Bentornato/a” in giapponese

*Tada ima: “Sono a casa” “Sono tornato/a” in giapponese (per la situazione di questa fic trovo più indicata la prima traduzione)

E con questo capitolo ho concluso questa mini fan fic su Kanda e Lenalee. Ringrazio di cuore coloro che hanno recensito e anche coloro che hanno solamente seguito questa fic…ringrazio in anticipo coloro che vorranno recensire questo ultimo capitolo^^ Spero di non essere andata nell’OOC con Kanda e spero anche di essere riuscita a rendere almeno in parte ciò che Kanda e Lenalee mi trasmettono insieme (come amici d’infanzia, complici, compagni…).

Grazie  mille e alla prossima (_ _)

Irene Adler

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