Guns & Blades

di Ainely
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un Sogno nel deserto ***
Capitolo 2: *** Il filo rosso del destino ***
Capitolo 3: *** La punizione del passato ***
Capitolo 4: *** La fonte dei sigilli ***
Capitolo 5: *** Ricordi (e rancori) ***
Capitolo 6: *** (Ricordi e) Rancori ***



Capitolo 1
*** Un Sogno nel deserto ***


Guns and Blades



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Eravamo giunti infine a luglio, e l’aria cominciava a farsi sempre più calda e torrida… ma i nostri quattro continuavano il loro viaggio cercando di evitare ogni inconveniente… ormai la loro avanzata verso l’occidente era diventata sempre più monotona e ripetitiva: deserto, demoni, deserto… e così via…

- Aaaaaah! Che noia!!!- sbuffò Goku mentre continuavano ad attraversare quella distesa dorata sopra ad Hakuryu.

- Smettila di lamentarti, stupida scimmia. Tanto non cambierebbe niente!- lo rimproverò scocciato Gojyo, mentre si stava accendendo una sigaretta accanto a lui.

Calò di nuovo il silenzio fino a quando Goku non avvistò qualcosa in mezzo a tutta quella distesa inabitabile.

- Ehi! Guardate laggiù! Sembra che ci sia qualcuno seduto per terra! Ecco! Proprio laggiù!-

- Io non vedo proprio nessuno…- rispose Sanzo gettando la cicca della sigaretta dall’auto – Avrai preso troppo sole sulla testa.-

Goku mise il broncio ma non volle arrendersi.

- Hakkai! Ti prego! Almeno tu! Guarda! Guarda! Non lo vedi?-

- Mmh… aspetta…- strinse gli occhi e cercò di mettere a fuoco il punto in lontananza indicato da Goku – Beh… forse hai ragione tu, Goku. Riesco a distinguere anche io qualcosa… andiamo a vedere!- cambiò marcia e si avviò velocemente nella direzione di quella sagoma misteriosa.

Non appena furono più vicini, sia Gojyo e sia Sanzo furono capaci di vedere la sagoma di una persona.

- Ma che diavolo ci fa qualcuno nel pieno di un deserto per di più in mezzo al nulla?!- disse Gojyo mettendosi una mano a mo’ di visiera per non venire accecato dall’intensità della luce.

- Presto lo sapremo!- gli rispose col solito sorriso il demone gentile.

Non appena furono a nemmeno venti metri di distanza si accorsero che si trattava di una ragazza ferita e coperta solamente con un misero straccio… si era accasciata al suolo forse per la stanchezza e il sole o forse per le ferite.

Hakkai accelerò e frenò bruscamente proprio accanto alla ragazza, dopodiché saltò giù dai sedili posteriori Gojyo che velocemente la raccolse e risalì sulla jeep.

Mentre risalirono sulla macchina Sanzo non poté fare a meno di notare un piccolo tatuaggio sulla spalla sinistra della ragazza che avevano appena soccorso. Ma non disse nulla e si limitò a dire:

- Andiamo al villaggio.-

Hakkai annuì e dopo aver inserito la marcia partì velocemente verso il villaggio più vicino.

Giunsero dopo neanche un’ora al villaggio più prossimo segnato sulla cartina e trovarono subito alloggio in una locanda. Distesero su un letto la ragazza che avevano trovato nel deserto e lasciarono di guardia Gojyo e Goku, mentre Sanzo e Hakkai uscirono per andare a fare provviste e per comprare degli abiti alla ragazza.

Restò senza sensi per circa tre quarti d’ora, poi aprì lentamente gli occhi e si trovò di fronte gli occhi curiosi di Gojyo e della scimmia. Cercò di tirarsi a sedere anche se a fatica e quando ci riuscì, pur avendo ancora un forte capogiro e le vertigini disse:

- Dove mi trovo?-

- Ti abbiamo trovata nel deserto e ora sei al sicuro in una locanda.- le rispose galantemente Gojyo porgendole un bicchiere di acqua fresca.

La ragazza accettò in silenzio e ne bevve dei sorsi.

- Cosa ci facevi nel deserto, ferita e senza vestiti?- chiese Goku sedendosi curioso su una sedia vicino al letto.

La giovane si guardò confusa e dopo essersi portata una mano alla testa, rispose confusa:

- Io… ecco… sono stata aggredita alle spalle da… dei demoni che mi inseguivano da giorni… mi hanno colta impreparata e… ho finito per prenderle…-

- Che razza di bastardi!- si accese Gojyo – Attaccare alle spalle una donna! Che vigliacchi!-

La ragazza cercò di alzarsi dal letto. I suoi occhi cercavano qualcosa in mezzo alla stanza.

- Sentite… nel luogo in cui mi avete trovata, c’era anche qualcosa? Cioè… voglio dire… avete preso anche qualcosa che era vicino a me?-

I due si guardarono senza capire di che cosa stesse parlando.

- No… non c’era niente dove ti abbiamo trovata… eri accasciata vicino ad un masso… ma non abbiamo trovato niente accanto a te.

La ragazza riuscì a mettersi in piedi del tutto e con uno sguardo grave chiese:

- Ti prego riportami sul posto dove mi avete trovata! È importante! Ti scongiuro, devo trovarla!-

Gojyo rimase un po’ sconcertato e scambiò uno sguardo veloce con Goku, dopodiché, conoscendolo, non poté fare a meno di assecondare le richieste di quella graziosa fanciulla.

La ragazza prima di uscire indossò velocemente degli indumenti di Sanzo, gli unici che le potessero andare come taglia.

Chiese ad Hakuryu, che era rimasto con loro nella stanza, di trasformarsi e si mise alla guida della jeep insieme a Goku e alla ragazza per tornare indietro.

- Dovremmo esserci quasi!- disse il rosso mentre avanzavano nel deserto – La vedi quella roccia laggiù? Beh, ti abbiamo trovata proprio là!-

- Veramente!- dissentì Goku – Se non ti avvistavo io, potevi essere già morta per questi qua!-

Gojyo lanciò un’occhiataccia alla scimmia…

E la ragazza non poté fare a meno di sorridere…

L’aria era calda e sferzava i loro visi facendo spettinare le loro chiome dal vento torrido del deserto…

Goku non fu capace a trattenersi nell’osservare minuziosamente la ragazza che avevano salvato.

Era alta, dal fisico slanciato, con i lineamenti del viso molto dolci e molto raffinati, la pelle chiara un po’ abbronzata per la troppa esposizione al sole cocente del deserto, le labbra rosse e carnose, un profilo perfetto… gli occhi così strani… grigi… non ne aveva mai visti di quel colore… azzurri, viola, verdi, rossi… ma grigi mai… e la cosa che lo colpì molto furono i suoi lunghi capelli biondi… belli come quelli di Sanzo… ma gli ricordarono oltre al sole anche dei fili di luna, di miele e di oro.

Mentre si era perso nei suoi pensieri per trovare delle somiglianze nella bionda chioma della nuova arrivata e in quella di Sanzo, presto erano giunti sul luogo in cui l’avevo incontrata priva di sensi.

Non appena Hakuryu si fermò, la ragazza scese velocemente della jeep e si fiondò sulla pietra gettandosi in ginocchio e cominciando a scavare nella sabbia a mani nude nonostante le continuassero a sanguinare e a bruciare le ferite che le avevano inferto.

- Dannazione! Deve essere qui! Ti prego!-

Gojyo e Goku le si misero accanto e guardarono con che foga scavava nella rena.

- Sono sicura di averle lasciate qui! – disse ansimando.

- Cosa stai cercando?- chiese ingenuamente e abbastanza preoccupato il piccolo Goku.

- Sto cercando il cimelio del mio tempio!- si asciugò la fronte con un braccio – Spero solo che non le abbiano prese!-

Senza lasciarle dire altro, Goku si rimboccò le maniche e cominciò anche lui a scavare. E dopo circa dieci minuti avevano praticamente smosso tutta la sabbia che li circondava, fino a quando la ragazza non cambiò espressione.

- Eccole! Meno male! Temevo di averle perdute!-

Sia Goku che Gojyo rimasero in attesa di vedere di quale cimelio importante si trattasse…non appena la giovane si tirò su spalancarono gli occhi nel vedere che la ragazza reggeva due foderi di spada. Le sguainò contemporaneamente dimostrando una grande abilità e le lame alla luce del sole luccicarono abbagliando quasi i due che restarono attoniti a guardare quei tesori affilati.

- Non so come ringraziarvi!- disse lei, lanciandosi al collo di Gojyo e di Goku. Si separò e fece un lieve inchino e rimise nel fodero le due spade.

Il caldo era torrido e insopportabile e così Gojyo propose di tornare indietro. Mentre erano in viaggio verso la locanda, furono inevitabili delle domande…

- Il mio nome è Gojyo, e lui è Goku.-

- Il mio nome è Oyume… sono stata scortese a non dirvelo prima…-

- Non preoccuparti!- disse Goku – Sei simpatica! E in più quelle due spade sono bellissime! Sono tue? Da dove vieni? Sei brava ad usarle? Quanti anni hai?- l’assalì.

- Beh… io vengo dal Giappone… e prima vivevo nel tempio dove mi hanno trovata… ho 20 anni e sì, so usarle in maniera letale… quando mi hanno assalita era notte ed ero distratta perché stavo dormendo…- rispose.

- Oh! E così vieni dal lontano est! Ma… non mi sembri nemmeno… come dire…- disse Gojyo fissando i suoi occhi scarlatti su quelli grigi di lei.

- Eh già… sai… io non ho mai conosciuto i miei genitori… i monaci che mi hanno trovato dicono che brillavo come una stella nel buio della notte come una divinità… sarà stato per via del mio singolare aspetto…-

- Tanto singolare non credo che sia!- rise Gojyo – Anche noi conosciamo una persona che non sembrerebbe mai un dell’estremo est del continente!-

- Ahahahahah!- rise di gusto la scimmia – È vero! È vero!-

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Capitolo 2
*** Il filo rosso del destino ***


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~ Circa 20 anni prima… ~



- Venerabile Kanzeon Bosatsu! Avete visto anche voi?-

- Sì, Jiroshin…- rispose senza togliere gli occhi dall’acqua limpida del suo giardino.

- Il sigillo si è spezzato…! Come è potuto accadere?! Che intendete fare ora?-

- Staremo a vedere che cosa ha serbato il destino per loro…- disse la divinità sospirando e appoggiando il mento sul dorso della mano. – Per ora non c’è nulla da temere… sono inequivocabilmente distanti e nessuno sa la verità…- concluse sospirando e chiudendo gli occhi.



~ Nel presente… ~



I tre erano quasi arrivato al villaggio, mentre Hakkai e Sanzo erano appena rientrati nella stanza, e restarono un po’ sconcertati nel non trovare nessuno.

- Tsk! Dove diavolo sono finiti tutti?!- sbuffò il bonzo accendendosi una sigaretta – Non mi pare di aver chiesto chissà che cosa!-

Hakkai sospirò e notò una cosa…

- Sanzo… hai aperto la tua borsa… ti serviva qualcosa?-

- Cosa?- chiese avvicinandosi, vedendo che la sua sacca era stata aperta. – Quei due! Io li ammazzo!-

- Su, su…! – cercò di calmarlo Hakkai – Avranno avuto bisogno di qualcosa di importante… ora rilassiamoci… magari sono andati a portare quella ragazza da un dottore o… tanto prima o poi torneranno…-

Sanzo si andò a sedere su una sedia sbuffando e aprendo un giornale.

- Tsk… hai ragione. Secondo te le andranno bene quegl’abiti?-

- Sì, ho visto la sua corporatura e direi che sono giustissimi.- rispose il demone gentile.

Passarono più di quaranta minuti quando i due udirono delle voci fuori dalla porta, poi il rumore del chiavistello confermò loro che si trattava di Gojyo, Goku e della ragazza.

Hakkai andò loro incontro, rimproverandoli un poco.

- Siete impazziti ad uscire senza lasciare neanche un biglietto?! Per di più portando questa signorina senza accertarsi della sua salute?!-

- Veramente…- disse lei un po’ imbarazzata – Sono stata io a pregarli di accompagnarmi fuori… mi dispiace… non volevo crearvi alcun tipo di disagio.-

Anche Sanzo si alzò e andò verso la porta, ma le schiene di Gojyo e di Hakkai gli impedirono di vedere in volto la ragazza.

- Abbiamo recuperato queste!- gioì la scimmia – Non sono fantastiche????-

Sanzo superò i due e non appena vide il volto della ragazza rimase come paralizzato, incapace di dire una sola parola.

- Oh! – fece lei – Voi dovete essere il venerabile Sanzo Hoshi…- inchinò il capo in segno di rispetto, poi alzò gli occhi e incrociò quelli ametista di Sanzo ed arrossì senza ragione abbassando lo sguardo sulle punte dei piedi scalzi.

- Ti… ti abbiamo preso dei vestiti…- disse il monaco cercando di non fare la figura del cretino davanti agli altri.

La ragazza si diresse verso il sacchetto dove Sanzo e Hakkai le avevano messo i vestiti. Li prese e si voltò per ringraziarli.

- Sono molto dispiaciuta per tutto il disturbo che vi ho dato… non so davvero come ricambiare… vi darò la somma che avete dovuto corrispondere sia per l’affitto della camera sia per i vestiti e appena mi sarà possibile me ne andrò…-

- Dai Oyume!!!!- disse Goku andandole incontro tirandola per una manica della camicia che avevano preso dalla borsa di Sanzo – Resta con noi almeno fino a domani! Ti preeeeeeegoooo!-

Oyume non vide altra scelta che accettare… e così andò a cambiarsi indossando i nuovi abiti. Passarono la giornata in locanda a riposare, e sia Sanzo sia Oyume cercarono di evitarsi… non capivano perché tutto quell’imbarazzo.

La dì trascorse e arrivò la sera, che portò un vento più fresco e fece in modo da poter uscire per andare a fare un giro per il villaggio per trascorrere una piacevole serata magari in un ristorante tipico.

Cenarono con dei piatti di cucina tradizionale poi dopo qualche allegra chiacchierata e dopo qualche battuta scontata di Gojyo per far colpo su Oyume, uscirono dal ristorante e continuarono la passeggiata per le vie illuminate del villaggio. Era quasi mezzanotte e la stanchezza del viaggio cominciò a farsi sentire… nel frattempo Goku era praticamente nel mondo dei sogni anche se continuava a camminare…

- Credo che io e Goku andremo a dormire… è meglio se riposiamo il più possibile… il prossimo villaggio è a qualche giorno da qui… beh… allora buona notte e arrivederci, Oyume, se non dovessimo incontrarci domattina presto…- Hakkai si salutò garbatamente mettendo un braccio attorno alle spalle della scimmia, dirigendosi verso la locanda…

Continuarono solo loro tre a chiacchierare del più e del meno e una volta finito di vedere tutto il villaggio si ritrovarono davanti all’ostello…

- Beh, Oyume… se hai voglia di un po’ di compagnia… sai dove trovarmi stanotte…- disse con voce suadente il rosso mentre saliva le scale per andare nella sua stanza. – Sanzo, a domani.-

I due rimasero in silenzio, era tardi e non c’era nessuno in giro. L’aria era fresca ma non avevano ancora sonno… salirono ugualmente e prima di entrare nelle loro stanze Oyume salutò Sanzo.

- Buona notte…-

- B… buona notte…- rispose un po’ impacciato Sanzo.

Erano le 3 di notte passate, Oyume non riusciva a dormire e non c’era alcun modo per farle venire sonno… si rassegnò e si alzò dal letto, indossò la camicetta e gli shorts che le avevano preso quel giorno Sanzo e Hakkai… sfoderò una delle sue lame e guardò il suo riflesso nel taglio perfetto della sua lama, poi la ripose nel suo fodero e decise di andare a prendere un po’ d’aria nel piccolo cortile della locanda.

Scese al pianterreno senza far alcun rumore e arrivò davanti alla paratia chiusa che dava sul cortile.

La aprì.

E rimase immobile.

Sanzo si voltò sussultando, non aspettava “visite”. Trattenne per un attimo il respiro, poi buttò fuori il fumo della sua sigaretta e rimase in silenzio nel suo alone grigio alla luce lunare.

Fissò la giovane per qualche istante e gli parve eterea, la sua pelle alla luce della luna gli sembrava riflettesse la sua tenue luce e i suoi occhi gli sembrarono argento vivo.

Distolse lo sguardo da lei e come per giustificarsi disse:

- Non riuscivo a dormire…-

- Anche io…- disse lei sedendosi sullo scalino davanti alla porta.

Silenzio…

- Come… come va?- domandò Oyume per rompere il ghiaccio.

- Direi bene…- rispose lui – Ho saputo da Goku che vieni dal Giappone…-

- Già… sono stata cresciuta in un tempio shintoista…-

- Davvero?- domandò – Anche io sono stato cresciuto in un tempio… ma sono tanti anni che non ci torno…- calò il silenzio, poi Sanzo parlò senza rendersene conto – Hai un bel nome…-

Oyume arrossì e sorrise…

- Me lo hanno dato i monaci… mi trovarono vicino al statua della Dea dei Sogni… per l’appunto Oyume… significa “sogno”… il prefisso “O” mi è stato dato come segno di rispetto proprio perché ero ai piedi della divinità…-

Sanzo sembrava rapito dalla sua voce.

“Che diavolo mi sta succedendo! Accidenti! Non è da me… ma vorrei che non finisse mai… perché è come se l’avessi già vista, già conosciuta…?! Parlare è facile sotto questa luna… anche se tutto sembra breve… sembri così fragile in questa notte scura… inerme…”

- Sai, qui è molto diverso da dove vengo io…- disse impacciata lei, iniziando a raccontare la sua storia… - Da me, in Giappone, è rimasto tutto, come dire… tutto tradizionale… i templi, le case, i villaggi, le persone… - si alzò e cominciò camminare per il cortile tenendo lo sguardo verso il cielo notturno – Ho sempre vissuto nel tempio, circondata da severi divieti e da rigide regole da non trasgredire mai… mi hanno allevata sin dai primi passi come una sterminatrice… o almeno è quello che hanno sempre voluto che io facessi… -

Sanzo si alzò e la seguì in silenzio.

- Sono sempre stata brava a maneggiare la spada e forse è per questo che hanno sempre voluto che io mi allenassi, per poi un giorno proteggere anche io il tempio e il mio villaggio… ma non so… non so se questo è davvero il mio destino capisci? Sono cresciuta in mezzo ai segreti… perfino la mia venerabile maestra mi ha sempre tenuto all’oscuro di segreti che sicuramente in qualche modo c’entravano me… e sulle mie origini non ho mai potuto sapere molto… mi dissero solo…- sorrise – Che io ero figlia della notte, perché videro che ai piedi dell’altare della divinità, un po’ come nella leggenda della principessa Kaguya, c’era una piccola bambina con i capelli color della luna e occhi d’argento… e pensarono che il mio arrivo fu un dono divino e mi trattarono sempre con enorme rispetto e forse con troppe attenzioni… ma io quella statua… non la vidi mai… fuori dalle mura del tempio c’erano solo dei vecchi resti di quella che poté essere stata in passato l’altare alla divinità… poi crebbi e mi dimenticai praticamente di quella favola continuando ad allenarmi e nel frattempo cominciai a nutrire il desiderio di poter essere d’aiuto per la mia gente… e a 17 anni diventai una sterminatrice… non dimenticherò mai il giorno in cui la mia maestra mi affidò le mie spade… la mia Gintsu e la mia Kintsu… sono state forgiate col metallo di un’antica montagna sacra… sono in grado di tagliare qualsiasi cosa… ti starò annoiando a morte…-

Sanzo scosse la testa…

- Ti prego, vai avanti…- le chiese.

- Va.. va bene…- arrossì un poco… - Ecco, vediamo… dove ero arrivata…- si appoggiò con la schiena contro il muro della locanda e Sanzo le si mise di fronte – Beh… poi circa un anno fa è giunta voce che nel continente stavano succedendo strane cose ai demoni e stavano cominciando ad attaccare i villaggi degli umani… e il monaco maestro del tempio più importante decise che sarei dovuta partire io per aiutare a frenare la furia omicida dei demoni sterminando quelli che avrei sorpreso ad attaccare i villaggi… ed eccomi qui… i demoni che mi hanno assalita li stavo seguendo da diverso tempo e hanno atteso un mio momento di debolezza per attaccarmi…-

Oyume proseguì il suo racconto, aggiungendo particolari che si era persa prima, facendo considerazioni… senza accorgersi che Sanzo era come ammaliato da ogni sua parola…

Era passato diverso tempo e ormai cominciava ad albeggiare…

- Oh…- si fermò Oyume – È già l’alba? Sarà meglio che io…- si voltò e si diresse verso la porta, ma la mano di Sanzo la trattenne per un polso, e si voltò sorpresa…

- Non te ne andare…-

Un sussurro…

Una preghiera…

Un bacio rubato…

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Capitolo 3
*** La punizione del passato ***


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Restarono in silenzio senza dire niente. Oyume era totalmente senza parole, pure Sanzo, che si era lanciato in quel modo, era rimasto concretamente senza parole…

“Accidenti! Che diavolo mi è preso?! Penserà che sono un depravato come quello stupido kappa!” pensò il bonzo non sapendo più cosa fare…

Restarono alcuni secondi vicini, muti e imbarazzati, poi un sorriso un po’ impacciato di Oyume cercò di salvare la situazione.

- D’accordo… resto… ma lasciami almeno per andare a recuperare le poche cose che ho…-

Solo allora Sanzo si accorse che le stava ancora tenendo il polso e lasciò piano la presa, e sentì la sua pelle scivolare dalla sua…

- Oh! Hai ragione scusami…-

Vide rientrare la ragazza e poi sparire nella penombra che precede i primi raggi di luce… così, dopo aver cercato di rimettere ordine nella sua testa e di aver cercato di essere più composto possibile, decise di salire anche lui per prepararsi a partire.



~ Nel Regno Celeste… ~



Nella grande sala del divino Kannon splendeva già la luce e insieme al federe Jiroshin aveva assistito a tutto l’accaduto.

- Venerabile Kanzeon Bosatsu… sapete bene che tutto questo non doveva accadere… è diversa da loro… la sua memoria…-

- Basta così!- lo interruppe bruscamente la divinità – So lo benissimo!-

Si alzò dal suo trono e andò verso l’uscita del suo grande palazzo… una volta all’aria aperta cominciò a salire una lunga scalinata, fino a raggiungere un luogo in cui non vi andava da centinaia di anni… e subito le tornarono in mente fatti troppo vecchi e troppo segreti per poterli raccontare a noi uomini mortali…

“La cupidigia s’insinua come un serpente nell’animo, fino a causare dolore e sofferenza… anche sugli innocenti”, pensò. “Ciò che l’Imperatore Celeste stabilì come l’eternità, è già stato violato… destino o qualcos’altro? Ma i ricordi di quel genere possono solamente portare a una cosa sola: infelicità.”

Continuò a camminare senza una meta, questa volta volgendo lo sguardo verso un altro palazzo: quello imperiale, dove vi risiedeva, oltre all’Imperatore, anche Li Touten, l’essere umano che aveva dato vita ad un figlio con gli occhi dorati… Nataku, il Dio della Guerra.

“Quel bastardo…” continuò a pensare con disgusto, “Ha rovinato molte vite solo per i suoi subdoli scopi… e ora non posso fare altro che stare a guardare… poiché non si può tornare indietro… e sicuramente se dovesse ripetersi nuovamente il passato, ovviamente in qualche modo cercherebbe di eliminare tutti coloro che gli saranno d’intralcio… Dannazione! Perché non se ne rendono conto?! Possibile che si siano lasciati ingannare da tutte quelle sue false moine?!”

Sbuffò per la rabbia e decise di tornare indietro… ma nel farlo posò nuovamente lo sguardo sul palazzo ormai inabitato da parecchi anni… e pensare che una volta c’era stata tanta vita là dentro, tanta felicità… vi risiedeva una tra le persone più misteriose del Regno Celeste, ma che dopo secoli di enigmi era affiorata alla luce rivelandosi come una luna irresistibile…

Salì la scalinata infinita, superando statue di divinità, fino ad arrivare al grande cancello d’entrata… ma era chiuso… suggellato da un ordine dell’Imperatore stesso.

- Non c’è pena peggiore della morte se non il continuare a vivere in eterno senza sapere la propria identità…- disse quasi sussurrando mentre appoggiava il palmo della mano sul legno della grande porta.

Si volse di nuovo verso le scale e tornò al suo palazzo…

- Venerabile Kanzeon Bosatsu… cosa possiamo fare per…- cominciò Jiroshin.

- Se la sua volontà è stata così forte da riuscire a spezzare un sigillo che sarebbe dovuto durare per l’eternità, allora vorrà dire che dovremmo attendere il momento in cui riuscirà anche a far tornare il passato nella sua mente.-

- E quando ciò avverrà?-

- Quando ciò avverrà, caro Jiroshin, credo che ritorneremo indietro di 500 anni… la guerra non sarà più contro Gyoumao, ma si svolgerà anche qui…- concluse mesta la divinità.

Calò il silenzio e tornarono ad osservare la vita dei mortali…



~ Nel Togenkyo ~



Era appena l’alba che già i nostri erano in fermento…

- E così hai deciso di continuare il viaggio con noi?- chiese tutto sorridente Hakkai.

- Già!- rispose calorosamente Oyume.

- È stata una buona idea! Così non ci annoieremo mai!- disse Gojyo entrando nella conversazione mentre caricava su Hakuryu i loro bagagli – Sai dopo tanto tempo vedere le stesse facce poi rende tutto più monotono! Ma con te sono sicuro che le cose non andranno così!-

Una volta finito di caricare tutto, tra bagagli e provviste, mentre erano già in marcia, Goku, con il suo solito tono allegro e spensierato chiese:

- Ehi Sanzo! Come sei riuscito a far cambiare idea a Oyume???- sfoderò un sorriso a 32 denti e proseguì – Sono troppo curioso! Sembrava così ostinata a partire da sola!-

Oyume, che era seduta dietro, tra Goku e Gojyo arrossì inverosimilmente guardando immediatamente un punto immaginario nel cielo che da blu stava passando a porpora e a dorato.

Anche Sanzo non era rimasto impassibile a quella domanda così a “bruciapelo” e cercando di non tradirsi né nel tono della voce né nel mostrare troppo imbarazzo, rispose:

- Ieri sera abbiamo parlato molto e alla fine abbiamo pensato che proseguire… insieme non era una cattiva idea.- tagliò corto accendendosi immediatamente una sigaretta.

Ma Hakkai, da buon conoscitore del carattere di tutti i suoi compagni di viaggio, aveva intuito qualcosa dalle poche parole che Sanzo aveva appena detto e così volle stuzzicare un pochino il bonzo, già completamente nel pallone per via dei turbamenti che stava vivendo. Difatti in tutto quel tempo non aveva mai visto o sentito che Sanzo avesse mai vissuto “cose” simili.

- E di che cosa avete parlato? Ovviamente se posso saperlo!- sorrise con un po’ di malizia ben camuffata – Magari ne esce una bella discussione anche con noi per tenerci un po’ di compagnia durante il viaggio!-

- Beh… nulla di grandioso!- intervenne Oyume – Praticamente ho parlato solo io… e credo anche di averlo annoiato a morte raccontandogli la mia vita, il mio villaggio, il mio tempio… e il motivo per cui sono qui… credetemi, quando comincio a parlare poi è difficile fermarmi, perché mi perdo in discorsi che magari non c’entrano nulla… e devo ammette che alla fine non ci capisco molto nemmeno io di quello che ho appena detto… me lo hanno detto e ripetuto in molti che sono forse sono un po’ troppo… logorroica…- disse tutto d’un fiato. – Però… lo devo ammettere… con voi… nonostante tutto… riesco a sentirmi a mio agio! Direi che è un buon inizio se viaggeremo insieme! E sappiate che sarò vostra alleata per aiutarvi a portare a termine la vostra missione…-

- Sei molto gentile, Oyume.- disse Hakkai sorridendo.

Durante il viaggio cominciarono a intraprendere discorsi seri, idioti, e anche quei giochi di parole che si fanno solitamente nei viaggi lunghi… e dopo molte ore di strada giunse infine il crepuscolo.

- Signori…- annunciò Hakkai – Credo che per oggi questo sia tutto… fermiamoci qui.-

Nessuno ebbe da ridire e il demone dagli occhi verdi spense la jeep. Dopodiché scesero dall’auto e lasciarono che Hakuryu si riposasse.

Nel frattempo avevano già acceso un piccolo falò per cucinare i viveri che avevano acquistato nel villaggio precedente.

- Non so voi,- disse Gojyo dopo aver consumato la sua magra razione, ovviamente contesa con Goku come al solito – Ma non sono stanco per niente! È davvero un peccato che non si sia visto neanche l’ombra di un demone…! Rischio di impigrirmi e di restare fuori esercizio! Che cosa diranno tutte le donne di questo mondo se il mio fisico non è perfetto?!-

Oyume sorrise, trattenendo quasi a stento una sonora risata…

Dopodiché si alzò in piedi e guardandolo maliziosamente gli disse:

- Perché non ti batti con me?-

Gojyo la guardò, come gli altri del resto.

- Non potrei mai battermi contro una fanciulla…-

- Non mi credi all’altezza, o non vuoi fare una brutta figura di fronte ai tuoi amici?- lo schernì lei.

- Beh… se la metti così… allora accetto… sarà interessante! La mia falce catenata contro le tue lame!-

I due afferrarono saldamente le loro armi e si allontanarono dagli altri di qualche passo, restando ugualmente sotto il raggio della luce del fuoco.

- Pronti?- disse Hakkai, scelto come giudice – Il primo di voi che verrà disarmato sarà dichiarato sconfitto…- silenzio…- Via!-

Oyume sfoderò con un gesto fluido e velocissimo Gintsu e Kintsu le fece vibrare in attesa di una mossa del suo avversario.

- Prima le signore…- la provocò Gojyo con un sorriso furbo.

Senza fare tanti complimenti Oyume cominciò a muoversi ad una velocità sorprendente nella penombra creata dalla luce del fuoco e si lanciò contro il mezzo demone sferrandogli un colpo micidiale.

Gojyo riuscì a malapena ad accorgersi della comparsa della ragazza davanti a sé, ma fu capace di parare il potente fendente con la sua Shakujo indietreggiando di quasi un metro per resistere a quella forza inaspettata.

- Accidenti…- disse tra i denti.

- Che c’è?- gli chiese canzonatoria lei rimettendosi in posizione di attacco – Sei già stanco di fare attività fisica? Dai… perché non giochiamo ancora un po’?-

- Eheh… con piacere!- rispose Gojyo lanciando la sua falce catenata – Ora tocca a me!-

Oyume schivò senza alcuna fatica la velocissima falce di Gojyo, e con un balzo si portò alle sue spalle.

Nel frattempo gli altri facevano fatica, compreso il povero rosso, a seguire i movimenti della giovane…

- Peccato c’eri quasi riuscito… ma ora eccomi qui!- Oyume gli lanciò un altro fendente che per poco non lo ferì sul serio ma gli costò solamente qualche capello della sua fluente chioma rossa. Gojyo si voltò per guardarla male… - Ops! Devi perdonarmi! Ma ti sei mosso!-

- Ora te lo faccio vedere io!- disse lui perdendo la pazienza… non lo voleva ammettere che cominciava ad essere seccato nell’essere consapevole che sarebbe stato battuto da una donna, soprattutto perché sarebbe diventato lo zimbello degli altri tre per il resto del viaggio – I giochi finiscono qui!-

Così, con un gesto deciso e potente fece cambiare direzione alla sua Shakujo mirando nuovamente alla sua avversaria.

“Questa volta non fallirò… sarai anche veloce, ma…” pensò soddisfatto…

- Credi che lo stesso attacco di prima possa portare a qualcosa?- gli chiese, ma… - Cosa?!-

Oyume, come gli altri, era rimasta ferma con gli occhi spalancati.

La Shakujo non l’aveva colpita, ma il vero obiettivo non era lei.

- Non era indirizzata a me…?!- iniziò – Ma alle spade?!-

- Sì, proprio così!- la schernì il bel giovane. – Ho capito che sei una combattente molto brava e anche molto veloce… ma anche se sei in grado perfettamente di maneggiare le tue spade, per un momento resti scoperta… e così ora non mi puoi più volare via, uccellino mio…- disse afferrando saldamente la catena e attirando a sé Oyume.

Infatti la falce si era andata ad attorcersi proprio contro entrambe le lame impedendo ogni movimento alla ragazza, rendendola pure impossibilitata a lasciare la presa sull’impugnatura.

- Direi, Hakkai, che la sfida sia finita qui… peccato, è stata breve ma intensa…- disse Gojyo avvicinando il suo viso a quello della ragazza.

- Beh…- iniziò il “giudice” – A questo punto…-

“Se crede di avermi in pugno si sbaglia di grosso!” pensò in quel momento Oyume, dopodiché un lampo le attraversò gli occhi gelidi.

Con un gesto fulmineo e totalmente inaspettato riuscì a liberarsi dalla catena che la teneva bloccata, e con un altrettanto rapido calcio riuscì a disarmare Gojyo lanciando la Shakujo a parecchi metri di distanza da loro due.

L’attacco a sorpresa di Oyume fece perdere l’equilibrio a Gojyo e cadde a terra… ma subito dopo si trovò le due spade vicino alla sua gola…

- Solitamente, una volta arrivata a questo punto tolgo la vita al mio avversario… ma credo che per sta volta farò un’accezione…- ripose Gintsu e Kintsu nei foderi senza praticare alcun suono, con un’eleganza infinita, poi porse la mano al rosso aiutandolo a rialzarsi.

- Tsk! Devo ricredermi…- disse Gojyo – Sei davvero in gamba…-

Sanzo non si era lasciato sfuggire niente da quel “piccolo incontro notturno” e continuava a pensare che forse tutti i suoi pensieri potessero c’entrare qualcosa con quello strano segno che c’era sulla pelle bianca di Oyume.

- Dai,- annunciò Hakkai – Ora andiamo a dormire… domattina si riparte!-

Senza controbattere tutti andarono a coricarsi e nel silenzio del deserto attesero che il sonno li raggiungesse. Ma sfortunatamente per una di loro, la notte non stava portando il sonno, bensì una visita inaspettata.

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C’era silenzio… la notte era calma e calda…

Un rumore quasi impercettibile fece svegliare Oyume, che per poco non urlò per l’irruzione di una persona sconosciuta sul veicolo proprio a cavalcioni si di lei.

- Shh… fa silenzio e seguimi.- le ordinò la voce… una voce femminile.

Oyume non disse niente e scese cercando di non svegliare nessuno. Guardò il cielo e vide che una nube nera, che aveva coperto la luna, se ne stava andando e subito dopo la luce argentata riprese ad illuminare la notte e Oyume poté vedere chi l’aveva svegliata.

Era una donna vestita con abiti quasi trasparenti, o forse dei veli, con molti oggetti preziosi e una lunga cascata di capelli corvini legati in una coda alta.

- Seguimi, dobbiamo parlare.- le disse.

- D’accordo.- ma non si mosse.

Allorché la donna si voltò e le chiese:

- Che c’è?-

- Dimmi almeno chi diavolo sei?!- rispose arrogante Oyume – Non ho l’abitudine di seguire chissà dove degli sconosciuti, tanto meno se me li trovo addosso in piena notte.-

L’altra rise sotto i baffi.

- Hai ragione, scusami. Ma è l’abitudine…- si avvicinò a lei e con il solito modo plateale si annunciò – Io sono Kanzeon Bosatsu.-

Oyume restò un momento interdetta.

- Vuoi dire… quella Kanzeon Bosatsu? La divinità?- domandò incredula.

- Perché, non si vede?!- chiese sconcertata Kanzeon. – Vabbè, torniamo a noi… devo parlarti di una cosa importante che riguarda te principalmente.-

Oyume restò in silenzio ad osservarla con un’espressione seria.

- Ma non posso parlartene qui. Finirebbero con lo svegliarsi. Dobbiamo allontanarci.-

Le due donne cominciarono ad allontanarsi dal resto dell’accampamento. Non appena furono abbastanza distanti da non poter essere né viste, né sentite, Kanzeon parlò.

- Tu non sei una semplice donna qualsiasi come hai sempre creduto di essere… tu sei molto, molto di più. Tu non appartieni a tutto questo, ma sei solamente prigioniera di una condanna inflitta tanto tempo fa.-

- Non capisco…- disse confusa la giovane.

- Ti sei mai fatta delle domande su come ti trovarono i monaci del tuo tempio? E perché proprio ai piedi della statua della divinità dei sogni? Accidenti… fino a che punto si sono corrotti…- disse infine Kanzeon Bosatsu a denti stretti.

Oyume volle andare fino in fondo. Ormai le domande alla quale non aveva mai trovato risposta, forse questa volta potevano essere risolte. Sembrava che la Dea dell’amore e della misericordia sapesse tutto sul suo conto.

- Vai avanti. Di che condanna parli…-

- Ecco… sarò breve. Tu sei una divinità. Sì. Una Dea, come me. Ma 500 anni fa sei stata sigillata sotto le sembianze di quella statua… anzi, sarebbe meglio dire che ti hanno pietrificata… per l’eternità. Ma qualcosa deve aver rotto il sigillo che ti teneva imprigionata nella pietra.-

- E allora spiegami perché mi hanno trovata come un’infante?-

- Da quando ti hanno sigillata fino al giorno in cui ti liberasti, erano passati centinaia di anni e il tuo corpo sarebbe andato evidentemente perso se non fosse stato per aver dato vita solo alle parti essenziali riducendole al corpo di un neonato.- attese che Oyume accettasse e comprendesse quanto le aveva appena rivelato.

- Capisco… continua…-

- Così crescesti in un ambiente protetto… in modo da poter controllare la tua natura totalmente estranea a questo mondo. Immagino che ti sia già chiesta che cosa fossero quei simboli che hai sul corpo come se fossero dei tatuaggi… come quello che hai lì sulla spalla… non è l’unico, dico bene?-

- Sì… ma tu come… come lo sai…?!- chiese Oyume portandosi la mano destra alla spalla sinistra sfiorandosi la macchia nera.

- Purtroppo io c’ero quando ti hanno condannata…-

- Ma per quale motivo! Che cosa ho mai commesso per…!?-

Si bloccò immediatamente travolta da un dolore acuto alla testa…

- Accidenti! Ma che diavolo!?- disse a denti stretti, ancora nella morsa del dolore.

- È l’effetto del sigillo.- rispose Kanzeon incrociando le braccia – Il tuo subconscio sta cercando di ricordare il passato, ma l’incantesimo non lo permette. – sospirò e si avvicinò alla ragazza mettendole una mano sulla spalla – Questo non doveva succedere… solo il fatto che tu… sia libera dalla pietra… non sarebbe dovuto succedere… tanto meno quello che è accaduto l’altra notte!-

- C… cosa vorresti dire?!- chiese Oyume spalancando gli occhi – Tu sai che…!-

- Sì. Sono stata io ad ordinare a quei quattro di partire per l’ovest e per la maggior parte del tempo li tengo d’occhi dal mio palazzo… ma li ho osservati con maggiore attenzione proprio nel momento in cui tu hai messo piede nel continente. Come ti ho detto, tu sei diversa dagli umani… una divinità può facilmente controllare le loro azioni, ma con te… è stato per tutti questi anni come giocare d’azzardo. Sei incontrollabile proprio per via della tua natura superiore! E ora… sei giunta fino a lui! Di nuovo! La tua memoria non dovrà essere risvegliata dopo così tanto tempo. Ma credo di poter sostenere che con l’andare del tempo e con la sua vicinanza, anche tutti gli altri sigilli saranno annientati… e presto sarà in pericolo.-

- Di chi stai parlando…- domandò Oyume, intuendo la risposta.

- Di Genjo Sanzo.- calò il silenzio – Questa vostra… alleanza… porterà solamente altri scontri… anche più duri e difficili di quelli che state affrontando: sarà una guerra contro il Regno Celeste.-

- Capisco.- abbassò gli occhi sospirando, poi alzò il volto assumendo un’espressione seria e determinata – Se è vero ciò che dici e che io sono un’abitante del Regno Celeste, allora dimmi come posso liberarmi dai sigilli che mi impediscono di attingere il potere dalle mie innate capacità. Potrà sembrare sciocco, ma voglio proteggerlo… non solo lui, ma anche gli altri. È qualcosa di più forte di me… dannazione ancora quel dolore…!- concluse portandosi le mani nuovamente alla testa.

Kanzeon restò in silenzio. Aveva previsto una decisione simile.

“Non sei cambiata per niente… vorrà dire che avrò un’ottima alleata.” Pensò Kanzeon Bosatsu avvicinandosi a lei.

- L’unico modo per spezzare l’incantesimo che frena i tuoi poteri è quello di immergerti nelle acque della Fonte di Yeraido, a qualche centinaio di chilometri da qui in direzione nord ovest. Devi bagnarti solamente fino al collo, non dovrai né berla né bagnarti il capo. Chiaro?-

- Sì, ma perché non dovrei ricordare il mio passato?- chiese leggermente alterata Oyume.

- Troppo dolore verrebbe a galla nella tua mente, troppa vendetta, e troppa tristezza… finirebbero per distruggerti… non solo te, ma anche lui. Ricorda che tu sei la Dea dei Sogni. Non sei una comune abitate del regno superiore, anzi, occupavi un posto più alto del mio! Tu sei in grado di controllare le menti! Vedrai… capirai… a coloro che ti furono vicini fu scelto un altro destino, forse più crudele ma meno penoso del tuo… tu continui a vivere con l’incubo che possa tornare il passato.-

- Ma chi sono questi “altri”? Voglio capire! E che cosa ha portato tutto questo male?- chiese aprendo le braccia e alzando il tono di voce.

Anche Kanzeon cercò di sovrastare la voce di Oyume.

- Il destino ti ha giocato un brutto tiro Oyume! E il male che ben presto incontrerai non è altro che l’ambizione e la sete di potere!-

Kanzeon le posò le mani sulle spalle e con voce severa le disse scuotendola un po’.

- Devi prometterlo, Oyume! Se vuoi continuare a restare al fianco di Sanzo, non devi assolutamente annullare il tuo sigillo sulla memoria!-

Oyume la guardò sconcertata e guardandola negli occhi le rispose.

- D’accordo. Farò quanto mi hai detto. Se recuperare i ricordi significa perdere Sanzo preferirei ignorare per l’eternità chi sono!-

Restarono in silenzio per vario tempo, riflettendo sull’una e sull’altra, fino a quando non si trovarono di nuovo vicine all’accampamento.

Prima di salutarsi Oyume decise di dar voce ad un suo dubbio.

- Senti… per quanto riguarda questa nostra chiacchierata notturna… immagino che rimanga tutto tra noi…-

- Già…- rispose Kanzeon Bosatsu.

- Allora cercherò di convincerli a passare dalla Fonte di Yeraido…- si rimise stesa nello stesso punto in cui era prima – Addio.

- No…- la corresse Kanzeon – Arrivederci…-

- Aspetta!- disse la ragazza – Tu… prima hai detto che proverei solo tristezza, dolore… e in più ti riferivi a lui…- si voltò a guardare Sanzo e poi tornò con lo sguardo sulla divinità – Questo può solo significare che in passato noi…-

Kanzeon chiuse gli occhi, sorrise e senza aggiungere altro svanì come era apparsa.

“Un incontro che si tingerà di tristezza. Un futuro che non può essere cambiato. Un passato che non può essere recuperato. Credere in una speranza che può svanire da un momento all'altro, che non da certezze. La via da seguire è una e ciò che si trova alla fine di essa è la luce o l'oscurità.” Pensò la divinità guardando nel passato…

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Capitolo 4
*** La fonte dei sigilli ***


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Prima di chiudere gli occhi e di cercare di riposare un paio di ore, Oyume, si soffermò a guardare il volto di Sanzo restando in silenzio, e ripensò alla conversazione appena avuta con Kanzeon Bosatsu.

“È stato davvero il destino che ci ha fatti rivedere? Peccato che nessuno di noi possa ricordarlo… ma sono felice perché sono riuscita a trovarti.”

Giunse finalmente il mattino e tra uno sbadiglio e l’altro si rimisero in marcia. La giornata era serena e afosa… e Goku aveva già fame non appena finito di consumare la colazione…

- Hakkai…! Quand’è che arriveremo al villaggio?? Io sto già morendo di fame!- si lamentò la scimmia tenendosi la pancia con la mano.

- È mai possibile che non pensi ad altro che al cibo?!- ringhiò Gojyo – Tutti i giorni sempre la solita storia! Io mi domando se tu ce l’abbia veramente uno stomaco a questo punto! Sei un pozzo senza fine!-

- Non è mica colpa mia se ho fame! Stupido kappa pervertito!- si accese la scimmia.

- Come mi hai chiamato, scimmia senza cervello e con un pozzo nella pancia?!-

I due cercarono di menarsi nonostante in mezzo a loro ci fosse Oyume, che stava pian piano cominciando a perdere la pazienza…

- Stupido kappa con le antenne da scarafaggio!- continuava Goku.

- Tsk! Stupida scimmia nana!- ribatté Gojyo.

Dai sedili anteriori non provenne alcun ammonimento, ma la brontolamento continuava…

- Basta! Dateci un taglio!- li minacciò Oyume sfoderando le spade e passando le lame sotto le gole dei due bambinoni.

I due “compagni di giochi” deglutirono a vuoto e risposero all’unisono:

- A… agli ordini!-

“A…accidenti!” pensò Goku riprendendosi dallo spavento “Sembra più cattiva di Sanzo!”.

Passarono il resto del viaggio più tranquilli, senza i lunghi e ripetitivi battibecchi tra i due seduti dietro… ma ad un certo punto davanti a loro si proposero due vie da seguire…

Una portava a sud-ovest, l’altra a nord-ovest. Proprio la direzione che Kanzeon Bosatsu le aveva detto di seguire per raggiungere la Fonte di Yeraido.

- Che facciamo?- domandò Hakkai tenendo in mano la cartina stradale. – Passiamo da sud o da nord?-

Sanzo e Gojyo stavano per rispondere “sud”, quando Oyume irruppe togliendo velocemente dalle mani del demone gentile la cartina.

- Aspetta…- disse lei – Vediamo una cosa…- restò qualche attimo in silenzio osservando la cartina e poi proseguì a parlare – Prendiamo la strada per il nord. Guarda, arriveremo prima al prossimo centro abitato passando di qui che proseguendo per sud.-

Hakkai meditò sulla proposta della ragazza…

- Sì, hai ragione.- concluse ripiegando la cartina – Vada per il nord. Tra qualche ora dovremmo arrivare in prossimità di quella piccola cittadina. Bene! In marcia!-

“Bene… quel villaggio non è molto distante dal posto di cui mi parlava Kanzeon Bosatsu… se ci fermeremo in una locanda nel pomeriggio dirò loro una scusa per allontanarmi… e sarò di ritorno per la sera…” pensò soddisfatta Oyume.

Trascorsero un paio d’ore e il caldo andava facendosi sempre più insopportabile… ma scorsero ben presto in lontananza il profilo di un centro abitato.

- Accidenti che caldo…- disse Sanzo mentre gettava un mozzicone di sigaretta – E ho pure finito le sigarette…-

- Porta ancora un po’ di pazienza, Sanzo… siamo quasi arrivati…- lo rassicurò Hakkai mentre si apprestava ad accelerare. – Piuttosto… non vi sembra strano che sorga un centro abitato nel mezzo di quella landa deserta?-

- Già…- disse Gojyo guardandosi attorno mentre con la mano destra si faceva un po’ d’aria. – Chissà… forse prima in quest’area non c’era il deserto… si sarà mutato l’ambiente per via delle vibrazioni che hanno colpito il Togenkyo.-

- Sì… può essere… dopotutto non sarebbe il primo villaggio che incontriamo praticamente inghiottito dal deserto…- rispose Hakkai continuando a guidare.

- Scusate…- disse Oyume – È da molto che viaggiate, dunque…-

- Eh già!- rispose allegro Hakkai – È quasi un anno che procediamo verso ovest e ci imbattiamo in ogni sorta di demone…-

Sanzo spalancò gli occhi come shockato.

- Un lungo anno interminabile… anzi ETERNO. E dobbiamo ancora arrivare nel Tenjiku…-

- Eheheh!- se la rise il demone dagli occhi verdi – Temo che ci dovrai sopportare ancora per molto tempo, mio caro Sanzo!-

Il bonzo evitò ogni commento e si mise a guardare il panorama…

Erano quasi arrivati e si cominciava già a distinguere le mura che proteggevano la città.

Ben presto le raggiunsero passando all’interno della cittadella.

- Eccoci arrivati! Forza scendiamo!- li incoraggiò – Andiamo a vedere se c’è posto in questa locanda…-

Entrarono e vennero subito accolti con grande calore.

- Benvenuti! Posso aiutarvi, gentili signori?- chiese l’oste.

- Salve…- disse sorridente Hakkai – Vorremmo pernottare qui stanotte…-

Il proprietario controllò nel suo registro, dopodiché rispose:

- Saremo lieti di avervi come clienti! Ci sono delle stanze libere, se per voi non è un problema sono tutte singole.-

- No, no… non si preoccupi, va benissimo.- rispose gentilmente il demone.

L’oste sorrise e porse il registro per compilare i dati necessari.

- Prego signori… ponete qui sopra i vostri nomi e una firma. Poi vi accompagno alle vostre camere.-

Ognuno compilò il proprio spazio, e Sanzo fu per ultimo a firmare. Non appena restituì il registro nelle mani del padrone, egli strabuzzò gli occhi per la sorpresa ed esclamò:

- Il venerabile Sanzo Hoshi! – si inchinò profondamente – Sono felicissimo di ospitarla qui stanotte! Che grande onore! Vi farò portare tutto quello che desiderate! Non abbiate timore a chiedere! Venite! Venite! Vi mostro le stanze!-

Li accompagnò tutto eccitato al piano superiore.

- Ecco, questo corridoio è praticamente tutto vostro. Prego! Non fate complimenti! Sarete affamati immagino! Corro in cucina da mia moglie a dirle di prepararvi un pranzo degno di voi! La sala da pranzo è al pianterreno!- si inchinò nuovamente e si congedò velocissimo per scendere al piano inferiore raccontando alla moglie la grande notizia.

Sanzo prima di entrare nella sua stanza sbuffò annoiato:

- Ecco… addio tranquillità…-

Tutti gli altri se la risero sotto i baffi, dopodiché si salutarono e si dettero appuntamento al piano di sotto.

Quando tutti poterono intuire che il pranzo era pronto scesero e trovarono un sacco di gente ad attenderli nell’ingresso della locanda, tutti in fibrillazione per l’importante ospite della pensione.

- A quanto pare…- disse Gojyo all’orecchi di Oyume – La moglie dell’oste si è lasciata scappare qualche dettaglio…-

Oyume non poté fare a meno di ridere a quel commento pungente mentre guardava l’espressione depressa e scocciata che si stava dipingendo sul volto di Sanzo, mentre cercava di evitare con tutte le sue forze il contatto con tutta quella gente, ovviamente indesiderata.

- Eccovi, venerabile Sanzo!- gli andò incontro, facendosi largo, il padrone – Prego, venite! Sedetevi! Qualche nostro vicino ha pensato di portarvi qualche nostra specialità per festeggiare quest’evento!-

- …- (Sanzo è senza parole…)

“Non vedo l’ora di scappare di nuovo nella mia stanza… ma sarebbero pure capaci di seguirmi fino là dentro…” pensò il bonzo sedendosi a tavola insieme ai suoi compagni.

Iniziarono a pranzare sotto gli occhi e i mormorii dei paesani, la cosa poteva sembrare imbarazzante, ma ormai i nostri quattro erano abituati…

- Ma come fai a mangiare con… con tutta questa gente che… che ti osserva?! È inquietante…!- bisbigliò Oyume nelle orecchie di Sanzo.

Il monaco sospirò e le rispose:

- Non lo fanno per venerazione o altro… si aspettano solo che io reciti le mie preghierine e che dica qualche parola di buon auspicio… ma per il resto sono tutti uguali: tutti degli ipocriti.-

Oyume rimase qualche istante a riflettere sulle parole di Sanzo.

- Capisco…-

“Appena finiamo di pranzare è meglio che io vada…” rifletté la ragazza guardando i piatti dei suoi compagni.

- Accidenti a te scimmia!- brontolò Gojyo – Quel raviolo era MIO!-

- Che vuoi pervertito?! Era lì, e l’ho preso io!- gli rispose Goku.

- Appunto! Lo so che era lì! Ma era MIO!-

- Spiacente ma lì sopra non ho potuto leggere alcun nome!-

- Tsk! Sempre se sei capace di leggere, stupida scimmia!-

- NON CHIAMARMI SCIMMIA!-

I due cominciarono quasi a menarsi, ma…

- Oyume…- sembrò ordinare Sanzo.

E senza dire una parola, la ragazza sfoderò nuovamente le sue spade, dalle quali non si separava mai.

I due si ricomposero subito tornando a mangiare in silenzio…

Non appena terminarono di banchettare, Sanzo cercò di fuggire nella sua stanza al piano superiore per evitare scocciature. Non aveva alcuna voglia di propinare preghiere. Invece, Oyume, attese solamente cinque minuti prima di uscire furtivamente dalla locanda per dirigersi alla Fonte di Yeraido, sperando di non essere né vista né seguita da nessuno.

Guardò dalla finestra della sua stanza: tutti i curiosi che erano venuto per vedere Sanzo ormai se ne erano andati e si apprestò ad allontanarsi.

Una volta fuori si guardò furtivamente a destra e a sinistra, ma non si accorse che qualcuno la stava osservando da una finestra.

“Dove starà andando così clandestinamente?”

Oyume procedeva sicura per le vie del villaggio, chiedendo di tanto in tanto qualche indicazione a un abitante del posto.

- La Fonte di Yeraido? Mia cara signorina è un luogo sacro quello! Non la lasceranno mai passare!- le rispose un vecchio seduto di fronte alla porta di casa sua.

- Non mi importa. Devo raggiungerla entro il tramonto… per favore, mi dica se è questa la direzione giusta…- lo implorò lei.

Il vecchio sospirò e sorrise ammaliato dalla giovinezza della ragazza.

- Va bene… se proseguite verso nord dovresti esserci in quasi due ore di cammino… se vuoi posso affittarti un cavallo.-

- La ringrazio molto per la sua gentilezza.- rispose lei inchinando il capo – Ma posso benissimo raggiungerla a piedi… ecco tenete, è per il vostro disturbo.- dettò ciò lasciò un paio di monete nelle mani del vecchio e si allontanò correndo nella direzione che le era appena stata indicata.

Il sole del pomeriggio era schiacciante, ma nonostante questo Oyume continuava a correre per raggiungere il prima possibile la sorgente, ignara della persona che la stava seguendo a distanza.

Il panorama non era cambiato molto: il villaggio era situato in una zona desertica e molto rocciosa, e anche nell’area in cui ora si trovava, era circondata da grandi e alte rocce aguzze, dove sicuramente dietro una di esse si nascondeva la miracolosa fonte.

Non appena si accorse di dover essere quasi arrivata rallentò il passo cominciando a guardarsi intorno con molta più attenzione.

“Come farò a riconoscere il punto esatto dove si trova? Sarà di acqua calda? Farà del vapore? Avrà un odore…?” si domandò continuando a guardarsi attorno.

Proseguì comunque, senza sapere bene dove cercare. Proseguì il cammino lungo un piccolo percorso di terra battuta che si inoltrava fino ad essere inghiottito dalla roccia più alta… una volta giunta nel punto in cui il sentiero veniva sommerso da una caverna restò un attimo a titubare.

Ma tendendo l’orecchio le parve di udire lontano il gorgoglio dell’acqua.

- Bene Oyume. Ci siamo.- e si inoltrò nell’antro.

Camminò assolutamente al buio per dieci minuti facendosi strada solamente tenendo la mano lungo la parete fredda della roccia, fino a quando non vide un puntino di luce man mano divenire sempre più grande e infine vide l’esterno e poté sentire sulla pelle l’aria calda del mondo esterno.

Varcò l’uscio di roccia e si trovò in un suntuoso giardino. Le sembrò impossibile un tal prodigio in una zona così arida e deserta, ma proseguì in silenzio. Lungo il sentiero di ghiaia vi erano due statue rappresentati degli esseri umani con particolari di un bue e di un cavallo.

Le oltrepassò senza dar loro troppa importanza, ma le corse un brivido lungo la schiena quando udì uno scricchiolio alle sue spalle.

Si voltò di scatto, ma non vi era nulla, solamente le due statue. Così continuò ad avanzare verso la fonte, ma fu di nuovo bloccata dallo stesso crepitio.

- Vuoi passare…?- le chiese una voce.

- Cosa…?- domandò incerta lei.

- Vuoi entrare…?- ripeté la voce.

- Sono venuta qui per immergermi nella Fonte di Yeraido.- disse Oyume guardandosi attorno.

Calò il silenzio.

- Rispondi. Vuoi passare… o non vuoi?. – annunciò la voce di prima, poi lo scricchiolio si rifece sentire fino a quando non le fu possibile vedere di che si trattava.

La voce proveniva da una delle due statue, osservò meglio e vide immediatamente che si stavano muovendo. Una statua, quella che rappresentava il cavallo, era in piedi ed era volta verso di lei, mentre l’altra si stava alzando dal suo eterno inchino.

- In questo giardino vi possono solamente accedere gli esseri superiori. Delle creature non di questo mondo. Chi vuole passare venendo meno a questa legge…- disse il cavallo.

- Per mano nostra dovrà perire.- concluse il bue.

Le due statue le si avvicinarono minacciose, mostrando le loro armi.

Oyume non sapeva come comportarsi, avrebbe dovuto combattere contro di loro per riuscire a passare? Oppure c’era un altro modo per proseguire?

All’improvviso le tornarono in mente le parole di Kanzeon Bosatsu. Lei non era una semplice donna abitante del Regno Terreno!

Ormai i due giganti di pietra stavano quasi per piombarle addosso con le loro lunghe alabarde, quando lei disse con voce ferma e autoritaria e giocò d’azzardo.

- Io non appartengo a questo Regno.-

Le due statue si fermarono in attesa che continuasse.

- Il mio nome è Oyume!- disse ad alta voce – La Dea dei Sogni!- e detto questo scoprì la sua spalla sinistra per mostrare ale due statue il simbolo del sigillo che aveva impresso sulla pelle come un tatuaggio.

Non appena i due guardiano lo video lasciarono cadere le loro lance e si inginocchiarono mettendosi un mano sul cuore e abbassando il capo, e all’unisono dissero:

- La tua natura è superiore alla nostra, la tua potenza è maggiore alla nostra di immortali. Contro di te non avremmo scampo.-

“Evitate lotte inutili, eh? Direi molto saggio…” pensò Oyume tirando un sospiro di sollievo. Quindi proseguì senza problemi, avanzando verso il grande palazzo circondato da quel rigoglioso giardino.

S’inoltrò nel palazzo completamente deserto… guardò in ogni stanza, ma non c’era alcuna traccia di monaci o di altre statue… allora decise di cercare la pozza per portare a termine il suo scopo.

Senza sapere come raggiungere la fonte decise di seguire il suo intuito e dopo aver attraversato corridoi, stanze deserte arrivò alla parte più centrale del grande tempio. L’acqua era limpida e brillava sotto la luce del pomeriggio.

Si guardò ancora una volta attorno e cominciò a spogliarsi. Appoggiò le due spade vicino ad una pietra sacra e aprì la camicetta.

Si avvicinò all’acqua e adagiò gli indumenti per averli più a portata di mano quando sarebbe dovuta uscire.

Stava per immergersi nelle acque lucenti e quiete della fonte quando udì un rumore alle sue spalle.

- Oyume…- disse quasi bisbigliando Sanzo, restando immobile a fissare la ragazza.

Oyume, dal canto suo, non sapeva che cosa rispondere completamente vinta dall’imbarazzo e dalla situazione che si era creata.

Perché l’aveva seguita? Cosa ci faceva lì? Lo aveva sottovalutato oppure era lei che si era troppo sopravvalutata?

Sanzo restò in silenzio a fissarla… non riusciva a distogliere i suoi occhi ametista dalla pelle bianca e perfetta della ragazza segnata da alcuni sigilli lungo tutto il corpo.

Senza sapere che cosa stesse facendo, avanzò verso Oyume accarezzandole dolcemente la spalla sinistra sfiorando con le dita il tatuaggio a forma di fiamma.

Oyume non si mosse e non disse nulla… i pensieri nella testa le vorticavano confusi.

Ma Sanzo si avvicinò ulteriormente.

- Sei così… bella…- le sussurrò ad un orecchio – E così irraggiungibile… non potrei mai pensare di non poterti avere solo per me… mi sento strano… ho come la sensazione di aver già vissuto con te questo strano desiderio…-

La ragazza restò in silenzio… doveva rivelargli tutto? Oppure aveva già intuito tutto, dopotutto era lì con lei e sicuramente poteva immaginare a cosa servisse quella fonte miracolosa.

- Io… io devo farlo…- riuscì a dire Oyume.

Sanzo restò immobile senza smettere di osservarla… e come aveva fatto due notti prima, si avvicinò e la baciò. Questa volta non c’era nessun bacio rubato, ma si trasformò subito dopo in un bacio profondo e insaziabile che li coinvolse completamente.

- Credo che ora io debba andare…- gli disse Oyume sciogliendosi dal loro abbraccio, spogliandosi completamente e immergendosi a poco a poco nell’acqua trasparente.

La lasciò andare, restandola ad osservare con curiosità. Aveva immaginato quale fosse il potere di quell’acqua, ma non ne conosceva gli effetti e nemmeno le raccomandazioni di Kanzeon Bosatsu.

Oyume entrò in acqua e rabbrividì. Sentì una forza sconosciuta stringere il suo corpo, come se l’acqua fosse un essere vivente del tutto capace di intendere.

La stretta sul suo corpo si stava facendo sempre più forte che quasi le mancava il fiato. Guardò preoccupata l’acqua e vide che mano a mano sembrava farsi più densa. Ad un tratto, le fresche e dense acque della fonte di Yeraido cominciarono a bruciarle la pelle come fosse un potentissimo acido.

La ragazza urlò cercando di liberarsi da quella morsa, ma ogni movimento era vano.

Sanzo fece un passo in avanti, non sapendo bene cosa fare.

- Oyume!- disse lui gettandosi al bordo della pozza.

- Non ti avvicinare!- gli gridò lei cercando di resistere il più possibile a quel dolore sconvolgente.

Lui la guardò senza riuscire a nascondere negli occhi la sua preoccupazione.

Immediatamente dopo, entrambi poterono vedere che il colore cristallino della fonte stava diventando scuro… tetro… e ad un tratto cominciarono a materializzarsi in superficie tante scosse elettriche che percorsero Oyume.

“Devo resistere…” pensò Oyume cercando di non lasciarsi sopraffare dal dolore.

Nonostante la sua buona volontà, la forza che la stava tenendo prigioniere e che la faceva provare una sofferenza atroce stava per causare l’irreparabile.

Le acque scure si fecero ancora più dense e cercarono di far immergere completamente la ragazza.

Tutto questo, come le aveva detto Kanzeon Bosatsu, non sarebbe dovuto mai accadere. E così, il panico raggiunse ogni fibra di Oyume.

- La testa! Sanzo! Non devo assolutamente bagnarmi il capo! Ti prego…!-

Senza alcuna esitazione Sanzo gettò le sue braccia nell’acqua per cercare di far riemergere la ragazza, ma la resistenza che gli era imposta era veramente grande e fece molta fatica per tenere Oyume col capo fuori dall’acqua.

Dal canto suo, Oyume, stava provando talmente tanto dolore che ormai non avvertiva più ne la stretta al suo corpo, ne il bruciore sulla sua pelle e ne le scosse che le attraversavano la carne.

All’improvviso l’acqua cessò la presa su Oyume, e tornò limpida come prima. Sanzo vide che i segni sulla pelle della ragazza erano svaniti. Ciò poteva significare solo una cosa: i sigilli erano stati rimossi.

Oyume perse i sensi e Sanzo prontamente si preoccupò di tirarla fuori dalla fonte e la adagiò per terra coprendola con il suo abito monacale.

Mentre era in attesa del suo risveglio, la sua attenzione fu rapita da un piccolo cambiamento nel volto di lei.

Si accorse che sulla fronte alta e spaziosa della ragazza si era formato un piccolo puntino rosso.

“Ma è un chakra?!” pensò Sanzo. “Che significa? lei non sarà mica…?! Ecco a cosa servivano quei sigilli!”

Dopo circa cinque minuti Oyume si riprese e con aria confusa si guardò attorno.

- Mi hai fatto prendere un bello spavento…- le disse Sanzo porgendole i suoi abiti.

- Mi dispiace… non era mia intenzione…- gli rispose lei voltandosi per vestirsi.

I due rimasero in silenzio, poi una volta che Oyume fu vestita, Sanzo le chiese:

- Perché non mi hai detto nulla?-

Oyume abbassò lo sguardo.

- Non potevo dirtelo… e poi… l’ho scoperto solo due notti fa… ho preso io la decisione di eliminare i sigilli per poter avere la possibilità di usare i miei poteri per… per aiutarti…-

Il monaco capì lo stato d’animo di Oyume e comprese le ragioni per cui era uscita di nascosto dalla locanda.

Chiuse gli occhi d’ametista e le sorrise (lui che sorride?! Vabbè può succedere pure a lui di tanto in tanto! N.d.A.).

- Torniamo indietro ora, o gli altri non sapranno più dove cercarci.-

- Sì.- gli disse Oyume facendo un passo avanti verso di lui. – Dammi la tua mano.-

Sanzo la guardò incuriosito.

- Vuoi provare a…- le chiese senza finire la frase.

- Esatto…- gli rispose guardandolo negli’occhi. E lui non poté fare a meno di fissare nuovamente lo sguardo sul chakra che le era comparso in fronte – Sento di potercela fare…-

- D’accordo.-







Salve a tutti! Eccoci alla fine del quarto capitolo! Mamma mia che faticaccia! l'ho scritto tutto d'un fiato e spero anche di riscire presto a completare anche il prossimo capitolo! Alla prossima! E continuate a seguirmi! Sayoonra!

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Capitolo 5
*** Ricordi (e rancori) ***




~ Regno Celeste 500 anni prima… ~



- Uno… due… ehm… dopo il due…? Ah! Tre…!- contava un bambino dagli occhi dorato coprendosi gli occhi con la mano. – Nove… dieci! Nataku! Ora vengo a prenderti!!!-

Il piccolo Goku cominciò a girovagare per i lunghi corridoi silenziosi e tranquilli del grande palazzo dell’Imperatore. Ormai, le ricche stanze quasi sempre deserte erano diventate i nascondigli per i due bambini…

Percorse in lungo e in largo tutto il piano, senza trovare Nataku…

“Chissà dove è andato?” pensò Goku guardando con attenzione ogni angolo.

Poi con la coda dell’occhio gli parve di cogliere una veste famigliare alle sue spalle, si voltò di scatto pronto a vincere, ma quando guardò non vide nessuno.

Così cominciò a correre nella direzione in cui gli era parso di vedere Nataku, uscì dal palazzo imperiale e si trovò infine ai piedi di una scalinata di marmo bianchissimo che saliva fino ad una reggia che non aveva mai visto.

Senza pensarci due volte salì di corsa le scale e vi arrivò in cima quasi col fiato grosso. Si guardò indietro. Da lì in cima poteva vedere il palazzo dell’Imperatore e persino il palazzo dove viveva con Konzen e con Kanzeon.

- Wow! Che bello!- disse estasiato il piccolo – Uff… devo trovare Nataku prima che Konzen mi venga a cercare sennò perderò di nuovo a nascondino!-

Si rimise a correre lungo i corridoi quieti… non vi era altro rumore eccezion fatta che per il tintinnio delle sue catene mentre correva. Girò per tutto il ricco giardino luminoso, ma non c’era nessuno…

Goku si fermò e pensò cosa fare…

“Vabbè! Entrerò in questa stanza!”

Afferrò la maniglia d’oro e aprì la porta. La luce filtrava dalle grandi finestre e al suo interno la stanza aveva un seggio con bellissime decorazioni d’oro e magnifici tendaggi trasparenti, al centro della stanza, proprio davanti al trono, c’era un piedistallo a tre gambe interamente d’oro e sopra vi fluttuava una grande sfera. Goku, incuriosito, si avvicinò alla sfera e la osservò in silenzio…

Quello strano globo sembrava fatto di acqua, un’acqua che cambiava colore, ora cupa e ora azzurra poi rosa…

Allungò la mano per sfiorare quell’affascinante oggetto, ma all’improvviso qualcuno alle sue spalle afferrò lo afferrò con forza.

- Chi sei?- gli chiese minacciosa la voce maschile.

L’uomo che l’aveva sorpreso fece voltare il bambino.

Goku non sapeva cosa dire e l’uomo continuò.

- Cosa ci fai nel palazzo della divina Oyume?-

Il piccolo Goku cercò di rispondere…

- Ecco… io stavo cercando Nataku…-

- Cosa? Il principe Nataku, qui?! Stupido ragazzino! Se hai arrecato disturbo alla divina Oyume io…!- levò in alto la mano sinistra per poter dare uno schiaffo a Goku, ma non ci riuscì…

- Tu… cosa?- gli chiese qualcuno sulla soglia.

L’uomo si voltò tenendo ancora ben saldamente il braccio di Goku, dopodiché spalancò gli occhi e lasciò immediatamente il bambino per fare un profondo inchino alla persona che era appena entrata nella sala.

- Perdonatemi, somma Oyume. Ho sorpreso questo ragazzino nella vostra sala.-

- Puoi andare.- gli disse severa la divinità. – Di lui me ne occuperò io.-

- Ma somma Oyume!-

Bastò uno sguardo della Dea per far allontanare l’uomo, che prima di svanire si inchinò ripetute volte.

- Tutto bene, piccolino?- gli chiese amorevolmente la donna.

- S…sì…- disse un po’ impacciato Goku.

“Com’è bella…” pensò completamente rapito dal fascino della donna che gli stava davanti. “Chissà se a Konzen possa piacergli! Ma che dico! È così scontroso!”

- Come ti chiami?-

- Il mio nome?- domandò Goku cercando di ricordarsi quello che gli aveva appena dato Konzen poco prima – Aspetta... Goku! Mi chiamo Goku! E tu sorellina?-

- Il mio nome è Oyume! Vivo in questo palazzo… dimmi… ti sei forse perso?-

- Ehm… in verità stavo giocando…- arrossì e sorridendo le rispose – Stavo giocando a nascondino con Nataku…-

Oyume lo guardò e poi rise di gusto.

- Vuoi dire che il principe Nataku si è nascosto nel mio palazzo?-

- Credo di sì! Uffa è la seconda volta che perdo! Non riesco mai a trovarlo…- protestò la piccola scimmia.

La dea lo prese per mano e lo ricondusse davanti alla sfera d’acqua di prima.

- Vieni, ora ti dirò dove si è nascosto, ma attenzione, io “non ti ho detto niente”!- gli fece l’occhiolino la donna. – E poi dopo ci andiamo a prendere un cono di ghiaccio dolce…-

Goku fu felicissimo e saltò addosso alla divinità abbracciandola.

- Grazie mille sorellina!-

Oyume si avvicinò alla sfera e alzò le braccia in direzione di essa, chiuse gli occhi e si concentrò. Alcuni secondi dopo, la sfera cominciò a brillare debolmente, poi sempre più vivamente, fino a diventare quasi impossibile da vedere. Attorno alla dea si era creato un potere incredibile, Goku, coprendosi gli occhi con una mano, riuscì a vedere che la divinità stava muovendo lentamente le mani facendo cambiare il flusso interno della sfera.

Alcuni attimi dopo la luce abbagliante diminuì, fino a scomparire.

Oyume abbassò le braccia e sorrise.

- Il tuo amico, Nataku, si è addormentato ai piedi della statua nella grande sala di ricevimento nel palazzo dell’Imperatore… credo che dormirà ancora per un bel po’ di tempo, così avremo il tempo per gustarci il ghiaccio dolce. Ma dimmi…-

- Sì?-

- Ti piacciono le ciliegie o le prugne rosse?-

- Tutt’e due!- esultò Goku, seguendo la sua nuova amica.-

Oyume portò il piccolo Goku in una grande sala arredata con semplicità ma con grande raffinatezza. Si sederono su due divanetti dalle forme suadenti, con fodere di seta rossa.

- Sai, fin’ora solo poche persone sono state così gentili con me…- disse Goku rattristandosi un poco. – Sono stato portato qui con l’inganno e mi hanno trattato molto male prima di lasciarmi dalla vecchia zia.-

- Capisco… e dire che hai così begl’occhi… caldi come l’oro.- gli disse Oyume.

Goku arrossì lievemente e prese colse col cucchiaino un po’ di ghiaccio dolce

- Anche tu hai degl’occhi così strani! Non ne ho mai visti di quel colore! Sembrano d’argento! E i tuoi capelli mi sono così chiari e lisci da sembrarmi i raggi della luna…!-

Oyume lo fissò per un istante.

“Fino a che punto arriva la loro meschinità?” pensò disgustata guardando nel suo insieme Goku e si soffermò sulle catene “Punire un bambino che è uguale a tutti gli altri…”

Goku finì di mangiare il suo cono di ghiaccio e guardò fuori dalla grande finestra: il sole stava già calando, si era fatto veramente tardi! Sicuramente Konzen sarebbe andato su tutte le furie se non fosse tornato nella sua stanza prima del tramonto come gli aveva fatto promettere.

- Scusami tanto sorellina! Ma io devo scappare o sennò sono guai!- disse Goku saltando giù dal divanetto per poi correre verso la porta per uscire.

- Aspetta Goku!- le disse con una calma ingiunzione la dea – Ti accompagno.-

Goku annuì e le sorrise solare… Oyume non poté fare a meno da passargli una mano tra i capelli scompigliandoglieli un poco…

Nel frattempo, il caro e vecchio Konzen era adirato perché la scimmia gli aveva disobbedito nuovamente, e lo stava cercando ovunque.

- Accidenti a quella scimmia! Mai una volta che rispetti quello che gli dico di fare!- vide una donna nelle vicinanze e la fermò – Scusatemi, avete mica visto in giro un bambino più o meno alto così con i capelli lunghi castani?-

La donna ci pensò su e poi disse:

- Mi sembra di aver visto il bambino che avete descritto salire da quella parte, ma non ne sarei sicura.-

- Grazie.-

Konzen si avviò nella direzione indicatagli dalla donna e cominciò a salire la lunga scala bianchissima.

Ma bob arrivò nemmeno in cima quando sentì in lontananza:

- Ehiiiii! Konzeeeen!-

Il ragazzo si fermò e alzando gli occhi riconobbe a chi apparteneva quella voce.

- Ecco la mia stupida scimmia…- ma guardò meglio e vide che non era solo.

“Avrà combinato qualche pasticcio?” pensò proseguendo verso di loro.

Quando arrivò a una decina di scalini si fermò e Goku gi andò velocemente incontro afferrandolo per un braccio e dicendo tutto pimpante:

- Sai, Konzen! Oggi ho conosciuto una nuova amica!-

Konzen guardò l’altra persona.

Capì immediatamente che si trattava di una divinità solamente guardando gli abiti formati da una veste caratterizzata da vari veli di seta argentea semitrasparenti e sulle spalle portava delle spille a forma di luna, lungo le braccia portava uno scialle sempre intessuto con fili d’oro, d’argento e di seta. Non aveva molti gioielli a differenza di sua zia, ma portava solamente dei semplici orecchini d’oro e un ciondolo a forma di goccia al collo.

La donna gli sorrise, e colto alla sprovvista, il nostro biondo chinò leggermente il capo.

- Mi spiace avervi causato qualunque tipo di disturbo, non accadrà più.- si chinò nuovamente e prese per mano Goku, girando i tacchi per andarsene.

Ma la dea lo fece fermare.

- Non devi preoccuparti, Konzen Doji.-

“Conosce il mio nome?”

- Arrivederci.- la salutò lui.

Oyume restò a fissarli mentre scendevano la lunga scalinata, dopodiché rientrò nel suo palazzo, ma fu subito fermata da un suo subordinato che le disse:

- Mia signora, questa sera non potrete rifiutarvi nuovamente! Dovrete andare!-

- Tsk…- sbuffò lei entrando nella sua stanza da letto.

- Ma somma Oyume…!-

Il povero servitore si vide sbattere la porta in faccia. Sospirò e andò a riferire la decisione della divinità.

Intanto, Konzen e Goku stavano tornando a casa…

- Secondo me tu le piaci!- disse ingenuamente il piccolo Goku trotterellando al fianco di Konzen.

- Non dire stupidaggini, scimmia.- gli disse impassibile lui – Solo perché conosce il mio nome non implica nulla. E poi… figuriamoci se una divinità del suo rango scelga uno come me. Assurdo.-

- Uffa… certo che sei antipatico!- disse Goku mettendo il broncio.

- Andiamo.-

Konzen aprì il grande portone dell’entrata del palazzo di Kanzeon Bosatsu, ed entrarono.

La dea, vedendoli arrivare, andò loro incontro e…

- Questa sera l’Imperatore darà un ricevimento nella sua sala maggiore per festeggiare l’ultima vittoria nel Regno Terreno. Dato che dovrò andarci, anche se la cosa non mi entusiasma, dovrai venire anche tu… quindi vestiti decentemente e vedi di non essere troppo irascibile. Ci saranno tutti i membri più importanti del Regno Celeste… non vorrei trovarmi di nuovo nella situazione imbarazzante della scorsa volta… ricordi quando hai fatto una rissa col cugino dell’Imperatore? Ecco… vedi di non farla ripetere…- sospirò Kanzeon mettendo le mani sui fianchi.

Konzen alzò gli occhi al cielo e restituì alla zia uno sguardo depresso.

- Bene, vedo che vieni volentieri…- ribatté canzonatoria Kanzeon – E poi… ci saranno anche tante belle e giovani ragazze, magari è la volta buona che ti trovi un’anima buona in grado di sopportare il tuo caratteraccio…!-

- Cosa hai detto, brutta vecchiaccia?!?- s’infuriò il biondo.

- Niente, niente!- rispose allontanandosi – Vado a prepararmi… sarà meglio se anche tu ti vada a preparare…-

Kanzeon sparì all’interno di una delle numerose stanze, lasciando solo Konzen con il piccolo Goku.

- Posso venire anche io, Konzen??? Ti prego! Ti prego!-

- No.- rispose in tono secco l’altro.

- Ma perché??? Voglio anche io divertirmi!- piagnucolò la scimmia.

- No. Ho detto di no. Hai sentito che cosa ha detto la vecchiaccia?! Niente animali!- si soffermò a guardare l’espressione abbacchiata del bambino e s’addolcì un poco col tono – Se vuoi però ti posso portare poi qualcosa dal buffet…-

La semplicità con la quale Goku si accontentava stupì notevolmente il biondo irascibile.

- Sì!!!!!!!! Che bello!!! Mi raccomando, Konzen! Cerca di prendermi i ravioli! E anche gli spaghetti di soia!!!!-

- Ehm… non credo che ci siano quelle cose, comunque ti porterò qualcosa.-

- Yuppi! Yuppi!- saltellò la scimmia.

“Stupida scimmia… basta parlare di cibo che dimentica ogni tipo di problema” pensò sconsolato Konzen, mentre entrava nella sua stanza.

Si preparò, nonostante il caos che stava facendo Goku nella sua stanza, e dopo circa un’ora si fece trovare nella sala principale del palazzo.

Kanzeon lo raggiunse dopo poco tempo.

- Sai già a chi affidare il tuo animaletto preferito?- gli domandò beffarda la dea.

- Ci penserà il personale del palazzo…-

- Bene, andiamo.-

Raggiunsero il palazzo dell’Imperatore e non appena entrarono nella grande sala, Kanzeon e Konzen videro che c’erano tutti, proprio tutti. Entrambi restarono nauseati dall’ipocrisia di certi ospiti, ma nonostante ciò cercarono di controllarsi a vicenda passando a salutare tutti gli invitati.

Dopo circa venti minuti, un uomo si avvicinò all’orecchio dell’Imperatore, il quale sgranò gli occhi e gli fece gesto con la mano di andare.

L’uomo andò con un passo lesto alla grande porta di legno e oro, si schiarì la voce e cercò l’attenzione di tutti i presenti.

Calò il silenzio, e tutti si voltarono verso di lui.

- Molto onorati ospiti, vi annuncio l’entrata della somma Oyume, la Dea dei Sogni…!

Tutti i presenti restarono in silenzio, colti di sorpresa da quell’incredibile annuncio. Immediatamente si levarono dei bisbigli… ma tutto tacque non appena apparve sulla soglia da donna.

Oyume sembrava uscita da una visione… l’abito che indossava accentuava la sua natura sovrannaturale dandole un’aura di mistero e di fascino etereo che nessuno aveva mai visto.

La dea scese i pochi scalini lentamente, lasciando che tutti la fissassero rapiti da tutto il suo essere.

Anche Konzen, senza volerlo ne restò ammaliato, restando a contemplare il lungo collo bianco e sottile della donna che con gesti fluidi scivolava nella grande sala, mentre il suo abito intessuto d’oro la faceva sembrare una visione notturna.

Gli passò davanti, maestosa ed elegante… i lunghissimi capelli biondi le cadevano liscissimi lungo la schiena pallida e perfetta, lasciata scoperta dall’abito formato anch’esso da veli d’orati.

Gli ospiti, al suo passaggio, aprirono un corridoio per poi richiudersi nel momento in cui ella raggiunse il pulpito dove se ne stava seduto l’Imperatore Celeste. L’ la donna si inchinò e salutò il suo ospite.

- Vi porgo i miei omaggi, Imperatore.- disse con voce cristallina.

L’Imperatore sorrise e rispose con un po’ di sarcasmo:

- Il piacere è tutto mio, Oyume. Alla fine mi avete deliziato con la vostra sfuggevole compagnia.- tacque e fissò il volto della dea, rimasto totalmente impassibile – Avete deciso di fuggire dal vostro castello per una notte?-

- Chi lo sa…- rispose lei accettando lo scherno.

Dopodiché le voci degli ospiti ripresero a riempire la stanza, la musica riprese a essere suonata e tutto tornò normale.

In mezzo alla folla, Kanzeon individuò Oyume, che si era riparata da occhi e da orecchie indiscrete sedendosi sul bordo di una grande finestra.

La dea prese dal vassoio di un cameriere un altro bicchiere e fece segno a Konzen di seguirla.

- Hai malinconia della luna, Oyume?- le domandò Kanzeon porgendole il bicchiere.

Oyume sorrise e accettò volentieri il pensiero della dea.

- Più che altro…- disse bevendone un sorso – Detesto l’ipocrisia che vive qui…-

- Sentimento reciproco.- affermò Kanzeon – Voglio presentarti mio nipote, Konzen Doji.-

Kanzeon si mise di lato, lasciando spazio al biondo che fece un passo avanti, un po’ impacciato ripensando a quel pomeriggio…

“Spero che Goku non l’abbia importunata sul serio o qui finisco male…” pensò mentre salutava la dea chinando il capo.

- Suvvia…- fece Oyume – Non c’è alcun bisogni che ti inchini dinanzi a me, Konzen! Dopotutto non è la prima volta che ci vediamo, no?-

Kanzeon rimase stupita! E così il suo bravo nipote, sempre avverso al fascino femminile, aveva già incontrato la sfuggevole Dea dei Sogni?

- Oh…! E così vai in giro a fare conoscenze così interessanti e non mi dici niente???- lo prese in giro lei.

Konzen divenne paonazzo e cercò di rispondere, senza peggiorare ulteriormente la situazione.

- Oggi pomeriggio Goku è entrato nel suo palazzo e sono andato a riprenderlo…-

- È davvero un bambino adorabile.- disse Oyume guardando Konzen – Se lo desidera, può tornare quando vuole… anche tu se vuoi.- concluse rivolgendosi a Konzen.

La conversazione fu subito interrotta dall’intromissione del viscido e subdolo Li Touten, che con aria spavalda e irrispettosa disse:

- E così invitate nella vostra reggia quanto c’è di inadeguato, invece di offrire ospitalità a chi più si avvicina al vostro altissimo rango?- guardò di sbieco Konzen e Kanzeon. I due gli restituirono lo stesso sguardo e rimasero in silenzio a forza – Sapevate che custodiscono un eretico? E vogliono continuare a essere chiamati déi?-

- Ne sono perfettamente al corrente che sono i custodi di un essere eretico.- rispose duramente la dea – E le porte del mio palazzo decido io a chi aprirle. Fin’ora non ho ancor incontrato persone meritevoli per oltrepassarle, ne tanto meno per offrire la mia compagnia e amicizia, eccezion fatta per loro. Potete pure congedarvi,m perché come già sapete la vostra persona non mi è gradita.- fece una pausa, dopodiché, guardò l’uomo con superiorità e proseguì dandogli del tu – E poi ricorda, Li Touten, resterai sempre un gradino inferiore a me.-

Li Touten guardò torbidamente la dea e dopo esserci inchinato se ne andò, ritornando a ingraziarsi l’Imperatore.

Konzen se ne era stato in silenzio solo perché lo aveva premesso alla vecchia, ma quando si voltò vide l’espressione disgustata di Oyume e capì come doveva essersi sforzata per essere lì in quel momento.

- Ma chi si crede di essere quell’insolente?!- ringhiò tra i denti Kanzeon Bosatsu. – Vorrei tanto che l?imperatore si accorgesse che lo sta solo prendendo in giro!-

- Mia cara Kanzeon…- disse mesta Oyume – Tu non sai quale losco disegno sta progettando quel verme…-

Calò il silenzio, poi Oyume si alzò dal balcone e si congedò da Kanzeon e da Konzen.

- Credo di essermi intrattenuta fin troppo in questo posto… arrivederci.-

Oyume si avviò verso l’uscita e quando fu davanti all’uscio si voltò e vide che Li Touten la stava fissando. La dea fece una smorfia, e l’uomo, alla destra dell’Imperatore, le fece un inchino. A quel punto non ci pensò due volte e uscì tornando nel suo palazzo.

L’Imperatore si volse verso l’uomo alla sua destra e gli chiese:

- Verso chi ti inchini, Li Touten?-

- Al raggio di luna che è appena andato a nascondersi dietro alle nubi…-

L’Imperatore capì a chi alludeva e continuò come se nulla fosse…

Erano passate diverse ore da quando era finita la festa che aveva organizzato l’Imperatore, e ormai erano tutti tornati alle loro dimore… ma nonostante la giornata pesante che aveva passato, Konzen non riusciva a prendere sonno.

Continuava a pensare sia a quel pomeriggio, sia alla sera…

“Perché è venuta al ricevimento se ha fatto intendere di detestarli?” continuava a chiedersi. “Bah, se continuo a pensare non riuscirò a dormire definitivamente!”.

Si alzò da letto e posò lo sguardo a Goku, che dormiva beato, facendo chissà quale sogno… in quel momento avrebbe dato qualsiasi cosa pur di riuscire dormire profondamente come lui…

Uscì dalla camera e vagò senza meta per i corridoi deserti.

Senza sapere dove stava andando si trovò nel giardino della villa di Kanzeon. Nel silenzio della notte sentì un rumore alle sue spalle.

Si voltò con uno scatto felino e vide che dietro di lui c’era Oyume, che lo salutò in silenzio con un gesto della mano.

Konzen abbassò la guardia e disse sottovoce:

- Che ci fai tu qui?-

- Ero passata per fare due chiacchiere… nella speranza che non dormissi già…-

Lui la fissò. Vide che i suoi capelli, alla luce lunare, invece di sembrare biondi, parevano quasi argentei…

- Ti va di fare due passi?-

I due uscirono dalla dimora e camminarono in silenzio per le strade deserte.

Continuarono a passeggiare senza dirsi nulla, fino a quando non giunsero per caso davanti alla scalinata che portava fino al palazzo di Oyume.

- Come mai sei così isolata dai palazzi delle altre divinità?- chiese Konzen – Non ti ho mai visto in giro, ne tanto meno alle feste che da quel vecchio…-

- Ecco… diciamo che necessito dei miei spazi… e poi… il mio ruolo implica anche che io debba sorvegliare le menti notte dopo notte…- disse lei – Ma per quanto riguarda l’Imperatore… non mi sono mai piaciuti i suoi metodi… e nemmeno le persone di cui si circonda.-

- Ti capisco perfettamente.- disse lui.

- Ti va un bicchiere di sakè?-

- Volentieri.-

Salirono la scalinata continuando a discutere su i problemi del Regno Celeste…

- Chi come me è nella mia stessa posizione non è a conoscenza dei movimenti che ci sono nelle alte sfere…- disse Konzen – E nemmeno mi interessa entrare a far parte delle loro macchinazioni!-

- Purtroppo è così… nella posizione in cui mi trovo io è molto difficile scegliere da che parte stare… ma sicuramente preferirei togliermi la vita pur di non aiutare quell’uomo insulso.- disse come disgustata.

- Nemmeno a me piace Li Touten… si è fatto strada mettendo davanti a sé il principe Nataku… e ora si crede di poter dar ordini a suo piacimento. Ma se non fosse per il figlio striscerebbe a terra solamente al mio passaggio.- commentò Konzen lasciando passare per prima Oyume all’ingresso del palazzo.

La dea sospirò.

- Che c’è? Ho detto qualcosa di sbagliato?- domandò Konzen.

- No, per niente.- rispose lei. – È che provo pena per quel bambino… ti dirò una cosa… ma che dovrà restare tra queste mura…- fissò i suoi occhi grigi in quelli d’ametista di Konzen – I piani di Li Touten non si fermano solo a raggiungere un ruolo di rilevanza tra le massime cariche dell’esercito, ma vanno ben oltre… immagino che tu possa benissimo comprendere quali siano… lui gestisce la Bambola Assassina… può rovesciare tutto in qualsiasi momento e per il Regno Celeste sarebbe la fine.-

Konzen restò immobile in silenzio. Davvero Li Touten ambita a così tanto?

- Come… come fai a saperlo?-

- La Dea dei Sogni si nutre dei desideri, delle ambizioni, dei tormenti e dei dolori di ogni essere vivente…- gli disse distogliendo lo sguardo dal suo – Posso scavare nelle menti per dar loro speranza e sollievo oppure dare supplizi e angosce a chi non è meritevole… tieni…- gli disse porgendogli il bicchiere col sakè.

- Grazie…-

Bevvero in silenzio, contemplando la tranquillità della notte. Poi, Konzen s’azzardò a parlare senza riuscire a pensare a quello che gli uscì dalla bocca:

- Che progetti hai per domani?-

Tutti e due rimasero sbalorditi per la proposta audace di Konzen. Infatti egli stesso rimase molto stupito delle sue stesse parole.

- Beh… ecco…- cominciò Oyume un po’ impacciata – Io solitamente riposo al giorno… la mia vita si svolge di notte…-

- Capisco…- disse lui arrossendo lievemente.

- Ma mi piacerebbe volentieri passare del tempo con te…- continuò sempre più imbarazzata la ragazza.

I due giovani restarono a parlare per diverse ore, fino a quando non giunse quasi l’alba…

- Credo di dover andare…- le disse gentilmente Konzen alzandosi dal divanetto di seta rossa.

Oyume si alzò per accompagnarlo all’uscita e lo guardò un po’ rattristita… era da molto tempo che non parlava così liberamente con qualcuno…

Si fermarono davanti al grande portone di legno e oro. Lo aprirono cercando di non far rumore…

Da lassù si riuscivano già a vedere i caldi raggi dell’alba… il cielo da blu stava assumendo le mille sfumature del fuoco e del viola…

Chissà… sarà stato il silenzio… il crepuscolo…

Konzen e Oyume si scambiarono il loro primo bacio alla luce dorata del sole…

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Capitolo 6
*** (Ricordi e) Rancori ***


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Li Touten continuava a camminare avanti e indietro per la sua stanza in modo nervoso. Continuava a pensare alla sera precedente e alle poche parole che Oyume gli aveva rivolto con grande disprezzo.

“Il sesto Godai… la divinità che ha il potere di giudicare le anime…” pensò con stizza “Una come lei non è facile da assoggettare… specialmente per la sua posizione… perfino l’Imperatore a volte la teme per le sue capacità… e a quanto ho capito… non potranno funzionare nemmeno tutte le smancerie che sto usando con quel vecchio idiota!”

Si fermò un istante. Qualcuno aveva bussato alla porta.

- Avanti!- disse in tono scocciato.

Attese qualche secondo e vide entrare dalla porta uno dei suoi servitori che con aria preoccupata gli disse:

- Mio signore, credo che avremo dei problemi. l’Imperatore ha appena convocato Kanzeon Bosatsu per discutere del bambino eretico che custodisce… credo che voglia accordarsi con lei nel caso in cui venisse a mancare il ruolo di Principe della Guerra.-

Li Touten restò immobile, la rabbia gli stava salendo velocemente, il cuore gli premeva furente nel petto facendogli venire un gran caldo.

- C’è altro?!- chiese.

L’uomo non sapeva che fare prevedendo la reazione dell’altro.

- Ecco…- iniziò – Alcune guardie di turno al palazzo imperiale mi hanno assicurato di aver visto uscire dal suo palazzo la somma Oyume, raggiungendo in seguito Kanzeon Bosatsu. Credete che ci sia un nesso con la convocazione di Kannon? Voglio dire…-

- Basta così!- gli ordinò Li Touten – Puoi andare.-

L’uomo si inchinò e uscì silenziosamente.

- Quella donna è un pericolo. E deve essere fermata, o rischio di buttare al vento ogni mia fatica per riuscire a…- s’interruppe, ma cambiò espressione, il turbamento dal suo viso svanì lasciando il posto a un sorriso che non diceva nulla di buono… - Non è ancora finita… la guerra è appena cominciata, mia cara Oyume… forse avrai capito solo tu che cosa ho in progetto, ma sarai anche l’ultima. Finalmente potrò toglierti quella tua espressione di superiorità! Te e i tuoi nuovi amichetti dovrete tremare…-

Nel frattempo Kanzeon era appena rientrata a palazzo dopo essere stata al colloquio con l’Imperatore Celeste, e trovò Oyume comodamente seduta sul suo seggio davanti alla grande vasca delle ninfee.

Vedere Oyume in un luogo diverso dal suo suntuoso palazzo le aveva messo curiosità. Anche se poteva intuirne i motivi…

- Come mai qui, cara Oyume?- chiese cin tono canzonatorio Kanzeon.

- Chissà…- rispose l’altra – Mi diverto se vengo qui… sarà per via di Goku e del rigido Konzen…!-

- Eh già… Konzen, vero?-

La ragazza arrossì e cercò di sviare il discorso.

- Cosa credi di fare?! Ora mi racconti tutto! Hai capito!- le disse la divinità – È inutile! Ora sono curiosa! Mi dirai tutto anche con le maniere forti!- rise.

Oyume si voltò verso l’amica.

- E va bene… ma non farne parola con nessuno, specialmente con Konzen!-

- Non mi crederai così infame!-

La ragazza la fissò alzando un sopraciglio, restando in perfetto silenzio.

- D’accordo… magari potrebbe sfuggirmi qualcosa nel caso dovessi prenderlo in giro…- sbuffò – Ma starò attenta…!-

Oyume stava per iniziare a raccontare ciò che era successo quella notte con Konzen, ma nella sala fece il suo ingresso Jiroshin, dopo essersi inchinato al cospetto delle due divinità, disse, con voce severa:

- Venerabile Oyume… c’è qui il generale Tenpou che chiede di voi.-

Jiroshin attese la risposta della donna.

- D’accordo. Digli che lo raggiungo subito.-

Annuì in silenzio col capo, dopodiché uscì silenziosamente.

- Mi dispiace, Kanzeon, ma credo che dovrai restare insoddisfatta per oggi…- le disse la ragazza congedandosi.

- Accidenti!- protestò l’altra – Non è giusto! Proprio sul più bello… ma scoprirò tutto!-

Oyume era già sull’uscio, ma senza voltarsi disse quasi sussurrando, con un tono di voce serio e preoccupato:

- Sta per accadere qualcosa di davvero oscuro… tieni gli occhi aperti.-

Uscì. Kanzeon restò in silenzio ponderando quanto le era stato appena detto. Oyume aveva ragione, sarebbe successo molto presto qualcosa che avrebbe fatto cadere il Regno Celeste nel più completo oblio, ma sono lei poteva aver già visto tutto…

Appena girò l’angolo, Oyume incontrò Tenpou.

Lui le andò incontro e la salutò chinando il capo.

- Non c’è bisogno di tutte queste formalità Ten.- lo rimproverò lei – Dimmi, che hai saputo?-

- Ecco… vieni…- le disse lui indicandole l’uscita. – Credo che sia meglio discuterne nel tuo palazzo. Ma nel frattempo credo di poterti anticipare qualcosa.- uscirono. – Avevi ragione sulla vera natura del Principe Nataku…! Lui è… il frutto di un esperimento. O almeno sono queste le voci che girano… le tue parole, quando mi dicesti che non riuscivi a leggere il suo animo, mi hanno insospettito… tu riesci a penetrare nelle ambizioni più segrete e recondite…-

La Dea annuì e attese che l’amico continuasse.

- E le voci che sono riuscito a sentire dicono che tempo fa, Li Touten viveva nei livelli inferiori del Regno Celeste. Era un semplice burocratico, figlio di uno dei progettisti del portale per il mondo sottostante…-

- Lasciami indovinare…- disse Oyume – Ha subito qualche ingiustizia da qualche esponente del livello superiore del Regno Celeste…-

- Esattamente.-

- Questo complica le cose, Ten. Non puoi immaginare che cosa può fare una persona ferita nell’orgoglio… e purtroppo molte persone sono state soggiogate da lui…-

Tenpou guardò Oyume.

- Che cosa mi consigli di fare?- le chiese.

- Ti consiglio di preparare qualche piano per raggiungere il mondo terreno. Per ora si può fare solo questo. Al quadro mancano ancora dei pezzi… e non capisco come ha in mente di agire ora che vive nel Regno Celeste anche il bambino eretico.-

Tenpou restò in silenzio a pensare.

- Hai ragione. Vedrò di elaborare una buona strategia in attesa di sviluppi, nel frattempo…-

- Nel frattempo penserò io a tenere d’occhio tutto. Ma, Ten… per il momento non farne parola con nessuno. Potrai rivelare queste informazioni solo se necessario.- gli ordinò la Dea – Ne va della fatica che abbiamo fatto fino ad ora per ottenere tutte le informazioni che abbiamo.-

- Sì. Non preoccuparti.- le rispose – To’, guarda chi c’è…- le disse Tenpou voltandosi verso il grande portone del palazzo della Dea.

Oyume si voltò nella sua stessa direzione e vide fare il suo ingresso un uomo, alto con i capelli corti un po’ spettinati, che indossava la classica divisa dei generali dell’Esercito Celeste.

L’uomo andò verso i due.

- Chi è?- chiese a voce bassa Oyume rivolgendosi a Tenpou.

- È un mio sottoposto…- le disse lui sussurrando – Kenren! Che ci fai qui?-

- Ero venuto nel tuo ufficio ma non c’eri, così mi hanno detto che eri con il sesto Godai… ma non pensavo che fosse una così affascinante fanciulla…- s’inchinò – Molto onorato di fare la tua conoscenza, mia signora, il mio nome è Kenren, il generale Kenren.-

Oyume restò un po’ imbarazzata dai modi troppo poco ortodossi di Kenren, ma nonostante l’aria sfacciata le era simpatico. Poche persone nel Regno Celeste erano davvero loro stesse.

- Il piacere è mio. – rispose la divinità – Prego venite, lasciate che vi offra qualcosa da bere. Seguitemi.-

La Dea fece strada ai due ospiti, e mentre camminavano nel lungo corridoio illuminato dai raggi di sole Oyume incontrò un servitore e dopo aver battuto due volte le mani, l’uomo si inchinò e aprì una grande porta che faceva accedere a una delle tante magnifiche stanze della dimora celeste.

- Accomodatevi.-

Entrarono e sia Tenpou sia Kenren si meravigliarono non appena poterono ammirare lo splendore della sala. Vi erano tendaggi bellissimi appesi alle pareti, mobilio raffinato e giochi di luci ammalianti.

Si sederono sul morbido tatami davanti ad un tavolino intagliato con grande raffinatezza e maestria. Poco dopo comparirono due servitori che adagiarono delicatamente tre tazze di tè verde, s’inchinarono e lasciarono soli la loro signora con i suoi ospiti.

- Come mai non ti ho mai vista da nessuna parte?- chiese Kenren mentre beveva il suo tè.

Tenpou lanciò un’occhiataccia all’amico.

“Quello stupido non impererà mai le buone maniere…” pensò sconsolato il generale.

- Diciamo che non mi piace molto stare in compagnia della gentaglia che c’è al di fuori del mio palazzo.- sorseggiò il tè – Specialmente quella dei piani alti.- aggiunse.

- Come ti capisco…- le rispose Kenren – E dimmi… ti darebbe fastidio se io cominciassi a corteggiarti?-

- C…cosa?!- risputò senza volerlo il tè nella tazza restando quasi annegata per quello che aveva appena sentito.

- Una così bella donna deve sentirsi tremendamente sola in questo grande palazzo senza una compagnia adatta a lei…- cominciò Kenren con un tono suadente, ma fu subito stoppato da Oyume.

- Mi spiace deluderti, ma i rappresentanti dell’esercito non sono il genere di uomo che sceglierei… io sono un Godai… non una donna qualsiasi…-

Kenren parve un po’ abbattuto, ma non si diede per vinto, ignorando completamente l’espressione derelitta dell’amico.

- Se vai alla ricerca di un amante esperto, e non un rude esponente dell’esercito, quello sono io… credimi…-

La porta si spalancò, entrò lo stesso servitore che aveva accompagnato i tre nella sala e annunciò, con aria agitata:

- Somma Oyume! L’Imperatore Celeste è qui.- l’uomo si scansò e lasciò entrare l’Imperatore.

Al suo ingresso i tre si alzarono in piedi restando perfettamente in silenzio.

Tenpou e Kenren chinarono il capo, ma Oyume restò a fissare l’uomo mentre entrava.

- Non pensavo che portassi ospiti nella tua dimora.- le disse l’Imperatore.

Oyume restò in silenzio. Aveva intuito il motivo di quella visita.

- Eh, povero me… - disse l’Imperatore sedendosi – Se avessi saputo che saresti stata così pericolosa e persino temuta quasi quanto me, ti avrei lasciata dove ti hanno trovata… ma tu guarda… una divinità nata da una lacrima della luna…-

- Già… con i capelli e gli occhi di una visione notturna…- disse lei – E come voi avete ben detto prima, non mi capita spesso di avere ospiti, tanto meno importanti come la vostra.-

Calò il silenzio. L’Imperatore si mise a fissare i volti dei due generali, che erano ancora chini, poi tornò a fissare Oyume. Il volto della donna era contratto in una smorfia seccata.

- Con te sono sempre stato indulgente e ho lasciato passare i tuoi capricci nel non voler partecipare agli eventi legati alla vita sociale con le altre cariche celesti. Ma non è questo il motivo della mia visita.- fece una pausa guardando nuovamente i due lasciando intendere di voler proseguire il discorso solo con Oyume.

- Loro sono i miei occhi e le mie orecchie. Possono restare.- disse Oyume – Proseguite pure.-

- Oggi ho convocato Kanzeon Bosatsu per dirle che se il Principe Nataku non potesse più svolgere la sua carica, a sostituirlo sarebbe stato il bambino eretico che accudisce lei. Non sarebbe per niente saggio non avere nessun Dio della Guerra. Ma… mi sono giunte voci che tu abbia già conosciuto il bambino e che sia entrato nelle tue grazie. Inoltre, Li Touten è convinto che la creatura eretica sia molto pericolosa per l’incolumità del Principe Nataku e di tutti gli appartenenti alla mia dinastia per via del suo sangue impuro.-

Oyume era confusa. Chi diavolo poteva aver detto quelle cose prive di senso? Ma poi capì.

“Quel bastardo…” Pensò.

- Avete preso un abbaglio. È vero che ho conosciuto il bambino dagli occhi dorati, ma non credo che possa essere un pericolo per il Principe Nataku. Ai miei occhi appare solamente un bambino dolce e spensierato, come tutti quelli che vivono qui.-

- Bene, Oyume, allora ho deciso.- sentenziò l’Imperatore.

- Come?- chiese la divinità.

- Ho deciso che sarai tu la responsabile di quel bambino.-

- Ma! Ma è già sotto la responsabilità di Kanzeon Bosatsu!- replicò lei.

- Lo so benissimo, e dal momento in cui tieni molto a quel bambino eretico, lui resterà in custodia a Kannon, ma se dovesse accadere qualcosa a me o al Principe Nataku per causa sua e in circostanze sospette o quantomeno dovute alla manifestazione del suo potere eretico, sarai ritenuta tu la responsabile, e sarai accusata di tradimento.-

Oyume non poteva credere a quello che stava sentendo. Era forse impazzito?!

- Tradimento?!- esclamò lei alzando la voce e inveendo contro l’Imperatore – Non so che cosa vi abbia messo in testa quell’uomo, ma non credevo che vi lasciaste plagiare fino a questo punto!-

Anche Tenpou e Kenren erano sconcertati per ciò che avevano appena udito, ma, anche se trattenendosi a fatica, evitarono di intromettersi nella discussione.

L’Imperatore si alzò e si diresse verso l’uscio della sala.

- Un ultima cosa…- si voltò per fissare il suo sguardo in quello grigio di Oyume – L’accusa di tradimento vale la pena più severa del Regno Celeste. Rammenti quale sia?-

L’intero corpo di Oyume fu attraversato da un brivido. Spalancò gli occhi.

“Non può essere…! No…”

- Arrivederci, Oyume.- la salutò l’Imperatore.

Non appena uscì la tensione non diminuì per niente. Nessuno sapeva che cosa dire. Le parole che erano state dette dall’Imperatore erano state dure e minacciose… un ricatto bello e buono… Li Touten era riuscito a influenzare l’Imperatore fino al punto di destare in lui certi timori, giocando sulla paura che un po’ tutti provano nei confronti di quella solitaria e distaccata divinità con le altre cariche celesti.

Tenpou decise di vedere se poteva fare qualcosa per Oyume. Fece un passo verso di lei e mentre stava per aprir bocca…

- DANNAZIONE!- imprecò la divinità – Quel bastardo di Li Touten! Mi ha messo con le spalle al muro! Accidenti ora cercherà in tutti i modi di…-

- Non preoccuparti Oyume…- cercò di rassicurarla Tenpou – Non mi è piaciuto per niente l’avvertimento dell’Imperatore e voglio aiutarti a dare una volta per tutte una punizione a quell’individuo. Non so se lo sai, ma io e Kenren abbiamo qualcosa in sospeso con lui, non è forse così?-

- Esattamente.- rispose l’altro – Non vedo l’ora di rompergli tutti i denti con queste mie mani.- disse stringendo le mani a pungo.

Oyume si lasciò cadere a terra sul tatami e sospirò.

- Voi non capite…- disse appoggiando i gomiti sul tavolino e nascondendo il viso tra le mani.

“Deve averla sconvolta molto… non l’avevo mai vista in questo stato…” pensò Tenpou sedendolesi accanto.

- Dimmi… quale sarebbe questa pena…? La pena capitale?-

- Mi sembra ovvio…- disse Kenren – Secondo te quale altra può essere?-

Oyume scosse la testa.

- La pena capitale non è nulla in confronto…- alzò il viso per guardare negl’occhi Kenren – La pena più severa che possa essere inflitta ad un abitante del Regno Celeste è quella della Eien ni Kiseki. La Pietrificazione Eterna.-

I due continuarono a guardarla in silenzio attendendo che continuasse a parlarne a riguardo.

- È una condanna proibita, che si attua per annientare un tennyo (N.D. Abitante del Cielo), che se dovesse semplicemente morire verrebbe trascinato nel circolo vizioso delle reincarnazioni, e di conseguenza continuerebbe ad esistere. Invece con la Eien ni Kiseki sigilli nella pietra per l’eternità il condannato nel mondo sottostante, in mezzo ai mortali, privandolo di tutto tranne che delle sue paure e dei suoi tormenti finché la pietra non viene distrutta dal tempo e dagli uomini, portando con sé anche la sua anima.- fece una pausa – Morire non mi spaventa, perché la mia anima continuerebbe ad esistere, ma… con la Pietrificazione Eterna… non vi sarebbe scampo per nessuno…-

- Accidenti…- commentò Kenren.

La porta si spalancò all’improvviso e tutti e tre sussultarono.

Era appena entrato Goku, ed era allegro e spensierato come sempre. Il bambino si stupì di trovare insieme a Oyume Tenpou e Kenren…

- Ehi! Ma che ci fate voi due qui? Siete anche voi degli amici della piccola Oyume?- sorrise dolcemente, poi andò davanti a Oyume, che nel frattempo si era alzata – Ecco… questi li ho presi per te…-

Il piccolo mostrò alla Dea un piccolo mazzetto di fiori appena colti.

- Oh! Che belli! E che buon profumo! Sono bellissimi!- diede un tenero bacio sulla guancia a Goku, che inevitabilmente arrossì.

Kenren e Tenpou si scambiarono un’occhiata ricordando quanto era stato detto dall’Imperatore.

Osservarono Oyume e non vollero immaginare l’esecuzione della Eien ni Kiseki… essere condannati ad una cosa simile equivaleva alla dannazione eterna fino a quando la prigione di pietra non si fosse distrutta, lasciando nel nulla lo spirito.

Oyume cercò un piccolo vaso per metterci i piccoli fiori rosa e viola che le aveva colto Goku, non appena li sistemò si voltò e vide che il sole stava tramontando.

- Mi dispiace, ma per me si è fatto tardi… è ora che io mi accinga a compiere le mie abluzioni serali.-

Accompagnò tutti all’uscio e li salutò.

- Mi raccomando! Cercate di evitare le risse, vero generale Kenren?-

Kenren sobbalzò, come faceva a sapere quelle cose?! Eh già… la Dea dei Sogni…

- Eheheh… e tu vedi di non tradirmi con un altro uomo, mia regina!-

Goku si voltò un po’ deluso di aver trascorso così poco tempo con Oyume e la salutò con la mano tornando, accompagnato da Tenpou e Kenren, da Konzen.

Era notte inoltrata e l’aria era fresca, il cielo notturno era sereno e nell’oscurità brillavano migliaia di stesse. Oyume era seduta sul parapetto di un corridoio esterno del suo palazzo, immersa nei suoi pensieri, e nei suoi ricordi.

Ripensò a tutto: al giorno in cui la Luna la generò e come la trovarono gli abitanti del Regno Celeste, la sua ascesa come sesto Godai, la vita a palazzo, i sogni e i tormenti delle anime a cui doveva badare, ricordò vecchi dissapori.

Una lacrima le rigò il viso.

Konzen…

Nella sua mente rivisse l’alba che avevano passato assieme… non sarebbe riuscita a rinunciare a lui se Li Touten avesse avuto la meglio…

In quel momento sentì una mano sulla sua guancia asciugarle la lacrima.

Si voltò di scatto e incontrò lo sguardo viola e profondo di Konzen.

- Mi hai spaventata…- sussurrò lei.

Lui le si sedette accanto senza dire niente.

- Come mai qui?- gli chiese Oyume cercando di nascondere il suo turbamento.

- Volevo vederti…- le rispose – La Luna è troppo chiara stanotte…-

All’improvviso Oyume ricordò che quel pomeriggio dovevano vedersi ma lei era dovuta tornare a palazzo per discutere con Tenpou e poi… con l’Imperatore.

- Perdonami se oggi…-

- Non importa, capisco benissimo quali siano le tue responsabilità. Ma ora siamo qui, no?- le cinse la vita con le braccia.

Oyume sussultò per quel contatto e provò dei sentimenti contrastanti, desiderio e paura… voleva abbandonarsi completamente a quelle nuove sensazioni, ma se si fosse lasciata andare? Avrebbe sofferto…

- Voglio che tu sia mia, non voglio mai più vederti sola e non voglio mai vederti piangere.- le sussurrò lui all’orecchio baciandola teneramente.

Lei gli passò le mani tra i suoi capelli dorati e lo fissò rapita. Gli sorrise dolcemente e si strinse a lui.

- Non lasciarmi, mai…-

La ragazza prese per mano Konzen e lo condusse in silenzio nella sua stanza. Nell’aria della camera semibuia si percepiva il profumo dei gigli bianchi. Un dolce profumo, una fragranza di purezza…

- Oyume… nemmeno il tempo potrà allontanarmi da te…-

La luna era alta nel cielo e fu lei a custodire l’amore di Konzen e Oyume.


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