la mia vita è nel tuo respiro

di eclipsenow
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il tour ***
Capitolo 2: *** occhi negli occhi ***
Capitolo 3: *** la squadra ***
Capitolo 4: *** A lavoro Darling! ***
Capitolo 5: *** Le prove ***
Capitolo 6: *** Il buon giorno si vede dal mattno ***
Capitolo 7: *** Come condannarsi in sette secondi ***
Capitolo 8: *** Forte e chiaro ***
Capitolo 9: *** chiaro di luna (prima parte) ***
Capitolo 10: *** Chiaro di luna (seconda parte) ***
Capitolo 11: *** Chiaro di luna (terza parte) ***
Capitolo 12: *** L'alba di un nuovo giorno ***
Capitolo 13: *** Troppo bello per essere vero ***
Capitolo 14: *** Troppo bello per essere vero ***
Capitolo 15: *** Buon Natale Lady Jackson ***
Capitolo 16: *** Buon Natale Lady Jackson ***
Capitolo 17: *** Si parte ***
Capitolo 18: *** The Way You Make Me Feel ***
Capitolo 19: *** The Way You Make Me Feel continuo. ***
Capitolo 20: *** The power of love ***
Capitolo 21: *** Fine prima parte ***



Capitolo 1
*** Il tour ***


CAPITOLO I - Il tour

 

Parigi, la città dell’amore, scenario delle più belle favole romantiche che possano rapirti il cuore. Tutto diverso dall’America, quell’austera signora fabbrica di talenti e di criminali. In verità amo il mio paese, ma sono i ficcanasi che non sopporto. Quando parlo di ficcanasi ovviamente dei giornalisti, dei fotografi e tutto quel bel contorno di persone che popolano la vita di noi, i così chiamati “divi di Hollywood”. Un attimo ti esaltano, sei in cima al firmamento della fama e del successo e in un attimo ti tirano giù dal podio affossando i tuoi sentimenti tre metri sotto terra. non so se anche per gli attori è così, ma per i cantanti posso dire di sì, almeno per me sì. Forse sarà che non concepisco certi azzardi delle persone, solo perché mi chiamo Michael Jackson non è detto che debba essere messo in vetrina come un pupazzo che guardano tutti. Sono solo un uomo, ho dei sentimenti, delle emozioni, dei principi e soprattutto una vita privata, che non voglio sia messa su piazza così come un menestrello di strada.

“Mike?”

“Sì Stew?” dissi chiudendo il quaderno dove stavo appuntando i miei pensieri, facevo così ogni volta che avevo la giornata riflessiva, non si mai, magari rileggendo potevo trovare l’ispirazione per un nuovo pezzo. Stewart uno dei miei assistenti era in piedi davanti a me con il telefono in mano, sicuramente dovevo sbrigare un’altra bega.

“Ci sarebbe madame Moreau al telefono. Vorrebbe parlarti.”

“Oh, ma certo passamela pure, che sciocco avevamo appuntamento per oggi pomeriggio.”

Mi porse il telefono e assunsi subito un tono morbido e affabile, dopotutto era una signora di alta classe e anche francese, e solo questo richiedeva uno charme non indifferente.

“Bonjoure, madame Moreau! Stavo giusto per chiamarla, ma la sua puntualità mi ha anticipato come al solito. Come posso servirla?”

“Caro Michael! È così tanto che non ci sentiamo, non potevo aspettare ancora, dopotutto devi scegliere le mie allieve e non è cosa di normale amministrazione. Ma come mai hai deciso di selezionare delle ballerine, in genere scegli solo maschi per le tue coreografie dal vivo.”

“E’ informatissima Madame Moreau! Sì in effetti scelgo sempre maschi, proprio per questo ho deciso che era l’ora di cambiare, non è da me portarmi in giro delle ragazze, mi innamoro facilmente, quindi sarebbero una distrazione, ma i miei manager dicono che attirano più pubblico.”

“Certo, come se il grande Michael Jackson ne avesse bisogno! Comunque la scelta della scuola è ottima, e poi le donne sono abituate a lavorare di più e reggono maggiormente la fatica, e soprattutto imparano più in fretta. Poi i miei angeli sono tutte leggere ed eleganti come gocce di rugiada. L’avviso però sono tutte bellissime.”

“Eh eh, lo immagino se hanno scelto di emulare la loro insegnante non potrebbero che essere bellissime, ma soprattutto eleganti.”

“Adulatore, lei è un casanova Michael, ne sono certa.”

“Oh no, non approfitto delle donne, sono un gentiluomo. Anche se la gente sembra credere tutt’altro.”

“Ma se la gente che lo crede è del calibro di giornalisti e fotografi non sono affatto credibili. Comunque l’aspetto per le sedici in punto caro Michael. Sono certa che non disdegnerà affatto le mie ragazze. Avrà l’imbarazzo della scelta mi creda.”

“Certamente, non avrei saputo dire di meglio Madame. A oggi pomeriggio allora.”

“A oggi pomeriggio sì! A rivederla”

“A rivederla Madame Moreau.”

Bene, un imbarazzante pomeriggio mi attendeva alle porte di Parigi, tra svolazzanti fanciulle e insistenti attempate dovevo trovare le famose ballerine. Me ne servivano quattro selezionate tutte in paesi diversi, ne avevo già tre: una Inglese: Meredith, una spagnola: Lola e l’altra italiana Valeria. Per completare  dovevo sceglierne una francese così avrei riunito tutti i centri nevralgici d’Europa.

Tra una cosa e l’altra il pomeriggio volò senza che nemmeno me ne accorgessi, arrivai all’accademia di ballo con un quarto d’ora d’anticipo, sapevo che madame Moreau mi dava un orario e invece che prendersi un quarto d’ora accademico se lo toglieva e arrivava in anticipo, era una donna molto strana a tratti eccentrica e con tutto quel suo gesticolare da dama di corte a volte rasentava l’assurdo, però era una signora di una certa classe e quel suo fantasioso modo d’essere le dava un non so che di affascinante. Come previsto quando chiesi di incontrarla a Beatrix, la sua segretaria, era già nel suo ufficio ad attendermi. L’accademia di danza contava tre livelli. Danza moderna al primo piano, danze etniche e ovviamente ai piani alti c’era la danza classica, piano che non avevo nessuna intenzione di ispezionare, erano troppo magre per i miei gusti, non che amassi le donne grasse, ma qualche sensuale curva tra un osso e l’atro non disdegna mai su una ragazza. In più sono tutte così rigide, algide e austere da sembrare inamidate, io adoravo le ragazze semplici e soprattutto solari, sorridenti, mi davano di più la sensazione di essere vere, per quanto adorassi le ballerine classiche per la loro eleganza e leggerezza ci mancherebbe, ma contavo di trovare qualche piano più sotto la ballerina che mi interessava.

La struttura era tutta interamente in legno, con lo scorri mano delle scale nero in ferro battuto che formava dei motivi floreali lungo tutta la scalinata in marmo bianco. L’ufficio di Odette Moreau era molto raffinato, in stile vittoriano arredato con gusto sottile e creativo che non lasciava nessuno spazio vuoto. Una bomboniera a confronto sarebbe sembrata un banale oggetto ornamentale. La donna era seduta sulla sedia dietro la scrivania in mogano e mi aspettava tamburellando le unghie rosse sulla superficie.

“Che eleganza madame Moreau. Non le passa un anno è semplicemente stupenda.”

“Grazie me lo dicono in molti, comunque non perdiamo tempo in chiacchiere venga con me le mostro le mie perle.”

“Ma non ha detto loro che devono essere scelte per un tour con me.”

“Assolutamente no. Io sono una donna onesta rispetto i patti stabiliti. Infatti l’ho fatta venire nell’orario di lezione e le ho fatto ripulire la stanza dietro lo specchio, così le ragazze non saranno in alcun modo condizionate, sa in questo piano lei è praticamente venerato. Cosa vogliamo farci? Sono ragazze e di certo non le poso biasimare, un così bel ragazzo. Venga, venga”.

Ammiccante mi precedette guidandomi fino al salone di danza moderna, molto classico nell’arredo. parquet chiaro e specchio lungo il muro frontale, con qualche poster di grandi artisti appesi tutt’intorno tanto per fare da imput alle aspiranti ballerine. Mi aprì una porticina a muro che se non si faceva particolare attenzione non si notava in alcun modo, al centro della stanza c’era un’elegante e comoda sedia posta proprio davanti allo specchio che dava nel salone, non so se mi spiego per farvi capire meglio un po’ come quello da cui il fantasma dell’opera osservava Christine nel suo camerino.  Ad un semplice battito di mani di Madame Moreau una schiera di venti ballerine si dispose frettolosamente e allegramente davanti ai miei occhi. Ce ne erano di tutti i tipi: bionde, brune, more, rosse. Occidentali, orientali, nere e tutte avevano corporature diverse, erano tutte magre, ma dalle curve ben visibili e armoniose dove se ne richiedeva la presenza, c’erano altissime anche fino ad un metro e settantacinque, ma anche bassine stile bamboline di porcellana. I loro visi erano tutti diversi, per non parlare delle loro espressioni, credo di non aver mai visto tante ragazze in una sola volta. Sembrava che tutte avessero il loro posto prestabilito, lo intuii dalle gomitate che la ragazza al terzo posto in seconda fila dava alla sua vicina correggendole la postazione, già la scartai, era così saccente da darmi sui nervi, infatti da quel momento in poi non guardai più dalla sua parte. Nelle prime file c’erano quelle tutta tecnica che non sgarravano mai un solo passo, interessanti, bravissime, ma con un grosso difetto erano talmente concentrate sull’esecuzione dei passi da apparire congelate. Da valutare. Spostai lo sguardo dalla quarta in poi, non male, ce n’erano alcune totalmente fuori tempo che per cause di forza maggiore dovetti a malincuore scartare, mi dispiacque perché erano carine. L’ultima fila contava una grande quantità di insicure, che guardavano costantemente alla loro destra per capire qualcosa sulla coreografia. Data la loro concentrazione sulla destra vi spostai lo sguardo anche io e rimasi folgorato dalla perla che ballava nell’angolino infondo. Non aveva gran che di francese, secondo me era più indiana che francese, la carnagione era leggermente latte e caffè ed aveva i capelli più corvini che avessi mai visto. I tratti del suo viso sembravano disegnati da un pittore quattrocentesco era il trionfo della bellezza antica: ovale perfetto, naso regolare, labbra a cuore, ma la cosa che mi conquistò furono i suoi occhi, grandi e verdi smeraldo, rari per una ragazza scura di carnagione e capelli come lei. Trasalii dall’emozione, quella ragazza mi aveva colpito in pieno petto dandomi la sensazione di ricevere un pugno nello stomaco che da forte e profondo si fece leggero quasi come se avvertissi le famose farfalle nello stomaco, offuscato dalla sua bellezza dimenticai che ero lì per selezionare quella che sarebbe dovuta essere una delle mie ballerine e mi accorsi di essermi alzato in piedi e di avere quasi il naso appiccicato allo specchio. Sorrisi e mi concentrai sui passi che stava eseguendo quella visione celestiale. Impazzi subito quando la vidi muoversi leggera, fluida, sensuale, sembrava acqua. La sua intensità espressiva era arrivata dritta al mio cuore, la guardavo danzare e avevo la sensazione di fluttuare nell’aria insieme a lei, non riuscivo a capire però come mai Madame Moreau l’avesse confinata nel posto più remoto della stanza per farla ballare, a parer mio era semplicemente stupenda, espressiva, precisa nell’esecuzione dei passi, e sicura della tecnica, cioè avevo davanti agli occhi la dimostrazione palese del talento e dove era stata disposta in un angolino. Solo un pazzo, o un discriminatore avrebbe fatto una cosa simile. La musica finì, le ragazze si disposero in gruppetti per fare stretching, c’erano le oche giulive che erano in numero maggiore e tutte sottomesse alla ballerina di prima fila. Poi c’erano le secchione, silenziose e concentrate e, in fine sempre in un angolo, si sistemò la ragazza dagli occhi verdi, sola, seria, sembrava quasi arrabbiata o meglio triste. Non so, magari stava solo pensando.

Mentre la guardavo sentii aprire la porta, era madame Moreau.

“Che ne pensa Michael? Non sono stupende? Scommetto che devo far eseguire loro un’altra coreografia, per darle un’idea più chiara. Vado subito a farle ripartire.”

“Aspetti madame. Una sgrossata io l’avrei già data. Faccia ballare le prime tre file e la quinta ragazza della quinta fila. Le altre non credo siano quel che cerco.”

“Ah, davvero? È sicuro che Elena vada rivista?”

“Elena sarebbe?” chiesi fingendo di non aver capito, ma in realtà sapevo benissimo chi fosse.

“La quinta ragazza della quinta fila.”

“io la trovo graziosa, anzi devo dire che ha una buona dose di talento.”

“Talento? Elena talento? Andiamo Michael, è una povera sventurata, sua madre era indiana il padre afro – americano e sono entrambi morti senza lasciarle il becco di un quattrino, è indietro sul semestre perché non riesce a pagare le rate dei corsi, avrà frequentato si e no nove mesi di lezioni ed è in questa accademia da due anni, non riusciamo a bocciarla perché, non so come faccia, ma riesce a passare l’esame ogni anno. Io sono del parere che per lei è solo una sofferenza la danza, dovrebbe lavorare di più per condurre una vita di discreto livello invece che correre dietro ad una chimera”.

“Perché Madame? Non mi dica che al suo occhio è sfuggito un talento, se ha frequentato così poche lezioni ed è al pari delle ragazze del secondo anno, mi sembra evidente che abbia talento. Andrebbe incoraggiata non confinata in fondo alla sala.”

“Mah, sì è bravina, ma di certo la danza non fa per lei.”

“Perché? Perché ha la carnagione più scura della sua Madame?”

Rimase senza parole, mi guardò offesa e indignata e poi proseguì

“Oh mi meraviglio che un uomo del suo calibro Monsieur Jackson elucubri certi pensieri. Secondo me perde tempo ad inseguire questi sogni, ha ventisei anni a quest’ora dovrebbe essere al sesto anno e invece è al secondo, finirebbe di studiare a trentuno anni età in cui le ballerine sono già etoile mature e complete. Non c’è strada per lei.”

“A no? Bene, signorina Moreau? Ho già scelto la mia ballerina. Le faccia eseguire un assolo e sarò io stesso a comunicarle che è stata scelta per il mio corpo di ballo.”

“Ma, ma Michael? È impazzito c’è Josephine che vale il triplo di Elena ed è più giovane, lei merita di trovare un posto nel corpo di ballo di Michael Jackson, non quel cioccolatino al latte tutta sentimento e utopia.” non ci vidi più ero diventato più nero del carbone, era razzismo e discriminazione allo stato puro e si stavano consumando davanti ai miei occhi, non potevo accettare quelle parole dette da labbra acide e sputasentenze, ma era una donna di una certa età, perciò dovevo mantenere un certo tono, ciò non toglie che andava comunque gambizzata.

“Signora Moreau, mi duole il cuore a vedere la sua vera natura, scommetto che Josephine è la biondina al centro della prima fila. È lei vero?”

“Ovvio, quello è un talento.”

“Devo dirle che io Adoro il cioccolato al latte e odio quello bianco, specialmente se tenuto in una cella frigorifera, quella specie di automa sarebbe un talento? A questo punto Signora Moreau, devo annunciarle la conclusione dei nostri rapporti lavorativi, ma solo dopo l’assolo di Elena, che verrà con me in tournee, invece che restare sepolta in questo limbo senza fine. Le dispiace farla ballare per me, grazie.”

Non disse nulla girò i tacchi e mandò via le ballerine.

“Ragazze, coraggio faremo una breve pausa per poi riprendere le nostre attività.”

Tutte si avviarono verso l’uscita radunando le loro cose Elena compresa.

“Elena. Tu resta qui ed esegui la tua coreografia da solista, devi lavorare per avere successo.”

Uscì dandole le spalle la ragazza rimase immobile al centro della stanza con gli occhi sbarrati e increduli. Posò la sua roba accese lo stereo abbozzando un sorrisetto soddisfatto si mise in posizione e quando cominciò ad andare la base fui io a sbarrare gli occhi, aveva montato una coreografia sulle note della mia “Man in the mirror”. Non poteva essere una cosa studiata, non sapevano nulla, così tra lo sbalordito e il compiaciuto rimasi a guardarla, ma stare dietro lo specchio non mi faceva assaporare appieno lo spirito della coreografia. Non aveva eseguito nessuno dei miei passi, per fortuna, le avrebbe fatto perdere qualche punto invece di acquistarlo, ma i passi che aveva studiato erano interessanti, e difficili anche. Ad ogni suo volteggio mi girava la testa, era una trottola, che diventava un nastro di stoffa, una foglia che cade, un ruscello che scorre libero verso il fiume. abbandonava ogni contatto con la dimensione terrena, si lasciava invadere dalla musica lasciando liberi i sensi, era un’immagine sconvolgente. Silenzioso mi poggiai sullo stipite della porta sicuro che la sua mente non era di certo nella sala da ballo, fui ancora più sicuro di ciò quando finita la coreografia, si fermò davanti lo specchio ripetendo alcuni passi senza rendersi minimamente conto della mia presenza, così decisi di mostrarmi.

“Sei davvero brava.” non sono bravo con le parole già in situazioni normali, figuriamoci davanti una bella ragazza, tuttavia mi ero fatto coraggio interrompendola in un volteggio. Quando diresse gli occhi verso di me perse l’equilibrio e barcollando finì per terra.

“Oh no, mi dispiace, ti sei fatta male?”

 

 

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Capitolo 2
*** occhi negli occhi ***


Occhi negli occhi

 

 

Non ero realmente sicura se fosse un miraggio della mia mente malata, o la realtà effettiva che si manifestava davanti ai miei occhi. Avevo davanti un angelo sceso dal cielo e mandato direttamente nella mia scuola di ballo o meglio, il mio angelo, ciò che per me significava perfezione, quegli occhi, quel viso, quelle labbra e cosa ancora più sconvolgente quelle mani, le sue mani che sfioravano le mie braccia con una delicatezza sconosciuta agli esseri umani. Era proprio lui: Michael.  Il grande Michael Jackson, con i suoi riccioli neri ribelli che leggeri sfioravano il collo e la sua voce suadente e morbida che parlava proprio a me, esserino inutile della terra.

“scusa, che giorno è oggi?”

“15 dicembre, ed è venerdì.”

“Sì. Ok. Di quale anno?”

“1987”

“santo dio, allora non sono morta e non sto sognando una dimensione ultraterrena.”

“credo di no. Ma ti sei fatta male?”

“non lo so più nemmeno io se mi sono fatta male, è tutto un po’ confuso. Credo di aver battuto la testa, pensa un po’ te sto immaginando di parlare con Michael Jackson.”

“non credo che lo stai immaginando, non potrebbe essere reale?”

“per una come me? non credo proprio, che ci farebbe Michael Jackson inginocchiato davanti a me, a Parigi, nella mia scuola di ballo?”

“magari ti aiuterebbe ad alzarti, guarda.”

Detto questo esercitò una leggera pressione, fu come se avesse spinto un pulsante di accelerazione visto che sentii il mio battito cardiaco aumentare notevolmente di frequenza. Non so se dipese dal contatto o dalla, decisamente pericolosa, vicinanza. Aveva un profumo così buono fresco, intenso che lo rendeva ancora più irreale. Non avevo la completa percezione di me stessa e nel frattempo il giradischi era passato da “man in the mirror” a “i just can’t stop loving you” ottimo il quadro era completo e di certo la canzone spiegava i miei sentimenti.

“E’ il disco di Bad.” Disse mollando, per sua fortuna, la presa dalle mie braccia. Al suono della sua voce dopo l’attimo di silenzio intercorso il mio stomaco andò in subbuglio, ma se non volevo fare la figura della demente venerante dovevo parlare. “Ehm sì. Non ne può più di girare e l’ho comprato appena quattro mesi fa. Mi dispiace di aver deturpato la tua stupenda canzone. Come dice madame sono un caso senza speranza.”

“se ti riferisci a man in the mirror posso dirti che ho trovato la tua coreografia davvero interessante, l’hai montata da sola?”

“se voglio fare qualcosa qua dentro devo farla per forza da sola. sai com’è io non ho i capelli biondi e le gambe lunghe come Barbie top model. Ma ti ha interessato davvero?”

“immagino che barbie top model sia la biondina al centro?”

“Sì lei” dissi mentre andavo verso il giradischi per stoppare la canzone e rendere la cosa un po’ meno irreale. Spento lo stereo mi girai convinta che Michael sarebbe sparito nel nulla come si conviene ai sogni come quello che secondo me stavo vivendo. La sorpresa e il probabile infarto che avrei potuto avere si manifestarono quando girandomi mi resi conto che lui era realmente là.

“Oddio, allora sono sveglia e cosciente e sono realmente nella stessa stanza con te.”

“Ho tentato di fartelo capire, ma non credo di esserci riuscito.” Disse. Poi si realizzò la cosa che temevo di più sorrise. vidi disegnarsi tra le sue labbra perfette il suo perfetto sorriso e accadde davvero, era come vedere un poster prendere vita davanti ai miei occhi. Rimasi senza parole, il suo sorriso visto dal vivo diventava ancora più impeccabile di quando lo vedevo nelle foto o in televisione. Era davvero bellissimo come lo si vedeva dietro le barriere elettroniche, anzi, lo era ancora di più, ai miei occhi l’unica cosa che gli mancava erano le ali e avrei desiderato volare via con lui, ma ora dovevo concentrarmi sul fatto. Cosa ci faceva il re del pop nell’accademia Moreau? Perché parlava con me? come sapeva chi era la bionda al centro della prima fila?

“ok, qui c’è qualcosa che non ho capito. Per quali arcani motivi ti trovi in questo posto?”

“se realizzi che tutto ciò è reale posso provare a spiegarti la situazione ma, da ciò che ho visto negli ultimi dieci minuti, posso permettermi di darti un consiglio?”

“Immagino di sì, dimmi”

“perché non ne parliamo da seduti?”

“ma non ci sono sedie qui.”

“perché? Il pavimento non ti piace?”

“Oddio, veramente io ci vivo sul pavimento! Ma tu …”

“io cosa?” Disse ridendo.

“beh che razza di ospitalità è far sedere il re del pop sul pavimento?”

“Perché non la vedi sotto un’altra ottica tipo … facciamo che io sono un tuo compagno di corso e mi siedo con te per fare stretching. Forse risulterà più facile il tutto se mi vedi solo come Michael senza Jackson o derivati come la star, the king of pop ecc. credimi saremo entrambi più rilassati!”

“D’accordo. Allora facciamo così!” Sapevo che con un Peter pan del suo calibro potevo eccedere nella fantasia e nel divertimento, che erano componenti essenziali del mio carattere, magari si sarebbe fatto un’idea diversa della ballerina sfigata e rimbambita che aveva visto fino ad allora.

“ciao Mike! Che ne dici? Fai stretching con me?” Infatti si mise a ridere e mi resse il gioco

“Oh Ely! Sì, sì ok facciamo stretching insieme!” disse imitando la mia voce squillante. Ridevamo entrambi ed io non riuscivo a credere che una cosa simile era potuta accadere a me, normalissima ventiseienne di cui fino a dieci minuti prima Michael Jackson non sapeva nemmeno dell’esistenza. Eravamo lì tutti e due seduti sul pavimento e lui faceva davvero stretching insieme a me imitando le mie mosse e tempestandomi di domande tipo: ma serve davvero questo esercizio? E quest’altro quali muscoli scioglie? Ma non erano meglio le contorsioni? Mi stavo divertendo come una pazza, avevo sempre avuto un’idea felice di lui, ma credevo che fosse davvero solo un’idea, invece mi rendevo conto che lui era proprio come io lo immaginavo da anni dolcissimo, divertentissimo e naturalmente bellissimo. Piano, piano le risate si affievolirono e, tornati tutti e due seri, lui schiarendosi la voce disse.

“Allora, sicuramente vorrai delle risposte alle settemila domande che ti starai facendo. Sei pronta?” disse incrociando le gambe come un capo tribù indiano. Lo imitai e presi un bel respiro.

“Sì, sono pronta.”

“però provo io a indovinare le domande dandoti direttamente le risposte, non mi piace essere interrogato, preferisco dire quello che mi va. Nei limiti dell’educazione, non sembra, ma sono timido e riservato.”

“altro chè se sembra! Lo so benissimo che non ami le interviste.”

“bene, meglio così. Almeno mi capisci. Te la faccio io la domanda prima però.”

“Dimmi.”

“Sapevi qualcosa della mia visita all’accademia? Sii sincera per favore.”

“deduco che la tua domanda derivi dalla musica scelta per il mio assolo. No, non sapevo assolutamente nulla giuro, ti è sembrata la reazione di una che sapeva di incontrarti la mia?”

“No, assolutamente, però sai, è sempre meglio esserne certi. Quindi tu ascolti la mia musica.”

“decisamente sì. Da quando ero bambina.”

“oh no, quindi ascoltavi anche i Jackson five?”

“veramente siete stati voi a farmi innamorare della musica. Ho iniziato a ballare vedendo te che saltavi come un pazzo una sera in un locale, ero venuta con i  miei la stessa sera che c’eravate voi ad intrattenere il pubblico. Da allora non ho più smesso di ascoltarti. Poi va beh con Thriller sono letteralmente impazzita! Sai mi piacciono le ambientazioni horror …” dissi arrossendo, in realtà ero impazzita per lui e da piccola fingevo che fosse il mio fidanzato, ma non potevo certo dirglielo, già la figura fatta non era stata delle più felici, prostrarmi quel modo ai suoi piedi mi sembrava un po’ eccessivo, e per quel poco che avevo capito di lui gli avrebbe dato fastidio.

“Ah, capisco. Beh allora mi stai ancora simpatica. Ora, la vostra insegnante è una delle mie amiche…era. Va beh questa è un’altra storia. Io sto selezionando delle ballerine per il bad world tour” vedendo che stavo per intervenire mi interruppe poggiando delicatamente la mano destra sul mio polso e ridendo sotto i baffi. “Ho seguito i consigli dei miei manager che credono che delle ballerine attirino più pubblico dei ballerini, visto che devo venire incontro anche ai miei fan uomini, ci saranno comunque i ballerini, ma con quattro ballerine le coreografie saranno più ricche. Ora ne ho scelte quattro nelle maggiori capitali europee ossia Madrid, Roma, Londra e … Parigi.” Appena disse l’ultima capitale non avvertii più i battiti del cuore, e non riuscivo assolutamente a parlare, ma lo sbarrarsi dei miei occhi credo fu una reazione eloquente. Mordendosi le labbra proseguì “Sono tutte assolutamente diverse, ma hanno una caratteristica in comune. Quando ballano ci mettono l’anima. Ho chiamato madame Moreau per trovare la quarta ballerina, le ho chiesto di non dirvi nulla per non condizionare in nessun modo le vostre performance. Io vi stavo guardando dietro lo specchio, non so se sai che c’è una stanza.” Annuii con il respiro sempre più affannato “Sì, ok. Devo chiamare qualcuno? Ti senti male? Non ti ho detto mica nulla di strano no?” Scossi la testa in segno di negazione, la voce sempre più prigioniera nella mia gabbia toracica urlava e pregava  nella mia mente. “Praticamente ho scartato quelle meno idonee che tu credo già conosca. E quelle in prima fila andavano riviste.”

“Ma io sto sempre infondo, quindi non dovresti essere qui, le altre sono nella sala qui accanto per la mezz’ora di relax, vieni ti accompagno.” Mi alzai ero praticamente isterica, quella bisbetica aveva impedito un’altra delle mie vie d’uscita la stavo odiando, mi stava salendo il sangue al cervello al solo pensiero che anche quella volta mi sarebbe passata davanti quella serpe di Josephine, ma avevo una buonissima dose di auto controllo. Michael mi raggiunse afferrando il mio polso la sua presa era forte e decisa e voltandomi che anche il suo sguardo non tradiva nessun cedimento, mi stava guardando dritta negli occhi e io stavo per svenire rischiavo di perdermi nella profondità dei suoi occhi. “Aspetta, non ho finito di parlare.” La tonalità della sua voce da leggera e morbida che era si fece più bassa e diretta “Parlando con Madame, le ho detto che oltre alle cinque della prima fila ero interessato anche a quella infondo alla sala, ma quando mi ha praticamente raccomandato la biondina centrale e criticato per la mia volontà di rivederti ballare con loro ho immediatamente deciso, specialmente per il suo delirante discorso.”

“Quindi?” chiesi timorosa “quindi la mia scelta” silenzio. Nella mia testa ero già schizzata all’ottavo cielo se esisteva, la sua pausa rese l’attesa ancora più tiranna e avevo iniziato a sudare. “E’ ricaduta su” Oddio, giuro sul mio nome che stavo per ucciderlo per quelle torture che mi stava infliggendo, la mia respirazione era alta ed isterica e il mio cuore aveva ripreso a martellare come un trivella sull’asfalto. “ma quanto ha intenzione di metterci per parlare” pensavo.

“la mia scelta è finita su di te.” Da quel momento le mie gambe si fecero molli e le forze mi abbandonarono, ero indecisa su cosa mi stesse capitando se stavo per avere un attacco cardiaco o semplicemente svenendo. Non i ricordo molto di quello che successe dopo, unica cosa chiara nella mia mente ero io che mi accasciavo sul pavimento e Michael che mi soccorreva, dopo di che il buio.

Quando riaprii gli occhi non ero certamente in un ospedale né tanto meno ancora alla scuola di ballo, ero sdraiata su un comodissimo letto con le lenzuola in cotone egiziano fresche di bucato, era già notte e la  stanza che mi ospitava era di grande lusso, intuii dai ricami delle lenzuola e delle federe (che all’angolo avevano il logo dell’Hilton) che ero in un albergo o meglio in uno dei più costosi hotel esistenti al mondo. Avevo la testa pesante ma dopo aver ripreso contatto con la realtà trovai le forze per scendere dal letto e camminare fino alla zona giorno. Seduto sul divano intento a leggere un libro c’era il sogno Michael Jackson che mi accolse con dolcezza nella stanza.

“Finalmente ti sei svegliata. Iniziavo a preoccuparmi, ma l’infermiera dell’istituto mi ha detto che era semplicemente un sovraccarico di adrenalina, quindi mi sono limitato ad interpretare la tua reazione come un “grazie accetto”, farmi portare le tue cose e portarti via con me. ah e ovviamente ad accertarmi che Paul la mia bodyguard ti sollevasse con cura, che con altrettanta cura ti facesse accomodare in macchina e ti mettesse sopra le lenzuola. Poi a coprirti ci ho pensato io. Ti senti meglio?”

“potrei ancora svenire, non ci credo, tutto ciò è impossibile come può essere che stia succedendo a me?”

“perché non dovrebbe? Guarda che sei davvero brava in più se al talento aggiungiamo una così bella ragazza perché devo farti rimanere seppellita la dentro? Non credo che la tua sia una vita facile perciò, se posso aiutarti, perché non dovrei farlo? E poi credimi l’unico che ci guadagna sono io.”

“è tutto così irreale, insomma fino ad un paio d’ore fa non sapevo che fine avrei fatto, ed ora mi ritrovo nella stessa stanza con te che mi dici entra a far parte del mio corpo di ballo, che dovrei fare? Me lo hai detto vero che mi volevi tra le ballerine, non me lo sono immaginato?”

“Sei davvero incredibile, certo che te l’ho detto e se l’ho fatto è solo perché te lo meriti. Non potevo lasciarti nelle grinfie di quell’arpia. Se doveva dipendere da lei a quest’ora te saresti uno scarto di produzione, sarebbe un errore imperdonabile.” Non appena finì di parlare bussarono alla porta. “servizio in camera Monsieur Jackson”

“hai fame?” disse sorridente mentre andava ad aprire. Il brontolio del mio stomaco parlò al posto mio. “sì, hai fame. Bene allora ho fatto bene ad ordinare per due, hai qualche preferenza nel cibo?”

“mangio tutto, tranne i peperoni e le melanzane. Che non digerisco.”

“bene, sono stato bravo allora. Petto di pollo alla francese contorno a scelta, io mangio solo pesce e verdure quindi di verdure ce ne sono a volontà.”

“Riservi questo trattamento a tutte le ballerine?”

“No, solo a chi se lo merita. E poi nessuna di loro è svenuta quando le ho scelte, quindi le hai superate naturalmente, sei fatta di emozioni, si vede quando balli.”

Appena finì di parlarmi cadde un imbarazzante silenzio, io ero certamente arrossita lo sentivo dal calore che divampava dal mio viso, lui abbassò gli occhi e capii che era imbarazzato, sapevo che era di natura timida e quelle parole gli avevano richiesto uno sforzo non indifferente. Mangiammo tranquilli scambiando qualche parola, ogni cosa che diceva o faceva confermava le immagini che avevo proiettato nella mia mente. Era davvero un bravo ragazzo come sembrava, ciò confermava che tutte le cattiverie che avevano detto e si erano inventati su di lui erano pura fantasia e nient’altro, quale altra star del suo calibro avrebbe fatto quello che stava facendo lui con me, insomma non credo che madonna o chiunque altro avrebbe fatto lo stesso.

“raccontami di te, vorrei conoscerti se non ti dispiace.”

“Di me c’è ben poco da raccontare, credo che quella strega ti abbia già detto abbastanza. I miei sono morti in un incidente stradale tornando a casa da un ricevimento. Mio padre lavorava per una multinazionale in India, mia madre era ballerina. Sono fuggiti insieme, secondo la cultura indiana ci si deve sposare solo con uomini indiani, mio padre era afro – americano, di New Orleans  perciò mio nonno non accettò la loro unione, fu contrario a tal punto da diseredare mia madre. Per questo fuggirono. Si spostarono in Europa, a Parigi appunto, dove mio padre si ritrovò a lavorare per un ente pubblico e mia madre a fare la segretaria in uno studio di avvocati. Sono nata un anno dopo il loro matrimonio ed eccomi qui.”

“come riuscivi a pagare le rette scolastiche all’accademia?”

“Ho frequentato l’istituto magistrale quindi insegno in una scuola, infatti dovrei comunicare che me e vado.”

“Ti dispiace?”

"No, certo che c’entra, adoro i bambini  e mi mancheranno, ma ho imparato a ballare prima di camminare, è un sogno che inseguo da tutta la vita e ora che posso realizzarlo non riesco a lasciarlo andare.”

“Capisco, inoltre non sarebbe giusto. Hai fatto dei sacrifici adesso è ora di raccogliere i frutti.”

“senti, ma per curiosità, che fine fanno i ballerini dopo il tour?”

“continuano a ballare con me se fanno bene il loro lavoro. Cosa credi che ti sfrutto e poi ti butto per strada come se fossi un fazzoletto usato? Dovresti sapere che sono un ambientalista!”

“Ah ah, già, è vero. Scusami è che sai, so cosa vuol dire fare la fame e ora che mi sto ritirando su non mi piacerebbe fare di nuovo quella fine. Anche se la casa è mia perché mio padre e mia madre l’avevano comparata. Ma la vita quotidiana è la più difficile.”

“credi che non ti capisca?”

“no, no so che mi capisci benissimo. Prima di diventare Michael Jackson non te la passavi bene nemmeno te. Ti ammiro proprio per questo.”

“per cosa?”

“perché nonostante il successo non hai dimenticato le tue radici, per quanto la gente si sforzi di fare credere che sei un esaltato con la testa piena di canzonette.”

Rise, ma non rispose, il tasto famiglia Jackson sapevo che era pericoloso da toccare, quindi non ci tenevo a rovinare l’atmosfera.

Continuai a godermi il mio sogno per tutta la sera, non ricordavo di essere mai stata meglio di quel momento prima. Ero così serena, tranquilla senza dubbio per merito di quell’angelo che avevo davanti, sapeva come metterti a tuo agio, nonostante fosse un timido, devo anche ammettere che non parlare con me era difficile una volta che cominciavo non finivo più, ma non mi parve disturbato dal mio carattere espansivo, anzi  i tempestava di domande. Come poteva interessargli Elena? Da otto anni nessuno si interessava di me, era una cosa strana per l’aspirante ballerina con la testa piena di sogni e ideali risultare interessante agli occhi dell’angelo della musica.

Tra una chiacchiera e l’altra si era fatto tardi. “Scusa Michael, che ore sono?”

“aspetta che te lo dico subito. Caspita, le quattro del mattino! Ma quanto abbiamo parlato? ti sarai annoiata, avrai sonno.”

“annoiata con uno come te? Non credo proprio. Perché avrai? Anche te sarai stanco.”

“veramente non dormo molto … mi fa piacere di non averti dato una delusione nel conoscermi. Con gli idoli bisogna stare attenti … sai come si dice no?”

“Sì, sì “solo perchè lo immagini così non è detto che lo sia in realtà” posso dire che si sbagliano sta volta, sei … fantastico.”

“Grazie. Sei molto dolce hai un carattere espansivo, un po’ ti invidio.”

“credimi, c’è ben poco da invidiare. Si viene sempre fraintesi.” Ci fu un attimo di pausa, poi decisi di togliermi dall’imbarazzante silenzio e andare a letto. “Beh, immagino che il mio programma sarà intenso domani. Perciò meglio che vada a dormire, sennò mi licenzi subito!”

“Ma no, che dici. Comunque sì sarò una giornata pesantina domani. Non so quali ritmi reggi,ma devo capirli non credi? Il tour è pesante.”

“fidati, non resterai deluso. Allora buonanotte.” Detto questo mi diressi nella mia stanza, che mi accorsi, ora che ero lucida, che era comunicante con quella di Michael. Era ordinatissimo, io invece ero un completo disastro. “Cero che sei proprio della vergine!”

“perché?”

“entra qualcuno a riordinare la tua stanza?”

“stai scherzando sono gelosissimo delle mie cose!”

“appunto!”

“perché, tu di che segno sei?”

“Ariete!” dissi con tono sottile e ironico. Michael sbarrò gli occhi.

“aiuto, si salvi chi può! Un terremoto in poche parole.”

“più o meno, però so fare anche la brava. Buonanotte”

“lo immagino” disse con voce pungente e … devo dirlo perché lo pensai: sexy.

“buonanotte Elena.” O dei salvatelo sta rischiando l’aggressione.

“Notte, notte.” Entri di corsa nella stanza poi ripensandoci meglio feci capolino e dissi: “Mike?”

Non si era girato mi stava ancora guardando. “Sì?”

“Grazie.” Sorrisi sincera e lui lo capì che non era circostanza perché abbassò un attimo gli occhi si umettò le labbra e, tornato a guardarmi, notai che era compiaciuto del mio ringraziamento, ma non credo se l’aspettasse. “Ma grazie di che? Vai a dormire va!” e si sedette stringendosi nelle spalle, con gli occhi che se fossero stati pale avrebbero fatto un buco nel pavimento.  Che dolce, sembrava il classico bambino che vuole sembrare più grande e quindi non può far notare la sua gratificazione per il riconoscimento. Avrei potuto stare a guardare la sua espressione così tenera per ore, ma non volevo imbarazzarlo di più. Quindi non dissi nulla e mi infilai a letto

 

 

 

Ecco il secondo capitolino, fresco fresco di nottata. Spero vi piaccia. Grazie alla mia Sery e Ambra (dolcissime) che hanno commentato il primo capitolino, sono felice vi sia piaciuto. Grazie grazie grazie!!!!! Baci baci

Elena (ma guarda un po’ te il caso! Come mai anche la mia protagonista si chiama così?)

Michael I Miss You and I love You!           

                       

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Capitolo 3
*** la squadra ***


La squadra.

 

Una giornata stressante mi aspettava quella mattina, già il mio cellulare aveva squillato sei o sette volte con quel rompi scatole di Tarack che aveva paura che non mi ero svegliato. In realtà non avevo dormito più di tre ore. Da quando mio padre per farmi capire che avevo sbagliato a dormire con la finestra aperta, era entrato nella stanza con una maschera da mostro e mi aveva svegliato di soprassalto urlando ero terrorizzato che qualcuno entrasse nella stanza. Comunque era meglio non crogiolarmi nei miei brutti ricordi dell’infanzia, non quel giorno che era così importante. Dovevo presentare Elena al resto del corpo di ballo e avremmo subito cominciato a lavorare sui passi di "Wanna Be Startin' Somethin'”. Feci un salto dal letto e piano mi diressi nella stanza di Elena. Data la breve distanza mi bastarono sei passi e mi divertii a contarli, sicuramente lo aveva fatto anche lei ieri prima di addormentarsi come un ghiro. Scostai la porta di qualche centimetro, non riuscivo a trattenermi dal ridere vedendola dormire al verso contrario cioè con i piedi dove sarebbe dovuta andare la testa e la testa ai piedi del letto, non vedevo altro che i suoi capelli scuri con la luce soffusa che entrava nella stanza. Però vidi bene che stringeva il lenzuolo come se fosse un peluche, magari dormiva davvero con un orsacchiotto, dopotutto io lo facevo! Mah comunque era meglio non divulgare la notizia. Entrai in punta di piedi e cercai il suo viso, quando lo trovai trasalii inaspettatamente, sembrava così serena il respiro era calmo e regolare, le sue labbra leggermente socchiuse mi parvero straordinariamente belle, inoltre aveva il collo scoperto dai capelli e prima di allora non avevo notato quanto fosse elegante, a completare quella che mi parve una visione c’era l’ovale del viso assolutamente regolare e perfetto. Aveva un espressione così dolce, poi mi accorsi che non era normale che rimanessi così tanto tempo a  guardarla specialmente quando vederla mi faceva perdere di vista la realtà circostante. “Oh no, ci risiamo! Sono nuovamente cagionevole e predisposto a prendermi una cotta. No, no assolutamente no.” Pensavo, mentre vedevo il lenzuolo alzarsi ed abbassarsi lentamente al ritmo regolare dei suoi respiri, le ragazze mi avevano portato solo guai, tutte quelle che mi ronzavano intorno cercavano in qualche modo di fare soldi con me, l’esperienza della famosa Billie Jean che diceva che l’avevo messa incinta mi era bastata per pensarci su due volte quando conoscevo una ragazza. Però Elena accidenti era così … “oh basta razza di romanticone all’antica, vuoi svegliarla?” ok era il momento di agire.

“E adesso come la sveglio? Se si arrabbia? Senti Michael Joseph Jackson, piantala di essere così tenero e fai l’uomo, sei il suo datore di lavoro cavoli, dovrai avere un minimo di autorità!” No, non ce la facevo, non era nella mia natura essere autoritario e tanto meno rude, a meno che non si stava lavorando, ma poverina l’avevo prelevata da quel mondo sommerso e l’avevo portata via con me da svenuta dovevo mostrarle una piccola parte di me che non conosceva. Così mi sedetti accanto a lei, mi chinai leggermente fermandomi a qualche centimetro dal suo orecchio e intonai a cappella un pezzetto della colonna sonora della bella e la bestia. “ chi sei vicino al mio cuor ogni or sei tu
chi sei di tutti i miei sogni il dolce oggetto sei tu anche se nei sogni è tutta illusione e nulla più il mio cuore che nella realtà da me tu verrai e che mi amerai ancor di più. Elena ehi? È ora di alzarsi. Dobbiamo lavorare.” Si stiracchiò mezza sorridente, sembrava una bambina, poi si stropicciò gli occhi e ne aprì uno. “sei vero anche sta volta?” mi chiese portandosi il lenzuolo alle labbra. “perché sognavi?” “so chi sei di tutti i miei sogni il dolce oggetto sei tu … na na na. Carino il risveglio! Mai canzone più idonea!” Disse mentre si tirava su e incrociando le gambe prese l’elastico che aveva al polso e si legò i capelli che erano lunghissimi, arrivavano a sfiorarle l’elastico dei pantaloni della tuta. “Ma non senti caldo? Impiegherai ore per asciugarli e custodirli. Sono così belli.”

“mia madre non me li tagliava fino a quando non raggiungevo un obiettivo importante nella vita e siccome, da quando sono morti i miei, non mi è successo nulla di importante non li ho più tagliati.”

“che bella usanza, però qualcosa è successo adesso no? È ora di tagliarli.”

“non sarà ora fino a quando non avrò imparato tutte le coreografie e le avrò eseguite bene sul palco scenico la prima sera che andrai in scena. se tutto andrà bene allora li taglierò la mattina successiva.”

“Chiedi molto da te stessa, ma dopotutto non manca tanto, andiamo in scena il primo dell’anno”.

“che cosa? ma manca meno di un mese!”

“lo so e proprio questo mi farà vedere che ritmi reggi.” Rimase un attimo interdetta, poi dopo qualche secondo schizzò giù dal letto, prese i vestiti e si chiuse in bagno “Ma dove vai?”

“mi preparo. Non abbiamo del lavoro da sbrigare? Sbaglio o mi farai conoscere i miei colleghi? Da quello che ho sempre pensato di te immagino anche che ci farai vedere la prima coreografia. E poi devo passare a prendere tutte le mie cose e anche alla scuola per le dimissioni. Quando stacco?” si era infilata sotto la doccia, sentivo scorrere l’acqua dal bagnetto che aveva in stanza.

“Quanto parli! Ma giri sempre così come una trottola?”

“se vuoi posso fare delle giravolte, magari intorno a te!”

“oh oh, che caratterino! Guarda che non succederebbe nulla.”

“Oh  mi dispiace!” Esclamò con un’isolita acidità nel tono di voce che mi fece sorridere. Doveva essere un bel tipetto.

“beh, mi gira già la testa quando ti vedo!” e questa poi, ma che mi era preso? io sono così timido, sicuramente dipendeva dal fatto che non era davanti a me ma nel bagno e quindi non la vedevo, spero. Nel frattempo aveva chiuso l’acqua e acceso il fon per asciugarsi i capelli.

“Allora? Mi rispondi?” Beccata, era timida anche lei, aveva fatto cadere la battuta, meglio così.

“Sì, ehm. Fino a quando tutti non eseguono correttamente la coreografia e finchè non li vedo andare tutti insieme si resta in sala. Quindi dipende solo da voi. Ma sei così veloce a farti la doccia?”

“Però, sei intransigente! Meno male, ci vuole un capo così sennò sono tutti come pecore, beh la mattina quando mi alzo sì se ho da fare. Dico a proposito della doccia.”

“Immaginavo, Beh con quei capelli da asciugare sicuramente la doccia deve essere veloce allora. Comunque alle tue cose ho già provveduto io. Le ho fatte mandare nell’albergo dove alloggia il mio corpo di ballo.”

“albergo? Ma io non ho i soldi per pagare l’albergo.”

“Ah, ma di cosa ti preoccupi. Cosa credi che non abbia già pensato a tutto? Ci penso io alla tua quota. Te devi solo scegliere la compagna di stanza, o … il compagno se preferisci.” Le avevo gettato un amo pesante per capire in parte come era fatta. La sua reazione non fu molto positiva, sentivo che aveva spento il fon. Uscì dal bagno, con i capelli ancora umidi già raccolti in uno chignon improvvisato, tipico delle ballerine. “La compagna andrà benissimo. Spero di non dover dividere la stanza con un uomo!” Era davvero alterata che dispettoso, ma quell’aria inalberata le dava un tono ancora più chic. “Beh, non si sa mai. Dopotutto sta notte l’hai fatto.”

“naturale, so che sei un gentleman! Credimi che se fossi stato un altro per quanto tua fan avrei chiesto un’altra stanza. Un conto fan, un altro groupie è diverso è! e poi dalla mia alla tua stanza ci sono sei passi, se fossi stata davvero una ragazza facile avrei agito diversamente, sei sempre Michael Jackson dopotutto, però siccome sono seria, anche se tu non lo sai, non l’ho fatto” visto, aveva contato i passi anche lei, adesso però dovevo farci pace, ero stato cattivo.

“Scusami, hai ragione Ely, sono stato indelicato e maleducato, è che, sai, dopo tante fregature si diventa scostanti e diffidenti, spero che non ti sei offesa.”

“No, no. Non mi offendo facilmente, è normale che mi fai i giochetti psicologici, fa parte del colloquio di lavoro. Devi conoscere con chi lavori no?”

“Beccato. Scusami, ti ha dato fastidio?”

“no, no tranquillo. E per la scuola?”

“Ci passiamo ora ok?”

“va bene. Allora andiamo?”

“Certo, sai? ti dirò anche che siamo in perfetto orario.”

Salimmo in macchina pronti per fare i giri che ci eravamo prefissati.

Arrivati alla scuola Elena fu velocissima scendere dalla macchina e andare incontro ai bambini, era l’ora della ricreazione. Fu un immagine bellissima, tutti le corsero incontro per abbracciarla. Io purtroppo non potevo muovermi, perché c’era un gran via vai di gente e sarebbe scoppiato il putiferio, ma avevo una gran voglia di andare lì con lei. Elena si girò e sembrò come capire i miei occhi. Infatti venne da me. “Guarda che c’è il parcheggio interno, immagino che la preside vorrà vedere il mio nuovo datore di lavoro.” Sorrisi.

“beh certo ovviamente. Jo, credo che dovremo proprio parcheggiarci.”

“Sì mister Jackson.”

Appena fummo dentro i bambini rimasero un po’ interdetti. Sentivo le loro vocine che dicevano

“Ma quello non è il ragazzo che piace alla maestra?”

“Sì, sì è vero, è lui.”

“beh è bello sul serio.”

Mi veniva da ridere e Elena era diventata rossa e avvicinandosi al gruppetto di pettegoli cercò di farli tacere.

“E’ bello maestra, adesso capisco perché sei innamorata.”

Beky, innamorata è una grande parola. Mi interessa.”

“Ma io lo so che sei innamorata, quando facciamo il dettato guardi sempre fuori dalla finestra, e poi sospiri mentre guardi il sole.”

“Shhh basta adesso!!” Disse sempre più rossa mentre accarezzava le guance della bambina.

“Si guarda dalla finestra anche perché ci piace il cielo!” intervenni inginocchiandomi all’altezza di Beky che mandò avanti la pancia e si mise l’indice in bocca.

“A te non piace il cielo?” Annuì senza parlare.

“anche alla tua maestra piace allora! E so che le piace anche giocare a pallone.” Dissi ispirato dalla palla che rotolò davanti a me, la presi e la lanciai ad Elena che la fermò con prontezza di riflessi.

“E sono anche brava.” La poggiò sull’erba e le diede un calcio fortissimo, appena il pallone cominciò a rotolare tutti i bambini si fiondarono su di Elena che lo teneva sotto controllo, io compreso. Improvvisammo una divertentissima partita a calcio, anche se a giocare alla fine eravamo in venti. Non immaginavo che fosse anche lei una di loro, e i bambini le volevano davvero bene. Ci divertimmo un sacco, io caddi anche per terra.

“Oh, andiamo, sei ancora sdraiato sul prato? Io a quest’ora ero schizzata già in piedi, sei vecchio. Sei vecchio”.mi prese in giro a quel punto mi aveva dichiarato guerra. La marcai stretto fino a far cadere anche lei. “Allora? Dov’è tutta questa energia? Sei vecchia, sei vecchia!” Era più agguerrita che mai la vidi correre verso di me come una scheggia, cercai di accelerare la corsa ma appena aumentai la sentii strillare alle mie spalle.

“allora? Non ti senti perseguitato, non ti conviene farti raggiungere. Perché sarò crudele.” Ridevo come un pazzo e anche lei rideva i bambini che si erano accorti della sfida avevano preso a tifare chi per me chi per lei, era un’atmosfera pazzesca. La sentii raggiungermi e afferrarmi per la maglietta, accelerai ancora e lei mi stava dietro, sembrava un ghepardo per quanto era veloce. Cominciavo ad accusare la stanchezza lei sembrava provata, ma non si arrendeva ancora, non so quante volte avevamo fatto il giro del giardino della scuola, ma io non ci capivo più nulla. sorprendentemente non aveva bruciato tutte le energie perché con un ultimo sforzo era riuscita ad afferrarmi la maglia come si deve e addirittura saltò sulle mie spalle, non si aspettava però che l’afferrassi per le gambe e la prendessi a cavallo, perché l’urletto tipicamente femminile che fece era piuttosto allarmato. Rallentai fino ad arrivare a camminare con lei a cavallo che si era stretta al mio collo.

Oooo. Michael sei impazzito? Ti verrà un ernia.”

“eh come no, sì che sei pesante! Allora? La tua famigerata crudeltà? Dove è finita?”

“dai non vale mi ha presa alla sprovvista!”

“vuoi un assaggio di crudeltà?”

“no grazie.”

“come vuoi tu!” Detto questo mi accasciai a terra e non appena mollò la presa dal collo iniziai a torturarla col solletico, intorno a noi c’erano di nuovo i bambini che continuavano a fare il tifo, per mia sfortuna mi distrassi e lei riuscì a rovesciare la frittata in suo favore. Infatti era sopra di me che mi stava facendo diventare matto a forza di solletico e pizzichi.

“Ok, basta, basta sei più crudele te! Basta ti prego! Sai quanto valgono le gambe e le braccia che stai massacrando con i tuoi shogun? Milioni e milioni di dollari!”

“davvero? Allora ne approfitto per racimolare qualche soldo!!!” si accanì ancora di più e io stavo morendo dal ridere.

“Allora? Ti arrendi?”

“cosa?” un pizzico lancinante mi colpì la spalla

“ti arrendi?”

“sì, sì mi arrendo!” continuava a torturarmi.

“ho detto che mi arrendo!”

“ma non hai detto chi ha vinto!”

“Ah, aiuto, hai vinto te, ok hai vinto te!” un altro pizzico sta volta sul petto.

“Arg! Mi hai fatto male!” non era vero, ma dovevo fermarla in qualche modo.

“Ah davvero? Oh scusa Mike!”

“ah!!! Basta!”

“chi è più forte?”

“beh mo non esagerare eh! Solo perché sono un cavaliere non mi ribello!” Tre pizzichi consecutivi. Coscia, braccio, spalla.

“OK! Sei la più forte, abbi pietà!” Si fermò sdraiandosi sul prato vicino a me stavamo ridendo come due pazzi al manicomio. E i bambini esultavano la vincitrice.

“te sei completamente pazza. Credevo d’essere rimasto l’unico!”

“A quanto pare sta mattina hai scoperto di no!”

Fummo distolti da quell’atmosfera a pare mio stupenda, dal suono della campanella che annunciava la fine della ricreazione.

“Coraggio bambini. In classe, che è ora!” Disse Elena mentre si alzava e si puliva i pantaloni. Ai miei occhi stava diventando sempre più bella, anche io mi alzai pulendomi i pantaloni.

“è il momento fatidico! Ti ascoltano però!” Dissi vedendo che i bambini al primo richiamo erano già in direzione della scuola.

“Se sanno che puoi anche essere una di loro oltre che la loro maestra ti ascoltano di più se ci fosse stata Mary erano ancora a zonzo nel giardino. Lei è così … Categorica!”

“che noia!”

“aspetta di vederla e capirai!”

Entrati a scuola vidi la famosa Mary, capelli neri a caschetto, occhialetti a mezza luna in punta di naso, tailleur grigio topo, trent’anni che dalla sua espressione monotona sembravano cinquanta. La prima razione che ebbi fu di rabbrividire, metteva davvero soggezione.

“Mamma mia, sembra mio padre.”

“te l’ho detto, è tremenda.”

“Solo il rumore dei tacchetti da cinque sicuramente mi da sui nervi.”

“Sì sì è un cinque!”

“dovevo immaginare che c’eri te con tutto quel frastuono in giardino!” La voce era molto simile a quella dello squittio di un topo.

“Cosa vuoi farci Mary, sono fatta così, noi povere ragazzine che non ci decidiamo a crescere facciamo tanto di quel frastuono. Mi meraviglia che il tuo chignon non si sia smontato. Beh certo con tutta la bava di mucca ehm … lacca che hai messo è un po’ difficile. Se venissi a lavoro in moto non avresti bisogno del casco.” Un ghigno mi sfuggì dalle labbra, e venni subito fulminato da occhialetti a mezzaluna Mary.

“Immagino sia uno dei tuoi amici del circo.”

“Sì, permettimi di presentarti la mia scimmia Bubbles!” Allora sì che scoppiai a ridere, ero improvvisamente diventato la mia adorata scimmia.

“è molto affettuosa sai, beve dal bicchiere.” Ero piegato in due, era vero che Bubbles beveva dal bicchiere, era tremenda Elena e mi stava andando sempre più a genio.

“Beh io ho da fare cose più importanti che bighellonare in giro come voi due! ho un’educazione da impartire!”

“vai pure Mary la dea cultura ti attende col suo bianco mantello. O tu sacerdotessa che alto porti lo stendardo degli educatori!”

“non fai ridere.”

“A me fa ridere da morire invece!” intervenni sempre ridendo.

“beh sai tra cerebrolesi ci si intende!”

“eccola lì, fantastica. Sedere dritto e tacchi alti. Vieni se sapesse chi sei.”

“lascia perdere spero che una così non ascolti la mia musica. Anche se le farebbe bene.”

“Sì magari l’addolcirebbe un po’ e la farebbe sembrare meno inamidata. Vedi io che ascolto Michael Jackson come sono?”

“in splendida forma direi.”

“Grazie!” era arrossita leggermente quel rossore sulle guance la faceva sembrare una bambola di porcellana, addolcendo il tono caffè latte della sua pelle.

Mi condusse fino all’ufficio della preside. Era una signora anziana che, come prevedibile stravedeva per lei in quanto era stata la sua maestra quando era bambina e prima che lei lavorasse lì, si erano tenute in costante contatto, era un una seconda madre per Elena infatti scoppiò in lacrime quando le disse che se ne sarebbe andata. Parlarono a lungo tra di loro, fino al suono della campanella. Poi la signora Doupres si rivolse a me.

“Spero che saprai prenderti cura di lei ragazzo, questa qui è più preziosa di qualsiasi perla. E ha già sofferto abbastanza, non merita di soffrire ancora.”

“stia tranquilla Madame Doupres, la lascia in buone mani. Non rovinerò la sua opera d’arte.”

“Speriamo, ma secondo me sei un bravo ragazzo.”

“la ringrazio, farò di tutto per non deluderla.”

Salutata la preside e i bambini, altro doloroso distacco soprattutto per Elena che piangeva in silenzio quando li abbracciava. Mi sentivo davvero il lupo cattivo in quel momento, ma meritava un futuro diverso una come lei per quel poco che stavo capendo. Saliti in macchina si calmò e tornò a sorridere, anche se i suoi occhi rimasero velati tristezza, dopotutto io sapevo che non avevo la minima intenzione di farla andare via né dal corpo di ballo, né tanto meno dalla mia vita, ma lei non lo sapeva ancora ed era bene che ne restasse all’oscuro per ora.


               

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Capitolo 4
*** A lavoro Darling! ***


A lavoro darling!

 

Durante il tragitto in macchina con Michael avevamo continuato a palare della mia vita, devo ammettere che mi sentivo un po’ a disagio, insomma lui voleva sapere tutto su di me, ma di ciò che riguardava la sua vita non se ne parlava mai. Io sapendo che non amava esporsi più di tanto a causa di tutte le malignità che avevano scritto e detto su di lui, non insistevo, ammetto però che ero impaziente di sapere, di conoscere. Dopo tutto sapevo che mi era andata bene in quel caso, perché non credo che avrebbe continuato a passare tempo con me una volta inserita nel corpo di ballo, non per cattiveria, ma più che alto perché non aveva proprio tempo. Intervenni in maniera estemporanea, ma ero sinceramente preoccupata per lui, sapevo che soffriva di insonnia e era solito ingerire farmaci dopo essersi ustionato per colpa di tecnici incompetenti. Però il tasto farmaci era più delicato, se ci sarei arrivata mai a toccarlo dovevo farlo con calma.

“Michael, perché la notte non riesci a dormire?” Lo vidi abbassare la testa e sorridere a mezza bocca, ma non era scocciato, quindi non gli misi fretta attesi che lui si sentisse pronto a parlare.

“L’ho detto più volte nelle interviste.”

“Sì l’immaginavo, ma sai tra le lezioni di mattina e gli allenamenti di pomeriggio non ho molte occasioni per vederti in diretta, nelle tue sporadiche interviste e odio i rotocalchi menzogneri”

“hai ragione. Beh diciamo che come molte altre cose nella mia vita c’entra mio padre.”

“oh, mi dispiace, non l’immaginavo. Allora scusami, non volevo tirare fuori l’argomento facciamo finta che non ti ho chiesto nulla ok.” Fantastico, avevo fatto una figuraccia, boccaccia mia che troppo parla e poco pensa.

“Una notte mi sono addormentato con la finestra aperta.” Non ci credevo, aveva cominciato a raccontarmi di lui.

“Ero un ragazzino ancora. Mio padre per farmi capire che era uno sbaglio è salito per la grondaia, si è infilato una maschera orribile e appena entrato in camera mia ha iniziato a urlare. Non credo di aver mai pianto quel modo in tutta la mia vita, poi tanto per non smentirsi, alla paura che mi aveva fatto prendere ha aggiunto una bella ripassata di schiaffi e calci e svariate offese. Da allora non sto più tranquillo la notte, ho sempre paura che qualcuno entri e mi uccida.”

“Michael è terribile! Ma che razza di persona è? quale padre utilizza questi metodi educativi. Solo una bestia. Oddio, scusami Michael, sono stata una maleducata, è che a volte parlo per conto del mio istinto piuttosto che per conto della ragione. Mi dispiace di averlo offeso.”

“Ma dai, lascia stare. Tutti i miei fan odiano mio padre, e poi il tuo ragionamento non fa assolutamente una piega. Io l’ho perdonato per tutto quello che a fatto a me, ai miei fratelli e … alle mie sorelle, ma solo perché è mio padre e mi ha dato la vita.”

“Sì, ma ha anche rischiato di riprendersela!” cacchio, avevo di nuovo ribattuto ero sicura che questa volta si sarebbe arrabbiato. Invece scosse la testa e sorrise dolcemente, dei quant’era bello. Angelico e perfetto si muoveva delicato davanti ai miei occhi, ero pazza di lui.

“Certo che sei un tipetto di quelli frizzantini. Scommetto che hai una testardaggine innata.”

“Bravo Michael cambiamo discorso” pensai “Effettivamente sì, sono molto testarda e soprattutto ...” non feci in tempo a finire la frase perché la completò lui.

“Da brava maestra che ama i suoi alunni, non sopporti le ingiustizie!”

“Appunto” lasciai scappare un risolino e lui fece lo stesso.

“Con me allora vai assolutamente d’accordo. Dopotutto chi siamo noi …” sta volta lo interruppi io, perché come era successo a lui mi erano venute in mente le parole di “Man in the mirror”.

“Per essere così ciechi e non vedere i loro bisogni. Per dirla al plurale.” Si mise a ridere, i suoi denti bianchi e perfetti avrebbero fatto impallidire il sole avvalendosi del suo sorriso.

“Sì infatti! Beh posso dire che il mio viaggio a Parigi sta portando buoni frutti.”

“Che ne sai, magari nelle tue coreografie sono un disastro.” Dissi sorridendo

“In quel caso avrò perso una ballerina e guadagnato un’amica.” Le sue parole, assolutamente rare per un tipo schivo come era lui, mi fecero trasalire dandomi la sensazione di restare sospesa per aria senza riuscire a volare via per il bisogno che avevo di stragli accanto. Non trovai le parole per ribattere e lui si velò di timidezza e abbassò gli occhi. A liberarci da quel momento di assoluto imbarazzo fu Jo il suo autista.

“Mister Jackson, siamo arrivati all’aeroporto.”

“Bene, allora dobbiamo prepararci. Dunque c’è l’alto rischio che mi assalgano i fan. L’aereo l’ho affittato, ma l’aeroporto ancora non ce la faccio. Quindi, o scendi con me e ti sorbisci le urla e gli strattoni o vai con Jo e mi aspetti sull’aereo. A te la scelta darling.”

“Beh saremmo su tutti i notiziari della sera se passeggiamo insieme, ma tu ti senti un pesce fuor d’acqua e hai una fifa matta di tuffarti nella folla. È un bel problema.”

“ah ma allora leggi solo quello che ti pare. Sei una viperetta lo sai?”

“O sì, e velenosa anche!”

“Sì, velenosa con quell’aria da principessa! Io direi più pericolosa, ma velenosa non ti ci vedo proprio. Allora che facciamo?”

“beh sei tu la star, decidi te se passeggiare solo o essere già dato per felice padre di famiglia dai notiziari.”

“Beh, mi piacerebbe essere definito come bravo padre di famiglia.”

“ok, allora non posso lasciarti passeggiare da solo tra le fan urlanti impazzite. Sempre che non ti scoccia.”

“scocciarmi? Per una volta che c’è qualcuno che mi tranquillizza solo con la sua presenza mi scoccia averla vicina? Guarda signorinella che io sono anche capace di prendere una delle tue curatissime e impeccabili mani, stringerla forte e non molarti fino a quando non saliamo in aereo. E se mi fai arrabbiare ti bacio anche sulla bocca.”

“che novità, baci tutte le fan sulla bocca.”

“menzogna e maldicenza non è vero.”

“cosa? guarda che lo so che lo fai.”

“va beh, un conto baciare una fan una volta ogni morte di papa, e un’altro conto è baciare una ragazza che sta di là dalle barriere con me e che tengo per mano. A quel punto sì che suonano le trombe dell’apocalisse a Hollywood, ops scusa in tutto il mondo.”

“spiritoso, non credere che mi dispiacerebbe.”

“se vuoi ti accontento subito.”

“cosa? e il bravo ragazzo che corteggia che fine ha fatto?”

“O, perdonami darling! Non volevo approfittare del tuo adorabile fascino. Allora? Mi accompagni o no?” mi chiese sorridente, ma guardandomi con i suoi occhi profondi e magnetici. Le idee mi si stavano annebbiando, specialmente quando realizzai che mi aveva chiamata darling, cioè tesoro o peggio amore, quasi quasi stavo rivalutando la sua proposta di baciarmi, vedendo le sue labbra morbide e perfettamente disegnate muoversi con un’innaturale grazia, ma la mia indole da innamorata cotta mi impediva di essere tanto sfrontata.

“Certo che ti accompagno. Anche se non sono proprio il massimo con la tuta, non vorrei farti fare brutta figura.”

“Ma che dici tonta! Sei bellissima. Aspetta solo un secondo. Intanto Jo parcheggiati va. Si va all’avventura.” Mentre diceva così si tolse la giacca, si slacciò la camicia fino alla vita dei pantaloni di pelle, tirò fuori un cinturone d’oro che prima non aveva. Davanti a me si stava materializzando la foto del singolo di Liberian Girl, con una differenza, la fascia che aveva al polso la legò sul mio e poi come se fosse un prestigiatore visto che non immaginavo da dove lo avesse tirato fuori, mi mise uno dei suoi cappelli, data la tuta bianca e nera mi diede quello bianco con la striscia nera. Ero diventata una mezza rapper, ero pure figa!

“eccoti qua. Uno splendore, ce l’hai il rossetto?”    

 “Sì, ho il lucida labbra.”

“perfetto mettilo, tanto basta quello sei già un incanto.”

“ma la smetti oggi! che sono tutti questi complimenti?”

“Scusami, è che sono abituato a dire ciò che penso, ti da fastidio?” disse in tono ironico.

“Piantala! Sei crudele, sai che vado in brodo di giuggiole se ti avvicini troppo.” Esclamai vedendolo che parlava a dieci centimetri dalla mia faccia, da incallito dispettoso che era si divertiva da matti vedendomi arrossire e sbiancare a seconda di come si avvicinava a me.

“se vuoi posso avvicinarmi anche di più.” Scivolò sul sedile toccando la sua spalla con la mia, ma rimase con le mani chiuse a pugno educatamente appoggiate sulle sue gambe, avvertii una scossa a quel contatto che divampò per tutto il mio viso, come mio solito sarò subito arrossita, anche perché Michael sorrise dolce prima di scostarmi una ciocca di capelli venuta troppo avanti. “andiamo dai sennò arriviamo tardi! ”

“mh mh! Sarà meglio andare sì!”

Appena entrati in aeroporto tutto sembrava tranquillo, fino a quando un tizio corpulento e grassoccio urlò il suo nome con la bocca piena della ciambella che stava mangiando e nel giro di trenta secondi fummo circondati, tra flash grida e spintoni stavo per impazzire, ora riuscivo a capire bene l’agitazione di Michael in quelle situazioni, lo afferravano e strattonavano da tutte le parti, firmava autografi in continuazione, sembrava un automa, io rimasi salda al suo fianco, non sapevo se gli creavo disturbo. Nel frattempo man mano che la gente si faceva più insistente vidi il sorriso di Michael spegnersi poco a poco, fino a diventare assolutamente serio, mi mancava l’aria e Michael si passò veloce una mano sulla fronte imperlata di sudore, le bodyguard intorno a noi erano intenti a non far saltare addosso a Michael le fan che gridavano isteriche il suo nome. Vedevo che Michael cercava di liberarsi in qualche modo, senza avere successo. A quel punto tra l’attacco di panico che stavo per avere e la preoccupazione per Michael che cresceva dentro di me, il mio istinto trovò subito la via di scampo. Afferrai Michael per il polso

 “Vieni con me sennò qui ci restiamo secchi.” Urlai cercando di arrivare il suo orecchio, mi guardò un po’ smarrito, ma si lasciò trascinare via. “sono brava a muovermi tra la calca, ho fatto la cameriera in locale notturno e la barista in uno dei peggiori quartieri francesi.” Infatti tenendolo saldamente per mano iniziai a dare spallate a spintoni da ogni parte, avvertii le dita di Michael intrecciarsi con le mie, mi girai e lo vidi che aveva di nuovo ripreso a sorridere.

“Oggi ci siamo tenuti in forma eh?”

“puoi dirlo forte darling.”

Correvamo come fulmini, la folla sbraitava e ci stava dietro, le bodyguard facevano scudo, avevamo ottenuto un sostanziale vantaggio.

“quale sarebbe l’aereo che dobbiamo prendere?”

“lascia, ora guido io.” Sganciò una mano e agganciò l’altra e mi trascinava via come se avessimo le ali ai piedi. Arrivammo sotto la scaletta dell’aereo quando in fan stremati avevano rallentato la corsa, le bodyguards svelte circondarono la scaletta e io e Michael salimmo i gradini due a due. Prima di scomparire dentro l’aereo Michael urlò

“I love you!” e tirò un bacio a due mani alla folla che gridava dando l’impressione di essere al manicomio, poi afferrò di nuovo le mie mani, mi guardò intenso e felice, si chinò leggermente e mi lasciò un piccolo e delicato bacio sulla guancia e mi tirò a sé abbracciandomi con forza, nel vederlo quel modo esile e slanciato non ti aspetteresti una tale forza, e prima di allora non avevo mai fatto caso alle sue spalle, forse perché non avevo mai avuto l’opportunità di abbracciarlo e sentirlo così vicino a me, però posso dire che aveva delle gran belle spalle, quando si allontanò da me mi guardò con occhi più penetranti e profondi che mai e disse: “Grazie.”

“capirai per una corsetta. Vedrai i giornali domani!”

“e noi non li leggiamo.”

Entrammo in aereo, Michael era finalmente tornato a sorridere e si era rilassato.

“non credevo che fosse così brutto per te il bagno di folla.”

“Lo so, non si direbbe eh? Purtroppo anche se appaio spigliato e sciolto quando ballo o mi esibisco, non riesco ad esserlo quando scendo dal palco”

“è normale, non credo che hai molte altre sicurezze, con un’infanzia inesistente come la tua.”

“hai detto bene, un’infanzia inesistente! Per fortuna che c’eri te.” Silenzio “hai fame?”

“Beh oddio un languorino ce l’avrei, non abbiamo nemmeno pranzato, ma che ore sono?”

“le tre e mezzo. Credo proprio sia ora di mettere qualcosa sotto i denti, vediamo se Loren è stata efficiente come sempre.” Si alzò e andò a sgarufare nella credenza.

“Loren è la tua assistente?”

“sì, infatti c’è un pasto per uno. Non ti dispiace se ti cedo la carne vero?”

“No, no, lo so che non la mangi.”

“che brava fan!”

Siccome il viaggio all’andata era molto lungo trovammo svariati passatempi, giocammo a uno e vinse sempre Michael, invece a Burraco e Machiavelli con le carte francesi avevo vinto sempre io.

“ma scusa che parigina sarei sennò?”

“si parigina acquisita! Ma tua madre era indiana di dove?”

Minicoy, è un piccolo paese di circa 9.000 abitanti.”

“scommetto che hai preso da lei gli occhi verdi.”

“è sì sono rari poi in India. Mia madre era molto bella.”

“lo credo, mi basta guardare te!”

“non lasciarti ingannare, somiglio poco a mia madre sono più verso Papà. Guarda.” Tirai fuori dalla borsetta il mio portafogli dove tenevo un’immagine bellissima di entrambi.

“Caspita, era bellissima davvero. E anche tuo padre era un bell’uomo. Somiglia a Sidney Poitier, lo conosci?”

“scherzi? Mia madre era fissata, con i suoi film. Non per nulla ha sposato mio padre.”

“Già, comunque hanno fatto un bel miscuglio chimico. Ti vanno i pop corn?”

“Santo cielo, sei così magro e ti riempi di schifezze! Come fai?”

“ti sembro un tipo sedentario?”

“giusto, hai ragione!”

“scommetti che da ora in poi non ingrasserai di un etto e non dovrai stare perennemente a dieta?”

“guarda da ciò che vedo nei video lo posso immaginare più che bene!”

“appunto! Allora io credo che i pop  corn è uno stravizio che puoi concederti.”

Prese i pop corn e si sedette vicino a me, poi girò un foglio creando una specie di cerbottana.

“Finalmente posso divertirmi a mangiare i pop corn perché non sono solo. sei pronta?”

“che vuoi fare?”

“sta a guardare. Allora: io infilo il pop corn dentro il tubo, poi ci soffio dentro e le lancio per aria. E tu devi riacchiapparlo al volo, solo con la bocca senza mani, ok?”

Figo!!! Sì, sì dai, dai! Tanto ti straccio. Aspetta che mi fabbrico la cerbottana anche io.”

Appena arrotolai il foglio iniziammo a matteggiare.

“sei pronta? Arriva.”

“Ah ah, l’ho preso, uno a zero. Adesso te.”

“Non cantare vittoria. Ti faccio nera.”

“vediamo un po,’pronto? Eccolo!” Lo prese.

“uno pari forza ora tu.” Non riuscii a prenderlo.

“ah, sei scarsa adesso passo subito in vantaggio.”

“non è valido hai spostato il tiro.”

“sì certo come no! Le scuse.” Passò in vantaggio infatti. Ci divertimmo con quel gioco fino all’arrivo a Los Angeles, aveva solo un pop corn di vantaggio, ma l’aereo era un pianto, quando entrò Tarack rimase sconcertato, anche perché io e Michael eravamo in uno stato pietoso, avevamo le pop corn anche tra i capelli e sicuramente la sera, dopo essersi fatti la doccia, ne avremmo trovati altri nei vestiti. Ridevamo come due bambini dell’asilo, mi ero divertita tantissimo e intanto Michael ai miei occhi era sempre più angelico e meraviglioso, anche come uomo oltre che come artista, ma questo già lo avevo messo in conto, solo che per me c’era una bella differenza ora tra immaginarlo e viverlo come stava accadendo. Un uomo davvero straordinario avevo davanti, con la semplicità e la freschezza di un bambino, una delle ultime cose pure rimaste al mondo, a quel punto la mia rabbia coi giornalisti aumentava di minuto in minuto, e sapevo che da lì a breve sarei diventata una tigre pronta a difenderlo in qualsiasi momento.

“Michael?!? Che è successo?”

“oh Tarock! (lo chiamava così per prenderlo in giro) Nulla, una turbolenza e le pop corn sono esplose. Non è colpa nostra!” Io stavo cercando di trattenermi ma ero piegata in due dietro il sedile e mi divertivo a vedere Michael in piedi al centro dell’aereo che pioveva pop corn e sparava cavolate. Mi schiarii la voce e mi misi in piedi vicino a lui.

“la signorina chi è?”

“la mia ballerina. L’ultima di cui avevo bisogno. Non è uno schianto? Fatti vedere Ely, così Tarock si rilassa un po’. Scusami la passerella è un po’ rumorosa …” disse scoppiando a ridere ed io con lui che non riuscivo a riprendere fiato.

“Beh compensa il rumore dei tacchi.” Di nuovo ridevamo

“beh se fanno questo rumore falli controllare dal calzolaio …” Mi stava davvero mancando il respiro e iniziarono a scendere le lacrime dai  miei occhi per quanto mi sbellicavo. Eseguii quanto richiesto da Michael aggiungendo una piroette e un jetè e conclusi con un’attitude. Rimase sempre più sconvolto e Michael scoppiò proprio a ridere piegandosi in due.

“i tuoi ballerini ti stanno aspettando Michael, devi preparare un tour mondiale e giochi con le ragazzine, mi preoccupi sul serio.”

“sei sicuro che devo preparare il tour Tarock?”

“per favore non sono proprio in vena di scherzi!”

“Poverino deve essere single!” esclamai mentre il nervoso ometto scendeva dall’aereo.

“oh sì lo è!”         

“poverino. Però abbiamo fatto un po’ di casino effettivamente.”

“mi dispiace ti ha chiamato ragazzina.”

“perché non è vero, meglio così significa che dimostro meno anni dei miei venerandi 26”

“Venerandi, e allora io sono a un passo dalla tomba sono vicino ai 30. Coraggio scendiamo, è ora di mettersi al lavoro darling!”

 

 

 

Eccolo qua il capitolino! Ho in mente tante di quelle idee che rischio di impazzire. Come avrete capito faccio un capitolo visto dall’ottica di Michael – i love you – Jackson e uno visto da Elena-stracotta-indianina. Spero che piaccia a tutti, ma soprattutto spero di non deludere le aspettative delle mie fidate Eutherpe e sereILU che inseriscono delle recensioni fantastiche che per me sono importantissime per mandare avanti la storia con più passione, siete fantastiche! Vi ringrazio, e ringrazio anche i silenziosi visitatori, spero che le mie parole vi aggradino e che l’omaggio al nostro caro Michael vi piaccia. Ps X Ambra: Credimi ti capisco benissimo secondo te perché io scrivo di lui? Dopotutto come fa a non mancarci e a non aver lasciato un vuoto pazzesco era straordinario! J Baci bacini baciotti Elena.

 

 

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Capitolo 5
*** Le prove ***


Le prove.

 

Di certo l’ora era tarda infatti era già il tramonto quando arrivammo in sala prove. Elena mi sembrava stanca, infatti sarei stato disposto a farla riposare dopo averla presentata al gruppo, dopotutto era riuscita a starmi dietro in tutti i  miei momenti di pazzia e, anche se la conoscevo solo da un giorno e mezzo, ne avevo avuti molti.

Ovviamente i ragazzi la scrutarono dalla testa ai piedi, entrambi non eravamo proprio il massimo in viso data la giornata da pazzi che avevamo avuto e le poche ore che avevamo dormito. Nonostante la stanchezza lei ai miei occhi era bellissima, e anche agli occhi degli altri casanova che avevo nel corpo di ballo, mi venne da ridere vedendo le loro facce sbalordite, nonostante anche le altre ragazze fossero decisamente carine non erano riuscite a far spalancare la bocca ai miei “bedder” come c’era riuscita lei.

“Dunque, lei è Elena, la new entry e ultimo pezzo del puzzle. Quindi sta sera visto che siamo tutti cominceremo le prove.” Le ragazze la guardavano dall’alto in basso e i ragazzi erano tutti distratti.

“scusate? Avete capito cosa ho detto?” richiamati all’ordine risposero tutti di sì.

“Ely, senti. Perché non vai a riposarti? Tanto proviamo anche domattina.” Le dissi a bassa voce avvicinandomi a lei.

“No Michael, perché? Ci vorrebbe di più se dovessi vedere la coreografia domani, e poi l’osservazione non è fisicamente stancante, almeno domattina sarà più facile mettere insieme i primi passi.”

“come vuoi, allora prego accomodati.”

“vuoi che pensi a fermare lo stereo Michael?”

“sì, grazie sei gentile”

Entrò in sala e si sedette per terra vicino il giradischi. Per tutto il tempo non si distrasse un attimo, i suoi occhi erano più attenti che mai, assolutamente concentrati su quello che stavo facendo, sembrava un automa che immagazzinava informazioni. Non sfuggivo mai un attimo al suo sguardo, mi stavo imbarazzando un po’, avevo paura di avere qualcosa fuori posto, ma quando la vedevo sorridere perché l’assemblaggio dei passi le piaceva mi tiravo su subito d’umore. Le tre ore di prove con un solo quarto d’ora di pausa si cominciavano a sentire, ero già provato di mio, e notai che anche i miei ragazzi erano stanchi, così non insistei troppo, era meglio che arrivassero più riposati il giorno successivo così li feci fermare.

“Bene ragazzi, siete stati veloci, già ne abbiamo imparata una. La ripetiamo un’ultima volta e poi ce ne andiamo a letto. Pronti? Ely, ti dispiace dare il via alla musica?”

“subito capo.”

“Mh Ely, ma l’hai sentito?” sentii Lola sputare veleno come suo solito e Val che le rispose.

“cosa vuoi farci, si sarà resa subito disponibile, dopotutto è facile sedurre Michael.”

“Oh lo so bene, l’ho studiato benissimo questi quindici giorni e tra poco passero all’attacco”

“cosa? dai stai scherzando Loly!”

“Esatto Loly, come Lolita! Vedrai cosa sono capace di fare!”

“o lo credo! E poi lui è uno schianto!”

“Lo so bene sciocca, ma comunque vada il passo a due con lui e l’assolo devono essere miei!”

Ero indeciso se voltarmi e strillarle nell’orecchio o lasciarla perdere. Optai per la seconda opzione dato che lei aveva studiato me, ma sicuramente non aveva capito nulla di com’ero fatto, ma io avevo studiato lei e l’avevo capita alla perfezione. Era solo una smorfiosa a caccia di notorietà, ma io ero un gentiluomo così  ripetuta la coreografia congedai i ragazzi. E feci fermare Valery e Lola dicendo loro che avevano fatto un macello e dovevo farle ripetere ancora una volta ihihih che cattivo.

“Lola, hai fatto un disastro alla seconda e alla penultima battuta e sono quelle più importanti, non ho intenzione di lasciare sporca una coreografia che ha richiesto una giornata intera del mio tempo per essere assemblata per due stupidaggini, evidentemente eri distratta. Perciò coraggio, ripetila dall’inizio.” Prima frecciatina messa al suo posto. Valery se la stava già filando via e vidi Elena stringersi nelle spalle un po’ intimorita, ero stato bravo a fare la parte del severo.

“Val?!? Dove vai? Se Lola ha fatto un disastro lo hai fatto anche tu, ripeti tutto quello che fa e dice lei, quindi prego accomodati”. Anche la seconda frecciatina era stata ben assestata. Elena era sempre più spaventata, che divertimento ihihi.

“Lola, guarda dove sei! Stai pestando Randy e tu val sei in braccio a Demon, ma possibile che ancora non avete capito qual è il vostro posto?” Meredith faceva stretching poco più lontano e Elena rideva sotto i baffi, ero curioso di vedere cosa avrebbe combinato domani.

“Stop, stop. O santo cielo, ma se non vi facevo fermare che cosa combinavate domani? Dovevo rispiegarvela dall’inizio! Valery no dico, hai visto che sei finita sulla terza fila della platea? Se sulla stella bianca ci sono io, non so se hai mai notato che davanti a me c’è il pubblico, mi sarei giocato una ballerina se fossimo sul palco. E poi non è cinque … sei … sette e … otto, ma cinq, se, set e otto e uno e parte l’altra figura. Mamma mia siete stancanti!” Non ero cattivo ero solo un po’ vendicativo, mia madre lo diceva sempre “se qualcosa non mi andava giù dovevo trovare il modo di rifarmi in qualche modo.” Ed era vero. Nel frattempo Elena si mordicchiava le unghie, la stavo spaventando sul serio. Le bloccai altre due o tre volte ed eseguirono la coreografia completa quattro volte in più degli altri.

“mamma mia, dopo un’ora in più ce l’abbiamo fatta a farvela entrare in testa. Spero che voi due non siate distratte come loro sennò vi licenzio subito.” Dissi sorridendo, Elena scosse la testa con gli occhi sbarrati, Mez rideva come una pazza girata di spalle perché sapeva che la mia era tutta scena, dopotutto mi conosceva da più tempo. Mi ritenni soddisfatto ora, la faccia da barbie veleno sempre perfetta di Lola era arrossata e stanca e senza gli otto chili di trucco che le si erano sciolti col sudore non era poi così bella come sembrava, Valery poverina era una brava ragazza, ma si lasciava trascinare troppo da quella burattinaia, e volevo che imparasse a ragionare con la sua testa perciò l’unico modo che avevo era farle capire che se seguiva lei sbagliava e faticava di più.

“Buonanotte. Ah e domani mattina sveglia alle otto signorine, e se non arrivate puntuali, per il quarto d’ora di colazione restate in sala a provare. Grazie tante, saluti e baci!” 

Vidi Lola tutta impettita e offesa che si avvicinò ad Elena, era una ballerina bravissima, ma aveva un difetto: la superbia, e soprattutto l’egocentrismo, fino all’arrivo in gruppo di Elena era lei il centro dell’attenzione dei ragazzi, dopotutto passava un’ora in bagno prima di scendere perciò risultava sempre bellissima, e vedere gli occhi di tutti i galli estasiati dall’esotica ragazza, nonostante non era in condizioni perfette, la mandò subito in stato di allerta. Lola aveva un abile occhio da esteta che aveva già visto in Elena una pericolosissima rivale e naturalmente da perfetta vipera che era cercò subito di infettarla con il suo veleno.

“Ciao Elena. Piacere io sono Lola. E lei è Valeria, l’altra non te la presento, tanto quelle che contano qua dentro le hai già conosciute. Che ne dici di unirti a noi? Ci vediamo tutte le sere per studiare il look per il concerto, naturalmente è un invito riservato solo a chi sa essere speciale, come te se entrerai nel nostro club. Poi Michael sta sera ha fatto il duro, ma in realtà ci adora vero Mike?” sorrise finta facendo una smorfia e io sorrisi a mezza bocca quasi terrorizzato dall’orrenda bugia che aveva detto, non la sopportavo, doveva ringraziare il suo talento se ancora era nel gruppo, perché se sarebbe dovuto dipendere da me come uomo l’avevo già radiata dalla squadra.  

Elena guardò Meredith che riordinava le sue cose e aveva già le lacrime agli occhi. Guardò Lola, poi Valeria e infine senza nemmeno dare loro udienza andò da Meredith con aria candida e innocente, la stavo amando follemente in quel momento, temevo che si sarebbe fatta influenzare dalle barbie girl e invece mi sbagliavo, evidentemente aveva tutto un altro spessore. Mi accomodai mentre aspettavo di far asciugare il sudore, con il freddo di quella notte era meglio stare attenti sennò bye bye seconda parte del tour. Mi misi un asciugamano sul collo e mi godetti la scena.

“Ciao! Io sono Elena.” Disse sorridente. “lo so, faccio un po’ senso sta sera, ma sai dalla guerra delle pop corn nessun superstite torna a casa.” Mi guardò con la coda dell’occhio e un sorrisetto a mezza bocca, io mi ero dato una sistemata visto che la sala prove era a casa mia, dopotutto non sarei stato credibile con le pop corn tra i riccioli, ma lei non aveva ancora visto l’albergo. Perciò aveva spose da per tutto.

“Senti lascia perdere, non vale la pena che ti presenti, ti conviene stare dalla parte di Lola se non vuoi essere la sua vittima preferita. Sai almeno al mio unico primato ci tengo a restare in testa”

“Scusami, invece di parlare arabo non potresti parlarmi in Inglese o, se sei più a tuo agio, anche in francese è la mia seconda lingua, però sai l’arabo proprio non mi è entrato in testa.”

Riuscì a strapparle una risata era stata davvero carina e la voglia di andare lì e stringerle la mano era davvero tanta, ma dovevo essere un coreografo imparziale. Uffa.

“Hai ragione scusa, è che sai quindici giorni con Lola e Valery sono più duri della … cos’è che hai detto? guerra dei pop corn?”

“ahahah! Sì, è una battaglia che ho paura scoppi spesso da queste parti!” Colpo basso per me.

“Oh beh poi me la spieghi questa. Se ti va naturalmente.”

“Ah non hai ancora capito che non parlo l’arabo? Come vuoi che te lo dica? In arabo?”

“Ahahaha! Sai battute così le fa il nostro capo. Non so se devi prenderlo come un complimento però!” altro colpo basso per me, ma sta volta risposi.

“Mez? Quando te l’ho aumentato lo stipendio?”

“la settimana scorsa”

“sono ancora in tempo a diminuirlo sai, ultimamente ho pochi soldi!” risi, era una battuta scema che Elena raccolse subito e me la rilanciò per punizione.

“Sì, come no. Beh sai ti capisco non sono mica tutti star mondiali come Michael Jackson!” Scoppiammo tutti e tre a ridere, Lola e Valery le vidi confabulare con la faccia di due pitbull e poi andarsene con la loro consueta andatura da modelle. Elena, apparentemente distratta, le stava osservando di sottecchi e un sorrisetto soddisfatto le si dipinse tra le labbra morbide.

“Oddio, sei fortissima! Comunque non sono araba, sono inglese. Piacere Meredith Matthews. Per gli amici Mez. Ero una delle segretarie di Quincy Jones, poi un giorno mi sono fatta venire in mente di ripassare la coreografia che stavo studiando con la mia insegnante di danza nella pausa pranzo e Michael, entrato silenzioso nella stanza mi ha vista, mi ha prelevato per il suo corpo di ballo tutto al femminile ed eccomi qua!”

“Oh così va molto meglio! Fantastico, allora ho l’onore di parlare con la ballerina più anziana!”

“Se mi dici anziana in termini di esperienza sì, ma se mi dici anziana per la mia età ti tolgo subito il saluto”

“oh no, non oserei mai, anche perché mi sa che siamo più  meno coetanee. Io devo compiere ventisei anni ad aprile.”

“ed io ventisette a maggio.”

“lo sospettavo! comunque piacere Mez  io sono Elena Golberg, per gli amici Ely. Parigina acquisita”

“L’avevo intuito sei indiana vero? Le ragazze così belle sono solo da quelle parti.”

“non dirle così, sennò si monta la testa, e poi così belle, non è che sia gran chè!” Dissi prendendola in giro, mi divertivo troppo a indispettirla. 

“per metà, mio padre era Afro-americano, trasferiti per amore a Parigi”

“deve essere una storia romantica, spero me la racconterai”

“Beh c’è un posto in più nella tua stanza?”

“stai scherzando? Per te ne trovo anche quattro!”

“pensaci bene Mez, Sai, Elena russa di notte, io l’ho sentita!”

“Michael, di cos’è che hai paura? Dei ragni? Non perché potresti trovartene uno tra le lenzuola sta notte, ma solo perché voglio essere informata.”

“tanto c’è Bubbles che fa la guardia!”

“Davvero? L’ho vista prima che faceva i bagagli sai, evidentemente è stanca di sentirti urlare Aaau!” non sapeva fare l’acida con me, scoppiò subito a ridere ed io le diedi una botta con il fianco avvicinandomi a lei per poi scioglierle i capelli e spettinarla.

“Poverino è in via di estinzione, bisogna farlo contento!” Disse dandomi un pizzico sulla pancia e riprendendosi l’elastico che le avevo rubato.

“Per fortuna il mio capo ha smesso di reclutare barbie siliconate e ha trovato una persona seria.”

“Non farti ingannare dagli occhioni da fata. Non c’è maschera più pericolosa di quella della virtù!”

“oh, Michael sei pessimo. Non ci credo!”

“Allora te sei la persona più pericolosa sulla faccia della terra!”

“Vedi? Te l’ho detto che è la regina delle serpi!” Le sorrisi, sapeva che scherzavo e mi divertivo a vederla assumere quell’espressione ostinata e testarda che aveva ogni volta che la provocavo.

“Senti mister borchia, solo perché sei vestito di pelle e porti i guanti coi bulloni, non credere che mi spaventi, basta guardarti in faccia per capire che sei un innocuo bravo ragazzo di Gary! Non sei credibile come cattivo!” Mi morsi il labbro inferiore e le strinsi le braccia da dietro fingendo di stritolarla.

“Vedi, l’ho dovuta scegliere per forza, mica perché balla bene, in realtà è una schiappa, però mi fa ridere, perciò l’ho assunta.” Sapevo che si sarebbe inalberata come pochi, ma era troppo divertente darle corda, riusciva a tenermi testa e ogni volta che si arrabbiava assumeva quella faccia da bambina impertinente che le rendeva dolcissima. Come prevedibile era già pronta a partire con uno dei suoi pizzichi cinesi con le sue adorabili manine, io però fui più veloce e la punsi per primo sul suo punto debole che la fece saltare per il solletico.

“Michael il solletico due volte al giorno io lo reggo, ma tu?”

“No, no. Per favore non mi torturare ancora.”

“allora? Perché mi hai assunto”

“Perché sei bravissima e talentuosa”

“Fifone!”

“Ma Ely, non credevo avessi deciso di sposarti.” Esclamai togliendole un pop corn dalla punta dei capelli e trattenendo una risata.

“Oh madre de dios, toglietemelo di torno è più stressante dei miei bambini a scuola in preda ad una crisi di casinite. Sei irritante.”

“no, non ho mangiato fragole! Sai di inverno non crescono. Vedi Mez siccome è un po’ ritardata certe cose bisogna spiegargliele.”

“ah beh, andiamo bene, io sono la vittima preferita di Lola, ma Michael si è scelto te come sua a quanto pare. In bocca al lupo Ely, hai tutto il mio appoggio.”

“Tu dici? Va beh dai il mio titolo è quello di maestra di sostegno,farò la brava e cercherò di aiutarlo.” Disse dandomi delle leggere pacche sulla spalla.

“Potrei farti una battuta cattiva, ma siccome sono per la pace farò il bravo e siccome ti ho fatto arrabbiare facciamo pace?” Sorrise scuotendo la testa.

“Ma col mignolino o col bacino?” Disse imitando la voce dei bambini all’asilo e ondeggiando anche come loro, era decisamente al mio livello di pazzia.

“Eh, no. Col bacino scusa. Gentiluomo sì, ma mica scemo.” E le diedi un bacio sulla guancia, poi le porsi la mia e le feci segno di baciarmi con l’indice. Si avvicinò piano e posizionò un delicato bacio sulla mia guancia. Mi fece uno strano effetto sentire le sue labbra sulla mia pelle, ma lì per lì non ci feci molto caso. Continuammo a scambiare qualche parola tutti e tre insieme, nel frattempo Mez e Elena sembrava fossero in sintonia, ero felice di questo Mez era stata una ragazza molto sfortunata prima di incontrare Quincy e anche Elena non è che di fortuna ne avesse avuta molta, però secondo me avevano trovato entrambe un’amica quella notte. Guardai l’orologio, non era possibile avevamo fatto le quattro anche quella sera, sarà perché quando ero con lei il tempo volava e non riuscivo a smettere di parlarci, sarà perché in lei non riuscivo a trovare nessun lato che mi mettesse in guardia e mi impedisse di starle accanto …  non so cosa avesse, ma quando ero con lei per me era come volare lontano, in un'altra dimensione, ero tranquillo riuscivo ad accantonare le mie fobie per qualche istante e ad essere solo Michael ed era una sensazione bellissima. Le accompagnai in albergo non era molto distante da casa mia, non volevo che si stancassero anche per la strada e il traffico di Los Angeles, infatti si arrivava benissimo anche a piedi in circa venti minuti che in macchina diventavano cinque. Diedi ad entrambe la buonanotte, ma fermai Elena trattenendola per il polso.

“Me lo fai un favore?”

“sì, certo Michael. Dimmi”

“non è un favore, è una promessa.”

“d’accordo va bene lo stesso.”

“Promettimi di non giudicare Meredith.”

“Giudicarla per cosa?”

“Tu prometti, se te lo dico un motivo ci sarà”

“Mah a me non pare che abbia così terribili segreti.”

“Allora prometti.”

“D’accordo, prometto.”

“Ecco brava!” Mollai la presa e lei sorridente uscì dalla macchina.

“Beh? Dove vai?”

“A letto, sai è l’alba.”

“e il mio bacio della buonanotte dove sta?”

“Ma è quasi giorno.”

“allora quello del buon giorno.”

“Oh, mi scusi capo.” Si avvicinò e baciò di nuovo la mia guancia.

“Beh l’altra si offende.” Baciò anche l’altra.

“ma a Parigi non se ne danno tre?”

“ma tu guarda questo qua che tipo.” Mi baciò di nuovo

“Ciao!”

“Ciao pazzoide.”

 

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Capitolo 6
*** Il buon giorno si vede dal mattno ***


Il buon giorno si vede dal mattino.

 

Entrai in camera dove però non trovai Mez, che però sentì me chiudere la porta e poggiare la borsa per terra.

“Ely, chiudi a chiave che se le vipere riescono a entrare ci renderanno la notte piena di incubi. Senti, mi sono permessa di spostare le tue valige, sai Gragory è un affidabile guardiano per Michael, ma come facchino in un albergo non ha proprio futuro, aveva lasciato le valige sparse per tutta la stanza, ne hai di roba comunque.”

“oddio, ma ha fatto portare via tutto?”

“Beh Michael quando fa le cose le fa per bene, solo che non conoscendoti ancora bene ha portato via tutto, di certo non voleva che ti trovassi sprovvista di nulla.” Sorrisi immaginandomi la scena di Michael che da bravo direttore dei lavori sgombra la mia stanza, pensando alla sua preoccupazione di farmi trovare a mio agio. Per quel poco che avevo imparato di lui un po’ da brava fan e un po’ visto coi miei occhi, vedendo la scena madre della signora Doupres che in lacrime firma le mie dimissioni e i bambini con i loro occhioni tristi che mi vedono andar via, Michael si sarà sentito assolutamente in colpa. Che pazzo. Solo grazie a lui era stato possibile fabbricare un sogno a tal punto da renderlo reale un sogno, che anche se non sapevo quanto sarebbe durato sapevo però, che avrebbe lasciato un segno indelebile, sia perché già solo stando accanto a lui, danzando solo per lui ne avevo realizzato uno e sia perché pochi momenti erano bastati per convincermi che in Michael c’era molto di più di un geniale artista. Mentre nella mia mente malata (come sempre) si materializzavano le immagini dei miei momenti con Michael, Mez uscì dal bagno, aveva addosso l’accappatoio e si stropicciava i capelli con un asciugamano.

“Vi siete trovati tu e Michael eh? Sta tranquilla con me puoi parlare liberamente, sono sua amica e lo conosco da tanto tempo ormai, ma sono rare le volte in cui l’ho visto così tranquillo e spigliato, sai lui è una persona molto timida e introversa e vederlo comportarsi quel modo con te per me è una novità.”

“beh diciamo che abbiamo dei caratteri completamente diversi, ma assolutamente compatibili.”

“beh dai diversi diversi no. Vi piace scherzare a tutti e due e fate a punzecchiarvi, siete carini. Dico davvero. A proposito grazie per come ti sei comportata in sala con quelle due, sai si divertono a rovinarmi la vita, come se non mi sentissi già abbastanza una nullità.” Si accese una sigaretta, il suo sguardo era colmo di tristezza, dovevano trattarla davvero male poverina, a me sembrava una ragazza squisita, era simpatica, ballava bene, era gentile, non vedevo cosa potesse avere di sbagliato da diventare lo zimbello di quella strega.

“senti, ma a noi importa qualcosa di quello che pensano quelle due bambole gonfiabili, come minimo se vai a parlarci non sanno nemmeno mettere in fila due parole. E poi hai visto quanto si atteggiano mentre ballano, non hanno nulla a che vedere con te, tu sei grintosa, sei precisa, dai la carica, solo a guardarti viene voglia di ballare. Quelle due non sono delle ballerine di pancia, sono ballerine di testa. Tutta tecnica e niente espressione Lola,  una pallida imitazione di lei Valery che ha la spina dorsale di una platessa e non sa ragionare con la sua testa. È un burattino nelle mani di Lola, te sei diversa, fai la differenza alzi la qualità sul palco!”

“Mh, hai detto bene, sono proprio diversa, è questo il problema. Ti conviene lavarti tesoro, abbiamo solo tre ore di sonno, Michael vuole la puntualità, è uno dei punti su cui non transige oltre ai passi eseguiti ritmicamente ed esteticamente perfetti. Non credere che sia docile quando lavora, è un tipo tosto, anche se tutti si sforzano di dimostrare il contrario.”

Non capivo cosa intendesse con quel ‘sono proprio diversa’, ma aveva ragione dovevo dormire ed ero obbligata a farmi una doccia, mi sentivo ancora il sale dei pop corn appiccicato addosso, quando entrai in bagno e mi tolsi i vestiti tre o quattro pop corn uscirono dai pantaloni e altre due o tre dalla maglietta, meglio che non vi dica in che stato erano i capelli, vi basti sapere che piovvero spose quando feci per scuoterli sul lavandino, capirai con tutte quelle onde.

Mentre ero sotto la doccia mi tornò in mente l viso di Michael che mi sorride e mi punzecchia, e subito la mia mente (sempre malata) completò quelle immagini con una colonna sonora degna da film, naturalmente firmata Michael Jackson.

Non ci misi molto a lavarmi e asciugarmi, ma era ugualmente tardi, perché mi sarei alzata non alle sette e mezzo, ma alle sei e mezzo perché avevo l’abitudine di andare a correre la mattina presto, e anche se ero in America non volevo assolutamente perderla, in realtà ero talmente eccitata che non avevo affatto sonno, ma sapevo che la giornata con Michael sarebbe stata molto più che serrata nei ritmi quindi almeno un’oretta e mezzo dovevo riposare, ero abituata a fare tardi per correggere i quaderni dei bambini e quando anche solo mi riposavo mezz’ora mi rifocillavo del tutto, perché dormivo come un ghiro e perché avevo un’ottima capacità di recupero.

Sentii la sveglia suonare, avevo preparato i vestiti prima di infilarmi sotto le coperte quindi ci misi un attimo a prepararmi. Top rosa, pantacollant alla pescatore neri, felpa nera bella pesantuccia dato il periodo prenatalizio, la mia immancabile fascia al polso come porta fortuna e ovviamente borsone con tutto l’occorrente. Corsi per un’oretta, poi entrai in un bar per prendere un cappuccino e corsi in sala prove, ero in anticipo di mezz’ora, correvo il rischio di trovare ancora chiuse le porte, ma scoprii con mio immenso piacere che invece erano aperte e le luci erano già accese. Entrai, in lontananza si sentiva la traccia di Human Nature che girava. Mano a mano che mi avvicinavo alla sala prove sentivo il crepitio di morbidi e fluidi passi danza muoversi tra una nota e l’altra. Quando fui vicina alla porta quasi mi venne un infarto, c’era Michael che provava Human Nature, aveva una di quelle sue strane magliette che non ho mai capito come facesse a strapparsi quel modo, per sua fortuna data la mia spiccata tendenza al salto e per quella del mio cuore debole era perfettamente intatta. Era bellissimo nei suoi pantaloni neri, capelli ricci come sempre, e come sempre con qualche ciocca tenuta insieme da un elastico. Si muoveva felino, ma si guardava poco allo specchio, e quando si guardava sempre dalla vita in giù per controllare quello che facevano le gambe, i suoi occhi erano assorbiti da tutt’altri pensieri però, lo vedevo che eseguiva i passi in maniera quasi automatica e il suo cervello chissà per quali altri posti vagava. Avrei potuto guardarlo per ore mentre ballava, senza essere vista, come quando da bambina fingevo di spiarlo da una fessura nella porta mentre ballava con i fratelli, infatti ero per metà scoperta e per metà invece ero visibilissima se si guardava la porta, cosa che lui fece appena io ebbi finito di pensarlo.

“Ah ah, ma qui c’è una curiosa, sei mattutina darling. O notturna come me?”

“non dormo molto nemmeno io in effetti, ma è una questione di abitudine. Mi dispiace non volevo ficcanasare, è solo che ho visto le luci accese, le porte aperte, la musica che suona e allora sono entrata, non è il massimo sta mattina restare fuori.”

“Ma perché dovevi restare fuori? Hai fatto bene ad entrare, ma avevi paura di arrivare in ritardo? Ah fammi indovinare Mez ti ha detto che sono puntiglioso con gli orari.”

“No, Mez non c’entra, mi ha detto solo che apprezzi la puntualità.”

“sì come minimo ti avrà detto ‘Michael vuole la puntualità, è uno dei punti su cui non transige oltre ai passi eseguiti ritmicamente ed esteticamente perfetti.’ Vero? Ti ha detto così? Sì ti ha detto così. Beh dai ti sono sembrato cattivo ieri? A no aspetta sei ore fa?”

“Beh cattivo no, ma nemmeno tenero. Lola aveva una faccia.”

“deve smontarsi se vuole lavorare con me, basto già io di divo sulla scena e poi mi ha fatto arrabbiare.”

“Oh oh allora avevo ragione, sei una prima donna, lo sapevo, lo sapevo!” dissi saltellando come un grillo, Michael rideva.

“Sei tremenda, ti sei rubata il mio ultimo sorriso di ieri e il primo di oggi. Non ti sembra un po’ troppo? E poi non sono una prima donna, ma scusa c’è scritto Lola Gonzales o Michael Jackson sulle bande laterali del palco?”

“Ma dai scherzo. È giusto da sui nervi pure a me, ma ti prometto che sarò buona e non bisticcerò con quell’arpia.”

“Ma che brava, mi pare già di vederti graffiante come sei morderla alla prima parola fuori posto.”

“Non è assolutamente vero, è solo che in me c’è un non so cosa di felino che a volte graffia e a volte fa le fusa.”

“credimi non c’è affatto bisogno che tu me lo dica, me ne sono accorto già da solo. Beh dai se tu fai Catwoman io faccio Batman.” Sorrise di nuovo, non immaginavo fosse così dolce vederlo di prima mattina, ma le mie idee da quando ero entrata in sala erano sempre più annebbiate. Sarà stata l’aria, sarà stato il suo sorriso, il suo profumo. Non so cosa poteva essere, ma ogni volta che gli ero vicina perdevo la percezione del mondo e vedevo solo lui meraviglioso come un dio greco.

“Mez anche ha cantato per te sta mattina per svegliarti?”

“Credo che l’unico ad avere pensieri così delicati sia tu!”

“Bene, guarda che sono anche geloso. Perciò attenta a te.”

“Geloso? Di me che non sono nulla per te?”

“Ma per te non sarai nulla, per me sei e come.” Silenzio, che tenero, ogni volta che si lasciava scappare un complimento dalla gabbia della sua razionalità faceva sempre lunghe pause di silenzio, ma come poteva un uomo essere così dolce, così tenero e ingenuo. Le sue espressioni, le sue movenze, i suoi sguardi così profondi e penetranti era come se fossero le chiavi perfette per il buco della serratura del paese delle meraviglie, se ne stava lì a braccia incrociate con il suo alone magico ad avvolgerlo ed io che sentivo il mio cuore accelerare e diminuire la frequenza ad ogni suo minimo gesto. Non era normale, fan sì, ma questo era totale abbandono alle emozioni, quelle emozioni che solo lui con la sua voce angelica era capace di darmi.

“Ma gli altri?” dissi io estemporanea come sempre.

“Ti ho mentito Elena, sta mattina sarai completamente sola con me in questa stanza, senza poter uscire o scappare via. Sei mia prigioniera.”

“ah, d’accordo, dove mi siedo?”

“Dai, ma non c’è gusto così.”

“scusa, vuoi mettere essere rapita da un pazzo criminale con essere rapita da Michael Jackson? Credo che a me sia toccata la sorte migliore.”

“Beh comunque siamo soli darling, ti va un succo d’arancia?”

“lo vedi? Ma come faccio ad avere paura?”

“Dai!!! Ti va o no?”

.”

bene. go on girl.”

Ehi pretty baby with the high heels on. You give me fever like I’ve never, ever know”

“grazie di avermi ricordato le parole di “the way you make me feel”, sai l’ho scritta io, ma non me la ricordo. Giusto, devo pensare a chi farà la pretty baby al concerto. Si accettano volontarie.”

Mi guardava con aria circospetta, messaggio subliminale in arrivo …

“Cosa? fare su e giù per il palco con te che mi corri dietro, ti caccio via dalla porta ed entri dalla finestra? Sarebbe la realizzazione di un tremendo incubo.” Scherzai, sapevo che avrebbe capito.

“Beh possiamo anche fare altro …”

“Michael!!!”

“ma no, che maliziosa … dai, guarda che sei pessima!” Si stava vergognando da morire che carino che era.

“Intendevo dire che possiamo studiare anche un altro genere di coreografia. Vipera!”

“Dai sto giocando, sei troppo carino quando ti vergogni.”

“Bada a te raggio di sole, solo perché mi hai preso alla sprovvista è successo, sennò vediamo chi si vergognava di più tra me e te!!! So anche essere molto pungente sappilo!”

“Oh lo temo da tre giorni che prima o poi se non la smetto di provocarti mi farai fare una di quelle figure degne di calendario.”

“appunto, perciò attenzione ragazza ti tengo d’occhio.”

Rimanemmo per un quarto d’ora insieme a bere succo d’arancia poi tornammo in sala ed io avrei voluto sotterrarmi. C’era il corpo di ballo al completo e Lola e Valery che mi squadravano con aria di sfida, mentre Mez rideva sotto i baffi. Anche Michael si trovò un attimo smarrito e per sdrammatizzare tirò un bel sorso di succo e poi diede a tutti il buon giorno.

“Salve bella gente, siete pronti? Oggi diamo il via ad un’altra coreografia, ma prima dobbiamo ripassare quella di ieri.” Si girò verso di me con il suo sorrisetto furbo e mi disse “Adesso voglio proprio vedere cosa combini. So già che riderò a crepa pelle. Prego Ely il tuo posto è tra Mez e Val.”

“grazie Michael.”

In realtà mi veniva da ridere, non sapeva che ero stata presa alla scuola di danza per la mia capacità di osservazione e apprendimento, il giorno dell’esame l’assistente di madame mi fece vedere una coreografia, era facoltativo se eseguirla immediatamente o no, io scelsi di eseguirla e non feci neanche un errore e così mi presero nel balletto. Infatti eseguii tutti i passi in ordine e non feci uno sbaglio, certo ovviamente dovevo lavorare di più sull’interpretazione e per pulire il movimento, però Michael, che mi spiava dallo specchio, era visibilmente soddisfatto ed io sorrisi compiaciuta alla fine della coreografia.

“Bene, vedo che sei intraprendente. Complimenti! Bravi ragazzi era ok. Ora passiamo oltre. Oggi mi va di fare “Another part of me”. tutti ci sedemmo per terra intenti a mantenere caldi i muscoli e a osservare quello che faceva Michael. Un’altra geniale coreografia naturalmente, dio quant’era carino mentre balla. Lola mi guardava sempre più male e Mez si avvicinò furtiva alle mie orecchie.

“Ti sei gettata nelle sabbie mobili, mamma quanto siete carini!!!”

“Piantala Mez abbiamo solo bevuto un succo d’arancia!”

“Tutto iniziò dal succo d’arancia, pensa che storia romantica da raccontare ai vostri bambini!”

“Meredith! Ma che dici, siamo solo amici.”

Michael mi pescò a chiacchierare e mi richiamò all’ordine.

“Elena, ti dispiace ripetere ciò che ho fatto?”

“Ma, no, certo che no.” Mi alzai timida tra gli sguardi attenti dei miei colleghi, i brusii dei ragazzi che commentavano il mio aspetto fisico mi davano fastidio, e anche Michael non era poi così felice di sentirli visto che era proprio seduto sulla sedia vicino a loro. Comunque performance del genere non mi spaventavano, credeva fossi distratta invece avevo seguito attentamente ogni suo passo.

Fece partire il disco, sorridendo mi contò la battuta prima.

“Un due tre e …” partita la musica mi accesi con la voce di Michael che contava ad alta voce, gli veniva da ridere, ma io non mi feci influenzare e continuai fin dove era arrivato lui.

“Mh ok, brava.” Si avvicino con aria circospetta “avevo sperato di coglierti in flagrante, ma mi è andata male. Poi me la spieghi questa.”

“Cosa vuole farci maestro, sarà il succo d’arancia” e saltellano raggiunsi Mez.

“Perfetto allora facciamo fin qui tutti insieme.”

Uno dei ragazzi si avvicinò a me sotto gli occhi attenti di Michael che faceva finta di non accorgersi, somigliava a James Dean, era uno schianto e anche un presuntuoso, sicuramente aveva una schiera di ex e non so quanti flirt passeggeri, però era davvero un bel ragazzo.

“Sei davvero brava, piacere io sono Randy.” Disse porgendomi la mano, io per non sembrare maleducata gli porsi la mia, Randy fu più svelto e mi strattonò verso di lui dandomi due baci sulle guance, mi colse alla sprovvista e mi aveva dato fastidio sganciai brutalmente la mano dalla sua e cambiai espressione.

“Grazie, io sono Elena.” Non dissi piacere perché ovviamente non mi aveva fatto piacere. Michael si schiarì sonoramente la voce e la sua espressione era agitata, Lola come una sanguisuga gli si fiondò tra le braccia, scoprii in quel momento di avere dei forti istinti omicidi sopiti dentro di me.

“Oh Michael! Ma come fai ad essere così genialoide nelle coreografie? È stupenda mi stavo commuovendo. Non vedo l’ora di vedere come prosegue.”

“grazie Lola, ma non è poi così commovente sono solo quattro passi.”

“Ma lo so Michael! Ma io mi commuovo quando vedo te ballare naturalmente, sei così intenso e passionale.” Era stata più viscida di un’anguilla, ora la odiavo davvero. Non mi accorsi che stavo fissando Michael e Lola con aria preoccupata fino a quando Michael non si girò verso di me e trovando il suo sguardo mi girai di scatto dall’altra parte facendo finta di niente, ma il mio cuore batteva all’impazzata.

“Ti va di vedere l’Otello sta sera?” 

“Che c’entra?”

“NO, nulla era solo un’idea, sai gli intrighi, gli equivoci … le gelosie. Una gran bella opera”

“Sono sempre così affiatati?”

“Veramente non so risponderti a questa domanda, ma conoscendo Michael mi sembra strana come cosa. però dai stiamo parlando di miss di dietro dritto e tacchi alti, non dovresti preoccuparti.”

Non ero preoccupata ero furiosa, ma non per la scena che vedevo, ma per i pensieri che assalivano il mio cervello. Ero praticamente terrorizzata dal fatto che Michael, il mio angelo, fosse uno stratega e un casanova, e se avesse fatto con Lola tutte le cose che aveva fatto con me? Ciò avrebbe significato che era lui un abile adescatore e il mito che mi ero costruita in anni di fedele ammirazione e del quale avevo avuto conferma in quei tre giorni con lui era solo un’illusione. Non avrei retto ad una simile rivelazione, così, senza fiatare continuai a scaldarmi.

 

 

 

 

 

 

Salve a tutti! Non credo che il capitolo sia riuscito al massimo, l’ho scritto demoralizzata, ci sono stati un sacco di visitatori e nessuna recensione. L anche le mie fedelissime eutherpe e sereilu mi hanno abbandonata. Che amarezza. Comunque, devo continuare a scrivere, devo farlo per Michael, per fargli sentire tutto il calore che non ha mai ricevuto in vita.

I love you Michael. Grazie mille a chi legge, spero di non deludere le vostre aspettative. Un bacio grande a tutti Elena.                             

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Capitolo 7
*** Come condannarsi in sette secondi ***


Come condannarsi in sette secondi.

 

Sensibile agli occhi di Elena mi accorsi che c’era qualcosa che non andava. Inoltre l’eccessiva espansività di Lola mi stava dando leggermente fastidio.

“Ti ringrazio Lola, fa sempre piacere ricevere complimenti da una bella ragazza, puoi scusarmi solo un momento?”

“Fai pure Michael. Io non vado mai di fretta” Sinceramente pensavo il contrario dati gli atteggiamenti, da bravo gentleman lasciai cadere il discorso. Mi girai verso Elena, il suo sguardo era preoccupato, smarrito, dubbioso. Sicuramente c’entrava la mia parentesi con Lola. mi inginocchiai vicino a lei che stava allungando i muscoli delle gambe.

“Tutto bene darling? Ti vedo preoccupata. Non ti convince la coreografia? Se vuoi te la spiego.”

“No, no. Preoccupata? perché? Anzi è una bella coreografia.” Si alzò da terra più veloce di una pantera e si prese un bel vantaggio da me correndo alla sbarra, qualcosa mi diceva che mi stava evitando, e no, non attaccava infatti nel giro di tre secondi mi appoggiai alla sbarra coi gomiti, mentre la guardavo eseguire qualche esercizio basilare. “qual è il problema Ely?”

“Ma oggi dovevi metterti proprio in testa che ho problemi? Michael credimi ti sbagli.”

“Ascolta” le dissi mentre le sfioravo il polso. “Non è che sei poi così brava a dire bugie, o meglio ci provi, ma hai un leggero problema nella parte superiore del viso … proprio sotto alla fronte … che contraddice le tue parole.”

“Michael? Ti dico di no! Da cosa lo deduci … un malinteso come questo?”

“Primo: non mi stai guardando. Secondo: mi eviti. Terzo: hai smesso di sorridere. Che altro c’è da capire? Non sono poi così scemo come dicono sai?”

“Michael?!?” La voce stridula di Lola arrivò sonora al mio orecchio, nonostante il mio timpano fosse provato dal suo miagolio riuscii a sentire una sottospecie di ringhio provenire dalla bocca di Elena, che confermò le mie teorie alzando gli occhi al cielo. Sorridendo risposi “Sì Lola?”

“non lo vuoi il succo di arancia sta mattina?” Vipera, mi aveva visto che lo avevo già preso, ora era chiaro che voleva far perdere le staffe ad Elena, con mio stupore ci riuscì. Mi lanciò un’occhiata fulminea, con la voce strozzata dal nervosismo mi chiese “Michael, posso andare a prendere una bottiglietta d’acqua per favore.” Guardai la sua borsa aveva già la bottiglietta d’acqua, ma guardando la sua espressione sinceramente provata non riuscii a dirle di no.

“Certo, se hai così sete” azzardai

“grazie” si dileguò più veloce del vento da davanti ai miei occhi e lasciò la sala. Stavo per andare da lei, ma vidi che Mez fu più veloce di me, che guardai Lola rassegnato.

“Oh che distratta lo avevi già preso, scusami. Sai mi confonde le idee vederti così vicino a noi”

“lo immagino Lola, lo immagino. Senti, già che ci siamo chiamo Luke, ha preparato lui l’assolo per “she’s out of my life”. Mi piacerebbe cha la facessi tu la solista, ti sei impegnata tanto e la buona volontà va premiata.” Il mio tono era monotono e privo di entusiasmo ma, come prevedibile per una con il basso spessore di Lola, non se ne accorse. Sapevo che aveva cominciato a fare tutto quel frastuono solo per ottenere la parte da solista, allora perché farla aspettare e rendere impossibili le giornate di Elena? Infatti allegra e sorridente fece la parte dell’emozionata così bene che avrebbe potuto vincere l’oscar come migliore attrice.

“Oh, Michael! Sta dicendo davvero? Ma mi cogli alla sprovvista, non me lo aspettavo davvero”

“Si come no, sentiamo che altro si inventa” pensai. Per rendere ancora più credibile la sua performance coinvolse anche Valery.

“Val! ma hai sentito? Michael mi ha chiesto di fare l’assolo. Ci pensi, mi tremano le gambe al solo pensiero. Oh Michael! Grazie, grazie davvero!” ma pensa un le si lucidarono gli occhi.

“beh dalla tua spontanea reazione, deduco che accetti la mia proposta?”

“Oh Michael, sì, sì mille volte sì!”

“bene, allora chiamo subito il tuo maestro.”

“ma che pazzo sei, ti va scherzare oggi?”

“non sono mai stato più serio, perché?”

“Ma Michael, sei tu il mio maestro, tu studi le coreografie. Chi altro devi chiamare?” Era davvero sciocca, le avevo detto che avrei chiamato Luke, ma evidentemente il suo ego faceva troppo chiasso.

“No, Lola. credevo avessi capito, proverai l’assolo con Luke, io devo solo cantare e fare un  po’ di scena, infondo parlo di una ragazza che se ne è andata dalla mia vita per causa mia, quindi devo solo implorare il cielo di perdonarmi per i miei sbagli. È un po’ come se ti cantassi una serenata e te sei a km di distanza. Poi me lo ha chiesto Luke di ideare la coreografia perché si rispecchia in quella canzone, quindi devi lavorare con lui.” Il sorriso smagliante che aveva si spense poco a poco, forse avevo smontato qualche suo castello in aria, era così delusa …

“Ma se non vuoi lavorare con lui e rinunciare all’assolo non c’è problema, spedisco Mez come solista.”

“no, no! Ma stai scherzando? Oramai ho accettato, la parola data resta.” Si era inacidita, forse avevo esagerato un po’!

 

Intanto in sala relax ….

 

“Ely? Ma che ti è preso?”

“Oh basta, ma la piantate tutti di starmi addosso? Non metterci anche del tuo Mez per favore.”

“Dio mio, ma sei innamorata cotta!!!!”

“Che cosa? Stai scherzando spero. Sto lavorando non mischio lavoro e vita privata.”

“Ma piantala! Non sai che occhio felino ho io per intercettare la gelosia di una innamorata, e quella di una ossessionata.”

“Ma davvero? Beh non rientro in nessuna delle due categorie.”

“hey datti una calmata! Sei elettrica da quando Lola ha poggiato le sue mani smaltate sulla vita di Michael. Lo hai evitato come poche quando è venuto vicino a te e non è che la tua reazione non si sia notata, hai cambiato completamente faccia.”

“non mi sembra di aver fatto scenate, non ne avrei motivo.”

“L’espressione si fa sentire molto di più delle grida. Senti, ma che ti costa ammetterlo? Ti piace, è ovvio.”

“Certo, è Michael Jackson mica il mio vicino di casa! Piace a tutto il mondo e lo sa!”

“Oh, eccola qua! L’ultima quantità sufficiente di acidità quando si vuole cacciare via un sentimento: far passare l’oggetto dei desideri come ciò che non è!”

“E te cosa ne sai? magari si arruffiana tutte le ballerine, e ha fatto con tutte e tre ciò che ha fatto con me, mentre io lo credevo diverso da tutto i resto del mondo.”

“Finalmente, ecco la verità. Tu hai paura! Paura di essere per lui una delle tante, mentre te stai provando ogni giorno emozioni più forti nei suoi confronti. È matematico, sono i dubbi precotta ciccia!!!”

“Mi urta i nervi quella gatta morta. Quando lo guarda negli occhi le pupille fanno trasparire la esse del dollaro, solo i suoi soldi e la sua notorietà gli interessano, di certo non quello che ha dentro!”

“Cosa che interessa a te.”

“oh piantala Mez, lo stimo molto e ho profondo rispetto di lui, ma non sono innamorata.”

“no no zucchero, piantala te di raccontarmi stupidaggini. Se davvero è così come dici guardami dritta negli occhi e dimmi “Io non amo Michael” coraggio. Convincimi.”

Ci provò, e lì per lì le andò bene ma il non proprio non le volle uscire dalle labbra.

“Credi che no ci riesca. Bene Io ….”

“sì.”

“Io …”

“…”

“Io … proprio non ce la faccio a dirlo!”

ahahahahahaha, lo sapevo di avere ragione. Comunque non ti aiuterà evitarlo, lasceresti solo il campo libero a miss protesi. Perciò ora. Togliamo il caffè che proprio non mi sembra adatta come bevanda per i tuoi nervi di oggi. Fai un bel respiro e torni di là. E non fare la timida, continua a comportarti come hai fatto fin’ora. Sii te stessa e vedrai che bel volo dalla finestra farà Lola. allora, andiamo?”

La presi sotto braccio, lei lo strinse con il suo e sorrise timida. Era proprio andata.

“Giura che resterà tra me e te!”

“Sulla tomba del mio pesce rosso!”

“Mez, andiamo. Vuoi essere presa sul serio e giuri sul tuo pesce rosso?”

“ma cosa ne sai te del mio pesce rosso! Era il mio migliore amico ci parlavo di tutto. Puoi immaginare cosa ho provato quando l’ho visto stecchito fuori dalla vaschetta?”

Rise e scosse la testa “Dai.”

“Senti, il pacchetto Mez s si prende tutto, pesce rosso incluso.”

“d’accordo. Allora giuriamo sulla sua tomba. Dov’è?”

“che domande a casa mia a Londra nella tazza del water!”

 

Tornate in sala prove …

 

“Beh, allora? Passata la sete?” mi alzai pronto a ricominciare le prove proprio nel momento in cui Meredith ed Elena rientrarono in sala sorridenti. Si era ripresa per fortuna, mi era dispiaciuto vederla quel modo per il tiro mancino di Lola. Non so cosa le avesse detto Meredith, ma era bastato a farla tornare in forma smagliante.

“Sì” Guardò verso il suo borsone, vide la bottiglietta d’acqua e le venne da ridere, io mi trattenni lasciandomi sfuggire solo un sorriso. “mi sono ricordata appena fuori che già ce l’avevo.”

“Ah sì? Pensa non me ne ero accorto!”

“Ero un po’ distratta, sai il fuso orario, l’ambiente …”

“certo, certo ti capisco benissimo.” Risi “Coraggio mezza matta ricominciamo!”

Mi sorrise allegra e subito si concentrò sui passi.

Per l’ora di pranzo eravamo riusciti ad assemblare la prima parte di “Working day and night”, avevamo lavorato sodo, cominciavo a convincermi che il gruppo da me selezionato funzionava bene, e questo ai fini della buona riuscita del tour era fondamentale, la zona ragazze mi preoccupava un po’ di più, sia per Lola che era una bravissima attaccabrighe, per arrivare ai suoi scopi sarebbe stata disposta anche ad usare il lancia fiamme pur di farsi strada, sia per la forza magnetica che Elena stava esercitando su di me, non avevo avuto molte storie, ma mi ero sempre invaghito delle persone sbagliate, per uno con il mio carattere era difficile vedere il male nelle persone e infatti avevo sempre preso calci in faccia. La diversità di Elena era palese, ma per superare le mie insicurezze avevo bisogno di una persona forte di carattere, ma allo stesso tempo sensibile per essere capito fino in fondo senza fermarsi al mondo patinato delle paillette e i lustrini, insomma qualcuno che sapesse raggiungere con me l’isola che non c’è, e questa certezza doveva ancora palesarsi.

“Allora? C’è qualcosa che devo sapere immagino.” Dissi avvicinandomi ad Elena intenta a mettere in ordine le sue cose. Mi guardò interdetta, ma non disse nulla, era furba come una volpe mi guardava con aria ingenua in attesa che proseguissi il discorso.

“Perchè?”

“perché cosa?” Accidenti. Era chiaro che la mia domanda era riferita alla reazione incontrollata che aveva avuto qualche ora prima, ma non potevo agire come un carro armato, e poi c’erano troppe orecchie indiscrete.

“Perché riesci ad eseguire i passi vedendoli solo una volta?”

Mmm la domanda è diversa. Tipo dovresti chiedermi: “perché ti hanno preso alla scuola di ballo?” ed io ti risponderei: perché ho la memoria rapida e riesco ad eseguire i passi anche se li vedo una sola volta.” Aprì la bottiglietta e rubò un sorso d’acqua veloce.

“Ah sì, giusto scusa. Mangiamo insieme?” Per poco si strozzò quando finii di parlare.

“Cosa?”

“Ti va di pranzare con me?” guardò Mez che era alle mie spalle. Di sicuro si erano dette qualcosa prima, perché lo sguardo di Meredith la incitava ad accettare l’invito.

“Sei sicuro che vada bene a tutti? O meglio a tutte.”

“A me interessa che vada bene a te. Allora?” Dallo specchio vidi Mez che le faceva l’occhiolino.

“D’accordo, se proprio insisti.”

“Perfetto, fatti bella allora. Oggi conoscerai Bubbles.” Sorrise spontanea ed era bellissima.

“Oh allora è un giorno importante! Non vedo l’ora!” Le feci l’occhiolino e prima di alzarmi guardai Mez di traverso. Fece la vaga, ma aveva capito benissimo a cosa si riferisse il mio sguardo.

Lola aveva spiato la nostra conversazione e si gettò subito su di Elena come una sanguisuga appena mi avvicinai alla porta.

“Elena, il nostro invito è ancora valido, che ne dici di mangiare con noi così ti illustriamo i nostri progetti? Tanto non credo che tu abbia altri impegni.”

“veramente ne ho già uno. Con Mez. Andiamo al Mc Donald vero?”

“Sì, sì al Mc Donald.”

“Mi dispiace Lola, ma proprio non posso. Devo rispettare gli impegni per ordine.” Prese il borsone se lo mise in spalla e salutandole con aria innocente si avvicinò alla porta con Mez che la seguiva.

“Non capisco cosa ci trovi in lei Loly!”disse Val, La sala era ancora piena, le frecce avvelenate di Lola erano incoccate nell’arco veloce della sua bocca, pronte a scoccare senza pensare a ciò che sarebbe successo, ma con la sola volontà di fare male alle persone.

“Cosa vuoi farci Valery.” Gracchiò ottenendo l’attenzione di tutti. “Evidentemente Meredith ha trovato la sua anima gemella, dopotutto le lesbiche dichiarate sono sempre meno al giorno d’oggi. Elena evidentemente è più a suo agio con le sue simili, ma è più timida.” Il brusio delle voci si fece sempre più forte. E gli sguardi di tutti erano puntati verso di Meredith, il dardo era arrivato a destinazione ed aveva fatto pieno centro. Elena era scioccata, Mez piena di vergogna la guardò. La tensione era palpabile a km di distanza, dovevo assolutamente intervenire.

“Ragazzi, ma non avete fame? Perché non uscite?” dissi e allora Elena sembrò svegliarsi da un sonno profondo, il fuoco nei suoi occhi, immaginai, non era un buon segno. Non avevo mai visto tanta carica esplosiva trapelare dai suoi sguardi. Meredith uscì a passo svelto dalla stanza scontrandosi con Elena che la bloccò per la tracolla del borsone.

“Mez. Lasciala perdere. Te lo dicevo io che le amanti ferite sono le più difficili da sopportare, ti si attaccano come cozze e non riesci a scrollartele più di dosso. Te l’avevo detto che dovevi cedere alle sue avance quindici giorni fa, altrimenti sarebbe stata una molletta attaccata alle palle e non ti avrebbe dato pace infatti, ecco i risultati. Avresti dovuto essere più gentile, aveva trovato il coraggio di confessare la folle passione che prova per te, andava incoraggiata non demolita.”

Panico, si era scavata la fossa, sotterrata e polverizzata, ma con che stile. Rimasi sconcertato dalla sua grinta, dal coraggio che aveva avuto nel gettarsi nella fossa del leone senza alcuna remora, la guardava insistentemente, i suoi occhi erano più pungenti che mai, Lola era una furia, una belva famelica pronta a divorare la sua preda.

 

Dunque, prima di tutto ho una cosa da dirvi … Ehm ehm GRAAAAAAAAAAAAAAAAAAAZIIIIIIIIIIIIIIEEEEEEEEEE!!!! XD

Le recensioni erano spettacolari, siete stai fantastici! Eutherpe mi dispiace di avere dubitato di te, ma era anche una brutta giornata quando ho postato il capitolino e lo sappiamo tutti il perché.

Comunque adesso sto architettando tante belle sorpresine, tutte per: Michael che amo (e si sapeva)in primis, voi che avete recensito perché siete stupende e anche a chi legge in silenzio.

 

Ringraziamenti super speciali:

·        Eutherpe: ormai ti adoro e non ho più parole. J (per il Michael vendicativo, ho preso spunto da quello che ha detto Lisa Strega Presely sulla lettera che ha pubblicato il 25 giugno che odio!!!)

·        Bad_Mikey:  aspettami che adesso recensisco anche io la tua super fantastica storia.

·        Rara193 : grazie mille per il complimento sono davvero contenta che ti piaccia.

·        Jennifer_94: guarda lascia perdere io ho dovuto cambiare non so quanti account prima di poter cominciare a scrivere! Che bello mi ha fatto piacere leggere la tua recensione grazie mille mille mille. (non preoccuparti, quando pensiamo a Michael siamo in poche a dormire mi sa! J)

Baci grandi a tutti vi aspetto al prossimo chappy!!! ciiiaaaaoooooooo

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Capitolo 8
*** Forte e chiaro ***


Forte e chiaro

 

Fui pervasa da un fuoco che non avvertito più dal giorno in cui l’uomo, artefice dell’incidente stradale che aveva ucciso i miei genitori, si era presentato al loro funerale. Avevo da subito avvertito la presenza negativa di Lola perché nei suoi occhi rivedevo quelli del mio carnefice, lo stesso sguardo acquoso e vitreo dell’uomo che aveva reso la mia vita un inferno per avermi privata delle mie radici, della mia famiglia, della mia unica speranza.

Mantenni il contatto con gli occhi di Lola e avvertivo l’attenzione di Michael su di noi. Avrei potuto vomitarle addosso le peggiori frasi che mi potevano venire in mente, ma mi trattenni per rispetto di Michael. Ma che persona è una che dall’alto della sua spocchiosità sputa sentenze su chi è diverso e probabilmente migliore di lei?

“Ragazze, perché non ci calmiamo un po’ tutti quanti? non voglio che la storia finisca in tragedia.”

La sua voce era calma, ma profonda e imperativa. Quella di un vero uomo, solo quando finì la frase Lola si scagliò contro di me pronta a picchiarmi, ma Michael la bloccò con un semplice spostamento del braccio, che portò il suo polso a poggiarsi sul ventre di Lola, fu educato, ma fermo. Non lo avevo mai visto così. I suoi occhi erano i più profondi che mai sembravano inculcare messaggi direttamente nelle nostre teste. non disse altro, il suo sguardo fu già abbastanza eloquente.

“senti una cosa Biancaneve, forse non ti rendi conto di chi hai davanti. Io posso farti tornare la nullità che eri prima che Michael venisse a toglierti dalla strada, posso farti piangere e implorare il cielo di porre fine alla tua inutile esistenza.”

“Lola, forse non sono stato chiaro. Ho detto di smetterla. Non intendo sopportare un comportamento simile. Dopotutto la tua uscita con Mez non è stata delle migliori. Potevi benissimo risparmiartela. Perciò evitiamo di andare oltre il limite per favore.”

Lola lo guardò torva e impunita, non aggiunse altro si sistemò il borsone sulla spalla destra e fece per uscire. Mi guardò, la guardai. Sapevo che quello era stato solo l’inizio di una lunga serie di battaglie tra me e la dark lady Lola, ma non avevo paura ero abituata a dover lottare per ottenere il rispetto dalla gente, solo sapevo che quello con Lola sarebbe stato un scontro molto duro. Essere entrambe nello stesso posto era impensabile, una delle due avrebbe dovuto cedere, e quella non sarei stata di certo io. La guardai dirigersi con passo sicuro all’uscita e lanciare a tutti il suo ultimo sguardo di sfida, nel frattempo il gelo regnava sovrano nella sala prove. Piano uscirono tutti senza fiatare rimanemmo Michael, Mez ed io a scambiarci sguardi attoniti l’uno con l’altro, ruppi il silenzio rivolgendomi a Meredith che aveva ancora gli occhi bassi.

“Perché non me lo hai detto?”

“non serviva a nulla dirtelo, chi sei dopotutto? Solamente un’estranea.” Anche lei uscì togliendo bruscamente il polso dalla mia presa. Come potevo darle torto? Aveva ragione ero un’estranea, una qualunque. Nella sala restammo soltanto io, Michael e il giradischi spento. Potevo sopportare tutto, ma non quel soffocante silenzio tra noi due.

“Sei una mina vagante Ely.” La voce dolce di Michael si levò leggera nel silenzio della sala mentre camminando piano andò verso la finestra, mi sentii male appena parlò, ero stata una sconsiderata e avevo agito d’istinto come mio solito quando assistevo a delle palesi ingiustizie. Non osai pensare a come avevo fatto crollare le aspettative di Michael, deluderlo significava mettere fine a tutti i miei sogni, perché non avrei più avuto la forza di presentarmi davanti a lui per la troppa vergogna. Non trovai la forza di ribattere.

“Elena, vattene, gira i tacchi, cammina fino all’albergo, fai le valige e torna in Francia” pensai e per un attimo ebbi il timore che Michel mi avrebbe detto la stessa cosa, si girò verso di me, il suo sguardo era cambiato era tornato morbido e tenero e un mezzo sorriso si disegnò tra le sue labbra nette e sempre più perfette. Abbassai la testa mi vergognavo come un pagliaccio che sbagliando indirizzo, si trovava nel bel mezzo di una veglia funebre invece che ad una festa. Sentii i suo passi ritmati e leggeri venire verso di me fino a vedere i suoi piedi fermarsi a tre centimetri dai miei. eravamo pericolosamente vicini. La nocca del suo indice si poggiò impalpabile sul mio mento e piano lo sollevò, avevo le lacrime agli occhi e per un attimo mi persi nella profondità del suo sguardo, ma il calore di una lacrima che lenta scivolava sul mio viso mi riportò indietro. Sarei voluta morire nello stesso istante in cui la sua bocca poggiandosi sulla mia guancia, raccolse il mio umore asciugando la lacrima che furtiva era scesa senza chiedere permesso.

“Hai un sapore così buono.” Disse e il tocco delle sue mani si allargò fino a prendermi l’intero viso e accarezzarlo dolcemente. Mi abbandonai completamente alla sua tenerezza sciogliendomi in un pianto silenzioso. Mi abbracciò, tenendomi stretta così forte. In quel momento avrei potuto scalare la montagna più alta, gettarmi nel più profondo degli oceani, attraversare la tempesta più furente solo perché tra le sue braccia mi sentivo protetta, non conoscevo paura se lui  mi stringeva

“Mi dispiace Michael, non avrei dovuto reagire quel modo, sarei semplicemente dovuta andare via” L’abbracciai sentendo la sua maglia sul mio viso, il suo profumo era fresco come quello del vento, ma ti pervadeva con il calore del sole.

Shhhh. Quante parole senza senso. Hai difeso una tua amica di cosa devi dispiacerti?”

“Ma non qui, non a casa tua.”

sh sh sh sh. Basta Ely, basta. Ascoltami.” Rimasi in silenzio, ma nessuno dei due mollò la presa.

“Mi stai ascoltando?” Annuii silenziosa.

“Sei stata straordinaria, l’hai rimessa al suo posto non doveva dire una cosa del genere.” Intercorse un attimo di silenzio.

“Ti sto bagnando la maglietta” dissi, mentre la sua voce vellutata era riuscita a placare la mia tempesta interiore, lo sentii sorridere e accarezzarmi la schiena.

“Vorrà dire che avrò qualcosa di te da respirare quando non sarai al mio fianco.”

Alzai la testa e lo vedevo sorridere era come volare tra le braccia di un angelo lontano da lì in posto dove esistevamo solo noi due.

“Ce l’hai con me?”

“ma che eresie vai a dire in giro! Anzi sono sempre più estasiato dalla tua bellezza … interiore, perché l’esteriore mi ha già folgorato da un po’, hai una forza incredibile dentro di te.” Nuovamente raccolse le mie lacrime, ma questa volta con il dito. Fece attenzione a tenere in equilibrio la goccia per poi berla di nuovo.

“E’ una tua abitudine bere le lacrime?”

“No, anzi, non l’ho mai fatto. Ma magari rubare qualche tuo frammento mi renderà più forte.”  

Il fiato mi si strozzò in gola, ma come sempre lui fu veloce a liberarsi dall’imbarazzo stringendomi fortissimo e fingendo di stritolarmi.

“Sei più unica che rara. Però, mi stavo chiedendo se riuscirò mai a vederti con un paio di jeans e una camicetta prima o poi? Insomma quando ti sogno durante le mie poche ore di sonno ti vedo solo in tuta  vorrei vedere anche Elena oltre che la ballerina!”

“beh credo di sì se riuscirò a staccarmi da te e andare a cambiarmi, il problema è che non riesco a sentirti lontano ora come ora.”

“Beh ti consola se ti dico che siamo in due? se vuoi possiamo camminare abbracciati fino all’albergo, però poi non riusciresti comunque a cambiarti, perché non ti lascerei nemmeno in quel caso. Ma perché mi hai chiesto se ce l’ho con te?”

Sorrisi rumorosamente. “Michael … tu sei così pacato, gentile, riflessivo io sono peggio di un caterpillar quando mi si inceppa il cervello. Non so cosa c’è che non va in me.”

“Oh senti adesso smettila. Non c’è proprio nulla che non va in te” disse staccandosi da me e afferrandomi le braccia.

“la prossima volta che dici queste sciocchezze ti punisco severamente. Credi in te stessa Elena, ne hai tutte le ragioni del mondo per farlo. Ti prego, non vedere il tuo lato istintuale come un difetto, io sono perennemente alla ricerca del mio che si libera solo con la musica unico momento in cui  non temo nulla. Te dovresti dare più valore a ciò che hai dentro, sei un … come la tigre che difende i suoi cuccioli. È un dono, non gettarlo via.” Mi accarezzò di nuovo intrecciando le dita nei miei capelli. Era vero, quello che aveva detto, d'altronde la musica e il palco scenico erano le uniche certezze che aveva, perché tutto il resto era stato spazzato via da un buzzurro fallito che gli aveva dato la vita e cercava in tutti i modi di riprendersela, di farne un trofeo da appendere nel soggiorno e mostrare a tutti per poi venderlo al miglior offerente. Ma come poteva essere nato un fiore così puro come Michael in quella discarica che Joseph Jackson aveva scelto per lui come casa? Tanta cattiveria come era stata capace di generare quell’apoteosi di perfezione e bontà? Mi chiedevo, leggendo negli occhi di Michael la mia vita, l’unica vita che avrei voluto avere. Sospirò senza smettere per un attimo di ricambiare il mio sguardo. Aveva degli occhi così profondi e tristi, occhi che avevano visto e sopportato cose troppo orribili per un animo sensibile e immenso come il suo.  

“Adesso basta, asciughiamo il tuo bellissimo viso e andiamo a mangiare.”

“ma come devo cambiarmi!”

“Fatti vedere” mi fece girare su me stessa inclinò un po’ la testa guardandomi curioso.

“beh magari ti staranno un po’ lunghi, ma la taglia direi che ci siamo.”

“mi vuoi mettere la salopette di Bubbles?” Rise divertito.

“no, voglio metterti i miei jeans e la mia camicia.”

Scu scu scusa? Cosa hai detto?”

sh capirai quando saremo di sopra. Go on girl!” mi prese la mano e mi portò via con sé. Ero frastornata da quegli istanti così intensi con Michael, ma ciò che sentivo forte e chiaro dentro di me erano i miei sentimenti, ogni giorno più forti, ogni giorno più veri e ogni giorno più pericolosi.

 

Ero davanti allo specchio tremante e indecisa. Tremante perché stavo indossando gli stessi abiti che si erano poggiati sulla pelle di Michael, indecisa perché mi vedevo buffa. La sua camicia avrebbe potuto farmi da vestito da sera, mamma aveva delle spalle davvero grandi. I jeans erano solo un po’ lunghi perchè ciò che avevo io di fianchi combaciava, o quasi, con l’altezza del filiforme Michael. Mi girai e rigirai davanti allo specchio cercando di trovare soluzioni efficaci atte a risolvere quella buffa rappresentazione di me stessa, poi pensai che nella mia borsa avevo una canottierina bianca, siccome era troppo leggera non rinunciai alla camicia di Michael che però slacciai fino alla vita e legai con un nodo arrivando all’altezza dei fianchi. Con i  Jeans fu facile bastò un composto risvolto a sistemarli. Non ero male, ma mi vergognavo di scendere con i suoi abiti. Non vedendomi si preoccupò e sentii la sua voce salire per la tromba delle scale.

“Ely, devo chiamare la mia stilista per dirti come allacciare una camicia e infilarsi un paio di jeans?”

“Sto arrivando. Ma quanto sei noioso!!!” scherzai. Lo sentii salire gli scalini di corsa, colpa delle borchie dei pantaloni, aveva indossato quelli di scena per vedere se il movimento risultava pulito anche con le catene e i cinturoni.

“sto salendo sei vestita almeno?”

“ a me pare che sei già salito furbetto.” Lo sentii ridere e la sua risata contagiò anche me. poi ovviamente gli stivali con il tacco in metallo mi avvisarono del suo arrivo nella stanza. Dallo specchio lo vidi appoggiarsi allo stipite della porta e guardarmi con occhi attenti. Passò dall’alto al basso e viceversa, molto lentamente mi stava scannerizzando.

“Quando saranno pronti i risultati della lastra dottore?” rise di nuovo ed entrò.

“Me li terrò io signorina, ormai mi ha ceduto i diritti d’autore.”

“a sì? E quando di preciso?”

“quando mi ha abbracciato.”

“ah funziona così con te? Capisco, beh pazienza mi dirà almeno se sto bene.”

“Sta da Dio signorina. Glie lo posso assicurare.” Fece un giro felino intorno a me poi si fermò davanti allo specchio, mi prese per mano e guardò il nostro riflesso.

“Caspita siamo proprio carini insieme. Riempie l’occhio un’immagine così.”

Siccome io me ne ero già accorta da un pezzo del risultato che ottenevamo in coppia e il mio cuore stava scoppiando di emozione cercai di liberarmi per prima io sta volta dalla vergogna, anche perché avevo iniziato a tremare e lui, tenendomi per mano, se ne sarebbe accorto.

“Riempie anche lo stomaco?”

“Come sei romantica darling, un angelo sceso dal cielo.” Disse scherzando e abbracciandomi di nuovo, ma perché si divertiva a causarmi quattro infarti al minuto?

“Scusami, ma non ho fatto colazione sta mattina. E poi l’ho visto prima di te che riempie l’occhio la nostra immagine, perche te sei tardo e distratto.” Gli feci la linguaccia e scappai via per le scale con lui che mi correva dietro, poi si lasciò scivolare dal corrimano superandomi in velocità e atterrando proprio davanti a me in tempo per sbarrarmi la strada.

“Non hai scampo con me è inutile che ci provi” disse a braccia conserte e gambe divaricate. Distratto come sempre mi lasciò correre via di nuovo. Eravamo nel salone d’ingresso e se non fosse stato per l’ostacolo Bubbles in mezzo alla strada completo del pavimento perfettamente lucido e liscio come l’olio. Frenai bruscamente entrando in equilibrio precario, Michael non se ne accorse, infatti mi tamponò in pieno facendomi perdere l’equilibrio del tutto.

“Michael, attento sto perdendo l’equilibrio. aaah

oooooh.” Cademmo entrambi e scoppiammo a ridere Bubbles compresa. Tra le risate a crepa pelle e i versetti di Bubbles Michael trovò la forza di parlare.

“Bubbles. Ti presento Elena. Ahahahah. Coraggio, presentati fai la scimmietta educata.”

Non riuscivo credere ai miei occhi, mi stava guardando curiosa e divertita e vidi che mi porse davvero la mano, come se si stesse presentando.

“Devi stringergliela, sennò gli diventi subito antipatica.”

“Oh mi dispiace, allora Ciao Bubbles, io sono Elena.” Fece un versetto simile ad una risata e si aggrappò al collo di Michael.

“è timida.”

“oh lo vedo. Che carino questo completino Bubbles ti sta davvero bene.” Dissi in tono dolce, era una sorta di tutina rossa con dei disegni colorati non definiti. Le sistemai la manica del braccio destro che si era srotolata, e le girai il cappellino. Mi guardò incerta allora le grattai piano la testina e lei subito si staccò da Michael e venne da me si tolse il cappello e me lo mise in testa.

“fantastico gli stai simpatica, ora ti salterà addosso ogni volta che ti vedrà.” L’accarezzò e mi guardò. Rise.

“Ti sta bene il cappellino! Fossi in te lo prenderei in considerazione per il sabato sera! Non preoccuparti, è pulitissima è!”

“ma stai tranquillo lo so che è pulita. Pulita e ben educata, l’ha detto Quincy Jones”

“è vero!!!”

Con in braccio Bubbles seguii Michael in sala da pranzo. Non passò molto da allora a quando ci portarono da mangiare. Michael staccò Bubbles dal mio collo e la mise seduta sulla sua sedia.

Mangiammo tranquilli, non toccammo l’argomento mattinata di fuoco, se non nel momento in cui Michael disse “Adesso dovrai parlare con Mez immagino.”

“Eh sì, dovrò proprio farlo. Mi dispiace che l’abbia presa male, cioè io non ci vedo assolutamente nulla di male, ognuno è libero di fare le sue scelte. Non voglio che si senta additata. Dunque era questo il motivo per cui l’altra sera mi hai fatto promettere che non l’avrei giudicata?”

“Eh sì, era proprio questo. Ma non devi preoccuparti, passata la rabbia iniziale ci si ragiona più che bene. E poi con te più che rabbia è vergogna credo. Dopotutto non vi conoscete ancora bene e non sa come la pensi su certe cose.” Disse mentre sorseggiò l’acqua dal bicchiere che subito dopo Bubbles gli rubò per bere pure lei.

“Un’amante perfetta!”

“stai scherzando è il mio alter ego!”

“Beh francamente per quanto adori Bubbles non ti ci vedo affatto nell’alter ego di una scimmia.”

“Guarda, te la sta offrendo anche a te.” Infatti mi porgeva il bicchiere e con occhi premurosi mi incitava a bere dallo stesso bicchiere di Michael sì, ma dove aveva bevuto anche lei. fui un attimo incerta, Michael rideva sotto i baffi.

“Beh, Bubbles. Posso dirti che sei la prima scimmia con la quale condivido la bibita. Ti ringrazio.” Era una cosa strana, ma per non essere schifata cercai di concentrarmi sul fatto che oltre alla bocca di Bubbles su quel bicchiere si era poggiata anche la bocca di Michael.

“Ma non ti da fastidio? Io sono esterna alla cosa, te che sei fissato con l’igiene e i microbi non dovresti ricavare piacere dal bere dallo stesso bicchiere di un’estranea.”

“Bevi, e spegni la tua coscienza acida e insicura. Ah e non voglio più sentirti dire che per me sei un’estranea. Ok? Perché non lo sei. Comprì mademoiselle?”

“Oh oui Monsieur!” bevvi.

“quando pensi di parlare con Mez?”

“oggi dopo le prove immagino. O comunque il prima possibile.”

“Brava, è importante. Sta sera hai da fare?”

“No, se non proviamo ad oltranza.”

“No, no, oggi no. Non ce la faccio e non ce la fate voi. E poi siete svelti, posso prendermela comoda. Allora tieniti libera carissima!”

“Perché? Che cosa sta architettando la tua mente geniale?”

“Tu tieniti libera e basta!”

 

 

 

 

Eccomi qua, cerco di fare in fretta, odio aspettare quando seguo un ff e quindi di conseguenza odio far aspettare. Spero che vi piaccia anche questo nuovo chappy. Ringrazio mille tutti voi che recensite ne ho avute anche di nuove sull’altro capitolo e sono stata felicissima di leggerle! GRAZIE GRAZIE GRAZIE anche chi legge! Cercherò di non deludervi spero di riuscirci. Un bacio grande a tutti voi e grazie del sostegno!

Il prossimo capitolo si “intitolerà chiaro di luna” il titolo si commenta da solo.

Baci a tutti.

Colgo l’occasione per dare il ben venuto ad Alysia. New entry in efp oltre che mia cara amica. Ciao tesoro e grazie della recensione. J                  

 

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Capitolo 9
*** chiaro di luna (prima parte) ***


Chiaro di luna

(Prima parte)

 

Era quasi irreale ciò  che provavo, l’atmosfera stessa che stavo vivendo era irreale. Fino a quattro giorni fa se non fosse stato per la mia adorata Bubbles mi ritrovavo a pranzare da solo, invece ora seduta al mio fianco avevo, sì Bubbles come sempre, ma nella sedia vuota alla mia destra c’era una ragazza fantastica. Bella, solare, dolce scherzosa … chiacchierona … il silenzio dentro di me era stato sopraffatto e sconfitto da due grandi occhi verdi capaci di farti dimenticare qualsiasi cosa affliggesse il tuo cuore specialmente se l’artefice delle tue sofferenze era  la menzogna.  Esatto, quelle orribili bugie che la gente si divertiva a raccontare su di me. bene, Elena  era capace di non farmi crogiolare in quei brutti pensieri, perché i suoi occhi erano vivi, sinceri e disinteressati …  per lo meno alla mia notorietà. Non si metteva in luce sfruttandomi, non c’era opportunismo nel suo sguardo, ma solo una grande voglia di stare vicino a me. non credo di ricordami altri sguardi simili , che brillassero di una luce come quella che aveva dentro al suo cuore. Adoravo scherzare con lei, stuzzicarla, indispettirla perché non era una di quelle ragazze che, al minimo accenno di gioco, o di salutare immaturità, assumeva quelle espressioni scioccate, esterrefatte, a volte anche schifate e superiori , si divertiva,  prendeva tutto con il sorriso pronto ad illuminarle  il viso  e giocava come una bambina. Eravamo molto diversi caratterialmente, ma c’era una cosa fondamentale che ci univa : la disperata voglia di non lasciar morire  la nostra anima. Vederla cosi com’era ad uno  come me faceva salire un’agitazione fuori dal comune e se quel giorno non avesse alzato  gli occhi verso di me perforando lo specchio , il mio cervello arrivando dritta al cuore senza passare per vie traverse sarei certamente fuggito. Sensuale,  felina, a tratti aggressiva, seria, concentrata, diretta . un micidiale mix di ingredienti capaci di farti salire la febbre nel giro di pochi secondi semplicemente vendendola camminare. Ci fu qualcosa nei suoi occhi però, che lasciò trasparire un’ infinita tristezza e una grande  fragilità che mi fecero piantare i piedi per terra. nervosismo?  Cancellato paura? Cancellata. Lei era la mia gravità. Sapevo che il mio posto era proprio quello in quel momento li con lei e lei lì  con me.

Finito di mangiare tornammo in sala prove, arrivarono tutti tranne Mez.

“Michael, credo di dover fare qualcosa prima di cominciare!”

“Sì, credo anche io Ely. Tanto non ci metti molto ad assimilare i passi, noi cominciamo, mi libero di Lola e VI aspetto, cerca di non insistere se vedi che non vuole affrontare l’argomento.”

“Seguirò i tuoi consigli Michael, speriamo che la tigre della Malesia non ti divori.”

“Io spero che non divori te nei prossimi giorni … guarda che occhiate ti lancia”

“Oh no, è solo un po’ arrabbiata perchè non ha più la sua schiera di uomini intorno. Vado.”

La seguii con lo sguardo mentre usciva e poi tornai a lavoro.

 

In albergo …

Toc, toc. Silenzio. Toc, toc.

“Non mi scocciate, non vengo in sala.” Potei sentire la voce di Mez dietro la porta.

“Mez, aprimi per cortesia, devo parlarti!”

“io non ho nulla da dirti, se vuoi penso io al posto tuo a farti le valigie.”

“perché dovresti rifarmi le valige?”

“Immagino che cambierai camera sta sera.”

“Scusa tanto Meredith cosa stai insinuando?”

“Non scaldarti zucchero, non c’è alcun riferimento a Mike!”

Mi stavo cominciando a spazientire, odio affrontare le situazioni problematiche senza guardare la diretta interessata negli occhi, figuratevi come potevo stare visto che stavo parlando con una porta, infatti avevo già cominciato a tormentare la maniglia su e giù per incitare Mez ad aprirmi.

“Senti Meredith non mi pare proprio il caso di ragionare sulla situazione che ci interessa con in mezzo una porta tra l’altro anche tristemente bianca come quelle degli ospedali. Per favore Mez parla con me, che motivo c’è che ti impedisce di farlo?”

“il fatto che non ti conosco occhi verdi?”

“beh però il mio nome lo sai. ascolta, Michael è preoccupato. Mi ha detto di parlare con te e poi ha anche aggiunto che CI VUOLE ENTRAMBE in sala, perciò continuerò a tormentarti fino allo sfinimento se non apri subito questa porta.”

Non disse nulla, ma inchiavò con due mandate. Risposta eloquente direi anche se la porta si apriva solo da dentro, a meno che non avessi le chiavi, che erano rimaste nel mio borsone a casa di Michael, e data la corsa che avevo fatto per venire non mi andava di rifarne un’altra per andare e poi se fossi tornata di corsa, sola e ripartita di gran carriera Michael si sarebbe preoccupato, e non mi andava di stressargli ulteriormente la vita. Unica chance che avevo era quella di cantare a squarcia gola, ma la sicurezza mi avrebbe portata via dall’albergo a peso, e l’altra quella di bussare in continuazione alla porta martellandole il cervello. In entrambi i casi puntare sullo sfinimento. Così iniziai a picchiare la porta, non forte, ma ritmando i tocchi i maniera ossessiva. Io al terzo minuto ero più esaurita di una casalinga insoddisfatta, Mez non dava il minimo accenno di aprire così continuai, passando dal picchiare con le mani al picchiare con la testa, poi col fianco fino ad arrivare all’ottavo minuto, di Mez non c’era traccia. Lo sfinimento non funzionava, sicuramente si era infilata l’i-pod nelle orecchie e io mi stavo spaccando mani, testa e anca senza motivo. Così puntai sul melodramma. Mi spettinai i capelli, corsi dalla cameriera che stava pulendo le stanze al terzo piano e iniziai a parlare con una frenesia che solo a sentirmi dall’esterno sarebbe stata in grado di spaventare anche un pazzo assassino.

“Signorina, per favore è successa una cosa gravissima, sono in stanza con una ragazza affetta da crisi ossessivo compulsive e forti tendenze suicide. Ha litigato con il suo fidanzato e si è barricata in camera lasciandomi fuori senza le chiavi, ho paura che commetta qualche sciocchezza, la prego mi aiuti. Non potrei sopportare uno shock come quello di avere sulla coscienza il suo suicidio, potrebbe aprirmi la stanza per cortesia? La prego, mi aiuti!”

La donna poverina era spaventata come se fosse stata inseguita in un bosco da un serial killer e freneticamente cercò il pass par tout con le mani tremanti. Lo trovò e mi chiese quale era la stanza, quando glie lo dissi mi rovinò il piano, perché invece di consegnarmi le chiavi mi seguì. Arrivate davanti alla stanza aprì la porta io con uno scatto felino mi infilai nella stanza e la chiusi fuori. “Grazie!” BUM le chiusi la porta in faccia.

“signorina, ma cosa fa, mi faccia entrare.” Guardai il letto Mez come da me previsto aveva il lettore mp3 a palla nelle orecchie, ed era beatamente distesa sul letto con gli occhi chiusi che fischiettava e teneva il tempo con i piedi. Non si era accorta minimamente che ero nella stanza.

Intanto lottavo per tenere ferma la porta e non far entrare la signora delle pulizie.

“Mi ascolti, no le piacerebbe vedere la scena, presto vada a chiamare qualcuno. Non vorrà a vere sulla coscienza una giovane ragazza? Presto chiami qualcuno.” Dato che urlai a squarcia gola Mez fece un salto e finalmente si accorse di me.

“Che diavolo stai facendo?” si chiese vedendomi intenta a puntellare la porta con la spalla.

“Insomma vuole andarsene e chiamare qualcuno? È molto grave!” Meredith mi guardava scioccata e finalmente la donna si arrese, aprii la porta e la vidi correre giù per le scale.

“Ti sei decisa finalmente ad ascoltarmi!”

“Te sei una spostata Elena! Cosa ti sei inventata per fare tutto questo casino?”

“Nulla, non è questo l’argomento che mi interessa trattare. Voglio parlare con te.”

Sospirammo entrambe io per la fatica lei per la resa. Spense l’I-pod e si sedette sul letto.

“cosa vuoi sapere? Non avrai davvero preteso che dopo una sola notte passata con te ti raccontassi i fatti miei.”

“infatti non l’ho preteso. Hai ragione sono fatti tuoi, ma voglio soltanto capire perché hai reagito quel modo quando ti ho difeso con Lola?”

Si alzò dal letto e iniziò a passeggiare nervosamente nella stanza.

“Credi che sia facile per me ammettere cosa sono in realtà? Non so nulla di te di come la pensi su queste cose, come avrei dovuto reagire? Quella strega ha palesato davanti a tutto il corpo di ballo il mio più grande segreto, mi ha messo in imbarazzo davanti a tutti dovevo forse stare tranquilla? Ti ringrazio di avermi difeso, ma il mio stato d’animo ora è solo vergogna.”

“ma vergogna di cosa Mez? Io non ci trovo assolutamente nulla di male, anzi, ti ammiro perché sei riuscita ad accettarlo con te stessa.  Chi sono io per giudicare? Chi sono tutti per giudicare? È la tua vita Mez, e sei libera di fare tutte le scelte del mondo. Lola è invidiosa perché sei una persona migliore di lei e si aggrappa all’unica cosa possibile per metterti fuori gioco. Vuoi davvero dargliela vinta? Non hai nulla che non va Meredith, anzi hai molto di più da regalare alle persone di quanto se ne possa rendere conto quell’arpia. E non dire cosa sei, non sei un oggetto, non sei un animale, sei una persona, una persona eccezionale ed io voglio essere tua amica se lo vorrai!”

“Vuoi diventare amica mia con la paura che un giorno  stando da sole possa provarci con te? Se è questo il tuo modo di volermi offrire amicizia allora puoi tenertelo.”

“Questa è una tua idea Meredith, non ho proprio paura di nulla, e l’amicizia che voglio offrirti e assolutamente sincera e priva di pregiudizi.”

“Vuoi davvero condividere la stanza con un’omosessuale? Dormire e farti la doccia nella stessa stanza di una che è attratta da quelle del suo stesso sesso?”

“Ma cosa vuoi che me ne freghi? Non sono una che si mostra nuda o si veste e sveste davanti alle amiche, non lo facevo nemmeno con mia sorella, mi vergognavo perfino di mia madre, perciò il problema non sussiste! E francamente non credo che tu abbia intenzione di provarci con me, primo perché sai che sono etero, secondo perché mi spingi a passare del tempo con Michael per far sbocciare l’utopica storia d’amore che ti sei scritta e girata da sola! Non credo che una contendente spinga l’oggetto di interesse verso il suo rivale!”

Era a braccia incrociate davanti a me e mi stava guardando, ero preoccupata che omettesse l’idea di diventare amiche, perché sarebbe potuta davvero essere una bella amicizia. Sospirò poi abbozzò un sorriso.

“Ho troppo rispetto per te e per me stessa per elemosinare la tua attenzione. Ho solamente paura che quella che potrebbe essere una bella amicizia, muoia sul nascere per dei retrogradi pregiudizi. Sei l’immagine esatta di quella che avrei sempre voluto come mia amica, ma nessuna delle ragazze eterosessuali che mi sono girate intorno è riuscita a superare i suoi preconcetti per conservare la l’amicizia, anche se io per loro, quando avevano bisogno, correvo sempre in soccorso, anche se mi trovavo in capo al mondo, mi sono sempre trovata sola per questo mio modo di essere, perché ora dovrebbe essere diverso?”

“Perché ti sto offrendo la mia amicizia sapendo già come sei, sarebbe impossibile tirarmi indietro!”

“Ho sofferto molto per solitudine e sono sempre rimasta orfana di amiche, non credo che reggerei un nuovo abbandono. Ho già una compagna, ma non è come avere un’amica.”

“A maggior ragione, se sei già fidanzata non ho motivo di preoccuparmi.”

“Non ne avresti comunque sei troppo magra per piacermi.”

“Oh ti ringrazio!!!” Ridemmo entrambe e finalmente il suo viso si rilassò.

“Allora? Amiche?” Chiesi allargando in attesa di un abbraccio.

“Amiche!” ci abbracciamo.

“Visto? Non ho allungato le mani! Anche se effettivamente hai un gran bel fondo schiena”.

“O senti non cominciare per favore! E poi lo so che il mio lato b è da capogiro!” dissi scherzando “Che ne dici? Torniamo da Michael?”

“E come potrei tenerti lontana dal tuo principe azzurro? Dopo chi ti sente. Chi sa cosa fa Mike? Mi starà pensando? Michael ho voglia di te, che palle!”

“Non ho mai detto questa cose.”

“però le pensi ogni minuto che passi lontana da lui.”

“Beh sì effettivamente. Andiamo va!”

Quando aprimmo la porta ci trovammo davanti i visi allucinati del direttore dell’albergo, della signora che era stata così gentile e degli infermieri già pronti con gli attrezzi del mestiere che stavano per bussare

“Salve!” esclamammo entrambe con aria innocente e tranquilla. A passo lento percorremmo il corridoio sotto gli occhi attenti del gruppetto e potei sentire il direttore dell’albergo dire

“Ma è sicura Blanca che ci fosse qualche problema?”

“Signore posso dirglielo con certezza. La ragazza con i capelli scuri era disperata.”

Mi venne da ridere e Mez giustamente mi chiese

“Ma che cacchio gli hai raccontato a quella?”

“Nulla, solo che eri una maniaca suicida in lite con il fidanzato. Oh, ah sì le ho anche detto che era grave e doveva chiamare qualcuno”

Cooosaaa?”

“dovevo entrare per parlarti!”

“Te sei fuori di testa, parola mia!” Mi mise una mano sulla spalla e io sulla vita ed uscimmo ridendo dall’albergo.

 

In sala prove …

“Bene ragazzi dai ce ne siamo tolti un’altra. Randy, Damon e Evaldo. Non è valido voi l’avete già fatta nella prima parte del tour. Scherzo, è meglio almeno faccio prima! Lola Luke ti aspetta per l’assolo per come, quando e quanto provare senti lui, io non ho problemi, tanto impari in fretta le coreografie in gruppo è più importante che sai alla perfezione l’assolo.”

“D’accordo Michael. Mi accompagni da lui?” disse sbattendo le ciglia.

“Guarda non è venuto lui, quindi basata che cambi sala e vai in quella piccola qui a fianco. Comunque sì, andiamo.” Feci con lei dieci passi e fummo subito nella saletta dove c’era Luke che aspettava.

“Prego signorina.” Dissi gentile aprendole la porta.

“Grazie Mike!” Il suo tono di voce era più stucchevole che mai simile al miagolio di un gatto, già avevo il prurito.

“Figurati. Buon lavoro. Ciao” mi dileguai con la velocità di una pantera fuori dalla stanza e tornai dai ragazzi.

“Sentite, potremmo iniziare l’altra, ma dovete dirmi se siete stanchi.”

“Michael, scusa se intervengo” Disse Randy.

“se non sbaglio la prossima è Beat it no?”

“Ehm aspetta fammi pensare … sì, sì è proprio lei”

“Beh a quanto vedo siamo in cinque di cui tre ne sono a conoscenza, non è meglio farlo quando ci sono anche Elena e Mez? Almeno la impariamo insieme a loro.”

Effettivamente aveva ragione e conoscendo Mez per Elena non sarebbe stato facile parlarci, erano già le sei del pomeriggio, e sta sera avevo da fare.

“Sì, infatti. Dai andate allora, non so quelle due quanto ci mettono, ma voi i litigi tra donne li capite? Io proprio no.”

“è facile, basta convincersi che sono fuori di testa!” tra una risata e l’altra uscirono tutti io, rimasto solo sbrigai una faccenda che mi stava a cuore. E per farlo dovevo fare qualche telefonata. Digitai un numero sul cellulare mentre mi asciugavo il sudore sulla faccia.

“Michael! Ciao, allora per quella consegna? Le vuoi ancora sì?”

“Sì sì, certo Tom. Ti ho chiamato per metterci d’accordo sull’orario. Facciamo per le nove nel mio giardino? E sempre sul tavolo del gazebo mi raccomando è importante.”

“Perfetto. Nove. Giardino. Gazebo. Ok a dopo allora”

Prima telefonata fatta. Passiamo alla seconda.

“Lara? Allora voglio quello rosa. All’albergo alle sette, stanza 9693. Oh anche l’altra cosa che avevamo in mente stessa stanza.”

“Consideralo già fatto. Ciao Michael!”

Avevo organizzato tutto alla perfezione per quella sera, mancavano solo gli ultimi dettagli, ma erano i più importanti. Volevo passare del tempo con Elena, per capire chi era e cosa aveva dentro. Oramai mi era entrata in testa, come una canzone quando devo scriverla e non c’era via di scampo.

L’ultima cosa che dovevo fare era parlare con il proprietario del ristorante.

“buonasera, ristorante lungo mare come possiamo aiutarla?”

“Luis, sono Michael.”

“Ciao Michael. Non mi hai ancora detto quale sala vuoi per la cena di sta sera. Vieni ancora no?”

“Sì, vengo Luis.”

“bene io pensavo alla torre che ne dici?”

“No, no. La torre non va bene aveva un’altra idea in mente.”

“Oh bene sono tutto orecchi dimmi.”

“La spiaggia.” Silenzio

“La spiaggia? Ma è … fuori.”

“Non è particolarmente freddo e poi da quelle parte in dicembre si sta bene come se fosse primavera.”

“no, intendevo fuori dal ristorante.”

“Beh, il locale è sulla spiaggia, non credo sia problematico mettere un tavolino e due sedie sul retro del ristorante! Se invece lo fosse mi organizzerò diversamente”

“No, no. Va bene come vuoi tu Michael. E spiaggia sia.”

“bene, anzi perfetto. Sei ragionevole come sempre Luis. A sta sera.”

 

 

Salve bella gente. Ecco il nuovo capitolino pronto per voi, siccome è un capitolo importante ho dovuto dividerlo in due parti, Elena e Michael in questa non sono molto insieme, ma vi prometto che nel prossimo saranno re e regina di tutte le pagine che scriverò. Spero vi sia piaciuto anche se non ci sono loro due insieme. Grazie mille delle fantastiche recensioni, siete fantastiche … il carburante per la mia testa e le mie dita. GRAZIE MILLEEEE a tutti un bacio grandissimo.

p.s mcj SCUSAAA!!! non ce l’ho fatta a postare prima di ora, ho avuto un fine settimana infernale mi dispiace davvero tanto, spero che mi perdonerai e più che altro spero che tu parta di pomeriggio, così potrai leggerlo la mattina. Mi sento in colpa! Sorry L

 

          

           

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Capitolo 10
*** Chiaro di luna (seconda parte) ***


Chiaro di luna

(seconda parte)

 

Arrivate in sala io e Mez non trovammo nessuno. Io ero già in fibrillazione non vedendo Michael nelle mie immediate vicinanze, quella sala senza di lui era un inutile pezzo di cemento e parquet, e mi metteva una tristezza tremenda.

“Dove sono andati tutti?” Disse Mez

“Dov’è Michael?”

“Chissà perché mi aspettavo questa domanda? Sarà andato di sopra, Bubbles mangia solo con lui in casa, se lui non c’è non se ne parla proprio.”

“Che dolce, adoro quella scimmietta!”

“diciamo che adori lo scimmiottino dal viso d’angelo!”

“Sì, ma adoro anche Bubbles! Oggi a pranzo mi ha fatto morire dal ridere!”

Cacchio avevo parlato troppo, non sapeva nessuno che Michael ed io avevamo mangiato insieme ed io per prima, per non creargli problemi, non volevo assolutamente divulgare la notizia. Meredith mi guardava allibita con la bocca spalancata e gli occhi curiosi e attenti. Fu subito pronta a ficcanasare e nella sua testa già stavo organizzando il matrimonio con Mike.

“Come hai detto? “oggi a pranzo mi ha fatto morire dal ridere?” come hai fatto a vedere Bubbles a pranzo?” mi guardò con attenzione dalla testa ai piedi annuendo con convinzione.

“Ma certo, guarda come sei vestita? Come ho fatto a non accorgermi, è l’inconfondibile camicia di Michael e scommetto che quelli sono i suoi jeans. O mio Dio, ma che caspita stai combinando Ely?”

“senti Mez, Spielperg in confronto a te scrive novelle per bambini. Come fai a dire che è la camicia di Michael? È una normalissima camicia bianca.”

“Sì, davvero?” detto questo slacciò il nodo improvvisato che avevo fatto e la camicia mi cadde fino al ginocchio.

“non sapevo che amavi le camicie più lunghe di te, ed è meglio se non ti srotolo le maniche, perché sennò sparisci.”

Ero a bocca aperta, effettivamente far passare quella camicia come mia era una pretesa troppo grande, ma cosa potevo farci se ero minuta. Restava il fatto però che ora dovevo dirgli come era arrivata a me quella camicia.

“Allora, cosa hai da dire in tua difesa? Perché hai addosso i vestiti di Mike?” disse subito con la sua aria maliziosa, per lei già avevamo fatto chissà quali follie, quindi era bene ripiantarle i piedi a terra.

“Perché era stanco di vedermi in tuta e pantaloni larghi.”

“così ti ha detto prego ti presto la mia camicia e miei jeans, sapevo che fosse generoso ma fino a questo punto. Sei stata con lui ed è successo qualcosa che ti ha fatto spogliare e rivestire.”

“Nulla di tutto ciò che stai pensando Mez. Uffa!” sospirai. Poi la presi da parte e a bassa voce continuai. “Mi ha invitata a pranzare a casa sua oggi”

Cooosaaaaa????!!!!!” Esclamò con la sua solita voce acuta da soprano. “Shhhhhhh vuoi rendere la cosa di dominio pubblico? Non dovresti saperlo nemmeno te!!!!”

“O cielo Peter Pan ha tirato fuori gli artigli, non lo facevo così intraprendente!” disse con le mani sui fianchi.

“è stato gentile, non mi ha fatto tornare a casa da sola. Diciamo che dovevamo parlare, ma perché non lo facevi intraprendente?”

“Santo cielo. Ti ha prelevato di persona, ti ha portato con lui in aereo, sicuramente avrete fatto insieme il bagno di folla e ora ti invita anche a pranzo. Senza considerare che trova sempre la scusa per romperti le scatole.” Disse sembrava fare l’elenco della spesa. “Scusa avrà fatto così anche con te e le altre no? Non credo che mi abbia riservato un trattamento diverso!”

“Ah, come no. A me lo ha detto perché mi conosceva da anni e certo non mi ha fatto fare un giro in aereo con lui e non abbiamo mai pranzato insieme io e lui da soli, ma solo con Quincy presente. Lola l’ha vista in un locale e l’ha fatta portare in albergo da Tarack, e Valeria ballava per una compagnia teatrale di second’ordine. Ha chiamato l’altro suo manager per farla portare qui, non mi ricordo nemmeno il nome, è un tizio che non mi piace per nulla. Le ha incontrate in sala con tutti noi presenti. Perciò cara la mia Ely. Ti sta dando la caccia.” Mentre finiva di dire queste parole il mio cuore trovò il tempo di fermarsi e poi di accelerare quando vidi Michael entrare in sala con il sorriso a trecentosessanta gradi. Per la “serie sì uccidetemi ora perché ho visto tutte le sette meraviglie del mondo in una sola volta.”

“Vi credevo perdute. Già avevo iniziato a cercare altre due ballerine. Bella camicia Ely!” disse subito pronto a darmi le sue fascinose stoccate come se già non fossi abbastanza fuori di testa solo sentendo il suo profumo. “Ah siamo così facili da sostituire?”

“scherzo Mez. Ti sei calmata un po’?”

“ringrazia Elena sennò non sarei qui.”

“chissà perché me l’immaginavo!”

“te non hai da fare principessa?”

“No sua maestà il re del pop, non ho da fare.”

“Io credo proprio di sì invece. Hai un appuntamento l’ho letto sulla tua agenda. Ed è tra ops mezz’ora. Vai così? Sei carina!”

“Come scusa? Mezz’ora? Ma …” mi ritornò in mente che davvero avevo appuntamento quella sera con lui, ma come avevo fatto a dimenticarlo? “oddio, mezz’ora, ed io sono ancora così, devo vedere Michael Jackson e non sono ancora pronta. Oh no, il trucco, e i capelli non ce la farò mai in mezz’ora, cosa mi metto?” il mio cervello aveva iniziato a pensare a centoventi km orari, ma la mia espressione e la mia postura erano più che statiche.

“Tutto bene Ely?” come sempre la voce di Michael sapeva come riportarmi a terra e mandarmi in paradiso allo stesso tempo scossi la testa come se mi stessi riprendendo da uno stato di trance.

“No, Michael, però ora devo proprio andare! Ci vediamo dopodomani dopodomani. Ciao Mez a sta sera. Ti racconto quando torno…” le diedi un bacio sulla guancia e fuggii via.

“Ma non mi ha detto che aveva un appuntamento. E perché vi vedete dopodomani?”

“Beh perché sta sera farà tardi e domani io non ci sono, devo andare a parlare con uno degli organizzatori per il concerto. C’è Luke con voi.”

“ah, capisco. Michael potresti togliermi una curiosità?”

“Dipende dalla curiosità.”

“Esce con te vero?”

“ma no, cosa te lo fa pensare Mez? Comunque ora devo andare. Se posso darti un consiglio non aspettarla sveglia. A dopodomani.”

 

Entrata in camera mia rimasi senza parole. Appeso nel mio armadio c’era un telo bianco che copriva qualcosa, sopra al letto c’era un pacco regalo più piccolo e un biglietto azzurro, la prima cosa che feci fu leggerlo. La calligrafia era nitida e precisa sembrava di vedere un disegno invece che leggere un biglietto. Non resistetti alla tentazione di leggere subito la firma. Michael.

Stavo morendo, non avvertivo più il mio corpo ma solo il mio cuore che sembrò farmi spiccare il volo con le ali che solo Mike era capace di mettergli. Continuai a leggere:

            alle sette e mezzo scendi all’ingresso. Una Cadillac nera passerà lì sotto. Sali subito mi raccomando sennò succede un casino. Spero che ti siano piaciute le sorprese ho fatto in modo di immaginarti con loro addosso quando le ho scelte. Nella mia mente eri la donna più bella che avessi mai visto in vita mia e so che quando ti vedrò non avrò parole per descriverti. Sarai tanto meravigliosa da sembrare irreale. Con le mani sudate per l’ansia di vederti e il cuore che vuole uscire dal mio petto per arrivare prima di me e portarti via ti lascio un dolce bacio Elena . Ti aspetto

Michael.

Mi lasciai scivolare lungo la porta, stringendo fortissimo quel sacro biglietto e arrivai al pavimento con il corpo pervaso dai brividi. In quel momento per me poteva anche finire il mondo, mi era bastato leggere quelle poche righe scritte di suo pugno per toccare il cielo con un dito, atterrare e ripartire quante più volte avessi voluto. Gli occhi erano lucidi e mi prudevano, le mie amiche lacrime erano già pronte a darmi il mio saluto, ma Michael mi aspettava e non volevo assolutamente farlo aspettare. guardai l’orologio avevo un’ora non mezz’ora come mi aveva detto Michael, che dispettoso, voleva che mi sbrigassi. Il sorriso mi si disegnò sulle labbra con la velocità di un fulmine. Aprii il telo e fu come sentire il mio cuore trafitto dalla freccia di cupido. Il telo copriva un vestito incantevole. Era rosa con la gonna fino al ginocchio in seta leggera, il corpetto era costellato di lustrini, era delicato, romantico, proprio come piaceva a me, proprio come chi lo aveva scelto. Lo indossai subito, era perfetto, sembrava cucito su di me, doveva avere un occhio fenomenale aveva centrato appieno le mie misure. Sotto in una scatola c’erano un paio di decolleté in vernice argentata, anche il numero era esatto. “lo dicevo io che è una macchina!” pensai ironica. Davanti allo specchio il primo passo mi parve completo ora c’era il problema capelli e trucco …

 

Non ero in grado di stare fermo, passeggiavo nervoso per casa sotto gli occhi interdetti di Bubbles. Schioccavo le dita in continuazione, già da un giorno pensavo a cosa mettermi e come organizzare la serata per farla felice, perciò mi ero preparato in un quarto d’ora. Le lancette dell’orologio sembravano fermarsi e tornare indietro ad ogni rintocco il tempo non passava mai, erano appena le sei e mezza e io credevo di aver iniziato a delirare da ore. Giocherellavo con le chiavi della macchina che non so quante volte mi erano cadute a terra.

“Bubbles, che devo fare scendo e le apro lo sportello?” si grattò la testa segno eloquente di un no.

“hai ragione, ci vedrebbero tutti e ci correrebbero dietro. Allora glie lo apro ma da dentro la macchina. Speriamo non passino altre auto. Poi vediamo i fiori, ecco sì i fiori. Le piaceranno quelli che le ho preso?” aprì le braccia in segno di resa “Sì ma infatti, ne ho presi a dozzine.” Sospirai e mi sedetti sul pavimento vicino a Bubbles. “ma che mi succede Bubbles? Non ho mai avuto questo genere di problemi, insomma con Tatum, e poi con Brooke insomma che cacchio un po’ di donne ne ho viste. Ma mica avevo il cuore così irrequieto. Che cosa sono queste farfalle nello stomaco, l’adrenalina quando la vedo, e la serenità di quando è vicina a me? aiuto, è quello che penso?” Annui rassegnata e mi mise una mano sulla spalla, la presi in braccio, e ci abbracciammo come nostro solito. “è carina è?” annuì e fece un versetto di assenso “Ci posso provare allora, è affidabile che ne pensi” annuì veloce. “Bene.” La fibrillazione che si era calmata riprese non appena l’orologio scoccò le sei e tre quarti “Bubbles devo andare, devo andare o mamma è già ora, allora senti. Non voglio trovarti a gironzolare per casa, non fare troppo casino e non fare impazzire Grace, è brava a fare la segretaria e se se ne va io non so più quello che devo fare prima ok? Fammi l’imbocca al lupo.” Alzò il pollice o quasi e mi avvicinò la testa dovevo avvicinare anche la mia era il segnale di buona fortuna. “Crepi.” Le diedi un bacio e uscii quasi volando di casa.

 

Continuavo a ballare il tip-tap sul marciapiede. Sembravo esaurita e stavo valutando di prendere una camomilla, magari avrebbe fatto in modo che il cuore non mi esplodesse nel petto. mancavano cinque minuti a quella che sarebbe stata la serata più sconvolgente della mia vita, per anni avevo immaginato che arrivasse questo momento: io nel mio romantico vestito e lui che mi passa a prendere sotto casa, beh più o meno c’eravamo, ma io la credevo una cosa oltremodo impossibile e invece ora lui stava per arrivare. Quando vidi una Cadillac nera parcheggiarsi davanti all’albergo il ritmo dei miei battiti era sempre più sconnesso ed aritmico i vetri erano oscurati, quindi doveva essere per forza lui. Lampeggiò, presi un bel respiro e andai allo sportello del passeggero che si aprì in un baleno. Mi accucciai e vidi che dalla parte del guidatore c’era Michael.

“cosa? tu guidi? E per quale motivo non lo sapevo?”

“Perché non me lo hai mai chiesto. Ho preso la patente a ventidue anni, ma ho seri problemi con il parcheggio. Però c’è spazio dove ti porterò sta sera.” Ci fu un attimo di silenzio in cui mi guardò intensamente si morse il labbro inferiore e sospirò. “Ti avevo avvisata!”

“Infatti non hai bisogno di dire nulla.” Salii in macchina, siccome si era tolto la giacca immaginai che il tragitto fosse lungo. La mia idea non sembrò essere contraddetta passammo due ore su strada. Eravamo in un posto isolatissimo e buoi, metteva i brividi se fossi stata sola, per fortuna c’era Michael, non si vedeva assolutamente niente e tanto per non cambiare questa atmosfera prima di scendere mi bendò gli occhi.

“Aspetta solo un secondo. È pulita è!”

“Ma che fai Michael?”

“Shhh sta a guardare, beh se ci riesci!!! Ehehe ferma, non muovere un passo, arrivo io.” Scese dalla macchina e sentii aprire lo sportello dalla mia parte. “Attenta, non impressionarti.” Poggiai i piedi fuori dall’auto e il tacco affondò. “Oddio, Michael, dove siamo finiti?”

“Hai paura?” disse dolce sostenendomi per non farmi cadere. “Sarebbe impossibile sono con te come potrei averne. Però tu non ti allontanare troppo.” Dissi tenendolo stretto per il braccio. Lo sentii abbracciarmi la vita, lo fece con delicatezza, ma la stretta era decisa. Se avessi potuto mi sarei incollata la sua mano sul fianco. Credevo che quel sogno svanisse in un soffio, ma quando ci fermammo e Michael si spostò alle mie spalle togliendomi la benda con il suo innato garbo davanti a me vidi uno spettacolo sconvolgente. Era buio, ma la luna piena splendeva alta in cielo e illuminava tutta la spiaggia. Quella sfera d’argento si specchiava sulla superficie dell’acqua dando l’impressione che il mare si fondesse col cielo in un tutt’uno, all’orizzonte le luci di un peschereccio lanciavano il messaggio che in quel panorama ultraterreno ci fosse vita, le onde pacate ed eleganti danzavano susseguendosi a ritmi cadenzati in un solenne pezzo d’insieme per poi morire accarezzando il bagnasciuga. Michael ancora alle mie spalle mi cinse piano la vita e le mie mani incontrollate si posarono sul mio viso stupefatto da quel panorama per poi incontrare le dita affusolate di Mike che si intrecciarono con le mie. Riuscivo a sentire i nostri battiti all’unisono e per me in quel momento non c’eravamo altri che noi non solo lì in quel momento, ma io e lui soli nel mondo. “Michael è sconvolgente, non posso reggere tutte queste emozioni insieme. È meraviglioso, mi sento …”

“viva?”

“Viva, sì ma non solo anche felice. Non avrei mai creduto di potermi trovare un giorno qui con te che mi stringi e mi infondi sicurezza. Sei capace di così tanta dolcezza Michael, ma come fai?”

“è tutto più semplice quando sai che la persona che hai affianco capirà tutto ciò che fai. E poi se sono riuscito io a camminare sulla luna perché tu non credevi possibile di poter essere qui con me ora?”

“Gli umani non riescono a toccare le stelle.”

“Ma le stelle si ritrovano sempre e riescono sempre a toccarsi e tu sei la mia stella gemella.”

 

Ta dan, togliete vi quelle arie dispiaciute dalla faccia, non è ancora finito il capitolo, ma intanto per rendere le cose più semplici per me e meno pesanti per voi (spero) vi posto anche questa parte, l’altra è già pronta, ma l’ho divisa. Spero che l’inizio della serata tra questi due qua vi sia piaciuto. So che l’altro capitolo è finito sul più bellissimo e che anche questo non è da meno, ve lo dico ci sto mettendo anima e corpo per scrivere questi momenti tra loro spero di non deludervi grazie delle super fantastiche recensioni  lo posto con velocità disumana il prossimo promesso!!!     

Ringraziamenti speciali

X Jennifer_94: lo so sono stata cattivissima a farlo finire in quel punto, ma devo tenervi un po’ sulle spine, non ti prego non dirmi che sei insonne sennò mi sento in colpa. Prometto che nei prossimi sarò più magnanima! Sono contentissima che ti piaccia la mia storia, cerco di proiettare il più possibile ciò che ho dentro quando scrivo di Michael dalle recensioni credo di riuscirci discretamente grazie mille davvero. E Comunque sono assolutamente d’accordo con te, secondo il mio modesto parere per liberare Michael da avvoltoi e carnefici bastava una ragazza che lo amasse con amore sincero e disinteressato proprio per questo ho creato il personaggio di Elena.

Un bacio grande a presto.

X sereILU: carissima che piacere rileggere la tua recensione, pensavo che mi abbandonassi. Visto quanto so essere cattiva? Anche qui non mi sono risparmiata spero ti sia piaciuto anche questo. Un bacione.

X Eutherpe: tesoro mio sei sempre più fantastica e ti adoro ogni giorno di più! Visto? Carina l’idea della frottola, ho pensato a come avrei reagito io e l’ho scritto. Tesoro te sei troppo dolce mi commuovi con le tue recensioni, sei mitica GRAZIEEEEEE! Eh sì se ne avesse avuta una come Elena tante cose sarebbero state più semplici sennò non l’avrei costruita così. Un bacio dolcina a presto!!!!

X Bad_Mikey:  ciao carissima!!! Sì quel pezzo è uno show, mi sono divertita anche io a scriverlo. Grazie, mi fa davvero piacere che ciò che scrivo o in un modo o in un altro ti faccia rischiarare le giornate sono felicissima davvero, dopotutto anche per me è così quando leggo le tue storie, è importante essere solidali tra fan che tanto sono le uniche e gli unici che lo abbiano amato davvero. Grazie mille a presto

 X Lolla_20: visto? Cerco di fare il prima possibile, ma non sempre ci riesco però prometto che non ti farò aspettare mai tantissimo. Sono contenta che mi hai recensito grazie mille davvero baci baci a prestissimo!       

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Capitolo 11
*** Chiaro di luna (terza parte) ***


Chiaro di luna

(terza parte)

 

Ero impietrita davanti a lui, non riuscivo a controbattere, ma i miei occhi subito pronti a sciogliersi in un pianto parlarono al mio posto. Michael mi abbracciò fortissimo e mi sorrise dolce, eravamo tutti e due imbarazzati, ed io personalmente tremavo. Con mia sorpresa Michael (che stava rischiando di stritolarmi) fu in grado di proseguire il discorso

“No, non puoi guardarmi con questi occhi Elena, altrimenti  tutta la serata che ho preparato solo per noi va a monte perché non ci capisco più niente, ma hai freddo?” disse probabilmente a suggerirgli la domanda fu il fatto che stavo davvero tremando d’emozione ed era sempre più evidente. “no, Michael anzi devo dire che sto sentendo davvero caldo.”

“Vieni. Devo farti vedere una cosa.” mi prese per mano e passeggiando sul lungo mare arrivammo ad un certo punto davanti a quello che a me sembrava un antico castello. Adesso tutto era davvero impossibile c’era il mare, la luna, Michael ed io e il castello, sbaglio o l’avevo sognato una volta? Mi ricordai di sì. Lo guardai adorante e i miei occhi bruciavano per quanto cercavo di trattenere il pianto.

“Michael, ma sei sicuro di essere davvero un umano? Tutto questo nessuno sarebbe in grado di riunirlo in maniera così perfetta. Hai deciso di farmi morire. Bastava che mi dicessi che non ti piace come ballo e vuoi cacciarmi via!” scherzai per cercare di sembrare il più tranquilla possibile, ma dentro urlavo: di gioia, di stupore, d’amore e di tutto ciò che solo Michael poteva scatenare dentro di me, non mi ero mai sentita così prima d’ora.

“Se hai dei dubbi sulla mia umanità dammi l’altra mano.”  La prese con delicatezza poggiandola sul suo petto fu una sensazione senza precedenti ritrovarmi con la mia mano presa tra il suo cuore e la sua mano, mi sentivo così piccola e il cuore di Michael batteva all’impazzata, era agitato anche lui come me, sentire quel battito, il suo battito sotto la mia mano mi diede la risposta alla domanda che gli avevo fatto. Era molto più che umano, ma era la dolcezza del suo viso a confondermi le idee avrei potuto paragonarlo a quello degli angeli che timidi si sarebbero nascosti tra le nuvole. Restammo a guardarci solo per qualche istante, ma a me parve interminabile fu come correre in una foresta a cercarlo, il mio essere riuniva in sé le sensazioni di paura di perderlo o di non trovarlo mai, eccitazione per la sua divina bellezza, ne avvertivo già la mancanza e non era mai stato mio fino in fondo. Mentre, assopita nella tranquillità del posto e del suo viso pensavo a come avrei potuto fare se un giorno ne avessi dovuto fare a meno di lui, Michael, continuando a tenere le mie mani, fece un leggero passo indietro. “Ti supplico Elena abbia pietà di me, non riesco a muovermi quando incontro il tuo sguardo.”

“D’accordo, allora abbasserò gli occhi, ma non puoi pretendere che sia così facile non guardarti!”

“Pretendo solo di farti passare un’indimenticabile serata con me. è la prima, devo fare bella figura.” Continuò con l’innocenza di un bambino. Io tornai di nuovo a volare se quella era la prima ce ne sarebbero state altre, non riuscivo a crederci, tuttavia stava succedendo proprio a me.

Mi accorsi continuando a camminare che era un ristorante quello che io credevo essere un castello, ma mi preoccupai quando cominciai a realizzare che essendo un ristorante era un luogo pubblico, sicuramente aveva studiato qualche altra bella trovata  e non vedevo l’ora di scoprirla.

Facemmo il giro degli esterni fino ad arrivare al retro, precisamente a tre metri dall’acqua dove c’era un tavolino elegantissimo apparecchiato nei minimi dettagli. La tovaglia era bianca e l’addobbo floreale al centro del tavolino sulle tonalità del rosa e del bianco, c’erano cinque rose bianche screziate di rosa acceso contornate di larghe foglie verdi che fuoriuscivano morbide dal vaso e sfioravano il tavolino, facevano da contorno a tre orchidee fucsia con al centro un piccolo lilium bianco. In tre mosse aveva centrato i miei fiori preferiti e il profumo che emanavano era sublime. “Li hai scelti tu i fiori Mike?”

“Non solo, ci ha anche detto come dovevamo metterli, ed ora che vedo chi fosse la sua adorabile accompagnatrice capisco perché abbia preteso tanto. Buona sera io sono Luis il proprietario. Michael è stato categorico deve essere tutto perfetto, speriamo di non deludervi.” Quel buffo ometto con i baffi e la erre moscia mi baciò la mano senza toccarla con le labbra (per fortuna non era gran ché) poi tornò a rivolgersi a Michael. “Monsieur Jackson, desidera il maitre qui fuori?”

“No Luis grazie, voglio stare solo con la mia deliziosa amica, mi lasci solo il vino grazie, ci penserò io a fare il bravo maitre.” Apprensivo come al solito.

“Vino Monsier?”

“Beh io ne bevo molto poco, quasi nulla, ma l’occasione è importante.”

“Non si preoccupi Luis non  ce ne servirà molto nemmeno io bevo molto.”

“Bianco morbido allora?”

“Sì, andrà benissimo Luis grazie.”

“Allora vi lascio i menu. Buona serata.”

Ero paralizzata in piedi con Michael al mio fianco che da perfetto gentleman quale era, si preoccupò di farmi sedere, spostò la sedia mi fece cenno di accomodarmi. Appena fui seduta mi accorsi che non avevo approfondito sul suo abbigliamento, ma ora che lo guardavo da un angolazione diversa mi accorsi che Michael era sconvolgente. Aveva i pantaloni neri di tessuto coccodrillati, la cinta dorata con degli Swarovski sulla fibbia. La camicia era bianca con i bottoni coperti allacciata fino al collo con la tipica, classica coroncina di Swarovski al centro del colletto, che indossava sempre per le serate speciali, e a completare la sua già divina bellezza c’era una giacca bianca di paillette dal raffinato collo ricamato con altre paillette, brillava come una stella era bellissimo e quella giacca rendeva ottima giustizia alla prestanza delle sue spalle. Mi si mozzò il fiato in quei dieci secondi che impiegò per sedersi di fronte a me con gli occhi scuri subito pronti a incrociare i miei e i capelli mossi che rendevano un po’ più selvaggia tutta quella natura divina. 

“Michael, sei davvero incredibile, ero così agitata che non mi sono neanche resa conto di quanto sei spettacolare sta sera. Sognavo di conoscere la tua famosa spilla a coroncina.”

“Oh beh allora te la presento “famosa spilla a coroncina lei è la favolosa ballerina Elena te ne ho parlato ricordi?” ti piace la spilla davvero?”

“Mi piaci tu!” oddio come erano scappate via in fretta quelle parole dalle mie labbra, non ero riuscita a frenarle, infatti avvertii il calore aumentare avvampando sul mio viso. Anche Michael sentì caldo però, perché si passò l’indice all’interno del collo della camicia.

“Sei adorabile quando diventi rossa.”

“Sono arrossita è?”

“Eh sì, un po’!” prese un sospiro e tutto d’un fiato disse “Che mangi?”

“sinceramente non lo so. Te?”

“Idem. Il pesce qui e buonissimo, lo cucinano bene”

“Allora mangiamo il pesce. Oddio Mike non ce la faccio è tutto così straordinario io … io sono senza parole. Mi hai folgorato mi stai trattando come una principessa. Sei incredibile.”

“Come una regina vorrai dire!” eccolo, un altro fair play  era arrivato a destinazione. Giustamente lui era il re del pop,ed io ero prossima al ricovero.

“Beh sempre in un palazzo sta!”

“Oh sì, ma è importante precisare. Sono contenta che ti piaccia come ho organizzato. Sai mi hai dato tu l’ispirazione, sei talmente unica che qualsiasi invenzione sarebbe scontata.”

“Potrei dire lo stesso di te. Comunque perché questo invito? Cosa festeggiamo?”

“Festeggiamo te.” E allungò una piccola scatoletta vicino la mia mano, stavo per impazzire, infatti respirazione e battito aumentarono visibilmente.

“Cos’è?”

“Aprilo.”

“Volevo dire perché?”

“Perché mi va. Ma la smetti di farti mille domande? Sei più tesa di una corda di violino, già sono io molto simile a quelle di un contrabbasso che combiniamo sta sera? Facciamo un concerto d’archi?” scoppiammo a ridere insieme. Poi mi dissi che aveva ragione, insomma era capitata un’occasione talmente sconosciuta e rara e impossibile a me, proprio me, che stava diventando molto simile ad una favole delle mille e una notte, però era reale, dovevo smetterla di avere paura che da un momento all’altro svanisse nel nulla dopotutto lui era lì con me ed era l’unica cosa che sognavo da tutta la vita, perché non dovevo goderla appieno?

“Hai ragione Mike. Però non c’era bisogno, insomma le scarpe, il vestito, il mare, la luna. Credo che siano più che sufficienti.”

“Per me no, quando la persona che ho davanti meriterebbe tutto il paradiso e la terra sottostante.”

“Ma non eri diffidente delle persone.”

“Non ce la faccio proprio ad essere diffidente con te sei troppo reale e sincera per essere un’approfittatrice.”

“Ma mi conosci solo da una settimana!”

“Ecco, ti sei risposta al perché ti ho invitato. Voglio conoscerti, conoscerti Elena e per conoscersi bisogna frequentarsi. E credimi non desidero altro dalla prima volta che ti ho visto. Allora lo apri o no questo pacchetto?” Guardai Michael, guardai la scatolina, guardai di nuovo Mike, visione molto più piacevole. “D’accordo.” Dissi timida con un filo di voce. Iniziai a scartare il pacchetto e vidi Michael sorridere sotto i baffi. Era una scatolina blu, rigida e rettangolare, incartata al contrario. prima di darmi il tempo di chiedere Michael intervenne. “è per aumentare la suspense, se l’avessi incartata al dritto già ti facevi un’idea di cosa poteva essere e non avrei visto quell’adorabile espressione di incognito sul tuo viso. Girala” eseguii. Una scritta d’argento diceva Swarovski. Ok iniziavo lentamente ad elaborare una teoria. Michael iniziò ad alzarsi piano dalla sedia. Aprii la scatola e vi trovai dentro un raffinatissimo braccialetto era leggero e il disegno era molto simile ad un gambo di un fiore, infatti intorno aveva delle foglie incise con innaturale precisione di oro bianco e il baccello del fiore era invece in Swarovski ed era molto simile ad un giglio era elegante e ricco senza diventare volgare, degno del gusto delicato di Michael. Mi portai la sinistra alla bocca e di nuovo gli occhi bruciavano. “Santo cielo, Michael è bellissimo!”

“Ti piace? Appena l’ho visto ho detto questa è Elena, sono riuscito a proiettarlo con troppa facilità sul tuo polso. E poi George me ne ha fatti vedere decine l’altra sera, ma questo è l’unico che elogiava la tua eleganza. Aspetta che te lo metto.” Gli porsi il polso lui si accucciò alla mia altezza lo tolse dalla scatola con un’attenzione incredibile e lo allacciò al mio polso. Sta volta però non trattenni moltissimo le lacrime, ma evitai di farmi vedere con la gocciolina sullo zigomo abbracciandolo. “Grazie Michael è stupendo, meraviglioso. Non dovevi davvero, non dovevi.”

Lui stava ricambiando il mio abbraccio e con tono impercettibile se non fosse stato così vicino al mio orecchio disse “Ma grazie di cosa? te l’ho regalato con tutto il cuore e poi è solo un pensiero.”

“Un pensiero tipico della tua gentilezza d’animo. Che pazzo sei! Oh Michael grazie mille!”

Non mi rispose, ma il sorriso sul suo viso non si cancellò per un attimo. Si ricompose e tornò seduto. Avevo davanti un dipinto. Finalmente arrivarono a prendere l’ordine.

“Allora i signori hanno deciso?”

“Sì, io vorrei del persico gratinato grazie.”

“Ottima scelta signorina il persico me lo hanno portato sta mattina. Vuole del salmone come antipasto?” io ero subito andata a vedere i prezzi e Michael se ne era accorto, infatti stava ridendo sotto i baffi mentre parlavo con Luis. “Sì, Luis. Lo vuole il salmone per antipasto. Portacene due per cortesia e cos’è che hai preso Ely? Il persico?”

“Sì, lo adoro.”

“Si lo mangio spesso anche io! Ma sì dai, fai un bel doppione Luis.”

“Patate arrosto per contorno?”

Lesse” esclamammo insieme Luis era più allibito di me e Mike che ci stavamo guardando interrogativi. “Beh non avrete problemi sul mangiare quando sarà …” Fantastico se prima mi stavo agitando al solo pensiero di essere a cena con Mike ora con la prospettiva del roseo futuro che Luis aveva decantato l’opera era completa, infatti mi nascosi dietro al menu.

“Grazie Luis.”

“di nulla Monsieur Jackson. Il vino è di vostro gradimento?” di nuovo io e Michael ci guardammo ironici, entrambi i calici erano perfettamente asciutti e la bottiglia chiusa. “Sì, non è vero Michael? Era buonissimo!”

“Oh sì divino. Ottima scelta Luis.”

“Mi fa piacere signore.” Prese i menu e se ne tornò dentro.

“Senti vorrei proprio sapere come l’hai convinto a farti apparecchiare sulla spiaggia.”

“è ragionevole, quando si tratta di guadagnare, io sono un suo affezionato cliente perdere me significa perdere…

“Una bella miniera d’oro!”

“appunto.”

“Ma perché l’uomo è talmente facile da comprare?”

“Perché è egoista. Se gli chiedi di strisciare per un milione di dollari che potrà permettergli di soddisfare il suo egoismo stai pur certa che lo farà. È una cosa triste, ma purtroppo è la realtà!” Si era cimentato nell’apertura della bottiglia, anche una cosa così semplice in mano sua diventava un’opera d’arte, le sue mani che con cura stappavano la bottiglia rubarono trenta secondi della mia lucidità, non era possibile tutto ciò, dovevo fermare il flusso veloce delle mie emozioni e restare connessa sulla spiaggia con Mike.

“Ci sarà mai la speranza che cambi?”

“C’è sempre la speranza. È la volontà che manca.” BUM il tonfo sordo del tappo fuoriuscito dal vetro risuonò nel silenzio della notte.

“Vino mademoiselle?”

“oh me oui Monsieur” versò la bibita nel mio bicchiere e nel suo, alzò il calice.

“A cosa brindiamo?” chiesi

“A te!” mi rispose sorridente.

“A noi.” Annuì e fece trillare il bicchiere toccandolo leggermente con il suo.

“Senti una cosa Ely, hai avvisato la tua preside, ma non il tuo ragazzo.” Mi venne talmente da ridere che rischiai di strozzarmi con il vino.

“Scusa?”

“Perché una così bella ragazza ce l’avrà un ragazzo?”

“Me lo chiedi perché ti interessa o me lo chiedi per circostanza?”

“Secondo te? Risponditi e poi rispondimi” disse versando l’acqua sia a me che a lui. Feci un attimo di pausa sapevo che gli interessava e probabilmente già lo sapeva o l’aveva intuito, ma voleva la mia conferma. E adesso chi lo trovava il coraggio di dirgli la mia situazione sentimentale? Nessuno, solo io dovevo trovarlo e con lui volevo essere assolutamente sincera. Presi un bel respiro bevvi un po’ d’acqua e cominciai a mettere in ordine i pensieri.

“Te lo dico, ma solo se mi fai una promessa.”

“prometto solennemente che …”

“non mi prenderai in giro.”

“Prometto solennemente che non ti prenderò in giro in alcun modo e per nessun motivo.”

“Bravo, la tua è più bella!” lo guardai una seconda volta per vedere se c’era menzogna nei suoi occhi e mi ricordai che trovare menzogna negli occhi di Michael Jackson era praticamente impossibile. Così mi feci coraggio.

“Non ho avvisato il mio ragazzo, perché non ho un ragazzo.”

“O mi dispiace ho fatto una figuraccia ti sei lasciata da poco?”

“Michael, non ho un ragazzo e non ne ho mai avuto uno. In india sono uno scarto di produzione.”

“Beh laggiù sono intraprendenti. Ma davvero non sei mai stata fidanzata?”

“Fidanzata fidanzata no, ci ho provato due o tre volte, ma senza successo.”

“Come mai?”

“Non ho mai avvertito sensazioni che mi facessero dire “Ok, sono innamorata” e specialmente non ho mai trovato un ragazzo compatibile con il mio carattere. Sono fatta di mille sfaccettature e non è per niente facile starmi dietro. Un po’ li capisco, so essere molto molto sfuggente. Non me la sono mai sentita di gettarmi completamente tra le braccia d’un uomo. Un po’ per l’educazione rigida dei miei, un po’ per la mia testardaggine.”

Mi stava ascoltando attentissimo, mentre si passava l’indice sulle labbra.

“26 anni nessun amore. È un po’ strano.”

“Non ho detto che non mi sono mai innamorata, ho detto che non mi sono mai fidanzata. Innamorata sì che lo sono stata, ma sempre delle persone sbagliate.”

“Oh, allora siamo affetti dalla stessa malattia. Beh quindi sei libera?”

“Avevi qualche dubbio?” chiesi sorseggiando del vino e assumendo un’aria finemente maliziosa, che gli piacque perché sorrise e si avvicinò a me con la sedia. Mi guardò dritto negli occhi e il suo viso angelico e dolce divenne intrigante e misterioso come sul video di “Dirty Diana”. Oddio era stupendo.

“Assolutamente no! Però sai sempre bene accertarsi.” Ci fu un attimo di imbarazzante silenzio durante il quale il suo viso e le sue labbra erano pericolosamente vicine alle mie. Come nel più prevedibile dei casi Luis ci portò la cena proprio in quel fulgido eterno momento. Io sinceramente tirai un sospiro di sollievo per ricevere un suo bacio mi serviva la preparazione psicologica della durata di una settimana.

“Arriva la cena” mi disse a voce bassissima quasi impercettibile. Fu come se poggiasse delicato un dito sul mio cuore. “Beh, allora dovremmo lasciargli un po’ di spazio non credi?”

“Eh sì, credo proprio di sì.” Tornammo a stabilire le debite distanze io avevo un groppo in gola e facevo fatica ad ingoiare. “E voilà Monsieurs. La cena è servita. Bon apetit” mangiammo con calma e Michael non distoglieva un attimo gli occhi da me che quasi rischiai di impataccare il meraviglioso vestito che mi aveva regalato. “Io non te lo chiedo se ce l’hai ragazza.”

“Perché?” rise. “Beh sono rimasta a Brooke Shields.”

“Ah sì? Beh con Brooke ci hanno fatto i pettegolezzi più disparati, ma comunque sono libero.”

Che fetente non mi aveva confermato se c’era stato insieme o no con Brooke, invece io volevo saperlo, era l’unica persona, oltre a Diana Ross e Litz Taylor, che ronzava intorno a Michael che mi piacesse. Comunque pazienza, quello che mi importava era sapere che non rischiavo di dover fare a lotta con quello splendore di Brooke. Finimmo di mangiare intorno alle nove e mezza, le discussioni che trattammo furono della natura più eclettica e servirono solo a farmi innamorare definitivamente di lui. Scoprii che era impossibile annoiarsi con Michael, che potevo parlare di tutto senza avere la paura di essere giudicata o fraintesa, non aveva veli, con me e questa cosa mi fece impazzire, ma d'altronde anche per me era così, iniziavo a non riconoscermi in quella ragazza che ora passeggiava con lui sul bagnasciuga a piedi nudi e lo guardava con occhi sognanti mentre lui dall’alto della sua sfera magica le stringeva la mano. Per farmi conoscere impiegavo non mesi, ma anni, invece con lui era un po’ come se lo conoscessi da una vita, dopotutto aveva sempre fatto da colonna sonora alle mie giornate, da sollievo nei momenti bui della mia esistenza era tutto per me confidente, amico, uomo. Parlavo anche da sola certe volte perché sapevo che lui era lì ad ascoltarmi e in una settimana avevo toccato con mano la sua incredibile sensibilità senza ricevere la minima delusione. Lui era esattamente come lo immaginavo da vent’anni e quella sera per me era diventato anche l’amore. Era inutile che continuavo a nasconderlo a me stessa, Mez aveva ragione. Ero fuori di testa per lui e il mio cuore non aveva mai battuto per nessun’altro e che mi capitasse di nuovo a quel punto era davvero impossibile, lui era troppo unico e inimitabile per essere riconosciuto in altri. Camminavamo in silenzio ma i nostri pensieri erano direttamente connessi. L’acqua che sfiorava le dita dei miei piedi era calda e accogliente e ci invitava a fare un bagno, ma sicuramente non avremmo accettato il suo invito, almeno così credevo.

Ad un certo momento Michael con gli occhi birbi di una bambino che sta per combinare guai mi fermò e venne davanti a me facendomi dare le spalle al mare. Strinse le mie mani sorrise e mi abbracciò “Michael il tuo sguardo non è per niente rassicurante.”

Shhhh ti va di ballare?”

“Qui? Ma non c’è la musica.”

“Caspita ci sono io! Ma allora ti va o no?” Mi guardò intenso e penetranti, poi con un solo battito di ciglia gli occhi misteriosi tornarono trasparenti e dolci e io ebbi la sensazione di sciogliermi tra le sue braccia.  “Beh Michael, se me lo chiedi così, per me è impossibile dirti di no.”

“Vediamo allora immagino che adesso dovrò cantare.” Io non risposi, ma lui mi interpretò senza chiedere di nuovo, così iniziò a cantare con la sua voce d’angelo una melodia ricca di significato per lui e anche per me, visto che riconobbi nella sua voce la canzone che ascoltavo nei giorni di lutto per i miei genitori.

She's out of my life  She's out of my life And I don't know whether to laugh or cry I don't know whether to live or die And it cuts like a knife She's out of my life It's out of my hands It's out of my hands To think for two years she was here And I took her for granted I was so cavalier Now the way that it stands She's out of my hands So I've learned that love's not possession And I've learned that love won't wait Now I've learned that love needs expression But I learned too late She's out of my life She's out of my life Damned indecision and cursed pride Kept my love for her locked deep inside And it cuts like a knife She's out of my life” Piangevo e questo riuscivo a sentirlo, ballavo, ma mi sembrava di volare lui era le mie ali. Alzai gli occhi ed eravamo tutti e due con l’acqua alle caviglie

“Ops, mi sa che ci siamo bagnati.” Dissi io vedendo che i pantaloni di Michael erano ben immersi come le mie gambe.

“Ma che fai Piangi?” mi asciugai subito gli occhi.

“Beh lo fa questo effetto la canzone lo fa anche a me.”

“No, è che mi richiama certi ricordi brutti in un momento così idilliaco.”

“Mamma e papà vero?”

“Sì, loro.”

“Oh no, non volevo farti sentire di nuovo quel dolore piccola mi dispiace.”

“Lo hai potuto solo alleviare Mike, come sempre hai fatto.” Gli sorrisi sincera e con mia sorpresa felice, forse perché ora sentendo quella canzone non mi sentivo più sola. Mi strinse fortissimo ed io lo imitai.

“Dai ora però mi sto vergognando di farmi vedere con il viso bagnato.”

“Beh posso subito provvedere a risolverti il problema.” Non ebbi il tempo di controbattere perché mi trovai subito a mollo per intero, per fortuna non gli avevo lasciato le braccia e me l’ero trascinato dietro. Ora l’acqua non arrivava più alle caviglie, ma alla gola, ma sentivo le braccia di Mike che mi cingevano la vita io ero appesa al suo collo bagnata come un pulcino. Eravamo in ginocchio e stavamo ridendo come pazzi. “Beh ora non è più solo il viso il problema. Te sei tutto matto è metà dicembre e noi facciamo un romantico bagno di mezza notte.”

“Senti freddo? Io no, dovremmo preoccuparci di quello quando usciremo dall’acqua.”

“Beh però non è freddo qui sta sera.”

“allora se non è freddo …” mi lasciò e iniziò a schizzarmi con l’acqua. Io ovviamente feci lo stesso e nella notte i nostri acuti divertiti riecheggiarono come se venissero portati via dal vento. ci divertimmo come pazzi per un’oretta dentro l’acqua, avevamo fatto una nuotata e vicino avevamo gli scogli. “Oddio, Ely mi sa che dobbiamo asciugarci, vieni vieni il bello deve ancora arrivare.”

“Mike, ma sta sera hai preso la decisione di farmi volare il paradiso?”

“Non solo sta sera Darling!” uscì dall’acqua la camicia bianca bagnata lasciava trasparire il suo fisico elegante e asciutto era una visione con quei capelli bagnati, e le sue labbra erano sempre più simili ad un frutto proibito. Mi tese la mano per aiutarmi a salire sugli scogli. Avevo perso davvero la cognizione del tempo da quando mi ero seduta, perché con molta probabilità quando ci alzammo dal tavolo era già notte fonda, a farmelo capire fu lo schiarimento del cielo. Lo guardai sconcertata era color indaco e al posto della luna c’era il sole rosso fuoco che si stava alzando all’orizzonte sfiorando la superficie dell’acqua. Michael era seduto a gambe larghe dietro a me e mi fece accomodare tra le sue ginocchia. Come se non bastasse mi stava passando le mani lungo le braccia, fece su e giù un paio di volte sempre con garbo, poi nel momento topico in cui si levò l’alba le nostre dita si intrecciarono con forza,  si cercavano disperatamente  come una calamita cerca il polo magnetico. Giocava con le mie mani sfiorandole con le sue e stringendole di tanto in tanto, poi ad un tratto sentii poggiarsi sul mio collo le sue morbidissime labbra. Lo sentii odorare il mio profumo, accarezzarsi il viso con la mia pelle,e lasciare piccoli umidi baci tra il collo e la spalla. Tutto con una lentezza tiranna che rendeva solo più forte il desiderio di lui. Il mio autocontrollo stava per abbandonarmi strinsi le sue mani fortissimo e lui passò dal lato destro al sinistro.

“Hai un profumo così buono.”

“Michael, credo che la coscienza stia per abbandonarmi. È tutto così irreale.”

“No, tu non sei irreale, sei pericolosamente vera.” Mi girai e incrociammo gli sguardi. Stava per baciarmi, lo sentii sfiorare la mia bocca con la sua, ma poi da perfetto gentiluomo che non si approfitta al primo appuntamento, non so da dove, tirò fuori una rosa. Rossa con la quale mi accarezzò  il viso e le labbra in modo impercettibile ma infinitamente piacevole.

“Sei diventato anche mago adesso? ma dove l’hai presa la rosa? Ci sono solo rocce qui.”

Shhhh. La rosa c’è no?” annuii con assenso  

“Io ci sono no?”

“Spero proprio di sì!”

“Te ci sei vero?”

“Così pare.”

“il cuore c’è?”

“certamente che c’è. e sta per impazzire.”

“Allora abbiamo tutto ciò di cui abbiamo bisogno!” si chinò leggero e baciò l’angolo delle mie labbra con infinita dolcezza. Gli accarezzai delicata il viso e gli sorrisi. Restammo ad aspettare che il sole sorgesse poi tornammo in macchina infreddoliti nel corpo, ma con il cuore e l’anima pieni di calore. Per tutto il tragitto mi strinse la mano. Ero sfinita ma felice, non mi portò all’albergo, ma nel suo giardino. Al centro del tavolo c’era un bouquet gigantesco di orchidee bianche con al centro cinque rose rosse. “Santo iddio! Ma vuoi davvero uccidermi allora.”

“No, voglio solo fare colazione con te.”

“Colazione? Non siamo ancora andati a letto.”

“ma scusa chi l’ha deciso che la colazione si fa solo per scambiarsi il buon giorno? Io voglio fare colazione con te per augurarti la buonanotte.”

“Allora auguriamoci la buonanotte.”

Sfiniti, con le occhiaie che arrivavano alle ginocchia continuammo a sorridere davanti a latte e biscotti. Michael prese il bouquet, mi accompagnò all’albergo a piedi e quando fummo davanti alla porta della mia stanza mi diede i fiori, un altro bacio all’angolo delle labbra e disse: “Buonanotte Darling.” Presi i fiori e lo abbracciai, non volevo più lasciarlo. Annusai il profumo delle rose e guardandolo dissi “Grazie Michael.” Scosse la testa e sorrise

“Buonanotte piccola.” Mi accarezzò le guance prendendo il mio viso nelle sue mani e poggiando la fronte alla mia. Rimase un attimo fermo così, poi mi fece l’occhiolino e si congedò con un inchino.

Quando entrai in camera tremavo come una foglia.

 

Eccoci qui, finalmente sono riuscita a concludere questo capitolo. Spero non vi abbia deluso, ho dato tutta me stessa. sarò breve nei ringraziamenti, ma la mia gioia per le vostre recensioni è infinita, ma non voglio trattenervi troppo sullo schermo Grazie ragazze siete tutte eccezionali.

Un bacio grande e a presto con “L’alba di un nuovo giorno.”

ciiiiiaaaaaoooooo          

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Capitolo 12
*** L'alba di un nuovo giorno ***


AVVISO AI LETTORI, NON è CHE QUESTO CAPITOLO POSSA ESSERE MESSO IN RATING ROSSO, MA C’è UN PICCOLO PEZZETTO IN CUI è LEGGERMENTE ESPLICITO NELLE EMOZIONI GIUSTO UNA PAROLA, MA è GIUSTO AVVISARE. BUONA LETTURA

 

 

L’alba di un nuovo giorno

 

Un giardino dell’eden ma accolse in un caldo abbraccio. Voci lontane coloravano il silenzio di quella mattina cristallina dal cielo privo di nuvole, il suo celeste infinito sovrastava la mia testa. Intorno a me avevo un giardino colmo di margherite e violette perfettamente sbocciate, ma la cosa che colpì il mio occhio furono le sedie. Decine di sedie all’aperto di quel sole erano, immobili e incandescenti, intorno a me. Sedie da giardino, normalissime sedie se non fosse stato per l’addobbo floreale bianco candido e le centinaia di trine in pizzo sempre bianco, altra cosa strana era che le sedie erano ordinate perfettamente in otto file da sei, schierate come se fossero pronte per un ricevimento. Guardai davanti a me e vidi un maestoso arco che faceva da entrata ad un cristallino gazebo coperto di rose rosa rampicanti impeccabilmente intrecciate tra loro. Quasi mi venne un infarto quando vidi che al centro del gazebo c’era un altare pronto per celebrare una liturgia. Mi guardai avevo un sontuoso vestito bianco, dal corpetto tempestato di Swarovski che lasciava scoperte le mie spalle e le mie braccia. La gonna lunghissima e pomposa era di seta e raso purissime, girando la testa verso la mia schiena vidi che una coda di due metri mi faceva da scia e su questa coda c’era ricamata una farfalla stupenda anche questa ornata da Swarovski. Mi toccai la testa, avevo una coroncina di fiori bianchi che teneva fermo un leggerissimo velo sopra la mia testa. Santo cielo ero vestita da sposa. Lo compresi meglio quando guardandomi le mani  le vidi occupate da un bouquet di calle e orchidee. Stavo per sentirmi male, ma per quanto non desiderassi altro che svenire capii che c’era molto altro di cui dovevo spaventarmi. Infatti quando tornai a guardare l’altare un uomo anch’esso vestito di bianco, stava venendo verso di me. aveva un cappello a cilindro e cascate di riccioli che gli accarezzavano il collo. Lo smoking era immacolato se non fosse stato per la rosa rossa all’occhiello e la carnagione mulatta. Colpito dal sole che dominava il cielo quel giorno era una visione paradisiaca, facevo fatica a mantenere gli occhi su di lui da quanto riusciva a splendere, ma ciò che mi rese del tutto cieca fu il suo sorriso che si accese appena fu davanti a me, non disse nulla mi porse solo il braccio e insieme ci avvicinammo all’altare. “Oggi è il grande giorno amore mio, sarai mia per sempre finchè morte non ci separi”

“Michael, io resterò tua anche dopo la morte. Ciò che appartiene a te non è solo il mio corpo, ma anche la mia anima, che è resterà sempre e solo tua! Ti amo Michael”

“Ti amo Elena.” Stavamo per baciarci ma una voce arrivò alle nostre spalle. “Eh eh, non prima della fine della celebrazione. E poi stanno arrivando gli ospiti.” Era Mez che conduceva il parroco all’altare spigandogli le dinamiche della cerimonia. Ci guardammo complici e sorridemmo entrambi. La liturgia iniziò e per tutto il tempo riuscii a sentire il calore che avevo dentro, emesso fuori dalle mie lacrime che si manifestavano davanti al sorriso commosso di Michael, altrettanto emozionato. Scoppiai in un pianto di gioia udendo la promessa solenne che Michael a cuore aperto stava giurando di mantenere con me. la voce gli tremava e per tutto il tempo rimase con gli occhi lucidi e bassi, finchè non fu il prete a parlare “Vuoi tu Elena prendere Michael come tuo sposo per amarlo ed onorarlo in salute e in malattia, in ricchezza e povertà finchè morte non vi separi?” avevo paura che il fiato mi si mozzasse in gola per tutta la foga con cui sentivo la necessità di dirlo, ma con mia sorpresa mi uscì fermo e assolutamente sincero quel “Lo voglio”. Ebbi finito di dirlo tremando dall’emozione, fu la volta di Michael che chiuse gli occhi, e ascoltò le stesse identiche parole che avevano dello a me tre secondi prima Vuoi tu Michael prendere Elena come tua sposa per amarla ed onorarla in salute e in malattia, in ricchezza e povertà finchè morte non vi separi?”

 “Lo voglio” disse incredibilmente serio e profondo guardandomi con una dolcezza commossa di cui solo lui era capace. Poi prese l’anello “Elena ricevi questo anello come segno del mio amore e della fedeltà nel nome del Padre del Figlio e dello Spirito Santo” avvertii una scossa appena la fede si infilò al mio anulare sinistro. Michael strinse le mie mani e mi sorrise. Ora toccava a me “Michael Ricevi questo anello come segno del mio amore e della mia fedeltà nel nome del Padre del Figlio e dello Spirito Santo” Gli infilai l’anello e il sorriso prese pieno possesso del mio viso. “Michael, Elena io vi dichiaro marito e moglie” Ci baciammo e …

“Elena!!!! Ma che diavolo stai facendo?” Urlò Mez nella stanza. Sussultai e quasi rischiai di cadere dal letto quando mi accorsi che ero in ginocchio su di esso con le mani in avanti come quelle di un cane ammaestrato. Mi ci volle un attimo per scendere dal mondo dei sogni alla cruda terra. poi realizzai che intorno a me c’erano solo il muro, il pavimento, il mio letto e quello di Mez e che io addosso avevo la camicia bianca di Mike che non gli avevo restituito ancora. Beh il bianco c’era no? “Era i solo un sogno” pensai mentre il mio cuore andava in  mille pezzi. Quello si che era davvero un sogno, stavo per diventare la moglie di Michael. Ma perché i sogni non si avverano nel momento in cui li pensi?

“Senti non voglio sapere cosa stavi sognando, perché dalla tua posizione potrebbe essere una cosa seriamente, seriamente perversa ed io ho il cuore debole. Comunque, sono le cinque del pomeriggio, nove ore di sonno non ti bastano? Devi alzarti Like vuole vederci tutti.”

“Luke? Come Luke? E Michael?”

Chiesi preoccupata essendo ancora presa dal sonno e non realizzando appieno che fino a nove ore fa ci stavamo salutando davanti alla porta della mia stanza. Comunque data la mia ultima esperienza cercai il bouquet di fiori che mi aveva dato la mattina per vedere se anche quello fosse stato un sogno o fosse stato realtà. L’immagine che vidi mi rincuorò perché i fiori erano perfettamente disposti nel vaso sopra alla mia scrivania.

“Ma come?  Michael oggi deve andare a parlare con gli organizzatori del tour. Sai com’è tra quattro giorni andiamo in scena. avverto già l’adrenalina di quella sera.”

“Ah già è vero! (Bella scusa che si era inventato per giustificare l’assenza) e cosa hai detto a Luke di me?”

“Nulla, gli ho detto che sta notte hai fatto altro che vomitare e non ce la facevi a provare dalla mattina. Lui comunque ha detto solo di venire a vedere come stai. Non mi ha chiesto di portarti in sala. Però sai, comunque stai bene. Forse è meglio che scendi. Non c’è nemmeno Lola!”

“Ecco perché sei così smagliante e in forma. Un attimo mi infilo gli shorts e arrivo.”

 

Poco dopo fummo in sala. “Oh bene bene. Come stai Elena? Mangiato pesante ieri?”

“Credo proprio di sì Luke, ma ora sono pronta a mettermi a lavoro.”

Rimanemmo in sala fino alle otto, ed io mi trattenni un’ora in più per ripassare le coreografie che avevo fatto fin’ora. Mez mi stava aiutando, ma fummo interrotte da un curioso ospite che invase la sala zampettando qua e la fino ad attaccarsi alla mia gamba. “Bubbles? Ma che ci fai qui?” dissi prendendola in braccio. “Andiamo bene, Ely Mike diventa una furia se la trova in giro per casa, quando lui non c’è è solita fare disastri.” Io però capii che c’era dell’altro ed era sicuramente venuta a cercare qualcuno che fosse tanto vicino a Mike da poterla capire, evidentemente non c’era nessuno nei paraggi se era arrivata in sala da me.

“Bubbles cosa succede” Faceva segno col dito di uscire dalla sala, l’assecondai e quando fummo fuori scesa dalle mie braccia mi prese per mano, mi stava trascinando di sopra.

“Mez questa mi porta da Mike. Che faccio?”

“capirai come se non fossi mai entrata a casa sua. Vorrà qualcosa no? Aspetta ti accompagno”

Salimmo fino ai piani superiori ma quando arrivammo nel soggiorno Bubbles mi spingeva in camera di Mike. “Ah no, io così in là non ci arrivo, Michael è gelosissimo della sua intimità!”

Che novità come se non lo sapessi. “Bubbles, no. Adesso dobbiamo stare qui, perché Michael non è in casa.” Le feci l’occhiolino sperando che capisse che Mez non sapeva nulla della serata di ieri, fu più intelligente di quanto pensassi, perché aspettò un attimo ferma ed immobile e poi cambiò direzione conducendomi al tavolo. Sopra c’erano dei pupazzetti, e iniziò a giocarci cercando di coinvolgermi. L’assecondai di nuovo nella speranza che Mez si arrendesse e tornasse in albergo.

“Visto? Voleva solo compagnia. Poverina. Però è strano che Michael non l’abbia portata con sé!”

Disse Mez dubbiosa. “Magari all’organizzatore non piacciono le scimmie!”

“Non lo so. Comunque te che fai? Resti? Perché io ho da fare sta sera.”

“Ah, non so secondo te si arrabbia Mike se tornando mi trova qui?”

“Stai scherzando diventerebbe una belva!!!” Disse era ironica ma per un attimo non lo capii e ci rimasi molto male. “Sei ridicola! Ma come fai a pensare una cosa del genere. Non ce lo vedo proprio Mike ad arrabbiarsi perché giocano con la sua scimmia, poi te … sé figurati, come minimo ti chiede di fermarti a dormire! Che perdigiorno che sei! Io ti saluto visionaria. Ci vediamo domani. Sta notte dormo fuori.” Disse avviandosi ad uscire.

“Ah ok! Buona serata allora.”

“grazie! Oh naturalmente domani sera dopo le prove sei requisita, dobbiamo parlare a lungo io e te. Devi raccontarmi di ieri sera.”

“Vorrà dire che tu mi racconterai di sta sera!”

“Ovvio!!! Un bacio bella buona serata!” disse maliziosa indicando la camera di Michael, non so perché ma a volte sembrava come se Mez sapesse già tutto, aveva un’aura scura che le conferiva un insolita aria di mistero. Comunque non appena rimanemmo io e Bubbles quest’ultima di nuovo mi trascinò verso la zona notte. “Ma cosa vuoi farmi vedere?” con passo felpato mi condusse fino ad una porta socchiusa. “No, Bubbles, no! Per favore non farmi fare figuracce” nella stanza erano tappate le serrande, ma c’era una luce soffusa che sicuramente proveniva da un’abat-jour, riuscivo a distinguere bene la sagoma di Michael nella penombra. Già il cuore mi batteva a mille per la curiosità di spiarlo mentre dormiva, ma sapevo quanto era geloso della sua camera da letto e non volevo assolutamente infastidirlo, ma Bubbles continuava a tirarmi dentro con testardaggine “Bubbles, per cortesia non puoi pretendere che entri in camera sua!”

Ridevo sotto i baffi, ero di spalle alla porta sveglio, ma Elena non poteva saperlo, quindi decisi di divertirmi a sentire quante congetture mentali si stava facendo per entrare nella mia stanza. Sentivo Bubbles che la trascinava a forza dentro, era stata scelta ormai!

“Bubbles ho detto di no, mi uccide se sa che sono entrata per tre cm nella sua camera! Ti prego non farmi litigare con lui è un dolore che non sopporterei!”

Ma tu senti questa? Mi sa che dovrò essere più chiaro sulle mie intenzioni. È sempre più adorabile ogni giorno che passa. Dai Bubbles, continua così falla entrare dai così magari le passano le paturnie.

“Senti io ora me ne vado, se vuoi stare con Michael ci stai da sola. Per lo meno qua dentro.” Nulla da fare era impossibile fermarla e adesso aveva anche cominciato a fare casino gridava a tutto spiano e rischiava di svegliarlo. “No, Bubbles no, per favore! Non me ne vado ok, però te non gridare ti prego, o finirai per svegliarlo. È stanco deve riposare.” Si zittì per un attimo poi riprese puntando i piedi e tenendomi con tutte e due le zampe. “Oddio qui succede un macello. Ok d’accordo vuoi che entri? Bene eccomi sono entrata!” quella pestifera scimmietta appena fui sufficientemente vicino a Michael mi lasciò e chiuse la porta alle mie spalle.

Brava la mia Bubbles! Ce l’hai fatta. Adesso vediamo un po’ che succede? Sentivo il suo profumo pervadere la mia stanza, mai odore si era sposato meglio con il mio e quello delle mie lenzuola fresche di bucato. Ora da divertito ero estasiato e volevo respirarla fino in fondo.

“te sei un demonietto Bubbles. Ma perché mi hai fatto entrare me lo spieghi?” la vidi ridere divertita e alzare le spalle come se facesse finta di nulla. “Ah oh capito! Così, per divertimento.” Diedi uno sguardo intorno già che c’ero. Sopra al letto c’era un dipinto o meglio una foto di Shirley Temple, aveva decine e decine di libri sulle mensole attaccate al muro, libri di musica, di storia, di storia dell’arte, i grandi classici tra i quali spiccava quello di Peter Pan, e naturalmente fumetti. Vicino all’elegante comò c’era una credenza chiusa, non mi chiesi cosa ci fosse già ero andata troppo oltre. La grande finestra dava sul suo meraviglioso giardino, ben curato che avevo visto la mattina. Incredibile ma vero c’erano anche dei giocattoli che rendevano la sua immagine sempre più tenera e gentile, alcuni erano giochi da tavola gli stessi che piacevano a me incredibile. Quell’angolo di infanzia mi attirò particolarmente così mi accovacciai per curiosare un po’. C’erano pupazzetti, camioncini, peluche, costruzioni … mi fece un effetto scoprire quella parte di lui tale da lucidarmi gli occhi, ma quale mondo straordinario c’era dentro il suo cuore? Era davvero Peter pan sull’isola che non c’è, chissà se sarei mai potuta essere la sua Wendy? O magari anche solo Trilly. Sospirai e mi alzai piano era accovacciato su un fianco, tutto rannicchiato con un velato sorriso inconscio sembrava davvero un bambino. Il problema era che i bambini dormono col pigiama e a giudicare da quel pezzetto di carne che intravedevo lui non credo l’avesse. Mi vergognai come una pazza, quando vidi che ai piedi del letto c’era la parte superiore di un elegante pigiama da uomo. “Oddio, se è sul letto non può averlo addosso. E adesso? Devo subito filare via prima che si svegli.” Tuttavia era una cosa alla quale non potevo rinunciare vedere il suo viso dolcemente assopito. Così in punta di piedi mi avvicinai, avrei potuto continuare a guardarlo per ore mentre dormiva, chissà per quali mondi magnifici vagava. Rimasi incantata per qualche istante e poi non seppi controllarmi, mi avvicinai con la testa al suo cuscino a poco più di cinque centimetri da lui e le mie labbra furono come attratte da una calamita dal suo viso. Non feci altro che lasciargli un impercettibile e casto bacio sulla guancia. Ma sussurrai una parola di troppo “Ti amo”. Lo guardai ancora qualche istante e poi mi alzai.

Eccolo, riuscivo a sentire il mio cuore pompare il sangue per tutto il mio corpo in un misto di eccitazione e tenerezza. Le sue labbra calde così fievoli e impalpabili sulla mia guancia accesero in me i desideri più reconditi che un uomo potesse avere. E ciò che aveva così infinitamente sussurrato così vicina a me da entrarmi nell’anima mi dava la forza di cento leoni pronti ad entrare nell’arena dei gladiatori. Dovevo assolutamente averla, ma la mia natura mi impediva di esser tanto immediato anche se la voglia di essere dentro di lei era più forte di un gigante prigioniero in una gabbia. Cercai di placarmi per quanto possibile, ma non potevo lasciarla andare.

Sospirò in maniera più profonda e intuii che stesse per svegliarsi, dovevo dileguarmi nel giro di pochi secondi. Piano mi alzai, ma quando fui dall’altra parte del letto Michael con lo scatto di una pantera mi afferrò il braccio e mi tirò a sé facendomi finire sul letto sopra di lui. Ridevo come una pazza mia aveva messo paura, ma mai più paura fu piacevole. “santo iddio Michael! Vuoi farmi prendere un colpo? Ma ti pare il modo di afferrarmi? Eri immobile, mi hai preso in giro. Eri sveglio! Oddio che vergogna.”

“Meno male, ma Bubbles cosa doveva fare per farti capire che volevo vederti? Sei testarda, mamma mia!”

Mi guardava con occhi penetranti e felici, era in canottiera per fortuna, altrimenti avrei dovuto lottare contro i miei istinti per non nuocere alla sua incolumità. Lui era seduto con la schiena appoggiata sulla sponda del letto, ed io avevo la testa poggiata sulle sue gambe, non lo avevo mai visto orizzontalmente dal vivo se non fosse stato per il poster che avevo appeso sul ponte sopra al mio letto. Credevo di sognare sentivo già cantare dentro la mia testa un coro d’angeli.

“ma perché volevi vedermi?” gli chiesi mentre mi passava una mano tra i capelli lasciandomi in un’estasi tiranna mai avuta prima. “Perché sono troppe ore che non ti vedo, mi mancavi troppo.”

“Allora la situazione è grave per entrambi. Oggi in sala non riuscivo a connettere nessun passo se non ti proiettavo nella mia mente. È un po’ difficile abituarsi a Luke dopo aver lavorato con te. E … beh anche dopo aver passato dei momenti indimenticabili insieme.”

“Ti ho sognato sta notte, finalmente non in tuta!”

“a no? Con i jeans allora.”

“Veramente avevi un vestito molto più rassicurante dei jans.”

“Rassicurante? E che avevo addosso la divisa da poliziotto?”

“No, un meraviglioso vestito, ma forse è stato il colore a rassicurarmi. Sai, il bianco mi rilassa.”

“Santo cielo!” pensai, ma non chiesi oltre, a quanto pare non ero stata l’unica ad aver sognato quell’idilliaco momento sta notte o meglio sta mattina. Le palpitazioni aumentarono a livelli incredibili e Michael che stringeva la mia mano sopra al mio petto lo sentì. “Dio mio, ma cosa c’è qui sotto? Sta passando un terremoto.” Mio dio aveva proprio ragione, solo che il terremoto dentro di me era passato già da un bel po’ a causa di quei suoi occhi maledettamente angelici.

“Sarà l’effetto Michael, non è una cosa che mi capita spesso poggiare la testa sopra le tue gambe e stare sopra al tuo letto. Se ci penso, ma hai proprio sentito tutto quello che ho detto?”

“Credo proprio di sì!” tremendo, aveva anche sentito quella parola talmente pericolosa quanto sincera, ma cosa potevo farci ormai era andata e dopotutto avevo solo detto la verità, non potevo fare altro che sdrammatizzare “santo cielo allora mi hai sentito anche sgridare Bubbles.” Come prevedibile scoppiò a ridere. “Sì, quel momento è stato il più toccante di tutti!” Mi scompigliò i capelli.

“Sono stata brava è?”

“però ti ascolta, maestrina!”

“Vedi? È che tra simili ci si capisce.” Mi alzai a sedere da semi sdraiata che ero. Michael si avvicinò a me e mi spostò i capelli che scendevano lungo la spalla. Poggiò una mano sul mio collo per poi accarezzarmi il viso dopodiché fummo di nuovo fronte a fronte “Sono stata divinamente ieri sera. E anche sta mattina … in verità sto divinamente ogni volta che sto con te. Sei il motore delle mie giornate.”

“Pensa che è solo l’inizio. In te ho trovato le ali per volare. E non ti lascerò mai andare via.”

“Non ne sentirò mai il bisogno Mike credimi!” anche io poggiai le mani sul suo collo era la prima volta che riuscivo a toccarlo standogli così vicina, l’avevo immaginato tante volte, ma ora che mi stava accadendo scoprii che le sensazioni che provavo quando solo lo pensavo, già fortissime, si amplificavano a livelli altissimi forse non avevo mai vissuto tanto intensamente le mie emozioni anzi ero certa di non averlo mai fatto. Non credevo di essere in grado di provare sensazioni più forti di quelle che ora vivevo, invece dovetti ricredermi quando le sue labbra scesero dalla fronte fino al mio naso. Mi guardò e decentrò il bacio deviando per la guancia, che accarezzò con la sua. Nel momento in cui si scostò leggermente interrompendo il contatto mi guardò intensamente e poi avvenne ciò che più temevo e anelavo allo stesso tempo, socchiuse gli occhi e passandomi una mano sul viso fece conoscere le nostre labbra. Mi stava baciando, le sue morbide labbra sfioravano le mie, diventando ad ogni tocco più umide e intense. Il mio e il suo calore fusi in uno, il mio e il suo spirito suggellati dalla dolcezza e l’intensità del nostro bacio. Sentivo il suo umore sempre più dentro le mie labbra, fino a quando il bacio divenendo profondo e interno liberò il fuoco che avevo dentro e che sepre avevo custodito per lui, solo per lui. Lo strinsi forte per averlo sempre più vicino, avevo bisogno di credere che tutto quello fosse reale e lui lo capì stringendomi a sua volta. Ormai respiravamo insieme ed era impossibile fermarsi, più lo assaggiavo più ne volevo, il suo sapore era fresco e dolce, riuscivo a sentire tramite le sue labbra tutto ciò che di più perfetto la natura umana aveva dentro l’amore. Dopo qualche minuto che a me parve interminabile si congedò con la delicatezza di una farfalla, piano aprimmo gli occhi che subito si incontrarono. “Temevo di non farcela. E invece ora temo di non riuscire più a smettere.”

“perchè dovresti smettere?” stavamo per baciarci di nuovo ma una familiare voce giunse alle nostre spalle.

“Perché mi servono le chiavi della nostra stanza Ely” era Mez che con i lucciconi agi occhi aveva congiunto le mani. “Non ho mai visto così tanta passione e intensità in un bacio”

 “Oddio Mez!”       

 

 

 

Eccoci qui bella gente, posso dirvi che le vostre recensioni mi hanno riempito il cuore di gioia, specialmente ieri che è stato uno dei giorni più turbolenti mai vissuti negli ultimi due mesi, e tutti sappiamo perché. Ieri non ho postato per il semplice motivo che scrivere di Michael in un giorno così tremendo e definitivo per me non era fisicamente possibile. Comunque oggi ho postato questo semplice capitolo tanto per celebrare il giorno dopo la loro idilliaca serata. E diciamoooo venire incontro alle vostre richieste!!! Un bacio grandissimo a Bad_ Mikey e naturalmente alla mia semplice ed unica Eutherpe, grazie anche a   Jennifer_94;   angeoudemon Heartagram Porsche lolla 20 non immaginate quanto mi avete resa felice, mi sento meglio quando so che vi piace e vi fa rivivere Michael col sorriso ciò che scrivo. Dopotutto lui donava felicità e vedere tristezza lo renderebbe solo più triste vi adoro grazie di recensire grazie di leggere, grazie di esserci Alla prossima!!!

 

                  

 

       

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Capitolo 13
*** Troppo bello per essere vero ***


Troppo bello per essere vero.

(prima parte)

 

Niente era rimasto uguale per me da quel giorno nella mia stanza, ogni volta che la vedevo il cuore raggiungeva cento battiti al secondo, lo stomaco era sottosopra, se pensavo a quei cinque minuti sopra il mio letto sorridevo emozionato e mi assentavo con la mente senza che me ne rendessi conto, ma la vera e propria estasi riuscivo a raggiungerla solo quando ballava, riusciva a stregarmi facendomi vivere le emozioni più forti tutte insieme. Certe volte eseguivo i passi in maniera automatica e dallo specchio non osservavo le mie mosse o come veniva il lavoro nell’insieme, ma guardavo lei. quando gli altri si fermavano Elena ripeteva la coreografia e guardandosi allo specchio studiava l’estetica della figura soprattutto, notai, si guardava le mani ed io non potevo fare a meno di studiarla ogni volta, era così bella quando si assorbiva nel meraviglioso mondo dei suoi pensieri, era come vedere il suo spirito lievitarsi in aria e lasciare la stanza, perdeva il contatto con tutto. *sospiro* eh sì era una fonte di distrazione, ma non importava, quando Elena non era in sala non riuscivo a combinare nulla, quindi era una distrazione, ma anche un fattore di concentrazione.

Durante quella settimana, con l’avvicinarsi del tour, ero sormontato dagli impegni, così fui costretto a lasciare a lei e Luke il corpo di ballo. I ragazzi non mi sembravano turbati dalla mia vice anzi, da brava maestra quale era, sapeva come farsi capire e seguiva ognuno singolarmente senza diventare superba o saccente aveva un carisma eccezionale. Inutile dire che Lola era una belva ed ero certo che prima o poi sarebbe uscita dalla gabbia, onestamente ne ero anche un po’ spaventato, infatti stavo molto attento ad ogni sua mossa quando girava intorno ad Elena, stava diventando sempre più importante per me e avevo sempre paura che qualcosa o qualcuno me la portasse via perciò ero pronto a difenderla in ogni momento, perché difendendo lei difendevo anche me stesso visto che ormai era parte di me.  Avevo scovato una parte recondita del mio essere che credevo che nessuno sarebbe stato in grado di tirare fuori. La necessità di respirare con lei era pari alla mancanza di ossigeno che avevo in  sua assenza, ma non sapevo che la pantera sopita dentro di me, in grado di uscire dal suo sonno solo con la musica a fare da spada e il palco da scudo, avrebbe mai trovato un simile slancio anche nella vita, invece esattamente una settimana fa ero riuscito a baciarla, se avessi ascoltato il mio reale bisogno avrei dovuto farlo già da quel giorno in aereo, ma la foga avrebbe impedito a questo fiore bellissimo di sbocciare. Ero stato chiaro sulle mie intenzioni, ma non stavo spingendo il pedale dell’acceleratore, certe strade è meglio percorrerle con calma. La cosa di cui ero assolutamente certo era che più i giorni passavano più io ed Elena eravamo uniti. Nonostante non avessi avuto altri slanci di passione, lei era serena e con me non era cambiata di una virgola, molte volte ci era capitato di pensare le stesse cose nello stesso momento, oppure lei le pensava e io le dicevo nel momento stesso che le venivano in mente e viceversa. Sapevo che per essere capito da Elena mi bastava guardarla, ma la mia natura timida continuava a detenere il primato assoluto delle mie azioni, anche per paura di sciupare tutto dato che con lei avevo intenzioni serie, e per fare questo dovevo agire con calma.

“ragazzi, ho una notizia che può essere sia bella che brutta” dissi rivolgendomi alla squadra. “Elena, Meredith dov’è?” le chiesi mentre si infilava gli scalda muscoli seduta sul pavimento. “Mez, è dovuta correre via Michael, perché ha avuto un problema molto urgente che richiedeva assolutamente la sua presenza.” Rispose precisa, ero preoccupato sicuramente era accaduto qualcosa a Samantha, la sua compagna, Meredith se ne era andata di casa da molti anni e i suoi genitori non avevano più voluto avere rapporti con lei di nessuna natura, e l’unica cosa che poteva farla fuggire dal lavoro era Samantha. Non indagai, ma Lola pensò a parlare al posto mio. “Beh di certo non può essere incinta, non dovrebbe essere un suo problema. Vero ragazzi?” C’erano rimasti solo Valeria, Randy e Damon al seguito della cattiveria di Lola dopo che Elena l’aveva sistemata per bene quel giorno e di certo in sala se dovevano provare vicine non volavano parole dolci ma frecciatine su frecciatine come in quel caso. “Beh sì, Lola hai ragione, ed è un peccato perché di sicuro la sua bambina sarebbe stata straordinaria come lei. Però cosa vuoi farci, magari aveva paura di avere dei bambini, sai com’è rendendosi conto in sala qui con te che le madri delle pettegole sono sempre incinte ha preferito non correre il rischio di fabbricare un’altra Lady Lola” L’aveva zittita anche in quel caso, io fui costretto a trattenermi, mi veniva troppo da ridere. vedendo che la marcia contro Elena stava per avere inizio le interruppi. “D’accordo ragazze, lasciamo perdere va bene, dopotutto ognuno di noi si sceglie la vita privata che preferisce e non vorrei che nella mia, visto che è di dominio pubblico, venisse fuori che le mie ballerine sono inclini alla violenza d’accordo Ele?” la guardai e lei capì che non era un rimprovero, ma solo un avvertimento, anche perché aveva spiattellato di nuovo una delle cazzate di Lola e sapeva che in quei momenti avrei anche potuto prenderla in braccio e baciarla davanti a tutti. “Hai ragione Michael scusaci. Mi dispiace Lola non volevo essere irritante.” Sorrise che tenera, era proprio pentita … eh!!

“Ma ti pare Elena, sono io che parlo troppo.” Oh il grande pentimento! Poco credibile data la dentatura esposta. Mike agisci. “ok, dicevo che ho una comunicazione da farvi. La prima data della seconda parte del tour era fissata per il primo gennaio giusto? Bene non è più così. Partiamo il 23-24 febbraio e non siamo più al Madison Square Garden a N.Y. ma nel Missouri alla Kemper Arena di Kansas City. E invece saremo a N.Y. il 3 e 5 marzo ok? Danton provvederà a farvi pervenire le date corrette con i rispettivi luoghi. Siamo d’accordo? Quindi, è una brutta notizia perché vi ho massacrato inutilmente con spossanti ore di lavoro, ma è bella perché vi faccio stare tranquilli per le vacanze natalizie e il lavoro quando torneremo sarà meno pesante. Scusate, ma ho avuto dei problemi a incasinarmi la vita.” C’era questo piccolo leggero problema delle visite mediche che mi tormentava, oltre, ovviamente, alla stampa che elogiava il mio razzismo dichiarato e non mi faceva dormire, inoltre era un problema anche parlare con Elena, non sapeva nulla di quella parte della mia vita, ed io avevo paura di parlargliene in qualche modo che non la facesse fuggire o peggio che me la dimostrasse per una superficiale sputa sentenze. In ogni modo viste le idee che avevo per il mio … nostro futuro dovevo affrontare il problema. La vitiligine ero stato bravo a nasconderla fin’ora con trucco, guanti, fasce e cerotti vari alle dita, ma di certo la mattina svegliandosi al mio fianco non credo che le avrebbe fatto piacere di vedersi sfiorata da mani scolorite senza saperne il motivo e certamente aprendo l’armadietto nella camera da letto, si sarebbe chiesta la ragione della presenza dei tranquillanti in casa, ma soprattutto era una questione di rispetto e di assoluta sincerità nei suoi confronti, basi fondamentali se volevo raggiungere quel genere di futuro, ma la mia non era mancanza di nessuna delle due cose, ma semplice paura. Paura di bloccare sul nascere la nostra storia per motivi della più svariata natura che si susseguivano nella mia testa: potevo scoprire che era solo una facciata quella che avevo visto in questo mese insieme, avrebbe potuto benissimo additarmi anche lei come tutti dandomi del razzista mitomane, poteva aver curiosato in casa per cercare la mia fantomatica camera iperbarica senza che io lo sapessi, poteva benissimo essere interessata soltanto alla notorietà invece che a me, o peggio sapendo il mio problema alla pelle poteva rimanerne schifata e chiudere i rapporti di frequentazione, ce ne sarebbero altri cento che avevo avuto modo di farmi venire in mente durante le mie notti insonni, ma qualunque fosse la fonte delle mie paure, solo parlandone con lei avrei potuto sapere la verità.

Mi stava guardando preoccupata, nei suoi occhi erano lampanti le domande che si stava ponendo come la necessità di parlarmi quindi li mandai a fare colazione. Appena restammo soli si avvicinò a me. “Che succede?” la guardai pregandola con sguardi eloquenti di non affrontare ora quei discorsi. Ma lei con la sua voce cristallina e due occhi più dolci del miele cercò i miei, preoccupati e ansiosi, mi strinse le mani e disse: “Coraggio, devi dirmelo Mike, sai che ti tormenterò finchè non ho saputo quali sono questi problemi che ti incasinano la vita.”

“Dobbiamo parlarne proprio ora Ely?”

“No, ma devi parlarne con qualcuno, e vorrei essere io se non ti dispiace, visto che hai dormito nel mio letto sta notte. Sebbene abbiamo solo visto un cartone hai comunque dormito con me, e poi voglio aiutarti, Michael sono giorni che sei nervoso. Cosa credi che non mi sono accorta che la notte non chiudi occhio e ti assenti con la mente? Non sorridi da ben tre giorni ed io la ritengo una cosa grave. Per favore Mike, parla con me!” come facevo a non parlare con una creatura così? Perché  mi venivano alla mente certi dubbi su di lei? mi aveva stretto le mani così forte, ed ora mi accarezzava con un tocco così dolce guardandomi con occhi così sinceri da farmi leggere dentro al suo cuore, non potevo catalogarla come una qualunque. “Piccola!” le sorrisi, ma perché ero così introverso perché? L’abbracciai e sospirai rassegnato, il momento tanto temuto ed evitato stava arrivando o meglio era già arrivato ed era pure impaziente di entrare a rovinare il nostro idillio.

“Ok, hai ragione angelo. Non posso pretendere di farti entrare nella mia vita e tenerti all’oscuro di certe cose.” Sospirai scostandomi leggermente da lei e portandomi una mano alla bocca. 

“Michael, perché ti preoccupa parlare con me? non sono semplicemente un’immatura che vuole solo divertirsi a giocare a monopoli, a fare la guerra con le cerbottane e a guardare i cartoni animati, sono anche questo, ma non solo. io vorrei davvero rappresentare un appoggio per te Michael, voglio davvero ascoltarti quando hai un problema, e se posso vorrei anche aiutarti a risolverlo, ma non posso fare certe cose da sola, devi aiutarmi anche tu” si staccò da me e si girò di spalle sentii la sua voce incrinata da una nota di tristezza “altrimenti mi fai pensare che non ti fidi di me e che mi consideri solamente una compagna di giochi. Dici che vuoi conoscermi, ma non mi parli, come faccio a farti vedere chi sono in realtà cosa provo in realtà.” Era tornata a guardarmi, aveva gli occhi lucidi, ma non piangeva. Abbassò gli occhi e proseguì. “Anche se immagino che non sia difficile arrivarci, ma evidentemente vale solo …” le tappai la bocca con due dita leggere, ma esplicite. “Basta. Non voglio assolutamente che tu finisca la frase, perché stai per dire una stupidaggine grandiosa. Anzi un’autentica ca … volata. Credo che tu sappia che non mi comporto con tutte come con te, e di certo non approfitto delle ragazze. So cosa sei per me, lo so molto bene e la mia immagine non si ferma alla ballerina che asseconda la mia sindrome di Peter pan. Di certo non dormo con la mia compagna di giochi, come non la bacio e non le regalo i fiori. E stai pur certa che non ho il desiderio di averla fino infondo. Io ti voglio al mio fianco Elena e so che la vita pur troppo non è un gioco, il gioco ti aiuta ma non risolve i problemi. Non voglio una compagna di giochi, voglio una compagna di vita. Certe cose vanno dette con calma se si vogliono salvaguardare gli affetti. Se te ne andassi poi? Che farei?”

“Michael, te sei tutto ciò che voglio nella vita, come potrei andarmene? Cosa, cos’è che sbaglio? Ma possibile che non lo capisci, Michael io non sarei nulla senza di te. Hai resuscitato la mia parte morta da anni ormai, mi hai salvata dalla solitudine. Con te sono riuscita a capire che sono ancora in grado di amare, e non sai con quanta forza Mike. Credimi non lo sai, perché stento a riconoscermi io stessa certe volte. Non sei te che devi chiederti che faresti senza di me, sono io che me la devo porre questa domanda, e sappi che mi perseguita in ogni momento della giornata. Ogni volta che ti sento parlare, cantare, ogni volta che mi sorridi, ogni volta che mi stringi. Vivo nel costante terrore di svegliarmi una mattina e non trovarti più, con queste fobie, come farei mai a lasciarti? Tremo ogni volta che esci di casa perché quando torni sei trasformato e non so i motivi Mike. Cosa devo fare per farti capire che per me non sei un pupazzo?” piangeva, ed io non potei fare altro che stringerla rischiavo di perderla davvero se continuavo a tenerla lontana dai miei problemi, dalla mia vita e non avrei mai voluto che accadesse.

Shhhh basta Ely, basta. Basta ti prego. Non voglio essere la causa del tuo dolore, non vorrei mai. Hai ragione, devo dirti cosa mi frulla in testa. E devo perché mi fido di te e perché voglio amarti fino in fondo, e continuare ad escluderti da certe cose non avrebbe senso, hai ragione. Scusami amore mio scusami ti prego. È solo una stupida paura so che non mi lasceresti mai. Lo so perché non sarei in grado di farlo nemmeno io. Senti” dissi scostandola delicatamente dal mio petto e baciandole le lacrime nel tentativo di asciugarle il viso. Non credevo che tanta grinta nascondesse dietro di se tanta fragilità, solo un cuore innamorato reagisce in quel modo. ”Stai da me sta sera ok? Così parliamo, parliamo di tutto ciò che vuoi Elena, davvero tutto, e poi devo assolutamente dirti certe cose, perché è necessario che tu le sappia.” Mi saltò al collo stringendomi talmente forte da farmi mancare il respiro, come ogni volta che la vedevo. 

“Michael, io non vorrei mai farti del male, non potrei. Perché fare del male a te significa farne a me stessa, poi perché sarebbe impossibile fare del male ad una persona come te, si può essere capaci solo di amare un uomo del genere. Credimi per favore Mike, non c’è menzogna in ciò che provo, non c’è secondo fine se non quello di avere te al mio fianco. È importante che tu lo capisca.”

“Shhh basta, non litighiamo più per favore! Ho il cuore che ha già fatto i bagagli ed è pronto a partire se vede di nuovo nascere una lacrima dai tuoi occhi per causa mia.”

“Non abbiamo litigato Mike, abbiamo semplicemente parlato a cuore aperto.”

“No, no te hai pianto per causa mia ed è una cosa che non posso accettare in alcun modo. Io voglio renderti felice, non voglio farti piangere.” Stavo male per aver causato quella reazione, ed ero stupito dai miei atteggiamenti, cercavo l’amore della mia vita ed ora che avevo serie probabilità di averlo trovato lo stavo tenendo lontano per le mie paure, non poteva andare aventi così, dovevo farmi coraggio e parlarle, dirle tutto ciò che c’era da sapere e accettare le conseguenze senza timore, era chiaro che mi amasse, come era lampante dentro di me che io l’amassi, e nonostante questo non eravamo ancora né care né pesce, doveva prendere una piega lineare questa storia, dovevo smetterla di rincorrerla, raggiungerla e lasciarla andare di nuovo. Dovevo raggiungerla e legarla al mio cuore non era lei che stava scappando, ero io che scappavo dai miei sentimenti. Decisi infatti do non correre più, ma fermarmi e respirare e solo lei era il mio respiro, infatti quando entrarono gli altri in sala lei fu pronta a lasciare la mia stretta, ma io non la lasciai assolutamente. “Mike? Sono entrati in sala. Ci sono tutti. Mike? Ma sei vivo, mi senti?”

“E lasciali entrare, che ti frega? L’hai salutata Lola?”

“Mi saluterai te se non mi lasci perché mi ucciderà.” Questo discorso stava avvenendo sotto voce, ma era più che esplicito che l’abbraccio non era un abbraccio fra amici.

“O porca vacca!” Come sempre Mez era entrata nel momento giusto. Ridemmo entrambi per l’esclamazione ad alta voce, sconcertata e anche un po’ inalberata, di Mez che si era fatta in quattro per coprirci in quella settimana per giustificare i ritardi concomitanti a volte che facevamo.

“Auguri, tesoro!!! Buon compleanno!” esclamò Meredith ed io scoppiai a ridere insieme ad Elena. Completò la scena venendo ad abbracciarci anche lei. “Ma si può sapere che cazzo fate? Siete diventati tutti matti??? C’è un botto di gente in sala. Staccatevi subito.” Ci disse in tono imperativo. “Mez che bello vederti. Che problema hai avuto?”

“Mike se non lasci subito Elena non dirai più che è bello vedermi, e l’unico problema che avrò sarà pagare la cauzione per percosse ad una coppietta!”

“Dai Mez la sto solo abbracciando. Abbraccio anche te!”

“Oh sì certo! Ma non cole mani sotto alla maglietta!” Effettivamente aveva ragione ecco perché ero così beatamente assopito tra le braccia della mia Ely, stavo sfiorando la sua pelle e lei era decisamente paralizzata. “Mike, credo che sia proprio il caso che mi lasci perché ho dovuto resettare gli ormoni pensando a Tarack nudo per non nuocere alla tua incolumità! E non è una bella visuale.” Ops, effettivamente anche io stavo facendo fatica a controllarmi adesso che il contatto si stava prolungando. “Oddio, che cose brutte da pensare. Beh oggi sei nata due volte a quanto pare.” Dissi ridendo. Nel frattempo Mez si divertiva a tirare le orecchie ad Elena che dolorante cercava di fermarla. “UNO. DUE. TRE….” Continuò a contare fino a 26 con tutta la forza che aveva per avere la sua piccola vendetta. “sei una pessima ragazza Meredith Matthews!” disse mentre si massaggiava l’orecchia destra completamente rossa. “Beh non fate gli auguri di buon compleanno ad Elena?” dissi rivolgendomi hai ragazzi, che si avvicinarono a lei uno alla volta un po’ sconcertati dalla scena che avevano visto Lola compresa che subito colse la palla al balzo. Avvicinandosi ad Elena la sentii dire “Ora ho capito perché sei la sua vice coreografa. Sei stata particolarmente generosa con lui barbie!”

“Come io potrei aver capito perché fai l’assolo, di certo non è il talento NEL BALLO che ha contribuito nella scelta.” Non fu molto contenta di ciò che disse Elena, ma Lola agiva in silenzio. Infatti non appena ci mettemmo a lavoro iniziò a  guardarla malamente, stava tramando qualcosa e infatti dopo mezz’ora che non la smetteva di guardare male avvenne il peggio. Erano intente a fare un passo in cui si camminava Lola la spinse con quanta più forza aveva facendola andare a sbattere sullo spigolo del tavolinetto dove c’era il mangiadischi che le cadde sulla caviglia.

“Oh scusami Elena, è che hai sbagliato il tempo del passo e io per starti dietro ti sono montata sopra.” Ero una furia, Elena non riusciva ad alzarsi. “Lola te sei completamente matta. Guarda che hai fatto. Ma ti pere questo il modo di comportarsi in sala?” Intervenni indicandole il sangue che le usciva e la caviglia, sicuramente slogata perché era gonfissima. “Elena ti sei fatta male?”

“La caviglia deve essersi slogata Michael non riesco ad alzarmi.”

“Fammi vedere. Mez  va a chiamare il dottor Jonson.” Tolsi il mangia dischi da sopra la sua gamba, poi cercai di capire cosa avesse combinato quella pazza serial killer di Lola. “Accidenti questa è slogata. Aspetta ti aiuto a sederti sulla sedia.” La presi in braccio e la misi a sedere.

“Grazie Mike. Mi dispiace peserò un po’!”

“Ma zitta va. Adesso io come faccio a farti ballare però?”

“io ti faccio secca brutta put …” Le tappai la bocca in tempo per fortuna.

“Ely non dire le parolacce. In questo caso non ne vale la pena.”

“Scusa Mike hai ragione ma quella stramaledetta zo…

shhhh basta, controllati Ely.” Ecco ora sembrava una bambina sul serio aveva imbronciato le labbra e si era messa a braccia incrociate, appoggiata sullo schienale.

“Lola, credo che per oggi te hai finito ì, magari se esci e prendi una boccata d’aria sarai meno irruenta e più lucida.” Era ferma davanti a me in ginocchio sulla caviglia di Elena, e non accennava ad uscire. Stavo per diventare maleducato ma mi trattenni “Puoi accomodarti fuori Lola. non c’è bisogno di te ora.”  

“Poverina, mi sa che dovrai riposarti per un bel pezzo Ely.” Disse acida poi si avvicinò al suo orecchio e le parlò “Così impari a parlare troppo stronzetta!” scattò sulla sedie pronta ad assalirla ma la bloccai “Lasciala perdere evidentemente è ansiosa di perdere il posto. Puoi andartene Lola per cortesia prima che di dica di uscire e non tornare più!”

“scusa tanto Michael non volevo urtare la tua sensibilità.” La guardai stavo seriamente pensando di mandarla via per fortuna uscì subito e arrivò il dottore ce visitò Elena. Come previsto da me aveva la caviglia slogata ed io ero in un mare di guai. “beh Michael tre o quattro settimane le ci vorranno per riprendere a ballare”

“Cacchio è un bel po’ di tempo.”

“Io la faccio fuori quella strega malefica, c’è riuscita alla fine a togliermi di mezzo!” scoppiò a piangere disperata. “Ely, tranquilla il tour è tra un mese e mezzo. Le coreografie poi le sai certo ce n’era una che dovevi ancora imparare, ma sono sicuro che ce la farai?”

Ma non manca solo the way you make me feel? Le altre le abbiamo fatte tutte o no?”

“Eh sì ma the way you make me feel volevo farla con te.”

“Oh no adesso la ucciderò davvero!”

“Dai che ce la facciamo vedrai. Poi te sei un genio nelle coreografie e ci sono io che ti aiuto.”

L’abbracciai, e continuai a consolarla per quanto possibile, poi mi venne in mente una soluzione ottimale.

     

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Capitolo 14
*** Troppo bello per essere vero ***


Troppo bello per essere vero

(seconda parte)

 

Ero sola nella mia stanza, e stavo piangendo disperata, quell’arpia di Lola da quando ero arrivata aveva cercato di farmi fuori e adesso c’era riuscita. Avevo l’opportunità di passare del tempo con Michael senza dovermi nascondere o inventarmi le stupidaggini più assurde e invece lui era in sala ed io chiusa i lacrime in camera mia. Perché ogni cosa nella mia vita doveva essere rovinata da tutto quello che mi ruotava intorno? Ero così felice di essere arrivata a realizzare il mio sogno di averlo tanto vicino da sentire il suo respiro sul mio collo, il calore della sua pelle a riscaldarmi di notte, non provare più quell’innaturale e straziante solitudine. Cosa mi era rimasto ora? Un soggiorno in un albergo a Los Angeles senza poter ballare, senza poter passare 24 ore su 24 con l’uomo della mia vita e con la paura straziante di non potergli più regalare la mia anima mentre ballo perché dovevo restare 4 settimane immobile per non rovinarmi la carriera. La televisione girava e parlava ed io la stavo ignorando, i miei pensieri erano troppo rumorosi per darle la mia attenzione anzi mi irritava la sua voce gracchiante. Feci per spegnerla e il telecomando si incantò così lo scaraventai sulla televisione “dannati aggeggi elettronici! Le manovelle funzionano meglio! Come cazzo si spegne sta carcassa?” Toc toc. “ma chi cazzo è che rompe i coglioni? Lasciatemi sola!!!!!” “Non serve a nulla, io c’ho scritto una canzone eppure continuano a rompere. E la prossima volta che dici le parolacce ti lascio.” Ti lascio? Come ti lascio? Perché stiamo insieme? Oddio sono stata pessima “Mike non riesco ad alzarmi”

“lo so io ho il doppione della chiave però, ma si bussa sempre prima di entrare in camera delle signorine, mi lasci entrare piccola?” *E come potrebbe non farlo entrare?.*

“Ma certo Mike vieni pure scusami, sono pessima.” Entrò in camera mia era sublime ed idilliaco nella sua camicia bianca e i pantaloni neri. Si era appena fatto la doccia lo dedussi dai capelli completamente sciolti e ancora umidi, e il profumo del bagnoschiuma mischiato all’odore della sua pelle era afrodisiaco, ti faceva toccare il paradiso già solo standoti accanto. Ebbi un sussulto, nella mia testa vedevo già il mio corpo intrecciato al suo, ma poi tornai a concentrarmi quando parlò. “se oggi non la smetti di piangere prenderò la decisione di rimandare di nuovo il concerto. Devi venire via. Abbiamo un appuntamento.”  Disse raccogliendo il telecomando e spegnendo la televisione. “dove dobbiamo andare?” non mi rispose sorrise circospetto e aprì la porta “Grazie della gentilezza Blanca. Prego faccia con comodo tanto ho già detto dove devono portare tutto.”

“Ma si figuri Mister Jackson! Mi dispiace signorina che si sia fatta male. Non si preoccupi ci penso io alle sue cose appena sarete usciti.” Ero sconcertata non riuscivo a capire un H di ciò che aveva in mente Mike, ma lo vidi che si avvicinava sempre più pericolosamente al mio letto. “Allora alzi le ginocchia o no? Devo infilare le braccia per sollevarti.” Diceva sorridente con i pugni poggiati sul materasso. “Dove dovremmo andare? E perché la signora ha iniziato a farmi le valigie?”

“Alzi le ginocchia o no?” eseguii quanto richiesto e mi prese in braccio, ero davvero in estasi adesso, anche perché sotto non aveva la solita maglietta e la mia mano toccava la sua pelle di seta, mi accorsi di tremare quando Michael sorrise. “Ti ho licenziata! E ti abbandono al tuo triste destino! Addio. Eh eh eh, sono stato credibile?” 

“No ma mi spaventi sul serio. Mi potresti dire ciò che hai in mente?”

“Cambi residenza chere!” ok qui c’era qualcosa che non andava, o non capivo più l’americano o ero sorda e non capivo perché non sentivo bene. “Come prego?”

Non mi rispose più fino a quando non entrammo a casa sua e ci venne incontro la domestica.

“buonasera Mister Jackson. Ho fatto preparare tutto quello che aveva chiesto lei, ben arrivata signorina Golberg.” Mi conosceva? E perché mi conosceva se io non l’avevo mai vista? “Grazie …” diedi una leggera botta a Mike per ricevere un suggerimento. “Sara.” Disse piano

“Sara” la donnina sorrise gentile “perché sa il mio cognome?”

“Ma chi lo sa forse ti ho nominata nel sonno.”

“Non dormi!”

“Glie ne ho parlato io ok? Ficcanaso!”

“Vorrei sapere cosa ci faccio …” mi venne un infarto quando Mike diede un leggero calcio alla porta facendola aprire, c’era un sontuoso letto a baldacchino, le coperte erano in tessuto broccato bianco, i lenzuoli di seta. Era la camera da letto di una principessa. Avevo gli occhi sbarrati a quella visuale, nella stanza c’era tutto, libri, specchi, trucchi, pettini e una finestra magnifica che dava proprio sul giardino di Neverland. Mi portò davanti al vetro e vidi l’orologio di fiori del giardino. Che segnava l’ora esatta, e quei fiori magnifici ovunque poggiavi lo sguardo. Ebbi un tuffo al cuore quando capii che quello che avevo davanti era la proiezione del cuore di Mike, così gentile, magico, delicato. “Michael? Ma non ti sto pesando mi tieni in braccio da una vita”

“per me è sempre troppo poco. E poi sei una piuma. Non arrivi a 50 kili!”

“Ma se ne peso 55!”

“allora sono diventato più potente io! Vediamo se stai comoda sul letto.” Detto questo si adagiò dolcemente con me in braccio e mi posò sul letto (stranamente non avvertivo più il dolore alla caviglia, come era potuto succedere? Mah chissà).  “Comoda?” non ero certa se la voce sarebbe uscita o meno però provai a rispondere. “s-ssì, comodissima!” era uscita una frase balbuziente, ma era uscita, forse era colpa del suo profumo che mi aveva dato alla testa, o magari della vicinanza … così … vicina, non so cosa fosse, però l’opera di demolizione non fu completa fino a quando i disse:

“Allora, il bagno e infondo a destra, la mia camera è attaccata alla tua, per la colazione ti sveglio io.” Credevo di non aver capito bene mi svegliava per colazione? Cioè avrei dormito a casa sua?

“Michael, guarda che io sto bene, poi c’è Mez che ci pensa a me se ho bisogno, non occorre che ti disturbi. Poi vieni da me tutte le sere, quindi sapresti come sto.”

“Ah ok adesso mi disturbi; Mez … ma allora non mi ascolti quando parlo Ely?”

“Ma sì che ti ascolto.”

“Evidentemente allora ti è sfuggito l’attimo in cui ti ho detto che avresti cambiato residenza”

“No, ma pensavo scherzassi!”

“dunque, oggi che non sei stata alle prove. Per concentrarmi o dovuto pensarti molto. E ho pensato anche a quello che ci siamo detti sta mattina. Così ho elaborato una proposta interessante da farti. Ovviamente mi serve il tuo consenso per porla in essere.” Era serissimo, anzi non credo di averlo mai visto con una faccia più seria, e dal tono della sua voce anche l’argomento non era da meno. Mi sistemai in maniera più composta sul letto mettendomi semiseduta. Anche Michael aggiustò la posizione e mi guardò sempre serio, ma con uno sguardo dolce come quello di un cucciolo. “Una proposta interessante? “ annuì restando in silenzio. “Che genere di proposta.”

“Beh, ecco …  pensavo. Di chiederti se … ti andrebbe di stare … qui a Neverland. Sì insomma di stare qui con me.” Non era possibile aveva davvero detto quello che avevo sentito in quell’istante.

“Michael io credo di aver battuto la testa, tu mi stai chiedendo davvero di venire a vivere con te?”

“Lo so è difficile da immaginare. Nemmeno io riuscivo a credere a ciò che mi era venuto in mente, però quando mi sono detto non è possibile che abbia così tanto bisogno di lei, mi sono reso conto che in realtà ne ho e come. Se tu fossi qui a Neverland io avrei tutti i giorni un motivo per sorridere, e lo vedrei ogni volta che i nostri occhi si sfioreranno. Sono stanco di stare solo in una casa così grande. È vero spesso mi vengono a trovare i bambini, ma se a salutarli quando se ne vanno vicino a me ci fosse una dolce ragazza di Parigi, mi sentirei meno solo.”  la gioia che mi pervase era indescrivibile, avvertivo solamente i battiti eccitati e veloci del mio cuore, gambe e braccia iniziarono a tremare, era la scossa che avvertivo ogni volta che il mio essere necessitava di sentire Michael tra le sue braccia, infatti non ebbi altra reazione se non quella di stringerlo fortissimo a me: “Oh Michael! Non riesco a credere che tu lo stia chiedendo proprio a me, o cielo mi hai resa la donna più felice dell’universo. Oddio Michael ti prego stringimi, ho bisogno di sapere che tutto ciò è reale.” 

“Ma ti sto già stringendo tesoro.” In effetti era vero, ma riusciva a diventare talmente tanto angelico certe volte da diventare impercettibile, o forse erano i miei sensi che si abbandonavano completamente a lui ogni volta che mi sfiorava.

“Allora stringimi più forte Michael, altrimenti rischierò di volare via. Oddio non so che dire.”

“Dì semplicemente di sì.”

“Oh sì Mike, sì, sì, sì … mille volte sì!” la sua risata colorò la stanza ed io mi stringevo a lui come una bambina al padre. Non avrei mai creduto che un uomo potesse rinchiudere nel suo essere tanta perfezione, tanta gentilezza, tanta capacità d’amare incondizionatamente e di rendere felice una comune ragazza che porta ancora i segni degli scivoloni di una bambina che sognando mondi nuovi inciampa e cade atterra. La stessa bambina che in una fredda sera dell’inverno del ’68 vide con gli occhi ingenui di una bambina quale sarebbe stato il suo futuro, non solo quello della ballerina, ma anche quello della futura donna. Quella notte giurai al cielo che lo avrei incontrato di nuovo un giorno. Quella notte mi trasformai da ragazzina che vestiva le bambole da ballerine, in una bambina con un’aspirazione. Capii subito che il mio futuro era nei suoi occhi e vidi che essere una ballerina poteva essere il passo verso una meta ben più grande di un palco scenico, un posto nel suo mondo, ora quel giuramento solenne, quella disperata e affannata ricerca di lui, durata per tutta la vita si era trovata esaudita in un giorno di dicembre, freddo, ma solo al di fuori dei nostri cuori che bruciavano come le fiamme di un focolare. Lo stesso focolare che sarei stata destinata ad alimentare insieme a lui. Di nuovo piansi, ma sta volta di gioia, perché quella sera insieme alla mia vita a Neverland, sigillai il mio cuore a quello di Michael, se prima era solo una speranza ora era certezza, la certezza che avrei avuto un nuovo scopo nella vita, riempire le sue giornate con tutto l’amore di cui ero capace e lo avrei fatto senza mai risparmiarmi, perché se c’era una persona che meritava un amore incondizionato, vero, sincero, disinteressato e infinito era proprio lui.

“Michael, sto ricevendo troppo io non merito una persona tanto straordinaria come te accanto.”

“Shhh ma che dici? Le persone straordinarie si cercano in continuazione e quando si trovano non si lasciano più, io ho trovato te e per me sei tanto straordinaria quanto unica perciò non ti lascerò mai andare.” Continuammo ad abbracciarci senza dire nulla, senza fare nulla. così in silenzio. Bastavamo l’uno all’altra anche se non parlavamo. Poi nel silenzio il sussurro del sorriso di Mike si rivelò “Fiu, avevo paura di chiedertelo. Credevo che mi rispondessi di no.”

“Mike, ma come potrei mai dirti di no. Ti ho inseguito per tutta la vita e ora che sei qui con me, reale, vivo rischio di spiccare il volo dalla felicità e lasciare la stanza.”

“Voleremmo via insieme, hai tu la polvere di fata addosso.”

“Già, ma te sai volare senza di essa.”

Dormì con me anche quella notte, nonostante non ci fosse la televisione nella stanza, non azzardò nemmeno un dito su di me, se non per accarezzarmi e stringermi. Era passata una settimana dal primo e ultimo bacio, ma non mi stupivo sapevo che era di natura timida quindi non forzavo nemmeno la mano. Avevo fatto bene, infatti mentre dormivo, o meglio, mentre tenevo gli occhi chiusi sentii il calore della sua bocca sfiorare la mia delicatamente. Feci fatica a trattenermi e ringraziando il cielo il rossore che invase il mio viso non era visibile per intero, quindi credo che non capì che ero sveglia. Io comunque dovevo sapere i motivi che non lo facevano dormire e speravo con tutto il cuore che lui si aprisse con me.

Passarono diversi giorni tutti meravigliosi e la mia caviglia era sempre meno gonfia, avvertivo un leggero fastidio solo quando Michael non era in casa, continuavo a seguire comunque le prove, da seduta e le coreografie le avevo tutte in testa, finalmente cominciavo ad apprezzare il mio dono nel giusto modo, e per fortuna Michael era un coreografo eccezionale infatti la sera a casa facevamo il ripasso. Erano i momenti più stupendi, con Michael anche il dovere diventava divertimento, giocavamo “al joystick e allo schermo”, una roba da diventare pazzi per il divertimento, praticamente Michael faceva lo schermo e assumeva la posizione dei pupazzetti dei video giochi e aspettava di ricevere i comandi ed io facevo il joystick, dovevo guidarlo con i comandi vocali, quindi io dicevo i passi delle coreografie a tempo di musica e lui li eseguiva, quando sbagliavo si paralizzava e non faceva nulla, arrivata al terzo errore era game over e lui fingeva di morire sdraiandosi sul pavimento, rimaneva 30 secondi e poi con un salto faceva ripartire il gioco. Mi divertivo come una pazza, non avevo mai riso in vita mia come in quei giorni con Michael e comunque mantenevo sveglia la memoria per non restare impreparata.

La sera prima delle vacanze di Natale, Michael rimase in sala fino a tardi, io non ero potuta andare a seguire le prove perché avevo la terapia con il fisioterapista personale di Michael, che per ovvi motivi era senza dubbio molto più preparato di altri e aveva contribuito a far sì che la mia degenza fosse più sbrigativa. Comunque rimase in sala fino alle nove e mezza ed io mi feci venire in mente una bella idea per farlo rilassare quando tornava. Mi ero impossessata della cucina e avevo detto a Sara di non preparare nulla per cena perché ci avrei pensato io, proprio la sera prima Michael mi parlava di come desiderasse avere una vita normale, senza tutto lo stress dei tabloid e delle serate mondane, aveva infatti avuto cene su cene da quando mi ero slogata la caviglia ed ogni sera anche se tornava stanco morto non dormiva, ciononostante non mi aveva ancora fatto nessun discorso su ciò che fosse la sua vita strettamente privata. Siccome non ce la facevo più a vederlo così stanco e anche abbattuto, certe volte triste e silenzioso dovevo farlo sentire più a suo agio. I pranzi che facevamo insieme e le poche cene erano tutte sontuose, cameriere, tavolo lunghissimo salone dispersivo, perché lui era lì che mangiava abitualmente, quindi volevo fare una cosa diversa. Coadiuvata da Bubbles, che ormai era diventata la mia ombra quando non c’era Michael, apparecchiai in cucina molto più calda e raccolta del raffinatissimo ed elegantissimo salone. Misi i piatti più semplici che aveva in casa, e non fu facile trovarli, o erano pitturati, o erano rifiniti con decori stile corte regia, o ancora c’era un servizio interamente di cristallo sia i piatti che i bicchieri,

curiosai in tutte le credenze, fino a quando finalmente trovai un servizio in porcellana semplice senza sfarzi o decori di nessun genere, semplicemente bianco. “Oh finalmente il nostro Mike ha qualcosa che si addica ai comuni mortali, a me piace questo servizio e a te Bubbles?”  diede una botta al pavimento e fece un versetto di assenso. “perfetto allora si va con questi.” La tovaglia era blu con delle arance a ravvivarla un po’ misi piatto e sottopiatto. Sistemai coltello e forchetta su dei semplici tovaglioli di carta, poi si presentò il problema dei bicchieri. Io non so cosa ci facesse con tutte quelle tipologie di calice, so solo che prima di trovare due normalissimi bicchieri di vetro ci misi mezz’ora. Comunque la tavola fu pronta per le otto, ora dovevo pensare alla cena. Gli piaceva il salmone quindi immaginai che in casa ce ne fosse in quantità e quando andai a controllare notai che effettivamente era così.  Così mi sbizzarrii con il pesce rosa facendo una cena a base di salmone. Bruscai il pane nel forno dove misi il salmone affumicato con burro e limone usandolo come antipasto, poi come primo risotto al salmone leggero e gustoso, per secondo invece feci degli involtini sempre con il salmone e con dentro il pane gratinato. Per mia fortuna ero veloce in cucina e la cena era pronta per le nove. Appena spensi il forno con gli involtini dentro squillò il telefono. Michael mi aveva dato il bene stare per rispondere ma io ero sempre titubante nel farlo, perché non si sapeva mai chi poteva essere anche i giornalisti tante volte riuscivano a trovare il suo numero e se fosse stata una ragazza a rispondere, avrebbero subito montato un casino. Comunque poteva essere anche del lavoro da sbrigare e, visto che io ero stata promossa ad assistente personale, dovevo essere ligia al dovere quindi risposi “Casa Jackson con chi parlo?”

Amaro sol per te m'era morire, da te la vita prende ogni splendore, all'esser mio la gioia ed il desire nascon di te, come di fiamma ardore. Io folgorare i cieli e scolorire vedrò nell'occhio tuo rivelatore, e la beltà delle cose più mire avrà sol da te voce e colore.” O santo cielo stava cantando l’opera. Era stanco e probabilmente stava impazzendo.

“non è tanto normale che ti metti a cantare la Tosca al telefono.”

“No, ascolti l’opera davvero!” mi disse ridendo.

“certo che la conosco, io adoro l’opera è l’esempio più bello della musica, dopo Michael Jackson naturalmente, lo conosci?” dissi scherzando. “mah sì lo nominano ogni tanto di sfuggita, non è quel mezzo scemo che balla come un esaltato?”

“Per me balla da Dio, anzi è un Dio, infatti tante volte tipo sta sera, mi chiedo dove sia?”

“ho fatto tardi amore scusa, sarò lì tra mezz’ora. Hanno rotto le scatole?” aspettate devo riprendermi, come mi aveva chiamata? amore santo iddio, che effetto strano, però mi stavo sentendo davvero la regina della casa, il grembiulino sexy poi completava il tutto.

“D’accordo, non vedo l’ora che torni. Mi sei mancato oggi.”

“Anche tu piccola, non sai quanto. Ah ma la sai una cosa?”

“Che cosa tesoro?” santo cielo mi stavo sentendo sua moglie quanto mi piaceva.

“Lola è caduta mentre faceva la presa con Dominic. Ma si è fatto più male lui perché lo ha massacrato, io non ero in sala perché stavo bevendo il succo d’arancia e quando sono tornato c’era il gelo, Lola ha lasciato il salone e non l’ho vista, sarà in albergo pare che si sia fatta male pure lei comunque, certo non ai tuoi livelli. A proposito, la fisioterapia come è andata?”

“Benino, dice che sto recuperando in fretta. Ma Bubbles può mangiare il gelato?” cambiai discorso perché il fatto che mi avrebbe trovata senza stampelle faceva parte della sorpresa.

“Oh no, ha fatto l’imboscata a Silvia in cucina anche oggi?”

“Ehm, sì.” Veramente glie lo avevo dato io perché non mangiava nulla per via dell’assenza di Mike

“E va beh dai, non le darò il cono domenica. In genere glie ne do uno a settimana.”

“Ah apposto allora. Tesoro torni presto però vero?” Non riuscivo a credere che fosse possibile, non avevo mai chiamato nessuno così, forse perché ero sempre stata votata a lui.

“Ma amore mio volo da te tra pochissimo. Che c’è a cena?” che bello aveva fame, finalmente metteva qualcosa di decente sotto i denti, ultimamente mangiava poco sicuramente aveva qualche pensiero in testa. “Ti piacerà vedrai. Non te lo dico così ti sbrighi a tornare.” Sembravo una bambina mio Dio, non mi ero mai sentita così. “Agli ordini generale! Ciao tesoro arrivo.” Dio com’era carino, ma come riusciva ad essere così tenero. “Ti aspetto.” Chiuso il ricevitore mi fiondai in cucina, mancava il dolce. Di certo quello non poteva essere a base di salmone. Però un sorbetto al limone secondo me ci stava. Andai a vedere se c’era lo spumante nella dispensa. C’era, ora mancava il gelato al limone, ma mi ricordavo che Bubbles lo aveva tra i gusti, quindi doveva esserci. Nel giro di poco era pronto, lo misi nel freezer e mi tolsi il grembiule. Mancavano cinque minuti alle nove e mezza. Quindi spensi tutte le luci del primo piano e trovai due candele in una credenza, il gioco era fatto tutto pronto, mancava solo lui. E mi sedetti ad aspettarlo. Non tardò ad arrivare. Lo sentii chiamare “Ely? Dove sei tesoro? Ma che fine ha fatto? Elena? Mi hai abbandonato?” che dolce, non potevo farlo aspettare “Sono in cucina Michael.”

“In cucina? E perché? Ma non era pronta la cena?”

“Vieni giù dai.” Lo sentii scendere di corsa e fermarsi sull’uscio.

“Ma perché hai spento tutte le … luci?” si bloccò per un attimo quando trovò il familiare tavolo apparecchiato e semplice. Si coprì la faccia con una mano mi venne da sorridere a pensarlo così timido sceso dal palco dove era una pantera. “Ma che ti sei inventata?”

“Non ti piace? Scusa, magari ti ho messo a disagio, è che pensavo che essendo stanco avevi bisogno di un ambiente più raccolto meno sfarzoso, sei un po’ sotto stress questo periodo e volevo fare una cosa carina. Ma … ti ha dato fastidio?” lo vidi mordersi le labbra, e venire lento verso di me. prese le mie mani e se le mise intorno al collo, poi mi passò le mani in vita e mi sorrise.

“Ma che fastidio. Nessuno ha mai fatto per me certe cose. Sei stata dolcissima. vieni qui.” Mi sfiorò il viso con la mano e tenendolo con delicatezza mi lasciò un piccolo bacio sulle labbra. Lento asciutto, bellissimo. “grazie piccola mia.” Sorrise. Io ero già volata fuori dalla stanza arrivata a Parigi e tornata indietro, però fui brava a riprendermi. “Ma allora? Non sei curioso di sapere come cucino?” Rise del tutto sta volta, era così bello quel sorriso splendente sul suo viso un po’ stanco.

“Cosa? hai cucinato te davvero? Ma allora vuoi proprio farti sposare. Santo cielo amore mio ma tutto questo è magnifico! Fatti abbracciare più forte allora.” Lo fece tirandomi leggermente su e dandomi un altro bacio che mi fece trepidare più di una foglia che cade da un albero.

“Allora che ha preparato l’angelo della casa?”

“Allora è una casa di angeli questa! Dunque, vediamo un po’ … salmone” gli si illuminarono gli occhi e il viso. “Il salmone? Io adoro il salmone!”

“Lo so caro! Per questo l’ho cucinato, per antipasto.” Presi il piatto con le tartine e lo posai sul tavolo. “Per primo, e per secondo.” Avevo messo tutto sul tavolo e Michael era affamato, vederlo così mi rincuorò, era più rilassato, forse la mia tecnica stava funzionando.

“Santo cielo sei una maga in cucina Ely.”

“Te sei un mago in tutto.”

Mangiammo in un’atmosfera serena, raccolta. Sembrava di essere in un'altra dimensione, il nostro mondo dove esistevamo solo io e lui ero felicissima di passare un momento così intimo con Michael, non avrei saputo immaginare altri al mio fianco se non lui. Mentre mi raccontava la giornata lavorativa, io sparecchiavo. Appena tolti i piatti presi il sorbetto nel freezer.

“Spero che il sorbetto al limone sia di tuo gradimento Mike.”

“Scherzi? Ma certo! E poi dopo il pesce cosa c’è di meglio del limone?” lo misi nei bicchieri, mentre bevevamo allungò la mano per prendere la mia, la strinse era così morbida, gentile, curata e come sempre sulle dita aveva gli immancabili cerotti bianchi. Mentre mi stringeva mi guardava negli occhi. poco dopo si alzò, e venne alle mie spalle. Mi accarezzò il collo e i capelli e poi passò alle spalle che strinse con più forza.

“Se non sbaglio c’è un discorso che dovevamo fare io e te.” Mi prese per mano e mi portò in sala dove ci sedemmo sul divano.

“Ce ne sono diversi, ma di importante che sta a cuore a tutti e due ce n’era uno sì.”

“Perché non mi hai mai chiesto il motivo dello schiarimento della mia pelle?”

“Perché so che non ami parlarne.”

“Ma ti sarai posta la domanda.” Mi chiese tornando davanti a me. Era serissimo, e i suoi occhi sembravano entrarmi nell’anima. Erano così profondi e intensi che tornai sul pianeta Mike & Ely in poco tempo “Sì, tante volte.” Dissi timida

“E che risposta ti sei data?”

“Nessuna, la mia unica risposta è stata un bo.”

“Magari avrai risposto con una tesi etnica.”

“Che significa Michael?” mi alzai in piedi ero davanti a lui e sapevo che quello che mi avrebbe detto mi avrebbe fatta arrabbiare. “Aspetta Ely, non agitarti, e non metterti subito sulla difensiva, è una cosa difficile da dire per me, non ne ho mai parlato ancora e non è piacevole come argomento. Per favore, siediti e ascoltami.” Feci quanto mi chiese

“credi che non voglia essere nero? Come dicono tutti i giornali e gran parte della gente?”

“Michael, io non sono tutti. Io sono Elena, la stessa Elena che ride e scherza con te ogni giorno, la stessa Elena che …. Ti ama più di tutta la sua vita.” mi fece male sentire la sua domanda, perché pensava che io ragionavo come tutte le pecore ignoranti dell’universo che ascoltano i Tabloid?

“Lo so, Elena. Ma io sto solo cercando di capire.”

“No, non penso che sei razzista, gli idioti lo pensano. Non io. Io non sono cieca Mike, ho visto quanta gente di colore aiuti, quanti amici di colore hai. Basta pensare a Diana o al tuo idolo James Brown. Hai una specie di venerazione per lui, l’hai sempre avuta. Chi è contro le persone di colore non le stima nemmeno come artisti. E soprattutto non fa un progetto umanitario come USA for Africa. Come puoi pensare che ti consideri razzista?”

“Ok, ok, d’accordo. Allora so che se ti spiego una cosa la capirai e la leggerai per quella che è senza pregiudizi, però devi dirmi una cosa.”

“Che cosa Michael?” non sapevo più che fare il cuore mi andava a tremila, stava per dirmi la cosa che odiava di più tirare fuori.

“Elena, tu  mi ami?” santo cielo, avevo il cuore in gola le mie gambe tremavano, le mani sudavano. Mi aveva messa con le spalle al muro e aveva sparato la cosa più incredibile che una persona possa dire ad un’altra. Presi tre respiri affannati e mi uscirono le lacrime.

“Ti amo, Michael.” Ero riuscita a tirarlo fuori finalmente non era più una cosa che dovevo evitare di dire, per quanto lo avrei urlato al cielo e al mondo intero non potevo dirglielo, perché non sapevo se quella magica e unica parola lo avesse fatto fuggire da me lasciandomi nel vuoto e nella tristezza cupa della mia anima senza di lui.

“Mi ami davvero? Mi ami col cuore? O mi ami con l’amore artistico di una fan.”

“Ti amo Michael più della mia stessa vita, morirei se non ti avessi accanto. Non avrei più alcuna ragione di vivere senza di te, sei tu che hai dato un senso a tutta la mia mediocre e triste vita, sei il sole che illumina le mie giornate, la musica che fa battere il mio cuore, il respiro che dona vita alla mia anima. L’acqua che ha fatto crescere la rigogliosa sorgente del mio cuore. L’unico che mi abbia mai fatto sentire una donna, l’unico che sia stato capace di farmi capire il senso della parola amore. La mia vita è nel tuo respiro.” Chiuse gli occhi deglutì timoroso poi tornò a guardarmi.

“Mi ameresti anche se fossi diverso da così come mi vedi. Se fossi una specie di ibrido?”

“Michael io ti amerei anche se fossi un pittore cieco, un musicista sordo, un ballerino deforme, non è solo il tuo aspetto che amo, non è la star, non è il re del pop che amo. Io amo Michael, e basta, e resteresti tu anche se fossi in un altro corpo, lo spirito non cambia in base all’aspetto, la grandezza di un uomo non la si può misurare solo per la prestanza. Ma per come ama.”

Gli si lucidarono gli occhi e poi iniziò a togliersi i cerotti dalle dita.

“Allora dimmi mi ameresti anche così?” mi mise le mani sotto agli occhi erano chiazzate, scolorite, erano di un beige più chiaro di quello del viso caffellatte. Era spaventato dalla mia reazione, io non capivo.   Poi si aprì la camicia e aveva il corpo chiazzato qua e la di macchie più chiare.

“quindi? Com’è che saresti? Io ti trovo magnifico.”

“Sono malato Elena. Le vedi queste macchie si chiamano vitiligine. È una malattia della pelle che non può essere curata se non con le creme, che non mi restituiscono la melanina, ma me la tolgono, quindi sarà sempre peggio. E se non vorrai avere nulla a che fare con me ti capirò. Anche se starò a pezzi.” Si ricoprì le spalle e poggiò i pugni al muro. Come faceva ad essere così pazzo da credere che lo avrei abbandonato per una malattia della pelle. Mi avvicinai poggiandogli il viso sulla schiena e passandogli le mani sulle spalle, per poi stringerlo in vita. “Davvero ti ho fatto vedere il lato peggiore di me Michael?”

“Ma quale peggiore, sei straordinaria è questo il problema, il re è malato! Bel titolo per nascondere un articolo che elogia il mio impensabile e inesistente razzismo. E poi wow l’affascinante Michael ha le chiazze! Mi sembra già di leggere i giornali.”

“perché invece di leggere i giornali no  provi a leggere i miei occhi? forse ti risponderanno al posto mio.”

“e che mi direbbero? Sei un campione Michael ti sei innamorato di nuovo della ragazza sbagliata.”

“Guardami Michael?” non si girò “Guardami ti prego. Guardami!” dissi mentre tentavo di fargli capire che doveva girarsi, quando si girò guardò a destra, allora presi il suo viso e lo misi davanti al mio “Io ti amo, Michael. Incondizionatamente. Cerco solo amore da te. Non mi interessa il resto e il tuo amore non è malato Michael, è il più sano e sincero che una donna possa avere la fortuna di avere per sé. Ed io non voglio deluderti, non voglio lasciarti. Chiedo solo di amarti. In ogni giorno della mia vita con te. Ma possibile che non capisci che ogni passo che ho compiuto nella mia vita, l’ho fatto per portarmi più vicino a te. Quella sera di 21 anni fa, ho capito cosa volevo dalla vita, chi volevo per la vita, ero solo una bambina scema che non sapeva neanche fare un giro su se stessa, ma sapeva già che avrebbe amato quel ragazzino col cappello da cowboy fucsia che cantava con la voce degli angeli. Quella notte oltre alle mie gambe, ho consacrato a te il mio cuore. Tu non ti ricordi ma mi hai sorriso, e sei stato a guardarmi per qualche secondo. Con quel sorriso mi hai fatto attraversare i cancelli dell’arcobaleno e mi hai aperto le porte del paradiso. Potrei mai gettare via così l’amore che provo per te per una malattia della pelle? Ma io ti amo di più allora Mike, cosa devo fare per farti capire che sono pazza di te. Hai pieno possesso di tutta me stessa, del mio cuore, della mia testa, della mie azioni. Di tutto il mio essere. Mi suiciderei se me ne andassi.” Sospirò, aveva gli occhi lucidi, capì che non c’era menzogna nel mio sguardo, ma solo un infinito amore. Così mi strinse fortissimo e sussurrò al mio orecchio le parole che sognavo che mi dicesse da una vita. “Ti amo. Non ti lascerò mai andare via, perché tu sarai sempre nel mio cuore.”

Mi baciò dolcemente sulle labbra, fu un bacio triste, ma bellissimo. Continuava ad esserci qualche cosa però, perché gli occhi di Michael erano più sollevati, ma non del tutto sereni.

“C’è un’altra cosa che devo dirti. Ho un problema da quando sono rimasto scottato sul set.” Si schiarì la voce e si umettò le labbra era sempre serio. “Sono costretto a prendere dei farmaci per i dolori, che a volte sono insopportabili, dovrei allentarne l’uso, ma pur troppo non ci riesco da solo. non è che sono un tossicomane è solo che non dormo, e mi resta difficile a volte …” lo baciai per zittirlo. “Tu non sei più solo Mike. Se vorrai ti aiuterò io.”

“Ma non posso sottoporti a tutto questo, ti … ti amo troppo per darti delle così crude responsabilità. Te non puoi stare dietro alle mie fobie”

“Michael”

“non è giusto che ti sacrifichi così”

“Michael.”

“io certe volte so essere talmente irritante da …”

“Michael, ti prego basta. Ascoltami. Poco fa ho detto che ti amo. Non si ama una persona per metà del suo essere, si ama in maniera totale. E amando te amo tutto ciò che fa parte di te, amare significa aiutare, significa lottare, significa vincere. E vedrai che io e te vinceremo tutte le battaglie che la vita ci proporrà, perché siamo destinati ad un futuro in cui l’unica nostra forza sarà l’amore e so quanto ne ho dentro io Mike e soprattutto so quanto ne hai tu. Basta solo essere forti. E in due si è sempre più forti. Stringimi ti prego.” Mi strinse e pianse allungo tra le mie braccia ed io con lui. Eravamo seduti sul divano e piangevamo insieme. Passammo un’ora quel modo. Poi Michael stremato si era appoggiato sulle mie gambe e io gli accarezzavo i capelli, il viso, le braccia, il collo. Non facevo nulla ero semplicemente là e glie lo facevo sentire. Non riuscii a credere ai miei occhi e alle mie orecchie quando il suo respiro divenne più profondo, si era addormentato finalmente. Come biasimarlo la giornata di oggi era stata una delle più stressanti che avesse avuto, e poi aveva pianto allungo con me. guardai l’orologio calendario, la data e l’ora da 23 dic. 23:59 diventò 24 dic. 00:00. Era la vigilia di natale.

              

 

     

Salve gente, scusate so di avervi fatto attendere di più, ma pur troppo tra poco si ricomincia la routine e sarà traumatico il ritorno. Comunque, spero di non aver deluso le vostre aspettative, è un capitolo un po’ più sostanzioso degli altri, ma dopotutto da brava scrittrice quale aspiro essere dopo tutta questa fantasia ho dovuto metterci un po’ di realtà, una realtà triste anche se in realtà il periodo in cui l’ho ambientata è stato il meno peggiore di tutti. Comunque questo è quanto carissime. Se il prossimo tarderà a venire prendetevela con il rettore dell’università che ha messo anche la sessione autunnale per sostenere gli esami (anche se per me è una fortuna.) vi bacio e ringrazio tutti quelli che leggono e soprattutto chi recensisce. Infatti ….

 

X mcj: carissima ben tornata. Spero che le vacanze siano andate bene. Scusa ancora per il ritardo, ma sono sempre di corsa. Comunque, te li ho sfornati quattro capitoletti da quando sei partita eh. Buona lettura, spero che ti piaccia come ho fatto evolvere il tutto. Baci a presto.

 

X Bad_Mikey: Carissima, sono contenta che il pezzo del cartone ti sia piaciuto, vedessi io come ridevo quando l’ho scritto. Comunque sì mi ispiro a qualcuno per il personaggio di Lola, siccome mi andava di fare un regalo a questo fantastico soggetto le ho dedicato il personaggio di disturbo. Chissà come mai? Comunque sei fantastica nelle storie e nelle recensioni. E sono proprio felice che la storia ti stia piacendo, faccio del mio meglio per Mike questo e molto altro ancora. Esatto se avesse avuto una ragazza come Elena penso che tante cose sarebbero andate diversamente nella sua vita e questo contribuisce sempre di più alla tristezza che ho in cuore, comunque  Un bacio grande chicca Ti voglio bene.

 

XEutherpe: non posso chiamarti in altro modo se non amore mio. Ma che farei io senza la mia bimba? Sei capace di darmi la polvere di fata per volare nell’isola che non c’è, più parliamo più sei indispensabile per la povera vecchia elly *linguaccia scherzetto* solo te puoi avere una bellezza tale dentro di te da darmi la forza per andare avanti, non solo nella storia ma soprattutto nella vita. ringrazio il cielo ogni notte (o giorno nel nostro caso) per aver mandato un angelo così speciale e straordinario come te nella mia vita. sei la mia forza, il mio sostegno, il mio sorriso, la mia gioia, la mia sorellina astrale. Ogni volta che parlo con te c’è la magia nell’aria e so che a fare tutto ciò sei te cucciola con tutta la tua bellezza d’animo sfolgorante e splendente! Ti adoro non rinuncerò mai a te, e alla nostra bellissima amicizia. E sarò con te in ogni momento della vita. sempre e per sempre! Ti adooooorooooo un bacione enorme.

 

X lolla 20: Ebbene sì killer lola è uscita dalla tana! Comunque grazie della recensione e sono felice che il personaggio di mez ti piaccia, io l’adoro è una grande amica.

Heartagram: Ciao cara. Sono contenta che le parole di elena e mike ti siano piaciute. Vero lola dovrebbe essere eliminata, ma poi che gusto c’è? Hai ragione, se ci fosse stata una così nella vita di Mike tutto sarebbe andato diversamente, sfortunatamente però non l’ha trovata, anche se per quanto riguarda me e molta altra gente amare mike non sarebbe stato così difficile. Grazie della bellissima recensione a prestissimo un bacione grande

 

MihaCahn: spero che anche gli altri capitoli ti piacciano quando li leggerai, il personaggio di Elena è bello mi sono impegnata molto a definirlo, dopotutto su questo genere di storia il personaggio femminile deve essere eclettico e sensibile, sennò che cambierebbe? Il bollino arancione sto aspettando a descriverlo, dopotutto Michael era così angelico e perfetto che se andassi troppo oltre rischierei la gambizzazione o di deludere molte delle mie lettrici particolarmente sensibili all’innocenza di Mike, comunque arriverà, sperò ti piacerà quando sarà il momento. Ciao ciao

 

Jennifer94: carissima visto? La tempestività di Mez è ormai leggenda, è la caratterista del mio romanzo e le voglio un sacco di bene. Lola, sì effettivamente è da gambizzare, ma non preoccuparti che il fulgido eterno momento della tortura arriverà anche per lei. grazie della recensione spero che l’attesa chiacchierata degli eroi sia stata di tuo gradimento J un bacione one one          

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Capitolo 15
*** Buon Natale Lady Jackson ***


Buon Natale Lady Jackson.

(Prima parte)

 

 

Mi ero addormentato come un ghiro sopra le ginocchia di Elena, stavo così bene, ma soprattutto ero riuscito ad addormentarmi con facilità, senza l’ausilio di nessun farmaco o tranquillante. Mi era bastato sapere che se chiudevo gli occhi non ero da solo, forse avevo trovato la soluzione al mio problema, ma forse era presto per dirlo.

Vidi che sia era addormentata anche lei appoggiata sul bracciolo del divano. Aveva un’aria così serena quando dormiva, somigliava alla luna, sembrava fatta di ghiaccio e la sua pelle era così chiara da sembrare d’argento. Solo guardare il suo viso dava una tranquillità sconosciuta alla mia vita, guardare una rosa così bella seduta e assopita sul divano di casa mia mi dava la certezza che non sarei più stato solo ringraziando il cielo avevo trovato esaudite le mie preghiere. Ebbi un’incontenibile voglia di baciarla infatti l’accarezzai dolcemente sul capo, lei si mosse leggermente e socchiuse gli occhi. “Michael, mi sa che mi sono addormentata.” Continuai ad accarezzarla “Eri bellissima.” Sorrise e mi diede un bacio sul palmo della mano per poi accarezzarla con la sua. “Che ore sono?” mi chiese con voce sottile. “Tardi, sono le tre del mattino, ci siamo addormentati come due ghiri! Mi dispiace ho invaso le tue gambe!”

“Ma figurati, mai invasione fu più gradita! Però ci sono ancora i piatti da lavare.”

“conoscendo Sara li avrà già lavati. Dovremmo dormire, domani mattina o meglio tra 5 ore partiamo per New York!” ero intenzionato a passare il Natale lì, avevo voglia di vedere la neve che a Los Angeles è più che rara. Elena mi guardava con occhi stupiti, li avevo notati dalla prima volta che l’avevo vista, ma più li guardavo più me ne innamoravo. Erano grandi, le ciglia erano lunghe e folte, e scure com’erano risaltavano ancora di più il colore meraviglioso che avevano, quel verde intenso pigmentato da pagliuzze dorate che davano al suo sguardo una luce diversa, una luce che non avevo mai incontrato prima in nessuno sguardo di nessun’altra donna.

“N-n-new York Mike? Ho capito bene?” la baciai dolce sulle labbra. “sì Ely, hai capito bene New York, sotto Natale è magica e voglio vedere la neve, qui a Los Angeles è una chimera, ma a New York cade spesso. Ti va ti piace l’idea?”

“Michael, stai scherzando? Certo che mi va.” Poi la guardai per bene, non aveva e stampelle, già che ci penso non le aveva nemmeno prima a cena, come avevo potuto essere così distratto?

“Ma aspetta un secondo Ely, ho fatto una figuraccia clamorosa, non hai le stampelle, non le avevi nemmeno prima vero?” sorrise tenera e fece un giro su se stessa.

“No, non le avevo nemmeno prima tesoro! Non è bellissimo? Robert dice che tra una settimana potrò tornare a ballare quanto prima e anche meglio.”

“Che sbadato Ely, scusami è che ero talmente preso da tutta la situazione: la cena fantasticamente normale, l’atmosfera a tavola, i discorsi che abbiamo fatto, tu. Mi hanno mandato su di giri e non mi sono accorto della sorpresa più importante! Che sciocco, è una notizia bellissima non vedo l’ora di vederti di nuovo ballare lo so sono stati solo pochi giorni, ma in queste tre settimane ne sono successe di tutti i colori, io di solito impiego mesi per corteggiare una ragazza, ma mi sono innamorato di te praticamente da subito. Sei diventata la mia vice, ti sei fatta male, ti ho parlato di me, dei miei problemi … sei entrata nella mia vita come un uragano e ora senza di te sarei solo una città piena di cantieri in costruzione. Come ci sei riuscita?”

“Michael io non lo so, so solo quello che ho dentro, quanto possa amarti fin da bambina senza neanche conoscerti davvero. Sono semplicemente stata me stessa, non so come ci sono riuscita. È stato solo merito tuo, Michael, è impossibile non amare una persona così speciale e incredibilmente umana come te. Sei il sogno del mondo intero e io ho avuto la grande fortuna di entrare nel tuo di mondo, ma la vita che è realmente cambiata è solo la mia Mike, e solo grazie a te, al tuo sorriso e alla tua dolcezza.” Ci abbracciammo, e in quel momento mi sentii più leggero, come se stretto a lei potessi volare in paradiso.

“Allora? Pronta alla partenza?” annuì silenziosa accarezzandomi la schiena con le sue mani perfette e delicate “Allora lascia a casa le tute, gli shorts, i body, gli scalda muscoli e le felpe da

b-boys perché ci sarà spazio solo per vestiti, gonne, pantaloni, jeans e magliette strettamente personalizzate per te.” Si mise a ridere. “Non ti piaccio proprio in tenuta da lavoro eh?”

“No, in verità mi piaci troppo e quindi devo vederti vestita in maniera diversa per essere al massimo della consapevolezza di me stesso, sono le tue gambe forse che mi distraggono o magari la vitina da vespa  e … va beh lasciamo stare, meglio non pensarci. Guardiamo un film?”

“Va bene, però si accettano solo horror però”

“Oh a me l’horror va benissimo, però lo scelgo io!” guardammo non uno ma ben due film horror, “Essi vivono” e “La bambola assassina”. Era mattina quando i titoli di coda della bambola assassina correvano sullo schermo. Ci strofinammo gli occhi e rilassammo le schiene e dopo qualche minuto, mentre spalmavamo il burro sulle fette di pane Tarack entrò in cucina. “Michael ci aspettano tra mezz’ora, ma sei già vestito? Non hai chiuso occhio nemmeno sta notte? Ma in cucina che fai”

“Michael, la marmellata la vuoi di fragole o di albicocche? Oh buon giorno Tarack!” la voce squillante di Elena aveva colorato la stanza e lasciato Tarack senza parole. Non so perché, ma non le era molto simpatica, lei comunque lo aveva capito, ma non si turbava più del necessario del resto dei miei dipendenti si era assicurata la simpatia assoluta se con lui non c’era riuscita non le dava molta pena. “Michael, io starei attento a circondarmi di compagnie tanto invadenti, cosa ci fa lei in casa?” chiese Tarack infastidito.

“Veramente è sempre stata in giro per casa da quando è arrivata, e da una settimana vive con me, magari non l’hai notata perché non è poi così invadente.” Ci guardò con aria di sfida e poi uscì.

“Immagino che la porterai a New York con te vero?” chiese accorto sull’uscio della porta.

“Ovviamente, lei starà sempre con me d’ora in avanti. Perciò è meglio che ti abitui alla sua presenza.” dissi mentre andavo in contro ad Elena a prendere il barattolo della marmellata di albicocche. Tarack uscì salutando me e senza dare il minimo di considerazione ad Elena.

“Sai Michael comincio seriamente a sospettare che sia innamorato di te.”

“non farci caso, lui ha una concezione particolare della donna, dipende dall’educazione che ha sempre ricevuto. Per lui la donna ha un unico scopo nella vita: fare la moglie. Quindi cucinare, lavare, stirare, fare gli onori di casa e naturalmente fare figli e crescerli. Una donna che vuole fare altro che questo per lui è un mostro dal quale stare alla larga.”

“beh qualsiasi donna vuole avere dei figli è il massimo dell’aspirazione diventare madre, ma certo nel frattempo per quale motivo fare la muffa in casa? Mah non lo capirò mai.”

“Davvero la penso così? Per te è così fondamentale avere dei bambini?”

“Stai scherzando? Sogno di diventare madre da quando avevo 20 anni! Il problema è trovare la materia prima per farli … e … naturalmente … il coraggio!” Credevo di essere l’unico ad aspirare a diventare genitore, invece avevo davanti a me una ragazza che mi stava facendo lo stesso discorso, con i tempi che corrono era una rarità, perciò rimasi piacevolmente sorpreso dalle sue affermazioni. Notai, però, che era leggermente arrossita dopo avermi detto quelle cose.

“Il coraggio?” elaborai lentamente una teoria sulle ragioni della sua affermazione che l’aveva imbarazzata così tanto e capii che era sempre più rara come esemplare femminile.

“Oh beh, certo, il coraggio è fondamentale, specialmente per la donna, anche se a volte sono i maschi a non essere coraggiosi e intraprendenti.” L’argomento sesso per me era un argomento molto più che delicato. Essendo timido di natura, e specialmente molto introverso, trattare un argomento così intimo diventava un imbarazzo totale per me, anche se da quello che ero riuscito a capire ora che i pezzetti del puzzle iniziavano a combaciare, per quanto pochissima e basilare la mia esperienza era superiore a quella di Elena. La cosa non mi dava affatto fastidio, anzi contribuiva a farmi perdere ancora di più la testa.

 

Andammo all’aeroporto, avevo noleggiato l’aereo e miracolosamente non ero stato rintracciato dai fan, quindi anche il volo fu più rilassato. Le cinque ore di aereo da L.A. a N.Y. volarono anche perché ci addormentammo come pere cotte. Arrivati al John Fitzgerald Kennedy volammo nella mia Bentley S3 Continental Nera che in mezz’ora ci portò all’albergo dove avevo prenotato.

Arrivati alla reception il direttore dell’Hilton ci accolse calorosamente, ma con discrezione, ero stato chiaro al telefono, volevo trascorrere un Natale tranquillo senza grattacapi o lavori improvvisi da sbrigare. “Mister Jackson, ben arrivato la suite gold premier vi attende. Spero che il nostro ben venuto vi piaccia.”

“ne sono certo Nigel, sai sempre come accogliere bene i tuoi ospiti. Vorrei presentarti la mia fidanzata Elena Golberg. Non è incantevole?” Elena si imbarazzò da morire, ma gli porse ugualmente la mano “Pia-piacere. Grazie dell’accoglienza signor …”

“O mademoiselle, ma per lei sarò ben volentieri Nigel. Ha proprio ragione Mister Jackson, ha avuto l’occhio lungo complimenti. E ovviamente complimenti anche ai suoi occhi signorina Golberg.”

Rise isterica e sempre più vergognosa “Grazie Nigel.” Mi veniva da ridere se i suoi occhi fossero state saette sarei diventato cenere in quel momento stesso. Salimmo in camera e subimmo un infarto multiplo, lei perché il letto era matrimoniale ed io perche vidi la vasca idromassaggio pronta ad accoglierci ricolma di petali di rosa. Decisamente un’accoglienza afrodisiaca, che mandò il mio visi e quello di Elena in fiamme. “Quindi dormiamo proprio insieme.” Mi chiese timida.

“A quanto pare sì, beh non è una novità però, insomma dormiamo sempre insieme, solo che questa volta diciamo che … il letto è decisamente più confortevole visto che è matrimoniale. Se vuoi ci faccio spostare nella doppia. Giuro io gli ho chiesto solo una suite per due!!!” cavoli che figuraccia e adesso la vasca come facevo a farle capire che era stata un’idea di Nigel?

“Ma no, no figurati dormiamo insieme tutte le notti! E poi sono felicissima di dividere il letto con te la notte di Natale, chi non lo sarebbe? Ma, veramente ciò che trovo strano è la …”

“Vasca?”

“Eh sì, quella. Idea di Nigel anche questa?”

“Giuro di si amore mio, non farei mai una cosa del genere senza parlarne prima con te! Mi credi vero? Ti prego dimmi di sì altrimenti per me è finita.” Scoppiò a ridere e mi abbracciò

“Ma si che ti credo, certo che è intraprendente Nigel. Ma quello che mi chiedo e gli hai chiesto una suite per due, perché ha organizzato tutto ciò? E se eri con un uomo? Solo quando siamo arrivati gli hai detto che ero la tua ragazza.”

“No, fidanzata, è diverso è molto più importante una fidanzata di una semplice ragazza. E poi i nominativi glie li o dati. Sapeva che ero con una donna. Poi Nigel è così, si fa i film come non mai. Che vergogna!” dissi coprendomi il viso con le mani. Fortunatamente Elena era molto comprensiva e non si creò tanti problemi, dopotutto eravamo … fidanzati.

“Beh ma il bagno nella Jacuzzi idromassaggio non si può rifiutare. Ci sono dei costumi da bagno qui?” la sua idea mi allettava, ma dovevo prepararmi psicologicamente per entrare nella vasca con lei, sennò rischiavo di nascondermi dentro l’accappatoio per non farle vedere la pelle d’oca e il rossore che avevo per la vergogna di dividere la vasca da bagno con tanto ben di Dio.

“Beh il centro benessere c’è, possiamo chiedere. Aspetta che chiamo.” Feci per alzare il ricevitore, ma Elena sembrò come capire la mia esigenza di elaborare psicologicamente tutta la situazione, così mi bloccò la mano con la sua affusolata e perfetta.

“lascia Mike scendo io. Faccio subito!” mi diede un  bacio sulla guancia e si volatilizzò fuori dalla porta. Rimasto solo iniziai a prendere dei grandi respiri per rilassarmi e affrontare il bagno nel giusto modo. Mi sedetti sul letto strofinai le mani tra loro e schioccai le dita frequentemente. Poi mi sdraiai sul letto e iniziai a figurarmi la scena. dopo circa un quarto d’ora tornò con due costumi in mano. Io ero rilassato, anzi adesso avevo proprio voglia di entrare nella vasca con lei.

“Eccomi qua, boxer a te e bikini per me.”

“Wow, interessante la cosa!” appena indossati i costumi ci infilammo nella vasca Elena era spiazzante, era perfetta armoniosa, morbida, asciutta, sembrava fatta di marmo. Avevo l’impulso irrefrenabile di abbracciarla, cosa che feci appena fu dentro con me. la sua pelle bagnata che sfiorava la mia mi provocava un piacere sconosciuto, sembrava una leggera scossa che rinvigoriva tutto il mio essere, si lasciò abbracciare sedendosi tra le mie gambe. Avevo la sua schiena dritta e sensuale attaccata al mio petto, era talmente minuta che riuscivo ad avvolgerla tra le mie braccia e le mie gambe senza alcuno sforzo, sembrava disegnata appositamente per le mie proporzioni. Non so quante volte ci baciammo durante quelle due ore nella vasca, persi il conto a 26 che poi era la sua età. Adoravo accarezzare la sua pelle di seta, era capace di disinibire tutti i miei tabù, non credevo che nel mondo ci fosse una donna capace di farlo, il bello è che le riusciva in maniera così naturale che a raccontarla verrebbe da ridere, eppure non usava stratagemmi particolari, era semplicemente se stessa.

“Che altro abbiamo qui?” disse sciogliendosi leggermente dal mio abbraccio. Allungò un braccio fino all’angolo della vasca dove Nigel, regista cinematografico mancato, aveva fatto lasciare una bottiglietta di vetro. “Cos’è? bagnoschiuma?” chiesi. “no, c’è scritto profumi d’oriente, ed è piuttosto scivoloso credo.” Aprì il tappo e si versò una piccola quantità di prodotto sulla destra.

“E’ olio, Michael. Conosci il giapponese per caso?”

“Ehm veramente no, ma non c’è in inglese la spiegazione? O che ne so, magari in francese.”

“Sì, ma è minuscola. Vedi?” girò la bottiglietta verso di me che strizzai gli occhi per leggere che diamine c’era scritto. “Caspita, c‘ è il rischio di diventare ciechi, comunque c’è scritto olio per massaggi. Sai fare i massaggi te?” abbassò gli occhi maliziosa e sorrise.

“beh diciamo che me la cavo, ma non sono così brava.”

“Però sai farne qualcuno.”

“Sei curioso?” risi, quando faceva così mi faceva impazzire, tirava la corda come un equilibrista al circo, e se iniziava a tirare potevi stare certo che nascondeva qualcosa di piacevole in sé.

“Beh diciamo che … sono stanco, le prove. I balletti, le registrazioni dei video, il film e poi beh i bambini a Neverland li hai visti come mi riducono no?”

“Oh sì li ho visti una sola volta, ma non ti ho affatto invidiato. Beh se sei stanco allora …” usci sensuale dalla vasca, il costume bagnato lasciava trasparire leggermente le nudità, era sconvolgente e inoltre si era avvicinata al letto, dove lasciò cadere l’asciugamano bagnato

“Ops, Michael? Qui si mette male.” Pensavo. Poi entrò in bagno con il portamento di una pantera, elegante e sensuale. Dalla prima volta che l’avevo vista avevo capito subito che c'era qualcosa di diverso in questa ragazza, come si muoveva,  capelli, il volto, i lineamenti la divinità in movimento, ma di certo non avevo capito che avrebbe sortito effetti simili sulla mia personalità, per liberare il mio istinto serviva la musica e il palco scenico, e non era possibile che una ragazza fosse entrambe le cose, eppure Elena diventava tutto; diventava il piano, la chitarra, il basso, la batteria, il microfono e l’asta. Diventava il ritmo, la melodia, l’armonia e le parole della canzone. E diventava anche la roccia, il ferro, il legno e il cemento del palco. Aveva in se tutti gli elementi che mi davano sicurezza, riusciva a tirarli fuori con il suo temperamento, sapeva essere dura, forte e impassibile se doveva difendersi e difendere, ma era anche tenera, dolce, ingenua, semplice … un angelo, era talmente perfetta da diventare irreale. Appena fu nel bagno stappai la vasca e aprii la doccia dell’acqua fredda a tutto raggio, dovevo placare i moti pericolosi che si stavano scatenando dentro di me. “Aaow!!!” l’urletto, mio marchio di fabbrica, mi uscì spontaneo. La doccia non era fredda era gelida, ma necessaria.

“Tutto bene Mike? Non è che ti metti a fare il moonwolk adesso eh?” la voce di Elena trillò dal bagnetto di servizio. “No, no. Tranquilla sono in ferie.” Chiusi la doccia, e mi infilai l’accappatoio, lei usci dal bagno con l’asciugamano nuovo arrotolato intorno. Arrivò vicina al letto prima di me e mi invitò ad accomodarmi picchiettando il materasso. La mano mi scivolò subito sulla bocca come ogni volta che ero imbarazzato e curioso.

“Coraggio, sei stanco no? Allora vediamo se riesco a rilassarti. Prima però mi serve il tuo benestare per fare di te ciò che voglio. Sei disposto al compromesso?”

“Ma, guarda eccomi, sono a tua completa disposizione. Dovresti fare miracoli per rilassarmi.”

“miracoli, no, ma un aiuto posso dartelo.” Sospirai cercando di concentrarmi su tutto tranne che sulle situazioni romantiche onde evitare imbarazzanti sviluppi. Iniziai a pensare a Bubbles, a Tarack, poi pensai al cibo, al tour che per me equivaleva all’inferno e ai tabloid argomento per eccellenza che anestetizzava i miei sensi. Tuttavia però la testa tornava sempre da lei, specialmente quando mi tolse l’accappatoio appena fui prono sul letto, e iniziò a massaggiarmi la schiena. Il profumo dell’olio era inequivocabilmente Ylangylang, ed io ero in estasi già dal secondo affondo. Il suo tocco era deciso, ma non sgarbato anzi era decisamente piacevole. Affondai la testa sul cuscino per soffocare i gemiti che stavano uscendo, sentivo le sue gambe che sfioravano il mio fianco e stavo per incendiarmi come una siepe secca vicino ad un falò.

“non soffocare Mike, mi raccomando, ma ti sto facendo male, no  perché tante volte non me ne rendo conto. Insomma ho perso esercizio il corso l’ho fatto sei anni fa e non sono stati molti gli sventurati che mi sono finiti sottomano.”

“Mi dispiace per tutti quelli che non hanno avuto la mia fortuna e posso assicurarti che non mi stai facendo affatto male chere, ma stai rischiando grosso. O Dio Ely, me le regali?”

“cosa dovrei regalarti Mike?”

“le tue divine mani. Dai tanto domani è natale, sii generosa.”

“Michael, ma ce le hai già le mie mani. E poi il tuo regalo l’ho già preso.”

“Ah davvero? Io no.” Scherzavo l’avevo comprato il giorno stesso che era caduta.

“ah no, credevo che te fossi il mio regalo.”

“Ti accontenti di così poco?”

“Te saresti poco? Costi l’ira di Dio! Adesso fermati però che devo fare un’operazione delicata. E stai concentrato, mi raccomando.” Detto questo con il piede mi incitò a divaricare le gambe, per poi infilar visi in mezzo, nel frattempo continuava ad affondare le sue piccole dita sulla mia schiena e sul mio collo e quello fu il punto di maggiore pericolo, perché non avvertivo più nulla del mio corpo, ma solo le sue mani che mi stavano mandando in paradiso. La seduta durò una mezz’ora al termine della quale non ero semplicemente rilassato, ma avevo la sensazione di volare, ero carico come la molla di una trappola, anche se ero mezzo addormentato.

“Dormi?” mi sussurrò all’orecchio. “Potrei mai addormentarmi ora che mi hai acceso come un fiammifero? Non si fa così, mi hai stregato e adesso potresti benissimo approfittare di me.”

“Ma no, Michael, non farei mai una cosa simile. Come ti senti? Sei più sciolto?”

“Decisamente troppo sciolto. Quante altre cose si celano dietro quel viso d’angelo?”

“Mah, devi solo avere la pazienza di scoprirle. Ora però bisogna vestirsi, perché sono le quattro del pomeriggio e mi hai promesso che mi fai visitare New York!” era sdraiata vicino a me e avevo voglia di fare tutto meno che uscire da quel paradiso di stanza, però aveva ragione glie lo avevo promesso e non potevo deluderla. “sì, sì la visitiamo New York, però più tardi, adesso stai qui vicino a me per favore, solo qualche altro minuto giuro che usciamo, adesso però aspetta un po’. Per favore” Sorrise, come poteva accadere il contrario sembravo un bambino di sei anni che implora la mamma di cantargli la ninna nanna. “Va bene, solo un po’ però”

“Sì, sì un po’.” Dissi mentre mi accoccolavo sulla sua pancia morbida e accogliente. La stringevo fortissimo e lei iniziò ad accarezzarmi i capelli, a quel punto mi addormentai davvero.

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Capitolo 16
*** Buon Natale Lady Jackson ***


Buon Natale Lady Jackson

(seconda parte)

 

Evidentemente avevo tracce di sonnifero nel mio DNA, era la seconda volta che Mike si accoccolava sul mio ventre e dormiva sereno come un neonato. Mi sentivo importante, se l’avessi capito prima che gli piaceva addormentarsi quel modo l’avrei fatto dormire anche le scorse settimane che invece era stato sveglio fino al mattino. Erano le otto, Mike era crollato quattro ore fa, che bello, non mi azzardai a svegliarlo era così dolce quando dormiva, tutto raggomitolato e stretto a me ero riuscita a coprirlo senza fare tanto movimento, aveva il respiro profondo e il calore del suo fiato sfiorava leggero la mia pelle. Avevo anche staccato il ricevitore che avrebbe suonato per avvisare della cena, mentre mi ero persa nella serenità del viso di Mike la televisione mandò un programma di cronaca rosa e gossip.

 

”Un nuovo amore bussa alla porta della pop star Michael Jackson, che è stata recentemente avvistata in dolce compagnia di una ragazza francese, della quale per ora non si sa il nome, c’è da dire che per essere un timido, come lui si dichiara, sceglie le sue vittime con cura. la ragazza ci è sembrata molto disinibita e certamente ha un temperamento che fa salire i bollori anche ai morti viventi, forse è per questo che il cantante di Thriller che ballava con gli zombie a 24 anni, si è lasciato incastrare? Chissà sarà una delle tante approfittatrici che chiedono solo i suoi soldi o magari il piccolo Michael ha trovato l’amore della sua vita? secondo voi signori? Di certo non sono i suoi occhi a fare gola alle donzelle che cercano di fare fortuna è più probabile che piuttosto che il sorriso ingenuo del re del pop sia piaciuto il profumo che aleggia nell’aria in sua presenza: quello dei soldi. Però è da notare il fatto che senza dubbio la stella della senna che si è scelto fa molto più gola delle ossa di un deforme.”

 

Spensi subito la televisione, la foto che faceva sfondo a quel circo di blasfemi era quella del giorno in aeroporto che risaliva oramai ad un mese fa. Mi stavo sentendo male avevano detto delle cose terribili e sicuramente Tarack stava fondendo il ricevitore della sua stanza per riprendere Michael. Avevo gli occhi che mi bruciavano per le lacrime che erano ansiose di scendere, ma dentro urlavo e avevo già incendiato quei vergognosi studi televisivi. Se non fosse stato per Mike che dormiva tranquillo sul mio stomaco sarei già passata alla distruzione del televisore. Come potevano essere tanto viscidi? Era una domanda alla quale avevo sempre cercato di rispondere, ma non trovandomi al centro del mirino non me ne ero mai resa conto di quanto potevano fare male certe notizie, ma la cosa che mi lasciava più sconcertata che Michael che era stato tutta la vita monitorato dalle telecamere trovava sempre la forza di sorridere in ogni momento. Un’infanzia strappata, un padre violento, le illazioni e gli elogi al suo razzismo, le ossa di un morto non erano bastate a cancellare la sua voglia di vivere e la sua bontà d’animo. Era un uomo straordinario che non meritava di certo simili trattamenti, andava difeso a spada tratta ed io ero schierata in prima fila per far sì che ciò avvenisse, ma per ora volevo solo che dormisse. Spensi anche la luce guardai fuori dalla finestra, stava nevicando. Io amavo la neve, mi riportava all’infanzia a quando ero felice con i miei genitori e stare lì ferma e immobile a fissare quei fiocchi candidi che scendevano lenti e lievi dal cielo e accarezzavano l’asfalto donandogli la pace di un mondo surreale era magico per me. feci attenzione a non svegliare Mike, e sostituii la mia pancia con il guanciale, lo abbracciò più forte, ma non si svegliò. Io scesi dal letto sempre facendo la massima attenzione ai movimenti e andai alla finestra. New York, con il suo caos, il traffico, la gente frenetica che entra ed esce dai negozi per gli ultimi acquisti, sotto la neve diventava la dimora degli elfi, silenziosa, ovattata. La neve faceva da protagonista nel cielo di New York, distogliendo l’attenzione dalla frenesia della città, era sensazionale vedere tutta quella gente infervorata fermarsi a guardare il cielo perché i bambini con gli occhi dell’innocenza dal loro mondo stavano assistendo ad un’autentica magia? Come era possibile che l’acqua si solidificasse in maniera così perfetta e scendesse dal cielo leggera come le ali di un angelo? Erano queste le domande che trapelavano dagli occhi trasparenti di chi non è stato ancora corrotto dal mondo. sorrisi a quei pensieri, e anche io decisi di imitare gli occhi dei bambini, fingendo di non aver assistito a quello show per dementi cinque minuti prima e immaginando di volare libera nell’aria come quei fiocchi. Posai le mani sul vetro e mi concentrai solo sul bianco lucente della neve. Poi sentii delle calde labbra che si poggiarono tra il mio collo e la mia spalla. Come era possibile che delle labbra così accese, dessero i brividi semplicemente sfiorando la tua pelle? La risposta era solo una “Michael. Ti sei svegliato.” Sentii le sue mani scivolare soavi sulla mia vita. “Il cuscino è morbido, ma non ha ancora il tuo profumo.” Ecco ora per me non ero a N.Y. in pieno inverno sotto la neve fredda, ma in Messico a cuocere sotto il sole ustionante, era quella la mia temperatura corporea con Mike alle spalle. “Nevica.”

“Vedo.” Disse con voce profonda continuando a baciarmi. Gli passai una mano sul collo, girando il viso e donandogli la mia bocca che accolse con cura nella sua. “la visita a New York è saltata. Per il pomeriggio, ma c’è sempre la sera, così vedi le luci. Sotto Natale sono magnifiche.” Non riuscivo ad essere naturale, avevo assistito ad una totale denigrazione dell’uomo che amavo e non potevo fare finta di niente. “Michael, forse è meglio se ci chiudiamo in camera. Poco fa …”

“Shhh. Ho sentito tutto mi sono svegliato alla parola Thriller, il tuo respiro era agitato per questo mi sono svegliato, ma ho tenuto gli occhi chiusi. Senti Elena, so che non è facile fare parte della mia vita, ma purtroppo Michael Jackson è anche questo. Comunque ti capirò se non vorrai  continuare a sopportare tutte queste cattiverie, non saresti la prima.” Il suo sguardo si velò di tristezza, “Michael, forse non ti è chiaro un concetto: amo te, e se amo te amo anche tutto ciò che ti fa da contorno. E se dovrò uccidere qualche giornalista lo farò senza problemi, basta che ti lascino in pace. Ma come fai ad accogliere tutte queste malignità con il sorriso a trecentosessanta gradi?”

Smile though your heart is aching, Smile, even though it's breaking When there are clouds in the sky. You'll  get by...If you smile With your fear and sorrow. Smile and maybe tomorrow. You'll find that life's still worth while if you'll just... conosci questa canzone? È di Charlie Cheplin. Per me rappresenta una specie di bibbia questa canzone. E ogni volta che ho un problema, o quando vengo diffamato, offeso e altre cose del genere, per evitare di spaccare tutto anche qualche osso, m la ripeto, la canto dentro di me e riesco a ridere di questi aguzzini, vogliono solo fare notizia. Poi magari anche loro ascoltano il 33 giri di bad o quelle di thriller, addirittura c’è la forte probabilità che ascoltino fin’anche i Jackson Five. Perciò se io riesco a sorridere perchè te non ci riesci?” quando faceva questi discorsi sembrava un saggio di mille anni, certe volte lo avvertivo cambiare e da Peter pan diventava Anacleto, il gufo di Mago Merlino, la saggezza fatta persona. Era il trionfo delle metamorfosi, in verità lo ammiravo anche per questo oltre che per il suo genio creativo e musicale. Sapeva elaborare tutte le informazioni che gli ruotavano intorno con una capillarità esemplare. “Io non riesco a sorridere se sei te ad essere trattato così, non meriti questi soprusi. Michael dovresti essere seguito come esempio, non usato come un fenomeno da baraccone. Dovrebbero imparare da te, non hanno il diritto di dire certe cattiverie e devono sperare che io non mi trovi mai con te nel momento in cui asseriscono certe assurdità.”

Si mise a ridere, mi diede un bacio sulla fronte e mi accarezzò il viso. “Oh so bene che non devono farti arrabbiare tesoro mio. Sei una mina vagante che esplode però solo in caso di necessità. Dovrò stare attento a non farti innervosire sennò saranno guai per Michael Jackson”

Dopo dei rilassanti amoreggiamenti davanti alla finestra, barriera tra noi e la neve ci preparammo per la cena. Michael fu categorico vestito elegante e tacchi alti, mentre lui si concentrò su giacca e camicia elementi che lo rendevano assolutamente affascinante.

“Pensi di farti vedere così sfacciatamente Mike?”

“no chere, abbiamo la sala privata, e poi staremo poco a tavola, sono in debito e ho fatto il cattivo, perché mi sono addormentato invece che farti vedere New York.”

“Ma figurati, anzi sono stata più felice che tu abbia dormito Mike, ne avevi bisogno, però comincio a pensare che abbia delle componenti soporifere nel mio organismo, è la terza volta che ti addormenti sopra la mia pancia.”

“Beh, perché mi rilassi darling.” Mi fece l’occhiolino e aprì la porta per farmi uscire. Chiuse la stanza e mi offrì il braccio. Scendemmo disotto e la cena non fu veloce, di più le portate ce le infilavano sotto appena finivamo quello che c’era nel piatto. Infatti durò una mezz’ora non di più, poi Mike chiamo Jo, e gli disse di scortarci al centro di New York. L’atmosfera era surreale, c’era la neve e decine di Babbo Natale sparsi agli angoli della strada che suonavano dei campanacci e auguravano il buon Natale. Ghirlande di agrifogli e vischi ornavano le porte delle case, le luci accendevano la città donandole un fascino particolare, impossibile da descrivere, era … la grande mela. Michael si era camuffato come si deve per farmi da cicerone nel giusto modo. Sembrava un enciclopedia per turisti, mi lascio senza parole più lui che la città suggestiva e magica.

“Dunque signorina, ecco a lei la Grande Mela. Altrimenti detta New York City. Come può notare dalla neve gelida che traveste il regno del caos, le temperature sono molto rigide, ma l’estate recupera diventando estremamente afosa e calda. Diciamo che a Natale rende bene l’idea di una città magicamente surreale, ma in primavera è un vero e proprio spettacolo, per non parlare dell’autunno. Spuntano dei colori bellissimi dagli alberi che ornano i vialetti.  Fondata all'inizio del XVII sec., la città conobbe uno sviluppo impressionante: New York si caratterizzò infatti fin da subito come un importante polo industriale capace di attirare su di la gran parte dei capitali nazionali; inevitabile, quindi, che la città divenisse anche uno dei più importanti centri dell'economia nazionale prima, ed internazionale poi. Oramai leggendarie sono le storie ed i racconti, spesso conditi con un pizzico di fantasia, sopratutto da parte della cinematografia statunitense, dei grandi fenomeni migratori dell'inizio Novecento. Storie e racconti di gente in cerca di fortuna dopo aver lasciato miseria e povertà. Un po’ tipo me dai!”

“Sei incredibile Michael, cosa hai mangiato la guida turistica di New York? Mi sembra di sentir parlare il mio professore al liceo.”

“Dai, mi sto divertendo sono credibile come guida no? Se vuoi posso guidarti mentre faccio il moonwolk, però saremmo assaliti nel giro di pochi secondi.”

“ma smettila, sei incredibile, per te ballare è una necessità, nemmeno a Natale riposi il cervello. Anzi, sono certa che mentre mi illustri la città già pensi alle coreografie e all’allestimento del palcoscenico.”

“Beh dai, non proprio. Anche se volessi non potrei, mi distrae il tuo sguardo, sembri una bambina, hai lo stesso stupore negli occhi. sei bellissima.” Naturalmente non poteva mancare il suo tipico fair play per mandarmi su di giri. Evidentemente amava vedermi arrossire. Gli sorrisi e lui mi rispose con il suo abbagliante sorriso aggiungendo la sua protettiva stretta intorno alle mie spalle.

“Dunque dicevo?”

“ai grandi fenomeni del ‘900.”

“Oh certo, ora ricordo. Dunque  Inevitabilmente, la sua celebrità si lega in maniera indissolubile a quei luoghi, monumenti e atmosfere, spesso fomentati dai media e fissati ad hoc nell'immaginario collettivo, che rendono la città unica ed inimitabile in tutto il mondo. Che dire naturalmente non possiamo non ricordare,  la celebre Statua della Libertà, non solo emblema della città, ma vera e propria spinta ideologica che soggiace alla cultura americana, Wall Street ed i suoi paradisi finanziari, l'Empire State Building, l'affascinante Manhattan, il Greenwich, i tanti bridges, a New York  tutto è grandissimo e spettacolare, quasi quanto i suoi occhi signorina, ma sarebbe riduttivo definirli spettacolari io direi piuttosto incredibilmente indisciplinati e pericolosi, potrei anche chiederle di mostrarmi il porto d’armi le servirebbe per uno sguardo del genere, specialmente se usato ai danni di un innocente bravo ragazzo di Gary.”
“E io che dovrei dire?  Mister Jackson, lei mi sottopone ad agguati felini a tutte le ore del giorno e della notte, io sono solo una povera e indifesa ragazza di Parigi, vado salvaguardata, coccolata, protetta.”

Mi avvicinai al suo viso cingendogli il collo “Lei mi sta chiedendo un bacio Signorina? Ma ci conosciamo da appena dieci minuti, da dove le viene tutta questa intraprendenza? Io sono timido, ho bisogno di tempo, nn bacio mica la prima che capita.” Mi baciò il suo tocco era così soave e caldo, mi dissetava come un’oasi nel deserto, ad ogni suo bacio ero attraversata da un brivido caldo, che partiva dalla punta del capello più corto, percorreva agile tutto il mio corpo  fino ad arrivare alle punte delle dita. Il mio viso era gelido se lo toccavo eppure io avvertivo un calore intenso la cui fonte erano proprio le sue labbra. Fu bacio, umido, lento, morbido, non credo che mi avesse mai baciata prima così, anche se potevo benissimo confondermi perché i suoi baci avevano ogni volta un sapore diverso per questo avevo la costante sensazione di essere baciata per la prima volta. Cosa che non si allontanava molto dalla realtà, dato che il mio primo bacio era stato rubato da lui e mai da nessun altro.

“Beh certo in questi casi, posso fare un eccezione, dato che siamo sotto il vischio”. Non so da dove lo aveva tirato fuori, doveva essere quello che saltando aveva staccato da una porta, che monello. Infatti lo teneva lui alto con la mano sopra le nostre teste, ma era possibile che tutto intorno a me solo con la sua presenza diventava magia allo stato puro?

“Oh sì una fortuita circostanza. Mister Jackson.” Si morse il labbro inferiore, e mi strinse più forte.

“Forse è meglio se continuiamo il giro turistico.” Si schiarì la voce e riprese

“dunque,  oltre a lusso e sogni, New York sa svelare anche un lato che le si addice sempre con troppa ristrettezza, quello della difficoltà delle tante etnie che vivono nella minoranza, della povertà del West Side, della miseria del Bronx. Non mi dilungherò su questo serio problema, per non rattristire il Natale, ma questa è New York, una città immensa, estremamente affollata e caotica, capace di cambiare tratti e fisionomia da un quartiere all'altro in una maniera impressionante, che sa stupire e meravigliare non solo per la sua oggettiva ed autentica bellezza, ma anche per la sua sconvolgente diversità. E voilà mademoiselle. Questo giro turistico è stato di suo gradimento? Passeggia , passeggia siamo arrivati a Manhattan, e quella è la fantastica panchina del film di Woody Allen.” Ci sedemmo in tutta tranquillità avevamo davanti  il ponte  Queensborocon e un panorama straordinario, ci abbracciammo per difenderci dal freddo, cosa per me ormai lontana quando avevo Mike al mio fianco. Una palla scivolò tra le gambe di Michael. “Oh oh abbiamo visite.” Si girò e vide un bambino correre per riprendere la palla “Signore scusi mi restituirebbe la palla?” era un bambino adorabile aveva dei grandi occhi azzurri e dei riccioli folti e dorati, se non fosse stato per l’abbigliamento maschile, lo avrei confuso per una bambina. “Ma certo, ma dimmi sei bravo a giocare a calcio?”

“sì signore.” Nel frattempo si era avvicinato a Mike che si era abbassato alla sua altezza per parlargli. “Guarda facciamo una cosa se tu riesci a prendere la palla ti dico come mi chiamo, così non dici più signore, che mi fa sentire estremamente serio e non mi piace affatto, ma la tua mamma?”

“La mia mamma è in quella tavola calda signore, ma ho il permesso di giocare fuori.”

“Ah allora se hai il permesso va bene.” Iniziò a giocare con quel bambino, rischiando di rompersi una gamba due o tre volte per la neve scivolosa che non consentiva un attrito sufficiente per giocare a calcio, ma chi lo sentiva? Quando tirava i calci al pallone si assentava dalla realtà, era bellissimo sembrava un bambino, era un bambino. Diventava uno di loro ogni volta che ci giocava insieme, si era fatto costruire un parco giochi, quando il gioco preferito dei bambini era lui stesso, era incredibile, nato per diventare padre, questo vedevo ogni volta che lo guardavo stare con dei cuccioli di uomo. Era un dono, come molti altri, mandatogli dal cielo. Non aveva mai avuto un padre a cui ispirarsi, eppure nel suo DNA c’era scritto “il papà del secolo" era dolcissimo. Dopo che il bambino fece goal sulla porta improvvisata da Mike con sue strisciate di scarpe, lo obbligò a dirgli chi fosse e appena fu a conoscenza del fatto e si smascherò il bambino saltava come un pazzo per la felicità e corse dalla madre a dirgli che aveva giocato con Michael Jackson, ma non prima di essersi fatto autografare il pallone. “Tesoro, direi che è meglio di andare. Sennò saremo invasi dai curiosi, dai fan e sicuramente dai giornalisti. Corri che intanto chiamo Jo.” Con una mano mi stringeva il polso e con l’altra rovistava nelle tasche per trovare gli spiccioli, arrivati ad una cabina telefonica chiamò Jo che era nei paraggi fortunatamente e ci venne a prendere quasi subito. “Woo, ma possibile che con te devo sempre correre, per fortuna non mi fa più male la caviglia. Di certo con te è impossibile annoiarsi!”

“beh diciamo che me la cavo nella corsa e che quando sono in giusta compagnia divento terribile”

Il tragitto in macchina, fu veloce e quando entrammo in camera era passata la mezzanotte da quasi tre ore. Ovviamente quando entrammo nel letto Michael accese la televisione. I canali traboccavano di cartoni animati, tipo a Christmas Carol, topolino e pippo e tutta la serie natalizia della Disney , Michael era a braccia conserte ed era nervosissimo, non era proprio il caso di tentare un approccio e poi anche io ero in fibrillazione al solo pensiero, già solo per lui, ma soprattutto non avevo mai raggiunti simili sfere di intimità con nessuno. Quindi mi sedetti buona vicino a lui che stritolava il telecomando tra le mani. Mi veniva da ridere eravamo entrambi con la testa sullo stesso pensiero, ma troppo fifoni per fare il primo passo. Alla fine sdrammatizzai e tirai fuori il monopoli, Michael scoppiò a ridere ed io con lui. “Beh almeno facciamo qualcosa.”

“Che figura, il re del pop gioca a monopoli anche se ha una silfide tra le lenzuola. Meglio non divulgare la notizia. Però è freddo fuori dal letto.”

“Ma infatti non ho intenzione di muovermi giochiamo sopra la scatola, poi dobbiamo aspettare babbo Natale, quindi è meglio giocare a monopoli.” Rise vergognoso. 

Improvvisammo un torneo di monopoli fino all’alba, poi dato che per ovvi motivi babbo Natale non si vedeva, ci vestimmo, Michael disse che aveva in mente un posto bellissimo per scartare i regali. Mi venne un infarto quando vidi che il posto che aveva in mente era la Brooklyn Promenade all'altezza dei Docks negli Heights, era ancora buio il cielo, e il ponte era ancora illuminato guardai l’orologio erano le sei del mattino. Tirava un vento gelido, ma ero troppo felice per pensare al freddo. Avevo il regalo per Mike nella borsa, ma lui fu più veloce di me e tirò fuori il mio. La dimensione era preoccupante, era una scatoletta piccolissima. Si schiarì la voce “dunque, diciamo che il regalo che ho scelto è per tutti e due.  è una cosa che non ho mai fatto, semplicemente perché nessuna fin’ora ha fatto scattare questa molla nella mia testa, ma siccome secondo il mio modesto parere, sei il soggetto più pericoloso per la mia incolumità sentimentale ho pensato che non ci fosse persona più adatta ad indossare un fronzolo del genere. Quindi, dopo questo imbarazzante discorso ecco il tuo/nostro regalo.” Mi porse la scatolina e si girò di spalle, si stava vergognando come non mai e io avevo una paura matta di scartare quel pacchetto. Comunque dovevo farlo perciò cominciai molto lentamente. Quando aprii la scatoletta dentro c’era un cuoricino d’oro ornato di diamanti con incise due lettere satinate M ed E, con al centro una piccola crinatura, che sicuramente andava divisa a metà. “l’hai aperta vero?”

Ero senza parole e avevo la bocca spalancata, quindi Mike fu costretto a girarsi per avere la risposta, appena mi vide si mise a ridere. “Ti piace?” non gli risposi gli saltai direttamente al collo stringendolo fortissimo. Ricambiò il mio abbraccio con altrettanto vigore.

“Oh Michael, ma allora vuoi davvero …”

“fare sul serio? E beh sì direi. Secondo te faccio queste cose abitualmente. Aspetta però perché se mi distrai non finisco di darti il regalo.” Mi scostò leggermente e prese le mie mani si schiarì la voce. “Dunque credo che non sia difficile da capire, anzi si è capito già da un po’ che mi piaci e spero di piacerti, comunque nonostante sia stato abbastanza esplicito a fatti vorrei essere ancora più esplicito a parole. Perciò, Elena. Vorresti essere la mia fidanzata. Lo so sono all’antica, ma certe cose vanno fatte per bene. Credimi se avessi potuto avrei chiesto anche il permesso a tuo padre e immagino che tu sai che lo avrei fatto, perché insomma io … ti amo e quindi ci tengo ad ufficializzare almeno tra me e te per ora, perché al mondo ci vorrà un po’ di più, il fatto che ho scelto te come compagna, se mi farai l’onore di concederti come io farò con te.” Si fermò e prese un bel respiro e si preparò a ricevere una risposta. “Michael non chiedo altro dalla vita che dividerla con te, comunque vada e in qualsiasi modo, ma basta averti accanto.”

“Dunque mi stai dicendo di sì?”

“Sì, ma Dio mio penso che si era capito ampiamente.”

“Va beh io voglio essere sempre sicuro di tutto al 100%.” Urlò dal ponte quando finì di parlare, la sua voce penso che avesse svegliato anche i pesci del fiume, poi si calmò e divenne incredibilmente serio. Si avvicinò furtivo a me e mi baciò mai bacio era stato più consacratore, mi tornò in mente il sogno che feci settimane prima, ma forse stavo correndo un po’ troppo con la fantasia. Comunque non avrei mai voluto staccarmi dalle sue labbra, ma dovevo dargli il mio regalo. Anche io mi ero gettata sugli articoli di gioielleria, e avevo scelto una catenina identica a quella che avevo io al collo e un bracciale, ammetto che anche io avevo voluto fare una cosa per due, quindi sul braccialetto avevo fatto incidere la data della cena al mare e le abbreviazioni dei nostri nomi quindi Mike ed Ely La catenina era semplicemente d’oro, ma ben rifinita. Fu felicissimo quando vide che avevo avuto un’idea simile alla sua, infatti fu velocissimo a tirarlo fuori dalla scatola e a metterselo, alla catenina mancava una cosa però.

“Ok, questa è una cosa da fare in due, te stacchi la metà con la emme ed io quella con la E sei pronta?” annuii sorridente, piegammo insieme il cuore che si spezzò con facilità e l’infilammo io sulla mia catenina e lui sulla sua, ci aiutammo ad indossarla e poi … non pensammo più ai regali, ma ci concentrammo solamente sulle nostre labbra.

 

Non c’eravamo staccati un attimo dall’alba di quel giorno, e Michael aveva preso la decisione di insegnarmi a pattinare sul ghiaccio, quindi andammo a Central Park era sera, ed io sembravo un’enorme mammifero tra guanti, sciarpa e cappello e naturalmente cappotto e maglie di vario genere, comunque Mike non era da meno, lui aveva una qualche ragione in più del freddo per camuffarsi quel modo, ma credo che per chi ci vedeva dall’esterno eravamo una coppietta esilarante. Io ero un disastro sui pattini, mia sorella aveva provato mille volte ad insegnarmi, lei era bravissima, ma io ero completamente negata e Michael si teneva per scommessa, però risultava bravo in generale, per lo meno riusciva a mantenere l’equilibrio. Tuttavia cosa che credevo oltremodo impossibile, riuscì a farmi stare in equilibrio e fin’anche a muovere i primi passi, era proprio bravo e indubbiamente più piacevole all’occhio rispetto a mia sorella. Mi stringeva forte per sorreggermi e aveva intrecciato la mano con la mia, come sempre il mondo intorno sembrava sparire ogni volta che mi guardava e poi la sua voce svegliava le mie più recondite e sopite emozioni. “Dunque non mandare le punte in avanti, ma all’esterno. Così” eseguì quanto mi aveva appena detto. “Poi spingi una volta a destra e una volta a sinistra, Dio mio sei peggio di La Toya e lei è un disastro sappilo. Scherzo, almeno te fai quello che ti dico mia sorella va per conto suo e fa certi voli … impazzisco dal ridere quando si infila i pattini. Ecco, ecco brava così, esatto! Vedi che non è difficile? Adesso vengo davanti. Sto per lasciarti, ti lascio.” Mi lasciò e appena fu davanti a me prese le mie braccia ed io mi attaccai ai suoi polsi.

“Se non avessi i guanti ti avrei sfregiato Mike scusami.”

“ma figurati, non sono così gracilino come sembra, però, vai bene. Interessante questa cosa. se il clima me lo permettesse metterei la pista di pattinaggio anche a Neverland. Pensi che anneghiamo se lo faccio?”

“beh direi proprio di sì. Oddio come mi manca il sole di Los Angeles. Sorridi per favore.”

“Perché dovrei sorridere?” disse sorridendo.

“ecco adesso va meglio. Mi manca meno. Me lo ricordi sempre quando sorridi, forse perché mi scaldi il cuore.” Abbassò gli occhi poi li rialzò agganciandomi con uno dei suoi sguardi assassini e mi tirò a sé per stringermi. Naturalmente mi baciò.

“Ecco adesso non mi manca più. Però sento che stiamo per cadere.” Infatti tre ragazzini sui tredici anni ci travolsero e cademmo a terra. “Senti sono io lo stregone tra noi perciò se ciò che dici te si avvera, sei la iettatrice non la strega. Ma da dove sono sbucati quei tre?”

“sicuramente ci hanno avvisato, ma eravamo distratti.”

“è mai possibile che io e te finiamo sempre per terra?”

“a quanto pare sì!”

La serata corse via veloce e di nuovo l’imbarazzante nottata ci attendeva. Però lo sguardo di Mike era diverso, aveva una sorta di brama negli occhi che non avevo mai visto prima di quel momento. Entrò lui per primo nella stanza ed io chiusi la porta, quando mi girai notai che ogni possibile via di scampo era stata chiusa dalle sue braccia, quindi non mi restava altro che toccare le spalle contro la porta e lasciarmi invadere dai suoi occhi. la sua mano destra scese lenta, e piano mi accarezzò il braccio già in balia della pelle d’oca. Le sue dita affusolate avevano accarezzato la mia pelle ed ora si erano intrecciate con le mie. Sentii il braccio sollevarsi all’altezza di Mike che continuando a stringere la mia mano aveva attaccato anche il mio braccio alla porta. iniziò a baciarmi, il bacio sta volta non era quello classico che ti invadeva con la sua dolcezza, era profondo, intenso. Piano si faceva strada con la sua lingua nella mia bocca che lo accolse con tutto il calore di cui era capace. mentre mi baciava riservò con l’altra mano lo stesso trattamento del mio braccio destro, al sinistro e mi trovai con le braccia in alto intrecciate tra loro e le mani in groviglio con quelle di Mike. Ero completamente paralizzata pronta a ricevere qualsiasi cosa avesse in mente di farmi. Non ero agitata, non avevo paura ero solo disperatamente bisognosa di avvertire un contatto più profondo. Dalla bocca passò al mento per poi invadere con le sue labbra calde il mio collo che appena venne lambito dalla sua saliva andò in fiamme come ogni cosa che apparteneva al mio corpo. Si fece strada con una lentezza assassina per tutto il mio collo fino ad arrivare alla spalla dove azzardò un leggero succhiotto. La stretta delle sue mani si ammorbidì ed io lasciai scivolare le braccia sul suo collo, per poi passare la mia mano tra i suoi riccioli neri. Respirò il mio profumo sfiorandomi collo e viso con la punta del naso, mi baciò le guance e poi si concentrò sulle labbra. Appena si distolse dall’umido contatto mi prese di nuovo le mani e mi trascinò sul letto. Non ero padrona delle mie azioni, in me si era liberata la furia che non avevo mai conosciuto come parte di me, eppure il mio corpo era un insieme di sensazioni. Piacere, dolore, paura, gioia, smarrimento e totale abbandono ai sensi e alle labbra di Michael. Lui era già seduto sul letto e mi invitava a raggiungerlo con lo sguardo pieno di desiderio. Appena fui seduta accanto a lui, col dorso della mano accarezzò l mie guance e passò le dita tra i miei capelli. “Sei bellissima.” Non riuscivo a capire cosa ci trovasse di bellissimo in quel fagotto tornato dalla pista da pattinaggio, ma mi accorsi che lui si era già tolto il cappotto ed era nello splendore della sua camicia bianca. Mi tolse il cappello, e lo poggiò sul comodino, slacciò il cappotto e lo posò ai piedi del letto. Poi mi fece un nuovo agguato, con le sue labbra carnose sempre più simili ad un frutto proibito. Delicato mi stese sul letto e riprese a baciarmi il collo, l’estasi vera a propria fu quando avvertii la sua mano, fredda per la mia attuale temperatura corporea, superare il maglioncino e la camicetta ed entrare in pieno contatto con la mia pelle. Anche il pullover aveva i bottoncini come la camicetta e piano li sbottonò uno per uno tra un bacio e un’asola aperta il maglioncino fu lentamente aperto. La temperatura nella stanza stava salendo sempre di più e i battiti del mio cuore erano fuori controllo. “ti sto spaventando?” sussurrò nel mio orecchio con una voce che avrebbe fatto invidia ad apollo e alla sua cetra. “No.” Categorica, concisa, paralizzata, ma tranquilla nell’emissione vocale, sapevo che un qualsiasi cedimento da parte mia avrebbe rovinato quell’atmosfera paradisiaca che lui, non so con quale strano spirito dentro di sé, aveva acceso. Cominciai lentamente ad elaborare una teoria quando iniziò a slacciare anche i bottoni della camicetta rimasta in reggiseno i brividi che avevo lungo tutto il corpo erano ben visibili. Non fece altro che baciarmi e accarezzarmi, ma volai comunque in paradiso con lui.

 

 

 

 

Cari lettori e lettrici ben trovati, eccoci arrivati ad uno dei fatidici momenti che vedono un Michael decisamente inedito in queste esplicite manifestazioni di affetto. Non è stato facile immaginare Mike in queste vesti, ma mi sono concentrata soprattutto sulle sue performance da ballerino, durante le quali libera davvero la tigre dalla gabbia. Spero di non avervi infastidite o deluse, so che molte tengono alla purezza e innocenza di Michael ed anche io è un lato che adoro, ma tuttavia era pur sempre un uomo, che probabilmente se avesse avuto una donna diversa al sua fianco sarebbe stato libero dalle frustrazioni e dalle paure.. spero che non mi abbandoniate, sto cercando di fare del mio meglio. Perdonatemi se ho tralasciato l’angolino dell’autrice nel precedente capitolo, ma era davvero tardi quando ho postato. Comunque vi ringrazio ora.

Ringraziamenti speciali a:

Porsche: effettivamente il capitolo sulla vitiligine è molto triste, specialmente se si pensa al fatto che un problema grave, esistente e reale è stato strumentalizzato dai giornalisti per sputare fango sul nostro angelo. Comunque noi sappiamo la verità perché abbiamo sempre creduto a lui e lo abbiamo amato invece che giudicato, come lui stesso ci chiese. Le lacrime sono tristi, ma sono l’espressione più vera che una persona nasconda dentro di sé. Grazie di avermi resa partecipe di ciò.

Jennifer_94 Carissima, grazie della recensione, ho goduto anche io a scrivere la parte che vede Lola cadere e prendere una botta, volevo dilungarmi di più, ma avrei tolto tempo ai due piccioncini. Visto non c’è che dire ho creato un automa più che un personaggio, perché chiunque fosse normale avrebbe chiesto il ricovero all’ospedale psichiatrico se davvero sarebbe andata a vivere con Miki. Mi fa piacere di averti commossa sulla parte della vitiligine, mi sono impegnata tanto a scrivere quella parte. Comunque ora Michael ha capito che Elena è pazza di lui. Spero che ti piaccia anche questa parte a presto bacioni.

Mcj: che bello rivederti tra le recensioni mcj, sono felice che la storia non ti stia deludendo speriamo di fare sempre meglio, ma sono sicura che grazie a voi che recensite ce la farò! Va beh Bubbles è Bubbles chi non la adora!!! Un bacione a presto

Abgeudemon: mi fa piacere di soddisfare le lettrici il fatto è che quando penso a Mike le dita vanno da sole sulla tastiera e se poi aggiungiamo le adorabili recensitrici allora il gioco è fatto e la storia va avanti,  da sé. Un bacio grande a presto.

Hearthagram: sì effettivamente Elena è un angelo se potessi averla creata per lui solo scrivendola sicuramente Mike si sarebbe risparmiato tanti dolori. Posso dirti che la vita artistica di Mike sarà coerente con la realtà e anche la vita privata, però ovviamente con qualche aiuto in più. Dopotutto ciò che avrei voluto è salvarlo, potendolo fare solo nella finzione lo farò al meglio delle mie possibilità

 

Ed ora arrivo dai miei due angeli, Bad_mikey e il sole delle mie giornate Eutherpe. Vi ho lasciate come cammeo perché siete straordinariamente fantastiche.

 

Bad_mikey:

come non citare le canzoni stupende voli di Mike? Se poi parliamo di Wil you be there allora arriviamo alla divinità assoluta in ogni senso. Comunque beh la rivincita dovevi concedermela per forza mi sono sgolata con quel Chappy dovevo vendicarmi XD comunque se non fosse per voi due sarei perduta. Grazie per esserci sempre tra le recensioni, sei dolcissima e ovviamente Ti voglio bene anche io, come potrei non volertene? Una bacio grande. Alla prox!

Eutherpe:

te la dedico sempre ogni volta che ti saluto su msn, ma non c’è canzone di Mike più azzeccata per descrivere ciò che sei per me “You are my life” tesoro, io più parlo con te più ho bisogno di te, sei la mia cucciola tenerissima e ti voglio bene come una  figlia, ma che dico di più sei la mia proiezione astrale, e ringrazio il cielo e Mike per averti mandata da me. in te rivedo i momento più belli della mia vita e sono felicissima di condividere i tuoi sedici anni con la grande nostalgia che ho dei miei. Riesci sempre a rasserenarmi semplicemente essendo straordinariamente speciale. Anche se piove e sono con te a parlare credo che fuori ci sia il sole perché te sei il sole delle mie giornate ti adoro cucciola mia un bacio enorme.       

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Capitolo 17
*** Si parte ***


 

Si parte.

 

 

 

Alla vigilia della partenza per il tour Elena ed io eravamo praticamente inseparabili, un binomio inscindibile, e sempre più unito. Erano quasi tre mesi che avevamo suggellato il fidanzamento a New York, io fremevo dalla voglia di farla mia fino in fondo, ma non mi andava di forzare la mano, d’altronde per lei era la prima volta e volevo che quel momento fosse assolutamente perfetto. Il problema ora però era che la sua presenza era indispensabile per il mio equilibrio mentale e non la perdevo di vista un attimo. I giornalisti imperversavano dato che la portavo con me in qualsiasi apparizione dovessi fare, ma era una notizia bomba per lo star system e di certo avrebbero squillato le trombe dell’apocalisse in tutto il mondo. Peri People ero gay, per il daily mirror ero bi-sex, per i tabloid degli adolescenti ero un fobico dell’altro sesso. Elena voleva invadere le case editrici praticamente una volta a settimana, ma io cercavo di sedarla il più possibile. il problema di ufficializzare al mondo intero che Michael Jackson aveva finalmente trovato l’amore era più che altro che, dal momento in cui, tutti avrebbero saputo che ruolo avesse nella mia vita era autorizzata a farli fuori in qualsiasi intervista, non nego che l’idea mi attraeva parecchio, ma sapevo che il temperamento passionale di Elena sfociava incontrollato nel momento in cui si nuoceva ai suoi affetti, specialmente quando si trattava di me, perchè diventava una specie di tigre siberiana pronta a cibarsi del nemico invasore. Le avevo fatto conoscere Elizabeth e Diana ed entrambe erano entusiaste del mio legame con lei Diana aveva una sorta di idolatrazione per Elena ed Elizabeth l’intervistava quotidianamente per testare il suo grado di innamoramento ossia se fosse innamorata per convenienza o perché davvero vedeva la mia anima e non il mio denaro, ogni giorno quando Elena usciva con il cucciolo di labrador che le avevo regalato per il nostro primo mese insieme, Elizabeth mi enunciava la sua appendice con le relative valutazioni e più andava avanti a conoscerla più le voleva bene. La prima impressione fu negativa in realtà perché Elena era praticamente pietrificata la prima sera che glie la presentai. La capivo, dopotutto adorava l’attrice Elizabeth Taylor e dall’imbarazzo non era mai riuscita a guardarla, ma questa cosa dell’irraggiungibile Liz l’aveva sempre avuta e non era stata espansiva come Diana che l’aveva praticamente travolta, avvantaggiata anche dal fatto che l’intontivo tutte le notti al telefono per parlarle di lei. Elizabeth mi disse che non era una ragazza affidabile e che presto avrebbe si sarebbe fatta avanti per spillarmi dei soldi, sapevo benissimo che non era così, la mattina io i alzavo prima di lei perché dovevo seguire le terapie per la vitiligine, perciò le lasciavo lo stipendio da artista e da assistente in busta chiusa sopra alla mensola delle bollette. Non aveva mai aperto quelle buste. Tre mesi di stipendio tre buste una sopra l’altra sulla mensola. Le feci vedere ad Elizabeth che sbarrò gli occhi, ma mi disse che era un chiaro segnale di voler fare la mantenuta, affrontai la questione in privato con Elena e mi disse che quei soldi dovevo tenerli io, e quando ne aveva bisogno dovevo darglieli perché erano troppi e lei non avrebbe saputo gestirli. In effetti era un disastro come economa quindi feci una cassaforte solo per i suoi stipendi della quale conoscevo solo io la combinazione. Comunque me li chiedeva solo nelle occasioni in cui doveva farmi dei regali poi insistette sul mettere parte dei suoi soldi sulle spese per la casa. Mi veniva da ridere perché di certo non ce n’era bisogno, ma lei si offese me ne disse di tutti i colori: “che non l’amavo, che era solo un giocattolo per me, che non volevo veramente che facesse parte della mia vita. io le avevo prese come deliri quelle affermazioni, invece non mi parlò per tre giorni. Fu Diana a dirmi che si era sentita esclusa dalla mia vita e mi ripeté le sue stesse parole, sgridandomi anche, la discussione avvenne in presenza di Elizabeth che, infatti, si ricredette subito sul suo conto e mi sgridò anche lei. per fare pace con il mio angelo mi ci vollero quattro giorni, però poi fui molto bravo a riempire il suo studio di palloncini colorati con scritto forgive me, i love you, you are my life. Inoltre le scrissi una lettera, che potevo fare non mi parlava nemmeno in sala, mi portava i fogli da firmare sbattendo le pratiche sulla scrivania, perciò la situazione era piuttosto grave. Così quando lesse lo scritto sgusciò fuori dallo studio e mi saltò addosso come una bambina e disperata mi chiese scusa. Beh mi ero impegnato moltissimo a scriverle la lettera e l’unica cosa che mancava a quel pezzo di carta era che mi squartassi il petto, mi strappassi il cuore e glie lo mettessi nella busta. Per quanto riguarda Diana era diventata un’autentica confidente per lei, correva o al telefono o a casa sua ogni volta che mi vedeva ombrato o nervoso, o per chiedere consigli sui regali, oppure per raccontarle quello che facevamo insieme. Infatti la mia seconda mamma le aveva già concesso la mia mano. C’era da aspettarselo, Diana era una vera detective di emozioni e l’avrebbe comunque capito, ma diciamo anche che Elena non era proprio bravissima a nasconderle, quindi quando parlava di me, mi ripeté Diana più volte, le se illuminavano gli occhi, arrossiva come una ciliegia e soprattutto aveva un sorriso radioso, e inoltre non riusciva a stare ferma. Al contrario se io ero nervoso lo era anche lei, ma non davanti a me, con me diventava una perfetta ancora di salvataggio e sapeva come darmi conforto nei momenti peggiori, ma somatizzava per non recarmi disturbo o dolore e poi correva da Diana in lacrime. Insomma le due persone più importanti della mia vita erano euforiche del nostro fidanzamento. Specialmente perché erano felici per me, che finalmente non avevo preso una cantonata sentimentale.

Capitò che dovetti uscire senza di lei quella sera, perché era una questione più che altro burocratica quella da sbrigare, siccome lei le subiva tutte le mattine come mia assistente, non mi pareva il caso di friggerle il cervello anche l’unica sera libera dalle prove delle coreografie, per quanto lei sarebbe venuta lo stesso per stare con me, ma le sedute in sala per il tour quella settimana erano state intense, anche le carte da sbrigare erano aumentate considerevolmente in quanto il tour stava per partire, e lei era davvero stanca, così la chiusi in casa. Lei chiamò Diana e la fece venire a Neverland, perché l’avevo letteralmente chiusa in casa impedendole ogni possibile via di fuga. Sapevo che se stava più di mezz’ora senza di me avrebbe preso la macchina e sarebbe venuta da Quincy, in realtà io volevo che lo facesse, perché mi trovavo nella sua identica situazione di dipendenza, ma l’amavo e dovevo curarla come una regina, quindi mi feci violenza: portai via tutte le chiavi delle macchine e  diedi il giorno libero a tutti gli autisti.

“Sta sera faccio il sultano e ti chiudo nella casba. E se provi a scendere in sala a provare ti lego al letto per tutta la prima settimana del tour. Devi riposarti caspita, non sei una macchina.”

“Ma senti da che pulpito viene la predica, potrei dire lo stesso di te sai Mister Jackson? E comunque io voglio solo stare con te. Questa settimana hai avuto una faccia così seria.

Quando tornai la sentivo parlare come una macchinetta, credevo parlasse da sola, ma poi Diana rise e la riconobbi subito. Curioso come pochi mi misi ad ascoltare tutta la conversazione mentre davo da mangiare a Bubbles. Sostanzialmente Diana voleva saper il motivo per cui insomma … Elena fosse ancora vergine ad un’età cos matura. Elena timidissima quando si toccavano quei tasti si opponeva con tutte le sue forze. Io sotto la finestra ridevo come un pazzo.

“ma Diana me lo chiedi così?”

“e come devo chiedertelo? Senti ora io devo essere buona perché sono sempre stata troppo grande per Michael ma, parliamoci chiaro non vedo persona più invitante per fare se …”

Shhhh non dire quell’orribile mortificante parola! Non potrebbe mai essere sesso con lui! Io lo amo. Cavolo!” 

“D’accordo allora per fare l’amore. Mamma mia siete stucchevoli. Sembrate due colombi!! E lui scommetto che è il solito gentil’uomo. Ma almeno ti ha sfiorata?”

“Beh diciamo che un primo approccio c’è stato, c’è ed io te lo confesso, sto per andare al manicomio, non ce la faccio più a resistere. È che lui è così … febbrile. Riesce a farmi perdere la testa solo se mi bacia il collo. È poi ha una passionalità devastante. Mi tocca come se fossi fatta di porcellana rarissima e quegli sguardi … dio mio senti cambiamo discorsi ti prego. Diventa una furia se sa  che ti dico queste cose.”

“D’accordo, voglio solo farti un’ultima domanda. Se lui volesse te lo vorresti?”

“E me lo chiedi? Lo desidero con tutta me stessa. solo che lui ci tiene a fare con calma, sa che per me sarebbe la prima volta e ha paura di darmi una delusione. Però Diana, giuro voglio essere sua fino in fondo. Sono stata sempre sua e non vorrei altri che lui.”

“e l’avrai. Totalmente. Adesso però è il caso di chiamarlo è tardi e non vorrei che gli fosse accaduto qualcosa, non ha neanche telefonato non è da lui.” Appena sentii quella frase mi precipitai sulle scale, barcollando per l’emozione di avere udito quelle parole.

You see I never met a girl Just like you Come so easy Don't you break my heart Cause I love you.

“eccolo, è tornado. Ed è di buon umore lato positive, canta streetwolker, sicuramente Quincy non ha ceduto a metterglielo sul disco.”  Entrai e corsi ad abbracciare Elena, poi baciai Diana che rimase un’altra mezz’ora e poi se ne andò. Elena era agitatissima, io ero pronto a partire per l’inferno spossante del tour, ma ero comunque agitato. Era il primo da solista e volevo far tremare il mondo ad ogni moonwolk .

Decidemmo di fare una gara a chi faceva prima a farsi la doccia. Sorprendentemente Elena mi precedette e fu più veloce di me, infatti quando entrai in camera da letto lei era completamente bagnata e guardava il cielo dalla finestra, aveva addosso solo la vestaglia di seta bianca che le accarezzava la pelle come se volasse su un cuscino d’aria. Avevo addosso l’accappatoio umido, che sostituii prontamente con i pantaloni e la camicia bianca che lasciai slacciata. Mi avvicinai a lei piano sfiorandole le spalle e baciandole i capelli, aveva un profumo così buono, il bagnoschiuma e lo shampoo al muschio bianco che usava mi faceva sempre perdere il controllo, le strinsi le braccia la desideravo ardentemente e quella notte era perfetta per renderla mia. La luna era piena e il cielo era sereno, tutto era illuminato da una luce diafana dando al mondo circostante l’illusione di essere il regno delle fate. “Ti amo” le sussurrai all’orecchio girò leggermente il viso verso di me prendendo fiato per rispondermi, ma non le diedi il tempo, la baciai appena le sue labbra furono a un passo dalle mie. Il suo respiro era simile a quello degli angeli, aveva lo stesso calore e lo stesso profumo di fragola. Un frutto proibito anelato come se fosse l’unica fonte di ristoro in un deserto, ma da cogliere con cura per non sciuparne il succo. Dalla bocca scesi piano al collo, scoprii leggermente le sue spalle e iniziai a gustarne il sapore. Mi accolse nel suo abbraccio, dando libero spazio ad un lieve gemito. “Michael. Ho bisogno di te.” Disse girandosi. Fece scivolare le sue mani di alabastro sul mio petto, il suo tocco, caldo e sensuale, mi incendiò l’anima. Dal petto passò alle spalle, mi baciava, ma avevamo entrambi gli occhi aperti quasi come se avessimo paura di chiuderli perdendo il contatto diretto dei nostri spiriti. Delicata mi tolse la camicia accompagnandola fino alle mani. La lasciò cadere a terra e strinse le mie mani. Il suo corpo mi parlava, e il mio le rispose. Non ero solo nel bisogno d’amore, sentivo salire la temperatura dei nostri corpi lenta e fremente di incendiare la stanza già calda. Feci salire il suo braccio destro portandolo a toccare il vetro, unica cosa rimasta fredda. Lasciai l’altra mano accarezzandole il viso, lei mi accarezzò la vita e il fondoschiena. Io le allentai il nodo della vestaglia. La baciavo lungo tutto il collo e le spalle, poi la guardai, la luce nei suoi occhi era diversa dal solito, c’era desiderio ora al posto della dolcezza, era una calamita il suo sguardo come tutto il suo corpo, le sfiorai la vita e il seno col dorso della mano, poi mi inginocchiai accarezzandole la vita, le baciai la pancia socchiudendo le labbra e dandole un leggerissimo morso, le sfuggì un gemito più intenso del precedente. Prosegui piano a baciarle la vita, poi lei mi raggiunse e iniziò ad assaggiare la mia pelle non potei fare altro che chiudere gli occhi, le sue labbra che lasciavano piccoli baci umidi dal collo ai pettorali mi mandavano in estasi con il loro bollente respiro. Arrivata all’altezza dell’orecchio mi restituì il leggerissimo morso che le avevo dato. si alzò ed io la seguii,  cercò le mie labbra e le trovò, iniziarono a mescolarsi i nostri sapori, non credo mi avesse mai baciato quel modo prima, più me ne dava più ne volevo. Un bacio profondo, schiavo della passione, del desiderio, della voglia di amare con ogni singola fibra del suo essere, mentre mi baciava era come se mi trascinasse via come fa l’acqua con la sabbia delle spiagge, non potevo più reperire il mio istinto che oramai aveva preso pieno possesso del mio corpo, dei miei pensieri, della mia anima. Tutto era sfocato intorno a ,me solamente una cosa era nitida e percettibile l’intensa voglia di averla. Interruppi il contatto, finii di slacciarle la vestaglia e lei si staccò leggermente da me, guardandomi iniziò a farla scivolare lungo il suo corpo dopo averla accarezzata la vestaglia cadde a terra, davanti ai miei occhi si era materializzata afrodite era bellissima. Le presi il viso tra le mani, e le accarezzai i capelli ancora bagnati, era nuda sotto ai miei occhi ed io la strinsi fortissimo quasi per proteggerla. La presi in braccio e l’adagiai sul letto. Ripresi a baciarla ovunque e più la baciavo più volevo baciarla. Poi mi spinse sul materasso per trovarsi con il viso sopra il mio. Sfiorò il mio petto con il naso lasciando qualche bacio umido di tanto in tanto. Arrivò di nuovo al mio orecchio e mi disse: “ti amo.”  Io mi alzai leggermente e le risposi: “Io sono nato per amarti. l’amore e il desiderio volano con le stesse ali, ma a volte il desiderio prende il sopravvento sull’amore, per quanto dipenda da esso. Non ho mai amato così tanto,e proprio perchè ti amo più della mia vita, capisco che per te è un passo importante, ma vuoi davvero compierlo con me?” tremavo alla sola idea di un rifiuto, ma era giusto che lei fosse consapevole di ciò che stava per accadere, volevo tutto tranne che si pentisse di avermi regalato la sua prima volta. “Michael, io ti amo da tutta la vita, inconsciamente, ho sempre saputo che prima o poi saresti arrivato da me, perché Dio mi ha fatta nascere solo per te, per amare te, non posso e non voglio amarti per metà. Voglio amarti con tutta me stessa, non voglio assolutamente che sia un altro a fare di me una donna, perché questa donna è solo tua.” A quel punto l’ultima catena era stata sciolta. Ripresi a baciarla portandomi sopra di lei. Andai alla ricerca di una delicatezza che non le avevo mai fatto conoscere, il terrore di farle male era fortissimo, ad ogni piccolo passo che compivo dentro di lei la guardavo per cercare le risposte alle domande che mi stavano tartassando il cervello “Ti faccio male?” scosse la testa e sorrise, mi feci strada con la calma del sole che sorge, e quando fui consapevole di essere dentro di lei cercai di nuovo i suoi occhi, le sue mani sulla mia schiena erano contratte, ma non c’era dolore sul suo viso, scese solo una lacrima seguita dal sorriso più radioso che le avessi mai visto disegnare sulle sue labbra. Mi trattenni, ma anche io avevo le lacrime pronte a scendere. Il sogno che mi assillava da mesi era diventato realtà.

Ogni donna è un mistero da risolvere, ma una donna non cela nulla ad un vero amante che la sappia persuadere ad aprire i suoi petali con lo stesso calore del sole, una rosa tanto rara quanto fragile come  Elena richiedeva la stessa lussuria di un’onda che si infrange sulla spiaggia per celare ciò che nasconde dentro di se e farle scoprire la più sublime verità dell’amore. Non so quanto durò quell’esplosione intensa di passione, desiderio, amore allo stato puro avevo perso la percezione della realtà e riuscivo a sentire solamente i nostri corpi fondersi in un tutt’uno. Non riuscivo a credere che si fosse conservata solo per me, ma credevo a quello che urlava il mio cuore ad ogni nostro gemito, amala. I miei muscoli erano contratti come lo erano quelli di lei, non avrei mai voluto che arrivasse l’alba volevo che la notte fosse eterna perché quel momento anche lo diventasse, ma quando fui allo stremo il sole faceva già capolino all’orizzonte. Il buio della stanza schiariva poco a poco, mostrandomi quella meraviglia che era sbocciata sotto al mio tocco. Le sue labbra erano più carnose, il suo viso era colorato di un vivace vermiglio e invaso da un’incantevole serenità. Sorrisi. “Sei bellissima, ma dove ti sei nascosta fino ad ora? Perché non sono riuscito a vederti quella sera a Gary?”  “Ma te mi hai vista, mi hai anche sorriso per ben tre volte. L’ultima quando sei sceso dal palco. Jermaine ti tirava per il polso e te curiosavi tra la platea per cercarmi, io ero arrabbiatissima perché te ne stavi andando e mio padre i disse, - Elena guarda che qualcuno sta cercando di vederti, forse se esci da sotto il tavolo lo aiuti – ed io …”  d’un tratto ebbi un flash, stranamente positivo della mia infanzia, mi ero ricordato di lei, e per diversi mesi mi era rimasta in testa la bambina coi fiocchi bianchi. “Aspetta, sì questa cosa me la ricordo. Ad un certo punto la bambina che cercavo è sbucata dal quarto tavolino a sinistra, aveva i ciuccetti legati con dei nastri bianchi, ecco perché mi è sempre sembrato di aver visto i tuoi occhi perché li avevo visti davvero! Beh sappi che mi innamorai anche allora solo che ti chiamavo Bianca per via dei nastri tra i capelli. Guarda che davvero intontivo i miei fratelli co sta Bianca, anzi te lo faccio dire da Tito appena conoscerai la mia famiglia. Me lo rinfaccia ancora oggi.”                      “qua – quando conoscerò la tua famiglia?”                                                                                                       Sussultai “non vuoi conoscerla?”

“no te vuoi davvero che io li conosca?” si era illuminata di nuovo.

“Ma certo, accidenti sei la donna che amo!” mi saltò al collo e quasi mi strangolò.

“o cielo Mike, non sai che cosa hai appena fatto per la seconda volta sta notte.”

“Cosa?” dissi ridendo.

MI hai resa ma donna più felice del mondo.”

“Credimi se c’è qualcuno al settimo ottavo nono decimo cielo sta notte quello sono io. Però, guarda?” indicai la finestra e le scostai i capelli che le coprivano tutta la parte destra del corpo per far posto al mio mento sulla sua spalla. “è già mattina.”

“O mio Dio, è mattina davvero. O santo cielo Michael sta sera andiamo in scena e stiamo qui a fare i romantici. Scoppiai a ridere, e l’afferrai per il polso dato che stava già schizzando fuori dal letto.

“Ma stai calma amore, c’è ancora tempo, mi abbandoneresti così per il concerto dopo tutto quello che c’è stato sta notte?”

“No, amore mio, no. Hai ragione sono pessima, è che sono talmente euforica, te non sei magico, te sei la magia fatta persona. Ed io ti amo da impazzire.” Mi baciò con aria intrigante, si era trasformata, ma era comunque bellissima ed ora più che mai sapevo che la mia vita era nei suoi occhi.

“Allora vieni qui vicino a me, che tanto ci svegliano in tempo, e poi sta sera giochiamo in casa amore c’è tempo. ora voglio solo dormire con te. Ti fa male?” dissi accarezzandole il basso ventre.

“Non saresti mai capace né di farmi male, né di lasciare dolore lungo la mia strada. Sto benissimo.”

 La baciai e le accarezzai il viso. Chiudemmo gli occhi e ci rifugiammo nei nostri sogni, e sicuramente anche lì eravamo insieme.  

 

L’ANGOLINO DELL’AUTRICE

Ragazzuole ma salve. Salve a tutti. Finalmente siamo giunti al fulgido eterno momento tra i due colombi. Spero sinceramente che vi sia piaciuto, mi sono impegnata molto a scriverlo, e vi dico la verità mi tremavano le mani per scriverlo, diciamo che anche in questo caso troviamo un Michael inedito che spero non vi dispiaccia! Nel prossimo capitolo faremo un leggero salto temporale e cominceranno le nuove sorprese, la storia come l’ho pensata probabilmente sarà molto, molto lunga, spero che la vostra pazienza sia ben esercitata, ma sono sicura di sì, dopotutto per Michael siamo disposte e tutto, almeno spero. Grazie mille delle fantastiliardiche recensioni, e delle vostre meravigliose parole. Grazie anche ai silenziosi visitatori che ho notato essere molti. Un bacio a presto.

 E infine ….

Eutherpe: mio unico eterno amore della mia vita. io piango sempre quando leggo le tue recensioni, sei la più fantastica delle cose fantastiche che possono esistere al mondo. tesoro mio Michael è sempre stato giudicato più che amato, anche se alzava un dito era un’azione malata secondo quei luridi soggetti. Ma l’amore che i suoi fan nutrivano era il più sincero che si potesse ricevere, basta pensare a noi due che sembriamo sua moglie e sua figlia!!!! comunque se non si morde il labbro non fa lo stesso effetto!! Io sudavo mentre lo scrivevo. In verità in questi ultimi capitoli ho sempre sentito un certo caldo!!! <3 Amore mio la  mia forza come sempre sei solo te, e dal bellissimo bocciolo che è fiorito tramite questa favola (la nostra amicizia, o sorellanza come preferisci) ho saputo che al mondo esiste una persona tanto speciale come te. Ti adoro cucciola mia ma proprio tantissimo.

Bad_Mikey: cara la mia Bad Mikey, vedi di non farti uccidere da tua mamma, sennò poi chi scriverà più queste meravigliose recensioni? Comunque “the girl wos bad the girl wos dangerous” ti dice nulla, e comunque anche Hot  Mike devo dire che ha il suo alto tasso di pericolosità!!! L’Aaow è stato fondamentale per rendere l’idea!!! Sono pazza lo so perdonami! XD

Direi che le prove più che davanti lo specchio le ha fatte sulla guida di internet ihih che cattiva ragazza sono, ma che ne so io com’è New York ho dovuto avere un piccolo ausilio. I video music awards sono stati decisamente pesanti anche per me, specialmente il discorso di madonna terribile. Va beh mi fa piacere che i capitoli siano stati di tuo gradimento cara a prestissimo. Ti voglio bene. Baci P.S. ESM for ever!!!!

Jennifer_94: Salve salvino cara! Beh che dire hot Mike è una versione irresistibile del nostro mito, ed io ci tengo a mantenere l’originalità della sua persona, perché già è stata fin troppo fraintesa quando era… va beh si capisce cos’era, non riesco proprio a scriverlo al passato. Comunque almeno con questa piccola parte di me posso contribuire all’amore di cui Mike aveva bisogno e ogni volta che scrivo gli chiedo di assistermi, evidentemente per questo motivo risulta particolarmente credibile!! Un bacione e grazie della recensione cara, kississimo.

Angeudemon: ola girl! Grazie di avermi rassicurata nella recensione, ci tengo tantissimo al vostro parere e non vorrei mai darvi delusioni o farvi dire che stro…ta. Mi dispiacerebbe troppo. Comunque avoia se ce vado a vedere This i sit, sono i suoi utlimi momenti non me li perderei per niente al mondo, a meno che non sia morta o in stato comatoso. E poi è un suo regalo, non potrei mai rifiutarlo. Baci alla prossima.

Mcj: salcino cara, visto che versione hot del Mike angel? Però certo cerco sempre di essere il più elegante possibile quando tratto questi argomenti dopotutto era il re occorre rispetto ed eleganza. Sono felicissima che il chappy ti sia piaciuto alla prossima cara.

Heartagram: ciao cara, comunque diciamo che non ci sei andata affatto lontano Track e Lola sono i miei due elementi di disturbo, e faranno casini su casini tenetevi forte. Sono contenta che nemmeno a te sia dispiaciuto il Michael inedito, ringraziamolo per ballare in quel modo assolutamente divino, mi da tante ispirazioni. Un bacio a presto     

    

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Capitolo 18
*** The Way You Make Me Feel ***


The Way You Make Me Feel

 

 

Restammo a letto fino alle 3 del pomeriggio, sembrava che sia Mike che io, non volevamo scendere da quell’angolo di paradiso che solo grazie a lui si era creato. Avvertivo il cambiamento, percepivo il mio corpo in maniera diversa, ora finalmente l’emozione che provavo quando ballavo aveva definitivamente trovato un nome. La chiamavo in mille modi diversi, elettricità, abbandono, fuoco, ma non capivo cosa succedeva realmente alla Elena ballerina quando dava sfogo a ciò che aveva dentro ballando. Però adesso potevo davvero definirla con ciò che solo grazie a Michael ero riuscita a scoprire: passione, ma non quelle passioni che ti spingono a fare qualcosa, più che altro era una passione febbrile, devastante, combattiva, grintosa, che si impossessava di me liberando il mio lato istintuale fino a mostrare la mia parte più nascosta. Non trovavo un nome preciso perché non era mai accaduto in vita mia di provarlo in altri momenti che non fossero il ballo. Le farfalle nello stomaco oramai erano diventate le mie migliori amiche non mi abbandonavano un attimo, ma i battiti del mio cuore erano lenti, ritmati, sereni specialmente se guardavo Michael che dormiva al mio fianco. Tutta la bellezza del paradiso era racchiusa nel suo viso, il suo respiro lento e regolare era come se donasse ossigeno ai miei polmoni. Sarei potuta stare altre ore a guardarlo come avevo fatto tutta l’intera notte o meglio dalle sei alle 3 del pomeriggio. Dovevo riconoscere però che mi aveva un po’ scombussolato gli orari in tre mesi, come stupirmi di così poco, mi aveva rivoluzionato la vita!

Lo accarezzai allungo tentando di svegliarlo, ma non dava cenno di riprendere coscienza, così gli stampai un tenero bacio su quelle labbra così morbide, calde e dal sapore così dolce da darmi l’impressione di assaggiare il nettare degli dei, era supino, così io mi appoggiai sul suo petto sfiorandolo con le unghie.

“Amore, è tardi. Tarack ha già bussato tre volte. Che succede se entra?” niente, sapevo che era sveglio, ma voleva essere coccolato così continuai a stuzzicarlo. “Michael Jackson arriva tardi al concerto ed il mondo si chiede perché? Quale contrattempo imprevisto avrà avuto?” accennò un sorriso, poi tornò serio. “Che faccia seria! Cosa accade amore hai fatto un brutto sogno? Povero il mio angelo, mi dispiace che hai passato una nottata in bianco, sai anche io non ho dormito molto.” Schizzò dal cuscino e mi atterrò trovandosi a un millimetro dal mio viso. “Non mi hai fatto dormire no, sei pessima. E sta sera che diranno i fan o peggio LE fan, quando vedranno che sono stanco, non va affatto bene signorina. Io devo mantenermi libero.”

“Ah ma davvero, allora io torno da Mez, tanto mi annoio a stare qui.” Feci per alzarmi fingendo di essere offesa. “Ecco! Siete tutte uguali, ti sei tolta lo sfizio, mi hai sfruttato e adesso mi abbandoni e io che volevo sposarti. Tra qualche decennio …” che discolo, mamma mia già aveva fatto quella sua faccia da furbetto impertinente che mi faceva impazzire. Ero vicina alla porta e feci per aprirla “Basta me ne vado, che ci sto a fare qui? Adesso ho raggiunto le mie mire.” Mi squadrò da cima a fondo non capivo cosa avesse visto di così strano “Esci così amore? È febbraio fa freddo” mi guardai bene effettivamente ero nuda, mi vergognai come uno struzzo e se avessi avuto la sabbia, mi sarei certamente nascosta. Mentre cercavo disperata qualcosa per coprirmi Michael si alzò infilandosi la sua vestaglia. Poi si inginocchiò e prese la mia rimasta a terra. “Magari hai bisogno di questa.” La teneva con l’indice e mi guardava con aria di sfida. “Ti ho detto mille volte che non devi lasciare le cose in giro. Disordinata!”

“ti sei dato uno sguardo intorno? I tuoi pantaloni sono sotto le coperte la tua camicia è per terra chi è disordinato?”  mi guardò e sorrise “Non è colpa mia, c’è stato un imprevisto sta notte e non ho capito più nulla, ma sono davvero miei? Accidenti allora non ho sognato, è successo davvero!”

“no, invece è stato un sogno, un magnifico sogno, comunque se proprio ti preoccupi delle fan, se vuoi parlo io con loro. Posso dirgli che abbiamo fatto un discorso molto lungo sta notte.”

“No, sarò io adirglielo, anzi lo dirò al mondo intero. Salirò sul monte più alto e urlerò ELENA TI AMOOO” detto questo mi coprì con la vestaglia e mi baciò prima la punta del naso e poi le labbra, che sentivo sempre più mie. Era un sogno essere stretta tra le sue braccia avevo come la sensazione che niente mi potesse fare del male finchè ci fosse stato lui a proteggermi.  

TOC TOC  bussarono fragorosamente alla porta. “Michael ma si può sapere quando diavolo pensi di alzarti? Alle 5 hai la prova generale, hai un tour mondiale da affrontare e pensi a perdere tempo con delle ragazzine perdigiorno.”

“Tarack, ma non hai da fare? Io sono già pronto magari sei tu che perdi tempo.” non venne una risposta dall’altra parte della porta, sicuramente era partito appena Michael aveva iniziato a parlare. Mike cercò i suoi indumenti tra le lenzuola, si infilò pantaloni e camicia e andò ad aprire la porta, mi avvolsi nel lenzuolo, Tarack ricomparve quando Michael stava per chiudere la porta. “Ah, e questo sarebbe il tuo sono pronto. Io non ti riconosco Michael, quella ragazza ti sta facendo perdere la cognizione della realtà, ma non capisci che è solo un’altra Groupie in cerca di notorietà?” Michael non disse nulla aprì la porta completamente facendo vedere a Tarack che in effetti io ero nella stanza. L’uomo si trovò tremendamente in imbarazzo, ma poi trovò le parole per rispondere.

“Beh, è bene che lo sappia che non siamo tutti ingenui come Michael Jackson e che c’è qualcuno che ha capito davvero qual è la sua natura e soprattutto le sue intenzioni.”

“Tarack io la trovo un’assoluta mancanza di rispetto, stai parlando con la donna che amo. Se manchi di rispetto a lei manchi di rispetto a me.”

“Ma piantala Michael, cresci una buona volta! Ma la vedi? È la chiara esibizione dell’indecenza, non ha il minimo senso del pudore.” Michael stava per rispondere, ma io ero veramente, veramente incazzata. Feci passi nervosi verso quel rifiuto umano che stava mettendo in dubbio la sincerità del mio amore per Michael “Così io sarei la chiara esibizione dell’indecenza? Io non avrò il senso del pudore signor Tarack, ma per lo meno ho l’accortezza di connettere il cervello alla mia bocca prima di parlare, cosa che lei non ha. Non ha la minima idea di chi sono, di cosa ho passato e tanto meno di quanto possa essere capace di amare quest’uomo. La sua impudenza è un chiaro sintomo di pregiudizio e il pregiudizio è ignoranza. Ma uno col suo basso livello di intelligenza non può di certo capirlo, sarebbe chiedere troppo a quel suo cervello logorato dalla sete di potere e di controllo su Michael. È ossessionato da lui, ora mi chiedo, è il mio rivale sentimentale per caso Tarak? Per questo mi odia così tanto?”

“Non ha futuro in questa casa signorina Golberg se lo lasci dire apertamente, io non le permetterò mai di rovinare il re del pop, né tanto meno di distogliere la sua attenzione dalla carriera. È bene che lo sappia, perché lei qui non durerà più di un’altra settimana. È una promessa.”

“Tarack stai davvero esagerando adesso, perciò prima che cominci a prendere sul serio l’idea di cambiare manager personale chiedile immediatamente scusa e gira i tacchi.” Tarack digrignò i denti sospirò e se ne andò. “mi dispiace è solo un maleducato, non capisco cosa abbia contro di te, di la verità è vero quello che dice.”

“Che cosa? Mike se pensi questo io faccio immediatamente le valige e me ne vado, torno a Parigi e piangerò dal dolore fino a quando mi ucciderà. Non credevo che avessi questi dubbi.”

Mi strinse fortissimo e si mise a ridere “No, no. Tesoro stavo scherzando, ma ti pare che ho questi dubbi in testa, ma sai che mi importa di quello che dice quel pazzo, io ti amo e so che te mi ami è solo questo quello che conta per me.” mi baciò. Come faceva a mandarmi in tilt il cervello quel modo? Aveva un potere spaventoso su di me, e non si trattava solo di supremazia fisica, ma anche psicologica. Mi bombardava di domande per capire se stavo bene o c’era qualcosa che mi tormentava, ma non mi chiedeva mica “stai bene?” mi faceva tutta sorta di giochetti psicologici per analizzare la mia testa e anche per conoscere le mille sfaccettature del mio carattere. Certe sere faceva l’analisi accurata di ogni sfumatura che c’era nel nostro rapporto tipo come si faceva un assetto anche piccolo in avanti, ma era fatto insieme lui doveva subito capire perchè, era incredibile. Non sempre, ma una volta al mese doveva fare il bilancio della nostra storia per accertarsi che i suoi comportamenti nei miei confronti fossero corretti e viceversa i miei nei suoi confronti. Dentro di sé aveva un’insicurezza spaventosa, chiedeva molto da se stesso e si attaccava al più piccolo cavillo per demolirsi totalmente e ricostruirsi dall’inizio, un’insicurezza così in una persona tanto geniale quanto fragile poteva essergli stata data solamente dall’infanzia, e ogni giorno che passava odiavo suo padre per quello che gli aveva fatto, non mi aveva raccontato tutto, anche perché tre mesi sono pochi per aprirsi così tanto, ma da quello che avevo sempre sospettato, confermato dagli sporadici racconti di Mike, un peso consistente, quell’uomo dallo sguardo tremendamente torbido e inquietante, doveva aver avuto sulla vita di Michael. Non volevo forzarlo nei suoi racconti, perché vedevo come cambiavano i suoi occhi, da radiosi e sereni, diventavano cupi e spaventati. Ci doveva essere qualcosa di più oltre cha ad averlo iniziato alla vita da adulto ad appena sei anni. Era talmente insicuro di se stesso in ogni cosa che riguardasse la vita al di fuori dal palcoscenico da considerarsi anche incapace di tenersi stretto la donna che ama,  aveva una tale paura di perdermi, o che mi allontanassi da lui per qualche motivo, che mi preoccupava a volte. Non che fosse ossessivo o possessivo, ma se sparivo dal raggio della sua vista per più di mezz’ora diventava intrattabile finchè non mi trovava, accadeva raramente perché stavamo sempre insieme a meno che non doveva stare chiuso in studio a registrare. Lì Tarack mia aveva già dato il veto assoluto di non entrare, perché distraevo Michael. Io per non creargli ulteriori problemi quando Mike registrava facevo un giro allo zoo di Neverland, o accoglievo i bambini che Mike invitava. Era tutto molto dolce quando arrivavano preparavo loro da mangiare in base all’orario di visita e poi parlavo con loro per cercare di capire cosa avevano voglia di fare durante il soggiorno a Neverland. Stavo bene con Michael mi dava modo di essere me stessa in ogni momento e poi faceva affidamento su di me e quella era la cosa più importante. Quello sarebbe stato un grande giorno la prima serata del tour. Ero agitatissima, più che altro perché avevo l’occasione di vedere con i miei occhi e toccare con mano la grandezza artistica di Michael cosa che non era mai successa così in grande per lo meno. “sei pronta angelo?” disse pria di baciarmi. “diciamo di sì dai. Anche se me la so facendo sotto dalla paura. Il passo a due lo abbiamo provato pochissimo.” “ma se lo sai alla perfezione, tra un po’ riesci a fare anche la mia parte, c’è il rischio che te mi ricordi cosa devo fare per quanto ti sei impegnata. Non devi avere paura tesoro, andrà tutto bene.” Mi disse dolce mentre mi accarezzava il viso. “ma non ho paura di dimenticare i passi è il pubblico che mi mette ansia ci saranno milioni di persone tutte con gli occhi puntati su di me. non mi sono esibita mai davanti ad un pubblico così vasto. E se rovino la tua performance? E se mi paralizzo e sto ferma impalata senza muovere un passo? E se sbaglio i passi? E se …” mi tappò la bocca con un bacio capace di far sciogliere un iceberg di sedici metri, e di far credere ad un eschimese di vivere nell’equatore con tutta la sua tribù. Flash della notte fantastica che mi aveva regalato si susseguivano veloci nella mia memoria. Rivedevo le sue mani muoversi esperte sul mio corpo, riuscivo ad avvertire nuovamente il suo respiro caldo sul mio collo e sul mio viso, riuscivo di nuovo a sentirlo muoversi dentro di me con la delicatezza di una farfalla. Ripresi a tremare come qualche ora prima, avvertii gli stessi brividi di eccitazione lungo tutta la schiena, non potei fare a meno di stringerlo a me per sentire di nuovo la sua pelle sulla mia.

“Piano, piano. Attenzione signorinella sennò devo davvero disdire il concerto di sta sera. E te non vuoi farmi fare brutta figura vero?” aveva staccato le sue labbra, ma non la sua fronte dalla mia e aveva gli occhi socchiusi. Per quanto mi incoraggiasse ad allontanarmi mi stringeva le braccia decisamente forte. “No infatti, non vorrei mai essere la causa della tua assenza con i fans, meritiamo di vederti ballare dal vivo.”

“ti consideri ancora mia fan?”

“stai scherzando sono la tua fan numero uno!” mi baciò di nuovo. “io vorrei tanto farla brutta figura però!” mi disse assumendo un tono infantile accompagnato da uno sguardo da bambino capace di addolcire anche un’arpia. “No no, mister Jackson sta sera il tuo posto è nella Kemper Arena. Almeno fino alle undici. E il mio anche.”

“sempre fino alle undici però, e dopo?”

“Ah, io sto nella 2456 dell’Hilton sta notte, insieme a Mez. Te hai da fare dopo.”

“Sì molto, almeno fino al mattino!”

“ma piantale che sarai un cadavere che cammina.”

“Ma non va bene, allora dovevamo fare i bravi fino alla fine del Tour.” Fece un attimo di pausa guardando il soffitto “MM no, sarebbe stato impossibile, dura troppo!” disse ridendo.

“Beh ma ce l’avari qualche giorno di riposo no?”

“oh sì, ce li ho i giorni di riposo, ma tu no. Non ti lascerò in pace lo sai vero?”

“Non mi va di essere lasciata in pace, mi annoierei tremendamente.”

“noia? La parola noia non esiste in casa Jackson. Te ne accorgerai.” Mi baciò di nuovo, anche il bacio mi sembrava diverso, più intimo, più intenso, non mi aveva mai baciata così prima, la dolcezza non mancava mai, ma la passione completava il tutto rendendo il suo bacio talmente vivo da torturami di piacere.

La certezza di un futuro con l’uomo che amavo si stava man mano manifestando ai miei occhi, aprendo la sua porta poco a poco. Quando sai di non essere più solo, quando capisci che al tuo fianco camminerà qualcun altro, ti attacchi a quel pensiero con tutte le tue forze, fin quando non diventa una bisogno primario per te incontrare i suoi occhi ogni mattina, salutarli la sera, non avere più freddo di notte perché c’è lui a scaldarti con i suoi respiri e a proteggerti con il suo abbraccio. Michael aveva il potere di farti volare, di farti davvero credere che il mondo a volte può sembrare un quadro perfetto se solo gli uomini si impegnassero ad amare senza essere schiavi dell’egoismo. Lui aveva così tanto amore da donare, da trascinarti davvero nell’isola che non c’è ed io dal canto mio, nel mio piccolo modo di essere rispetto al suo non potevo fare altro che donargli tutto l’amore di cui ero capace regalandogli il mio cuore senza segreti, senza lucchetti, semplicemente porgendoglielo facendogli capire per merito di chi pulsava con tanto ardore.

 

Michael, Michael, Michael, Michael, Michael…..

La folla era in delirio, urla, fischi, grida disperate di fan che cercavano il suo nome. La trepidante e febbrile attesa di vederlo entrare in scena, l’adrenalina di noi dietro le quinte. Lola con la sua solita aria di sufficienza si scaldava, Randy, Damon,  Evaldo, Dominic, LaVelle dicevano parolacce approfittando dell’assenza di Mike per scaricare la tensione. Valeria saltava e ogni tanto tornava dietro per vomitare credo. Io e Mez ripassavamo i passi alla carlona, tanto per vedere se c’era qualcosa che non andava o se filava tutto liscio. Tremavo. Il mal di stomaco era padrone di me, respiravo corto e mi sentivo persa senza Mike nei dintorni. I coristi sistemavano leggii e aste del microfono, Sheryl si portò vicina a me. del corpo di ballo ero l’unica con cui aveva legato, era una ragazza molto introversa e timida e cercava conforto, ma non sapevo se ero in grado di darglielo con l’ansia che avevo addosso. “Come procede Ely? Sei agitata vero? Si vede sei pallidissima. Vuoi un bicchiere di acqua zuccherata? Io mi sono attrezzata in genere quando le sinapsi del mio cervello non reggono la troppa adrenalina si spengono e io svengo quindi ho bustine di zucchero e acqua a volontà. Michael era agitato? Vi siete visti oggi? Non voglio impicciarmi, solo che siete così uniti, si vede che siete grandi amici.” –certo grandissimi amici, amici intimi pensa un po’. Oddio Elena controllati stai vagheggiando. Lei non può sapere che sei la sua fidanzata. Non deve saperlo anzi.- pensavo mentre scioglievo i muscoli della schiena. Poi la luce che avvertiva dell’entrata in scena ormai prossima sopra la mia testa si illuminò. “Mi sa che devo correre al microfono. Merda Ely!” disse abbracciandomi e dandomi due baci sulle guance “merdissima Sheryl.” Meno male che non c’era Mike nei paraggi sennò se mi sentiva dire parolacce mi avrebbe sicuramente rimproverato. Lo vidi poi materializzarsi davanti a me dall’altra parte del palco. Mi guardò lo guardai. Mi fece l’occhiolino, sorrisi e lui rispose al mio sorriso, dandomi coraggio con la luce che emanava il suo viso. Buio. Fumo. Aste del microfono pronte al centro del palco. Oddio si partiva. Prendemmo posizione e la musica partì, quando Michael entrò in scena le urla già forti sovrastarono la musica. Wanna be startinsomething era ormai partita e con lei anche le mie gambe che tremavano dieci secondi prima. Michael era sconvolgente e io invece dovevo restare concentrata cosa non facile quando indossa il giacchetto di pelle e il cinturone d’argento. La coreografia andò benissimo, non sbagliammo neanche un passo. Poi il tipico stop per misurare la febbre del pubblico. Michael davanti a noi, microfono in mano, noi immobili dietro di lui che chiedeva l’adrenalina del pubblico con le sue dita incerottate, si scoprì le spalle e le urla divennero assordanti. 30 secondi poi ripartirono gli strumenti. Randy arrivò con la bandiera e ci girò intorno, ci scatenammo sul finale Mike era assolutamente perfetto. La mia agitazione era passata ed ero partita come un diesel, Mez era carichissima e mi guardava spesso sorridendomi e dandomi un po’ della sua energia. Lola algida e tecnica, ma comunque bellissima, Valeria era un’altra persona, non l’avevo mai vista sorridere fino ad allora. Il clima sul palco era tranquillo, mi sentii pronta per la prossima coreografia, che sarebbe stata molto più avanti, in quanto Heartbreak Hotel e Another part of me lasciavano più spazio ai musicisti e ovviamente a Michael che si era tolto la giacca restando con la camicia d’argento. Le luci si spensero, il panno bianco che avrebbe mostrato l’ombra di Mike scese, le luci verdi e blu si accesero e Mike iniziò a muoversi, poi le luci illuminarono il palco lasciandomi godere quello spettacolo della natura che si muoveva fluido e nervoso con la perfezione di un dio. Mez rideva dei miei occhi illuminati e fissi su Michael che mi stava mandando in delirio con tutta quella febbrile passione che emanava quando ballava. Tutto filò liscio e l’assolo di Jennifer fu uno sballo, era troppo figa quella donna io l’adoravo e poi stimava molto Mike e gli voleva bene quindi era una delle mie preferite. Finita la canzone si spensero le luci rimase solo il faro verde girevole su Mike a braccia aperte che accoglieva il consenso delirante del pubblico. Passata anche Another part of me il palco ospitò I just can’t stop loving you. Sheryl doveva cantare, mi guardò e incrociò le dita, le feci l’in bocca al lupo a distanza. Fu bravissima e Michael assolutamente perfetto anche se mi diede un po’ fastidio quando si avvicinarono quel modo, ma che potevo farci era la scena mi dovevo abituare. Alla fine della canzone Michael le baciò la mano, che galante era proprio un uomo di altri tempi. Si abbracciarono, e va beh chisi un occhio anche lì. Poi le luci si spensero lasciandoci tutti al buio. Michael nascosto dalle tenebre corse da me. mi spaventai mi arrivò al’improvviso e mi abbracciò lì per lì ero un attimo smarrita, era tutto buio e non vedevo più in la del mio naso quindi non avevo la certezza che fosse lui, fino a quando non mi abbracciò e riuscii a distinguere il suo profumo e i suoi riccioli che mi solleticarono il viso. Mi baciò “Sono stato bravo?” mi chiese. “Assolutamente perfetto Michael. Santo cielo non ti avevo mai visto così, te vuoi farmi venire un infarto. È tutto così magico quando sei sul palco, ma dovresti tornare lì, razza di pazzo che no sei altro.”

“Lo so, ma tanto è buio e poi mi mancavi. Ti amo.” Mi baciò di nuovo e corse sul palco anche perché non avevamo molto altro tempo She’s out of my life lo attendeva ed era un appuntamento che non poteva mancare. Lola tutta impettita si mise in posizione guardandomi con aria di sfida. L’assolo era totalmente improntato sullo stile Jaz, in quanto era lo stile di Luke, insolito per Mike che in genere si concentra su altri passi, ma comunque pur di tenere buona Lola era pronto a raggiungere qualche compromesso. La coreografia era bellissima, Luke l’aveva pensata davvero bene, e Lola per quanto fosse irritante, insopportabile e avesse cercato di uccidermi era indubbiamente una ballerina professionista e la eseguì alla perfezione, era quasi credibile come anima angelica. Quasi per noi che la conoscevamo, credibilissima per il pubblico ignaro di chi fosse veramente. Come mi aveva già annunciato Michael una notte che eravamo entrambi rimasti svegli, aveva intenzione di concedere un abbraccio ad una fan durante l’esecuzione di “She’s Out Of My Life” per tutti i concerti che avrebbe tenuto, e infatti lo fece. Le urla si fecero assordanti quando una ragazza con i capelli rossi affiancò Michael sul proscenio, la poverina era in lacrime, come biasimarla, non lo mollava più ed io avrei fatto lo stesso al suo posto. Nel vedere tutta quella disperazione per abbracciare Michael mi sentivo sempre più fortunata e in colpa, perché non sapevo cosa avevo fatto per meritarmi tanto dalla vita, Michael era un uomo fantastico e me ne rendevo conto giorno dopo giorno, ma io sarei mai stata alla sua altezza? Questo non potevo saperlo, ma sapevo quanto l’amavo e era chiaro dentro di me che avrei sacrificato la mia vita pur di vederlo felice. Mentre ero immersa nei miei pensieri “she’s out of my life” era giunta al termine Michael come ogni volta che la cantava aveva lasciato che una lacrima gli rigasse il viso perfetto e Lola aveva concluso la coreografia uscendo di scena leggera e soave come una farfalla, era stata molto brava era inutile dire di no, anche perché se non fosse stata qualificata non avrebbe fatto parte del corpo di ballo di Michael Jackson, ma non la sopportavo lo stesso.

Il medley dei Jackson five era arrivato finalmente e da lì non mi sarei più fermata se non per Human nature. “I want you back”, “the love you save” e “I’ll be there” furono le più facili da imparare per me, le ballavo da quando avevo cinque anni, quindi per me erano normale amministrazione, infatti filarono lisce tutte e tre. Noi ballerine avevamo l’ordine tassativo di dileguarci appena finite le coreografie non dato da Michael ovviamente che proprio perché non era mai stato d’accordo ci fece l’improvvisata e ci presentò al pubblico. Bloccò Meredith che era l’apri fila impedendo anche a noi di uscire. “allora ragazzi, voglio presentarvi le new entry del corpo di ballo ci state?” il coro consenziente del pubblico inondò l’arena così Mike proseguì sorridente. “All right! Meredith” esclamò con voce entusiasta scatenando il pubblico e facendo un cenno con la testa prendendo Mez per mano, poi passò a Val stesse modalità “Valeria”,  “Lola” Lola raccolse l’ovazione del pubblico maschile e si gasò ancora di più rischiando di spiccare il volo poi passò a me, girandomi intorno e assumendo un tono di voce molto più morbido e romantico e concluse “And … Elena” i maschietti furono soddisfatti anche di me, che a differenza di Lola, però, mi aggiudicai anche il bacia mano di Mike e uno dei suoi sguardi felini. Già tremavo, ma il suo sguardo contribuì ad accelerarmi ancora di più i battiti cardiaci. Fatte le presentazioni ci dileguammo dietro le quinte lasciando la scena a Michael e a “rock with you” anche perché dovevamo vestirci per smooth criminal che sarebbe stata subito dopo. nei camerini feci la sportiva e mi congratulai con Lola per l’assolo. Mi aspettavo un altro dei suoi morsi velenosi ma mi stupì.

“Ehm ehm. Scusami Lola posso dirti una cosa?” chiesi mentre si stava infilando la giacca.

“Se proprio devi. Cosa c’è?” pensavo peggio per lo meno mi aveva posto la domanda.

“Nulla volevo solo farti i complimenti per l’assolo, sei stata davvero brava. Eri un tutt’uno con la musica. Complimenti.” Smise per un attimo di abbottonarsi la giacca, mi guardò alzando un sopracciglio con un’aria più di stupore che di sufficienza, in effetti mi ero stupita da sola del mio gesto alla mia probabile assassina. “lo so cenerentola. Ma dici davvero?”

“Beh non correrà buon sangue tra noi, ma a parte tutto, non servirebbe a nulla attaccarsi a ridicoli cavilli negando la verità. Sei stata brava, mi sembrava giusto dirtelo. Va beh mi vesto sennò poi chi lo sente Michael.” Veloce mi tolsi dal raggio della sua vista e cominciai a prepararmi. Mentre sistemavo il cappello la vidi dallo specchio venire verso di me. “Ci hanno chiamato Elena, dobbiamo andare. Ma ch stai facendo?” disse vedendomi indaffarata a legare i capelli che non ne volevano sapere di stare in ordine sotto il cappello.

“Non riesco a bloccare questi dannatissimi capelli.”

“lo credo hai una coperta in testa, ma come diavolo fai a ballare, non ti danno fastidio. Dammi qua, sei un disastro.” Prese la spazzola, mi tolse il cappello e mi fece la coda alta. Prese le forcine e bloccò i riccioli ribelli senza nasconderli lasciandoli fuoriuscire dal cappello che mi infilò subito dopo, lo sentii aderire alla mia testa senza il pericolo che cadesse e ero anche figa alla fine.

“ecco qua, ci voleva davvero tanto a fermare il cappello con il ciuccio? Stai bene. Oh e comunque grazie del complimento. È un piacere riceverlo da una degna avversaria. Coraggio però riccioli d’ebano, che dobbiamo salire sul palco.”

“figurati, meglio un avversaria leale che un alleata ambigua.” Dissi. Ci avviammo insieme verso le quinte. “Comunque grazie di aver tenuto a bada i  miei capelli.”

“tengo a bada te. I tuoi capelli sono una sfida più semplice. Preoccupata per il asso a due?”

“Abbastanza. Però si farà.”

“coraggio andrà bene vedrai. Oh considerala una tregua, non una pace.”

“non ne avevo dubbi.” Assumemmo le nostre solite facce da duellanti, ma con molta meno tensione nei nervi. Non era proprio scorrettissima, ma non dovevo abbassare la guardia, dopotutto era sempre Lola.                   

 

       

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Capitolo 19
*** The Way You Make Me Feel continuo. ***


 The Way You make me feel

Continuo

 

 

Perfetto, eravamo arrivati a metà strada senza inciampi, il corpo di ballo era unito, i musicisti non avevano fatto errori, io ci stavo dando dentro e in cuore mio desideravo solo rendere felice il pubblico,  dovevo dare il massimo per essere soddisfatto e il mio massimo non era ancora quello. “Smooth Criminal” era la prossima, “ballerini?” pensai guardando alla mia destra “pronti. Ballerine?” guardai a sinistra e le vidi pronte e cariche, Elena era stupenda anche vestita da gangster, incredibile. Sapevo che da lì a poco i teli bianchi sarebbero scesi davanti a me, Randy e Damon. Le ragazze dovevano solamente fare i primi passi di coreografia vestite da uomo perché poi avrebbero dovuto infilarsi i vestiti usati nel video e sarebbe partito il ballo a coppie. La musica partì avvertii subito l’energia espandersi nel mio corpo facendolo diventare un tutt’uno con gli strumenti, buon segno. L’inizio era morbido, tranquillo cominciai appena la voce fuori campo iniziò a parlare. La mia ombra venne resa visibile e iniziai a mettere insieme qualche passo dei miei. Finita la corografia nella parte strumentale dovevo iniziare a cantare. Il telo cadde e le luci si accesero, con i ballerini iniziammo a muovere i primi passi più energici e conclusa la prima strofa le ragazze scomparvero dietro le quinte dove la costumista le attendeva con gli abiti anni 30.

You've-been hit by You've been hit by - a smooth criminal.

So they came into the outway It was Sunday what a black day

Mouth to mouth resuscitation Sounding heartbeats  intimidations”.

Le ragazze entrarono splendide ed eleganti nei loro vestiti. Non so come, in così poco tempo, fossero riuscite ad infilarsi quei complicati cappelli, e tutte quelle perle fatto sta che non entrarono in ritardo e noi fummo costretti ad improvvisare. Dovevo fare a tutti i complimenti, e anche allo staff dietro le quinte. Iniziammo a unire i nostri passi ai loro, avevo deciso di ripetere, per quanto possibile, la coreografia del video, quindi scambiai due passi con tutte le ragazze che proseguirono con gli altri a fare la coreografia completa, fantastico eravamo perfetti, un amalgama sontuosa e invitante, sia tra di noi che con gli strumenti, le dure ore di prova avevano dato i loro frutti e la coreografia funzionò come me l’ero immaginata in testa e non era facile eseguirla come i miei standard. Arrivò finalmente il momento che aspettavo, trenta secondi di Elena tra le mie braccia, già da mezz’ora non ero stato in grado (per cause di forza maggiore) di averla tra le mani anche solo qualche secondo e al mio corpo mancava il suo, avevo così voglia di stringerla che l’afferrai con una forza quasi sgarbata, non mi sembrò contrariata comunque. Le cinsi la vita con la destra e solo con l’avvenire del contatto con Elena, nel brevissimo tempo che fu tra le mie braccia sul palco, mi resi conto di come può cambiare l’alchimia tra due persone quando uniscono i loro cuori fino in fondo tanto da sintetizzarli e inglobarli in un unico corpo. C’è più forza, c’è più grinta, più feeling, è come se, dal momento che l’hai resa tua fino in fondo, fossi riuscito a conoscere i più intimi segreti non solo del suo corpo, ma anche della sua anima. ogni cosa che fai è creata da una complicità talmente unica da sembrare una coreografia già studiata, e il momento più bello è quando ti accorgi che non è così sai che non è studiato eppure il risultato che ne consegue è l’assoluta perfezione. Fu questo che teorizzai nei 30 secondi in cui scambiai i passi con Elena. Non avevamo mai provato quel breve pezzetto tra noi due, sapevamo soltanto che doveva esserci e glie lo avevo semplicemente spiegato a grandi linee senza farglielo vedere. Tuttavia non tradì il minimo di esitazione, andò avanti come un treno abbandonandosi completamente a me, mi seguì come la scia segue la nave, e credo che fu quella l’unica volta nella mia vita in cui mi sentii forte e davvero importante per qualcuno. Sapevo che era nata per ballare, quindi non c’era cosa più semplice per una ballerina dei suoi livelli che quella di lasciarsi guidare dall’uomo, ma con lei tutto quello che facevo e che anche lei faceva, o che facevamo insieme assumeva un’importanza diversa e un valore ben più grande di una semplice esecuzione.

Non avevo avuto molte donne, anzi appena un paio,  di cui una era stata un completo disastro, non piaceva a molte il Peter Pan che era in me e che non avevo alcuna intenzione di cacciare dalla mia anima, anzi era quello il fattore numero uno di rottura spesso, o per chi era più prudente di fuga. Elena non dava cenni di ripensamenti o tentennamento, anzi era mia degna complice in tutte le pazzie che mi passavano per la testa, a volte era persino peggio di me. spesso mi sembrava di stare insieme a mia sorella Janet, credo unico soggetto di sesso femminile che mi desse spago nei momenti in cui mi andava di ritornare bambino. Tornare? Aspetta un attimo, e quando lo ero mai stato? In alcun modo mai, quindi sarebbe più corretto dire di essere bambino. Malgrado questi pensieri che spesso mi torturavano anche nei momenti meno opportuni, come ogni volta che venivano a galla certi barbari e loschi ricordi di un padre troppo violento e freddo per essere chiamato tale, invece che farmi schiacciare dal dolore lo usavo. Avevo dovuto imparare a farlo se volevo convivere in pace con me stesso. Infatti tutta quella valanga di emozioni negative che un bambino non dovrebbe mai conservare nel bagaglio dei suoi ricordi, la rigiravo a mio favore. Usavo l’energia rabbiosa che avevo dentro per eseguire i passi, cantare le canzoni, improvvisare sul palco ed era talmente profonda  l’amarezza che avevo dentro per ciò che mi era stato ferocemente strappato, da farmi diventare un’altra persona. Avevo paura a volte quando accadeva e ringraziavo il cielo per far uscire quella mia ombra nei momenti giusti, cioè le mie performance. In tanti mi dicevano che il Michael sotto i riflettori, era un altro rispetto a quello che girava per Neverland tra animali, bambini e deliziose fanciulle. Una specie di dottor Jekill e Mr. Hyde, non avevano tutti i torti. Sapevo di cambiare, ma non era solo perché il palco era la mia unica certezza nella vita e mi rendeva più sicuro in quanto consapevole delle mie capacità, fin da quando eravamo piccoli per me e i miei fratelli non esisteva paura sulla scena, ma era proprio questa mia sicurezza che faceva uscire, tramite la mia danza, la ribellione che non avrei mai avuto il coraggio di avere davanti agli occhi inquisitori e glaciali di mio padre con la cinghia in mano. Flash di immagini violente passarono davanti ai miei occhi attraversando il percorso tortuoso della mia mente, mi rabbuiai. Elena se ne accorse nel momento in cui lasciai scivolare la mia mano umida e nervosa lungo il suo braccio liscio e morbido. La vidi che mi guardava preoccupata, conoscendola sapevo che stava pensando di aver sbagliato qualcosa e dovevo rassicurarla, dato che era stata assolutamente perfetta. Le baciai la mano, le sorrisi e le feci l’occhiolino, si riscaldò subito rispondendo al mio sorriso. La spensieratezza che le trapelava dal viso quando rideva sarebbe stata capace di sciogliere anche un inverno di gelo e infatti il freddo che stava accogliendo il mio cuore nel suo abbraccio di morte si arrese alla sua infinita dolcezza e i cattivi pensieri mi lasciarono in pace per un po’. Che fine avrei potuto fare se Elena un giorno invece che congiungere le nostre mani nella promessa eterna le avesse lasciate fuggendo via da me? sarei certamente morto di dolore. Stavo divagando troppo con la mente, quindi mi concentrai sul concerto. Proseguii a ballare senza togliere lo sguardo dal viso leggermente turbato del mio dolce angelo, le avevo fatto capire che non era stato un suo sbaglio a oscurare il mio sguardo, ma come io conoscevo lei, lei conosceva me e vedeva che qualche cosa  aveva turbato il mio equilibrio mentale. Non le avevo mai parlato dettagliatamente del rapporto con mio padre, ma prima o poi avrei dovuto farlo.

La nostra, seppur breve, performance si accaparrò il favore del pubblico che si sciolse in un ovazione. Se avevano reagito così per 30 secondi di noi due, al momento di The Way You Make Me Feel sarebbero aumentati i ricoveri e gli svenimenti o peggio sarebbe venuta giù l’intera arena. Ottimo! Evidentemente in coppia facevamo un bell’effetto.

Carico più che mai grazie ai miei fan proseguii a ballare, le ragazze uscirono poco dopo lasciando la scena a noi maschietti che dovevamo stupire il pubblico con la scena madre che avevo preso dal mio film. La parte coreografica alla quale sarebbe conseguito il moonwalk era stata una di quelle su cui avevo insistito di più. Era una scena straordinaria, d’effetto e poi c’era il lean! Ragazzi quello si che era stata una delle mie migliori idee. L’avevamo ripetuta decine di volte sia in prova prima del concerto che in sala durante la settimana. I loro sacrifici diedero buoni frutti, perché fummo perfetti, compatti, omogenei sembravamo dei soldati. Come nel film al momento del lean abbassai il cappello e feci l’occhiolino ad Elena invece che a Katy, mi guardava scuotendo la testa e con le labbra  curvate in un sorriso. Conclusa la parte con i fumogeni, le mitragliette e la pulizia delle “vittime” sul palco arrivò il momento di Human Nature. La prima volta che cominciai a pensare ad Elena come a qualcos’altro piuttosto che ad un’amica stavo proprio provando quella coreografia nel salone. Sul palco c’era grande raccoglimento durante quel pezzo. C’ero solamente io sulla scena e la luci dei faretti. Cantare quella canzone vedendo tutto lo stadio illuminato con questi bastoncini che usano, già sapevo che sarebbe stato meraviglioso, come era meravigliosa l’atmosfera che si stava respirando al concerto.  Sono sempre stato del parere che a creare la magia contribuiscono soprattutto i fans,  la reale ragione per cui faccio il tour. Vengono a vedere il concerto preparatissimi, hanno i guanti, i cappelli, fin’anche i cerotti alle dita e poi conoscono a memoria le canzoni, i passi di danza, sanno quand’è il momento di tirare fuori le luci, alla prima strofa sanno già di che canzone si tratta. È veramente emozionante voglio dire … è divertente. Infatti mi prese particolarmente quella canzone così partecipata dai fans e inoltre la mente si trasportò a quel meraviglioso giorno in cui Elena, con il borsone e i capelli bagnati mi spiava da dietro la porta, era bellissima ai miei occhi, la guardai e mi accorsi che mi aveva preceduto perché non stava staccando gli occhi da me, sorrideva con le lacrime pronte a scendere. La sua sensibilità mi stupiva ogni giorno di più, è raro incontrare ragazze così. Per me è così facile amare perché in tanti non ci riescono, non capiscono che solo l’amore può davvero curare il mondo? pensavo questo mentre cantavo e mi rendevo conto di quale tempesta emozionale scatenassero in me gli  occhi, le labbra, le mani e la semplicità di Elena. L’amore a volte riesce ad essere così forte da proiettare la mente al di fuori del corpo lasciandoselo alle spalle come un fardello. Lei era stata come un uragano, era riuscita a congelarmi, travolgermi e sciogliermi come un ghiacciolo sotto la mira del sole d’agosto. Inutile dire che l’amavo tantissimo perché lo sapevamo entrambi.

La musica partì, oramai eseguivo quei passi a memoria come un automa che basta accendere per farlo muovere, la musica era la corrente ed io quando ballavo diventavo elettricità. Niente di ciò che facevo sul palco incontrava ostacoli o blocchi psicologici come accadeva in altri aspetti della mia vita. sul palco ero al sicuro e potevo fare ciò che volevo. Va bene Michael, basta divagarsi. Canta!    

 

Looking out Across the nighttime The city winks a sleepless eye Hear her voice Shake my window Sweet seducing sighs. Get me out Into the night time Four walls won't hold me tonight If this town Is just an apple
Then let me take a bite If they say Why, why, tell 'em that it's human nature Why, why, does he do me that way If they say Why, why, tell 'em that it's human nature Why, why, does he do me that way Reaching out To touch a stranger Electric eyes are everywhere See that girl She knows I'm watching She likes the way I stare[…] I like lovin' this way I like lovin' this way Looking out Across the nighttime Where the city's heart begins to beat Reaching out I touch her shoulder I'm dreaming of the street”

 

il palco rimase al buio alla fine di Human nature e la costumista mi portò la camicia bianca che avevo deciso di indossare per Dirty Diana. Non dovevo fare granché a parte indossarla sopra la tuta d’argento e lasciarla sbottonata.

Se Human Nature era raccolta e spirituale Dirty Diana era decisamente oscura, il palco era completamente al buio c’era solo l’occhio di bue puntato su di me che dovevo cantare dietro l’asta, che sarebbe diventata la mia amante per i prossimi 5 minuti e mezzo. La musica partì e appena si sentirono le prime note il pubblico andò in delirio. Cominciai a tenere il ritmo con le spalle, Jennifer era dietro di me con la chitarra pronta a suonare, ma al buio. Infatti i faretti più scuri che davano al palco quel senso di luce e ombra si accesero solo sul ritornello, dove entrava Jen con la chitarra. Durante il ritornello mi muovevo sulla musica come sempre, feci un giro su me stesso e poi di nuovo le luci si spensero per la seconda strofa. Avevo le mani sulle gambe ed ero leggermente chino su me stesso. Mi alzai e ripresi in mano il microfono per la seconda strofa. Sul ritornello staccai il microfono dall’asta e mi avvicinai a Jen. Dopo una piroetta veloce mi inginocchiai a terra come nel video e mi alzai lentamente riponendo il microfono al suo posto. Continuai a muovermi dietro l’asta fino all’inizio del ritornello finale dove abbandonando il mio rifugio,  iniziai a fare su e giù per il palco. Interagii con Jennifer che aveva iniziato a darci dentro con le mani, ero carichissimo, pronto ad esplodere. Il sudore mi imperlava il viso e la fronte, fin’anche i capelli erano bagnati. Con Jen passammo sulla pedana sopraelevata al palco, e si accesero tutti i riflettori alle mie spalle. Passammo da una parte all’altra, Jennifer riusciva a camminare e a suonare, quella donna era incredibile. Tornati sul bordo del palco io continuavo le variazioni del tema, e Jennifer e l’altro chitarrista iniziarono a fare baracca insieme alla batteria fino alla fine della canzone.

 

 

 

DIETRO LE QUINTE …

Mez: - santo cielo. Di certo potrei rinsavire e riconvertirmi all’etero sessualità se Michael fosse così anche fuori dalle scene. Dio santissimo è perfetto, resuscita i morti con quel lato b da favola.

Val: - ma solo il lato b Mez? Hai visto le sue mani? Che dire delle sue mani! Lascerei fare a quelle mani ciò che vogliono del mio corpo e sul mio corpo. E le sue labbra o mio dio sono un orgasmo multiplo. E come muove il bacino? Deve di certo mandarle in paradiso le sue donne. Come lo faresti con lui Lola? sopra o sotto?

Lola: - Val, come sei sciocca! Ovvio che lo farei in entrambe le posizioni e in molte altre che tu neanche ti immagini. Una volta intrappolato tra le mie gambe e chi lo lascia più andare via?

Val: -  davvero ma te l’immagini quante cose divertenti si potrebbero fare? Oddio ma che fa? Si sta toccando, mio dio vorrei tanto essere le sue mani in questo momento.

Elena: - ehm ehm.  

Guardai Elena e le altre vedendo che dietro le quinte c’era un certo movimento, ma la sua faccia  non era propriamente pacifica nelle espressioni. Che stavano dicendo quelle comari dato che Meredith si stava quasi per far venire un infarto dalle risa?

Val: - oh Ely scusaci, ti abbiamo esclusa. Ma te non pensi le stesse cose? Guardalo, guardalo come si muove o cielo sto per avere un …

Elena: - Ma insomma Val!?! vuoi piantarla?

Le facce delle ragazze erano allibite era caduto il gelo e guardavano Elena con sospetto dovevo sapere che stava succedendo.

 

Quando mi resi conto di come mi stavano guardando le mie colleghe compresi che avevo avuto una reazione eccessiva per essere una semplice ballerina di fila. Così cercai di riprendermi dalla crisi isterica con tutta la naturalezza di cui ero capace. mi aveva dato un fastidio incredibile sentire parlare del mio uomo in quel modo subdolo e animalesco. Parlavano senza avere la minima idea di cosa si trattasse fare l’amore con lui, sono d’accordo che risveglia i bollori anche della dea del ghiaccio, ma insomma un po’ di contegno. Capii in quel momento che ero gelosa e non era una cosa positiva, essendo la star unica ed inimitabile che era, sarei stata sottoposta frequentemente a simili commenti, come biasimarle era la perfezione fatta uomo? Quindi ripresi controllo di me stessa e cercai di buttarla sullo scherzo.

Elena: - insomma, già la mia temperatura supera i trenta gradi fahrenheit ad averlo così vicino, se ti ci metti anche te con le metafore sessuali impazzisco, cacchio farebbe invidia ad un dio greco. Eh eh

Speravo vivamente che la mia risata isterica non fosse stata tanto palese, mi ero salvata in corner dovevo solo aspettare per vedere se i risultati erano positivi o meno.

Mez: - care fanciulle ho deciso. Torno etero, mi dispiace Lola tra noi non avrebbe potuto funzionare.

Lola: – guarda dolcezza, che non ti avrei degnata di uno sguardo nemmeno se fossi stata una tua simile, sei sciatta, slavata, non hai la minima cura del tuo aspetto, potrebbe una come me abbassarsi a tanto?

Elena: - più bassa di così Loly saresti l’ottavo nano, messa a coppia con me arriveremmo a nove che brutto numero, lasciamoli a sette, il sette porta fortuna. Io ti trovo affascinantissima Mez.

Mi ero tranquillamente fatta la battuta da sola precedendo Lola, sapevo che non dovevo fidarmi, ma mandare all’aria la nostra tregua momentanea sarebbe stato troppo azzardato quindi mi ero messa in mezzo anche io nell’insulto. Infatti scosse la testa e per la prima volta la vidi mutare di espressione vedendo la sua bocca distendersi in un mezzo ghigno quasi ironico. Ero davvero una calamita per i miracoli.

 

L’atmosfera dietro le quinte si era calmata, Elena sorrideva, quindi non era accaduto nulla di grave per fortuna. Erano già vestite per la coreografia di thriller, che brutto effetto facevano vestite da zombie, però erano simpatiche, sembravano degli spaventa passeri, anche se non credo che mi sarei spaventato con Elena zombie, come era possibile che mi piacesse anche in quel modo? Mah dovevo informarmi meglio secondo me mi aveva fatto un sacrilegio. Vederle quel modo in fibrillazione mi fece ricordare di quando avevamo realizzato il video. Che esperienza eccezionale, ci eravamo divertiti come matti. Io ci avevo dato dentro con gli scherzi di cattivo gusto, non mi scorderò mai la faccia di Elena quando la spaventai con le mie fantastiche lenti da licantropo, fece un salto di tre metri lontano da me, che soddisfazione! Avevo spaventato tutti grosso modo, ma lo scherzo meglio riuscito era stato quello a lei, forse perché ero sbucato fuori dall’ingresso buio del salone e avevo finto di morderle il collo. Ero stato talmente perfido che le sue grida terrorizzarono la troupe, si precipitarono tutti allarmati nel salone, temevano che le fosse accaduto qualcosa non mi ricordo di aver riso tanto in vita mia. Le luci erano di nuovo spente e io scambiai la camicia con il giubbotto di pelle che oramai aveva fatto storia. Le luci pulsavano a ritmo di musica e mentre mi cambiavo la risata terrificante di Price intrattenne il pubblico, fino a quando partì la musica e le luci illuminarono tutto il palco scenico. L’inizio andò bene, ma pochi secondi dopo il tipico unico errore accademico, che detestavo perché spesso era una stupidaggine, si fece vivo. Non mi sentivo bene al microfono, guardai il tecnico e gli feci cenno che c’era qualcosa che non andava, infatti pochi secondi dopo il microfono fischiò. Ero riuscito a essere disinvolto, ma mi giravano in una maniera incredibile, ma perché proprio a pochi minuti dalla fine? Comunque proseguii a cantare. All’inizio mi trovavo da solo poi entrarono i ballerini e le ballerine. Sul mio giubbotto, e sui costumi degli artisti avevano applicato delle fasce fluorescenti che quando di spensero le luci fecero un bel effetto ottico, la coreografia era precisamente identica a quella del video, non potevo modificare la coreografia di thriller, i fan ci erano troppo affezionati e anche io naturalmente. Per fortuna i ballerini non fecero errori, ma mi stavo già preparando il discorso allo staff concluso il concerto.

Il revival dell’album thriller oramai era iniziato e subito dopo partì Beat it. Thriller era stata eseguita dalle ragazze e questa e le prossime fino a man in the mirror invece le eseguivano i ragazzi, anche perché per struccarsi e vestirsi le mie damigelle ci avrebbero messo un po’. Non era il massimo ballare Man In The Mirror con il trucco da zombie. E anche The Way You Make Me Feel, non potevo correre dietro ad Elena con la minigonna e il trucco da zombie, anche se per lei avrei fatto qualsiasi cosa, in qualunque condizione fosse, ma ai fan non credo che sarebbe piaciuta.  Al solo pensiero rabbrividii. Beat It era un sovraccarico energetico non indifferente, la prima parte dovevo cantarla dalla pedana che passava sopra al pubblico, con quel mantello nero con le frange mosso dai ventilatori nel caso in cui non ci fosse stato vento. sceso dalla pedana iniziai a ballare con gli altri, fino a quando non ci fu l’assolo di chitarra di Jennifer. Quella era una scena talmente madre che l’avevo fatto mettere tutto un impianto di luci psichedeliche che partiva dai piedi fino ad arrivare alla testa a simulare delle corna. Era un assolo pazzesco lo adoravo nel disco con Van Halen era risultato strepitoso e sicuramente la mia Jen non sarebbe stata da meno, non mi sbagliai, fece un figurone. E io mi stavo riprendendo dall’arrabbiatura con i tecnici audio. Poi entrarono i ballerini tutti vestiti da duri e simularono la battaglia, io dovevo fare da pacere per inserirmi nella coreografia ed eseguirla come nel video. Alla fine mi prese lo slancio trasgressivo iniziai a saltare, montai persino sulla pedana del batterista. Sceso da lì la musica avrebbe dovuto fermarsi e così accadde, io in silenzio mi presi il calore del pubblico a braccia aperte. Quella pausa durò qualche secondo, poi riprendemmo a ballare fino alla fine. Anche quella piacque ai miei fan, ero carico più che mai e arrivò il momento di scatenarsi con Workin Day And Night. Con una velocità felina dovevo cambiarmi d’abito e infilarmi la tuta da lavoratore, nera con le paillette ovviamente. Workin Day And Nigth era tutto lavoro di gambe e bacino, a parte il giro su noi stessi e la fila che facevamo tutti insieme coristi e musicisti compresi, molto semplice dovevano soltanto girarsi una volta a desta e una a sinistra. Anche quella andò bene, finchè di nuovo il fastidioso fischio delle casse mi perforò i timpani, mi stavo arrabbiando, ma dovevo continuare a ballare. Speravo in cuor mio che le grida dei fan non avessero lasciato spazio a quella cassa gracchiante, ma che stava accadendo? Sicuramente non era colpa di Chris doveva esserci dell’altro. preso dall’adrenalina ormai a mille che sicuramente non mi avrebbe lasciato dormire corsi dietro le quinte mi tolsi la tuta, infilai la giacca nera, rigorosamente in paillette e il guanto: più famoso di me oramai. Billie Jean mi aspettava sul palco. Infilai il cappello e presi possesso di asta e microfono. La musica partì e mi sciolsi con ogni parte del mio corpo. Le grida del pubblico erano assordanti e mi davano una carica incredibile, noi artisti senza consenso del pubblico cosa saremmo? Solamente degli urlatori.

 

Avevo fatto in un baleno a cambiarmi, dovevo essere dietro le quinte il prima possibile, io dovevo vedere Mike che ballava Billie Jean, dovevo assolutamente era una necessità biologica. Era divino e toccava le vette più alte della perfezione in quel pezzo. E poi non potevo perdermi la canzone che aveva reso celebre il Moonwolk. O meglio non potevo perdermi il “Moonwolker”! eccomi ero arrivata proprio nel preciso istante in cui iniziò la musica, rischiai di travolgere i tecnici dalla foga per passare, mi aggrappai alle spalle di Chris che capì subito e mi fece spazio, lo vedevo in tutto il suo divino splendore. Povero il mio cucciolo era sudatissimo, non si era fermato un secondo da quando mi aveva baciata, e anche se non era molto, per me era come se fossero trascorsi giorni e non ore. Cappello in testa, guanto alla mano, microfono pronto all’uso, splendeva come una stella. Cielo, era bellissimo, stavo là dietro come una bambina infatuata dal suo eroe. Saltellavo insieme a lui a tempo di  musica, battevo le mani, facevo il tifo, sembravo una del pubblico. La troupe mi guardava un po’ allibita, direi che potevo osare anche l’aggettivo scandalizzata. Forse stavo esagerando, ma non mi interessava era impossibile farsi travolgere dal suo impatto emotivo, non ci riuscivo da fan, figuriamoci ora che ero la sua ragazza o no, fidanzata! O cielo non riuscivo ancora a crederci, quei pensieri mi esaltarono ancora di più e diedi il meglio della mia parte da ultras. Mike mi stava sentendo, perché nascosto sotto il cappello stava sorridendo. Quando fece il moonwolk arrivò quasi dietro le quinte, peccato che si fermò prima, ero già pronta ad accoglierlo tra le mie braccia, ero eccitatissima il cuore nel mio petto batteva a ritmo di Billie Jean, cadenzato dai passi perfetti, eleganti e aggraziati di Michael. Era stupendo, bellissimo, febbrile. Lo guardavo e l’energia che emanava contagiava anche me. Il suo carisma, la sua passione erano un polo magnetico troppo forte per resistergli. Era già una leggenda e lo sarebbe sempre stato, Michael non era una semplice star. Michael era la  star, ipnotizzava anche gli incantatori di serpenti il fascino gentile che lo caratterizzava mandava in delirio anche chi era già pazzo di natura. Il sole si oscurava al suo passaggio e le nuvole fuggivano via quando sorrideva, e quando ballava riusciva a far piovere anche sui terreni più aridi e secchi. Non saprei come descriverlo, era magico. Potevo dire finalmente che non era più solo l’artista che stavo amando, ma anche l’uomo e quella fortuna sfacciata che per una volta aveva girato in mio favore, mi stava facendo sentire tremendamente viva e pericolosamente innamorata ogni giorno come la prima volta. La mia vita senza Michael sarebbe stata come un oceano senza pesci, terribilmente fredda e tristemente vuota.  

 

Elena mi stava guardando e saltava tutta presa dalla canzone. Tifava insieme ai miei fan, le facce perplesse della troupe erano divertentissime, la guardavano saltare come se le mancasse un arto del corpo, ma io la trovavo stupenda, e poi era la mia fan numero uno quindi ero ancora più carico. Bad era molto semplice, c’ero io e basta, le luci erano sempre a tempo di musica e  il momento tanto atteso di The Way You Make Me Feel era sempre più vicino, dovevo ancora attendere quattro minuti. Durante la parte strumentale mi mossi sciolto e privo di controllo, almeno dei miei piedi. Feci una giravolta e acchiappai l’asta del microfono per iniziare a cantare. Riuscivo a vedere tra il pubblico una bambina bellissima a cavallo sulle spalle di suo padre, era dolcissima aveva fin’anche il giubbotto di pelle in stile bad e il cappello nero, aveva dei grandi occhioni azzurri e dei riccioli biondo cenere, ma come facevo a cantare bad con un angioletto così che alzava le manine in aria per fare il tifo? Era un amore e cantava anche, accidenti dovevo stare più attento a scrivere i testi ora che avevo appreso che anche i cuccioli ascoltavano le mie canzoni. Proseguii a cantare togliendo il microfono dal suo ordinato posto, feci un passo indietro, e tre laterali e iniziai a battere il tacco della scarpa a tempo di musica, a sinistra mi ero fatto vedere adesso dovevo farmi vedere a destra quindi mi spostai. Per il ritornello tornai dietro l’asta finchè non finì, feci il moonwalk che il pubblico accoglieva sempre con uno ovazione da stadio, amavo i miei fan erano la mia forza. Non feci altro di molto diverso, improvvisavo i passi come me li suggerivano la testa e la musica, abbassai il giubbotto, mi lasciai sfuggire un grido liberatorio come nel video e verso la fine mi cimentai nel sidewalk. In men che non si dica la prossima, attesa e desiderata canzone, giunse al suo arrivo. Approfittai del buio per infilarmi la camicia blu e sistemarla nel giusto modo dentro i pantaloni con la cinta bianca, abbinata con la t-shirt che si vedeva da sotto la camicia slacciata fino all’ultimo bottone. Elena era sconvolgente con il vestito nero e aderente che sottolineava le forme armoniche e sinuose. Era pronta a entrare sul palco già si era dipinta in viso l’espressine impunita e impertinente che aveva quando ballavamo questa canzone. Mi stava salendo l’adrenalina al massimo con lei era più facile essere il duro della situazione senza vergognarmi stavamo già insieme, e corteggiarla per la seconda volta mi ispirava. Il primo corteggiamento era stato l’apice della galanteria e del romanticismo, come ero solito fare nella vita quotidiana e come era nella natura del Michael fuori dalle scene, sul palco la questione era un po’ diversa, Michael diventava più impetuoso e insistente, lasciavo uscire l’eros che era sopito dentro di me, “speriamo che non si spaventi” pensai. La musica partì e appena la batteria le diede l’entrata si presentò sul palco con la mano sul fianco, i capelli messi in piega perfetta, era uno spettacolo di ragazza, non l’avevo mai vista versione sexy lady e, dati i nostri trascorsi abbastanza recenti, avvertivo qualcosa di estremamente mosso dentro di me, quindi la coreografia riuscì alla grande. Hee-hee! Ooh! Go on girl! Aaow! Hey pretty baby with the high heels on You give me fever Like I've never, ever known You're just a product of loveliness I like he groove of your walk, Your talk, your dress I feel your fever From miles around I'll pick you up in my car And we'll paint the town Just kiss me baby And tell me twice That ou're the one for me The way you make me feel (The way you make me feel) You really turn me on (You really turn me on) You knock me off of my feet (You knock me off of my feet) My lonely days are gone (My lonely days are gone)” Passeggiavamo su e giù per il palco, passando sulla pedana e fermandoci ogni cinque passi per le figure, cercammo di essere il più possibile attinenti al video, l’alchimia tra noi era fortissima e il pubblico era in fibrillazione, le urla stavano rischiando di sovrastare le amplificazioni, la carica erotica sul palco era fortissima. La musica andava ed oramai io ed Elena eravamo fuori controllo. Ci stavamo divertendo, e il pubblico era in delirio.

 “I like the feelin' you're givin' me Just hold me baby and I'm in ecstasy Oh I'll be workin' from nine to five To buy you things to keep you by my side I never felt so in love before Just promise baby, you'll love me forever more I swear I'm keepin' you satisfied 'Cause you're the one for me. The way you make me feel,(The way you make me feel).You really turn me on, (You really turn me on). You knock me off of my feet now baby - hee!(You knock me off of my feet) My lonely days are gone - a acha acha (My lonely days are gone) Acha-ooh Go on girl! Go on! Hee! Hee! Aaow! Go on girl! I never felt so in love before Promise baby, you'll love me forever more I swear I'm keepin' you satisfied 'Cause you're the one for me...” Non mi ero mai sentito così frizzante ed energico, ed era tutto merito della prorompente presenza al mio fianco che ora stavo abbracciando da dietro, cantandole vicinissimo al viso. Da dietro le passai davanti facendole un giro intorno. Il ritornello andava avanti per un bel po’ e in quel momento dovevamo dare il meglio di noi stessi, in effetti eravamo già a buon punto. Girammo il palco da cima a fondo, passeggiavamo anche tra gli strumenti e i fili e io ogni tanto la bloccavo ed eseguivamo le figure che avevamo studiato. Arrivati alla fine della coreografia dovevo abbracciarla, come avevo fatto con Tatiana nel video, ma decisi di trasgredire essendo pur consapevole che le trombe dell’apocalisse avrebbero scosso Hollywood come un terremoto. Non so cosa mi passò per la testa io non ero solito fare queste cose, però lei era talmente eccitante, riusciva a liberare la tigre dormiente che era parte di me, ma che anestetizzavo in continuazione per via della mia timidezza, ma non riuscii a controllarmi fu un tutt’uno, pensai ed agii nello stesso istante che la scarica elettrica, generata dalla sua mano sulla mia spalla e dal leggero caschè che fece tra le mie braccia, mi accese perciò appena si rialzò e si trovò davanti al mio viso la baciai.

 

“o mio dio, ma che sta facendo è impazzito? Mi sta baciando davanti a milioni di persone” fu questo che riuscii a chiedermi prima che il battito del mio cuore diventasse talmente assordante e veloce da far zittire il mio cervello. Michael era pericolosamente sensuale, quei riccioli umidi gli accarezzavano il collo completamente bagnato, il profumo della sua pelle era buonissimo e il sapore delle sue labbra era più dolce delle fragole che nascono in giugno. Il suo bacio era intenso, passionale, lento un richiamo d’amore irresistibile. Dio non l’avevo mai sentito così selvaggio. Ok stavo iniziando a tremare, avevo i brividi ovunque eppure non era freddo, anzi ero piuttosto accaldata. Il bacio durò all’incirca trenta secondi e furono i più lunghi della mia vita anche se non avrei mai voluto liberarlo dalla stretta delle mie braccia. La folla era in delirio urlavano, piangevano, sembrava che stesse avvenendo un omicidio di massa, la sicurezza cercava di calmarli ma era in seria difficoltà. Michael si staccò dal contatto. Io ero sconvolta e volevo solo fuggire via si coprì l’archetto con la mano e mi disse “Morivo dalla voglia di farlo. Ti sei arrabbiata?”

“te sei completamente pazzo. Ma ti rendi conto di quello che si scatenerà ora? Va bene, magari passerà come un fatto di scena, ma on era poi così finto. Però devo essere sincera speravo che lo facessi” mi sorrise, mi prese per mano e andammo a prenderci il consenso decisamente positivo del pubblico, facemmo l’inchino e Michael mi ringraziò al microfono. Ok aveva fatto la parte io stavo letteralmente tremando. Fuggii dietro le quinte e Mez mi abbracciò.

“Ma stai tremando come una foglia. Mike sta impazzendo, o cielo. Ma hai visto cosa ha fatto? Domani la stampa sarà spietata, ma eravate troppo stupendi. Santo cielo siete perfetti insieme.”

Mi disse senza smettere di abbracciarmi. Lola aveva visto tutto e mi guardava iraconda e agguerrita, anche lei aveva fatto la sua gran bella figura, ma il pubblico non aveva di certo reagito quel modo, Mike cantava su she’s out of my life, ma non ballava con lei e poi diciamoci la verità c’eravamo scatenati in ogni senso io e lui. Ancora tramante ascoltai ciò che disse Lola.

“Complimenti Biancaneve, hai fatto un ottimo lavoro. Certo è facile quando c’è Michael che riempie la scena.” il suo veleno era troppo letale per diventare innocuo come mi aveva fatto credere prima. Io però non avevo certo paura di una serpe velenosa come lei. “Per lo meno io ho ballato con lui, l’ho stretto a me per più di cinque minuti, e pensa un po’ l’ho pure baciato. Era una  gran bella coreografia non trovi? Michael è un grande genio creativo devi esserti sentita sola, Lola, quando hai ballato. O forse no, il tuo ego è un ottimo cane di compagnia, specialmente quando abbaia così!” dissi guardandola con aria di sfida. Nel momento stesso arrivò Val tutta concitata.

“Ma si può sapere che caspita avete combinato sul palco? Come siete riusciti a far impazzire il pubblico quel modo? C’era un frastuono tremendo. Che è successo Loly?”

“Oh nulla Val, solo che Elena ha deciso di fare strada più in fretta e concedersi al nostro innocente Michael. Furbo il cioccolatino eh?”

Non feci i  tempo ad assalire Lola perché Man in the mirror era cominciata già da un po’ ed era arrivato per noi ballerini il momento di entrare. Mi limitai a guardarla sottecchi e a promettergliele con lo sguardo. Coraggio Elena è ora di entrare. All’inizio Michael era da solo e seppe bene come intrattenere il pubblico naturalmente. Verso la fine quando Mike si mise in ginocchio dopo la giravolta, entrammo tutti insieme e ringraziammo il pubblico con tre inchini, Michael presentò tutti e ci ringraziò con un abbraccio. Quando fece l’inchino con me il pubblico ci graziò di nuovo e quella volta fu bravo e mi abbracciò solamente. Anche se all’orecchio mi disse ti amo.

 

Finalmente era finita. Ero semi distrutto ma l’adrenalina era al massimo e non riuscivo a stare fermo. Il pubblico era felice e io anche, vedere le mie fatiche finalmente ripagate fu una grandissima soddisfazione ero finalmente diventato Michael Jackson invece che il solito piccolo Michael che cantava con i fratelli. Ero al settimo cielo e dietro le quinte ringraziai lo staff.

“Bene ragazzi, per quanto riguarda la vigilanza, la sicurezza sul posto ed i musicisti, ragazzi siete stati meravigliosi. Vorrei poter dire lo stesso per i costumi e la tecnologia … ma non posso. Hanno fatto un paio di errori … sei stato mitico Chris non è stata colpa tua. Ok basta così, abbiamo fatto un buon lavoro. Quindi coraggio.” Eravamo tutti in cerchio, ci prendemmo per mano e iniziammo a urlare e a battere i piedi girando su noi stessi per poi concludere con uno “Yeah” generale e andare a sistemarci. Presi Elena sotto braccio e percorremmo il corridoio insieme sorridendo.

“Beh credo che dovrò portarti dal mio parrucchiere domani Lady Jackson. La prima è andata alla grande e quindi, dato che sono soddisfatto devi tagliarti i capelli. Non troppo però è!”

“va bene, gli darò solo una rinfrescata. Sei soddisfatto davvero amo … Mike?” si riprese al volo dato che dietro c’era tutta la troupe con le orecchie dritte, per colpa mia che avevo fatto il bambino dispettoso. “Voi ballerini siete stati eccellenti. Funziona l’insistenza eh?”

“quando il capo funziona, anche il gruppo funziona.” Disse sistemandomi il colletto della camicia e accarezzandomi il petto, mentre le mie mani erano poggiate sulla sua vita, eravamo davanti al camper di Mez ed Elena l’avevo accompagnata a cambiarsi, andavamo a mangiare tutti insieme, ma con quel vestito era pericoloso portare Elena in giro, era decisamente provocante e incredibilmente sexy. Doveva assolutamente cambiarsi. Arrivò Mez nel frattempo, unica che sapeva tutta la storia in quanto migliore amica di Ely.

“Siete stucchevoli e quando vi guardate sembrate due cartoni animati, avete anche gli occhi a cuoricino. Pietosamente cotti, tsk … giammai non accadrà mai a me … pur troppo! Ah se dovete pomiciare sbrigatevi perché arrivano tutti tra un po’. Anche se avete fatto la maratona per restare soli. Ciao colombi!!!” era un vulcano Meredith. Completamente fuori di testa, ma una ragazza eccezionale, ero felice che fosse diventata amica con Elena. In effetti aveva ragione volevo baciarla e dovevo sbrigarmi, perché le voci erano sempre più vicine. Infatti mi chinai sulle sue labbra e la baciai, aveva un sapore così buono, il suo profumo mi dava alla testa e ora come ora mi occorreva una buona dose di auto controllo se non volevo metterla nei guai. Già la stampa ci avrebbe dato la caccia a partire da domani, meglio fare una cosa alla volta, troppe prove insieme erano troppo pesanti da sopportare. “sarà meglio che vada amore, ci vediamo dopo.” la baciai di nuovo “sei stata eccezionale, sei eccezionale. Ti amo.” Ripresi di corsa la scorciatoia che dagli alloggi dello staff portavano al mio. Un ultimo fugace sguardo alla mia principessa e mi dileguai.

 

Ù

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Writer’s corner.

 

Gentili dame e cavalieri (se ce ne sono) finalmente sono giunta alla fine di questo interminabile capitolo, scusate il tremendo ritardo, ma l’università è spietata con noi poveri studenti. Comunque il concerto è giunto al suo termine se Dio vuole, spero di non avervi annoiato, ho piantonato youtube per vedere come cantava le canzoni e descriverle nel miglior modo possibile. ho inserito i testi di due delle mie canzoni preferite spero siano piaciute anche a voi, non preoccupatevi non vi tartasserò con tutte le date dei tour farò qualche salto temporale e poi il bello deve ancora venire. Mi dispiace che alcuni mi hanno tolto dai preferiti, magari se avessero scritto il motivo su una recensione mi sarei corretta. Pace, grazie a tutti i miei fedelissimi fan spero di non annoiarli, almeno loro. Ringrazio il forum di Mike che mi ha tradotto la sua intervista, chi ha visto il video si sarà accorto dei pezzi che ho ripreso da lì. Un bacio a tutti quelli che recensiscono. Grazie a chi legge senza commentare, spero gli piaccia, e per chi gli sono andata a stufo mi dispiace.

 

Ora passiamo alle mie adorate:

Per siamese: carissima!!! Che bello vedere le tue recensioni, sincere e obiettive come sei sempre stata con me da circa aspetta…23 anni? Sì più o meno. Mi sta fogando tantissimo sta storia, quando scrivo di Michael le mie dita diventano come le sue gambe quando balla velocissime e robotiche e il cuore va a tremila. Spero di essermi comportata meglio nella struttura della storia, dato che ho ricontrollato e non ho postato a go go, come prima sennò significa che devo prendere ripetizioni di grammatica …comunque Tarak è un rompi balle del cavolo, ma se è innamorato di Mike non te lo dico, dei suoi soldi certamente sì, come tutti quelli che gli sono girati intorno dopotutto. Farà casino comunque lo dico ora. Un po’ per il tempo un po’ per il blocco (bastardo blocco dello scrittore io ti punirò) ci ho messo tempo a riordinare le idee, speriamo che ora che le ho riordinate riuscirò a scriverle. In caso saprò a chi chiedere ihihih! Va bene dopo il delirio posso passare ai saluti. Grazie per esserci sempre in ogni momento anche se non viviamo più nella stessa città. Come sempre sei la mia razionalità e responsabilità da brava sorella maggiore quale sei. Ti voglio un bene dell’anima e mi manchi tantissimo prenditi le ferie il prima possibile please!!! Un bacione a prestissimo.

Per Looney Queen: Ma che piacevolissima sorpresa! Non credevo che eri una delle lettrici, ma la tua storia mi sta facendo impazzire, ti dico già ora che sei bravissima, ma tanto l’ho scritto nei commenti. Comunque mi ha fatto davvero piacere trovare la tua recensione, non preoccuparti anche io sono timida ed è un pregio a volte! Non mi hai assolutamente annoiata, nemmeno se avessi voluto ci saresti riuscita, io quando vedo le recensioni lunghe mi fogo tantissimo, adoro sapere ciò che la gente pensa di me e ricevere consigli, critiche o complimenti è una cosa che ritengo fondamentale per la crescita personale. quindi se recensirai anche questo capitolo scribi pure quanto vuoi anche io mi dilungo molto nelle recensioni, spero non ti dispiaccia! Mez è il mio personaggio preferito dopo i protagonisti, l’adoro tantissimo è la caratterista di turno e mano a mano che andrà avanti la storia avrà sempre più importanza nella vita di Elena e Mike. Io nemmeno discrimino, anzi io conosco un sacco di gente che ha certe tendenze e sono i miei più grandi amici, ho inserito apposta un personaggio così. Non sbavare troppo la povera tastiera del tuo pc sennò poi non puoi più scrivere la tua fantastica storia e io impazzisco e poi anche per scrivere le recensioni ti serve, anche se so che mantenere il controllo quando si tratta di Michael è impossibile. Prima di lasciarti ti ripeto che non devi pensare di annoiarmi o che mi disturbi, assolutamente non è così anzi sono felicissima. Un bacio grande ciao ciao.

Per Eutherpe: angelo ma ciao!!! Senti te mi fai emozionare sempre con queste recensioni, ma dimmi un po’ come cacchio fai ad essere così immensa? Tra le conversazioni su msn e le recensioni sto conoscendo una persona sempre più fantastica che non vedo l’ora di abbracciare la sera del musical. Ti voglio troppo bene. Per me sei fondamentale, il mio Mike detective, senza le tue informazioni non saprei più che scrivere, grazie solo questo mi esce dalle labbra. Grazie per esserci, grazie per farmi sorridere anche quando non ho voglia, grazie di motivarmi in tutto, grazie di esistere anche se lo abbiamo saputo tardi che esistevamo l’una per l’altra, ma adesso non avrai più scampo non ti mollerò mai più, mai più. Bimba che dire dell’assuefazione di Elena? Io sono strafatta di lui già è tanto che lei sia solo assuefatta, è bellissimo sapere che riesco ad esprimere il nostro calore per Michael, dopotutto solo una persona immensa come lui era capace di unire così tante persone di diverse realtà, razze, religioni diverse vite e riassumerle nella sua grandezza, era straordinario e inimitabile come artista e come persona. Tarack lo so è un rompi…. E va beh va fammi fare l’educata, comunque lui farà casino, anche perché un po’ di suspance ci vuole sennò diventa troppo surreale il tutto, ma l’amore dei due colombi si capisce che è fortissimo quindi don’t worry be happy. Senti io posso solo dirti che ti adoro e che devo assolutamente vederti e abbracciarti perché te sei stata separata da me e non va bene. Ti stra adoro cucciola mia you are my life!

Per Heartagram: Ciao carissima! Come ho già preannunciato Tarack è un uomo fondamentalmente stupido, quindi non può essere buono, anzi, ma non preoccuparti che loro due si amano, e l’amore va oltre lo diceva anche gatto panceri! Va beh comunque prenderò in considerazione la sua sofferenza semmai!!! Siamo diaboliche noi fan di Mike! Ihihih sono contenta che ti sia interessato il capitolo e spero che questo sia di tuo gradimento. Ciao ciao.

Per Miah chan: ciao cara. Mi fa piacere che ti sia piaciuto il chappy! Il nostro Michael è meraviglioso lo so e lo sarà sempre di più. Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto e che recensirai anche sta volta un bacio grande grande!! A presto.

 

 

    

 

       

    


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Capitolo 20
*** The power of love ***


The power of love

 

 

Certo non potevo sperare che la vita quotidiana vissuta insieme alla star mondiale pluri premiata, fondatore dei videoclip musicali,  che ha salvato le industrie discografiche d’america, si è fatta costruire un monumento per l’infanzia, balla divinamente, canta come un angelo, scrive canzoni che scioglierebbero il cuore per sino ad Adolf Hitler facendolo diventare la persona più mite del mondo, ed è la persona più generosa che esiste sulla faccia della terra, potesse essere tranquilla. Il bacio al concerto aveva dato i suoi frutti e gli articoli su Michael che bacia la sua ballerina fioccavano e lo facevano arrabbiare. Da parte mie io cercavo di eliminargli dalla vista tutte le riviste che le sue domestiche compravano. Avevo nascosto tutti i tabloid trovati in giro per casa, li avevo confinati sopra l’armadio dentro la mia scatola dei ricordi, l’unico oggetto nel quale Michael non curiosava mai. Unico davvero, tutto ciò che apparteneva a me Michael doveva vederlo, gli piaceva da impazzire curiosare nelle mie cose, nelle cose di tutti, ma nelle mie in particolare. E poi dopo che si era informato bene sui miei oggetti mi bombardava di domande mettendomi in scioccante imbarazzo. Ne avevo fatti sparire circa una ventina, ma prima li avevo letti tutti. Non erano certo stati docili i giornalisti, per lo meno con Mike, con me si erano sbrodolati in complimenti, che detti da loro mi davano la nausea. Michael era sormontato dagli impegni in questo periodo e di nuovo passava le notti in bianco, passavamo ore a parlare, tentavo in ogni modo di farlo sfogare in parte ci riuscivo, ma c’era ancora qualche buco nero nella sua testa lasciando nei suoi occhi scuri solamente sguardi duri, torvi e malinconici, non per me, ma per il mondo. Sembrava una sirena che non amava il mare, ma era costretta a passarci la vita. Era in lotta continua con se stesso, non faceva che ripetere che se lui avesse vissuto una vita normale avrebbe potuto darmi il meglio di se stesso. Soffriva per entrambi, la sua empatia, già fortemente sviluppata in condizioni normali, quando passava periodi di stress si elevava alla seconda potenza e lo distruggeva. Scesi dal letto e tirai giù quella scatola con la prudenza di un chimico che prende in mano una provetta di nitroglicerina. Da quando l’avevo imbottita di giornali di gossip per me era diventato un incubo aprirla. Tolsi il coperchio, la foto del nostro bacio sulla copertina del Sun mi faceva sorridere, ma se pensavo all’effetto che scaturiva nell’animo di Michael il sorriso era subito sostituito da una rabbia incontrollata, non tanto per il bacio, ma per ciò che avevano scritto. Aprii la rivista tra i trafiletti serrati e i caratteri diversi di scrittura spuntavano di tanto in tanto le immagini di Michael per mano con Tatum o con Brooke, altre di Mike fotografato da non so quanti metri di distanza “maledetto zoom” pensavo mentre leggevo il titolo di testa:

“SCANDALO! MICHAEL JACKSON BACIA UNA BALLERINA ALL’ARENA KEMPER. DURANTE LA PRIMA SERATA DEL BAD WORLD TOUR!”

 

Scartabellavo tra quegli atroci fogli, tutti colorati, un’esca perfetta per le ragazzine e tutte quelle persone che si lasciavano ingannare dall’occhio, un elegante raggiro questo rappresentavano per me i giornali. Rovinavano la vita delle persone senza nemmeno sapere cosa potrebbero essere capaci di fare i giornali della vita della gente. Solamente persone senza testa né cuore erano capaci di scrivere per il gusto di fare notizia, di far parlare di loro come giornalisti senza pietà, come se fossero dei soldati insoddisfatti che devono marciare per la strada traversa per essere qualcuno. Ovviamente pensavo questo solo di coloro che scrivevano sui giornali di cronaca rosa e di gossip, non di quei giornalisti che si gettano in mezzo agli assassini di guerra per far vedere di cosa sarebbe capace l’uomo in preda alla sete di potere, qual è la natura umana più pericolosa, cosa la macchina in natura perfetta, era programmata per fare in mano alle persone e alle realtà sbagliate. Quelli al contrario li ammiravo moltissimo. Il problema era che a rovinarmi la vita otto anni prima non furono loro, ma gli altri che precedentemente ho menzionato. Mi persi un attimo nei meandri dei miei pensieri, di nuovo quella gelida sensazione di freddo nell’anima si prese possesso di me. Forse perché quella notte era davvero freddo, era meglio non proseguire oltre con i pensieri sul mio passato relativamente recente perché avevano il potere di cambiarmi l’umore da bianco a nero pece. Continuavo a guardare quelle riviste e ne presi diverse in mano, Vanity faire aveva come copertina il titolo

“PROFUMO DI COTTA A NEVERLAND, PETER PAN LASCIA L’ISOLA CHE NON C’E’.”

era così urticante leggere certe scemenze, non capisco per quale motivo una cosa naturale come innamorarsi se accadeva a Michael doveva essere per forza giudicata strana o inusuale e soprattutto perché doveva essere messa in prima pagina ed etichettata come “SCANDALO”. Non c’era nulla di strano né di scandaloso nel nostro amore, ma io questo lo sapevo, e sapevo anche che quello che dicono i giornali non deve essere filtrato, ma direttamente eliminato, io ci riuscivo, Michael no. Erano diversi giorni che pensavo a come aiutarlo a superare nel giusto modo quella sua naturale e comprensibile avversione per i tabloid almeno per farlo essere più sereno e impedire che quel fittizio oggetto condizionasse la sua vita.

ci fu solo un articolo che mi fece arrabbiare più degli altri e fu quello di people magazine.

MA NON ERA GAY?

spettacolo  sensazionale alla Kemper Arena! Ieri sera si è aperto il primo tour da solista del bambino di Gary “MICHAEL JACKSON”

si da inizio alle danze signori e signore. L’uomo dei record ha sbancato al botteghino e si fa detentore di un nuovo record:Scandalizzare gli innocenti che lo credevano un bravo ragazzo.

Esatto, avete capito bene. Jackson ha stupito il pubblico con i suoi passi e i suoi ormoni … piuttosto difficili da tenere a bada.

La domanda iniziale, riferita alla presunta omosessualità della star afro-americana (anche se ultimamente ci è parso più americano che afro) non è casuale. Tuttavia dietro ai capelli corvini che avvolgevano l’eccentrico Michael alla conclusione di “The way you make me feel”, non ci è parso di scorgere un uomo, a meno che non ci sia stato il trucco sotto al vestitino nero e sexy che la femme fatale indossava, ma noi sappiamo che non è così. Come potete vedere nella foto affianco è una donna con i controfiocchi quella che volteggiava tra le braccia del cantante. “eppur l’ha baciata” direbbe scandalizzato l’illustre scienziato Galileo Galilei, se vedesse dal suo cannocchiale la scena che si è consumata di fronte a 16.960, e oltre, persone. Infatti care lettrici del nostro Michael innamorate ci duole annunciarvi se non lo avete già saputo che in effetti il “bravo ragazzo di Gary” ha baciato appassionatamente la sua partner, spezzando il cuore a tutte le povere donzelle che si erano messe l’anima in pace credendolo Gay. Cosa vogliamo farci, evidentemente il timido cucciolo per il quale si è fatto passare per tutti e 30 i suoi splendenti anni, non era poi così timido. O magari il suo subconscio si è finalmente ribellato, stanco di pensare ai maschietti ed ha suggerito a Jackson di baciare quello splendore di donna che aveva davanti. Sfortunatamente non si sa ancora nulla di lei, se non che è bellissima e molto affascinante, e lo è a tal punto da riuscire a reindirizzare il caro Michael sulla retta via, o magari ad aprirgliene una nuova, potrebbe anche essere bisex chi può saperlo? Da uno strano come Jacko ci si deve aspettare di tutto, dato che condivide la stanza e la vita con un simpatico primate di nome Bubbles. Pensate a come potrà stare la sua amica scimmietta ora che ha scoperto che a condividere il loro talamo nuziale ci sarà un suo simile molto più interessante oserei dire.

Che dire ci si stupisce sempre di più delle peculiarità di Jackson, sarà una trovata di scena? o magari una trovata pubblicitaria? O c’è la lontana probabilità che si sia stancato di vivere da solo con una scimmia e tanti altri bucolici animaletti? Davvero Peter Pan è cresciuto? Che può dirlo? Per quanto ne sappiamo non sono molte le fanciulle che hanno gravitato intorno a Michael, si conosce una certa Tatum O’Niel che non si sa bene il motivo per cui abbia preso la drastica decisione di lasciare un partito benestante come Michael, potrebbe essere che a letto non la soddisfaceva abbastanza? O forse nel suo letto non c’è proprio mai stato? E Brooke? Fedele accompagnatrice a tutte le sue apparizioni Hollywoodiane? Cosa starà facendo in questo momento? Si sarà di certo sentita tradita dal suo “caro amico”. Non vi poniamo altri quesiti, anche perché ci pensa già la star del pop a farvene porre abbastanza e noi non vogliamo assolutamente farvi annoiare nella lettura o tanto meno crearvi uno stato di agitazione, vogliamo solo informarvi del bacio di Jacko alla povera ragazza, che però non ci è sembrata affatto contrariata. Dopotutto non si può negare, ad un partito dal cospicuo patrimonio economico-artistico, un innocente bacio? Anche se di innocente aveva ben poco.

Magari è stata la sua camera iperbarica a suggerirgli nel sonno l’ispirazione giusta, e a rinvigorire così tanto le sue cellule epiteliali  da non farlo stare più nella pelle!

Noi purtroppo non possiamo farci nulla, dopotutto una bizzarria scenica del genere per uno dalla necrofila fantasia di acquistare le ossa di un morto, è fin troppo semplice. Magari vorrà provare le coreografie insieme all’esotica bellezza e all’amico “freddo” Elephant Man, tanto per stabilizzare la bollente temperatura dei loro baci incendiari.

Infine cari lettori non sappiamo chi sia la povera ragazza che è stata accalappiata da Jackson, ma vi terremo informati. Dopotutto una star dagli scandali facili come the king of pop è facile da smascherare. Con gli occhi pieni di vergogna per la bassezza morale di Jackson che evidentemente non è ciò che vuole fare credere di essere.

L’articolo non era firmato, c’erano solo le iniziali. Codardi, danno giudizi su di lui e nemmeno lo conoscono, dovrebbero vergognarsi. Mentre mi arrabbiavo con i giornalisti sentii un gran trambusto. Voci, passi, bodyguard che comunicano da una stanza all’altra. Quasi mi spaventai, credevo di essere sola in casa invece c’erano agenti da per tutto, fin’anche nel corridoio e io non me ne ero nemmeno accorta, immersa com’ero nel mondo segreto dei miei pensieri. Di certo non potevo non sentirlo quando rientrava con tutto il frastuono che gli gravitava intorno. Il vociare della massa di padroni che dettavano legge a Michael dandogli decine di informazioni al minuto su ciò che doveva fare, per quanto doveva farlo e come doveva farlo aumentava ad ogni tic tac dell’orologio a  pendolo. Tutti doveri, tutti compiti lavoro e ancora lavoro, lo controllavano come un animale in una riserva di caccia per non farselo sfuggire e lui povero angelo dava sempre il massimo ai concerti per i suoi fan, e per tutti coloro che credevano in lui. Anche se era stanchissimo e lo stress non gli dava tregua aveva sempre il sorriso disegnato sul viso perfetto. Era un gladiatore, il mio gladiatore. Amava i suoi fan me lo ripeteva sempre dandomi ogni volta l’emozione di vedere ciò che aveva dentro, diceva sempre che se c’era un motivo essenziale per il quale avrebbe dato il massimo, era dimostrare il suo amore ai fan che lo sostenevano e gli davano prova ogni giorno quanto grande fosse il loro amore per lui. Erano la sua energia, la sua carica esplosiva e piuttosto che deluderli si sarebbe fatto in mille pezzi per vedere i loro sorrisi nascere sulle loro labbra grazie a lui. Mi raccontava queste cose spesso con una nota di tristezza a spezzargli la voce, per diventare Michael Jackson il sacrificio fatto era stato grande, non aveva mai avuto una vita normale e specialmente non aveva mai avuto un infanzia, per poco non si ricordava cosa significasse la parola stessa, però “anche se caro fu il prezzo i miei fan sanno come ripagarmi ogni giorno”. Diceva sempre così, ma l’amarezza per la sua vita con la famiglia non sempre rose e fiori era sempre ben visibile tra le iridi scure.

Mentre riordinavo freneticamente i giornali, sperando che Michael non piombasse in camera da letto in tutto il suo divino splendore, udii un dialogo poco convincente. Numero uno:  Michael stava alzando la voce e non era buon segno dato che l’alzava solamente nel caso in cui fosse seriamente arrabbiato. Numero due la voce dell’interlocutore era quella del mio nemico giurato e odiato Tarack che nonostante avesse minacciato di non farmi durare più di una settimana, quest’ultima era stata superata da ben dieci giorni e lui aveva rischiato di venire licenziato tipo quindici volte quindi si era arreso anche se bombardava Michael con appuntamenti di alta classe ai quali non andava mai anche se per me non c’erano problemi data la fiducia che avevo in lui. Anzi spesso lo incitavo ad uscire, ma lui non ne voleva sapere voleva stare con me.

“Michael è una sciocchezza., puoi sempre dire che è un fatto di scena, non vedo perché dovresti concedere un’intervista dove dichiari la tua storia con quella ballerina svolazzante che passerà di fiore in fiore. Cosa ti ha fatto, si può sapere Mike? O ti ha drogato cibo e bevande o sennò proprio non riesco a immaginare quello che abbia fatto scaturire questa tua cecità. Non capisci che sei solo un espediente, quella vuole mettersi in vetrina e se la porterai in televisione insieme a te confessando questa momentanea infatuazione, ti esporrai a paparazzi e giornalisti come un kamikaze incosciente e verrai preso di mira in maniera esponenziale. Tutta Hollywood non parlerebbe di altro che della cotta d Michael Jackson. Vuoi davvero gettare per aria la tua brillante carriera per una ragazzina? Senza contare il fatto che faresti il suo gioco, la renderesti popolare, dopo di che nel giro di un anno, se proprio vogliamo essere ottimisti, lei ti dirà Bye bye Mr illuso Jackson.” Michael fece uno scatto nervoso con il collo, si fermò in mezzo al corridoio e si rivolse a Tarack che si asciugava col fazzoletto il sudore che gli imperlava la fronte dandogli ancora di più l’aria di un maiale all’ingrasso pronto da uccidere per farlo alla brace.

“Tarack io sento questo” muoveva le mani come a imitare il becco di un’oca che starnazza

“E invece vorrei sentire questo” chiuse le mani e riprese a camminare e a parlare.

“Non mi interessa cosa pensi, possibile che ancora ti ostini a non capirlo? Te sei il manager dell’animale da palcoscenico, non dell’animale sociale. Non hai nessuna autorità sulle mie scelte sentimentali come in nessun altro aspetto della mia vita privata. Non chiederò di certo il tuo parere su chi dovrò sposare o da chi dovrò avere dei figli. A te chiederò solamente quante luci dovrei mettere sul palco, cosa devo fare durante le ore di lavoro e con quale ritmo dovrei pedalare. Punto. Entrati in casa mia sono io che decido non te. E farò l’intervista con Elena. Anzi ti dirò di più dato che la prossima data per il concerto è tra una settimana, nei prossimi giorni la porterò a conoscere la mia famiglia, perché ho le intenzioni più serie che tu possa immaginare e se a te non piace non è problema mio, lei è nata per me come io sono nato per lei, tu invece sei nato per amministrare la mia vita lavorativa e niente di più.”

“posso intervenire nel momento in cui la tua vita privata influenzerebbe quella lavorativa però e questo è uno di quei casi.”

“ti sembro spompato? Privo di estro? I fan e tutto il resto del mondo ti sembra insoddisfatta di ciò che sto facendo? I soldi li ho fatti abbastanza anche solo con due date o forse mi sbaglio? Tanto a te è quello che interessa. Però non mi pare proprio che sto togliendo al mio lavoro per dare alla mia vita privata, anzi mi pare che stia accadendo proprio il contrario, sbaglio?” a rispondergli ci fu solo il silenzio, il discorso di Michael non faceva una piega e io non lo avevo  mai visto così determinato se non sul palco. Mio dio un brivido lungo la schiena mi fece ansimare.

“te stai impazzendo Michael, è un discorso allucinante il tuo. Ti trascinerà sul lastrico, non puoi avere una storia d’amore con una qualunque invaghita dei riflettori, che viene da un dimenticato sobborgo di Parigi e miracolosamente balla. Se vuoi davvero avere una storia d’amore devi cercare e scegliere una del tuo ambiente che ne so una Brooke Shields per esempio. Poi c’è Lisa Marie che ti segue da quando hai iniziato praticamente, vi sentite anche per telefono se non sbaglio. Quella sarebbe un tiro azzeccato Michael, è una bellissima ragazza, è figlia del re del rock caspita, e poi è una Presely, suona già diverso da Golberg. Una ballerina per quanto artista fa parte del tuo staff, sei sprecato per lei. d’accordo è una bellissima ragazza, ma oramai lo sfizio te lo sei tolto, basta cosa sono tutti questi vagheggiamenti? Dopotutto cos’altro può darti se non il sesso? Non c’è migliore moneta di scambio.”

Stavo per gettarmi come un vampiro sulla preda, ma Michael lo annientò nel giro di un minuto.

“Stammi bene a sentire Tarok. Non ho intenzione di sopportare ulteriormente queste offese alla mia fidanzata, questi insulti alla sua onestà e alla grandezza del sentimento che c’è dentro i cuori di entrambi non sono altro che chiaro sintomo di nichilismo e insignificanza. Non sai niente di lei, né di ciò che ha segnato la sua vita, quella tua bocca marcia riesce solo a parlare con cattiveria, anzi ti dirò di più una bocca del genere dovrebbe essere stata chiusa già da tempo, non dovrebbe uscire neanche un ciao dal tuo fiato ammuffito. Se fossi una persona colta e intelligente avresti il buon senso di stare zitto dato che non sai nemmeno te quel che dici. Io vorrei proprio sapere come fanno quelli come te a concepire di potere vivere perennemente affamati di soldi e potere. Il cuore di voi corrotti dal lusso è consumato dal veleno, imprigionato tra le spirali di serpenti a sonagli che non fanno che decomporlo pezzo per pezzo. Sei sempre più arido e … mi fa male dirlo Tarack, ma sei davvero cattivo, ma cattivo nel senso letterale del termine la tua anima è cattiva. Vorrei sapere come riesci ad addormentarti di notte, con che coraggio dormi sonni sereni con questa anima nera? Sai una cosa Tarack? Potrei licenziarti in tronco anche ora potrei farlo, ma sai perché non lo faccio? Perché spero che per la tua testa vuota ci sia ancora una speranza. Sono un illuso però, così hai detto giusto? Allora mi sbaglio anche su di te dovrei licenziarti subito.”

Tarack era sempre più spaventato e teso si era allentato il nodo della cravatta e sudava più di prima, ma c’era il fuoco nei suoi occhi che reclamavano vendetta. Tuttavia il coltello dalla parte del manico lo aveva Michael e quindi non potè reagire in nessun modo. Michael lo lasciò cuocere nel suo brodo facendo restare il discorso sospeso nell’aria. Poi rise sardonico e proseguì “te non devi parlare CON Elena, non devi parlare DI Elena, non devi parlare PER Elena, anzi no, non devi proprio pensarla, lei nella tua testa malata e infetta non deve proprio starci, la contamineresti con il tuo opportunismo e la falsità che ti contraddistingue. La prossima volta che parlerai di lei in mia presenza o che anche solo poggerai i tuoi occhi vacui e meschini su di lei per più di tre secondi, prendi pure la porta e non disturbarti a tornare, perché non vorrò più saperne di te, ti sbatterò fuori senza nemmeno spiegarti perché. Sono stato sufficientemente chiaro Tarack? Ora scusami, ma ho di meglio da fare che parlare con te.

 

Writer’s corner:

Salve a tutti gentili lettori, scusate la lentezza nel postare ma come sapere la cultura mi reclama al suo cospetto. Ecco qui diciamo che questo è più un capitolo di passaggio piuttosto che determinante però, anche se noioso è necessario per proseguire la storia come ce l’ho in testa. Non preoccupatevi però diciamo che ci vuole un po’ di suspense sennò poi diventa una storiella qualunque e non voglio che faccia questa fine. spero comunque che non mi abbandonerete e che continuerete a recensirmi, come sapete perché vi ho detto già altre volte le recensioni sono la mia benzina e penso sia la benzina internazionale degli scrittori. Comunque grazie a chi ha letto, a chi è solo passato e ovviamente un caloroso grazie a chi ha lasciato il segno del proprio passaggio,ma costoro li ringrazierò nelle prossime righe:

Per Bad_Mikey: tesoro mio, mi sono scusata ripetutamente per la mia terribile mancanza, ma non  potrò mai scusarmi abbastanza è stata una cosa troppo grave. Perdonami, come ti ho detto quando scrivo non è che lo faccio in santa pace e tranquillità ma sono continuamente assalita dai miei che mi comandano a tutto gas. Scusami davvero ti prego non l’ho fatto intenzionalmente credimi è proprio che mi è sfuggito, pensavo di averti ricordata e invece nulla …che disastro sono. Comunque per risponderti alla precedente recensione. Se in quello precedente doveva Tarack doveva morire schiacciato sotto un treno immagino che ora lo starai già crocefiggendo per poi bruciarlo semivivo. Comunque sì lo odio anche io mentre scrivo e non è una cosa buona odiare i propri personaggi non trovi? Beh sì il blocco pare sia passato, ma non lo dico troppo forte meglio non cantare vittoria. Come hai visto sei una delle mie fonti primarie di ispirazione perché ti voglio un bene dell’anima e non credevo fosse possibile affezionarsi ad una persona così … via internet e invece te e il mio angioletto Ambrina mi avete stupito. Non sai quanto mi sono sentita pessima quando ho letto i tuoi grazie dato che mi ero dimenticata mamma mia non pensiamoci oddio che brutto … *si pugnala mentre dice sei un essere inutile*

Comunque tesoro mio non è un illusione che lui sa qui con noi anzi ne ho la certezza ogni giorno di più che ci è accanto chi lo ama come noi se ne accorge sempre della sua presenza e poi se sei illusa te sono illusa anche io secondo te perché scrivo? Per sentirlo ancora vicino a me anche se in effetti non ci è mai stato fisicamente (magariiiiii e avrei fatto tanti progetti interessanti per il suo presente con me * con la bava alla bocca fa pensieri sconci sull’innocente Mike*)ma spiritualmente non è che è vicino a noi è proprio dentro di noi. Lo sappiamo bene vero? Comunque stella splendente non devi ringraziarmi in alcun modo per ci che faccio per te perchè è mio dovere d’amica farti sentire meglio come posso e darti una parola di incoraggiamento e conforto se ne hai bisogno caspita sennò chi lo sente Mike che trascuro la sua messaggera? Già temevo mi arrivasse un fulmine dimenticandomi di ringraziarti. * sbatte la testa al muro finchè non vede tanto sangue e muore * comunque casomai sono io che ringrazio te per esistere e dare una al mondo una scintilla del nostro sole Michael scrivendo con così tanto amore di lui e per essermi stata vicina in momenti … possiamo definirli particolari? Direi di sì perciò PERDONO PERDONO PERDONO * si inchina a orsetta come se pregasse hallà nella speranza di ricevere la grazia* scusami davvero tantissimo. Ti voglio un bene immenso come l’oceano amica mia.

Per monyprincesslovett: Accipicchia, mi lasci senza parole cara mia! Non immaginavo di riuscire nel mio intento così come me l’immaginavo, santo cielo te ti sarai commossa per la mia storia ma io mi sono commossa per la recensione. Grazie davvero di cuore. Ci tengo molto a mantenere l’immagine di Michael il più attinente possibile alla realtà dopo tutto è così che il mondo lo ama se non fosse così meravigliosamente grande non saremmo così tristi! Spero che anche questo chapter non ti sia dispiaciuto come ho detto è di passaggio, quindi non particolarmente sconvolgente. Scrivere l’articolo è stata la cosa più difficile onestamente, temevo di non farcela e invece alla fine, non so come sia riuscito ma c’è. Thank you goodnight and see you soon. Kiss!                         

Per La Diavolessa: fantastica, davvero la tua recensione mi ha dato un’iniezione di fiducia che non avevo mai avuto è stata molto tecnica e precisa, quindi ti ringrazio davvero di cuore per ciò che hai scritto e mi fa davvero piacere che ti piaccia la trama e lo stile generale. detto da una bomboniera d’autrice come te mi fa ancora più piacere perché significa che effettivamente faccio qualcosa di buono. Grazie davvero sono fondamentali le recensioni per noi scrittori se non recensiscono ti demoralizzi proprio e ti passa la voglia. Quindi ti dico ancora grazie non so più nemmeno quante volte l’ho detto XD! Spero di non averti delusa in questo nuovo capitolo fammi sapere baci baci “compaesana”!!! XD

Per mcj:  *.* grazie chicca. Non sai quanto mi hai fatto felice dicendo che il mio stile migliora capitolo dopo capitolo, evviva!!! Grazie mille tesoro mio ma dopotutto ad un certo punto caspita, quando si parla di Mike i freni vanno manomessi o no? Lola effettivamente è e sempre resterà una viscida, infatti ne vedremo delle belle, ma fai bene ad avere fiducia nei due rampolli perché l’amore è la forza più grandiosa dell’universo.  Grazie per lasciare sempre il segno del tuo passaggio e di avermi inserita tra i preferiti. Sei … eccezionale grazie grazie grazie.

Per angeudemon: sì in effetti non sanno quanto si pericolano i miei professori se mi impediscono di scrivere, ma cosa vuoi che ne capiscano loro di Michael Jackson? (magari c’è anche una prof tra le autrici ti immagini? XDXDXD) grazie per darmi sempre segno della tua presenza mi fa davvero piacere le recensioni mi fogano tantissimo. Spero anche quest’ultimo ti sia piaciuto come gli altri e grazie ancora!

Per Eutherpe: oooooooodddddddddddiiiiiiiiiiiiioooooooooooooooo. Chi vuole fare morire chi? Senti tesoro mio non è possibile che io mi sciolgo in un pianto inconsolabile ogni volta che leggo i tuoi commenti. Anzi no è possibilissimo, perché sei il mio tesoro più vero e prezioso. Se pesco chi mi ha separato da te tutto questo tempo lo faccio secco e me lo mangio. Come hanno potuto essere così crudeli da privarmi della mia essenza fondamentale il mio angelo custode ambrina? Come hanno potuto. Meno male che sono stata intelligente e ti ho ribeccato qui in EFP e adesso però non ti mollo proprio più. Serena e Mary sono state talmente tanto rimbambite da me con te che adesso mi chiedono sempre come stai. E se non lo fanno glie lo dico io ma ti rendi conto cosa hai fatto al mio povero cuore? Mah secondo me io ti ho partorito in un'altra vita perché sennò non si spiega tutto questo amore incondizionato che ho per te tesoro mio. Senza di te sarei come il mondo in bianco e nero totalmente anonima, sei la cosa più bella che mia sia stata regalata e però non la do più indietro eh. Adesso sei mia mia e solo mia! Capito infingardi che la tentate? Mamma come sono gelosa si era capito??? No vero? Va beh passiamo a Mike. Giuro per scrivere quel concerto nel modo giusto  mi sono fritta il cervello su you tube, ma per lui farei anche ben altro. il bacio in scena era stata la prima immagine che mi era venuta in testa quando ho cominciato a scrivere perciò doveva starci per forza eh la stampa è stato difficile interpretarla mi volevo mozzare le dita mentre scrivevo quelle cose orribili. Comunque meno male che ho superato la crisi. Santo cielo ero lì per svenire quando scrivevo di dirty diana. Lo conosco a memoria il video ma l’ho guardato tipo 100 volte con la scusa XD va beh dai ci sta è troppo forte. Mez è fantastichissima l’ho pensata bene lo ammetto e poi andando avanti acquisterà sempre più importanza per Elena e per Mike. Tesoro mio avrei tante di quelle cose da dirti ma devo postare ed è già tardi tanto ci sentiamo dopo su msn quindi ti strapazzerò di coccole lì!!! Baci ti stra adoro.

Per Looney Queen:  carissima!!!! Cioè te mi fai sempre pisciare sotto dalle risate sei miracolosa, un toccasana per la mia frequente malinconia. Santa madonna del carmelo, ma te non puoi darmi questi flash di nudo Jacksoniano, perché io ho il cuore debole già penso troppo spesso a strappargli tutti i vestiti di dosso se pure te me lo nomini senza veli divento direttamente schizzoide. Comunque ricomponiamoci *coraggio elena raccogli la bava e parla con Looney queen* ehm sì dicevo anche a me piace tantissimo mike in TWYMMF è eccezionale quell’uomo mamma santissima. Comunque Diciamo che la scelta del nome per la protagonista non fu casuale, comunque sì l’ho pensata esattamente come te lhai descritta e tenterò di fare emergere tutti questi suoi lati caratteriali man mano che scrivo.  La scena dietro le quinte mi è venuta così è piaciuta quasi a tutti quindi immagino di aver fatto un buon lavoro. Comunque “uno dei mei lunghissimi capitoli?“Vogliamo parlare degli interminabili capitoli di una certa Looney queen? La conosci per caso? Se non fossi un’autrice così divina mi si incrocerebbero gli occhi a leggere i tuoi chappy per fortuna che sei super sonica e sono interminabili ma bellissimi!!! Scherzo è non ti sei mica offesa spero? Una bacio grande spero ti sia piaciuto anche questo chappy e … per quanto riguarda quei due diciamo che ad una domanda ti ho risposto in questo chappy, e all’altra … chi lo sa? XD dai dai non posso svelare il trucco un bacio grande io scrivo scrivo scrivo beautiful girl e te anche scrivi scrivi scrivi e recensisci recensisci recensisci come io farò con te saluti e baci!!!

Ciao a tutto il popolo di EFP un bacio grandissimo Thank you, goodnight and see you soon.

Elena     

   

                        

 

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Capitolo 21
*** Fine prima parte ***


Ultimo capitolo per concludere la prima parte

 

Cari lettori dato che la mia fan fiction è tempestata di capitoli e verrebbe lunghissima devo tagliare e dividere in due parti. Mi dispiace per la lunga assenza ma è stato un periodo doloroso e pieno di disastri che mi hanno distolto la mente dalla mia amata storia. L’amore per Michael è intatto e non mi sono certo dimenticata di mia sorella Orsola e mia figlia Ambra. Un bacio a tutti voi spero mi perdoniate

 

 

Oramai erano passati mesi da quando Tarack aveva minacciato di farmi lasciare con Michael. E aimè c’era riuscito. Gli aveva fatto conoscere una famosa figlia di nome Lisa Presely che non so per quali strani meccanismi era riuscita a portare Michael lontano da me. Avevo lasciato Los Angeles dopo avere avuto la realtà effettiva davanti ai miei occhi. Mi erano arrivate numerose foto che ritraevano Michael in dolci effusioni con una donna bellissima, ma non avevo mai voluto credere che fosse vero fin quando un giorno tornando a casa vidi Michael steso sul divano che la baciava appassionatamente. Non so per quale motivo non ascoltai le parole di Michael che mi urlava che non era come sembrava, per la prima volta le mie orecchie non riuscivano a sentirlo, scappai via di corsa passando per le porte di servizio del suo ranch che mi avrebbero portata il prima possibile lontano dall’oblio della realtà promiscua davanti ai miei occhi, quando Michael mi raggiunse ero già in macchina e spinsi il pedale dell’acceleratore più forte che potevo per portarmi via da lui, che rimase con le mani attaccate al cancello. I miei occhi erano troppo pieni di lacrime per riuscire a vedere il suo viso d’angelo trasformatosi in quell’istante in un demonio che mi aveva strappato via i sogni dopo avermi lanciato nel loro magico mondo. Tornata a Parigi decisi di chiudere con la danza e così feci, donai in beneficenza tutti i costumi e gli abiti che avevo indossato nell’anno passato insieme a Michael, e chiusi tutti gli oggetti che lo riguardavano in uno scatolone che confinai in soffitta. Per nove lunghissimi mesi non ebbi altro sfogo che le lacrime, mia sorella Tania preoccupata per le mie condizioni si era trasferita a casa mia con i suoi due bambini e suo marito, e anche Meredith mi aveva seguito standomi vicino il più possibile, Cercarono di fare di tutto per aiutarmi a superare quel difficile periodo. Poi Mez, mi diede il numero del suo analista e iniziai una terapia di sei mesi, i più lunghi della mia vita. la cosa che mi gettava di più nelle fiamme dell’inferno era che la lontananza da Michael era più insopportabile del suo tradimento e non lo odiavo per ciò che aveva fatto ma perché non era con me. un anno in sua compagnia non si cancella facilmente, ti resta dentro a lettere di fuoco il suo nome, la sua voce, le sue calde e dolci labbra, il suo sorriso e la sua dolcezza. Non riuscivo a capacitarmi di una cosa simile, Michael non era capace di fare del male eppure a me ne aveva fatto tanto. Mi scrisse decine di lettere che mia sorella non mi fece mai leggere, ma non le buttò via, le nascose soltanto per evitare che le vedessi. Avevo l’assoluta necessità di sentirlo, ma non potevo non dopo così tanto tempo. il periodo di analisi mi aveva fatto elaborare molti dati, che mi avevano fatto maturare la convinzione che la colpa fosse mia specialmente perché non avevo ascoltato la sua versione dei fatti che poi era l’unica che mi sarebbe interessata. Comunque dopo aver superato non a fatica questo periodo nero ripresi il mio lavoro di maestra, concentrandomi sui bambini dell’asilo, e da due mesi ero riuscita ad aprire un asilo tutto mio che andava anche piuttosto bene. Le risate dei bambini coprivano le grida del mio dolore e mi fecero guardare avanti, pensando ad Elena. Unica cosa che mi era rimasta era l’assoluta fobia e il rigetto per gli uomini, che fuggivo per principio.

Quando raggiunsi più o meno la pace dei sensi, i notiziari cominciarono ad attaccare pesantemente Michael, settimane indietro era scoppiato lo scandalo del bacio agli MTV music awards, che aveva generato in  me una leggera ricaduta, ma vedere i giornalisti che tartassavano Michael come un pungiball mi dava i nervi, riuscivo a vedere dalle immagini che l’animo di Michael era estremamente turbato e soffriva moltissimo. Poi cominciò a mettersi le mascherine per paura dei germi e li compresi che aveva davvero bisogno di aiuto, sempre più pallido: la malattia stava facendo il suo corso, crisi d’insonnia … di nuovo. Non era possibile, c’era davvero un problema più grande a monte di tutto ciò. Spensi il televisore quando gli occhi scuri e intensi di Michael bucarono lo schermo tuffandosi nei miei. Un fremito poi solo brividi e tristezza.

Tuttavia era ora di andare a lavoro e non potevo mancare era una giornata troppo importante. Così presi un bel respiro, mi infilai il giacchino di jeans e la borsa ed uscii di casa. Parcheggiai l’auto sotto l’asilo, il sole di maggio risplendeva alto in cielo e non vedevo l’ora di stare con i miei cuccioli, avevo preparato una grande festa per Teresa che compiva tre anni, quindi mi recai a lavoro con un’ora d’anticipo rispetto al solito. Cercai le chiavi nella borsa ed entrai. La testa era ancora con Michael in mezzo alla folla come spesso accadeva quando uscivamo da Neverland. Accesi le luci ed alzai le serrande per far entrare i colori della primavera. Dopo di chè mi misi a cercare i festoni nell’armadio della cancelleria, usavo sempre gli stessi per tutti i compleanni, per non dare ai bambini l’impressione che avessi dei prediletti. Mentre cercavo tra gli innumerevoli oggetti sentii come il rumore di una macchina fermarsi sotto l’asilo senza spegnere il motore, non ci feci molto caso, appena trovai i festoni mi affacciai ed era una macchina di gran lusso quella che avevo sotto gli occhi, ma che non avevo mai visto prima, anche quell’immagine però mi riportò il pensiero a Michael e alle nostre uscite di gala. Scossi la testa per cacciare via quel pensiero e dato che cominciavo a sentire in modo più intenso che la mia testa quella mattina avesse deciso di farsi del male convenni con me stessa che dovevo tenermi impegnata, così ripresi il mio da fare di gran carriera. Quando ebbi finito di appendere i festoni il motore dell’auto lussuosa si sentiva ancora rombare nel parcheggio. Mi diressi in sala mensa per apparecchiare i tavoli con il buffet, ero di spalle e avevo l’isolita sensazione che qualcuno fosse entrato. Uscii dal refettorio e andai nella sala nanna per vedere se tutto era a posto, controllai i bagni e anche le stanze dei lavoretti, nulla, la porta era aperta come io stupidamente l’avevo lasciata, così la chiusi e mi diressi di nuovo in sala mensa. A quel punto mi venne un infarto quando lo vidi bellissimo nella sua camicia bianca nascondere i suoi lineamenti dolci sotto al cappello, i riccioli neri ribelli erano ancora lì dove mesi e mesi prima li avevo lasciati, il suo profumo inebriava la stanza e stordiva i miei sensi, non riuscii a dire una parola ma ci provai se non fosse stato per i suoi occhi che cercarono e trovarono i miei forse ci sarei anche riuscita, ma mi precedette. “Ciao Elena.” La sua voce vellutata mi torturava le orecchie e il cervello e sembrava rotta dall’emozione. Mi coprii la faccia con una mano e abbassai gli occhi, poi sentii i suoi passi muoversi verso di me con la lentezza e la grazia di una pantera, come sempre. Vidi i suoi mocassini lucidi davanti alle mie scarpe da tennis.

“So che non vuoi vedermi, ma io non ce l’ho fatta più e sono dovuto venire a vederti, se non vuoi più avere nulla a che fare con me basta che me lo dici guardandomi negli occhi ed io capirò e girerò i tacchi senza dire una parola.” Era quello il momento, in quel preciso istante dovevo dire basta e chiudere definitivamente con la sublime tortura che esercitava quell’uomo su di me, ma non ce la feci. Alzai il viso e lo guardai, le lacrime uscirono senza chiedere permesso, ma la voce riuscì a liberarsi dalle catene del silenzio. “Perché? Perché vuoi ancora farmi del male? Non ti è bastato tradirmi? Mandare in pezzi il mio cuore per un paio di occhi più chiari dei miei?”

“Vuoi che me ne vada?” chiese con la sua voce da cucciolo indifeso. “No, non sto dicendo questo, ti sto solo chiedendo perché?” sospirò rassegnato e prese le mie mani fredde e tremanti tra le sue calde e asciutte. “Ti prego di ascoltarmi davvero Elena, non correre di nuovo via te lo chiedo dal più profondo del mio cuore.”

“cosa avrei dovuto fare restare lì a farmi umiliare da te e da quella donna? Avrei dovuto ascoltare quella bocca che credevo mia e mie soltanto dire bugie e aggiungere offese ad offese?”

“Shhh Elena, Shhh, ti prego non dire nulla di simile. Non arrabbiarti, respira. Coraggio respira e ascolta.” Mi dimenai dalla sua stretta ma era stranamente forte e decisa a non lasciarmi, così mi arresi e le mani tornarono libere, fu il mio corpo ad essere imprigionato dalle sue braccia. I battiti del suo cuore erano agitati e frenetici mi stupiva che riuscisse a mantenere la calma parlandomi con la tranquillità che lo caratterizzava. Per un attimo mi abbandonai tra le sue braccia ma i flash della pugnalata ricevuta furono troppo violenti e mi liberai dalla stretta, mi asciugai gli occhi e ripresi il controllo “Ti prego Michael non rendere le cose più difficili dimmi cosa vuoi e poi torna al tuo ranch per cortesia.” Si umettò le labbra e prese un respiro “Non starò qui a dirti che non era come sembrava, non ti dirò che non lo volevo, e non ti dirò nemmeno che l’ho fatto perché ho smesso di amarti, anche se probabilmente è ciò che vuoi sentire. È successo all’improvviso ed è stato solo un bacio … prima che te ne andassi. Non volevo tradirti, non volevo nemmeno lasciarti sono stato uno sciocco e mi sono lasciato prendere alla sprovvista, ma non perché ho smesso di amarti, la storia doveva essere diversa doveva distogliere l’attenzione da noi per stare più tranquilli ed eravamo d’accordo che non sarebbe accaduto nulla tra noi, poi Lisa testarda come suo padre ha giocato d’astuzia ed è precipitato tutto in un disastro. Quando te ne sei andata io ero davvero a pezzi e volevo sparire, lei mi è stata vicino e siamo stati insieme, senti Elena non ti sto chiedendo di lasciarti tutto alle spalle e tornare con me, ti sto chiedendo solo di parlarmi e di non lasciarmi solo. per quanto Lisa mi stia vicino non riesco a parlare con lei come parlo con te e ho bisogno della tua presenza, ma non per i miei scopi, per evitare impazzire. Non voglio che lasci tutto e torni a Los Angeles, volevo solo chiarire e voglio solo che ci pensi, non ti forzerò, smetterò di scriverti e di cercarti, sarai te a farti viva se vorrai sennò sparirò dalla tua vita e sarà come se non fossi mai esistito, ma se non  dormo di notte non è per i giornalisti, o per i pettegolezzi è perché non so te cosa fai, se stai male … se senti freddo se hai bisogno di parlare, se … parli … con qualcuno se c’è qualcuno che riesca a scaldarti di notte con calore vero e sincero. Non dormo perché te non sei con me, ma anche se fossi nella stanza accanto a me starebbe bene, perché sei a casa con me. ti prego non dimenticare ciò che ti ho detto appena varcherò la porta, pensa davvero alle mie parole però una cosa devo dirtela … ho bisogno di te sei l’unica capace di tirarmi fuori dalla mia solitudine e vorrei che potessimo condividere anche un’amicizia, purchè resti nella mia vita.” mi guardava con occhi sinceri e imploranti, come un bambino che chiede attenzioni alla mamma, io non riuscivo a mandarlo via, non volevo che andasse via. Tuttavia era necessario, avevo bisogno di capire. “D’accordo Michael, ho capito cosa vuoi dirmi, ma non posso perdonarti per ciò che mi hai fatto e ti dico che non puoi prendermi o lasciarmi come e quando ti fa comodo, io sono risalita dalla mia rovina a fatica e lottando con me stessa per riuscire ad accettare la mia stupidità e non puoi pretendere che mi annulli di nuovo per te che … basta. Ti prego vai, forse mi sentirai forse no nel dubbio ti dico addio per evitare che piombi qui di nuovo e mi mandi in confusione ancora una volta con una qualunque scusa. Grazie del chiarimento.” Non dissi altro e lui abbassato gli occhi si avvicinò, mi baciò i capelli e mi accarezzò il viso per poi uscire e scomparire per le scale.

 

“Ma ti rendo conto Mez, all’asilo, è venuto all’asilo per squarciarmi di nuovo il petto e dirmi che ha bisogno di me perché sta tanto male, ma chi se ne frega e a Elena chi ci pensa è? cosa crede che io sto bene che non ho avuto bisogno di aiuto? Ma figurati è solo un ragazzino viziato che vuole la sua casa piena di giocattoli, ma poi si stufa e li getta via per poi riprenderli come e quando gli pare a lui. Se lo scorda io non voglio più vederlo, mai più!” Mez mi guardava allibita seduta sul divano ad ascoltare i miei deliri che si contraddicevano l’uno con l’altro, poi affondai nel divano vicino a lei e a braccia conserte fissai la televisione spenta. Dopo un attimo di silenzio durante il quale Meredith mi guardava con aria piena di ironica compassione si decise a parlare.

“è successo un mese fa Elena, quindi sono precisamente 30 lunghi giorni che  io ascolto questi tuoi deliranti monologhi perché non sai cosa fare, o meglio lo sai ma non vuoi ammetterlo perché sei troppo testarda.”

“piantala Mez sono tutte fesserie. Mi è totalmente indifferente.”

“si certo come no, senti bella puoi mentire a tutti ma non a me io so benissimo come sei fatta e se non fossi troppo orgogliosa per ammettere che vuoi prendere il primo aereo per andare da lui forse staresti meglio. Ho ragione o no? Pensi solo a questo, parto o non parto, o meglio voglio partire ma non parto perché? Perché sono permalosa e viziata. Ma se ha attraversato un continente per parlarti un motivo ci sarà, se sapeva che lavoravi in un asilo tuo tra l’altro evidentemente non ha mai smesso di cercarti, se ti dice che ha bisogno di te io penso che dovresti credergli e conoscendoti te non neghi un aiuto ad una persona anche se un attimo prima ti ha pugnalato alle spalle, perché te sei come lui, incapace di provare odio o rancore o peggio restare indifferenti ai bisogni delle persone. Ergo siete esattamente identici perciò se lui ha avuto bisogno di cambiare continente per parlarti te hai bisogno di cambiare di nuovo continente per parlargli e dargli una mano, non ti ha detto di tornare insieme solo di restare Ely, solo di restare.”

Sospirai rassegnata, Mez aveva ragione, la sua analisi era perfetta era quella la realtà dei fatti era l’orgoglio a tenermi i piedi piantati a Parigi, ma cos’è l’orgoglio in confronto a Michael?

 

Los Angeles ore 10.00 am

 

DLIN DLON

Hello?”

Ehm, there is mr Jackson please?”

“Oh yes who is it?”

“A friend.”

“What’s your name?”

“Elena.”

“oh ms Helena welcome back wait.”

Sei un’emerita cretina Elena gira I tacchi e vattene, torna sul taxi, riprendi l’aereo, arriva a parigi e restaci, legati se è necessario, ma non dargli soddisfazione di avere potere su di te. Esattamente proprio per questo devi andartene, ora.

Nulla la coscienza cattiva parlava ma quella buona fingeva di non sentirla non dandomi libertà di movimento per tornare da dove ero venuta e proprio mentre ci stavo riuscendo a tornare a casa…

“Elena, che bello sei qui.” Braccia affettuose intorno al mio collo, aiuto, era lui e mi stava abbracciando, era finita, oramai aveva vinto e non potevo farci nulla. si allontanò e mi sorrise, fu a quel punto che compresi che quello era il mio posto.

 

 

Come vi ho già detto affezionate lettrici, mi scuso profondamente per la mia assenza assolutamente assente. Perdonatemi vi prego ma il 2009  stato un anno da cancellare per mille motivi il 25 dicembre specialmente come molte di noi è stato un natale con una ricorrenza ben più dolorosa di una nascita, comunque… eccomi qui, ho dovuto dividere la storia gente era davvero lunghissima e non poteva funzionare quindi dato che l’ispirazione su quella linea non accennava tornare ho deciso di fare una cosa diversa, comunque spero non vi vendichiate abbandonandomi come io ho abbandonato la storia, e ce questo final chapter sia stato di vostro gradimento, la seconda parte arriverà prestissimo giuro! Baci a tutte Elena            

 

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