RADICI | Quanto saresti disposto a viaggiare?

di andremustdie
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I | Seashore ***
Capitolo 2: *** II | It Will Come Back ***
Capitolo 3: *** III | Unforgettable ***



Capitolo 1
*** I | Seashore ***


La canzone perfetta per descrivere l'arrivo clandestino di Arche sarebbe stata probabilmente Hello, Goodbye degli artisti preferiti di sua madre, Gli Scarafaggi; questo era motivato dal fatto che, in quello strettissimo vascello della marina militare, aveva scelto di fretta proprio il posto peggiore in cui potesse nascondersi: uno scomparto per le valigie inutilizzato all'entrata della stanza comune. Era un continuo "Buongiorno signore", "Arrivederci signore" e "Bel tempo oggi, signore", per quelli che tentavano di ingraziarsi il capo con le poche parole a disposizione con cui potevano esprimersi, davanti a quel gradasso del viceammiraglio Dobermann.
Era davvero un cane- no, un maiale, si corresse riflettendo, mentre la barca approdava al porto dell'arcipelago di Sabaody. Se c'era una cosa che Arche odiava più di tutti, quella era la marina militare. E forse anche il Governo Mondiale intero del dannato mondo in cui viveva, ma rimediava a modo suo, la ragazza, infastidendo qualche soldato che gli capitava di tanto in tanto, senza mai ucciderne alcuno- non sarebbe mai riuscita a prendere una decisione così importante, e probabilmente non avrebbe retto la vista di qualcuno che moriva per causa sua davanti ai suoi stessi occhi giallognoli.

"Bastarda", la chiamavano da piccola, per via di quei suoi occhi. Nonostante tutti i bambini della sua città natale fossero provenienti da famiglie di uno stato sociale medio-basso (come, d'altronde, lo era anche lei), la Bastarda si era ritrovata, secondo una divertente, ironica decisione del fato, ad essere in difetto anche in una situazione economica in cui tutti si trovavano, con parole delicatissime, nella merda.
La sua famiglia non collaborava di certo a farle fare bella figura nel paesino dalle mille voci e migliaia di orecchie, ma senza colpevoli. Il padre faceva di tutto e di più per farli sembrare di alto rango, fallendo miseramente nel suo intento, Arche capiva già dai suoi cinque anni che qualcosa non andava se papà Tana andava a lavoro con la giacca nuova costosissima e la bolletta non pagata, lasciando lei e Mo, la sua vecchia gatta, al buio anche di giorno.

Arche scosse la testa- stava pensando troppo, e come al solito si era distratta, perdendo l'occasione adatta per scendere dal vascello e dovendo aspettare un'altra mezz'ora prima che ci fosse di nuovo la via libera. Quando fu abbastanza lontana da quei soldati, guardò il suolo e il cielo con le nuvole sorridendo: era finalmente arrivata in un posto che, nonostante non lo conoscesse, le portava un'ottima sensazione, un'ottima canzone nella testa.
Il frutto del mare per cui spese i risparmi di una vita le permetteva di avere un profondo rapporto con la musica, così profondo da capirla totalmente e assorbirla dentro di sé, potendola quindi usare a suo scopo e piacimento. Non sapeva nulla al tempo sul nome e le funzioni di esso, sapeva solo che le avrebbe fatto vedere la musica in modo diverso, migliore, e quello bastò per convincerla a pagare tutti quei soldi (e a scappare successivamente dal venditore, poiché era riuscita a pagare solo tre quarti del prezzo totale, nonostante le fatiche); inevitabilmente si ritrovò a camminare per le strade della zona fuorilegge dell'arcipelago, subito dopo quella di proprietà militare con un'altra canzone parecchio allegra in testa, come se avesse un mp3 di inesauribile energia e dal repertorio più ampio a portata di "pensiero", che poteva sentire, al momento, solo lei.

Non sapeva dove andare- non aveva bisogno di soldi perché se la sarebbe sempre cavata, era abituata...ma non si sentiva affatto fuori posto, persa.
Era scappata dal suo villaggio e aveva vissuto nelle isole vicine per una decina di anni, da sola, facendosi qualche amico di qua e di là, ma continuando sempre il suo viaggio in "solo"; dopo tutto, aveva solo bisogno di farlo. Era nelle sue vene, doveva sempre avere un nuovo posto da esplorare, e amava vagheggiare anonimamente tra le folle, lo avrebbe fatto per tutta la vita.

Lo avrebbe continuato a fare anche un paio d'ore dopo il suo arrivo, se non fosse stato per un pacchiano schiamazzo alle sue spalle, più forte rispetto al normale vocio delle persone, che la fece automaticamente girare.
Un uomo dall'alta statura, capelli rosso fuoco e gli occhiali da aviatore in testa la guardava con malizia, ghignando con le sue labbra tinte di uno scuro cremisi. Arche non cercava assolutamente alcun tipo di rogna se non era un soldato a cercarla, e il tipo non sembrava esserlo- lo conosceva, l'aveva già visto vagamente nelle taglie di altri villaggi, si chiamava Kidd. Così, fece per girarsi e tornare a camminare, ma lui le si mise davanti, ostacolandole il percorso e interrompendola.

"BAHAHAH! Killer, guarda questa troia, va in giro conciata così e pretende pure di non essere derisa...non dovremmo mostrarle un po' cosa succede a chi ci ignora?" Kidd guardò il presunto Killer, un tale col volto coperto da un caratteristico casco a righe, sembrava uscito da una delle vecchie riviste che gli mostrava suo padre da piccola.

Arche rimase impassibile inizialmente; nonostante il suo corpo non fosse quello perfetto iperfemminile che poteva interessare a uomini rozzi come quel Kidd, lei si piaceva, e non aveva problemi a indossare minigonne, pantaloncini e croptop. Avrebbe fatto quello che le pareva e nessuno avrebbe potuto proferire parola.
Un istante dopo che si era girata, qualcosa scattò in lei: sapeva che quel Kidd cercasse solo attenzioni, ma nessuno poteva chiamarla troia, nessuno. Decise che avrebbe fatto un'eccezione per l'uso dei suoi poteri e che, per lecita autodifesa da un pirata, avrebbe potuto spiegargli gentilmente come stessero le cose.
C'era un piccolo dettaglio sui poteri della giovane, e tale era che, a suo piacimento, la musica poteva essere sentita da chiunque lei volesse, trasmettendola nelle loro menti, e quella musica aveva il potere di far provare sensazioni così forti da tante volte far paralizzare o svenire certi individui.

Non dovette pronunciare alcuna parola, semplicemente partì la melodia nelle teste dei pirati e della stessa ragazza, e lei iniziò a cantare sulla musica nonostante non ricevesse alcun effetto chi la sentiva solo cantare, le andava semplicemente di farlo, mentre quello stangone di due metri probabilmente poser di qualche band metal la guardava senza parlare, assieme alla sua ciurma, con sguardo confuso per la melodia nella loro testa.

"You're talking to me like I'm dumb

Well I've got news, I've got a lot to say
There's nothing you can do to take that away

You're talking to me like I'm hurt
Well at least I'm not six feet in the dirt
And I'll still kick your ass even in my skirt

You're talking to me like a child

But I'm not a helpless baby
Not waiting on you to come save me
I'm like nobody else, so you can just go fuck yourself

I do a lot of stupid stuff but don't act like you're so tough
Fight fire with fire and you'll get burned
Hey I think right about now is your turn
Earplugs won't save you anymore
They'll leave you washed up on the seashore"
 

Eustass, davanti ai suoi due compagni, aveva iniziato a indietreggiare, trovandosi casualmente- o forse per uno scherzo del destino- proprio vicino al confine di una delle diverse isole che componevano l'arcipelago di Sabaody, a un metro dall'acqua che sbandava leggermente contro le radici degli alberi (o forse semplicemente perché, trovandosi in un'effettivo pezzo di terra circondato e attraversato da essa, non era poi così difficile trovare una fonte d'acqua).
Non era affatto sorpresa di come si mostrasse intimorito l'uomo, e nonostante la differenza di statura gli si mise a qualche centimetro di distanza, se inclinava di poco la testa verso l'alto riusciva tranquillamente a mantenere contatto visivo con lui, che cercava di dire qualcosa, ma per ovvie ragioni si trovava incapace di compiere una qualsiasi azione, i suoi amici nelle sue stesse condizioni.

Ma Arche non era imprudente, aveva infatti notato che, nonostante la porzione di terra in cui si trovavano fosse parecchio isolata, avevano un ospite nascosto non identificato: aveva percepito la sua presenza. Ma lo lasciò divertirsi, se avesse voluto attaccare, avrebbe potuto farlo già da prima della strofa iniziale. Non lo rese vulnerabile alla sua musica, lasciò semplicemente che la guardasse cantare davanti ad uno spilungone gradasso, intimidito con la coda tra le gambe, mentre gli dava il colpo di grazia.
Lo guardò bene negli occhi, il suo sguardo calmo diventò velato di un pizzico di astio, un leggero rancore per l'ingiustizia portata da quell'uomo e dalla sua ignoranza, non tanto per una cosa personale con lui. Per un attimo divenne seria, pronunciando quelle parole

"You're talking to me like a bitch.
Do you ever hear the way that you speak?
Don't have to be so mean just 'cause you're weak.

I'm like nobody else, so you can just go fuck yourself
I do a lot of stupid stuff, but don't act like you're so tough.

Fight fire with fire and you'll get burned
Hey I think right about now is your turn
Earplugs won't save you anymore
They'll leave you washed up on the seashore."

Era parecchio ironico come uno scricciolo in confronto all'altro lo chiamasse "debole" e gli sorridesse beffarda contro, ma non si trattava più di forza, si trattava di furbizia. E probabilmente quel Kidd era una persona dall'intelletto davvero debole, chissà, forse tutto quel metallo deve avergli causato qualche sorta di saturnismo alla testa.

"Poverino." fu proprio quello che pronunciò, sapeva che i suoi compagni erano semplicemente supplici di qualsiasi cosa avesse enunciato, quindi neanche ce l'aveva tanto con loro...nonostante ciò fece cadere tutti e tre in acqua, ovviamente causandogli il rischio di annegamento per l'agalmatolite marina. Era parecchio delusa dal mondo, che le aveva portato, proprio in una giornata così soleggiante ed allegra, una disgrazia come quel ragazzo dalle sciocche considerazioni. Non era soddisfatta, ma almeno si era fatta valere.

Si era totalmente scordata, tuttavia, del suo ospite, che ora ghignava guardandola andarsene.

"Room."

 

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Capitolo 2
*** II | It Will Come Back ***


"Room"

Arche fece per voltarsi e dirigersi verso il sentiero che l'avrebbe riportata oltre quel breve tratto di boscaglia attraversato durante il confronto (univoco) con Kidd, verso i cacciatori di taglie, diretti alla casa d'aste per vendere qualche schiavo o, forse, per riscuotere qualche beri; non c'era da stupirsi: d'altronde, la giovane si trovava nella zona denominata fuorilegge, di tutto l'intero amplesso di isole di sapone.

Tuttavia sbatté le palpebre, e subito dopo si rese conto di trovarsi in bilico sulla costa, ancora più indietro di prima, e soprattutto con un individuo poco più alto di lei, dal curioso pizzetto e gli occhi felini che la osservavano discretamente, al posto delle meravigliose mangrovie Yarukiman. Non fece in tempo a dare spazio alla sua spontaneità attaccabrighe che quel ragazzo parlò per primo, con le braccia conserte e la schiena poggiata a una roccia a un paio di metri da lei, la sua katana accanto a lui, come segno di buone intenzioni...ma non era così facile guadagnare la fiducia di Arche.

"Battere Kidd in duello richiede un ingente quantitativo di pazienza." Il corvino scrutò la ragazza ancora repentinamente, spostando poi lo sguardo verso le docili onde dell'acqua. "Il trucco è-"

"-che con la pazienza non si cede alle sue provocazioni e si risparmia energia? Sì, avevo già capito come fare, "capo". Perché sono qui?" Arche rispose già pronta in posizione d'attacco, sapeva già che ci fosse un secondo individuo nel suo confronto con Kidd ma non si sarebbe mai aspettata che riuscisse a spostarla dove voleva a suo piacimento, sempre se quella "cosa" era stata opera sua. E poi, meglio prevenire che curare.

"Sono Trafalgar Law." Sembrò non aver neanche notato che la ragazza l'avesse interrotto bruscamente, tanto che aveva un sorrisino fastidiosamente saccente sul viso, quasi come se alla fine la fosse riuscita a dire per intero quella frase. Quest'ultimo fece per alzarsi e lanciarle qualcosa con la mano, ma i riflessi di Arche furono ancora più repentini del pirata: gli aveva bloccato, con un'agile mossa imparata da un vecchio amico in viaggio,entrambi i polsi con una sola mano, rivolgendoli verso il basso; i due erano ora entrambi piegati sulle ginocchia, a debita distanza. Law sbuffò lasciando una leggera risata- non si sarebbe mai aspettato di fare la figura del ragazzo senza cattive intenzioni, eppure finì per parlare lentamente, mostrandosi disarmato ed aprendo il palmo della mano per mostrare cosa voleva lanciarle.

"Ti sei persa questo." La ragazza guardò velocemente in basso, una minuscola pallina d'argento luccicava sul palmo liscio di Law. Lasciò lentamente la presa con lo sguardo fisso sulla mano e non lo ringraziò, si prese con attenzione la pallina e si girò verso la costa, mentre la rimetteva a posto nel suo bridge. Non pensava che fosse necessario ringraziarlo, alla fine mica gli aveva chiesto di trovare quella pallina, l'aveva deciso lui, e sembrava davvero un motivo idiota per portarla lì...pensandoci, di sicuro aveva seconde intenzioni, quindi se ne sarebbe andata presto.

"Comunque, ho sentito di te, Arche Lloyd. Hai incantato un intero esercito di 200 soldati senza l'uso della bellezza esteriore-" Law la guardò velocemente, ritornando a ghignare verso il mare, aveva impostato la frase come per dire altro, ma non lo fece."Ti starai chiedendo perché ti ho convocata qui."

"Non credi, Law Trafalgar, che convocata sia una parola un po' mascherante? Forse teletrasportata senza consenso personale sarebbe più adatto." lui alzò gli occhi al cielo, aveva un'espressione divertita, non seccata. "Ti ho...teletrasportata qui perché hai guadagnato il mio assoluto rispetto gettando con tutta quella facilità Eustass-ya a mare." Arche mimò con la bocca un grazie orgogliosamente, continuando a guardare di fronte a sé, "e che, trovandoci ai confini della Red Line, come già saprai, puoi usufruire dell'ausilio della mia ciurma per qualsiasi necessità. Consideralo un posto dove stare fino a che non arriviamo lì, ed un ringraziamento per aver...temporaneamente tappato la bocca a quel rosso."

Law sembrava molto deciso nelle parole che affermava, come se fosse già stato deciso dal fato e scritto su carta, e nonostante questo irritasse parecchio la ragazza, per il suo spirito avventuriero e viaggiatore che la portava sempre ad avere curiosità verso le nuove esperienze, non potette escludere di accettare la proposta- ovviamente non poteva fidarsi subito di uno sconosciuto, o meglio, di un pirata. Rimase qualche secondo in silenzio a meditare, alla fine cos'aveva da perdere? Le stavano offrendo una caparra, viaggio e cibo gratis per raggiungere un posto che avrebbe voluto raggiungere, e forse era tutto quel benessere a insospettirla, ma in fin dei conti aveva davvero steso a tappeto Eustass "Captain" Kidd. Se la poteva concedere una coccola, e se qualcosa fosse andato male, si sarebbe difesa a modo suo. La sua testardaggine- o forse curiosità- la convinsero a non demordere ancora, così parlò:

"E perché dovrebbe essere di tuo interesse -o della tua ciurma- la mia sicurezza durante il prossimo viaggio?" fu diretta; gli domandò direttamente quello che voleva sapere, senza troppi giri di parole.

"Non ho mai detto di tenere alla tua sicurezza." aspettò qualche secondo, poi aggiunse, "So cosa vuol dire il ritrovarsi da un giorno all'altro a sopravvivere da soli- che sia fatto per scelta o meno,  molti conoscono la tua storia, e per ringraziarti di un favore che mi hai fatto, oggettivamente parlando, stendendo per un po' un mio rivale, è giusto che ti ringrazi. Pensaci" si alzò, stirandosi di poco le braccia e mentre creava un'altra delle sue "Room" la guardò in un modo tale da dover far distogliere lo sguardo ad Arche stessa, che fino a poco prima l'aveva mantenuto così alto davanti ad Eustass; poco dopo la ragazza si ritrovò sulla stessa roccia dove era appoggiato Law, a pensare, o forse non pensare affatto, perché la sua decisione l'aveva già presa, ed era stanca.

Arche prese qualche filo d'erba, sentendo il ritmico suono delle bolle della resina o del sapone che scoppiettavano in aria, prese un bel respiro e si rilassò, socchiudendo gli occhi. In fondo, perché no; sembrava un tipo apposto, e anche se non lo fosse stato- cosa che, in entrambi i casi, non sarebbe fregata molto alla sottoscritta- sapeva come difendersi (nonostante aveva notato che, qualche minuto prima, era stato quel Law a non rispondere alla sua mossa di autodifesa, non aveva visto alcun riflesso pronto a contrattaccare da parte del ragazzo).

Più che altro, come diavolo avrebbe fatto a trovarlo? Se n'era andato senza darle alcuna spiegazione né indicazione.

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Capitolo 3
*** III | Unforgettable ***


Dopo un paio d'ore di ricerca in zona 20, riuscì a scoprire che quella sera si sarebbe svolto una serata tra pirati dedicata alla liberazione di un importante personaggio, dal punto in cui si era incontrata col corvino, e che forse l'avrebbe potuto incontrare là. Altrimenti..si sarebbe visto. Ma doveva considerare una cosa alla vDopo un paio d'ore di ricerca in zona 20, riuscì a scoprire che quella sera si sarebbe svolto una serata tra pirati dedicata alla liberazione di un importante personaggio, dal punto in cui si era incontrata col corvino, e che forse l'avrebbe potuto incontrare là. Altrimenti..si sarebbe visto. Ma doveva considerare una cosa alla volta, glielo diceva sempre suo padre- non che quella filosofia avesse mai funzionato.

Durante il tempo di ricerca che occupò l'intero pomeriggio della ragazza, girando di bar in bar e di bancarella in bancarella, non solo era venuta a sapere della serata che si sarebbe svolta a breve, ma che Kidd la stava cercando, e che avrebbe fatto meglio a partire la mattina a venire, se voleva evitare un ulteriore scontro. Arche non aveva mai paura in battaglia, perché sapeva come muoversi, sapeva come fare, ma avrebbe preferito evitare altri problemi, dato che ora aveva già da pensare a Trafalgar. Una gentile anziana le aveva raccontato di come i pirati Heart avessero attraversato i mari, dei viaggi e dei numerosi nemici sconfitti, della consegna di 100 cuori di marines al quartier generale da lui stesso abbattuti e delle sue ottime abilità nella chirurgia. La ragazza era estremamente affascinata dai racconti, e conoscere indirettamente qualche fatto sulle persone con cui avrebbe dovuto passare un po' di tempo la faceva sentire più sicura. L'anziana le aveva anche detto che Law fosse certamente furbo, ma che, quando si alleava con qualcuno, sarebbe stato il primo ad essere il più fedele, e questo la rassicurò ancora di più. Ormai era deciso, gli avrebbe parlato quella sera per accettare la sua proposta, e magari già avrebbe potuto incontrare gli altri.

Il sole era cominciato a calare, veniva sostituito da tante fioche luci dalle finestre delle case degli abitanti (probabilmente in nero, essendo quella una zona bandita) e altrettanti fuochi ardenti dei forni delle poche osterie lì attorno- avrebbe fatto meglio a darsi una ripulita, erano due giorni che si trovava negli stessi vestiti a causa del lungo viaggio clandestino nella nave della marina.
Una mezz'ora dopo fu con il suo unico cambio nel suo zainetto in cuoio nero oltre al pigiama: una salopette bianca con sotto un altro croptop uguale a quello che indossava prima, semplicemente con diversi colori. Guardò un'orologio di una casa sbirciando dalla finestra, erano le nove inoltrate, avrebbe fatto meglio a sedersi da qualche parte ora che si iniziavano ad affollare le strade, e con calma l'avrebbe cercato. Tanto se lo sentiva, era più sicura, si sarebbe fatto trovare.

"Acciuga-ya." Arche riconobbe la voce.

Con le mani appoggiate a un barile appena fuori dal primo locale che le era capitato davanti, smise di sorseggiare la sua birra e voltò il capo "Oh, eccoti."
La ragazza abbassò lo sguardo mentre l'altro si sedeva di fronte a lei e ordinava con un gesto della mano la sua stessa birra, non ci volle il tempo di due secondi che Arche si rese conto di come l'avesse chiamata, gli puntò gli occhi addosso con sguardo teatralmente omicida.

"Scusa, non ho capito cos'hai detto poco fa." Pensò che fosse il suo cervello a farle brutti scherzi, ma quando Law ripetette con tutta la tranquillità e serietà del mondo l'epiteto con cui l'aveva chiamata, puntò una mano sul tavolo e l'altra sul suo sgabello per alzarsi leggermente mentre gli rispondeva.

"Senti, non so perché e non lo voglio neanche sapere, ma non provare neanche a chiamarmi con qualcos'altro che non sia il mio nome, sono stata chiara?"

"Ah, domani salpiamo, Eustass-ya ti cerca."

Arche scoppiò a borbottare in un misto di contrariamento e di approvazione, perché da una parte avrebbe voluto ribattere per il fatto che l'avesse totalmente ignorata, ma dall'altra era felice che lo sapesse anche lui e che aveva già pianificato cosa fare di conseguenza la giornata a venire. Annuì alla fine e si scambiarono quattro chiacchiere (anche se sarebbe esagerato chiamarle così, Law non "faceva" chiacchiere, Law "aveva conversazioni") sulla ciurma di Law e su cosa fosse venuta a sapere Arche, si fece raccontare alcuni dettagli sui cento cuori dei marinai e sul suo arrivo a Sabaody, su dove fossero diretti dopo la Red Line. 
La ragazza gli aveva spiegato la sua filosofia del momento, di come vivesse giorno per giorno vagabondando, e scoprì di avere questa passione del vagabondaggio in comune con Law. Ora entrambi erano non più rivolti l'uno di fronte all'altro, ma guardavano la folla per strada, Arche si era addirittura appoggiata di schiena al muro, con le braccia che abbracciavano le gambe rannicchiate.

Era divertente osservare le persone, le atmosfere delle città, i sorrisi dei bambini ed il sangue dei più violenti, i rimproveri delle mogli di chi beveva troppo e il miagolio dei mici sui tetti di edifici ormai abbandonati. Arche sentiva un po' di più rispetto al normale sempre grazie al suo potere, che in quel momento le faceva sentire che la musica migliore in quel momento era quella degli schiamazzi di quel posto che coprivano le cornamuse nei locali. A quei rumori si aggiunse anche la voce del corvino, dopo un po' di tempo.

"Acciuga-ya."

La ragazza gli stava per rispondere infastidita, ma lui la interruppe prima che potesse aggiunegre altro.

"Come ci si sente a vivere senza una meta? Non ti senti...persa?"
Arche trovava particolare il modo in cui un ragazzo loquace come Law (almeno, conoscendolo da nemmeno 24 ore era il suo unico tratto di cui fosse sicura) esitasse per trovare la parola da dire. Come se scegliesse accuratamente ogni volta quelle esatte, come se non solo pensava, ma meditava proprio, si prendeva anni sabbatici che duravano due istanti per trovare le parole che voleva usare prima di parlare.

"E' proprio questo il punto. Non ho più paura di perdermi perché il mio posto sono io, e ogni giorno ho una nuova meta. E' difficile che io mi fermi per più di un mese in un luogo, una volta a diciott'anni ci riuscii per circa 3 mesi, ma..."

"ma c'è sempre quella cosa che ti spinge a farlo, suppongo." Arche annuì pensando a quante folle come quella davanti a sé avesse visto in tutta la sua vita, a soli ventitré anni. "Anche io avrei fatto come te, sai. Se non fossero..." il ragazzo stava aggiungendo qualcosa, con gli occhi felini dell'altra che lo guardavano attentamente, ascoltando, ma lui scosse la testa e si alzò.

"E' tardi. Ti aspetteremo domani mattina al molo 3-C, ore nove in punto. Buona notte, Arche"
La ragazza non comprese bene la causa di quella brusca interruzione, ma capì comunque che si era fatto tardi e che non sarebbero potuti rimanere tutta la notte a parlare. Ricambiò il saluto con un sorriso leggero. In fondo sì, viaggiare con i pirati Heart- che ancora purtroppo non aveva avuto l'occasione di conoscere interamente- si sarebbe prospettato molto interessante.

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