Magia di Natale

di Suzyyy92
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** On the Snow - Kai ***
Capitolo 3: *** Unfair - Sehun ***
Capitolo 4: *** First Snow - Baekhyun ***
Capitolo 5: *** For Life - D.O. ***
Capitolo 6: *** Sing for you - Chanyeol ***
Capitolo 7: *** Universe - Suho ***
Capitolo 8: *** Miracles in December - Chen ***
Capitolo 9: *** Light Out - Xiumin ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Ciao a tutti!!

Il Natale è ormai alle porte e purtroppo, come tutti sappiamo, saranno delle feste per tutti un po' particolari ma che sono certa che non ci dimenticheremo facilmente!

E così ho deciso di prepararvi alcune One-Shot Speciali dove raccoglieremo delle avventure piuttosto particolare dei nostri Exo, con tutte in comune un risvolto magico!

Ognuna delle storie sarà in qualche modo collegata ad una canzone degli album invernali degli Exo e vi consiglio di leggerle ascoltando la canzone di sottofondo!

Spero che vi piacerà questo mio nuovo progetto!!!

Buona Lettura <3

Susy

Susy

 

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Capitolo 2
*** On the Snow - Kai ***


La neve scendeva interrottamente da ore e le piste da scii che accerchiavano la casa di montagna del suo migliore amico erano ormai tutte coperte da un candido manto bianco. Quella mattina finalmente sarebbero potuti uscire per andare a sciare e magari fare anche qualche nuova amicizia, visto che il mal tempo dei giorni precedenti non gli aveva mai permesso di spostarsi da quel piccolo appartamento. Era la prima volta che Jongin trascorreva le vacanze di Natale lontano da casa nonostante il suo migliore amico Taemin erano diversi anni che lo invitava in montagna durante la pausa scolastica, nei giorni in cui i suoi genitori dovevano rimanere in città per lavorare. Non era stato facile riuscire a convincere sua mamma a lasciarlo andare, nonostante ormai avesse compiuto diciotto anni per lei e le sue sorelle, Jongin era ancora quel bambino che amava gli orsacchiotti e passava tutta la sera della vigilia con il viso incollato alla finestra nell'attesa dell'arrivo di Babbo Natale. Era stato un anno difficile per la sua famiglia, prima la malattia e poi la morte improvvisa di suo padre avevano fatto chiudere quel ragazzo già timido in sé e non ci sarebbe stato altro da fare che cercare, per questa volta di accontentare la sua richiesta e fargli passare qualche giorno con Taemin, l'unico vero amico che aveva. Si erano conosciuti diversi anni prima durante un corso di hip hop e grazie alla passione condivisa erano da subito diventati ottimi amici. Taemin riusciva, sempre, a far sorridere Jongin, anche quando non ne aveva voglia e questa vacanza insieme era sicuro che avrebbe fatto tanto bene all'amico.

Avvolti in enormi capotti colorati erano usciti all'alba per andare a prendere qualche lezione di scii che da subito si erano rivelate un vero disastro tra cadute e continui fuoripista

Avvolti in enormi capotti colorati erano usciti all'alba per andare a prendere qualche lezione di scii che da subito si erano rivelate un vero disastro tra cadute e continui fuoripista. Eppure Jongin, a differenza dell'amico era una persona che non voleva arrendersi al primo errore. "Sicuro che vuoi provare a fare quella discesa da solo?" ripeteva Taemin che cercava di convincere l'amico a non tentare la pista davanti a loro. "Stai tranquillo! Ho capito esattamente quello che ha spiegato il maestro, tu tieni pronto il cellulare per riprendere l'impresa!" sottolinea il ragazzo all'amico che già era convinto che sarebbe dovuto correre a soccorrerlo a fine pista. "Se ti fai male, tua madre mi ucciderà!" ma a Jongin poco importavano le continue raccomandazione. Era venuto in montagna per divertirsi e provare nuove emozioni per allontanarsi dai pensieri negativi che nell'ultimo anno avevano invaso la sua vita e non sarebbe di certo stata una discesa innevata a fargli paura. Prima che il povero Taemin se ne accorgesse, si era lanciato a tutta velocità dalla cima della pista. Jongin non avrebbe mai immaginato che quel clima freddo e secco che aveva invaso tutto il suo corpo ben coperto lo avrebbe reso così insicuro ed incapace di tenersi in equilibrio sugli scii facendolo finire contro qualcuno che, come lui, aveva tentato l'impresa senza saper come fare. Taemin dall'alto della pista non riusciva più a vederlo ed iniziava a preoccuparsi non vedendolo tornare dopo diversi minuti.

Il suo corpo era lì disteso quasi sopra la persona con cui si era scontrato che cercava in qualche modo di spostarlo, ancora incredulo della figuraccia che aveva fatto. Quando Jongin si accorse che era finito addosso ad una ragazza l'imbarazzo si trasformò in vera e propria vergogna. Con un balzo cercò di alzarsi dalla neve togliendosi quegli enormi scii dai piedi che gli impedivano qualsiasi movimento. La ragazza, dal canto suo, stava facendo lo stesso. Appena i loro sguardi si incrociarono per la prima volta entrambi scoppiarono a ridere. Quei due occhi da cerbiatta e quel viso bianco e roseo colpirono a tal punto Jongin che rimase senza parole davanti a lei. "E' la prima volta anche per te?" chiese all'improvviso la giovane porgendogli la sua piccola mano per aiutarlo ad alzarsi. "Ehm... si, scusami!" questo furono le uniche parole che Jongin riuscì a dire prima di finire nuovamente a terra in mezzo alla candida neve. I due scoppiarono a ridere e mentre la ragazza con un balzo riuscì a tirarsi su, il povero ragazzo ad ogni tentativo finiva sempre nella stessa posizione. "Devi puntare i piedi altrimenti non riuscirai mai ad alzarti, è l'unica cosa che ho imparato dalle lezioni del maestro" cercava di spiegargli la giovane per aiutarlo nella sua impresa. Nonostante fosse coperta da enormi indumenti invernali si intravedeva il suo sguardo dolce ed innocente che sin dal primo istante aveva colpito Jongin. Seguendo le indicazioni era finalmente riuscito a rimettersi in piedi . "Grazie! Finalmente ce l'ho fatta, ci ripenserò prima di mettermi sugli scii" scherzò il ragazzo. Poco dopo una voce in lontananza stava a quanto pare la ragazza "Soo Jung! Eccoti finalmente!" . Girò lo sguardo verso Jongin "Scusami, mi stanno cercando, è meglio che vada!" disse velocemente per poi sparire poco dopo dai suoi occhi. Soo Jung , quello era il suo nome l'avevo a dir poco abbagliato, nonostante la figuraccia fatta. Era stata come una visione angelica per lui che l'aveva quasi salvato. Jongin cercava con lo sguardo quella piccola ragazza ma era completamente sparita nel giro di pochi secondi. Quella caduta era stata come un qualcosa che lo aveva distaccato per un attimo dalla realtà, peccato che poco dopo la voce del suo migliore amico lo risvegliò da quello stato quasi di trans in cui trovava "Dimmi che sei finito con la faccia nella neve!". Rideva Taemin nel vedere il viso di Jongin quasi disperato che ricercava qualcosa tra l'immensa distesa di neve. "Almeno io ci ho provato! Tu non hai nemmeno avuto il coraggio di provarla la pista" rispose all'amico mentre cercavano in qualche modo di risalire verso il rifugio sulla cima della montagna dove avrebbero potuto scaldarsi con della cioccolata calda e dove Jongin avrebbe potuto raccontare a Taemin dell'incontro che aveva fatto poco prima.

Quella sera, dopo una giornata a dir poco particolare, i ragazzi avevano deciso di andare a bere qualcosa in un piccolo bar del paese, tra i più frequentati dai giovani della zona

Quella sera, dopo una giornata a dir poco particolare, i ragazzi avevano deciso di andare a bere qualcosa in un piccolo bar del paese, tra i più frequentati dai giovani della zona. Era tutta la sera che lo sguardo di Jongin era perso nel pensare a quella Soo Jung che lo aveva totalmente abbagliato quella mattina. I pochi attimi che avevano passato insieme erano stati per lui qualcosa di indescrivibile. Si sentiva pazzo a pensare ad una ragazza che aveva visto solo per qualche istante, eppure quel nome continuava a risuonargli nella testa come una bellissima melodia. Si erano seduti in un tavolino in vista e avevano ordinato due semplici birre mentre Taemin guardava e salutava quasi ogni persona che entrava nel locale, avendo passato quasi tutte le vacanze della sua vita in quel luogo, Jongin non parlava sorseggiando quasi nervosamente la sua bevanda. Si vergogna a raccontare al suo migliore amico come si sentiva, dal momento che quella sensazione di innamoramento lampo gli sembrava quasi ridicola. "Jongin, è tutta sera che sei strano!" chiese improvvisamente Taemin all'amico. "Nulla, oggi ho solo preso una grande botta, avevi ragione tu, dovevo evitare di lanciarmi spericolato! Ora ho solo un grande mal di testa!" cercò di giustificarsi all'amico.

Improvvisamente un gran vociare di ragazze che stavano entrando nel locale aveva distratto i due amici dalla conversazione. Alcune di queste si erano da subito avvicinate al tavolino per salutare Taemin. Fu proprio in quel momento che gli occhi di Jongin si incrociarono nuovamente con quei due grandi occhi castani che l'avevano tanto colpito quella mattina. Non riusciva a crederci ma quella ragazza era proprio lì a pochi passi da lui. Un brivido percorse la schiena del ragazzo, questa volta il destino forse aveva voluto che i due si sarebbero dovuti incontrare di nuovo. Imbarazzato dall'avvicinarsi della giovane il ragazzo si nascose il viso tra le mani, evitando di vedere la scena che si stava creando davanti ai suoi occhi. Fu proprio la ragazza a correre a pochi è passi da lui, a quanto pare conosceva molto bene il suo migliore amico. Notando lo sguardo basso di Jongin fu proprio Taemin a riportarlo nuovamente alla realtà "Volevo presentarti Soo Jung, mia cugina!". Lo sguardo del ragazzo si alzò lentamente. Non ci poteva credere, quella visione celestiale era lì davanti a lui e non era altro che la cugina del suo migliore amico? "Diciamo che io e il tuo amico ci siamo già incontrati oggi... o meglio, scontrati!" disse la ragazza scoppiando a ridere. Jongin era completamente imbarazzato dalla sua dichiarazione, il suo viso avvolto da un'enorme sciarpa scura era diventato tutto rosso dalla vergogna. "Ehm si, non sapevo che voi due vi conoscesse" queste furono le uniche parole che riuscì a dire quando un risate generale travolse i tre ragazzi. A quanto pare quella che inizialmente doveva essere una semplice vacanza a casa del suo migliore amico si sarebbe presto trasformata in qualcosa di magico. 

   

 

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Capitolo 3
*** Unfair - Sehun ***


La neve scendeva ininterrottamente e le strade si erano trasformate in un unico manto bianco dove sarebbe stato impossibile mettersi in marcia, almeno fino a quando lo spazzaneve non sarebbe passato a spargere un po' di sale. Era sempre così quando nevicava in quel piccolo paesino nella periferia di Gyeongju dove Sehun si era trasferito da ormai qualche mese, dopo che aveva iniziato il suo tirocinio come agente di polizia. Quest'anno avrebbe dovuto passare qui tutte le festività dal momento che sarebbe stato in servizio anche la sera della vigilia di Natale.

Quella sera avrebbe dovuto incontrarsi con una ragazza che aveva conosciuto qualche giorno prima in un locale lì vicino, dove come al solito passava i suoi sabati sera insieme a Hyung Sik, suo collega e amico che l'aveva introdotto nella bella vita cittadina. I due, entrambi tirocinanti nello stesso commando, erano diventati nel giro di qualche mese i playboy della zona. Sehun era bello, una di quelle bellezze particolari che facevano girare la testa a qualsiasi donna, ma era anche sempre stato un tipo che non era interessato ad innamorarsi. Qualche cena, qualche notte di sesso e niente di più. Nonostante avesse quasi venticinque anni non aveva mai provato sentimenti per nessuna donna al di fuori del semplice interesse sessuale.

Aveva da poco finito il suo orario di servizio e avrebbe dovuto raggiungere la sua macchina per tornare a casa ed andare a prendere quella donna con cui avrebbe dovuto passare la notte, ma vista la neve che stava scendendo mettersi in strada ora era a dir poco impossibile.

Decise che avrebbe aspettato che quella tormenta di neve finisse all'interno di un piccolo bar a pochi passi dal commando. Non era solito frequentare quel posto, se non per qualche caffè tra colleghi durante le pause ma mai come quel giorno si era mai soffermato ad osservare quel locale. "Un caffè americano, grazie!" chiese al bancone mentre si stava sedendo su uno degli alti sgabelli dinnanzi a leggere le notizie sportive.

Nonostante l'ora e il tempo terribile là fuori, il locale era piuttosto pieno di gente che blaterava a gran voce e commentava la partita della nazionale che veniva trasmessa nel grande schermo della sala. Sehun era lì ad aspettare il suo caffè mentre osservava silenzioso la situazione intorno a lui. Il locale era piuttosto grande, arredato con mobili chiari di stile moderno e la cosa che il ragazzo aveva notato maggiormente erano i quadri attaccati alla pareti. Numerosi ritratti di persone in diverse pose ed espressioni ornavano la sala. Erano talmente perfetti che sembravo fotografie.

Si era fissato nel guardarli quando la sua attenzione venne distolta da due candide mani che le porgevano il caffè. "Il suo caffè americano agente!" lo sguardo di Sehun si incrociò per qualche istante con quello di una ragazza dai lunghi capelli scuri. Fu un solo istante, nulla di più. La ragazza dopo aver appoggiato la tazzina tolse rapidamente lo sguardo da lui, prima che il giovane riuscì a rispondere "Grazie tante!". Eppure, anche se solo per qualche istante gli occhi di Sehun si erano incrociati con gli occhi di quella barista così timida e sfuggente provocandogli una sensazione in lui mai provata prima.

Aveva bevuto il caffè con tutta la calma che lo contraddistingueva da sempre ma per tutto il tempo non aveva fatto altro che cercare di incrociarsi nuovamente con quella giovane che nel frattempo si destreggiava dietro il bancone. Sembrava che evitasse in ogni modo di incrociare lo sguardo con quello del giovane agente.

Era passata ormai quasi un ora eppure il tempo là fuori non dava alcuna tregua. Dopo il primo caffè, Sehun ne aveva ordinato un seconde, per ammazzare il tempo e per riuscire nuovamente a guardare quella giovane che l'aveva colpito in quel modo così particolare.

All'improvviso il telefonò squillo. Era Hyung Sik. "Oh ma dove sei finito? Quella donna con cui ti dovevi vedere continua a chiamarmi perché non sei più passato a prenderla!" l'appuntamento, cavolo, se lo era completamente dimenticato. Il tempo in quel locale era passato così velocemente che non si era accorto che erano già le otto. Si guardò attorno, notando ancora la barista che nel frattempo stava distrattamente pulendo il bancone davanti a lui quando una bicchiere le cadde ferendole il dito. "Dille che ho avuto contrattempo e che la richiamerò per un altro giorno, scusa ma ora devo andare!" non fece nemmeno tempo a chiudere la chiamata che corse in soccorso alla ragazza che cercava di tamponare il sangue con un piccolo asciugamano. "Ti sei fatta male?" le disse prendendo rapidamente un cerotto dallo suo zaino che era lì buttato a terra da quando era arrivato. La giovane arrossì e sorrise timidamente "Non è successo niente, ti ringrazio per l'interesse" queste furono le uniche parole che disse prima che la sua attenzione venne richiamata dalla collega più anziana che si era alzata dalla cassa per andare a vedere cosa era successo.

Sehun rimase lì immobile ad assistere alla scena, attratto sempre di più da quella ragazza così timida e misteriosa che dopo essersi medicata proseguì il suo lavoro come se nulla fosse. "Agente, noi stiamo chiudendo! La neve là fuori si è placata!" sottolineò l'altra donna quando il ragazzo si accorse che era rimasto solo nel locale. "Certo, ora me ne vado" prese il suo zaino e volgendo ancora una volta lo sguardo verso la giovane uscì dal bar per raggiungere la sua macchina.

Era passata una settimana da quel giorno, e per Sehun era diventata ormai un abitudine dopo il turno passare un po' di tempo al bar prima di tornare a casa

Era passata una settimana da quel giorno, e per Sehun era diventata ormai un abitudine dopo il turno passare un po' di tempo al bar prima di tornare a casa. Rimaneva lì, attento nell'osservare la giovane barista cercando di noi farsi notare, nascondendosi dietro il suo computer. L'utilizzo del computer era diventata la scusa ideale per passare del tempo nel locale senza essere troppo notato dalle persone attorno a lui. Non sapeva nemmeno lui cosa gli stava succedendo in questi giorni, non era interessato a vedere nessuna donna ed anche le uscite con Hyung Sik erano passate in secondo piano. Si sentiva stranamente interessato a qualcuno che nemmeno conosceva, ma era un interesse diverso dal solito. Avrebbe voluto sapere qualcosa di più di quella ragazza così timidi e particolare.

Come ogni giorno si era seduto dietro al bancone con il suo computer e aveva ordinato il solito caffè americano. Si guardava attorno, un po' preoccupato nel non vedere la giovane. "Ecco a lei agente!" fu la donna più anziana a servirlo. In quei giorni, non aveva mai parlato con nessuno eppure aveva voglia di sapere qualcosa in più, almeno il nome della ragazza. Pensò rapidamente ad un modo per iniziare una qualsiasi conversazione con quella che a quanto pare doveva essere la titolare del bar. "Grazie mille signora, siete sempre molto gentili qui. Oltretutto, il vostro locale è proprio bello! Adoro i ritratti che ci sono appesi!" disse Sehun, sfoggiando uno dei suoi migliori sorrisi. La donna si fermò davanti a lui "A noi fa solo che piacere servire un bel giovane come lei, e sono davvero contenta che le piacciono i ritratti che fa la nostra Haneul!" sorrise mentre indicò alcune delle opere all'agente. "Haneul?" chiese incuriosito da chi fosse. Forse era qualche cliente che omaggiava il locale dei suoi disegni. "Si, è la ragazza che lavora qui da noi. E' una vera artista! Fa i ritratti di tutte le persone che la colpiscono particolarmente e poi io li espongo. Come puoi vedere alcuni sono personaggi famosi, mentre altri sono semplicemente nostri clienti che magari gli richiedono un disegno!" lo sguardo di Sehun si perse nel guardare le opere appese nella sala. Haneul, questo era il nome di quella giovane che lo aveva tanto colpito. Quella ragazza doveva avere le mani magiche per riuscire a creare qualcosa di così bello. A quanto pare quel giorno era la sua giornata di riposo e era rimasta al bar solo la titolare.

Dopo aver bevuto il suo caffè, Sehun si alzò soddisfatto. Era riuscito ad avere parte delle informazioni che voleva ed ora non aveva alcun altro motivo per rimanere lì. Il giorno seguente avrebbe provato a parlare con quella ragazza avendo finalmente trovato un argomento con cui avrebbe potuto iniziare una conversazione.

Eppure i giorni passavano e le cose non cambiavano. Sehun, davanti a lei, non riusciva a dire nessuna parola e la giovane Haneul, oltre a qualche sguardo sfuggente, continuava nel suo lavoro senza mostrare alcun interesse nel voler conversare con il giovane agente, diventato ormai cliente abituale del locale.

Era la vigilia di Natale, la neve quella sera scendeva senza sosta e Sehun aveva da poco finito il servizio. Era pronto per andare a casa trascorrere la sua notte di Natale solo, dal momento che il lavoro non gli aveva permesso di poter tornare a Seoul dalla sua famiglia nemmeno per quei giorni di festa. Uscendo dal commando colpito nel vedere le luci del bar ancora accese. Era qualche giorno che non ci andava perché era stato impegnato in diverse cena con i colleghi e non pensava che sarebbe stato aperto quella sera.

Il locale, solitamente sempre pieno di gente, era vuoto e decise di entrare. Si guardò attorno e rimase sorpreso nel vedere solo Haneul dietro al bancone che lucidava alcuni bicchieri.

Rimase, imbambolato a fissarla per qualche istante, quando per la prima volta fu proprio la giovane a parlare "Caffè Americano come al solito?" chiese timidamente avvicinandosi a lui con un timido sorriso. "Si grazie, sarò veloce oggi, capisco che è un giorno di festa..." rispose mentre si sedeva al solito sgabello dietro al bancone. Poco dopo la ragazza si avvicinò con il caffè accompagnato da un piccolo cioccolatino "Questo è un omaggio della casa, visto che è la vigilia di Natale e comunque rimani pure..." rispose sorridendo Haneul che nel frattempo iniziava a sistemare alcuni a tavoli dinnanzi a lui.

(Opera d'arte realizzata da una mia cara amica. Potete ammirare i suoi disegni su Instagram @_bbongie e seguire le sue bellissime storie qui su Efp seguendo Haneul9497  <3)

Sehun rimase a guardarla in silenzio per qualche istante quando la sua attenzione venne presa da un ritratto che notò per la prima volta appeso davanti a lui. Era esattamente la sua rappresentazione. Tolse gli occhiali da vista che ultimamente portava per mettere a meglio a fuoco l'immagine. Era proprio lui. Ripensò per un attimo alle parole che qualche giorno prima la titolare gli aveva detto in merito ai ritratti che faceva Hanuel. Lei disegnava solo quando rimaneva colpita da qualcuno. Si girò verso la ragazza quando proprio in quel momento anche il suo sguardo era girato verso di lui ed entrambi si scambiarono un sorriso. "Ma quello sono io?" indicò il disegno con la mano. Hanuel lo guardò per qualche instante "Si, agente Oh Sehun!" disse sottolineando il suo nome. Come era possibile che quella ragazza sapesse come si chiamava? Il giovane rimase stupito "E tu come fai a sapere il mio nome?" chiese alzandosi e avvicinandosi sempre di più a lei. "Sono una grande osservatrice, quel giorno che hai tirato fuori il cerotto dallo zaino ho visto il tuo nome dalla divisa.." ebbene si, a volte non servono tante parole ma solo un po' di attenzione verso ciò per cui si prova interesse. "Grazie Hanuel!" come la ragazza anche il giovane Sehun aveva notato ogni cosa di lei sin dal primo istante in cui i loro sguardi si erano incrociati. Era la vigilia di Natale e quella notte che sarebbe dovuta essere così solitaria ebbe all'improvviso una svolta completamente inaspettata rendendola per entrambi l'inizio di qualcosa di magico e unico.

   

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Capitolo 4
*** First Snow - Baekhyun ***


 Era ormai dicembre inoltrato e il freddo iniziava davvero a farsi sentire. Le aule della Seoul National University si stavano svuotando, era l'ultimo giorno di lezione prima delle vacanze di Natale e gli studenti non vedevano l'ora di poter tornare a casa per qualche settimana di meritato riposo prima degli esami di fine semestre. La folla di giovani si accalcava verso l'uscita, stanchi della giornata trascorsa ma euforici di aver finalmente finito. C'era chi correva per prendere il treno, chi abbracciava gli amici pronto per festeggiare insieme e chi invece proseguiva con passo lento lungo il corridoio con la stessa voglia di vivere di bradipo addormentato. Ecco Baekhyun era proprio l'esempio evidente di questo tipo di studente. Si trascinava, guardandosi attorno, verso l'uscita salutando di tanto in tanto i compagni che scomparivano rapidamente davanti ai suoi occhi. Quello che era appena trascorso era stato un anno importante per il ragazzo, era riuscito nel giro di pochi mesi a preparare più di dieci esami e sarebbe riuscito senza problemi a conseguire la laurea in ingegneria informatica la prossima primavera. Una grande soddisfazione per il ragazzo di appena ventiquattro anni che aveva lasciato la sua città con pochi soldi in tasca per riuscire a frequentare un'università prestigiosa come la Seoul National University cercando di pagarsi gli studi con lavori di ogni tipo pur di non dare peso alla sua famiglia.

Era stato un anno importante ma impegnativo e non vedeva l'ora di poter tornare a casa per qualche settimane per godersi le meritate vacanze con la sua famiglia e i suoi amici.

Il clima era freddo e il ghiaccio aveva riempito tutta i vetri della sua vecchia auto parcheggiata fuori dall'Università. Non vedeva l'ora di partire ma la stanchezza accumulata dei giorni precedenti lo rendevano svogliato nel fare qualsiasi cosa. Cercò lentamente di grattare tutto il ghiaccio per poi mettersi in viaggio verso Bucheon , la città dove era cresciuto e dove erano rimaste le persone a lui più care. Quell'anno era la prima volta che tornava a casa dopo tanto tempo, nonostante ci fossero state diverse occasione durante i mesi precedenti. Si sentiva strano mentre percorreva a gran velocità le strade cittadine mentre di sottofondo alla radio risuonavano alcuni dei più famosi pezzi natalizi. Era consapevole che tornare a Bucheon voleva dire ritrovarsi nuovamente ad affrontare il passato e soprattutto sapeva che avrebbe combattuto con il pensiero di lei, il più grande risentimento che aveva dovuto sopportare per tutto quel anno precedente, Hee Young. L'aveva amata tanto e tutt'ora i sentimenti che provava per lei erano qualcosa di difficile da spiegare, eppure il suo carattere, forse troppo ingenuo, l'avevano portato a prendere la decisione più sbagliata proprio durante le feste dell'anno precedente quando aveva deciso all'improvviso di lasciarla spinto dalla tensione per gli studi e la voglia di libertà che i suoi amici l'avevano convinto a prendersi. Si sentiva un codardo perché in tutti questi mesi, nonostante non avesse fatto altro che pensare a lei non era riuscito nemmeno a scriverle un messaggio per il giorno del suo compleanno. Eppure, non se l'era mai tolta dalla testa quella dolce ragazza dai capelli castani che per anni era stata una parte importante della sua vita. Non aveva idea di come avrebbe reagito nel vederla, si era comportato talmente male con lei che anche il suo pensiero di incrociarla per strada lo mandava in completa confusione. Era stato proprio il suo carattere da ragazzino a non comprendere fino in fondo il valore di Hee Young nella sua vita, ma era convinto che ormai tutto sarebbe stato inutile.

Dopo un viaggio lento e pieno di pensieri, Baekhyun era finalmente arrivato a casa dove l'avevano accolto sua mamma insieme ai figli di suo fratello, i suoi amati nipotini che vedevano lo zio come il supereroe per fatto che era arrivato in città per giocare con loro. "Finalmente zio!" urlava la piccola Seoyul correndo incontro allo zio, seguita da Siwoo il fratellino di soli tre anni che saltò il braccio al ragazzo. "Dai bambini, lasciate stare lo zio che ha fatto un viaggio lungo e ha bisogno di riposarsi" sottolineò la mamma cercando di staccare il bambini da dosso al povero Baekhyun. "Non ti preoccupare, mi siete mancati tanto anche voi!" ripeteva il ragazzo sorridendo alle due piccole pesti che non lo lasciavano in pace assalendolo di domande. Poco dopo riuscì finalmente a raggiungere la sua vecchia stanza, rimasta chiusa per tanto tempo, riuscendo a sdraiarsi sul letto per riposare un po' prima di cena.

Era rimasto tutto come l'aveva lasciato, le stesse cose erano ancora lì perfettamente posizionate proprio come erano il giorno che era partito. Anche quel grosso cuscino era ancora lì, quel regalo che Hee Young gli aveva confezionato con tanta cura e che non era stato in grado di apprezzare l'anno prima, convinto di quelle stupide idee che si era fatto mettere in testa. Nella sua mente il flashback di quell'ultima conversazione era ancora chiaro e vivido come un video visto pochi attimi prima.

"Ti lascio, devi crescere Hee Young. La vita va avanti e voglio divertirmi! Non posso star legato a te e a questo posto senza futuro per tutta la vita" erano queste le sue parole davanti a una Hee Young in lacrime che cercava di ripararsi dalla prima neve che scendeva senza sosta tra le lampioni di Bucheon. Non aveva nemmeno risposto la giovane che se ne era andata chiudendosi in casa senza dire una parola. Aveva sofferto in silenzio per mesi, senza aver voluto più aver alcun contatto con il ragazzo. Dal canto suo, Baekhyun si era pentito da subito della scelta fatta ma non aveva il coraggio di tornare indietro dopo il male che aveva fatta alla giovane.

Ora stava lì, disteso sul letto a fissare la foto di loro due sorridenti, stampata su quel cuscino che non aveva nemmeno il coraggio di stringere. La ragazza abitava nella casa di fronte alla sua, e da bambini era solito per loro parlarsi attraverso la finestra o nella prima adolescenza sbirciare a vicenda quello che faceva l'uno o l'altro. Ora Baekhyun, nonostante dentro di lui moriva dalla curiosità di sapere qualche informazione di lei non riusciva nemmeno ad alzarsi per vedere se la luce della sua camera era rimasta accesa. In tutto quel anno non aveva più saputo niente di lei, anche sua mamma cambiava argomento quando lui le domandava qualcosa di quella ragazza che la sua famiglia aveva tanto adorato.

All'improvviso il cellulare iniziò a squillare senza sosta. Era JunYoon, uno dei suoi amici d'infanzia che era venuto a sapere del suo arrivo. "Sei a Bucheon e nemmeno mi avverti? Bell'amico! Ho visto la tua macchina parcheggiata fuori da casa. Questa sera andiamo al Rainbow, sei dei nostri come ai vecchi tempi oppure ormai sei diventato un uomo di città che non si immischia più con degli stupidi ragazzi di provincia?" urlava il ragazza dall'altra parte del telefono. Baekhyun si alzò sullo schienale quasi infastidito dalla battuta dell'amico ma anche lui aveva voglia di divertirsi per scacciare i pensieri. "Sono dei vostri, e smettila con questa storia che mi sono montato la testa quando vivo nella capitale! Alle nove sono da te, puntuale!" uscire era la miglior cosa da fare per non pensare.

Dopo aver cenato con tutta la sua famiglia era andato a prendere per poi raggiungere di tutta fretta il Rainbow, il locale dove aveva trascorso le migliori serate di tutta la sua adolescenza tra partite di bigliardo con gli amici e sfide al karaoke, dove Baekhyun usciva sempre vincitore data la sue ottime doti canore, da sempre sottovalutate. Per anni anche aveva trascorso con loro le serate in quel locale e la sua presenza quella sera mancava un po' di più. Aveva passato tutta la sera a guardarsi attorno nella speranza di vederla entrare dall'ingresso con i suoi soliti modi da ragazzina che gli piacevano tanto. Eppure, non era successo niente di tutto ciò.

La serata era trascorsa in piena tranquillità con qualche bicchiere di soju di troppo ed era arrivato il momento per i ragazzi di tornare a casa. Per tutta la sera JunYoon aveva notato l'atteggiamento strano di Baekhyun ma si era riservato di chiedergli cosa gli passasse per la testa, ma dopo averlo visto praticamente crollare dopo aver cantato l'ultima canzone, iniziò a fargli domande senza scrupoli "Ma si può sapere cos'hai? Sei strano questa sera, non dirmi che sei ancora pentito di aver lasciato Hee Young, è passato del tempo ormai!". Lo sguardo di Baekhyun rimase fisso sul viso del amico per qualche istante "Sono stato uno stupido hyung, me l'ha sono fatta scappare come un ragazzino!" l'amico appoggia la mano sulla sua spalla sorridendo senza aggiungere altro.

Fortunatamente l'alcool fece crollare il giovano studente appena il suo corpo si appoggio al morbido letto della sua stanza e la notte trascorse in maniera tranquilla.

Fortunatamente l'alcool fece crollare il giovano studente appena il suo corpo si appoggio al morbido letto della sua stanza e la notte trascorse in maniera tranquilla        

La mattina seguente Baekhyun si era alzato presto pronto per portare i nipoti a fare una passeggiata al parco come gli aveva promesso il giorno precedente. I bambini saltellavano felice davanti a lui mentre il ragazzo si fermava di tanto in tanto ad osservare la natura della cittadina. Quel tipo di passeggiate gli erano mancate, in una realtà come quella di Seoul era quasi impossibile prendersi attimi di silenzio come quelli. Pochi passi più in là una ragazza era seduta su una panchina, intenta a leggere un fumetto. Un grande capotto chiaro avvolgeva il corpo minuto della giovane che rimaneva china sul libro senza alzare il volto, dei lunghi capelli castani circondavano il suo viso dalla pelle chiara e quasi perfetta. Lo sguardo di Baekhyun si concentrò per qualche istante su quella figura che conosceva molto bene. L'aveva studiata per anni e non poteva di certo non riconoscerla. Era Hee Young, la ragazza che aveva sempre amato e che come una sciocco si era fatto scappare. Anche i due l'avevano riconosciuta e subito le erano corsi incontro, lasciando lo zio diversi passi più indietro fermo a guardare la scena. Soprattutto la piccola Seoyul negli anni si era affezionata "all'amica" dello zio che spesso passava i pomeriggi a giocare con lei e che ora era da tanto tempo che non vedeva. Sarebbe stato troppo difficile spiegare ad una bambina il vero motivo per cui la ragazza non andava più a casa di nonna a passare del tempo con lei.

Dopo aver abbracciato i bambini, lo sguardo della ragazza e quello di Baekhyun si incrociarono, per la prima volta dopo tanto tempo. Entrambi era fermi esattamente nello stesso punto dove erano stati fin ora, nessuno aveva il coraggio di avvicinarsi all'altro. Fu proprio il piccolo Siwoo a prendere la mano dello zio e trascinarlo verso la panchina, geloso della sorella che nel frattempo riempieva la ragazza intimidita di domande, cercando di dare delle risposte comprensibili ad una bambina della scuola elementare. I due si trovarono faccia a faccia e fu proprio la giovani a salutare educatamente il ragazzo con un sorriso "Ciao Baekhyun... " nel frattempo il cuore di entrambi batteva all'impazzata. "Ciao Hee Young..." queste furono le sole parole che entrambi riuscirono a dirsi prima che il telefono della ragazza squillò improvvisamente facendola subito allontanare dopo aver abbracciato di nuovo i bambini per qualche istante.

L'incontro di quella mattina aveva scosso ancora di più il ragazzo che si sentiva ancora più un codardo a non essere riuscito a dire nulla a Hee Young, se non quel semplice saluto. Averla vista non aveva fatto altro che aumentare le certezze dentro di lui, ne era ancora completamente innamorato. Il suo corpo da bambina, il suo sguardo dolce e la tenerezza con cui si destreggiava con la piccola Seoyul erano rimaste le stesse ma la maturità con cui lei stessa aveva affrontato quell'incontro avevano dimostrato quanto fosse mentalmente cresciuto. Baekhyun, dal canto suo si sentiva anche lui cambiato e maturato in quel anno in cui era stato lontano da lei. Dentro di lui aveva una certezza, quella di voler ad ogni costo riconquistare la ragazza che aveva tanto amato. Questa era l'unica cosa che desiderava per questo Natale. Doveva andare a riprendersi quello che aveva perduto e lo doveva fare prima che qualcun altro prendesse il suo posto nel cuore della ragazza, sempre che questo già non era successo.

Si alzò di scatto dal divano, corse a prepararsi e si fiondò davanti alla porta di casa di Hee Young. Era in ansia per quello che poteva succedere da un momento all'altro ma era certo che quella era la cosa giusta da fare. Dopo aver più volta citofonato fu la madre della ragazza ad aprire "Baekhyun, caro! Che piacere rivederti!" disse la donna che dalle sembianze era esattamente la copia più adulta della giovane con solo qualche ruga in più. "Buonasera signora, cercavo Hee Young!" era in ansia per quello che la donna avrebbe potuto dirgli. Infondo aveva fatto male alla figlia e sarebbe stata comprensibile qualsiasi reazione della donna. "E' uscita poco fa, era di fretta. Mi dispiace ma non so dove è andata" ecco, il tempismo del ragazzo non era stato dei migliori. Con lo sguardo di delusione salutò la signora e si allontanò.

Conosceva quella ragazza come le sue tasche e sapeva che solitamente quando usciva senza dire dove andava a sua madre era perché aveva bisogno di pensare. Sarebbe stato curioso di sapere a cosa quella ragazza dai lunghi capelli castani stava pensando, chissà se quel fugace incontro che c'era stato quella mattina nel parco aveva creato delle conseguenze anche nei suoi pensieri.

 Sarebbe stato curioso di sapere a cosa quella ragazza dai lunghi capelli castani stava pensando, chissà se quel fugace incontro che c'era stato quella mattina nel parco aveva creato delle conseguenze anche nei suoi pensieri        

Decise di fare lui stesso una passeggiata per schiarirsi la mente tra le vie illuminate della città quando si accorse che il cielo si era coperto di nuvole basse e colme di neve. Era la prima volta quell'anno che la neve scendeva su Bucheon, e anche a Seoul non era ancora nevicato. Baekhyun, sin da quando era bambino aveva amato la neve alla follie. L'atmosfera che si creava era qualcosa di talmente magico che emozionava il ragazzo ogni volta. Proseguì verso il centro cittadino, tutto addobbato a festa tra la gente che si salutava e si scambiava gli auguri. Nonostante fosse così affollato per il ragazzo le strade erano come un deserto dalla solitudine che sentiva nel suo cuore. Ma tutto all'improvviso cambiò quando come un bagliore di luce si ritrovo davanti la ragazza che stava cercando. La bella Hee Young era lì che lo guardava con il viso illuminato dal lampione. I brivido percorse la schiena del ragazzo nel vedere il suo viso che gli sorrideva. Quel sorriso che gli era tanto mancato. "Sapevo che il destino ti avrebbe riportato qui prima o poi..." disse la giovane al ragazzo ancora imbambolato alla sua vista. Non era proprio cambiata, il suo modo si essere così aperta e decisa l'avevano sempre caratterizzata, anche quando l'orgoglio l'aveva portata ad allontanarsi da lui senza ribattere al suo rifiuto. Baekhyun non sapeva cosa dire. Diceva di essere cambiato, di aver capito cosa volevo davvero dalla vita eppure non riusciva a reagire. Sorrise e si avvicinò lento a lei. "Scusami Hee Young, scusami per tutto quello che ti ho fatto..." la ragazza lo guardò per qualche istante senza dire una parole. Senza pensarci troppo, il giovane prese la sua piccola mano e la spinse verso di lui, chiudendola in un abbraccio "Byun Baekhyun, mi sei mancato!" le sue dolci parole fecero quasi esplodere il cuore del giovane dall'emozione. "Tu non ti rendi nemmeno conto di quanto mi sei mancata!" prese il viso della ragazza e le diede un piccolo bacio sulle labbra, per poi stringerla di nuovo a sé. Finalmente si erano ritrovati e non si sarebbero di certo più lasciati scappare. Rimasero così per diverso tempo, abbracciati l'una all'altro sotto la prima nevicata di quel anno.
 

   

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Capitolo 5
*** For Life - D.O. ***


Le strade del centro di Seoul erano più trafficate del solito, una folla di gente si accalcava tra i negozi in cerca del regalo perfetto. Era sempre così il giorno della vigilia di Natale. Tutti coloro che nel mese precedente non erano riusciti a compare i regali si riversavano tutti insieme proprio quel giorno e fu così anche quell'anno. Tra loro, coperto da un lungo capotto nero e con lo sguardo basso, c'era un ragazzo che guardava le vetrine tutto solo con lo sguardo quasi disperato. Kyungsoo odiava uscire a fare regali il giorno della vigilia, era sempre stato un ragazzo che amava la calma e tutta quella gente non faceva altro che creargli un gran mal di testa. La compagnia teatrale per la quale lavorava, però, era stata impegnata nelle repliche dello spettacolo fino alla sera prima e quel giorno era la sua prima giornata libera dopo tanto tempo. Era sempre stato una persona piuttosto riservata, se sul palco si dimostrava l'attore protagonista per eccellenza, al di fuori era una persona timida che difficilmente riusciva a mostrare i suoi sentimenti. Solitamente non amava nemmeno quell'idea dei regali per le feste comandate che la società quasi imponeva. Era il primo Natale, da quando non viveva più con la famiglia che stava acquistando qualcosa durante quei giorni così frenetici.

Eppure quell'anno qualcosa dentro di lui era cambiato, o meglio qualcuno l'aveva completamente trasformato nella persona che mai avrebbe pensato di poter diventare

Eppure quell'anno qualcosa dentro di lui era cambiato, o meglio qualcuno l'aveva completamente trasformato nella persona che mai avrebbe pensato di poter diventare. Era successo tutto così in fretta, So Hyun era entrata in compagnia proprio l'inverno precedente come sostituzione di una collega che era riuscita a sfondare nel mondo dello spettacolo. Nonostante la sua giovane età era riuscita in poco tempo a guadagnarsi una posizione di tutto rispetto all'interno del gruppo grazie al suo carisma e al suo innegabile talento. Il suo sorriso aveva velocemente conquistato tutti eppure la giovane si dimostrava timida e schiva di fronte a qualsiasi proposta. Kyungsoo, non era mai stato una persona che amava esporsi davanti agli altri. Difficilmente lasciava trasparire all'interno del gruppo i suoi pensieri e le sue sensazioni. Eppure fin da subito si era reso conto che c'era qualcosa in quella ragazza minuta dai capelli neri che lo attirava in maniera differente dal solito. Passava le ore ad osservarla mentre ripassava le sue scene seduta nelle posizioni più strane sui gradoni del teatro, oppure quando canticchiava davanti allo specchio nascosta nei bagni dietro le quinte del palco. Tra loro successe tutto così rapidamente che ancora il giovane attore faticava a credere come quel piccolo angelo avesse potuto trasformare la sua vita così velocemente. Non si era mai innamorato, il suo carattere l'aveva sempre portato lontano dalle donne e solitamente anche queste non si accorgevano molto facilmente di lui. Si era sempre sentito anonimo e inutile. Dal canto suo anche So Hyun a differenza di quello che sembrava non era mai stata innamorata di un ragazzo, i problemi che da sempre aveva vissuto tra i suoi genitori l'avevano fatto convincere che l'amore fosse soltanto una perdite di tempo. Aveva tanti amici ma non sapeva nemmeno cosa fosse l'amore.

La complicità che all'improvviso nacque tra loro fu qualcosa di particolare e magico. Di nascosto da tutti avevano iniziato a passare molto tempo insieme, entrambi si sentivano appagati e felici nello stare l'uno con l'altra e nel giro di qualche mese la loro storia era diventato qualcosa di davvero serio. Kyungsoo non si sarebbe mai aspettato che quella ragazza sarebbe riuscita ad aprilo così tanto e a fargli provare qualcosa che fino a poco prima non credeva nemmeno potesse esistere. Si era innamorato e nel giro di qualche mese avevano deciso di andare a vivere insieme nel piccolo appartamento che i genitori del giovane gli avevano acquistato quando si era trasferito a Seoul. La loro vita aveva preso una piega migliore, o meglio una piega nuova e tutta da scoprire.

Se So Hyun era una persona che riusciva sempre a dimostrare tutto quello che voleva al suo fidanzato, Kyungsoo nonostante tutto si sentiva sempre incapace di essere quello che la ragazza sperava. O meglio questo era il pensiero che frullava per la testa del giovane dopo la discussione che i due avevano avuto qualche giorno prima quando la giovane si era arrabbiata con Kyungsoo che sembrava tenesse molto di più al lavoro che a lei. Voleva farle capire che il suo pensiero era completamente sbagliato, che lui davvero teneva a lei e che quella ragazza aveva reso la sua vita migliore. Se per anni non aveva mai speso un soldo per fare un regalo di Natale a qualcuno quell'anno la festa di sarebbe dimostrata l'occasione perfetto per poter preparare qualcosa di speciale per la donna che gli aveva completamente rivoluzionato la vita.

Nei giorni precedenti non aveva avuto tempo di andare a cercare il regalo perfetto. Aveva esattamente in mente quello che cercava, peccato che la folla che si accalcava gli provocava solo tanta confusione. Grazie al suo fisico piuttosto mingherlino riusciva a destreggiarsi tra la gente con l'obbiettivo di raggiungere il negozio desiderato. Sapeva che la scelta che stava per fare era un atto di grande coraggio ma si sentiva pronto e preparato a qualsiasi conseguenza.

Raggiunse la gioielleria più famosa di Gangnam, uno di quei luoghi che in quasi trentanni di vita non aveva mai pensato di mettere piede. Entrò deciso, l'obbiettivo era un anello con un piccolo diamante che sapeva che alla sua So Hyun avrebbe fatto impazzire. "Posso esserle d'aiuto?" chiese la commessa che si mostrò subito gentile e disponibile con Kyungsoo che mostrò subito l'anello desiderato da un immagine salvata nella galleria del cellulare. Nel giro di qualche minuto aveva fatto l'acquisto e si era fatto fare un pacchetto con cura. "Grazie mille! E Buon Natale!" disse sorridendo alla commessa mentre usciva dal negozio soddisfatto.

Grazie alla passione per le feste della dolce So Hyun, il piccolo appartamento della giovane coppia era stato addobbato a festa. Un albero oro e rosso colorava il salotto e le luci bianche ornavano la porta d'ingresso. Quando Kyungsoo fece il suo rientro a casa, la ragazza stava cucinando qualcosa di speciale per la loro prima vigilia insieme. Essendo entrambi molto impegnati con il lavoro, e vivendo piuttosto lontano dalle loro famiglie avevano deciso che avrebbero passato semplicemente quella notte da soli senza grandi festeggiamenti. Una cena tranquilla e un film romantico sul divano, nulla di più. La semplicità che era sempre stata apprezzata dalla coppia di attori. "Sei già tornato?" chiese la ragazza sorridendo correndo incontro al giovane e salutandolo con un bacio. "Fuori fa freddissimo, sta iniziando a nevicare e poi ho fame!" il suo tono di voce era gelido proprio come al solito, se So Hyun era sempre dolce e tenera con lui per Kyunsoo tante attenzioni non erano semplice, anche dopo tutti quei mesi che avevano passato insieme. Eppure la ragazza non si immaginava quello che sarebbe potuto succedere quella notte.

Dopo aver cenato, la coppia era sul divano a rivedere per l'ennesima volta "Titanic", il film preferito di So Hyun. Solitamente il ragazzo si addormentava appoggiato alla spalla della fidanzata dopo poco ma quella sera era riuscito a rimanere sveglio per tutta la durata del film. La ragazza di tanto in tanto si girava per guardarlo e sorrideva soddisfatta mentre le accarezza i capelli o gli faceva i grattini sulle gambe. Nella testa Kyungsoo stava preparando un piccolo discorso che avrebbe voluto fare alla sua dolce metà quando le avrebbe consegnato il regalo.

Allo scoccare della mezzanotte So Hyun fece un balzo e con il suo solito passo agile e deciso corse in sotto l'albero di Natale per prendere il pacchetto da dare al ragazzo

Allo scoccare della mezzanotte So Hyun fece un balzo e con il suo solito passo agile e deciso corse in sotto l'albero di Natale per prendere il pacchetto da dare al ragazzo. "Ecco questo per te! Anche se mi fai sempre arrabbiare ultimamente!" gli porse il regalo facendole la linguaccia. Kyungsoo scoppiò a ridere "Ma non dovevi, ti avevo detto che non volevo nulla!" rispose deciso mentre scartava il pacchetto. "E' una sciocchezza ma dovevo, piccolo nano sempre arrabbiato che non sei altro!" sottolineo la ragazza guardandolo soddisfatto. Kyungsoo rimase piacevolmente sorpreso dal pensiero della giovane. Era un loro foto fatta nel loro primo spettacolo insieme con una bellissima cornice argentata con i loro nomi incisi dentro. Il ragazzo rimase piacevolmente soddisfatto del regalo e improvvisamente si alzò per andare a prendere quello che aveva preparato lui per lei.

Ci mise un po' prima di tornare nel salotto dove So Hyun lo stava aspettando piuttosto sorpresa ma impaziente. Kyungsoo fece un sospiro, prese la scatola e si raggiunse la fidanzata. Rimase fisso a guardarla con i suoi due grandi occhi scuri per qualche istante e poi iniziò a parlare. "Ecco, sai che non sono bravo a parlare! So che spesso mi vorresti diverso, e non negare il fatto che il mio carattere ti fa innervosire. Sai, in questi mesi ne abbiamo passate tante. Se penso ad un anno fa non credevo che saremmo riusciti a bruciare le tappe così velocemente, anzi. Negativo come ero all'inizio, pensavo che mi avresti sopportato solo per qualche tempo per poi mandarmi a quel paese" la ragazza lo guardava senza dir nulla, mentre il suo cuore continuava a battere all'impazzata. Kyungsoo si bloccò per qualche istante "Ecco, io insieme a te ho scoperto cosa vuol dire amare una persona, cosa vuol dire vivere per questa persona. Sei riuscita a tirar fuori una parte di me che nemmeno io conoscevo e che vorrei che pian piano venisse sempre fuori di più. Per farlo, però, ho bisogno del tuo continuo appoggio perché io da quando sono con te sono una persona migliore" lentamente tirò fuori dalla tasca il piccolo pacchetto e lo mise tra le mani della ragazza che nel frattempo stava tremando. "Kyungsoo... io..." non riusciva a parlare. Il ragazzo le fece segno di aprire il pacchetto e di non preoccuparsi. So Hyung scartò velocemente l'involucro dorato e si sorprese nel ritrovare davanti a lei la piccolo scatola rossa della famosa gioielleria cittadina. Mentre Kyungsoo la guardava sorridendo, la aprì e rimase quasi scioccata di quello che ci trovò dentro, oltre al bellissimo anello d'oro bianco con il piccolo diamante incastonato che aveva visto qualche giorno prima su una rivista c'era un biglietto scritto a mano dal suo ragazzo. La scritta era semplice e diretta. "Mi vuoi sposare?" quella frase che mai si sarebbe aspettata da una persona come Kyungsoo la fece scoppiare a piangere, per poi guardare negli occhi il giovani ed urlare a gran voce "Questo è il regalo più bello che potessi desiderare! Si Kyungsoo ti voglio sposare!" non fece tempo a sentire la fine della frase che il ragazzo prese So Hyun tra le braccia e la strinse forte a sé per poi baciarla dolcemente.

Quella donna l'aveva cambiato, era diventato un uomo migliore e non poteva esserci momento più magico della vigilia di Natale per poter fare la proposta di una vita insieme tra la passione per il loro lavoro e il sentimento forte che li legava.

 

   

 

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Capitolo 6
*** Sing for you - Chanyeol ***


Era l'ultima settimana di scuola prima della vacanze di Natale. Tra compiti, interrogazioni ed eventi gli studenti della South Burlington High School erano costretti a passare la maggior parte delle loro giornate tra i corridoi del liceo mentre Seoul si tingeva di bianco grazie alla neve che in quei giorni scendeva senza sosta. La gran voglia di vacanze aveva ormai invaso tutti, anche gli studenti più bravi eppure bisognava tenere duro, almeno per quegli ultimi giorni di lezione. Oltre ai classici impegni di routine anche i club pomeridiano lavoravano senza sosta, chi per organizzare la festa di fine anno e chi per preparare le ultime partite di campionato, l'obbiettivo era ogni anno lo stesso, creare qualcosa che potesse essere ricordato per gli studenti futuri.

 Oltre ai classici impegni di routine anche i club pomeridiano lavoravano senza sosta, chi per organizzare la festa di fine anno e chi per preparare le ultime partite di campionato, l'obbiettivo era ogni anno lo stesso, creare qualcosa che potesse...        

Tra le aule della scuola, quella mattina si sentiva il solito frastuono di studenti che chiacchierava animatamente prima dell'inizio della lezione. Chi raccontava quello che aveva fatto la sera prima, chi si organizzava per il pomeriggio e chi invece copiava velocemente i compiti nella speranza di non essere interrogato. La campanella, all'improvviso aveva zittito tutti, e la professoressa era entrata per iniziare la lezione.

Nel frattempo, un ragazzo alto dai folti capelli scuri correva in tra i corridoi con una grossa chitarra sulle spalle nella speranza che l'insegnante non avesse scoperto il suo ennesimo ritardo. Peccato però, che non era capace di far piano ed entrò in aula sbattendo la porta. "Park Chanyeol!!! Noto che sei anche oggi in ritardo!" urlò l'insegnante all'improvviso tra le risate generali dei compagni. "Scusi professoressa, l'autobus non è passato e ho dovuto farmi tutta la strada a piedi" sottolineò il giovane che visto quanto era bagnato e coperto di neve non aveva detto di certo detto una bugia, almeno stavolta. "Ogni giorno è un motivo diverso, prima l'incidente sulle strada, poi hai aiutato la vecchietta ad attraversare la strada e oggi è colpa del autobus.... Non ne posso più, ogni volta è la stessa storia..." ripetè la docente piuttosto arrabbiata. "Ma professoressa..." cerco di giustificarsi Chanyeol, inutilmente. "Sei all'ultimo anno e dovresti prendere la scuola con un più di serietà.... non m'interessa, questo pomeriggio vai a pulire i palloni in palestra prima del torneo di pallavolo... e che sia l'ultima volta, al prossimo ritardo ti faccio escludere dal concerto di Natale, visto che ci tieni tanto!" l'ennesima punizione e questa volta le conseguenze sarebbero state peggiori del previsto. Si sedette al suo posto e blaterando qualcosa a bassa voce, dopo aver posato la sua chitarra si mise la testa sul banco con le cuffie nelle orecchie.

La lezione proseguì mentre il ragazzo, come al solito si addormentò sul banco noncurante di quello che stava succedendo intorno a lui, sapeva benissimo che quel pomeriggio gli aspettava l'ennesima figuraccia ma era anche consapevole che il suo rifiuto avrebbe creato conseguenze peggiori.

Park Chanyeol non aveva mai amato la scuola, la frequentava solo per poter partecipare alle lezioni di musica che il club pomeridiano offriva gratuitamente. La sua chitarra era la sua migliore amica e se ci avesse messo anche la metà del impegno con cui suonava durante le lezioni scolastiche sarebbe diventato uno dei migliori studenti della classe, ma a lui poco importava. Non gli interessava il pensiero dei compagni, che passavano la maggior parte delle giornate a prenderlo in giro e men che meno quello che avrebbero potuto dire quei cafoni della squadra di pallavolo nel vederlo nuovamente pulire il loro palloni. Ormai si era fatto il callo di tutto. Era un ragazzo determinato, volevo diventare un musicista di successo. Passava le sue giornate a scrivere canzoni e comporre musica. Tra qualche giorno, il concerto di Natale sarebbe stata l'occasione di far vedere davanti a tutta la scuola che il ragazzo imbranato che faceva solo ridere i compagni era in realtà un artista che avrebbe stupito tutti per quel suo talento. Ogni anno era così, si esibiva durante il concerto, tutti si complimentavano con lui e poi ricominciava la solita routine ma a Chaneyol questo poco importava.

La campanella di fine lezioni scandiva i movimenti degli studenti che si accalcavano in mensa per prendere i tavoli migliori. Quel pomeriggio quasi tutti sarebbero stati impegnati nelle attività pomeridiane. "Quindi dopo pranzo vai a fare Cenerentola per la mitica squadra femminile della scuola?" chiese colpendo violentemente la spalla di Chanyeol, uno dei suoi unici amici Enhyuk mentre entrambi erano in fila per prendersi qualcosa da mangiare. "Femminile? Ma non prendermi in giro! Devo andare da quei cafoni... come al solito!" sottolineò il giovane musicista quasi sorpreso di quello che aveva detto l'amico, anche se che spesso si divertiva a fargli gli scherzi. Enhyuk scoppiò a ridere, sapeva benissimo che l'amico viveva perennemente con la testa tra le nuvole, peccato che questa volta non era uno scherzo "Il torneo di oggi è quello della squadra femminile... guarda che lo sa tutta la scuola!" improvvisamente Chanyeol si blocco, con la bocca aperta, nel sentire le parole dell'amico. Se c'era una cosa lo imbarazzava e che soprattutto non lo faceva stare a suo agio era proprio la squadra femminile di pallavolo della scuola, o meglio il suo capitano. Alta quasi come lui, fisico perfetto e due occhi da cerbiatta, Jung Yerin era da sempre stata il suo punto debole. Aveva una cotta per lei dai tempi della scuola primaria quando i due partecipavano allo stesso corso di chitarra. Era una vera fuoriclasse della pallavolo ed era una grande appassionata di musica. Peccato però che non si era mai accorta di lui. Quel sorriso, quei suoi modi da vera leader avevano fatto da sempre perdere la testa al giovane che non era mai riuscito a confessargli i suoi sentimenti per paura di un rifiuto. Dover fare "lo schiavo" per lei e le sue compagna sarebbe stata una vera e propria umiliazione. "Le ragazze? No! Ma te lo scordi, io non ci vado" disse all'amico mentre si stavano sedendo sul loro solito tavolo in fondo alla mensa. "Se non ci vai, la professoressa ti farà saltare il concerto di fine anno!" le parole di Enhyuk facevano male, sapeva che quel concerto era la cosa a cui teneva di più. Chanyeol abbassò lo sguardo, in segno di cedimento. Purtroppo l'amico aveva ragione, rifiutare la punizione voleva dire saltare quello che stava aspettando da tanto tempo e per il quale rimaneva sveglio ogni notte per fare prove su prove.

Con tutto il coraggio e buona volontà che poteva avere, dopo pranzo andò in palestra pronto a scontare la sua punizione. Fu proprio la bella Yerin ad accoglierlo con lo sguardo quasi sorpreso. "Chanyeol! Quindi sei tu che devi pulire i nostri palloni?" gli disse sorridendo e indicandogli un enorme sacco di palloni bianchi da lucidare. Il ragazzo arrossì alla sua vicinanza "Ehm... si, farò veloce! Non vi disturbo!" disse imbarazzato e con lo sguardo basso avvicinandosi a quello che doveva fare. Yerin lo seguì con lo sguardo quasi delusa dal suo atteggiamento per poi unirsi alle compagne per iniziare la sessione di allenamento.

Mentre cercava di pulire al meglio i palloni accompagnato dalle continue risate di alcune delle ragazze, canticchiava un motivetto nella sua mente mentre si distraeva di tanto in tanto nel guardava la sua perenne cotta destreggiarsi agilmente col salti sotto rete e schiacciate.

All'improvviso l'allenatore fermò l'allenamento mandando le ragazze a riposarsi qualche ora in vista della partita che si sarebbe tenuta più tardi. La mole di lavoro di Chanyeol era ancora tanta, e la preoccupazione per non riuscire ad andare alle prove di musica nel pomeriggio lo facevano rallentare ancora. Improvvisamente due piccole mani bianche presero la pezza che aveva tra le mani il ragazzo concentrato nel suo lavoro. "Se mi lasci lo straccio ti do uno mano, hai ancora tutti quei palloni da pulire e immagino che tu abbia le prove tra poco..." lo sguardo di Chanyeol si alzò di scatto nel sentire quella voce così dolce e delicata. Era Yerin, che si era proposta di aiutarlo. Il suo cuore batteva a mille e prima di rispondere inciampò diverse volte nelle sue stesse parole. "Sei sicura? Insomma non vorrei che dicano qualcosa, la mia è una punizione!" disse il giovane imbarazzato e rosso dalla vergogna. "E da quando al grande Park Chanyeol interessa quello che dicono gli altri? E se lo dicevi per me, è il minimo visto che in realtà dovrebbe essere la squadra stessa ad occuparsene!" le parole della ragazzo lo avevano piacevolmente sorpreso. Nonostante gli anni che si conoscevano non credeva che lei si fosse mai interessata così tanto ad un suo pensiero. "Grazie, davvero!" accennò un timido sorriso mentre Yerin cominciò strofinare con cura e precisione. "Suonerai allo spettacolo di venerdì?" chiese la ragazza incuriosita. Chanyeol non si aspettava tutto questo interesse da parte sua "Si, porterò alcuni pezzi con la chitarra...". Iniziarono a parlare di musica, la cosa che al ragazzo faceva sentire sempre maggiormente a suo agio.

Se la presenza della ragazza già gli faceva battere il cuore, sentirla così vicina a lui anche nei suoi interessi gli faceva completamente perdere la cognizione del tempo, tanto che una volta finito quasi non si era reso conto che stava per arrivare in ritardo alle prove.

Aver passato quel pomeriggio diverso in compagnia di Yerin aveva reso il giovane musicista particolarmente carico e su di giri. Dopo delle prove eccellenti, corse a casa per mettere in musica e testo quella melodia che risuonava continuamente nelle sua testa durante tutto il tempo che aveva passato in palestra. Volevo provare a trasformare quelle note confuse in una canzone che avrebbe voluto far sentire al pubblico proprio durante la festa di Natale.

Era la prima volta che metteva insieme qualcosa scritto da lui, solitamente era abituato ad eseguire cover o a comporre semplici motivetti da tenere per sé, eppure quel giorno stava nascendo dentro di lui un pensiero, quello di provare a farsi notare da quella cotta che fino a qualche ora prima non era altro che un ostacolo ma che ora si stava trasformando in un'opportunità, o forse era semplice illusione, chissà!

La settimana passò velocemente, e il giorno del concerto di Natale era finalmente arrivato. Durante tutti i giorni precedenti, Chanyeol aveva cercato di arrivare a scuola puntuale e rispettare tutto quello che dicevano i professori, in modo che non venisse punito in alcun modo. Aveva passato nottate infernali per cercare di finire quel pezzo, voleva a tutti costi suonarlo durante il concerto e voleva che fosse qualcosa di impeccabile.

Durante quei giorni era capitato qualche volta di incrociare Yerin nei corridoi ed era pure riuscito a scambiarci qualche parola di senso compiuto. Avrebbe tanto voluto invitarla a bere un caffè, passare un pò di tempo con lei eppure in coraggio come al solito gli mancava.

Il concerto stava per cominciare, Chanyeol dietro le quinte, vestito di tutto punto aspettava il suo momento per salire sul palco. Alcuni dei suoi compagni si era già esibiti e il pubblico di studenti era calorosa, la cosa gli metteva molta carica. Avrebbe suonato alcuni brani di Natale e poi, a sorpresa da tutti avrebbe eseguito la sua canzone. Chissà se la bella Yerin era in mezzo a quel pubblico. Qualche giorno prima, mentre pulivano quei palloni aveva dimostrato interesse per il concerto e la speranza nel cuore del ragazzo ne vederla era davvero tanta. La canzone che aveva scritto era palesemente per lei, chissà se l'avrebbe capito.

Dopo l'esibizione del suo amico Enhyuk, anch'egli ottimo chitarrista era arrivato il suo momento. Fece un grande respiro e salì sul palco con il sorriso sulle labbra.

Se in classe i compagni passavano il tempo a deriderlo, quando suonava rimanevano tutti incantati ad ascoltare la sua calda voce cantare

Se in classe i compagni passavano il tempo a deriderlo, quando suonava rimanevano tutti incantati ad ascoltare la sua calda voce cantare. La luce sul palco era talmente forte che Chanyeol non riusciva a vedere chi ci fosse nel pubblico, eseguì con attenzione e cura i pezzi di Natale che aveva preparato poi si sedette sul ciglio del palco con la chitarra tra le mani. "Grazie a tutti intanto! E' sempre un piacere suonare per voi. Ho preparato un altro pezzo, questa volta scritto da me. Ho voluto esprimere con questa canzone un pensiero che sento da tanto tempo e spero che possa piacervi e che qualcuno riesca ad immedesimarsi in quello che ascolterà. Il titolo della canzone è Sing for You!" dopo il breve discorso iniziò a suonare il pezzo tra lo stupore generale degli studenti che ascoltavano rapiti. Ad un certo punto la luce che rifletteva sul palco si era spostata verso il pubblico che acclamava a gran voce Chanyeol, tra loro il giovane riuscì ad intravedere la bella Yerin che sorrideva nell'ascoltare la bellissima canzone. Chissà se nella sua mente potesse almeno immaginare che il pezzo era dedicato a lei.

Il concerto era finito da un pezzo e gli studenti si erano tutti riversati in palestra per la grande festa di Natale, l'ultimo appuntamento primo di salutarsi per le vacanze. Chanyeol odiava quel genere di cose, e aveva deciso di andare subito a casa. Era pensieroso, se sul palco si era sentito libero nell'eseguire quella canzone, appena rientrato dietro le quinte venne invaso da tanti pensieri.

Aveva ricominciato a nevicare e se non si sbrigava avrebbe perso l'ultimo autobus che lo riportava nel quartiere di periferia dove abitava. Dopo aver coperto con cura la sua chitarra si avviò verso il cancello quando qualcuno dietro di lui iniziò ad urlare il suo nome a gran voce. "Chanyeol! Park Chanyeol, aspetta!" quella voce, non poteva essere. Si girò di scatto e si ritrova davanti Yerin che gli sorrideva. "Yerin..." disse stupito mentre rimase immobile a guardarla. "Volevo farti i miei complimenti, il tuo pezzo è bellissimo..." il cuore del ragazzo batteva all'impazzata. Chanyeol sorrise "Sono contento che ti è piaciuta... comunque, mi chiedevo... se, insomma, qualche giorno di questi ti andrebbe di andare a bere un caffè insieme..." ce l'aveva fatta, non ci credeva nemmeno lui, anche se era pronto ad un bel due di picche dalla ragazza. Yerin si avvicinò a lui senza mai abbandonare il sorriso "Certamente, mi farebbe tanto piacere! E mi farai sentire di nuovo quella canzone, vero?" il ragazzo senza aggiungere altro prese coraggio avvicinò la ragazza a lui e la strinse forte a se. "Tutte le volte che vorrai..." le sussurrò all'orecchio mentre si rimise a canticchiare dolcemente il ritornello della canzone alla giovane che nel frattempo aveva appoggiato il suo viso su di lui. I due rimasero abbracciati per parecchio tempo mentre la neve e le luci di Natale rendevano l'atmosfera intorno a loro magica. Chissà se Yerin avrebbe saputo mai che quella canzone che gli piaceva tanto era stata scritta proprio per lei, probabilmente l'avevo già capito. Una cosa era certa, quella sarebbe stata solo la prima di una lunga serie. 

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Capitolo 7
*** Universe - Suho ***


Il clima di dicembre inoltrato si iniziava a far sentire e la neve aveva imbiancato le campagne fuori Seoul prima del tempo. Le grandi strade si erano colorate delle solite luminarie e la gente si accalcava nel traffico per raggiungere la città alla ricerca di regali per i propri cari. Come ogni anno nella bellissima villa della famiglia Kim fervevano i preparativi per le imminenti feste natalizie. Il grande albero di Natale del salotto era stato addobbato con eleganti palline bianche e oro e le luci del giardino illuminavo tutta la strada circostante. Tra pochi giorni, una delle famiglie più importante di Seoul si sarebbe riunita per festeggiare come ogni anno le festività natalizie tutti insieme, come voleva la tradizione. Era stato un anno importante, il signor Kim, uno dei più noti professori della Corea aveva ricevuto dei prestigiosi riconoscimenti e l'azienda che la moglie gestiva con i figli era riuscita a imporsi sul mercato a livello mondiale portando cospicuo guadagno. Dong-kyu, il figlio maggiore dell'anziana coppia quel anno aveva portato all'altare la sua fidanzata, importante avvocato in carriera e stava per regalare ai genitori una delle gioie più grandi, quella di diventare nonni.

Come era consueta fare, la padrona di casa dirigeva la servitù nella preparazione di alcuni doni che la famiglia avrebbe portato il giorno seguente ad un'importante evento di beneficienza per l'orfanotrofio dove ogni anno era solita a fare donazioni e nel mentre il marito era impegnato a leggere nel suo studio. Nel frattempo al piano di sopra, chiuso nella sua stanza da ormai diverse ore, c'era Junmyeon, figlio minore della coppia che rimaneva a fissare un punto del soffitto bianco con le cuffie alle orecchie. Non ancora trentenne, il giovane secondogenito era riuscito nel giro di un anno a conseguire la laurea in economia e si era imposto con un ruolo di tutto rispetto all'interno dell'azienda dei genitori. Bello, ricco, dal carattere gentile e anche molto intelligente, era uno dei rampolli più ambiti all'interno dell'alta società sud-coreana, tanto da conquistarsi il titolo di "scapolo d'oro" tra le giovani donne che frequentavano gli ambienti. Peccato però che il suo cuore era impegnato da ormai tanto tempo da qualcun'altra. Si erano conosciuti per caso durante uno degli eventi di beneficienza a cui ogni anno la sua famiglia partecipava. Aveva esattamente la sua stessa età e viveva in quell'orfanotrofio da tutta la vita. La vita di Yeon Soo era stata fin da piccola difficile e senza sicurezze. Aveva perso i genitori in un incidente stradale quando non aveva nemmeno sei anni ed era stata affidata alla struttura gestita dalle suore, dove sarebbe potuta rimanere fino alla maggiore età. Junmyeon era rimasto colpito da lei fin da subito, il suo carattere ribelle e la sua curiosità verso le persone la rendevano ai suoi occhi diversa da quegli standard di ragazze che era abituato a dover frequentare, era unica e gli aveva rapidamente rapito il cuore. Peccato che però la sua famiglia aveva da subito ostacolato la relazione, prima che essa si trasformasse in qualcosa di concreto.

I signori Kim avevano tutt'altri progetti per il figlio e di certo un'orfanella scapestrata non avrebbe potuto intaccare il nome della famiglia.

Se per tutta la vita Junmyeon era stato abituato ad andare al grande evento dell'orfanotrofio a Natale da quando i genitori avevano scoperta la simpatia del secondogenito per Yeon Soo gli era stato vietato di partecipare all'evento con l'ausilio d...

Se per tutta la vita Junmyeon era stato abituato ad andare al grande evento dell'orfanotrofio a Natale da quando i genitori avevano scoperta la simpatia del secondogenito per Yeon Soo gli era stato vietato di partecipare all'evento con l'ausilio delle suore della struttura che di certo non avrebbero rischiato di perdere il loro maggior sponsor per un semplice capriccio di un ragazzino. 

Anche la dolce ragazza si era innamorata di Junmyeon ed era solita scappare nei modi più assurdi dalla struttura pur di poter passare del tempo con il giovane. La loro storia si stava trasformando in una sorta di opera di Sheakspears moderna fatta di fughe e incontri di nascosto, almeno fin quando la cosa era stata gestibile.

Sdraiato sul suo letto, la mente di Junmyeon quel pomeriggio d'inverno vagava nei ricordi che si erano risvegliati dopo che aveva ricevuto una lettera proprio dalla ragazza. L'unico appiglio a cui si poteva sorreggere dopo mesi di silenzi. Davanti ai suoi occhi, come in un flashback il ricordo del loro ultimo incontro prima che le loro vite venissero divise per sempre.

Era una notte di fine agosto, e tra qualche giorno sarebbero ricominciate le lezioni all'università. I signori Kim, il giorno seguente avrebbero fatto ritorno dalla loro casa vacanze, e quella sera era l'ultima occasione per Junmyeon per poter stare con Yeon Soo senza incorrere in qualche strano rischio. La ragazza, nonostante l'ormai maggior età aveva convinto le suore a continuare ad ospitarla nell'orfanotrofio, almeno fino a quando non avrebbe trovato un lavoro stabile. Erano abbracciati sull'enorme panca in giardino a guardare le stelle. Mai come il quel momento il ragazzo si sentiva libero e felice. "Scappiamo Junmyeon, voglio andare in Giappone, ho già parlato con un amica e ci ospiterebbe!" disse improvvisamente Yeon Soo. Il giovani era rimasto sorpreso dell'annuncio della ragazza. Scappare? Se l'avrebbero scoperto i genitori sarebbero solo che peggiorate le cose, e poi c'erano le lezioni all'università. "E come faccio? Mollo tutto e rischio così? Scappo lasciando qui completamente la mia vita? Gli studi... la mia famiglia..." era sempre stato un ragazzo responsabile, che nonostante avesse avuto problemi per quella storia d'amore, voleva bene ai suoi genitori e non avrebbe mai lasciato l'università per scappare in un altro paese, almeno fino a quando non sarebbe riuscito a conseguire il titolo tanto ambito. La ragazza ci rimase così male che si alzò in piedi scoppiando a piangere "Vedi che allora hanno ragione le mie amiche che dicono che stai con me solo perché ti faccio pena... voi figli di papà siete tutti uguali..." quelle parole gelarono il cuore a Junmyeon. Non si aspettava da lei una simile reazione. Provò a spiegare meglio alla giovane il perché delle sue azioni "Davvero, io verrei ma... non posso... almeno per ora... se tu vuoi andare sei libera di farlo, io ti aspetterò... dovessi doverlo fare per tutta la vita..." sapeva com'era fatta la bella Yeon Soo ma al momento era l'unica cosa da fare, nonostante una parte di lui diceva che avrebbe fatto bene a seguirla...

Il flashback dell'ultimo momento che avevano passato insieme si ripeteva imperterrito davanti ai suoi occhi. Se nei mesi precedenti, nonostante soffrisse per la lontananza dell'unica ragazza che mai aveva, era riuscito a distrarsi e non pensarci costantemente, ora non riusciva più a trattenere le lacrime. Si sentiva un codardo che per un capriccio da "ragazzo viziato" non era riuscito a mantenere quella relazione ed aveva fatto soffrire la povera Yeon Soo. La lettera ricevuta quel pomeriggio era stata puntigliosa e piuttosto toccante, la giovane gli aveva raccontato che si trovava a Tokio e che con molta fatica era riuscita a trovare un lavoro per mantenersi. Nonostante la vita nel paese straniero fosse difficile si sentiva rinata e si sentiva finalmente donna. Nessuno lì conosceva il suo passato e nessuno la giudicava per il modo triste in cui era cresciuta. Nel leggere quelle parole, a volte scritte un po' alla rinfusa, Junmyeon si sentiva sempre più in colpa per non aver avuto il coraggio di rischiare, proprio come aveva fatto lei.

All'improvviso un'idea iniziò a frullargli per la testa. Prese la lettera della ragazza e la ripose con cura all'interno della tasca inferiore del suo zaino nero. Prese dall'armadio qualche vestito alla rinfusa e corse in bagno a farsi una doccia. La decisione era arrivata dopo mesi di ripensamenti, ma finalmente era arrivata.

Nella confusione della villa nessuno si accorse che Junmyeon aveva appena preso la sua macchina sportiva ed era scappato, direzione aeroporto. Sapeva che quella decisione avrebbe deluso i suoi genitori e che avrebbe messo a rischio la sua carriera ma dentro di lui sentiva che era la cosa più giusta da fare. Nelle parole della lettera era chiaro come Yeon Soo fosse convinta che il giovane non provava più alcun interesse per lei e lui aveva bisogno di dimostrarle che non era affatto così e che come le aveva promesso l'aveva aspettata per tutto il tempo che erano stati lontani.

Nonostante il trambusto di partenze, il ragazzo riuscì a prendere l'ultimo aereo disponibile per il Giappone quella sera stessa. Anche il nodo alla gola che sentiva per aver avvertito la sua famiglia della sua partenza solo tramite un biglietto di carta si sciolse immediatamente appena atterrò su terra nipponica. I suoi nonostante gli avessero sempre dato tutto nella vita non l'avevano mai capito ed avevano giudicato le sue scelte solo perché si era innamorato di una persona che non faceva parte del loro stesso rango. Con il tempo non avrebbe più retto quella situazione e dentro di lui si accentuava sempre di più la voglia di attraversare anche l'universo pur di raggiungere la ragazza che gli aveva completamente rapito il cuore. Si era convinto sempre di più che stare con Yeon Soo era l'unica cosa che davvero lo poteva far star bene.

Non aveva alcun recapito telefonico per poter avvertire la ragazza e nonostante fosse stato a Tokio diverse volte in passato e parlasse il giapponese molto bene non aveva la minima idea di come orientarsi all'interno della grande città. Era da sempre stato abituato a vivere in campagna accerchiato dalla servitù e nella sua vita aveva fatto ben poche cose da solo. "Scusi! Mi può aiutare?" chiese ad un taxista seduto fuori dalla macchina ad aspettare un qualsiasi cliente per guadagnarsi la giornata. Junmyeon estrasse dalla tasca dello zaino la lettera di Yeon Soo con l'indirizzo di dove lavorava. "Si si, conosco! E' una scuola materna questa, credo che al momento sia chiusa però..." il giovane si intenerì al pensiero della ragazza che lavorare con dei bambini ma il suo sguardo si trasformò da subito in preoccupazione. "Ah, quindi... ora non ci possiamo andare... dovrei aspettare domani mattina..." la sua voce era rotta dalla tristezza. Il taxista osservò con cura la lettera e fece notare al ragazzo, ormai preso dal panico, l'indirizzo che c'era sul retro. "Ti posso portare qui se vuoi... è una residenza per stranieri, probabilmente la persona che ti ha scritto la lettera vive lì" non c'era altra soluzione. Junmyeon accettò la proposta con il sorriso e salì sul taxi.

Il quartiere dove viveva Yeon Soo faceva paura solo ad essere attraversato, soprattutto per una persona che era sempre stata abituata a vivere in mezzo allo sfarzo e al lusso

Il quartiere dove viveva Yeon Soo faceva paura solo ad essere attraversato, soprattutto per una persona che era sempre stata abituata a vivere in mezzo allo sfarzo e al lusso. Qui l'atmosfera natalizia era praticamente inesistente se non per qualche luce mal funzionante appesa ai grandi casermoni residenziali dove vivevano le persone. Immaginare che la povera ragazza viveva in una condizione del genere fece gelare ancor di più il cuore di Junmyeon. Si sentiva sempre più in colpa di averla messa in una situazione del genere. "Ecco siamo arrivati... la residenza è quella sulla destra" disse il taxista fermandosi di fronte ad vecchio edificio pieno di murales e crepe sui muri. "La ringrazio" il ragazzo scese dall'auto quasi spaventato pagando il servizio con una cospicua somma di denaro.

Si guardò attorno preoccupato, non era mai stato in un ambiente simile. Aveva nevicato da poco e il vociare di alcuni bambini, improvvisamente, distrassero la sua attenzione. Erano bambini di diverse nazionalità che stavo cercando di costruire un pupazzo di neve aiutati da qualcuno di spalle. Era una giovane donna che indossava un enorme cappotto bianco con un logo che Junmyeon conosceva molto bene. Non aveva i dubbi, quella donna era la sua Yeon Soo. Aveva ancora il cappotto che indossava quando viveva in orfanotrofio con il logo delle suore. "Yeon Soo, quel signore ci sta guardando, magari vuole giocare con noi.." disse una bambina strattonandole il braccio. La ragazza si girò di scatto quando si ritrovò davanti la persona che aveva amato ed aspettato per tutto quel tempo. Gli sguardi si incrociarono ed il cuore di entrambi iniziò a battere all'impazzata. Era entrambi così increduli che rimasero per diversi istanti a guardarsi senza dire una parola. Junmyeon sorrise e si avvicinò a lei. "Ti avevo detto che se mi aspettavi sarei venuto!" disse stingendola tra le sue braccia. "Non ci posso credere, sei davvero venuto qui per me?" aveva i brividi. "Si, ora non ti farò più scappare..." i bambini attorno rimasero imbambolati a vedere la scena senza parlare. La giovane, senza staccarsi da lui, si girò lentamente verso i piccoli "Ve l'avevo detto che esisteva il principe azzurro e che prima o poi sarebbe arrivato..." non fece tempo a finire la frase che le sue labbra si avvicinarono a quelle di Junmyeon. Iniziarono a baciarsi, avvolti dall'atmosfera magica di quel luogo così diverso da dove il ragazzo era da sempre stato abituato a vivere. Quel bacio che avevano aspettato per tanto tempo.

Intanto nella grande villa di Seoul, nonostante il ragazzo mancasse già da diverse ora nessuno si era accorto della sua assenza, troppo presi dalle loro solite e inutili abitudini consumistiche da far caso a qualcosa. Appoggiato sul tavolo della sala da pranzo c'era un biglietto scritto con una calligrafia quasi perfetta "Raggiungo ciò che voglio davvero. Buon Natale! Junmyeon" chissà se qualcuno avrebbe mai interpretato davvero cosa volesse dire quel biglietto.

   

 

 

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Capitolo 8
*** Miracles in December - Chen ***


Era ormai dicembre inoltrato e le neve iniziava a scendere senza sosta, imbiancando le strade di Seoul. Il Natale era alle porte e dalle finestre si potevano ammirare gli appartamenti decorati a festa e le luci sui balconi. Quel giorno faceva molto freddo e la giacca scucita che indossava Jongdae non era abbastanza per coprirsi da quel clima così pungente. Doveva essere una giornata importante per il giovane, finalmente l'agonia di quei diciotto mesi alla base militare era finita e da quel giorno sarebbe potuto tornare alla vita di sempre. Quella vita che gli era tanto mancata durante tutto quel periodo di fatica e sofferenze. Avrebbe ripreso il suoi studi al conservatorio, sarebbe tornato al suo vecchio lavoro allo studio fotografico e avrebbe rivisto tutto quelle persone che in quel lungo periodo gli erano mancate tanto. Dal giorno del suo arruolamento, in una calda giornata di primavera fino ad oggi, aveva contato ogni giorno che passava alla fine di quel importante periodo che era considerato come il passaggio dall'adolescenza all'età adulta per ogni ragazzo coreano.

Peccato che per Jongdae la voglia di tornare a casa gli era già passata da un pezzo. La sofferenza che aveva vissuto nei mesi precedenti non sarebbe stata niente in confronto a quello che avrebbe dovuto vivere da ora in poi. Negli ultimi giorni aveva quasi paura a tornare a casa. Mentre camminava con quel enorme borsone per le strade della città dentro di lui le sensazioni che provava erano qualcosa di indescrivibile, sentiva come se il suo cuore potesse cedere da un momento all'altro. Si guardava attorno come se stesse cercando qualcosa che già sapeva che non avrebbe mai ritrovato.

Durante l'ultima lettera che aveva ricevuto da parte di sua madre, i suoi genitori avevano insistito a far ritornare il figlio dopo il rilascio a Daejeon la sua città natale, proprio per non farlo incorrere in quella situazione che avrebbe dovuto fronteggiare una volta tornato nel suo appartamento di Seoul, ma la testardaggine che da sempre aveva contraddistinto Jongdae era venuta fuori anche in quel momento. Sarebbe andato a trovare la sua famiglia, certo, ma in secondo momento!

Si era trasferito a Seoul ancora ragazzino con l'obbiettivo di entrare al conservatorio

Si era trasferito a Seoul ancora ragazzino con l'obbiettivo di entrare al conservatorio. Era riuscito nel giro di qualche mese a trovare un lavoro come fotografo presso un'importante studio di fotomodelle e con quei guadagni era riuscito a pagarsi gli studi ed a prendere in affitto un piccolo appartamento in centro città. Era stato proprio in quel periodo che la sua vita si era incrociata con quella di Jang Mihee, una ragazza bellissima che anch'essa era venuta dalla periferia per poter frequentare un'importante accademia di danza. Il loro amore era nato così, quasi per caso in un caldo pomeriggio d'aprile in un parco dove il ragazzo era solito andare per scattare qualche foto in piena tranquillità. Nel giro di poco avevano iniziato a frequentarsi finchè i sentimenti dell'una per l'altro erano diventati sempre più forti. Nonostante la giovane età avevano deciso con i sacrifici di andare a vivere insieme e una volta che il ragazzo avrebbe adempiuto ai doveri di cittadino coreano e si sarebbe laureato il loro sogno sarebbe stato quello di creare una famiglia. Eppure tutti quei sogni vennero spezzati così, in una notte d'agosto.

Mancavano poco più di quattro mesi alla fine del servizio militare diEra poco più di Jongdae ed ultimamente sentiva la mancanza della sua ragazza più del solito. Aveva voglia di vederla ed abbracciarla ma le regole ferree della caserma gli permettevano di uscire di rado e di non avere incontri con persone non della famiglia.

Nelle mente del ragazzo i ricordi di quel giorno erano vividi come in un film appena visto. Era riuscito ad uscire dalla base per qualche ora e si era incontrato con la sua ragazza, peccato che la tensione di quei momenti era forte e la coppia non aveva fatto altro che litigare, pesantemente. L'ultimo ricordo che Jongdae aveva di Mihee era quello della giovane in lacrime che saliva sulla sua macchina. L'aveva raccomandata di calmarsi prima di partire ma le sue parole erano servite a ben poco, erano entrambi talmente impulsivi che si erano detti brutte parole fino ad un attimo prima e sarebbe stato quasi impossibile anche per lei mantenere la calma.

Poi giorni di silenzi che per il ragazzo erano diventati qualcosa di atroce che non lo faceva dormire la notte. La ragazza non rispondeva al telefono e quei lunghi messaggi di scuse servivano a ben poco dal momento che non veniva nemmeno visualizzati. Fino alla notizia, la peggiore che avrebbe mai potuto sentire...

Da quel momento la vita di Jongdae non aveva più senso, era diventato un animo glaciale con tutte le persone intorno a lui, la voglia di sorridere non esisteva più e quelli che c'erano dentro di lui erano solo tanti rimpianti per non aver potuto far niente. Si sentiva in colpa per aver alzato la voce e soprattutto per non essere corso da lei alla notizia, anche se c'era ben poco da fare. Aveva cercato più volte di contattare la famiglia di Mihee ma senza nessun risultato, aveva attraversato attimi di depressione dove la voglia di farla finiti gli aveva più volte invaso i pensieri. Mihee per lui era tutto e quel tutto ora... non riusciva nemmeno a pensarlo...

Rientrare in quell'appartamento dopo tutto quel tempo fu un vero colpo al cuore, tutto era ancora lì esattamente messo con la stessa cura con cui la ragazza l'aveva lasciato. Nonostante fossero mesi che quella casa era vuota nell'aria Jongdae percepiva ancora il suo profumo. Quel odore di zucchero filato e vaniglia che l'aveva sempre contraddistinta invadeva le narici del ragazzo. Quel piccolo appartamento era stato tutto quello che avevano costruito e immaginarlo vuoto era per il giovane un colpo al cuore. Sulle pareti le mille foto che avevano scattato durante i loro viaggi, erano belli, sempre abbracciati e sorridenti. Quel sorriso che alla sua Mihee era stato spento durante quel terribile incidente in quella notte d'agosto. Le sensazioni che provava il ragazzo erano qualcosa di difficile da spiegare, era in posto che doveva essere considerato casa eppure senza di lei quella non era più la sua casa.

Una lacrime invase il suo viso, aveva sempre cercato di dimostrarsi un uomo forte, di credere in un miracolo che potesse cambiare l'esito delle cose ma più il tempo passava e più quella forza non c'era più. Si era arreso al fatto che ormai nulla sarebbe più stato possibile e che avrebbe dovuto abituarsi ad accettare la realtà. Eppure dentro di lui c'era ancora una piccola luce che rimaneva accesa, quella luce chiamata speranza.

Aprì lentamente la porta della camera da letto, anche lì tutto era perfetto. Sulla sedia c'era ancora piegato un maglione di Mihee, il ragazzo lo prese con delicatezza tra le mani e lo strinse forte contro di lui. Anche lì si poteva ancora percepire il suo profumo, era uno dei suoi preferiti ed era stato un regalo che il ragazzo le aveva fatto durante i loro primi mesi di frequentazione. Eppure quel maglione, nonostante era ormai consumato era diventato quasi parte di lei. Jongdae si guardò allo specchio, sempre con il candido capo tra le mani, e davanti a lui ritrovò l'immagine di un uomo che quasi non conosceva, un uomo che dopo quel incidente non aveva mai trovato il coraggio di fare un'azione importante. "Sei solo un codardo Kim Jongdae..." si iniziò a ripetere tra se mentre si accorse che appoggiato sul letto c'era peluche che non aveva mai visto. Si avvicinò e notò che il pupazzo indossava una maglietta con scritto proprio il suo nome "Jongdae". Improvvisamente la sua mente venne invasa da un altro ricordo dell'ultima volta che aveva visto Mihee, il motivo per cui avevano litigato era stata una frase detta dalla ragazza che l'aveva fatto imbestialire "Ora dormo con un nuovo amico, visto che tu sembra che ti sei dimenticato di me!" ecco a cosa si riferiva, quel amico di cui parlava era quel peluche, e lui aveva creato tutta quella scenata pensando di essere stato tradito con un altro uomo. Si sentiva stupido e inutile, se già prima ce l'aveva con se stesso per quello che era successo, dopo quella scoperta si odiava ancora di più. La sua Mihee lo amava e lui aveva messo in dubbio questo pensiero per uno stupido scatto di gelosia.

C'era solo una cosa che doveva fare e che fino a quel momento non aveva mai avuto il coraggio di fare, il pensiero gli faceva tremare le gambe ma una forza dentro di lui improvvisamente l'invase. Dopo aver posato il borsone ed essersi fatto una doccia decise che era arrivato in momento di andare da lei, anche se sapeva che la cosa avrebbe provocato ancora tanta sofferenza. L'amore di quella ragazza per lui era sempre stato forte ed evidente, ma lui invece si era solo dimostrato un codardo a non essersi nemmeno al suo capezzale. Si sentiva un colpevole nei suoi confronti per non aver potuto evitare quell'incidente e poi sapeva che la famiglia della giovane provava nei suoi confronti solo tanto odio.

 Si sentiva un colpevole nei suoi confronti per non aver potuto evitare quell'incidente e poi sapeva che la famiglia della giovane provava nei suoi confronti solo tanto odio        

Le mura di quella clinica di periferia davano un senso di solitudine e angoscia. Era la prima volta che Jongdae entrava in quel luogo che qualcuno aveva addirittura addobbato a festa. "Non capisco come la gente voglia addobbare un luogo come questo..." disse a bassa voce quando si rese conto di trovarsi di fronte ad un viso conosciuto. Vedere davanti a lui Miseon, la sorella gemella della sua ragazza fu un vero e proprio colpo al cuore. Era l'esatta fotocopia di lei, stessi occhi grandi e stessa espressione dolce. Il suo volto era rigato dalle lacrime e gli occhi erano talmente rossi che ormai si distingueva difficilmente l'iride dalla pupilla. "Jongdae... alla fine hai avuto il coraggio di venire da mia sorella..." la voce di Miseon era fredda e severa. Il ragazzo era agitato ed un brivido attraversò la sua schiena a quell'incontro "Lo so... hai ragione... non dico nulla se mi impedirai di vederla..." mentre parlava abbassava lo sguardo. "Ci vuole coraggio a venire ora dopo che mia sorella è in coma di più di quattro mesi..." iniziò a ripetere la ragazza con la voce rotta dalle lacrime "Ma so che vedere te sarebbe uno dei suoi desideri, quindi vai. La sua stanza è l'ultima in fondo al corridoio..." il ragazzo annuì e si diresse senza parlare verso la camera di Mihee.

Nel vedere la sua dolce Mihee sdraiata su quel letto Jongdae quasi si sentì mancare l'aria. Giaceva tra alcuni cuscini bianchi tra fasciatura e macchinari che facevano dei rumori assordanti. Erano stati quattro mesi di lotta contro il tempo. Quel incidente in macchina gli aveva provocato un trauma cranico e diverse emorragia interne che i medici erano riusciti a placare mediante un intervento d'urgenza. Poi il nulla più assoluto, erano mesi che la ragazza era in quella condizione irreversibile, che combatteva tra la vita e la morte. I medici avevano avvisato la famiglia che al momento c'era solo il venti per cento delle possibilità che la ragazza potesse riprendersi, ma più il tempo passava e più le possibilità si allontanavano. Il suo sorriso, il suo carisma e il suo sogno di diventare una ballerina si erano spezzati così e il suo Jongdae, che tanto amava, era stato lontano proprio nel momento in cui lei ne avrebbe avuto più bisogno.

Il ragazzo si avvicino lentamente Mihee. Il viso si era riempito di lacrime, tremava e in quel momento si sentiva come un bambino abbandonato. Prese la piccola mano della giovane e la strinse iniziando a canticchiare dolcemente una canzone che lei amava tanto. "Sono solo uno stupido, mi ero arrabbiato con te per la mia assurda gelosia. Ho distrutto tutto per colpa del mio carattere. Vorrei tornare indietro e fermare il tempo a quando eri ancora tra le mie braccia. Io so che tu mi puoi sentire, ti amo Mihee e ti aspetterò per tutta la vita. Avevamo deciso che avremmo costruito una famiglia insieme, avevamo tanti progetti... io credo ancora nei nostri progetti! Tu devi lottare e tornare più forte di prima. So che puoi farcela, sei una guerriera... la mia guerriera... Io non ti lascio più sola, ti ricordi noi ci siamo promessi che staremo insieme per sempre..." cominciò a piangere, quasi senza respirare appoggiando il suo viso poco distante da quello della ragazza. Improvvisamente la macchina a cui la giovane era attaccata inizio ed emettere un suono diverso ma continuo, come se il battito del cuore stava finalmente accelerando. Jongdae alzò la testa spaesato, quando Mihee aprì lentamente gli occhi e con un filo di voce disse "Amore mio..." non poteva crederci, la giovane si era risvegliata davanti a lui. Chiamò immediatamente un medico che corse nella stanza per fare tutti gli accertamenti del caso. "La ragazza si è svegliata! E' un miracolo questo!" urlò il dottore a gran voce a Jongdae che non riuscì a trattenersi dall'emozione per quel momento. Era come se la presenza del ragazzo avesse risvegliato dentro la ragazza la voglia di lottare. Era un miracolo di Natale. Nessuno se lo sarebbe più aspettato, eppure qualcosa di magico era successo. Di certo la strada sarebbe stata lunga da affrontare ma con l'amore e la voglia di stare insieme i due ragazzi ce l'avrebbero fatta a vincere quella battaglia e a riprende in mano i loro progetti.

   

 

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Capitolo 9
*** Light Out - Xiumin ***


Il freddo di dicembre si faceva sempre più sentire. Sulle strade del centro di Seoul la gente correva frenetica alla ricerca del regalo perfetto, chi si metteva in fila per entrare nei gli enormi negozi di brand internazionali, chi si accalcava nelle gioiellerie. Un profumo di dolci canditi e frittelle inebriava le narici di chi aveva invece deciso di fare una semplice passeggiata per assaporare l'atmosfera natalizia che in quel periodo dell'anno creava un'atmosfera quasi da favola. Davanti alla vetrina di un negozio un ragazzo di poco meno di trent'anni rimaneva incantato nel osservare qualcosa esposto, un'enorme giostra carillon con i cavalli che girava a tempo di musica. Dopo essere rimasto alcuni minuti a guardala si era finalmente deciso ad entrare. Una commessa si era avvicinata con tono gentile "Posso aiutarla?" la risposta del ragazza fu quasi imbarazzata "Volevo sapere quanto costa quel carillon esposto". La sua voce era timida e quasi tremante "Il carillon con i cavalli, ottima scelta! Costa 130000 won! Vuole che gliela impacchetto?" lo sguardo del giovani divenne subito triste. "No no, ero solo curioso di sapere quanto costava!" esce dal negozio quasi volesse fuggire.

Si siede su una panchina vicino al negozio e apre il portafoglio guardando quanto gli è rimasto, sicuramente una cifra non abbastanza per poter prendere quel carillon

Si siede su una panchina vicino al negozio e apre il portafoglio guardando quanto gli è rimasto, sicuramente una cifra non abbastanza per poter prendere quel carillon. Estrae dalla tasca un biglietto, scritto con la scrittura insicura e scorretta di una bambina di sei anni "Sogno il carrillon con i cavalli con la canzone che cantava sempre la mia mamma". Nel rileggere quelle parole un velo di tristezza attraversò gli occhi del ragazzo. Ripose il pezzo di carta in tasca quando lo squillo del cellulare lo riportò immediatamente alla realtà "Minseok!!! Si può sapere dove diavolo sei finito???" la voce di un uomo decisamente arrabbiato al di là del telefono lo fece sobbalzare. Guarda l'orologio e si rende conto di essere in ritardo "Signor Park! Oddio mi scusi, sisi sto arrivando... Non passava l'autobus!" il ragazzo iniziò a guardarsi attorno nella speranza di veder arrivare qualche mezzo che avesse potuto portarlo nel quartiere dove lavorava, dall'altra parte della città.

Il bar dove il giovane Kim Minseok lavorava si trovava in una zona piuttosto periferica della città, un luogo principalmente accerchiato da uffici e grandi imprese. Il signor Park aveva assunto il giovane quando era ancora un'adolescente e ormai lo trattava come se fosse suo figlio, peccato che c'era una cosa che non tollerava e questi erano i ritardi. "Eccoti finalmente!" disse l'anziano uomo a Minseok che quasi stava sbattendo contro la porta da quanto correva "Mi scusi signor Park! Giuro che non succederà più..." disse inchinandosi davanti allo sguardo arrabbiato del proprietario e mettendosi velocemente il grembiule per mettersi all'opera dietro il bancone.

Da sempre considerato un ragazzo con la testa sulle spalle, Kim Minseok metteva passione ed impegno in tutto quello che faceva. Non aveva ancora compiuto trent'anni eppure la sua vita era stata da sempre una vera e propria corsa ad ostacoli. Aveva lasciato Guri, la sua città natale quando era poco più che un adolescente con il sogno di raggiungere la capitale per tentare di entrare in qualche agenzia di spettacolo, nonostante la sua famiglia fosse da sempre contraria. Secondo i suoi genitori avrebbe dovuto rimanere in paese per imparare a fare il parrucchiere e continuare a lavorare nel negozio del padre, una volta andato in pensione. Eppure a Minseok quel lavoro proprio non piaceva, amava ballare e cantare e fin da piccolo quello che voleva era diventare un idol. Aveva raggiunto Seoul con pochi soldi in tasca e tanti sogni nel cassetto da realizzare. Peccato che però la vita in città non era cosi facile per un ragazzo che doveva mantenersi da solo, senza l'appoggio dei genitori. Aveva affittato un piccolo appartamento fuori città e faceva diversi lavori pur di riuscire a vivere. La sua era sempre una corsa contro il tempo dove si destreggiava tra un lavoro e l'altro dall'alba fino a notte fonda. Era riuscito nel frattempo a conquistarsi qualche provino in alcune agenzie, peccato che il risultato era sempre lo stesso due di picche.

Fortunatamente, poi, era riuscito a conquistarsi un contratto al bar del signor Park che almeno gli dava la tranquillità di potersi pagare l'affitto.

Il Natale era ormai alle porte e al bar del signor Park c'era più trambusto del solito. Minseok, con il solito sorriso, serviva la clientela mentre il padrone rimaneva fisso in cassa. Eppure quel giorno la mente del ragazzo era distratta al pensiero di quel carillon che aveva visto in vetrina e il desiderio di quella bambina scritto su quel pezzo di carta sgualcito dentro la tasca posteriore dei suoi pantaloni. Yoo- Jung aveva da poco compiuto sei anni ed la cosa più cara che la vita avesse potuto regalare a Minseok. Amava quella bambina più di quanto amasse se stesso e se negli ultimi anni aveva deciso di abbandonare il sogno di diventare famoso era sicuramente per lei. Il giovane aveva conosciuto la mamma della bambina quasi per caso mentre cercava di fare un provino per un'importante agenzia. Lei, la bellissima Ji-Sun, faceva parte di un gruppo femminile di idol di successo ed era considerata una delle ragazze più ambite in quel momento. Avevano iniziato a frequentarsi così, quasi di nascosto dalla stampa e dai vertici dell'agenzia e la giovane era rimasta incinta dopo una loro fugace notte di sesso. Non erano mai stati veramente insieme. Eppure il destino fu tanto crudele che quando la bambina nacque delle complicazioni portarono via la bella Ji-Sun da Minseok per sempre, lasciando il ragazzo a dover crescere Yoo-Jung in completa solitudine.

La piccola non aveva mai chiesto niente a suo papà, era una bambina sempre felice e assomigliava molto alla giovane madre. Un giorno, quasi per caso, passarono alle televisione alcuni video in ricordo di Ji-Sun e fu proprio lì che Yoo – Jung sentì per la prima volta la voce della madre cantare. Era un brano di natale e proprio quel brano venne utilizzato come musica per un carillon con i cavalli. Con la sua scrittura insicura preparò un biglietto e lo nascose nella tasca dei pantaloni del papà che riuscì a ritrovarlo solo qualche giorno dopo. Se quello era il desiderio di Yoo-Jung, non c'era altro da fare che realizzarlo. Peccato che tra l'affitto e le spese, i soldi che Minseok guadagnava al bar non erano abbastanza per compralo. Aveva già diversi debiti con il signor Park e chiedere dei soldi non sarebbe di certo stata l'idea migliore. Eppure voleva far felice la sua bambina. In un modo o nell'altro ce l'avrebbe fatta.

Era ormai ora di chiusura e Minseok stava sistemando gli ultimi bicchieri mentre il signor Park faceva i conti in cassa. Notò l'espressione pensierosa del giovane "C'è qualcosa che ti affligge? E' tutto il giorno che sembri particolarmente giù di morale..." chiese gentilmente. Minseok scosse la testa "E' solo che stavo pensando che anche questo Natale non riuscirò a far nessun regalo a Yoo-Jung, sta crescendo e presto inizierà a sentirsi diversa dalle sue coetanee". Senza quasi guardare in faccia il superiore si mise a continuare il lavoro che stava facendo. L'uomo lo guardò intenerito, sapeva la fatica che faceva il giovane a crescere da solo la bambina. "A te piace cantare vero?" chiese improvvisamente, Minseok lo guardò stupito. Non aveva mai parlato al suo capo del vero motivo per cui aveva raggiunto la città. "Come fa a saperlo?" chiese particolarmente incuriosito. "Tua figlia la sa lunga lo sai? La scorsa settimana, quando hai chiesto a mia moglie di andarla a prendere a scuola ha fatto questo disegno" estrasse dal cassetto un foglio di carta, con un disegno di Yoo-Jung. Nella sua fantasia era rappresentato Minseok, vestito da supereroe con il microfono in mano e con scritto "spero che un giorno il sogno di mio papà di realizzi". Dopo aver guardato più volte il disegno, Minseok alzò lo sguardo verso il signor Park con lo sguardo visibilmente emozionato. Non si sarebbe mai aspettato qualcosa del genere. "Non sapevo di questo disegno, non mi ha detto niente, di solito mi raccontato tutto quello che fa a scuola" sottolinea con lo sguardo dolce. "Vuoi guadagnare qualcosa? Ecco, domani sera ci sarà uno spettacolo di Natale all'associazione dove mia moglie gioca a burraco e cercano un cantante! Ti daranno quasi 140000 won!" il ragazzo sorride stupito, in realtà nonostante il suo sogno era quello di diventare un idol è da tanto tempo che non si esibisce davanti a qualcuno, soprattutto un pubblico raffinato come le persone che solitamente frequenta l'anziana moglie del signor Park. Vorrebbe declinare la proposta, eppure quella cifra di soldi allettante sarebbe perfetta per poter comprare quel carillon a Yoo-Jung. Si gratta la testa pensieroso. "Ok, ci sto!" risponde sorridente nonostante la preoccupazione dentro di lui di far brutta figura è tanta, ma per la sua bambina questo ed altro.

         

E' la vigilia di Natale, e lo spettacolo di Minseok all'associazione di burraco è andato a gonfie vele. E' riuscito addirittura ad ottenere un piccolo lavoro serale al club durante i venerdì sera quando gli associati hanno i tornei di carte. Cantare e ballare davanti a delle persone che lo acclamavano come una star è stato per giovane tornare con la mente per qualche istante a i ricordi di quando era adolescente e sognava una carriera nel mondo dello spettacolo. Non fece in tempo a ricevere la busta con i guadagni della serata che si precipitò ad acquistare il carillon nel negozio in centro città. Quei soldi sarebbero potuti servire per riparare i tanti debiti che aveva ma in quel momento la priorità era quella di rendere la sua Yoo-Jung contenta e poterle far festeggiare un Natale come tutti i suoi coetanei.

Dopo aver lavorato ed essere andato a prendere la piccola al centro dove rimaneva per fare alcune attività pomeridiane era finalmente giunto il momento di tornare nel suo piccolo appartamento. Nascose con cura il regalo per poterlo mettere sotto il piccolo albero di Natale che aveva preparato per l'occasione e farlo trovare alla bambina l'indomani. "Papà che bello, hai fatto l'albero di Natale!" sorrise felice Yoo-Jung mentre ammirava il piccolo albero decorato con luci e palline colorate. "Hai visto, chissà se quest'anno Babbo Natale passerà anche a casa nostra!" rispose dando un piccolo bacio sulla testa della bambina. Passarono tutta la sera a giocare insieme ed a guardare cartoni animati, cercando di far stancare sempre di più Yoo-Jung per farla addormentare.

La mattina seguente la neve aveva imbiancato i tetti dei palazzi circostanti e le strade erano tutte bianche. Minseok, come al solito, si era alzato presto ed aveva svegliato dolcemente la figlia. Nel raggiungere il salotto Yoo-Jun si rese conto che c'era un enorme pacco sotto l'albero. "Papà è arrivato Babbo Natale!!! Vuol dire che siamo stati buoni quest'anno!" urlò tutta emozionata precipitandosi ad aprire il pacchetto. "Fai piano Yoo-Jung" cercò di calmarla Minseok ma la piccola aveva già aperto il grande pacco e lo guardava incredula. Improvvisamente si alzò ed abbraccio il padre sussurrando "Questo regalo l'ha detto la mamma lassù a Babbo Natale di portarlo..." le dolci parole fecero commuovere il ragazzo. Strinse forte la bambina che si alzò di scatto e corse a prendere qualcosa nel suo zaino. Porse un disegno a Minseok "Ecco questo è per te invece". Il disegno rappresentava lui e la piccola con tanti cuori tutti attorno. "Che bello Yoo-Jung" disse il ragazzo sorridendo. La bambina lo strinse forse in un abbraccio "Ti voglio bene papà, grazie di fare così tanto per me!" quelle parole emozionarono il ragazzo, era la prima volta che la bambina gliele diceva. Prese in braccio la figlia e la portò alla finestre stringendola forte a se in quell'atmosfera magica che si era creata attorno a loro, grazie alla neve e alla sensazione di famiglia che finalmente si riusciva a sentire.        

   

 

 

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