Kairos

di Zomi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** #1 ***
Capitolo 2: *** #2 ***
Capitolo 3: *** #3 ***
Capitolo 4: *** #4 ***
Capitolo 5: *** #5 ***
Capitolo 6: *** #6 ***
Capitolo 7: *** #7 ***



Capitolo 1
*** #1 ***


La storia partecipa al Christmas Lockdown indetto dal FairyPieceForum
Giorno: 18 dicembre
Stanza: Cucina
Prompt: Sorella maggiore


 


 
Kairos




Avere un inquilino è un’ottima cosa.
Si dividono le spese in due.
Si dividono le fatiche in due.
Si dividono anche gli spazi certo, basta una buona organizzazione e una dose inesauribile di pazienza ed avere un inquilino diventa una vera risorsa.
Basta davvero poco.
E possibilmente nessun lockdown nazionale per pandemia mondiale.
-Non so se ci rendiamo conto!- sbraitava giusto in quella mattina Nami, pc acceso sul tavolo della cucina e cuffiette calate nei padiglioni auricolari, in una video chiamata con la sorella maggiore.
-Ma sono chiusa in casa, in smart working, senza la possibilità di uscire per fare nulla che non sia il rifornirsi di beni elementari al vicino supermercato, in prossimità delle festività natalizie e come se non bastasse- alzò un dito per sottolineare la tragicità dell’ultimo elemento della sua personale formula chimica della sfiga -Devo subire tutto questo con la sola loquace, spiritosa e confortante compagnia di Zoro-
Ringhiò, reggendosi il capo con entrambe le mani già esausta.
-Non è umanamente accettabile tutto questo! Non Roronoa Zoro!-
Nojiko annuì, solidale ma a distanza di sicurezza cibernetica e non, dalla sorella.
Già, Roronoa Zoro.
Il nuovo affittuario della sua docile sorellina.
L’inquilino che non divideva le spese, figuriamoci le fatiche, gli spazi si ma con una certa prepotenza maschile e che di pazienza non conosceva nemmeno il nome, figuriamoci dell'organizzazione.
O almeno così raccontava Nami.
Anche se, l’aneddoto dell’orientamento inesistente del soggetto, che lo portava a cercare la cucina nel seminterrato, o la sua stanza in quella di Nami, non rendeva così impossibile capire perché i due coinquilini litigassero con così elevata frequenza e voracità.
-... non posso farcela Nijoko- tornò a fissare la sorella oltre lo schermo, trovandola fronte sbattente sul tavolo della cucina -Non nè uscirò sana di mente-
-Nami, non essere tragica- rise negli auricolari, che fremettero nelle orecchie della rossa.
-Tragica?- sbottò facendo ringhiare il microfono e fulminando la telecamera -Nojiko, quell’idiota è andato a correre alle quattro del mattino, in barba al coprifuoco, affermando che la sua tabella di allenamenti non si sarebbe fermata davanti a un’epidemia mondiale-
-Bhè è uno sportivo…-
-Me l’hanno riportato a casa la gendarmeria, invitandomi a tenere d’occhio con maggior attenzione i miei inquilini: io, tener d’occhio un uomo fatto e maturo come Zoro! Ci rendiamo conto??-
-Gendarmerie esagerate- sbuffò Nojiko.
-Gendarmerie che me l’hanno riportato a casa quattro volte finora: tre delle quali perché si era perso nel quartiere! E il nostro quartiere è il più piccolo della città-
La risata di sua sorella le vibrò nel canale uditivo, irritandola maggiormente.
Ecco, ecco che ci guadagnava ad avere un inquilino e una sorella maggiore: problemi e derisione.
In lockdown!
Non ne sarebbe uscita sana di mente, ne era convinta.
-Potresti smettere di ridere delle mie disgrazie, e darmi un barlume di solidarietà fraterna?- sbuffò, sistemandosi la chioma rossa, oscuranod pe run attimo la visione della cucina alla telecamera.
-Ehi, l’hai voluto tu un coinquilino- l’additò sorniona la sorella -Mal che si vuole-
-Ti duole- mugugnò la minore, provocando una nuova risata nella sorella.
-Andiamo Nami, almeno avrai compagnia durante le festività- le sorrise Nojiko, ma Nami non riuscì a non gonfiare le guance contrariata.
-La fai facile tu, non devi litigarci per ogni singola cosa- sospirò attorcigliando il cavo degli auricolari , posando i gomiti sul tavolo della cucina -La spazzatura, il bagno allagato… per fino per lavare i piatti o rassettare la cucina!-
Sospirò al ricordo della sera precedente, dove si erano lanciati le spugne imbevute di detersivo, in una lotta su chi dovesse o meno lavare i piatti nel lavello.
-Sarei proprio curiosa di vederlo questo famigerato Roronoa Zoro- ridacchiò nuovamente Nojiko -Me ne hai raccontate così tante su di lui che mi sembra di conoscerlo, ma a fisionomia…-
-Non ti perdi granchè- negò col capo Nami, chiudendo gli occhi e ignorando l’aprire del frigo dietro le sue spalle -Insomma, è un atleta fissato con la sua routine di esercizi, i film splatter, il suo impiego sportivo e-
-E che indossa pantaloni di tuta scuri senza maglia-
-Esatto!- schioccò le dita contro la sorella Nami -È il suo abbigliamento preferito in casa e… Nojiko cosa guardi?-
-Mmmm nulla- vide la sorella sporgersi sul monitor, rimirando qualcosa alle sue spalle.
Un lungo brivido le solcò la schiena, costringendola a voltarsi lentamente, preparandosi psicologicamente alla visione di Zoro, di spalle e intento a bere avidamente una birra il frigo ancora aperto, mentre indossava i citati pantaloni scuri e alcuna maglia sulla poderosa schiena.
-Roronoa!- strillò indignata la rossa -Mettiti qualcosa addosso! Non lo vedi che sono in videochiamata con mia sorella??-
Zoro si voltò di tre quarti verso la rossa, occhiando vago il pc acceso e una figura femminile agitare la mano in un saluto verso di lui.
-Oi- alzò in risposta la bottiglia di birra, avvicinandosi allo schermo -Tua sorella quindi?-
-Mia sorella quindi- si morse un labbro squadrandolo Nojiko, e Nami ringraziò il cielo che le cuffie fossero ancora incorporate al pc a zittire la risposta della sorella.
-Non è così male Nami- sorrise sornione Nojiko -Anzi, ha stile nel vestirsi: sai, se ti concentrassi di più sui suoi pettorali e meno sul suo scarso orientamento, credo che la convivenza riuscirebbe meglio. Si, si i pettorali e magari anche quel bel sedere da mor-
-Ho problemi con la linea, sto entrando in un tunnel, saluta mamma e papà, ciao Nojiko!- chiude rapida il laptop Nami, voltandosi a fulminare imbarazzata Zoro.
-Tu- l’additò alzandosi -Va a metterti qualcosa addosso-
-Ok- scrollò le spalle il ragazzo, finendo la birra e posandola sul pc chiuso -Tu va a comprare le birre: sono finite-
Una bottiglia da 25ml fu lanciata a schiantarsi contro la parete appena svoltata da Zoro.
Non ne sarebbe uscita sana di mente Nami, lo aveva già forse detto?


 

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Capitolo 2
*** #2 ***


La storia partecipa al Christmas Lockdown indetto dal FairyPieceForum
Giorno: 19 dicembre
Stanza: Camera da letto
Prompt: A è rimasto chiuso dentro la stanza, B prova a liberarlo ma...







Quando Nojiko si era sposata e aveva lasciato la casa familiare, i genitori avevano convenuto che anche per loro fosse tempo di cercare una nuovo nido d’amore adatto al nuovo nucleo familiare ridotto.
Perchè da quel calcolo matematico, Nami ne fosse stata esclusa, non era stata una domanda da porsi per la rossa quando si era ritrovata unica proprietaria della casa.
La casa era solamente sua ora!
I lavori erano iniziati subito: sfratto del mobilio della camera padronale e trasferimento rapido dei suoi averi dalla ex camera da letto ora adibita a stanza da affittare a Roronoa, abbattimento della parete che divideva la camera parentale con quella della sorella maggiore e creazione della tanto agognata cabina armadio che era stata rimpinzata di scarpe, vestiti e uno specchio a figura intera, tinteggiamento interni e sostituzione della vecchia caldaia tossicchiante.
Tutto era ottimale, funzionale, a risparmio energetico e perfetto.
O quasi.
Se non fosse stato per quelle serrature arrugginite e che spesso si inceppavano grazie al solo aiuto dell’aria e che…
-Roronoa fa qualcosa!-
… chiudevano Nami nelle sua camera da letto bloccandosi testardamente.
-Ci sto lavorando- replicò atono Zoro dall’altra parte della porta, agitando la maniglia della camera da letto della rossa  -Perchè non hai ancora cambiato le serrature?-
-Siamo in lockdown!- ringhiò quella esasperata -Il ferramenta non poteva uscire e… e poi è un ladro! Mi ha chiesto un capitale per quattro serrature!-
-Tsk, la solita tirchia-
-Roronoa te lo ripeto: fa qualcosa!- urlò.
Non era possibile, non poteva esserlo!
Chiusa in casa per lockdown poteva accettarlo, ma chiusa in camera da letto come una quattordicenne in punizione no!
Si gettò sul letto gemendo, scalciando nell’aria rabbiosa.
-Potrei sfondare la porta- propose il suo inquilino ma il ringhio di Nami lo persuase.
-La ripaghi tu se la sfondi!- lo minacciò, raggomitolandosi tra le coperte -Cerca qualcosa con cui sbloccarla: un cacciavite, un piede di porco… una spada!-
-Una chiave?-
-Quello che ti pare, ma fallo!- lanciò un cuscino contro la porta chiusa, tornando a raggomitolarsi tra le coperte.
Stupido lockdown, stupida serratura, stupida camera da letto con porta difettosa.
Stupido Zoro!
Lo sentì allontanarsi senza avvertirla o dirle se andava in cerca di una soluzione, o almeno  Nami sperava che quella fosse il suo intento.
Mugugnò contro la coperta, nervosa e coi muscoli tesi, e non si stupì di cedere lentamente a una lieve sonnolenza sempre maggiore.
Riaprì gli occhi che il buio del tardo pomeriggio oscurava totalmente la camera da letto.
Barcollante e al buio, si avvicinò alla porta, trovandola ancora chiusa.
-Zoro?- chiamò rauca -Zoro?-
Dov’era finito ora? Possibile che si fosse perso in casa?
Si passò il dorso di una mano sugli occhi, tastando al buio la parete in cerca dell’interruttore.
Urtò così la maniglia, che cigolante fece scattare la serratura bloccata che aprì, beffarda, la porta.
Libera, era libera!
E senza l’aiuto di quel fannullone di Zoro che… che… dov’era finito?
-Zoro!!!- chiamò avventurandosi nel corridoio del piano superiore, mirando alla sua ex camera e rifugio segreto del ragazzo.
Lo trovò lì: addormentato sul suo letto, russante e del tutto ignaro della sua liberazione.
No, peggio: del tutto dimentico della sua prigionia.
-Ehi!- gli lanciò contro una scarpa da ginnastica -Grazie tanto per esserti ricordato di me!-
-Prego- mugugnò quello, non fingendo nemmeno di alzarsi a incrociare il suo sguardo furente.
-Hai almeno cercato un modo per sbloccare la porta?- si avvicinò al letto, zampettando tra scarpe, maglioni, pesi mal riposti e un cacciavite.
Alcuna risposta le giunge dall’ammasso di coperte e respiro profondo che occupava il letto, nemmeno quando scostò una coperta dal volto rilassato e dormiente di Zoro
-Sai- si sistemò sul materasso morbido accanto a lui -Ho come l'impressione che tu- lo punzecchiò con un dito su un fianco -Abbia primo sbloccato la serratura, e poi vedendomi addormentata, ne abbia approfittato per dormire anche tu-
Nessun mugugnò di protesta o risposta le fu concesso ma un lieve ghigno derisorio solcò per un breve attimo le labbra del verde, e la tentazione di prendere un cuscino e soffocarlo palpitò violenta sul volto della rossa.
Ma per quella volta si trattenne.
Prese si un cuscino, ma lo sistemò sul lembo di materasso libero, accucciandosi accanto alla mole del coinquilino.
-Credo che ne approfitterò anch’io allora- sussurrò piano Nami, chiudendo gli occhi e occupando la camera da letto del coinquilino.
Quando li riaprì una calda coperta la scaldava con il russare roco di Zoro.



 

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Capitolo 3
*** #3 ***


La storia partecipa al Christmas Lockdown indetto dal FairyPieceForum
Giorno: 20 dicembre
Stanza: Bagno
Prompt: “Una candela di Natale è una bella cosa: non fa rumore ma dolcemente offre se stessa" [Eva Logue]






Il lockdown era stato confermato anche per le festività: Natale e Capodanno si sarebbero festeggiati in modo privato e sobrio, senza cenoni o grandi feste.
A Zoro andava più che bene.
Era un amante dell’alcol e della compagnia vero, ma non disprezzava la calma di una giornata passata a casa a poltrire.
O a radersi in bagno.
Schiuma, lametta, dopobarba e Nami seduta sul water.
-Non potevi aspettare che finissi?- lo richiamò la rossa per l’ennesima volta durante i cinque minuti di fissaggio della schiuma da barba.
-Non potevi andare a farla da un’altra parte?- si passò un pò di schiuma sotto il mento.
-Oh si hai ragione!- si battè il palmo sulla fronte, volgendo il capo al cielo -Da domani mi armo di badile e vado a farla in giardino-
Si voltò a guardarla: seduta sul water, mutandine calate alle caviglie con i pantaloncini, calzettoni sopra il ginocchio e maglioncino a collo alto ed esageratamente grande.
-Sei seria?- inarcò un sopracciglio.
Nami lo studiò per un lungo momento, occhi ridotte a due fessure scure.
-Tu non puoi essere così di natura: succhiavi le pile da piccolo o direttamente il plutonio radiattivo?-
Zoro tornò a fissare il suo riflesso allo specchio del lavandino, armandosi di lametta.
Quella mocciosa l’avrebbe mandato al manicomio prima o poi.
O in carcere per omicidio.
Sempre se avessero trovato il cadavere.
Era così sardonica, saccente, puntigliosa e parlava anche se lui non l’ascoltava, prendendolo in contropiede.
Come in quell’esatto momento.
-... candele-
-Come?- sollevò un sopracciglio, iniziando a passare la lametta sul contorno del viso, risiacquandola nel lavandino colmo d’acqua.
-Candele- ripetè Nami, battendo i talloni tra loro nella posa storica sulla tazza -Ne abbiamo una qui in bagno ma dovremmo metterne altre per la casa-
-Per darle fuoco più facilmente?- inclinò il capo facendo passare il rasoio sulla mascella.
-Per l’atmosfera- si strinse nelle spalle Nami, tracciando il contorno della candela a fusto alto, che svettava tra la carta igienica e un flacone di shampoo addormentati sul ripiano della finestra.
-Tra un pò è Natale e… sarebbe carino-
Zoro non commentò.
Non capiva molto l’euforia per le celebrità natalizie, nè il desiderio di farsi regali o impegnarsi ad essere maggiormente più buoni.
-Fa come vuoi- si ripassò la lama sul contorno delle labbra, guardando di sottecchi la coinquilina ammirare la candela solitaria, dondolandosi sulla punta dei piedi.
-Mamma diceva spesso che regalare una candela a Natale non è banale, anzi- raccontò a uno Zoro distratto -Lei mi diceva sempre che Una candela di Natale è una bella cosa: non fa rumore ma dolcemente offre se stessa- sorrise al vetro colorato di condensa -Penso sia un bel pensiero. Tu no?-
Zoro la studiò per un lungo attimo, metà volto rasato e l’altra metà ancora da fare, mentre la schiuma da barba gocciolava sulla maglia a maniche corte che indossava.
Ripose il rasoio sulla mensola dello specchio e, rovistato nelle tasche dei pantaloni, si avvicinò alla rossa.
-Zoro?- lo squadrò lei, pronta ad urlargli di rispettare i suoi spazi almeno nell’esecuzione dei bisogni elementari fisici.
Ma quando lo vide sporgersi su di lei con la mano armata di un accendino rubato a chissà chi -o semplicemente a quel suo amico Sanji che sempre faceva lo scemo con lei-, tacque curiosa.
L’accendino schioccò un crepitio caldo, che durò un solo attimo, e che al suo finire permise a Zoro di tornare a radersi al lavandino.
Non ci mise molto, come nei suoi programmi.
Ma per tutta la durata che occupò il lavandino, Nami rimase seduta sul water con gli occhi fissi alla finestra.
E alla candela che le aveva acceso.







 

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Capitolo 4
*** #4 ***


La storia partecipa al Christmas Lockdown indetto dal FairyPieceForum
Giorno: 21 dicembre
Stanza: Lavanderia
Prompt: ---





Cinquanta. Cinquantuno. Cinquantadue.
-Zoro…-
Cinquantatre. Cinquantaquattro. Cinquantacinque.
-... Zoooroooo~ -
Cinquantasei. Cinquantasette. Cinquantotto.
-Zoro!-
Cinquantanove. Sessanta. Sessant… boxer.
Zoro alzo la testa dal pavimento su cui stava svolgendo la sua sessione di addominali giornalieri, fulminando Nami oltre lo stendino che li divideva.
-Che vuoi?- sbottò alzandosi e lanciandole addosso il medesimo paio di boxer con cui la rossa l’aveva colpito per attirare la sua attenzione.
-Una mano magari?- indicò lo stendino ricoperto di vestiti Nami, allargando le braccia poi alla montagna i vestiti da stendere e piegare.
Zoro credeva che allenarsi nella lavanderia durante il lockdown fosse una genialata: clima secco per la presenza della caldaia e ottimale per reggere meglio la fatica, umidità perfetta per il susseguirsi di vestiti in asciugatura e la sua sudorazione, e la pace che serviva per la sua meditazione post piegamenti.
Non aveva compreso nel calcolo che fosse giornata di bucato, e che avrebbe condiviso la compagnia di lavatrice, stendino e caldaia con Nami.
-Avanti!- lo richiamò, sbattendo nell’aria una maglia per poi stenderla accuratamente su un suffisso del telaio dello stendibiancheria.
-Te la stai cavando bene anche senza di me, perché dovrei aiutarti?- indicò l’arnese contrariato, e un nuovo paio di boxer li finì umidiccio in faccia.
-Perché ci sono anche i tuoi vestiti qui in mezzo e perché così finiamo prima- rispose piccata, sollevando da terra una nuova massa scomposta di abiti da stendere -Allora?-
Riluttante Zoro si avvicinò alla coinquilina, occupando il lato opposto dello stendino.
Lui nemmeno sapeva il nome di quell’affare fino a quando non era andato a vivere in quella casa, e ora si ritrovava perfino a usarlo!
Inaudito e… complicato!
Dannazione, perché le maniche delle maglie si intrecciavano tra loro, e perché i calzini si rivoltavano nel senso sbagliato??
Perché i suoi stessi vestiti ora gli erano nemici??
E perché l’arnese stendicose aveva spazi così ridotti?
-Aspetta- rise lieve Nami, rubandogli un grugnito contrariato -Ti aiuto-
Gli prese le mani e, in disaccordo con la violenza che usava per colpirlo quando litigavano, dolcemente e con cura guidò le sue dita nello slacciare l’abbraccio aggrovigliato di una maglia, rivoltando i calzini nel verso esatto e colorato, insegnandogli come addomesticare i stendicose.
-... stendili così, si, così, bravo- lo incitò quando iniziò a posare le maglie sul filo teso del telaio del stendino, osservandolo con occhi dolcemente attenti e continuando esperta nel strizzare i vestiti umidicci.
Non era così male, lo doveva ammettere Zoro. Certo, umido e ripetitivo come lavoro, ma se Nami canticchiava a quel modo, sorridente e sistemandosi regolarmente le ciocche di capelli dietro l’orecchio, no, non era così male.
-Abbiamo quasi finito- la sentì parlottare mentre piegava i vestiti asciutti, lasciandolo armeggiare ormai esperto con lo stendino.
-Poi ti porto in camera il tuo mucchio di vestiti…-
-Mmm- stese per bene un paio di jeans, agguantando veloce una maglia e un maglioncino, iniziando a stenderli.
-... non lasciarli sulla sedia per giorni: mettili subito via-
Stese i due capi e ne afferrò rapido un terzo, registrandone vagamente la mordibezza e il ristretto uso di tessuto che lo formava.
-Altrimenti rischi di stroppicciarli e… ah! Quelle sono mie-
Zoro alzò gli occhi su Nami, non capendo bene le sue parole, studiandola con il dito teso a indicare l’indumento che stava stirando con i palmi, prima di stenderlo.
-Quelle- agito l’indice in sua direzione -Sono mie-
Zoro abbassò gli occhi, osservando inconscio le mutandine con pizzo che reggeva a due mani, risollevando il capo sulla rossa ma riportandolo subito sull’intimo.
Intimo di Nami.
Tra le sue mani.
-Mi pare ovvio- si schiarì la gola per mitigare l’imbarazzo, affrettandosi a stenderlo sul stendimutande… stendibiancheria Stendibiancheria!
-Di certo non sono mie- grugnì nasale, armandosi di jeans bagnati e lavorandoli esperto.
-Chissà- rise Nami, osservandolo sorniona -Magari ti stanno bene…-
-Mocciosa non ci provare- l’avvertì.
Non voleva litigare.
Non voleva pensare a quelle mutandine!
-Come vuoi- alzò le spalle Nami, caricandosi le braccia di vestiti piegati e avviandosi verso la porta.
Sempre la solita!
Perché doveva essere così ambigua e priva di pudore?
Perché doveva essere così sfacciata e… provocante!
Perché doveva punzecchiare il suo pessimo carattere e il suo delicato equilibrio ormona…
-Zoro?-
-Mmm?- grugnì poco tollerante, non alzando nemmeno gli occhi dallo stendino.
-Lì in mezzo... - indicò con un cenno del capo il mucchio ancora abbondante di abiti da stendere -... dovrebbe esserci anche il coordinato-
Corse via ridacchiante prima che Zoro potesse fulminarla con gli occhi.
Stupida ragazzina ridacchiante… con completini provocanti!
Zoro era certo che non ne sarebbe uscito sano di mente.
Nè dal lockdown, nè dalla lavanderia.


 

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Capitolo 5
*** #5 ***


La storia partecipa al Christmas Lockdown indetto dal FairyPieceForum
Giorno: 22 dicembre
Stanza: Salotto
Prompt: Pigiama



 
Erano giunti a una pacifica e consolidata routine.
Gli spazi della casa erano stati definiti con cura e tempistiche concordate, il silenzio per la meditazione di uno e il lavoro dell’altra pure, la collaborazione nello svolgimento dei compiti domestici come delle uscite permesse dalle normative pandemiche.
Era un equilibrio precario e sensibile, ma che entrambi erano ben decisi a mantenere per la sopravvivenza al prolungato lockdown.
Dovevano sopravvivere.
Possibilmente senza una condanna per omicidio pendente sulla fedina penale di uno dei coinquilini.
E il restante inquilino scomparso.
Erano riusciti a creare tacitamente degli spazi isolati per ognuno di loro, non rinunciando però alla compagnia reciproca che avevano, tacitamente sempre, iniziato a provare e apprezzare.
Compagnia che sempre silenziosamente, avevano deciso di condividere in quella routine serale e a luci spente.
Soffuse serate, pigre e calorose, che li vedevano uniti nel divano ampio del salotto, dove sonnecchiavano o si lasciavano cullare dal film serale a tema rigorosamente natalizio.
Meglio ancora se strappalacrime.
-Mmm!- si stiracchiò Nami, sollevandosi con schiena arcuata da gatta dal divano -Fa freschino stasera-
Zoro non staccò gli occhi dallo schermo della tv, nemmeno quando Nami tornò ad accoccolarsi contro il suo fianco, posando la guancia sulla spalla.
-È normale- commentò infine, rispondendo solo all’inizio della pubblicità.
-Per l’inverno?-
-Per il pigiama-
-Che ha il mio pigiama ora?- sollevò la testa e studiò il suo bellissimo pigiama: pantaloni lunghi di una vecchia tuta (di Zoro, ma il ragazzo non doveva necessariamente saperlo) e una maglia a maniche corte con sopra un leone-girasole.
O un girasole leonino.
Non ricordava bene come l’avesse chiamato sua madre quando gliel’aveva regalata.
-Se indossi le maniche corte e poi hai freddo, non lamentarti- inarcò un sopracciglio il ragazzo, premendo tasti a caso del telecomando in uno zapping annoiato -Tu davvero vai a letto così?-
-Ho solo detto che è freschino- gonfiò le guance Nami -E poi che male c’è? Tu come ci vai a letto?-
-In boxer- rispose scrollando le spalle.
-È quella vestita poco sarei io- alzò gli occhi al cielo, spostando il corpo sul bracciolo del divano.
Puntiglioso di un Roronoa!
Zoro non replicò, sdraiandosi sul divano e portando il capo sulle gambe piegate di Nami, in un movimento fluido in cui ormai era esperto.
La rossa nemmeno ricordava più com’era iniziato il collaudo di quella posa, che era entrata a gamba tesa nella routine della loro serata salotto-film-luci spente.
-A volte sembri un vecchio brontolone- borbottò all’inquilino, posando la mano tra i suoi capelli, iniziando una lenta cadenza di carezze.
-Disse la mocciosa che non sa vestirsi- si mosse contro il suo fianco, portando un braccio tra le caviglie della rossa.
-La prossima volta che la gendarmeria ti riaccompagna a casa, fingo di non conoscerti…-
-Shhh-
-... disconoscimento di inquilino. Si lo farò-
-Shhh Nami!-
-Magari ti sbattono in qualche canile per coinquilini senza orientamento-
-Il film!-
-Tanto lei muore…-
-Magari questa volta no-
Nami ridacchiò e fermò la mano sulla guancia di Zoro.
-Magari questa volta no- annuì e si lasciò stringere le caviglie dal palmo caldo e forte del ragazzo.
Tornarono al film, alla tv accesa, al silenzio, al salotto buio, ai pantaloni morbidi del pigiama caldo di Nami che a Zoro sembrava familiare, alle carezze soffuse e alla routine della serata salotto.
Una routine silenziosa, che iniziava a dire molto.

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Capitolo 6
*** #6 ***


La storia partecipa al Christmas Lockdown indetto dal FairyPieceForum
Giorno: 23 dicembre
Stanza: sgabuzzino
Prompt:
Rabbia-Coperta




Non l’aveva fatto apposta.
Era davvero sincera e dispiaciuta.
Non l'aveva fatto apposta, e il dolore le bruciava il petto atrocemente.
Non l'aveva fatto apposta.
Davvero.
Semplicemente lo sgabuzzino era una discarica da ormai troppo tempo, e minacciava di esplodere a ogni nuova apertura per rimpiazzarlo di nuovi oggetti lasciati momentaneamente al suo interno e poi lì dimenticati.
Insomma, era uno sgabuzzino ed era quello il suo compito sì, ma Nami non voleva rischiare di morire sotto una cascata di calzini spaiati e ombrelli passandoci davanti.
Si era quindi armata di pazienza e mani esperte e si era mossa per riordinare la piccola stanzetta dove si era accumulata una babele di oggetti.
Era partita con la più buona delle intenzioni e con la voglia di riordinare.
Era finita con il litigare con Zoro, senza volerlo e senza poterlo fermare.
Ferendolo.
Non era stato intenzionale.
-Zoro!-
Avanzò di un passo, retrocedendo contro la scaffalatura ora riordinata dello sgabuzzino, sotto lo sguardo rabbioso del suo inquilino.
Non voleva.
Non l’aveva fatto apposta.
Voleva solo riordinare e… e quella scatola era lì!
Con il suo nome sopra, abbandonata al caos da quando si era trasferito e mai più aperta.
Credeva contenesse vecchi libri, ricordi degli anni di studio o maglioni imbarazzanti. Al massimo foto delle sue ex!
Non una semplice coperta logora e rattoppata, che aveva accantonato sopra al sacco dei vestiti da donare al centro per senzatetto del quartiere.
Non l’aveva fatto apposta.
-Non avevi diritto di aprire quella scatola!- abbaiò Zoro, i pugni stretti, gli occhi rabbiosi.
-C'era scritto sopra il mio nome!-
-Lo so, ma la coperta è ancora qui- la prese in mano dalla cima del mucchio, speranzosa che si calmasse ma la calma era ben lontana dal sfiorare il suo inquilino.
Non voleva vederlo così.
-Non dovevi!- urlò ancora, con quella sua voce contenuta e vibrante, scottante e non più calda.
-Zoro è una coperta- tentennò col sorriso mostrandoglielia -Ed è ancora qui-
-No! Lei non è qui!-
Strinse la mascella fino a tendere visibilmente la contrattura muscolare, facendo schioccare i denti.
Doveva uscire.
Doveva andarsene da quello sgabuzzino e da lei.
E da Nami.
-Zoro per favore, non è successo nulla di irrepa… dove vai? Zoro dove stai andando? Siamo in lockdown non puoi uscire! Zoro! Fuori fa freddo! Zoro ti prego! Mi dispiace scu…- la porta che sbatte, lo sgabuzzino che torna muto, la coperta tra le sue mani.
-...scusa-


La condensa usciva dalle sue labbra mista allo sforzo della corsa prolungata.
Gli bruciava lo sterno e tutte le vie aeree di un lancinante dolore mista rabbia e fatica.
Si abbassò la mascherina rientrando dalla porta principale, camminando al buio inoltrato della sera.
Aveva saltato la cena e non si aspettava di certo di trovare Nami ancora sveglia.
Dopo la sua sfuriata poi.
La rabbia gli diede l'ultimo colpo di coda, facendolo ringhiare chiudendo delicato la porta, ingoiando quella massa spinosa che gli bloccava la gola e che cadde, inerme ma non indifesa, lungo lo stomaco, fermandosi pesante sul suo fondo.
Si, Zoro era ancora arrabbiato.
Ma non con Nami, non per la sua coperta.
O meglio, si, la coperta c'entrava, ma era arrabbiato con se stesso e per come aveva reagito.
Provare una tale rabbia per la vecchia coperta in cui lui e Kuina facevano…
Ecco si, facevano.
Erano ex, non provavano più nulla l'uno per l'altra ma Zoro ancora proteggeva quella coperta, incapace di staccarsene.
Nella sua trama erano intrecciati ricordi ed emozioni che temeva di riprovare.
E dimenticare.
Ma di tutto questo Nami non aveva colpa e gettarle addosso la sua rabbia era stato ingiusto.
Posò mascherina e chiavi sul mobile, sbirciando l'ordinato sgabuzzino.
Non osò nemmeno accenderne la luce per cercare la sua scatola, salendo veloce le scale verso la sua stanza.
Ci avrebbe pensato il giorno dopo, si stava ripromettendo, ma quando la sua coperta si mostrò ben spiegata e aperta sopra al suo letto, seppe che non avrebbe potuto aspettare.
Prese la coperta, attraversò il corridoio verso la camera di Nami, in cui entrò con un scricchiolio secco.
Si stese sul letto con la sua inquilina strappandole un mugugno morbido nel sonno, abbracciandola da dietro mentre copriva entrambi con la coperta.
Il suo ultimo pensiero, prima di addormentarsi con il capo ramato di Nami sotto il mento, fu che lo sgabuzzino non era l'unica cosa finalmente in ordine.


 

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Capitolo 7
*** #7 ***


La partecipa al Christmas Lockdown indetto dal FairyPieceForum
Giorno: 19 dicembre
Stanza: Cabina armadio
Prompt: ---





 
-... si mamma si- sospirò Nami, correndo dalla cucina al salotto.
Stupido lockdown.
Stupido, stupidissimo lockdown!
-No mamma no, non lo so io… ma non lo so!-
Perchè? Perchè a lei???
Ma si poteva? Era legale?
Chi aveva permesso tutto ciò??
-Senti te lo passo e glielo chiedi ok? Mamma non posso chiedere a Zoro se gli piacciono le orangette al posto tuo! Te lo passo e glielo chiedi. Che poi a me non piacciono, perchè devi portar… mamma si che te lo passo!-
Nami iniziava ad accarezzare l’idea di abbandonare la madre al telefono e marciare, armata e minacciosa, fino al campidoglio nazionale, soggiogando il governo al capo e instaurando una dittatura femminile e matriarcale con lei come imperatrice.
Perchè non era ammesso un tale scempio: prima imponevano un lockdown a stretto regime su tutto il territorio nazionale costringendola a settimane di convivenza forzata e violenta con il suo inquilino, promettendole un Natale però tranquillo e lontano dai genitori… e poi introducevano una deroga e permettevano ai su detti esseri parentali di venirla a trovare per celebrare le festività natali di un dio superiore a cui non credeva.
Esseri parentali da cui lei discendeva, più quelli che avevano generato il suo coinquilino!
Non era un comportamento serio, non era ammissibile non era giusto!
Lei il Natale voleva passarlo da sola con Zoro, sotto la loro -loro!- coperta a guardare film discutibili, mangiucchiando pizza e mandarini.
Non discutendo con sua madre su che dolce portare come dono per i padroni di casa.
-... ma magari non gli piacciono-
-A me non piacciono mamma, ok? A me, a tua figlia non piacciono le orangette! Non a… oh per l’amor della mia tredicesima, ora te lo passo o commetto un omicidio tramite linea telefonica: Zoro!!! Zoro!!!-
-Oh ma lo chiami per nome? Nojiko accennava che ci fosse qualcosa tra di voi ma…-
-E come dovrei mai chiamarlo??- era sul punto di autocausarsi una commozione cerebrale sbattendo il cranio contro un muro qualsiasi della casa.
-Ricordo che lo chiamavi in modi più coloriti… ma Zoro suona molto meglio! Ora però dì a mamma da quando lo chiami così, come e dove lo chiami-
-Mamma! Non è come credi!-
-... e come è nato tra di voi questo sentimento-
-Tra di voi chi? Bellemere tra di voi chi? Nami? Nami è papino che parla: tra di voi chi? Chi stai chiamando? Chi è Zoro??-
-Genzo non distarmi! Allora Nami dicevamo…
-
Inaccettabile.
Nami abbandonò il cellulare, e la madre immersa nella sua valanga di domande, sul mobile ai piedi della scala, salendola e rifugiandosi nella sua camera in cerca di un rifugio per le festività del giorno dopo, dove notò le ante della cabina armadio divelte.
Riuscì appena a interrogarsi sul quando e perchè avesse lasciato la cabina armadio così spalancata, che la figura slanciata e imponente di Zoro le apparve tra i cassetti e le rastrelliere ricolme di abiti.
-Che stai facendo?- piegò il capo, sbucando alle sue spalle ma non strappandogli nemmeno un sussulto.
-Hai finito di urlare contro tua madre?-nemmeno si voltò Zoro, armeggiando ancora con i ripiani più alti della cabina armadio.
Oh no, lì lui le mani non doveva proprio mettercele.
-Tra poco arriverà armata di mio padre, orangette e domande, in anticipo rispetto al pranzo di domani. A te non piacciono-
-I pranzi?-
-Le orangette, e non era una domanda la mia- gli si avvicinò schiaffeggiandogli le mani immerse sotto un fitto strato di sciarpe -Perchè armeggi nella mia cabina armadio? Cerchi una minigonna da abbinare alle tue dolci gambine?-
-Tsk- riportò le mani tra i vestiari -Non trovo più una mia maglia e sono quasi certo di avertela vista addosso-
-Ti sbagli-
-Non sai nemmeno di che maglia parlo… e non mi sbaglio: la usi come pigiama-
-No no, ti sbagli- lo schiaffeggiò di nuovo sui palmi. Ma perchè doveva cercare proprio lì il suo pigiama?
Cioè, la sua maglia, ora suo pigiama… ok la situazione possesso dei vestiti stava diventando ambigua, ma non aveva ancora avuto nè il tempo, nè il coraggio, nè il tasso alcolemico giusto per affrontare tale argomento.
-La pianti di rovistare tra i miei vestiti? Non è qui!- gli sfilò nuovamente le mani da sotto le sciarpe, sperando non avesse curiosato troppo.
-Ti dico che è qui!- sbottò Zoro, prendendole le mani in una sola delle sue e immergendo la gemella nel mucchio di stoffa -Mercoledì saltellavi in corridoio con addosso solo quella , sculettando e cantando una sdolcinata canzoncina natalizia- rovistò tra i cardigan, sfiorando il fondo della cabina e il rifugio segreto di Nami.
Oh no, no, no, no!
-I miei e i tuoi saranno qui domani, e la casa è ancora in disordine e- cercò di liberarsi inutilmente -E tu nella mia cabina armadio non dovresti esserci! Off limits, zona vietata ai minori di dodici neuroni nel cranio, materiale altamente pericoloso e delicato!-
-Nami ho piegato i tuoi perizomi due giorni fa- alzò gli occhi al cielo celando con non troppa volontà un sorriso bastardo, una mano stretta su quelle della rossa e l’altra a spostare sciarpe, cappelli, maglioni e guanti di ogni tipo e dimensione.
-Non credo che troverò qualcosa di più sconvolgente-
-Meglio non correre il rischio- cercò di fermarlo ancora, tirandolo per il polso -Zoro non rovistare, poi te la cerco la maglia ma ora esci dalla cabina e non… non toccare lì! No Zoro lì no! Non-
Il pacchettino di fine carta color petrolio cadde a terra con un tonfo beffardo e malizioso, proprio contro i  piedi di Zoro, con il lato riportante il nome dal destinatario di quel regalo preso più per emozioni deliberatamente ignorate, che per impulso di shopping natalizio.
Nome che corrispondeva a quello dell’inquilino di Nami, che a forza di arare tra i capi della cabina armadio aveva alla fine fatto uscire allo scoperto il regalo.
Zoro abbassò lo sguardo e il busto una frazione di secondo prima di Nami, pietrificata dallo choc, raccogliendo il pacchettino inflagrante e aiutando il volto della coinquilina a scoprire nuove sfumature di rosso e d’imbarazzo.
-Questo è il mio nome-
-No-
-Stai negando l’evidenza?- la canzonò ridendo e battendo il pacchettino sul palmo aperto della mano -È un regalo per me?-
-Non… non è- sbuffò Nami, per cercare di far calare il rossore della guance ma aggiungendone solamente una sfumature di rosa in più -E se anche fosse?!- sbottò inviperita.
Zoro rilassò l’arco del sorriso, riportandolo a quella linea sottile e morbida che Nami aveva imparato essere la sua espressione per manifestare una pura felicità.
Un sorriso semplice, genuino, privo di provocazioni.
-Nè sarei felice- si fece più vicino a lei, chiudendola tra le sue braccia e la parete ricoperta di scarpe della cabina armadio, incurvandosi a sfiorarle le labbra con le sue in un bacio che entrambi avrebbero sempre negato l’esistenza quanto la volontà con cui era successo.
Un non-bacio che era già apparso in qualche serata a luci spente, in lavanderia e in cucina.
Per caso, per incidente, per volontà.
Un non-bacio.
Un non-bacio che sparì subito, sostituito dal sorriso rilassato di Zoro.
Nami non riuscì a trattenere un ridicolo sorrisino compiaciuto, arricciando le labbra in un’espressione felina e soddisfatta mentre gli occhi acquistavano un bagliore d’entusiasmo.
Renderlo felice le apriva una voragine di pura ed egoistica gioia nel petto, che si colmava con quei sorrisi, con il suo volto rilassato, con quegli occhi di ametista che sembravano brillare in contrasto con il nero delle loro iridi.
-Direi che lo scoprirai domani allora se è per te- gli prese il pacchetto dalle mani, stringendoselo al petto con sorriso malandrino.
Coro inarcò un sopracciglio divertito.
-Davvero? Davvero mi farai aspettare ora?- la fissò riporre il pacchettino sotto la montagna di vestiti che appartenevano alla rossa, alzandosi sulle punte dei piedi e mettendo così in evidenza quell’invitante curva del sedere che…
-E guai a te se rovisti di nuovo nella mia cabina armadio!- gli pizzicò una guancia distraendolo dai suoi pensieri.
-Tsk- si scostò muovendosi verso le ante spalancate della cabina facendo ridacchiare Nami, ma anzichè uscire, richiuse le imposte e tornò dalla coinquilina, richiudendola tra le sue braccia tese e gli scaffali del armadio.
-Zoro?-
-E se io volessi il mio regalo oggi?- la interrogò e Nami sentì le guance tornarle purpuree.
Non poteva essere serio.
-Quello- indicò con dito teso -Lo avrai domani, per oggi…- si avvicinò piano, portando le labbra  a un soffio da quelle di Zoro -Vedremo di trovare un altro regalo-
Gli andò incontro mentre anche Zoro si inchinava su di lei a unire le loro labbra.
Un telefono riprese a squillare al piano sottostante, qualcuno bussò alla porta chiamando il figlio, una video chiamata di una sorella fu persa.
La cabina armadio restò chiusa per dei non baci segreti.
Era un momento speciale e giusto.
Era Kairos, di Nami e Zoro.




 
Un sincero augurio di Buone Feste a tutti voi

 

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