Bad blood di _ A r i a (/viewuser.php?uid=856315)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Recruits ***
Capitolo 2: *** Task ***
Capitolo 3: *** Patrol ***
Capitolo 4: *** Plan ***
Capitolo 5: *** Raid ***
Capitolo 6: *** Epilogue: Consequences ***
Capitolo 1 *** Recruits ***
Ogni
mattina, la sveglia di Kidou Yuuto suona alle sei e quarantacinque
esatte.
Il
ragazzo si alza e, mentre ha ancora lo spazzolino con il dentifricio
tra i denti, mette la caffettiera a scaldare sul fuoco.
Quella
giornata sembra prospettarsi particolarmente grigia. La tv è
accesa, e le previsioni meteo riecheggiano nel piccolo appartamento.
Nonostante
tutto, però, Yuuto non riesce a sentirsi scoraggiato.
Sa
già che quella che lo attende sarà una grande
giornata.
Il
quartier generale della CCG sembra essere particolarmente in fermento,
quel giorno.
Per
la verità, Yuuto non ne è affatto sorpreso.
Attraversa
l’ingresso in perfetto orario, l’impermeabile
grigio ben stretto al corpo mentre il colletto di una camicia azzurrina
fa appena capolino sotto di esso. Tiene le braccia distese lungo i
fianchi, mentre la mano destra è ben serrata attorno al
manico della sua valigia.
Poco
dopo aver mosso i primi passi all’interno della hall, Yuuto
sente una voce – che riconosce fin troppo bene –
chiamarlo.
«Ma
chi l’avrebbe detto che avrei trovato il grande Kidou Yuuto
da queste parti», esclama infatti qualcuno alle sue spalle.
Yuuto
solleva gli occhi al cielo, mentre un sorriso beffardo gli compare sul
volto.
«Fudou»,
replica, poco dopo. «Credevo che fossi a far danni nella
circoscrizione sei.»
«Corretto.»
Fudou si passa una mano tra i capelli bruni. «Peccato che
abbiano richiamato anche me.»
Kidou
inclina un poco la testa di lato. «Beh, allora cerca di non
far morire il tuo nuovo partner nel giro di una settimana»,
commenta, in tono di scherno.
Già,
i partner. Se è qui, oggi, è perché
stanno per affidargliene uno anche a lui.
Yuuto
non ama particolarmente lavorare in coppia. Se la cava bene da solo, e
teme che un compagno finirebbe per rendergli il lavoro più
complicato. Per di più, per quanto ormai sia un
investigatore di prima classe, non riesce a fare a meno di chiedersi se
sia in grado di insegnare qualcosa ad un’altra eventuale
persona.
Fortunatamente
è fin troppo orgoglioso per ammettere a se stesso
l’ultima parte.
La
sala cerimonie della CCG è stata addobbata di tutto punto
per l’assegnazione dei nuovi ispettori di secondo grado.
Kidou e Fudou si siedono in platea, e per un momento Yuuto non riesce a
non domandarsi come saranno queste nuove reclute. Se lo ricorda ancora,
il giorno della sua prima assegnazione, tutto tremolante su quel palco,
e sinceramente non biasima affatto i giovani che oggi si troveranno
lì.
Tra
la folla, Kidou riconosce Kudou Michiya, uno degli ispettori di classe
speciale con cui ha avuto più modo di collaborare di recente.
«Speriamo
almeno che mi affidino una ragazza carina», sbuffa Akio.
«Fudou!»,
lo riprende Yuuto, al suo fianco, calciando piano la moquette al suolo.
Fudou
gli rivolge uno sguardo simpatetico, quasi come se si aspetti di essere
compatito. Prima che possa aggiungere qualsiasi altra cosa, tuttavia,
giunge finalmente sul palco il presidente della CCG, e subito tutti gli
tributano scrosci di applausi.
Il
presidente placa la situazione con lievi cenni della mano e, non appena
la sala è tornata a piombare nel silenzio generale, comincia
il suo discorso.
Yuuto
ne segue il filo principale, incentrato sull’importanza di
un’associazione come la loro, volta a mantenere
l’ordine cittadino. Di tanto in tanto la sua mente
s’allontana, vaga attraverso la stanza e in luoghi
sconosciuti. Sono così tante le cose di cui riesce a tenere
conto, senza però estraniarsi mai del tutto dal contesto in
cui si trova.
Quando
il presidente termina il suo discorso, invita i neoispettori a
raggiungerlo sul palco, e subito una fila ordinata di giovani ragazzi e
ragazze si allinea alle sue spalle. Yuuto non riesce a non trovare un
qualcosa di macabro in tutta quella scena: entro l’anno
successivo ciascuno di quei ragazzi potrebbe essere morto.
Certo,
è il loro lavoro. Sono stati loro a decidere di
intraprendere questa carriera, per le più disparate
motivazioni. Eppure, quanti anni avranno? Quindici, sedici? A volte la
percezione è quella che la CCG cresca soldati da mandare al
macello. Senza la giusta preparazione – fisica e mentale
–, senza una guida abile che li educhi nel loro percorso non
sono altro che ragazzi disarmati in prima linea, praticamente
condannati a morire. Fare da partner a uno di loro è una
responsabilità immane, e Yuuto non può che
rendersene conto sempre di più, ogni minuto che passa.
A
Fudou viene assegnato un ragazzo, Matatagi Hayato, e Yuuto nota non
senza divertimento il commento di stizza che Akio si lascia sfuggire in
un mormorio, al suo fianco.
Quando
è il turno di Yuuto, invece, il presidente annuncia che
sarà affiancato da una certa Nozaki Sakura.
Yuuto
la individua subito. Una ragazza dall’apparenza elegante, i
capelli rosa acconciati in un’intricata pettinatura, che
sobbalza non appena sente pronunciare il proprio nome. Poco dopo, i
suoi occhi azzurri si perdono attraverso la platea, e nel momento in
cui sembrano essere caduti in quelli rossi come il sangue di Yuuto la
ragazza pare irrigidirsi ancor di più.
Non
sa perché, ma Yuuto ha come l’impressione che
quell’incarico sarà più difficile del
previsto.
Una
volta finita la cerimonia, Hayato e Sakura raggiungono quelli che
d’ora in avanti saranno i loro partner, non senza un certo
disagio – almeno nella ragazza, nota Yuuto.
Sakura,
infatti, è tutta stretta in un tailleur piuttosto elegante,
camicetta bianca, gonna nera, calze e scarpe scure. Tiene lo sguardo
basso, sulla valigetta della sua quinque, di cui stringe il manico con
entrambe le mani.
«Sono
felice di conoscervi», s’introduce Yuuto,
stringendo le mani di entrambi i ragazzi.
«Oh,
noi lo siamo», replica Hayato, occhi grandi come tazze da
tè che in questo momento sono attraversati da scintille di
gioia pura. «All’accademia ci hanno parlato
così tante volte di lei… un ispettore che
così giovane ha già raggiunto il primo grado,
fronteggiando con destrezza ghoul di forza
inaudita…»
«Ti
prego, dammi del tu», lo interrompe Yuuto, cordialmente.
«Abbiamo a malapena quattro anni di differenza, mi sento
vecchio altrimenti.»
«Giusto,
scusami», concede Hayato, mordendosi la lingua mentre chiude
gli occhi e con una mano si gratta la base della nuca, quasi divertito.
«Ho
letto sui vostri profili che vi siete classificati rispettivamente ai
primi due posti della graduatoria in accademia», riprende
Yuuto. In effetti, tra le mani stringe ancora i fogli che gli sono
stati consegnati subito dopo la cerimonia. «Sarà
un piacere lavorare con voi.»
«G–grazie»,
sussurra Sakura, piena di riconoscenza, e Yuuto la apprezza per questo.
L’istante
successivo, tuttavia, Kidou sente di colpo la sensazione di
tranquillità d’animo svanire, sostituita da un
malcelato fastidio, nel momento in cui Fudou gli circonda le spalle con
un braccio.
«Noi
lavoriamo spesso insieme», spiega Fudou, «per cui
sarà facile trovarci fianco a fianco.»
Yuuto
è piuttosto certo che Fudou ammicchi in direzione di Sakura,
e che le guance della ragazza si tingano di rosso per
l’imbarazzo.
«In
realtà preferisco lavorare da solo», mormora
Yuuto, mentre si libera del braccio di Fudou. Probabilmente Akio
l’ha sentito, ma ha volontariamente deciso di ignorarlo.
«Venite,
vi mostriamo il nostro ufficio», taglia corto infatti poco
dopo.
Mentre
sono in un ascensore trasparente che li sta portando al loro piano,
Yuuto nota ancor di più che sembra esserci del disagio tra
Hayato e Sakura. I due non si guardano mai negli occhi, e i loro corpi
sembrano essere intercorsi dalla tensione.
Ci
mancava solo questo, pensa tra sé Yuuto.
L’ascensore
si apre, e lungo i corridoi apparentemente infiniti della CCG
l’unico rumore che si rincorre è quello dei tacchi
delle decolté di Sakura.
▬
notes
yep, I'm
back. pensavate di esservi liberati di me?
e invece no, ahahah. o meglio, in realtà questa storia non
era
nei miei piani, ma come Heart of the Ocean ha deciso di prender vita da
sola, nel giro di poco più di una settimana. e, come tutte
le
mie long, la amo, con lo stesso sentimento intenso che si riserva a un
figlio.
ah, tokyo ghoul, quello splendido manga l'anime non esiste shh
che mi ha aperto la strada verso il mondo gore e splatter. che
bei
ricordi ♥ dopotutto stiamo parlando di ormai cinque anni fa,
ossia il periodo in cui ho iniziato a frequentare efp ah, è
passato così tanto tempo, mi sento vecchia
e così ecco che ritroviamo i nostri amati
personaggi
anche in questo universo. probabilmente molti di voi saranno sorpresi
di vedere Yuuto come ispettore della CCG potrà sembrare
strano,
dopotutto con gli occhi rossi che si ritrova sarebbe perfetto come
ghoul. però ho pensato che, per l'impostazione caratteriale
del
personaggio, il ruolo dell'ispettore si addicesse meglio.
il prologo non è molto lungo e ha solo una funzione
introduttiva, me ne rendo conto. in compenso, però, hanno
fatto
la loro comparsa già diversi personaggi importanti, che
ritroveremo nel corso della long, tra cui, Fudou, Hayato, Sakura
e –
sebbene sia solo menzionato –
Kudou. tra l'altro mi rendo conto che questa è la prima
volta
che manovro dei personaggi del galaxy, perciò spero di non
combinare troppi danni.
per ora non ho molto altro da aggiungere. spero che il prologo vi abbia
incuriositi e che questo vi spinga a continuare la lettura della
storia. dal prossimo capitolo le cose cominceranno ad essere
più
movimentate, vedrete.
bene, per oggi è tutto. ci vediamo la prossima settimana
aria
|
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Capitolo 2 *** Task ***
Le
giornate cominciano a passare con una nuova quotidianità.
Yuuto si abitua abbastanza in fretta a Fudou e Hayato che litigano come
due bambini quando il più giovane lancia palline di carta
contro
l’altro, o a Sakura che, seduta alla sua scrivania, ride di
sottecchi, divertita da quella scena.
Yuuto osserva tutto senza commentare, ma, in fin dei conti, sa di aver
già imparato a conoscere quegli scenari, e di non
disdegnarli affatto.
I suoi compagni di squadra escono spesso in ricognizione in alcune
circoscrizioni della città, mentre lui e Sakura restano al
quartier generale della CCG, e Kidou ne approfitta per affidare alla
ragazza alcune pratiche burocratiche da sbrigare. Yuuto si è
accorto quasi subito di quanto questo sia seccante per Sakura: quando
crede di non essere vista, infatti, la giovane ispettrice si lascia
sfuggire sospiri profondi, tra una scartoffia e l’altra.
Quando
Akio e Hayato tornano dalle loro ronde, inoltre, la ragazza resta ad
ascoltare con aria sognante i racconti di incontri con ghoul, sebbene
di solito si tratti sempre di elementi di piccolo calibro.
«… a un certo punto stava per scappare e ha fatto
un balzo
all’indietro, Fudou però ha subito fatto uno
scatto in
avanti e woosh,
gli è
stato addosso in un istante», spiega Hayato, gli occhi ancora
scintillanti di entusiasmo, mentre con le mani gesticola vistosamente
per rendere ancor più enfatica la sua storia.
«Wow»,
sospira Sakura, incantata.
Yuuto si limita a ignorare tutta la scena, continuando a battere
freneticamente le dita sulla tastiera del suo pc. Un pomeriggio, mentre
Sakura e Hayato si erano allontanati per una pausa, ha parlato con
Fudou, esponendogli le proprie perplessità sul suo metodo.
Non
è stata la prima volta in cui l’ha fatto: Yuuto
è
piuttosto sicuro di aver espresso ad Akio quelle che trova
essere
le criticità di questo “battesimo del
fuoco” che
riserva ai nuovi membri svariate volte in passato, tuttavia si
è
ormai convinto che per certe cose rivolgersi a Fudou equivalga a
parlare con un muro. Considerando quante volte hanno già
ripetuto quei discorsi, inizia a credere che ormai sia inutile farlo
ancora.
«Non possiamo tenerli sotto a una campana di vetro
all’infinito», gli aveva risposto Akio, come ogni
altra
singola volta. «E poi Hayato è diverso.
È
più forte.»
La discussione era finita lì. Yuuto non aveva altro da
dirgli, e in ogni caso sapeva che nulla sarebbe servito.
Sakura mordicchia il cappuccio della sua penna. Di tanto in tanto alza
lo sguardo dai documenti di cui si sta occupando, e con lo sguardo si
perde a vagare da Hayato ad Akio. Yuuto non sa a cosa stia pensando, ma
ha come l’impressione che non sia poi così
difficile
immaginarlo.
È troppo inesperta. Se la portasse sul campo adesso,
probabilmente finirebbe per farsi ammazzare nel giro dei primi venti
secondi di un combattimento. È vero, è risultata
essere
l’allieva migliore dell’accademia e Yuuto
è grato
che gliel’abbiano affidata, probabilmente avrà
anche meno
lavoro da fare con lei, tuttavia la preparazione teorica è
un
conto, quella pratica un altro. Per affrontare un ghoul, oltre a una
non scarsa forza fisica, è necessaria una spiccata prontezza
di
riflessi, e Yuuto è certo che quest’ultima non sia
ancora
propria di Sakura. Si acquista col tempo e
l’attività sul
campo – motivo in più che dovrebbe spingerlo a
portare
Sakura in ricognizione, certo. Eppure Yuuto non riesce ancora a
liberarsi della paura che, in un combattimento, specie se contro un
ghoul forte, l’inesperienza di Sakura finirebbe solo per
essere
d’intralcio ad entrambi…
Un lieve bussare alla porta sembra strappare Yuuto dai suoi pensieri.
Poco dopo, all’ingresso della stanza, fa capolino la
testa
traboccante di capelli lilla di Kudou Michiya.
«B-buonasera, ispettore», saluta Hayato, quasi
sobbalzando
sul posto. Anche Sakura sembra irrigidirsi, mentre di colpo Fudou
smette di fissare il soffitto.
Kudou sembra ignorare Hayato. «Kidou», taglia
corto, «avrei bisogno di parlarti.»
«Mh? Oh, sì, certo», concede il ragazzo.
Nel giro dei successivi due minuti Yuuto finisce per ritrovarsi nello
studio dell’ispettore di grado speciale Kudou Michiya.
È una stanza poco più grande di quella che occupa
con
Fudou e gli altri, eppure visibilmente più scarna
– forse
per via della non necessaria presenza di ogni arredo moltiplicato per
quattro.
Kudou si siede all’unica scrivania presente.
«Accomodati», comincia, invitando Yuuto a fare
altrettanto.
Yuuto si siede di fronte all’uomo, e subito nota la presenza
di
qualcosa di strano. Si tratta di un fascicolo, del quale non ha la
minima idea di cosa possa contenere. Il ragazzo resta a fissarlo per
alcuni istanti, in silenzio.
Alla fine, tuttavia, la curiosità ha la meglio su di lui, e
Yuuto non riesce a trattenersi oltre dal parlare.
«Uhm… cos’è?»,
domanda infatti.
Kudou non sembra sorpreso dalla domanda. «Speravo che potessi
dirmelo tu», ammette.
Yuuto fissa ancora Kudou, questa volta tuttavia non resta ad aspettare
il suo beneplacito. Si sporge appena e con studiata cautela in
direzione della scrivania, e le sue mani si allungano in direzione del
fascicolo.
Il ragazzo si porta la cartellina in grembo, aprendola. Quello che
trova, tuttavia, lo lascia sgomento per un momento.
Sono fotografie. Corpi – no, cadaveri
– riversi a terra, ed è evidente che siano
tutt’altro che messi bene. Le membra sono state percorse da
numerosi e tremendi morsi, risalire all’identità
dei morti
è pressoché impossibile. In una foto, che sembra
essere
stata scattata sul retro di un locale piuttosto squallido, in un lago
di sangue giace a terra un corpo prono, la cui schiena pare essere
stata divorata e, da lì, ogni singolo organo interno.
Yuuto sfoglia gli scatti e, tra di essi, ne trova uno in cui gli sembra
quasi di riuscire a intravedere qualcosa, all’altezza delle
spalle del cadavere.
Un… kagune?
«Ghoul cannibali», intuisce Yuuto, sollevando lo
sguardo e tornando ad osservare Kudou.
La cosa in sé non è poi così
straordinaria: non
è la prima volta, infatti, che si imbattono in ghoul che
praticano cannibalismo, lo sanno bene entrambi.
Kudou, tuttavia, sembra leggere i suoi pensieri.
«Non è la cosa in sé a
sorprendermi», ammette infatti «quanto piuttosto il
luogo in
cui questi resti sono stati trovati.»
Yuuto sembra riflettere per qualche momento sulle parole di Kudou. Per
un momento pensa a una delle prime quattro circoscrizioni,
perché per quanto sia strano trovare dei ghoul in quello che
è notoriamente territorio della CCG questo spiegherebbe
perché il suo superiore sia così interessato da
tutta
quella vicenda, ma la verità è che per Yuuto non
è
mai stato semplice intercettare i pensieri di Kudou Michiya. Per un
momento, prima, quando lo ha convocato nel suo ufficio, ha creduto
perfino che volesse rimproverarlo per non aver ancora portato Sakura in
ricognizione, quindi è davvero impossibile che adesso possa
avere la risposta tra le mani prima che sia l’uomo a
comunicargliela.
Kudou sembra averlo già intuito, infatti poco dopo prende
parola
ancora una volta, senza attendere una conferma da parte di Kidou.
«Le foto sono state scattate questa mattina
all’alba, nella circoscrizione venti», afferma, in
tono grave.
Yuuto inarca un sopracciglio, d’improvviso però,
per
quanto cerchi di non darlo a vedere, inizia a comprendere le
preoccupazioni di Kudou. La circoscrizione venti è sempre
stata
una zona tranquilla, in cui i ghoul non hanno mai dato troppi problemi.
Trovare adesso dei resti di cannibalismo, invece, risulta essere
qualcosa di decisamente insolito.
A Yuuto, per di più, qualcosa non torna in tutta quella
faccenda. I cadaveri sembrano essere stati lasciati appositamente in
bella vista – come nel primo caso della foto sul retro del
locale
–, come se fosse desiderio di chi ha compiuto quella mattanza
che
venissero rinvenuti.
Già, ma a che scopo?
«Ho pensato di parlarne con te perché so che hai
lavorato
a lungo in quella zona», riprende Kudou. «Per ora
si tratta
di un’informazione confidenziale, per cui ti sarei grato se
non
ne parlassi con nessuno. Inoltre, proprio perché conosci
bene la
circoscrizione venti e visto che si tratta di un caso così
delicato, pensavo di affidare le indagini a te, Kidou. So di poter
contare sulla tua riservatezza.»
Yuuto getta uno sguardo al fascicolo chiuso, che tiene ancora sulle sue
gambe. Non crede di avere molte altre alternative.
«Certamente», conclude infine.
Uscendo dall’ufficio di Kudou, Yuuto nasconde il fascicolo
sul
nuovo caso in una tasca interna del suo impermeabile. Se deve evitare
che la notizia si diffonda, allora sarà meglio prendere ogni
sorta di precauzione.
Quando rientra nella sua stanza, trova Fudou e Hayato impegnati
nell’ennesimo battibecco. Nel momento in cui si accorgono del
suo
ingresso, tuttavia, subito il silenzio torna a regnare sovrano
tutt’attorno.
Yuuto spera sinceramente che la preoccupazione non gli si legga in
volto.
A quanto pare, però, non è così. Non
appena si
siede, infatti, i due riprendono a discutere, sebbene stavolta a voce
più bassa.
Sakura, invece, sembra essere più impensierita.
«Problemi?», domanda, conciliante.
Yuuto inclina il capo nella sua direzione e le rivolge un sorriso
stanco. «Più di quanti ne meriti»,
ammette.
▬
notes
secondo
capitolo e si comincia con lo splatter, ahah. i'm happy.
in realtà è tutto a malapena accennato, forse
perché col genere gore faccio pena? chissà nah, siamo seri, la
risposta è palesemente sì
probabilmente sembrerà che non succeda niente, ma non
è
del tutto vero. Kudou ha assegnato a Yuuto una missione importante, e
vi anticipo che questo incarico tornerà –
e con peso decisamente elevato –
nei prossimi capitoli.
oltre questo, se devo essere sincera, non c'è molto altro da
dire: abbiamo approfondito qualche aspetto della collaborazione
lavorativa tra Kidou, Fudou, Hayato e Sakura, probabilmente
però
verrà delineata meglio in seguito. Questo capitolo
è
abbastanza di passaggio, mi trovo a corto di parole, ahah.
ma –
ma –
dal prossimo le dinamiche subiranno una decisa impennata! sinceramente
non vedo l'ora di pubblicarlo, amo molto il risultato finale –
e poi beh, domenica prossima sarà un giorno speciale, ma
è presto per parlarne ^^
spero che la storia vi stia piacendo! se vi va fatemelo sapere, mi
piacerebbe molto ricevere il vostro feedback in merito.
a presto sperando
che amazon si muova a farmi arrivare be
aria
|
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Capitolo 3 *** Patrol ***
Sakura
fa una piroetta sul posto, e assieme a lei volteggiano anche la
valigetta del quinque e l’impermeabile grigio da
investigatrice.
Sembra al settimo cielo al pensiero di trovarsi finalmente al suo primo
giro di ronda, e Yuuto non stenta a dubitare che sia davvero
così.
È pomeriggio inoltrato di una mite giornata
d’autunno. La
circoscrizione venti appare quieta come al solito, ci sono studenti in
giro per le strade – probabilmente appena usciti
dall’università – e seduti ai tavolini
delle
caffetterie, intenti a conversare amabilmente, mamme che portano a
spasso i bimbi nei passeggini e anziani seduti sulle panchine nei
parchi che lanciano briciole di pane ai piccioni. Quell’aria
conviviale che si respira tutt’attorno invoglierebbe chiunque
a
fermarsi per vivere lì per sempre, Yuuto ormai sa bene
tuttavia
che dietro l’apparenza scintillante si nasconde una efferata
scia
di sangue.
La CCG se l’è cavata bene, riuscendo a non far
trapelare
la notizia dei cadaveri di ghoul divorati dai loro simili,
così
la vita nella circoscrizione venti sembra essere proseguita come se
nulla fosse accaduto. La verità, tuttavia, è ben
altra, e
per quanto Yuuto si senta terribilmente in colpa a non aver rivelato
nemmeno a Sakura il vero motivo per cui sono lì quel giorno,
esponendola potenzialmente ancor di più al pericolo,
è
consapevole di quel che Kudou gli ha chiesto, pertanto non ha alcuna
intenzione di tradire la sua fiducia.
Così, Yuuto ha comunicato a Sakura, pochi giorni prima, che
a
breve avrebbero effettuato il loro primo giro di perlustrazione. Sono
lì solo per dare un’occhiata in giro e accertarsi
che
tutto stia andando per il verso giusto, niente di più. Con
un
po’ di fortuna, tra qualche ora se ne torneranno ciascuno
nella
propria abitazione e si lasceranno alle spalle questa storia
paradossale.
Sakura, ovviamente, è su di giri. Ha aspettato a lungo
questo
momento, e adesso, circondata dalle foglie aranciate degli aceri
giapponesi, sente di essere alle soglie di una grande occasione. Yuuto
l’ha osservata, durante il viaggio in metropolitana che hanno
fatto per arrivare fin lì: il mordicchiarsi continuamente le
labbra, le dita che stingono impazienti il manico della valigia del
quinque… ogni suo gesto, ciascuno di quei piccoli
particolari
tradisce il suo essere in trepidazione. E Kidou vorrebbe redarguirla,
dirle che se sono lì non è per cacciarsi nei guai
ma solo
per un semplice controllo di routine, ma sente che quelle parole sono
scivolate lungo la sua lingua fin troppe volte, ormai.
Deve avere fiducia in Sakura, si dice. Dopotutto, ci sarà
pure
un motivo se è risultata essere l’allieva migliore
dell’accademia.
«Ah, è una giornata splendida!», trilla
Sakura. «Allora, da dove cominciamo?»
Yuuto le indica la direzione da prendere – una via alla loro
destra – con un gesto del braccio. «Di
là. Non
distrarti», replica. «Non ti ho ancora chiesto come
mai hai
deciso di diventare un’ispettrice della CCG.»
La domanda è così improvvisa che, per un momento,
perfino
Sakura ne rimane spiazzata. Yuuto, tuttavia, ha ormai compreso quanto
sia necessario essere sempre sinceri, schietti, diretti, a costo di
suonare maleducati. Il loro è un lavoro che gioca tutto
sulla
caducità, un istante prima ci sei e quello dopo no, per cui
a
volte è meglio dirsi subito come stanno le cose, altrimenti
potresti non averne più la possibilità.
«Oh, ecco…» Sakura sembra ricomporsi,
mentre tiene
le braccia rigide lungo i fianchi. «In famiglia siamo
abituati a
vincere. Quando ero piccola i miei mi mandavano a lezione di ginnastica
ritmica, speravano che un giorno diventassi una campionessa famosa.
Però il mondo in cui viviamo oggi non invita a trascorrere
un’esistenza spensierata, evitando di considerare le
ingiustizie
che ogni giorno ci circondano. Così ho deciso di iscrivermi
all’accademia e di diventare un’ispettrice,
sperando di
riuscire a salvare più vite possibili in futuro.
L’attitudine a primeggiare, però, deve essermi
rimasta,
vista la graduatoria finale…»
Sul volto di Sakura compare un sorriso imbarazzato. Yuuto si sente
sollevato da quella risposta, temeva che le motivazioni della ragazza
fossero ben più frivole, invece l’ambizione
è
sempre un ottimo sprone, se lo si sfrutta nel modo giusto.
Prima che Kidou possa aggiungere qualcosa, Sakura lo anticipa.
«Vedo che conosci bene la zona», commenta infatti.
«Hai lavorato in passato in questa circoscrizione,
vero?»
Yuuto soffoca un sorriso che quasi fa capolino sul suo volto.
«La
circoscrizione venti è stato il mio primo incarico,
esatto», conferma. «Mi sembra non sia passato
nemmeno un
giorno dall’ultima volta in cui sono stato
qui…»
Non sta mentendo, Yuuto lo sa bene. Tornare nella circoscrizione venti
è come entrare in un tunnel della memoria: ogni casa, ogni
incrocio, ogni sasso incrostato nel selciato sembra essere nello stesso
punto in cui l’ha lasciato quando è andato via da
lì. Le case basse dal tetto a spiovente, i piccoli
giardinetti
curati… in quel periodo dell’anno, poi, ogni cosa
sembra
immobile, ferma nel tempo. Ai lati dei marciapiedi, le foglie cadute
dagli alberi giacciono abbandonate, e a Yuuto sembra quasi di sentire
nelle orecchie il crepitio che generano quando vengono calpestate.
Nerima vuol dire tante cose, per Yuuto. È il periodo
dell’università, i pomeriggi trascorsi a studiare
in
biblioteca, con la schiena china sui libri; rappresenta,
però,
anche il suo primo incarico da ispettore della CCG, quando, come
Sakura, ricopriva il secondo grado. È il profumo avvolgente
della carta, ma anche quello intenso e corposo del caffè,
sorseggiato sia ai tempi degli studi che dopo, una volta entrato
ufficialmente nel mondo del lavoro, beatamente accomodato sul cuscino
soffice della sedia di qualche locale. Nerima è accoglienza,
Nerima è piacevolezza.
Nerima è, volente o nolente, tutto un insieme di cose che
Yuuto teme ormai di aver perso per sempre.
Il giovane ispettore chiude gli occhi e sospira con pacatezza. Quel
salto nei ricordi, come al solito, gli ha scaldato il cuore. Per lui,
quelle sono memorie stupende, e se solo non fosse così
deciso a
custodirle per sempre in silenzio, sul fondo della sua anima,
probabilmente adesso ne approfitterebbe per raccontare uno di quegli
aneddoti, per esempio quella volta in cui ha finito per addormentarsi
su un vecchio e pesante manuale in una sala studio poco distante, a
Sakura…
Yuuto si ferma di colpo sul posto, come colto da un pensiero improvviso.
Sakura.
Era così perso nei suoi ricordi da non essersi accorto che,
a un
certo punto, i passi accanto a lui sono scomparsi e, adesso, la sua
compagna di perlustrazione sembra essersi volatilizzata nel nulla.
Yuuto si gira su se stesso più e più volte,
cercando di
trovare là attorno anche la più minima traccia di
che
fine possa aver fatto la ragazza, senza tuttavia riuscirci.
Merda.
Le strade della circoscrizione venti sembrano essere un nugolo di
vicoli uno uguale all’altro. Sakura li percorre ad uno ad
uno,
senza sapere esattamente nemmeno lei dove andrà a finire,
tenendo le braccia incrociate dietro la schiena e le mani ben strette
attorno alla valigetta del quinque.
Lo sa, probabilmente non dovrebbe allontanarsi da Yuuto, dopotutto tra
i due è lui quello più alto in grado, tuttavia se
si
dividono probabilmente finiranno prima il loro giro di perlustrazione e
così potranno tornare più in fretta al quartier
generale.
Alla fine di quell’uscita Yuuto sarà tremendamente
fiero
di lei, Sakura ne è certa.
E poi, come ha detto anche Yuuto, non c’è niente
che non
vada nella circoscrizione venti, sono lì solo per un
semplice
giro di ronda. Non ha niente di cui preoccuparsi, in fin dei conti.
Un po’ le dispiace, perché non avrà
occasione di
scontrarsi sul campo con un ghoul, come invece è
già
capitato a Hayato, ma non importa, è certa che prima o poi
quel
momento arriverà anche per lei. E poi, mentre parlava con
Yuuto,
prima, è tornato a galla anche il motivo per cui si trova
lì, adesso. Ha sempre avuto bisogno di dimostrare a tutti il
suo
valore, e Sakura è certa che così facendo ci
riuscirà, ovvero guadagnandosi dei meriti
all’interno
della CCG e venendo lodata per questi.
È così. Deve essere così.
A forza di girare deve essere finita in una zona più
abbandonata
della circoscrizione. Le piccole casette curate, che le hanno fatto
compagnia fino a poco prima, hanno infatti lasciato ora il posto ad
abitazioni diroccate, probabilmente abbandonate da tempo. Quello
davanti a lei, poi, sembra essere un vecchio capannone vuoto da tempo.
Le lamiere fatiscenti sono assenti in diversi punti del tetto, e
ciò consente alla luce di entrare in quel luogo desolato.
Sembra
tutto così precario, come se stesse per crollare da un
momento
all’altro. Sakura intuisce di essersi ritrovata nella vecchia
zona industriale della circoscrizione venti, ora spostata altrove.
Quando Yuuto le ha detto che sarebbero andati a Nerima, Sakura ha
pensato bene di fare qualche ricerca su quel posto e, da quello che ha
scoperto, da quelle parti dovrebbe trovarsi anche il fiume
Shakujii…
Un rumore improvviso giunge alle orecchie della ragazza. Un tonfo
sordo, per la precisione.
Sakura vorrebbe tanto essersi sbagliata, eppure è
assolutamente
certa che la direzione da cui è provenuto quel suono
è
proprio l’edificio abbandonato di fronte a lei.
Quel posto ha un’aria spettrale, e Sakura vorrebbe
così
tanto poter scappare a gambe levate via da lì. Ma adesso
è un’investigatrice, si dice, e per quello che ne
sa lei
là dentro potrebbe anche esserci qualcuno che ha bisogno di
lei
– magari un bambino che è entrato là
dentro per una
qualche sfida con i suoi amici e adesso si è fatto male.
E poi, al posto suo, Yuuto non avrebbe esitato un istante a fiondarsi
là dentro per capire cosa stia succedendo, Sakura ne
è
certa.
E se davvero vuole renderlo fiero di lei, allora dovrà
essere coraggiosa come lui.
È per questo che inizia ad avvicinarsi sempre di
più al
vecchio edificio diroccato. Più prosegue verso
l’ingresso
di quel luogo e più diventano chiari i contorni della
vecchia
insegna – ormai pressoché distrutta –
presente in
cima all’enorme portone dell’entrata. Da quello che
riesce
a leggere, quella doveva essere una vecchia torrefazione di
caffè.
Il portone sembra essere stato divelto da tempo, una lamiera che ormai
giace abbandonata in un angolo, tutta ripiegata su se stessa. Sakura
attraversa la soglia, non senza essersi ancora liberata di
quell’inquietudine che le alberga ogni secondo di
più
nel cuore.
La ragazza procede a passi lenti e cauti, cercando di non produrre
alcun rumore. A un certo punto, però, sente la suola della
sua
scarpa premere contro qualcosa di duro, che s’infrange sotto
il
suo peso leggero. Inizialmente pensa che possa trattarsi di un
sassolino, eppure quello è un rumore secco, sottile,
tagliente,
più simile a un vetro che si frantuma. Le finestre sembrano
mancare da anni, forse qualche scheggia è rimasta
là in
giro e lei ha finito per schiacciarla. La sua solita fortuna.
Quello che succede di lì a poco è tutto
così repentino che Sakura fa quasi fatica a rendersene conto.
Sollevando lo sguardo da terra, dove lo aveva puntato cercando di
capire cosa avesse calpestato, gli occhi di Sakura finiscono per
puntarsi su una figura, non troppo distante da lei.
C’è qualcuno lì? Quando è
arrivato? Sakura
non se ne è nemmeno accorta, deve essere stato
incredibilmente
silenzioso. Oppure, pensa Sakura, era qui da prima, ed è
stato
lui a produrre quel tonfo.
È abbastanza sicura che si tratti di un uomo. È
alto,
robusto, ma si trova in una zona in ombra, in un punto in cui il tetto
non ha ceduto e la luce del sole non filtra, ecco perché da
dove
si trova adesso Sakura non riesce a distinguere molto altro.
«Ti sei persa, uccellino?»,
lo sente domandare. È una voce calda, roca, e adesso Sakura
non
ha più dubbi di avere a che fare con un individuo di sesso
maschile.
C’è qualcosa che non va in quel tono,
però, Sakura
lo percepisce fin da subito. Non la fa sentire a suo agio – e
non
per quella parola, uccellino, così volutamente marcata
–,
inoltre in tutta quella situazione una voce continua a urlare pericolo nella sua
testa.
Sakura sposta la valigetta del quinque davanti a sé, pronta
a
sfoderarla, ed è in questo momento che le cose cominciano a
precipitare.
Alla vista dell’inconfondibile marchio di fabbrica della CCG
– come se l’impermeabile grigio delle colombe
non fosse già un campanello d’allarme fin troppo
evidente
–, la sagoma scura scatta in avanti a una velocità
repentina. È questione di attimi prima che Sakura se lo
ritrovi
addosso, e solo allora riesce a vedere che il suo volto è
coperto da una maschera completamente nera, tranne per una piccola
linea frastagliata bianca, simile a una cicatrice, sul lato sinistro.
Una maschera. C’è solo una creatura che ne
indosserebbe una.
Un ghoul.
L’istante successivo, un clangore metallico assordante
riempie
l’aria, e Sakura impiega qualche secondo prima di riuscire a
realizzare che il kagune, che nel frattempo il ghoul ha estratto, ha
finito per impattare contro un quinque che non ha mai visto prima di
allora.
«Regola numero
uno»,
scandisce la voce furiosa di Kidou Yuuto, che si è ormai
parato
davanti a lei. «Mai allontanarsi durante una ronda.»
L’energia del quinque di Yuuto sfrigola e riempie
l’aria
circostante di scariche elettriche e piccole nubi nerastre,
probabilmente legate al kagune contenuto all’interno. Yuuto
si
rende conto che quella è la prima volta che Sakura vede con
i
propri occhi il sua quinque, e probabilmente anche lei, come chiunque
altro fino ad ora, non ha potuto far altro che restarne affascinata. Un
manico lungo, leggero e facilmente impugnabile, in un metallo scuro e
liscio, sormontato da un’enorme lama nera, percorsa da alcune
sfumature bluastre. La parte tagliente appare irregolare, come se
volesse dare un’idea di movimento continuo.
Molte storie si rincorrono sul quinque di Kidou, una delle quali
sosterrebbe che il kagune utilizzato per realizzarlo sia stato estratto
da un ghoul che ne possedeva due, ukaku e rinkaku.
Sakura non ha mai dubitato della veridicità di quei
racconti, e
ora che ha ritrovato finalmente l’arma davanti a
sé non
può che esserne ancor più certa.
Nuove scintille nere e dorate si librano dalla falce di Yuuto, e il
ghoul, che si è poggiato ad essa con i quattro tentacoli
rossastri del suo kagune – rinkaku, per quello che Sakura
riesce
a intuire – è costretto ad arretrare. Un sollievo
destinato a non durare.
Nel giro di una manciata di secondi, infatti, il ghoul torna ad
attaccare, ma anche questa volta Yuuto riesce a parare il colpo,
fermando ancora una volta l’assalto impetuoso con la lama del
suo
quinque.
«Regola numero
due»,
riprende poco dopo, mentre scintille impazzite continuano a volteggiare
nell’aria. «Non disobbedire ad un mio ordine.
È per
questo che adesso ti chiedo di andartene immediatamente da
qui.»
Sakura non riesce a fare a meno di sgranare gli occhi. «Che
cosa?
No! Non se ne parla! Hai visto quanto è forte questo ghoul?
Sarà di livello S, forse perfino SS, per cui lascia che ti
aiuti–», cerca di replicare. Per una frazione di
secondo la
ragazza nota che, per contenere quella furia, i vestiti di Yuuto si
sono scostati, lasciandogli per un momento la spalla sinistra scoperta.
Poco dopo, non appena se ne accorge, Yuuto la copre in fretta, ma
Sakura fa in tempo a intravedere una piccola cicatrice a forma di
mezzaluna.
«Voglio che tu te ne vada da qui entro i prossimi venti
secondi», la interrompe Yuuto, lapidario. «Proprio
perché la situazione è rischiosa ti voglio fuori
dai
piedi in men che non si dica. Posso cavarmela perfettamente da solo, ma
se tu rimanessi qui mi saresti solo d’intralcio. Raggiungi il
luogo affollato più vicino e restaci. Quando sei certa di
essere
al sicuro mandami un messaggio con le tue coordinate,
provvederò
a raggiungerti il prima possibile.»
Sakura deglutisce a vuoto, nervosa. Può davvero lasciare
Yuuto
lì? Non conosce un ispettore forte quanto lui, e di sicuro
ha
già sconfitto ghoul più potenti, eppure non
riesce a fare
a meno di sentirsi così vigliacca, adesso. È lei
che si
è ficcata in quel guaio, e ora per colpa sua Yuuto
sarà
costretto a farne le conseguenze.
Ma non può disobbedirgli ancora.
Yuuto ha ragione, se lei non si fosse allontanata senza preavviso, con
l’unico scopo di andare alla ricerca della propria vana
gloria,
adesso non si troverebbero lì. Per cui adesso, se Yuuto
vuole
che lei se ne vada, Sakura non può far altro che seguire il
suo
volere. È un suo superiore dopotutto, ed è certa
che
nessuno meglio di lui sappia come muoversi in una situazione del genere.
A Sakura, perciò, non resta altro da fare che correre a
perdifiato fuori dal vecchio edificio abbandonato. Sa che, con ogni
probabilità, Yuuto le coprirà magistralmente la
fuga.
In cuor suo, Sakura è certa che Yuuto riuscirà a
cavarsela.
Yuuto riesce ancora una volta a respingere il ghoul. Lo vede affondare
tra le tenebre, e ne approfitta per trarre altri respiri rapidi e
affannosi.
Quando è ormai certo che Sakura sia lontana da
lì, lascia cadere la falce a terra.
Il quinque genera un frastuono stridente, che riecheggia
tutt’attorno. Yuuto sente il suo corpo precipitare verso il
suolo, le ginocchia impattano in maniera violenta e dolorosa, e una
risata nervosa gli sale alle labbra.
Sì, ride.
Quando ha visto il volto di Sakura a pochi millimetri dalla maschera
del ghoul ha temuto per il peggio. Le braccia gli dolgono ancora per la
tensione, ma d’un tratto tutta l’adrenalina inizia
a
scivolare via dal suo corpo, lasciandogli al suo posto solo una grande
spossatezza.
«Non sapevo che fosse la tua partner», sente
commentare una
voce profonda, dalla parte opposta della stanza. Alcuni passi si
susseguono sul cemento a terra, Yuuto riesce a tenere traccia di ognuno
di essi.
«Avrebbe cambiato qualcosa?», domanda. Getta il
capo
all’indietro, chiudendo gli occhi. «Non voglio
trattamenti
di favore da parte tua.»
«Lo so.» I passi si fanno sempre più
vicino. «Non mi aspettavo di rivederti da queste
parti.»
«Nemmeno io.» Yuuto riapre gli occhi, la luce
grigiastra
del cielo che gli colpisce il volto attraverso la fenditura nel
soffitto. «Doveva essere una semplice ronda, mi aspettavo un
pomeriggio decisamente più tranquillo.»
Per un momento, il silenzio torna a regnare nel fabbricato. Yuuto ne
è così grato, può sentire il battito
accelerato
del proprio cuore e ne resta quasi ipnotizzato.
«E quello?», si sente domandare. Non ha bisogno di
abbassare lo sguardo, sa già che si sta riferendo al quinque.
«Oh, andiamo», replica. «Non ho alcuna
intenzione di combatterti.»
Finalmente, Yuuto torna a piegare il capo in avanti. Lo fa nel momento
esatto in cui il ghoul si sfila la maschera dal volto, lasciando il
posto a dei lineamenti che il giovane ispettore conosce fin troppo bene.
Vede gli occhi tornare alla forma normale attimo dopo attimo, la sclera
che da nera diventa nuovamente bianca e l’iride che, dapprima
rossa, si tinge del proprio colore originario.
Un nero scuro come la notte.
«Kageyama», esala Yuuto, in un sussurro.
«Kidou.» Il ghoul incrocia le braccia al petto.
«La
verità è che forse non dovrei essere
così sorpreso
di vederti. Dopotutto, sappiamo entrambi che non riesci a starmi
lontano–»
«Non prendermi per il culo», replica Yuuto, in tono
perentorio. Il ragazzo fa per rimettersi in piedi. «Kudou mi
ha
affidato un caso qui, è per questo che sono tornato nella
circoscrizione. E se non fosse stato per mettere in salvo la mia
partner non sarei mai entrato qua dentro–»
Kageyama soffoca a stento una risata. «Ma lo senti quante
balle
ti racconti? Menti a te stesso», lo rimprovera. Il ghoul
estrae
nuovamente il kagune, ma questa volta senza nessuna intenzione di
attaccare: i quattro tentacoli di rinkaku, infatti, si avvolgono
attorno al corpo del giovane, in maniera quasi premurosa, e lentamente
lo sollevano, portandolo in posizione eretta.
I due si ritrovano con i volti a pochi centimetri di distanza
l’uno dall’altro, e non ne sembrano affatto
dispiaciuti.
«Vuoi dirmi che adesso non sei felice di essere
qui?», gli chiede ancora Kageyama, ghignando trionfante.
Gli occhi di Yuuto vengono attraversati da una scintilla di rabbia.
«Va’ al diavolo», impreca.
L’istante successivo, gli ha già cinto la vita con
le gambe, posando le labbra sulle sue.
Yuuto lo sente rispondere con intensità al bacio, il rinkaku
che
lo tiene ancor più saldo a quel corpo che, ormai, conosce
così bene. «Ci sono già»,
replica, contro le
sue labbra.
Kageyama si muove in fretta attraverso la stanza, Yuuto lo percepisce
nitidamente. Quando si ferma, sente il proprio corpo scivolare verso il
basso e atterrare poco dopo su una superficie morbida, che Yuuto
riconosce essere quella di un letto. Non fa in tempo a distendersi che
Kageyama l’ha già sovrastato, senza mai smettere
di
baciarlo.
Sente le mani del ghoul infilarsi sotto i suoi vestiti, accarezzargli
il petto nudo, e quel semplice contatto basta per far correre un
brivido lungo la schiena del giovane. Yuuto affonda le mani tra i
capelli dell’altro, lo tiene più vicino a
sé, gli
permette di approfondire ancor di più quel bacio.
Kageyama gli sfila in fretta l’impermeabile, mentre per la
camicia perde interminabili momenti a slacciare ognuno dei bottoni, e a
Yuuto quella pare un’agonia vera e propria. Le dita tremanti
del
ragazzo salgono fino a raggiungere la camicia dell’altro, che
inizia a slacciare lentamente, sperando che quello sia un incentivo
sufficiente a rendere in fretta le cose ancor più
movimentate.
Kageyama pare accogliere al volo l’invito. In un solo gesto
trascina verso il basso sia i pantaloni che i boxer del ragazzo. Una
mano inizia subito a frugare tra le intimità di Yuuto, e a
quel
contatto Kageyama lo sente gemere contro le sue labbra.
A detta del ghoul, non esiste suono più bello di quello.
Yuuto percepisce gli indumenti di Kageyama cadere in fretta, e poco
dopo venire lanciati via, lontano.
Il ghoul lo penetra senza preavviso. Yuuto reclina la testa
all’indietro, lasciandosi sfuggire gemiti sempre
più
forti, mentre Kageyama non perde tempo, spingendo con forza dentro di
lui.
Quando Yuuto raggiunge l’apice del piacere, Kageyama lo
capisce
dal bagliore dolcissimo che di colpo ha invaso gli occhi rossi e
meravigliosi del ragazzo.
E Kageyama è certo che non esista una visione più
straordinaria di quella.
Le dita di Yuuto si attorcigliano con leggerezza attorno al lenzuolo.
Se torna indietro con la mente, la cosa buffa è che ricorda
esattamente ogni singolo dettaglio su come sia cominciata.
Un pomeriggio piuttosto freddo d’inverno, la pioggia battente
e
il buio che ha già avvolto ogni angolo della
città.
Eppure, seduto sul morbido divanetto di una caffetteria, a Yuuto il
gelo era sembrato incredibilmente lontano. Le luci calde di un locale
di Nerima e la pelle vellutata di cui era rivestito il suo rifugio di
cuscini lo tenevano al riparo dalle rigide temperature esterne, mentre
piccoli sbuffi di vapore salivano dal cappuccino che aveva ordinato.
Yuuto aveva sfogliato un’altra pagina del libro che aveva
portato
con sé, completamente assorto in quella lettura.
«… e la morte lo aveva cullato tra le sue gelide
braccia.»
«Uhm?» Per la prima volta in tutto il pomeriggio,
Yuuto
aveva sollevato il capo, confuso. Aveva sentito una voce profonda
giungere da un punto non molto distante da lui, e non aveva potuto che
restarne incuriosito, visto che, quel pomeriggio, era entrato
lì
completamente solo.
Aveva trovato la figura di un uomo intento ad osservarlo, dalla parte
opposta del tavolino. Era alto, vestito di abiti pregiati e scuri, e lo
stava fissando con aria divertita e incuriosita. Yuuto era certo di non
averlo mai visto prima di allora.
«Il libro. Danza di spettri in dicembre di Hideomi Takada.
L’ho letto anch’io», aveva spiegato
l’uomo,
quasi con ovvietà.
«Oh.» Yuuto s’era coperto le labbra con
il dorso
della mano, nascondendo un sorriso imbarazzato mentre chinava appena la
testa verso il basso. Era così assorto da non aver nemmeno
compreso, in un primo momento, le parole che gli erano state rivolte.
«Ti ho forse anticipato qualcosa che non avevi ancora
letto?», s’era corrucciato l’altro,
aggrottando le
sopracciglia.
«Ma no», l’aveva rassicurato Yuuto,
ridacchiando
sereno. «Quella frase ormai è praticamente
ovunque,
perfino sui manifesti che pubblicizzano l’uscita del libro,
non
averla mai sentita è impossibile. Nessuna sorpresa rovinata,
si
figuri.»
L’altro, tuttavia, sembrava perplesso, come se qualcosa
continuasse a non persuaderlo. «Se ci pensi, però,
è anche la frase che meglio rappresenta tutto il racconto,
no?», aveva commentato. Poco dopo, aveva piegato appena la
testa
di lato, come a voler indicare il divanetto libero di fronte al
ragazzo. «Posso?», aveva domandato.
«Sì, certo», era stata la replica
cortese di Yuuto.
«Posso ordinare qualcosa per lei,
signor…?»
«Kageyama Reiji», s’era presentato
l’uomo
mentre si accomodava. «No, ti ringrazio. A proposito, sono
mortificato, nemmeno io ti ho chiesto il tuo nome.»
Il giovane gli aveva sorriso raggiante. Era così strano, mai
nella vita si sarebbe aspettato di invitare a conversare qualcuno che,
fino a pochi istanti prima, era stato per lui un perfetto sconosciuto.
Eppure, c’era qualcosa, forse
nell’affabilità dei
modi dell’altro, in quel suo tono caldo, roco e profondo con
cui
gli si rivolgeva che spingeva Kidou a sentire ancora, ancora e ancora
le sue parole, che affascinanti gli rotolavano sulla lingua, lungo il
palato, come un gioco incantevole e sensuale.
«Non c’è nulla di cui sentirsi
mortificati, in
effetti non mi sono presentato nemmeno io», l’aveva
rassicurato ancora una volta il ragazzo. «Kidou Yuuto,
piacere.»
«Kidou Yuuto», aveva ripetuto Kageyama, le lettere
di quel
nome che scivolavano tra le sue labbra come nettare dolcissimo.
«Kidou Yuuto», aveva detto ancora una volta, e le
guance di
Yuuto s’erano tinte di rosso per l’emozione.
Il ragazzo aveva deglutito a vuoto, cercando di liberare la mente.
«Ha detto… che trova che quella frase riassuma
perfettamente il libro, giusto?», aveva domandato, cercando
di
tornare a concentrarsi sulla conversazione.
Sotto il tavolo, Kageyama aveva accavallato le gambe.
«Beh, sì», aveva confermato.
«Se ci pensi, non
potrebbe essere altrimenti: il protagonista muore, e viene condannato a
trascorrere il resto della sua esistenza sulla terra, sotto forma di
fantasma. Riesci a immaginare niente di più gelido
dell’abbraccio che la morte gli riserva?»
Avevano passato il resto del pomeriggio a discorrere, passando dal
cercare una definizione di gelo
che potesse rappresentare la storia nella sua interezza fino a
domandarsi se, invece, quella morte non fosse stata
un’opportunità, per quanto struggente.
Per tutto il tempo, Yuuto aveva sentito il proprio cuore fremere nel
petto alla stessa velocità del battito d’ali di un
colibrì. Trovare qualcuno che condividesse le sue passioni,
e
avesse perfino il suo stesso autore preferito, era così
esaltante. Sentiva di aver trovato, per la prima volta in vita sua,
qualcuno con cui poter parlare d’ogni cosa, senza per questo
sentirsi strano o folle. Il cappuccino era rimasto abbandonato in un
angolo, completamente dimenticato, ormai freddo.
Dopo quella sera, lui e Kageyama avevano continuato a incontrarsi
diverse volte in quel luogo, sempre per caso, e ogni occasione si
rivelava ottima per trattare argomenti riguardanti le loro letture o la
filosofia.
Quando era con Kageyama, Yuuto riusciva quasi a dimenticare il mondo
che, a breve, lo avrebbe atteso.
Pochi mesi dopo, infatti, Kidou aveva ufficialmente preso servizio per
la CCG come ispettore di secondo grado. Era felice della strada che
aveva intrapreso, tuttavia non poteva fare a meno di rimpiangere,
almeno in parte, i deliziosi pomeriggi che aveva trascorso assieme al
suo compagno di letture.
Il primo giro di ronda a cui Yuuto aveva partecipato era stato proprio
nella circoscrizione venti. Ricorda di come il suo superiore
l’avesse messo in guardia, intimandogli di non perdere mai la
concentrazione e di essere attento ad ogni dettaglio. Erano
lì
perché, da diversi giorni a quella parte, un nutrito numero
di
ghoul, migrato lì da una circoscrizione limitrofa, stava
portando scompiglio nella zona, così il quartier generale
aveva
insistito affinché qualcuno si recasse a dare
un’occhiata
sul luogo.
L’attacco era stato così fulmineo che quasi aveva
faticato a rendersi conto che fosse cominciato.
Il suo superiore gli si era parato davanti, estraendo un grosso quinque
e proteggendo entrambi. «Resta indietro, Kidou!»,
l’aveva avvertito. «Qui la situazione non
è per
niente facile.»
Era vero. Li avevano attirati in trappola, mettendoli con le spalle al
muro in un vicolo cieco. Se fossero riusciti a cavarsela, sarebbe stato
solo per l’abilità del suo partner.
Ad attaccarli erano in tre. I loro colpi s’infrangevano
veloci
contro il quinque dell’ispettore, una spada lunga, dalla
sorprendente larghezza e assai pesante, eppure lui non sembrava per
niente in difficoltà. Menava fendenti in aria, respingendo i
ghoul che li tenevano sotto assedio, e nel contempo cercava anche di
ferirli.
Uno dei colpi, tuttavia, era stato così portentoso da
spazzar
via una delle maschere dei loro assalitori. Il ghoul era rimasto a
volto scoperto, immobilizzandosi per un momento sul posto.
Gli occhi di Yuuto erano diventati grandi come tazze da tè,
e per un momento s’era sentito incapace di respirare.
Kageyama.
L’aveva riconosciuto nel momento esatto in cui
l’aveva
visto. Gli occhi erano diversi da quelli in cui era ormai abituato a
perdersi, piccoli punti neri d’inchiostro persi in un mare
bianco
di carta che adesso avevano lasciato il posto a iridi cremisi e sclere
scure come la notte, eppure non c’era modo che la persona
davanti
a lui potesse essere qualcun altro. Aveva passato così tanti
pomeriggi ad osservarlo, a sognare beato grazie alle sue parole, che
mai e poi mai avrebbe potuto essersi sbagliato.
Apparentemente, il partner di Yuuto non s’era accorto della
sua
incertezza. Al contrario, però, aveva notato fin troppo bene
la
falla nella guardia del ghoul, e aveva ben pensato di approfittarne per
attaccarlo.
Kageyama, per fortuna, era riuscito a parare all’ultimo
secondo
il colpo, i quattro tentacoli rinkaku del suo kagune che avevano
fermato il quinque dell’ispettore, respingendolo.
L’istante successivo, aveva spiccato un balzo prodigioso
verso
l’alto, atterrando sul tetto di uno dei due palazzi tra cui
erano
incastrati, per poi cominciare a correre via rapidissimo da un tetto
all’altro, seguito poco dopo a ruota dagli altri ghoul.
Quella sera, i due ispettori erano tornati al quartier generale con un
pugno di mosche.
Yuuto, tuttavia, non riusciva a darsi pace. Miracolosamente, a quanto
pareva nessuno s’era accorto di come continuasse a
tormentarsi
l’animo, senza riuscire a darsi pace.
Davvero la persona con cui aveva parlato per tutti quei mesi era un
ghoul? Perché allora non l’aveva ucciso?
Un cruccio seguiva l’altro, nella mente di Kidou.
S’incolpava di non aver compreso prima di avere a che fare
con
una creatura del genere – sebbene, Yuuto ne era consapevole,
probabilmente non avrebbe avuto modo di farlo: dopotutto, Kageyama era
stato un ottimo attore.
A questo pensava Yuuto quella sera, di ritorno a casa, lo sguardo basso
e mesto. Cercava delle risposte quando, d’improvviso,
s’era
sentito afferrare per la vita.
Poco dopo, la sua schiena aveva impattato con dolore e violenza contro
un muro. Il ragazzo aveva chiuso gli occhi, in preda alla sofferenza,
mentre un grido gli era sfuggito tra i denti.
«Un ispettore!», aveva sentito esclamare, con un
tono di
voce più alto di quello a cui era abituato, una voce che
conosceva fin troppo bene. «Se avessi saputo di aver parlato
per
tutto questo tempo con un ispettore, non avrei speso mezzo minuto del
mio tempo accanto a te!»
Yuuto aveva tossito. Dopo che i tentacoli di rinkaku
l’avevano
scagliato contro il muro, l’impatto aveva fatto sollevare una
polvere fitta, che ora gli impediva di vedere il suo interlocutore. Il
ragazzo, tuttavia, non aveva bisogno di altre conferme per sapere di
chi si trattasse.
«Non ero ancora un ispettore quando ci siamo
conosciuti!»,
aveva replicato, sull’orlo delle lacrime. «Cosa
pensi, che
mi abbiano chiesto di attirarti con l’intento di ricavare
qualche
informazione in più su di te?»
«E perché no?», aveva ribattuto Reiji,
sprezzante.
Aveva agitato il kagune a mezz’aria, spazzando via la
polvere.
«Perché non avresti dovuto? Dopotutto, voi
ispettori siete
così meschini che non mi sorprenderei–»
«Perché
sono innamorato di te, maledizione!», aveva
imprecato Yuuto, senza riuscire a trattenere oltre il pianto.
Kageyama aveva taciuto all’istante, gli occhi che di colpo
avevano preso a fissare il ragazzo pieni di sorpresa. Era
lì,
inginocchiato a terra, i pugni serrati dalla rabbia e lacrime che
continuavano a scendere a dirotto lungo il suo volto. Il quinque era
caduto lontano, distante, e Yuuto non sembrava avere alcuna intenzione
di recuperarlo.
Era sorpreso della facilità con cui era riuscito ad
ammettere a
se stesso e a Kageyama quella verità, che tanto a lungo
invece
aveva negato. S’era detto che no, era impossibile che avesse
perso la testa per quella persona così colta e raffinata,
che
era entrata nella sua vita in punta di piedi, tanto più
quando
aveva scoperto che, in realtà, era un ghoul. Sapeva,
tuttavia,
di mentirsi, perché solo quando Kageyama era al suo fianco
si
sentiva vivo, col cuore che batteva così veloce, e
probabilmente
non avrebbe avuto bisogno di nient’altro nella vita.
Yuuto aveva visto gli occhi di Kageyama tornare quei piccoli sassi neri
persi in un mare bianco che così tanto amava.
L’aveva
sentito chinarsi accanto a lui, e Yuuto non era riuscito a fare a meno
di tremare quando con una mano gli aveva sfiorato una guancia e, poco
dopo, aveva posato le labbra sulle sue.
Da quel momento in poi, non s’erano più lasciati.
Yuuto sente Kageyama muoversi accanto a lui sul materasso,
circondandogli poco dopo la vita con un braccio. Il ragazzo non esita
un momento di più ad accoccolarsi tra le sue braccia,
posando la
testo sul petto nudo.
«Continui a tornare sempre da me», cantilena Reiji,
tracciando con le dita il profilo delle labbra dell’altro.
Yuuto non riesce a replicare. Non saprebbe nemmeno come farlo, a dirla
tutta: in fin dei conti, come potrebbe negare l’evidenza?
Come
riuscirebbe a liberarsi dalla realtà dei fatti, che li
porta,
ogni volta che s’incontrano, a finire nuovamente
l’uno
nelle braccia dell’altro? In che modo potrebbe riuscire a
fingere
che tutto quello non gli piaccia da morire?
In nessuno, Yuuto lo sa fin troppo bene. La verità
è che
è perfettamente consapevole dei limiti della loro relazione
– e come potrebbe essere altrimenti, d’altronde? Un
essere
umano, per di più un ispettore, e un ghoul. Per tutti
dovrebbero
essere nemici giurati, l’uno destinato ad uccidere
l’altro.
Eppure, ogni volta che si ritrova tra le braccia di Kageyama, Yuuto non
fa altro che domandarsi se non ci sia un altro modo.
Sono anni ormai che si culla nell’utopia di un mondo diverso,
in
cui umani e ghoul convivono pacificamente. Ci sono piccole
realtà locali in cui questo, in realtà,
è
già possibile: esiste un locale, infatti, il Blue bird,
in cui i ghoul si mischiano al resto della clientela. Se hanno bisogno
di cibo, non devono far altro che lasciarlo intendere ai proprietari,
che provvedono a procurare loro della carne umana fresca di cui
cibarsi, sul retro del locale, lontani da occhi indiscreti. In questo
modo, nessuno dei presenti ha modo di comprendere se lì si
celino dei ghoul e quali siano, e gli umani non vengono in alcun modo
messi in pericolo.
La cosa ironica è che il Blue bird
è proprio il locale in cui lui e Kageyama si sono incontrati
per la prima volta.
«Non conosco modi che mi consentano di restare lontano troppo
a
lungo da ciò che mi fa stare così tanto
bene»,
ammette Yuuto, strofinando appena il capo contro il petto di Reiji.
«Però stavolta è vero che stavo
lavorando su un
caso.»
«Oh, certo, non dubiterei mai della tua buona
fede»,
mormora Kageyama all’orecchio del ragazzo, con un tono in cui
Yuuto percepisce chiaramente una nota di malizia che lo fa ridacchiare.
«Fatto sta che poi finisci sempre per inciampare nelle
mie braccia, però.»
Yuuto ride, stavolta più sonoramente. «Giuro che
non era
questo il piano», commenta. Poco dopo un sospiro scivola
fuori
dalle sue labbra, e tanto basta a fargli sparire ogni traccia di
divertimento dal volto. «Kageyama, posso farti una
domanda?»
Reiji china appena il capo verso il basso, così da tenerlo
più vicino a quello del ragazzo. «Vuoi sapere
qualcosa sui
cadaveri di ghoul divorati che sono stati ritrovati in questa zona,
mh?», gli chiede, come anticipando i suoi pensieri.
Yuuto ormai dovrebbe esserci abituato. Sa bene quanto Kageyama sia
intelligente, per di più ormai Yuuto inizia a sospettare
che,
nel corso degli anni, abbia imparato a leggere la sua mente.
«Sì», ammette, sollevando il volto verso
quello dell’altro.
Reiji gli passa una mano tra i capelli. «Pensi che sia stata
opera mia?», domanda ancora.
«No», gli confessa Yuuto, sospirando nuovamente.
«Non
è il tuo modus operandi… non avrebbe
senso.»
Reiji soffoca una risata roca, profonda. «Oh, ragazzo mio, se
volessi ingannare voi ispettori – te compreso – non
dovrei
far altro che agire in maniera diversa dal solito», commenta.
«Il fatto che tu mi conosca così bene
può essere
uno svantaggio, per te.»
«Sì, ma che motivo avresti avuto di
farlo?», ribatte Kidou, sicuro.
Kageyama inarca le sopracciglia. Sanno entrambi che non esiste risposta
diversa da nessuno:
Reiji è da anni cliente fisso del Blue bird,
si limita ad essere un ghoul non problematico così da non
avere
costantemente la CCG addosso e, soprattutto, il pensiero di darsi al
cannibalismo con quelli della sua stessa specie non gli attraverserebbe
la mente nemmeno per un secondo.
«C’è un gruppo di ghoul che non avevo
mai visto da
queste parti che, nell’ultimo periodo, sta portando parecchio
scompiglio», spiega. «Credo siano arrivati da una
circoscrizione vicina, e temo di conoscere fin troppo bene chi ce li ha
mandati…»
Gli occhi di Yuuto vengono attraversati da un lampo di luce.
D’improvviso, tutto gli sembra così
incredibilmente chiaro.
«Garshield», deduce, mettendosi a sedere sul
materasso.
«Ma certo, adesso è tutto più
chiaro…»
Yuuto sente Reiji sedersi accanto a lui. Lentamente, le dita del ghoul
accarezzano la cicatrice a forma di mezzaluna sulla spalla del ragazzo,
e quel semplice gesto basta a strappare l’investigatore dai
suoi
pensieri.
Yuuto ricorda esattamente quando se l’è procurata.
Quella
sera aveva raggiunto Kageyama perché, come sempre, non
riusciva
più a stargli lontano, solo che, diversamente dal solito,
l’aveva trovato stranamente agitato. Gli occhi, infatti,
erano
nella forma da ghoul, inoltre continuava a muoversi nervosamente in
circolo, come se stesse cercando di braccare qualcosa.
Yuuto non aveva impiegato molto altro tempo prima di capire che stesse
morendo di fame. Così, senza dire una parola,
s’era
scostato un lembo del maglione dalla spalla, avvicinandosi a lui.
Prima che Reiji potesse rendersene conto, i suoi denti avevano
già morso la pelle candida del ragazzo. Yuuto
s’era
lasciato cadere a terra, in ginocchio, e Kageyama aveva fatto
altrettanto.
Solo quando s’era allontanato da lui, sentendo di essere
tornato
finalmente in sé, Kageyama aveva compreso con orrore
ciò
che aveva appena fatto.
Si era sentito un mostro. Aveva temuto che Yuuto non
l’avrebbe più voluto.
Yuuto, invece, aveva fatto qualcosa che aveva sconvolto ancor di
più Kageyama.
Gli aveva sorriso.
E quella, per Reiji, era stata la conferma che quel ragazzo non
l’avrebbe mai abbandonato.
Entrambi sanno fin troppo bene cosa significhi quella cicatrice. Yuuto
si volta, cercando gli occhi di Kageyama. Li trova subito, e non perde
un istante per annegarvi.
«Ogni volta che vai via sento una parte di me
morire», gli confessa Reiji.
Yuuto sente il proprio cuore esplodere nel petto. Lentamente rotola tra
le lenzuola, sistemandosi tra le gambe di Reiji. Non passa un secondo
di più prima che Yuuto lo senta posare le labbra sulle sue,
mentre Kageyama gli accarezza sensualmente la schiena nuda.
E Yuuto sente che si concederebbe a lui di nuovo, se solo in quel
momento il suo telefono non trillasse.
Kageyama indugia per un momento, confuso, e Yuuto a malincuore scivola
via dalla sua presa. Rotola piano tra le lenzuola, fino a raggiungere i
propri vestiti, abbandonati al suolo, non troppo distanti dal
materasso. Il ragazzo fruga tra le tasche del pantalone,
finché
non riesce a trovare il cellulare. Lo sblocca in fretta, ed
è
con sgomento che si rende conto di due cose.
La prima è che sono le otto di sera passate. La seconda, che
solo in quel momento – Yuuto non ha idea del
perché
– gli è arrivato il messaggio di Sakura,
contenente la sua
posizione.
Sakura.
Troppo coinvolto dal piacere che, come ogni volta, Kageyama
è
riuscito a suscitare in lui, Yuuto ha completamente dimenticato di
essere venuto nella circoscrizione venti assieme alla sua collega, quel
giorno. Collega a cui ha chiesto di attenderlo e che, a giudicare
dall’orario attuale e dal fatto che sono arrivati a Nerima in
pieno pomeriggio, probabilmente lo sta attendendo da almeno tre ore.
«Dio, no»,
impreca Yuuto, mentre rimettendosi in piedi s’infila i propri
vestiti in fretta e furia.
Kageyama resta ad osservarlo, seduto sul materasso. «Immagino
di
non dover ridere del fatto che ti sei completamente dimenticato di
essere qui con una partner…», valuta.
«No!», taglia corto Yuuto, voltandosi di scatto.
Finisce di
nuovo per cadere negli occhi di Kageyama, e Yuuto capisce di essere
assolutamente incapace di restare arrabbiato con lui per più
di
un secondo.
Yuuto poggia la fronte contro quella di Reiji, carezzandogli una
guancia con la mano. «Tornerò da te»,
gli assicura,
prima di lasciargli un ultimo bacio fugace.
«Come sempre», commenta Kageyama.
«Come sempre», gli fa eco Yuuto.
L’istante successivo è già schizzato
fuori dal vecchio fabbricato abbandonato.
Yuuto corre a perdifiato lungo i vicoli della circoscrizione venti.
Fuori ormai si è fatto buio. I passanti lo guardano con aria
incerta, forse perfino infastidita, mentre sfreccia loro accanto a gran
velocità. Ci sono coppie di fidanzati che tengono tra le
mani le
buste dello shopping o famiglie che stanno tornando a casa, ma Yuuto
non riesce a farci troppo caso.
Si sente un idiota. Ha completamente trascurato la missione, lasciando
la propria partner da sola in balia di se stessa per ore. Non vuole
nemmeno dare la colpa a Kageyama, perché alla fine se gli
è caduto tra le braccia è stato perché
si è
permesso di farlo. Aveva ragione a dirsi che era ancora presto per
portare Sakura in missione, ma non per l’inesperienza della
ragazza, bensì per la propria incapacità.
Yuuto rallenta solo quando il puntino azzurro sulla mappa, che continua
spasmodicamente a controllare sul cellulare, finisce per sovrapporsi a
quello rosso della posizione che gli ha inviato Sakura.
In effetti, proprio in quel momento Yuuto si accorge di essere arrivato
davanti ad una pasticceria. All’interno ci sono anche dei
tavoli,
probabilmente assieme a dolcetti e biscotti vari i clienti possono
sorseggiare anche un tè o un caffè.
Sakura è l’ultima cliente rimasta seduta, non
c’è nessun altro oltre lei presente
all’interno del
locale. Un ragazzo sta lavando i pavimenti con uno straccio, mentre una
giovane dai capelli raccolti sotto a un cappello morbido è
ancora dietro alla cassa, ma batte impazientemente le dita sul bancone,
come se non aspettasse altro di vedere l’ispettrice uscire
per
poter finalmente chiudere il negozio.
Yuuto si morde il labbro inferiore, come colto dai sensi di colpa, alla
fine tuttavia con un ultimo slancio si getta in avanti, aprendo la
porta della pasticceria, una campanella che tintinna al suo ingresso.
Sakura solleva lo sguardo e, non appena vede che si tratta di Yuuto, i
suoi occhi si illuminano. Per un momento, infatti, il pensiero che
potesse non avercela fatta aveva attraversato la sua mente, a causa di
quell’inatteso ritardo, tuttavia Sakura l’aveva
scacciato
in fretta: Yuuto è uno degli investigatori più
forti in
circolazione, quello per lui doveva essere un gioco da ragazzi.
«Kidou-san!», esclama, balzando in piedi e premendo
le mani sul tavolino di ferro.
«Perdonami per l’attesa», commenta lui,
avvicinandosi
subito a lei. Probabilmente i commessi del locale lo stanno fulminando
con lo sguardo.
«Nessun problema», lo rassicura lei, cordiale.
«Com’è andata? Sei riuscita a
ucciderlo?»
Sakura lo fissa in maniera trepidante, e probabilmente i suoi occhi si
sono posati sui capelli aggrovigliati di Yuuto. Forse pensa che si
siano arruffati nello sforzo di combattere il ghoul, ma Yuuto sa bene
che, sebbene c’entri sempre Kageyama, in realtà
sono
ridotti in quel modo per ben altri motivi.
«Non è questo il luogo giusto né,
tantomeno, il
momento per parlarne», spiega Yuuto, cercando di usare
però il tono più cortese possibile.
Sakura sembra comprendere subito il proprio errore, e le sue guance si
tingono di rosso per l’imbarazzo. «Oh,
g-giusto»,
s’affretta a correggersi.
Yuuto inclina appena la testa verso il tavolino. «Devi pagare
qualcosa?», s’informa, facendo piuttosto
chiaramente
riferimento alla tazza, ancora sporca di cioccolata calda,
lì
presente.
«Ah, sì, è vero», ammette
lei, ancora in imbarazzo. «Ci penso
subito–»
«No, lascia, faccio io», la ferma lui.
«Dopo tutto il
tempo che ti ho lasciata qui ad aspettare mi sembra il
minimo.»
Poco dopo, Sakura vede Yuuto raggiungerla fuori dal locale.
«Facciamo la strada fino a casa insieme, ti va?»,
le
propone l’ispettore di primo grado, mentre la saracinesca del
locale viene abbassata.
È una serata piuttosto fredda. Un vento gelido spira sulla
città, sollevando le foglie secche da terra e facendole
volteggiare a mezz’aria, mentre il cielo è
riscaldato da
una candida luna piena.
Sakura tiene lo sguardo basso, in imbarazzo. Yuuto non ha colpe,
uccidere quelle creature è il loro mestiere e non deve
sentirsi
a disagio se un particolare combattimento, peraltro contro un ghoul
molto potente, gli ha portato via più tempo del previsto. Al
contrario, Sakura si sente così tremendamente in colpa: se
non
fosse entrata in quel fabbricato abbandonato non si sarebbero mai
ritrovati intrappolati in nessun combattimento e, come se non bastasse,
non era riuscita in alcun modo ad essere utile a Yuuto. Quando il ghoul
l’aveva attaccata s’era fatta trovare completamente
impreparata, e non era nemmeno riuscita ad estrarre il suo quinque. Per
di più, aveva lasciato Yuuto da solo a combatterlo: certo,
era
l’ordine che il suo superiore le aveva dato e non aveva
potuto
disobbedirgli in alcun modo, tuttavia se Yuuto non fosse riuscito a
sconfiggerlo… se qualcosa fosse andato per il verso
sbagliato…
No, non deve pensarci, si dice. Dopotutto, ormai è tutto
finito, no?
«Allora… c-com’è
andata?», prova a
chiedergli, dopo un po’ che camminano nel più
totale
silenzio. In parte ha paura ad interpellarlo, perché teme di
beccarsi una ramanzina – sebbene sappia perfettamente di
meritarsela.
Yuuto tira un calcio ad un sasso, che inizia a rotolare lungo il
selciato. «Alla fine mi è sfuggito»,
ammette –
e Sakura nota che sta tenendo lo sguardo basso.
«Però,
poco prima che si dileguasse, sono riuscito ad estorcergli alcune
informazioni sul caso per cui ci siamo recati qui.»
«Oh, ottimo!», esclama Sakura, raggiante.
«Di che si tratta?»
Yuuto ruota il capo, osservandola di sbieco. «Preferisco
condividerle domattina, quando ci saranno anche gli altri»,
commenta, con un tono difficile da interpretare.
«Oh, c-certo», conviene Sakura, lo sguardo che
subito
s’abbassa mentre le guance s’imporporano
d’imbarazzo.
Yuuto s’acciglia, pensieroso. «Tu,
piuttosto»,
ribatte. «Non avresti dovuto allontanarti senza avvisarmi.
Per di
più ti sei trovata davanti un ghoul e non hai sfoderato il
quinque.»
Sakura si morde la lingua. Sapeva che sarebbe arrivato questo momento.
«Lo so, hai ragione», ammette, con tono mesto e
sguardo
colpevole. «Mi dispiace, io…»
Sakura sente le parole morirle in gola. No, non ha scusanti per quello
che ha combinato, è inutile che continui a cercare di
giustificarsi.
Yuuto scende in fretta le scale che portano alla metropolitana, seguito
a pochi passi di distanza da Sakura. Per tutto il tempo, durante il
viaggio in treno, Sakura resta in silenzio, seduta a pochi centimetri
di distanza da lui, mordendosi nervosamente il labbro inferiore. Ecco
fatto, ha combinato un casino, lo sapeva. Probabilmente Yuuto ce
l’ha con lei, magari non le parlerà più
– e
Sakura lo capirebbe, in fin dei conti. Spera solo che non chieda che
venga affidata ad un altro ispettore, perché Sakura lo
adora,
pensa che non sarebbe potuto capitarle un insegnante migliore di Yuuto,
sul serio, ed è certa che grazie al suo aiuto potrebbe
migliorare ancora molto. Certo, se solo avesse seguito la sua guida
durante la loro prima missione esterna…
Arrivati a Bunkyo, Yuuto le chiede di indicargli la via del suo
palazzo, dopodiché riprendono a camminare. Le strade della
zona
sono parecchio affollate, un mare di giovani ragazzi si condensano
lungo le vie, pronti a trascorrere una piacevole serata, magari
mangiando udon o divertendosi in un karaoke.
La zona residenziale è decisamente più
tranquilla. Alti
palazzi si susseguono uno dopo l’altro, e in giro non sembra
esserci nessuno. Un silenzio piacevole fruscia tra le fronde di alcuni
salici, ma Sakura se ne sente soffocare.
Ha bisogno di sentire la voce di Yuuto. In un altro momento magari quel
silenzio sarebbe stato perfino rilassante, adesso invece le rende solo
ancor più frastornanti i pensieri che aleggiano nella mente
– e, considerando che non sono affatto piacevoli, Sakura
vorrebbe
solo riuscire a non sentirli per un po’.
E poi spera davvero che Yuuto le parli. Sarebbe la conferma che non ha
rovinato il loro rapporto, per lei.
«Che tipo è Fudou?»
Non si accorge nemmeno del momento in cui quelle parole le scivolano
fuori dalle labbra. Un secondo dopo averle pronunciate, Sakura vorrebbe
potersele rimangiare. Sente tutta la faccia andare in fiamme, si sente
terribilmente in imbarazzo e spera solo che Yuuto non lo noti, complice
anche il buio della sera – sebbene ci siano diversi lampioni
a
correre lungo tutto il viale che stanno attraversando.
Yuuto sembra fermarsi per un momento sul posto, come dubbioso di aver
capito bene. Per un momento Sakura teme di aver peggiorato la
situazione, aspettandosi che Yuuto possa riprenderla da un momento
all’altro.
Invece, poco dopo, lo sente soffocare una risata.
«Oh, ti prego, dimmi che non ha fatto di nuovo
colpo», commenta.
Se possibile, Sakura avverte le sue guance divenire ancor
più bollenti.
Si è invaghita di Fudou? No, non… non crede,
almeno.
Quando l’ha incontrato per la prima volta non è
riuscita a
fare a meno di arrossire, sotto quello sguardo verde e affascinante, ma
la verità è che c’è qualcosa
in quel ragazzo
che non riesce sinceramente a comprendere. Forse, più che
subirne il fascino, ne è profondamente incuriosita.
«No, è solo che a volte mi sembra di non riuscire
ad
afferrare la sua personalità», spiega allora, poco
dopo.
Yuuto si porta le braccia dietro alla schiena. In realtà
quella
è una domanda più difficile di quanto appaia:
conosce
Fudou da quattro anni, praticamente da quando è entrato a
far
parte della CCG. Ancora oggi, però, non riesce a fare a meno
di
chiedersi se abbia davvero compreso ogni suo lato o no.
«Uhm… in realtà è
perlopiù come lo
vedi. Un perfetto idiota che, se potesse, flirterebbe anche con un
comodino – ammesso e concesso che non lo faccia
già. Ma
è anche un ottimo investigatore, e non credo di sbagliarmi
se ti
dico che è forse uno dei migliori attualmente in
circolazione.
Comunque Fudou ha una sorta di corazza attorno, col sarcasmo e le
avances si protegge», spiega Yuuto. Ha lo sguardo lontano,
distante, come se stesse cercando qualcosa, senza tuttavia riuscire a
trovarlo.
«Proteggersi? Da che cosa?», domanda Sakura, prima
di
rendersi conto che, forse, sta cominciando ad essere un po’
troppo indiscreta.
Yuuto si stringe nelle spalle. «Fudou non è uno
che ama
parlare della sua vita privata. Comunque, qualche anno fa era
innamorato di una ragazza, una certa Fuyuka, solo che, purtroppo,
è stata uccisa da un ghoul. Da quel momento Fudou
s’è buttato completamente nel suo lavoro, e fa
fuori in
malo modo qualsiasi ghoul si pari sulla sua strada. Ad ogni modo,
dovrebbe essere lui a parlarti di queste cose, non io»,
conclude
il ragazzo, spostando lo sguardo di lato. Si morde la lingua, forse ha
parlato più del dovuto.
«Oh… c-certo», conviene lei,
stringendosi le braccia
attorno al corpo. Forse ha ragione Yuuto, non dovrebbero parlare di
Fudou, sicuramente avrà delle questioni private di cui
preferisce tenere gli altri all’oscuro…
«Ammetto che tutto questo interessamento per Fudou mi ha
sorpreso», riprende Yuuto, facendo sobbalzare Sakura sul
posto.
«Voglio dire, ero convinto che tra te e Hayato ci fosse
qualcosa.»
«Eh? N-no!», si affretta a chiarire Sakura.
«Cioè… quando eravamo in accademia mi
sono presa
una cotta per lui, solo che non ho mai avuto il coraggio di
confessargli i miei sentimenti. L’ho fatto solo la sera prima
del
nostro esame finale. Ero certa che non l’avrei mai
più
rivisto, dopotutto lui era il migliore del nostro corso e sarebbe di
sicuro riuscito a essere promosso a ispettore a breve. Lui non mi ha
detto niente, è rimasto a fissarmi spiazzato, e io sono
morta
d’imbarazzo. Il giorno successivo temo d’aver
combinato un
disastro all’esame, non riuscivo a far altro che pensare alla
figuraccia che avevo rimediato. Quando mi sono vista in cima alla
graduatoria ho temuto che ci fosse stato un errore… invece,
temo
che Hayato abbia fallito di proposito l’esame.»
Yuuto sorride, nella penombra della sera. A volte vorrebbe che fosse
così facile anche per lui, raccontare dei propri sentimenti
senza che gli altri finiscano per giudicarlo. Invece, lo sa bene, se lo
facesse finirebbe per essere creduto pazzo.
Le guance di Sakura s’imporporano ancora una volta.
«Scusami, temo di aver parlato troppo, non volevo annoiarti
con
queste sciocchezze…»
«No, tranquilla, nessun problema»,
s’affretta a
rassicurarla Yuuto. «Anzi, forse hai fatto bene a parlarmene.
Tu
e Hayato dovreste confrontarvi, non vorrei che si creassero dei
problemi all’interno della squadra per colpa di qualcosa
d’irrisolto tra di voi…»
Yuuto si sente uno sciocco a fare il moralista con lei. Dopotutto, non
è lui il primo che dovrebbe venire a patti con i propri
scheletri nell’armadio?
«S-sì, certo!», gli assicura lei,
perentoria.
I due rallentano i loro passi, rendendosi conto di essere arrivati
sotto al palazzo della ragazza. Come gli altri in quella zona,
è
un grattacielo alto, dalle vetrate scintillanti, e
all’apparenza
ospita diverse famiglie facoltose.
«C-ci vediamo domani?», chiede Sakura, accennando
un
sorriso. Sente tutta la tensione della giornata cominciare a scivolare
via dal suo corpo, ora che le è anche abbastanza chiaro che
Yuuto non sembra essersela presa con lei. Ha davvero bisogno di una
bella doccia calda, forse dopo riuscirà finalmente a sentire
tutti i suoi nervi rilassarsi.
«A domani», le conferma Yuuto. Il ragazzo la saluta
con un
cenno della mano, dopodiché s’incammina nuovamente
lungo
la via.
Prima di lasciarsi scivolare all’interno del portone del
palazzo,
Sakura resta ad osservare la figura di Yuuto fino a quando non lo vede
scomparire tra le tenebre.
▬
notes
no, non
è un caso che questo capitolo esca oggi.
non dirò nulla, perché di solito mi porto un
sacco di
sfiga facendolo. l'unica cosa che mi rassicura è che la
persona
a cui sto pensando scrivendo queste parole sa già quanto sia
importante per me, per cui va bene così.
immagino che sia scontato dire che questo sia il mio capitolo
preferito. però uhm, forse non è del tutto per
quello che
pensate voi.
andiamo con ordine. prima ronda di kidou e sakura, e questo ci ha dato
modo di scoprire qualcosa in più su entrambi. ho mantenuto
intatto il background canonico di sakura per quanto riguarda la
ginnastica ritmica, spero che questa nota possa essere apprezzata.
sakura, però, ha una grande necessità di
dimostrare agli
altri il proprio valore, ed è proprio così che
finisce
per mettersi nei guai.
ed è qui che inizio a sclerare. **
allora, a parte tutto lo studio delle circoscrizioni e i vari
riferimenti a luoghi esistenti all'interno di esse, nonché
il
fatto che in questo capitolo ci troviamo nella circoscrizione venti, di
importanza fondamentale già nel canon dell'opera di tokyo
ghoul,
perché non parliamo delle cose davvero importanti, ossia di quanto sono belli i miei bambini?
**
wah, prima ancora riuscirò a scrivere una scena
erotica dall'inizio alla fine, ma quel giorno non è oggi in realtà
lo faccio già ma quelle rimangono gelosamente custodite su
whatsapp, lol.
in compenso, nel corso degli anni ho fatto diversi passi in avanti,
decisamente. ho sempre paura di ricevere contestazioni, anche se yuuto
in questa storia ha vent'anni... oh, sai che c'è? in
realtà non voglio pensarci. sono solo troppo contenta per
questo
capitolo e questo giorno, ecco.
e lo so che non mi crederete, ma a me piace decisamente di
più la storia di come si sono conosciuti che la parte pornazzosa in
sé forse
perché continuo a provare un po' d'insoddisfazione per
com'è scritta? mah, chissà.
e niente, anche nel loro primo incontro c'è una
piccola
strizzata d'occhio a tokyo ghoul e a rize e kaneki che s'incontrano
all'anteiku, così come al libro che yuuto sta leggendo che
era
un piccolo riferimento rielaborato a takatsuki sen–
vbb cose che vedo solo io, non fa niente.
ma io potrei veramente stare qui per ore a frignare su loro che
conversano in un caffè, su kidou che soffre scoprendo che
l'unica persona che è stata in grado di comprenderlo in
tutti
quegli anni è suo nemino naturale ma nonostante
ciò non
riesce a non nutrire un sentimento fortissimo nei suoi confronti o su
quel dannato morso sulla spalla che in realtà all'inizio non
era
nemmeno preventivato, ma okay, alla fine l'ho lasciato
perché,
almeno a mio avviso, è stupendo e
sì, è un altro riferimento al canone di tokyo
ghoul,
nello specifico all'episodio in cui succede la stessa cosa tra nishiki
e kimi, però okay, forse mi conviene andare
avanti, anche
perché ehi, abbiamo delle svolte vere sulla trama! ma ne
parleremo meglio nel prossimo capitolo, per cui nada per ora.
abbiate
pietà di me
e della demenzialità di queste note, le sto scrivendo alle
nove
di sera dopo aver editato un capitolo di più di 7.000 parole
e
dopo aver avuto una giornata non esattamente stupefacente, rip.
comunque alla fine kidou si ricorda di avere un lavoro è brutto
ma è così e suo malgrado torna a
raggiungere sakura. giuro che di solito è un ispettore
migliore.
ah, prima di passare al commento sulla parte finale, sì, il
blue bird è un riferimento all'anteiku.
tornando a noi, kidou accompagna sakura a casa –
ah, a proposito: le circoscrizioni non sono scelte a caso, per esempio
dove vive un determinato personaggio o cose del genere, in
realtà c'è uno studio dietro –
e in realtà solleva un argomento interessante, che avrei
voluto
avesse più preponderanza all'interno della storia ma
è
andata così, rip. non trasparirà molto dai
prossimi
capitoli, ma è vero che sakura ha una cotta per fudou.
magari ci
faccio una os spin-off sopra, mh...
vbb, comunque, le cose importanti. abbiamo scoperto anche qualcosa in
più sul rapporto tra sakura e hayato, per cui non si
può
proprio dire che non accontenti tutti.
anyway, in queste note lunghissime penso di aver detto tutto. il
prossimo capitolo mi pare sia più corto e all'apparenza non
succede nulla di rilevante ma oh, fidatevi, grossi twist di trama
stanno per arrivare.
see ya
aria
|
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Capitolo 4 *** Plan ***
La mattina
successiva tutto sembra filare per il meglio.
Yuuto è seduto alla sua scrivania, e sta compilando un
rapporto sull’uscita di lui e Sakura del giorno precedente.
La sua partner, seduta alla scrivania accanto alla sua, sta raccontando
ad Hayato l’esito della loro ronda.
«… e a un certo punto è spuntato fuori
un ghoul dal
nulla! Aveva una maschera nera, con una sorta di cicatrice bianca sulla
sinistra…»
Yuuto preme con troppa violenza la matita sul foglio, e la mina finisce
per spezzarsi. Solleva lo sguardo di scatto, come rendendosi conto solo
in quel momento di trovarsi in un incubo.
La maschera è l’elemento distintivo dei ghoul.
Sakura e Hayato continuano a parlare tranquilli, probabilmente non si
sono resi conto della tempesta che hanno scatenato.
Fudou sposta lo sguardo dal pc. D’improvviso sembra serio,
turbato.
«Cuccioli, perché non andate a prendermi un
caffè
al distributore automatico?», domanda, le rotelle sotto la
sua
sedia che scorrono appena sul pavimento.
Hayato sembra quasi dispiaciuto del fatto che il racconto di Sakura sia
stato così bruscamente interrotto. «Ma…
veramente
noi…», cerca di protestare.
«Adesso»,
taglia corto Fudou, con tono un basso e freddo che non concede alcuna
possibilità di replica.
Hayato e Sakura deglutiscono a vuoto, terrorizzati. L’istante
successivo, tuttavia, si alzano dalle loro scrivanie e, con lo sguardo
basso e penitente, escono dall’ufficio.
Non appena la porta si chiude, Fudou balza in piedi. Yuuto sposta
nervosamente lo sguardo da un punto all’altro del suo
portatile,
cercando di rimandare ciò che, lo sa già, lo
attende da
un momento all’altro.
«Dimmi che ho capito male», comincia la voce bassa
e
minacciosa di Fudou. Yuuto si prende la testa tra le mani, come in
preda alla più totale disperazione – cosa che,
peraltro,
corrisponde al vero.
«Fudou‒», cerca di richiamarlo Yuuto. Ben presto,
tuttavia, si rende conto che i suoi tentativi sono vani.
Yuuto sente il collega sbattere con vigore le mani sulla sua scrivania.
«Cioè, fammi capire», riprende Akio, la
voce gelida
di chi sta facendo un grande sforzo per non uccidere qualcuno.
«Tu sei andato appositamente nella circoscrizione
venti‒»
«No, è stato Kudou a mandarmi lì, io me
lo sono
praticamente ritrovato davanti», prova a giustificarsi Yuuto.
«L’hai rivisto!», esclama Fudou,
allargando di colpo
le braccia, sconcertato. Yuuto solleva lo sguardo, e può
chiaramente vedere scintille d’ira danzare negli occhi del
collega. «Lo vuoi capire che è un ghou‒»
«Non sono affari che ti riguardano!» Prima che
possa
rendersene conto, Yuuto balza in piedi, ritrovandosi di colpo alla
stessa altezza di Akio. Lo guarda negli occhi, e questa volta ci trova
solo una grande desolazione. Quella vista per Yuuto è come
ricevere un cazzotto in pieno stomaco, e per un momento sente gli occhi
annacquarsi di lacrime e una voragine aprirsi dentro di sé.
Fudou è l’unico a conoscenza del suo rapporto
alquanto
ambiguo con Kageyama. Yuuto non ha idea di come l’abbia
compreso,
fatto sta che un giorno, senza aver mai detto nemmeno una parola a
riguardo, Akio sapeva già tutto. Secondo Yuuto, Fudou
è
troppo intelligente per non comprendere una cosa del genere, e anche
quello è uno dei motivi per cui l’ha sempre
stimato
così tanto.
Yuuto non gli ha mai chiesto nulla. Non l’ha costretto in
alcun
modo a mantenere il segreto – e, per la verità,
non
c’è mai stato nemmeno bisogno di implorarlo o
parlarne.
Fudou, semplicemente, l’ha fatto, venendo meno perfino al
protocollo della CCG. Yuuto non riesce a spiegarsene il motivo, forse
un atto di buon cuore oppure, più semplicemente, di pena.
Ne hanno parlato, però. A dir la verità, a
nessuno dei
due piace tirare fuori quell’argomento, eppure una sera Yuuto
s’era fatto coraggio e ne aveva parlato.
All’epoca erano entrambi ispettori di secondo grado, giovani
e
neopromossi al lavoro sul campo. Yuuto si sentiva ancora inesperto e,
forse, aveva cercato in Akio conforto, terrorizzato al pensiero di
perdere d’un colpo il lavoro che così duramente
s’era impegnato per ottenere e la stima di un collega che
ammirava – e ammira tutt’ora.
«Non c’è bisogno che tu mi dica
niente», aveva
tagliato corto Fudou. «Quel che fai nella tua vita privata
non
è affar mio. Se questa storia dovesse tuttavia intralciare
in
qualche modo le nostre indagini future, allora sarà mia
premura
toglierlo di mezzo personalmente.»
Yuuto era grato ad Akio per quel patto segreto. Che il collega non
nutrisse per quella strana relazione che aveva instaurato col ghoul
alcun tipo di simpatia, tuttavia, a Yuuto era stato chiaro ogni singola
volta in cui l’argomento aveva rischiato anche solo per
sbaglio
di essere sollevato. Fudou finiva per tergiversare ogni volta,
cambiando discorso, fingendo di non aver sentito nulla. E, per quanta
gratitudine potesse provare nei suoi confronti, Yuuto in quei gesti non
aveva potuto non ritrovare tutta la mentalità della CCG e la
totale repulsione per i ghoul. Era stato così anche lui un
tempo, e parzialmente continuava ancora ad esserlo; quando il discorso
arriva a Kageyama, tuttavia, Yuuto sa di cambiare completamente
registro. Sa bene che, in passato, Reiji non è stata la
creatura
più pacifica dell’universo, eppure il suo esempio
gli
dimostra costantemente che può sempre esserci speranza per
il
cambiamento.
Anche per i ghoul.
Sul volto di Fudou compare un sorriso triste. Si conoscono da
così tanti anni, ormai, e vedere come Yuuto fatichi ancora a
fidarsi di lui finisce per ferirlo ogni volta. Yuuto sembra aver
compreso solo in quel momento ciò che ha combinato, e nei
suoi
occhi compare un velo di mortificata realizzazione.
Akio si volta, cominciando ad avviarsi nuovamente verso la sua
scrivania.
«Fudou, aspetta!», lo richiama Yuuto, prima ancora
di rendersene conto.
Yuuto sente gli occhi tristi del collega tornare a puntarsi su di lui,
e per un momento gli viene spontaneo mordersi il labbro inferiore.
«Ho delle informazioni», ammette, e spera che tanto
basti come moneta di scambio per farsi perdonare.
Fudou scrolla le spalle. Non ha nemmeno bisogno di chiedere a Yuuto
come se le sia procurate, lo sa già.
«Allora farai meglio a condividerle con la
squadra», conclude, per poi raggiungere nuovamente la propria
postazione.
Un silenzio gelido cala nuovamente all’interno della stanza.
Il distributore automatico emette un vibrato basso, mentre il
caffè caldo comincia a colare all’interno di un
bicchiere
di plastica.
Hayato ha una mano poggiata al dispositivo, il braccio teso, e nella
sua mente continuano a frullare i racconti entusiasmanti degli ultimi
minuti. Cavolo, Sakura si è davvero scontrata contro un
ghoul
così potente? Avrebbe voluto essere lì per
assistere alla
scena e battersi a sua volta, dev’essere stata
un’esperienza elettrizzante.
Sakura, al contrario, continua a mordicchiarsi le labbra da diversi
minuti, nervosa. Ci sono diversi punti che continuano a non tornarle,
ad esempio il modo così improvviso in cui Fudou ha reagito,
ascoltando il suo discorso. In effetti anche Yuuto continua ad
apparirle strano da quando hanno affrontato quel ghoul, tuttavia la
ragazza non è ancora riuscita a darsi una spiegazione per
quei
comportamenti.
E poi c’è Hayato. Nella mente di Sakura,
continuano a
riecheggiare le parole che Yuuto le ha ripetuto, la sera precedente.
“Tu e Hayato
dovreste
confrontarvi, non vorrei che si creassero dei problemi
all’interno della squadra per colpa di qualcosa
d’irrisolto
tra di voi”
Sakura non riesce a fare a meno di domandarsi se tra lei e Hayato ci
sia veramente qualcosa di irrisolto. Lei le ha confessato i propri
sentimenti, lui non le ha detto nulla in risposta. Cosa dovrebbe
significare? Che non è interessato a lei?
Non sa più cosa pensare, sul serio.
Per di più, ora che lavorano nella stessa squadra alla CCG,
tutto sembra aver ripreso a filare come sempre, come se non gli avesse
mai rivolto quella confessione – e, a dir la
verità, ci
sono momenti in cui Sakura ha sperato davvero di non averlo fatto. In
effetti, ora che lavorano fianco a fianco, a Sakura non sembra di
trovare alcuna particolare differenza. C’è sempre
la
stessa sintonia che ha riscontrato dai tempi dell’accademia,
e di
questo se ne sente sollevata.
L’unica cosa che, tuttavia, la lascia perplessa, è
quell’imbarazzo che continua a crearsi spesso tra di loro.
Sakura
non sa se sia lo stesso anche per Hayato, ma ci sono dei momenti tra di
loro – lo sente, lo percepisce – in cui si crea una
tensione non troppo velata, che sembra essere carica di parole che non
hanno avuto il coraggio di dirsi.
Anche adesso, fermi davanti al distributore del caffè, la
ragazza avverte la medesima sensazione. Forse ha ragione Kidou, hanno
bisogno di chiarire le loro posizioni una volta per tutte,
così
Sakura decide di farsi coraggio, prende un respiro profondo e sta per
rivolgersi ad Hayato in totale sincerità.
Il ragazzo, tuttavia, la batte sul tempo.
«Hai detto che la maschera del ghoul era nera con una sottile
venatura bianca sulla sinistra, giusto?», le domanda Hayato,
apparentemente assorto nei suoi pensieri.
Per un momento Sakura resta spiazzata.
«C-come?», chiede, mentre il suo cervello ha
già
cominciato a rielaborare i dati, cercando di porre rimedio a una
probabile brutta figura. «La maschera? Sì, esatto,
perché?»
Hayato si volta nella sua direzione. Sakura può vedere
scintille
di entusiasmo danzargli negli occhi, e in quel momento si ritrova a
valutare che, se s’è innamorata di Hayato,
è stato
anche per questo.
Il modo in cui si approccia al lavoro d’ispettore
è unico,
così ricco di passione che finisce per contagiare anche gli
altri.
«Credo di aver capito di che ghoul si tratta», le
annuncia, trionfante.
La gioia che Hayato emana è così bella che Sakura
si
trattiene a stento dal passargli una mano tra i capelli castani per
congratularsi con lui. Li immagina così morbidi, compresa la
ciocca azzurra sulla destra.
«Davvero?», gli domanda lei. In realtà
è
sinceramente colpita, lei ci si è – quasi
–
scontrata e non ne ha la più pallida idea, Hayato invece ci
è arrivato e Sakura non sa come abbia fatto.
È sempre stato lui il migliore tra loro due,
c’è poco da fare.
«Certo!», le conferma il ragazzo. «Hai
detto che
aveva una kagune di tipo rinkaku, e poi la descrizione della maschera
mi ha fatto accendere una lampadina. Lo chiamano il Comandante. Me lo
ricordo perché, prima di venir promosso ispettore, ho sempre
stimato profondamente Kidou, e adesso lavorare nella sua squadra
è davvero un grande onore, per me. Così, quando
eravamo
ancora in accademia, stavo attento ad ascoltare ogni notizia su di lui,
perfino la più piccola, e mi ricordo di aver origliato, una
volta, la conversazione di due ragazzi più grandi di me, che
stavano dicendo che il primo ghoul che Yuuto ha affrontato, al suo
primo incarico ufficiale da investigatore, è stato proprio
il
Comandante.»
D’improvviso, qualcosa balza alla mente anche a Sakura.
«Ieri Kidou mi ha detto che il suo primo incarico
è stato
nella circoscrizione venti», confessa. È
abbastanza certa
che quella sia un’informazione utile, e spera che Hayato
possa
averla apprezzata.
«Vuol dire che il ghoul è in circolazione in
quella
circoscrizione almeno da quattro anni, ossia da quando Kidou ha
cominciato a lavorare per la CCG», deduce Hayato. Il ragazzo
si
accarezza il mento con la mano, pensieroso. «Quella prima
ronda
fu un buco nell’acqua, perché i ghoul che avevano
attaccato gli ispettori riuscirono a fuggire. Però,
perché in tutti questi anni Yuuto non è mai
tornato
indietro sui suoi passi per far fuori il Comandante?»
Dal distributore automatico sale un breve suono, segno che ora tutto il
caffè è finito nel bicchiere.
Tra Sakura e Hayato torna a crearsi un silenzio imbarazzato. Ecco,
è questa la parte del loro rapporto che Sakura odia di
più. Fino a un secondo prima si sorridevano e si rivolgevano
sguardi complici, entusiasti delle loro deduzioni, e adesso stanno di
nuovo evitando di parlare, e guardarsi sembra doloroso come venir
colpiti da delle pietre.
Sakura si sente così in colpa. In accademia il loro rapporto
è sempre stato come quei momenti di poco prima, pieno di
affiatamento e sintonia. Dopo la sua confessione, invece, le sembra
quasi che Hayato stia cercando di evitarla. L’ha messo in
difficoltà, con quelle parole? Perché la respinge?
Si sente perfino egoista nell’aver provato piacere
nell’avvertire il modo in cui le loro menti si sono connesse
per
quelle intuizioni. Non dovrebbe essere così. Non
finché
non si saranno detti tutto, almeno.
Hayato recupera il bicchiere colmo di caffè bollente. Poco
dopo,
tornando a sollevarsi, per un momento i loro occhi si incontrano.
Sakura si sente così a disagio, le guance che avvampano un
poco.
Ci sono così tante parole, in quegli sguardi.
Forse è questo il momento giusto, si dice Sakura. Se davvero
deve chiarire le cose tra lei e Hayato, allora aspettare ancora non
farà altro che rendere le cose più difficili.
«Ecco, io…», prova a cominciare la
ragazza. Sente lo
sguardo di Hayato fisso su di sé, e questo la fa arrossire
ancora di più.
In quel momento, però, la porta del loro ufficio si spalanca.
Le teste di Hayato e Sakura si voltano in contemporanea, e i loro occhi
si posano sulla figura di Fudou. L’ispettore sembra piuttosto
irato, e procede attraverso il corridoio con lunghe falcate nervose.
«Fudou-san! Va tutto bene?», si ritrova a domandare
Sakura.
Il responsabile di Hayato ignora apparentemente le parole della
ragazza. Quando passa davanti ai due ispettori di secondo grado sembra
non essere intenzionato a fermarsi, all’ultimo secondo
tuttavia
decide di rallentare.
«Sto andando a prenotare una sala riunioni per questo
pomeriggio», spiega. Sakura non riesce a fare a meno di avere
l’impressione che sia piuttosto infastidito – e si
chiede
sinceramente cosa lo faccia sentire così. Fudou, dopotutto,
ha
sempre l’aria di essere una persona piuttosto imperturbabile.
«A quanto pare Kidou ha delle novità sul caso da
darci.»
In quel momento, Sakura si ricorda che, in effetti, la sera precedente
Yuuto le aveva confidato di avere delle informazioni e che le avrebbe
condivise con loro l’indomani. La ragazza si ritrova a
chiedersi
se sia questo ciò di cui Yuuto voleva parlare, e arriva alla
conclusione che, con ogni probabilità, la risposta sia un
sì.
Nel frattempo, Fudou ha già ripreso a percorrere il
corridoio a
gran velocità, scomparendo dopo aver svoltato un angolo,
prima
ancora che Sakura possa rendersene conto. I due ragazzi rimangono
immobili sul posto, perplessi, per poi voltarsi e ritrovarsi a
fissarsi, ancora una volta.
«E il caffè?», domanda Hayato, quasi
deluso.
Una lavagna luminosa si accende alle spalle di Yuuto.
Tutt’intorno, all’interno di una delle sale
riunioni della
CCG, regna la più totale oscurità.
«Pochi giorni fa l’ispettore di grado speciale
Kudou
Michiya mi ha chiesto di indagare su un caso piuttosto complesso nella
circoscrizione venti», confessa. Lo dice così,
subito, in
maniera cruda, perché sa che in una situazione come quella
non
può permettersi alcun segreto. Ha già omesso
troppi
particolari ai suoi compagni, con esiti che oserebbe definire
disastrosi. Ora che inizia a vedere la faccenda con più
chiarezza, non può fare a meno di rendersi conto di quanto
le
circostanze in cui si trovano siano pericolose, pertanto non
può
continuare a tenere gli altri all’oscuro, finirebbe solo per
metterli ancor più a rischio, visto che ignorando tutti gli
aspetti in ballo finirebbero per essere ingenui nel muoversi, dunque
prede più appetibili.
«Non ve ne ho parlato prima perché è
stato lo
stesso Kudou a chiedermi la massima riservatezza
sull’indagine», chiarisce Yuuto. «Ad ogni
modo,
considerati i recenti sviluppi, mi è ormai impossibile
procedere
da solo. La situazione è molto più grande di
me.»
Sulla lavagna compaiono alcune fotografie. Ci sono dei corpi riversi a
terra, e inizialmente Sakura pensa che si tratti di esseri umani.
Osservandoli meglio, tuttavia, nota la presenza di qualcosa di strano
sui dorsi di ciascun cadavere. Sembrano essere residui di kagune.
«Cannibalismo tra ghoul», riprende Yuuto.
«Nulla di
insolito, per quanto raro, se non fosse che questi cadaveri sono stati
rinvenuti nella circoscrizione venti, da sempre un luogo in cui i ghoul
sono particolarmente tranquilli.»
Sakura volta la testa di lato, alla ricerca di Hayato. Nonostante il
buio della stanza, riesce a vedere scintille entusiaste danzare nei
suoi occhi, e di questo non può che esserne preoccupata.
Ha ragione Kidou, la situazione sembra parecchio pericolosa. Sakura
conosce Hayato, e sa che più le criticità
aumentano e
più lui si sente esaltato al pensiero di gettarsi su di
esse.
Quell’impulsività, tuttavia, per quanto possa
essere un
pregio in battaglia, soprattutto in caso di difesa, può
risultare fatale in un momento emergenziale, quando è bene
ponderare ogni alternativa al fine di trovare la migliore, che possa
portare sì alla vittoria, ma anche, qualora ce ne fosse il
bisogno, alla salvezza.
I loro istruttori hanno sempre ripreso Hayato per questo, e da quando
lavorano insieme Sakura s’è ripromessa di tenere
sempre
gli occhi puntati su di lui, così da poter intervenire se
necessario. Il suo timore, tuttavia, è quello di non
riuscire a
risultare incisiva in un momento del genere, mettendo ancor
più
a repentaglio la vita di Hayato ma anche la propria.
No, si dice. Non è quello il momento per fasciarsi la testa.
Se
quell’occasione dovesse presentarsi allora se ne
preoccuperà, adesso però sa bene di doversi
concentrare
unicamente su Yuuto e sulla missione.
«Durante la ronda di ieri, sono riuscito a venire in possesso
di
alcune novità che potrebbero rivelarsi fondamentali al fine
di
risolvere il caso», continua Yuuto, avvicinandosi al pc
–
probabilmente per mostrare loro un altro file.
«Grazie al tuo informatore segreto», puntualizza la
voce piccata di Fudou.
Yuuto solleva in fretta lo sguardo dallo schermo del computer,
fulminando il collega con uno sguardo pieno di rabbia. Sakura
percepisce in maniera netta la tensione tra i due, sebbene fatichi a
comprendere il motivo per cui possa essersi venuta a creare.
Yuuto cambia slide della presentazione ordinata che ha preparato, e
stavolta compare l’immagine di un ghoul che Sakura non ha mai
visto prima d’ora.
«Questo è il Gufo, l’unico ghoul a cui
la CCG ha
riservato il grado di tripla S a causa della sua forza»,
spiega
Yuuto, in tono grave. «Si tratta di un kakuja, quindi un
ghoul
che ha perpetrato ripetutamente atti di cannibalismo verso quelli della
sua stessa specie. Dai dati in nostro possesso, la sua ultima
apparizione sembrerebbe essere stata nella circoscrizione
undici…»
Sakura sente la pelle d’oca correrle lungo le braccia. Un
ghoul
così potente che sembra terrorizzare perfino la CCG, oltre a
preoccupare visibilmente Yuuto, senza ombra di dubbio
l’ispettore
più forte che abbia mai conosciuto. Che c’entrano
lei e
Hayato in tutto questo? Non dovrebbero essere gli ispettori di grado
speciale ad occuparsene? Cosa potrebbero mai concludere due
neoispettori di secondo grado, per quanto capaci possano essere, con
l’unico ghoul identificato col grado SSS?
Hayato, invece, sembra a dir poco entusiasta. Sakura lo sente
scalpitare accanto a sé, e questo non fa altro che renderla
ancor più terrorizzata.
Hayato, no…
cosa hai in mente di fare? Contro il Gufo non puoi niente…
«Kidou-san, ho una domanda!», s’introduce
Hayato, sollevando una mano in cerca di attenzione.
«Prego», concede Yuuto, voltandosi nella sua
direzione.
«Ecco… come facciamo a sapere che si tratti
proprio del
Gufo?», chiede il ragazzo. «Voglio dire, di sicuro
è
l’esempio più noto di ghoul che praticano
cannibalismo
verso la loro stessa specie, tuttavia, per quanto in minoranza, ce ne
saranno pur degli altri, no? E poi, se è stato visto per
l’ultima volta nella circoscrizione undici, perché
adesso
dovrebbe trovarsi nella venti?»
Per l’ennesima volta in vita sua, Sakura non può
che
essere colpita dall’arguzia di Hayato. Sente il proprio cuore
cominciare a battere più rapidamente, tuttavia decide di
ignorarlo, almeno per il momento. Adesso deve solo concentrarsi sulla
missione, continua a ripetersi.
Yuuto poggia le mani sulla scrivania alle sue spalle, come cercando un
sostegno. Sul suo volto compare un sorriso, e Sakura è
piuttosto
certa che sia rivolto a Hayato.
«Questa è un’ottima domanda»,
ammette Yuuto.
«Tuttavia, ci sono due elementi che mi hanno spinto a pensare
che, dietro a tutta questa storia, potesse celarsi la mano abile del
Gufo. Il primo: i corpi. Sono stati lasciati in delle posizioni che,
per un ghoul, sarebbero sconvenienti: uccidere qualcuno e abbandonare
il cadavere all’uscita secondaria di un locale, peraltro
utilizzata, può voler dire due cose – o il ghoul
aveva una
particolare fame e non s’è premurato di aspettare
che la
vittima si recasse in un luogo più appartato, oppure era
esplicito desiderio di chi ha ucciso o di chi ha ordinato di farlo che
il cadavere venisse rinvenuto. La pozza di sangue a terra ci fa capire
che il ghoul non ha agito altrove per poi spostare il corpo, ma in ogni
caso sarebbe stato poco credibile: sarebbe un paradosso premurarsi
d’uccidere qualcuno in un luogo meno frequentato per poi
lasciarlo invece dove ogni giorno passano diverse persone. Per di
più, deve trattarsi di un ghoul che ha già
praticato
cannibalismo, visto che è riuscito a sopraffarne un altro.
Il
secondo: la zona. La circoscrizione venti è solitamente un
posto
tranquillo sia per gli investigatori che per i ghoul. Sul territorio
è presente una realtà che consente ai ghoul di
convivere
in maniera tutto sommato pacifica senza creare troppi disordini.
All’inizio quindi non riuscivo a spiegarmi la presenza di
quei
cadaveri lì. Poi, però, mi sono ricordato che, in
passato, un ghoul attualmente presente nella circoscrizione venti
è stato per lungo tempo in contatto con il Gufo, senza
però condividerne lo stile di vita. Ricordo che, quando i
rapporti tra i due sono cessati, noi della CCG lo abbiamo capito
riscontrando una maggiore efferatezza nelle uccisioni compiute dal
Gufo.»
Sakura sente il cervello lavorarle a una velocità
incalzante. Le
informazioni che deve processare sono tante, tuttavia, qualcosa
nell’ultima parte del discorso di Yuuto le ha fatto venire
alla
mente un’intuizione.
«Il ghoul che ha avuto contatti col Gufo in passato
è il
Comandante, vero?», domanda Sakura. «Vista la sua
forza,
non stento a immaginare che il Gufo fosse interessato ad averlo come
collaboratore…»
Sakura s’arresta di colpo, rendendosi conto che, forse,
s’è lasciata sfuggire qualcosa di troppo. Yuuto,
infatti,
non ha mai chiamato apertamente in sua presenza il ghoul che hanno
affrontato Comandante, per cui probabilmente adesso si starà
chiedendo come abbia capito che si trattasse di lui.
Nella penombra della stanza, Sakura sente le proprie guance andare in
fiamme.
Yuuto, al contrario, non sembra particolarmente colpito.
«Sì», conferma. «La mia idea
è che il
Gufo voglia vendicarsi del torto subito anni fa portando scompiglio
nella circoscrizione venti, e per fare questo si sta servendo di ghoul
inesperti e di basso livello, chiedendo loro di nutrirsi di altri della
loro stessa specie. Il cannibalismo porta alla formazione di un nuovo
kagune, quindi, in linea teorica, rende un ghoul più
potente. In
pratica, il Gufo sta creando un esercito di kakuja, probabilmente per
entrare in possesso della circoscrizione venti. Avrebbe senso,
considerando che il Gufo non è uno che ama sporcarsi le
mani,
preferisce siano gli altri a farlo. Inoltre, la vicinanza della
circoscrizione venti alla undici è un altro elemento di cui
tenere conto.»
Mentre le parole scivolano fuori dalle sue labbra, Yuuto sembra
rendersi finalmente conto delle preoccupazioni che, nelle ultime ore,
hanno continuato a ronzare all’interno della sua testa. Se la
sua
ipotesi dovesse rivelarsi esatta, infatti, l’obiettivo di
Garshield risulterebbe essere, senza troppi dubbi, proprio Kageyama.
E Yuuto non può permettere che gli accada qualcosa di male.
«Kidou-san, avrei un’altra domanda»,
richiama ancora
una volta la sua attenzione Hayato. «Ma se in passato il Gufo
e
il Comandante sono stati in contatto, cosa impedirebbe adesso al
Comandante di agire in prima persona come il Gufo? Voglio dire, magari
si sta solo creando un alibi per incolpare qualcun altro
e…»
«Il Comandante è stato il primo ghoul di cui mi
sono
occupato. Lo conosco abbastanza da essere certo che non si ciberebbe di
altri ghoul», taglia corto Yuuto.
«D’accordo, ma forse stavolta vuole far ricadere i
sospetti
sul Gufo e per questo si sta comportando in maniera diversa dal solito.
Oppure è lui che sta creando l’esercito di ghoul,
magari
proprio per inviarli contro il Gufo. Insomma, non possiamo essere
così certi che sia stato il Gufo…»
«Il Comandante non è un kakuja. Quando
l’abbiamo
affrontato, ci ha attaccati con un kagune semplice di tipo rinkaku. Se
non credi alle mie parole, puoi chiedere alla tua amica
Sakura»,
conclude Yuuto, lapidario.
Quella, per Sakura, è la conferma che Yuuto ha capito che
lei e
Hayato hanno parlato del Comandante. Si sente mortificata,
probabilmente ha deluso la fiducia di Yuuto…
«Ma…»
«Niente ma. Fine della discussione.» Gli occhi
rossi di
Yuuto sembrano voler incenerire Hayato, e Sakura sente il ragazzo
accanto a sé deglutire con forza, a disagio.
In quel momento, la luce all’interno della sala riunioni
torna ad
accendersi, e la tensione tra i tre investigatori sembra
momentaneamente dissiparsi.
Fudou, rimasto in piedi per tutto il tempo, la schiena premuta contro
il muro a pochi passi dall’uscita, fissa con attenzione
ciascuno
dei presenti.
«Qual è il piano?», domanda,
imperscrutabile.
L’espressione sul volto di Yuuto sembra rilassarsi
lievemente.
«Il covo del Gufo si trova nella circoscrizione
undici»,
spiega. «Credo che la cosa migliore da fare in questo caso
sia
organizzare un raid lì. Ovviamente è mia
intenzione
consultarmi prima con gli ispettori di grado speciale e col presidente,
avremo bisogno di quanti più uomini possibili se vogliamo
che
l’operazione vada a buon fine.»
Yuuto è grato del supporto di Fudou. Si stanno apprestando a
compiere un’operazioni di dimensioni epocali, Yuuto ne
è
consapevole, tuttavia se saprà di poter contare sui suoi
compagni non potrà che sentirsi rassicurato di questo.
Fudou annuisce. «D’accordo», acconsente.
«Vedi
di riuscire a convincere tutti. Non vedo l’ora di andare a
far
saltare qualche testa.»
Sakura non riesce a fare a meno di provare un brutto presentimento in
merito a quella storia. In cuor suo, spera davvero di sbagliarsi.
▬
notes
periodo
un po' meh. mi riduco all'ultimo per editare, e mi accorgo che la
voglia di fare qualsiasi cosa manca sempre di più.
probabkilmentre quest'estate sono riuscita a tener impegnata la mia
mente. avendo due long da pubblicare in contemporanea e pochissimo
tempo per dedicarmi ad altro diciamo che mi mancava il tempo per
respirare, figurarsi per riflettere. adesso che con la scrittura sono
ferma, invece, penso di più, e forse sto realizzando solo
adesso
quello che mi è successo mesi fa. e fa male.
ma ehi, un capitolo in cui c'è una scena interamente
dedicata al
confronto tra Kidou e Fudou, ho reso l'utenza di efp felice! lo sapete,
io li amo come bros, e in realtà c'è una scena
con loro
due anche nel prossimo capitolo... però! questa serviva
principalmente a far capire quanto la loro mentalità, in
questa
storia, sia divergente e, nonostante tutto, continuano a stimarsi a
vicenda.
a proposito di confronti, sta quasi per esserci anche quello tra Sakura
e Hayato... ma Fudou li interrompe. riusciranno a chiarirsi, prima o
poi? mah, chissà.
infine, sono state gettati le basi del prossimo capitolo, nel senso che
ora che Yuuto ha spiegato qual è il nemico che si ritrovano
davanti manca solo da mettere a punto il piano e poi sarà il
momento di attaccare. ve lo dico subito, il prossimo aggiornamento
riguarderà il raid a cui accennavo alla fine del capitolo, e
sarà parecchio movimentato e pieno d'azione. io vi
consiglio di non perderlo, poi, come al solito, la scelta finale spetta
a voi.
con questo ho concluso, ci sentiamo la settimana prossima!
aria
|
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Capitolo 5 *** Raid ***
Lo
sciabordio dell’acqua continua ad arrivare alle orecchie
degli ispettori in maniera monotona ormai da ore.
Blocchi di cemento affondano nell’oceano, mentre grandi
strutture
– all’apparenza funzionali allo smistamento delle
merci
– sorgono ovunque nei paraggi.
La CCG si è appostata a qualche chilometro di distanza dal
covo
del Gufo. Gli uomini sono sparpagliati sul territorio circostante, ma
ognuno di loro ha una posizione precisa, che deve mantenere ad ogni
costo. Su una mappa, tenuta dagli ispettori di grado speciale
più importanti, è indicata la collocazione di
ciascuna
colomba.
Yuuto è grato che l’operazione sia stata avallata.
Per di
più, alla sua squadra è stata lasciata piena
autonomia,
per cui una volta entrati all’interno del covo
potrà
dirigere l’assalto come meglio crede.
Per la CCG, quella è un’occasione che non
può in
alcun modo fallire. Da anni l’associazione rincorre
l’ombra
del Gufo, senza tuttavia riuscire mai a catturarlo. Non sarà
facile, Yuuto lo sa bene, ma devono riuscirci. Ne va della salvezza di
Nerima, e non solo.
Sakura ha aperto il portellone laterale del van che è stato
affidato loro, e s’è seduta sulla parte bassa di
questo.
È visibilmente agitata, e non è difficile capirne
il
motivo.
Hayato le si avvicina piano, in silenzio.
«Ehi», la richiama piano.
Lei sobbalza sul posto, e per poco non finisce per cadere in avanti.
«S-sì?», domanda, cercando di rimanere
in equilibrio.
Hayato sorride. È impossibile non vedere quanto la sua
compagna sia tesa.
«Cerca di rilassarti», le consiglia, in tono
affettuoso. «Vedrai che andrà tutto
bene.»
Un sorriso tremolante compare sul volto di Sakura, mentre si sistema
nervosamente una ciocca di capelli rosa dietro l’orecchio.
«Ah, si?», chiede ancora. «E tu come fai
ad esserne
così certo?»
Hayato allarga le braccia. «Con tutti gli ispettori in gamba
che
si trovano qui, stasera, è davvero impossibile che qualcosa
possa andare per il verso sbagliato», commenta. «E
poi,
finché rimaniamo uniti filerà tutto liscio,
no?»
Come al solito, l’immensa fiducia riposta da Hayato nella CCG
finisce per far sorridere Sakura. Il ragazzo le lascia una leggera
stretta attorno alla spalla, con fare simpatetico, e le guance della
giovane non possono far altro che tingersi di rosso.
Poco distante, Fudou è circondato da diverse valigette di
quinque.
«Ti sei portato la scorta speciale?», domanda una
voce alle sua spalle.
Fudou sogghigna, elettrizzato. «Non capita tutti i giorni di
infilarsi in un covo pieno zeppo di ghoul, oltre a poter dare la caccia
a quello più potente mai visto in circolazione»,
replica.
Yuuto avanza verso di lui, le braccia incrociate. Probabilmente, se si
trattasse di un altro ispettore, Yuuto avrebbe il timore che per
eccesso di tracotanza quest’ultimo potesse lasciarsi prendere
un
po’ troppo la mano, e così venire facilmente
sopraffatto
dai ghoul.
Con Fudou, però, questo non succede. Yuuto sa di avere al
suo
fianco un professionista dalle infinite abilità, e di questo
non
potrebbe esserne più grato.
Quelli che circondano Fudou sono tutti quinque realizzati dai kagune di
ghoul che lui stesso ha ucciso. Se a qualcuno servisse una
dimostrazione delle capacità di Fudou, di sicuro quella ne
è una ulteriore.
«Mi rassicura sapere che ci sarai tu a combattere con me
stasera», ammette Yuuto, fermandosi quando ha ormai raggiunto
l’altro ispettore.
«Non ti facevo così sentimentalista,
Kidou», replica
Fudou, il sogghigno sulle sue labbra che s’allarga ancora di
più. «Comunque sì, anche per me
sarà un
piacere ammazzare in tua compagnia.»
I due si lanciano uno sguardo complice, mentre sul volto di entrambi
compare un sorriso. Sanno che sarà dura, ma sono pronti a
gettarsi nella mischia.
Quando la CCG dà l’ordine di sfondare
l’ingresso
dell’edificio, migliaia di ispettori si riversano
all’interno.
La squadra di Kidou, incaricata dell’assalto, è
una delle
prime ad entrare, in gran volata. La scena che si para davanti ai loro
occhi è catastrofica: superato l’ingresso,
infatti, un
grosso scalone si apre su un ampio atrio sottostante,
all’interno
del quale si affolla un numero altissimo di ghoul, che sta
già
tenendo occupati molti ispettori. Del Gufo, però, nessuna
traccia.
«Che significa?», domanda Sakura, urlando per far
sì
che la sua voce si senta anche sopra quel trambusto. «Sapeva
che
saremmo venuti qui ed è fuggito? Ha ricevuto la notizia
dell’agguato e non è mai venuto?»
Yuuto aggrotta le sopracciglia, mentre la sua mente lavora a una
velocità estenuante. No, non avrebbe avuto il tempo
materiale
per una fuga, l’assalto non è iniziato che da un
paio di
minuti. Quanto alla fuga di notizie, Yuuto tende a scartarla: la CCG ha
organizzato l’operazione nel giro di pochi giorni e nella
più totale segretezza. È impossibile che sia
trapelato
qualcosa, se non fosse stato più sicuro agire gli uomini non
sarebbero stati mandati sul campo.
«Deve essere ancora qui da qualche parte!», replica
Yuuto.
«Probabilmente proprio in questo momento sta cercando un modo
per…»
Yuuto s’interrompe di colpo. Al margine della scena, vede una
piccola sagoma scura saettare attraversando l’androne in
tutta la
sua lunghezza. È avvolto in un mantello nero, che ne copre
interamente la figura, tuttavia per un istante a Yuuto sembra di
intravedere la maschera che gli copre il volto.
Una maschera nera, con una sottile venatura bianca.
Kageyama.
Che ci fa lì? Come è venuto a sapere
dell’attacco? E, soprattutto, quali sono le sue intenzioni?
Yuuto non ha idea di quale sia la risposta corretta per tutte quelle
domande, l’unica cosa di cui è certo,
però,
è che se ha ideato quell’operazione è
stato in gran
parte per tenere Garshield – e dunque qualsiasi tipo di
pericolo
– più lontano possibile da Kageyama.
Non può permettere che gli accada qualcosa.
Prima ancora di rendersene conto, dunque, Yuuto afferra il corrimano
marmoreo della scala, lanciandosi oltre di esso, mentre premendo un
semplice pulsante sul manico il suo quinque si apre, lasciando il posto
alla consueta falce.
«Kidou-san!», si sente richiamare da Sakura, alle
sue spalle, Yuuto però non ci dà peso.
Probabilmente è il peggiore ispettore di tutti i tempi,
visto
che sta abbandonando la sua squadra per correre dietro al ghoul di cui
è innamorato, ma non gli importa.
In quel momento, Yuuto riesce a pensare solo a Kageyama.
Il ragazzo attraversa l’atrio correndo, e cercando il
più
possibile di evitare di entrare in conflitto con qualche ghoul. Quando
accade, Yuuto non fa altro che colpirli con un movimento netto del
quinque, ma perlopiù si limita a scattare di lato e a
schivare
tutti quei corpi confusi che gli si parano davanti. Ghoul? Ispettori?
Yuuto a tratti non riesce più a distinguere gli uni dagli
altri.
Ha visto Kageyama infilarsi in un lungo corridoio, e subito Yuuto fa lo
stesso. Rispetto all’atrio, che è troneggiato da
un ampio
lampadario di cristallo che irradia luce in ogni angolo della stanza,
quell’ambiente è decisamente più in
ombra, come se
fosse privo di ogni genere di illuminazione. Yuuto si limita a correre,
seguendo principalmente il proprio sesto senso, che lo porta a
chiedersi dove possa essere andato Kageyama.
Alla fine del corridoio, Yuuto trova diverse rampe di scale rincorrersi
verso l’alto, per svariati piani.
Ma certo, intuisce. Garshield deve essersi sentito in trappola, per cui
approfittando della confusione nell’atrio avrà ben
pensato
di fuggire. E quale modo migliore di lasciare l’edificio se
non
dal tetto?
Di sicuro anche Kageyama dev’essere arrivato alla sua stessa
conclusione, così Yuuto si lancia su per le scale,
mangiandosi
un piano dopo l’altro, con disperazione. Spera, a un certo
punto,
di incappare nella figura di Kageyama, perché non ha alcuna
intenzione di lasciarlo andare a combattere Garshield da solo.
«Reiji!», urla, terrorizzato. Spera solo che il
ghoul sia
lì da qualche parte e che, sentendo la sua voce, si fermi.
Quando arriva in cima alle scale, Yuuto sente i polmoni andargli in
fiamme. Non è tempo di fermarsi, tuttavia: un nuovo lungo
corridoio si è aperto davanti a lui, e Yuuto finisce per
buttarsi lungo di esso correndo ancora senza sosta.
Più l’eco dei suoi passi si rincorre lungo le
pareti di
quei luoghi vuoti, e più sente avvicinarsi anche quelli di
qualcun altro, davanti a lui. Yuuto sente il cuore battere
all’impazzata, e quando finalmente i suoi occhi intravedono
il
mantello scuro di Kageyama il ragazzo sente una gioia incontenibile
montargli in petto.
Assieme, tuttavia, ad anche una buona dose di terrore.
«Perché sei qui?», domanda,
affiancandosi al ghoul.
«Voi della CCG dovreste imparare ad essere più
discreti
quando intentate un’azione», commenta Reiji.
«È da oggi pomeriggio che nella circoscrizione
venti non
si fa altro che vociferare sul gran movimento di colombe dal quartier
generale fin qui, a Ōta. Considerando che la circoscrizione undici
è nota soprattutto per il covo del Gufo, non ci ho messo
molto a
capire che vi steste dirigendo qui – considerate anche le
domande
che mi hai fatto di recente –, così ho ben pensato
di
passare a fare un saluto a un vecchio amico…»
«Che diavolo pensi di risolvere andando lì da
solo?», lo interrompe Yuuto. «Finirai solo per
farti
ammazzare!»
«Beh, non che voi colombe abbiate poi molto più
possibilità!», replica Kageyama.
Yuuto fa per ribattere ancora, tuttavia la loro discussione viene
interrotta da una freccia, che d’improvviso sibila a pochi
centimetri di distanza dall’orecchio
dell’investigatore.
Yuuto si volta di scatto, brandendo il proprio quinque. Tenendo premuto
un piccolo pulsante sul manico, il ragazzo effettua una rotazione
perfetta, che finisce per creare un crepaccio nel bel mezzo del
pavimento e che subito si colma di scariche elettriche.
I tre investigatori alle loro calcagna si arrestano appena in tempo, in
attimo prima di finire in pasto alla trappola.
«Attenti!», grida Hayato, mettendo in guardia i
compagni mentre spicca un balzo all’indietro.
Sakura s’arresta appena in cima alla spaccatura, rimanendo
sull’orlo in punta di piedi. A quanto pare, per una buona
volta
gli anni di ginnastica ritmica hanno deciso di tornarle utili.
Fudou è fermo a pochi passi da lei, lo sguardo furioso
posato su
Yuuto. La persona al suo fianco si volta, e sotto il cappuccio scuro
Sakura riesce a intravedere una maschera che ormai ha imparato a
conoscere bene.
Il Comandante? Ma… che ci fa lì? E soprattutto,
perché Yuuto non sembra avere alcuna intenzione di
attaccarlo?
«Kidou-san, ma che stai facendo?», domanda Hayato,
confuso.
«Quello al tuo fianco è un ghoul!
Uccidi‒»
«Dovrete passare sul mio cadavere se volete fargli del
male», lo interrompe Yuuto, gelido.
Sakura vede il volto di Hayato contrarsi nel più totale
sbigottimento. Davvero Yuuto sta difendendo un ghoul? Un ghoul che li
ha attaccati più volte, per di più? La ragazza
può
solo immaginare ogni certezza sgretolarsi dentro Hayato, che da sempre
considera Yuuto come il suo mito e che invece, adesso, sta difendendo
una di quelle creature che è stato loro insegnato ad
ammazzare,
mentre ha rivolto il proprio attacco contro di loro, i suoi stessi
colleghi.
A differenza di Hayato, Fudou non sembra stupito. Solo ferito, forse.
«Te l’avevo detto, Kidou», lo mette in
guardia Akio.
«Se questa cosa avesse mai dovuto intralciare il nostro
lavoro
avrei agito di conseguenza.»
Sakura non riesce a seguire quel discorso. Di che diavolo stanno
parlando?
Yuuto impugna il quinque nella loro direzione. «Apprezzo la
tua
coerenza, Akio», commenta. «In tal caso,
però, non
mi lasciate altra scelta che combattervi.»
«Aspettate, fermi tutti», s’intromette
Sakura.
«Kidou-san, io non ho alcuna intenzione di
combatterti…»
«Sakura, sta proteggendo un ghoul», cerca di farla
ragionare Hayato.
«Sì, ma ha le sue motivazioni!», replica
Sakura.
«Kidou-san, non ho idea del perché stai agendo in
questo
modo, posso solo fare delle ipotesi… però mi fido
del tuo
giudizio. So che il tuo obiettivo è quello di distruggere il
Gufo… perciò non mi opporrò al tuo
operato.»
«Cosa?!», strepita Hayato, indignato.
Yuuto ritira il quinque. «Mi fido di te, Sakura»,
pronuncia, in tono grave e solenne.
Yuuto non può trattenersi oltre, lo sa. Se vuole fermare il
Gufo
prima che prenda la fuga, deve agire in maniera repentina. Per questo
scatta nuovamente in avanti, seguito a poca distanza da Kageyama.
Due contro uno. Non sarà facile per Sakura, che è
tutto
fuorché una combattente. La sua quinque, poi, è
un arco:
leggero, maneggiabile, ma sconsigliabile per gli attacchi ravvicinati,
considerando anche il tempo d’incoccare ogni singola,
micidiale
freccia in ukaku. Yuuto riflette che quella è la prima volta
che
vede il quinque di Sakura, una struttura in metallo nero che sembra
ancora dimenarsi, come cristallizzato improvvisamente durante la
fusione, mentre la corda è sempre tesa, pronta a scagliare
colpi
mortali. Decisamente un quinque perfetto per un cecchino, ruolo che
Yuuto vedrebbe bene per Sakura in una battaglia, meno per fronteggiare
qualcuno faccia a faccia, soprattutto se quel qualcuno sono Hayato e la
sua pesante spada in koukaku e Fudou e… qualsiasi quinque
decida
di utilizzare. Yuuto immagina che abbia portato con sé la
mitragliatrice in ukaku e i pugnali in bikaku, oltre a
chissà
quale altra nuova diavoleria, e francamente non sa quale lo preoccupi
di più.
In compenso, per quanto sia seccato dall’idea di essere stato
attaccato dai suoi stessi compagni, almeno Yuuto ha potuto testare la
nuova funzione che, in vista della battaglia con il Gufo, ha fatto
aggiungere al suo quinque. Adesso, infatti, la sua falce è
in
grado di rilasciare energia elettrica assieme al kagune, e a giudicare
dal baratro che ha creato nel terreno sembra funzionare a dovere.
In ogni caso, spera che Sakura riesca a convincere Fudou e Hayato a non
combattere attraverso le parole, non tanto perché ha paura
per
l’incolumità della ragazza, quanto
perché riconosce
che sia odioso dover scontrarsi contro dei colleghi. Yuuto avrebbe
preferito di gran lunga averli come alleati nella lotta contro il Gufo,
tuttavia teme che dovrà arrangiarsi.
Yuuto e Kageyama percorrono di corsa il corridoio.
C’è
solo una porta, in fondo ad esso, e Yuuto ha come
l’impressione
che non si celi niente di bello dietro di essa.
Yuuto stringe le dita attorno alla maniglia. Quando la abbassa, sa
già che ad attenderlo troverà qualcosa di
tremendo.
Oltre la soglia, c’è solo una grande stanza buia,
completamente vuota e disadorna. I rumori del corridoio, lì,
sembrano un lontano ricordo, e Yuuto non riesce a sentire
nient’altro che silenzio attorno a sé.
L’unico rumore, appena percettibile, sembrerebbe essere il
sibilo
acuto del vento, proveniente da finestre distrutte, le cui schegge di
vetro sono ancora abbandonate a terra.
Garshield è in piedi, immobile davanti a una vuota fenditura
nel
muro, che un tempo doveva essere occupata proprio da un vetro. Le luci
lontane di Tokyo s’infrangono sul suo volto, apparentemente
assorto, e Yuuto valuta che non s’aspettava di trovarlo in
forma
umana.
Ne è sorpreso.
«Garshield Bayhan», richiama la sua attenzione
Yuuto, con
una voce sufficientemente alta da essere udita anche sopra il sibilo
del vento. «È ora della resa dei conti, Gufo.»
La figura in fondo alla stanza non sembra particolarmente colpita da
quelle parole. Si volta piano, lentamente, calibrando ogni minimo
movimento.
«Kageyama Reiji e Kidou Yuuto», constata
– ma la sua
voce sembra essere priva di sorpresa. «Mentirei se dicessi
che
non mi aspettavo di vedervi arrivare qui.»
«Risparmia il fiato, non siamo qui per parlare»,
taglia
corto Yuuto. «Arrenditi o combatti, non hai molte altre
scelte.»
«Davvero? Mi deludi, Kidou», replica Garshield.
«Ho
sentito così a lungo parlare di te che avevo grandi
aspettative.
Il famigerato investigatore dalle prodigiose capacità, che,
nonostante la giovane età, si è già
lasciato alle
spalle una sfilza di ghoul sterminati, che ti hanno portato ad
acquisire la tua fama. Peccato solo per quest’unico neo
presente
nella tua carriera, ovvero la relazione con uno di questi mostri
che dovresti invece combattere. Davvero imbarazzante se qualcuno
dovesse venirne a conoscenza – oh, ma temo che sia troppo
tardi
per questo.»
Passi svelti si susseguono lungo il corridoio e, prima che possa
rendersene conto, Yuuto vede i suoi compagni varcare la soglia della
stanza.
«Kidou-san!», lo chiama Sakura, accaldata.
«Sono riuscita a convincerli!»
«Già, ma solo perché al momento il Gufo
ha la
priorità», puntualizza Fudou. «Mi
occuperò
del tuo protetto quando avremo risolto questa storia.»
Yuuto sorride grato in direzione dei suoi compagni. Vorrebbe
ringraziarli degnamente, ma Garshield non gliene lascia la
possibilità.
«Quanto a te, Kageyama», riprende infatti poco dopo
«sei probabilmente il peggior fallimento che avrei mai potuto
immaginare. Non solo mi hai voltato le spalle, ma adesso parteggi
perfino per la CCG nella mia cattura. Ma non importa… ormai
è troppo tardi, non c’è nemmeno
più tempo
perché possiate rendervene conto.»
Quel momento è l’inizio della fine.
Un’esplosione violenta travolge la stanza, espandendosi poi
all’edificio intero. Gli investigatori vengono sbalzati
all’indietro dall’onda d’urto, finendo
per impattare
dolorosamente contro le pareti. Kageyama fa appena in tempo ad estrarre
il kagune e ad avvolgere Yuuto con quest’ultimo,
così da
rendergli la botta meno dolorosa, tuttavia non riesce a fare
altrettanto per gli altri investigatori, né, chiaramente,
per se
stesso.
Nonostante la protezione di Kageyama, Yuuto avverte comunque un dolore
allungarsi attraverso tutto il suo corpo a partire dal fianco sinistro.
Il ragazzo chiude gli occhi, tossendo faticosamente.
Quando li riapre, nulla di ciò che trova attorno a
sé gli pare uguale al secondo precedente.
Le pareti si sono completamente sgretolate, e adesso si trovano sotto
al cielo, senza più alcuna protezione. Garshield, inoltre,
s’è trasformato, abbandonando le sembianze umane e
lasciandosi avvolgere dalla corazza dei kakuja.
Yuuto fatica a trovare una via d’uscita da quella situazione.
Sakura e Hayato sono a terra, e nessuno dei due sembra trovarsi in
condizioni ottimali. Yuuto si morde l’interno della guancia,
sono
due investigatori da così poco tempo, non dovrebbero
trovarsi
lì. Fudou, invece, s’è già
rialzato, e Yuuto
intuisce che sia momentaneamente occupato a contattare rinforzi via
radio.
«Gufo individuato all’ultimo piano
dell’edificio!», sbraita tenendo la
ricetrasmittente ben
premuta all’interno dell’orecchio.
«Inviare squadre
di supporto, subito!»
Yuuto annuisce debolmente, grato dell’iniziativa del
compagno.
Probabilmente dei rinforzi potrebbero essere la loro unica via di
salvezza, l’unico problema è che ci vorranno dei
minuti
prima di vederli arrivare sul posto, e Yuuto dubita che abbiano tutto
quel tempo a disposizione. Yuuto cerca di riflettere, avrebbe
così tanto bisogno di una strategia, adesso…
«Ehi…» Kageyama gli posa una mano sui
capelli. «Stai bene?»
«Mi serve un’idea, Reiji», ammette Yuuto,
disperato.
«Beh, hai me. Usa me», propone Kageyama.
«Potete
sfruttarmi come diversivo mentre cercate di riorganizzare un
attacco…»
«Che cosa? No!» Yuuto sembra riacquistare un
po’ di
vigore. Il ragazzo fa roteare in fretta la sua falce, disintegrando
alcuni calcinacci che Garshield ha lanciato in direzione di Reiji.
«Kageyama, non ho alcuna intenzione di metterti in pericolo!
E
poi dove pensi di andare, eh? Tutto questo è troppo per
ciascuno
di noi!»
Yuuto sa di avere ragione. Una volta acquisita la sua forma originale,
il Gufo ha quantomeno raddoppiato il suo volume. Inoltre, ricoperto da
una spessissima corazza di kagune, Yuuto inizia a dubitare seriamente
che ci sia un modo per sconfiggerlo.
Ha condotto le persone a cui tiene al macello.
Garshield emette un verso stridulo, acuto, e Sakura è
costretta
a coprirsi le orecchie con le mani per cercare di ovattare il rumore.
«Yuuto, è me che vuole!», insiste Reiji.
«Posso tenerlo occupato per il tempo necessario, lo
so.»
«Io…» Yuuto ansima, terrorizzato.
Vorrebbe delle
alternative, vorrebbe che i soccorsi fossero già
lì,
vorrebbe la certezza che Kageyama uscirà da lì
illeso.
Purtroppo, però, non può ottenere nulla di
ciò che
desidera, e Yuuto sembra rendersene dolorosamente conto solo in quel
momento. «Io non voglio perderti, Kageyama. Non posso
perderti…»
Reiji gli posa un bacio tra i capelli. «Fidati di
me», lo implora.
Yuuto solleva lo sguardo, fino ad incontrare quello di Kageyama, e
Reiji nota solo in quel momento di quanto sia pieno di lacrime.
Poco distante, Sakura trema sul posto, terrorizzata. Se un giorno le
avessero detto che si sarebbe ritrovata a combattere contro un ghoul
del genere, probabilmente avrebbe riflettuto meglio sulla sua
iscrizione all’accademia della CCG.
La ragazza sente delle braccia avvolgersi intorno a lei, e per un
momento teme che possa trattarsi di qualche prolungamento del kagune
del Gufo. Sakura sobbalza, ben presto tuttavia si rende conto che a
stringerla è stato Hayato.
«Non volevo spaventarti», grida il ragazzo.
Nonostante
siano vicinissimi, lo stridio del Gufo rende quasi impossibile
sentirsi.
«Ho p-paura…», balbetta lei,
terrorizzata. Sente
l’abbraccio di Hayato serrarsi ancor di più
attorno al suo
corpo.
«Ehi, Sakura.» Il ragazzo si china sul suo orecchio
per
parlarle. «Sai perché stanotte non moriremo
qui?»
Sakura non riesce a capire. Non moriranno lì? Impossibile.
Non
c’è modo che possano salvarsi contro un mostro
come quello.
«Hayato, c-che stai…», prova a replicare.
Il ragazzo le solleva il volto con fierezza.
«Perché
abbiamo ancora tante battaglie da combattere assieme»,
risponde.
L’istante successivo, Hayato posa le sue labbra su quelle di
Sakura.
È un bacio così breve che, per un momento, Sakura
crede
di esserselo immaginato. Quando si separano, tuttavia, Hayato
è
ancora lì, ad accarezzarle la fronte.
E Sakura sa che la sua confessione non è stata inutile.
In quel momento il contrattacco della CCG inizia. Kageyama procede a
passi lenti e calcolati verso il Gufo, che subito sposta tutta la sua
attenzione su di lui.
«Andiamo, Garshield. È me che vuoi», lo
provoca
Reiji. «C’era bisogno di tirare su tutta questa
baracconata?»
Per tutta risposta, il Gufo emette un nuovo verso stridulo.
Yuuto stenta a trattenersi. Se dipendesse da lui, scatterebbe in quel
preciso istante in avanti, a difesa di Reiji. Se deve organizzare una
strategia vincente, tuttavia, deve consultarsi con i suoi compagni, e
finché Garshield è concentrato su Kageyama Yuuto
deve
approfittarne.
«Fudou!», chiama a gran voce il compagno.
«Tu e
Sakura siete quelli con i quinque più adatti per un attacco
distanziato. Dovete cercare perlomeno di infastidirlo, è
l’unico modo che abbiamo per avere una
possibilità. Hayato
ha un’arma efficace per attaccare frontalmente, io invece
dovrò cercare di agire senza farmi notare. Non abbiamo altre
scelte!»
«Sei pazzo?», strepita in risposta Akio.
«Vuoi che un
investigatore di secondo grado si lanci in un assalto diretto contro il
Gufo?!»
«Devi fidarti di me, Fudou!», replica Yuuto.
Akio lo fissa, spiazzato. Probabilmente sta ripercorrendo ogni singola
scelta che ha fatto nella sua vita, compresa quella di non denunciare
Yuuto ai loro responsabili quando ha scoperto che Kidou ha una
relazione con un ghoul. Ghoul che, adesso, è lì a
combattere con loro, con sommo stupore di Fudou.
Cosa significa tutto ciò? Ha davvero fatto bene a fidarsi di
Yuuto, in passato?
Può farlo anche adesso?
Fudou ringhia, voltandosi in direzione di Hayato e Sakura.
«Sakura, tu punta con le frecce al fianco sinistro, io mi
occupo
del destro!», comunica alla fine, sebbene contro il proprio
volere. «Hayato, sarai tu a lanciarti contro il
ghoul!»
Yuuto fissa le reazioni dei due giovani investigatori. Deglutiscono
entrambi a vuoto, tuttavia non sembrano intenzionati a replicare.
Devono aver capito la gravità della situazione e,
fortunatamente, hanno deciso di seguire fedelmente gli ordini dei loro
superiori.
Yuuto inspira a fondo. Sa che adesso è il suo turno, e che
il
suo compito è probabilmente il più delicato se
vogliono
che la missione sia vittoriosa.
Non può permettersi di sbagliare nessuna mossa, nemmeno per
un istante.
Hayato parte all’assalto. Sakura incocca e scocca frecce di
ukaku
più in fretta che può, mentre dal lato di Fudou
guizza un
raggio di energia pura, che finisce subito per colpire il ghoul.
Il Gufo non sembra particolarmente ferito da quell’attacco,
anzi,
appare più che altro infastidito. Emette un nuovo verso
stridulo, che fa tremare gli investigatori sul posto; questa volta,
tuttavia, non sembrano intenzionati a lasciarsi spaventare.
«Davvero pensi che liberandoti della CCG dimostrerai la tua
forza?», continua a parlare Kageyama, assolutamente
intenzionato
a mantenere viva l’attenzione di Garshield su di
sé.
«No, questo non è il tuo modo di agire. Tu
preferisci che
siano gli altri a correre dei rischi al posto tuo, mentre te ne rimani
dietro le quinte, a manovrare tutti come se fossero dei
burattini.»
Gli occhi rossi e inquietanti del Gufo sono puntati su Kageyama. Dentro
di essi si legge tutto l’odio che quel ghoul nutre per colui
che,
un tempo, gli è stato fedele.
Yuuto sa che quello è il momento di agire. Non
può
permettere che Reiji e i suoi compagni si mettano ancor di
più
nei guai.
Così scivola di lato, senza farsi notare. Non può
permettersi movimenti troppo repentini, perché finirebbe per
attirare l’attenzione del Gufo su di sé
– invece,
per quanto lo detesti, per il momento è necessario che
rimanga
focalizzato sui diversivi. Vorrebbe poter porre fine a quella
situazione nel modo più rapido e indolore possibile,
tuttavia sa
che potrà farlo solo calibrando al meglio ogni mossa.
Yuuto vede Hayato ormai a pochi passi dal Gufo, e capisce che quello
è il momento di agire.
Ora.
D’improvviso, Yuuto scatta repentinamente in avanti.
Aiutandosi
con la falce, che pianta nella corazza del ghoul, inizia a salire lungo
il suo corpo, scalando la montagna di tessuto nero che lo circonda. Non
appena sente il quinque penetrare nel kagune, Garshield emette uno
stridio più acuto degli altri, dimenandosi sul posto.
Yuuto sa di star rischiando di perdere l’equilibrio, ma non
gli
importa. In quel momento, l’unica cosa a cui deve pensare
è ad arrivare in cima al ghoul, lo sa.
Da terra, Sakura e Fudou continuano a colpire il Gufo, incessantemente,
senza sosta.
«Ma hai commesso un errore imperdonabile», conclude
Kageyama. «Hai sottovalutato i tuoi avversari,
Garshield.»
Il ghoul è così sbigottito dalle parole di
Kageyama che,
per un istante, finisce per abbassare a dismisura la guardia. Quello,
per Hayato, è il momento perfetto per colpirlo.
Il quinque del giovane investigatore trafigge in maniera dritta la
corazza del ghoul, che si ritrova a emettere ancora una volta il suo
ringhio acuto.
È allora che Yuuto giunge sulla sommità del Gufo.
È a lui che tocca chiudere la partita.
«Fudou!», grida, certo che il suo collega
capirà.
Akio, infatti, intuisce al volo le intenzioni di Yuuto.
Così,
con un lancio preciso e magistrale, indirizza il proprio quinque verso
Kidou. Garshield non ha alcun modo di intralciare quel tiro, visto che
sta ancora cercando di riprendersi dal colpo che Hayato gli ha inferto.
La mitragliatrice atterra saldamente tra le mani di Yuuto. Il ragazzo
la poggia sulla base della corazza del ghoul, per poi, infine, sparare.
Il colpo è così potente da detonare in
un’esplosione di calore e luce bianca. Un boato devastante si
propaga nell’aria, facendo tremare il palazzo in cui si
trovano,
ma anche le strade e gli edifici nei dintorni.
Gli investigatori e Kageyama vengono sbalzati all’indietro,
ed
è un miracolo che non finiscano giù dal tetto.
Yuuto, invece, sente una voragine aprirsi sotto i suoi piedi, e di
colpo il suo corpo inizia a precipitare verso il basso.
Prima che possa schiantarsi violentemente al suolo, Kageyama scatta in
avanti, afferrandolo tra le braccia proprio un momento prima che possa
impattare a terra.
Yuuto affonda tra le braccia di Kageyama con un’espressione
stupefatta in volto. Si guarda rapidamente intorno e nota che, per
quanto ammaccati, i suoi colleghi sembrano essere sani e salvi.
Lo stesso può dirsi di lui e Reiji. Nessuno dei due,
infatti, pare aver riportato ferite gravi.
Yuuto è ancora così sconcertato da far fatica a
comprendere cosa sia realmente accaduto intorno a lui. Eppure, disteso
a terra e privo di sensi, giace il corpo di Garshield Bayhan, ormai
privo della sua corazza.
Hanno davvero… sconfitto il Gufo?
Reiji stringe a sé il corpo di Yuuto, protettivo.
«Hai firmato la tua condanna, Garshield», tuona,
lapidario.
▬
notes
uhm,
dunque. quando ho scritto questo capitolo mi sembrava tutto
più... epico?,
invece a rileggerlo adesso non posso far altro che trovarlo un grande meh.
finalmente siamo arrivati alla resa dei conti. la ccg autorizza il
piano di yuuto, e le varie squadre vengono posizionate nelle vicinanze
del covo del gufo.
trovo che ci sia qualcosa di rassicurante nel vedere lo stato d'animo
dei nostri protagonisti a un passo dalla battaglia. c'è chi
è rilassato come yuuto, chi teso come sakura, chi emozionato
come hayato... e poi vbb, c'è fudou che è proprio
su di
giri, ma gli si vuole bene per questo.
solo che ops,
nulla va come
previsto, e yuuto ben presto è costretto ad abbandonare la
sua
tranquillità. ritrovarsi kageyama sul campo di battaglia per
lui
è tipo un incubo, come lo stesso yuuto ha spiegato tutto il
raid
è stato da lui ideato sì per sconfiggere e
catturare il
gufo, ma soprattutto per tenerlo lontano da kageyama. se, infatti,
l'ipotesi di yuuto è corretta, questo significa che
garshield ha
creato un intero esercito di ghoul neocannibali per distruggere
kageyama. e secondo voi yuuto può permettere che una cosa
del
genere accada? lol, no.
quando yuuto raggiunge kageyama all'ultimo piano forse si sente quasi
rassicurato, perché pensa che se rimane al suo fianco forse
può difenderlo meglio. peccato che, in quel momento, vengano
raggiunti dai suoi compagni.
piccolo
inciso: sì, kidou e kageyama bisticciano come una old married couple
e sì, kageyama che rimprovera kidou per la
stupidità della ccg è adorabile
e poi dai, possiamo parlare un momento di quanto è figo
yuuto
quando apre letteralmente una spaccatura in mezzo al pavimento col suo
solo quinque? dovrei essere dispiaciuta, forse, perché alla
fine
attacca i suoi stessi compagni, ma in realtà non lo sono,
soprattutto perché sono troppo impegnata a sclerare per il
modo
in cui ha difeso kageyama, rip.
mh, sullo scontro contro il gufo in realtà non ho molto da
dire,
nel senso che a parte forse il fatto che è questa la parte
che
credevo fosse venuta più epica e invece, rileggendola, non
mi
sembra affatto così, diciamo che non so nemmeno bene
come commentarla. se devo dirvi ciò che mi
è
piaciuto, sicuramente vi direi come kageyama difende yuuto, il modo in
cui lo avvolge con il kagune per proteggerlo dall'impatto violento nel
momento in cui il gufo si trasforma, come si offra spontaneamente come
diversivo mentre la squadra di yuuto cerca di escogitare un piano o
come, dopo che yuuto ha scagliato l'attacco finale, subito si lanci
nella sua direzione per afferrarlo. altra parte degna di nota credo che
sia il bacio tra sakura e hayato, e infine forse proprio tutto il piano
e boh, forse l'attacco finale di yuuto che è anche un po'
scenografico.
in ogni caso, il gufo è stato sconfitto, ma restano ancora
alcune questioni in sospeso da risolvere. come finirà tra
sakura
e hayato? e tra yuuto e kageyama?
io, ovviamente, non posso dirvelo, per cui vi do appuntamento al venti
dicembre per l'epilogo di questa storia che, forse, chiarirà
questi punti di domanda.
a presto
aria
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Capitolo 6 *** Epilogue: Consequences ***
Sakura si
specchia ancora una volta nel vetro di una delle porte nel quartier
generale della CCG.
Indossa un elegante tailleur bianco, mentre i capelli hanno ripreso la
loro ordinata forma nella complessa acconciatura in cui li aveva
intrecciati anche il giorno della sua promozione a ispettrice di
secondo grado.
Sembra essere già passato molto tempo, eppure, se Sakura si
ferma a rifletterci un po’, si rende conto che è
stato
solo poche settimane prima.
Quel giorno, invece, lei e Hayato stanno per essere investiti del ruolo
di ispettori di primo grado. Dopo la battaglia contro il Gufo ad Ōta,
infatti, è stato evidente a tutti che i due meritassero una
promozione.
Non sono gli unici a cui è stato riservato
quest’onore.
Molti degli ispettori che hanno combattuto in quella battaglia,
infatti, verranno insigniti di un’onorificenza del genere.
Sakura avverte il mento di Hayato posarsi sulla sua spalla. Il ragazzo
tiene gli occhi chiusi e strofina una guancia contro i profumatissimi
capelli rosa di Sakura, lasciandosi rapire da quella fragranza
così avvolgente.
Le cose sono cambiate tra di loro, dopo l’assalto nel covo
del
Gufo. Quel bacio è custodito nel cuore di entrambi, e i due
ragazzi sanno che sarà difficile per loro dimenticarlo.
Non è raro che i giovani riescano a far carriera velocemente
all’interno della CCG – principalmente per
ambizione.
Combattere i ghoul richiede una spiccata forza fisica, ed è
per
questo che l’organico della CCG è costituito per
la
maggior parte da ragazzi poco più che ventenni. Ci sono
veterani, certo, ma sono perlopiù dirigenti, e comunque in
numero decisamente inferiore.
L’assalto di Ōta, però, ha comportato dei grandi
cambiamenti all’assetto della CCG. Se quel giorno sono
lì,
è anche per commemorare i valorosi ispettori che hanno perso
la
vita durante quella notte, Sakura lo sa bene.
È anche grazie al loro sacrificio se sono stati in grado di
trionfare.
Sakura sente di star acquisendo una nuova percezione della
realtà, forse più matura, e sa che se questo
è
possibile è solo grazie al suo lavoro e al suo mentore,
Yuuto,
che tanto diligentemente l’ha guidata. Ha avuto paura di aver
sbagliato strada, ma è in giorni come questo che si sente
grata
di essere entrata a far parte della CCG.
I due ragazzi avvertono dei passi avvicinarsi alle loro spalle e,
voltandosi, intravedono avvicinarsi la figura dell’ispettore
di
grado speciale Fudou Akio, considerato uno degli eroi della battaglia
contro il Gufo.
Hayato e Sakura gli rivolgono un sorriso – nonostante sia un
loro superiore, sono pur sempre compagni di squadra.
«Siete ancora qui?», li schernisce Fudou,
riferendosi alla
presenza dei ragazzi al piano degli uffici. «Dovreste
già
essere di sotto per la cerimonia, forza!»
Sakura e Hayato ridacchiano. Avevano bisogno di un po’ di
tranquillità prima della cerimonia di promozione, a dir la
verità. Sakura sente il ragazzo afferrarle la mano, e
lentamente
trascinarla con sé.
Prima di dirigersi verso gli ascensori, però, Sakura si
ferma passando accanto a Fudou.
«E Yuuto?», domanda.
La luce chiara del mattino filtra attraverso la finestra
dell’ufficio di Kudou Michiya.
Yuuto è seduto su una sedia di fronte a lui. Ha da poco
finito
di parlare, e ora tiene lo sguardo basso fisso sul pavimento. Quando il
ragazzo, che ha permesso alla CCG di vincere la battaglia di Ōta
sconfiggendo il Gufo, gli ha chiesto di incontrarlo, Kudou non ha
esitato un momento a concedergli il suo consenso. Kidou era
indubbiamente il trionfatore di quell’assalto, meritava ogni
onore, e se era un colloquio ciò che desiderava Kudou non
avrebbe avuto problemi a concederglielo.
Peccato che, quanto gli aveva comunicato, rientrava in tutto
fuorché in ciò che Kudou si sarebbe aspettato di
sentirgli dire.
L’uomo intreccia le mani sopra la scrivania e poggia il mento
su di esse, meditabondo.
«Vuoi rinunciare alla tua promozione», ripete
Kudou, incredulo.
«Esatto», conferma Yuuto.
Apparentemente non ci sono motivi per cui una simile richiesta possa
essere avanzata. Yuuto, tuttavia, sa che quella è la
decisione
migliore a cui possa arrivare.
«Posso chiederti perché?», domanda
Kudou. Sembra in
difficoltà, davvero incapace di comprendere le motivazioni
del
ragazzo.
Yuuto solleva il capo. Sul suo volto fa capolino l’accenno di
un sorriso.
«Temo che la mia gestione delle indagini non sia stata
completamente cristallina», ammette.
Ed è vero. Lo sa perfettamente.
Ha commesso vari errori, primo fra tutti quello di sottovalutare la
pericolosità del caso. Quello più grave,
tuttavia,
è stato di sicuro non essere riuscito a rimanere imparziale.
Non
appena Kageyama è stato coinvolto, infatti, ha cominciato a
comportarsi in maniera infantile pur di proteggerlo. Ha voltato le
spalle alla sua stessa squadra, e s’è ritrovato
perfino a
minacciarli al fine di difendere la persona che ama.
Avrà anche dedotto correttamente le
responsabilità del
Gufo, oltre ad averlo sconfitto durante il raid di Ōta, tuttavia questo
non lo salva dalle sue inadempienze.
Già, il Gufo. In seguito alla cattura, Garshield
è stato
trasportato a Cochlea e imprigionato in una cella di detenzione
speciale. Yuuto, tuttavia, teme che le misure difensive della prigione
non siano sufficienti a contenerlo e che, in futuro, sentiranno ancora
parlare di lui.
Spera con tutto se stesso di sbagliarsi.
Kudou si alza piano dalla sedia.
«L’unica cosa che posso fare è provare a
parlare con
i dirigenti, Kidou, ma non ti garantisco nulla», afferma.
L’uomo si ferma davanti alla propria finestra, e la luce
dorata
dell’alba s’infrange sul suo volto stanco, anche
lui,
dopotutto, ha combattuto nella battaglia, sebbene sia rimasto nelle
retrovie, ad organizzare le operazioni. È stato lui che,
dopo
aver ricevuto la comunicazione radio di Fudou, ha mandato i rinforzi
all’ultimo piano dell’edificio.
Rinforzi che, però, non hanno potuto far altro che
constatare che il Gufo era stato sconfitto.
Yuuto sorride. È sinceramente grato a Kudou, e anche il
fatto
che l’abbia ricevuto lì così presto,
praticamente
all’alba, per parlare di una questione per Yuuto
particolarmente
spinosa – tanto da desiderare di non avere nessuno attorno,
in
quei momenti – non è che l’ennesima
dimostrazione
della sua grandezza.
«Ti ringrazio, Kudou», conclude Yuuto.
Anche l’ultimo piatto, ora di nuovo scintillante, cade
all’interno dell’acquaio.
Yuuto solleva lo sguardo, notando solo in quel momento come, intorno al
lui, si sia fatto buio, nel frattempo. Aveva stoviglie da lavare
abbandonate da giorni, e quel piccolo pomeriggio di pausa gli
è
servito a sistemare ciò che di irrisolto aveva lasciato.
No, non è andato alla cerimonia delle promozioni. Non ne
avrebbe
avuto motivo, in fin dei conti: dopo la conversazione con Kudou,
sebbene contrariati, gli alti responsabili della CCG avevano deciso di
accettare la sua richiesta e di non concedergli alcuna promozione.
Probabilmente lo ritenevano assurdo, perché sì,
se adesso
il Gufo era a Cochlea era solo merito suo.
Yuuto, tuttavia, è convinto di aver preso la scelta giusta,
e ha
come l’impressione che Kudou abbia intuito le sue motivazioni.
Diversi piani più in basso rispetto al suo appartamento, la
vita
continua a scorrere monotona e chiassosa lungo le strade di Tokyo.
Lunghe file di auto sono imbottigliate nel traffico, qualcuno suona il
clacson, mentre Yuuto, avvicinatosi alla finestra, resta per un momento
come incantato ad osservare i colori caleidoscopici delle insegne che
s’infrangono sul vetro e, poi, anche sul suo volto.
Chissà se qualcuno di loro ha idea di che cosa sia avvenuto
poche sere prima ad Ōta.
Probabilmente hanno sentito la notizia del raid alla televisione, senza
però avere la percezione di ciò che gli ispettori
si sono
lasciati alle spalle.
Yuuto non si sente degno degli onori che i suoi colleghi e
l’opinione pubblica gli attribuiscono. Sarà anche
l’eroe che ha sconfitto il Gufo, tuttavia continua ancora a
pensare che le sue azioni siano state fin troppo filtrate dal proprio
tornaconto personale.
I passi del ragazzo si susseguono lenti e pesanti lungo il suo piccolo
appartamento, fino ad arrivare in camera da letto. Si lascia cadere sul
materasso morbido, domandandosi quale sia stata l’ultima
volta in
cui si è concesso una buona notte di riposo. Fissa il
soffitto,
e vede innumerevoli puntini danzargli davanti agli occhi. Probabilmente
è stanco, e quelle allucinazioni devono esserne una
conseguenza.
Potrebbe lasciarsi cullare dall’oblio per un po’,
riflette.
S’infila un braccio sotto la testa, e le palpebre gli calano
lentamente davanti agli occhi.
Resta in ascolto dei rumori che giungono dalla strada. Il trambusto del
traffico, il fruscio del vento…
E poi, alcuni piccoli colpi alla sua finestra.
Yuuto sobbalza appena, riaprendo subito gli occhi. Si tira a sedere sul
letto, e non può fare a meno di sbarrare gli occhi quando
– pressoché immediatamente – individua
la fonte di
quel rumore.
Kageyama gli rivolge un sorriso colpevole dalla parte opposta della
portafinestra, agitando appena una mano.
Yuuto scatta subito in piedi, percorrendo il brevissimo percorso che lo
separa dalla finestra con passi piccoli ma rapidi. Ruota la maniglia e,
non appena attira lievemente l’anta verso di sé,
un refolo
leggero di vento invade la stanza, facendo ondulare le tende.
Yuuto sente un sorriso dipingersi sul suo volto, mentre il cuore inizia
a battere all’impazzata. Alla fine della battaglia di Ōta,
Reiji
è dovuto fuggire prima dell’arrivo dei rinforzi
sul tetto,
perché altrimenti avrebbe rischiato di essere scambiato per
uno
degli alleati del Gufo – e, viste le loro precedenti
frequentazioni, non sarebbe stata poi un’ipotesi nemmeno
così azzardata – e venire attaccato per questo.
Yuuto
aveva temuto che sarebbero passati mesi prima che avesse potuto
rivederlo, invece ritrovarlo qui davanti a sé, ora, fa
scomparire all’istante ogni suo timore, e Yuuto sente il
cuore
frullargli in petto alla stessa rapidità delle ali di un
colibrì.
«Ciao.» Reiji lo saluta, e Yuuto è
sorpreso di
trovare in lui un certo imbarazzo. «Posso entrare?»
«Certo», risponde Yuuto, prima ancora di rendersene
conto.
C’è qualcosa di straordinariamente simile, in quel
ricongiungimento, al loro primo incontro, Yuuto lo percepisce con
chiarezza. Forse è nel modo in cui Kageyama gli chiede di
entrare nella sua vita, quasi in punta di piedi, o in come Yuuto glielo
conceda senza alcuna esitazione.
Reiji entra nella stanza, guardandosi attentamente intorno.
L’appartamento è piccolo e, sebbene siano in
camera da
letto, può intravedere fin da lì
l’unica altra
stanza oltre al bagno, la cucina.
Sembra sorpreso di ciò che si trova attorno. Probabilmente
si
aspettava che il grande investigatore Kidou Yuuto abitasse in una
dimora decisamente più sfarzosa. Yuuto, invece, ha sempre
considerato la casa solo come il luogo dove tornare a fine giornata, in
cui rifocillarsi e dormire. Un’abitazione deve essere
funzionale,
per lui, non lussuosa.
«È la prima volta che entro in casa
tua», valuta
Reiji. C’è qualcosa di sorpreso, nel suo tono di
voce.
«Come facevi a sapere dove abitavo?», domanda
Yuuto, sinceramente colpito.
Kageyama si volta a guardarlo, sogghignando appena. «Ma come,
ragazzo, lo hai dimenticato?», lo rimprovera. «Io
ho occhi
e orecchie sparsi in ogni angolo di questa città,
no?»
«Oh, giusto, certamente», conviene Yuuto. Una
risata sarcastica si affaccia sulle sue labbra.
Il ragazzo muove qualche passo attraverso la stanza. Sta giusto per
dirigersi verso la cucina, e magari mettere a preparare un
caffè
– l’unica bevanda umana di cui i ghoul riescano a
nutrirsi
– quando sente il suo polso venire afferrato con gentilezza.
Reiji lo fa piroettare finché il ragazzo non finisce davanti
a
lui. Così vicini, può osservargli i meravigliosi
occhi
rossi, che adesso sembrano essere attraversati da una miriade di
emozioni.
Sono così grandi ed espressivi che Reiji crede di non aver
mai visto niente di così bello in vita sua.
Kageyama lascia scivolare una mano sulla pelle morbida della guancia di
Yuuto, in una dolce carezza.
«Mi mancavi già», ammette.
L’istante successivo si sporge in avanti, restando
però
col volto sollevato a pochi centimetri di distanza da quello di Yuuto,
desiderando che sia il ragazzo a compiere l’ultimo passo per
raggiungerlo.
Yuuto lo vuole, lo vuole così tanto. Non
c’è
nemmeno bisogno che Kageyama lo inviti in maniera ulteriore,
perché subito dopo chiude gli occhi, per poi annullare la
microscopica distanza che ancora li separa. Le loro labbra si cercano e
si trovano in un battito di ciglia e, per quanto entrambi siano
affamati di quelle attenzioni, il bacio è di per
sé
dolcissimo. Forse hanno avuto troppa paura di perdersi, la notte del
raid, e adesso che si sono ritrovati hanno ogni intenzione di gustare
appieno ogni singolo attimo.
Kageyama circonda con le braccia la vita del ragazzo, spingendolo
lentamente ad arretrare attraverso la stanza. Yuuto si distende piano
sul materasso, lasciando che sia Reiji a raggiungerlo.
Non appena vede la figura del ragazzo affondare tra i cuscini, Reiji si
solleva appena, per poterlo osservare meglio. Prende tra le mani quel
suo volto bellissimo, accarezza ogni centimetro di pelle, come temendo
di vederlo scomparire da un momento all’altro.
«Sei stupendo…», mormora, come incantato.
Yuuto fa strofinare le punte dei loro nasi. È
così
ammaliato da quella dolcezza, che non ha quasi mai accostato a
Kageyama, che adesso si ritrova a desiderare che il loro rapporto possa
essere sempre così.
Che, svegliandosi la mattina, Reiji sia lì al suo fianco, ad
accarezzargli le labbra con le proprie per dargli il buongiorno. Che la
sera, tornando dal lavoro, possa sedersi sul divano accanto a lui, a
guardare la tv.
Da quando ha conosciuto Kageyama, quella è sempre stata la
sua
unica utopia. E Yuuto non desidera nient’altro che vederla
finalmente realizzata, davvero.
«Resta», lo implora, prima ancora di rendersene
conto.
C’è qualcosa di disperato, nella sua voce, forse
l’ombra di un sogno sul punto di spezzarsi, da un momento
all’altro.
Reiji deve averlo percepito. Si china a baciare il collo del ragazzo, e
Yuuto sente un brivido corrergli lungo tutta la schiena.
«Resto», lo rassicura Kageyama, con quella voce
calda e profonda che Yuuto ama con tutto se stesso.
Yuuto non ha idea di quale sia il futuro che li attende, per ora
però ha tutte le intenzioni di bearsi di ogni singolo
momento
accanto a Kageyama che il destino gli riserverà.
▬
notes
e... fine.
ebbene sì, siamo arrivati alla fine anche di questa storia.
sull'epilogo non ho molto da dire, probabilmente le cose più
sorprendenti sono state il lieto fine per sakura e hayato (inaspettato?
non lo so) e yuuto che rifiuta la promozione. che la scena finale
l'avrei lasciata per quei
due, invece, immagino fosse abbastanza prevedibile.
ora. siamo ormai arrivati alla fine dell'anno, per cui è
tempo di bilanci.
detto sinceramente, non mi aspettavo che sarei riuscita a portare a
termine questa storia. in realtà, in termini di
produttività, il 2020 è stato un anno
particolarmente
fruttuoso per me: ho iniziato e portato a termine ben tre long, the
traces of your magic, heart of the ocean e bad blood, anche se
probabilmente il traguardo più importante l'ho raggiunto
concludendo do i wanna know, che mi portavo dietro da tre anni.
però non posso prendermi in giro, quest'anno mi ha messa a
dura
prova. la scrittura è stato il mio modo di distrarmi da
quanto
di brutto mi è capitato in questi mesi, l'ho usata un po'
come
un percorso terapeutico, l'unico problema però è
che,
dopo più di centomila parole scritte in un anno, adesso mi
trovo
letteralmente svuotata, come se non avessi altro da scrivere sulla
carta.
ho corso, ho corso davvero tanto, cercando di lasciarmi alle spalle
traumi che non volevo ascoltare. arrivata a questo punto,
però,
sento di dover dar voce a questo dolore che percepisco dentro di me,
è lui stesso a chiedermelo.
questo si traduce con un vuoto di idee, o forse mi sono semplicemente
spremuta troppo nei mesi passati. fatto sta che, un po' per la
stanchezza accumulata nei mesi passati, un po' per la mancanza di idee,
un po' per il mio stato d'animo e un po' per il trasferimento visto
che, da quando sono qui, la parte creativa del mio cervello
è
andata in silenzio stampa, fatto sta che è più di
un mese
che non riesco a creare nulla di nuovo.
l'idea, con l'arrivo del nuovo anno, era quella di prendersi una
piccola pausa, soprattutto da inazuma, e magari provare a migrare su
nuovi fandom, salvo poi abbandonare progressivamente efp. visto che
però io nelle cose ci spero fino all'ultimo, aspetto una
nuova
eventuale edizione della writing week, visto che quest'anno
è
stata il trampolino di tutte le storie che sono venute dopo. magari ne
esce fuori anche il seguito di the traces of your magic, visto che in
teoria il progetto c'era, chissà.
bene, con questo credo di aver detto tutto. per l'ultima volta di
quest'anno ringrazio tutti per aver aperto una mia storia, che
l'abbiate letta, recensita o anche solo semplicemente inserita tra le
ricordate/seguite/preferite. ne approfitto per augurarvi buone feste
e... beh, alla prossima avventura, suppongo ^^
aria
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