Why not?

di stardust958
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Dovresti smetterla di venirmi addosso. ***
Capitolo 2: *** Togli quella mano. ***



Capitolo 1
*** Dovresti smetterla di venirmi addosso. ***


Buongiorno a tutti!

Vorrei fare una breve introduzione prima di buttarmi in questo buco nero :)

Non ho mai scritto una storia, questa è la prima che tento di pubblicare quindi vi chiedo in anticipo umilmente scusa, devo ancora trovare il mio metodo di scrittura.

Spero che questa storia vi possa piacere, dico già che ho stravolto un po’ le cose, ma non per mancanza di rispetto verso la storia originale, anzi!

Mi sono messa alla prova e ho scritto quello che il mio cervello e il mio cuore mi suggerivano, quindi se non gradite cambiamenti rispetto ai personaggi originali, beh mi dispiace.

Non so ancora ogni quanto pubblicherò i capitoli, vorrei prima vedere come vanno le cose, quindi se poteste dirmi quello che pensate (critiche costruttive e consigli sono sempre bene accetti) sarebbe fantastico.

Detto questo, buona lettura!

 

 

 

 

“Sveglia Rin, oggi comincia l’università!”

Una voce poco gentile la svegliò di soprassalto. Tentò invano di ignorare quella presenza accanto al suo adorato letto, ma qualcosa andò storto.

Il suo coinquilino Jakostu le tirò via le coperte, assicurandosi che la ragazza non si rimettesse a dormire.

“Ma insomma Jako! È presto, non mi rompere.”

Cercò riparo sotto il cuscino, ma quel simpatico del suo amico la prese di peso e la buttò giù da letto.

“Zitta dormigliona, fosse per te dormiresti fino alle tre di pomeriggio”.

Rin si prese un momento di riflessione sul pavimento freddo della sua stanza, poi guardò l’orologio sul suo comodino e constatò che fossero solo le 7 del mattino. Jakostu aveva pensato bene di filarsela, evitandosi una strigliata per averla svegliata troppo presto.

Non aveva pace in quella casa, ormai era diventato troppo difficile persino pensare di riposarsi.

Così Rin si trascinò fino al bagno come un automa, buttandosi sotto il getto d’acqua calda per svegliarsi.

Quel giorno avrebbe cominciato l’università e questo voleva dire: gente nuova, vita nuova, e soprattutto la possibilità di ricominciare, di dimenticare il suo passato.

Una volta uscita dalla doccia cercò di rimettersi in sesto, ma i Kami erano contro di lei: i suoi capelli non si pettinavano, le sue occhiaie la facevano somigliare a un panda, e tutta quella pizza mangiata la sera prima l’aveva gonfiata come un palloncino.

Quando tornò in camera per vestirsi, lì avvenne la vera catastrofe: il suo reggiseno fortunato era sparito, e senza di quello non sarebbe sopravvissuta alla giornata.

“Jakostu, dov’è il mio reggiseno fortunato?!” Strillò impanicata, cominciando a correre per la casa in mutande, tanto la parola dignità non la conosceva più.

“È qui Rin, mi spieghi perché ti togli il reggiseno in cucina?” La ragazza si tranquillizzò all’istante, scendendo a fare colazione.

“Senti non cominciare con la solita ramanzina del mio disordine, non è giornata”.

“Non è mai giornata per te” il suo inquilino le riempì una tazza con una bella dose di caffè, passandogliela ridacchiando.

“Ricordami perché non ti ho ancora sposato” lo guardò con gratitudine, grata di avere un amico così attento ai suoi bisogni.

“Forse perché non hai il pisello?!” Jakostu scoppiò a ridere, facendo arrossire l’amica.

“Jako, linguaggio!”

Dopo aver consumato la colazione con calma, Rin decise di tornare su ad affrontare il problema più grande: come vestirsi. Aveva un complicatissimo rapporto di amore e odio con il suo armadio, che disprezza e venerava contemporaneamente.

Alla fine dopo averlo fissato con rassegnazione prese le prime cose che potessero risultare quantomeno decenti e scese ad aspettare Jakostu, che in quanto a prepararsi, era molto più lento di lei.

I due si conoscevano fin da bambini ed erano come fratelli, e appena Rin aveva compiuto 18 anni avevano deciso di convivere. Tra i due correvano 2 anni di differenza, ma non era mai stato un problema.

Rin era incredibilmente grata ai Kami che Jakostu studiasse nella stessa università, così avrebbe conosciuto qualcuno e sarebbe stato tutto molto meno imbarazzante.

“Ti vuoi muovere? Non stai andando in discoteca”

Jakostu comparì pochi minuti dopo, regalandole un gestaccio.

“Non sia mai che incontri Brad Pitt sul mio cammino, devo essere sempre bellissimo.”

Mentre i due ridevano di gusto, si diressero verso la macchina del ragazzo.

Jakostu proveniva da una famiglia benestante e di fatto poteva permettersi una bella macchina e quell’appartamento. Rin invece non aveva una famiglia, lavorava per pagarsi l’affitto e la retta dell’Università la pagava con i pochi soldi che le avevano lasciato i defunti genitori.

Una volta al parcheggio dell’edificio, Rin rimase totalmente esterrefatta. Era una costruzione bellissima, non si stupiva che fosse considerata una tra le università più belle del mondo.

“Raggio di sole, che bello vederti!” Quello che parlò fu il fratello maggiore di Jakostu, Bankostu, che ci provava con lei da quando le erano spuntate le tette. Ormai sembrava quasi un gesto abitudinario.

Il più piccolo guardò Rin con un sorrisetto di scuse, avvicinandosi verso il fratello e obbligandola a fare lo stesso.

Nonostante i tentativi di abbordaggio di Bankostu, gli voleva comunque molto bene per questo non poté fare a meno di sorridergli e di abbracciarlo.

“Ciao Ban! Com’è andata l’estate?” Il ragazzo si prese un momento per ammirare quella ragazza che ogni anno diventata sempre più bella, poi le sorrise.

“Come al solito, non ho fatto niente di che”

“A parte spendere i soldi di mamma e papà?” Commentò Jakostu con sarcasmo.

Rin lo fulminò con lo sguardo.

“Jako, smettila!” Rin era abituata a rimproverare l’amico per la sua lingua tagliente, succedeva fin troppo spesso.

“Andiamo Rin, devi prendere il programma.” Jakostu trascinò l’amica per un braccio, poi glielo appoggiò sulle spalle e si allontanarono sempre di più da Bankostu, fino a disperdersi tra la folla.

“Ban chi era quella?” Chiese Koga, suo migliore amico.

“Quella mio caro Koga, è donna della mia vita” disse ridacchiando, fissando il fratello e la ragazza che scomparivano tra la folla.

“Non dire cazzate, ti guardava come se fossi suo padre! Dai andiamo, gli altri ci stanno aspettando.”

 

 

“E qui c’è la tua aula. Ti conviene entrare se vuoi trovare un posto decente.” Jakostu aveva appena finito di farle fare il giro dell’immenso ateneo, portandola direttamente all’aula della sua prima lezione.

“Grazie Jako. Ci vediamo dopo a pranzo?”

“Certo. A dopo pulce.” Il ragazzo le scoccò un bacio sulla fronte, poi sparì tra il via vai di persone. Si chiese come avrebbe fatto nella sua vita se non avesse avuto Jakostu al suo fianco, probabilmente avrebbe dovuto inventarlo.

Rin si fece coraggio ed entrò nella gigantesca aula, cercando un posto strategico. Quello sarebbe stato un momento fatidico, avrebbe incontrato qualcuno, e le scelta doveva essere azzeccata. Vide una ragazza che sembrò fare al caso suo, così si avvicinò.

“Scusami, questo posto è occupato?”

La ragazza in questione le rivolse un sorriso dolce negando con la testa, così Rin prese posto. Sembrava molto gentile, probabilmente aiutata dai suoi tratti del viso delicati e un sorriso dolce che le aleggiava sulle labbra.

“Io sono Kagome Higurashi, tanto piacere.” le porse la mano e Rin la strinse volentieri.

“Io sono Rin Watanabe.”

Kagome la guardò un secondo, chiedendosi come Rin potesse avere gli occhi di quel colore, ma probabilmente domandarlo sarebbe stato inopportuno e maleducato, quindi tacque.

“Sono davvero contenta di aver scelto questa facoltà sai?” cominciò Kagome, molto in vena di chiacchiere.

Rin era molto brava ad inquadrare le persone, e poté constatare felicemente che quella Kagome fosse una ragazza molto dolce e simpatica, sicuramente si sarebbero trovate bene.

“Anche io, è da quando sono una ragazzina che sogno di studiare giurisprudenza.”

Le due ragazze chiacchierarono per un’altra decina di minuti. Poi il professore arrivò e incominciò a spiegare, introducendo il programma dell’anno e facendo i preamboli necessari.

Una volta passate le prime due ore, tutti gli studenti si fiondarono verso la porta per prendere un po’ d’aria.

“Allora Kagome, conosci qualcuno qui nella facoltà?” Le chiese Rin mentre erano ferme ad un chiosco per prendersi un caffè. Quella squisita linfa vitale color meraviglia, ogni volta che sentiva o vedeva del caffè si perdeva in elogi infiniti.

“In realtà si, ci sono le mie amiche Sango, Shiori e Kaname, che appena si presenterà l’occasione vorrei presentarti. Gli piaceresti molto. Tu invece?”

Rin si prese un secondo per sorseggiare quella bevanda squisita, poi rispose “Io conosco il mio migliore amico, nonché coinquilino, e suo fratello. Sono più grandi di noi.”

“Qualcuno sta parlando di me?” Neanche a farlo apposta, Jakostu spuntò alle loro spalle e abbracciò la sua migliore amica da dietro.

“Kagome, ho il piacere di presentarti Jakostu Takeda, il mio super pazzo migliore amico.” Kagome accennò un sorriso, tendendo una mano al ragazzo.

“Oh mia cara, quella borsa è una visione!” Le disse Jakostu ammiccante, pizzicando poi un fianco a Rin. Kagome capì subito che tipo di rapporto c’era tra i due: sicuramente erano migliori amici da una vita, e tutta quella confidenza e intimità era dovuta probabilmente all’omosessualità di Jakostu.

“Beh molto piacere.”

“Non avete idea di quanto fosse pallosa quella lezione di letteratura inglese, mi volevo tagliare le vene dalla noia.” Rin avvampò, rivolgendo uno sguardo di scuse a Kagome e tirando uno scappellotto al ragazzo, che mise su un finto broncio.

“Jakostu! Linguaggio! Scusalo Kagome, avrebbe bisogno di un filtro ogni tanto”. Il moro roteò gli occhi al cielo, e Kagome rise scurendo la testa. Rin era uno spasso, e il suo amico pure.

“Signore se mi volete seguire, adesso vi porto nel magico mondo dei fighi dell’università, la caffetteria!” Le ragazze risero, prendendo a braccetto Jakostu e inoltrandosi dentro la caffetteria.

“Allora mie care, una breve spiegazione. Ce n’è per tutti i gusti, ma se volete puntare in alto, ricordatevi che la crème de la creme è quel gruppetto lì, dove possiamo ammirare nel suo habitat naturale anche quel troglodita di mio fratello”

Rin avvampò, spostando lo sguardò su gli espositori di succhi, mentre Kagome guardò senza farsi troppi problemi.

“Smettila Jakostu per favore, non mi sembra il caso di urlare e attirare l’attenzione di mezzo ateneo.”

“Sai Kagome” cominciò perfido Jakostu, assolutamente deciso a iniziare la vita universitaria di Rin con una bella figura di merda.

“Devi sapere che il mio caro fratellino ci prova con la nostra bellissima Rin da quando ha messo su le tette.” Kagome a quel puntò non riuscì più a trattenersi e scoppiò in una sonora risata, attirando l’attenzione di molte persone.

Rin rossa di rabbia, pestò un piede a Jakostu urlando “ Idiota, sei veramente un idiota!”

A quel punto tutta la caffetteria si girò, anche il gruppo indicato poco fa da Jakostu, che per rincarare la dose urlò “E dai Baby! Stavo scherzando!”

Se c’era una cosa che Jakostu amava fare, era mettere in imbarazzo la povera Rin. Lo faceva da una vita ormai, tanto la ragazza non riusciva a tenergli il broncio per più di qualche ora.

La ragazza camminò spedita verso l’uscita, sbattendo il viso sul petto di qualcuno.

“Guarda dove vai per favore!” Disse al malcapitato, senza neanche guardarlo negli occhi. Non era da lei essere tanto scortese ma era troppo arrabbiata per farci caso.

Il ragazzo in questione la guardò allontanarsi, incuriosito da quella ragazzina. Percepiva chiaramente la sua rabbia, chissà cosa le avevano fatto per ridurla così.

“Sesshomaru tesoro, cosa stai facendo?” Una voce particolarmente fastidiosa e acuta lo ridestò dai suoi pensieri. Kagura, gli camminò incontro, stampandogli un bacio sulle labbra, come un avvertimento per qualsiasi ragazza.

Lui non ci prestò particolare attenzione, sapeva che appena avesse trovato un altro passatempo l’avrebbe scaricata senza ritegno.

 

“Kagome, ma cosa è successo?” Shiori, una mezzodemone dagli occhi viola, si avvicinò alla sua amica con una faccia confusa.

“Shiori, lui è Jakostu.” La ragazza avvicinò la mano allo strano ragazzo, che però le rivolse un simpatico sorriso. “Scusami Kagome ma devo andare a rincorrere Rin, quando è arrabbiata con me, rischia di demolire un edificio.” Kagome annuì sorridendo a Jakostu, però prima di vederlo sfrecciare via lo fermò. “Potresti darmi il numero di Rin? Così magari in giornata le scrivo.” Il ragazzo acconsentì e le diede il numero, poi sfrecciò via.

 

 

 

 

“Rin, sei a casa?” Jakostu posò le chiavi sullo svuota tasche, sconsolato. Sapeva che Rin era a casa, perché l’aveva cercata in tutti i suoi posti preferiti senza successo.

“Tu non esisti!” Gridò dal piano superiore. Il ragazzo si tolse le scarpe e prese a salire le scale con grandi falcate, raggiungendo l’amica. Sentiva l’acqua scorrere in bagno, segno che fosse dentro la vasca.

“Jakostu, vai via, in questo momento ho tanta voglia di affogarti.” Il ragazzo le rivolse un sorriso dolce e fintamente innocente. Rin, dal canto suo, non riusciva a resistere a quei sorrisi, così sospirò sconfitta e fece segno all’amico di unirsi a lei.

 Non era strano per loro farsi il bagno insieme, neanche nudi, erano troppo in confidenza per imbarazzarsi.

“Jako, giuro che uno di questi giorni ti uccido.”

L’amico rise di gusto, poi cominciarono a schizzarsi con l’acqua. Quando il campanello prese a suonare, entrambi si guardarono.

“Vai tu, sarà tuo fratello.” Jakostu sbuffò imbronciato.

“Posso assicurarti che quel maniaco preferisce vedere te mezza nuda. Perché devo andare io ad aprire?”

“Devo ricordarti della figura di merda che mi hai fatto fare oggi?” Lo punzecchiò la mora, immergendosi fino al mento nell’acqua calda. Ci mancava solo che quell’infame del suo migliore amico interrompesse il suo bagno rigenerante, lì si che l’avrebbe ucciso.

Il ragazzo rise, poi uscì avvolgendosi con un asciugamano e andò ad aprire alla porta.

Con sua sorpresa non ci fu solo Bankostu, ma tutta la sua combriccola di amici.

“Bankostu, la prossima volta che inviti gente in casa mia, sei pregato di avvisare.” Si spostò per farli passare, fulminando il fratello con lo sguardo.

“Ti ricordo che questa è anche casa mia!”

“Ma per favore Ban, tu vieni qui solo quando sei troppo ubriaco per tornare a casa!” Il minore sospirò rassegnato, era ormai abituato al fatto che il fratello gli invadesse casa.

“Vado ad avvertire Rin che abbiamo ospiti. Non fare casino, io e la nana dobbiamo fare una cosa.” Disse solo Jakostu, salendo le scale e non prestando più attenzione a coloro che gli avevano invaso la casa.

 

 

 “Rin, è arrivata Kagome, ti sta aspettando in cucina.”

La ragazza, che stava fissando assorta il suo soffitto, si vestì velocemente e scese le scale con grazia, attirando l’attenzione degli ospiti.

Kagome se ne stava seduta su uno degli sgabelli, e quando la vide, le rivolse un dolce sorriso.

“Oh Kagome, non sai che tempismo!”

Rin con un salto si sedette sull’isola, e si zittì tutto un tratto.

“Tutto bene Rin? Mi sembri così strana.”

Questa fece spallucce. Purtroppo non sapeva definire bene neanche lei a cosa fossero dovuti i suoi cambi d’umore improvvisi, o meglio lo sapeva ma preferiva ignorarlo.

“Ti va di uscire stasera? Domani abbiamo le lezioni nel pomeriggio e credo che potrebbe essere una buona idea per entrambe.”

Kagome sorrise entusiasta, alzandosi felice.

“Ti dispiace se chiedo anche alle mie amiche? Mi piacerebbe moltissimo presentartele!”

“Certo perché no.”

Kagome uscì quindi in terrazza per fare un giro di chiamate. Rin rimase sola in cucina, pensando che una serata fuori le avrebbe fatto bene per cancellare dalla sua testa quello cui stava ripensando dopo molto tempo.

Totalmente immersa nei suoi pensieri, non si accorse di andare a sbattere addosso a qualcuno per la seconda volta in giorno.

“Dovresti smetterla di venirmi addosso ragazzina.”

Rin sussultò scusandosi immediatamente con colui che aveva importunato per ben due volte in giorno solo.

Quello che si trovò davanti era l’uomo, o meglio, il demone più bello che avesse mai visto.

I tratti demoniaci donavano al suo viso dai lineamenti perfetti quel tipo di fascino che solo un demone possedeva. I suoi lunghi capelli sembravano fili ricavati dalla seta pregiata e la sua statura e corporatura la facevano sentire una pulce.

 

Lui la fissava con uno sguardo di ghiaccio e che fece immediatamente arrossire Rin.

“Oh io, chiedo scusa per la mia maleducazione di oggi...” la ragazza non riusciva a guardarlo negli occhi, e Sesshomaru si scoprì enormemente incuriosito da quella situazione. Non solo si sentiva attratto fisicamente dalla ragazzina, cosa per lui impensabile dal momento che dopo secoli aveva a mala pena cominciato a tollerare gli umani, ma non poteva fare a meno di pensare che fosse molto diversa da tutte le donne con cui aveva avuto a che fare. Sembrava così pura, fresca, come quella leggera brezza piacevole che soffia nelle prime ore del mattino.

“Volevi qualcosa in particolare?” Domandò Rin, cercando di smorzare il suo incredibile imbarazzo.

“Un bicchiere d’acqua” dopo che Rin glielo versò, si sedette su uno degli sgabelli, guardando un punto impreciso fuori dalla finestra.

Sesshomaru percepì subito l’odore di imbarazzo nell’aria, ma decise comunque di rimanere lì ad osservarla ancora per un po’.

Aveva un aspetto decisamente particolare per una semplice ragazzina umana, con quegli  occhi di un azzurro come il ghiaccio.

“Ei Rin, allora aggiudicato per stasera.” Rin ringraziò mentalmente Kagome, che aveva avuto un tempismo incredibile.

Rin si girò nella direzione del demone, e si sorprese a non vederlo più lì. Quando se ne era andato?

“Che ne dici di restare qui a cena Kagome? Almeno dopo potremmo andare direttamente insieme.”

“Certo! Allora vado a casa a prendere il cambio e poi tornò, non ci metterò più di 1 ora.” 

Dopo che Kagome uscì dall’appartamento, Rin prese il cordless e compose un numero che non digitava molto spesso, lo teneva lì in memoria per guardarlo ogni tanto con malinconia.

“Haru...” sussurrò  la ragazza, sentendo la voce del fratello. Haru era il fratello maggiore di Rin, anche se non si trovava nel paese da molto tempo. I due fratelli avevano 7 anni di differenza, ma nonostante ciò si assomigliavano molto. Possedevano entrambi i tratti occidentali della madre, rendendoli di una bellezza fuori dal comune.

Haru era partito 5 anni prima, decidendo di viaggiare per l’Europa e lasciando sola Rin, affidata alle cure della loro nonna paterna. Nonostante quel senso di abbandono, non riusciva a non voler bene al fratello, per questo ogni tanto si telefonavano.

“Rin, tutto bene? Di solito mi chiami verso la fine del mese...” suo fratello era sempre stato un menefreghista e poco attento alle emozioni altrui, ma conosceva sua sorella e capiva se qualcosa la turbava.

“Mi stavo solo chiedendo se avevi in programma di tornare per qualche giorno, dove sei adesso?” Rin prese tamburellare le dita sul bancone, come un tic nervoso. Voleva un bene immenso a suo fratello, ma sentiva che la loro lontananza stava cominciando a pesare davvero troppo.

Aveva uno sguardo perso che fece preoccupare notevolmente Jakostu, quando entrò in cucina per sgranocchiare qualcosa.

“Adesso sono in Russia, sai ho trovato dei nostri parenti molti cordiali che mi stanno ospitando da circa due settimane, mi piacerebbe portatrici una volta...”

Fu troppo per lei, ascoltare la sua voce così tranquilla e allegra.

“Haru... torna a casa ti prego.” Rin cedette ai suoi sentimenti, chiudendo in fretta e gettandosi tra le braccia del suo migliore amico, piangendo in silenzio mentre lui le accarezzava la testa.

Non le fece domande e non le chiese il perché di quella chiamata, sapeva benissimo quanto Rin soffrisse per l’assenza del fratello. Rimasero così per un po’, poi lei si staccò dall’abbraccio, per poggiare la fronte sul petto di Jakostu.

“Un giorno mi dirai quali problemi mi affliggono” sospirò pesantemente, suscitando la risata dell’inquilino.

“Appena lo scoprirò ti dirò, ma adesso vieni. Ho sentito che qualcuno esce stasera, quindi andiamo a decidere cosa mettere”

“Jako adesso no, aspetterò l’arrivo di Kagome”

Jakostu se la caricò di peso sulla spalla e la trasportò su per le scale sotto gli sguardi perplessi dei presenti.

“Scusate, noi abbiamo da fare, siete pregati gentilmente ti togliere le tende entro le 7:30!”

Rin intanto non riusciva a smettere di ridere, così Jakostu le pizzicò un fianco, suscitando un urletto all’amica.

“Certo che tuo fratello è strano Ban.” Gli disse Koga, totalmente perplesso.

“No Koga, mio fratello è un bastardo fortunato.” E non fu l’unico a pensarlo in quella sala.


Eccoci qua signori alla fine del capitolo.  Non vorrei aver dimenticato qualche errore grammaticale, ho riletto 20 volte ma l'ansia di pubblicare una storia gioca brutti scherzi, quindi nel caso chiedo venia.
Non voglio dilungarmi troppo, anticipo solo che nel prossimo capitolo scopriremo cosa succede in discoteca. 
Spero di non aver deluso troppo le vostre aspettative, ci vediamo nel prossimo capitolo! ;)

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Capitolo 2
*** Togli quella mano. ***


Sorpresa! So che non dovrei essere già di ritorno, ma non vedevo l’ora di pubblicare questo nuovo capitolo quindi, come si suol dire, stica. 🙃 

Comunque, tornando a noi, ho un paio di cose che ci tengo a dire quindi ci vediamo a fine capitolo.

Buona lettura!

 

 

 

Capitolo 2

“Allora vediamo...” Jakostu aveva letteralmente inondato la stanza di Rin con tutto l’interno del suo armadio. Le sue scarpe ricoprivano l’intero tappeto e vestiti formavano una pila di dimensioni umane. La ragazza sospirò pesantemente, osservando sconsolata quella visione da girone dantesco.

“Jako guarda che li rimetti apposto te!”

“Zitta pulce, finalmente tutte quelle ore passate a guardare project runaway mi saranno utili!”

Rin dovette ammettere che quando Jakostu si improvvisava un fashion stylist era a dar poco inquietante.

Il campanello suonò e la mora si precipitò ad aprire la porta, cercando di sfuggire alle grinfie del suo migliore amico. Si trovò davanti Kagome, che era a dir poco stupenda, fasciata da un vestitino color menta sembrava una bambolina.

“Oh Kagome! Menomale sei arrivata, il mostro stava per divorarmi.” Scherzò facendo la melodrammatica.

‘Il mostro’ scese le scale pochi secondi dopo, sorridendo alla nuova arrivata e fulminando la coinquilina.

“Razza di ingrata, per una volta che volevo aiutarti!” Si sdraiò sul divano, mettendo su un broncio non indifferente, che Rin però ignorò.

“Allora, pensavo di ordinare da asporto, vi va?”

Ricevette dei cenni d’assenso, così si diresse in cucina per chiamare il ristorante.

La nuova arrivata si sedette in modo aggraziato sul divano, diversamente dalla posa del tutto scomposta del ragazzo seduto a fianco a lei, talmente stravaccato che sarebbe potuto cadere da un momento all’altro.

“Dimmi una cosa Kagome, come mai una bella ragazza come te non è fidanzata?” Questa si ritrovò ad arrossire, nonostante sapesse che nella domanda di Jakostu non c’era malizia, solo semplice curiosità.

“Io...non saprei proprio.”

“Beh biscottino, sei capitata nella casa giusta. Si da il caso che io sia una sottospecie di cupido quindi puoi...” non finì la frase perché la risata di Rin arrivò forte e chiara dall’altra stanza.

“Tu cupido? Ma per favore, assomigli piuttosto ad un uccello del malaugurio!”

Jakostu, non gradendo particolarmente quell’appellativo, fece un gestaccio a Rin che prese per il polso l’altra e se ne tornò di sopra, sbattendo la porta di camera sua.

“Non ti preoccupare, fa sempre così, è un rapporto un po’ particolare il nostro.”

Kagome si trovò ad annuire, lei aveva sempre sognato di avere un rapporto come il loro. Certo una migliore amica ce l’aveva, ma quel legame totalmente indissolubile con qualcuno non lo aveva mai avuto. Rin nella sua testa pensava un po’ la stessa cosa: lei era dipendente da Jakostu, sarebbe morta senza di lui. Non riusciva neanche ad immaginare la sua vita senza il suo migliore amico, era stato soltanto grazie a lui se era riuscita a risollevarsi dopo dei traumi che l’avevano segnata profondamente.

Lei gli doveva la vita, e l’avrebbe volentieri data, perché lo amava come si ama una parte di se stessi, come si ama un fratello e soprattutto come si ama qualcosa che ti fa sentire in pace con te stessa.

Si ridestarono entrambe dai loro pensieri profondi, passando il resto del tempo a chiacchierare, spettegolare, e a conoscersi meglio.

Rin non poté che essere felice di aver conosciuto una ragazza solare e dolce come Kagome, che le infondeva buon umore e la faceva sentire quasi spensierata. Si rese subito conto che il rapporto con la ragazza sarebbe diventato importante, perché in un giorno sembrava essere riuscita a capire il suo fragile equilibrio, che spesso la gente faticava a cogliere. Rin era una ragazza terribilmente complicata: nonostante si intuisse che il suo animo fosse buono e apparentemente si comportasse in modo allegro e disinvolto, quel dolore nei suoi occhi, quella velata diffidenza quando interagiva con qualcuno parlavano chiaro.

Il suo era un distacco quasi impercettibile, ma a Kagome queste cose non sfuggivano.

Rin cercava da proteggersi da qualcosa.

 

Una volta arrivata la cena Jakostu si unì alle ragazze, mangiarono alla tv e guardarono vecchi film di Audrey Hepburn, come tre vecchie zitelle.

“Mi sta scoppiando la pancia, e chi ce la fa ad uscire stasera?” Si lamentò Rin, sperando di impietosire Kagome e di poter rimanere a casa a dormire. Stava così bene con Jakostu e Kagome che avrebbe quasi preferito passare la serata lì con loro piuttosto che tirarsi a lucido e magari attirare l’attenzione di qualche idiota. A quel pensiero un sonoro sbuffo abbandonò le sue labbra.

“Non se ne parla signorina, so a che gioco stai giocando e sappi che non voglio sentire scuse. Adesso andiamo a farci belle e poi usciamo.” La prese letteralmente per un braccio e la trascinò in camera sua, mentre la povera malcapitata tentava di appigliarsi persino al muro.

“Jakostu vuoi venire anche tu per caso? Siamo solo donne ma se ti andasse di unirti a noi  sarebbe fantastico.”

“Ti ringrazio Kagome, ma a dirla tutta avrei preso impegni anche io stasera.”

Fece un occhiolino ad entrambe che risero sotto i baffi.

“Bene, visto che non hai intenzione di uscire con noi, puoi anche levarti, sennò cominci a dare i numeri di nuovo e spaventi Kagome.”

“Non se ne parla pulce, si da il caso che Kagome fosse d’accordo con me e che tu si stata miseramente battuta. Arrenditi e lascia che i maestri lavorino in pace.”

Jakostu e Kagome (alias lo stronzo e la traditrice) si dettero il cinque, poi Jakostu riprese la completa esaminazione dell’armadio, facendo aumentare notevolmente la pila di vestiti sul letto, mentre Kagome si occupò di acconciarle i capelli.

Dopo una lunghissima mezz’ora, Rin era pronta.

Indossava un particolare vestitino rosa di seta, ornato di delicatissimi fiori di ciliegio. Quel vestito le fasciava completamente il corpo sinuoso e la faceva sembrare quasi una fatina dei boschi, come si era divertito a definirla Jakostu. Ai piedi portava dei sandali argento che la slanciava moltissimo e le regalavano parecchi centimetri di altezza. I capelli erano raccolti in una cosa bassa che evidenziava la loro lunghezza, ed il viso era pulito e semplice: solo mascara, un po’ di base e lucida labbra. Si guardò allo specchio e si sentì molto bella, delicata ed elegante. Doveva ammettere che aver sopportato la pazzia di quei due aveva portato qualche beneficio.

“Oh tesoro sei bellissima! Attenta hai maschioni arrapati, vorranno violare sicuramente il tempio sacro!” Kagome scoppiò a ridere e Rin lo guardò truce e scandalizzata. “Jako non dire scemenze, e poi il tempio non è più sacro ormai.”

“Guarda che il tempio rimane sacro comunque, non puoi mica farci entrare ogni turista che passa!” Rin lo fissò particolarmente offesa, ma poi la sua espressione si trasformò in un ghigno.

“Parla quello che usa il suo gingillo come una passepartout. Guarda che non sei una chiave che deve aprire tutte le serrature eh!”

Kagome non poté trattenersi davanti a quello strano scambio di battute e scoppiò in una fragorosa risata, trovandosi contenta di aver conosciuto Rin.

Era ormai sicura di aver percepito, per più di una volta in solo giorno, uno strano dolore nei suoi occhi, come se avesse un maciglio che si portava dentro e questo l’aveva spinta a volerla avvicinare, a volerla conoscere. Voleva capire cosa la facesse soffrire e magari anche aiutarla a scacciare i suoi demoni interiori.

“Ok ragazze, fate le brave e se succede qualcosa chiamatemi. Kagome hai il mio numero anche tu, non ti fare problemi davvero.”

Rin gli sorrise grata: ogni tanto Jakostu tirava fuori il suo lato da mamma chioccia, che la faceva sempre scogliere.

“Grazie Jako, ci vediamo domani mattina!” Entrambe gli baciarono le guance, poi scesero le scale e finalmente uscirono da quell’appartamento.

“Allora dove andiamo?” Chiese Rin estremamente curiosa.

“Oh vedrai, ti piacerà! È un locale un po’ fuori città, si chiama Nami Club. visto il caldo ho pensato che fosse perfetto andare in un posto semi all’aperto, non durerà ancora per molto la bella stagione!”

Kagome era visibilmente entusiasta, Rin non seppe dire perché, ma tutto sommato pensò che una serata fuori le avrebbe fatto bene per non pensare.

Il viaggio fu piacevole, chiacchierarono fino all’arrivo. Kagome si era dimostrata davvero loquace ed estremamente divertente, nonostante all’apparenza se sembrasse timida e composta. Risero per la maggior del tempo e, dopo aver trovato parcheggio con non poca fatica, si avviarono verso l’ingresso del locale.

La fila che si prospettava era lunghissima e il crescente entusiasmo di Rin si afflosciò sul momento, lei odiava stare ore in fila, stipata tra le persone.

“Non fare quella faccia Rin, non ti preoccupare, conosco il buttafuori.” La prese per il polso e aggirarono la fila senza problemi, arrivando davanti al buttafuori, un uomo sulla trentina incredibilmente grande e robusto.

“Ciao Ginenji! Come stai?”

“Kagome, che piacere vederti!” I due chiacchierarono per un minuto scarso, poi Kagome assunse un’espressione particolarmente civettuola e gli chiese “Non è che per caso ci fai entrare? C’è una fila immensa...”

Rin sorrise alla scena: Kagome sembrava una ragazza molto dolce e timida ma sicuramente aveva i suoi assi nella manica.

“Kagome, non devi neanche chiedermelo!” Il buttafuori spostò il cordone rosso e le lasciò passare, sotto gli sguardi esterrefatti dei ragazzi in fila.

“Ei ma perché le fai passare?” Chiese uno di loro, oltremodo stizzito.

“Quando ti saranno spuntate anche a te quelle gambe, farò passare anche te.” Gli disse duro e tornò a fare il suo lavoro.

Rin intanto si guardò intorno meravigliata: il locale era molto chic, sicuramente un posto frequentato da gente ricca e a giudicare dall’infinita fila all’entrata anche piuttosto esclusivo.

Parte della sala era coperta e ospitava la pista da ballo, mentre altri divanetti e tavoli erano sparsi per il resto dell’immenso spazio verde.

Un bancone nero scintillante occupava una parete intera e i baristi intrattenevano i clienti con spettacoli da bar tender. Kagome la trascinò verso un tavolino dove sedavano già altre ragazze, un gruppo piuttosto variegato ma che di certo non passava inosservato.

“Ragazze eccoci!” Urlò Kagome, felice di vedere le sue migliori amiche. Il gruppo si girò e a differenza di quello che si era aspettata Rin, le sorrisero cordiali.

Spesso si dimenticava che al mondo non tutte le ragazze erano delle oche senza cervello.

Kagome cominciò con le presentazioni: Sango Hirai, la prima ragazza seduta alla sua sinistra, era una ragazza alta, snella e flessuosa, con capelli castani ed occhi del medesimo colore.

Shiori Yamamoto era invece una mezzodemone dai capelli argentei e gli occhi ametista, mentre Kaname Nakamura una demone gatto con tratti umani, probabilmente camuffati dalla sua aura demoniaca, con capelli rosso scuro ed occhi di un particolarissimo verde.

“Ragazze lei è Rin Watanabe, una mia compagna di corso.” Dopo aver fatto le presentazioni le ragazze si sedettero, cominciando a chiacchierare come solo un gruppo di amiche sapeva fare. Rin si sentì subitamente parte di quel gruppo e fu molto felice di poter constatare che quelle e ragazze erano dolci e simpatiche. Le domandarono delle sue origini, di come si era trovata in università, ma soprattutto come era la convivenza con uomo.

“Beh, non so come sia vivere con un uomo, ma posso dire com’è vivere con una prima donna come Jakostu. A volte è più isterico di me, e ce ne vuole…” le ragazze la ascoltavano interessate e ridevano ai suoi racconti con il coinquilino. Nonostante Rin sproloquiasse su quanto Jakostu fosse prigrone, dispotico, isterico e vagamente dedico si capiva che gli voleva un gran bene.

La serata procedette tra risate e alcol, e Rin si sentì di poter lasciare un sospiro. Stava bene, aveva la testa libera, forse era l’alcol ma non le importava.

 

 

Intanto, all’ingresso del locale...

“Senti amico, io voglio entrare quindi vedi di darti una mossa” Bankostu chiuse la chiamata sbuffando sonoramente. Stavano aspettando Sesshomaru e Inuyasha da 20 minuti buoni, e solo con loro sarebbero potuti entrare per saltare la fila.

Il locale infatti era una delle tante proprietà del padre dei ragazzi, e in quanto figli di Inu No Taisho avevano accesso totale e gratuito.

“Finalmente ce l’avete fatta!” Koga, con la sua vista di demone, li intercettò una decina di metri più indietro, e finalmente anche Bankostu poté tornare a sorridere.

Sesshomaru, seguito dal fratello, avanzò con il suo caratteristico incedere elegante verso il buttafuori, che riconoscendoli immediatamente li fece passare senza aggiungere parola, facendo cenno ad una delle dipendenti di accompagnarli verso il privé.

Una volta arrivati lì, la ragazza se ne andò sculettando, mentre Bankostu, Miroku e Koga le guardarono il culo. Sempre i soliti arrapati.

Sesshomaru sentiva il bisogno di svagarsi quella sera: stava per dare l’ultimo esame prima della sua 40esima laurea, e quel giorno quella sanguisuga di Kagura non lo aveva lasciato in pace neanche un secondo.

Poi, c’era stata la ragazzina nell’appartamento di Bankostu. Non sapeva come, ma una semplice umana era riuscito a smuovergli molte più sensazioni di quanto avesse fatto Kagura che lo conosceva da molto più tempo.

Appena ne aveva avuto l’occasione si era avvicinato a lei non aveva resistito e aveva potuto imprimersi nella mente almeno una dozzina di particolari. Aveva le guance naturalmente rosee, la pelle così perfetta da sembrare di porcellana e quegli occhi così strani, così magnetici e così fuori dal comune.

I suoi stessi pensieri lo disturbavano notevolmente, e mentre si dava dell’idiota per il suo misero autocontrollo, si accorse con sorpresa e soddisfazione che il suo odore di pesca aleggiava anche in quel locale. Aguzzò la vista per individuarla: se ne stava seduta ad un tavolo con altre ragazze e aveva un sorriso dolce dipinto sul viso. Sembrava estremamente bella e delicata, come una creatura ultra terrena. Si diede mentalmente dell’idiota: quella era un’umana, fragile ed insignificante e non aveva tempo da perdere con ragazzine come lei.

La sua mente, in quel momento, si divise in due fazioni. Quella razionale che lo prendeva in giro, giustamente, per essersi fatto fregare da una ragazzina umana. Ma l’altra, quella irrazionale, lo spingeva verso quella creatura così pura, come se il suo corpo non rispondesse agli stimoli della sua mente, come se fosse un bisogno fisico.

La vide lasciare il tavolo per dirigersi verso il bancone e senza neanche riuscire a bloccarsi in tempo disse ad alta voce “Vado a prendere da bere”.

Lo fece senza pensare, ma non se ne pentì subito. La trovò a pochi metri, seduta su uno degli sgabelli del bancone, probabilmente aspettando da bere.

Se ne stava tranquilla, con quelle gambe accavallate e le dita che tamburellavano ritmicamente sul bancone. Sesshomaru si sentiva confuso e anche un po’ irritato.

In tutta la sua vita di demone, mai gli era capito di farsi mettere in difficoltà da nessuno, umano o demone che fosse.

E invece eccolo lì, a guardare una ragazzina troppo bella per essere vera, e il suo profumo di pesca stuzzicava le sue narici ipersensibili e invadeva tutto lo spazio circostante.

Fece per sedersi nello sgabello accanto al suo, quando un insulso ragazzino lo precedette.

Ma voleva per caso morire?

“Ciao bellezza come ti chiami?”

“Mi chiamo Rin” rispose lei per educazione, guardando la mano alzata del tipo quasi schifata.

Il demone non riusciva a decidere se volesse più staccare la testa a quel deficiente o congratularsi con lei per avergli lanciato uno sguardo glaciale quasi quanto il suo.

“Cosa ti porta qui dolcezza?” Tentò nuovamente lui, avvicinando il suo sgabello a della ragazza.

Lei sbuffò impercettibilmente, poi accettò con gioia lo shot che le porse il barista, bevendolo tutto d’un fiato.

“Sono con amiche.”

Nulla, il ragazzino non riusciva neanche a immaginarsi quante divertenti torture stava immaginando in quel momento, colto da uno sconosciuto sentore di protezione nei confronti della ragazzina.

“Sei di poche parole vedo” il ragazzo ubriaco sghignazzò. Avrebbe voluto appenderlo al muro, per dilaniare quello stupido corpo con i suoi artigli velenosi? No, troppo caritatevole.

Lo sentiva quel tanfo dell’eccitazione di lui, e anche se non poteva leggere i suoi pensieri, non era certo difficile indovinare cosa stesse pensando.

“No, solo con te” sorrise cinicamente lei, ordinando di nuovo da bere.

“Ti va di andare a ballare?”

“No”.

Rin sperò con tutta se stessa di averlo convinto a lasciarla in pace, ma evidentemente quel pagliaccio era in vena di romperle le scatole e lei non si sarebbe di certo privata della possibilità di dimetterlo al suo posto.

“Oh andiamo, lo so che ti va, non farti pregare” e le appoggiò una mano sulla coscia. Rin alzò un sopracciglio, una faccia a dir poco disgustata. Poi si schiarì la voce e si stampò il sorriso più finto del mondo.

“Senti, da quando sei arrivato a disturbare la mia piacevole serata, ti sembra io sia stata interessata a parlare con te? Ti ho dato qualche segno di interesse? Non mi pare proprio, quindi sei pregato di andartene e di togliere la tua mano dalla mia coscia, grazie”.

 

Era stata decisa, lapidaria e anche minacciosa, evidentemente della ragazzina timida che arrossiva di quella mattina non era rimasto molto.

Sesshomaru però non riusciva più a sopportare quella schifosa sensazione della mano sulla pelle candida di Rin, decise quindi di avvalersi del diritto di intervenire.

“Non l’hai sentita? Togli quella mano.” Cercò di utilizzare un tono neutro, ma quel suono gli dovette uscire più come un ringhio. Quello, e la potentissima aura che emanava il demone dovettero aprire gli occhi al ragazzino, che si volatilizzò letteralmente, lasciandogli il tanto agognato posto accanto alla ragazzina.

“Ti ringrazio io... non ero sicura che il mio discorso avrebbe funzionato.”

Ed eccola che tornò ad arrossire, riprendendo quel candore che l’aveva lasciato sbalordito poche ore prima.

“Ti capita spesso?” Le chiese, davvero interessato alla risposta.

“In realtà si, quasi sempre sono innocui e soltanto fastidiosi, ma non si sa mai. Comunque sei stato provvidenziale, stavo per tirargli uno schiaffo”

Ammise lei leggermente in imbarazzo, evidentemente non le piaceva perdere le staffe.

Sesshomaru la guardava senza parlare, mentre Rin giocherellava con la cannuccia del suo drink.

Non era mai stato un tipo di tante parole, ma quanto pare con lei non ce n’era bisogno.

“Tu sei un amico di Bankostu giusto?”

Rin cercò in tutti i modi di intrattenere una conversazione con il demone, non sapeva perché ma oltre alla sua bellezza c’era qualcosa che lo rendeva tremendamente interessante. Le infondeva un senso di protezione che solo Jakostu e suo fratello erano stati capaci di donarle nel corso della sua vita.

“In un certo senso.”

Sesshomaru si era sempre sentito unico nel mondo, incapace di provare veri sentimenti e restio a qualsiasi tipo di rapporto affettivo. Nei secoli però aveva imparato a lasciare che qualcuno entrasse nella sua vita, e così si era ritrovato incastrato in quello strano mescoli di “amici”. Soltanto Koga come lui era un demone, anche se molto più giovane, poi c’era il suo fratellastro Inuyasha, un mezzodemone, e infine Miroku e Bankostu, due umani.

Non riusciva a capacitarsi di come la sua intolleranza per quegli esseri che aveva sempre ritenuto nettamente inferiori fosse diminuita. Ora non solo usciva con loro, ma se ne trovava pure attratto.

“Comunque mi vorrei anche scusare per stamani. Quando mi arrabbio perdo il controllo e sono stata davvero maleducata. Vorrei farmi perdonare.”

Lui la guardò negli occhi, perso in quell’oceano di ghiaccio, poi si riscosse e assunse il suo solito contegno freddo.

“Non è necessario.”

“Almeno dimmi come ti chiami.” Tentò nuovamente Rin, stabilendo un contatto visivo difficile da scogliere.

Quegli occhi, lo aveva capito, avevano il potere di far capitolare chiunque, persino un demone potente come lui. Non fece altro che rispondere, fissandola intensamente.

Si stava infilando in una situazione da cui sarebbe dovuto rimanere fuori.

“Bene Sesshomaru, è stato un piacere.”

Rin si sporse verso il barista facendosi passare direttamente una bottiglia, poi sorridendogli se ne tornò verso il suo tavolo, con quelle ragazze che erano decisamente ubriache.

Sesshomaru non aveva mai pensato quanto potesse suonare piacevole il suo nome se pronunciato dalle labbra di qualcun altro e guardandola allontanarsi con quella grazia innata, si rese conto che il suo desiderio si stava facendo troppo intenso, troppo coinvolgente. Tornò al suo tavolo nascondendo il suo turbamento sotto la sua solita maschera di indifferenza, sperando di non sentire per il resto della serata quell’odore di pesca che gli intorpidiva i sensi.

 

 

 

Angolo autrice:

Okay, non sono sadica, ho voluto tagliare il capitolo per questioni di lunghezza, mi dispiace.

Non voglio annoiarvi, ma ci tenevo a spendere due parole su i personaggi di mia creazione. Spero che vi piacciano, perché creare un nuovo personaggio in tutte le sue sfaccettature non è semplice.  ovviamente siamo solo all'inizio, i nostri cari ragazzi devono ancora mostrarci tanto. Cpmunque spero che quel figone di Haru (si nella mia yesta è un super bonazzo) e Kaname non disturbino la trama con la loro presenza, ci tenevo ad aggiungere qualche tocco mio personale alla storia (come se non lo avessi già fatto stravolgendo i personaggi 🙄).

A tal proposito, spero siate riusciti a cogliere qualche sfumatura in più della nostra Rin. Vorrei “svelarla” pian piano, ogni cosa a suo tempo, ma adesso che i personaggi stanno cominciando ad apparire piano piano scoprirete nuovi aspetti dei loro caratteri.

Anche una parola sul nostro adorato, benamato e complicato Sesshomaru. Sto commettendo un sacrilegio ad alterare il carattere del personaggio, ne sono consapevole, ma il demone che mi immagino io è un po’ diverso d quello a cui siamo stati abituati.

Spero sempre che la storia vi stia appassionando, non voglio anticipare nulla ma ne vedrete delle belle. 🙃

Vorrei anche ricordarvi che mi farebbe tanto piacere se voleste dirmi cosa pensate della trama, dei personaggi, o se avete qualche consiglio, se vi interessa qualche delucidazione, sono a vostra totale disposizione. Sono sinceramente interessata a cosa ne pensate, che il riscontro sia positivo o meno. 
Non voglio trattenervi oltre, quindi vi saluto. 💗

Al prossimo capitolo,
Stardus958

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