Hopeless Wanderer

di Littletoknow
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Primo Capitolo ***
Capitolo 2: *** Secondo capitolo ***
Capitolo 3: *** Terzo capitolo ***
Capitolo 4: *** Quarto capitolo ***
Capitolo 5: *** Quinto capitolo ***
Capitolo 6: *** Sesto capitolo ***



Capitolo 1
*** Primo Capitolo ***


 

Hopeless Wanderer

 

 

 

 

Il suo ufficio era l'unico sul piano ad essere ancora illuminato, il rumore di fogli che si spostavano sotto le mani veloci era l'unico rumore rimasto nel corridoio.

Aveva deciso di tenere la porta aperta, sapendo di essere l'ultima persona rimasta a lavorare fino a tardi, come spesso accadeva.

L'orologio da muro era appena scattato, il ticchettio di quest'ultimo sembrava ammonirla.

Alzò leggermente lo sguardo dai fogli posati sulla scrivania, pieni di numeri e note a margine, e lo posò sull'orologio in questione.

Erano le 20.07 di un Giovedì sera.

 

Non poteva farci nulla, era il suo lavoro.

Amava il suo lavoro.

La dedizione che metteva a scuola nello studiare le nozioni per i G.U.F.O o i M.A.G.O era la stessa, se non di più.

Gli appunti che sottostavano al suo sguardo erano così pieni di note e cancellature che chiunque poteva passare ore a cercare di decifrarli e non riuscirci, ma non lei. Erano mesi ormai che quegli appunti erano il suo pane quotidiano: quando non erano con lei in ufficio, erano posati sul tavolo da pranzo in cucina, pronti per essere letti o modificati per via di un'intuizione.

Ma quella sera non era una buona serata; La testa le doleva e non riusciva a concentrarsi e a comprendere come quella linea e quelle rune fossero lì. Chinata com'era sulla scrivania la schiena le doleva, era nella stessa posizione da ore.

Sollevò lo sguardo una seconda volta.

Erano le otto e un quarto.

"Ok, basta così."  disse stropicciandosi gli occhi con la mano.

Prese la bacchetta e con un colpo di quest'ultima gli appunti si ordinarono in una pila e si infilarono nella sua borsa di pelle pronta per essere raccolta da terra.

Si alzò stancamente dalla sedia e controllando di non aver lasciato nulla sulla scrivania prese la borsa e uscì dalla porta dell'ufficio chiudendola a chiave.

Percorse il corridoio e arrivò nell'atrio scuro circolare che prese a girare su se stesso.

Chiuse gli occhi, la testa già le faceva male, ci mancavano solo le vertigini.

Sentì di nuovo il silenzio nella stanza e aprì gli occhi.

Estrasse di nuovo la bacchetta e con un movimento fluido della mano una porta si aprì mostrandole il corridoio che portava agli ascensori dorati del Ministero della Magia.

Con il solito sferragliare metallico l'ascensore arrivò davanti a lei e sentì la solita voce femminile annunciare

"Nono Livello, Ufficio Misteri".

Ormai era così abituata a sentirlo nominare che non vi faceva più caso, ma si ricordava la prima volta che aveva sentito quella stessa voce pronunciarlo anni fa.

Erano passati quasi 7 anni.

Scosse la testa come per cacciare via i ricordi di quegli anni, non che la spaventassero, ma erano spesso accompagnati da emozioni agrodolci.

"Secondo Livello, Ufficio Applicazione della Legge sulla Magia"

"Hermione!"

Un uomo leggermente stempiato e dai capelli rosso vivo stava camminando velocemente verso l'ascensore con sotto un braccio una pila di fogli e nell'altra mano teneva una valigetta.

Hermione mise una mano di istinto sulle porte per evitare che si chiudessero prima che l'uomo potesse entrare.

"Oh, Arthur, ciao!"

Arthur Weasley le sorrise raggiante entrando nell'ascensore dorato.

"Grazie.." - disse leggermente affannato - "a quest'ora pensavo di essere rimasto solo io al lavoro."

Hermione rise.

"Beh, oggi sono in anticipo rispetto al solito. Prima il dovere e poi il piacere, Arthur. Lo sai come sono fatta!"

L'uomo le sorrise annuendo mentre con un piccolo saltello sistemava le varie scartoffie che gli stavano scivolando da sotto il braccio.

"Lunedì prossimo sarete a pranzo con noi alla tana?" Chiese Arthur che guardava in basso cercando ancora di controllare i fogli.

"Certo che sì, Ron si è preso il giorno libero e il compleanno di Ginny non me lo perderei per nulla al mondo, lo sai. Ventitré anni si festeggiano solo una volta!"

Sul viso di Arthur si dipinse un grosso sorriso.

"Siete tutti cresciuti ormai. Mi sembra ieri quando vi accompagnavamo per prendere il treno per Hogwarts.."

Hermione lo guardò senza dire nulla, con un sorriso dolce che le affiorava sulle labbra.

"Atrio"

Le porte dell'ascensore si spalancarono,

Hermione uscì seguita da Arthur. Si incamminarono verso i camini dove anche altri impiegati si stavano dirigendo. Dopotutto non erano proprio gli ultimi.

"Ora scappo Hermione, non vorrei far preoccupare Molly, ci vediamo lunedì!"

Disse mentre controllava l'orologio al polso e con passi veloci si infilò nel camino facendosi avvolgere dalle fiamme verdi.

"A lunedì prossimo! Salutami Molly!"

Hermione aveva ancora il sorriso sulle labbra.

Lei si voltò e si incamminò verso i camini.

"Siete tutti cresciuti ormai"

Era vero.

Erano tutti cresciuti.

Harry era un Auror di Terzo livello e ormai stava da anni con Ginny che era entrata a far parte della squadra di Quidditch delle Holyhead Harpies. Ron, anche lui come Harry, aveva deciso di intraprendere la carriera da Auror e stava con Hermione da qualche anno. Andava tutto bene.

Più o meno.

Con Ron era da più di un anno che la loro relazione era più bassi che alti. Lei con il suo lavoro all'Ufficio Misteri e lui come Auror. Pur convivendo si vedevano davvero poco.

"Non hai mai tempo per me"

Questa era la frase che si sentiva ripetere da un anno. Non era così. Anche se qualche sera a settimana lavorava fino a tardi le altre sere si obbligava a finire ad un orario umano, tornare a casa e cenare insieme a lui. A volte, o come avrebbe detto la Trelawney, "quando i pianeti erano allineati", riusciva a pranzare con Harry Ron e Ginny prima di ritornare a lavoro.

Ma anche Ron doveva lavorare e spesso i loro orari non coincidevano.

Settimane prima era riuscita a tornare a casa alle cinque e per festeggiare aveva cucinato per ore per fargli una sorpresa. Tendenzialmente Ron lasciava un messaggio dicendo che faceva tardi o mandava un patronus. Quella sera niente.

Alla fine era tornato alle due di notte scusandosi dicendo che lo avevano trattenuto a lavoro.

"Pensieri felici stasera, eh!" pensò.

Troppo stanca per continuare a pensarci mise i piedi nel camino e si materializzò nella zona di apparizione davanti a casa.

Avevano comprato da due anni una piccola casa in un quartiere babbano di Londra, non troppo lontana dal Ministero.

Guardò in alto, la finestra a destra, quella della camera da letto era accesa così come quella in cucina. Strano. Ron le aveva detto che sarebbe tornato dopo le dieci. Dopo pochi passi era sui due scalini davanti alla porta di casa, inserì le chiavi e aprì la porta. La prima cosa che fece fu posare le chiavi nel piatto dell'ingresso e posare la valigetta vicino all'attaccapanni.

"Sono a casa!"

Disse percorrendo il corridoio che collegava la cucina al salotto. Prese le scale per salire su al piano di sopra e sentì il rumore dell'acqua che colpiva il piatto della doccia. Ovviamente non l'aveva sentita entrare.

Entrò nella camera da letto dove a farla da padrone era il letto matrimoniale dove dormivano lei e Ron. La porta del bagno era chiusa e il rumore dello scroscio d'acqua la faceva da padrone.

"Sono tornata!" Lo ripeté avvicinandosi alla porta un poco per essere sicura che lui la sentisse. L'acqua si fermò.

Nel mentre Hermione si era avvicinata al comò vicino alla porta e si stava togliendo le scarpe e i vestiti per mettersi dei vestiti più comodi prima di cenare.

"Mi hanno massacrata oggi, sono distrutta" continuò a parlare togliendosi la camicia e infilandosi una maglietta di Ron che le arrivava a metà coscia,

"un sacco di appunti, le rune che diventano sempre più complicate ogni foglio che analizzo e Saul che mi sta con il fiato sul collo.."

Era passata ai calzini,

"..ho pure incontrato tuo padre e mi ha ricordato l'invito per domenica.."

Nessuna risposta.

"Ron...?"

Chiese con voce più forte mentre tentava a piedi nudi di raccogliere le ciabatte che si erano infilate sotto il letto.

La porta del bagno si aprì e Ron ne uscì velocemente con un asciugamano in vita chiudendosi la porta alle spalle.

"Ehi! Sei tornata presto!"

Hermione che stava ancora allungando il braccio sotto il letto per raggiungere la seconda ciabatta sbuffò e finse di ridere

"Ah, ah, ah, molto divertente Ron. Ma come diavolo è finita qua sotto?"

Corrucciando le sopracciglia, prese la bacchetta posata sul comodino e con "Accio!" si trovò la seconda ciabatta in mano.

Alzò lo sguardo su Ron e gli sorrise.

"Pensavo finissi più tardi, mi avevi detto che sarebbe stata lunga oggi."

Lo guardò confusa e girò gli occhi sulla sveglia sul comodino.

"Ron sono le otto e mezza passate."

Sottolineò guardandolo

"Eh, lo so..." disse il rosso disse ridendo passandosi una mano tra i capelli bagnati.

Hermione non ci badò molto, era contenta che non se la fosse presa per essere arrivata tardi ancora una volta.

"Hai finito in bagno? Vorrei..."

Un tonfo proveniente dal bagno la fece sussultare. Guardò Ron negli occhi.

"Che cos'era?" Chiese Hermione con gli occhi spalancati per il suono improvviso.

"Ma niente, sarà caduta la bottiglia del bagnoschiuma" disse Ron mentre le orecchie diventavano rosse.

Hermione si tranquillizzò. Gli mise una mano sul petto, si mise in punta di piedi e lo baciò sulle labbra.

"Pensavo saresti stato tu il ritardatario stasera", gli disse con un sorriso sulle labbra.

"Comunque, hai finito in bagno? Così mi sciacquo un secondo prima di cenare. Sono stravolta!", si stava incamminando verso il bagno ma Ron si mise tra lei e la porta

"No, non ancora!"

Le orecchie erano ancora più rosse.

Lo guardò stupita, doveva semplicemente struccarsi e lavarsi il viso. Due minuti ed era fuori. Aveva pure una gran fame, non aveva mangiato molto a pranzo.

 

"Scusami due secondi entro ed esco, mi devo strucc..."

Un secondo rumore la interruppe per la seconda volta. Guardò Ron che aveva chiuso gli occhi e aveva le orecchie rosse e il viso pallido. Si allontanò da lui.

"Ron, che cos'era?"

Nessuna risposta. Riformulò la domanda, con il tono di voce più alto.

"Ron. Cosa sta facendo questi rumori?"

"Ma nessuno!"

"Nessuno? Io ti ho chiesto co..."

Lo guardò in viso e si immobilizzò.

La stanchezza era scomparsa.

Non l'aveva notata prima perché non lo aveva osservato bene in faccia. Ma la vide subito.

Riconobbe quell'espressione sul viso del suo ragazzo. Gliel'aveva vista in molte occasioni, specialmente a scuola.

Orecchie scarlatte e viso pallido.

Era nel torto.

 

"Chi c'è nel nostro bagno?"

Lo allontanò spingendolo via con la mano.

"Ma nessuno Hermione!"

Stava mentendo. Lo sapevano entrambi.

Infatti, lui non si stupì nel vederla alzare la bacchetta.

 

"Homenum Revelio"

 

Hermione sgranò gli occhi e lo guardò.

Si, c'era qualcuno nel loro bagno.

 

"Hermi..."

"ZITTO! Spostati."

Cercò di spingerlo via dalla porta a due mani. Non ci riuscì, era il doppio di lei dopotutto.

"Hermione! Ferma posso spiegare..." la guardò con uno sguardo pieno di vergogna.

A quelle parole non ci vide più.

"STUPEFICIUM!"

La forza dello schiantesimo spedì Ron contro il muro di fianco alla porta. Era svenuto.

Sentì un urlo provenire da dietro la porta.

Scavalcò le gambe di Ron con una falcata, raggiunse la maniglia e spinse con tutto il suo peso facendo sbattere la porta del bagno contro l'armadio degli asciugamani. Hermione con il petto che si alzava e abbassava velocemente guardò verso la doccia.

E la vide.

Dietro al vetro ricoperto di goccioline con un asciugamano che le copriva il corpo c'era una ragazza. I capelli biondi e umidi le cadevano lungo la schiena. Gli occhi sbarrati pieni di terrore per essere stata scoperta.

"Fuori." sputò Hermione come fosse veleno.

La ragazza si staccò dal muro piastrelle e lentamente mise un piede fuori dalla doccia.

"FUORI!"

Hermione le puntò la bacchetta addosso.

Con un sobbalzo di paura la ragazza uscì di fretta dal bagno. Hermione la guardò mentre velocemente raccoglieva i vestiti raggruppati per terra. Si spostò di scatto per farla passare dalla porta, non voleva toccarla. Sempre puntandole la bacchetta addosso la seguì con lo sguardo mentre quest'ultima usciva dalla stanza ancora avvolta dal suo asciugamano. Hermione guardava l'ingresso della sua camera da letto con gli occhi sgranati e il fiatone. La sentì scendere le scale di corsa, correre per il corridoio, aprire la porta di ingresso e chiuderla. L'ultimo suono che sentì fu il suono della sconosciuta che si materializzava.

 

Il silenzio che ne seguì fu terribile.

Guardò Ron a terra con ancora l'asciugamano in vita, era sempre svenuto.

Non ci poteva credere.

Lo guardò disgustata, le veniva da vomitare.

La sua mente era piena di pensieri e l'unico coerente era quello di scappare. Velocemente aprì l'armadio e in fondo a destra c'era il suo vecchio baule di Hogwarts. Lo aprì violentemente e con gesti veloci della bacchetta fece entrare tutti i suoi vestiti e oggetti che le venivano in mente sparsi per la casa.

Era un automa, si muoveva a scatti. Sembrava stesse scappando dai Mangiamorte, correva per la stanza cercando di vestirsi il più velocemente possibile e uscire. Ron era svenuto certo, ma si sarebbe svegliato a breve.

Incantò il baule e lo spedì velocemente giù per le scale, verso l'ingresso.

Si infilò le scarpe e lo seguì di corsa, le pareti sembrava che si stessero stringendo su di lei impedendole di respirare.

Uscì di casa lasciando le chiavi nella ciotola, non voleva avere nulla a che fare con quella dimora.

Prese il baule e lo trascinò di peso verso la zona di materializzazione. Si fermò di colpo in mezzo alla strada.

"Dove vado?!" pensò disperata.

Harry e Ginny praticamente convivevano e avevano posto per lei, ma no. Non aveva la forza di andare da loro.

Lei era la migliore amica di entrambi certo ma Ron era migliore amico di Harry e fratello di Ginny.

La Tana? No. Pessima idea.

E poi le venne in mente.

Nel mentre le gocce di pioggia avevano iniziato a picchiettarle sul viso. Velocemente raggiunse la zona di smaterializzazione.

Chiuse gli occhi girò su se stessa e si materializzò.

 

 

Delle risate riempivano la cucina del numero 12 di Grimmauld Place a Londra.

La voce di un uomo, roca dalle risate, si poteva sentire sovrastare le altre.

"Erano le quattro del mattino ed eravamo appena tornati dalla Stamberga Strillante. Sai quella dove Remus doveva stare nelle notti di luna piena a quei tempi. Ecco, io e James eravamo appena rientrati e stavamo cercando di fare poco rumore per i corridoi per non farci beccare dai professori. Quando a un certo punto vediamo sulla mappa il nome di Silente che stava per girare l'angolo e beccare me e James, in pieno."

"E cosa avete fatto?" Chiese una voce profonda.

"Ci siamo guardati e senza dirci una parola ci siamo trasformati, non sapevamo cos'altro fare."

"E Silente?"

"E Silente svolta l'angolo, si ferma e vede un cervo e un cane nero fermi in un corridoio a fissarlo immobili. Ci guarda, sorride e dice "Scusatemi non volevo interrompere. Un difetto di un povero vecchio."

E poi gira i tacchi e se ne va!"

 

Sirius Black, Kingsley Shacklebolt e Remus Lupin erano chinati in due dal ridere mentre erano seduti al tavolo di mogano della cucina.

Sirius che aveva appena finito di raccontare la storia si stava asciugando le lacrime dagli occhi mentre Remus e Kingsley si tenevano la pancia per il troppo ridere.

"Ne sapeva una più di Merlino quell'uomo!"

concluse Sirius con una risata.

Remus che, come gli altri due uomini, aveva le lacrime agli occhi versò a Sirius e a se stesso un po' di vino elfico per poi fare cenno con la testa a Kingsley, che negò con il capo e coprì il bicchiere con la mano.

"No, no basta. Grazie" con la risata che ancora usciva dalla sua bocca, "a differenza vostra domani sono operativo già dalle sei!"

"Essere professori ha i suoi vantaggi."

confermò Remus alzando il bicchiere, come per concedergli un punto.

Era da anni che Remus e Sirius passavano le proprie estati in Grimmauld Place. Dopo la fine della guerra avevano aiutato il Ministero della Magia a gestire la crisi nella quale Voldemort aveva lasciato il Paese dopo essere stato sconfitto da Harry.

L'anno successivo entrambi avevano ricevuto una richiesta da parte della Preside McGonagall di entrare a far parte del corpo docente. Remus era tornato ad essere il professore di Difesa contro le Arti Oscure e Sirius aveva preso il posto della McGonagall come Professore di Trasfigurazione.

 

"Il grande Trio come se la sta cavando all'interno del Ministero?" chiese Sirius rivolto a Kingsley alzandosi per aprire la finestra. Un piccolo temporale estivo stava iniziando a cadere su Londra.

"Dalle mie informazioni molto bene, Harry si impegna molto in ogni cosa che fa, ma questo lo sapete meglio di me," entrambi sorrisero, "Ron anche è molto capace, hanno entrambi molto a cuore il loro lavoro."

"E Hermione?" chiese Remus che sentì lo sguardo di Sirius che dalla finestra gli perforava la nuca.

"So poco del suo lavoro, dopotutto è un Indicibile, ma Saul, il suo capo dipartimento è molto soddisfatto di lei.

A quanto pare lavora in continuazione, non si ferma mai."

Remus sorrise.

"Lei è fatta così."

 

Sirius si schiarì la gola e Remus continuò a sorridere a Kingsley, ignorandolo.

 

Sirius e Kingsley si misero a parlare della nuova gestione di Azkaban, che era stata completamente ricostruita e la collaborazione con i Dissennatori eliminata. Questo cambiamento era dovuto anche grazie a Sirius, che si era fatto portavoce della campagna. La prigione non era più quella di un tempo. Sempre dura, difficile, protetta ma comunque più controllata e umana.

 

Suonarono alla porta. Remus lasciò i due in cucina a parlare e andò lui ad aprire.

Una Hermione Granger in lacrime, fradicia di pioggia e pallida come un fantasma cadde in ginocchio sull'ultimo scalino del numero 12 di Grimmauld Place.

 

"Remus.." disse con voce flebile e roca accasciandosi.

"HERMIONE!" esclamò spaventato Remus che la raccolse da terra in extremis e la prese tra le sue braccia. Era svenuta.

 

"SIRIUS! KINGSLEY! VENITE A DARMI UNA MANO!"

 

 

 

 

 

Spazio Littletoknow

Oooh bene! Sono mesi che rimugino su questa storia e che cerco di trovare il tempo di pubblicarla e forse oggi è il giorno (o sera ahaha!). Mi rendo conto che molti di noi amano Ron ma questa storia è incentrata su una coppia ben precisa e purtroppo lui o finiva a fare la macchietta o aveva un ruolo più rilevante seppur negativo. Ho preferito la seconda da come potete leggere. So che molti/e di voi non avranno incontrato questo pair ma sono una grande amante di Remus/Hermione, bizzarra come cosa visto il mio amore per Tonks, ma dopo aver letto molte FF su di loro me ne sono innamorata. Amanti di Remus/Tonks non me ne vogliate vi prego! Detto ciò concludo dicendo che la voglia di scrivere questa storia è nata dal fatto che non ci sono molte FF su questo pair purtroppo, e non trovandone altre ho deciso di scriverne una io! Detto ciò grazie a voi che avete letto e alla prossima!

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Capitolo 2
*** Secondo capitolo ***


Si sentiva le palpebre pesanti. Voleva aprirle ma le sembrava che ogni parte del suo corpo fosse ricoperta di cemento. Le pesava e faceva male tutto. La testa, le braccia, le gambe, lo stomaco.
Il cuore.
Un tuono squarciò il cielo londinese.
La pioggerellina di poche ore prima doveva essere diventata un bell'acquazzone estivo. Erano stati i tuoni a svegliarla.
Aprì gli occhi, le palpebre come grossi tendoni si alzarono e mostrarono un paio di occhi nocciola arrossati dalla stanchezza e dal dolore.
Quest'ultimi si fissarono sul soffitto molto alto della stanza nella quale si trovava.
Ricordò subito cosa fosse successo, ogni passo, ogni respiro o mancato respiro che aveva fatto.
Sapeva dov'era, ricordava qual era stato il suo ragionamento. Sapeva il perché fra tutte le possibili case avesse scelto proprio quella di Grimmauld Place. Si era catapultata dentro la casa di persone che sapeva le volevano bene, dopotutto ne avevano passate tante insieme. Allo stesso tempo sapeva che Ron non si sarebbe mai permesso di disturbarla qui, non quando Remus e Sirius erano in casa.
Non che non volessero bene a Ron e viceversa, assolutamente. 
Ma lui non aveva la stessa complicità che avevano lei e Harry con i due uomini.
Remus e Sirius erano un punto di riferimento per Harry, erano i migliori amici del padre e, inoltre, Sirius era il suo padrino. Mentre lei aveva, soprattutto dopo la guerra, legato molto con entrambi, soprattutto perché aveva vissuto con loro quasi un anno.
Ron era loro amico, ma non aveva mai passato una giornata da solo con loro, non aveva la stessa confidenza che aveva lei e di certo non come quella di Harry.

Ron.
Chiuse gli occhi.
L'espressione sul viso di Ron le tornò in mente, guardava il soffitto e vedeva solo quella. Una rabbia e una disperazione le salirono in gola. Voleva piangere e urlare disperata.
"DODICI ANNI!" pensò, "Dodici anni di amicizia e tre anni di relazione buttati al vento. Così."
Le lacrime iniziarono a bagnarle il viso per poi andare a morire nell'attaccatura dei capelli e nel cuscino.
Con grande sforzo alzò le braccia e le scacciò via con le mani. Posò le mani sulla faccia e respirò lentamente cercando di reprimere i singulti. Tra le dita notò la leggera luce che illuminava la stanza fiocamente. 
Sapeva in quale stanza si trovava. 
Era la sua. O almeno, così l'aveva chiamata Sirius qualche anno prima dopo aver fatto ristrutturare la casa da cima a fondo.
La libreria scura di fronte al letto andava da parte a parte passando perfino sopra l'architrave della porta; la parete a sinistra era piena di quadri e illustrazioni incorniciate che sovrastavano il grande comò di mogano. Erano stati lei e Remus in più di un mese a riempire la parete, e ogni volta che trovavano qualcosa da appendere lo mostravano all'altro. Era riuscita a trovare una bellissima stampa di Degas ed era subito corsa da Remus per mostrargliela. Il ricordo della gioia di entrambi per una cosa così minuscola le scaldò il cuore malato. Remus l'aveva incorniciata per lei e l'aveva appesa al muro il giorno stesso. 
Da quel momento "La lezione di danza" era diventata il pezzo centrale della loro esposizione.
La parete a destra era occupata dall'enorme finestra ad arco che nelle giornate soleggiate faceva entrare grandi fasce di luce e calore. Aveva vissuto in quella stanza per quasi un anno, la scrivania di fianco ad essa era stata il suo angolo studio per molto tempo.
Era stato un periodo felice.

I suoi occhi lucidi continuarono a ispezionare la stanza.
Nella poltrona di pelle scura, che si trovava tra la scrivania e la lampada, vi era seduta una figura immersa in una lettura.
Si tese leggermente, non si aspettava vi fosse qualcuno. 
La gamba sinistra accavallata su quella destra fungeva da sostegno per il braccio che sorreggeva il libro. La copertina, aguzzando la vista, le sembrava "Viaggio attraverso gli incantesimi e la difesa contro le arti oscure.".
Le sue labbra si curvarono leggermente: era il libro che aveva regalato a Remus per i suoi quarantatré anni mesi prima.
"Pensavo l'avessi finito di leggere.." disse Hermione con voce flebile e roca. Sembrava non bevesse da giorni.
Remus, non aspettandosi di sentire la sua voce fin l'indomani mattina, sobbalzò leggermente sulla poltrona. La guardò con occhi preoccupati, chiuse il libro e si allungò per posarlo sulla scrivania. 
"Ogni tanto mi piace rileggere qualche passaggio" le disse dolcemente alzandosi.
"Come ti senti?"
Hermione lo guardò negli occhi nocciola che seppur dolci erano anche ricchi di preoccupazione e stanchezza.
Non riuscì a rispondergli.
"Male? Bene? Un disastro?" pensò ancora fissandolo.
Non sapeva cosa fare, voleva rispondergli ma rivivere il tutto e raccontargli ciò che era successo era troppo doloroso.
Non si impose, la capiva, per quanto non sapesse cosa fosse successo sapeva che doveva essere stato grave e preferì non insistere. 
"Ti andrebbe un qualcosa da mangiare?"
Lei rimase in silenzio e abbassò lo sguardo.
"Un po' di cioccolata?" aggiunse speranzoso accovacciandosi vicino al letto e cercando il suo sguardo.
Hermione scosse la testa. 
"Io e Sirius ti abbiamo dato una pozione per un sonno senza sogni, purtroppo non è una buona idea prenderla a stomaco vuoto."
Remus, le accarezzò una guancia dolcemente con la mano. A quel contatto gli occhi di Hermione si riempirono di lacrime 
"Che ne dici di un goccio di tè? Giusto per farti prendere un po' di colore?"
Fece sì con il capo e Remus prima di alzarsi le portò via una lacrima scappata dalle ciglia con il pollice.
Si alzò e lentamente si incamminò verso la porta, ma sentì un suono dietro di sé. Hermione si stava alzando dal letto.
"Hermione stai pure a letto, te lo porto io" le disse andandole incontro per fermarla.
Lei si alzò e lentamente gli si avvicinò.
"Ti ringrazio, ma credo di poter berlo giù in sala."
La guardò per un secondo, i capelli scuri ricci le contornavano il piccolo viso e le ricadevano sulle spalle, non più fiere ma curvate in avanti. Il viso tendenzialmente pieno di vita era pallido e gli occhi dolci e grandi erano contornati da due solchi neri. Sembrava non dormisse da giorni. Sembrava sconfitta.
Notò che faceva fatica a camminare, velocemente le andò incontro e le mise un braccio intorno alla vita per sorreggerla.
Fecero le scale con calma e quando arrivarono in salotto la fece sedere sul divano centrale e le porse una coperta.
"Grazie Remus, ma posso farmelo pure da sola.."
"Tu stai tranquilla lì, non mi fa male fare due passi." 
Era un ordine, ma era così ricco di gentilezza che Hermione non se la sentì di insistere.
"Grazie.."
Con un cenno veloce del capo Remus si girò e andò in cucina dove Sirius aveva messo il bollitore sul fuoco.
"Come sta?" chiese Sirius guardando Remus mentre quest'ultimo prendeva il vassoio per posare le tazzine.
Dall'espressione dell'amico capì che la situazione era abbastanza grave. 

Poche ore prima aveva urlato con tutta l'aria che aveva nei polmoni il suo nome e quello di Kingsley. L'aveva presa in braccio e portata di corsa sul divano. Non era ferita, non aveva tagli o segni di maledizioni sul corpo. Sembrava semplicemente stremata.
Remus aveva subito asciugata con un colpo di bacchetta le aveva trasfigurato la maglietta lunga fradicia in un qualcosa di più comodo.
"Cosa è successo?" Chiede Kingsley 
Remus gli spiegò l'accaduto senza togliere gli occhi dalla ragazza. Sembrava una bambola.
"Hai idea di cosa possa esserle accaduto?"
Sirius incontrò lo sguardo di Remus e lo stato di confusione nel quale verteva il suo amico. 
"Nessuna."

Kingsley dopo poco tempo li aveva salutati, sincerandosi di ricevere notizie sulla salute di Hermione. Sirius gli aveva chiesto se fosse possibile chiedere al capo della ragazza un periodo di malattia per quest'ultima. 
"Lo avviserò personalmente domattina" e dopo un saluto veloce se ne andò.

Sirius ritorno con la mente in cucina.
"Ti ha mai detto cosa è successo?" disse a bassa voce Sirius.
Remus sapeva cosa intendeva, ma non aveva una risposta. 
"Non me ne ha mai parlato, no."

Sirius si alzò e lasciò solo Remus in cucina per andare in sala a controllare come stava Hermione.
Remus era un tumulto di emozioni. Era preoccupato poiché non si era aspettato di trovarsi Hermione in lacrime sulla porta di casa.
Cosa era successo alla paladina del mondo magico per renderla una bambola spezzata tra le sue braccia?
Posò le tre tazzine sul vassoio e lo portò in sala dove Hermione era ranicchiata sotto la coperta con la schiena poggiata sul divano. 
"Due di zucchero e un goccio di latte, corretto?" le chiese Remus porgendole la tazzina di tè. 
Hermione gli sorrise debolmente ma grata.
Sapeva di aver causato un bello scompiglio comparendo così sulla loro soglia.
Bevve un sorso di tè e inspirò cercando di controllare la voce.
"M..mi dispiace.." disse guardando i due amici seduti sul divano affianco al suo, "non volevo rovinarvi la serata.. non sapevo cosa fare.." 
Ogni parola sembrava costarle uno sforzo inaudito.
"Hermione, sei sempre la benvenuta in questa casa, la tua stanza è sempre a tua disposizione" le disse Sirius dolcemente.
Si sentiva in colpa e sapeva di dover dare loro delle spiegazioni. Glielo doveva ma, ma si sentiva il cuore pesante come un macigno. Rivedeva chiaramente le gambe della sconosciuta nude passarle davanti agli occhi. Alzò la testa e incontrò i loro sguardi, erano entrambi preoccupati e palesemente le loro menti stavano calcolando le possibilità che avevano portato a questo risultato.
Chissà se uno dei due sarebbe riuscito a capire che la causa scatenante era stata quella di scoprire che era stata tradita.
Sospirò. 
"Vi devo delle spiegazioni.." la voce era quasi un sussurro. Non si aspettava che uno dei due rispondesse.
"Solo se te la senti Hermione" 
La voce di Remus era calma e incoraggiante, e sembrava assolutamente sincero.
Si sentiva una bambina, non era più una strega di 23 anni sicura di sé e realizzata.
Era una bambina chiusa a riccio su un divano che raccontava agli amici cosa le aveva fatto il fidanzatino. Le sembrava di essere tornata al sesto anno.
Si sentiva dilaniata, tutto l'amore e tutte le difficoltà che lei e Ron avevano superato in questi anni erano state spazzate via da una scopata in una doccia. La loro doccia.
Poggiò con mani tremanti la tazzina vuota di tè, si tirò su la coperta fino al mento.
Remus prese la tazzina e gliela riempì di nuovo posandola sul tavolino basso.
Hermione con un respiro tremulo si preparò a raccontare.

"Sono arrivata a casa per le otto e mezza e prima di entrare avevo notato le luci accese. Ho pensato che fosse strano visto che Ron mi aveva detto che sarebbe tornato da lavoro alle 22. Comunque, pensando avesse avuto fortuna e fosse riuscito a smontare prima sono entrata in casa, ho posato le mie cose in ingresso e ho urlato dicendo di essere tornata, nessuna risposta. Salgo per le scale e sento l'acqua della doccia scorrere. Entrando in camera da letto per una seconda volta mi sono annunciata dicendo di essere tornata. Mi sono messa a parlare della mia giornata mentre mi cambiavo e lui è uscito dal bagno chiudendosi la porta alle spalle. Avevo bisogno di struccarmi e lavarmi la faccia, nel dirglielo sento un tonfo nel bagno. Ron dice che è il bagnoschiuma, gli credo. Chiedo di poter usare il bagno e di nuovo sento un secondo rumore. Lo guardo e.." 
La rabbia e la furia delle poche ore prima stavano di nuovo prendendo il sopravvento sul suo viso, Sirius e Remus la ascoltavano in religioso silenzio 
"e.. gli ho chiesto cosa fosse il rumore nel bagno. E lui.." si ritrovò a deglutire forzatamente "..lui mi ha risposto che non era nessuno."
Hermione si fermò e li guardò. Sapeva che bastava poco per fare due più due in questa storia, ma nessuno si sarebbe aspettato che Ron Weasley, eroe del mondo magico tradisse Hermione Granger. 
"Quel disgraziato.." Sirius non riuscì a tacere, sia lui che Remus avevano capito cosa poteva essere il rumore descritto da Hermione. Remus sapeva che Sirius si era trattenuto con quel commento. 
Bastò questo racconto e pochi collegamenti per ricordare le parole che una volta la stessa Hermione gli aveva rivolto:
"Tu non ti sei mai sentito inferiore? Non abbastanza? Come se ci fosse sempre qualcuno con la migliore offerta?"
Era stato lui. 
Era colpa sua.
Cercò di non lasciar trasparire ciò che provava ma Remus provava una profonda ira nei confronti di Ron.
"Già, quel disgraziato.." ripeté la ragazza quasi in automatico, con voce funerea. 
Quel disgraziato aveva nella loro casa un'altra donna. Abbassò lo sguardo e si guardò le mani tremanti. Continuò a raccontare con gli occhi chiusi.
"Ho usato l'homenum revelio, e ovviamente qualcuno era nel bagno. Ho provato a spostare Ron con tutte le mie forze ma non riuscivo a passare."
Prese un bel respiro.
"L'ho schiantato."  
Lo disse con un tono dispiaciuto, anche dopo essere stata tradita non pensava che l'uso della forza fosse stata una buona idea. Non si riconosceva in quel racconto.

"Hai fatto bene"
Sirius aveva parlato. Era di comune conoscenza la capacità di Sirius di esprimere i propri pensieri su questioni difficili. Si accendeva e si schierava subito verso chi aveva subito il torto, e spesso sottolineava le verità più scomode con una tranquillità disarmante.
Remus per quanto fosse in silenzio aveva concordato con Sirius, in questo determinato contesti avrebbe fatto lo stesso. 
"Lui è svenuto per terra e io sono andata ad aprire la porta e.."
strinse gli occhi e due lacrime sfuggirono da suo controllo e caddero sulla coperta che la copriva. 
"E c'era una ragazza nella doccia, con il mio asciugamano indosso che mi guardava. Le ho urlato di uscire e dopo poco era sparita." 
Hermione aveva concluso il racconto, ancora non le sembrava vero.
Remus si passò una mano tra i capelli, si chinò in avanti con aria turbata.
"Harry e Ginny.."
"No Remus, non lo sanno ancora." disse tormentandosi le mani "Come posso dirglielo? Come faccio a spiegare loro che Ron ha buttato all'aria quasi 12 anni di amicizia con una scopata?" 
Non l'avevano mai sentita parlare così, mai quel tono di voce era uscito dalle sue labbra. 
"Quanti anni ci abbiamo messo per metterci insieme? Quanto tempo è dovuto passare per renderci conto che ci piacevamo? Durante la guerra, gli anni a Hogwarts, la ricerca degli Horcrux eravamo sempre insieme. Abbiamo combattuto e vinto insieme. E comunque ci piacevamo, ci amavamo. E bastata un poco di routine per mandare tutto all'aria?"
Si era alzata in piedi, la furia che la sorreggeva mentre i due uomini non potevano far altro che ascoltarla.
"Abbiamo comprato una casa insieme, stavamo cercando di costruirci un futuro insieme, capito?" 
Un sorriso amaro le incupì il volto.
"No, io non sono mai stata abbastanza. 
Lui aveva bisogno di una donna che fosse meno studiosa, più divertente, più flessibile, presente in ogni cosa che fa. Una donna che non si fa problemi ad andare a letto con l'uomo di un'altra."
Scoppiò a piangere, aveva cercato di trattenersi ma la diga cadde. 
Sprofondò nel divano e si coprì il volto con le mani.
Un calore la avvolse improvvisamente. 
Sirius si era alzato dal divano e si era seduto vicino a lei, le aveva posato il braccio sulle spalle e l'aveva avvicinata.
Lei singhiozzava e con il viso ancora coperto poggiò il capo sulla spalla dell'amico.
Remus guardò la scena per pochi secondi per poi seguire l'amico, ma invece di sedersi di fianco a lei, come aveva fatto Sirius, si accovacciò davanti dalla ragazza, tra le sue gambe.
"Guardami, per favore"
Le tolse lentamente le mani dal viso e le prese nelle sue. Non era la prima volta che vedeva le mani di lei, piccole, delicate e curate in contrasto con le sue, grandi e piene di cicatrici profonde e indelebili.
Lei infossò il viso tra la spalliera del divano e Sirius, che guardava Remus con attenzione.
"Hermione, guardami." 
Questa volta la voce di Remus era più sicura, più forte. 
Lentamente la ragazza si girò verso di lui.
Il viso era chiazzato di rosso, le ciglia lunghe e scure erano bagnate dalle lacrime che sgorgavano inarrestabili dagli occhi arrossati che sembravano appannati, le labbra rosse e tremanti di dolore, il tutto contornato dai capelli ricci e scuri. 
"Quei capelli!" pensò.
La contemplò ancora per pochi secondi facendo vagare lo sguardo senza una vera meta cercando di trovare quei dettagli che, un tempo, gli era permesso di toccare.
Gli occhi tristi di Hermione, leggermente socchiusi in una smorfia di dolore incontrano quelli caldi e rassicuranti dell'uomo.
"Non c'è una parte del tuo corpo che sia cattiva, Hermione." 
Dicendolo inclinò la testa di lato e le sorrise teneramente.
"Quello che è successo stasera è soltanto un intoppo, un doloroso e straziante intoppo, lo so. Ma siamo qui per te, avrai bisogno di tempo e più in là arriverà il giorno dove vedrai questa serata come un flebile ricordo e non come la catastrofe che ti sembra vivere."
Sospirò e le strinse forte le mani e il cuore perse un battito sentendo quelle di lei ricambiare la stretta.
"Tempo al tempo. E ti prometto che camminerai a testa alta come prima."
Sirius li guardò e sorrise.
Remus era stato bravo, non aveva detto o fatto cose che avrebbero potuto mettere tutto a rischio. 
"Adesso che ne dici di prendere il resto della pozione per dormire tranquilla e domani cercheremo di mettere un piede davanti all'altro?" Le chiese Sirius scostandosi leggermente per guardarla.
Hermione annuì ancora sorretta dal corpo di Sirius e con Remus ormai inginocchiato davanti a lei che le teneva le mani nelle proprie. 
Sirius le posò un bacio sulla tempia e la aiutò ad alzarsi, si sentiva prosciugata da ogni energia. Sirius, come aveva fatto Remus in precedenza, la sorresse per tutte le scale, la portò nella sua camera, la fece sdraiare e le rimboccò le coperte.
"Adesso arriva Remus con la pozione" le disse mentre si chinava e le sistemava il cuscino "stai tranquilla, andrà tutto bene."
Lei non riusciva a parlare, le sembrava, dopo il riassunto della disastrosa serata,  di aver usato tutte le parole possibili e di esserne rimasta a corto. 
Una figura alta entrò nella stanza e posò due bicchieri sul comodino.
"Buonanotte tesoro" disse Sirius scambiandosi di posto con Remus come se fosse un numero teatrale, lasciandola alle sue cure.
"Ecco qua" disse l'uomo porgendole il bicchiere con la pozione nelle mani tremanti e aiutandola a ponendole una mano dietro la testa per sorreggerla "Questa ti farà dormire sonni tranquilli."
Si voltò per prendere il secondo bicchiere e di nuovo la aiutò a bere un sorso d'acqua. 
"Grazie.." riuscì a dirgli mentre le palpebre si facevano pesanti per la pozione.
"È sempre un piacere, lo sai" e si chinò a baciarle la guancia. Allontandandosi leggermente da quel contatto la guardò, si era addormentata. Era ancora vicino al suo viso candido e lo sguardo passò dalla fronte rilassata, al naso minuto e cadde sulle labbra rosate. Avrebbe voluto posare le proprie labbra sulle sue, solo per un secondo. Sentirle di nuovo morbide scorrere sotto le sue, sentire il loro sapore.
Ci volle tutto il suo autocontrollo per allontanarsi da lei, ma lo fece. 
Estrasse la bacchetta e con un movimento spense la luce gialla che illuminava fiocamente la stanza.
Prese il proprio libro sulla scrivania e s'incamminò verso la porta, e la chiuse alle sue spalle.

Con un sospiro Remus chinò la testa all'indietro e chiuse gli occhi, perso nei suoi pensieri in piedi da solo nel corridoio fuori dalla stanza della ragazza.
Un rumore di passi attutiti dal tappeto lo avvisò che Sirius si stava avvicinando.
"Come stai?"
Remus non si mosse, ancora fermo in quella posizione stava ripercorrendo con la mente tutti gli eventi che avevano portato a quel momento. 
"Non lo sapevo. Non me lo ha mai detto." esalò abbassando la testa e incontrando gli occhi dell'amico. 
"Magari era una ferita troppo fresca, Remus. Dopotutto questi mesi saranno duri per lei, e dureranno più del previsto." ipotizzò Sirius passandosi una mano tra i capelli scuri.
"La cosa che mi disgusta è che una parte di me è felice che Ron abbia fatto quello che ha fatto. Sia chiaro: non che l'abbia fatta soffrire ma che sia stato lui a porre fine alla loro storia." Sputò quelle parole con rabbia e disgusto.
"È normale Remus".
"No! No che non lo è!" Disse stremato cercando di sussurrare "Non se lo merita questo dolore, in teoria io non dovrei nemmeno essere nell'equazione Sirius! Tutto per un maledetto errore e siamo a questo punto. Lei non sa nulla. Mi fa impazzire pensare che gli unici testimoni di tutto siamo io e te."
Sirius abbassò la testa, capiva l'amico. Dopotutto erano sette anni che aspettava, in silenzio. Capiva che con l'avvicinarsi della fatidica data il suo terrore aumentasse di giorno in giorno.
"Sai quante volte ho pensato di fermarla? Di trovare un modo per impedirle di tornare indietro?" disse Remus sofferente quasi in un sussurro.
Sirius alzò lo sguardo stupito, non sapeva cosa dire. Semplicemente alzò una mano e la posò sulla spalla dell'amico stringendo cercando di dargli forza e lo guidò verso le scale.
"Beviamo qualcosa, vieni."
Sirius sapeva che Remus non l'avrebbe mai fatto, non si sarebbe mai intromesso.
Per due motivi: il primo perché lui stesso glielo avrebbe impedito, si ricordava quell'anno molto bene, non aveva mai visto l'amico felice così tranne che durante i loro anni di scuola e il secondo era evidente.
L'amava. 




Spazio Littletoknow 

Lo so, lo so..

Ci ho messo una vita ad aggiornare, ma tra l'uni, la pandemia ed altri avvenimenti mi sono persa. Ma sono tornata ah ah! Mi rendo conto che l'inizio sarà abbastanza lento per permettere di mettere delle basi abbastanza solide alla storia ma non disperate!

Alla prossima lettura!

















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Capitolo 3
*** Terzo capitolo ***


Terzo Capitolo



Un leggero profumo di caffè accompagnò il suo risveglio. Senza aprire gli occhi alzò le braccia sopra la testa e si stiracchiò con un gemito di piacere. Si portò le mani al viso e scostò la marea di capelli rosso fuoco che le solleticavano la faccia. Gli occhi marroni si aprirono lentamente, ancora pieni di sonno e si guardarono intorno.
Era da sola, ma il profumo del caffè appena fatto la invitava a scendere le scale e ad andare nella cucina. Si scoprì le gambe nude da sotto le coperte e ancora in pigiama scese le scale della casa illuminata dalla luce mattiniera.
Posando il piede sull'ultimo scalino sentì dei rumori provenire da dietro la porta color crema della cucina, si incamminò verso essa e la aprì.
Non si stupì nel trovare Harry Potter di schiena che con attenzione raccoglieva a mani nude i toast bollenti dal tostapane.
"Buongiorno.." disse avvicinandosi.
Ginny Wealsey non era una persona mattiniera, lo sapevano pure i muri, ma da quando praticamente viveva con Harry Potter apprezzava i momenti che riuscivano a passare insieme durante le colazioni.
"Buongiorno! Già in piedi?"
Il ragazzo vestito con la divisa da Auror si girò a guardare la propria ragazza con un gran sorriso posando contemporaneamente il piatto pieno di toast caldi sul tavolo della cucina. 
"Ogni tanto mi piace fare un'eccezione.." disse Ginny sbadigliando e sendendosi pesantemente al tavolo.
Harry le sorrise, si chinò sul tavolo verso di lei e le diede un bacio leggero sulle labbra.
"Come mai così contento oggi?" Chiese Ginny.
"Oggi niente scartoffie, semplici giri di ricognizione." rispose Harry con un grosso sorriso che gli illuminava gli occhi verdi 
"Tu invece, allenamento oggi?"
Le chiese versandole del caffè nella tazza.
"Si, ma nel primo pomeriggio. Tre ore e dovrei cavarmela tranquillamente" rispose Ginny prendendo un morso dal toast che aveva in mano.
Un piccolo ticchettio alla finestra avvisò la coppia dell'arrivo della posta, Harry si avvicinò a quest'ultima, la aprì e girandosi velocemente cercò con la mano il piatto con dentro le falci e gli zellini per pagare il gufo. Ginny si ritrovò velocemente sotto lo sguardo le pagine sportive della Gazzetta del Profeta, alzò lo sguardo e sorrise. Harry era già immerso nella lettura del giornale con i fianchi posati al bancone, una tazza fumante nella mano sinistra e la Gazzetta nella destra. Era un piccolo rituale che si erano abituati a recitare la mattina.
Posando lo sguardo sulla prima pagina vide di sfuggita la propria figura entrare e uscire velocemente dalla fotografia sotto il titolo a cavallo di una scopa. "Holyhead Harpies in testa al campionato"
Le labbra della rossa si incresparono, erano state brave l'ultima partita contro il Puddlemere United.
"Stasera potremo chiedere a Sirius e Remus di cenare insieme, ti andrebbe?" la voce di Harry le fece alzare gli occhi dal giornale e annuì 
"Ma certo! 
Harry le sorrise, si chinò e velocemente  sfiorò le labbra con le sue. Abbassò lo sguardo sull'orologio che aveva al polso e sgranò gli occhi.
"Scusa, devi scappare, rischio di arrivare in ritardo al Ministero" disse e bevve tutto di un fiato il resto del caffe, la ribaciò velocemente e si diresse verso il camino nel salotto. 
Ginny si mise a ridere di gusto nel vederlo così e si girò verso la porta della cucina per urlargli dietro:
"Allora chiamerò io Sirius!"
"Mandami un gufo poi per stasera!"
Le urlò buttando la polvere nel camino e scomparendo in un vortice verde.

Ginny finì con calma la propria colazione e si sporse sul tavolo per prendere il resto della Gazzetta del profeta.
Girò le pagine velocemente per vedere notizie importanti ma vi era poco ma si bloccò e sorrise. Una pubblicità aveva attirato l'attenzione: 
"Tiri Vispi Weasley apre a Hogsmeade!"
Fred e George avevano aspettato anni per prendere il posto di Zonko, avevano desistito perché rispettavano il negozio dal quale avevano tratto grande ispirazione ma dopo anni i proprietari avevano deciso di ritirarsi da Hogsmeade e i due gemelli ne avevano approfittato. Era dalla fine della guerra che i due gemelli avevano dedicato ancora più del loro tempo alla creazione di scherzi, o opere d'arte come le chiamavano loro, e avevano fatto del loro negozio la loro vita. Loro dicevano che la battaglia aveva macchiato l'infanzia di molti e spento di desiderio di sorridere di altri, avevano quindi fatto il loro scopo quello di ritrovare sia nei piccini che negli adulti quella voglia di scherzare.
Ma lei lo sapeva che c'era altro dietro tutto quel duro lavoro, Percy glielo aveva confidato in segreto anni prima. Si ricordava bene lo sguardo del fratello e gli occhi lucidi mentre lo raccontava: Fred era quasi morto quel dannato giorno. Quella paura di morire, quel momento a un passo dalla morte aveva spronato sia lui che il gemello a dare di più, fare di più.
Scosse il capo, allontanandosi da quei pensieri cupi.
Rilesse una seconda volta il titolo del giornale e guardò la foto di Fred e George davanti al nuovo negozio.
Chiuse la Gazzetta ancora ricambiando il sorriso dei due fratelli in foto e con un colpo di bacchetta mise i piatti a lavare e asciugare. 

Harry e Ginny anche se non lo avevano mai detto ad alta voce vivevano insieme, lei ancora teoricamente viveva con i suoi genitori ma quasi tutte le sue cose erano di stanza a casa di Harry a Godric Hollow. Il giovane subito dopo la battaglia aveva vissuto per un certo periodo con Sirius e Remus, aveva aiutato il Ministero insieme a gestire i problemi del post guerra ma alla fine si era deciso. Voleva una casa tutta sua, voleva creare delle fondamenta stabili che gli permettessero di avere per la prima volta in anni una stabilità. E il primo posto che gli venne in mente fu Godric Hollow.
Ammirò il grande salotto uscendo dalla cucina e sorrise guardando la televisione sopra al camino. Suo padre il giorno dell'inaugurazione della casa aveva passato quasi un'ora estasiato a cambiare i canali. Lo sguardo le cadde sul camino spento.
Aveva bisogno di farsi una doccia ma preferiva informarsi subito sulla disponibilità di Remus e Sirius e si diresse verso il camino. Prese un pizzico di polvere magica e si inginocchiò sul tappeto e mise la testa tra i pezzi di legno.
"Grimmauld Place"
La testa vorticò tra vari camini e case e velocemente si fermò in un bel salotto luminoso. Sul tavolino da tè vi era una tazza fumante ma il proprietario mancava.
"Sirius? Remus?" Esclamò dubbiosa Ginny.
Erano comunque le otto, qualcuno era sicuramente sveglio ma urla nelle prime ore del mattino avrebbero irritato chiunque. 
Dei passi veloci risuonarono dalla cucina e un uomo trafelato con capelli lunghi neri fino alle spalle si stava affrettando verso il camino.
"Ginny!"
Sirius Black sorrise alla testa rossa che sbucava nel fuoco,
"Tutto bene?"
"Ciao Sirius, scusa l'ora ma avevo del tempo libero e ne ho approfittato. Tutto bene grazie voi, novità?" 
Sirius si irrigidì, ancora Harry e Ginny non sapevano di quello che era successo.
La mente corse subito a Hermione, che dormiva un piano sopra la sua testa.
"Qualche corsa al Ghirigoro per prendere nuovi libri e cose necessarie per il rientro a scuola ma per il resto siamo a corto di novità." 
"Anche Remus immagino starà facendo scorte! A proposito, lui come sta? La luna è ancora lontana?"
L'uomo in questione aveva dormito poche ore e aveva deciso che il miglior modo per passare una notte insonne era vegliare su Hermione. Sirius appena sveglio si era recato nella stanza della ragazza per controllare se tutto fosse nella norma, e non si era stupito nel trovare l'amico nella poltrona in pelle che leggeva. Non si dissero nulla, solo un semplice cenno del capo e si era chiuso la porta alle spalle.
"Remus sta bene, la Pozione Antilupo fa il suo dovere. Credo sia ancora nella sua stanza" disse Sirius indicando con l'indice il soffitto.
"Voi tutto bene? Ho letto poco fa che siete le prime in campionato! Potrò vantarmi con i miei alunni dicendo che il Capitano delle Holyhead Harpies è mia nuora!"
Ginny arrossì e una candida risata le uscì dalle labbra
"Smettila Sirius! E non sono ancora tua nuora, lo sai bene!
"Esattamente, "ancora" è la parola giusta"
Un ghigno sul viso di Sirius si palesò e si rallegrò nel vedere il rossore sulle guance di Ginny tra le fiamme.
"Comunque hai bisogno di qualcosa?"
Sirius cambiò argomento per la gioia della rossa che dell'imbarazzo si era dimenticata il perché lo avesse contattato.
"Ah! No, cioè" si schiarì la gola per eliminare del tutto l'imbarazzo che l'affermazione di Sirius le aveva provocato,
"Con Harry volevamo invitarvi a cena questa sera. So che ci siamo visti al suo compleanno ma volevamo passare una serata con te e Remus. Siete liberi?"
Liberi erano liberi, il problema era un altro: Hermione.
La ragazza non aveva ancora detto nulla ai due amici e, secondo lui, Ron non lo avrebbe mai ammesso poiché si aspettava che fosse Hermione a sganciare la bomba e sicuramente perché si vergognava. Inoltre, non potevano mica abbandonarla in casa da sola.
Poteva mentire e dirle che erano occupati, ma per quanto lui e Remus potessero aiutarla, lei aveva bisogno dei suoi migliori amici.
"Certo! Vi andrebbe di venire qui a Grimmauld Place a cenare? Il tavolone sta risentendo della presenza solo mia e di Remus" chiese sorridendole.
"Perfetto, anzi grazie! Allora avverto Harry che è già andato a lavoro e ci vediamo stasera per le otto, va bene?"
"Va benissimo! Allora ci vediamo stasera!"
"A stasera, ciao!" 
Con uno schiocco la testa di Ginny scomparve dal camino e Sirius si andò a sedere sul divano davanti alla sua tazza di caffè, la prese e pensieroso ne bevve un sorso. 
Hermione era distrutta, e fin da subito aveva bisogno di un sostegno da parte di tutti coloro che le volevano bene.
Harry, Hermione e Ron si conoscevano dal primo anno ad Hogwarts e quella situazione sembrava surreale.
Avevano dedotto che la relazione tra lei e Ron non sarebbe durata ancora per molto ma sia lui che Remus non avevano idea che questo fosse il motivo della separazione.
Tra tutte le cose possibili quella era una delle poche che aveva escluso, poteva immaginarsi la perdita della scintilla o la semplice realizzazione che quello che sembrava amore era pura e semplice amicizia, ma il tradimento.
Il tradimento che fosse tra amici o amanti era una cosa difficile da digerire. 
E lui lo sapeva bene.
Aveva definito Ron un digraziato la sera precedente, non perché non amasse più la ragazza, ma perché tra tutti i modi possibili per finire la relazione quello era tra i peggiori. Hermione aveva raccontato una sera le peripezie che avevano accompagnato la storia d'amore tra lei e il rosso e l'aver buttato all'aria il tutto per una scopata in una doccia gli sembrava incredibilmente stupido.
Harry si sarebbe trovato tra due fuochi quella sera: il migliore amico che aveva fatto un' immensa cazzata e la miglior amica che ne aveva subito le consegueze. Sirius non aveva idea di come il figlioccio potesse reagire alla notizia, ma non avrebbe dovuto aspettare molto.



Nello stesso momento Ron Weasley entrava nell'ufficio Auror vestito di tutto punto. Camminava per il lungo corridoio passando tra le scrivanie e salutando i colleghi. 
Si era svegliato poco dopo l'uscita di Hermione dalla casa la sera precedente. Ancora vestito con solo un asciugamano si era alzato lentamente da terra infreddolito aiutandosi con le braccia perché la testa gli doleva per il colpo subito. La stanza sembrava in ordine tutto sommato, ma notò subito che la camera da letto sembrava vuota. Con uno sforzo si alzò e andò ad aprire le ante dell'armadio.
Erano rimasti solo i suoi vestiti.
Hermione se n'era andata. 
Ricordò velocemente ciò che era successo, come si era fatto scoprire dalla ragazza.
Con uno scatto di adrenalina prese un paio di pantaloni e una maglietta e inizio a vestirsi di tutta fretta. La sua mente stava macinando modi per trovare Hermione e spiegarsi ma quando arrivò all'ultimo bottone dei pantaloni rallentò:
L'aveva tradita, si era fatto beccare in casa loro con un'altra donna, e soprattutto avrebbe dovuto affrontare non solo lei ma anche il giudizio della sua famiglia, dei loro amici e anche del resto del mondo magico. Dopotutto erano stati loro tre la chiave centrale che aveva permesso la fine di Voldemort.
Si fermò e si sedette sul letto.
Non provava senso di colpa, cioè, amava Hermione ma quell'anno era stato come se si potessero solo sfiorare e si era stufato. Il sesso non lo facevano più frequentemente come nei primi tempi, la voglia c'era ma il tempo veniva a mancare o erano entrambi stremati. Un mese prima era andato con i colleghi dopo il turno a Diagon Alley a bere, e aveva notato come la divisa da Auror avesse attirato l'attenzione delle ragazze presenti nel bar. Una di loro era stata coraggiosa e si era fatta avanti con lui al bancone mentre andava prendere i drink per lui e i suoi colleghi. Si era avvicinata, gli aveva chiesto se fosse Ron Weasley e si erano messi a parlare due minuti, lo lusingava molto e i sottili complimenti che la ragazza buttava qua e là nella conversazione avevano dato un bel scossone al suo ego altalenante.
Aveva continuato a guardarla per tutta la sera, mentre parlava con i suoi colleghi alzava lo sguardo e notava che anche lei cercava il suo sguardo, il desiderio e la lussuria che emanava quello sguardo aveva acceso in lui un' eccitazione che non sentiva da tempo. 
A fine serata il suo inconscio lo spinse a rimanere l'ultimo dei suoi colleghi ad andarsene dal locale e fu tutto molto veloce. La ragazza lo aveva invitato da lei a prendere un altro giro e lui aveva detto di sì.
Era palese che l'invito aveva un doppio fine e Ron senza pensarci accettò. 
Hermione non passò mai per la sua mente mentre gemeva tra le coperte di un'altra donna. Aveva bisogno di lasciarsi andare e lo aveva fatto.
Non era stata l'ultima ragazza, ne aveva incontrate altre, quasi tutte nello stesso modo e ne aveva approfittato.
Era riuscito anche a mentire ad Hermione una sera dicendo che il motivo del suo ritardo era stato un contrattempo al lavoro, se la ragazza fosse stata più attenta avrebbe notato il suo viso accendersi di rosso al suono di quella bugia.
E poi tutto era venuto a galla, Hermione, la ragazza nel bagno e lui che era certo che lei non sarebbe mai venuta a saperlo e che presto sarebbe ritornato ad essere fedele, a ritornare la coppia esempio del mondo magico insieme a Harry e Ginny. 
Era solo un periodo di stress e aveva fatto delle cazzate e Hermione non sarebbe mai stata al corrente di quest'ultime.
Sbagliato.
Aveva fatto un grosso, anzi, molti errori, e voleva trovare la fidanzata e scusarsi ma il pensiero andò agli sguardi di disgusto e delusione da parte dei suoi amici e parenti. Quest'ultimi lo fermarono.
E poi fosse andato a cercarla in giro sarebbero sorte domande ovvie da parte dei suoi amici e lui non voleva dare risposte.
Sarebbe stata lei a raccontare il tutto a Harry e Ginny, lui non avrebbe mai avuto il coraggio di ammettere quello che aveva fatto. Si stupì anche nel constatare che nè Harry nè Ginny fossero all'ingresso a cercare di buttare giù la porta per avere spiegazioni del suo comportamento. Forse stavano ancora consolando Hermione oppure Harry lo stava aspettando al dipartimento per spaccargli la faccia.
Guardò l'orologio, sospirò e iniziò a cercare la divisa per la stanza, doveva andare a lavoro.

Continuò a muoversi verso l'ufficio del Capo Auror; lui sarebbe rimasto in ufficio con il suo gruppo fino alle cinque, per poi darsi il cambio con Harry e la sua squadra per la ricognizione notturna.
Dal vetro della porta dell'ufficio intravide una zazzera di capelli neri che spiccava tra le altre, erano tutti pronti per partire con le divise nere e le spille da Auror che scintillavano sul petto. 
Si girò di scatto e andò alla sua scrivania velocemente cercando di non farsi vedere dal migliore amico, prese la pila di fogli da compilare cercando di sembrare impegnato e finse di essere immerso nella lettura. Sentì la porta dell'ufficio aprirsi e la voce del Capo che si faceva pian piano più forte.
La squadra uscì dalla porta e lentamente si diresse verso la mappa con le varie zone da pattugliare. Ron alzò lo sguardo per seguire quella piccola folla e quasi cadde dalla sedia nel vedere Harry che sostava davanti alla sua scrivania.
Lo guardò e il sangue gli si gelò nelle vene: la faccia dell'amico era seria, tirata, aveva le mani sui fianchi e uno sguardo di fuoco.

"Chi ti credi di essere?! Non dovete rompere le righe, sempre presenti e vigilanza costante Potter!" 
esordì Harry con le sopracciglia aggrottate, il dito indice che scandiva le parole e con la voce roca e bassissima.
Ron lo guardò con gli occhi sgranati cercando di rimanere calmo.
"Hai capito chi sono?" Chiese Harry con tono normale della voce e con una risata sommessa che eliminò completamente lo sguardo severo che aveva assunto.
Ron non rispose, ancora dubbioso sull'approccio che aveva adottato l'amico per insultarlo per quello che aveva fatto.
"Dai l'ho fatto uguale! Il capo! Continuo a sostenere che Malocchio si sia reincarnato in McNeill." 
Disse Harry fintamente offeso dal fatto che Ron non avesse colto la citazione.
Ron d'altronde si era riscosso dall'ansia che lo attanagliava e guardò Harry stupito. Ancora non lo sapeva.
Hermione non aveva detto nulla. E per quanto sapesse che la situazione fosse temporanea una sensazione di sollievo si era allargata nel suo petto permettendogli di ritornare a respirare correttamente. 
"Pessima! Pessima interpretazione!"
disse Ron con un sorriso ampio che mostrava tutto il sollievo che provava.
"Posso assicurarti, sono io il miglior imitatore di McNeill" disse Harry di nuovo imitando il loro Capo.
Ron rise di gusto e osservò di nuovo Harry per avere conferma che quest'ultimo ignorasse davvero la serie di eventi che si erano svolti la sera precendente.
Harry si era girato lentamente a guardare i propri colleghi mentre controllavano sulla mappa al centro della stanza i luoghi strategici dove si sarebbero appostati quella mattina. 
"Comunque, tutto bene? Hai letto che prossima settimana saremo noi di stanza ad Hogsmeade?" gli chiese Harry contento di poter lavorare con l'amico al fianco.
"Sisi, da quel che ho capito c'è stato uno scambio di informazioni con Aberforth su dei traffici illeciti, a quanto pare qualcuno ha scoperto dove Dolohov si è nascosto per tutti questi anni." 
Harry annuì, mancavano solo due Mangiamorte all'appello e erano sicuri che trovandone uno avrebbero trovato anche l'altro. Dolohov e Rookwood erano riusciti a nascondersi per anni dopo la battaglia.
Un piccolo aeroplanino di carta volò lentamente verso Harry, il ragazzo lo prese al volo e lo aprì.
Ron vide Harry sorridere raggiante.
"Buone notizie?" chiese Ron
Harry alzò lo sguardo e mostrò la sua espressione contenta.
"È Ginny. Alle otto siamo a cena da Sirius e Remus, mi ha appena mandato la conferma." 
Prese il foglietto, lo piegò e se lo mise in tasca. Ancora sorridente si voltò una seconda volta verso il gruppo di colleghi e vide che erano ormai tutti pronti per partire. Con due pacche si tasto le tasche della divisa per controllare che tutto fosse al suo posto.
"Dovremmo essere pronti, scappo Ron."
"Sisi tranquillo vai, ci becchiamo domani!"
Harry che si stava già incamminando verso il corridoio si girò un ultima volta e urlò
"Salutami Hermione!"
Ron con un cenno del capo e un sorriso tirato salutò Harry.
"Certo.."



La ragazza in questione era seduta al tavolo della cucina di Grimauld place con i gomiti sul legno, le mani tra i capelli e uno sguardo disperato che si spostava tra Remus e Sirius.
"No, non lo posso fare."
"Hermione mi dispiace, ma stai rimandando l'inevitabile."
Sirius non appena la ragazza si era svegliata ed era stata accompagnata da Remus in cucina l'aveva informata degli ospiti che sarebbero venuti quella sera.
"Sirius ma come faccio? Come faccio a spiegarglielo? Una bomba del genere non posso.."
"Parli come se fossi tu la causa di tutto questo casino." 
Hermione sgranò gli occhi.
"Non puoi non confidarti con loro Hermione, mi dispiace so che penserai che sia troppo presto ma hai bisogno dei tuoi amici."
"Ma ho gia voi! Voi lo sapete!" disse la ragazza indicando di scatto i due uomini di fronte a lei.
Sirius sorrise a quella frase.
"Certo che si, ma non bastiamo. Noi ti possiamo aiutare fino a un certo punto tesoro, per risollevarti hai bisogno anche di Harry e Ginny."
Hermione lo sapeva, ma si vergognava. Si sentiva una fallita, aveva tutto: un buon lavoro, ottimi amici e un fidanzato e, dopotutto quello che le aveva fatto Ron, si sentiva lei in colpa. Si sentiva come se fosse stata lei a tradire Ron e non viceversa. Le sembrava di averlo allontanato lei stessa e di averlo, quasi, spinto a tradirla.
"Hermione?" 
Sirius si era chinato sul tavolo per permettere alla ragazza di vederlo, si era chiaramente persa nei suoi pensieri.
Remus era in piedi, appoggiato al bancone mentre si rigirava la tazza di tè tra le mani e la guardava con il cuore che doleva. 
"Io.."
Hermione cercò di deglutire perché la gola si era stretta in una morsa
"Io non posso prendermela solo con Ron.."
Sirius e Remus sgranaro gli occhi
"E con chi dovresti prendetela?"
Remus si era staccato dal bancone e semplicemente stava in piedi davanti a lei teso per la risposta. 
"Le cose si fanno in due Remus.."
Davvero si stava dando la colpa?
"Certo che le cose si fanno in due.." 
Remus e Hermione girarono di scatto la testa verso Sirius.
Remus stupito dall'affermazione dell'amico ed Hermione terrorizzata che Sirius confermasse la sua colpevolezza
"Per scopare in doccia ci vogliono due persone, no?"
Sirius era furioso. Voleva bene a Ron, assolutamente, ma vedere Hermione piegarsi sotto il peso di quello che il ragazzo aveva fatto lo rendeva minuto dopo minuto sempre più furioso nei suoi confronti.
"Hermione?" Intervenne Remus sapendo che la ragazza aveva accusato duramente il colpo "Lo hai detto tu ieri sera: è bastato un poco di routine per mandare tutto a quel paese? È normale che le relazioni finiscano, capiscimi, a volte non funziona. Ma per quanto voglia bene a Ron non puoi dargli l'opportunità di svicolare da tutto ciò grazie a un tuo folle senso di colpa"
"Ma.."
"No Hermione, niente ma! Qual è la tua paura? Che Ginny e Harry diano ragione a Ron? Che si possa incrinare il rapporto tra tutti voi?" chiese Sirius non permettendole di ribattere, e rincarò la dose
"Avevate problemi di coppia? Da quello che ci hai raccontato sì. Ron ha sbagliato? Assolutamente sì. Può rimediare? Chissà, questo sta a te e a lui. Ma in questo momento non devi prenderti carico di colpe non tue."
La sua testa cadde pesante verso il basso.
Sirius rimase stoico, fermo a guardarla.
Era dispiaciuto di essere stato troppo diretto ma lei doveva capire, doveva combattere.
Remus, per quanto sapesse che il suo approccio sarebbe stato più pacato con lei, era d'accordo con Sirius. Non poteva permettersi di lasciar la paura prendere il sopravvento. Era passato poco tempo, la botta era ancora calda ma doveva già lavorare, doveva riuscire a ritrovare quell'equilibrio, a mettere la schiena dritta e camminare a testa alta.
"Non voglio essere io quella che andrà a creare una rottura tra noi hai capito? Non voglio che vi siano scelte. Non parliamo solo di Harry, Ginny e Ron! Anche tutta la famiglia Wealsey al completo. Si prenderanno parti, e sarà un completo disastro!" Aveva alzato la voce, non per rabbia, ma per pura disperazione. 
Remus decise di intervenire
"E cosa vorresti fare? Nasconderlo e fare finta che non sia successo nulla?"
le chiese risoluto poggiando la tazza sul bancone.
Il silenzio della ragazza era un assenso.
"Hermione non ti puoi fare questo, non è giusto nei tuoi confronti, ti tradisce e tu devi sobbarcarti di problemi?" 
La guardò e vedendola sconfitta addolcì il tono.
"Non devi dirlo al mondo intero, ci mancherebbe. Ma credo che Ginny e Harry essendo i tuoi due migliori amici siano le persone giuste che ti permetteranno di essere ascoltata."
Anche Remus aveva fatto centro, ed Hermione dovette rassegnarsi, avevano ragione. 
Tutti e quattro si erano sempre resi partecipi l'uno della vita dell'altro, e anche questa volta si doveva esporre e rischiare.
Rischiare era la parola giusta, perché sapeva che raccontare quello che era successo metteva tutte le loro relazioni sul filo di un rasoio, perché ovviamente Harry e Ginny si sarebbero schierati.
Era non solo spaventata dalla reazione dei suoi amici ma anche dal Mondo Magico:
Harry in particolare, ma anche lei, Ginny e Ron erano parte integrante da anni di gossip sulla Gazzetta del Profeta. 
Cosa facevano, come si vestivano, una discussione spiata che magicamente diventava una litigata senza precedenti, le proposte di matrimonio mai avvenute. Se questa notizia fosse uscita sarebbe diventata lo scoop dell'anno.
Sirius e Remus avevano lasciato la ragazza ragionare, si era di nuovo persa ne suoi pensieri e probabilmente stava venendo a patti con quello che sarebbe successo la sera. 
"Va bene, avete ragione voi. Per che ora devo essere pronta?"
"Alle otto" disse Remus con un lieve sorriso.
"E alle otto sia."



Ron era ancora alla scrivania a lavorare. Era chinato su una cartella che doveva finire di compilare prima di uscire per la ricognizione. Da fuori poteva sembrare davvero concentrato su quello che stava leggendo ma in realtà stava pensando a tutt'altro. Alzò lo sguardo verso l'orologio da muro e lesse l'ora: erano le quattro e mezza. 
"Ancora mezz'ora" pensò, e si chinò sulla scrivania per scrivere, ma la penna non si mosse. Non riusciva a non pensare ad Hermione e a dove potesse essere andata.
La ragazza non aveva davvero raccontato nulla a nessuno? Gli sembrava estremamente improbabile. Sapeva benissimo quanto la donna fosse attenta alla sua privacy ma sapeva anche che si sarebbe sicuramente confidata con qualcuno su una cosa così grossa.
E non capiva come mai quel qualcuno non fossero stati Harry e Ginny. Dopotutto da un trio si era diventati un quartetto da anni. Si dicevano e confidavano quasi tutto.
Ma se non era andata a Godric Holow da Harry allora dove poteva essere andata?
Era da quando Harry se n'era andato che stava cercando di capire cosa fare: doveva lasciare che la notizia dilagasse a macchia d'olio e subirsi mesi, se non anni, di sguardi corrucciati, commenti e articoli di giornale, o doveva andare a cercarla, cercare di chiarire e arginare il danno?
La seconda opzione gli sembrava la migliore, dopotutto se fosse riuscito a trovarla e scusarsi il suo tradimento sarebbe stato dimenticato e al massimo sarebbe uscito un commento in un lontano futuro seguito da un "Era tanto tempo fa, è stato un piccolo intoppo".
Ma continuava a non capire dove potesse essere andata, la riposta era davanti a lui ma non riusciva a trovarla. Voleva andarla a cercare durante il suo giro di ricognizione, sapeva che i suoi colleghi lo avrebbero coperto per qualche ora, ma non sapeva ancora dove. Ma poi gli venne in mente quello che gli aveva detto Harry qualche ora prima:

"È Ginny. Alle otto siamo a cena da Sirius e Remus, mi ha appena mandato la conferma." 

Ecco il pezzo mancante, anzi, gli amici mancanti. Era molto probabile che lei si fosse rifugiata lì da loro, dopotutto aveva una stanza a Grimmauld Place. C'era ancora la piccola possibilità che lei non avesse detto nulla a nessuno, sapeva che voleva bene a Sirius e Remus ma non credeva possibile che dicesse loro quello che era successo prima di dirlo a Harry e Ginny. 
Soddisfatto di aver trovato un possibile luogo, raddrizzò la schiena e si affrettò a finire di compilare la cartella.




Spazio Littletoknow 

Ora giustamente voi direte:

"Ma sta qui non solo pubblica ogni morte di Papa, ma ha pure il coraggio di andare così lenta nella storia? Dov'è questa coppia tanto attesa?"

E avete ragione. Il problema è che ho fatto la furbata di cercare di essere fedele alle date il più possibile, cercando i giorni precisi per ogni evento possibile inimmaginabile. La coppia arriverà, lo prometto, lentamente ma ci si arriverà. In ogni caso, vi ringrazio per la pazienza e per aver speso il vostro tempo a leggere la mia piccola follia! 

Alla prossima xx



























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Capitolo 4
*** Quarto capitolo ***


Lo stomaco era stretto in una morsa dalla mattina. La testa le pulsava e ogni movimento le provocava fitte di dolore. Le sembrava di avere l'influenza: camminava lenta strascicando i piedi, il cuore era pieno di dolore e rabbia, la mente annebbiata da un velo di disperazione. Era arrivata lentamente davanti al comò sovrastato dai vari dipinti, e si guardò nello specchio che rifletteva la figura di una ragazza. Hermione non si riconosceva in quel riflesso.
I capelli erano spenti e i ricci cadevano scomposti sulle spalle curve. Il viso era tirato, pallido e gli occhi infossati e circondati da profonde occhiaie. Sgranò gli occhi, non erano passate nemmeno ventiquattr'ore. Le sembrava che il tempo le stesse giocando un brutto scherzo, non erano mesi che si rotolava piangente tra le coperte?
Lentamente avvicino la mano sottile alla guancia come per confermare che il riflesso stesse davvero raffigurando lei e non una sconosciuta.
Le labbra screpolate tremarono.
Non era solo il tradimento ad averla scossa, ma tutti gli sforzi che avevano fatto per diventare Ron e Hermione erano stati eliminati. Il tempo.
Il tempo si stava prendendo gioco di lei: quanto tempo ci era voluto perché lei diventasse amica di Harry e Ron? Quanto invece per diventare una coppia? Quanto il tempo che aveva impegnato nel lavoro portando la loro relazione alla linea d'arrivo? E quanto tempo ci era voluto perché Ron le spezzasse il cuore?
Il tempo la faceva da padrone in tutto.
Un leggero bussare la avvertì dell'ingresso di qualcuno, lei non si mosse, ancora ferma a osservarsi nello specchio.
La testa di Remus fece capolino dallo spiraglio di porta che aveva aperto.
"Ehi.."
esordì l'uomo in un sussurro.
Hermione rimase ancora immobile rivolta verso lo specchio, seguendo il riflesso di Remus con lo sguardo.
L'uomo sembrava camminare in punta di piedi per non disturbarla e, lentamente, la sua figura alta e slanciata era alle sue spalle.
"Tra un'ora Harry e Ginny saranno qui"
Le disse guardando il suo viso tirarsi ancora di più nello specchio.
"Non sono pronta Remus.."
Hermione chinò il capo, nel farlo i suoi ricci seguirono il movimento e andarono a oscurarle i tratti.
Guardando in basso una lacrima sfuggì al suo controllo, ma non andò a finire sul pavimento, ma su un braccio pieno di cicatrici profonde.
Una sensazione di calore sulla schiena, le braccia avvolte attorno alla sua vita e Hermione guardò lo specchio.
Remus la stava abbracciando e aveva poggiato la testa sulla sua spalla destra e la guardava sorridendo.
"Si che lo sei."
Sancì l'uomo che la strinse a sé ancora più forte,
"Sei Hermione Granger dopotutto."
Lei non seppe replicare, e Remus vide il riflesso di lei alzare la mano e stringerla attorno al suo avambraccio come per darsi forza e ringraziarlo.
"Mi farò un bagno veloce, credo."
gli disse e Remus si staccò da lei lentamente per darle spazio.
"Allora ti lascio ai tuoi preparativi, se hai bisogno di qualcosa basta chiedere."
Con un cenno del capo Hermione lentamente si voltò e si incamminò verso il bagno nel corridoio. 

Il calore che il loro corpi vicini avevano generato si stava affievolendo sui vestiti di Remus. Gli abbracci erano l'unica cosa che si poteva permettere di fare. Inizialmente erano entrambi molto imbarazzati quando si salutavano alle riunioni dell'ordine, perfino nel dopo guerra persisteva l'imbarazzo. La svolta vi era stata grazie all'anno di convivenza, quest'ultimo aveva permesso loro di eliminare l'imbarazzo completamente. Baci sulle guancie, abbracci, carezze erano diventati comuni quell'anno. Dopotutto convivere per così tanto tempo e vedersi in pigiama, assonnati, malati, furiosi, stressati aveva i suoi vantaggi. I vari momenti che avevano vissuto insieme in quel periodo, sia alti che bassi, avevano comportato un livello di intimità maggiore. 
Si voltò e scese le scale per raggiungere la cucina dove Sirius stava sistemando la tavola per cinque persone.
"Come vogliamo procedere?" Chiese Sirius osservando i piatti e bicchieri ordinarsi da soli sul tavolo di legno. 
Remus sospirò.
"Dobbiamo introdurre noi la conversazione, gli lasciamo indizi come il quinto piatto sul tavolo oppure scenderà lei a spiegare il tutto?" Rincarò la dose l'uomo cercando di trovare risposta dell'amico.
"Non lo so, Sirius. Sta a lei decidere" nel dirlo non lo guardò negli occhi ma continuò a fissare le posate sul tavolo posizionarsi ai lati dei piatti.


Hermione al piano di sopra si stava lavando nella vasca, sentiva ogni muscolo tendersi dolorante.
Voleva avere il tempo di riprendersi da sola e capire come sistemare la situazione ma sapeva che non si poteva nascondere.
Si strofinò le braccia con la spugna cercando in qualche modo con quel bagno di prendere forza e purificarsi dal marcio che sentiva dentro.
Remus era riuscito con poche parole a farla calmare e a non farla sentire sola. Lei, Sirius e Remus si erano molto avvicinati dopo la guerra. In maniera particolare con quest'ultimo. Per quanto fosse stato un tempo suo professore e amico del padre di Harry, la loro era diventata una vera e propria amicizia. Gli interessi in comune erano stati il punto di partenza: i libri, l'arte, cultura generale, perfino la politica erano diventati argomenti che permettevano loro di potersi confrontare. Poi l'anno vissuto insieme era stato quello che aveva buttato giù ogni barriera, che fosse quella dell'imbarazzo o dell'età. Apprezzava entrambi gli uomini che la stavano ospitando perché l'avevano sempre trattata come una pari. Sirius ripeteva spesso che sia lei che Ginny potevano chiedergli il mondo e lui glielo avrebbe dato. Erano diventate le sue confidenti in quegli anni. Era diventata routine per lei e Ginny invitare anche Sirius alle loro chiaccherate pomeridiane durante il suo soggiorno a Grimmauld Place.
Quando riuscivano, si univano anche Remus e Harry, ma non era la stessa cosa. Non perché con loro due non si potesse parlare, altroché, ma perché Sirius permetteva loro di poter esprimere qualsiasi dubbio o sciocchezza senza troppe domande. Quelle giornate a bere tè avevano permesso loro di aprirsi a Sirius e a Sirius di aprirsi con loro, alla pari, senza pregiudizi. Un piccolo sorriso comparve sul suo viso ripensando al giorno in cui, per l'ennesima volta Sirius aveva preso appuntamento con loro, lasciando Harry e Remus a doversi organizzare di conseguenza. Quest'ultimi entrarono in casa a passo di marcia, prendendo Sirius per i gomiti e nascondendolo alla vista di lei e Ginny.
Harry e Remus inizarono ad accusarle di essere delle ladre egoiste, di aver provato con il loro tè e le loro storie a privarli dell'amicizia con Sirius.

"Ce lo state rubando!"
"Lo portiamo via da voi, lo avete stregato e imbambolato!"
"Non riuscirete a portarcelo via!"

E intanto Sirius rideva sguaiatamente, nascosto dai corpi dei due uomini, a quel palese teatrino che il suo figlioccio e il suo migliore amico stavano facendo solo per dare fastidio a lei e Ginny.
Lei e Ginny inizialmente si erano guardate preoccupate pensando che la rabbia e le accuse fossero vere, ma il sorriso che le dedicò Remus fece calare il sipario sulla loro piccola opera drammatica. 
Harry aveva iniziato a ridere così forte, mentre Ginny gli schiaffeggiava le braccia sgridandolo per lo spavento che le aveva fatto prendere, che iniziò a iperventilare.


"Harry.." pensò. Il sorriso scomparve e sbatté le mani sulla superficie dell'acqua, facendone uscire un po' dal bordo della vasca. Per quanto fosse sempre stata considerata una persona intelligente e pratica, e con una buona abbondanza di raziocinio, il suo cervello era in modalità standby. Continuava a immaginarsi scenari tragici dove Harry si sarebbe messo a difendere Ron, o dove eliminava per sempre Ron dalla sua vita per lei ma passando il resto della loro amicizia a guardarla con biasimo.

Con i piensieri che vagavano tra un passato felice a un presente doloroso si alzò dalla vasca e si avvolse in un accappatoio. Frizionò i capelli nell'asciugamano e se li asciugò con un colpo di bacchetta. Uscì dal bagno e guardò l'orologio nel corridoio: erano le sette e mezza. Si incamminò velocemente verso la sua camera per vestirsi e si chiuse la porta alle spalle. Mancava poco.


Un uomo in divisa stava in piedi davanti alla scalinata di una palazzina. I capelli rosso vivo erano in contrasto con la divisa nera da Auror. Ron posò il piede sul primo scalino.
L'unico posto dove sapeva sarebbe potuta andare era lì davanti a lui, ancora nascosto dopo anni tra il numero 11 e il numero 13.
Harry, inconsciamente, gli aveva fatto dedurre il nascondiglio di Hermione e inoltre sapeva che quella sera Ginny e Harry sarebbero andati lì a cenare. Magari poteva evitare tutto se solo avesse chiarito con lei prima che i due amici mettessero piede nella casa.
Non appena quest'ultima ebbe finito di farsi spazio tra le altre salì il resto delle scale e suonò il campanello. Velocemente, mentre sentiva dei movimenti dall'altra parte della porta, guardò il suo orologio al polso.
Erano le sette e mezza.


Sirius stava sistemando come poteva il salotto, cercando di rendere il tutto ordinato per l'arrivo degli ospiti. Sapeva che probabilmente i divani e il camino sarebbero diventati testimoni della confessione di Hermione quella sera.
Di colpo il campanello suonò.
L'uomo sobbalzò e quasi lasciò cadere un ceppo di legno sul tappeto.
"Pensavo venissero con la metropolvere.."
Pensò Sirius, lanciando il ceppo nel camino di fretta.
Con falcate veloci raggiunse l'ingresso, pose la mano sulla maniglia, chiuse gli occhi prese un gran respiro.
Girò la maniglia e aprì la porta.
Puro stupore si dipinse sul suo viso quando notò che per quanto il colore fosse lo stesso di quello di Ginevra, i capelli erano corti, gli occhi erano azzurri e non marroni e Harry non era al suo fianco. 
Ron Weasley era all'ingresso del numero 12 di Grimmauld Place.



"Sirius! Ciao! Senti, volevo sapere, Hermione è mica qui?" 
Sirius non ci voleva credere.
Il viso di Ron Weasley era increspato in una smorfia che assomigliava a un sorriso imbarazzato, una mano era posata sul collo come per sorreggerlo per non far cadere la maschera.
"Perché sai abbiamo avuto un piccolo screzio e tirando a indovinare ho pensato che potesse essersi infilata qui da voi"
Disse cercando di giustificarsi. 
Sirius era con la mano che stringeva la maniglia della porta e il corpo si frapponeva tra Ron e l'atrio. Stava, non del tutto inconsciamente, proteggendo la casa e i suoi abitanti dall'ingresso del rosso.
"Un piccolo screzio, dici?"
La voce di Sirius uscì calma ma senza tracce di calore.
Il sorriso tirato di Ron si affievolì di poco mostrando la sua vera espressione: paura.
Non c'era tristezza o dispiacere nel suo viso, semplice e pura paura.
"Si guarda, abbiamo litigato per una sciocchezza e volevo far pace subito ma è volata via da casa in due secondi"
Sirius ne aveva sentite tante e viste ancora di più ma non si era mai reso conto di quanto Ron potesse essere ottuso. Davvero credeva che Hermione non si sarebbe confidata con lui e Remus?
"Che cosa è successo?"
Lo sapeva benissimo cosa aveva fatto: un tradimento si può perdonare ma le prese per il culo erano un altro paio di maniche.
"Hermione è qui?" Ripeté Ron evitando la domanda dell'uomo. Nel dirlo tirò il collo per sbirciare dietro Sirius che immobile, come un cane da guardia, controllava il proprio territorio. 
"Harry?"
La voce di Remus fu accompagnata dal suono dei suoi passi, si era affacciato dalla porta della cucina per guardare l'ingresso e la sua espressione si indurì.
Ron Weasley lo salutava con la mano sorridente.
"Sorride?" Pensò Remus basito. 
"Ciao Remus! Come va?" 
Remus si avvicinò e si accostò a Sirius che gli fece spazio. Entrambi sembravano aver deciso di creare un muro sulla soglia di casa.
"Ron, cosa.."
"Ron ha avuto un piccolo screzio con Hermione e la stava cercando"
Sirius rispose alla sua domanda accompagnata da un cenno di assenso energico sorridente di Ron.
"Aaah.. un piccolo screzio?"
Disse Remus serio, inclinando la testa di lato.
Remus ebbe lo stesso pensiero dell'amico: davvero era così ottuso?

"Remus..?" 
La voce di Hermione che proveniva dalle scale era quasi un sussurro. Con una camicetta verde e un paio di jeans si era vestita e sentendo il campanello aveva intuito che Harry e Ginny fossero arrivati, si aspettava che Remus o Sirius venissero ad avvisarla. Ma ormai erano passati diversi minuti.
Scendendo le scale anche lei rimase confusa sul perché i due uomini tenessero sulla porta Ginny. Ma anche lei realizzò velocemente: quella non era Ginny. 
A metà scala un urlo le fece realizzare che era troppo tardi per nascondersi.
"Hermione!" 
Urlò Ron con un sorriso inquietante sul viso.
"Ehi! Ti ho trovata" 
Si fermò sulle scale e vide Remus muoversi verso di lei, quasi dandole la schiena. L'uomo aveva deciso di staccarsi dalla barriera che aveva creato con Sirius per andare a difenderla direttamente.
"Non sapevo dove trovarti, ti ho cercata ovunque."
"Bugia." pensarono Hermione, Sirius e Remus. 
"Mi sei mancata tanto e mi dispiace aver bisticciato."
Il viso di Hermione passò da pallido a completamente bianco. La camicetta smeraldo che indossava non faceva altro che sottolineate il suo pallore.
"Perché non torniamo a casa e facciamo la pace?" Ron era entrato nell'atrio, non rendendosi conto che Sirius aveva cercato di evitarlo in ogni modo.
Hermione vedendo il ragazzo avanzare verso di lei fece un passo indietro per risalire la scala.
Le nocche bianca per la stretta brillavano sul corrimando scuro.
"Ron..?"
Remus aveva voltato la testa per guardare Hermione e il cuore sprofondò quando la vide, e cercò a parole di fermare Ron.
Il rosso parve non sentirlo, o fece finta di non farlo, forse per evitare altre domande, e avanzò fino alla scalinata. 
"Hermione dai, torniamocene a casa. Non c'era bisogno di fuggire così per una litigata" disse Ron sorridendole e accusandola.
Quelle erano le parole sbagliate, tutti nella stanza sapevano che quella frase in quel contesto era terribile. Persino Ron.
"Una litigata?"
Hermione aveva gli occhi sgranati.
Il sorriso di Ron si era affievolito.
"Scoparsi un'altra donna nella nostra casa per te è una piccola litigata?"
I capelli di Hermione erano elettrici. Remus la guardava con il cuore a pezzi. Sirius aveva chiuso la porta e guardava Ron ancora con il viso impassibile, spostò gli occhi su Hermione. Se qualcuno lo avesse osservato bene avrebbe visto furia.
La bocca di Ron si spalancò nel panico.
"Ma.. Hermione! Possiamo parlarne in privato?" Cerco di dire a mezza voce.
Si voltò indietro a guardare i due uomini, entrambi con i visi tesi: Sirius con lo sguardo fisso su di lui e Remus che lo guardò per un attimo per poi spostare gli occhi di nuovo su Hermione.
"Cosa? Credevi davvero che non mi sarei confidata con loro? Sei davvero così cretino?"
Hermione non era più debole, l'adrenalina, la furia e il dolore la sorreggevano come se ne andasse della sua vita.
Ron rigirò la testa indignato, boccheggiava e le orecchie erano rosso fuoco creando un netto contrasto con i capelli.
"Io con te in quella casa non ci torno più hai capito? Io non ti voglio più vedere."
Scese uno scalino.
"Non voglio avere nulla a che fare con te. Il massimo contatto che avremo sarà il mio trasloco da quella casa." Scese un secondo gradino.
Un fiume di parole carico di furia usciva dalla sua bocca.
"E riguardo a prima. Non mi hai cercato in lungo e in largo perché i nostri amici avrebbero fatto domande." Si fermò sulla scala, con un tremore evidente che la faceva dondolare dalla rabbia.
Ron la guardava stralunato, il sorriso sul suo viso era scomparso e al suo posto solo una semplice espressione di puro imbarazzo. E rabbia.
"Cosa vuoi fare? Vuoi farci diventare lo zimbello di tutto il mondo magico?" le urlò ancora dal fondo delle scale.
Remus abbassò di scatto la testa e guardò Ron con puro stupore e ribrezzo. 
Era solo questo quello che gli importava?
Il giudizio altrui? Passava al ricatto?
D'istinto guardo Sirius che gli ricambiò uno sguardo di puro sgomento.
"Io il traditore e tu la tradita? Cosa credi che vedrà la gente quando ci guarderà? I salvatori del mondo magico o lo sciupafemmine e la cornuta?" Disse Ron quasi sibilante, aveva girato il coltello nella piaga.
Hermione scese gli scalini di fretta quasi ne andasse della sua vita, alzò il braccio e un forte schiocco risuonò nell'atrio.
Ron mosse pochi passi verso sinistra, non tanto perché lo schiaffo fosse stato forte ma poiché inaspettato, alzò lo sguardo ferito nell'orgoglio e furioso.
"Come osi?" Sibilò la ragazza guardandolo disgustata
"A me non interessa nulla di quello che pensa la gente, e che io sia maledetta se dopo questa ti riprenderò nella mia vita come nulla fosse!"
Ron sembrava esasperato dalla sua risposta.
"Un solo errore e finisce così? Dov'è finito lo spirito Grifondoro? Non combatti più?"
"Un solo errore?!" Gli urlò in faccia la donna.
"Io mi sono rotta! Mi sono rotta di dover rimediare alle tue cazzate Ron! E non mettere questo peso sulle mie spalle! Potevi parlarmene e non scoparti una sconosciuta nel nostro bagno!"
Sia Remus che Sirius videro Ron cambiare tattica. 
"Hermione mi dispiace davvero! Mi manchi da morire. Ho fatto un casino e sto cercando di rimediare." disse Ron quasi piagnucolando. Remus guardò Hermione: era immobile davanti a Ron.
Una brevissima espressione di pena si mostrò sul viso della ragazza e Remus si stupì. 
"Ho fatto un casino, ti amo davvero e non volevo farti soffrire in questo modo."
Le prese le mani tra le sue e la guardò negli occhi. 

Hermione non disse nulla e Ron continuò. 
"Le altre non significavano nulla. Non valgono nulla in confronto a te."
Il cervello di Hermione registrò quell'informazione alla velocità della luce.
Tolse le mani lentamente da quelle di Ron e si allontanò impassibile.
"Le altre?"
La voce era bassa e neutra.
Se tutti in quella stanza avevano compreso l'errore di Ron, quest'ultimo parve non accorgersi di aver affossato ogni sua possibilità di redenzione.
"Si, tutte loro sono state solo un modo per riempire la tua mancanza Hermione. Te lo giuro!"
"Stupeficium!"
Nessuno aveva visto Hermione tirare fuori la bacchetta, la furia che aveva ripreso il controllo del suo corpo la stava dominando completamente.
Ron cadde a terra.
Sirius e Remus si mossero verso di lei cercando di fermarla ma due braccia si avvolsero attorno ad Hermione cercando di fermarla.
"Ma che cosa sta succedendo?!" 
Le chiese Harry trattenendola mentre la ragazza scalciava cercando di liberare le braccia dalla stretta dell'uomo. 
Harry e Ginny erano arrivati nel salotto e sentendo le urla nell'ingresso erano corsi a vedere.
Erano arrivati nell'esatto momento in cui Hermione aveva pronunciato l'incantesimo. 
Ginny guardò sgomenta a turno Sirius e Remus che con i visi tirati erano rimasti in disparte da quella tragedia. Ricambiarono lo sguardo senza pronunciar parola. 
Ron si stava rialzando lentamente e guardò Harry negli occhi leggermente frastornato.
"NON ERA LA SOLA CHE TI SEI SCOPATO?!" 
urlò Hermione a squarciagola ancora dimendandosi come una matta.
"Cosa?!" gridò Ginny guardando il fratello.
Harry per lo sgomento guardò Ron, che sgranò gli occhi pieni di terrore, e per una frazione di secondo allentò la presa su Hermione.
Un errore banale e involontario che Remus notò subito, con uno scatto in avanti si lanciò verso Harry e Hermione e urlò
"Harry, no!"
Il ragazzo si riprese velocemente, ma era troppo tardi. Cercando di fermare la ragazza la ristrinse a se e così facendo l'incantesimo fu deviato non più verso Ron, ma verso Remus. 
Se qualcuno avesse fatto una foto magica di quel momento avrebbe immortalato i visi tirati dei presenti, con gli sguardi che seguivano disperati quella lama di luce rossa che andava a cozzare contro il petto di Remus. Il viso di Remus che si deformava in una smorfia di dolore mentre la forza dello schiantesimo lo spediva all'indietro, per poi finire per terra sbattendo la testa sul parquet lucido. Allo stesso tempo avrebbe immortalato Ron, con il viso contratto dalla paura, gli occhi chiusi per non vedere lo schiantesimo, e poi uno sguardo di stupore e sollievo che si distendevano sul suo viso nel comprendere che la fattura aveva colpito qualcun'altro.

"Remus!" Urlarono Ginny e Sirius che accorsero verso il corpo dell'uomo. 
"No! Noooo!" Urlò Hermione piangendo disperata lasciando cadere la bacchetta per terra.
Sirius controllò subito la testa dell'uomo che sanguinava leggermente, la botta per terra aveva fatto il danno maggiore. Il viso tirato di Sirius preoccupò Harry che faceva saettare lo sguardo tra Ron e Remus.
"Sirius, Remus sta bene?" urlò Harry affannato ancora trattenendo la ragazza cercando di sovrastare le urla di terrore e dolore di quest'ultima.
"È svenuto." rispose Ginny controllando il polso dell'uomo. 
Ron si guardava intorno terrorizzato dalla situazione che si era venuta a creare.
Si girò verso Hermione che chiazzata di rosso e con le lacrime urlava con tutta l'aria che aveva in corpo.
"Ron, vattene da qui!" Gli urlò Ginny ancora chinata su Remus. 
La guardò terrorizzato ma si difese 
"No Ginny devo parlar..." provò a dire ma fu interrotto dalla ragazza.
"Hai già fatto troppi danni, vattene!" con un espressione di odio sul viso.
Ron basito la guardò.
"HO DETTO VA VIA!"
Ron sobbalzò, si alzò lentamente e con fatica corse verso la porta, la aprì e si smaterializzò. Non si era permesso di guardare Harry in faccia. 

Harry lasciò andare Hermione lentamente, che come uno straccio si afflosciò a terra piangente. Harry completamente confuso e scioccato dalla situazione, guardò Hermione ai suoi piedi che piangeva e poi le due figure chinate su Remus. Sirius sorreggeva la testa dell'amico mentre Ginny con la bacchetta curava la ferita e ripuliva il sangue nei capelli dell'uomo. Sirius alzò lo sguardo e vide il figlioccio sul punto di formulare la domanda e lo interruppe
"Dopo."







Spazio Littletoknow 
Alloraaaaa? Ma Buonasera/Buongiorno/Buonpomeriggio!
Cosa ne pensate di questo bel casino?
Devo essere sincera: mi sono divertita moltissimo a scrivere questo capitolo.
Peccato che ci abbia rimesso il povero Remus, ma vedremo vedremo...
Fatemi pure sapere le vostre considerazioni, dubbi, crisi di nervi perché non capite dove io stia andando a parare!
E alla prossima lettura!
LtN
















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Capitolo 5
*** Quinto capitolo ***


Un suono di tazze e piatti provenivano dalla cucina di Grimmauld Place.
Era Sirius che preparava il tè, seguito da Ginny che si era rifugiata nella stanza poco dopo.
La ragazza sbirciò dalla porta della cucina che dava sul salotto: Harry e Hermione erano seduti uno di fronte all'altro, nel silenzio totale, con il tavolino che li separava. La luce del camino mostrava il viso stoico di Harry e la cima della testa di Hermione, che aveva il viso tra le mani.
La rossa intristita dalla scena e dalla serie di eventi che si erano svolti poco più di un'ora prima, non aveva resistito nel silenzio pesante del salotto e si era affrettata ad aiutare Sirius in cucina.
Cercando di non far rumore socchiuse la porta della cucina girandosi poi a guardare Sirius. Quest'ultimo stava sistemando lentamente il vassoio da tè.
"Sirius."
L'uomo alzò gli occhi verso Ginny. Quest'ultima aveva un sguardo inquisitorio, non riusciva a nascondere però quel velo di tristezza e sgomento che la accompagnava da quando era entrata nella casa.
Lui però non riusciva a ragionare: tra tutti gli scenari che si era immaginato per quella sera, quello non era tra le opzioni. Remus era stato colpito dalla rabbia di Hermione e aveva battuto la testa per terra. Era svenuto e lo avevano portato lui e Ginny in camera sua al piano di sopra, dove poco dopo erano riusciti a svegliarlo e a sistemarlo per farlo riprendere. Per fortuna non sembrava ci fossero gravi danni, ma sul momento quella botta lo aveva fatto spaventare.
E lo spavento con i minuti era diventato rabbia.
"Sirius.."
Mise a fuoco il viso di Ginny una seconda volta, ma la ragazza non lo stava più guardando in viso, i suoi occhi castani si erano posati sulle sue mani. Sirius abbassò lo sguardo lentamente, quasi si stupì nel ritrovarsi ad avere le mani impegnate in una qualsiasi attività.
La sua mano destra era stretta in una morsa intorno al manico della teiera. Ginny doveva aver notato le nocche bianche e il tremore evidente.
Aiutandosi con l'altra mano posò lentamente la teiera sul vassoio e alzò la testa.
"Scusami" disse Sirius gravemente 
"Ancora sto rimuginando sugli ultimi eventi." 
Ginny annuì, si accostò a lui e prese in mano la teiera, continuando a versare il tè.
"Io ancora non ci credo.."
Disse la ragazza tristemente, mentre con attenzione riempiva le tazzine. 
"Da quanto Hermione e qui?" 
"Da ieri sera."
La ragazza sgranò gli occhi leggermente e girò il viso verso Sirius.
"Dovevi dirmelo stamattina, non sarebbe successo nulla di tutto.."
"Ho solo seguito i desideri di Hermione, Ginny." La guardò rispondendole, lei aprì la bocca per ribattere ma la fermò mettendo una mano sul suo braccio.
"Prova a capirla, so che puoi. Viene tradita dal fratello della sua migliore amica, che guarda aso è pure il migliore amico di Harry. 
Ti posso assicurare, e te lo dirà anche lei, che non è stata una mancanza di fiducia nei confronti tuoi o di Harry, non voleva semplicemente crearvi un dispiacere o mettervi in una situazione di ambiguità." 
La sentì rilassarsi sotto la sua mano. 
"È solo che, forse, se lo avessimo saputo prima, tutto questo.." e indicò il salotto e il piano di sopra, dove riposava Remus "..non sarebbe successo."
"Forse, ma non lo sapremo mai. È andata così e cercheremo di gestirla al meglio" 
e lei lasciò che lui prendesse il vassoio per portarlo in salotto e lo seguì.

Attraversando la porta Ginny notò che Harry aveva cambiato posizione. Adesso era inginocchiato ai piedi di Hermione, parlava a bassa voce mentre lei scuoteva la testa con il viso nascosto dai capelli. 
Con molta calma lei si sedette, mentre Sirius posava il vassoio sul tavolino e gentilmente le porgeva una tazzina. Lo ringraziò e guardò la schiena di Harry che era chinata in avanti e sovrastata dai capelli dell'amica. Lo sentiva mormorare a bassa voce e colse solo poche parole.
"Dai, su.."
Hermione lentamente alzò la testa e con gli occhi rossi scrutò la stanza. Vide Ginny davanti a lei che le sorrise dolcemente e Sirius alla sua sinistra seduto sul divano davanti al fuoco che le porgeva una tazzina. Con lentezza la prese tra le mani e ne bevve un sorso, mentre Harry faceva il giro e si andava a sedere vicino a Ginny che gli prese la mano. Nella tristezza del momento, Hermione non potè non sorridere mentalmente a quella scena.
"Come sta Remus?"
Decise di chiedere voltandosi verso Sirius, con voce ancora tremante dal pianto.
"Meglio, ha preso una bella botta ma si era già ripreso quando lo abbiamo lasciato." disse Sirius e aggiunse "Non scusarti."
Hermione sgranò leggermente gli occhi, era proprio quello che stava per fare.
"Se Ron avesse avuto un po' di palle si sarebbe preso lui quello schiantesimo e non Remus." 
Sirius lo disse con fermezza e voltandosi verso la coppia sgranò leggermente gli occhi, come a sottolineare la sua posizione.
"Non avrei dovuto perdere il controllo a quel modo. Andrò comunque a scusarmi con Remus prima di andare a dormire." Disse Hermione, facendo finta di non sentire il commento di Sirius.
"Non ce n'è bisogno.." una voce lieve e roca fece voltare le teste dei presenti; Remus stava scendendo le scale molto lentamente tendendosi fermamente al corrimano, Sirius si alzò di scatto per andargli incontro ma Remus con un cenno della mano gli intimò di fermarsi, li raggiunse con passo cauto e si sedette vicino ad Hermione.
"Come stai?"
"Come se fossi stato colpito dalla strega più brillante della sua età" disse sorridendo a Harry, che abbassò il capo con un lieve sorriso.
Hermione a quel commento si voltò e con le lacrime agli occhi gli posò una mano sulla coscia.
"Remus, mi dispiace così tanto.." 
"Ti ho già detto che non ti devi scusare" disse posando la sua mano su quella della ragazza "lo sanno anche i muri che non era per me quello schiantesimo."
Lei singhiozzò
"Si ma.."
"E so anche che non è da te, ma credo che molti in quella situazione si ritroverebbero a reagire allo stesso modo" la interruppe, impedendole di andare avanti.
Spostò la mano dalla sua e la posò sulle sue spalle, stringendola a sé e rassicurandola.
Lei gravò su di lui e con la mano cercò invano di impedire alle sue lacrime di bagnargli la maglia. 
"Hermione.."
Ginny, seduta sul divano davanti all'amica, si sporse in avanti.
Hermione con la vista leggermente offuscata dalle lacrime mise a fuoco la rossa. Era il momento.
"Hermione, ti prego, potresti spiegare questa.."
Ginny lasciò la richiesta incompleta.
"Spiegare cosa? Tutto 'sto casino?" Pensò la rossa.
Hermione si accorse che l'amica si era ritrovata in difficoltà nel completare la frase. Anche lei non sapeva come definire la situazione. Era un disastro, un casino, una..
"Questa merda?"
Sirius come al solito aveva fatto sfoggio della sua poca diplomazia.
Per quanto la situazione non fosse delle più rosee, Hermione, ancora appoggiata a Remus sentì il suo corpo sussultare, e rimase stupita nel vedere che l'uomo, tenendosi la testa, forse per le fitte di dolore, stava cercando di trattenere una risata alla risposta di Sirius. Senza rendersene conto anche lei aveva iniziato a sorridere, la schiettezza di Sirius aveva creato una piccola bolla di ilarità. Dei piccoli sorrisi e delle piccole risate sfuggirono nel salotto, erano risate nervose. Sembravano le risate isteriche a un funerale.
Ma passati pochi secondi era tutto finito, le risate non c'erano più, l'unica cosa che era rimasta era la domanda di Ginny che aleggiava per la stanza.
"Ti ha tradita?"
Fu Harry a farsi avanti, che fosse per rompere quel silenzio cupo o per dare una mano a Hermione nessuno lo capì.
Hermione annuì.
"Rientrando in casa l'altra sera, era con una ragazza nel nostro bagno."
Lo disse velocemente, provando un profondo senso di vergogna.
"Cosa è successo?" La incoraggiò Ginny.
"Lui.. lui ha provato a negare che ci fosse qualcuno in bagno prima che aprissi la porta. Io avevo già scoperto con l'homenum revelio, ma speravo fosse un errore. Volevo controllare ma lui non si spostava. E l'ho schiantato. Ho aperto la porta e.."
Hermione guardò Harry con occhi sgranati, rossi e pieni di furia e paura.
"Lei era lì, con il mio asciugamano nella doccia. Doveva aver sentito la discussione e la botta che Ron aveva dato contro il muro, per questo era coperta."
Harry contraccambiò il suo sguardo, con un velo di tristezza nel guardare la sua amica stare così male.
"Io.." tossì per schiarirsi la voce "l'ho cacciata via di casa e poi di tutta fretta ho preso le mie cose e sono scappata qui da Sirius e Remus."
Harry si passò la mano libera tra i capelli, ancora metabolizzando l'accaduto, si girò verso Sirius che sentendo il suo sguardo su di lui si girò e continuò per Hermione.
"Noi eravamo in casa quella sera con Kingsley. Lei ha suonato alla porta fradicia ed è svenuta tra le braccia di Remus. Poche ore più tardi ci ha raccontato cos'era successo."
"Perché sei venuta qui?"
Chiese Harry a Hermione di getto. Sirius lo guardò, era implicito che Harry avesse omesso parte della domanda: perché sei venuta qui da loro e non da noi?
Ma non se la prese, anzi, lo capiva.
Sirius si girò verso la ragazza, che ancora aveva il braccio di Remus intorno al collo. Il suo amico era pallido, ancora non totalmente ripreso dalla botta che aveva dato quella sera, ma stava nascondendo il suo dolore di fianco alla ragazza. Aveva la testa reclinata all'indietro sulla spalliera del divano e aveva gli occhi chiusi. Stava palesemente ascoltando la conversazione che si stava svolgendo, ma era sceso solo per supportare Hermione e Sirius lo sapeva.
"Hermione non voleva metterci in una brutta posizione, Harry. Io sono la sorella di Ron e tu il suo migliore amico." rispose Ginny al posto di Hermione sospirando, rendendosi conto che la spiegazione di Sirius in cucina, se pur sommaria, le aveva permesso di capire la situazione e mettersi nei panni dell'amica.
"Se questo è vero, significa che la persona più intelligente che io conosca è in realtà più stupida di un troll."
Hermione alzò la testa di scatto, si aspettava un commento da parte di Harry, ma non tutta quella rabbia.
"Harry." Remus aveva alzato la testa, aveva detto il nome del ragazzo come per avvertirlo di non esagerare.
"Cosa? Cosa?!" Continuò il ragazzo sfidandolo "Datemi torto! Ho ragione io. Solo lei poteva andare a pensare una cazzata del genere!"
Harry respirava affannosamente e si alzò tremante 
"Io voglio bene a Ron, ma voglio bene anche a te cazzo! Ti considero mia sorella dal primo anno Hermione. E se Ron fa cazzate, per quanto gli voglia bene, lo vado a strozzare e poi ti vengo ad aiutare!"
Hermione annuiva lentamente, con le mani a coppa sulla bocca e le lacrime che scendevano ai lati del viso.
Fece il giro del tavolino e si piazzò davanti all'amica. Come un padre che raccoglie il proprio figlio da terra, Harry prese Hermione da sotto le ascelle, la liberò dal braccio di Remus, la tirò su verso di lui e l'abbraccio forte.
"Non devi fare sempre l'elemento sacrificabile. Tu non sei sacrificabile per me." Hermione scoppiò ancora più forte a piangere, infossando il viso nel collo di Harry.
"Mi dispiace, mi dispiace.."
"Non devi dirlo, tu non devi chiedere scusa a nessuno" disse Ginny. Anche lei era in piedi alle spalle di Harry e spostava i capelli dal viso bagnato di Hermione. 



Remus era rimasto a guardare Harry, Ginny e Hermione per qualche secondo, per poi alzarsi cautamente e andare in cucina per dare spazio ai tre amici. Sirius lo aveva seguito poco dopo.
"E questa è andata.." disse Remus a Sirius, mentre riempiva un bicchiere d'acqua nel lavandino.
"Già.."
Remus si voltò e guardò l'amico, stranito dal tono che era uscito dalla sua bocca.
Sirius sembrava pensieroso.
"Che c'è?"
Sirius esitò più volte nel rispondere, come se non riuscisse a formulare una frase di senso compiuto. 
"Secondo te ha già realizzato che il tradimento è stato più di uno?"
"Cosa intendi dire? Certo che lo ha realizzato, lo ha sentito benissimo oggi quel.." Ma Remus si trattenne nel dare un qualsiasi epiteto a Ron, non era una buona idea.
"Remus.." lo ammonì Sirius "lo sai benissimo che tra il sentire e il realizzare c'è una gran differenza."
Remus dovette dar ragione a Sirius, Hermione aveva perfettamente sentito Ron dichiarare che era andato a letto con altre ragazze, e il dolore che provava al petto a causa dello schiantesimo ne era la prova, ma ancora non aveva avuto modo di pensarci a fondo. 
"Beh, adesso ha anche Ginny e Harry a supportarla, credo che potrà superare anche questa batosta."
Sirius annuì lentamente, sembrava davvero preoccupato per lei.
"La testa ti fa ancora male?"
"Lievemente, nulla che una buona dormita non possa sistemare" rispose Remus sorridendo all'amico.
"Io torno di là, vieni?" Gli chiese Sirius con la mano sulla porta pronto ad aprirla.
"Un minuto e sono da voi" disse riempiendo una seconda volta il bicchiere, la pozione che gli avevano dato Sirius e Ginny gli aveva seccato la gola tremendamente.
Rimase da solo in piedi in mezzo alla cucina, con il bicchiere tra le mani poggiò i gomiti sul tavolo e si chinò in avanti, nascondendo la testa tra le braccia.
Sospirò.
Non glielo aveva detto. Un altro dettaglio che gli era stato omesso. Non ce l'aveva con Hermione ma il fatto che non si fosse aperta totalmente con lui lo faceva impazzire. Sapeva benissimo che alcune cose gli erano state taciute dalla ragazza perché rivelandole avrebbe potuto causare un bel po' di problemi nella linea temporale, ma questa in teoria non avrebbe creato alcun problema. Ancora nella stessa posizione si rigirò il bicchiere freddo tra le mani.
Sospirò di nuovo afflitto e incastrò ancora di più la testa tra le braccia.
Si diede dello stupido da solo. Se lei glielo avesse detto lui si sarebbe comportato di conseguenza con Ron, non avrebbe potuto nascondere la rabbia nei confronti del ragazzo negli anni successivi. 
Era meglio di lui anche in questo, dovette ammettere Remus. Pur essendo tornata indietro era avanti a lui anni luce. E lei ancora non lo sapeva. 
Una mano piccola, calda si poggiò sulla sua spalla. Il tocco lo riportò sul pianeta realtà in un secondo. Alzò di scatto la testa, che gli dolse per quel movimento brusco e un capogiro sopraggiunse.
"Scusami! Non volevo spaventarti.."
Era Hermione. Lo guardò allarmata
"Ti fa ancora tanto male?" Lo disse indicandogli la testa.
La breve smorfia di dolore doveva averlo tradito.
"No no, sono solo un po' frastornato ma sto bene, davvero." le sorrise.
"Senti Remus.."
"Non ti vorrai ancora scusare, vero?" Le disse spostandosi e appoggiandosi sul lavandino.
"Si, invece." Disse determinata.
Sembrava che l'essersi confidata quel poco con Harry e Ginny le avesse soffiato in corpo un po' di quella energia che l'aveva sempre caratterizzata. La lasciò continuare.
"Io devo chiederti scusa Remus. Mi dispiace tanto per quello che ti ho fatto. Quando Ron ha detto.." la voce le tremò e guardando verso il basso inspirò per darsi forza ".. quando ha rivelato che era andato con più di una ragazza ho perso il controllo. E tu ci sei andato di mezzo."
Lui la guardò dolce, mentre lei camminava e si spostava davanti a lui, ancora poggiato sul bordo del lavandino.
"Quando ho visto che lo schiantesimo ti aveva colpito e il tuo corpo per terra, io.. io.." la vide, sull'orlo delle lacrime. Stava rivivendo la scena e il dolore si mostrava sul suo viso. Remus le prese il polso e la tirò a sé, avvolgendola tra le sue braccia e posando con lentezza il proprio mento sulla sua testa.
"Ssssh, tranquilla va tutto bene, lo so che non volevi. Sono qui, sto bene.." 
Lei annuì contro il sui petto, e Remus non poté non sentire che il suo viso si trovava nell'esatto punto dove lo schiantesimo aveva colpito. Ma la sua vicinanza non poteva che eliminare tutti i dolori, le paure e le preoccupazioni che aveva. La strinse ancora più forte a sé, godendo di quel contatto e facendole capire che per lui, lei, non aveva nessuna colpa.
Rimaserò così per qualche minuto, lei si stava calmando tra le sue braccia. Quando i singulti si erano ormai completamente dissipati, Hermione allontanò di poco la testa dal petto di Remus per poterlo guardare negli occhi, sguardo che lui ricambiò. Lui si perse a guardare il viso di lei e i suoi contorni. Era uno sguardo carico di una dolcezza così evidente che Hermione arrossì all'improvviso, ma continuò a guardarlo negli occhi. 
Lui d'altro canto si era permesso, per una volta, di guardarla come si era permesso di guardarla solo in passato. In quel momento sapeva che lei non avrebbe colto il vero significato di quello sguardo. 
"Basta scuse, va bene?" Disse lui ancora perso a guardarla. Lei annuì e aggrottò lievemente le sopracciglia scure.
"Volevo spiegarmi bene con Harry e Ginny ma non potevo continuare senza prima chiederti scusa. Non riuscivo a concentrarmi su altro."
Gli disse, e un'ultima lacrima le scivolò sulla guancia rossa. Lui le sorrise, la baciò sulla fronte e la strinse un'ultima volta prima di liberarla dalla sua stretta, anche se controvoglia. Lei ancora teneva stretta la sua mano nella sua. 
Avesse potuto si sarebbe barricato con Hermione dentro la cucina, l'avrebbe tenuta in quella posizione per sempre e le avrebbe raccontato tutto, ogni cosa. Le avrebbe detto come in un battito di ciglia lei avrebbe sconvolto completamente la sua vita, un piccolo gesto da parte sua e tutte le carte in gioco sarebbero state cambiate. Il lui del presente era ciò che era perché lei aveva lasciato un enorme impronta nel suo passato.
Voleva spiegarle come il suo futuro sarebbe diventato un tutt'uno con il suo passato. Di come quello sguardo che le aveva appena dedicato avrebbe avuto un senso, e che ne sarebbero arrivati altri, molti altri.
"Tutto bene?" La testa di Ginny sbucò dalla porta, e con lei le fantasie di Remus si erano volatilizzate. Era venuta a controllare la situazione, dovevano essere rimasti in cucina per un bel po'. La rossa immaginava che Hermione fosse andata a scusarsi con Remus. Non appena aveva visto Sirius ritornare al suo posto sul divano, Hermione si era alzata e mossa verso la cucina. L'occhio di Ginny cadde sulla mano di Hermione che stringeva quella di Remus, e un piccolo sorriso si dipinse sul suo viso.
"Non volevo disturbarvi ma.."
"Tu non disturbi mai." la interruppe Hermione con il primo sorriso da giorni.
Ginny ampliò il suo sorriso e continuò rivolta a Remus
"..So che tu e Sirius avevate preparato la cena. I signorini di là hanno fame, io pure, tu hai preso una pozione e, se conosco bene Hermione, so che in questi giorni non avrà mangiato un bel niente."
Remus con un sorriso divertito annuì, mentre Hermione chinava la testa. Ginny la conosceva proprio bene. 
"Con gli altri due.."
"I "signorini" intendi?" Disse Remus divertito.
"Si proprio loro.." gli rispose Ginny stando al gioco "Pensavamo di mangiare qualcosina qui in cucina."
Remus ancora sorridente annuì, lasciò la mano di Hermione e si chinò per tirare fuori i piatti dalla credenza.
Ginny entrò in cucina di tutta fretta.
"Non ci provare Remus, vai di là a sederti."
L'uomo provò a protestare, ma lo sguardo di Ginny lo fece desistere. Era proprio figlia di sua madre. 
"Pure tu Hermione!" La ragazza non ci provò nemmeno, sapeva che Ginny non si sarebbe lasciata aiutare.
Andarono in salotto e si unirono a Sirius, poiché Harry era già scattato sull'attenti e corso in cucina pronto ad aiutare la ragazza.
"Certo che è impressionante quanto Harry e Ginny assomiglino a James e Lily, tutti e due teste dure. Io li ospito e loro mi insultano se provo ad alzare un dito."
Esordì Sirius mentre Hermione e Remus si sedevano sul divano. 
"Come state?" Chiese loro.
"Meglio" risposero in coro e si sorrisero.


Harry e Ginny avevano sistemato il tutto per la cena. Tutti e cinque si erano seduti a tavola e avevano inizato a mangiare. Hermione, per quanto fosse più sollevata di esser riuscita a parlare con i due amici, ancora aveva una spossatezza e un dolore addosso che le impedivano di mangiare più di due forchettate. Ginny la guardava dall'altra parte del tavolo e ogni volta che incrociava il suo sguardo le sorrideva incoraggiante. Era riconoscente a tutti loro. Tutto quello che avevano fatto quella sera, e quei giorni pensando anche a Remus e Sirius, era stato quello di farla sentire a proprio agio, di supportarla nel suo dolore.
Harry tra una forchettata e l'altra la fissava, con uno sguardo pieno di tristezza e pietà che le sembrò di essere tornata al sesto anno. 
Aveva ascoltato le loro conversazioni durante la cena, parlavano del più e del meno, cercavano in ogni modo di non toccare l'argomento Ron.
Ma sapevano, anzi, dovevano parlarne di nuovo e tra un tentennamento e l'altro erano ritornati sul rosso. Il primo passo l'aveva fatto Harry, di nuovo.
"Io l'ho visto stamattina, gli ho parlato, gli ho detto che stasera eravamo a cena da voi" indicando i due uomini.
Hermione lo ascoltava.
"Non ha detto una parola Hermione. Era come se tutto fosse normale, non sembrava nervoso, nulla."
Hermione sospirò. 
"Prima che voi due arrivaste lui aveva detto che voleva sistemare la situazione. Sembrava gli importasse di più quello che la gente poteva pensare di lui, di noi, che di tutto il resto." 
Il silenzio calò sulla tavolata. 
"Ha dato una spiegazione? Ti ha chiesto scusa?" Chiese Ginny.
"No." Disse, scuotendo il capo "Quando ha provato a dirmi che mi amava, che gli dispiaceva per tutto, non si è reso minimamente conto del fatto che mi aveva rivelato che la donna che era nel bagno, non era stata la prima. È li che ho perso il controllo.." guardò Remus come per scusarsi un'altra volta "..ed è lì che siete entrati in scena voi." Concluse guardando i sue amici.
"Andava male tra di voi?" Chiese Harry. Voleva provare a capirci qualcosa.
Hermione si era fatta la stessa domanda più e più volte quei due giorni.
"Si e no. Si, nel senso che non avevamo più tutto il tempo del mondo per stare insieme; No, perché cercavamo sempre di ritagliarci i nostri momenti, anche se brevi." Gli disse contorcendosi nel mentre le mani sotto il tavolo.
"L'unica cosa è che le litigate, seppur non frequentissime, erano aumentate. Si lamentava del fatto che io lavorassi fino a tardi. Che non avessi più tempo per lui.." 
"E quindi ha deciso di sistemare il tutto andando a scopare altre persone? Terapia di coppia proprio." Disse amaro Harry.
Hermione mise i gomiti sul tavolo e posò la fronte sulle mani unite, voleva impedirsi di piangere.
Una mano iniziò a muoversi sulla sua schiena con movimenti circolari, inclinò leggermente la testa e vide che era Remus che cercava di calmarla.
"Scusa.." disse Harry vedendo cosa aveva scatenato la sua frase.
"È che non riconosco Ron in questo racconto e non riesco a vederti stare così."
Le disse con voce bassa.
"Neanche io lo riconosco Harry. È stato proprio un pugno in faccia." La voce di Hermione si era lievemente incrinata nel dirlo, e gli occhi erano lucidi dalle lacrime.
"Quando ho aperto quella porta mi è crollato il mondo addosso."
"La conoscevi?" Si intromise Ginny.
Hermione scosse la testa.
"Mai vista in vita mia. Ho la sua faccia che mi perseguita da due giorni. Fosse stata una conoscente, un'amica di Ron, una collega forse avrei meno pensieri.."
"Perché dici così?" Chiese Sirius a capotavola. 
"Perché il fatto che sia la prima presa a caso mi manda fuori di testa. Fosse stata una che conosceva bene, almeno, potevo immaginarmi che ci fosse stata una connessione, dei sentimenti che si fossero venuti a creare e che quindi il tradimento fosse stato solo la conseguenza delle mie assenze."
Sirius capì dove voleva andare a parare Hermione.
"Così con una.. anzi più sconosciute non c'è una vera e propria motivazione. Certo ci vedevamo meno, eravamo meno.. intimi di come volevamo, ma non giustifica la ricerca di altri contatti.. o forse si."
Disse quell'ultima frase tutta d'un fiato.
Si sentiva completamente a nudo dopo quell'arringa, ma la mano di Remus, che non si era spostata dalla sua schiena le diede la forza di andare avanti.
"Siamo adulti. Non abbiamo più le libertà di quando andavamo a scuola. Ho cercato di venirgli incontro più volte, cercavo di spiegare il perché di certi orari, e soprattutto gli ho chiesto.. gli ho chiesto centinaia di volte di sfogarsi come me. Ma lui niente, voleva rimanere arrabbiato e io dopo un po' ho allentato le briglie.."
"Giustamente." Disse Sirius. 
Tutti si voltarono verso l'uomo.
"Hermione l'hai detto pure tu, glielo hai chiesto, gli hai dato lo spazio per sfogarsi con le sue frustrazioni e lui ne ha approfittato per un po' e poi ha deciso che era troppo lavoro."
"Io e Harry ci vediamo poco rispetto a qualche anno fa Hermione ma cerchiamo sempre di ritagliare piccoli spazi e soprattutto di parlare tra di noi se qualcosa non va'." Le disse dolcemente Ginny allungandosi leggermente sul tavolo.
"Tu hai fatto tutto quello che dovevi fare con lui, e mio fratello se n'è infischiato. Non darti colpe."
Hermione annuì piano alle parole dei suoi amici.
Approfittando del silenzio Harry fece una domanda:
"Rimarrai qui?" 
Hermione non rispose subito, ci aveva pensato in quei due giorni. Non voleva essere un peso per i due uomini. Li guardò entrambi colpevole.
"Per adesso, quando poi avrò preso tutte le mie cose me n.."
"Certo che rimarrà qui!"
La interruppe Sirius, e le sorrise.
"Ma è casa vostra non voglio intromettermi.."
"Hermione, è casa tua." le disse Sirius dolce.
Harry sorrise al padrino, grato che fosse così vicino alla sua migliore amica.
Ma Harry aveva una seconda domanda che voleva porle, e si aspettava che la risposta fosse più complicata.
"E per lunedì? Ci sarai?"
Hermione lo guardò confusa.
"Lunedì?" Pensò la ragazza, e il suo sguardo si posò su una Ginny tesa. E ricordò. 
"Il compleanno!" E a quel pensiero sgranò gli occhi.
"Se non te la senti non sei obbligata, è una festicciola e tu sei più che giustificata nel non venire. Non hai obblighi nei miei confronti" le disse Ginny comprensiva
"O se preferisci posso chiedere a Ron di non venire."
Hermione si sentì in colpa. Non poteva creare tutto quello scompiglio. Aveva preso la giornata libera per andare a festeggiare la sua migliore amica alla Tana. L'avevano ascoltata, l'avevano sorretta in tutti i suoi momenti bui e lei, per quanto nervosa, poteva sopportare di fare almeno un passo a casa della sua amica per festeggiarla.
"No, no non devi. Proverò a venire."
Harry e Ginny sorrisero e quest'ultima aggiunse 
"Se all'ultimo non te la senti basta un gufo e nessun problema, chiaro? Hai il diritto di fare scelte per te stessa."
Hermione annuì cercando di sembrare convinta della sua decisione.
La serata volse al termine, i tre coinquilini salutarono la coppia che, prima di mettere piede tra le fiamme verdi, di sincerò di ricevere un gufo l'indomani per sapere come si sentisse l'amica.
Hermione fece questa promessa e non appena scomparirono nel camino si voltò di colpo verso i due uomini.
"Grazie per quello che avete fatto e state facendo per me.."
"Non ringraziarci, è un piacere." Le rispose Sirius, le porse una mano e la accompagnò dalle scale che portavano al piano superiore. 
"Sei stata davvero brava.." disse Remus che li seguiva, ancora leggermente incerto salendo le scale a causa delle fitte alla testa che cercava di mascherare.
La accompagnarono davanti alla sua stanza, sì girò, baciò entrambi sulle guance e si chiuse la porta alle spalle.
Sirius guardò Remus che si incupì non appena la porta si chiuse. Gli diede una leggera pacca sulla spalla e lo squadrò per bene.
"Tu devi stenderti e prendere quella maledetta pozione ora, a malapena stai dritto e sei pallido come un morto." Gli disse a mezza voce. 
"È la luna piena.."
"È il sangue che hai perso sul pavimento oggi, altro che la luna piena."
Remus cercò di guardarlo storto ma era sfinito: aveva ragione Sirius.
"Pozione. Letto. Vai. Deficiente." disse Sirius aprendo la porta della sua stanza ed entrandoci.
"Va bene, va bene!" Disse Remus strascicando i piedi anche lui entrando in camera sua. Voleva provare a prendere la pozione per poi andare a vegliare su Hermione, ma non appena la inghiottì le palpebre iniziarono a calare e si sdraiò. 




















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Capitolo 6
*** Sesto capitolo ***



"Ma io devo tornare a lavoro!" 
"Te l'ho già detto. Ho chiesto a Kingsley di farti dare un permesso per malattia."
"Sirius, ho del lavoro fa fare, non posso permettermi.."
"Hermione, il tuo capo ti ha dato una settimana, goditela, per Godric! Ne hai bisogno!"
Quella domenica Remus si era alzato, completamente ripreso dalla sfortunata caduta di due giorni prima, ed era sceso in cucina. Sirius ed Hermione stavano discutendo, in piedi uno davanti all'altro separati dal tavolo di mogano.
"Guarda che non succede nulla se per una volta ti prendi del tempo per te stessa, eh!"
Hermione assottigliò gli occhi e posò entrambe le mani sui fianchi.
"Lo so benissimo questo, ma ho del lavoro in sospeso!"
Come se non vi fosse nessuno, entrò completamente nella grande cucina e passando alle spalle della ragazza raggiunse il bancone.
Mentre si allungava per prendere una tazza dal mobile dopra il bancone, Remus sorrise nel vedere la ragazza dare battaglia all'amico. Si era ripresa. Certo, non era ancora l'Hermione di sempre, ma lo sfogo con Harry e Ginny e la corrispondenza che aveva avuto con loro sembrava aver sortito l'effetto desiderato. Inoltre, quella discussione le aveva donato un po' di colore che le andava a illuminare il viso stanco.
Riempì la propria tazza con del tè e si sedette a capotavola. Con le mani giunte a sorreggere la tazza davanti al viso osservò la discussione come se fosse una partita di tennis. Sirius decise di controbattere.
"Senti, che ti piaccia o no, il tuo capo ti ha liberato fino a Giovedì. Potrai stare tranquilla fino a Giovedì?!"
La donna sbuffò sofferente.
"Non sono malata Sirius! Avevo bisogno di questi giorni per riprendermi? Certamente! Ma sto meglio oggi! Posso dare un'occhiata ai miei appunti.." 
e la vide aggrottare la fronte e posare lo sguardo sul tavolo. Era come pietrificata. Sirius le rispose a tono ma la ragazza palesemente si era persa nei suoi pensieri. 
"Mi hai sentito?" Le disse Sirius abbassandosi per farsi vedere, con i capelli che sfioravano la superficie del tavolo.
"Hermione?" Disse Remus sporgendosi verso di lei.
"..Appunti.." bofonchiò lei sgranando leggermente gli occhi.
I due uomini si guardarono confusi.
"Cosa hai detto?"
"I miei appunti.." ripeté lei, e guardò Remus.
"Ho lasciato i miei appunti nella valigetta in ingresso.." 
Sirius sbuffò e Remus lo guardò male.
"Come faccio a prenderli?"
"Li lasci lì!" disse Sirius incrociando le braccia scocciato. 
"Sirius!" - lo guardò dura, ripresa da quel blocco momentaneo, e allargò le braccia esasperata - "Ho capito che devo starmene a casa! Comunque vorrei avere i miei appunti qui!"
"Per l'ennesima volta: Non. Devi. Lavorare." Le rispose scandendo le parole e dandosi il ritmo con la mano.
"Non voglio lavorare, voglio solo riprendermeli! Ma non voglio rientrare in quella casa!" Sbatté un piede a terra.
Sirius si rassegnò, ancora infastidito dal non essere riuscito a convincerla.
"Fatteli spedire da Ro.. Coso."
Il nome di Ron era diventato quasi tabù. Non che Hermione lo avesse vietato, ma come di comune accordo avevano smesso di pronunciarlo. 
Lei si irrigidì. 
"No."
"Manda Ginny.."
"Ma figurati se chiamo Ginny per.."
"Harry! Ah no, aspetta Harry.."
"Non posso chieder loro di andare per una cosa così, Sirius!"
"Beh, io non posso. Devo andare a Hogwarts oggi e poi ho un impegno.."
"Ci vado io." 
Entrambi si girarono verso Remus.
Si era stancato di sentirli battibeccare. Anche lui pensava che Hermione non dovesse lavorare o sforzarsi troppo durante quella settimana di pausa, ma sapeva che la ragazza non sarebbe riuscita a starsene con le mani in mano.
"Come?"
Gli chiese lei con un sorriso.
"Vado io a prenderli, oggi." Disse posando delicatamente la tazza sul tavolo.
"Oh Remus, grazie! Grazie, grazie, grazie!"
E si buttò su di lui abbracciandolo.
L'uomo rise a quella dimostrazione d'affetto e con le braccia della ragazza intorno al collo guardò Sirius. Le labbra dell'amico si unirono formando una parola che assomigliava molto a "debole".

Hermione aveva continuato a seguirlo e a ringraziarlo per tutta la mattinata. Gli aveva anche detto che non aveva preso le chiavi quando era uscita dalla casa e che non sapeva se "coso" fosse in casa.
Lui si era proposto di prenderle anche altri oggetti ma lei aveva negato. 
"No Remus, quando sarò pronta andrò io. Non preoccuparti." Provò ad insistere ma la ragazza rimase ferma sulla sua idea.
Poco prima di mezzogiorno si preparò per andare a riprendere la valigetta, salutò la ragazza che stava sistemando la propria stanza e andò a bussare alla porta della stanza di Sirius. 
"Avanti!"
Entrò mentre Sirius stava preparando la propria valigetta. Aveva ricevuto un messaggio dalla Preside McGonagall, aveva bisogno di aiuto nel gestire le nuove iscrizioni. Lo aveva fatto anche Remus l'anno precedente. Per coloro che nascevano in famiglie di maghi la lettera spedita dalla Preside tendenzialmente bastava come prova di iscrizione ad Hogwarts. La difficoltà stava nelle famiglie di Babbani, dove i ragazzi di undici anni che avevano ricevuto la lettera erano i primi in generazioni a presentare tracce di magia.
Era da qualche anno che la Preside aveva capito che delegare non era un peccato, e aveva chiesto ai suoi colleghi di aiutarla in questo processo. L'anno prima era stato il turno di Remus. Era stata un' emozione poter spiegare e dare finalmente delle risposte a infinite domande e timori.
"Stai andando?" Gli chiese Sirius ancora indaffarato con la cerniera della valigetta.
"Si, pure tu vedo. Vuoi una mano?" Gli disse indicando la ventiquattrore. 
Sirius riuscì a chiuderla e sorrise all'amico. 
"L'ultima volta che ho usato il camino dello studio della McGonagall la valigetta si è aperta rilasciando un'onda di fogli e documenti bruciacchiati per la stanza." Rise prendendola e tenendola per i manici saldamente, muovendola verso l'alto e il basso come per testarla.
"La McGonagall avrà fatto i salti di gioia."
"Non era affatto contenta Minerva" disse ridendo sommesso.
Remus rise con lui.
"Senti, di che impegno parlavi stamattina in cucina?" Chiese Remus.
"Ah si! Mi ha dato appuntamento Harry a Hogsmeade. Ha detto che era piuttosto urgente." 
Allo sguardo interrogativo di Remus alzò le spalle. 
"Non ho idea del motivo, ma non credo sia nulla di grave." 
"Si sarà impanicato cercando il regalo per Ginny?"
Sirius sorrise a quell'uscita. 
"Non sarebbe la prima volta!"


Remus infine salutò Sirius, anche lui ormai pronto a partire e prese le scale per andare al piano inferiore.
Trattenne lievemente il respiro facendo la rampa di scale che lo avrebbe portato davanti all'ingresso. Ogni scalino era una fitta di dolore, come se fossero dei piccoli promemoria che lo avvertivano della Luna piena. A ogni movimento le articolazioni gli dolevano.
Aveva preso la pozione antilupo mezz'ora prima, ma i suoi effetti non erano ancora entrati in pieno vigore. 
Sospirando aprì la porta di casa e posò entrambi i piedi sull'ultimo gradino, concentrandosi. 
Girò su se stesso e con un forte schiocco comparve nel punto di smaterializzazione davanti a casa di Hermione.
Mentre si sistemava i vestiti, che si erano leggermente girati nel viaggio, guardò davanti a lui e vide la casa di Ron e Hermione. Era una bella casa londinese, bianca, schiacciata nella schiera di case gemelle che si estendevano ai suoi lati. Si ricordava bene il giorno che Hermione e Ron l'avevano comprata e vi erano andati a vivere. Avevano fatto una piccola festa per festeggiare il traguardo raggiunto, e quasi tutta la famiglia Weasley con Harry, Sirius e lui a seguito erano andati a congratularsi.
Era stata una bella giornata e Arthur aveva insistito nel fare delle fotografie davanti alla casa con la macchina fotografica babbana che aveva ricevuto per il suo compleanno. Aveva fotografato tutti davanti alla dimora per poter celebrare al meglio quell'evento. 
Ma a fine giornata George era riuscito a impadronirsi della macchina e aveva insistito nel far fare un'ultima foto alla coppia, spingendo il fratello a fare un gesto più romantico da immortalare. Fu così che Ron aveva preso Hermione, le aveva fatto fare un casquè e aveva posato le sue labbra sulle sue. Lui aveva chinato lo sguardo quei pochi secondi per non vedere la scena nella sua interezza. Sapeva perfettamente che la ragazza che Ron stava baciando non era ancora la sua Hermione, ma comunque, non se la sentì di guardare.
Scosse la testa per risvegliarsi da quei pensieri, strofinò le mani sulle cosce per sistemare i pantaloni e si incamminò verso la casa. Alzò la testa e guardando le finestre notò dei movimenti dietro i vetri del piano terra e capì che Ron doveva essere in casa. Sospirò, da una parte felice di poter gestire quella situazione subito, ma dall'altra parte non aveva molta voglia di avere a che fare con Ron. Ron aveva sbagliato, e per quanto il ragazzo non potesse saperlo, ferendo Hermione in quel modo era come se avesse fatto un torto a lui. Salì i brevi gradini, si passò una mano tra i capelli castani striati di grigio e si decise a suonare il campanello.
Aspettò, un po' sofferente per il sole di Agosto che stava picchiando sulla sua nuca con violenza, ma poi sentì qualcuno rovistare sulla porta. Probabilmente Ron stava guardando dallo spioncino.
Il silenzio per qualche secondo e poi vide la porta aprirsi lentamente. Si trovò davanti Ron. 
"Remus! Cosa ci fai qui?" Chiese il rosso un po' titubante.
"Ciao, dovrei prendere due cose per Hermione se non ti dispiace." Disse velocemente. Voleva fare in fretta.
Le spalle del rosso da tese si rilassarono lievemente. 
"Ah.."
E rimasero fermi sulla porta a fissarsi. In realtà Remus fissava Ron, mentre quest'ultimo guardava per terra.
Per quanto non se la sentisse di giustificare nulla di quello che il ragazzo aveva fatto, provò una punta di pena guardandolo.
Il rosso si riprese e gli fece cenno di entrare.
"Se devi prendere i vestiti ce ne sono alcuni ancora qui, per altre cose non saprei precisamente.."
"No, tranquillo, dovrei prendere solo questa e.." - disse chinandosi a pochi passi dall'ingresso per raccogliere la ventiquattrore vicino all'attaccapanni - 
"E queste." Alzandosi e prendendo le chiavi dal piattino in ingresso. Alzò la mano per mostrarle a Ron e abbassò lo sguardo per controllare di non aver lasciato nulla. Quei pochi secondi di silenzio dovevano essere stati troppo per Ron, poiché decise di interrompere il tutto ed esordire con la prima cosa che gli passò per la testa.
"Ti fa ancora male?"
Guardò il ragazzo, che quasi con espressione sofferente, e non con poco imbarazzo, aveva formulato la domanda.
Capì che stava parlando della ferita di pochi giorni prima poiché Ron gli aveva brevemente indicato la testa.
"No, Ginny e Sirius mi hanno sistemato in poco tempo"
Ron annuì grave.
"E Harry?"
Remus si stupì. Si era immaginato che il rosso avrebbe fatto qualche domanda, ma si aspettava che la prima fosse su Hermione. 
Forse non voleva rischiare di fare più danni, anche solo nominandola.
Ma poi Harry cosa? 
"Harry?" Gli chiese Remus di rimando confuso. 
"L'hai più visto dall'altra sera?"
Il viso di Remus era teso in avanti, tentava in tutti i modi di mantenere il viso con un espressione neutra ma le sopracciglia si erano alzate per mezzo secondo, come a dimostrazione del suo stupore.
"No. So che ha scritto a Hermione ma non è più passato da venerdì."
Aveva intenzionalmente detto il nome della donna, non per cattiveria, ma il fatto che non gli avesse chiesto nemmeno come stava lo aveva leggermente indispettito. 
Ma il rosso sembrava solo preoccupato della reazione del suo migliore amico.
"No perché sai.. Abbiamo turni diversi questo week-end e volevo spiegarmi prima di domani, ma non si è fatto vedere.."
Non aveva nemmeno il coraggio di andare lui a spiegarsi dopo il casino di Venerdì sera? Gli altri dovevano fare il lavoro per lui? 
Si stupì anche nel sentire che Harry non si era ancora fatto vedere. A quanto pare la situazione era in stallo.
"Non credo di poterti aiutare Ron." disse Remus neutro, cercando di non far trasparire nessuna emozione e incamminandosi verso la porta. Ron lo seguì ancora pensieroso aggiungendo:
"Si, certo hai ragione.. magari domani gliene parlerò" disse grattandosi la testa.
Remus si fermò. 
"Non credo domani sia una buona idea."
Disse ancora voltato verso la porta.
"Perché?" Chiese confuso il ragazzo.
"È il compleanno di tua sorella domani."
Gli disse voltandosi, scioccato da quella dimenticanza.
"E quindi?"
Remus lo guardò con gli occhi leggermente sgranati.
"Non credi sia il momento meno adatto per parlarne? Sarà il compleanno di Ginny. Vorrà festeggiarla, no?" -
Non vedendo l'arrivo di una risposta aggiunse -
"E poi dovrebbe esserci anche Hermione domani, io aspetterei per non spostare l'attenzione da Ginny."
Il ragazzo sembrò ponderare ciò che Remus gli aveva detto, e riprendendo il passo si sporse per aprire la porta all'uomo. 
"Ma sì, forse hai ragione tu.."
Remus lo squadrò per un secondo e poi annuì. 
"Grazie Ron."
Ancora perso tra le parole di Remus, Ron fece un cenno di saluto all'uomo e chiuse la porta.
Remus scese i gradini e si incamminò velocemente verso l'area di smaterializzazione. Mentre si assicurava che le chiavi di Hermione fossero al sicuro nella sua tasca dei pantaloni e che la valigetta fosse chiusa ripensò alla breve discussione. Sul punto di girare su se stesso sperò davvero che il ragazzo seguisse il suo consiglio e si smaterializzò.

"..e la lista?"
"È questa qui, con i vari indirizzi e nomi. Hai capito cosa devi dire?"
"Certo Minerva"
Minerva McGonagall era seduta nel suo studio con pile e pile di lettere sulla scrivania e davanti a lei vi era seduto Sirius.
L'uomo, quando la donna si era distratta a ricontrollare il foglio che gli stava porgendo, aveva alzato gli occhi al cielo.
Era la terza volta che glielo chiedeva.
Non era cambiata di una virgola, sia nell'aspetto che nei modi.
Il primo impatto che avevano avuto Sirius e Remus nel vederla alla scrivania del defunto preside era stato strano.
Sapevano perfettamente che la donna sarebbe stata un'ottima preside: una donna ricca di intelligenza e, fortunatamente e sfortunatamente, priva di quell'inclinazione alla segretezza e di quell'aurea mistica che emanava Silente. 
Quest'ultimo sostava nel quadro che si trovava alla destra della scrivania.
Sirius lo guardò e Silente gli fece un cenno e un occhiolino.
"Se preferisci potrei continuare a farlo io lo smistamento.." 
Rigirò la testa verso la donna.
"Minerva, se vuoi farlo tu e hai tempo lo puoi fare assolutamente. Nessuno te lo impedisce! Ma ti prego, scegli."
"Scusami."
Sirius la guardò colpito, per quanto fosse passato molto tempo dai suoi anni scolastici, ogni volta che chiamava la donna per nome, o si rivolgeva a quest'ultima con più enfasi rispetto a quando era studente, sentiva una piccola voce, probabilmente la sua coscienza, urargli contro.
"Non devi, anzi scusami tu. Non devi scegliere ora. Abbiamo ancora qualche settimana. So che tieni molto al discorso pre-smistamento." - Le sorrise gentile -
"Il mio lo ricordo come se fosse ieri.."
La donna posò la lista davanti all'uomo.
"Cosa ricordi di quel momento?"
Gli chiese con la voce addolcita da quel ritorno al passato.
"Ero felice di aver subito fatto amicizia con James, Remus e Peter sul treno. Ma durante il tuo discorso ero terrorizzato."
"Come mai?"
"Avevo paura che nonostante il mio ripudio per la mia famiglia e tutto ciò che credevano e rappresentavano, il cappello mi avrebbe messo comunque in Serpeverde."
La donna chinò il capo solennemente.
"Ma poi quando tu mi poggiasti il cappello sulla testa e quello urlò Grifondoro fui felicissimo..." lo sguardo che vagava per la stanza pieno di ricordi si indurì leggermente quando lo riposò sulla donna  "Ma allo stesso tempo avevo la conferma: ero nato nella famiglia sbagliata."
La donna gli donò uno dei suoi rari sorrisi, leggermente rovinato da quel breve lampo di pena che comparve sul suo viso.
Ricominciarono a lavorare e a controllare che tutti i ragazzi di famiglie babbane fossero sull'elenco di Sirius. Lui, insieme ad altri colleghi, avevano l'incarico di andare a informare le famiglie di nati babbani. Dovevano spiegare loro che i loro figli, dal momento in cui la magia si era presentata in loro, erano stati iscritti alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Ovviamente era un lavoro delicato, e non era la prima volta che Sirius lo faceva, poiché bisognava rassicurare i genitori e ascoltarli. Soprattutto in questi casi, dove la presenza di un mago non era un ovvietà, bisognava essere cauti e essere capaci di essere chiari e comprensivi.
Minerva guardò l'orologio e soddisfatta sistemò le carte con la bacchetta e le fece evanescere. Si alzò e si sistemò la veste verde smeraldo.
"Ti chiedo scusa Sirius, ho lasciato dei documenti in camera. Li prendo e poi finiamo velocemente il tutto."
"Certo Minerva."
La Preside uscì dallo studio e si incamminò verso le sue stanze.
Sirius si rilassò leggermente sulla sedia e si voltò una seconda volta a guardare il ritratto di Silente.
"Manca poco lo sai?" Gli disse, di getto, come se fossero nel mezzo di una conversazione.
"Immaginavo fosse quasi l'ora, o l'anno."
Rispose rapido il vecchio preside con gli occhi che brillavano dietro gli occhiali a mezzaluna.
Sirius lo guardò confuso.
"Il concetto del tempo spesso sfugge quando si è in questa forma." - rispose alla domanda non fatta di Sirius -
"Remus si sente pronto?"
"Lo è da sette anni."
Silente annuì, ma Sirius aveva quella domanda in gola. Quella domanda alla quale non aveva avuto risposta quando l'aveva fatta al vecchio preside sette anni prima.
"Cosa è cambiato?"
"Tempo al tempo."
"Albus, ormai il tempo è giunto al termine, cosa è cambiato?"
Silente non rispose, semplicemente curvò le labbra in un sorriso gentile e osservò Sirius. 
Ancora, nè lui nè Remus sapevano cosa la presenza di Hermione avesse scatenato.
Aveva qualche idea e intuiva che alcune cose non fossero andate come dovevano. Ma non poteva esserne sicuro, la linea temporale era stata cambiata dalla ragazza? Se sì, di quanto? 
Sospirò. Provava un profondo affetto per il vecchio preside, ma certamente non gli mancavano le sue risposte, anzi, le sue non risposte.
Con l'ingresso della McGonagall, Sirius, voltò il capo verso la donna e le sorrise, pronto per continuare il lavoro.

Un'ora dopo Sirius si trovava alla Testa di Porco seduto a un tavolo in fondo al locale. Aveva ordinato una burrobirra mentre aspettava l'arrivo di Harry.
Se nel viaggio di ritorno verso Hogsmeade si era perso a rimuginare alle poche parole che aveva scambiato con il quadro del vecchio preside, entrando nel locale si era ricordato che non sapeva il perché si trovasse lì. Si doveva vedere con Harry, certo, ma non sapeva il perché. 
L'ipotesi che aveva proposto Remus quella mattina non l'aveva esclusa: Harry per quanto fosse ormai un uomo che lui avrebbe definito "con le palle" e la testa sulle spalle, quando si toccava l'argomento Ginny diventava completamente lunatico. Ma un'altra ovvia ipotesi era il "disastro Ron-Hermione".
Magari voleva semplicemente cercare di capirci qualcosa di più riguardo la situazione e voleva consigli su cosa fare e come porsi con entrambi. 
Magari aveva visto Ron e voleva sfogarsi per la frustrazione.
Passò Aberforth tra le panche e i tavoli scuri del locale e gli fece un cenno. In quel momento vide una zazzera di capelli neri passare velocemente davanti alla finestra, seguita dal rumore della porta di legno pesante che si apriva e sbatteva.
"Aberforth" Disse Harry chinando la testa.
"Potter" lo salutò stoicamente l'uomo. 
Vide il ragazzo cercarlo per il locale e Sirius alzò un braccio per attirare la sua attenzione. 
Harry sorrise vedendo il padrino e si avvicinò per sedersi con lui.
Lo salutò e spostò una sedia per sedersi di fronte a lui.
"Allora che mi dici?" Chiese Sirius.
"Tutto bene, più o meno, voi? Hermione?"
"Noi bene. Per Hermione.. si sta rimettendo in carreggiata, diciamo." 
Harry lo guardò interrogativo 
"Oggi ha deciso di voler tornare a lavoro. Quando le ho fatto notare che aveva ancora dei giorni di ferie si è indispettita. È perfino riuscita a convincere Remus ad andare a prendere i suoi appunti."
Harry sorrise, sapeva perfettamente che convincere la ragazza a starsene ferma a non fare nulla era impossibile. 
"E dove è andato Remus a prendere gli appunti? Al ministero?" Chiese il ragazzo ancora sorridente.
Sirius si mosse a disagio sulla sedia.
"No, a casa sua."
Il sorriso di Harry si spense.
"Ah.."
Cadde il silenzio tra i due uomini. Sirius guardò il figlioccio che aveva un'espressione infastidita sul viso.
"Non l'ho più visto, sai?"
Sirius inclinò la testa di lato, lasciando parlare il ragazzo. Harry chiuse gli occhi per un secondo, come per darsi forza.
"Ron.. non lo vedo da quando Ginny gli ha detto di sparire l'altra sera. Non so ancora se andare a casa sua e ascoltarlo o andare lì e picchiarlo."
Sirius annuì grave.
"Ho così tante cose per la testa in questo periodo, e questa cosa.. so di essere un egoista nel dirlo.."
"Non ti preoccupare" lo rassicurò Sirius, aiutandolo a sfogarsi.
"Questa cosa proprio non rientra nei miei piani. Ha rovinato tutto."
Inspirò profondamente. 
"È un casino enorme! È come se avessi speso anni a fare un castello di carte e fossi pronto a mettere l'ultima ma poi ci fosse un terremoto che butta tutto all'aria"
"Parli della tua amicizia con Ron e Hermione?"
Harry annuì vigorosamente e continuò 
"Si, anche, ma non solo loro, io avevo organizzato domani.., ero pronto a.. a.."
"Domani?" Pensò Sirius. Guardò Harry confuso e preoccupato, qual era l'ultima carta?
"Harry..?" 
Il ragazzo fece scivolare le mani che per la frustrazione erano andate a coprigli il viso e guardò Sirius sospirando pesantemente. Con calma prese qualcosa dalla tasca e posò l'oggetto con un piccolo tonfo sul tavolo.
Sirius alzò le sopracciglia e abbassò lo sguardo. Era una scatoletta, piccola, ricoperta di velluto scuro blu.
Lentamente la prese tra le mani e l'aprì. 
Dentro, quasi nascosto dal velluto c'era un anello. Era sottile, d'argento con piccolo diamante incastonato.
Sirius con poca grazia spalancò la bocca e alternò lo sguardo dall'anello a Harry più volte. 
"Domani alla festa volevo chiedere a Ginny di sposarmi."
Sirius stava per alzarsi e andare ad abbracciare Harry, con il cuore pieno di gioia, ma l'espressione e il tono del ragazzo lo fecero desistere. E comprese.
"Ma hai dei dubbi adesso vista la situazione tra Hermione e Ron?"
Il ragazzo annuì.
"Voglio che sia tutto perfetto per Ginny, e non voglio allo stesso tempo mancare di rispetto a Hermione. Volevo avere i miei due migliori amici come pilastri di questa nuova pagina, capito?"
Sirius comprese il ragionamento del ragazzo ma arricciò la bocca in disaccordo.
"Io credo sia tuo diritto, anzi! Diritto tuo e di Ginny, vivere la vostra vita."
Harry aprì la bocca per ribattere ma Sirius alzò una mano per fermarlo e continuò
"Hermione non sta passando un bel momento, va bene. Ma se lei fosse qui farebbe i salti di gioia nel sapere i tuoi progetti."
Lo sguardo di Harry si addolcì. 
"Il fatto che tu voglia essere felice non ti rende egoista Harry, non in questo caso. Non ti puoi precludere la felicità a prescindere perché qualcuno vicino a te sta male." Disse Sirius saggio.
"Ma ci sarà anche Ron domani e lei.."
"Ron ha fatto quello che ha fatto. Ma domani sarà un Ron che sarà felice per la sorella e il suo migliore amico."
Harry annuì lentamente, non vedendolo ancora convinto Sirius rincarò la dose sporgendosi in avanti sul tavolo.
"Harry. Faranno fatica a guardarsi in faccia domani, questo purtroppo dobbiamo metterlo in conto. Ma se tu ti senti pronto a fare questo passo lo devi fare. Non sai se pestare Ron o parlargli? Credo che tu possa permetterti di pensare a tutto ciò martedì invece che domani."
Harry ponderò le parole del padrino e lasciò vagare lo sguardo sul tavolo.
Sirius si lasciò andare contro lo schienale della sedia. Il ragazzo alzò lo sguardo a quel movimento e incontrò gli occhi dell'uomo; con un mezzo sorriso annuì, cosa che fece fremere Sirius di gioia.
Incrociò le braccia soddisfatto.
"Ora però mi devi raccontare come vorresti farlo.." disse a mezza voce.
Harry arrossì leggermente, ma con il sorriso che si allargava sul suo viso raddrizzò la schiena e iniziò a raccontare il suo piano per il giorno successivo. 
"Vedi, quando arriverà il momento di aprire i regali.."


A Grimmauld Place invece vigeva il silenzio più assoluto.
Hermione era seduta sul divano con i vari appunti sparsi sui cuscini e sul tavolino da tè, immersa completamente nella lettura di complicate formule scritte ai margini dei fogli. Remus invece si era appisolato da poco sul divano adiacente, con ancora il libro regalatogli da Hermione che si alzava e abbassava sul suo petto, seguendo i suoi respiri.
Hermione mordeva la matita leggermente, concentrata su i fogli pieni di formule. 
Cercava di muoversi lentamente poiché a ogni movimento le pergamene facevano un gran rumore. Si allungò lentamente sul tavolino di legno per prendere il formulario, che aveva stilato lei personalmente qualche mese prima. Quasi sdraiandosi completamente sul tavolino riuscì con la punta delle dita a prenderlo e si tirò su con molta calma.
Controllò Remus e fu sollevata nel vedere che stava ancora dormendo, nonostante le sue acrobazie.
L'uomo era tornato all'ora di pranzo con la sua valigetta e le sue chiavi, era così bisognosa di cimentarsi in qualcosa che la facesse smettere di pensare agli ultimi giorni che, dopo averlo ringraziato ancora una volta, spiluccò qualcosa velocemente a pranzo e si mise subito a lavorare.
Non aveva chiesto a Remus di Ron, era certa lo avesse incontrato visto che era riuscito a prendere le sue chiavi e i suoi appunti, ma nel momento di fargli la domanda aveva desistito. Non voleva sapere cosa aveva detto Ron, non voleva nemmeno pensarci in realtà, ma sapeva che ci sarebbe voluto del tempo per questo. Voleva limitare l'argomento Ron poiché sapeva benissimo che il giorno dopo alla festa avrebbe dovuto averci a che fare. Aveva deciso di andarci alla fine, dopo aver pensato più volte nella notte di spedire un gufo a Harry dicendo che non se la sentiva.
Ma aveva già chiesto molto ai suoi amici e non voleva arrecare dispiacere a Ginny.
Sapeva che Ginerva non era persona che si offendeva per queste cose, ma allo stesso tempo sapeva anche che, crescendo, non era più così comune andare alla Tana e vedere tutta la famiglia Weasley al completo. I compleanni e le festività erano diventate i piccoli appuntamenti annuali dove si potevano riunire tutti. E il suo inconscio doveva saperlo che sarebbe andata comunque alla festa di Ginny, poiché, anche se in un momento di totale furia e sconforto, quando aveva scoperto il tradimento di Ron aveva messo nel baule il regalo della ragazza. 
Remus si girò su un fianco e il libro lentamente scivolò per terra. Hermione strizzò gli occhi al piccolo tonfo che fece il libro sul tappeto, e guardò Remus leggermente allarmata pensando che si fosse svegliato. Ma l'uomo doveva essere davvero stremato poiché dormiva ancora profondamente. Lo guardò inizialmemte con sollievo ma poi si allarmò leggermente per quella sonnolenza. Con la mano sinistra prese la sua agenda rosso scuro e la aprì. Con un piccolo sorriso guardò la piccola scritta sulla pagina dell'undici Agosto che diceva "Compleanno di Ginny", voltò pagina e guardò in alto a destra:
Nell'angolino della pagina che segnava il 12 agosto c'erano due piccole lettere in nero "L.P." Aveva preso l'abitudine, durante il suo soggiorno a Grimmauld Place, di segnare subito i compleanni e le lune piene. Era un piccolo rituale che aveva deciso di mantenere quando Remus le aveva regalato una bellissima agenda in pelle per i suoi ventun'anni.
Chiuse l'agenda lentamente e si portò una mano alla bocca e guardò l'uomo ancora addormentato. Certo che era così stanco, la luna piena era tra due giorni e lei lo aveva lasciato andare a prendere le sue chiavi e i suoi appunti a casa sua. L'anno di convivenza con i due uomini le aveva permesso di imparare a riconoscere i sintomi di Remus e quindi a capire quando la luna piena fosse vicina. Remus faceva fatica a salire le scale, il respiro diventava più affannoso e delle piccole smorfie di dolore comparivano sul suo viso quando si muoveva troppo bruscamente. Ma, in quei giorni, era stata così assorbita dalla situazione in cui versava che non aveva prestato la minima attenzione ai suoi amici. 
Si era chiusa in una bolla e non aveva prestato attenzione, non era da lei. Era naturale per lei sapere tutto di tutti, ovviamente non si trattava di conoscere gossip vari, ma la natura delle persone, quelle piccole abitudini che caratterizzavano le persone che amava, sì.
Guardò ancora Remus con un piccolo nodo allo stomaco provocato dal senso di colpa. L'uomo che con il respiro pesante, dormiva con il viso pallido rivolto verso la sua direzione. Sapeva che l'uomo era affine alla sua natura, sempre pronto a mettersi al lavoro e a non stare con le mani in mano; per questo si sforzava di rimanere sempre sè stesso, anche se con la luna a pochi giorni di distanza. Ma allo stesso tempo, per un suo capriccio, si era stancato più del dovuto. E inoltre, aveva dovuto avere a che fare con Ron.
Strinse gli occhi a quel nome, la ferita era così fresca ancora che le sembrava di sanguinare. Cercò di rimettersi a lavoro ma non riuscì a chinare la testa sulla pergamena. 

Sirius si incamminò da Hosgemade verso Hogwarts con un misto di emozioni che lo facevano fremere: da una parte la decisione di Harry di fare il grande passo gli aveva fatto grondare il cuore di gioia. Quanto quella scena gli aveva ricordato quando James aveva deciso di fare la domanda a Lily e lo aveva raccontato a lui, Remus e Peter. I brindisi, i salti di gioia del passato erano echi agrodolci che seguivano Sirius da anni.
Dall'altra parte pensava anche a come sarebbe stata la situazione e il giorno successivo e negli anni a venire.
Hermione e Ron significavano tantissimo per Harry, era la prima famiglia che aveva scelto e vedere una famiglia cadere a pezzi in questo modo aveva messo il figlioccio in una posizione ambigua e dolorosa. Dopo aver bevuto la loro burrobirra e aver festeggiato, insieme avevano progettato le loro mosse il giorno dopo nei minimi particolari, per poi salutarsi calorosamente. 
La carrozza lo accompagnò fino all'ingresso della scuola: aveva avuto piena libertà di rimanere a dormire nella scuola da parte della preside, ma aveva preferito rifiutare e tornare a casa per essere più comodo l'indomani. 
Si presentò davanti al Gargoyle che lo fece salire non appena pronunciò la parola d'ordine. Le scale che salivano lentamente lo fecero arrivare direttamente davanti alla porta della preside, bussò più volte ma non ricevette risposta. Entrò nello studio vuoto e ammirò la stanza. Per quanto si sentisse la presenza della sua vecchia docente nello studio, la donna, da come poteva vedere, aveva comunque lasciato intoccati molti degli oggetti appartenuti a Silente. Di istinto alzò lo sguardo verso l'uomo nel dipinto. Silente lo guardava con quel piccolo sorriso enigmatico che gli illuminava gli occhi anche quando era in vita.
"Di ritorno a Grimmauld Place?" Chiese l'uomo. 
Sirius ancora perso a fissarlo negò con il capo.
"Spesa dell'ultimo minuto.."
Si avvicinò al quadro e lo guardò dritto negli occhi azzurri. 
"Oggi è il dieci agosto.." iniziò Sirius.
Lasciò la frase in sospeso, come se volesse permettere al vecchio Preside di completarla automaticamente. Silente lo guardò curioso e inclinò la testa.
"Mi chiedevo.." e nel mentre si schiarì la voce "..sappiamo il giorno in cui arriverà, l'ora precisa, al secondo quasi. Ma dall'altra parte abbiamo solo una vaga idea di quando lei commetterà l'errore nel presente. Non sappiamo il giorno, né l'ora. So che non potrà essere troppo lontano dalla data del '95.."
"Perché trovi così importante sapere quando accadrà?" Chiese il defunto preside.
Sirius guardò Silente come se avesse detto una bestemmia.
"Ma come perché Albus?"
Si passò una mano frustrato tra i capelli.
"Così da sapere.. così sapremo, o almeno Remus saprà come agire di conseguenza.."
"Sirius.."
L'uomo si girò stancamente.
"Si?"
"Se la Signorina Granger non vi ha mai rivelato il giorno preciso in cui è tornata indietro ci sarà sicuramente un motivo.."
Sirius annuì stancamente. 
"Hai ragione, scusami."
Silente alzò la mano destra e scosse il capo lentamente.
"Non devi scusarti, capisco che sia stato difficile dover tenere questo evento per voi. Sono domande lecite."
"Ah! Sirius stai partendo?" La voce della Professoressa McGonagall interruppe la conversazione tra i due uomini.
Sirius si voltò e la vide dirigersi verso la scrivania e le sorrise.
"Si Minerva, stavo giusto per andare."
"Bene bene! Non appena avrò finito di sistemare le varie documentazioni spedirò le linee guida per i programmi a tutto il corpo docente." 
Sirius con un sorriso gentile la ringraziò, raccolse la propria valigetta e si incamminò verso il grande camino. Con un gesto veloce della bacchetta lo accese e prese una manciata di polvere magica. Si voltò verso lo studio e salutò con brevi cenni sia la donna, che ricambiò e gli sorrise brevemente, sia Silente che semplicemente chinò il capo.
E Sirius sparì in un vortice di fiamme verdi.


I fogli e gli appunti erano stati messi da parte ai suoi lati e la matita rotolava tra le sue mani. Hermione, con la schiena poggiata sulla spalliera del divano si era incantata a guardare Remus. L'uomo stava ancora dormendo voltato nella sua direzione, il libro era ancora a terra e lei non aveva voluto muovere un muscolo. Quella piccola punta di colpa c'era ancora, ma aveva potuto constatare che guardare l'uomo la rilassava. Le aveva messo un senso di pace addosso avere lui di fianco, che scandiva il tempo con i suoi respiri regolari. I capelli striati di grigio erano arruffati dai movimenti che aveva fatto nel sonno e le venne da ridere. Non era la prima volta che vedeva Remus dormire. Anzi, la prima volta che lo aveva incontrato sul treno di Hogwarts era appisolato in un angolo dello scompartimento. Era stato suo professore al terzo anno, era membro dell'Ordine della Fenice, e poi solo successivamente era diventato un caro amico e confidente. 
In realtà, sia lui che Sirius, erano stati di nuovo i professori suoi e di Ginny, anche se solo per gli esami Mago. A differenza di Harry e Ron che dopo aver aiutato il Ministero erano andati diretti alla scuola per Auror, lei e Ginny avevano concluso i loro percorso scolastico. Nel post guerra anche loro avevano aiutato il Ministero ma avevano colto l'opportunità che aveva dato loro la McGranitt. Agli studenti del sesto e del settimo anno che avevano compiuto 17 anni era stata data l'opportunità di svolgere degli esami all'inizio di Gennaio del 1999. Chi voleva poteva svolgere l'intero anno accademico normalmente o poteva scegliere gli esami. Molti dei loro amici avevano scelto come loro di dare gli esami.
La McGonagall era a corto di personale docente. E per quanto la commissione d' esame sarebbe stata assai comprensiva essendo appena finita la guerra, voleva che i suoi studenti avessero del supporto da parte della scuola. Per questo aveva chiesto a Remus di riprendere il posto di docente in Difesa contro le arti oscure e a Sirius di sostituirla in trasfigurazione, per poi estendere i contratti a tempo indeterminato successivamente. 
Entrambi gli uomini quindi si erano ritrovati ad aiutare il Ministero con la sua nuova amministrazione e con lo smantellamento dei vari progetti e leggi che aveva creato Voldemort con i suoi seguaci, e a fare dei corsi in pillole sui vari argomenti che venivano trattati nei G.U.F.O e nei M.A.G.O.
Il giorno dell'esame, sia Ginny che Hermione erano estremamente nervose ma la presenza di Sirius e Remus era stata decisiva. Poteva ricordare perfettamente la sensazione che aveva provato dopo l'orale di Difesa contro le arti oscure. Era stato il suo ultimo esame. L'aveva stremata più degli altri riportando alla ribalta ricordi della ricerca degli Horcrux e della battaglia finale. Remus la aspettava fuori dalla sala della commissione, appoggiato al muro, le braccia incrociate e un grosso sorriso sul volto.
Le aveva chiesto com'era andata, e sapeva di essere stata impeccabile, ma la tensione per l'esame, l'essere di nuovo a Hogwarts, e i commenti e i ringraziamenti finali degli esaminatori per quello che lei, Harry e Ron avevano fatto nella guerra le avevano estirpato tutta l'euforia della fine degli esami. 
Si era semplicemente avvicinata, gli aveva spostato le braccia ai lati e si era precipitata contro il suo petto e lo aveva abbracciato forte.
Sorrise dolcemente, ancora guardando l'uomo, ricordando come il semplice movimento che aveva fatto di avvolgerla tra le sue braccia senza fare domande, come se lui sapesse tutto di quello che stava passando in quel periodo, le aveva fatto crollare quella diga che si era creata nelle ultime settimane degli esami.
Delle fiamme verdi si alzarono nel camino davanti a lei e Sirius ne uscì, spazzolandosi con le mani i vestiti.
Aveva fatto un piccolo salto sul divano, non aspettandosi l'arrivo dell'uomo. 
Sirius guardò lei con un sorriso divertito e stava per commentare l'espressione che aveva fatto quando notò lei con l'indice sulle labbra e gli occhi sgranati, lei mosse la mano e gli indicò Remus che dormiva sul divano.
Guardò l'orologio al polso: erano le otto e mezza di sera. Guardò Hermione confuso.
"Va tutto bene?" Chiese a bassa voce. 
La ragazza annuì, si alzò lentamente dal divano cercando di non far rumore e fece cenno a Sirius di seguirla in cucina.
"Hermione sicura che sia tutto ok?"
La guardò insistente. Lei si poggiò contro il bancone e si tortutò le mani.
"Mi sono dimenticata della Luna piena.."
"E quindi?"
"Quindi l'ho fatto andare a prendere le mie cose senza fare domande, senza chiedere nulla.."
Sirius sapeva che la luna piena era Martedì; Erano anni ormai che sapeva perfettamente riconoscere l'avvicinarsi di quest'ultima. L'uomo si stancava più facilmente, aveva picchi di energia per poi svuotarsi come un sacchetto. I dolori, i sensi che si acuivano, il respiro affannoso, tutti sintomi di una luna piena in arrivo. La pozione antilupo però attutiva i suoi sintomi prima della trasformazione e dava i suoi benefici, e permetteva a Remus di vivere i giorni precedenti come tutti gli altri, anche se con qualche accorgimento in più. 
"Hermione.."
"Si lo so che non potevo notarlo visto gli eventi di questi giorni, che non l'ho forzato a farlo e via dicendo. Ma mi sento in colpa.
Dai guardalo!" Lo bloccò la ragazza e indicò con il braccio la porta della cucina che dava sul salotto. 
"Va bene. Ma posso aggiungere una cosa?"
Disse Sirius con un mezzo sorriso.
La ragazza abbassò il braccio e acconsentì. 
"Se tu chiedessi a Remus di tagliarsi le gambe per renderti felice, o per renderti la vita più facile, lui semplicemente ti chiederebbe a che altezza e con quale strumento." 
Rispose Sirius sussurrando dolce.
Hermione sentì il suo viso scaldarsi. 
"E poi è cocciuto. Se vuole fare qualcosa la fa, che ci sia la luna piena o una catastrofe. O tutte e due insieme"
Hermione lasciò sfuggire uno sbuffo che sembrava una piccola risata.
"Gli chiederò comunque scusa e lo sgriderò, sappilo." Disse guardando per terra e portandosi una ciocca dietro l'orecchio. 
"L'avevo già messo in conto, tranquilla." Le disse alzando le spalle e sorridendo.



"Hai sentito tua madre per domani?"
"Si, domani all'una dobbiamo essere lì. Te l'ho già detto mille volte oggi, ma che ti prende?"
Harry e Ginny stavano sistemando i piatti sul tavolo della cucina per la cena.
Harry dopo essersi confidato con Sirius riguardo la sua proposta era diventato un fascio di nervi dall'emozione. Era come se, dopo tutti quei mesi a rimuginare e organizzare, solo nel momento in cui si era confidato con il padrino il tutto si fosse concretizzato.
"Niente, scusami, sono un po' fuori fase in questi giorni" le disse sorridendo.
Ginny posò l'ultimo piatto e rise.
"Un po' fuori fase?" 
Lui la guardò storto.
Lei rise ancora più forte e si girò per mescolare il sugo nella pentola.
Lei non sospettava nulla, non aveva idea del regalo, né della proposta e nemmeno gli altri. In realtà la sua idea era quella di mantenere il segreto fino all'ultimo, tenerlo per sè, ma stava impazzendo. Così aveva deciso di dirlo a Sirius. Aveva deciso di farlo di nascosto la sera prima, ma con il disastro che era stato aveva preferito mantenere il segreto ancora per un giorno. 
Aveva pensato di dirlo a Sirius, Ron e Hermione non appena aveva iniziato ad organizzare il tutto, ma aveva paura che qualche parola di troppo sfuggisse dalle loro bocche. In particolare Ron ed Hermione, che frequentavano Ginny molto più che Sirius. Poi la settimana precedente aveva deciso di dirlo solo a Sirius. Era andato a visitare i suoi genitori. Davanti alla loro tomba si era lasciato andare e aveva parlato con il marmo bianco che faceva risaltare i loro nomi. Oltre all'anniversario della loro morte e per i loro compleanni, Harry era sempre andato nel cimitero di Godric's Hollow ad annunciare ai suoi genitori avvenimenti importanti. Non potevano sentirlo, ma era un'abitudine che non avrebbe mai perso. Era il suo sogno poter riavere i suoi genitori e parlare con loro di ogni cosa, presentargli Ginny e i loro amici. Andare da suo padre e raccontagli nei dettagli come aveva scelto l'anello, cosa avrebbe detto. Ma non poteva, poteva solo parlare solo con i loro nomi incisi sulla pietra. In quel momento aveva realizzato di volerlo rivelare a Sirius. Sapeva che non avrebbe detto nulla a nessuno, anche se per un giorno, e sentiva di doverglielo. Era stato per lui un padre, un amico e un fratello da quando aveva tredici anni. Voleva avere un sostegno, anche se per poche ore, e quello di Sirius era perfetto. Lo aveva leggermente calmato riguardo la questione Ron ed Hermione. E quando l'aveva aiutato a mettere i suoi dubbi da parte, la sua energia e felicità alla notizia gli avevano fatto scoppiare il cuore di gioia.
"Harry?"
Ginny aveva la pentola pronta ad essere servita in mano, e lo guardava preoccupata, con la testa lievemente inclinata. Si era perso tra i suoi pensieri stando in piedi con ancora il suo piatto in mano.
"Stai bene?" Chiese lei posando la pentola sul tavolo, nello stesso momento lui posò il piatto.
"Si, scusami ero perso tra i miei pensieri."
"Belli o butti ?"
Chiese lei sedendosi, e guardandolo negli occhi. 
"Un misto tra i due direi" alzò le spalle, le sorrise, e si sporse a baciarla.
Lei lasciò cadere la conversazione verso altri argomenti, non voleva obbligarlo a parlare ma quella distrazione continua e quei momenti morti dove lo vedeva perdersi nella sua testa la preoccupavano.
Dopo aver cenato si erano spostati sul divano in salotto per guardare qualcosa sulla televisione. Harry aveva proposto di aspettare la mezzanotte per farle gli auguri di compleanno, per poi festeggiarla in camera da letto. Lei aveva riso e acconsentito con gioia alle attenzioni che le voleva dedicare il proprio ragazzo e con due bicchieri di vino si erano ritrovati con le gambe intrecciate, uno di fronte all'altro sul divano. Ma quello sguardo perso in cucina le aveva ricordato lo stesso sguardo che gli aveva visto la sera precedente a Grimmauld Place.
"Sei preoccupato per domani?"
A Harry andò di traverso il vino che stava malauguratamente bevendo in quel momento. 
"Ha scoperto tutto!?" Pensò mentre rosso in viso tossiva cercando di ritrovare il fiato.
Lei lo guardò con una piccola smorfia che doveva essere di divertimento, ma che fu di nuovo sostituita da un espressione preoccupata. 
No, non sapeva nulla.
"Un po'." 
"Anche io lo sono" la guardò più attento a questa ammissione. Stava parlando di Ron e Hermione.
"Hai paura che rovinino la festa?"
Chiese cauto guardando dentro il suo bicchiere. 
"No, lo sai che del compleanno mi importa solo perché è un momento dove ci possiamo rivedere tutti insieme" si spostò i capelli rossi con una mano.
"Sono preoccupata per loro a dire il vero. Perché so che Hermione farà di tutto per evitare lo scontro e Ron.." 
Harry aveva stretto gli occhi brevemente a quel nome, Ginny gli posò una mano sulla gamba come per calmarlo. 
"Ron spero faccia lo stesso."
"Ancora non ho realizzato." Esordì Harry, e quei timori che erano stati calmati da Sirius tornarono alla ribalta.
"Non sospettavi nulla?"
"No, te l'ho detto ieri sera. Non ne sapevo nulla di nulla. Mi aveva detto un po' di tempo fa che c'era stata una mezza litigata ma non ne aveva più parlato quindi immaginavo fosse tutto risolto."
Ginny sospirò e spinse la testa all'indietro. 
"Spero che Ron le chieda scusa come si deve. Non credo ci vorrà poco tempo per far sì che ritornino almeno a guardarsi in faccia."
Harry annuì, e le ultime parole della ragazza le ricordarono quelle di Sirius poche ore prima. 
Sperava che i due potessero risolvere la situazione in un futuro, ma il giorno dopo?
Il giorno dopo sperava ci fosse una tregua per poter permettere a Ginny di godersi il compleanno e la sua proposta di matrimonio.
Guardò l'orologio e vide che mancava poco meno di un minuto a mezzanotte. Spostò le gambe e si mise a sedere, rabboccò il bicchiere di Ginny e il suo per poi chinarsi verso di lei.
"Da adesso, per ventiquattro ore, mi devi promettere che non penserai a nulla di triste o preoccupante"
La ragazza lo guardò negli occhi confusa.
"Da adesso?"
Lui annuì sorridendo e girò il braccio per mostrarle l'orologio.
Mezzanotte.
Lei scoppiò a ridere ed eliminò la distanza tra i loro visi per posare le sue labbra su quelle di lui.
"Ti amo." 
Disse, chiudendo gli occhi ancora sorridente e posando la fronte su quella di Harry. 
"Ti amo anche io. Buon Compleanno."









Spazio Littletoknow 

Allora, intanto facciamo delle belle scuse perché faccio promesse e poi non le mantengo. 
Dovevo pubblicare il capitolo a inizio settimana ma sono stata presa da altro, chiedo venia. Il prossimo capitolo proverò a pubblicarlo domani, se questo non fosse possibile per forze oscure, sicuramente all'inizio della prossima arriverà anche il settimo.
Che cosa posso dire?
Inizio moooolto lento direte voi, ma vi sono vari motivi. Intanto la dinamica tra i personaggi, essendo passati molti anni, volevo fosse chiara.
E poi, essendo una coppia inusuale, Remus e Hermione hanno bisogno del loro tempo e spazio.
E poi Harry che sgancia queste bombe?
E Silente che pure da quadro riesce a non dare risposte chiare?
Bene bene bene, il prossimo capitolo sarà una bella festicciola.
Spero di risentirvi presto e grazie per la pazienza. 
Alla Prossima! 
LtN.







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