Family Night

di Paibak
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Part One ***
Capitolo 2: *** Part Two ***



Capitolo 1
*** Part One ***


L’idea era di alleviare alcune delle tensioni che si erano create da separate famiglia ai tempi della Guerra, così come era inevitabile con dei bambini che frequentavano il collegio.
Gli studenti nervosi potevano avere qualcosa su cui lavorare sapendo di vedere la famiglia occasionalmente, un pensiero confortante in tempi così instabili. I genitori potevano controllare i loro bambini senza mandare nel panico nessuno. Se i voti crescevano di conseguenza, tutto andava per il meglio.
Quando Silente annunciò la nuova Serata della Famiglia trimestrale, molti erano entusiasti dell’idea, specialmente da quando la nuova restrizione sulla magia per i minorenni non permetteva agli studenti di far vedere cosa avevano imparato ai loro genitori durante le vacanze. Ci sarebbero stati progetti da preparare per gli eventi, grandi banchetti e tour del castello, che sarebbero stati nostalgici per i genitori maghi ed eccitanti per i genitori Babbani.

Era stato un successo. Gli studenti avevano lavorato sodo per i loro genitori impazienti e tutti sembravano divertirsi, specialmente guardando i Babbani esplorare il castello per la prima volta.
Si, tutti adoravano l’idea.. tranne una persona.. beh, due se si contasse Piton, ma lui, ovviamente, non adorava mai nulla.
Come la Serata si avvicinava all’ora del banchetto, Harry Potter era stato trovato fuori e da solo dall’altra sponda del lago, lanciando tristemente le pietre sulla superficie. Ron e Ginny, ovviamente, gli avevano proposto di dividere la loro famiglia con lui, ma Harry declinò, sapendo sia che non sarebbe stato lo stesso sia che loro due meritavano l’occasione di eccellere.
Guardò il suo professore preferito andare verso di lui.
“Ciao, Harry, perché non sei con gli altri?” Chiese un preoccupato Hagrid una volta raggiunto il suo studente preferito.
Harry fece spallucce. “Non è il mio posto.” Disse con un sorrisetto triste.
“Pensavo che chiedevi a Lupin di venire.” Chiese il gigante preoccupato.
Harry evitò il suo sguardo e deglutì. “L’ho fatto.”
“Oh, era impegnato?” Domandò Hagrid comprensivo.
“No,” Rispose Harry abbattuto. “Credo sia un po’ arrabbiato con me. Riguardo Sirius. Credo che mi dia la colpa, non che non dovrebbe. So che è stata colpa mia, ma –“
“Ah, Harry, no! Non è colpa tua! Sono sicuro che Remus aveva altre cose da fare.” Disse Hagrid poggiando la mano pesante sulla spalla di Harry.
“Mi ha detto che sarebbe venuto solo se avessi avuto qualcosa di speciale da mostrargli, altrimenti, non avrebbe avuto il tempo.” Sospirò Harry.
“Beh, gli hai detto del tuo First a Difesa? Se quello non è speciale, non so cosa può esserlo.” Disse Hagrid cercando di tirarlo su. Harry gli fece un debole sorriso in segno di riconoscimento.
“Si, gliel’ho detto e mi ha detto che ci avrebbe pensato, ma dopo mi ha mandato una lettera dicendo che sarebbe venuto la prossima volta se avessi migliorato i miei voti.”
Hagrid aggrottò le ciglia ma non fece vedere ad Harry il suo disappunto. “Beh, giusto per fartelo sapere, il tuo progetto di Cura delle Creature Magiche era fantastico. La maggior parte degli altri hanno fatto il loro sugli unicorni e io non ho ancora spiegato quell’argomento.”
“Questo è solo perché le persone sono attratte dalle cose belle e semplici da trovare, come gli unicorni, non è per colpa delle tue lezioni Hagrid.”
Hagrid, riluttante, guardò la classe di Cura delle Creature Magiche in lontananza. “Beh, Harry, devo finire di mettere in ordine tutto per quando i genitori finiscono il pasto. Starai bene?”
“Si, sto bene.” Disse freddamente Harry. “Comunque non mi sono mai piaciute queste cose. Le abbiamo fatte anche alle scuole elementari. Passerò il tempo a studiare.”
Hagrid annuì e diede a Harry una pacca sulla spalla. “Non esagerare però, okay?”
“Okay.” Annuì Harry strofinandosi la spalle mentre guardava Hagrid allontanarsi.
Ma Harry aveva un piano. Lo scorso anno, il suo fallimento nello studiare Occlumanzia era costato la vita di Sirius, e Remus ovviamente lo sapeva. Harry voleva mostrare a Remus che poteva prendere seriamente i suoi studi, anche se era troppo tardi per il suo padrino. Avrebbe lavorato più duramente di come avrebbe fatto prima e avrebbe alzato i suoi voti per dare a Remus un motivo per venire alla prossima Serata della Famiglia. Forse poteva provare a Remus che stava cambiando, maturando, cercando di essere qualcosa di più che una responsabilità per le persone a cui teneva. Forse se Remus avesse visto quanto era arrivato lontano, Harry avrebbe avuto qualcuno fiero di lui.
Hermione era estasiata per il nuovo piano di studi di Harry. Dal momento che non aveva detto loro il perché avesse voluto iniziarlo, Hermione era convinta che fosse perché Harry stava finalmente realizzando che lei aveva sempre avuto ragione e stava cercando di alzare i suoi voti per gli ultimi anni ad Hogwarts prima di cercare lavoro nel mondo magico.
Ron era terrificato, ovviamente, e aveva accettato di studiare con Harry e Hermione solo per quanto faceva normalmente, e altrimenti sarebbe stato in compagnia degli altri Grifondoro fino a quando Harry non avesse recuperato tutti i sensi.
Quindi Harry e Hermione lavorarono insieme, Harry decidendo di studiare ogni volta che lo faceva Hermione, specialmente da quando lei era evidentemente la studiosa più vigorosa nella scuola. Almeno era distratto dall’anno precedente e dal dolore che costantemente gli ricordava la morte di Sirius.
E lo studio ripagò. Gli insegnanti lo chiamavano a fine lezione per congratularsi con lui su come i suoi voti erano aumentati, tutti tranne Piton ovviamente. Aveva anche alzato i suoi voti a Divinazione. Dopo tutto aveva pensato che Occlumanzia fosse inutile e visto ciò che era successo dopo, non voleva sottovalutare più nessuna disciplina.
Quasi all’arrivo della seconda Serata della Famiglia, orgoglioso, Harry inviò i suoi voti a Remus chiedendogli di venire per la prossima Serata.
Quando ricevette la lettera di Remus che disse che sarebbe stato lì quella sera, Harry si sentì sollevato. Fece in modo che tutti i suoi progetti fossero perfetti e all’arrivo della serata, dovette essere che sembrasse elegante e stette alle prese con i suoi capelli per una buona mezz’ora.
Si trovava con Hermione e Ron vicino all’entrata ad aspettare gli adulti, continuando ad agitarsi nervosamente.
“Harry, calmati.” Disse Hermione con una risatina divertita, felice per Harry che finalmente aveva qualcuno con cui passare questi eventi, era infatti sicura che i Dursley non ci fossero mai stati quando lui si trovava alla scuola babbana.

Remus era stato il primo ad arrivare tra tutti gli adulti che stava aspettando il trio, ma non vide Harry mentre cercava di farsi strada tra la folla di genitori e studenti. Harry, eccitato, salutò i suoi amici quando Ron avvistò il gruppo familiare di teste rosse entrare dalla porta, e si spinse tra la folla per raggiungere il professore di Difesa.
“Remus! Remus!” Lo chiamò finalmente liberatosi dalla massa, chiedendosi dove l’uomo stesse andando dal momento in cui si stava dirigendo in fondo al corridoio. Non era ovvio che Harry sarebbe stato insieme agli altri studenti?
Remus si girò e vide Harry correre verso di lui, la sua espressione vuota fece trasformare l’eccitazione di Harry in preoccupazione. Provò a non mostrarlo e abbracciò Remus, non essendo capace di contenere il so sollievo.
Quando Remus non fece una mossa per ricambiare il suo gesto, Harry imbarazzato interruppe l’abbraccio e iniziò a camminare con il professore che aveva ripreso la sua strada verso le scale.
“Oh, volevi guardarti intorno prima? Le cose riguardo le classi non ci saranno prima del banchetto e penso manchi ancora mezz’ora. Potrei mostrarti la sala comune dei Grifondoro se vuoi, così potresti vederla nuovamente. Te l’ho detto che sono il primo della classe a Difesa?” Chiese impaziente, cercando di catturare lo sguardo di Remus. “Uh, beh, grazie per essere venuto. Significa molto, specialmente da quando i Durs-“
Harry venne interrotto da Remus che si girò e lo guardò con un’espressione attenta. “Mi dispiace che la mia lettera sia stata fraintesa, Harry. Ti ho detto che sarei stato ad Hogwarts stasera, ma non per questo. Devo prendere la mia pozione Antilupo dal professor Piton.”
Harry sentì il suo stomaco capovolgersi e suoi polmoni dimenticarono di funzionare. “Oh.” Squittì.
Quasi come se avesse sentito il suo nome, Piton apparse in quel momento, con un umore più cattivo del solito, probabilmente a cause delle numerose famiglie degli studenti.
“Che tenero, il lupo mannaro non è venuto solo per prendere la sua pozione ma anche per vedere il Grifondoro d’oro in tutta la sua gloria.” Ghignò sarcastico Piton.
“Veramente, sono venuto per la pozione, Severus. Se potessimo andare a prenderla ora, te ne sarei grato.” Disse Remus, prendendo Piton di sprovvista, qualcosa che si diceva fosse quasi impossibile. Il professore di Pozioni guardò entrambi studiandoli, prima di annuire.
“Molto bene, andrò nelle segrete adesso.”
Remus annuì e iniziò a seguirlo, ma Harry prese disperatamente il suo braccio.
“Beh, forse vuoi restare? Voglio dire, non ci sarà la luna piena fino ai prossimi giorni e non dovresti rimanere tanto. Potresti vedere giusto un paio di progetti forse?” Chiese, odiando il tono di supplica presente nella sua voce ma non riuscendo a fare niente per evitarlo. “Anche solo quello di Pozioni dal momento che tanto stai andando nelle segrete. Non è il migliore, ma ho lavorato veramente –“
“Forse la prossima volta, Harry. L’anno scorso non ti sei impegnato molto nelle cose che i professori stavano cercando di insegnarti; se mi proverai che ti stai impegnando veramente il prossimo trimestre, verrò alla prossima serata.” Disse, sembrando troppo freddo per essere l’amichevole uomo che era prima.
Harry non riuscì a smettere di implorarlo. “Vuoi almeno restare per il banchetto? Potresti andartene dopo se vuoi, così potremmo mangiare e parlare dal momento che non parlo –“
“Ho detto di no, Harry. Quando te lo sarai guadagnato, ne riparleremo.”
E così i due uomini scomparvero, sotto nelle segrete, a prendere quello per cui Remus era venuto, lasciando Harry da solo nel corridoio.
Harry si sentì abbandonato e confuso. Sapeva di non poter tornare al banchetto, non sarebbe stato in di affrontare le domande che gli avrebbero fatto le altre persone. Anche pensare al cibo in quel momento, gli fece venire la nausea.. o forse non era solo il pensiero del cibo.
Più ricordava quello che era successo, più rifiutato e sofferente si sentiva, fino a quando non portò la mano alla bocca e corse verso il bagno, facendo giusto in tempo. Si inginocchiò e rigettò tutto.
Dopo, sedette sul pavimento per un po’, pensando a cosa potesse fare quella sera, non volendo incontrare gli amici e le loro famiglie. Pensò di andare nella Stanza delle Necessità, ma sapeva che qualche membro dell’ES poteva essere lì, per mostrare la stanza alla famiglia.
Sentì qualcuno arrivare, e conoscendo solo poche persone che non sarebbero state al banchetto ma in quest’area del castello, alzò la testa verso la porta. Abbastanza sicuro, vide Remus di spalle mentre andava in fondo al corridoio verso le scale.
Harry, confuso, andò in cima alle scale e vide Remus dirigersi verso la porta principale.
Rimase lì in leggero shock fino a quando non sentì il suono delle persone alzarsi dai loro posti. Sapendo che il banchetto era finito, Harry iniziò a correre cercando di pensare ad una parte del castello in cui nessuno sarebbe potuto andare. Doveva stare da solo adesso; poteva capire che stava per piangere, vergognandosi di ammetterlo, e l’unica cosa a cui riusciva a pensare di fare era essere sicuro che nessuno lo vedesse.
Corse, superando una statua, quando all’improvviso inchiodò, ricordando che fosse l’entrata di un passaggio che i gemelli Weasley aveva menzionato prima. Fortunatamente, aveva memorizzato tutti i trucchi per entrare in ognuno di loro, dato che inizialmente considerava l’idea dei passaggi segreti intrigante. Dopo aver balbettato la parola d’ordine, il passaggio si aprì e Harry strisciò dentro, facendosi luce con la bacchetta per impedire a se stesso di sprofondare nell’oscurità.
E mentre il resto della scuola rideva e passava del tempo con la famiglia, Harry Potter sedeva rannicchiato in un passaggio abbandonato, arricciato come una palla, piangendo silenziosamente per se stesso per aver affrontato il dolore crudele dell’abbandono, non per la prima volta nella sua vita.
Harry affrontò il terzo trimestre con una nuova missione. Avrebbe preso una A in tutte le materie, non importava cosa sarebbe costato. Il suo obiettivo era l’essere lo studente migliore in quante più classi poteva.
Il suo primo passo era stato andare dai professori delle poche classi in cui non aveva una A (anche se con il lavoro del trimestre precedente, molti dei suoi voti erano A) per chiedere delle ripetizioni.
La McGranitt aveva già accettato lo scorso anno mentre cercava di provare alla Umbridge che anche i dittatori più cattivi come lei potevano fermare Minerva McGranitt dall’aiutare un suo studente a diventare un Auror. E questa era la scusa che utilizzava con ogni insegnante. Loro non dovevano sapere che diventare un Auror era l’ultima cosa che avrebbe mai voluto fare.
Dopo il suo miglioramento nello scorso trimestre, erano tutti desiderosi di aiutarlo se sarebbe stato pronto a metterci un impegno extra, con l’eccezione di Piton, ovviamente, che non era mai desideroso riguardo nulla tranne che di togliere punti ai Grifondoro e di assegnare punizioni. Ma sorprendentemente, Piton accettò.. dopo una predica veramente lunga su come Harry non dovesse sentirsi specialmente per questo.
Le ripetizioni con Piton erano, certamente, quelle di cui era più ansioso. Ma ancora sorprendentemente, Piton non usava l’opportunità per insultarlo ulteriormente, a parte chiedergli se avesse il cervello nel posto giusto occasionalmente. Harry presto decise che avrebbe usato bene queste sessioni di studio e alla fine fece delle domande che ostacolavano la sua creazione delle pozioni. E per sua sorpresa, Piton rispose. Sembrava come se al professore piacesse insegnare a qualcuno che stava veramente cercando di migliorare nella materia piuttosto che farlo esclusivamente per “dovere” o per “mostrarsi”, ciò che pensava di Hermione.
Per grande sorpresa di Harry, iniziò a migliorare notevolmente a pozioni. Le trovava molto prima semplici di quanto le avesse mai trovate prima, e anche Piton aveva smesso di trovare gli errori, il che era sicuramente qualcosa. Migliorò anche nelle altre classi, ma pozioni era la sua vittoria più grande.
In aggiunta alle sessioni di studio con i suoi professori, Harry studiava molto più spesso, superando anche Hermione nel suo tempo di lettura di libri e appunti. La ragazza con i capelli cespugliosi era un po’ terrorizzata all’idea che qualcuno potesse studiare più di lei, e provò a rimettersi in paro, ma quando Ron iniziò a chiederle di uscire, aveva qualcosa di più oltre cucire maglioni per gli elfi e studiare per occupare il suo tempo.
Era per queste ragioni che Harry iniziò a vedere sempre meno i suoi amici. Faceva male sapere che i suoi amici erano diventati più legati e non pensavano più a lui. Avevano sempre fatto tutto l’uno per l’altro, e l’amicizia tra loro era stata diversa, ma sempre alla pari. Ma adesso, Harry si sentì come se fosse stato abbandonato, ma non fece nulla per fermarlo.
Dopo tutto, era probabilmente meglio così dopo quello che era successo a Sirius.
Così studiò più duramente per togliere quei pensieri dalla sua testa. Quando arrivarono gli esami, Harry saltò pasti e ore di sonno per essere sicuro di essere pronto il più possibile.
Venne tutto ripagato quando i risultati dei suoi esami superarono quelli di Hermione, e Harry sapeva che sarebbe stata una questione di tempo prima che fosse diventato lui il primo di alcune classi rispetto a Hermione. Sfortunatamente, questa era stata anche la scintilla che accese la più grande discussione che Harry e Hermione avessero mai avuto.
“Harry,” Disse seriamente, rivolgendosi al ragazzo dai capelli neri che stava iniziando a studiare per l’esame di Incantesimi nella sala comune appena l’ultima persona era andata a letto. Ron era in piedi dietro di lei, sembrando combattuto sull’avere o meno questa discussione. “Dobbiamo parlare.”
“Riguardo cosa?” Chiese Harry, poggiando il suo libro, ma segretamente pensando alla corretta pronuncia delle quattro variazioni degli incantesimi di calore nella sua testa. Era abbastanza sicuro di sapere di cosa volesse parlare. Aveva visto lo sguardo di Hermione quando avevano ricevuto i risultati di pozioni.
“Guarda, Harry, penso che sia un’ottima idea cercare di alzare i tuoi voti,” iniziò esitando, “ ma io e Ron abbiamo notato che è tutto quello che fai ultimamente, davvero. Non mangi molto e Ron dice che non dormi abbastanza…”
Harry guardò tradito Ron e Ron si sentì in colpa.
“… e siamo preoccupati per te, Harry. Non credo sia buono per la tua salute.”
Harry guardò i suoi amici. “Prima di tutto, grazie molte per aver parlato di me alle mie spalle. E Ron, apprezzerei se tu non riportassi le mie abitudini notturne a Hermione. Non sei il mio custode.”
Ron aprì la bocca per replicare, ma Harry lo interruppe.
“E Hermione, mi dispiace di non poterti prendere seriamente adesso perché sto studiando in questo modo da tempo ed eri felice fino a quando non ho iniziato a prendere voti più alti di te.” Sbottò.
“Ora, Harry, questo non è vero. Sono preoccupata, ho solo…”
“Solo cosa? Non avevi tempo per venire a parlare con me perché eri impegnata ad uscire con Ron?” Chiese Harry arrabbiato.
“Hey, cosa dovrebbe significare?” Domandò Ron indignato.
“Significa che voi due potreste essere felice per me perché sto migliorando i miei voti, ma invece, Hermione ha paura che la batterò in classe e quindi ha deciso di provare a buttarmi giù di qualche gradino e tu sei qui perché sei più fedele a lei che a me!” Abbaiò Harry irritato.
“Non è giusto, Harry!” Gridò Hermione. “Come osi! Non lo farei mai per invidia! Sono preoccupata per te! Non capisco neanche perché stai facendo tutto questo!”
Harry non aveva raccontato ai suoi amici di ciò che era successo con Remus quella sera, invece aveva preferito dire che Remus non poteva assolutamente restare, ma che voleva vedere Harry prima di andare via.
“Perché? Non pensi che io possa essere intelligente, Hermione? So che pensi che io sia un’idiota e non mi impegno su niente, ma guarda caso, posso farlo. Posso impegnarmi quanto te!”
“So che puoi e so che sei intelligente! Senti, Harry, questo ha qualcosa a che fare con me e Ron che stiamo insieme?” Chiese Hermione cauta.
“Dio, Hermione, non tutto ruota intorno a te! Sto alzando i voti per mie ragioni. Non sto cercando di batterti e di certo non vi fermerò dal coccolarvi o qualsiasi cosa facciate voi due insieme!” Disse Harry furiosamente.
“Merlino, Harry, ascoltati! E’ come se non ti conoscessi più!” Disse Hermione, sembrando terrificata.
“Bene!” Gridò Harry, alzandosi. “Dovreste essere grati! Il vecchio Harry faceva schifo! Ero irresponsabile e tutto quello che facevo era far morire le persone! Non so se la vostra mente superiore riesce ad afferrare il concetto, ma un giorno, mentre tu e Ron sarete via a sbaciucchiarvi da qualche parte, io starò combattendo con Voldemort e se voglio avere una possibilità contro di lui, devo essere preparato!” Urlò, agitando un libro in aria prima di sbatterlo sulla scrivania.
“Non lo combatterai tu…” Disse Ron tranquillamente, mostrandosi un po’ spaventato. “Lo farà Silente…”
“No, scusa Ron, ma ti sbagli. Perché pare che ci sia una profezia, sì, quella del Ministero che pensavamo fosse andata persa per sempre, ma io sapevo cosa diceva perché Silente lo sapeva. E sono io o è Voldemort, e lasciamelo dire. Non la vedo bene per me in questo momento.”
I suoi due amici erano in silenzio, sconvolti, e prima che uno di loro potesse pensare a cosa dire Harry prese i suoi libri e i suoi appunti. “Quindi, Hermione, mi dispiace che tu sia preoccupata per i tuoi voti, ma ho cose più importanti a cui pensare al momento e non fermerò il mio studio per farti sentire meglio.” Disse freddamente.
Si affrettò ad andare nel dormitorio giusto il tempo di prendere il mantello dell’invisibilità e indossarlo. I suoi due amici erano seduti accanto al fuoco quando scese, e anche se non poteva vederlo, potevano sentirlo attraverso il dipinto.
“Harry, ti prego, aspetta. Dobbiamo parlare…”
Ma la porta-ritratto si chiuse prima che lei potesse finire di parlare.
Ron sospirò. “Beh, è andata bene,” Disse con sarcasmo, tra rabbia e confusione. “Cosa gli è successo? E’ così diverso ora.”
“Credo sia quello che la mancanza di sonno, stress e il non mangiare facciano ad una persona. Possono diventare irritabili e paranoici.” Constatò facilmente Hermione, e Ron era sicuro che avrebbe letto al riguardo non appena sarebbe diventata più preoccupata per il loro amico. “E’ per la Serata della Famiglia, ne sono sicura. Ha iniziato tutto questo dopo la prima e ha chiesto le ripetizioni ai professori subito dopo la seconda.”
“Pensi che sia successo qualcosa quelle sere? Tipo che qualcuno gli abbia detto qualcosa?” Chiese Ron. “Pensi che Malfoy gli abbia detto qualcosa?”
“Potrebbe essere,” Disse Hermione con tono sbrigativo, il che indicava che stava cercando di leggere tra le righe. “Ron, perché non scrivi ai tuoi genitori chiedendogli se sanno cosa dovesse fare quella sera Remus? Credo che Harry abbia detto che fosse qualcosa riguardo l’Ordine, quindi probabilmente i tuoi genitori lo sapranno.”
“Pensi che abbia qualcosa a che fare con Tu-Sai-Chi?” Chiese Ron sorpreso.
“Sono più interessata a sapere se lui avesse veramente delle cose da sbrigare.” Disse Hermione, corrugando le sopracciglia per la preoccupazione.
“Pensi abbia mentito ad Harry?” Chiese Ron sorpreso.
“Beh, potrei sbagliarmi, Remus potrebbe aver avuto veramente qualcosa da fare. Ma in caso non fosse così, spero veramente che abbia mentito ad Harry.
Ron la guardò, sconcertato.
Lei sospirò e continuò. “Perché se non ha mentito ad Harry, significa che Harry ha mentito a noi e ci deve essere una motivazione. Non saprei perché Remus se ne sarebbe andato altrimenti, ma se ha avuto questo effetto su Harry… Ho solo un brutto presentimento su tutto questo.”
Harry si svegliò il mattino seguente con un disagio che viene quando ti svegli ma non era tua intenzioni addormentarti. Si guardò intorno in confusione, realizzando che si trovava ancora una volta sul divano della Stanza delle Necessità, fogli sparsi sulla scrivania di fronte a lui, con una macchinetta per il caffè ai piedi del divano che era responsabile di aver aiutato Harry ad avere solo due ore si sonno per la notte precedente.
Controllando il suo orologio, realizzò che la colazione sarebbe finita presto. Con un gemito, prese le sue cose e corse verso il dormitorio, sperando di fare in tempo a fare una doccia veloce e di cambiarsi prima dell’inizio della sua prima lezione.
Ricordando il litigio avvenuto la sera prima con Hermione, il suo stomaco si contorse. Anche se era irritato dal fatto che a Hermione importasse più dei suoi voti rispetto al miglioramento di Harry, lui non voleva di certo litigare con i suoi amici. Diceva a se stesso che era per il meglio, e se loro non fossero stati suoi amici, non sarebbero stati in pericolo, ma l’idea di non aggiustare le cose con loro gli faceva stringere il cuore più di quanto fosse successo la sera dell’abbandono di Remus.
Mentre andava a Divinazione, pensava se aggiustare le cose o meno con loro, sapendo di dover decidere in fretta dal momento che lui e Ron sedevano vicino in quella lezione.
Quando prese posto, Ron lo guardò preoccupato e gli passò qualcosa coperto con un tovagliolo sotto al tavolo. Erano un paio di focaccine.
“Non sei venuto a colazione.” Sussurrò, come se Harry non lo sapesse. “Ti dirò se la Cooman guarda in questa direzione.”
“Grazie, Ron.” Disse, più sinceramente di quanto Ron potesse mai immaginare. Il sollievo che travolse Harry era schiacciante. Non solo Ron non era arrabbiato con lui, aveva anche pensato a lui abbastanza da portargli il cibo.
Harry mangiò ogni volta che la professoressa guardava dall’altra parte e quando la Cooman lo chiamava non appena aveva messo un pezzo in bocca, Ron attirava l’attenzione su di lui, i suoi occhi piena di risate quando provava a guardare Harry cercando di uscire fuori da quella situazione. Ciò faceva sentire Harry più leggero di quanto non si fosse mai sentito, fino a quando la professoressa svitata predisse un calo dei suoi voti.
Sia fosse una predizione sia una minaccia per il suo perdere tempo, Harry iniziò immediatamente a sgridare se stesso per non aver prestato attenzione alla donna che aveva fatto una predizione importantissima nella sua vita. Anche se credeva che la disciplina fosse strana, cosa sarebbe successo se si fosse sbagliato così come si era sbagliato riguardo l’Occlumanzia? Se lui avesse interpretato male un segno che avrebbe potuto salvare la vita a qualcuno, non sarebbe mai stato capace di perdonarsi.
Non appena la Cooman andò verso l’altro lato dell’aula, spiegando cosa significassero i diversi presagi, Ron colpì leggermente Harry mentre prendeva appunti.
“Ti va di andare a volare intorno al campo dopo le lezioni?” Sussurrò.
Harry sbatté le palpebre sorpreso prima di assumere uno sguardo colpevole. “Non posso.” Sussurrò.
“Perché no?” Chiese Ron infastidito, già immaginando la risposta.
“Devo studiare. Devo alzare i miei voti se vorrò essere un Auror.” Rispose.
“Questo è ridicolo, Harry.” Sibilò Ron mentre la Cooman stava indugiando su un’emozionata Parvati Patil dicendole che la sua aura stava splendendo. “Verrai accettato nel programma degli Auror senza ucciderti.”
“Non mi sto uccidendo, devo anche sconfiggere Voldemort in caso te ne fossi dimenticato.” Sussurrò Harry con uno sguardo torvo mentre cercava di vedere se potesse scovare dei presagi dal suo libro nella stanza.
“Si, beh, una pausa non ti farà male, altrimenti diventerai pazzo.” Protestò Ron, ma Harry non rispose. Ron si fece scappare un sospiro esasperato. “Senti, Harry, tutto questo ha qualcosa a che fare con la Serata della Famiglia?” Chiese cauto.
La testa di Harry si alzò così velocemente che Ron aveva avuto un po’ paura che si sarebbe preso un colpo di frusta.
“Cosa?” Chiese con un tono basso, ma furioso.
“Perché non ti dimentichi di Lupin e stai con la mia famiglia? Mamma adorerebbe…”
“Non essere stupido, Ron. Perché dovrebbe interessarmi una stupida serata in cui tutti stanno con i propri genitori? Tutto questo riguarda Voldemort e il mio futuro.” Insisté. “E poi, Remus verrà alla prossima.” Aggiunse, senza guardare Ron. “Adesso, potresti farmi delle domande su cosa siano quei presagi?”
Ron annuì velocemente e accettò di prendere il libro che Harry gli stava porgendo, almeno per non perdere il suo migliore amico.
Piton guardò con un cipiglio Harry Potter che stava lavorando alla pozione che lui stesso gli aveva assegnato per le ripetizioni. Il ragazzo sembrava assolutamente esausto e stressato, come accadeva spesso ultimamente. Anche se Piton non l’avrebbe mai ammesso, si sentiva un po’ preoccupato per lui.
La situazione di cui era stato testimone tra Lupin e il giovane Grifondoro all’ultima Serata della Famiglia era stata sorprendente e un po’ inquietante. Quando aveva furtivamente provato ad estorcere qualche informazione da Lupin riguardo le ragioni dietro il crudele trattamento che stava riservando ad Harry, era turbato nel trovare una risposta. Sembrava che la morte di Sirius Black fosse stata l’ultima goccia per Lupin, facendolo diventare uno squilibrato. La parte peggiore era che, evidentemente, stava gettando tutta la rabbia e la colpa su Harry, accusando ingiustamente il ragazzo.
Sicuramente, Piton era d’accordo sul fatto che Harry avesse potuto impegnarsi di più nell’apprendimento dell’Occlumanzia, ma non era una scusa per la crudeltà di Lupin. Come poteva qualcuno dare la colpa ad un bambino per una cosa così orribile? Chi poteva mettere tutta quella colpa sulle spalle di un semplice adolescente, forzandolo così pesantemente ad espiare peccati che non aveva mai commesso?
Come sempre, sembrava che solo Piton , tra gli insegnanti, prese la situazione per quello che era veramente. Il resto trovava incoraggiante che Harry stava alzando i suoi voti ed era così impaziente di imparare. Sospettò che la McGranitt stesse iniziando a vedere che c’era qualcosa di sbagliato, ma tutti gli altri preferivano fare finta di niente, anche il Preside.
Tutti loro pensavano che fosse un modo sano trovato da Harry per venire a patti con la morte del padrino. Nessuno poteva vedere il ragazzo infelice, che disperatamente cercava di afferrare l’ultima figura paterna che gli era rimasta, che silenziosamente gridava le sue suppliche a Lupin di non abbandonarlo come ogni altro adulto nella sua vita aveva fatto.
“Ho finito, professore.” Disse una voce ansiosa. Come sempre, Harry stava controllando per la terza volta i suoi appunti anche quando Piton arrivò da lui.
“E’ leggermente densa. Sai cosa hai fatto e quali effetti potrebbe avere?” Chiese.
“Ehm, è stato perché ho lasciato la prima parte freddarsi troppo velocemente e potrebbe causare… potrebbe causare un tempo più lungo di riassorbimento e indebolire gli effetti?”
Piton alzò un sopracciglio. “E’ una domanda o una risposta?”
“Una risposta, signore.” Disse Harry insicuro, ma facendo in modo che sembrasse un’affermazione.
Piton annuì. “Bene.”
“Dovrei passare alla Worming Draught, signore?” Chiese Harry. Allo sguardo sorpreso di Piton, lui si affrettò a spiegare. “Voglio solo essere sicuro di essere preparato per il test di questo venerdì.”
“No, Potter, lo faremo domani.” Rispose Piton. Harry sembrò deluso, e Piton sperò che fosse solo perché a Harry piacesse la creazione delle pozioni.
“Professore, mi stavo chiedendo quale fosse la mia posizione per quanto riguarda i voti di Pozioni.” Disse Harry con tono nervoso.
Piton lo guardò, attento nel mantenere neutrale la sua espressione. “La mia classe non è una competizione, Mr. Potter. Non rilascio informazioni riguardo i voti degli altri studenti.”
“Beh, signore, lei pubblica chi ha ricevuto il voto più alto alla fine del trimestre, volevo solo sapere se fossi vicino. Se fosse possibile, farei di tutto per avere i voti più alti. Devo solo sapere cosa fare e lo farò.” Disse Harry determinato, ma anni passati a capire cosa le persone stavano cercando di non mostrare, fecero percepire a Piton la disperazione che guidava quella richiesta.
“Potter, siediti, vorrei parlare di una cosa con te.” Piton ignorò lo sguardo preoccupato di Harry e tolse il disordine con un colpo di bacchetta, facendo lievitare gli ingredienti fino alla mensola.
Indicò la sedia e Harry cautamente si sedette. Mentre Piton versava del tè, ancora una volta, ignorando lo sguardo sconcertato del ragazzo, Harry si schiarì la voce imbarazzato.
“Ehm, non c’è speranza? Ho provato a calcolare il mio voto, e ho cercato di capire cosa mi servisse per ogni esame, ma è difficile senza sapere i punti totali del trimestre e che punteggio mi serve per superarlo, quindi io…”
Piton alzò una mano per far tacere il ragazzo. Harry immediatamente chiuse la bocca. Piton spinse una delle tazze di tè verso di lui. Il fatto di non aver fatto domande era una conferma alla stanchezza di Harry e alla sua mente annebbiata, specialmente dopo quanto era successo lo scorso anno con la Umbridge che aveva provato a somministrargli il Veritaserum.
Non sapeva come iniziare questa conversazione. Come si poteva dire ad uno studente di smettere di studiare così tanto? Come si poteva dire ad uno studente che i suoi voti stavano iniziando ad essere troppo alti? Come si poteva iniziare questa conversazione e dare l’impressione che ancora non ti importava niente di nessuno, specialmente Harry Potter?
“Potter, la tua capocasa ti ha parlato delle tue abitudini di studio?” Osò.
Harry sembrò confuso. “Certo. Mi sta dando ripetizioni per Trasfigurazione e sta dicendo che è contenta di vedermi così impegnato a scuola. Si è fermata ultimamente perché stava diventando un po’ superfluo… perché?”
Piton insultò mentalmente la sua collega per non aver avuto questa conversazione con Harry, lasciando lui ad occuparsene.
“Potter, cosa fai a parte studiare e fare i compiti?” Chiese Piton.
Harry sembrò quasi preso di contropiede, ma rispose subito alla domanda. “In realtà nulla. Mi sto veramente impegnando per alzare i voti. Stavo pensando di aggiungere al mio tempo altro studio di Pozioni se potesse aiutare a far alzare il voto.”
Piton alzò il sopracciglio.”Aggiungere al tuo tempo studio extra? E cosa potrebbe sostituire quello studio extra a questo punto? Stai già saltando i pasti, state pianificando di andare a mangiare tutti insieme?”
Harry adesso sembrava confuso. “Mangio,” Disse velocemente. “Ma se mangiare in un posto in cui posso studiare più spesso potrebbe aiutarmi per Pozioni…”
“Potter, non pensare al tuo voto di Pozioni, non è quello che…”
“Quindi ho già il voto più alto?” Spiattellò Harry, sollevato.
“No, non ce l’hai.” Abbaiò Piton. Fremendo interiormente per essere lasciato sfuggire questa informazione. Draco Malfoy era naturalmente portato per Pozioni e aveva il voto più alto senza battere ciglio. Harry stava contendendo con Hermione il secondo posto, anche se non era sorpreso all’idea che Harry lo avesse già preso prima della fine del trimestre. L’infelice sguardo sul volto di Harry gli ricordò perché non voleva che lui lo sapesse.
“Potter, non preoccuparti di chi è migliore o peggiore di te. O dovrei dire, non preoccuparti di come Remus Lupin reagirà verso chi è migliore o peggiore di te.”
Harry lo guardò in stato di shock. “Io non…”
“Dimentichi che sono stato presente durante la tua breve conversazione con lui all’ultima Serata della Famiglia.” Tagliò corto Piton.
“Allora dovrebbe sapere più di tutti che ho bisogno del primo posto. Devo mostrargli che sto provando e lavorando più duramente che posso.” Disse Harry, distogliendo lo sguardo imbarazzato.
“Se richiesto, lo informerò dei tuoi sforzi nella mia materia, ma in cambio dovrai dimezzare il tuo tempo di studio.” Disse Piton intensamente, non sorpreso quando Harry lo guardò sconcertato.
“Huh, non capisco. Voglio che lui sappia che sto lavorando duramente…”
“Non c’è cosa come lavorare duramente, Potter. Ti sei guardato allo specchio ultimamente? Sembri un morto vivente.” Disse Piton in modo tagliente.
Harry lo guardò. “Mi dice sempre di studiare di più, prendendomi in giro in classe, facendosi beffe di me quando non capisco un argomento o altro. E ora che sto studiando di più lei vuole che io studi di meno? E’ che lei non vuole che io sia il primo della classe, vero? E’ così terribile per lei avere il figlio di James Potter come primo della classe di Pozioni? E’ questo?” Domandò Harry, la voce che si riempiva di rabbia.
“C’è una piccola cosa chiamata bilancio, Potter, e sembra che tu voglia solo arrivare in cima alla scala. Stai mettendo a rischio la tua salute.” Disse Piton furente.
“Sa una cosa? Si dimentichi le ripetizioni. Sono rimaste poche settimane alla fine del trimestre e posso farcela da solo senza avere a che con lei che prova… prova a buttarmi giù perché non riesce a lasciarsi il passato con mio padre alle spalle!” Gridò Harry, alzandosi dalla sedia e mettendo fuorisamente la sua borsa in spalla. “Non riesce nemmeno a vedere che io non sono così! Non sono un bullo, non mi metto al centro dell’attenzione, non attacco persone indifese! Dio, non sono mio padre!”
E con quello uscì dalla stanza sbattendo la porta dietro di lui.
Il fatto era che Piton aveva capito che Harry non fosse come suo padre, aveva visto i primi indizi dai ricordi che aveva visto durante le lezioni di Occlumanzia e lo realizzò veramente quest’anno con le sessioni di ripetizioni che stava dando al ragazzo. Era per quel motivo che era preoccupato. James Potter era circondato da amici, famiglia e ammiratori e si sarebbe difeso facilmente se qualcuno lo avesse trattato così orribilmente. Ma Harry Potter, era un ragazzo davvero solitario, con nessuno di cui si fidava per appoggiarsi e di cui si fidava per farsi aiutare in questi tempi difficili. James Potter non sarebbe stato danneggiato così da simili eventi, ma Piton lo sapeva su Harry Potter, che tutto questo avrebbe potuto distruggerlo.

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Capitolo 2
*** Part Two ***


Family Night
2/5
Una settimana dopo, Piton aprì la porta per trovarsi davanti un imbarazzato Harry Potter. Piton non fece nulla se non spostarsi per permettere al suo studente di entrare.
"Professore, vorrei scusarmi per quello che ho detto la scorsa settimana. Non avrei dovuto fare le accuse che ho fatto."

"Ma ancora ci credi," disse Piton, sorprendentemente in maniera accomodante. Harry aprì la bocca per replicare, ma Piton gli fece cenno di rimanere in silenzio con una mano. "Siediti," ordinò, ancora una volta evocando del té e sedendosi dietro la scrivania. "Non ti ho più visto ai pasti dall'ultima volta che abbiamo parlato."

Harry fissò il suo té. "Beh, progetti finali, sa." Fece una pausa. "Finché riuscirò a fare un buon lavoro, dovrei essere stabile. Ho avuto i voti più alti in Cura delle Creature Magiche e Incantesimi."

"E Difesa Contro le Arti Oscure," Gli ricordò Piton.

Harry annuì distrattamente. "Si, ma li ho avuti anche nell'ultimo trimestre..."

Piton sentì il silenzio, 'e non era sufficiente.

"Ci ero quasi riuscito in Trasfigurazione, ma sono solo... sono solo incapace a trasfigurare cose." Disse Harry con un sospiro.

"Se hai quasi ottenuto il voto più alto in quel corso, dubito che le tue abilità in materia siano carenti," motivò Piton, versandosi altro té.

Harry scosse la testa. "Ci sono persone che sono migliori di me. A loro viene naturale. Ci riescono al primo tentativo e io devo passare ore a fare pratica per ottenere lo stesso risultato."

"Potter, so che pensi che sei una sorta di eroe sovrannaturale, ma risparmiati problemi e cerca di realizzare che non puoi essere il migliore in tutto." Disse Piton serio.

Harry scosse le spalle, roteando il suo té distrattamente. "Divinazione è stata un disastro. Non penso nemmeno di avere una A in quel corso," disse con un sospiro. "Ma a Remus non piace molto Divinazione quindi penso che andrà bene."

"Divinazione è una materia terribile che non dovrebbe essere insegnata a bambini facilmente impressionabili che potrebbero essere abbastanza stupidi da occupare il loro tempo facendo previsioni idiote sul loro futuro," disse Piton con veemenza. "Se tu avessi ricevuto un voto troppo alto in quel corso, avrei perso tutte le speranze in te."
Per la prima volta dopo tanto tempo, Harry fece un sorriso sincero.
"Quindi, presumo che non sei venuto qui con il solo scopo di fare conversazione con me," disse Piton consapevolemente.

"Mi stavo chiedendo se lei potesse controllare il mio programma per il progetto," ammise Harry, tirando fuori  dalla sua tasca alcuni appunti e dispiegandoli sotto il consenso di Piton. "Non è niente di spettacolare, ma ho pensato che invece di fare o ricercare una pozione conosciuta potrei modificarne una. Ho scelto la classica pozione antidolorifica che è usata più spesso nell'ala ospedaliera e sto vedendo se posso migliorarne il sapore."
Piton sorrise appena prese il foglio pieno di note e idee. "Lo vedo più come uno scopo personale dal momento che credo tu sia lo studente più frequentemente ferito che Hogwarts abbia mai visto. Stai pensando di usare il lime, quindi?"

"Si, ho pensato che se avessi aggiunto più occhi di tritone avrei potuto bilanciare l'acidità e certamente gli occhi di tritone sono quelli che hanno più effetto sul tasso di assorbimento, quindi ero curioso di sapere se potessero migliorare la pozione o renderla pericolosa," azzardò Harry.

"E altri sapore richiederebbero l'aggiunta di nuovi ingredienti... capisco," disse pensieroso Piton, guardando gli appunti di Harry. "La tua teoria suona e sembra come se ci stessi mettendo una quantità di impegno eccessiva. Fai la pozione e potrò testarla con alcune strisce reattive per vedere se sarà dannosa."

"E se non lo è?" chiese Harry preoccupato.

"Allora non lo sarà. Aggiungerò crediti extra se è corretta, ma se non lo è, non toglierò punti. Ecco cosa significa preparare pozioni, fare teorie, testarle e spesso fallire," disse Piton in modo comprensivo. Sarebbe stato un ipocrita se avesse punito Harry per essersi sbagliato quando lui stesso aveva creato pozioni disastrose con le sue teorie, ma soprattutto, non poteva permettersi di aggiungere ancora più peso sulle spalle del ragazzo.

Harry annuì, mordendosi il labbro quando riguardò nuovamente i suoi appunti. "Er, signore? Se non funziona, potrebbe non dirlo a Remus?"

"Personalmente credo che non dovresti fidarti troppo di quello che quell'uomo pensa di te. Devi capire che sta reagendo male per la morte del suo amico e se la sta prendendo con te ingiustamente. Non credo che dovresti contare sul suo arrivo durante la Serata della Famiglia," disse sarcasticamente Piton.

L'espressione di Harry diventò tormentata e mise i suoi appunti di nuovo in tasca. "Se viene, potrebbe non dirgli del fallimento della pozione, signore?" richiese ancora una volta, con un tono leggermente più scosso.

Piton poteva dire che se Lupin non si fosse presentato, Harry ne sarebbe stato assolutamente distrutto. Annuì semplicemente e Harry sorrise sollevato. "Grazie Professore, domani ci lavorerò sopra in laboratorio," disse alzandosi.

"Prenditi un giorno libero Potter, hai molto tempo per preparare la pozione," istruì Piton. "Non ci sono scuse."

Harry annuì e uscì dalla porta prima che Piton potesse dirgli di non lavorare su nessuno dei suoi progetti.
Il maestro di Pozioni sedette di nuovo sulla sedia e si pizzicò la punta del naso. Non poteva fare altro che pregare che Lupin si presentasse alla Serata della Famiglia.


Harry si morse nervosamente il labbro mentre cercava tra il mare di genitori e fratelli che passavano attraverso la porta, stringendo la lettera di Remus tra le mani. Questa volta era sicuro di non averla interpretata male, non che avesse lasciato molto spazio per i dubbi dopo che Harry aveva inviato una lettera per chiarire se il "Sarò lì" di Remus fosse riferito alla Serata della Famiglia. La lettera nelle sue mani, che aveva letto dozzine di volte, diceva semplicemente che sarebbe venuto specificatamente per la Serata della Famiglia.
I Granger arrivarono per primi, salutando la figlia gioiosamente e stringendo le mani a Harry e Ron, e prima che la piccola famiglia si fece strada verso la Sala Grande, Harry e Ron assicurarono a Hermione che l'avrebbero incontrata lì.
I Weasley arrivarono poco dopo, e Mrs. Weasley idolatrò Harry ancora più di Ron. Harry arrossì, sapendo che era ormai ovvio che lui non aveva avuto nessuno nelle Serate precedenti, rendendo dolorosamente chiaro quanto era solo.


Mentre Harry chiacchierava con i Weasley, fece in modo di tenere d'occhio le famiglie che stavano entrando.

"Ragazzi potete andare avanti," disse finalmente Harry, mentre l'ingresso diventava quasi deserto e l'apertura della festa stava per iniziare. Mrs. Weasley sembrò come se stesse per protestare di nuovo, ma Harry insistette.

"Vi incontrerò lì non appena arriva Remus. Ha detto che avrebbe potuto essere un po' in ritardo," mentì.

"Perché non ti vieni a sedere con noi, caro? Se... Quando Remus arriva, saprà di trovarti lì," insisté Mrs. Weasley. Harry provò a far finta di non notare la sua esitazione. Remus era solo in ritardo; prontamente, Harry aveva cercato di convincere se stesso. Sorrise a Mrs. Weasley in modo rassicurante.

"No, davvero, vi incontrerò lì. Remus è per strada e volevo comunque uscire a prendere un po' d'aria quindi lo aspetterò fuori," disse Harry con molta meno fiducia di quanta già ne sentiva.

Mrs. Weasley serrò le labbra, sembrando quasi addolorata. Ron guardò comprensivamente il suo amico. Harry era grato che almeno Ginny e i gemelli erano presi a parlare con il padre e così non avrebbe dovuto sopportare anche le loro ovvie opinioni.

"Va bene, caro, se succede qualcosa, vieni e passa la serata con noi. Io, per prima, adorerei vedere i tuoi progetti e vedere come te la stai cavando con i tuoi corsi," disse Mrs. Weasley tristemente, abbracciando fieramente Harry prima che il gruppo di teste rosse scomparì con l'ultimo gruppo di ritardatari dietro la porta massiccia che conduceva nella Sala Grande.

"E' solo in ritardo," mormorò Harry a se stesso mentre camminava verso la porta principale e sedeva sul primo gradino, guardando la strada che conduceva ad Hogwarts, ora completamente vuota.
Rabbrividì mentre un brezza pungente trapassò i suoi vestiti, l'aria diventava più fredda come il sole iniziava a tramontare. Bloccando i suoni delle risate e delle chiacchiere nella Sala Grande, Harry iniziò ad immaginare lo sguardo orgoglioso sul volto di Remus mentre mostrava al suo vecchio professore quello che aveva ottenuto nell'ultimo trimestre. Immaginò il perdono di Remus; sarebbe stato come se niente fosse mai andato storto. Non ne avrebbero mai più parlato, sarebbero solo andati avanti e stati felici. E dopo, Remus avrebbe chiesto ad Harry di andare a vivere con lui dal momento che Sirius non era lì per mantenere la sua promessa. Infatti, forse avrebbe detto a Remus esattamente come i Dursley lo trattavano. Gli avrebbe detto del sottoscala, delle faccende, della malnutrizione, degli incidenti che finivano con l'abuso fisico, e gli avrebbe persino detto di tutti i feroci abusi verbali che aveva subito in tutta la sua vita. E dopo, Remus sarebbe stato arrabbiato con i Dursley e avrebbe assicurato ad Harry che niente di quello che loro avevano detto era reale, che lui senza dubbio valeva qualcosa, non solo fastidio e peso.
Quando sentì i suoni definiti delle persone che iniziavano a lasciare la festa, Harry sentì qualcosa dentro di lui rompersi. Strappò furiosamente la lettera nella sua mano e buttò i pezzi per terra, lasciando prenderli dal vento e facendoli volare in ogni direzione. Non poteva presentarsi davanti i Weasley, non voleva che vedessero i suoi progetti per pietà, fingendo eccitazione anche se non gli interessava nulla.

Quindi, corse. Passò la porta della Sala Grande poco prima che le persone iniziassero ad uscirne. Senza rallentare e provando disperatamente di mantenere il controllo delle sue emozioni fino a quando non avesse raggiunto un luogo sicuro, corse nel suo dormitorio per prendere il mantello dell'invisibilità. Dopo, più lentamente, ma non con un passo meno determinato, raggiunse la statua che nascondeva un passaggio segreto che sapeva lo avrebbe condotto a Hogsmeade.
Decollò velocemente dentro il passaggio, non notando che dentro c'era qualcun altro fino a quando non si scontrò con lui, facendo cadere il mantello.


Malfoy cercò di non sembrare troppo sconvolto del fatto che il suo rivale era appena apparso dal nulla.

"Cosa stai facendo qui, Malfoy?" chiese incredulo Harry.

Il biondo alzò un sopracciglio. "Devi sempre essere così accusatorio, Potter? Non sei il solo che ha il diritto sui segreti di questo castello." guardò Harry in modo strano. "Cosa c'è che non va?"

"Niente," disse Harry, raccogliendo il suo mantello.

"Pensavo che avresti avuto una famiglia o qualcosa del genere che si presentasse per una volta," strascicò Malfoy.

"Si, beh, dov'è la tua famiglia?" lo sfidò Harry. "Non la vedo sgaiattolare qui in giro con te."

Malfoy prese un sorso dalla piccola fiasca che aveva in mano. "Dovevano andarsene. Qualche audizione o ballo di beneficenza o qualcos'altro molto più importante che supportare il loro unico figlio in questa festa miserabile," disse acidamente Malfoy. Harry sentì la sua rabbia svanire, e si sentì quasi compassionevole verso il Serpeverde.

“Si, beh, almeno qualcuno è venuto per te nelle ultime due Serate. Silente ha veramente delle brutte idee, ma personalmente penso che questa possa avere il primo premio. E visto che due dei suoi insegnanti hanno cercato di ucciderrmi e uno ha cercato di farmi un incantesimo per rendermi pazzo, questo vale qualcosa," disse Harry ferocemente, dando uno sguardo alla fiaschetta da cui Malfoy stava bevendo. "E' alcol?" chiese incredulo.

Malfoy tossì e scosse la testa sorpreso. "Potter, quando non mi fai infuriare, cosa che garantisco, non accade molto spesso, sei quasi uno spasso. Sei stato cresciuto dalle suore? Sembri così scandalizzato dal fatto che un adolescente possa bere alcol."

"No," mentì Harry difendendosi. "Non mi interessa sapere che stai bevendo..."

"Vodka," continuò Malfoy con un sorrisetto. "Non ti interessa che sto bevendo vodka."

Harry non riuscì a fermare le sue sopracciglia dal sollevarsi.

Malfoy sorrise giocosamente. "Sai che effetti ha l'alcol, Potter?"

"Si, rende gli stronzi ancora più stronzi," disse, pensando a suo zio.

Malfoy ridacchiò. "Vero, ma sto parlando di effetti più personali. Presumo che tu non abbia mai provato l'alcol prima, perché diciamocelo, tu sei tu. Lascia che ti illumini, Potter. L'alcol non è permanente, ma nel momento in cui ti scorre nelle vene, può alleviare ogni dolore che stai sentendo. Ti concede una scappatoia, la quale, dal momento in cui stai scappando provando ad essere invisibile, sembri di stare cercando. Quindi cosa dici?" chiese, tenendo la fiaschetta in modo quasi attraente. "Il Ragazzo d'Oro vuole fuggire?"

Non servì nessuno sforzo ad Harry per decidere; voleva solo scappare dalla situazione prima che le si piantasse nella mente. Annuì senza nessuna esitazione.

Malfoy sorrise e mise via la sua fiaschetta. "Dimenticala, se sto per tentare l'innocenza del Ragazzo d'Oro, andremo ad Hogsmeade per farti ubriacare."

Harry lo seguì lungo il tunnel buio, sentendosi nervoso, esausto e miserabile allo stesso tempo. "Ma non abbiamo diciotto anni," protestò Harry.

Malfoy rise e mise un braccio sulla spalla di Harry. "Potter, perché non lasci parlare me stasera? Tu ti siedi, ti diverti e cerchi di non sembrare troppo colpevole."
!
Un paio di ore dopo, i due stavano lentamente rifacendo la strada nel passaggio per tornare ad Hogwarts. Harry stava inciampando, poggiandosi pesantemente su Draco, che cercava di sostenere Harry al meglio che poteva mentre anche lui era abbastanza ubriaco.


"Sai una cosa! Sai una cosa!" disse Harry eccitato, ridacchiando e quasi inciampando. "Non sono mai stato ubriaco prima!"

Draco rise a quella frase, quasi trascinando tutti e due per terra. "Non si direbbe, Potter."

"Mi sento... pesante," disse Harry in tono conclusivo come se avesse risolto un problema veramente difficile.

"Mi lascerai qui? Potresti perché mi odi e io me lo meriterei perché ti ho deluso."

"Come hai fatto a deludermi, Potter?" chiese Draco, esortando Harry ad andare avanti.

Harry scosse la testa e iniziò a ridacchiare di nuovo, quasi colpendo Draco sul viso. "Non so, questo è quello che faccio. Deludo le persone. Dovrei... dovrei fare... comelichiami.. biglietti da visita." Ridacchiò. "Harry Potter... Delusione." Questo è quello che dicono. Te ne darò uno, va bene? Per avermi aiutato stasera, lo farò. Te ne darò uno solo per te," disse, all'improvviso abbastanza serio come se stesse promettendo a Draco qualcosa di veramente importante. Draco sollevò un sopracciglio.

"Darmi cosa esattamente, Potter?" chiese divertito.

Harry scosse la testa e iniziò a ridacchiare di nuovo. "Qualsiasi cosa ho detto. Quidditch. Ti darò il Quidditch... o trasfigurificazione."

Draco dovette fermarsi per poi crollare ubriaco. "Mi stai dando il Quidditch? E... e... cosa!"

Harry rise così tanto che cadde e Draco dovette aiutarlo a rialzarsi in piedi.

"Abbiamo un problema, Potter. Le famiglie stanno facendo il giro del castello, inclusi i dormitori. Ti lascerei vagare, ma non voglio esattamente essere coinvolto in tutto questo e non credo che tu sia bravo abbastanza adesso da mantenere un segreto. Conosci un posto dove posso lasciarti e dove non incontrerai nessun compagno di stanza o le loro famiglie?" chiese.

Harry pensò molto per rispondere a  quella domanda prima di colpire eccitato Draco sul braccio. "Lo so! Lo so" La stanza delle necessi-qualcosa. Non so. Gli incontri ES."

"Sai dove si trova?" chiese speranzoso Draco.

"Si. Si lo so," disse Harry annuendo fermamente. "Rimarrai?"

"Ne dubito, Potter. Ho fatto il mio dovere di farti devastare e ora il mio dovere è finito. Ora tutto quello di cui devo preoccuparmi è come portarti in quella stanza senza incontri imbarazzanti," disse Draco ormai stanco.

"Abbiamo il mio mantello," disse Harry semplicemente.

"Si, ma non nasconderà i suono e tu sembri non volere stare zitto."

"Stai zitto tu," disse Harry, senza molto sentimento.

Subito avevano il mantello avvolto su di loro e stavano proseguendo per la strada attraverso il corridoio pieno di famiglie, cercando di scegliere il percorso migliore con il minor numero di persone.
Ci stavano riuscendo finché Fred e George non sono comparsi davanti a loro da dietro un angolo e sbattendosi contro prima di finire tutti e due per terra, scoppiando in una risata da ubriachi.

"Harry?" chiese Fred preoccupato, vedendo due paia di piedi e riconoscendo il tipo di risata che stavano sentendo.

"Shh... shhh... non possono vederci se non parli," bisbigliò qualcun altro sotto il mantello.

George si fece avanti e tolse il mantello, le sue sopracciglia si erano sollevate dal momento in cui sotto il mantello non c'era solo Harry inebriato, ma anche uno stordito Draco Malfoy.

"Harry! Che è successo a Remus?" chiese Fred con preoccupazione mentre George controllava dietro l'angolo per essere sicuro che il resto della famiglia stesse ancora parlando con il professor Flitwick.
I due ragazzi si alzarono instabilmente sui loro piedi. Harry mise una mano sulla spalla di Fred ma la mancò e cadde in avanti. Fred lo raddrizzò ma Harry non sembrava notare nulla di strano e diede una pacca alla spalla di Fred.

"Fred, Fred, Fred," disse, scuotendo la testa come se stesse parlando a un ingenuo, "aveva altre cose più importanti da fare rispetto a questo." Agitò la mano in aria. "Perché l'ho deluso. Sono un... un... fallimento, e deludo tutti. Come Ron. E la tua famiglia. Deve scusarmi," disse, facendo per girare l'angolo ma Fred lo prese e tenne fuori dalla visuale, guardandolo senza speranze come il gemello.

"Beh, il mio lavoro qui è finito," dichiarò Draco, allontanandosi, barcollando solo un po', verso il dormitorio di Serpeverde.

"Merda, Fred, non possiamo permettere che lo vedano così," disse George, affermando l'ovvio.

Senza dubbio, questo fu fino a quando qualcuno apparentemente peggio dell'intera famiglia Weasley arrivò.

"Che succede qui?" chiese Piton, incrociando le braccia. Vidde Harry con sorpresa mentre il ragazzo barcollava sul posto. Non riusciva a crederci; il Ragazzo d'Oro Grifondoro distrutto.

"Er, niente, Professore," provò George.

"Se voi fosse stati ancora studenti qui, vi avrei tolto dei punti per aver mentito," disse minacciosamente. "Dov'è Lupin?"

Fred sospirò. "Non è venuto."

Le labbra di Piton si serrarono nella rabbia verso il lupo mannaro. "E questo è come Potter sceglie di gestire la situazione?" chiese deridendolo.

"Beh, un certo Draco Malfoy ha giocato un ruolo chiave in... Harry, shhh," ordinò velocemente Fred dopo che Harry aveva cercato di chiamare Ron.

Piton sospirò e scosse la testa. "Dallo a me."

I gemelli sembrarono terrificati dall'idea. "Professore," iniziò George. "Io non credo...""

"Non avete molta scelta, dal momento in cui ha infranto le regole e io sono il suo professore. Inoltre, credo che la vostra famiglia stia venendo da questa parte," disse Piton sentendo le voci diventano lentamente più vicine.

"Per favore non lo metta in imbarazzo, signore," supplicò Fred con un sospirò mentre con riluttanza spinse

Harry verso il maestro di Pozioni.

Piton prese il braccio di Harry e lo spinse avanti verso il passaggio segreto che conduceva ai sotterranei mentre i gemelli Weasley provavano a ostacolare la loro famiglia.
Quando finalmente erano fuori dalla vista di tutti e facendo fatica a fare le scale, con Harry che inciampava ogni volta, Piton scosse la testa.

"Potter, sei un completo idiota."

Nel momento in cui raggiunsero le camere privare di Piton, l'umore di Harry cambiò in uno che Piton presumeva lo aveva portare a bere in primo luogo. Piton non sapeva cosa fare, quindi seguì il suo primo istinto di iniziare a fargli una ramanzina per il suo comportamento sconsiderato.

"Potter, spero che realizzerai che idiota sei stato di fronte ai gemelli Weasley e probabilmente anche di fronte a Mr. Malfoy. Dovresti ringraziare le divinità che non ti ho portato dritto nell'ufficio del Preside, o meglio, lasciato vagare ubriaco. Sono sicuro che Molly e Arthur Weasley avrebbero adorato vederlo. Ma no, sono io che devo fare i conti con te invece. Che gioia," sputò sarcasticamente. Fece per continuare la sua filippica, ma Harry portò una mano sulla sua bocca e diventando di una malata sfumatura di verde, corse verso il bagno e sbatté la porta dietro di lui.

Piton fece una smorfia quando sentì i suoni dei conati di vomito.

"Oh, fortunato me," mormorò amaramente.

Quando i conati si trasfomarono in singhiozzi soffocati, Piton non riusciva più a sentirsi infastidito dal ragazzo. Dopo pochi minuti di indecisione, bussò dolcemente sulla porta del bagno, non aspettando una risposta prima di entrare.
Harry sedeva contro il muro, le ginocchia tirate verso il petto e strofinando le lacrime sul suo viso con la mano in un fallito tentativo di asciugarle. Guardò Piton mortificato, estremamente vulnerabile. Piton era sicuro che fosse ancora ubriaco, anche se in modo diverso rispetto a prima.

"Non è venuto," sussurrò mentre Piton si inginocchiava cautamente accanto a lui. "Non è venuto."

Piton percepì una fitta di compassione vedendo Harry tenere ancora più vicine a lui le ginocchia come se stesse cercando di proteggere se stesso dal mondo crudele. Continuò a guardare lo sguardo disperato di Piton, silenziosamente supplicando per  qualcosa che Piton non sapeva come dare.

"Dai Potter, dormirai qui stanotte," disse, prendendo Harry per il braccio e mettendolo accuratamente in pied. Harry strofinò il suo viso con la manica e abbassò la testa inciampando con Piton nel soggiorno. Con un tocco di bacchetta, evocando coperte e cuscino, sistemò il divano abbastanza decentemente per permettere ad Harry di utilizzarlo.
Harry sedette sul divano e fissò il tavolo da caffé con uno sguardo vuoto, le lacrime che occasionalmente scendevano sulla sua guancia. Piton non sapeva cosa fare e non voleva pensarci con questa situazione. Non aveva idea di come gestire le emozioni di un adolescente depresso. Doveva uscire.

"Beh, Potter, prova a dormire un po' e rimani qui. Devo incontrare i genitori che gironzolano nella mia classe. Tornerò tra poco. Non ficcanasare in giro e vai a letto," concluse insicuro, sperando che suonasse come una figura autoritaria severa, uscendo dalle sue camere più velocemente di quanto poteva.
Quando ritornò dopo poche ore di spiegare a genitori arrabbiati il perché lui credesse che il figlio era un inetto in Pozioni, entrò silenziosamente nel suo appartamento, i suoi occhi posarono immediatamente su Harry. Il ragazzo era rannicchiato sul divano, rabbrividendo leggermente per il freddo dei sotterranei, con la coperta che era scivolata sul pavimento.
Piton raccolse la coperta e la sistemò sopra l'adolescente che dormiva. Sospirò e si chinò per rimboccare le coperte intorno a lui per essere sicuro che non potessero cadere di nuovo.
Si prese un momento per osservare il ragazzo che era stato il tormento della sua esistenza. Mentre era addormentato, o meglio svenuto, non sembrava così fastidioso. Infatti, l'adoscelescente sembrava molto più giovane e innocente, più vulnerabile della gran parte dei nostalgici del primo anno.
Piton sentì una fitta di protettività a lo sconvolse così tanto che volò praticamente nella sua camera da letto per mettere una porta chiusa tra lui e il ragazzo smarrito.
Il mattino successivo, Piton marciò senza paura nel soggiorno. Vacillò quando vide che Harry dormiva ancora sul suo divano. Girò intorno al divano e fissò cautamente il ragazzo. Nel sonno, Harry sembrava indifeso, non l'arrogante salvatore del mondo magico. Piton aggrottò la fronte nel vedere che nemmeno il sonno indotto dall'alcol era sufficiente per sradicare i segni dell'ansia sul viso dell'adolescente, le sue sopracciglia erano leggermente unite e le sue braccia erano avvolte intorno a se stesso protettivamente.
Piton decise di non essere così codardo da sgusciare fuori dall'appartamento prima che il ragazzo si svegliasse solo per evitare l'imbarazzo. Invece, qualcuno dove istruire l'adolescente riguardo l'uso dell'alcol e lui ovviamente non aveva nessuna figura genitoriale che poteva farsi avanti, o almeno nessuna figura genitoriale che non aveva già nelle mani una dozzina di figli. Comunque, non conosceva nessun modo appropriato per svegliare qualcuno, e decise semplicemente di fare molto rumore in cucine sperando che funzionasse.
Sentì un gemito dal divano mentre stava sbattendo la tazzina del caffé e altri bicchieri e ordinando rumorosamente la colazione attraverso il camino.
Mentre sistemava le posate sul tavolo, vide Harry in piedi davanti la porta, con un'espressione ansiosa e abbastanza malata allo stesso tempo.
"Immagino che probabilmente avrai un po' di postumi," disse Piton senza un'emozione particolare nella sua voce. Non si illudeva nel pensare che nessuno studente avesse mai bevuto, e tutta quella situazione sarebbe stata molto più divertente se le circostanze che lo avessero portato a bere non fossero così orribili. Allo sguardo imbarazzato di Harry, Piton decise di avere pietà del ragazzo e gli fece cenno di sedersi. "Siediti, Potter."

Harry si adagiò sulla sedia e fissò il banchetto davanti a lui. Il colorito verde sul suo viso annunciava che non era molto nelle condizioni di consumare cibo. Solo perché sapeva che Harry aveva un disperato bisogno di un pasto reale Piton tirò fuori una pozione per rimediare ai postumi dell'alcol dalla sua credenza e la svuotò in un bicchiere vuoto, mettendolo di fronte a Harry  con un colpo che lo fece sobbalzare.

"Bevila, Potter," istruì, sedendosi al suo opposto.

Harry si sentì positivamente nauseante al pensiero di bere quell'intruglio verde di fronte a lui. Si chiese se potesse essere una sorta di punizione. Provò a poggiare il bicchiere sulle labbra e sentì il suo stomaco rivoltarsi. "Non credo di poterlo fare," ammise debolmente.

"Buttalo giù in un sorso solo," consigliò Piton, sfogliando i titoli della Gazzetta del Profeta. "Preferirei che non ti sentissi male sul mio tavolo, quindi bevi."
Harry si attappò il naso, chiuse gli occhi e bevve quella cosa più velocemente che poteva. Per un pericoloso momento, pensò che avrebbe vomitato sul tavolo del professore, ma la sua nausea passò immediatamente, portando con sé il martellante mal di testa.

"Grazie, Professore," disse, sapendo che la sua voce era piena di vergogna. Guardò in basso il piatto vuoto davanti a lui. "Grazie per tutto davvero. Per non lasciarmi vedere così dal resto dei Weasley e per permettermi di rimanere qui e tutto. Mi dispiace che lei si sia trovato bloccato con me la scorsa sera. Veramente stavo pianificando di dormire nella Stanza delle Necessità o da qualche altra parte nascosta..."

"Si, Potter, questa è un'idea migliore. Consumare una grande quantità di alcol e crollare in qualche posto dove nessuno può trovarti nel caso in cui si fosse trattato di intossicazione da alcol, si, sembra che tu abbia pianificato la serata veramente bene," sbottò Piton sarcasticamente.

Harry deglutì fortemente e annuì, rendendosi conto della sua mancanza di giudizio.

"Non mi piace vedere nessuno studente vagare per il corridoio ubriaco, e ancora meno mi piace cercare di impedire allo studente di mettersi in imbarazzo da solo, o la sua casa o scuola..."

"...di fronte alle famiglie di tutti," completò Harry miserabilmente. Non aveva dubbi nel ricordarsi che lui non aveva una famiglia da includere a quelle. Posizionò i gomiti sul tavolo e seppellì la testa nelle mani. "Cosa staranno pensando Fred e George..."

A quello Piton non poté fare a meno di alzare gli occhi al cielo. "Per favore, Potter, i gemelli Weasley erano famosi per ogni sorta di violazione, incluso il consumo di alcol. Vedere un amico distrutto non è cosa nuova per loro. Comunque, sono sicuro che entrambi abbiano un cervello e se mettessero le cose insieme potrebbero probabilmente capire la ragione dietro la tua scelta di comportamento e potrebbero essere piuttosto preoccupati per te."

Harry sembrava ancora di più in imbarazzo. Era abbastanza ovvio che lui non capiva, ed era a disagio con le persone che si preoccupava sinceramente per il suo benessere.

"Signore?" chiese Harry cautamente. "Non credo che lei sappia se a Remus è stato dato un incarico per l'Ordine all'ultimo minuto l'altra sera, vero? So che probabilmente non è successo, ma mi chiedevo se lo sapesse?" Guardò Piton con uno sguardo supplichevole.

Piton sospirò e decise che la verità era il miglior corso di azione, e che magari potesse risvegliare del buon senso nell'adolescente. "No, il preside ha specificatamente fatto in modo che lui fosse libero per la Serata della Famiglia."

Harry annuì stupidamente e giocherellava con il bordo della sua maglietta. "Si, si, pensavo che... ho solo... ho solo sperato..." Si schiarì la gola e lasciò in modo deciso la maglietta. "Quindi, quale sarò la mia punizione?" All'improvviso, Harry diventò pallido e il suo sguardo incontrò quello di Piton. "Non sarò espulso, vero?" disse pauroso.

"Potter, se gli studenti di Hogwarts fossero espulsi per queste attività, dubito che metà della scuola si diplomerebbe," rispose. Harry si rilassò visibilmente. "Direi, visto che è la tua prima trasgressione, e uno dei miei studenti era ovviamente coinvolto, possiamo organizzare qualcosa senza coinvolgere il preside o il tuo capo casa."

Harry lo fissò incredulo. "Davvero?" chiese speranzoso.

"Se mantieni la tua parte di accordo," disse Piton in modo fermo.

Harry lo guardò comprensivo. "E quale sarebbe la mia parte, signore?"

"Per iniziare, c'è molto cibo qui. Mettine un po' nel tuo piatto e inizia a mangiare. Hai saltato troppi pasti," disse passivamente, provando a usare il suo tono da nonchalance per dissuadere Harry dal pensare che a lui interessasse davvero.

Harry eseguì gli ordini esitando, aspettando che continuasse.

Mentre Harry mangiava, Piton iniziò a spiegare la punizione di Harry.

"Prima di tutto, non salterai più i pasti nella Sala Grande; non mi interessa se vuoi mangiare al di fuori. Se i tuoi amici mangeranno nella Sala Grande, tu ti unirai a loro, e non persuaderli dal non mangiare lì. Se nessuno dei tuoi amici mangerà lì, ti unirai a loro ovunque consumeranno i loro pasti." Piton pensò che gli amici del ragazzo avrebbero potuto tenerlo d'occhio nelle sue abitudini alimentari e se Harry era costretto ad unirsi a loro per i pasti, forse ciò poteva ravvivare la loro amicizia almeno un po', visto che Piton aveva notato che ultimamente si era lacerata.

"Ma signore," protestò Harry debolmente, "um, Hermione e Ron hanno la loro cosa adesso; sai, appuntamenti e il resto. Sono come la terza ruota. Sarebbe veramente imbarazzante se iniziassi a venire ai pasti perché dopo non saprei se sedere con loro e potrebbe essere sia imbarazzante che una cattiva scelta e..."

"In ogni caso, è parte dell'accordo. A meno che tu non voglia che mandi un gufo a Lupin per un consiglio sulla situazione," minacciò lievemente Piton. Se avesse dovuto usare la debolezza del ragazzo per essere sicuro che Harry non svenisse per terra, lo avrebbe fatto.
Gli occhi di Harry si spalancarono e scosse violentemente la testa.

"Va bene allora. Inizierai anche a dormire di più. Penso che andare a letto senza libri dalle undici durante le notti di scuola, una nella mattine dei weekend è più che giusto."

Harry lo guardò. "Mi sta dando un orario per andare a dormire?"

Piton alzò il sopracciglio in segno di sfida.

"Ma e se avessi tanti compiti? Non credo che i miei professori crederebbero alla storiella 'scusi, mi sarebbe veramente piaciuto finirli ma dovevo seguire il mio coprifuoco", mise in discussione Harry.

"Andrà tutto bene fino a quando farai i tuoi compiti prima di ogni altro studio extra," disse Piton fiducioso.

"Ma i miei voti.." iniziò Harry disperato.

"Non ti ucciderà non essere il primo di ogni corso, Potter, ma potrebbe ucciderti continuare a seguire questa linea," disse Piton chiudendo il discorso, sperando che Harry non iniziasse a pensare alla natura di queste "punizioni". L'ultima cosa che voleva era che si pensasse in giro che stava iniziando ad essere meno rigido e che si preoccupasse per gli altri, specialmente Harry Potter. Il solo pensiero di ciò lo fece sentire come se avesse bisogno di un drink.
Harry annuì tristemente.

"E per essere sicuri che tu mantenga la tua parte di accordo, avrò una piccola conversazione con Granger e Weasley a riguardo," aggiunse Piton.

Harry lo guardò furioso. "Permetterai a Hermione e Ron spiarmi?"

"Non è spiare se sai che lo stanno facendo," disse calmo Piton.

"Ma non può. Non siamo così intimi come eravamo prima. Potrebbe essere imbarazzante. Non pensa che abbiano le loro vite per cui preoccuparsi senza dovermi fare da babysitter?!"

"Dubito che la vedranno sotto questa luce. Sembrano essere abbastanza preoccupati per il tuo benessere."

Harry sospirò amaramente. "Va bene, gli parli. Hermione sarà compiaciuta che qualcuno stia cercando di essere sicuro che non la superi in classe, e qualsiasi cosa fa felice Hermione, fa felice Ron," sentenziò.

"Ricorda, Potter, quale è il motivo di questa punizione. Se non ti piacciono le condizioni, possono facilmente passare questo dovere in altre mani," disse Piton cupamente.

"No," disse Harry velocemente. Sospirò. "Lo farò."

"Bene, ora finisci il piatto," istruì, tornando al suo giornale.

"Non ho fame," disse Harry distrattamente.

Piton alzò un sopracciglio. "Hai toccato il tuo piatto a malapena. Francamente non mi interessa se hai fame, mangerai più cibo. Era il primo delle condizioni della tua.. fine della discussione," disse cautamente, non volendo usare la parola "punizione" riguardo le normali abitudini alimentari di Harry.

Harry, a malincuore, mangiò un po' di più, e Piton lo guardò sforzarsi di mandare giù il cibo con espressione corrucciata. Il ragazzo non deve aver mangiato molto se il suo stomaco stava facendo fatica ad accettare quella piccola quantità di alimenti.

Piton sperò solo che Harry ora si rimettesse sulla strada giusta.

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