WELCOME TO FANTASTIC FANTASY

di sg199885
(/viewuser.php?uid=614551)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** una nuova collega ***
Capitolo 2: *** l'ombra della morte ***
Capitolo 3: *** I segreti di Elsa ***
Capitolo 4: *** in un bar di periferia ***



Capitolo 1
*** una nuova collega ***


WELCOME TO FANTASTIC FANTASY

CAPITOLO 1: UNA NUOVA COLLEGA

Sono anni ormai che ho smesso di chiedermi quale sia stato il momento in cui il nostro mondo ha smesso di essere un'oasi felice, da quando ha perso i suoi colori e la sua magia... Ho smesso anche di chiedermi perché sia successo, se si sarebbe potuto evitare, se la colpa è stata anche un po' nostra; ho smesso di pormi DOMANDE, perché, cari miei, se ti perdi ad affrontare i grandi problemi della vita, finisce che perdi anche quel poco di te stessa che ti rimane, quel poco che non devi al tuo disegnatore...
Forse è il caso che vi spieghi un paio di cosette prima che mi prendiate per pazza, anche se non so quanto possa non essere vero.
Non mi renderò ridicola immedesimandomi nel ruolo della narratrice sfigata, quindi cercherò di essere rapida e concisa:
Io inizierei parlando di me, anche se non credo ci sia molto da dire... All'anagrafe mi hanno battezzata Gwen Tennison, e si, sono proprio io la spalla sfigata della serie "ben ten"; cosa potrei aggiungere? Da quando hanno rimpiazzato tutto il cast sostituendoci alle nostre fotocopie disegnate da qualche specie di paralitico mio cugino si è dato all'alcolismo senza freni per annegare la depressione e io mi sono trovata un impiego per pagarmi l'affitto di una bettola nel quartiere più malfamato di Fantastic Fantasy.
Fantasy è il nostro mondo, l'universo che vive dei sogni della gente e che è la dimora di noi personaggi di fantasia, ai suoi tempi era un posto meraviglioso, a metà tra il paradiso terrestre e Las Vegas, ora però sta lentamente cadendo a pezzi, forse perché i bambini, che erano la nostra forza maggiore ormai crescono troppo in fretta, senza badare più a noi, o forse perché i nostri creatori, i nostri PADRI ormai ci pensano solo per merchandising e non si curano più dei frutti del loro estro... Fatto sta che ormai di fantastico la metropoli non ha proprio più un cazzo.
Io vivo a Network Hill, che, a parte l'assonanza, con quella specie di scenaio paradisiaco del film con Hugh Grant e Giulia Roberts non ha proprio niente da spartire... Diciamo che sembra più che altro la peggior caricatura del Bronx. Ormai nei bassi fondi dettano legge gli ex cattivi delle serie Tv animate, che dopo la chiusura delle loro storie non si sono fatti scoraggiare e si sono associati sotto forma di mafie, l'unico motivo per cui non sono rimasta secca in qualche sparatoria tra bande è che quel celebroleso del mio disegnatpre mi ha dotato di poteri speciali, anche se tutt'ora non so se sn più aliena o fattucchiera... Ecco una delle tante domande che ho smesso di pormi.

***

drrrriiiinnn...
La odio la sveglia quando suona la mattina prima che io sia psicologicamente pronta al risveglio, per cui la abbatto con una manata e mi rigiro dall'altra parte...
- sveglia sveglia!!! Farai tardi al lavoro svegliaaaaa!!!
-fottiti Gil...
Alle volte mi pento di averlo raccolto dal bidone in cui era finito dopo che la Mediaset aveva smesso di mandare le repliche di Gragon Ball GT, e dire che quella rottura di robottino non serve ad un'emerita mazza, forse dovrei decidermi a lanciarlo dalla FINESTRA... Ah già, sa volare...
-se farai tardi riceverai un'altra decurtazione dallo stipendio!
Lo odio ancora di più quando ha ragione... Mi alzo a forza a mi trascino verso il bagno, apro l'acqua e mi regalo una doccia calda, ancora in fase rem mi vesto, indosso quella maledettisima gonna nera, camicia bianca, gilet blu e collant, un regalo di quel cretino del mio disegnatore, ovviamente uomo e come tale stupido come una zappa in campo di moda;
Esco dal bagno sentendo un meraviglioso profumo... Ecco perché non sfratto ancora quel robottino insolente, fa un caffè paradisiaco...

***

Esco di casa con indosso il mio cappotto nero, alzando gli occhi al cielo prima di CHIUDERE il portone a doppia mandata, è curioso come ormai il nostro sole non brilli più da un pezzo, ormai tutta la metropoli è oscurata da una densa cappa di smog, che al giorno d'oggi sarebbe anche normale se non fosse che nel nostro mondo non esiste atmosfera, tanto meno i gas serra, a volte mi chiedo se per noi si davvero necessario respirare o se lo facciamo solo per sentirci almeno un po' vivi...
Andare a piedi fino al commissariato non è esattamente sicuro per una donzella, peccato che non sia in grado di comprarmi qualsiasi veicolo all'infuori di un monopattino di seconda mano, ma i problemi che mi affliggono sono molto peggiori del dilemma su come arrivare in ufficio, uno fra tutti il fatto che sono ufficialmente sola come un cane da 3 anni e ormai penso di essermi scordata come sia fatto un uomo, ma va bhe, non tocchiamo questo argomento...
-ciao Gwen- mi saluta distratta Bibi sentendomi entrare in centrale, come al solito è intenta a spulciare documenti alla sua scrivania, da quando l'hanno mandata via dal cast di "one piece" a calci in culo so sta impegnando molto nel suo impiego di segretaria.
-ehilá Bi, mi raccomando non te la spassare troppo al lavoro- la prendo in giro bonariamente dandole una pacca sulla spalla.
- muovi quelle chiappette da urlo collega, il boss ci desidera-
- fine come al solito Ace, tu si che sai come parlare ad una donna!-
Ace è il mio compagno d'azione ormai da quando l'hanno silurato dal medesimo plot di Bibi facendolo morire in maniera straziante, per fortuna le migliaia di sue fan sbavanti in tutto il globo continuano a pensarlo così intensamente da permettergli di sopravvivere nonostante tutto, credo che per lui questa nuova possibilità sia davvero una cosa importante, anche se cerca di mascherarlo con la sua aria da strafottente; io e lui siamo arrivati a Network Hill nello stesso periodo, anche se non mi ha mai detto perché si sia trasferito da Manga Town a qui, (che è molto peggio) forse anche perché io non glielo ho mai chiesto... Fatto sta che appena arrivati tutti e due abbiamo fatto domanda per entrare in polizia, e il capo ci ha accrocchiati insieme ad un'altra testa calda con più esperienza per fare gli apprendisti. I primi tempi non ci sopportavamo per nulla, ora invece, dopo tanto tempo e tante avventure, ci intendiamo con un solo sguardo, siamo amici per la pelle.
- cosa vuole il capo? se è di nuovo per il cartellino non timbrato giuro che sbrocco!
-pare che sia una cosa seria- ci avverte Bibi senza smettere di lavorare -nuovi acquisti. - fantastico, io le odio le matricole...
-era ora che vi faceste vedere, sfaticati!- ci assalisce John appena varchiamo la soglia del suo ufficio,, bene, le urla a prima mattina sono proprio quello che mi serve..
il nostro boss, J Johna Jameson credo che sia stato assunto perchè incarna alla perfezione lo stereotipo del capo tritura-balle, da quando la marvel lo ha silurato dagli ultimi revival di spiderman si è buttato dall'editoria all'ordine pubblico, coadiuvato anche dal fatto che in quest'ufficio non combina niente dal mattino alla sera al difuori dello sbraitare.
-lo sai che non siamo mattineri JJ, bhe, allora, che hai da dirci?- lo punzecchia Ace.
-vi presento Selina, è una nuova- ci informa con poca grazia indicando una figura che fuoriesce in maniera sinistra dalla penombra dell'angolo dell'ufficio; ha una voluminosa capigliatura color verde vomito e un outfit a dir poco agghiacciante.
-le sue doti ci potrebbero essere molto utili, oggi comincia il tirocinio.
-aspetta un po'- intervengo squadrando la ragazzina che mi fissa truce attentamente, cercando di capire dove l'ho già vista prima d'ora -ma tu non sei la strega rediviva che ha recitato nell'ultima serie di quelle fatine mongoloidi?- chiedo -che ci fai tu qui? non fai ancora parte del cast?
Quella fa una smorfia e mi risponde scocciata: -quelle sei esaurite sono in tour con il loro terzo film e a me non va di aspettare i loro comodi con le mani in mano, quindi, fino a quando non decidono che farsene di me per la settima serie, io vivo la mia vita.-
-bene allora, adesso che sapete la storia della sua vita potete portarvela appresso.-
-come scusa??- spero vivamente di non aver sentito uscire dalla bocca di JJ quello che credo di aver sentito... se solo penso a come noi ai nostri tempi mandavamo ai matti il nostro tutor mi vengono i brividi, non se ne parla di passare dall'altro lato della barricata, non posso proprio sopportarlo...
-non puoi farci questo, ti prego!- sibilo a denti stretti guardando Johna con gli occhi ridotti a due fessure.
-senti tu, rossa- mi chiama la ragazzina - tu non piaci a me e io non piaccio a te, ma una cosa te la voglio dire chiaro e tondo, io non ho bisogno di alcun tipo di balia, tanto meno di una come te, quindi ti conviene stare al tuo posto se non vuoi ritrovarti arrostita.-
-bhe, bel caratterino...
adoro Ace quando mi fa sentire tutto il suo appoggio... lo devo ammettere però, la ragazzina si sa difendere, forse non sarà del tutto una palla al piede, potrebbe anche esserci utile un giorno, ma è meglio mettere le cose in chiaro:
-su una cosa ci hai preso ragazzina, tu non mi piaci, ma io non ho la minima intenzione di farti da balia e tanto meno di sopportare il tuo tono saccente e scazzato, tu vedi di non obbligarmi a mettere pezze ai tuoi disastri e forse TU non finirai arrostita-
Ecco. ho aggiunto una nuova persona alla mia lista nera, rimaniamo a fissarci in cagnesco per interminabili minuti, Ace e JJ non si sognano di intervenire, mi conoscono troppo bene per tentare anche solo di proferire parola...
-incidente sul ponte di Marvelinn- i informa Bibi entrando sbattendo la porta.
-muovetevi, tutti e tre- ordina JJ.
tutti e tre... ecco fatto, fine della tranquillità nell'unica parte decente della mia vita: il lavoro.

***

 
mi guardo allo specchio senza vedermi veramente... osservo solo con disinteresse le ciocche ramate che mi accarezzano il viso, le spalle, la schiena... adoravo il mio taglio corto... e ora invece... sono queste le piccole cose che ti fanno riflettere sul come non abbiamo minimamente nessuna voce in capitolo su noi stessi, sul nostro presente, sul nostro futuro; non ho mai desiderato essere una piratessa e, che ci crediate o no, io non sono avara come pensate, e non mi piace combattere, non mi piacciono gli imbrogli, non sono una tipa irascibile e non mi sento per niente bella... io non sono quella che appare in TV o sui manga, io non sono la Nami che conoscete...
-stanno cominciando le riprese, muoviti- mi informa con poca convinzione Zoro urlando da dietro la porta del mio camerino...come vorrei che un giorno Oda si convinca a smettere di farci essere solo amici, ma, dopotutto, la mia opinione non conta nulla... e noi dovremmo essere quelli fortunati?

***

-che CASINO stanno combinando su quel maledetto ponte?- chiedo senza smettere di fissare in cagnesco quella nuova dallo specchietto retrovisore.
-Hulk ha dato di nuovo di matto, pare che la sua ragazza l'abbia mollato di nuovo...- mi informa Ace intento alla guida dell'auto d'ordinanza; il bello di essere un poliziotto? non devi rispettare il codice della strada, e la guida a dir poco spericolata del mio compare la dice lunga su questo...
appena imboccato il ponte vedo il relitto di un'auto massacrata volarci sopra la testa e schiantarsi al suolo dietro di noi... cazzo, è peggio di quanto avessi pensato; Ace ingrana a tavoletta e percorriamo metà del tragitto in pochi secondi sfrecciando, tra una sgommata e l'altra, tra il traffico paralizzato sotto una pioggia di ferraglia. ci ritroviamo in men che non si dica sul luogo del misfatto: esattamente a metà del ponte.
Ace inchioda facendo girare l'auto d'ordinanza su se stessa, io mi catapulto fuori prima ancora che si fermi con lo stridio delle gomme per terra che mi ronza nelle orecchie; porco cane, quel gigante ha sollevato un tir!
non so che fare, la situazione è tragica... senza un piano logico (cosa che raramente mi succede) uso la mia energia per materializzare due fasci di plasma rossi che avvolgono come due tentacoli il camion prima che lo lanci.
Golia per niente preoccupato dalla mia presenza tira a se il veicolo e io vengo trascinata con lui, tento di opporre una vana resistenza, ma non serve dire che in confronto a quel buzzurro io sono una formica.
-GWEN!- sento urlare Ace, e immediatamente una fiammata mi vola sopra il capo e colpisce Hulk che viene scaraventato via perdendo la presa sul tir, e questo mi permette di posarlo a terra con i miei tentacoli.
-manovra numero 12- sbraito al mio compagno iniziando a correre verso il bersaglio che si sta già rialzando. lo colpisco con alcuni proiettili di energia al viso per disorientarlo, quindi pianto per bene i tacchi per terra e proietto due raggi di plasma che lo avvolgono in una prigione stritolandolo; al bestione la mia indea non piace, si divincola e contrae i muscoli per liberarsi... sono passati a stento due o tre secondi, e già il plasma crepa... sto cedendo.
-Ace, muovi quel cazzo di culo!- ringhio, e il pirata lancia due fiammate che creano un cerchio molto ristretto intorno al colosso, poi un vortice fiammeggiante sempre più potente. il mio piano è semplice: visto che le fiamme non possono scalfire la sua pelle dura come l'acciaio, lo faremo svenire con il calore eccessivo... infallibile no?
infallibile un paio di meloni, senza sforzo Hulk spezza la mia morsa e io mi sento percorsa da mille dolori, come se a infrangersi fossero le mie ossa... diamine, mi sto rammollendo!
vedendosi alle strette, non sapendo che pensare con quel microcervellino malfunzionante, il bersaglio deve aver pensato bene "se non mi salvo io non la scampa nessuno" iniziando a percuotere il terreno con poderosi calci... di questo passo sfonderà il ponte e cadremo tutti nel mare digitale.
-AAAAceeee, fa qualcosa!- urlo in preda al panico.
-non ci riesco!- mi risponde contraendo il viso in una smorfia mentre spingeva le fiamme alla massima potenza.
é così che mi tocca morire? sotto un terremoto causato da un cazzone in piena crisi da abbandono? ma... aspetta un attimo, non trema più niente o sbaglio? sono già in paradiso?
Ace stupito ferma il suo attacco, e lo vediamo immobile per qualche secondo, poi, senza alcun motivo apparente, casca di faccia a terra svenuto, ma che è successo?
-quello che è?- mi chiede pugno di fuoco indicando la schiena del mostro: era un serpente.

***

nel quartiere più buio e malfamato di Fantastic fantasy regnava il silenzio, solo un rumore echeggiava nella notte, il ticchettio di un paio di tacchi, tacchi di ghiaccio....
la figura esile e minuta della proprietaria di quelle scarpe si aggirava circospetta per i vicoli, per poi sbucare in un'ampia strada, praticamente deserta, parallela al molo.
ora il fruscio delle onde accompagnava il suono dei suoi piedi. sentiva freddo, strano, per una come lei. si strinse di più del caldo cappotto color azzurro pallido e si rimboccò la candida sciarpa, si sentiva in sicura, pedinata... era certa che qualcuno la seguisse.
il cuore le batteva a mille, ma non poteva permettere a nessuno di scoprire il suo segreto, perciò, quando decise di afferrare il coraggio a due mani e voltarsi lo fece di scatto, facendo volteggiare in aria la sua trecci platinata e... niente, non c'era nessuno.
tirò un sospiro di sollievo, fece una piccola risatina prendendosi in giro per la sua ansia eccessiva e si voltò pe proseguire la sua marcia, ma appena guardò di fronte a se, le mancò il respiro, e, quello che vide, fu solo il buio

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** l'ombra della morte ***


WELCOME TO FANTASTIC FANTASY

CAPITOLO 2: L'OMBRA DELLA MORTE

-sei stata grande con quel serpente, se non fosse stato per te avrebbe fatto crollare il ponte, sei in gamba ragazzina- fantastico. Ora Ace ne tesse pure le lodi. Oramai è sera inoltrata, c’è voluto un bel po’ di tempo per risistemare il casino combinato da Hulk.
-i sonniferi, tra tutti i veleni, sono la mia specialità- ah bene, è anche modesta!
-quindi non sei nemmeno capace di fare qualcosa di letale, ottimo- la canzono senza smettere di guardare fuori dal finestrino, quella mi risponde con una smorfia, ma chi si crede d’essere?
-e dai Gwen, sii buona, non vorrai comportarti da stronza come faceva il nostro tutor vero? Riconoscile i suoi meriti- mi rimprovera pugno di fuoco restando sempre attento alla guida.
-i suoi meriti, i SUOI MERITI?- sbotto –mentre noi stavamo per farci ammazzare quella si è fatta i comodi suoi! Non lo capisci che ci ha usati come fuoco di copertura, come la cavalleria sacrificabile?! Una squadra è una squadra, un atteggiamento del genere non è tollerabile!- ringhio.
Ace sbuffa…
-ti riaccompagno a casa.-
Io rimango allibita, inorridita. Le sue parole mi colpiscono come una pugnalata… mi sta scaricando, non ha neanche il coraggio di rispondermi, mi manda semplicemente via, come si fa con una pazza. Io rimango infiniti secondi a fissarlo, poi, di scatto, istintivamente, mi volto verso quella e le lancio il primo sguardo di vero odio da quando l’ho incontrata; lei se ne accorge e abbassa lo sguardo, sfastidita, ce ne vuole di coraggio… era tutto perfetto prima che arrivasse lei, eravamo una coppia perfetta, e anche oggi, se non ci fosse stata, sarei stata meno nervosa e ce l’avremmo fatta noi due da soli, come sempre.
L’auto d’ordinanza si ferma… siamo arrivati, SONO arrivata. Restiamo alcuni istanti in imbarazzante silenzio, poi mi alzo, ne ho fin sopra i capelli, non voglio vederli un solo secondo ancora, ed esco sbattendomi dietro la portiera.
-bentornata…
-STA ZITTO STUPIDO CATORCIO- ringhio e mi butto sul letto, sperando che il sonno porti con se questo nodo che sento intorno al cuore…

***

È mattina, lo sento; ieri sera ho dimenticato di chiudere le persiane, e il sole già alto nel cielo mi dà fastidio aglio occhi, si insinua tra le mie ciglia facendole pizzicare.
Parte una musichetta assillante… grandioso, se non ci pensa la sveglia lo fa il telefono.
-che c’è- biascico appoggiandomi il cellulare alla faccia.
-corri al molo.
-maledizione Bi, adesso mi chiami anche a casa, ma che sei una stolker?
-c’è un emergenza al molo… un… un cadavere- mi comunica sulle spine.
-UN CHE?!- strillo saltando giù dal letto –mi stai prendendo per il culo?
-purtroppo no, mi è arrivata una segnalazione anonima poco fa- mi dice con tono serio.
-allora ti hanno fatto uno scherzo, deve essere per forza così- balbetto; deve esserci una spiegazione logica, non può essere un cadavere, noi non moriamo!
-Ace è già sul posto. Non è uno scherzo.
Attacco. Resto un attimo a riflettere. Mi devo preparare, e in fretta anche, devo correre la subito, devo vedere di persona, se non vedo non credo, come san Tommaso. Per un tipo razionale come me certi eventi inspiegabili sono impossibili da comprendere; ora vi starete chiedendo, perché un cadavere è inspiegabile? Semplicemente perché, se c’è un lato positivo nella nostra misera e inutile esistenza, è che la morte non ci tocca, MAI. Noi non moriamo, noi scompariamo, il che è diverso.
Quando uno di noi si ritira a vita privata dopo la fine della sua storia, la sua esistenza diventa strettamente legata agli umani: finché loro credono in noi, noi non spariremo mai. Ora, so che ho fatto una menata assurda ad inizio storia su come i piccoli non credano più in noi, ma da qui a decretare la nostra scomparsa, ce ne passa. Ma mano che veniamo dimenticati, noi invecchiamo, ma è sufficiente anche solo il ricordo di una persona a mantenerci ancorati alla vita. Noi svaniamo quando scompare il nostro ricordo. E questo non succede quasi mai a nessuno, forse per qualche comparsa, personaggio di poco conto, ma prima di morire noi sbiadiamo, ci consumiamo, svaniamo; insomma, niente cadaveri!
Mi sono preparata in un baleno, stranamente quel piccolo robottino imbecille non si è fatto vivo… proprio oggi che di caffè ne avrei bisogno una tonnellata.
Schiocco le dita, una bolla di energia rossa mi avvolge, e scompaio.

***

Riappaio immediatamente dopo al molo, vedo già il mio socio in lontananza… c’è anche la micro stronzetta.
Ace ha già provveduto a mandare alcuni uomini a sgomberare l’area e a coprire il corpo con un telo nero; mi avvicino ad ampie falcate.
-giorno- mi saluta Ace, e quella mi fa un cenno col capo che ignoro.
Resto come incantata a guardare la coperta… non ci posso proprio credere che li sotto ci sia un cadavere senza vita.
-si, è proprio quello che pensi- mi informa sospirando pugno di fuoco… la sua espressione è indecifrabile, ma so che dentro di lui sta provando un casino di emozioni contorte e contrastanti proprio come me, cosa vuoi, succede quando ti crollano le poche certezze che hai.
-che facciamo- ci chiede la ragazzina… non ho nemmeno la forza di insultarla sta mattina.
-chiama qualcuno- le rivolgo la parola e questo la fa sussultare –chiama in centrale e dì loro di mandarci un veicolo, lo dobbiamo portare dal nostro medico legale- le dico con troppa poca calma perché non si monti la testa, maledizione!
-chi è?- chiedo ad Ace.
-Elsa- mi risponde digrignando i denti… non ci posso credere, quella Elsa? La PRINCIPESSA ELSA? Oddio, è peggio di quanto pensassi, non solo è morto qualcuno, ma è morto uno importante, siamo nella merda più secca e totale fin sopra le sopracciglia.
-eheh- ride amaramente –non pensavo di poterlo dire un giorno compare, ma il mio fiuto mi dice che abbiamo un omicidio tra le mani, c’è solo da capire chi cazzo possiede un potere tanto enorme, cosa ci facesse una tipa sfondata di soldi come lei qui nei bassi fondi e poi la parte veramente difficile, avvertire i familiari.-
Dio, Ace ha ragione, come lo dici ad una persona che un tuo parente è stato la prima persona in assoluto nella storia ad essere assassinata… dobbiamo tornare in centrale, e subito-

***

ACE POV’
Stiamo aspettando che JJ ci chiami, Bibi lo ha avvertito dell’accaduto prima che arrivassimo, è stato lui, a quanto pare, che le ha detto di affidare a noi l’incarico. Non so se essere più riconoscente della fiducia o incazzato per averci mollato questa bomba… voglio dire, le faide tra bande mafiose sono un conto, un omicidio tutt’altra cosa.
Vedo la nuova recluta seduta in un angolo con lo sguardo basso… poveretta, il suo primo incarico, e guarda tu dove deve andare a sbattere la testa. Quando sei giovane e pieno di aspettative come lei, quando non hai ancora la scorza dura come la nostra, imbatterti nella morte deve essere veramente come una pedata nelle gengive.
Gwen è giù nel seminterrato, al nostro pronto soccorso di dipartimento a dare man forte al nostro medico che probabilmente starà impazzendo, poveretto.
La porta dell’ufficio del boss si apre, Bibi si alza di scatto dalla sua postazione e tutt’e due gli corriamo incontro; anche quella nuova ci raggiunge con un passo più pesante.
-allora?- chiede sulle spine la centralinista dai capelli blu.
-ho chiamato la sorella, l’ho convocata per il pomeriggio- sospira Johna –io sono il capo e spetta a me parlarle.
Che fregatura… probabilmente qualche volta l’ho invidiato per la sua posizione, anche se io al posto suo mi sarei annoiato a morte, ma ora non vorrei essere proprio nei suoi panni.
-voi però cercate di cavare qualche risposta fino ad allora, voglio almeno provare a rassicurarla con qualche indizio che le possa far capire che stiamo seguendo una pista- ci dice il boss, e per la prima volta in vita mia gli sento dire qualcosa che non è un ordine, sembra più… più… una preghiera.
-lo prenderemo capo- lo rassicuro, ma il problema è, chi rassicura me? –dai, andiamo- dico a Selina mentre mi dirigo in seminterrato.

***

Busso alla porta dell’ambulatorio prima di entrare; abbasso la maniglia solo dopo aver sentito l’“avanti” della dottoressa.
Entrando lo scenario che mi si presenta è agghiacciante; le mura dipinte d’azzurrino, i pochi mobili in metallo e al centro della sala il tavolo operatorio su cui giace quel corpo senza vita, bianco come la neve. La piccola bambina-medico continua a tastarlo con le mani avvolte nei guanti di lattice in piedi su uno sgabello.
-allora- le chiedo –che può dirci doc?
Ai/ Shiho/ Sherry o quanti cavolo di nomi ha sospira e con un saltello scende dal suo trespolo, si sfila i guanti che poggia su uno scaffale metallico pieno di aggeggi strani e si toglie i grandi occhiali.
-assideramento, è morta congelata.- ci informa –con qualche esame in più potrei riuscire a capire se sono stati i suoi poteri o meno a farle questo.
-quindi potrebbe anche essere un suicidio?- azzarda la giovane strega con una punta di liberazione nella voce; se fosse veramente così, allora vorrebbe dire che in giro per le strade non c’è qualcuno in grado davvero di uccidere.
-non lo so ancora- le spiega la bambina –ma una cosa è certa, - continua con un sospiro rassegnato  -non ci sono segni di colluttazione, o nessuno l’ha aggredita, oppure l’ha fatto talmente bene che non ha avuto neanche il tempo di reagire… peccato, se si fosse difesa, forse ce l’avrebbe fatta ad invertire il processo di congelamento. A proposito, io sono Ai, piacere di conoscerti, sei nuova?- concluse porgendo la manina a Selina.
-si- rispose lei.
-allora buona permanenza tra le nostre fila- le augura –con permesso, devo ricucire un’amputazione- e, detto questo, andò nella camera accanto chiudendo la porta dietro di se.

***

-che facciamo?- chiedo alla rossa salendo le scale.
-non ho pensato a niente di preciso- mi risponde lei… pazzesco, è la prima volta che le sento dire che non ha un piano.
Salendo sento un brivido che mi percorre la schiena… sono urla quelle che sento? La nostra praticante deglutisce a vuoto, Gwen si volta di scatto a guardarmi; è un pianto disparato quello che risuona per la centrale. Continuiamo a salire con passo più incerto, senza dire una parola. Arrivati nell’atrio vedo un uomo alto e robusto stringere a se una ragazza con delle trecce scarlatte e portarla fuori, dove l’aspettano una renna e un pupazzo di neve… il colloquio di Johna non deve essere andato per il meglio.
-ehm.. bhe ecco- tartaglia il boss grattandosi la nuca con gli occhiali in mano –tornate tutti a lavoro.-

***

-allora, ecco il piano- ci informa Gwen non appena scendiamo in strada, a quanto pare con si è fatta scoraggiare dalla situazione e si è rimessa in carreggiata, per questo la stimo, non si abbatte mai.
-agli ordini capitano- la prendo in giro e lei mi guarda storto come al solito
-allora spiritosone – ci spiega –tu andrai a casa della sorella di Elsa e userai le tue doti di Figo megagalattico per farle vuotare il sacco su qualsiasi segreto e/o magagna della sorella, se voleva uccidersi oppure se aveva qualcuno che voleva farle del male di sicuro lei sa qualcosa. Noi due invece andremo al porto e raccoglieremo informazioni sull’accaduto. Ah, e prediamo l’auto di sorveglianza- meraviglioso, ha lasciato a me la parte difficile come al solito…
GWEN POV’
Ok, la situazione è veramente seria, quindi non posso permettere al mio cuore di interferire con il lavoro, che ha tutte le priorità; quindi dovrò, mio malgrado, sopprimere il mio odio per la streghetta da 4 soldi e metterlo da parte in un angolino del mio cervello là dove non potrà fare danni.
-senti tu, rossa- mi chiama lei non appena Ace si è allontanato –non so come andiate d’accordo voi, ma io te l’ho già spiegato, non prendo ordini da te.
Ok… lei però non mi rende le cose facili, d’accordo.
-no senti tu ragazzina,- sbotto additandola –forse non hai capito che la situazione è veramente seria e che non c’è tempo per i tuoi capricci stupidi da bambinetta di dodic’anni, quindi vedi di piantarla, io sono un tuo superiore e vuoi o non vuoi i miei ordini li ascolterai oppure io ti caccio via a calci in culo- bene… dopo la mia sfuriata sbuffa e si dirige verso la macchina, chissà se ha capito l’andazzo o meno.
Saliamo in macchina contemporaneamente e infilo le chiavi nella toppa, e mi blocco… forse sarà il caso di mettere da parte tutte le ostilità, o no?
-senti- esordisco –io non ti piaccio e tu non mi piaci, ma d’ora in poi lavoreremo gomito a gomito, e dovremo spalleggiarci; non ti nascondo che sarà duro, e rischieremo la vita non poche volte, quindi dobbiamo essere unite e coordinate se vogliamo arrivare a capo di questa faccenda… tregua?- le chiedo porgendole la mano.
-tregua- risponde lei stringendomela senza guardarmi.
Non so perché, ma prevedo una tregua più burrascosa del programmato.
 

 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** I segreti di Elsa ***


CAPITOLO TERZO:
I segreti di Elsa

 
Parcheggio vicino al molo e proseguiamo a piedi fino al luogo del delitto.
-siamo sicuri che la scena del crimine sia rimasta incontaminata?- mi chiede scettica la streghetta.
-certo- le rispondo io con disinteresse. Arriviamo a destinazione e ci fermiamo davanti al nastro di plastica a strisce gialle e nere che fluttuando ad un metro da terra descrive un cerchio di diametro 10 metri.
-tutto qua? Queste sono le nostre misure di sicurezza?
-guarda meglio, novellina- gongolo nel vedere come lei tentando di avvicinarsi venga bloccata dal campo di forza descritto dal nastro.
-interessante…- ammette Selina –come entriamo?
-sta a guardare- le dico alzando una mano verso il nastro e liberando la mia energia che si diffonde come il profilo di un elettrocardiogramma; la bolla energetica riconosce la mia frequenza e si disattiva, facendo cadere per terra il cordone protettivo. –puoi farlo anche tu- le spiego –dal momento che sei entrata in polizia la tua lunghezza d’onda è stata registrata in tutti i nostri sistemi, meglio di un distintivo, no?- le spiego avvicinandomi a passo deciso; questo è il luogo del misfatto, qui è stato commesso il primo delitto della storia di Fantastic Fantasy… sento una stretta contorcermi lo stomaco, è inquietante.
-cerca tracce, un’impronta, un residuo, qualsiasi cosa- chiedo a Selina, ma mi accorgo di aver detto una stupidaggine ancora prima di finire la frase, qui non c’è una mazza di niente, solo ed esclusivamente una sottile lastra di ghiaccio e brina che ricopre il terreno, per il resto, nulla.
-è anche bravo…- sospira seria la ragazzina…. Purtroppo ha ragione, oltre ad essere unico nel suo genere il nostro assassino pare essere anche molto esperto, maledizione!
-speriamo solo che Ace sia stato più fortunato- sbuffo incrociando le dita.
***
ACE POV’

Sto aspettando la signorina Anna ormai da quasi venti minuti qui, nell’atrio della casa della vittima; vorrei ricordarle che non ho tutta la giornata per restare ai suoi comodi, ma il suo lutto mi pesa tanto che non oserei infierire in qualsiasi modo.
Non mi resta che guardarmi intorno per passare il tempo… l’appartamento è un super-attico all’ultimo piano di uno dei grattacieli più alti di Disneytan, il quartiere più lussuoso della città, qui ci abitano i tipi giusti, i ricconi, gente senza pensieri; se la notizia della morte di Elsa dovesse trapelare, non oso immaginare che razza di panico creerebbe in questa zona, la gente di qui conduce una vita tanto spensierata da non essere minimamente in grado di affrontare i pericoli.
Sbuffo osservando il panorama del quartiere attraverso l’ampia vetrata ricurva che domina la parete sinistra del soggiorno, snodandosi in una serie di giochi di vetro leggermente colorato e bombato tanto suggestivo da farmi sentire come dentro una pallina di natale. Spostando lo sguardo davanti a me, vedo l’ingresso sul quale aspetto dissolversi nel salone ampio attraverso due scalini di vetro anch’essi; al centro del salotto troneggia un grande divano bianco con penisola dalle linee sinuose che abbraccia con la sua delicatezza l’imponenza dell’albero piantato direttamente in un buco del parquet: è forte, nodoso e robusto, somiglia stranamente ad un enorme bonsai. L’arbusto centrale sembra dominare sulle altre piante che arricchiscono l’arredamento minimal: del bambù alto e slanciato fa capolino da ogni angolo come intimorito dalla potenza dell’albero. Qua e là sullo scarno mobilio troneggia qualche soprammobile retrò, vasi di vetro scuro, antiche radio di mogano, statue e ninnoli dal sapore un po’ orientaleggiante e a tratti futuristico.
Osservando attentamente accanto a me noto in questa casa dei forti contrasti, a volte stridenti a volte ben armonizzati, segno della grande poliedricità del carattere del proprietario di casa. Il mio tutor me lo ripeteva sempre, “impara ad osservare tutto ciò che riguarda il tuo caso, cerca ovunque dettagli utili.” Quella vecchia testa calda ogni tanto diceva qualcosa di sensato…
-scusi se l’ho fatta attendere…- mi sento dire dalla signorina Anna che entra nel salone dall’altro ingresso di fronte a me; è ridotta veramente ad uno straccio… occhiaie spaventose, occhi lucidi, in testa una crocchia così tirata come se volesse strapparsi dalla testa tutti i pensieri insieme ai capelli, il fisico asciutto fasciato in un insolito tailleur nero.
-cosa voleva chiedermi?- domanda con un fil di voce sedendosi sul divano ed invitandomi a fare altrettanto.
-mi chiedevo se avesse mai notato qualche atteggiamento strano in sua sorella, di recente- le dico secco restando in piedi dove sono, non voglio mancarle assolutamente di rispetto, ma devo pur sempre rispettare il mio ruolo di investigatore.
-assolutamente- risponde lei in tono piatto, con parole che risuonano vuote, come se sentisse quasi essere una presa in giro il parlare di Elsa dopo la sua dipartita.
-ne è sicura? Ogni dettaglio potrebbe essere di grandissimo aiuto per l’identificazione del killer di sua sorella, la prego, si sforzi.- la sprono.
-nulla- ribadisce lei con il medesimo tono fissando il vuoto dinanzi a se.
-forse potrei aggiungere qualcosa io…- sento dire da una voce sulla porta alle mie spalle. Mi volto di scatto con istinto battagliero, ma la figura che mi si staglia di fronte non sembra per niente intimorita da me, e non mi piace.
-Kristoff, che dici?- domanda la rossa con voce sempre più flebile la rossa socchiudendo appena gli occhi, come se non credesse alle parole che uscivano dalla bocca del tizio.
-in questo periodo vedevo Elsa sempre un po’ agitata, ma lei cercava sempre di non farlo notare a nessuno… soprattutto… a te- chiarisce l’uomo indugiando sulle ultime parole, al che la signorina inizia a voltare la testa impercettibilmente verso le gigantografie di lei e della sorella appese alle pareti, con lo sguardo vacuo, le labbra tremanti.
Mentre Anna si estranea io decido di andare dritto sulla mia strada e interrogo questo Kristoff.
-era la prima volta che la signorina Elsa usciva da sola di sera, l’aveva mai notata?- chiedo andando al sodo.
-no- si affretta a dire lui, come se già si aspettasse la mia domanda –vede, io e Anna abitiamo al piano inferiore e spesso, negli ultimi tempi, quando io uscivo fuori dal balcone del pozzo luce la sera dopo che la mia compagna era andata a letto, la vedevo sempre scendere con circospezione dalla scala di servizio per raggiungere l’ascensore che abbiamo in comune senza essere vista.- mi spiegò molto dettagliatamente.
-potrei sapere, se non le dà fastidio, cosa ci faceva lei fuori dalla finestra?-  gli chiedo ancora… una cosa fondamentale nel nostro mestiere è la diffidenza.
-vede…- temporeggia lui sulle spine grattandosi la nuca e sbirciando la figura di Anna alle mie spalle e, vedendola abbastanza distratta, mi fa notare con circospezione un pacchetto di sigari che sporge dalla sua tasca; io non posso fare a meno che sorridere alla cosa… fumare di nascosto come un quattordicenne… patetico…

 
***
GWEN POV’

Io e Selina continuiamo a guardarci intorno alla ricerca del ben che minimo filo di lana, capello, squama di pelle o qualsiasi altra fottutissima stronzata a cui appigliarci, ma niente, siamo in un periodo del mese in cui il porto non viene utilizzato per carichi o scarichi, né tantomeno è un posto frequentato dalle cosche locali, un posto praticamente deserto, resta solo da capire cosa ci facesse in mezzo al nulla una super star dopo mezzanotte… comincio a pensare che non si trovasse qui per caso, il mio sesto senso mi dice che questo era il luogo perfetto per condurre qualche malaffare, bisogna solo aspettare Ace per avere un quadro più chiaro.
Mi squilla il cellulare, lupus in fabula, è Ace.
-dimmi- gli rispondo secca.
-sempre gentilissima vedo, comunque, ho scoperto che la vittima usciva molto spesso da sola facendo perdere le sue tracce, tutti i mesi di questo periodo tutte le sere per circa una settimana- mi informa.
-il periodo in cui il porto è fuori utilizzo- constato io.
-esattamente, uno dei suoi familiari mi ha detto che Elsa aveva una sola amica fidata con cui parlava di tutto, e qualche volta le sentiva anche bisbigliare qualcosa a proposito del porto, sto andando in centrale a vedere di rintracciarla- conclude.
-bene socio, abbiamo una pista.- esulto con non molta convinzione prima di attaccare.
-io non ce la faccio più, vaffanculo, mi arrendo!- sbraita Selina alla mia sinistra levandosi i guanti per le ispezioni coi denti, poi si issa su sui suoi tacchi e si allontana dalla scena del crimine continuando ad imprecare.
-ehi, torna qua novellina- le intimo, ma nulla. –TI HO DETTO DI GIRARE I TACCHI E PORTARE QUI IL TUO CAZZO DI CULO!- le sbraito dietro e quella, dopo un paio di secondi, si blocca sul posto. Le vado dietro con passo pesante e mi piazzo difronte a lei pronta per il primo cazziatone da istruttrice della mia vita, ma quella non mi calcola minimamente, continua a fissare un punto aldilà della mia testa con un sorriso ebete in volto, al ché mi giro anche io a guardare nella stessa direzione.
-se ottieni questi risultati tutte le volte che perdi la brocca tesoro, ti autorizzo a farlo più spesso.
 Le batto una pacca sulla spalla notando, nascosto tra alghe e nidi di piccioni, sotto un cornicione, l’obbiettivo di una telecamera.

 
***
 
-cinque minuti di pausa!- urlano dalla regia e tutti si mettono in movimento verso il tavolo del rinfresco o la macchina del caffè, mentre il registra ancora borbotta per il mio ennesimo errore che ha provocato l’ennesima pausa.
-mi spieghi che cavolo ti prende oggi?- sento alle mie spalle… ma come è possibile, mi ero chiusa in bagno, o almeno ne ero certa; mi volto e subito mi è tutto chiaro…
-stronza, tu e le tue mani di troppo non sapete proprio cosa sia la privacy, eh Robin?- le domando intuendo che abbia usato il suo potere per aprire dall’interno, quindi torno al mio arduo compito di girare il bastoncino di plastica nel bicchiere per facilitare il discioglimento dell’aspirina.
-non fare battute, sono preoccupata per te- mi informa in tono piatto appoggiandosi allo stipite che aveva richiuso alle sue spalle, -sono ancora quei sogni, vero?- mi chiede poi.
-si.
-non puoi ridurti così per degli incubi, lo sai?
-non puoi capire, nessuno può farlo… sono così reali! L’altra notte ho sognato che mi stavano strangolando, e guarda qui!
-merda…
Mi levo la sciarpa e vedo gli occhi di Nico Robin sgranarsi alla vista dei lividi bluastri che mi adornano il collo.

 
***

ACE POV’

Torno alla centrale dopo aver comunicato a tutti i familiari della vittima la linea guida scelta dal dipartimento e dall’ufficio del sindaco, cioè quella di tenere la morte di Elsa nascosta il più a lungo possibile. Questa cosa mi lascia un po’ perplesso… è vero che è necessario non scatenare il panico, ma porco Shanks se c’è un assassino a piede libero è necessario che ognuno sappia del pericolo e si protegga come può.
-trovato niente civette sul comò?- chiedo a Gwen, la nuova e Bibi tutte e tre imbambolate davanti ad uno schermo.
-un fico secco.- mi informa la rossa, -si vede lei passare e immediatamente un banco di nebbia copre la visuale, abbiamo provato a rimuoverlo con la tecnomagia, ma niente, deve essere incantato.
-si sa nascondere, quindi- deduco e lei mi fa un cenno col capo.
-tu che hai scoperto?- mi chiede bibi stropicciandosi gli occhi.
-che la principessa aveva un’amica con cui parlava spesso, quel genio di Jeremy sta cercando di trovare il suo indirizzo dal numero di cellulare trovato nell’apparecchio della vittima, e poi il cognato mi ha detto che non era la prima volta che usciva di nascosto per andare al molo e…
-aspetta, che cosa? Era già stata al molo?!- mi interrompe Selina scalzando Bibi al pc per iniziare a trafficarci.
-che stai facendo?- le chiedo.
-ma non capite, se ci andava spesso allora o faceva sempre la stessa cosa o vedeva sempre la stessa persona, e la nebbia non può averla protetta in eterno…- spiega aprendo una nuova, anzi, vecchia registrazione di qualche sera prima in cui si vede chiaramente Elsa attraversare la visuale della telecamera per intrufolarsi in un gabbiotto dove di solito dormono i portuali.
-che ci fa là dentro? Manda avanti- istruisce Gwen aumentando la velocità del filmato e, pochi secondi dopo, arriva il bingo.
-chi è quello che entra nel capanno?- si interroga Bibi rivedendo quella sequenza una seconda e poi una terza volta.
-non ne ho ida tesoro, ma una cosa è certa: è probabile che sia l’assassino.

 
***

GWEN POV'

Perché, perché mi sono fatta convincere da questa streghetta da strapazzo a fare ‘sta cazzata? Ok che i lampi di genio della telecamera e dei filmati antecedenti al delitto sono stati suoi, ma questo mi sembra un po’ poco per pretendere che la seguissi in questa follia.
“è l’ultima sera che il porto è deserto” ha detto, “vale la pena provare”.
Tutto inutile è stato spiegargli che, se l’uomo delle inquadrature fosse stato l’assassino di certo non si sarebbe presentato stasera, che ne dovevamo parlare prima con JJ e che venire da sole era contro tutte le regole della polizia (almeno quelle che ricordo), ma nulla… quella stronza deve avere anche un potere persuasivo che non è scritto nella sua scheda del dipartimento.
-tieni- mi dice seria porgendomi una parrucca bionda.
-sei seria? No dico, fai sul serio? L’idea del cazzo è la tua e io devo fare da cavia, te lo scordi! Non cedevo che già volessi farmi fuori per prenderti il mio posto…- obbietto.
-non voglio il tuo posto, il tuo stipendio forse, e comunque io sono troppo bassa per far finta di essere lei, magari il tizio è già qui e sta spiando il capanno, se avesse dei sospetti potrebbe non presentarsi.-
Dannatamente sensato.
-col mio stipendio ci faresti ben poco- sbuffo strappandole la parrucca dalla mano e premendomela in testa lanciandole occhiate torve ad ogni risolino mal trattenuto, poi esco dalla macchina con un sonoro “fottiti” e mi incammino.
Inizio a sentire il freddo pungere sulla pelle e il cuore battere a mille… e se non fosse un assassino con movente, ma un serial killer che ammazza a caso? Non posso morire senza aver uscito i panni dalla lavatrice! ma come cazzo faceva quella snob a camminare coi piedi nelle scarpe di ghiaccio?! Mi sembra di essere al polo, altri due minuti e mi amputeranno le dita dei piedi, anche lo stesso numero di scarpe dovevamo avere, tu guarda che botta di culo!
Appena intravedo la capanna mi ci fiondo dentro e, dopo aver chiuso la porta ed essermi liberata dalle scarpe, tiro un sospiro di sollievo: sono viva e decongelata, ora devo aspettare.
Neanche un minuto e vedo un’ombra dietro il vetro della porta; Selina aveva ragione, il bastardo era qui e spiava il capanno!
La maniglia si abbassa… mi tiro indietro fino a che una brandina non mi costringe a fermarmi.
La porta si apre cigolando… serro i pugni sentendo sfrigolare nelle dita la mia energia magica, pronta a difendermi.
Lo stipite sbatte e, prima che io possa capirci qualcosa, l’uomo mi piomba addosso, mi immobilizza serrando le sue grandi mani sulle mie braccia magre… ma che cavolo mi succede? Non riesco a difendermi, sono come immobilizzata, forse stordita dall’odore forte di una colonia troppo  abbondante, e non riesco in nessun modo ad oppormi al suo assalto, sarà questo il suo potere speciale? Una sola cosa è certa: per colpa di quella microstronzetta, sto per morire. Serro gli occhi per non dover assistere al momento della mia morte fin tanto che un contatto un po’ troppo umido per essere definito “violento” mi desta facendomi sbarrare le palpebre.
Quello che dovrebbe essere il mio assassino, mi sta baciando. Ma che dico baciando, questo è proprio un limone con fiocchi.
-SPIRE DEL COBRA!
Un lampo verde esplode nel capanno deflagrando alle spalle del mio aguzzino che stramazza al suolo tipo salame, e solo ora riesco a guardarlo sul serio, ancora il cuore a mille, ancora le mani tremanti, ma finalmente lucida.
Vedo i suoi lunghi e fluenti capelli blu, i muscoli guizzanti sotto la T-shirt e delle ciglia foltissime che vibrano al suo respiro… questo qui pare proprio Lady Oscar, il tipo perfetto per una principessa, direi.
-allora, lo portiamo alla centrale?
-di’ un po’ ragazzina, hai agito “tempestivamente” oppure…
-volevi goderti il fusto ancor un po’? dovevamo accordarci prima su un’eventualità del genere, non credevo i miei superiori fossero così all’asciutto…
-strega!

NDA
TORNO DOPO QUALCHE SECOLO, MA HO COMINCIATO UNA PICCOLA COSUCCIA CHIAMATA “UNIVERSITA’”
PROMETTO DI AGGIORNARE ASSIDUAMENTE TUTTE LE MIE STORIE PER TUTTO IL RESTO DELL’ESTATE,
IN SEGUITO UNA TABELLA DEI PERSONAGGI DI QUESTA FF
 
NOME PERSONAGGIO OPERA DA CUI PROVIENE UNIVERSO DI APPARTENEZA RUOLO
GWEN TENNISON BEN TEN Cartoni animati americani Agente di polizia
PORTUGUESE D ACE ONE PIECE Manga-anime Agente di polizia
SELINA WINX CLUB Cartoni animati europei Agente di polizia praticante
ELSA FROZEN IL REGNO DI GHIACCIO Film Vittima
SHIHO/AI/SHERRY DETECTIVE CONAN Manga-anime Medico legale
J JOHNA JAMESON SPIDERMAN Fumetti-cartoni americani Capo dipartimento di polizia
PRINCIPESSA BIBI ONE PIECE Manga-anime Impiegata ufficio polizia
 
NAMI ONE PIECE Manga-anime //
ZORO ONE PIECE Manga-anime //
CROCODILE ONE PIECE Manga-anime Criminale
JOKER BAT MAN Fumetti-cartoni americani Criminale
DARCY WINX CLUB Cartoni animati europei Criminale
KEVIN LEVIN BEN TEN Cartoni animati americani Fuori legge
AQUILA MARIN SAINT SEIYA Manga anime testimone
GEMINI SAGA SAINT SEIYA Manga anime testimone
SPONGEBOB SPONGEBOB Cartoni animati americani Fuori legge
VEGETA DRAGON BALL Manga-anime Agente di polizia
 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** in un bar di periferia ***


CAPITOLO 4:

IN UN BAR DI PERIFERIA

La giovane strega dei serpenti stava già giocando a lanciarsi gli m&am's in bocca da un po' quando la noia prese definitivamente il sopravvento e sbottò:
- che palle! Perché non posso entrare anche io!?- chiese a Bibi che sembrava tutta indaffarata al PC.
- perché gli interrogatori si fanno in coppia poliziotto buono/poliziotto cattivo, in tre non funziona- spiegò per la trentaseiesimavolta ondeggiando la sua coda azzurra.
Selina fece per replicare ma proprio in quel momento la porta della sala degli interrogatori si aprì e ne uscirono due esausti Gwen e Ace.
- ha confessato?!? - chiesero in coro le due precipitandoglisi addosso.
- non proprio...- sospirò la rossa.
- diciamo che tra un piagnisteo e l'altro ha anche detto qualcosa di utile - le informò esasperato il moro.
- ha pianto? - chiese scettica l'apprendista - ma qui non c'è scritto "valoroso cavaliere dello zodiaco"? - aggiunse sventolando la scheda con le generalità del sospettato, tale Kanon di Gemini, che nel frattempo Bibi aveva prontamente recuperato online.
- evidentemente non ci sono più i cavalieri di una volta - commentò Gwen con un'alzata di spalle mentre si tirava su i capelli in una coda - ci ha detto che si sono conosciuti grazie ad un'amica in comune, hanno iniziato a frequentarsi ed è stato lui stesso a voler mantenere la cosa segreta, credendo che una relazione con un tipo poco popolare come lui non le avrebbe giovato mediaticamente; si vedevano tutte le sere per una settimana al mese al porto in tarda notte e passavano qualche ora insieme prima di tornare alla loro vita, ieri notte la aspettata fino ad addormentarsi ma lei non è mai arrivata. Ovviamente le telecamere non hanno inquadrato nulla quindi non ha un alibi, ma se tutte quelle lacrime e quel moccio versato non erano falsi, non è lui il colpevole. -
- io non sono un poliziotto ma non credo abbia mentito, guardate qui - commentò la principessa di Alabasta porgendo loro una seconda scheda. - il numero che Elsa chiamava così spesso appartiene ad una tale Marin dell'aquila, che dovrebbe essere dello stesso format del cavaliere senza macchia e senza paura.-
- senza macchia, già, come la mia maglietta prima che ci smocciolasse sopra! - latrò pugno di fuoco
- e pensa che é una delle poche mattine in cui ne hai messa una! - lo schernì la collega guadagnandosi un dito medio, poi aggiunse: - e dato che ora te la toglierai, direi che potresti far fruttare quei pettorali per interrogare con successo questa Marina, o come cavolo si chiama.-
- ho tempo per un caffè?-
- certo, se hai le palla di rischiare di incontrare JJ alla macchinet...-
- vado subito, rossa!

***

Dopo che Pugno di Fuoco si diresse verso la sua nuova indiziata da interrogare, portandosi Selina appresso, Gwen si diresse nel piccolo ufficio che condivideva con il collega dove appese sulla lavagna la foto del giovane e prestante Kanon accanto a quelle di Anna, Kristoff e Olaf sotto quella più grande di Elsa, e prese a fissarla sempre più intensamente.
- sembra proprio un gran pezzo di figo, non c'è che dire - la ridestò la voce della collega dopo chissà quanti minuti in cui si era calata profondamente nei propri pensieri.
- da quanto sei sulla porta - le chiese.
- abbastanza da vedere quando il fumo ha iniziato a uscire dal tuo cervello; tieni, ti ho portato un caffè, hai passato la notte in bianco.-
- grazie Bi'.-
La rossa prese il bicchiere e lo ingurgitò beandosi del suo sapore amaro.
- buffo eh, credevamo chissà cosa nascondesse e invece era solo una relazione clandestina da adolescente. - commentò poi la segretaria facendosi seria.
- non possiamo dirlo con certezza, non possiamo lasciarci accontentare di vedere ciò che appare. - la corresse la strega.
- ecco perché tu sei la detective e io mi occupo di scartoffie, ad ognuno il suo posto.-
- già - le fece eco Gwen, poi una specie di molla le scattò nel cervello così violentemente che quasi la sentì sbattere sul retro della testa, facendola voltare di scatto e fissare gli occhi sull'azzurra tanto velocemente da farla trasalire. - che hai detto? - le chiese poi concitata.
- c... che ho ognuno ha il suo posto, diavolo G mi fai paura con quello sguardo da pazza! - ripeté Bibi.
- ma certo, MA CERTO! BI SEI UN CAZZO DI FOTTUTO GENIO!!! - esultò la strega precipitandosi come una palla rimbalzina da un angolo all'altro dello studio per recuperare cappotto, distintivo e occhiali scuri, poi driblò la centralinista
e percorse tutta la centrale fino alla porta come una furia, sbraitando alle proprie spalle:
- dite a JJ di mandarmi rinforzi, qualsiasi rinforzo, tra mezz'ora a Manga Town, localizzatemi con il GPS se non rispondo al telefono.
- ma che cazzo avrò detto mai? - Si chiese stranita Bibi grattandosi
una guancia.

 
***

La macchina sgangherata di Ace si fermò in una delle vie meno malfamate di Network Hill, neanche troppo lontano dal distretto.
- non sarà il caso di cambiare l';albergo profumato, boss? - chiese la strega scendendo dallìauto.
- cos'è, non ti piace l'odore di maschio novellina? - la prese in giro il suo tutor.
- l'odore di maschio si, quello di sarcofago meno!- ribatté quella.
- ehi, è questo il modo di rivolgersi ad un superiore?
- non lo so, ma almeno se ti tratto male la tua partner smetterà di essere gelosa credendo che io ci provi. - riprese ancora Selina.
- è anche la tua partner, e non capisco proprio perché dovrebbe essere gelosa, poi - la riprese Ace mentre con un gesto del capo la invitava a seguirla verso il locale dove lavorava il sospetto.
- ufffff, uomini - sospirò la ragazza rassegnata guardandolo mettersi un dito nel naso. Entrarono nel proprio mentre era intenta a cercare di capire cosa Gwen ci trovasse in quel fesso, quando lui già si dirigeva al bancone dove una bar tender con una maschera bianca in viso e dei voluminosi capelli rossi non passava certo inosservata.
- ehi, io faccio il poliziotto buono o quello cattivo? - gli chiese sottovoce facendo sorridere il più anziano che la liquido con un'alzata di spalle come a dire "fai un po' come ti pare".
Si sedettero al bancone e con un (finissimo) fischio pugno-di-fuoco-Ace attirò l'attenzione della barista facendo segno di voler due birre. Quella ci mise un pò a finire di sistemare ciò che stava facendo e prendere la loro ordinazione, poi riempì il primo boccale facendolo scivolare sul bancone fino alla streghetta, e mentre riempiva il secondo:
- non vi ho mai visto da queste parti...- commentò laconica.
- una pausa dal turno in centrale - rispose l'uomo.
- da quando in qua i poliziotti bevono in servizio?- chiese.
- da quando le amiche segrete delle vittime si nascondono invece di venire a dire ciò che sanno - azzardò il moro e la mascella della giovane strega cadde sul banco da quanto era sconvolta, ma cosa diavolo stava facendo quel creino?
- non mi sto nascondendo - lo corresse Marin tranquillamente - vi aspettavo. -
Ace le dedicò un ghigno sprezzante e subito la incalzò: - come vi siete conosciute? -
- facevo servizio catering ad un evento, e a lei piaceva la mia cioccolata. È... era più simpatica di quanto si possa credere, una tipa a posto. Abbiamo iniziato a frequentarsi un po' di nascosto, ma non perché si vergognasse, semplicemente era una tipa riservata, poi le ho presentato alcuni miei amici tra cui Kanon e il resto dovreste saperlo da voi, so che lo avete
trovato...- spiegò con naturalezza incastrando lo sguardo gelido della maschera in quello fiammeggiante del poliziotto. Selina assisteva a quello scontro di occhi immobile, incapace di fare qualsiasi cosa.
- non mi piace non poter guardare gli occhi di chi ho di fronte, puoi levarti la maschera?
- no - rispose quella atona e, - non hanno mai disegnato ciò che c'è sotto* - spiegò poi e notò gli occhi di entrambi spalancarsi, quella donna era senza volto...
- e come fai tu a sapere così tante cose, sei solo una bar tender... - commentò scettico il moro.
- la gente parla molto seduta al bar, spesso dimenticando che chi sta da questa parte ha le orecchie e una buona memoria.-
La strega dei serpenti era a dir poco interdetta, quella tizia era surreale, quasi inquietante... aveva appena ammesso candidamente di non avere la faccia, una sua (a quanto pare) cara amica era stata fatta secca e lei sembrava tranquilla, impassibile, quasi scherzosa; giunse alla conclusione che poteva essere o una dalla spiccata e spietata crudeltà oppure... oppure... non seppe perché ma il suo sesto senso, coadiuvato dalla sensazione di tranquillità che il suo tutor le trasmetteva, certo di non aver di fronte qualcuno di pericoloso, le suggeriva la parola "rassegnata" e appena lo realizzò si sentì invader da una certa tristezza.
- e sai anche perché si vedevano al porto? Il tipo ha sostenuto fosse un'idea di Elsa ma non mi suona molto la cosa - la informò Ace bevendo un generoso sorso.
Se quella donna riusciva a fissarlo senza ridere anche ora che aveva sul labbro un vistoso baffo di schiuma allora doveva
davvero essere una tosta, riflettè l'apprendista.
- ovvio, gliel'ho detto io. Lavoravo in una bettola vicino al porto, chiunque andasse lì passava prima da quel luogo. Gli ultimi cinque  giorni del mese e i primi cinque del mese successivo era frequentato dai portuali che lavoravano giorno e notte per il carico e lo scarico, i successivi dieci fino a metà mese il porto era in mano ai malavitosi che si occupavano dello stoccaggio e distribuzione delle merci di contrabbando, i restanti dieci giorni era praticamente tutto deserto. - snocciolò pratica.
Ad Ace non sfuggì il tremolio che prese le mani della donna, per questo si calò il cappello sul viso e si alzò dirigendosi alla porta senza aspettare la collega.
Selina guardò alcuni secondi il proprio riflesso nel boccale intonso, poi improvvisamente la sua lingua si mosse da sola
sussurrando un "non è colpa tua&".
Marin alzò lo sguardo su di lei trafiggendola con i suoi occhi di fredda porcellana.
- lo prenderemo, te lo prometto - le disse prima di alzarsi e andare via, ricredendosi un pò sulle doti del suo tutor.


 
***

Nami e Nico Robin stavano dirigendosi a passo svelto, piuttosto circospette, verso la zona più pericolosa di MangaTown quando una specie di portale rosso si aprì dinanzi a loro facendo materializzare una donna con dei capelli altrettanto rossi tutta trafelata, che evidentemente andava troppo di fretta per accorgersi di loro, e finì addosso alla minore spendendola a terra.
-oddio mi dispiace!- si scusò quando si rese conto di ciò che era appena successo e, immediatamente dopo, si accigliò
osservando la ragazza sotto di se.
- non ti preoccupare, é tutto apposto... - si affrettò a tranquillizzarla la piratessa alzandosi e sistemando il foulard.
- sicura di stare bene?‐ chiese seria la strega.
- si certo... ora dobbiamo andare, vieni Robin?‐ tagliò corto Nami facendo per oltrepassarla ma Gwen non si arrese e l'afferrò per un braccio.
-sono un poliziotto, se hai bisogno di aiuto puoi contare su di me, ho abbastanza esperienza da sapere che quei lividi intorno al tuo collo non sono apparsi per magia, se c'è un uomo che ti fa del male gli faccio il culo.-
- nessun uomo mi ha fatto del male - spiegò allora laconica, ma decisa, la navigatrice.
- neanche... una donna? - chiese sospettosa volgendo gli occhi all'altra ragazza, che sembrava fissarla gelida con i suoi freddi occhi chiari.
- che cosa??? No!- la sentì indignata Nami liberandosi dalla sua presa.
- senti, oggi ho particolarmente da fare, ma chiamami se hai bisogno - tagliò corto Gwen mettendole in mano un bigliettino da 
visita stropicciato prima di girare i tacchi e dirigersi verso il punto a cui il cristallo magico che aveva al collo puntava.
Arrivò ad un piccolo negozio di ciarpame in uno strettissimo vicolo, più che altro una via di mezzo tra una tenda e una baracca piena di ninnoli e amuleti.
-salute, clienteSan- le porse i suoi omaggi un quadrato giallo che stava dietro il bancone ficcato dentro un completo orientale rosso fuoco, con uno di quei cappelli di paglia a cono con tesa larga e un paio di lunghi baffi finti, fingeva pure di avere gli occhi a mandorla, peccato che si vedesse lo scotch che glieli tirava...
- salute a te, Bob- gli rispose seria Gwen incrociando le braccia.
- che cazzo sei venuta a fare? - tagliò corto la spugna senza preoccuparsi oltre di mantenere la sua copertura.
Se si soffermava a pensare che per anni tutto il lato sud** della città era stato in mano ai traffici di quel rincoglionito, in mano a Don Bob, le veniva la pelle d'oca alla ricrescita del rasoio (perché si, usava il rasoio, qualcosa in contrario? Metteva le calze velate, mica poteva sembrare lo yeti che vendeva hotdog sotto la centrale! Era una questione di praticità, era una donna impegnata lei, poco importava se quando, pietà divina permettendo, sarebbe uscita con un uomo avrebbe dovuto rimediare con una mietitrebbiatrice, ma tornando a noi...)
- sono venuta a vedere come se la passa il mio boss preferito da quando è andato in pensione... bello qui, hai messo su un bel negozietto, cosa sono quelle in quei barattoli, teste mozzate? Non sapevo avessi fatto di una passione un mestiere come quelle che fanno collane coi fondi delle bottiglie di soda.- 
- prendimi pure per culo ragazzina, intanto a te e a quel tuo amichetto il culo a tambur battente ve lo fatto per anni e non mi avete mai preso. - la schernì.
- mi spiace davvero che tu non possa più suonare il rullo di tamburi sul mio didietro nei momenti di suspense Bob, dico sul serio, ma non sono venuta qui per sfottere.- lo informò.
- ed ecco che si torna alla domanda originale, rossa, che cazzo vuoi da me?-
- chi ti ha fatto le scarpe, Bob, chi ha preso il tuo posto, chi comanda ora i bassi fondi?- chiese seria.
- tzs, se pensi che te lo dirò sei ancora più fessa di chi crede di avermi trombato - la schernì ancora.
- senti essere poco evoluto -si infervorò Gwen generando un laccio di plasma che afferrò la spugna per il collo (perché ne aveva uno?) alzandolo da terra e sbattendolo contro il muro con un sonoro tonfo.
-se ci ho messo io un misero incantesimo di localizzazione per trovare quel tuo brutto culo bucherellato, quanto credi che ci metterà la concorrenza a scovati e trasformarti in un accessorio da bagno?- chiese pratica.
- mi stai offrendo protezione, rossa?‐ chiese sospettoso l'ex boss.
- diciamo che hai la mia parola di giovane marmotta che non è da me che saprà dove ti nascondi.- precisa la poliziotta.
- tsz, ma se non sai chi è come cavolo glielo diresti? E poi le giovani marmotte erano maschi, ignorante, le femmine erano le coccinelle. Non lo sai o nascondi la sorpresina sotto la gonna? - continuò a prenderla in giro.
- hai ancora voglia di scherzare?- lo minacciò stringendo la morsa, - e va bene, rettifichiamo l'offerta, io me ne andrò di qui senza sbatterti in gatta buia, poi andrò a sezionare il bastardo che ti ha trombato il posto e che sta combinando cazzate giù al molo, così tu potrai tornare in attività. Ora ci stai lurido scarto evolutivo?‐ propose poi pratica.
- ora si ragiona belle chiappette, ma ora mettimi giù. - negoziò l'ex mafioso e fu esaudito.
-sai, dicono che...- la informò estraendo una conchiglia dal bancone dentro cui soffiò e le porse -ascoltare il rumore del mare sia rilassante.-
Gwen fece per avvicinare lo strumento all'orecchio ma fu interrotta:
- la conchiglia parlerà una volta sola, ti conviene essere in compagnia - consigliò con un ghigno.
La strega si mise l'aggeggio magico nella borsa e girò i tacchi sparendo dal negozio senza una parola, così com'era venuta.
Quando fu sicuro di essere solo la spugna estrasse un telefonino a forma di capasanta:
- fate fuori quella puttanella - ordinò e chiuse la conversazione.


 
***
Nami e Robin si stavano dirigendosi verso una tenda in una stradina isolata.
- sicura che sia la soluzione adatta? - Chiese la rossa alla mora.
- ovvio che non lo sono sorellina, ma finché non faremo un tentativo non ne saremo mai certe - spiegò pratica la maggiore.
- tu si che mi rassicuri sempre...- sospirò Nami mentre quella le spostava la tenda per entrare.
- ehm... salve? - disse entrando nell'alcova scura, illuminata da candele in ogni angolo.
- saluti a te, giovane donna, e dimmi cosa si nasconde nella tua anima - la salutò la strega senza distogliere l'attenzione dalla sua sfera di cristallo.
Entrambe le donne deglutirono a vuoto accomodandosi sui cuscini difronte a quella, era giunto il momento della verità.


 
***
 
Gwen stava camminando sovrappensiero e si accorse troppo tardi che, girando, era incappata in un vicolo cieco.
- merda -imprecò- ho sbagliato strada.-
- oh, non sai quanto! - convenì con lei una voce; da dietro un cassonetto emergere una stella marina, un granchio e uno
scoiattolo in abito scuro.
- quello sporco bastardo... - ebbe il tempo di latrine mentre innalzava il suo scudo di energia per difendersi dai loro proiettili.
Il sesto senso di strega la avvertì che qualcun altro era in agguato, ma senza nessuno a coprirle le spalle non poteva concentrarsi per scovarlo, era indifesa e nella merda fino al collo.
Poi, in un attimo, un bagliore dotato volò sulla testa esplodendo davanti a se e neutralizzando i tre nemici, quindi la strega allungò uno dei suoi tentacoli di plasma che volò su un tetto, afferrando il cecchino che la puntava e lo abbatterà violentemente al suolo, era Squiddy Tentacolo.
- dopo tanti anni ancora a salvarti il culo come quando eri una recluta, patetico! ‐ commentò una voce alle sue spalle.
Gwen si maledisse per aver chiesto "qualsiasi supporto" come una disperata, tutti ma non il suo vecchio tutor.
- ciao anche a te, Vegeta.

NOTE D'AUTORE (FALLITO)

salve popolo! torno dopo tipo due anni, ma dall'ultimo aggiornamento sono stato impegnato a prendermi una cosuccia chiamata laurea, fatemi gli auguri!
credevo e credo molto in questa storia, fatemi sapere, per favore, se anche la vostra fiducia è riposta insieme alla mia lasciandomi un commentino, se vi va.
un ringraziamento a chi legge silenziosamente e a chi ha inserito la storia nelle seguite/preferite/ricordate.
*si, lo so che la faccia di Marin esiste, anche se una sola volta mostrata nell'anime (era un'illusione) essa esisterebbe in virtù di tutto il modellismo e fanart esistente, per come ho concepito questo universo, ma mi serviva così per creare un po' di suspance e empatia con il personaggio (spero di esserci riuscito)
** il "lato sud" è un riferimento al south side di chicago, set di shameless, mio grande amore

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3169047