Come so far from Princess Park

di stancaditutt0
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Lunedì ***
Capitolo 2: *** Martedì ***
Capitolo 3: *** Mercoledì ***
Capitolo 4: *** Giovedì - prima parte ***
Capitolo 5: *** Giovedì - seconda parte ***
Capitolo 6: *** Venerdì - prima parte ***
Capitolo 7: *** Venerdì - seconda parte ***



Capitolo 1
*** Lunedì ***


Ormai lo sapevano tutti, ne aveva parlato anche il Times in un articoletto nelle ultime pagine: il complesso di edifici di Princess Park sarebbe stato demolito i primi giorni di Gennaio, tra poco più di due settimane. Secondo l'impresa di demolizioni il palazzo era ormai troppo vecchio e per rimodernarlo e metterlo in sicurezza non bastava una ristrutturazione, servivano gli esplosivi e le ruspe.

Appena letta la notizia, Niall aveva subito informato i suoi vecchi amici e aveva proposto di tornare a Princess Park un'ultima volta per dire addio a quella che era stata casa loro per un bellissimo periodo delle loro vite. Liam aveva risposto subito dicendo che non vedeva l'ora di rivedere tutti - strano che l'idea della rimpatriata non l'avesse avuta lui - , Louis si era proposto per portare da bere - birra, ovviamente – e Harry aveva semplicemente risposto con un "d'accordo, ci vediamo lì davanti lunedì. H.".

E quindi lunedì pomeriggio alle quattro precise erano tutti davanti al cancello ad aspettare che qualcuno li facesse entrare.

"Ma sei sicuro di avre prenotato?", chiese Louis.

"Scusa pensi di star parlando con un cretino? Ovvio che ho prenotato" rispose Niall irritato.

"Ora chiamo il numero di dieci anni fa magari qualcuno mi risponde" disse Liam tirando fuori il telefono dalla tasca del cappotto.

 

Dopo dieci minuti, erano dentro con le chiavi in mano pronti per sistemarsi nei due appartamenti. Niall aveva prenotato i vecchi appartamenti in cui avevano vissuto anni prima. Lui e Liam sarebbero stati larghi per via dell'assenza di Zayn, ma andava bene così.

"Allora ci vediamo a ora di pranzo da me e Liam, a dopo" disse Niall e lui e Liam sia avviarono verso il loro appartamento.

 

Harry e Louis rimasero da soli. Non succedeva da molto tempo e infatti l'imbarazzo era palpabile.

"Le hai tu le chiavi" disse Louis grattandosi la testa.

"Sì un attimo, le ho messe in tasca ma questi pantaloni a zampa hanno tasche enormi quindi ci metto un po' per recuperare le cose" rispose Harry con le mani affondate nella tasca destra.

"Ti ricordi quando indossavi solo skinny jeans?"

"Era una vita fa"

"Già"

"TROVATE" escalmò Harry.

Harry aprì la porta e si meravigliò vedendo che era tutto come l'ultima volta che era stato in quell'appartamento.

"Ma che cazzo" urlò Louis da dietro le spalle massicce dell'amico.

"Sempre delicatissimo eh"

"Dai ma non dirmi che anche tu non sei sconvolto. È tutto identico a dieci anni fa"

"Probabilmente i propietari l'hanno fatto a posta"

"Che stronzi"

"Lou, smettila" lo riprese Harry.

Lou. Era da anni che Louis non si sentiva chiamare così con quella voce così profonda, era bello essere tornato a a casa.

"Vuoi la tua vecchia stanza?" urlò Louis dal bagno

"Per me va bene, anche se sappiamo benissimo che in quella stanza ci avrò dormito sì e no cinque notti"

Louis rise pensando a tutto quello che era stato e che probabilmente non sarebbe mai tornato.

"Oh sta zitto" urlò Harry dal salotto.

 

Dopo essersi sistemati nelle rispettive camere, Louis tirò fuori le birre e si spaparanzarono sul divano a sorseggiarle e a rivangare vecchi ricordi.

"Ma te li ricordi gli involtini che ti avevo fatto?" chiese Louis.

"Come dimenticarli, il pasto più buono della mia adolescenza" rispose Harry ironico.

"Dai Hazza fai il serio, ero stato davvero bravo"

"mmh mmh"

Louis gli diede una gomitata sul fianco.

"AHIA! Okay lo ammetto erano buoni, però un po' unti, ecco. Spero che in questi anni tu li abbia rifatti per migliorarti o comunque tenerti allenato"

"Non li ho mai più rifatti a dire il vero"

"Ma come, neanche ad Eleanor?"

"Harry.."

"Neanche a lei quindi.  Beh, vorrei dire che è una donna fortunata,ma poi probabilmente mi beccherei un'altra gomitata, quindi taccio"

Louis rise.

 

Dopo un paio d'ore e molto più di un paio di birre, Harry ricevette una telefonata da Niall

"Sì Niall stiamo arrivando" rispose al telefono Harry mentre si alzava dal divano.

"Eh no ecco ho fatto un casino no anzi a dire il vero è stato Liam sì Liam stai zitto e pensa a spegnere quelle fiamme"

"MA QUALI FIAMME" urlò Harry.

"Niente niente, comunque, abbiamo prenotato al sushi qui vicino, fatevi trovare giù tra dieci minuti"

"Dice che hanno prenotato al sushi" disse Harry rivolgendosi a Louis.

"Ma che schifo col cazzo che mangio quella roba" disse Louis, sistemando la bottiglia di birra appena finita di fianco alle altre tre.

"Hai sentito, Niall?" chiese Harry riposizionando il telefono vicino all'orecchio.

"Sì, ho sentito. Ti pareva. Va bene, se volete cucinatevi qualcosa voi, io e Liam andiamo al sushi e poi vi raggiungiamo per una birra. A dopo" disse Niall, terminando la chiamata.

"D'accordo, a dopo"

"Quindi?" chiese Louis.

"Ci arrangiamo io e te per la cena" disse Harry stirandosi i pantaloni con le mani.

"Ma sono comodi?" domandò Louis indicando i pantaloni dell'amico.

"Certo, se no non li indosserei" rispose Harry irritato.

"Sarà. Vuoi che ti faccia i miei fantastici involtini?"

"Ma stai zitto che sei ubriaco" disse Harry indicando le quattro bottiglie ai piedi del divano dal lato di Louis.

"Guarda che l'alcool non altera in alcun modo le mie capacità o decisioni"

Harry lo guardò storto e poi si misero entrambi a ridere.

 

Alla fine, dato che nessuno dei due aveva voglia di cucinare, Harry prese un pacchetto di patatine dalla dispensa e si andò a sedere di fianco a Louis.

"Allora, come te la stai passando? Ho ascoltato Walls, è molto bello. Che ne pensa la tua ragazza?"

"Harry ci siamo lasciati mesi fa" disse di getto Louis guardando in basso.

"Ah. Mi dispiace" rispose Harry mettendogli una mano sulla spalla.

"Non è vero" disse Louis, voltandosi verso l'amico. Aveva gli occhi di un azzurro brillante, Harry si era dimenticato quanto fossero belli.

"Mi dispiace che tu stia male" rispose Harry, fissandolo negli occhi.

Louis distolse lo sguardo e Harry tolse la mano dalla sua spalla.

"E invece tu? Con quale top model stai uscendo al momento? Scusa ma non riesco a stare al passo con Harry Styles" chiese Louis cambiando discorso.

"Ah ah ah. Con nessuno comunque, mi sto dedicando alla musica. Sto cercando di buttare giù qualcosa per il terzo album, ma è difficile quando non hai ispirazioni"

"Ti capisco, ma a volte si può trovare l'ispirazione anche nei ricordi" disse Louis tornandolo a guardare negli occhi.

"Lo so, ma mi manca il coraggio" rispose Harry con gli occhi lucidi.

"Harry" sussurrò Louis avvicinandosi all'amico.

Capendo cosa stava per succedere Harry si ritrasse mormorando un "non possiamo".

Prima che Louis potesse ribattere, sentirono bussare alla porta. Harry andò ad aprire e vide Niall e Liam con in mano due confezioni di Stella Artois a testa

 

Dopo il racconto dettagliato – e non richiesto - di Liam su come avevano bruciato le patate al forno, si sedettero in cerchio a bere e a ricordare i bei tempi andati in quegli appartamenti ma anche nei tour.

"Quindi verrà demolito, che peccato. Ma non c'è proprio niente da fare per salvare il complesso?" chiese Harry sorseggiando la sua birra.

Niall rispose che no, non si poteva fare nulla. Fece leggere a tutti le varie email che aveva mandato e le relative risposte e erano tutte uguali. Princess Park sarebbe stato ridotto in macerie di lì a quattro giorni.

"Ma Zayn?" chiese Louis a un certo punto.

"L'ho chiamato ma ha preferito non raggiungerci. Mi ha detto che è molto indaffarato con la bambina e poi, detto tra noi, penso che non se la sentisse di tornare qui. Troppi ricordi." Niall si alzò "Chissà quante cose sono successe su questo divano..." esclamò toccandolo

"Non vuoi saperlo" disse Louis a bassa voce.

"... o addirittura su questo tavolo" continuò.

Louis e Harry si scambiarono un'occhiata, Niall si rimise a sedere.

"Scusatemi, sono brillo" disse prima di agguantare l'ultimo pacchetto di patatine che c'era sul tavolo.

"Ma questo appartamento è davvero piccolo, non c'è privacy" osservò Liam

I tre amici lo guardarono e alzarono gli occhi al cielo. Liam era così, bisognava solo rifarci l'abitudine.

 

Alle undici passate Niall e Liam se ne andarono. Si erano dati appuntamento per il giorno seguente per riguardare filmati di vecchie esibizioni e prendersi in giro a vicenda.

"Allora buonanotte" disse Harry.

"'notte" rispose Louis.

Harry fece per chiudere la porta.

"Ah Harry", iniziò Louis, "scusami per prima. Ho bevuto troppe birre".

"Non preoccuparti" disse Harry e chiuse la porta.

Louis aveva ovviamente mentito. Nessuno si ubriaca con quattro birre, o almeno non Louis Tomlinson.

Forse la demolizione di questa casa era una cosa positiva. Forse avrebbe finalmente annientato anche il peso che Louis si portava sul petto da anni.

 

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Capitolo 2
*** Martedì ***


La sveglia di Harry suonò verso le sette. Era impostata così da anni perchè prima di ogni altra cosa Harry Styles doveva fare jogging.

Uscì di soppiatto per non svegliare nessuno e una volta arrivato nel cortile di Princess Park iniziò a correre. L'aria gli arrivava violenta in faccia e gli scompigliava i bellissimi capelli ricci. Una volta preso il ritmo, iniziò a pensare alle cose successe la sera prima. O meglio, a una cosa in particolare. Era da anni che sognava di poter sfiorare di nuovo quelle labbra, ma sapeva che sarebbe stato complicato e doloroso per entrambi.

Harry si era rifatto una vita, una vita finta, sì, ma che comunque lo appagava e lo distraeva. Feste, amici, fidanzate nuove ogni cinque mesi: era questo che lo faceva andare avanti. Louis evidentemente non era riuscito a costruirsi una bolla in cui vivere e fingere di essere felice. Harry lo conosceva bene, sapeva che l'amico non sapeva mentire a se stesso in fatto di felicità.

Gli mancava da morire, non c'era giorno in cui non pensasse a lui e ai loro giorni insieme, ma tornare indietro, tornare ad amarlo sarebbe stato un suicidio per la sua carriera e per la sua figura pubblica. Non contando che Jeff lo avrebbe ucciso, probabilmente.

I suoi pensieri vennero interrotti dallo squillo del telefono.

"Dimmi tutto, Kenny" rispose Harry.

"Ciao Harry come stai? Che ore sono lì? Qui sono le dieci e mezza, tra poco mi metto a letto. Ti disturbo?" disse Kendall dall'altro capo del telefono.

"No no figurati, stavo correndo"

"Bene, bravo. Tieniti in forma. No comunque volevo semplicemente chiederti come va. So che era da tanto che non vedevi i ragazzi, soprattutto tu sai chi, e volevo assicurarmi che stessi bene. Stai bene, no?"

"Sì certo. Benissimo. Una favola. Mai stato meglio" bonfochiò Harry.

"Harry"

"Sì okay un disastro. Lui mi sembra distrutto, io non posso avvicinarmici e ieri mi stava anche per baciare"

"HARRY"

"Lo so, sono disperato, voglio andare via da questo posto. Non so neanche perchè ho accettato l'invito di Niall. Io altri quattro giorni così non li reggo"

"Oh, Harry.."

"Kendall ti giuro se non la smetti di ripetere il mio nome"

"Okay", Kendall rise, "scusami. Comunque stai calmo. Sei lì perchè ti mancavano i tuoi amici E NON NEGARLO perchè me lo avrai detto un centinaio di volte. E per amici intendo anche Louis. Quindi ora rientra in casa, fatti una doccia e goditi questi momenti con i tuoi amici. E non pensare a Jeff o a nessun altro. Non ci sono paparazzi lì, quindi nessuno vedrà o saprà nulla. Quello che succede a Princess Park, resta a Princess Park. Notte Harry, ci sentiamo domani" e riagganciò.

Kendall era così, una furia. Ma Harry ci si trovava bene anche per quello.

Rietrò in casa e si fiondò sotto la doccia. Voleva lavarsi prima che Louis si svegliasse, per non creare imbarazzo. E se fosse entrato in bagno mentre era sotto la doccia? E se si fossero scontrati all'uscita con Harry gocciolante e con solo un telo a coprirlo? Doveva sbrigarsi. Si iniziò a insaponare alla velocità della luce, si sciaquò e uscì frettolosamente dal bagno con una asciugamento in testa e una avvolta in vita.

"Buongiorno" disse una voce assonnata proveniente dal bancone della cucina.

"Ah sei già sveglio. Ciao. Mi vesto e arrivo" rispose Harry nervoso al coinquilino.

Dopo essersi vestito, tornò in cucina e trovò Louis intento a mettere lo zucchero nella tezza con latte e cereali.

"Ma che cosa fai?" domandò Harry.

"Colazione, mi pare ovvio" sbuffò Louis.

 

Dopo mezz'ora erano tutti nell'appartamento di Niall e Liam pronti per guardare video imbarazzanti. Quindi principalmente video di Harry.

"Ma ti ricordi quando sei caduto?" esclamò Liam ridendo.

"Quale delle mille volte?" ribattè Louis.

"Ma vi ricordate che confusione con il nome di quella ragazzina? Nessuno riusciva a capire come si chiamasse e alla fine Harry decise di chiamarla Trevor"

"Comportamento poco maturo da parte mia, lo riconosco" rispose Harry.

"Hazza, qui non siamo sotto i riflettori, puoi anche piantarla di trattare le persone con gentilezza" disse Louis ridendo.

"Scusami? Rispetta il mio motto, brutto imbecille" rispose Harry.

"Lo hai appena infranto tu chiamandomi imbecille, lo sai, vero?" ribattè Louis.

Risero tutti di gusto.

 

Dopo aver pranzato con del tacchino arrosto, si separarono per riposare un paio d'ore. Si sarebbero rivisti il pomeriggio per preparare la cena insieme.

"Niall mi ha detto che avremo ospiti" disse Harry togliendosi le scarpe.

"Spero che non abbia invitato Simon se no mi sente" replicò Louis.

"Ma non stai tranquillo, non lo farebbe mai. Ti va di guardare un film?"

"Non Love Actually"

"Le pagine della nostra vita?" chiese Harry speranzoso.

"Non ci penso neanche. Vado a stendermi in camera, chiamami quando dobbiamo uscire"

"Lou dai scherzavo. Resta"

Sentendo quelle parole a Louis si scaldò il cuore.

"Va bene, ma niente film romantici" acconsentii Louis.

Passarono il pomeriggio a chiaccherare del più e del meno. Era come essere tornati a dieci anni prima, nessuna preoccupazione, nessun pensiero, nessun obbligo. Solo loro due in quell'appartamento. Da soli.

 

"Senti, posso chiederti una cosa?" chiese Harry dopo una gara a chi riusciva a dire più velocemente l'alfabeto al contrario (aveva vinto Louis).

Louis annuì.

"Okay. Allora, io ho scritto una canzone" iniziò Harry.

"Beh meno male, è il tuo lavoro" disse Louis divertito.

"Lasciami finire. Dicevo, ho scritto questa canzone circa tre anni fa. Non l'ho mai fatta ascoltare a nessuno perchè mi sentirei troppo vulnerabile e probabilmente non me la farebbero neanche pubblicare... sai com'è Jeff... Comunque, ti va di ascoltarla? Te la canto a cappella adesso oppure corro a recuperare la chitarra che ha portato Niall"

Harry fece per alzarsi, ma Louis gli prese una mano per fermarlo.

"Va bene a cappella"

"Okay. Si chiama Girl Crush"

Harry iniziò a cantare con così tanta passione che a Louis vennero le lacrime agli occhi. Era da tanto che non lo sentiva cantare dal vivo. Era come se il suo corpo fosse percorso da corrente elettrica, era eccitato e commosso allo stesso tempo. Harry cantava, ma Louis non riusciva a sentire le parole. Era ipnotizzato dalla sua bocca, dalle sua labbra, dal movimento delle mani che l'amico sfregava contro i pantaloni nervosamente. Avrebbe voluto guardalo negli occhi, ma Harry stava fissando il vuoto.

Arrivato quasi alla fine della canzone Harry spostò lo sguardo verso Louis e cantò la parte finale fissandolo negli occhi. Questo movimento fece uscire Louis dalla trance e finalmente sentì le parole che Harry gli stava cantando. Una lacrime scese sulla guancia si Harry: la canzone era finita.

Si fissarono in silenzio per qualche minuto, poi, dato che le lacrime di Harry non accennavano a smettere di scendere, Louis avvicinò una mano al viso dell'amico. Harry questa volta non si ritrasse e mise la sua mano sopra quella di Louis. Restarono in quella posizione per un po', poi Harry spezzò il silenzio:

"Allora, come ti è sembrata?" chiese asciuandosi le lacrime.

"Sinceramente? Bellissima. Mi era mancato sentirti cantare dal vivo" rispose Louis.

"Mi fa piacere. Ci ho messo tanto per scriverla. Così tanto che è come se fosse una parte di me e ora non voglio che nessuno la ascolti, voglio che resti mia e basta. Non so se mi spiego. Questa canzone racconta chi sono e non sono pronto a farlo sapere a tutti, capisci, no?"

"Sì"

"Scusami per le lacrime, non so cosa mi sia preso" disse Harry alzandosi dal divano "vado in bagno a sciaquarmi la faccia".

Louis intanto rimase seduto sul divano immobile. Ma come era possibile che Harry lo facesse sentire ancora così dopo anni in cui non si erano visti o parlati? Quel ragazzo era assurdo, un concentrato di passione e sentimenti che scaturivano da lui non appena iniziava a cantare. Ma poi quella canzone! Un capolavoro assoluto. Si era dovuto trattenere con tutto se stesso per non fiondarsi su di lui a fine canzone e affondare la labbra nelle sue. Dio, gli mancava così tanto quella sensazione, ma sapeva che Harry non provava lo stesso e non voleva metterlo ulteriormente in imbarazzo. Doveva solo tenere duro per altri tre giorni e poi sarebbe finito tutto.

"Allora? Ci avviamo da Niall? Sono lei sei" chiese Harry uscendo dal bagno.

E così i due amici, ignari dei sentimenti l'uno dell'altro, uscirono dal loro appartamento per andare a cena.

 

A casa di Niall e Liam trovarono Josh, il loro vecchio batterista. Dopo essersi scambiati vari convenevoli iniziarono a preparare la cena. Passarono una bellissima serata, tra risate e ricordi. A un certo punto provarono anche a fare uno scherzo telefonico ad altri vecchi membri della band e dopo aver ricevuto ogni tipo di insulto da questi ultimi decisero che era abbastanza tardi ed era ora di terminare la serata.

"Va bene dai, tutti a letto" disse Niall esortando gli amici ad alzarsi dalle sedie.

"Niall, io non penso di essere in grado di guidare. Posso dormire qui? O da Harry e Louis?" chiese Josh evidentemente ubriaco.

"Non preoccuparti, puoi dormire qui. Ti preparo il letto di Zayn" disse Liam alzandosi e avviandosi a prendere delle lenzuola pulite.

Harry e Louis salutarono gli amici e si avviarono verso casa.

"Ti va di passare per il giardino?" propose Harry

"Nessun problema"

Passeggiarono per qualche minuto, poi Harry disse: "Mi eri mancato tanto, sai? Non mi ero più riuscito ad aprire con nessuno da quando... lo sai. Grazie"

"Grazie per cosa?"

"Per esserci. Per non aver tenuto le distanze. Sai, temevo che non mi avresti rivoltola parola durante questi giorni"

"Ma cosa dici, Harry"

"Sì perchè cinque anni fa ti ho allontanato e poi non ti ho più scritto o chiamato. Pensavo mi odiassi"

"Non potrei mai odiarti"

Arrivarono davanti alla porta dell'appartamento, Harry aprì e si diedero la buonanotte.

Louis si stava mettendo il pigiama quando sentì bussare alla porta. Harry entrò, si avvicinò all'amico e lo baciò. Louis ebbe a mala pena il tempo di ricambiare, poi Harry allontanò il viso.

"Scusa per ieri. E per prima. Non avrei mai dovuto allontanarmi da te" sussurrò Harry.

Louis gli accarezzò il viso, "Non ti devi preoccupare, io sono qui. Sarò sempre qui".

Harry gli diede un altro bacio delicato delle labbra e poi tornò in camera sua.

Quella notte, entrambi si addormentarono con difficoltà, ma con il sorriso. Le cose stavano tornando al loro posto.

 

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Capitolo 3
*** Mercoledì ***


Louis aprì gli occhi alle sette precise. Decise di restare comunque a letto, doveva riflettere su ciò che era successo la sera prima. Harry lo aveva baciato. Harry Styles. La sua anima gemella, il suo porto sicuro, l'uomo della sua vita si era voltato indietro ed era finalmente tornato da lui. Louis non ci poteva ancora credere. Quel bacio così semplice gli aveva ridato l'energia per vivere. Da quando Harry aveva deciso di interrompere la loro relazione, Louis non si era più ripreso. Aveva provato ad andare avanti uscendo con qualche ragazza, ma non aveva mai funzionato. Ovviamente non per colpa loro, Danielle e Eleanor erano due angeli, ma la sua testa era perennemente fissa su Harry e nulla riusciva a eliminare questo pensiero.

Ma ora cosa sarebbe successo? A colazione di cosa avrebbero parlato? Di come avevano dormito?

"Ma si potrà essere così nervosi per certe cose a ventinove anni suonati?" sussurrò Louis "Grandioso, ora parlo anche da solo. Vado a farmi una doccia che è meglio" .

Louis si alzò dal letto e si diresse verso il bagno, aprì la porta e vide il coinquilino intento ad asciugarsi i capelli con l'asciugamano.

"Oddio Hazza scusami non pensavo fossi già sveglio torno dopo" disse Louis tutto d'un fiato chiudendo la porta.

"Merda" imprecò a denti stretti.

 

Dopo qualche minuto Harry uscì dal bagno completamente asciutto e vestito.

"Il bagno è libero, vai pure" disse Harry sorridente.

Mentre Louis si dirigeva in bagno, a Harry squillò il telefono.

"Buongiorno, Jeffrey"

"Qua è notte. Ti volevo semplicemente chiedere come va e se la situazione è sotto controllo" rispose il suo manager dall'altro capo del telefono.

"Sì, sotto controllo. Nessun problema. Lì tutto a posto? Cosa hai risposto a quella radio per l'intervista?"

"Ah, giusto. Ho risposto poco fa dicendo che sei disponibile Venerdì mattina. Tanto riparti domani sera, no?" disse Jeffrey distratto.

"Cosa? No, Jeff, riparto Venerdì sera. Ora cosa dovrei fare, abbandonare tutti un giorno prima perchè come sempre non ti sei segnato i miei impegni nell'agenda?!"

"Ah, devo essermi confuso. Non preoccuparti, mi occupo io del biglietto, ti faccio sapere per messaggio i dettagli del volo. Buona giornata, Harry" e riagganciò, impedendo a Harry di ribattere.

"Ma che testa di cazzo" urlò Harry al telefono. Questo atterrò sul divano dal lato della cover che recitava TPWK.

"Stai bene?" chiese Louis uscendo dal bagno con i capelli ancora bagnati.

"Sì, vado a fare due passi, ci vediamo dopo da Niall" rispose Harry brusco.

 

L'aria era gelata e piovigginava. Harry sì abbottonò il cappotto e iniziò a camminare attorno all'edificio. Non poteva credere che ancora una volta il suo manager non avesse prestato attenzione ai suoi impegni e avesse agito di testa sua. Alla fine il capo era lui, la star era lui, perchè continuava a farsi mettere i piedi in testa? Avrebbe dovuto licenziarlo? Forse sì. Ne aveva il coraggio? Assolutamente no. In fin dei conti Jeff faceva il suo lavoro, quindi non doveva aggredirlo così. La carriera era più importante degli amici, questo ormai lo aveva capito, quindi era inutile contunuare ad arrabbiarsi. Ormai la sua vita era questa, la sua vita era a Los Angeles.

Prese finalmente una decisione: la sera del giorno dopo avrebbe preso quell'aereo e a pranzo avrebbe avvertito tutti.

Rientrò in casa, Louis era seduto sul divanto intento ad allacciarsi le scarpe.

"Allora, andiamo?" chiese Louis sorridente.

"Prima devo dirti una cosa" disse Harry passandosi una mano nei capelli "riguardo a quello che è successo ieri sera... possiamo far finta di niente? La mia vita ormai è in America, ieri mi sono fatto prendere dalla nostalgia, e dall'alcool e poi c'è questa maledetta casa che mi ricorda un sacco di cose! Insomma, non ero in me. Ti chiedo scusa. Se vuoi stanotte dormo dagli altri e comunque domani ho un aereo per Los Angeles quindi non ti starò tra i piedi ancora per molto".

Louis non sapeva cosa pensare, gli sembrava di vivere in un incubo. Prima il rifiuto, poi il bacio e ora questa scusa patetica. L'uomo che aveva davanti non era più quello di cui si era innamorato anni fa, ormai era evidente.

"Fai quel cazzo che ti pare, mi hai stancato" disse Louis irritato dirigendosi verso la porta "Muoviti, gli altri ci stanno aspettando".

 

Il pranzo fu particolarmente silenzioso, un po' perchè Josh aveva un mal di testa allucinante, un po' perchè Harry e Louis non aprirono bocca se non per mangiare.

Alla fine del pasto quasi tutti si trovarono costretti ad abbandonare momentaneamente Princess Park: Liam doveva correre da Cheryl per una questione legata al figlio e Niall doveva accompagnare Josh a casa perchè il mal di testa da dopo sbornia non accennava a diminuire.

"Ragazzi, io dovrei tornare per cena, non andatevene vi prego: devo dirvi una cosa importante dopo" disse Niall mentre attraversava il portone.

 

Louis e Harry tornarono nel loro appartamento in religioso silenzio. Appena entrati, Louis si fiondò in camera sua sbattendo la porta e Harry si buttò sul divano, esausto.

Arrivato in camera, Louis si stese a letto: era sull'orlo delle lacrime.

Era assurdo che fosse sucesso di nuovo, Harry Styles gli aveva spezzato il cuore per lo stesso stupido motivo di cinque anni prima, stava succedendo tutto di nuovo e Louis non poteva sopportarlo. Era come se una maledizione alegiasse su di lui ed era inutile disperarsi e piangere perchè tanto la sua vita sarebbe stata continuamente così, un'eterna copia delle delusioni precedenti.

Prese carta e penna e iniziò a scrivere.

 

Dopo un paio d'ore uscì dalla stanza e trovò Harry intento a frugare nella dispensa.

"Scusami, non pensavo saresti uscito. Ora me ne vado" disse Harry prendendo un pacco di biscotti e dirigendosi in camera sua.

"No, aspetta. Prima vorrei dirti un paio di cose, se non ti dispiace"

"Sì, dimmi"

Louis iniziò a camminare avanti e indietro per il piccolo soggiorno,

"Io sono stato molto male. Harry tu non hai idea. Non mi volevo nemmeno alzare dal letto. Non mi hai mai più chiamato, nessun messaggio, assolutamente nulla. Sei sparito dalla mia vita più veloce di quanto tu ci sia entrato. E adesso, dopo cinque, sei o quanti cazzo di anni sono passati, ti ripresenti tutto sorridente senza uno straccio di scusa e di spiegazione, mi baci dopo avermi respinto e poi cosa fai? Mi respingi un'altra volta! Ma ti rendi conto? Non puoi trattarmi come un giocattolo, Harry! Devi prendere una decisione e smetterla di cambiare idea continuamente!" Louis era rosso in volto, aveva il dito puntato veso il coinquilino e le lacrime agli occhi.

Harry era come paralizzato.

"Di' qualcosa!" gli urlò Louis.

"Io.. io non so cosa dire. Lou, ti prego, devi cercare di capirmi. La mia vita è estremamente complicata, non posso fare quello che voglio, a ogni mia azione e decisione corrispondono delle conseguenze importanti" disse Harry con voce flebile e passandosi nervosamente le mani nei capelli.

"Se ti ho lasciato è stato per il bene di entrambi" aggiunse guardandolo fisso negli occhi azzurri.

"Il bene di entrambi? IL BENE DI ENTRAMBI! Cristo santo, Harry, ma ti rendi conto di quello che dici?!", Louis era paonazzo, "Tu che cosa ne sapevi del mio bene? Cosa ne sapevi di quello che volevo io?" continuò urlando.

"Lou.."

"No, Lou un cazzo. Stammi bene a sentire, non devi mai più azzardarti a prendere decisioni al mio posto"

"Va bene, mi dispiace. Sul serio" sussurrò Harry. "La mia vita è un inferno", aggiunse.

"Questo non vuol dire che tu debba rendere un inferno anche la mia" gli rispose Louis.

A quel punto Harry scoppiò in lacrime.

"Io non volevo che andasse a finire così" disse piangendo "mi devi credere, Lou. Ti prego" e rivolse i suoi occhi verdi verso Louis.

"No, Harry, mi dispiace, ma io non ce la faccio più" disse Louis senza guardarlo. Poi tornò in camera sua.

Chiuse la porta e scoppiò a piangere. Quella scenata gli aveva risucchiato le poche forze che gli erano rimaste. Si sentiva uno stupido, pensava che Harry fosse tornato quello di una volta, invece era peggiorato ed era diventato un arrogante figlio di puttana. Si sentiva vagamente meglio al pensiero di averlo fatto piangere. Se lo meritava, dopo tutto quello che gli aveva fatto passare.

 

Intanto, Harry era seduto sul pavimento del soggiorno e cercava di femare le lacrime. Louis gli aveva sbattuto in faccia la realtà ed era stato orribile. Si era comportato davvero così? Si sentiva una persona di merda. Gli arrivò una notifica: era il messaggio di Jeff, l'aereo sarebbe partito il giorno dopo alle cinque di pomeriggio.

Harry rispose al messaggio: "Scusa, ma non posso partire domani. Annulla l'intevista. Non mi cercare" e spense il telefono.

Sentì una voce provenire dalla camera di Louis: stava cantando. Gli era mancata la sua voce quando cantava, era così melodiosa e armoniosa, delicata e allo stesso tempo decisa. Si concentrò sul testo e le lacrime ripresero a sgorgare.

Quando Harry si fu calmato, prese coraggio ed entrò in camera di Louis. Pensò che meno di ventiquattro ore prima ci era entrato per baciare l'unica persona che avesse mai amato, invece ora ci stava entrando per replicare le scuse per essere stato una persona di merda.

Aprì la porta, e vide Louis intendo a scribacchiare su un foglio di carta. Sentendo qualcuno entrare, Louis si voltò: aveva gli occhi gonfi dal pianto.

"Lou, perdonami. Sapevo che lasciandoti ti avrei ferito, ma non pensavo che avresti fatto così fatica ad uscirne. Ti prego di' qualcosa" disse Harry con la voce rotta dal pianto.

"Harry, sono stanco, ti prego lasciami solo".

"No, l'ho già fatto una volta... anzi, più di una, e non ho intenzione di farlo ancora".

Detto questo, Harry si andò a sedere sul letto di Louis. Dopo qualche minuto di silenzio, gli prese la mano.

"Lou, devi credermi. Voglio cambiare, voglio tornare ad essere quello di una volta, ma mi devi aiutare" gli disse stringendogli la mano.

Capendo che non avrebbe avuto nessun tipo di risposta, fece per alzarsi.

In quell'esatto momento, Louis ricambiò la stretta di mano.

"Ti giuro che, se ti comporti di nuovo da stronzo, ti riempio di botte" disse Louis accennando un sorriso.

Harry scoppiò a ridere, "Non lo farò, te lo prometto".

"Ti va di stenderti? Questa litigata mi ha stremato. Ho anche scritto una canzone, sai?" disse Louis stendendosi.

Harry si stese vicino a lui, "Lo so, l'ho sentita. É tristissima. Immagino per colpa mia" disse prendendosi il volto tra le mani.

"Lo è, ma secondo me ha del potenziale, quindi... grazie?"

"Beh, se la metti così... prego! Come si chiama?"

"Copy of a copy of a copy"

"Ah. Bel titolo. Certo che, potevi sceglierne uno più corto"

"Ma pensa ai tuoi di titoli e lascia in pace i miei"

Risero entrambi di gusto e dopo poco si addormentarono.

 

Dopo qualche ora, il telefono di Louis squillò.

"Sì che c'è" rispose assonnato.

"Niente, volevo dirvi che io tra dieci minuti arrivo e Liam dovrebbe essere già in casa. Vi va una pizza? Devo dirvi delle cose a proposito di Princess Park" disse Niall dall'altro capo del telefono.

"Ah. Niall senti io e Harry siamo sfiniti e non abbiamo fame. Possiamo vederci domani? Offro io da mangiare per farmi perdonare"

"Sì, nessun problema. Riposatevi e mi raccomando state attenti" replicò Niall con voce divertita.

"Vaffanculo" disse Louis e terminò la chiamata.

Di fianco a lui, Harry si svegliò.

"Che succede?" chiese stropicciandosi gli occhi.

"Mi ha chiamato Niall. Gli ho detto che ci vediamo direttamente domani"

"Perfetto, mi rimetto a dormire" disse Harry infilandosi sotto le coperte.

"Ma quansto è piccolo questo letto" sussurrò Louis cercando di sistemarsi sotto le lenzuola.

"Devi solo rifarci l'abitudine. Non mi pare che dieci anni fa ti sia mai lamentato" rispose Harry sogghignando.

Louis rise. Si girò su un fianco e mise il braccio sul corpo del compagno.

Harry lo strinse a sè e gli prese la mano.

Si addormentarono così, come se tutti quegli anni non fossero mai passati.

 

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Capitolo 4
*** Giovedì - prima parte ***


Harry si svegliò con un rumore di qualcosa che andava in frantumi. Tastò il lato destro del letto: era vuoto.

"Lou?" gridò.

"Sì, sono in cucina" rispose Louis.

Harry si alzò dal letto. Aveva la schiena dolorante: dormire in due in un letto singolo era stata una pessima idea. Si avviò verso la cucina per fare colazione... o pranzo? Non aveva idea di che ora fosse, il telefono era spento dal giorno prima e non aveva intenzione di accenderlo.

"Mi hai preparato qualcosa, luce dei miei occhi?" chiede Harry con voce scherzosa.

"No, amore della mia vita. Già è tanto che mi sia fatto un caffè, ho dormito malissimo e prima ho anche rotto una tazza" disse indicando i cocci per terra.

"Capito. Nottata infernale per entrambi allora. Te l'eri immaginata così la nostra seconda prima notte insieme? Io, detto sinceramente, no" disse Harry.

"Ah, quindi ti eri immaginato qualcosa. Attenzione, Harry Styles non mi ha mai dimenticato" disse Louis scherzoso ma con un sorriso a trentadue denti "E sentiamo, come te l'eri immaginata questa famosa seconda prima notte?"

"Beh"

"Beh cosa? Sei una pecora? Avanti, parla" gli disse minacciandolo con il coltello da burro.

"Se proprio vuoi saperlo, caro il mio Louis," disse Harry avvicinadosi al suo interlocutore " mi ero immaginato una bellissima scopata" e lo baciò delicatamente sulle labbra. "Adesso, se mi vuoi scusare, vado a farmi una doccia" e si diresse in bagno senza dare tempo a Louis di dire o fare niente.

Harry chiuse la porta dietro di sè e iniziò a spogliarsi. Buttò tutti i suoi indumenti per terra e andò sotto la doccia. Mentre stava regolando l'acqua, sentì la porta aprirsi.

"Il bagno è occupato" disse Harry

"Scusa, ma siamo in ritardo, io devo ancora lavarmi e in questo dannato appartamento c'è un solo bagno" disse Louis chiudendo la porta dietro di sè ,"posso unirmi?" chiese togliendosi la felpa.

Harry rise e poi lo invitò ad unirsi a lui con un gesto della mano.

Louis entrò della doccia. I loro corpi erano vicinissimi, la mano di Louis sfiorò quella di Harry. Si guardarono negli occhi, Louis sorrise. Poi, molto lentamente, spostò la mano lungo il braccio del compagno e salì fino al volto. Gli accarezzò la guancia ricoperta da un filo di barba.

"Finalmente hai la barba anche tu".

Harry rise.

Louis spostò la mano sulle labbra del compagno e le accarezzò con il pollice. Erano così soffici.

"Louis, mi stai facendo penare" mugugnò Harry.

Louis di risposta prese il suo viso tra le mani e inizò a baciarlo. Harry afferrò il capelli di Louis e ricambiò il bacio appassionatamente. Poi iniziò a spostarsi: prima gli baciò l'angolo della bocca, poi la guancia e poi arrivò al collo. Lì indugiò per più del previsto: si fermò solo quando sulla pelle di Louis apparve una macchia violacea. Continuò ad andare verso il basso riepiendolo di baci. Si inginocchiò e a quel punto Louis gli mise una mani nei capeli bagnati e lo tirò verso di sè. Dalla bocca di Louis uscirono versi di piacere che si conclusero con un sussurrato "Harry, spostati". Harry quindi si rialzò in piedi soddisfatto.

"Allora, ora possiamo iniziare a lavarci" disse sorridendo.

"Lasciami ricambiare" disse Louis.

"Avremo tempo per quello. Ora però siamo in ritardo e credo anche che l'acqua calda stia per abbandonarci". Harry prese Louis per le spalle e disse: "Girati".

"Ma avevi detto che era tardi"

"Ma che hai capito, girati così ti insapono la schiena" ribattè Harry ridendo.

 

Dopo essersi lavati, asciugati e vestiti si diressero verso casa di Niall e Liam.

"Buongiorno ragazzi" esclamò Niall "dormito bene?"

"Sì, una meraviglia" bonfochiò Louis sarcastico.

"Immagino" rispose Niall fissandogli il collo sorridendo. Louis se ne accorse e si aggiustò il colletto del maglione.

 

Pranzarono tutti insieme scherzando e ringraziando Louis per aver offerto la pizza.

"Allora, come vi avevo anticipato, ho qualcosa da dirvi su Princess Park." Niall si schiarì la voce, "voglio comprare tutto".

"Che cosa?!" esclamarono gli altri all'unisono.

"Voglio. Comprare. Tutto. Cosa c'è di non chiaro?"

"Ma costerà un sacco di soldi e poi è tutto da ristrutturare. E quando dico tutto, intendo davvero tutto. Non ne vale la pena, Niall. Se il piano era di demolire l'edificio allora vuol dire che è la cosa giusta da fare. Lascia perdere, dai" disse Louis cercando di farlo ragionare.

"Io se vuoi posso aiutarti. Con i soldi, dico" disse Liam.

"Idem" disse Harry.

Si girarono tutti verso Louis.

"Volete anche i miei soldi, non è così?" sbuffò. "Va bene, ci sto. Dannata pressione sociale".

 

Passarono le successive due ore a parlare di cose burocratiche e finanziare. Volevano far ristrutturare il complesso di edifici a cui erano tanto affezionati per renderlo moderno e accessibile a più persone possibili.

Ogni volta che Harry apriva bocca per dire qualcosa Louis gli dava corda e dopo la terza birra iniziò anche aggiungere delle pacche sulla coscia del compagno. Poi, dopo la quarta birra, la sua mano era fissa sulla gamba di Harry e la mano di Harry era fissa sulla sua.

 

"Va bene allora io faccio le telefonate, Liam manda le email, voi che fate?" chiese Niall a Louis e Harry.

"Io personalmente vorrei andare a stendermi perchè mi sta scoppiando la testa" disse Harry alzandosi.

"Ah sì che mal di testa accidenti anche io vado ciao ragazzi divertitevi" aggiunse Louis tutto d'un fiato trascinando Harry verso il loro appartamento.

"Harry vedi di tirare fuori le chiavi molto velocemente se no ti scopo qui sul pianerottolo"

"MI DEVI DARE TEMPO QUESTI PANTALONI HANNO DELLE TASCHE MOLTO CAPIENTI" urlò Harry nervoso. Il corpo di Louis era pericolosamente vicino al suo e non riusciva a concentrarsi.

"Okay, ecco"

 

Harry aprì la porta, Louis lo spinse dentro casa e iniziò a baciarlo in modo violento indirizzandolo verso camera sua. Gli sfilò il maglione e iniziò a sbottonargli la camicia mentre Harry gli cercava di slacciare la cintura.

"Ma come si fa a sbottonare questa dannata camicia ha un sacco di bottoni" si lamentò Louis.

"Ma che dici, i bottoni sono gli stessi in ogni camicia"

"Anni fa non ci mettevo così tanto tempo per toglierti una camicia"

"Forse perchè le portavo sempre mezze aperte"

"Non me ne frega un cazzo ora la strappo"

"Louis non ti azzardare è di Gucci"

"Quanto ti detesto" rise Louis "ah ce l'ho fatta!" esclamò buttando la camicia di Harry per terra.

Continuò a spogliarlo sfilandogli i panatloni, Harry gli tolse il maglione e rimasero entrambi in mutande.

"Prima io e poi tu, okay?" chiese Louis.

"Ma li hai i preservativi?"

"Nel cassetto, di fianco al lubrificante" sorrise Louis prima di iniziare nuovamente a baciare il compagno.

Si buttarono sul letto continuando a intrecciare le loro lingue come se la loro sopravvivenza dipendesse solo da questo. Le mani di Louis cercarono i capelli di Harry, quelle di Harry intanto frugavano nel cassetto cercando di afferrare un profilattico e successivamente di aprilo.

"Louis, fermati" disse Harry ansimante.

Louis si fermò: era rosso in volto e aveva gli occhi di un azzurro vividissimo. Harry gli sfilò le mutande e il membro di Louis guizzò fuori completamente eretto. Harry fece per soffiare nel preservatico per poi infilarlo al compagno, ma Louis lo fermò.

"Prima voglio fare ciò che non ho fatto questa mattina" disse sorridente.

Harry ricambiò il sorriso, posò il profilattico sul comodino e si spogliò completamente.

"Quanto mi eri mancato"

"Lo so, anche tu Lou" disse Harry dolcemente.

"Non stavo parlando con te" rispose Louis fissando il membro del compagno.

Harry gli diede un colpetto sulla nuca e Louis iniziò a baciarlo di nuovo, poi scese sempre più giù e prese in bocca il cazzo di Harry.

Harry iniziò a ansimare più velocemente accarezzando i capelli del compagno. Quando iniziò a tirarglieli, Louis capì che Harry era arrivato al limite, ma non accennò a smettere o allontanare la bocca.

"Lou"

Louis per risposta alzò lo sguardo e fece cenno di no con la testa. Harry non riuscì più a trattersi e venne in bocca al compagno. Louis quindi si alzo, si inifilò il profilattico e fece cenno a Harry di girarsi.

"Ti farò piangere di gioia" gli disse assestandogli uno schiaffo sul sedere.

"O piangere e basta"

"Che intendi?"

"Hai capito"

"Mi stai dicendo che hai fatto sesso solo con le tue finte ragazze in questi cinque anni?"

Harry annuì.

"Va bene, passami il lubrificante, fidati di me"

"Sempre, Lou" gli disse Harry.

Louis, vedendo quegli occhi verdi si sciolse per l'ennesima volta e riprese a baciarlo delicatamente sulla bocca.

"Since we were eighteen, ricordi?" disse accarezzandogli la guancia.

"Sixteen" gli rispose Harry posando la sua mano su quella di Louis e fissando i suoi bellissimi occhi azzurri.

Louis quindi fece girare Harry e si infilò lentamente dentro di lui. Sentì il compagno sobbalzare, quindi gli accarezzò la schiena e quando fu completamente dentro iniziò a muoversì prima adagio - baciando dolcemente la schiena di Harry - poi sempre più velocemente. Sentiva Harry gemere, ma sapeva che erano gemiti di piacere, quindi non si fermò. Lo conosceva così bene, così a fondo, che riusciva a capire cosa stava provando anche senza che gli venisse detto esplicitamente. Era la sua anima gemella, lo sapeva. Lo sapevano entrambi. Sentì i gemiti di Harry diventare più acuti e anche lui stava raggiungendo il culmine. Dopo poco venne e si accasciò sul letto esausto.

 

"Louis, Dio santo" disse Harry con voce tremante.

"Lacrime di gioia, spero" ribattè Louis sfilandosi il preservativo e buttandolo per terra. Sperò di aver centrato quella camicia che lo aveva fatto tanto penare prima.

"Pricipalmente, ma non totalmente" sospirò Harry ridendo. Si sistemò di fianco a Louis.

"Allora, vai tu ora?" chiese Louis spostandosi i capelli dalla fronde madida.

"Sei pazzo, sono esausto" rispose girandosi verso di lui. "Più tardi" aggiunse baciandolo sulla fronte. Louis chiuse gli occhi e sorrise.

"Più tardi. Interessante. Non vedo l'ora" disse continuando a sorridere.

"Ora riposino e poi doccia, ti va? E poi possiamo preparare la cena per tutti, così ci facciamo perdonare per essere scappati e non aver fatto telefonate o mandato email per la faccenda di Princess Park" affermò Harry entusiasta.

"Cucino i miei involtini?"

"Ordino io qualcosa da un ristorante"

"Così mi piaci. Pigro e ricco".

 

Scherzarono per un altro po', Louis invitò gli altri a cena, mise la sveglia per le sei di sera e poi si addormentarono tenendosi per mano.

 

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Capitolo 5
*** Giovedì - seconda parte ***


"Louis, ti dai una mossa? Tra dieci minuti arrivano gli altri" urlò Harry dalla camera da letto.

"Non è colpa mia se ci hai messo tre quarti d'ora per lavare quegli stupidi capelli con mille stupide lozioni. Adesso stai zitto e lasciami il tempo che mi serve" disse Louis di rimando insaponandosi i capelli con il bagnoschiuma. "Ma guada tu questo" sussurrò a denti stretti sorridendo.

Dopo cinque minuti uscì dal bagno di corsa con un asciugamano in vita.

"Qualcuno sta cercando di farmi eccitare" disse Harry alzandosi dal divano.

"No veramente qualcuno sta andando a vestirsi di corsa per non avere il fiato di qualcun altro sul collo"

"Non ti piace avere il mio fiato sul collo?"

"Non ho detto questo" ribattè Louis alzandosi sulle punte per baciare il compagno sulle labbra.

"Va bene ora vai a vestirti, dico sul serio"

"Mi stai stressando"

"Vai"

"Vado".

 

"Quindi in sintesi non ce la facciamo" disse Liam tristemente.

"No, stando a quanto mi hanno detto, non sono abbastanza soldi quelli che abbiamo proposto" rispose Niall.

"Harry potrebbe mettere quota doppia dato che è ricco" scherzò Louis.

"Potrei farlo davvero, per me non sarebbe un problema" rispose Harry.

"Ma no Haz, non dire sciocchezze. Dai ragazzi, ci abbiamo provata e non è andata bene. Non fa niente. Passiamo questi ultimi due giorni qui e cerchiamo di divertirci" affermò Niall.

"Io avrei un'idea. Ma è un'idea molto, molto, molto folle" disse Louis.

"Spara"

"Facciamo un concerto. Domani. Alla O2 Arena"

"Ma, Louis, è impossibile. Dobbiamo vedere se è disponibile, dobbiamo metter in vendita i biglietti, dobbiamo organizzare una scaletta, dobbiamo fare trppe cose in troppo poco tempo"

"L'arena è libera perchè ieri sera hanno annullato il concerto dei 5SOS. E i biglietti li facciamo mettere in vendita ora. E la scaletta la pensiamo adesso. E le prove le facciamo stanotte. E-"

"Calmati" disse Harry mettendo una mano sulla spalla di Louis, "è veramente la cosa più folle e stupida e potenzialmente fallace che io abbia mai sentito. Però proviamoci".

Niall chiamò immediatamente il suo manager che si occupò praticamente di tutto e avvertì i ragazzi che i biglietti sarebbero stati messi in vendita sul sito di Niall nel giro di pochi minuti. Invitò inoltre Harry, Louis e Liam a twittare che insieme a Niall ci sarebbero stati anche loro, dato che non era possibile scriverlo esplicitamente sul sito.

"Quindi sta succedendo davvero. Niall il tuo manager è un mito, può diventare anche il mio?" disse Harry.

"Ma tu hai Jeff. Ah, a proposito, dovreste avvertire i vostri manager di questo pseudo concerto" replicò Niall.

Louis e Liam si alzaromo subito da tavola per chiamare chi di dovere, mentre Harry rimase seduto senza muovere un muscolo.

"Harry? Chiama Jeff, avanti. Dopo dobbiamo pensare alla scaletta" lo esortò Niall con un sorriso.

"Non posso. L'ho mandato al diavolo e poi ho spento il telefono rendendomi irreperibile" rispose il riccio tutto d'un fiato.

"Ma ti sei bevuto il cervello? Ma perchè mai hai fatto una cosa del genere?"

Harry lo guardò negli occhi, poi si voltò verso Louis che stava gesticolando al telefono.

"Ah." Iniziò Niall, "In questo caso, sono con te. Avrei fatto la stessa cosa, ma forse qualche anno prima" rise.

"Lo so, non mi ci far pensare. Ci ho messo troppo tempo e gli ho rovinato la vita. Non mi perdonerò mai per questo" disse fissandosi le scarpe.

"Ma, Harry, cosa dici? Non gli hai rovinato proprio niente. Louis è un uomo grande e vaccinato e, anche se sembra un cucciolo di cane bagnato, è forte. Sì, è stato male, ma è comunque andato avanti con la sua vita. Ha fatto uscire un album che sta avendo molto successo, ha fatto pace con la sua identità e ha mollato Eleanor – lei donna fantastica, se posso dire - , ha comprato una casa tutta sua e lavora in un ambiente bellissimo con persone che lo accettano e lo fanno sentire a suo agio. Quello che è successo tra voi non l'ha bloccato per anni come pensi tu, non preoccuparti".

Harry aveva gli occhi lucidi, era così felice per Louis, per gli obiettivi e la serenità che aveva raggiunto, ma allo stesso tempo si sentiva terribilmente in colpa perchè se lui non l'avesse lasciato in malo modo anni prima ora il compagno avrebbe potuto essere ancora più felice. E anche lui avrebbe potuto essere felice. E libero.

Si stofinò gli occhi e andò ad abbracciare Niall. Gli era mancato tantissimo.

"Jeff però non lo chiamo. Leggerà la notizia dai social, non mi importa".

 

"Allora, con cosa iniziamo?" chiese Niall.

"Midnight Memories?"

"Gran bel pezzo, gran bel pezzo"

"Sì, Louis, lo sappiamo che lo hai scritto tu"

"E io"

"Sì anche tu Liam. Ora possiamo andare avanti? Vorrei andare a letto a un certo punto" sbuffò l'irlandese.

 

Dopo un paio d'ore, la scaletta era pronta. L'indomani si sarebbero svegliati alle sette di mattina per fare le prove. Il concerto era alle due di pomeriggio e la demolizione era fissata per le cinque.

"Con un po' di fortuna, la stampa si metterà in mezzo contribuirà a rallentare la demolizione. E con un altro po' di fortuna, i soldi del concerto basteranno a fermare tutto" disse Niall esausto.

"Ragazzi, è sold out. Lo è da ore" escalmò Louis entusiasta.

"Abbiamo battuto il record? In quanti minuti sono finiti i biglietti?" chiese Liam euforico.

"Un attimo... ah no, peccato. In mezz'ora"

"Li abbiamo colti alla sprovvista, direi che è comunque un bel risultato".

"Va bene, allora sogni d'oro a tutti e ci vediamo domani alle sette. Puntuali. Capito? Adesso io e Liam usciamo e voi due andate a dormire. Chiaro?"

"Niall, piantala, non sei mia madre" disse Louis accompagnanolo alla porta.

"Buonanotte cari" urlò Harry.

 

"Quindi" inizio Louis avvicinandosi al riccio.

"Dove eravamo rimasti?"

"Ti rinfresco la memoria".

I due iniziraono a baciarsi in mezzo al soggiorno. Le mani di Louis erano strette sul viso di Harry, quelle di Harry accarezzavano la schiena di Louis. Il movimento delle mani del riccio si fece più deciso e alla fine la maglietta di Louis finì sul pavimento.

"La camicia te la togli da solo questa volta" sussurrò Louis contro la bocca di Harry.

"Andiamo in camera" disse Harry sbottonandosi la camicia a fiori.

 

Entrarono nella camera da letto di Louis, il letto era ancora sfatto dal pomeriggio.

"Prendimi i preservativi"

"No fermo aspetta un secondo non corriamo così tanto"

"Cos'è, hai paura?" chiese Harry sghignazzando.

"Non voglio ridurmi come te, sinceramente. Domani abbiamo il concerto e prima ti ho visto sederti a tavola. Avevi un'espressione molto sofferente"

"E chi sa di chi è la colpa, eh?"

"Non è colpa mia se ho il cazzo grosso, sai?"

"Allora, stiamo davvero facendo una gara di cazzi? Louis, amore mio, sai già che vinco io"

"Lo so, ed è proprio per questo che vorrei andare per gradi"

Harry lo guardò storto.

"Per favore?"

Harry per risposta ricominciò a baciarlo stendendosi sopra di lui. I loro corpi continuarono a strusciarsi e le loro lingue continuarono a muoversi insieme fino a quando Harry non si tolse i boxer.

"Posso metterlo io?" chiese Louis sistemandosi i capelli.

"Sì ehm devo un attimo-"

"Sì, faccio anche quello".

Louis inizio a muovere la mano avanti e indietro sul membro del compagno, Harry si avvicinò al suo collo e iniziò a baciarlo, poi semplicemente ad ansimarvici fino a quando fermò la mano di Louis. Quest'ultimo gli soffiò nel profilattico e lo infilò.

"Stai tranquillo" sussurrò Harry, poi lo fece girare e lo penetrò.

"Lou?"

"Continua" ansimò Louis.

Harry iniziò a muoversi sentendo il compagno ansimare sotto di lui.

"Harry, non ti fermare".

Il ricciò aumentò la velocità e avvicinò la bocca al collo di Louis. Iniziò a succhiare la pelle appena sopra a dove aveva lasciato il segno quella mattina. Sapeva di essere al limite, ma cercò di resistere il più possibile per non deludere Louis. Non voleva deluderlo mai più, in nessun tipo di occasione. Voleva proteggerlo da ogni tipo di delusione e sofferenza, voleva renderlo felice fino alla fine dei suoi giorni. Fino a qualche giorno prima pensava che queste cose implicassero la sua lontanamza, ma ora sapeva che era il contario: per realizzare tutto questo lui doveva essere lì, al fianco del ragazzo che aveva incontrato undici anni prima in uno sporco bagno inglese.

"Louis, t-" iniziò Harry ansimando, ma venne interrotto da un suono gutturale proveniente dal compagno. Dopo quache istante venne anche lui.

 

"È stata la scopata più bella della mia vita, Haz"

"Ti avevo detto che non ti avrei deluso"

"Non l'hai mai detto"

"Forse l'ho solo pensato".

Il cellulare di Louis iniziò a vibrare rumorosamente.

"Ma chi cazzo è a quest'ora della notte" sbuffò prendendo il telefono.

"Pronto?

Chi?

Ah, la milionaria.

Okay, scusa, top model?

Ecco, sì, mi ero confuso.

Sì è qui, te lo passo" e diede il telefono a Harry.

"Sì?"

"Harry! Sei vivo! Ma perchè non mi rispondi al telefono? Jeff mi ha chiamato tipo dieci volte, sembrava incazzato nero. È successo qualcosa?" urlò Kendall dall'altro lato del telefono.

"Ah. Sì, l'ho mandato a quel paese"

"Finalmente. Sei con Louis, eh? E cosa stavate facendo? Ho interrotto qualcosa?"

"Non hai interroto niente, tranquilla"

"Oh ha interrotto eccome" esclamò Louis steso di fianco a lui

"Lo sapevo! Vi lascio allora. Mi fa piacere sapere che sei vivo. E felice? Sì, lo sei, ho deciso così. Buonanotte H."

"Buona giornata, tesoro" e riagganciò.

"Ma come accidenti fa ad avere il mio numero?!" urlò Louis.

"Credo di averglielo dato io anni fa"

"Volevi accasarmi con Kendall Jenner? Non è il mio tipo, spiace"

Harry rise. "No, è che –" si passò la mano tra i capelli "è che ero disperato e molto ubriaco e ho eliminato il tuo numero dalla rubrica. Ma prima l'ho dato a lei in modo da non perderti completamente".

"Harry", Louis allungò una mano per accarezzargli i capelli.

"Sì, lo so, sono patetico" rise il riccio.

"Un pochino. Ma sono contento che tu l'abbia fatto. Cancellarmi completamente dalla tua vita, dico".

"Non ci sarei riuscito neanche volendo" disse Harry voltandosi verso di lui per baciarlo.

"Notte, H"

"Notte, Lou".

Ancora una volta, si addormentarono felici uno di fianco all'altro.

 

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Capitolo 6
*** Venerdì - prima parte ***


Quella mattina Louis si svegliò un'ora prima del previsto. Harry era ancora profondamente addormentato: era disteso sul fianco – che era l'unica posizione possibile per fare entrare due uomini adulti in un letto singolo - e gli dava le spalle. Louis poteva sentire il suo respiro regolare. Lo coprì con il piumone che era finito per terra dutante la notte e si alzò per andare a fare colazione.

Prese del pane e iniziò a spalmarci sopra il burro e successivamente la marmellata. Dal bancone della cucina poteva vedere Harry. Ora si era appropiato dell'intero letto e non accennava a svegliarsi. Era così bello con i capelli arruffati e un'espressione rilassata sul volto: avrebbe voluto restare così per sempre. Non voleva tornare alla normalità, o meglio, non voleva che Harry tornasse alla normalità, perchè per lui la normalità era in un altro continente lontano da lui. Ma probabilmente non sarebbe accaduto. Dopotutto il compagno aveva discusso con il suo manager, quindi, magari, lo avrebbe licenziato e sarebbe tornato a vivere a Londra. Avrebbero potuto vivere insieme a casa di Louis.

"Buongiorno" disse Harry interrompendo i suoi pensieri. "Domito bene?"

"Mi sono svegliato prima del previsto perchè la mia schiena chiedeva pietà, ti dico solo questo" si lamentò Louis massaggiandosi le tempie, "sono a pezzi".

"Io mi sono svegliato prima del previsto perche il letto era troppo vuoto-"

Louis gli sorrise come un bambino.

"- e perchè dovevo andare in bagno. Principalmente per il secondo motivo" disse Harry avvicinandosi al compagno.

"Stammi lontano, mi hai offeso"

Harry per risposta gli baciò la fronte e corse in bagno prima che la mano di Laouis riuscisse a colpirlo.

"Mi faccio anche una doccia veloce e poi raggiungiamo gli altri"

"Io mi avvio ora e mi faccio la doccia da loro. Se aspetto te arriviamo a concerto finito".

 

"Odio questa doccia" disse Harry tra sè e sè aspettando che uscisse l'acqua calda.

A casa sua la doccia era molto più spaziosa, il getto era più deciso, l'acqua usciva subito alla temperatura richiesta, per non parlare della sua Jacuzzi: sicuramente a Louis sarebbe piaciuta. Sapeva, però, che al compagno non sarebbe piaciuto vivere a Los Angeles. Era troppo caotica per lui, troppi paparazzi, troppa gente americana invadente. Lui preferiva la tranquillità inglese: a Louis piaceva uscire nei pomeriggi nebbiosi e fare passeggiate in mezzo al nulla con Liam Gallagher nelle orecchie, gli piaceva andare a vedere le partite di calcio indossando un cappellino e degli occhiali da sole per non farsi riconoscere da nessuno, gli piaceva andare a prendere il caffè nel suo bar di fiducia senza che nessuno lo fermasse per foto e autografi. Harry non si sarebbe mai azzardato a chiedergli di trasferirsi in America con lui, ma lui non poteva tornare a vivere a Londra. O forse poteva farlo? Non ci aveva mai pensato seriamente, ma ora che aveva finalmente un motivo per farlo, iniziò a rimuginarci su. In fondo, perchè non avrebbe potuto funzionare? Doveva parlarne con Jeff e avrebbero trovato un accordo. Prima di comunicargli questa cosa, doveva scusarsi, ma a questo ci avrebbe pensato dopo il concerto.

Raggiunse gli altri di corsa scusandosi del ritardo.

 

La mattinata proseguì secondo i piani di Niall: riuscirono a provare le canzoni due volte, Louis non sbagliò praticamente nessun verso e Harry non inciampò mai nel filo del microfono.

"Beh, è andata bene" disse Louis addentando il suo panino.

"Sì, direi di sì" rispose Niall alzandosi. "Ragazzi, io devo andare a prepararmi quindi ci vediamo sul palco. Mi raccomando: tu non cadere, tu non ti distrarre mentre cantiamo e tu, Liam, ti prego, tienili d'occhio. A dopo" .

 

"C'è un sacco di gente" disse Liam sbirciando da dietro le quinte.

"Gesù, Liam, è un concerto sold out, cosa ti aspettavi?" rispose Louis colpendogli la nuca.

"Ragazzi, state calmi. Comunque, siamo in tendenza su Twitter-"

"Ovviamente" si vantò Louis

"- e si stanno tutti chiedendo se siamo tornati insieme o è solo un contentino per i fan"

Louis si avvicinò a Harry, "ma stai parlando di noi due o della band?"

"DELLA BAND"

"Chiedevo" rispose Louis alzando le mani in segno di innocenza.

"Stupido" sussurrò Harry accarezzandogli una mano. Louis gliela strinse e gli sorrise guardandolo negli occhi e perdendocisi dentro.

"Niall sta salendo sul palco, dieci minuti e tocca a noi" intervenne Liam riportando i due amici alla realtà.

 

Niall salì sul palco e il pubblico esplose. L'irlandese salutò i fan con la mano e poi iniziò a cantare Slow Hands, incitando tutti a cantare con lui.

"Come va, Londra?" urlò Niall togliendosi gli auricolari "ho notato che la canzone vi è piaciuta. Vi ricordo di ascoltare i miei due album su ogni piattaforma esistente perchè, diciamolo, sono fanstastici" i fan risero e Niall si unì a loro. "Va bene, va bene, ora silenzio. Come sapete, non sarò solo durante questo concerto - AVEVO DETTO SILENZIO sì sto parlando con te con il cartellone smettila di strillare grazie -, dicevo, tra poco mi raggiungeranno degli amici. La ragione per cui sono qui con me è semplice: ci servono soldi. Okay, ora articolo meglio: dobbiamo comprare un complesso di edifici e rimetterlo a nuovo. A voi cosa importa? Ottima domanda. Diventerà un Bed&Breakfast e tutte le entrate andranno poi in beneficienza. Perchè non diamo direttamente i soldi in beneficienza? Altra ottima domanda. La risposta è la seguente: siamo molto affezionati a quel posto e non vogliamo che venga distrutto. Forse lo avrete sentito nominare, si chiama Princess Park. La cosa bella è che all'entrata metteremo una targa con tutti i nomi di voi che ci avete aiutatato nell'impresa. Ovviamente, non è ancora detto niente anche perchè la demolizione non è ancora stata annullata, però, magari, se ora mi state riprendendo con i vostri cellullari potreste diffondere questa notizia usando Twitter o Instagram. Insieme possiamo riuscirci". Niall si zittì e per un minuto tutta l'arena fece silenzio "Scusate? Ho finito, ora potete fare i pazzi scatenati. E vi chiedo gentilmente di farlo nel modo più rumoroso possibile per dare il benvenuto ai signori Liam Payne, Louis Tomlinson e Harry Styles".

La folla esplose in un boato nell'esatto momento in cui i ragazzi misero piede sul palco. Oggetti di ogni tipo volarono addosso ai quattro, Louis afferrò al volo un reggiseno e ringraziò le ragazze in prima fila per averglielo lanciato.

"Salve a tutti, noi siamo gli One Direction e questa è Midnight Memories" disse Liam dando via a delle urla ancora più forti di quelle già in atto.

I quattro iniziarono a intonare la canzone e i fan con loro. La folla era in delirio: c'era chi piangeva a dirotto, chi urlava a squarciagola, chi cercava di zittire le persone per riuscire a sentire le voci dei ragazzi. La sicurezza allontanò una quindicina di ragazze che avevano cercato di scavalcare le transenne per avvicinarsi al palco e aveva soccorso altrettante persone che avevano un mancamento.

Dopo fu il turno di What Makes You Beautiful.

"Haz" urlò Louis dall'altro lato del palco "quella vera, non la tua".

Harry per risposta gli mostrò il dito medio e il pubblico impazzì ancora più di prima.

Arrivati al breakdown, il riccio si recò al centro del palco per cantare la sua parte e gli altri tre si posizionarono dietro di lui. Louis e Liam si scambiarono un'occhiata di intesa e cercarono di abbassare i pantaloni di Harry, ma fallirono miseramente.

"Pantaloni a vita alta miei cari" urlò il ragazzo prima di riattaccare col ritornello della canzone.

 

Arrivò il momento delle canzoni più tranquille.

La prima fu Little Things e Louis e Harry si posizionarono vicini. Il riccio cambiò tutti i pronomi possibilii e ogni volta che lo faceva si voltava verso il compagno per fargli capire che stava cantando a lui e che no, non aveva sentito male. A un certo punto, quando sostituì you con Lou, gli parve di sentire anche i fan cantare il nome dell'uomo della sua vita, ma forse era solo la troppa emozione.

 

Dopo I Want to Write You a Song e Infinity, fu la volta di If I Could Fly.

Louis aspettava quella canzone da tutta la mattina. Harry non l'aveva voluta provare dicendo che era meglio concentrarsi su altro e così avevano fatto. Louis sapeva che quella canzone era stata scritta per lui, era l'ultima canzone che il compagno gli aveva dedicato prima che le loro strade si separassero. L'intonazione della prima nota colpì Louis come un pugno allo stomaco, ma doveva stare concentrato - lo aveva promesso a Niall - e non farsi trasportare dai ricordi.

Appena Liam attaccò con la sua strofa Louis si sentì picchiettare sulla spalla.

"Il breakdown lo fate solo tu e Harry, okay? Tu fai la parte di Liam e Haz fa la mia" gli disse Niall frettolosamente.

"Cosa?" chiese Louis totalmente perso.

"Ce lo ha chiesto prima Harry, a me e Liam va bene" gli rispose l'irlandese "andrà benissimo anche a loro" continuò indicando i fan. "Tocca a te ora", gli diede una pacca sulla spalla e si tornò alla sua portazione.

Arrivati al bridge, Niall e Liam indietreggiarono, lasciando solo Harry e Louis al centro del palco. Si stravano praticamente dedicando a vicenda questa canzone davanti ad una miriade di persone, ma Louis non sentiva più nessuno. I suoi occhi e le sue orecchie erano solo per Harry e quando il riccio cantò l'ultimo verso del bridge vide una lacrima scendere sulla sua guancia. Hope that you don't run from me.

Ma certo che non sarebbe mai scappato da lui, non l'aveva mai fatto in passato e non voleva farlo ora. Cercò di cominicarlo al compagno con lo sgaurdo, ma ovviamente era impossibile: ormai Harry era rivolto verso il pubblico.

A canzone conclusa, Louis gli si avvicinò e lo abbracciò, trascinandolo verso il fondo del palco. Intanto Niall si era messo a parlare e aveva annunciato che avrebbe cantanto Temporay Fix. Era fuori scaletta, probabilmente l'aveva scelta per dare a Harry il tempo di riprendersi.

Louis continuava a stringere Harry tra le sue braccia e sentiva il più piccolo singhiozzare.

"Harry? Harry, guardami, ti devi calmare. È tutto a posto. Siamo insieme, stiamo facendo un concerto tutti insieme, stiamo rendeno felici un sacco di persone. Devi riprenderti, okay?" gli diede un bacio delicato sulle labbra. Erano abbastanza appartati per fare una cosa del genere.

"Louis, l'unica persona che voglio rendere felice sei tu" disse Harry con gli occhi lucidi.

"Ma lo sono! Fidati, lo sono. Non me ne vado, non ti lascio"

"Come ho fatto io"

"Ne parliamo più tardi, va bene? Ora dobbiamo andare, hanno cantanto le nostre parti abbastanza volte" affermò Louis asciugando le lacrime del riccio.

 

Louis e Harry tornarono sul palco e terminarono la canzone con gli altri.

Il concerto si concluse con A.M., ma i fan erano così entusiasti di aver sentito dal vivo così tante canzoni dell'ultimo album che ne chiesero ancora.

"No ragazzi, mi dispiace abbiamo i minuti contati. È stato bellissimo, dovremmo rifarlo" gridò Niall lanciando un bacio ai ragazzi sotto al palco.

"Grazie a tutti di cuore. Vi terremo aggiornati tramite Twitter" disse Louis.

Andarono di corsa dietro le quinte dove trovarono il manager di Niall esaltato.

"Quindi?" chiese Liam impaziente.

"Ha funzionato. La stampa ha invaso Princess Park e ovviamente se continuano così la demolizione dovrà essere spostata. Inoltre, ho contattato chi di dovere e mi è stato detto che in teoria i soldi dovrebbero bastare. Stavo per chiamare per fare la proposta con la nuova somma quando siete arrivati voi" rispose l'uomo tutto di un fiato.

"Grande! Okay, non ti tratteniamo, vai a fare la telefonata"

La telefonata ottenne l'effetto sperato: Princess Park era diventata di loro proprietà e non sarebbe più stato più demolito. I ragazzi lo comunicarono immediatamente ai fan tramite social, ringraziandoli ancora una volta per ciò che avevano fatto: sostenerli ancora una volta.

 

Tornarono a casa per riposarsi, ma all'entrata era pieno di giornalisti e Liam fece segno a Harry e Louis di entrare dall'entrata secondaria per evitarli.

"Possiamo parlare ora, se vuoi" disse Louis a Harry porgendogli una tazza di tè fumante.

"Prima devo contattare Jeff"

"D'accordo. Buona fortuna".

Harry entrò in camera sua e accese il telefono. Trovò tantissime chiamate perse, messaggi ed email. Ignorò ogni notifica e chiamò il suo manager. Il telefono squillava ma non rispondeva nessuno. Dopo il terzo tentativo, sentì un rumore provenire dal soggiorno. Uscì dalla sua stanza e vide Jeff.

"Ma che cazzo avete in testa voi due? Di nuovo con questa storia? Ma poi ti sembra il modo di trattarmi? Questo per me è lavoro, non siamo amici, devi comportati in maniera professionale, per la miseria, Harry!" gli urlò il manager non appena lo vide.

"Scusa, ho aperto la porta pensando fossero Liam e Niall" gli disse Louis con aria colpevole. Poi si rivolse a Jeffrey "e tu, ti ho già detto che lo devi lasciare stare. E devi moderare i toni".

"Harry, possiamo parlare in privato? La presenza del tuo amichetto ti dà alla testa, voglio parlarti da solo"

"Chiamami un'altra volta così e ti spacco la faccia, te lo giuro" lo minacciò Louis.

"Va bene, basta. Louis puoi lasciarci qualche minuto? Grazie" disse Harry con lo sguardo disperato.

"Va bene, ma resto nei paraggi".

Louis prese la giacca e uscì dall'appartamento sbattendo la porta. Si diresse verso il giardino interno e accese una sigaretta. Aspettava solo di poter tornare da Harry e questa volta sperava definitivamente.

 

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Capitolo 7
*** Venerdì - seconda parte ***


"Allora? Mi vuoi dare delle spiegazioni?" chiese Jeff sbuffando.

Non appena Harry aprì bocca, il manager lo interruppe,

"Mi hai fatto prendere un aereo nel bel mezzo della notte, queste spiegazioni dovranno essere parecchio soddisfacenti".

"Il fatto è che tu non mi ascolti mai" disse Harry tutto d'un fiato per paura di venire interrotto nuovamente, "non mi ascolti mai e io non ce la faccio più. Ti ho scelto come manager perchè eri mio amico e pensavo sarebbe stato più facile lavorare in questo modo. Dopo Simon, intendo. E all'inizio lo è stato, mi hai assecondato - anche se ogni tanto ti facevo richieste troppo esagerate e magari rischiose -, ma con il secondo album è diventato tutto più difficile. Sono aumentati gli stunt, non mi hai fatto registrare metà delle canzoni che avevo scritto, non-"

"Okay, basta così. Stai dicendo un sacco di stronzate, Harry"

"No, lasciami finire. Ti ricordi quando ti chiesi per la prima volte di lavorare per me? Avevo appena lasciato Louis. Ero così euforico per la carriera da solista, al contrario di lui. Lo avevo lasciato in malo modo, poi ti avevo chiesto di diventare il mio manager e un mese dopo eravamo a Los Angeles tutti felici e contenti. Poi dopo sono iniziati i miei... i miei momenti. Quando non uscivo di casa per settimane. Ti dicevo che era perchè avevo trovato l'ispirazione per le canzoni e che quindi non volevo essere disturbato in nessun modo. Ecco, quella era solo una parte di verità. L'ispirazione era Louis. Io sono stato giornate intere steso a letto al buio a sentirmi in colpa per ciò che avevo fatto, per la mia decisone estremamente avventata. Ma ormai era tardi per tornare indietro. Quindi ho semplicemento scritto delle canzoni per lui. Poi il successo immenso e inaspettato. E quindi mi sono detto che magari non avevo fatto la scelta sbagliata, magari era quella la mia strada. Magari, la band e tutto che era accaduto in quegli anni era solo una preparazione per la mia carriera da solista. Poi sono passati altri mesi, l'euforia del primo album è sparita e io sono ripiombato nel vuoto. Te lo ricordi, sì? Ti ricordi che ti ho detto come stavano le cose e tu mi hai detto di non fare stronzate, di non prendere nessun aereo, di non chiamarlo! E io ti ho ascoltato, perchè pensavo fossi mio amico e volessi il meglio per me!".

Harry si interruppe per un attimo, era sull'orlo delle lacrime, ma non voleva piangere davantia Jeff, non voleva dargli questa soddisfazione.

"Non l'ho chiamato" riprese, una volta calmatosi. "Ho eliminato il suo numero dalla rubrica per non rischiare di chiamarlo. Poi però le cose sono comunque peggiorate perchè hai scartato un sacco di canzoni perchè avevi capito che erano per lui. Ti ricordi cosa mi hai detto, vero? Devi smettere di pensare a quello lì, queste canzoni sono tutte uguali. Ormai la tua vita è qui, fatti passare questa cotta. Questa cotta!"

Harry si fermò di nuovo, questa volta per ridere istericamente nascondendo il viso tra le mani.

"Io sono stato zitto e ho fatto quello che mi hai detto. Ho cercato di farmela passare, ma è impossibile dimenticare certe emozioni. Tu non hai idea di cosa siamo stati, Louis ed io. Non ne hai la minima idea. E io mi sono stancato di fare le cose di nascosto. Jeff, mi dispiace per come mi sono comportato, davvero. Però il fatto è questo: io voglio restare con lui. Se lo accetti, possiamo continuare a lavorare insieme, se no, mi dispiace, ma le nostre strade si separano qui".

Harry si era finalmente sfogato. Si sentiva infinitamente più leggero.

"Non so cosa dire. Come sempre, quando c'è di mezzo Louis ti ammattisci e non riesci più a ragionare. Poi ora che siete stati insieme per cinque giorni di fila, apriti cielo! Sei irrecuperabile. Ma poi, vogliamo parlare del concerto?! Ti rendi conto di quello che hai fatto? Ci ho messo anni per farti diventare Harry Styles e ora sarai di nuovo 'il ragazzo che sei anni fa cantava in quella band'" urlò Jeff.

Sentendo l'ultima frase, Harry sbiancò e assunse un'espressione dura. "Va bene, puoi andare. Salutami tua moglie" disse accompagnandolo di forza alla porta.

"Non mi hai fatto finire, Harry" disse Jeff cercando divincolarsi dalla presa del riccio.

"Hai detto abbastanza stronzate, quella sull'avermi fatto diventare Harry Styles è stato il colmo. Sei ufficialmente licenziato. Ciao, Jeffrey" e dopo averlo sbattuto fuori, chiuse rumorosamente la porta.

Era libero.

 

Qualche minuto dopo, Louis entrò in casa. Trovò Harry seduto sul divano con la testa appoggiata allo schienale e gli occhi chiusi.

"Ehi"

Harry aprì gli occhi, si passò le mani nei capelli e gli fece cenno di andarsi a sedere di fianco a lui.

"Come è andata?" chiese sedendosi.

"Bene, credo. L'ho licenziato"

Louis fece un sospiro di sollievo.

"Sei contento che sia senza un manager? Mi fa piacere"

"No è che prima l'ho incrociato e gli ho detto cose poco carine. Urlando. Poi forse l'ho anche spintonato quando mi si è avvicinato"

Harry si mise a sedere dritto e lo guardò negli occhi "Lou, che stai dicendo? Sei impazzito?"

"Senti la colpa non è mia, okay? È lui che mi è venuto addosso" rispose Louis agitato.

"Sì perchè chissà cosa gli hai detto"

"Questo non è assolutamente rilevante"

"Va bene" disse Harry accennando un sorriso, "almeno dimmi che è finita pacificamente"

"Certamente. L'ho solo mandato a quel paese un'ultima volta e poi sono tornato qui"

"Va bene" rispose Harry appongiando di nuovo la testa sullo schienale del divano, "mi è venuto un gran mal di testa per colpa di questa situazione comunque" e iniziò a massaggiarsi le tempie chiudendo gli occhi.

"Ti faccio un tè. Quello di prima si è raffreddato" disse Louis indicando la tazza sul tavolino da caffè.

Si alzò per dirigersi in cucina, ma prima di farlo posò delicatamente le labbra sulla fronte del compagno. Harry prima gli accarezzò la guancia, poi alzò la testa e il baciò Louis dolcemente.

"Grazie"

"Per il tè? Ma è una cosa normale, siamo inglesi e sono le cinque di pomeriggio"

"Non per il tè, stupido. Per tutto"

In risposta Louis gli diede un altro veloce bacio sulla testa e corse in cucina.

"Quindi cosa facciamo stasera?" chiese Harry posando la tazza vuota nel lavello.

"Niall mi ha detto che domani sera vuole fare una festa a casa sua e quindi è tornato lì per organizzare tutto. Liam credo sia con lui o a casa sua, non lo so. Sta di fatto che non è qui. Siamo solo io e te, quindi cenetta al lume di candela?"

"Sì, possiamo ordinare da quel ristorante-"

"No, prendiamo una pizza"

"Ai tuoi ordini" disse Harry mimando il saluto militare, "vado a stendermi, chiamami quando hai fame, okay?"

"Harry, aspetta" disse Louis prendendo la mano del compagno "lo so che sei stanco che oggi sono successe mille cose, ma dobbiamo parlare. Ti prego"

Harry si passò la mano libera tra i capelli, "sì, hai ragione, scusami".

Louis si andò a sedere sul divano trascinando Harry con lui.

"Quindi, vogliamo iniziare da quello che è successo sul palco? Vuoi parlarne?"

"Sì, scusa. Volevo farti una sorpresa, se così si può chiamare, cantando quella canzone per te e solo con te davanti a tutti, ma poi mi sono venute in mente un sacco di cose e l'emozione ha preso il sopravvento. Volevo fosse-" Harry si schiarì la voce che stava iniziando a tremare "volevo che fosse una dichiarazione d'amore. Tutto qui" concluse fissando gli occhi azzurri di Louis.

"Lo so. Ed è stata bellissima" gli sorrise Louis "però vederti il lacrime mi ha distrutto. Non devi sentirti così, ora siamo di nuovo insieme e va tutto bene. Abbiamo fatto degli errori-"

"Li ho fatti tutti io"

"Vero"

Gli occhi di Harry iniziarono a farsi più lucidi.

"No! Fermati, okay? Ero ironico, per l'amor del cielo, non piangere" rise Louis accarezzandogli una guancia "Harry se ti metti a piangere per questa stronzata ti do un pugno, giuro" continuò ridendo e fortunatamente fece ridere anche il compagno.

"Lou, io voglio solo farmi perdonare, ma non so come fare" cominciò Harry tornando serio. "Vorrei tornare indietro nel tempo e non scegliere l'America, la fama, i contratti, ma scegliere te. E lo so che non è possibile e che ti ho spezzato il cuore in un milione di pezzi e che ormai è impossibile che torni tutto come prima, anche se tu non fai altro che ripetermi il contrario. Quel dolore resterà per sempre e se penso che è solo colpa mia mi sento così tanto in colpa che provo un male fisico. Se potessi fare qualcosa - qualunque cosa – per cancellare il dolore che hai provato, lo farei ad occhi chiusi. Te lo giuro, Lou".

"Ti prego, smettila" lo implorò Louis con gli occhi lucidi "smettila di pensare queste cose. Io sto bene, Harry. Ora sto bene, davvero"

"Non riesco a smettere di sentirmi in colpa"

"Lo so"

"Non so come fare"

"Non fare niente. Svuota la mente e pensa solo a noi due ieri sera. Insieme e felici. Puoi farlo?"

Harry annuì.

"Bravo il mio ragazzo" disse Louis scompigliandogli i capelli.

"Non sono Clifford, tieni le mani a posto"

"Scusa", rispose Louis ridendo e risistemandogli i ricci, "ecco, ora hai di nuovo la tua acconciatura ordinatamente scompigliata"

"Che stai dicendo, Lou? Sei delirante"

"Scompigliatamente ordinata?"

"Louis"

"Scusa, ho mal di testa anche io ora"

"Vieni a stenderti vicino a me, dai".

 

Si sistemarono sul divano incastrando i loro corpi alla perfezione al primo tentativo. Harry era seduto e Louis era steso con la testa appoggiata sulle gambe del compagno. Aveva chiuso gli occhi e si stava abbandonando al sonno anche grazie ai movimenti circolari delle mani di Harry sulla sua nuca.

"Harry"

"Sì?"

"Per te come è stato? Non te l'ho mai chiesto"

"Lou"

Louis si mise seduto per guardare Harry negli occhi.

"Dimmi, ti prego"

"Brutto. Perchè sono stato io, capisci? La causa di tutto. La causa della mia sofferenza. Non avevo nessuno da biasimare perchè ho fatto tutto io"

"Ma perchè l'hai fatto? Perchè non sei tornato subito da me?"

Harry non rispose.

"Scusa, hai ragione, non dobbiamo per forza parlarne ora. La giornata di oggi è stata molto stressante per tutti, non dovevo chiederti anche questo, scusami" disse Louis abbracciandolo.

Harry si lasciò cullare nell'abbraccio per un tempo indefinito, si sentiva al sicuro tra le braccia di Louis e non voleva abbandonarle.

"Non lo so, Lou" esordì Harry abbandonando le braccia di Louis per poterlo guardare in faccia. "Non lo so e mi dispiace".

Louis annuì e risprese ad abbracciarlo accarezzandogli la schiena. "Non fa niente. Mi basta sapere che non si ripeterà più ciò che è successo" sussurrò ad Harry nell'orecchio. "E non sto aspettando una tua conferma perchè so per certo che non succederà di nuovo. Questa separazione ha fatto più male a te che a me, anche se tu sostieni il contrario. Non voglio vederti soffrire mai più, Harry".

Harry abbandonò per la seconda volta l'abbraccio per baciare Louis sulla labbra. Fu un bacio lungo e calmo. Non c'era l'imbarazzo o il tentennamento di una seconda prima volta, non c'era la passione e la voglia dovuta ad anni di lontananza. C'era semplicemente amore.

"Louis, non mi ricordo se te l'ho già detto, ma ti amo moltissimo"

Louis scoppiò a ridere fragorosamente, "no, non me lo avevi ancora detto".

"E comunque, ti amo che io".

 

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