Capitolo
2
Yetunde
e Cathrine arrivarono di fronte all'enorme portone che si apriva
sulla Cappella Sistina. Su ciascun lato sostava una Guardia Svizzera.
Una delle due lanciò uno sguardo ai due ragazzi per
controllare lo zaino. Cathy lo aprì per mostrare il contenuto
e la Guardia, una volta accertato che non conteneva nulla di
pericoloso, fece un cenno per farli passare.
I
due ragazzi entrarono scambiandosi uno sguardo.
Yetunde
sospirò di sollievo. "Per un attimo ho creduto che ci
facessero lasciare lo zaino fuori!".
"Il
problema è che quando usciamo potrebbero accorgersi delle
dimensioni differenti dello zaino!" sussurrò Cathrine
preoccupata.
Yetunde
si grattò il mento, con il compimento dei 16 anni erano
spuntati i primi peli e il ragazzo aveva sviluppato un piccolo tic
nervoso legato al prurito causato dalla barbetta in erba.
"Vabbé,
intanto cerchiamo di recuperarlo, poi vedremo come fare!"
I
ragazzi fecero qualche passo guardandosi intorno alla ricerca della
palla.
La
Cappella era gremita di turisti, tutti con il naso puntato verso
l'alto ad ammirare i meravigliosi affreschi di Michelangelo e
Raffaello.
Yetunde
fu rapito, come tutti gli altri, dalla bellezza di quelle volte
affrescate e quando i suoi occhi si soffermarono sul Giudizio
Universale gli tornarono alla mente le parole del grande Fedor
Dostoevskij: L'umanità può vivere senza la scienza,
può vivere senza pane, ma soltanto senza la bellezza non
potrebbe più vivere, perché non ci sarebbe più
nulla da fare al mondo. Tutto il segreto è qui, tutta la
storia è qui.
“È
proprio vero, la bellezza è ciò che ci permette di
superare anche i momenti più bui. Qualunque tipo di bellezza,
anche quella di una parola gentile o dell'aiuto insperato di un buffo
demone dal cuore gentile” considerò ricordando il suo
primo incontro con Azaele.
Sollevò
leggermente lo sguardo per ammirare la zona del Paradiso e per un
istante ebbe l'impressione che le ali di un angelo si muovessero
leggermente. Aguzzò la vista, ma non riuscì più
a percepire alcun movimento, sicuramente era stato uno scherzo della
sua mente, i corpi dell'affresco di Michelangelo erano talmente
precisi nella loro rappresentazione anatomica da sembrare reali!
Improvvisamente
si sentì tirare la manica da Cathy che gli sussurrò in
un orecchio "È lì sotto!"
Il
ragazzo si voltò nella direzione indicata dall'amica e notò
il pallone che faceva capolino da dietro un angolo dell'altare.
"Andiamo!"
lo esortò Cathy stringendogli una mano.
"Aspetta,
voglio prima godermi gli affreschi!" rispose il ragazzo.
"E
se qualcuno se lo prende? Poi come facciamo?" domandò
Cathy preoccupata.
"Ma
figurati, chi vuoi che lo noti, sono tutti con il naso all'insù!"
sorrise Yetunde.
La
ragazzina si guardò intorno, effettivamente nessuno guardava
verso l'altare. "Va bene, ma non perdiamolo di vista!"
sussurrò.
I
due ragazzi si concentrano sugli affreschi, lanciando ogni tanto
un'occhiata al pallone per controllare che fosse sempre lì.
Quando
finalmente riuscirono a riportare i loro sguardi a terra, era vicina
l'ora di chiusura e la Cappella stava iniziando a svuotarsi.
"Andiamo
ora! Con tutta la gente che si sta affollando all'uscita non
noteranno che il nostro zaino è diventato il doppio di prima!"
propose Yetunde.
I
due ragazzi andarono a recuperare il pallone e con sgomento si resero
conto che era sparito.
Girarono
intorno all'altare per assicurarsi che qualcuno non lo avesse
inavvertitamente spinto sotto, ma niente da fare, la preziosa palla
non era più lì.
"Merda,
qualcuno deve averlo preso!" commentò costernato Yetunde.
"Te
lo avevo detto che prima dovevamo recuperare il pallone, adesso
abbiamo messo nei guai il povero Azaele" commentò
imbronciata Cathrine.
Yetunde
evitò di replicare che Azaele si era messo nei guai da solo
nel momento in cui aveva deciso di fregare il pallone.
In
realtà però, era preoccupato anche lui e si sentiva
piuttosto in colpa.
"Senti,
l'ultima volta che ho controllato è stato un paio di minuti fa
e il pallone era ancora al suo posto. Per me possiamo ancora
recuperarlo, controlliamo gli zaini dei turisti, se ne notiamo uno
stranamente gonfio, di sicuro dentro c'è il pallone!"
L'amica
annuì un po' sollevata e cominciò a controllare tra la
piccola folla che si accalcava all'ingresso della Cappella.
Purtroppo
la ricerca non diede alcun frutto, i ragazzi amareggiati uscirono
e... rimasero di sasso.
Il
pallone era dietro una delle due Guardie svizzere che attendevano
sull'attenti che l'ultimo turista uscisse dal Cappella. Evidentemente
dovevano averlo notato sotto l'altare e recuperato.
I
ragazzi si scambiarono uno sguardo complice.
Si
fecero da parte fingendo di consultare la guida del museo e attesero
che le guardie si voltassero per chiudere i portoni lasciando
incustodito il pallone il tanto necessario da afferrarlo, infilarlo
nello zaino e fuggire nascondendosi tra la folla.
Appena
arrivò il momento giusto i ragazzi si avvicinarono cautamente,
Cathrine aprì lo zaino e Yetunde si abbassò lestamente,
afferrò il pallone e lo infilò dentro.
La
ragazza chiuse i lacci dello zaino, poi entrambi fecero dietro front
e si avviarono trattenendo il respiro.
"Hey,
guardate che quei due ragazzini vi hanno fregato un pallone"
esclamò una voce alle loro spalle.
Yetunde
e Cathy si scambiarono uno sguardo terrorizzato.
"Ohmmerda!
Corri!" esclamò Yetunde prendendo la ragazza per mano.
"Voi
due fermatevi!" ordinò una delle due guardie, ma i
ragazzi si guardarono bene dall'obbedire.
Le
due guardie cominciarono a correre al loro inseguimento.
#
Azaele
e Sael, in attesa dei due ragazzi, si erano accomodati sulle statue
che sovrastavano il portone dei Musei Vaticani sgranocchiando due
ghiaccioli al limone. Sakmeel e Eowynziel si erano allontanati per
controllare che Razel non tornasse a casa prima del tempo.
Azaele
aveva avuto il dubbio che la coppietta fosse andata via per dedicarsi
a ben altre attività, ma non aveva fatto commenti. Tutto
sommato era inutile che stessero tutti e quattro ad aspettare Yetunde
e Cathy.
Avrebbero
finito per dare nell'occhio a qualche collega zelante che sarebbe
andato immediatamente a spifferare al suo supervisore, Safet, che
anziché impegnare proficuamente il pomeriggio domenicale
tentando qualche malcapitato umano, erano impegnati a non fare una
beata mazza, godendosi il venticello che si era appena alzato
rinfrescando l'aria rovente del pomeriggio.
"Di
un po' Aza, qui inizia a farsi tardi e quei due non si vedono ancora!
Non è che si saranno fatti beccare dalle guardie svizzere?"
domandò Sael un po' preoccupato, dando un ultimo morso al suo
ghiacciolo.
Azaele,
smise di sgranocchiare, ci pensò su un attimo e poi concluse
"Naaa, Yetunde è sveglio e anche la sua ragazzina mi è
sembrata in gamba. Avranno solo aspettato il momento migliore per
recuperare il pallone senza farsi notare, sono sicuro che non
tarderanno ancora molto!"
Sael
gli lanciò uno sguardo dubbioso poi si concentrò e
lanciò il bastoncino del gelato dentro il finestrino aperto di
una macchina ferma al semaforo. L'autista ritrovandosi il bastoncino
salivoso sulle gambe, si girò intorno a guardare chi fosse
stato con uno sguardo disgustato e ovviamente non vide nessuno.
Perplesso si concentrò di nuovo sul semaforo.
Azaele
ridacchiò e lanciò il suo bastoncino colpendo la
guancia dell'automobilista.
L'uomo
si toccò il viso bagnaticcio, scorse un altro bastoncino
succhiato sotto i pedali e si imbestialì.
Vide
due ragazzini che si erano appena fermati ad aspettare il verde per i
pedoni e decise che i colpevoli non potevano essere che loro. Aprì
lo sportello e scese dalla macchina come una furia, senza rendersi
conto che il semaforo era diventato verde.
Una
moto lo evitò per un pelo finendo dritta contro un'apecar che
arrivava dal lato opposto, carica di pomodori. Lo schianto fece
volare il motociclista che atterrò sull'asfalto,
fortunatamente senza gravi conseguenze. L'apecar si ribaltò su
un lato, rovesciando sull'asfalto i pomodori sui quali scivolò
un ciclista la cui bicicletta, fuori controllo, continuò
ancora a scivolare per qualche metro falciando le gambe di tre
turisti che si ritrovarono per terra doloranti, senza capire perché.
"Certo
che a Roma guidano proprio di merda!" commentò Azaele
serafico.
Sael
gli rivolse uno sguardo incredulo.
#
Yetunde
e Cathrine stavano correndo inseguiti dalle due guardie svizzere,
fortunatamente rallentate dalla divisa non propriamente realizzata
allo scopo di catturare due adolescenti in fuga.
Avevano
quasi raggiunto una delle uscite che davano sul Cortile della Pigna,
quando una guardia Svizzera allertata via radio dai colleghi, pensò
bene di appostarsi davanti al portone per fermarli.
I
ragazzi furono costretti a deviare verso una delle sale ormai vuote.
Si nascosero dietro una teca sperando di non essere stati notati ma
sentirono i passi concitati di una guardia avvicinarsi.
"Merda!"
esclamò Yetunde nel vedere l'uomo dalla divisa a righe,
affacciarsi sulla porta.
La
guardia entrò e cominciò a guardarsi in giro, i ragazzi
trattennero il respiro e quando videro entrare la seconda guardia,
Yetunde pensò che oramai fosse finita. Li avrebbero costretti
a rendere il pallone e Azaele sarebbe finito nei guai. Sentendosi
profondamente in colpa si girò verso l'amica e notò che
aveva gli occhi lucidi, probabilmente stava pensando la stessa cosa.
La prima guardia si avvicinò alla grande teca dietro la quale
si erano accovacciati e ormai non mancava molto dall'essere scoperti
quando Yetunde sentì un fruscio di ali. Una barriera
misteriosa calò tra lui e le guardie e improvvisamente non
vide più nulla.
Cercò
di muoversi, ma una mano gli chiuse la bocca e una voce tesa
sussurrò. "State zitti e fermi!"
Yetunde
continuava a non vedere nulla, ma sentì i passi della guardia
allontanarsi e una voce dire "Qui non ci sono, forse Adam si è
sbagliato, andiamo nell'altra sala!"
Le
guardie uscirono e la mano che copriva la bocca di Yetunde si
allontanò insieme al suo proprietario e al buio che gli era
calato intorno.
Yetunde
e Cathrine ammutolirono stupiti, davanti a loro un ragazzo dai lunghi
capelli biondi raccolti in una treccia li osservava severo. Due ali
candide gli spuntavano dalla schiena, sicuramente erano state quelle
a formare la barriera che aveva impedito alle guardie di accorgersi
di loro.
"Si
può sapere che state combinando voi due? Perché avete
rubato il pallone alle guardie?"
"Perché…
è nostro!" balbettò un po' incerta Cathy.
Il
ragazzo alzò un sopracciglio "Non mentirmi, ragazzina!"
"È
di un nostro amico, ci ha chiesto di recuperarlo per lui!"
intervenne Yetunde.
Sul
viso dell'angelo si dipinse un'espressione a metà tra lo
stupito e l'irritato. “Come si chiama questo amico?"
I
ragazzi tentennarono.
"Per
caso è alto circa così" domandò Michele
avvicinando una mano al petto "Apparentemente sulla trentina,
con la barba e i capelli neri e ricci?"
I
due ragazzi spalancarono gli occhi meravigliati.
“Si
chiama Azaele, non è vero?” domandò ancora
Michele.
“Bè,
si!” ammise Yetunde.
"Non
è un vostro amico e non avreste dovuto accettare!" li
redarguì l'angelo.
“Su
questo ti sbagli, Azaele è davvero un amico, mi ha aiutato
anni fa!” replicò Yetunde.
“Hai fatto un patto con lui?” domandò preoccupato
l'angelo, non poteva credere che l'amico si fosse preso l'anima di un
ragazzino tanto giovane.
“Non
esattamente, però come ti ho detto, tempo fa mi ha aiutato e
io ora gli sto solo rendendo il favore. E mi fa piacere farlo!”
rispose il ragazzo.
Michele
sospirò di sollievo.
"Perché
ci hai aiutato?" intervenne Cathy curiosa.
L'angelo
preso di sorpresa dalla domanda arrossì leggermente "Bé…
perché… cercavo anche io quel pallone!"
"È
tuo?" domandò ancora la ragazzina.
"Uh…
no, cioè, in effetti me lo ha chiesto Azaele…"
rispose imbarazzato Michele che non era capace di mentire.
"Vuoi
dire che sei amico di Azaele? Cioè dici a noi che non avremo
dovuto accettare di aiutare un demone e poi tu che sei un angelo non
solo sei suo amico, ma sei qui per il nostro stesso motivo?" lo
incalzò la ragazzina. Yetunde le diede una gomitata.
Michele
ormai paonazzo per l'imbarazzo, sbuffò "Senti ragazzina,
è una cosa totalmente diversa, ok? Io e Aza siamo amici da
prima che lui diventasse un demone… e poi non ti devo nessuna
spiegazione!"
Allungò
una mano verso Cathy e aggiunse perentorio "Adesso datemi quello
stupido pallone e chiudiamola qua, ok?"
"Niente
affatto!" rispose Cathy decisa.
"Stai
scherzando?" domandò Michele stupito.
"E
se poi non glielo rendi? Se non è vero che sei suo amico?
Azaele ha detto che finisce nei guai se non gli riportiamo il
pallone!"
Yetunde
annuì "È vero, in fondo sei un angelo, perché
dovresti essere suo amico?"
Michele
era allibito "Forse vi sfugge un concetto fondamentale. Io sono
un angelo! Sono quello dalla parte dei buoni, chiaro? Io non mento e
soprattutto non metterei mai nei guai quell'idiota riccioluto!"
Tra
i tre si fece il silenzio.
“Sentite,
mi fa piacere che siate così preoccupati per lui e anche se
vi può sembrare strano, lo sono anche io. Azaele è
davvero mio amico e voglio davvero aiutarlo, ma se
continuiamo a litigare finiremo per fare tardi e lo metteremo nei
guai. Facciamo così, il pallone lo tenete voi, io vi seguirò
per darvi una mano in caso le Guardie Svizzere si ripresentino. Vi va
bene così?"
I
ragazzi osservarono lo sguardo franco di Michele e capirono che
potevano fidarsi.
#
Michele
e i ragazzi stavano percorrendo uno degli ultimi corridoi prima
dell'uscita quando l'angelo sentì una voce irritante e
conosciuta lamentarsi con qualcuno "Te lo giuro, ho visto
davvero quei quattro imbecilli girare intorno alla Cappella Sistina,
secondo me avevano in mente qualcosa, perché non vuoi
credermi?"
“Non
è che non ti creda, ragazzo. È solo che non penso che
Azaele sia tanto stupido da combinare qualcosa ai danni della
Cappella Sistina! Safet lo butterebbe nell'olio bollente e ce lo
terrebbe dentro per almeno un miliardo di anni!”
"Merda
questi sono Ysrafael e quel bulletto di Ariel!" pensò
Michele impallidendo subito dopo nel vedere il suo supervisore e un
angelo somigliante al dio Thor, voltare l'angolo.
"Entriamo
qui!" suggerì spingendo i due ragazzi in una saletta
laterale. "Che succede?" domandò Yetunde.
"Niente,
è che il mio supervisore e un collega che non sopporta né
me, né Azaele stanno passando proprio qui davanti"
sussurrò Michele.
"È
allora?"
"Ariel
ha visto Azaele e gli altri aggirarsi intorno alla Cappella Sistina e
sospetta che abbiano combinato qualcosa. Non è il caso che lui
e il mio supervisore mi vedano, capirebbero subito che sono qui per
aiutare Azaele e poi non ho nemmeno fatto in tempo a procurarmi il
permesso per entrare in Vaticano"
"Il
Permesso?" domandò Chaty.
"Sshh!"
esclamò Michele inginocchiandosi dietro i due ragazzi nella
speranza di non essere notato da Ysrafael che si era appena
affacciato sulla porta della sala con aria sospettosa.
"Non
vi muovete ragazzi, per favore!" sussurrò Michele teso.
Yetunde
e Cathrine si strinsero una al fianco dell'altra, facendo finta di
osservare con interesse una teca e cercando di nascondere il più
possibile Michele che sentì Ariel domandare "Hai visto
qualcuno?"
"No
nessuno, mi era parso di sentire una voce conosciuta, ma lì
dentro ci sono solo due ragazzini umani" rispose Ysrafael
allontanandosi.
Michele
sospirò di sollievo. "Usciamo di qua velocemente e
rendiamo questo stupido pallone a quel cretino!"
Uscirono
tutti insieme dalla sala e avevano quasi raggiunto l'uscita, quando
in contemporanea si levarono le grida di una delle Guardie Svizzere e
di Ariel.
"Eccoli,
li ho visti!"
"Ma
quello non è Michele, che ci fa qui?"
"Oh,
cazzo!" imprecò Michele "E va bene ora basta, datemi
quel pallone e facciamola finita!" aggiunse aprendo le ali.
I
ragazzi cedettero e nascosti dalle ali dell'angelo gli consegnarono
la palla, osservandolo poi alzarsi in volo e sorvolare i cortili dei
Musei Vaticani, veloce come un fulmine.
Le
due guardie raggiunsero i ragazzi e li costrinsero ad aprire lo
zaino, constando che era vuoto.
"Perdonateci
ragazzi, dobbiamo avervi scambiato per altri due!" si scusarono
imbarazzati.
"Non
preoccupatevi, sono cose che capitano, con tanti turisti può
succedere!" rispose educatamente Yetunde.
#
Azaele
e Sael erano ancora appollaiati all'entrata dei musei quando
sentirono un battito d'ali sulle loro teste. Un attimo dopo il
pallone rimbalzò davanti a loro e la voce furente di Michele
li apostrofò "Vedete di non perdervelo di nuovo,
imbecilli!"
L'angelo
sparì tra le nuvole inseguito da Ariel, che fortunatamente non
li notò, al contrario di Ysrafael che si fermò davanti
ad Azaele e squadrandolo severo commentò "Non so cosa
ci sia sotto, ma sono sicuro di sapere chi!"
Azaele
alzò le mani e assunse un'aria innocente. Stava per replicare,
ma prima che potesse proferire verbo il supervisore lo bloccò
"Non provarci nemmeno! Non costringermi ad indagare oltre, fallo
per Michele!" Poi si voltò a cercare Sael che nel
frattempo aveva raggiunto il pallone e con un leggero colpo di tacco
lo aveva spinto sotto un macchina. Ysrafael lo osservò fingere
di pulirsi gli occhiali scuri con aria distratta e commentò
"Siete peggio dei ragazzini umani! Per questa volta lascerò
perdere, ma lo faccio solo per Safet, che non merita di essere
richiamato dagli Arcidiavoli per colpa vostra!"
Detto
ciò, si innalzò in volo verso Michele e Ariel, ormai
lontani.
Yetunde
e Cathy uscirono dai Musei un attimo dopo che Ysrafael se n'era
andato e vedendo Sael con il pallone in mano sospirarono di sollievo.
"Meno
male, allora Michele è davvero tuo amico!" esclamò felice
Cathy.
"Sael,
sei in modalità, visibile agli umani!" lo rimproverò
Azaele saltando giù dalle statue del portone.
"Anche tu, genio! E poi scusa, pensi
sia meglio avere un pallone volante in giro per Roma?" rispose
ironicamente il demone dai capelli rossi.
"Oh,
davvero sei un demone anche tu? Sei così bello!" domandò
Cathy con aria un po' sognante. Sael arrossì leggermente.
"Bé,
è ora di andare, dobbiamo raggiungere i miei per andare a
cena! Ciao Aza, non ti mettere in altri casini, ok?" intervenne
Yetunde un po' irritato prendendo l'amica per mano.
"Ok!
Però... aspetta un attimo, come mai il pallone lo aveva
Michele?" domandò il demone.
"Perché
lo stava cercando anche lui, ci siamo dati una mano a vicenda, là
dentro!" rispose il ragazzo indicando i musei. "Sei
fortunato ad averlo per amico, si vede che ci tiene a te, è
proprio un tipo a posto!"
"Lo
so!" rispose Azaele sorridendo. "Anche voi siete due tipi a
posto, vi ringrazio ragazzi, mi avete salvato la vita!"
I
ragazzi sorrisero e si avviarono verso la fermata della
metropolitana, un attimo prima di scendere i gradini si voltarono e
salutarono con la mano Azaele e Sael. Due passanti li guardarono
perplessi.
"Hanno
ragione, sei davvero fortunato. Michele invece si prenderà una
sgridata per colpa nostra!" sospirò Sael.
Azaele
lo guardò un po' sornione. "Dopo che avrò rimesso
a posto il tesssoro di Razel, lo andrò a cercare e
troverò il modo per scusarmi con lui e farmi perdonare. Se
vuoi venire con me e scusarti anche tu, sono certo che Michele lo
apprezzerebbe"
Sael
arrossì dietro gli occhiali scuri "Meglio di no, non gli
sto per niente simpatico!"
Azaele
fece spallucce "È solo che non ti conosce abbastanza!"
#
"Pensi
che lo incontreremo ancora? Cioè in fondo Azaele è
simpatico, non sembra affatto cattivo e nemmeno il suo amico con i
capelli rossi!" domandò Cathy seduta accanto a Yetunde,
sulla poltrona del treno che li stava riportando a Firenze .
"Oh,
a quanto pare qualcuna si è innamorata di un diavolo dai
capelli rossi!" la canzonò il ragazzo, smettendo di
giocare con il telefonino e guardandola negli occhi.
"Bé,
non si può dire che l'amico di Azaele non sia un gran bel
ragazzo, ma questo non significa che io mi sia innamorata di lui
tutto d'un colpo!"
"Oh
certo, certo! Però visto che lo trovi così bello,
potevi chiedergli il numero, no?" insistette Yetunde sarcastico.
Cathy
sbuffò "C'è l'ho già il numero di uno che
mi piace!"
"Davvero,
e chi è?" domandò il ragazzo incuriosito.
"Un
perfetto idiota!" rispose la ragazza sconsolata, rivolgendo lo
sguardo al panorama che scorreva veloce dietro il finestrino.
#
Azaele,
seduto a un tavolino della Casa del Caffé, osservò
l'occhio nero di Michele da sopra le due granite “panna e
caffè” appena lasciate sul tavolo dal cameriere e
domandò. "E così Ariel ti ha aggredito? E con
quale diritto, scusa?"
"Nessuno,
era semplicemente convinto che ti stessi proteggendo, abbiamo
discusso, poi litigato e questa è la conclusione!"
rispose annoiato Michele.
"Ma
almeno, Ysrafael lo ha punito?"
Michele
sbuffò "Ha commentato che preferiva evitare di indagare
troppo e ci ha costretti a stringerci la mano!"
"E
tu hai stretto la mano a quello stronzo?"
"Non
scendo al suo livello. E poi visto che Ysrafael voleva chiudere la
questione, ho pensato di far buon viso a cattivo gioco!"
"Comunque
questa, prima o poi ad Ariel gliela faccio pagare!" ringhiò
Azaele.
Michele
sorrise. "Non vale la pena di prendersela, il livido passerà
presto. L'importante è aver recuperato il pallone prima che
Razel si accorgesse del furto, no?”
Azaele
si rilassò “Già, tu e i ragazzi, mi avete davvero
salvato la vita. Grazie!”
“A
proposito, ma quei due ragazzini come li hai conosciuti? Sono molto
carini, proprio una bella coppietta!" domandò Michele.
“Ti
ricordi di quella volta che ti sei accorto di aver dimenticato la tua
spada a Firenze, a casa di Aleniel,
e visto che poi vi siete lasciati definitivamente e non proprio serenamente, non ti sentivi di tornare a recuperarla e mi hai chiesto di darti una mano?”
rispose allegramente Azaele.
“Tu
e Yetunde vi siete conosciuti in quell'occasione?”
“Esattamente!”
“A
proposito, non ti ho mai chiesto se Aleniel ti ha creato problemi.
Con il caratteraccio che si ritrova!” domandò Michele
alzando gli occhi al cielo.
“Uh,
ehmm... no, no!” rispose Azaele improvvisamente a disagio.
“Che
c'è?” domandò Michele.
“Assolutamente
nulla!” rispose il demone imbarazzato.
Michele
lo osservò un po' sospettoso. “Di un po' Aza... non è
che tu e Aleniel...”
Azaele
impallidì leggermente distogliendo lo sguardo da quello di
Michele.
“AZAELE!”
esclamò Michele costernato.
#
Razel,
aprì la porta di casa con un sospiro. Era stanco morto, le
riunioni periodiche di avanzamento lavori lo distruggevano. Lui era
un operativo, odiava stare ore e ore a sentire fregnacce inutili.
Andò
dritto in cucina, tirò fuori dal frigo una birra ghiacciata e
si stravaccò soddisfatto sul divano del salone.
Mentre
dava una lunga sorsata gli sembrò di notare qualcosa di
strano. Si alzò e si avvicinò alla teca di vetro in cui
conservava la sua preziosa collezione di palloni dei Mondiali.
Scrutò
dentro corrucciato, cercando di capire cosa ci fosse di diverso. Ci
mise qualche minuto, ma alla fine capì. Il pallone firmato da
Gattuso, l'unico calciatore italiano a cui fosse mai riuscito a
chiedere un autografo, era leggermente fuori posto.
Razel
grugnì. Si guardò intorno irritato, si avvicinò
alla finestra e la ispezionò finché non trovò la
prova che era stata forzata. Un segno minuscolo, quasi impercettibile
ma che non era sfuggito alla sua acutissima vista di demone.
Chiuse
gli occhi e si concentrò per cercare di cogliere ciò
che restava dell'aura dell'intruso.
Gli
bastò poco, considerando che aveva già qualche
sospetto. D'altra parte solo un pazzo, irritante, piccolo demone dai
capelli neri e ricci, poteva aver avuto il coraggio di fare una cosa
del genere.
“Regazzì”
pensò Razel divertito “Nonostante tutto, tu mi sorprendi
sempre!”
FINE
Nota:
che io ricordi, nessuno degli angeli dipinti da Michelangelo nel
Giudizio Universale è provvisto di ali. Mi sono concessa una
piccola licenza poetica affinché i lettori più attenti
potessero intuire che anche Michele si trovava nella Cappella
Sistina, alla ricerca del mitico pallone firmato.
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