2. I fraintendimenti

di LorasWeasley
(/viewuser.php?uid=196046)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


ATTENZIONE: 
Questa storia fa parte della serie "Haikyuu - Azienda di articoli sportivi" MA si può leggere anche senza aver seguito il primo racconto. Ogni storia racconta il punto di vista di una coppia diversa e sono pubblicate in modo che cronologicamente non vengano fatti spoiler. Quindi potete leggere questa storia senza aver letto la Sakuatsu "1. La scommessa", ma se volete leggere anche quella dovrete iniziare da lì.

Note per chi ha letto la prima storia:
Ed eccomi di nuovo qui! Come promesso ecco la Iwaoi. Voglio solo specificare che questa storia inizia 2 ANNI PRIMA la Sakuatsu e arriverà ad essere contemporanea all'altra solo fra qualche capitolo. Spero che apprezzerete questi due come avete apprezzato Sakusa e Atsumu! Come al solito ci sentiamo all'appuntamento ogni martedì e giovedì!
A giovedì,
Deh
___________________________________________________________________________________________________________




 
2. I fraintendimenti


Capitolo 1

Non c’era una data precisa in cui la storia di Iwaizumi e Oikawa era iniziata. Questa era semplicemente nata e cresciuta con loro due.
Quando Oikawa era nato, la sua famiglia era diventata già molto ricca grazie all’azienda che suo padre aveva fondato diversi anni prima.
Ma nonostante fossero ormai dell’alta società, non avevano mai cambiato il loro carattere solare e aperto.
Così, quando Oikawa portò a casa Iwaizumi per la prima volta alla tenera età di cinque anni, i suoi genitori lo trattarono subito come se fosse uno di famiglia. Perché a nessuno importava se i parenti di Iwaizumi avevano un lavoro modesto, una piccola casa a un piano e nessuna cameriera.
Sempre più spesso si trovavano uno a casa all’altro o uscivano a caccia di insetti o per giocare a pallavolo.
Si iscrissero alle stesse scuole, agli stessi club, Iwaizumi veniva invitato ogni estate nella casa al lago di Oikawa, quando erano piccoli ci andavano insieme alle loro famiglie e quando divennero più grandi insieme ai diversi amici che avevano in comune.
Erano così inseparabili che era difficile definire un confine.
Non si erano mai dati un’etichetta e non si erano mai posti problemi se quello che facevano era qualcosa che di solito la gente non accoppierebbe alla parola “migliori amici”.
 
La prima volta che si erano baciati avevano entrambi 8 anni.
C’era grande fermento a casa di Tooru perché sua sorella maggiore stava per sposarsi.
I due bambini evitarono tutte le persone che correvano in giro per ultimare i preparativi e corsero, dopo aver fatto merenda, nella stanza di Tooru per tornare a giocare ai videogiochi.
-Non capisco perché sono tutti così agitati- commentò Hajime dopo essere entrato nella stanza.
Tooru alzò le spalle –Mia sorella dice che è importante, che sarà il giorno più bello della sua vita. Non la capisco. Poi passa tutto il tempo a baciare il suo fidanzato.
Iwaizumi fece una smorfia –Chissà perché gli adulti passano il loro tempo a baciarsi.
Oikawa si sedette di nuovo tra i cuscini e riprese in mano il suo joystick aspettando che l’amico lo raggiungesse –Dicono che sia bello. Vuoi provare?
Hajime aveva alzato le spalle indifferente –Come vuoi.
A quel punto Oikawa si spinse in avanti e beccò le labbra sulle sue in un semplice bacio a stampo che non durò più di due secondi.
Quando si staccarono Hajime aveva la fronte corrugata e Oikawa aveva messo il broncio –Pensavo fosse più divertente. Niente di che. Torniamo a giocare?
Fu così che si scambiarono il loro primo bacio dimenticando la questione l’attimo dopo.
 
La seconda volta che si baciarono avevano 15 anni, stavano facendo una festa con i compagni delle medie per salutarsi, visto che pochi mesi dopo avrebbero iniziato tutti licei diversi.
E fu a questa festa che, per colpa del gioco della bottiglia, i due ragazzi si baciarono nuovamente.
Anche questa volta fu fatto in fretta e con tranquillità.
Un semplice beccarsi di labbra e, nonostante le risatine e il tifo intorno a loro, non si imbarazzarono né provarono nulla di emozionante. Era una cosa da fare e l’avevano fatta.
 
La terza volta fu diversa per Iwaizumi.
Era il compleanno di Oikawa, aveva appena compiuto 18 anni e la festa che aveva realizzato era una delle sue più grandi organizzazioni.
Erano le quattro del mattino quando a Iwaizumi toccò trasportarlo come un peso morto nella sua stanza.
Tooru aveva bevuto talmente tanto che era a stento cosciente quando venne fatto cadere sul proprio letto.
-Iwa-chan…- sospirò con gli occhi socchiusi allungando una mano verso di lui.
Iwaizumi sospirò –Fammi spazio, dormo qui. Non ho intenzione di tornare a casa a quest’ora.
Oikawa fece come richiesto con un piccolo sorriso in volto.
Nel buio della stanza si sistemarono come avevano sempre fatto.
Iwaizumi stava per addormentarsi quando sentì Tooru muoversi al suo fianco e il suo fiato sul viso.
Non ebbe il tempo di chiedere all’altro cosa stesse facendo che le sue labbra morbide al gusto di alcool si posarono sulle sue.
Fu diverso dagli altri baci che si erano dati.
Era caldo, morbido, languido.
Iwaizumi si perse in tutte quelle sensazioni e strinse contro di sé il ragazzo tra le sue braccia.
Oikawa mormorò qualcosa di troppo strascicato per essere davvero compreso e, quando si staccarono, il ragazzo stava già dormendo.
Hajime invece non riuscì a chiudere occhio.
Il giorno dopo Oikawa non sembrava ricordare quello che aveva fatto e Iwaizumi non portò mai a galla quell’argomento.
Dovette far passare diversi giorni di imbarazzo e rigidezza, ma alla fine riuscirono a tornare alla relazione che avevano sempre avuto.
 
Le cose cambiarono, infine, alla festa aziendale per celebrare il terzo anno che Wakatoshi era diventato il direttore.
Avevano mangiato, il discorso era stato fatto e diverse persone avevano già iniziato ad andarsene.
Quelli rimasti erano coloro che si stavano ancora divertendo leggermente ubriachi o coloro che erano talmente presi da una conversazione da non rendersi conto del tempo che passava.
-Oi, vicedirettore- Iwaizumi fu richiamato dalla voce di Atsumu alle sue spalle.
Girandosi verso la persona in questione notò che il biondo tinto stava tenendo per il gomito un Tooru con il broncio –Io sono arrivato al mio limite di sopportazione nell’ascoltare le sue lamentele, ho bisogno di scopare. Quindi occupatene tu.
Lo spinse verso di lui e sparì prima ancora che Iwaizumi potesse rispondere qualcosa.
-Sei ubriaco?- gli domandò alzando un sopracciglio.
Oikawa incrementò il suo broncio –No, ho solo bevuto due bicchieri di champagne.
Iwaizumi lo fissò impassibile, così Tooru dovette sbuffare e ritrattare –Va bene, quattro bicchieri, ma non sono comunque ubriaco! In ogni caso non puoi biasimarmi, senza niente in circolo non avrei di certo sopportato Ushiwaka che continuava a dirmi che sarei dovuto venire a lavorare qui come direttore insieme a lui.
Iwaizumi soffocò una risata, era una conversazione che ormai tutti li dentro conoscevano –Quante volte te l’ha detto?
Oikawa sventolò una mano in aria –Non ne ho idea, ho smesso di ascoltarlo dopo la terza volta.
Iwaizumi rise, Tooru lo fissò con uno sguardo strano.
Infine si sporse in avanti e lo baciò per la quarta volta in 23 anni.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2

Nel momento stesso in cui Tooru l’aveva baciato tutto il resto era scomparso e nella mente di Iwaizumi era rimasto solo un grande ronzio.
Aveva subito risposto con enfasi, aprendo la bocca per approfondire il bacio e afferrandogli le guance con entrambe le mani per impedirgli di fuggire.
Quando si staccarono lo fecero solo per riprendere aria.
Oikawa aveva la bocca aperta, respirava affannosamente. I suoi occhi erano lucidi e la pupilla così dilatata da aver inglobato tutto il colore che la circondava.
-Andiamo nel tuo ufficio- mormorò in un comando.
Hajime annuì meccanicamente e, prendendolo per mano, quasi corse verso l’ascensore.
In quel breve tempo un campanello d’allarme iniziò a rimbombare nella sua testa chiedendogli se fosse giusto quello che stava indubbiamente per fare.
Un lieve senso di colpa per i genitori di Oikawa iniziò a impossessarsi della sua mente.
Erano stati loro a farlo diventare vicedirettore dell’azienda senza prima farlo partire da ruoli più in basso.
Il signor Oikawa aveva programmato che sarebbe stato suo figlio a prendere parte dell’azienda diventando direttore insieme a Ushijima Wakatoshi, ma Tooru aveva risposto che non aveva nessuna intenzione di intraprendere una carriera così noiosa.
All’inizio il padre aveva protestato, ma quando aveva potuto appurare che il proprio figlio aveva avuto diverse richieste da squadre famose e importanti di pallavolo, gli aveva dato la sua benedizione per fare quello che preferiva.
In ogni caso Tooru passava metà delle sue giornate in agenzia, sia per fare il suo lavoro da modello, sia per importunare tutti, sia per occupare il vecchio ufficio di suo padre solo per il gusto di farlo.
A Iwaizumi invece, prima che Tooru rifiutasse il suo lavoro, era stato proposto di diventare vicedirettore, in modo da aiutare direttamente il suo amico in tutte le questioni.
Quando Tooru aveva rinunciato a quel lavoro però Hajime aveva pensato che anche la sua opportunità era scomparsa, i signori Oikawa invece avevano riso e gli avevano detto che sarebbero stati più che felici di averlo nella propria azienda.
Inoltre, il padre di Tooru gli aveva anche chiesto se, con un aumento di stipendio, poteva tenere d’occhio il figlio. Sì, l’aveva lasciato libero di fare quello che voleva, ma portava comunque un cognome importante ed era meglio che questo non venisse infangato o trascinato in qualcosa di strano.
Prima di rispondere aveva deciso di parlarne con Tooru stesso, non avrebbe mai fatto qualcosa alle sue spalle.
Iwaizumi aveva pensato che il proprio amico si sarebbe sentito tradito o che si sarebbe offeso.
Ma Tooru si era limitato a scoppiare a ridere e prenderlo in giro “Che aspetti ad accettare? Mi hai sempre fatto da babysitter! Tanto vale guadagnarci dei soldi! Così non metterai più il broncio quando ti voglio offrire qualcosa e potrai ricambiare il favore!”
E adesso la mente di Iwaizumi era invasa dai dubbi, perché si rendeva conto che dopo tutta la fiducia che il signor Oikawa aveva posto nei suoi confronti, non poteva di certo scoparsi il figlio nell’ufficio che gli era stato assegnato.
Inoltre, si rendeva bene conto che il “tenere Tooru fuori dai guai” fosse anche da scandali di questo tipo.
Tutti quei dubbi però furono velocemente cancellati quando le porte dell’ascensore si chiusero e l’attimo dopo Oikawa lo spinse contro uno degli specchi alla parete per tornare a baciarlo con enfasi.
Nulla aveva più importanza se non il corpo tra le sue braccia che desiderava da troppo tempo.
Si trascinarono nel suo ufficio sbattendo su diverse superfici in vetro.
Fortunatamente nulla si ruppe e, soprattutto, il piano sembrava completamente deserto.
Non che ci dovesse essere qualcuno a quell’orario ma non si poteva mai sapere.
Quando finalmente entrarono nella stanza che stavano cercando, Iwaizumi aveva già mezza camicia sbottonata e Oikawa che gli stava mordendo il collo.
Una piccola parte della sua mente gli fece presente che il giorno dopo avrebbe dovuto coprire tutti quei segni in qualche modo, ma in quel momento sembrava troppo difficile staccarlo e dirgli di smetterla.
Il suo ufficio aveva un divano in pelle, non troppo comodo per quello che avevano intenzione di fare e per le loro altezze, ma era sempre meglio del pavimento.
Iwaizumi si sedette e Oikawa non perse tempo a raggiungerlo mettendosi a cavalcioni.
Stava per baciarlo di nuovo quando Hajime gli afferrò i capelli e lo bloccò –Aspetta… aspetta…- riuscì a dire senza fiato.
La stanza era buia, vagamente illuminata dalle luci della città che si potevano vedere dalla enorme parete in vetro dietro la scrivania.
Riuscì quindi a notare lo sguardo confuso di Tooru che inclinava il volto di lato in un muto interrogativo, i suoi occhi ancora più vogliosi di prima, le guance rosee e le labbra gonfie da tutti quei baci.
-Forse noi…- Iwaizumi ci stava davvero provando a far riflettere entrambi –forse non dovremmo.
Ma nonostante quelle parole le sue azioni dimostravano tutt’altro, perché le sue mani lo tenevano stretto come se avesse paura di vederlo sparire e i suoi occhi lo stavano divorando.
Oikawa sorrise dolce, inclinò il viso verso la mano che ancora lo teneva fermo e strusciò la guancia su di essa alla ricerca di coccole.
-Perché?- disse quasi ingenuamente –So che mi vuoi.
-Tooru- biascicò con voce strozzata.
-Hajime- rispose con voce più risoluta l’altro –lasciati andare.
Si sporse in avanti facendo in modo che i loro fianchi ancora coperti facessero attrito tra di loro. Arrivò fino al suo orecchio e con le labbra sussurrò –Ti voglio così tanto, per favore…
-È quello che dici a tutti, vero?- ringhiò l’altro spingendoselo però meglio contro.
Oikawa rise lasciandogli un bacio sul collo –Sì certo, il problema è che penso sempre a te quando lo faccio.
E quello fu il punto di rottura.
Iwaizumi decise che non gli importava di nulla, non quando aveva Oikawa seduto su di lui che continuava a strusciarsi e dirgli tutte quelle cose.
Per la questione delle eventuali conseguenze alle sue azioni se ne sarebbe occupato al momento più opportuno.
Capovolse le loro posizioni e lo spinse a sdraiarsi sul divano sistemandosi tra le sue gambe.
Tornò a baciarlo e non ci fu più bisogno di parole.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3

Iwaizumi si svegliò con il suono di una voce conosciuta che chiamava il suo nome.
Quando aprì gli occhi la prima cosa che notò fu il volto annoiato e spazientito di Suga, aveva una pila di fogli in mano e sembrava stesse attendendo qualcosa di importante.
La seconda cosa che notò fu il sole che entrava dalle finestre, a dimostrazione che era giorno.
Come terza cosa iniziò a chiedersi perché diavolo Sugawara Koushi era in casa sua e, quando provò a muoversi, lo trovò molto difficile.
Abbassò in fretta lo sguardo solo per notare che Oikawa, un Oikawa Tooru molto nudo, stava dormendo poggiato sul suo petto.
Erano ancora nel divano in pelle del suo ufficio e tutti i ricordi della notte precedente gli invasero la mente: la festa, la corsa nel suo ufficio, il sesso.
Fece un mugolio disperato, sia per la situazione assurda e imbarazzante sia perché quel divano non era decisamente comodo per dormirci tutta la notte, soprattutto se si era in due e l’altra persona dormiva sopra di te.
-Senti- continuò Suga che non sembrava minimamente toccato o imbarazzato alla scena –Ho una riunione con il mio nuovo gruppo di stagisti tra esattamente- diede uno sguardo al suo costoso orologio da polso –quattro minuti. Quindi se saresti così gentile da firmarmi questi documenti mi faresti un favore enorme.
Iwaizumi fece un colpo di tosse e iniziò a muoversi cercando di darsi una sistemata e, allo stesso tempo, cercando di svegliare Oikawa.
Tooru iniziò a svegliarsi lentamente, sbatté le palpebre più volte e, esattamente come Hajime, ci mise qualche secondo per ricordare e comprendere la situazione.
Quando finalmente mise a fuoco Sugawara si stiracchiò, fece un grande sbadiglio e poi annunciò con voce strascicata –Buongiorno Koshi, dormito bene?
-Di sicuro in un posto più comodo di questo divano. Spero che ne sia valsa la pena.
Oikawa sorrise in risposta.
Iwaizumi divenne completamente rosso alla menzione, approfittò di quel breve scambio di battute per recuperare i suoi pantaloni e dopo averli indossati si affrettò alla scrivania per cercare una penna.
Suga lo seguì mettendogli i fogli davanti e indicandogli tutte le firme che gli servivano.
Non aveva idea di quello che stesse firmando, ma lui era uno dei pochi colleghi del quale si fidava completamente.
-Ti ringrazio- disse infine l’uomo dai capelli chiari quando aveva di nuovo tutti i suoi documenti tra le braccia.
Si avviò alla porta mentre commentava –Vi consiglio di tornare a casa per qualche ora e fare una doccia. Siete in condizioni impresentabili. Ah Tooru, ti ricordo che hai un set fotografico fra due giorni, buona fortuna a non fare uscire fuori di testa le tue truccatrici dovendo coprire tutti quei succhiotti.
Oikawa sventolò una mano in aria –Non preoccuparti, mi amano troppo per prendersela con me.
Suga alzò gli occhi al cielo, aveva già una mano sulla maniglia mentre diceva –Non tornate a scopare, sto per chiamare gli addetti alle pulizie per lo schifo che avete fatto su quel divano.
Iwaizumi sentì il suo volto andare ancora di più a fuoco.
-Non c’è bisogno- rispose velocemente, troppo imbarazzato per permettere a qualcun altro di pulire tutto lo schifo che avevano fatto.
Suga alzò un sopracciglio mentre apriva la porta e usciva in corridoio –Pensi che sia meglio buttarlo? Non posso darti torto. Beh, in ogni caso se ne occupano sempre loro. Quindi decidi che vuoi fare e poi li aggiorni direttamente!
Andò via definitivamente chiudendosi la porta alle spalle.
Iwaizumi si accasciò sulla sua sedia da scrivania –Questo è stato fottutamente imbarazzante.
-Lui e Daichi hanno fatto di peggio- rispose con tranquillità Oikawa mentre si alzava e raccoglieva i vestiti della sera prima indossandoli.
-Tu come fai a sapere cosa… Anzi no, non voglio saperlo.
Oikawa rise –Meglio così.
Aveva indossato i pantaloni e le scarpe, la camicia era aperta e stava portando cravatta e giacca in mano.
Si avvicinò a Iwaizumi –Però ha ragione sull’andare a casa a fare una doccia- si chinò sulla scrivania e raggiunse le sue labbra lasciandogli un breve bacio a stampo –Ci vediamo dopo.
Dopo aver cantilenato quel saluto andò via anche lui prima che Iwaizumi potesse riprendersi dallo shock e chiedere cosa diavolo stesse succedendo.
Più cercava di non pensarci e più le domande si accavallavano nella sua testa.
Aveva già avuto del sesso occasionale nella sua vita, meglio dire che aveva sempre avuto solo quello. Perché era sempre stato troppo innamorato di Oikawa per poter intraprendere una relazione seria con qualcun altro, si sarebbe sentito in colpa con la consapevolezza di non poter mai ricambiare i sentimenti per quest’altra persona.
Ma adesso aveva avuto del sesso occasionale proprio con Oikawa.
E non solo questo sembrava tranquillo con la situazione, come se la loro amicizia che andava avanti da vent’anni non fosse stata completamente stravolta. Ma non aveva detto nulla a riguardo e l’aveva baciato sulle labbra per salutarlo.
Iwaizumi sapeva di poter diventare pazzo se continuava a pensarci.
Così, mentre la sua mente correva si era vestito velocemente, cercando di fuggire via dal proprio ufficio prima che gli addetti alle pulizie entrassero e potessero giudicarlo in silenzio.
Si fissò nel riflesso delle finestre e si rese conto che aveva scritto in tutto il corpo che aveva dormito in ufficio con qualcuno. A partire dai vestiti stropicciati della sera prima, per finire con i vari succhiotti che non venivano nascosti totalmente dalla sua camicia.
Uscì dalla stanza guardandosi con circospezione intorno per evitare che qualcuno lo vedesse, si sentiva quasi un ladro, ma era meglio questo che sentire le battutine dai compagni d’ufficio per il prossimo mese. Al solo immaginare il ghigno di Kuro gli venne un brivido lungo la schiena.
Decise di prendere le scale invece che l’ascensore, sarebbero state sicuramente deserte, chi preferiva fare del movimento quando c’era quella piccola scatola magica?
E ovviamente, la risposta era Sakusa Kiyoomi. Iwaizumi avrebbe dovuto ricordare che il loro responsabile legale non aveva mai preso l’ascensore perché “hai idea di quanti germi ci siano li dentro?”
Si incrociarono a una svolta tra secondo e terzo piano, a Sakusa bastò una semplice occhiata per trasformare il proprio cipiglio serio in uno schifato, Iwaizumi riuscì a notarlo anche se aveva mezzo volto coperto dalla mascherina nera che sempre indossava.
Hajime pensò di sorpassarlo e fare finta di nulla, quando fu proprio il corvino a parlare.
-Se stai cercando di evitare gli altri ti conviene uscire dal retro, Oikawa ha un discreto pubblico all’ingresso, sta blaterando qualcosa su come abbia finalmente conquistato l’amore della sua vita o qualcosa del genere.
Iwaizumi iniziò a sentire il rimbombo del sangue nelle sue orecchie.
Era tutto un sogno, giusto? Qualcuno la sera prima l’aveva drogato e il suo subconscio si stava prendendo gioco di lui. Non potevano esserci altre alternative.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4

Oikawa, fin dal secondo anno delle medie, aveva capito due cose fondamentali della sua vita:
La prima era che adorava stare al centro dell’attenzione e flirtare con chiunque mostrasse un minimo interesse nei suoi confronti. La seconda era che le relazioni non facevano per lui.
Come già citato aveva sempre amato l’attenzione e, quando le ragazzine avevano iniziato ad arrossire e a portargli cioccolatini o lettere dove esprimevano tutti i loro sentimenti, non poteva fare a meno di sentirsi potente e importante.
Il problema però era che non era mai riuscito a ricambiare, tutto ciò che comprendeva una relazione era terribilmente noioso ai suoi occhi.
Perché doversi interessare alle passioni delle altre persone? Perché doversi scervellare per la ricerca del regalo perfetto? Ricordare tutte le date importanti? Ascoltare le loro lamentele e i loro piagnucolii?
Quando era arrivato al liceo aveva accettato tutte le dichiarazioni d’amore che le ragazze gli confessavano aspettandolo in cortile o in corridoio. Ma poi erano sempre loro che non riuscivano a durare più di una settimana, affermando in lacrime che Oikawa non mostrava loro il giusto interesse, che era troppo concentrato sulla pallavolo e che le stava trascurando.
Tooru non si era mai sentito in colpa per questo.
Erano loro a cercarlo, non lui. Erano loro che si erano fatte delle aspettative nei suoi confronti ed erano sempre loro che non si erano informate abbastanza sul suo modo di comportarsi.
Era arrivato alla conclusione che le relazioni portavano solo a una noiosa stabilità e alla monotonia.
Quello che trovava più divertente continuava a essere il flirt, avere il potere di far cadere qualcuno ali propri piedi, usare il proprio fascino per tutto quello che voleva.
All’età di 17 anni poi aveva anche scoperto l’appagamento del sesso e che c’erano tantissime persone che non avevano nessuna intenzione di iniziare una relazione, ma che non dicevano di no a soddisfare la loro libidine.
E così Oikawa era cresciuto, annoiandosi subito quando una relazione diventava troppo monotona e cambiando facilmente partner, scoprendo più avanti che era interessato ai ragazzi così come alle ragazze.
Aveva sempre vissuto con tranquillità e spensieratezza questo lato della sua vita, non facendosi mai problemi se quello che faceva fosse morale e giusto.
L’unica volta che un campanello d’allarme risuonò nella sua testa fu quando si rese conto di aver fissato Iwaizumi per troppo tempo durante una pratica al liceo.
E fu in quel momento che capì che forse poteva avere una cotta per il suo migliore amico. Ma Hajime era troppo importante per Oikawa e se c’era una seconda certezza nella sua vita oltre la pallavolo, quella era la presenza costante di Iwaizumi Hajime.
Quindi Oikawa aveva deciso di sopprimere qualsiasi cosa pensasse di provare, perché non poteva permettersi di perderlo. Inoltre era convinto che gli sarebbe passata presto.
Dieci anni dopo però si trovava nella stessa identica situazione.
-Mio dio, Tooru- sospirò Atsumu con voce esasperata mentre lo raggiungeva nella sua postazione appoggiata al muro –Perché non ti fai scopare una volta per tutte e poni fine a questo tormento?
Erano  alla festa aziendale per celebrare l’anniversario del terzo anno che Wakatoshi era a capo di tutto, Oikawa stava cercando di mimetizzarsi con il muro per evitare che il festeggiato lo ritrovasse e gli parlasse nuovamente di quanto sarebbe stato una presenza gradita al suo fianco per gestire tutto insieme, come i loro genitori.
Oikawa sospirò –Sai bene che…
-Siete due idioti totali?- continuò il biondo tinto –Sì lo so. Non so chi dei due sia peggio. Probabilmente Iwaizumi, visto che non si è mai reso conto di come lo guardi.
Tooru alzò gli occhi al cielo e si limitò a bere lo spumante rimanente che aveva nel bicchiere, non aveva nessuna intenzione di rispondere, avevano fatto quella conversazione troppe volte ormai.
-Senti- Atsumu si fece più serio e lo costrinse a guardarlo poggiandogli entrambe le mani sulle spalle –Hai questa fissa da anni, no? E hai paura di rovinare la vostra amicizia. Ma siete grandi e vaccinati, siete amici da così tanto tempo che è impossibile rovinare tutto con del semplice sesso da una sera. Inoltre, se dovesse andare bene, nulla ti impedisce di farlo anche in futuro.
I dubbi iniziarono a invadere la mente di Oikawa, voleva così tanto che Atsumu avesse ragione, ma non aveva nessuna certezza che le cose sarebbero andate esattamente in quel modo.
Stava facendo una veloce lista di pro e contro, quando fu Atsumu a decidere per lui.
Gli tolse il bicchiere dalle mani lasciandolo sulla prima superficie disponibile, poi lo prese per il gomito e lo trascinò da Iwaizumi blaterando qualche bugia per poterlo scaricare lì.
Scambiarono diverse battute, Tooru però era concentrato sulla conversazione solo per metà.
Ancora indeciso su come comportarsi o come dirglielo, tutto divenne molto più semplice e chiaro quando Hajime sorrise con sincerità a una sua battuta.
Tooru non era abituato a quello.
Non che non l’avesse mai visto sorridere, ma era raro, soprattutto quando Hajime era più il tipo da avere perennemente il cipiglio incazzato in sua presenza accompagnando il tutto con una serie di soprannomi poco carini, ma che Oikawa adorava.
Quel sorriso però lo scombussolò e, già confuso per il discorso di Atsumu, l’unica cosa che poté fare fu spingersi in avanti e baciarlo.
Tooru aveva dato nella sua vita più baci di quelli che poteva ricordare, ma quello in particolare lo fece sentire in modo diverso, strano.
Diede la colpa al fatto che lo desiderava da così tanto tempo da dover avere sicuramente una reazione esagerata, poi smise di pensare e si dedicò a rendere quella notte una delle migliori per entrambi.
Il giorno dopo, l’arrivo di Suga nell’ufficio di Iwaizumi lo salvò dall’avere un risveglio imbarazzante dove nessuno dei due avrebbe saputo cosa dire.
Sapeva benissimo come avrebbe dovuto comportarsi, come se non fosse successo nulla al di fuori dell’ordinario e andando via prima che uno dei due potesse chiedere qualcosa che avrebbe compromesso ogni cosa.
Ed era esattamente quello che aveva fatto, se non fosse per il bacio spontaneo che gli diede come saluto.
Scappò via prima che Iwaizumi potesse notare il suo rossore crescere su tutto il volto, prese l’ascensore e rifletté su tutto quello che era successo. Arrivando a domandarsi: sarebbe così brutto se iniziassi una relazione con Iwa-chan?
L’ingresso era affollato di dipendenti che erano appena arrivati a lavoro.
In molti gli lanciarono diversi sguardi, ma nessuno gli disse nulla, o perché troppo spaventati dal suo essere il figlio del fondatore dell’azienda o perché erano davvero abituati a vedere Oikawa in situazioni del genere.
Tutti tranne Kuro, il corvino infatti gli aveva lanciato un semplice sguardo prima di fare il suo sorrisetto divertito e commentare –Quelli sono i vestiti di ieri sera?
Oikawa rispose meccanicamente con lo stesso tono giocoso e divertito –Esattamente. L’amore della mia vita è finalmente caduto ai miei piedi.
Kuro rise, Oikawa iniziò a sudare freddo per le parole che non aveva programmato di dire.
Scappò quindi velocemente via dall’edificio e dai suoi complessi.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5

-Ehi Iwaizumi!
Non appena Hajime entrò nel bar dove si erano dati appuntamento sentì la voce di Daichi che lo chiamava. Era già seduto in un tavolo in un angolo. Era un buon posto per poter parlare discretamente.
Raggiunse l’amico occupando il posto di fronte –Ciao- lo salutò –Grazie per essere venuto.
Daichi gli sorrise rilassato –Ci sono problemi a lavoro?- si informò poi quando l’altro si sedette.
-Oh no, non è proprio questo- l’imbarazzo gli fece diventare rosee le guance –In realtà avevo solo bisogno di un… amico. Mi rendo conto che non ci vediamo mai fuori dal lavoro, ma togliendo Oikawa dalla lista… Bhe, non parlo con molte persone. E speravo che per te non fosse un problema.
Daichi rise –Puoi contare su di me. Spero di poterti aiutare con qualsiasi dubbio tu abbia.
La cameriera li raggiunse proprio in quel momento, prese le ordinazioni della colazione e corse velocemente via occuparsi di tutti i nuovi clienti.
Rimasti soli però Iwaizumi non parlò subito, così Daichi cercò di spronarlo –Se non puoi parlarne con Oikawa immagino che sia qualcosa che lo riguarda.
-Io… sì, ecco. Tu hai una relazione con Suga, giusto?
Lo sguardo di Daichi si ammorbidì mentre annuiva.
-E lui non… si comporta in modo strano, vero?
L’altro corrugò la fronte –Definisci “strano”.
La cameriera tornò a consegnargli quello che avevano ordinato, Iwaizumi abbassò lo sguardo sul suo cibo, poi prese un grande respiro e parlò –Okay senti, per farla breve: Oikawa è un ninfomane e non so cosa fare.
Daichi aveva scelto il momento peggiore per prendere un sorso del cappuccino che gli era appena stato portato. Soffocò e iniziò a tossire.
Diverse persone iniziarono a girarsi, ma alla fine l’uomo riuscì a riprendersi da solo.
Fissò l’amico, poi la tazzina, infine concluse –Bene, magari questo lo bevo dopo.
Iwaizumi nel frattempo era diventato completamente rosso –Non è successo anche a Suga tipo nelle prime settimane che avete iniziato a vedervi?
-Partiamo dal fatto che ninfomane è un termine che si usa per le donne…
-Non saprei in che altro modo chiamarlo.
-Va bene, tralasceremo questo. Vuoi raccontami meglio la storia?
Iwaizumi prese un sospiro profondo prima di raccontare in breve –Siamo sempre stati amici fino a quando due settimane fa, durante la festa aziendale, è venuto da me e mi ha baciato. Una cosa tira l’altra e abbiamo finito per farlo nel mio ufficio.
Daichi stava annuendo mentre prendeva piccoli morsi del suo muffin, Iwaizumi non sapeva se stava cercando di contenere le sue reazioni o se già conoscesse quella storia per via di Suga. Probabilmente era la seconda.
-Da quel momento è diventato super strano. Ha smesso di parlarmi ma ogni volta che mi vede vuole fare sesso ovunque. E non sto ingigantendo la cosa! Almeno una volta a settimana passavamo la serata insieme in qualche bar, al cinema o in qualsiasi altro posto, per finire quasi sempre a dormire l’uno a casa dell’altro. Adesso sembra scomparso per fare qualsiasi altra cosa che lo tenga lontano da me! Appena provo a fare una domanda un po' più seria delle altre va in escandescenza e scappa via. Ieri gli ho salito il pranzo visto che il set fotografico stava andando per le lunghe, lui ha riso quasi istericamente, ha ignorato il mio pacchetto e ha mandato via Akaashi per poter fare sesso sul pavimento. Poi ignora le mie chiamate e risponde ai messaggi dicendo che è impegnato con la squadra di pallavolo.
Daichi lo stava fissando pensieroso, si prese qualche secondo prima di chiedere –E vuoi sapere da me… cosa?
-Cosa dovrei fare?
-Provare a rifiutarlo mentre… sì ecco, non è un’opzione quella?
Iwaizumi sospirò passandosi una mano sul viso, sembrava stanco –Io ci provo, davvero. Ma come faccio a rifiutarlo quando blocca l’ascensore o entra nel mio ufficio e…
-Preferisco non saperlo!- quasi urlò Daichi –Sì insomma, passò metà delle mie giornate in quel palazzo, non voglio pensare a tutti i posti dove avete scopato.
-Scusa- borbottò piano l’amico, si era fatto prendere così tanto dalla situazione che neanche si era reso conto di tutti i particolari che aveva rivelato.
E pensare che lui era il primo che non voleva che quella situazione venisse divulgata.
-Non conosco Oikawa come lo conosci tu, questo è certo. Ma credo di aver capito come funziona la sua mente e i suoi giochetti di potere. E io credo che… stia solo cercando di evitare di ammettere qualcosa.
-Fin qui c’ero. Altrimenti non avrebbe evitato di parlarmi a ogni occasione.
-No dico… che non sta cercando di evitare di ammettere qualcosa a te. Ma a se stesso. Pensiamo sempre tutti che funzioni così, no? Che finché un argomento non viene fuori allora possiamo benissimo far finta che non esista.
Iwaizumi strabuzzò gli occhi mentre quelle parole affondavano in lui.
Si sporse in avanti poggiando i gomiti sul tavolo e nascondendo il viso tra le mani –Cazzo- borbottò –Sono stato così preso a capire il mio ruolo in tutto questo che non ho pensato a come si sentisse lui.
-Tu lo ami. Non è così?- domandò piano Daichi, anche se aveva usato il tono di chi già conosceva la sua risposta.
Il respiro di Iwaizumi si bloccò, ma la verità venne fuori facilmente in un respiro liberatorio –Sì. Da sempre.
Daichi sorrise –E allora qual è il problema? Andrà tutto bene, potete sistemare qualsiasi sia la cosa che non va. È Oikawa, ti sei sempre imposto su di lui. Ti basta solo prenderlo da parte e costringerlo a farti ascoltare.
Iwaizumi abbozzò un sorriso –Hai ragione. Scusami se ti ho annoiato con i miei dubbi stupidi.
Daichi gli diede una forte pacca sulla spalla –Nessuna noia, fa sempre bene parlare con qualcuno. Mi fa piacere che tu abbia scelto me, anche se posso capire perché l’abbia fatto, Kuro probabilmente avrebbe passato tutto il tempo a ridere e a minacciarti di ricattarti con queste informazioni. Sakusa invece avrebbe già firmato le proprie dimissioni.
Iwaizumi rise a sua volta –Kenma non avrebbe ascoltato neanche una parola e il tuo ragazzo mi fa paura, quindi…
Daichi annuì comprensivo –Fa paura anche a me il più delle volte.
La conversazione fu interrotta dal cellulare di Iwaizumi che squillava, recuperandolo dalla tasca notò con smarrimento che era Wakatoshi.
-Ushijima! C’è qualche problema?- rispose in fretta, preoccupato per quella chiamata così rara.
La voce dall’altra parte era seria e impassibile come sempre –Appena arrivi in azienda vieni subito nel mio ufficio, è importante.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6

Oikawa stava canticchiando mentre si dirigeva in azienda con la sua macchina.
Erano le tre del pomeriggio e la sua giornata era stata impegnata dagli allenamenti mattutini di pallavolo ed era tornato a casa solo per lavarsi, cambiarsi e mangiare.
Il giro in azienda era quindi d’obbligo, sia perché obiettivamente non aveva nient’altro da fare, sia perché aveva voglia di vedere Iwaizumi.
La storia con quest’ultimo stava andando bene, a parere di Oikawa.
Stava evitando di renderla noiosa e monotona com’erano state tutte le altre sue storie, evitando quindi discorsi e scene cliché che l’avrebbero uccisa pian piano. Teneva vivo l’interesse trovando sempre nuovi posti e posizioni per fare sesso. A suo parere, era un traguardo per entrambi!
Posteggiò nel suo posto privato, scese dalla macchina mentre continuava a canticchiare felice.
Quando entrò in ascensore cliccò il numero dell’ultimo piano.
Di norma avrebbe fatto un giro generale dando fastidio un po' a tutti quanti, ma quel giorno aveva particolarmente voglia di vedere Iwaizumi.
Arrivò nel suo ufficiò e aprì la porta senza neanche bussare, cantilenando un –Ehy Iwa-chan!- più che felice.
Ma dentro l’ufficio era vuoto, il computer era spento e nessuna traccia di giacca o valigetta mostravano che Iwaizumi potesse essere nelle vicinanze, come in bagno.
Corrugò la fronte confuso e diede una veloce occhiata nel corridoio deserto, magari cercando qualcuno a cui chiedere.
Avrebbe potuto fare un veloce giro nella struttura per controllare se fosse in qualche altro piano per una riunione o per sistemare il casino di qualcuno, ma non aveva voglia di perdere tempo e decise di dirigersi direttamente nell’ufficio di Ushijima.
Di norma evitava di entrare direttamente in contatto con l’uomo. Non che fosse una cattiva persona, ma erano troppo diversi e Oikawa si annoiava facilmente.
-Waka-chan!- lo chiamò aprendo la sua porta, anche questa volta senza bussare.
L’uomo era in piedi, la giacca abbandonata su una poltrona, le maniche della camicia arrotolate fino al gomito, era al telefono e la conversazione non sembrava una delle più tranquille.
Oikawa si chiuse la porta alle spalle e sbuffò mentre aspettava, non ascoltando nulla di quello che l’altro aveva da dire, perché era sicuro non sarebbe stato niente di interessante.
Ushijima chiuse la chiamata meno di un minuto dopo, si lasciò cadere nella propria sedia e, come se Oikawa fosse un nuovo problema della giornata, domandò afflitto –Cosa vuoi?
-Hai idea di dove sia Iwa-chan?
-È a casa.
Oikawa alzò le sopracciglia sorpreso –Perché?
-Perché l’ho sospeso.
Ci misero qualche secondo le parole ad affondare, ma quando colse il significato sentì la rabbia invaderlo, i suoi occhi divennero di fuoco mentre gli si avvicinava pericolosamente –Tu hai fatto cosa!?
-L’ho sospeso- ripetè Ushijima senza battere ciglio, come se l’altro non avesse davvero capito la prima volta.
Oikawa sbatté con forza una mano sulla scrivania, Ushijima non sussultò.
-Non puoi farlo!
-Sì che posso, sono il direttore qui. Mi avresti potuto contrastare se lo fossi stato anche tu, ma hai rinunciato a questo ruolo.
La rabbia di Oikawa aumentò, non si preoccupò che la sua voce fosse troppo alta e qualcuno potesse sentirli –Cos’è? Una nuova strategia per convincermi a prendere quel posto e lavorare con te!? Ma quanto puoi essere meschino!
-Se non vuoi lavorare qui non sarò di certo io a costringerti. E non userei mai un’altra persona per i miei scopi. Non qualcuno di così valido come Iwaizumi, in ogni caso. Dovresti solo prendertela con te stesso perché sei un egoista.
-Scusami!? Come ti permetti!
-Hai fatto una domanda. Ti ho dato la risposta. Sei tu quello che va in giro a scoparselo, no?
Entrambe le mani di Oikawa adesso erano sbattute contro il legno della scrivania –La mia vita privata non deve assolutamente interessarti.
-Invece diventa una faccenda di mia proprietà quando per colpa di questa vita privata Iwaizumi arriva in ritardo alle riunioni importanti.
Gli occhi di Oikawa si spalancarono mentre un ricordo gli invadeva la mente.
“No, Oikawa fermo, ho una riunione, non puoi bloccare l’ascensore adesso!”
“Shh, ci bastano solo pochi minuti” l’aveva tenuto contro il muro e gli aveva impedito di sbloccare la scatola in acciaio per tutto il tempo che gli serviva.
-O quando non manda delle e-mail di vitale importanza entro la data di scadenza.
Quando Tooru era entrato nell’ufficio c’era Iwaizumi che stava urlando a telefono “Sì Daichi! La tua squadra non mi ha mandato ancora nulla! Ne ho bisogno adesso, la scadenza è tra pochissimo!”
Oikawa aveva ignorato come al solito tutto quello, si era inginocchiato tra le sue gambe e prima ancora di sentire le sue proteste aveva iniziato a slacciargli i pantaloni.
Qualche minuto dopo, mentre facevano sesso, il telefono d’ufficio aveva squillato ed era stato proprio Tooru a rispondere perché il primo ad arrivarci, dall’altro lato la voce di Daichi lo stava informando di dire a Iwaizumi che poteva procedere con l’invio dei documenti. Oikawa non aveva idea di cosa stesse parlando, ma promise che l’avrebbe fatto e chiuse la chiamata. Quando però Iwaizumi domandò chi fosse, lui rispose che non era importante e non gli disse nulla.
-Cazzo- sbottò infine senza fiato, i suoi occhi divennero vacui mentre si rendeva conto di tutti i problemi che stava causando alla persona più importante della sua vita.
-Sai Oikawa- il tono di Ushijima non era mai cambiato dall’inizio di quella discussione –Sono certo che tutti avrebbero messo la mano sul fuoco nel dire che ti importa di Iwaizumi più di chiunque altro. Quindi perché adesso gli stai facendo questo?
-Io… Io solo… volevo…
-E quello che vuoi tu è più importante della sua carriera? Ha lavorato tanto qui dentro, ha sempre fatto tutti quei lavori che gli altri non riuscivano a fare o per il troppo impegno o per mancanza di personale. Ha fatto tantissimi straordinari e non si è mai lamentato. Vuoi davvero distruggere tutto questo?
Gli occhi di Oikawa erano lucidi, ma la sua voce era risoluta quando parlò –No. Non licenziarlo. Giuro che sistemerò tutto questo.
Ushijima sospirò –Tornerà a lavoro domani. Ed eviterò di dire ai nostri genitori quello che è successo. Ma spero che non ricapiterà più.
Oikawa annuì uscendo dall’ufficio senza dire nient’altro.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Capitolo 7

Era stata una giornata di merda per Iwaizumi.
Dopo il discorso con Daichi a colazione si sentiva come se potesse fare tutto e sistemare qualsiasi situazione. Ma quando venne chiamato nell’ufficio di Ushijima per essere rimproverato di tutti i danni che aveva creato all’azienda nelle ultime due settimane, non poté fare a meno di sentirsi uno schifo.
Chiese perdono con rabbia verso se stesso, poi domandò di essere sospeso per il resto della giornata.
Ushijima sembrava sorpreso da quella richiesta e gli disse che non c’era bisogno ma Iwaizumi aveva insistito, dichiarando che, per come si sentiva, avrebbe sicuramente fatto altri danni.
Ushijima infine glielo concesse e lui tornò a casa.
Passò la mattinata nella palestra del condominio dove abitava, sia per sfogare tutto lo stress che aveva accumulato in quei giorni, sia perché con la musica a tutto volume evitava di pensare.
Mangiò velocemente dopo una lunga doccia e non appena si stese sul divano si addormentò all’istante.
Fu svegliato, diverse ore dopo, dal suono del campanello.
Dalle finestre non entrava più il sole, ma un rapido sguardo all’orologio alla tv gli assicurò che erano solo le sei del pomeriggio.
Si alzò confuso, ancora mezzo addormentato e stanco per tutto quello che aveva passato nell’ultimo periodo.
Il campanello suonò di nuovo e si affrettò ad aprire.
Dall’altro lato stava Oikawa, un Oikawa che si stava mordendo il labbro e non riusciva a guardarlo negli occhi.
Iwaizumi sospirò passandosi una mano sul viso per svegliarsi meglio –Scusami, ma non sono in vena di farlo adesso.
-No, io…- Tooru entrò in casa chiudendosi la porta alle spalle, ma rimase all’ingresso e non si tolse le scarpe –Volevo parlare.
-Strano- la voce sarcastica venne fuori senza che riuscisse a controllarla –Pensavo che ormai volessi fare tutto meno che quello.
Oikawa si strinse le braccia intorno al petto e voltò la testa di lato.
Iwaizumi non aveva idea se l’altro si sentisse in colpa o si era solo offeso, in ogni caso non aveva né la forza né la volontà di litigare, quindi chiuse gli occhi e prese un bel respiro –Okay scusa, non volevo che venisse fuori in quel modo. Sono solo un po' stressato, non è un bel momento.
-Sarò veloce- promise l’altro.
Iwaizumi annuì aspettando che continuasse.
Non lo invitò ad entrare del tutto, se Oikawa l’avesse voluto fare si sarebbe già trovato sul suo divano a sfogliare il catalogo netflix per cercare qualcosa da vedere.
Era troppo tempo però che non si comportava in quel modo e a Iwaizumi mancava da morire.
-Qual è il problema, Tooru? Sono giorni che ti comporti in modo strano.
Nessun soprannome. Solo il suo nome. E quel semplice dettaglio fece sussultare Oikawa.
-Tu sei il mio migliore amico- sussurrò infine –e io… non voglio perderti.
Qualcosa di pesante si bloccò nel petto di Iwaizumi –Perché dovresti perdermi?
-Perché noi… abbiamo fatto sesso.
Iwaizumi si sentì sollevato, se era solo quello il problema gli sarebbe bastato dirgli che andava tutto bene, che era una cosa che aveva sempre voluto e che non avrebbe cambiato nulla, se non dare una svolta in positivo a quello che già avevano.
-E non mi è piaciuto. Ma non so come farla finita senza offenderti.
Ah.
Tooru iniziò a piangere in silenzio –è stato un errore- la sua voce era meno di un sussurro –perché adesso, qualsiasi cosa faccia, ti allontanerò solo da me. Quindi era giusto che tu sapessi la verità.
Un singhiozzò lo scosse e Iwaizumi si ritrovò a raggiungerlo per stringerlo in un abbraccio rassicurante.
-Va tutto bene Tooru- sussurrò a sua volta cercando di mantenere la voce ferma –Non mi perderai.
Ti amo così tanto che sto consolando te anche se sono io quello con il cuore a pezzi.
-Sono stato uno stronzo- continuò Oikawa mentre singhiozzava direttamente sul suo petto –Non avrei dovuto baciarti, non avrei mai dovuto cambiare nulla. Volevo solo… provare. Ma poi ho capito che non era… non era quello che volevo e ho provato…- sembrava facesse fatica a parlare –ho provato a farlo ancora e ancora perché magari… mi sarebbe piaciuto ma non…
-Ho capito, non c’è bisogno che tu ti giustifichi.
Non dire più nulla, mi stai uccidendo.
-Non devi preoccuparti, niente ci separerà.
Oikawa si staccò lentamente, tirò su con il naso, mormorò uno “scusa” quasi in silenzio e scappò via di casa.
Per tutto il tempo che era stato lì non l’aveva guardato in volto neanche una volta.
Iwaizumi fissò la propria porta di casa per interi minuti, non aveva idea di quando avesse iniziato a piangere anche lui, ma non fece nulla per fermarlo.
Aveva sempre saputo come Oikawa si comportava con le sue conquiste.
Aveva sempre saputo come si annoiava facilmente.
Quindi perché aveva sperato che con lui sarebbe stato diverso?
Pensava forse di essere in un romanzo rosa dove il protagonista aspettava che la propria cotta si accorgesse di lui per poi passare il resto della propria vita insieme?
Era stato così ingenuo, ma ci aveva davvero creduto. Soprattutto dopo il discorso di Daichi.
“Non sta cercando di evitare di ammettere qualcosa a te. Ma a se stesso.”
Aveva ingenuamente sperato che parlasse dei suoi sentimenti, invece era solo il fatto che non provava nulla e non sapeva come dirglielo.
Senza neanche rendersene conto era arrivato nella propria stanza e si era gettato sul letto senza neanche scostare le coperte.
Morse il cuscino e urlò tutta la propria frustrazione.
Perché, con tutte le persone che conosceva, doveva innamorarsi di Oikawa?
Perché non riusciva a lasciarlo andare?
Sapeva che gli avrebbe fatto male stargli accanto, continuare a fingere che fossero solo amici, soprattutto dopo tutto quello che aveva già provato.
Ma che altro poteva fare? Perderlo non era una scelta da contemplare.
Quindi avrebbe stretto i denti e sarebbe andato avanti.
Sarebbe stato indubbiamente doloroso all’inizio e forse si sarebbero comportati quasi come degli estranei, ma sarebbe passata.
Il tempo lava via tutte le ferite, si sarebbero ricordati di questa piccola parentesi ridendoci sopra e tutto sarebbe tornato alla normalità.
Perché loro erano Oikawa e Iwaizumi. Migliori amici. E niente e nessuno avrebbe potuto togliergli quello.


______________________________________________________________________________________________________________________________________
Ciao!
Vorrei spendere due parole per parlare di questo capitolo: è stato terribilmente difficile scriverlo. Quei due sono indubbiamente innamorati l'uno dell'altro e trovare una giustificazione per farli lasciare è stato difficile.
Poi però ho cercato di entrare nella mente di Oikawa: una persona che ha passato l'intera vita a rendersi conto che tutte le relazioni che ha avuto erano noiose e monotome, che una relazione uccideva quello che c'era tra due persone, come può cambiare idea da un momento all'altro? è un pensiero talmente radicato dentro di lui che non potrà essere cambiato facilmente. Inoltre Tooru è innamorato di Iwaizumi, magari non se n'è reso conto totalmente ma sa che lo vuole al suo fianco. Sa anche che ha già creato problemi al suo lavoro e sa che prima o poi tutto questo finirà (sempre per il pensiero portato  sopra) quindi ha deciso di troncarla sul nascere. Stanno soffrendo entrambi certo, ma "meglio ora che dopo".
Ovviamente (neanche a dirlo) ha mentito su ogni cosa che ha detto ad Hajime, ecco perché non riusciva a guardarlo negli occhi.
Vi informo anche che dal prossimo capitolo ci sarà il salto temporale di due anni, quindi tutte le vicende da lì raccontate si svolgono in contemporanea alla storia "la scommessa", se l'avete letta vi raccomando di notare i dettagli e le situazioni viste da un punto di vista differente!
A giovedì!
Deh

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Capitolo 8

Erano passati due anni da quando Oikawa e Iwaizumi avevano “rotto”, anche se non poteva essere definito in quel modo, considerando che ufficialmente non era mai iniziato nulla.
I primi mesi erano stati tesi, ma erano tornati facilmente alla loro routine.
Oikawa era felice di questo, si era fatto mille problemi rimanendo davvero convinto di aver rovinato tutto, ma evidentemente il rapporto che i due avevano era più forte di quello che pensava.
Era vero che, nonostante tutto, i suoi pensieri nei confronti dell’altro erano aumentati e più e più volte si era chiesto se quello che aveva fatto fosse davvero la cosa migliore per entrambi.
Se lo chiedeva ogni volta che si soffermava troppo a fissare Iwaizumi, o quando il ragazzo andava a vedere le sue partite nonostante fosse pieno di lavoro, quando gli comprava il suo pane al latte preferito e quando lo insultava per poi sorridergli e accarezzargli i capelli.
Poi però Oikawa si accorgeva di come Iwaizumi amasse il suo lavoro: come quella volta che aveva aiutato uno stagista, Kindaichi, che aveva fatto un piccolo errore nella documentazione che aveva consegnato e stava per avere una crisi di nervi. O quella volta che due ragazzi, Kageyama e Tsukishima, che lavoravano rispettivamente per Daichi e Kuro, litigarono per un progetto avendo presentato entrambi quasi la stessa idee accusando l’altro di averlo copiato, in mancanza dei loro capi Iwaizumi intervenne nella questione e riuscì a riportare la calma con risolutezza e autorità.
Accorgendosi di tutto quello Oikawa poteva solo zittire la sua parte egoistica e sopprimere ogni pensiero. Questo però non gli impediva di irrigidirsi e farsi mille problemi mentali ogni qualvolta l’argomento venisse fuori.
Come quel giorno che era totalmente distratto dal servizio fotografico che stava facendo.
-Oikawa, per favore!- Akaashi non stava urlando, nessuno l’aveva mai sentito urlare, ma il suo timbro di voce era totalmente esasperato e questo voleva solo dire che il ragazzo era già al limite della sua pazienza –Devi solo bere da quella borraccia! Perché è così fottutamente difficile?
Oikawa sorrise per scusarsi –Perdonami Aka-chan, adesso mi concentro- promise.
Era tutta colpa della conversazione che aveva avuto con Atsumu poco prima.
Al commento di Oikawa in ascensore “Forse se Kuro e Kenma aprissero gli occhi l’uno verso l’altro…” Atsumu aveva risposto “Un po' come te e Iwaizumi” e questo aveva portato al completo blackout nella mente del castano.
Quello che avevano Kuro e Kenma non era la stesa cosa che avevano lui e Iwaizumi.
Sì, anche loro erano amici fin da quando erano piccoli, ma le situazioni e, soprattutto, le persone erano diverse.
Oikawa aveva sempre pensato che c’era chi nasceva con la predisposizione a poter avere una relazione, a non annoiarsi con questa, ad amare senza remore una sola persona per il resto della sua vita. Suga e Daichi ne erano l’esempio più palese. Così come Kuro e Kenma che, anche se non stavano ancora insieme, era solo questione di tempo prima che lo capissero.
Era vero che, da quando erano finiti a letto, Oikawa aveva pensato per la prima volta in vita sua di iniziare qualcosa di serio con Hajime. Ma la paura di rovinare tutto l’aveva portato a costruirsi un muro di bugie.
Quando però aveva saputo che Atsumu ci stava provando con Sakusa, e non un semplice volerselo portare a letto ma un vero e proprio corteggiamento, aveva iniziato a credere che, se anche uno come Atsumu decideva di voler avere una relazione, perché per lui doveva essere diverso?
Inoltre, se Sakusa sarebbe riuscito a gestire sia Atsumu sia il suo lavoro, perché questo non poteva funzionare anche con Iwaizumi?
Poi però Atsumu aveva riso informandolo “È una scommessa.” E le speranze di Oikawa crollarono, era ovvio che lo fosse, ovvio che non volesse iniziare una relazione.
Ma ci immagini? Non siamo bravi in queste cose, rovineremo tutto alla prima occasione.”
-Basta!- Akaashi aveva superato il suo limite –Così non si può lavorare! Questo set fotografico deve essere rimandato!
-Cosa!?- l’urlo di Kuro fece sussultare quasi tutti gli stagisti e aiutanti nella stanza –Le borracce verranno messe sul mercato fra esattamente due mesi, abbiamo bisogno della pubblicità entro i prossimi tre giorni!
Akaashi non si fece intimidire né dalla sua voce né dal suo sguardo –Bhe, Oikawa non sembra riuscire a lavorare oggi, non posso fare miracoli.
Il fotografo andò via per sistemare tutta la sua attrezzatura, Atsumu si stiracchiò al suo fianco e corse via prima che la furia di Kuro colpisse anche lui.
Il corvino, infatti, era pronto a urlare contro Tooru e questo sapeva bene di essere nel torto, quindi abbassò lo sguardo e chiese scusa.
Kuro fece un lungo sospiro, infine si limitò a dargli una pacca sulla spalla –Senti, prova a scopare con qualcuno o quello che vuoi. Basta solo che sistemi tutto questo, okay?
Oikawa annuì, probabilmente era messo peggio di quello che pensava se persino Kuro aveva rinunciato a insultarlo.
Si cambiò, raccolse le sue cose e prese l’ascensore per andare via.
Arrivato all’ingresso rallentò il suo passo fino a fermarsi quando si accorse che Iwaizumi era appena fuori la porta a vetri e stava parlando con una ragazza.
Non sentiva quello che si stavano dicendo, ma Iwaizumi sorrideva e lei si era appena sistemata una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Tooru aveva flirtato troppo spesso nella sua vita per non sapere cosa quei gesti significassero.
Sentì la rabbia invaderlo e, raggiungendo Mika alla reception, le domandò –Chi è quella ragazza?
-Signor Oikawa!- la ragazza saltò sul posto non avendolo sentito, poi controllò a chi si stava riferendo e, quasi confusa dalla domanda, rispose –È l’amica di Iwaizumi.
La domanda non pronunciata era “non la conosce?”
-È già venuta altre volte?
-Si vedono da circa un mese.
Oikawa strinse così tanto i pugni che le sue nocche divennero bianche, non ringraziò la ragazza né la salutò, decise di andare via con il presupposto di ignorare Iwaizumi.
Peccato che questo decidesse di rientrare nel palazzo, dopo aver salutato la ragazza, proprio quando Oikawa era solo a pochi metri dalla porta in vetro.
-Oikawa!- sussultò sorpreso quando se lo ritrovò davanti, poi si guardò intorno come cercando un appiglio –Non avevi un servizio fotografico?
Tooru fece una smorfia. Quindi stavi facendo di tutto per tenermelo segreto?
Il volto si trasformò facilmente nel suo solito sorrisetto divertito e con voce cantilenante rispose –è stato rimandato. Piuttosto, esci con qualcuno e non mi dici nulla, Iwa-chan?
L’imbarazzo era palese sul volto dell’altro, le sue guance erano rosse –Non ti ho detto nulla perché ancora non è importante.
Ancora.
Oikawa mise il broncio –Voglio comunque tutti i dettagli! Adesso però ho un impegno con la squadra.
Iwaizumi annuì –Sì certo, ci sentiamo dopo.
Tooru annuì una sola volta, si girò e la sua maschera scomparve.
Era di umore pessimo mentre camminava, ma in fondo era stato lui a rifiutare Iwaizumi, quindi cosa si aspettava?

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Ciao!
Uso questo piccolo spazio per informarvi che QUESTA SETTIMANA ci sarà il TRIPLO APPUNTAMENTO. Questo capitolo, insieme ai prossimi due, sono collegati tra di loro in un modo che capirete solo leggendo e non mi va di dividerli. Quindi ho deciso di pubblicare oggi il 9, domani il 10 e giovedì l'11! Non perdetevi i vari appuntamenti e non saltate capitoli per sbaglio!
Buona lettura (e non odiatemi troppo).
Deh
__________________________________________________________________________________________________________________________________


Capitolo 9

Oikawa non aveva idea di quando fosse successo, ma a un certo punto la sua vita iniziò ad andare totalmente alla deriva e lui non poté far nulla per sistemarla.
Tutto era iniziato con la pallavolo.
Era sempre stato uno dei punti fissi della sua vita quello sport e fin da piccolo aveva sempre saputo cosa avrebbe voluto “fare da grande”.
Quando, tra le medie e il liceo, aveva quasi distrutto il suo ginocchio per poco non era entrato in depressione. Era successo perché si era allenato troppo nonostante il suo coach gli avesse detto che questo non avrebbe migliorato di certo le sue capacità.
Fu Iwaizumi a salvarlo.
Il suo migliore amico l’aveva preso a pugni, ma aveva bloccato il suo autodistruggersi e l’aveva portato in ospedale in tempo.
Il medico, dopo pochi mesi di riposo e terapia, gli disse che era quasi un miracolo che potesse ancora giocare. Ovviamente però non avrebbe più dovuto strafare e, solo rispettato tutto quello, riuscì a diventare un atleta professionista.
Oikawa però non aveva più il controllo delle sue emozioni, non aveva la più pallida idea di cosa gli stesse passando per la testa e il perché ormai tutto fosse diventato così complicato.
Erano le dieci di sera e stava ancora provando i suoi servizi. Le palle erano sparse per tutto il campo della palestra deserta e le cinque ore di allenamento ininterrotto si facevano sentire.
Infine arrivò il punto di limite per il suo ginocchio, fece un terribile rumore e Oikawa cadde.
Rimase a terra a riprendere fiato per un lasso di tempo indefinito, non riusciva a muoversi senza sentire delle fitte orribili che gli facevano solo mancare il fiato, ma nessuno sarebbe venuto a salvarlo, non a quell’ora tarda.
Mordendosi il labbro a sangue per non urlare dal dolore a ogni minimo spostamento, si trascinò fino alla panchina e riuscì a gettare la borsa a terra per poi cercare il proprio cellulare.
Chiamò Iwaizumi. Il cellulare che squillava a vuoto per quelle che parvero ore, ma il ragazzo non rispose mai.
Dopo il quarto tentativo andato a vuoto, Oikawa gridò un’imprecazione e si costrinse infine a chiamare i soccorsi.
E mentre aspettava che un’ambulanza lo raggiungesse si permise di piangere, anche se non sapeva più se lo stesse facendo per il dolore al ginocchio o al cuore.
 
In ospedale gli sembrò come se tutto fosse confuso, ma diede la colpa agli antidolorifici e alla anestesia parziale che gli avevano fatto.
Fece finta di ascoltare il dottore e tutti i discorsi che questo gli stava facendo, annuiva di tanto in tanto e sembrava bastare.
L’uomo aveva iniziato con il dire che sicuramente non avrebbe più potuto giocare fino alla fine della stagione, per la successiva era ancora tutto da vedere. Subito dopo aver capito quanto avesse compromesso la sua carriera, si rifiutò di ascoltare tutto quello che venne dopo. Erano comunque discorsi che conosceva e che per troppe volte gli erano stati ripetuti.
I suoi genitori lo vennero a trovare quasi subito, corsero preoccupati nella sua stanza e sua madre gli prese a coppa il volto come per cercare una ferita.
-Sto bene- mentì Tooru con un sorriso –è solo il ginocchio. Ma ci sono abituato.
I suoi genitori non sembravano convinti, suo padre commentò –Probabilmente dovremmo annullare il viaggio.
Tooru a quel punto ricordò che i suoi genitori sarebbero dovuti partire poche ore dopo per l’Europa, da quando sua sorella si era trasferita lì, passavano tre settimane da lei ogni sei mesi.
-No, no- si affrettò Tooru a placare ogni loro nuovo piano –dovete andare. Sappiamo tutti e tre quanto sia costoso rinunciare a viaggio e alloggio a solo poche ore dalla partenza. Io sto bene, davvero! E poi ci sarà Iwa-chan!
Una fitta gli trafisse il cuore a quella frase, ma il suo finto sorriso non vacillò neanche un po'.
Sua madre non sembrava per nulla convinta, ma dopo diverse altre chiacchiere e qualche abbraccio Tooru li convinse ad andare, con la promessa che li avrebbe chiamati ogni giorno.
I suoi genitori dovettero andare via abbastanza presto, non era orario di visite e gli avevano concesso meno di mezz’ora.
Quando infine furono fuori dalla porta, il suo sorriso scomparve e i suoi occhi si fecero di nuovo lucidi.
Si sistemò meglio nel letto, cercando con fatica una posizione che non desse troppo fastidio al ginocchio immobilizzato. Stava per addormentarsi quando il suo cellulare squillò.
Erano da poco passate le undici e mezza, ma fortunatamente Oikawa si trovava solo nella stanza, il letto accanto inutilizzato e la porta chiusa.
Sospirò quando vide il nome “Iwa-chan” che brillava sullo schermo, sentì il suo stomaco chiudersi in una morsa ma rispose comunque dopo solo due squilli.
Non disse nulla dopo aver accettato la chiamata, aspettando che fosse l’altro a parlare.
-Oikawa- la voce di Hajime era stanca –Scusa, ho visto solo ora le chiamate.
Tooru strinse i denti –Eri impegnato con lei?
Non aveva pensato di dirlo fino a quando le parole non vennero effettivamente dette, la sua voce era tagliente e lasciò Iwaizumi spiazzato per diversi secondi.
-Come scusa?- il suo tono si era fatto più alto –Non vedo perché tu debba iniziare a commentare con questo tono la mia vita privata!
-Puoi fare quello che vuoi, ma non si abbandonano gli amici per le ragazze!
Anche il tono di Oikawa si era alzato.
Sapeva di essere ingiusto, ma non riusciva a non odiare quella donna che solo tre giorni prima aveva visto di fronte la propria agenzia. Si era rifiutato di conoscere il suo nome o qualsiasi altra cosa sul suo conto perché l’avrebbe resa troppo vera.
-Sai cosa? Mi hai rotto le palle! Sono quindici ore che sto nella tua fottutissima agenzia a gestire tutti i problemi che sono sorti stamattina! Suppongo che tu neanche li conosca visto che non ti interessi a nient’altro se non a te stesso! E non starò qui a farmi insultare da te perché non ho sentito le tue chiamate, considerando inoltre che ti ho ricontattato non appena mi sono liberato!
Oikawa rimase in silenzio, come avrebbe dovuto protestare in ogni caso?
-E visto che ci tieni tanto a saperlo- continuò Hajime –Non mi vedo più con quella ragazza! Ha deciso che ero troppo impegnato con il lavoro e non era quello che cercava. Quindi, se non è importante, vorrei solo tornare a casa e recuperare qualche ora di sonno.
Tooru non aveva idea di come quella nuova informazione lo facesse sentire, diede un breve sguardo al suo ginocchio fasciato e infine sussurrò –Non è importante.
-Bene- sentì il suo amico sospirare e cercare di far tornare la sua voce a un livello normale –Allora ci sentiamo domani.
Oikawa deglutì –Sì- concesse infine –Ci sentiamo.

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Capitolo 10

Dopo la pallavolo, perse Iwaizumi.
Probabilmente avrebbe dovuto capire che stava arrivando, soprattutto dopo la chiamata della sera prima, ma ormai Oikawa non aveva più alcun controllo nella sua vita.
Era stato dimesso dall’ospedale, gli avevano mostrato le mosse che avrebbe dovuto far fare a qualcuno ogni due o tre giorni per tenere il ginocchio in movimento, gli avevano prescritto le medicine da prendere se il dolore si fosse fatto troppo forte e gli avevano dato una stampella per gli spostamenti.
Oikawa era quindi fuori ad aspettare che l’autista di famiglia lo venisse a prendere per lasciarlo a casa, quando vide passare una macchina che conosceva bene quanto la propria.
Iwaizumi posteggiò nel primo posto disponibile e scese dalla macchina come una furia, lo sportello che sbatteva così forte che fece chiedere a Oikawa se non avesse lasciato un’ammaccatura.
-Che diavolo di problemi hai?- urlò non appena lo raggiunse, senza preoccuparsi del luogo dove si trovavano e delle eventuali persone che li circondavano.
Oikawa rispose semplicemente guardandolo e questo fece infuriare ancora di più l’altro.
-Come pensi mi sia sentito quando stamattina mi hanno chiamato i tuoi genitori chiedendomi di prendermi cura di te e del tuo ginocchio mentre loro erano via? Come pensi mi sia sentito a fingere di sapere cosa diavolo ti fosse successo!? Cazzo!- stava gesticolando e camminando di fronte a lui solo per smaltire parte della rabbia, poi gli fece il verso –“Non è importante”. Davvero Oikawa? Pensavo che ormai fossero abbastanza chiari i limiti che il tuo ginocchio ti imponeva! Non riesci nemmeno a capire una cosa così semplice senza che qualcuno te lo ricordi costantemente?
Tooru non aveva cambiato espressione, continuava a fissarlo quasi impassibile aspettando che finisse, si sentiva così vuoto in quel momento che non gli importava più di nulla.
Una piccola parte di lui avrebbe solo voluto piangere, farsi stringere mentre gli veniva sussurrato che andava tutto bene. Ma non andava tutto bene.
-Hai detto che non mi interessavo a nient’altro oltre che me stesso- rispose con voce bassa quando capì che l’altro aveva concluso –non mi sembravi interessato a conoscere ancora i miei problemi. Quindi perché avrei dovuto dirtelo?
Hajime strabuzzò gli occhi, il miscuglio di emozioni che c’era al loro interno era impossibile da comprendere per Oikawa o forse, semplicemente, si stava rifiutando di farlo.
-Non… non intendevo questo. E lo sai.
La sua voce si era abbassata, ma il tono rimaneva duro e quasi deluso, come se fosse ferito dal fatto che Tooru stesse davvero pensando questo di lui.
Oikawa sbuffò una risata per nulla felice –Senti, non ho bisogno del tuo aiuto. È inutile continuare a fingere, qualsiasi cosa avessimo è andata distruggendosi nel corso di questi anni e non voglio più che tu ti prenda cura di me solo perché devi.
Iwaizumi era sempre più sconvolto –Tutto questo perché non ho subito risposto alla tua chiamata ieri sera?
E perché ti amo e non riesco più a fingere.
Non lo disse, si limitò semplicemente a storcere la bocca.
A quel punto Iwaizumi la prese come un’affermazione e il suo volto si accartocciò ancora di più per la rabbia –Sei davvero un marmocchio viziato!- ruggì poi con rabbia.
-Vattene!- urlò per la prima volta Oikawa da quando quella discussione era iniziata –Vattene e non farti più vedere!
-Bene!
Senza protestare o dire nient’altro fece come gli era stato detto, andando via velocemente dal parcheggio e dalla sua vita.
 
Una volta a casa Oikawa passò quasi tutto il suo tempo a dormire.
Mangiava ciò che trovava in dispensa o in frigo che non avesse necessità di essere cucinato, si trascinava dal letto al divano e viceversa e si lavava solo quando non riusciva più a sopportare il suo cattivo odore.
Parlava al telefono con i suoi genitori e fingeva che andasse tutto bene, anche quando andò a trovarlo Atsumu finse di interessarsi ai nuovi pettegolezzi sull’azienda che il ragazzo aveva raccolto solo per lui.
Al terzo giorno si rese conto che il suo ginocchio aveva iniziato a fare un po' troppo male e ricordò cosa gli avesse detto il dottore sui movimenti da compiere.
Aveva preso il cellulare pronto a chiamare qualcuno che lo aiutasse ma, la consapevolezza di non avere nessuno adatto per chiedere una cosa tanto intima, lo colpì di botto.
Oikawa aveva tantissimi conoscenti, ma con nessuno si era aperto o aveva legato abbastanza da poter richiedere il suo aiuto.
Forse Atsumu, il biondo probabilmente l’avrebbe raggiunto senza problemi se l’altro lo avesse chiamato, ma non avevano mai avuto quel tipo di rapporto e, a dirla tutta, Oikawa non voleva mostrare quanto fosse disperato senza Iwaizumi.
Solo con la sua assenza si stava pian piano rendendo conto di quanto in realtà il ragazzo fosse stato indispensabile nella sua vita in tutti quegli anni di amicizia.
Prese degli antidolorifici e passò il resto della mattinata a dormicchiare sul divano, fino a quando fu riscosso dal campanello della propria porta.
Corrugò la fronte confuso, cercando di capire chi potesse essere e non pensando neanche per un secondo a Iwaizumi, perché il ragazzo aveva già le chiavi.
Il campanello suonò nuovamente e Oikawa si costrinse ad alzarsi e trascinarsi zoppicando lungo il corridoio.
-Ehilà!- gli spuntò il sorriso di Sugawara quando finalmente aprì la porta.
Tooru sbatté le palpebre più volte cercando di capire se fosse davvero lì davanti e, in caso di riscontro positivo, comprendere il perché.
Suga entrò in casa senza aspettare che l’altro si riprendesse dalla sua confusione.
-Ho portato il pranzo- spiegò –e anche un po' di altra spesa, così non muori di fame.
Oikawa non sapeva che dire, Suga continuò –Inoltre so che devi fare degli esercizi per il ginocchio, no? Ho tutto il pomeriggio per te, ci divertiremo!
La sua felicità era quasi contagiosa.
Suga probabilmente era un angelo e Oikawa capiva perfettamente perché Daichi fosse innamorato di lui.
-Perché dovresti passare il tuo giorno libero insieme a me?- chiese davvero non capendo, mentre seguiva il collega nella propria cucina dove l’altro si era già messo a sistemare tutto quello che c’era nelle buste che aveva portato.
-Non è il mio giorno libero.
Oikawa si sedette su una sedia cercando una posizione comoda per il ginocchio –E come farai per il tuo lavoro?
-Iwaizumi si sta occupando del mio lavoro- alzò lo sguardo e fece un occhiolino –sai, lui si occupa del mio ed io mi occupo del suo.
Il cuore di Oikawa si strinse.
Tooru l’aveva trattato di merda, gli aveva detto che non voleva più vederlo e Hajime aveva rispettato questa sua richiesta, ma non aveva smesso comunque di preoccuparsi e prendersi cura di lui.

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Capitolo 11

Infine, Oikawa riuscì a perdere l’azienda e le persone al suo interno che avevano provato ad aiutarlo.
Suga aveva iniziato a visitarlo ogni tre giorni per aiutarlo nei suoi esercizi e preparargli qualcosa di sostanzioso da mangiare, ma soprattutto per della semplice compagnia.
Nonostante però Koshi non facesse nulla di sbagliato, l’umore di Tooru non faceva altro che peggiorare.
Passata una settimana, aveva ricominciato a camminare senza stampella e fu convinto da Suga a recarsi in azienda perché il ragazzo era certo che cambiare aria e vedere qualche volto familiare gli avrebbe fatto solo bene.
-Non voglio vedere nessun volto familiare- aveva borbottato il castano, anche se sapevano benissimo entrambi qual’era l’unico volto che non voleva vedere.
Il volto di Suga si addolcì –Lui non c’è- lo rassicurò.
Oikawa alzò lo sguardo di scatto –Perché?
-Ci sono stati diversi problemi con la filiale che abbiamo a Osaka. Il direttore del negozio se n’è andato per problemi familiari e quello che l’ha sostituito non era molto competente, quindi ci sono stati problemi per quanto riguarda gli orari dei dipendenti o il prezzo degli articoli. Iwaizumi è partito stamattina per andare a sistemare la situazione e fargli un corso accelerato dei nostri metodi di vendita. Starà via qualche giorno.
Tooru annuì lentamente mentre assimilava tutte quelle informazioni.
Uno dei tanti motivi per i quali si era innamorato di Iwaizumi era questo suo lato, sempre dedito al lavoro e che non si tirava mai indietro se sorgevano dei problemi.
Cacciando indietro i pensieri acconsentì alla richiesta di Suga e andarono insieme in azienda dopo pranzo.
In realtà Oikawa non aveva così tanta voglia di uscire, ma si rendeva anche conto che l’altro uomo aveva molto lavoro da svolgere e sarebbe rimasto con lui tutto il pomeriggio se Tooru non l’avesse accompagnato. Suga l’aveva aiutato così tanto che non poteva fargli quello.
E così si ritrovò a girovagare tra i vari piani, sedendosi ogni volta che poteva.
Importunò Yachi che gestiva la sezione Design, mise in crisi due ragazzini, Kunimi e Kindaichi, semplicemente chiedendogli a che progetto stessero lavorando e infine si fermò a fissare Kenma e Akaashi che lavoravano fianco a fianco su uno dei pc.
Gli occhi del più basso erano quasi iniettati di sangue e anche Akaashi non aveva un bell’aspetto.
-Kuro- chiamò il corvino quando gli passò accanto –Che cosa hanno quei due?
Kuro lo fissò come se fosse stupido, poi spiegò –Sai com’è, ci serviva quel servizio fotografico che avevamo rimandato e che adesso non puoi fare- lanciò un veloce sguardo al suo ginocchio –Così Kenma ha passato un’intera notte a diventare un professionista di Photoshop e con Akaashi stanno cercando tue foto non utilizzate di altri servizi fotografici che ritoccate possono andare bene per la nuova campagna pubblicitaria.
Oikawa si sentì ancora più in colpa, non solo aveva distolto Suga dal lavoro in quei giorni, ma anche tutti gli altri stavano faticando il doppio per una sua colpa.
-Mi dispiace- sussurrò pianissimo.
Kuro gli diede una forte pacca sulla spalla –Non è colpa tua. Gli incidenti capitano a tutti.
Tooru si morse il labbro per non rispondere a tono.
Non sopportava più il fatto che tutti lo trattassero in questo modo.
Non meritava l’aiuto di Suga e non meritava la compassione di Kuro. Perché non era stato un incidente, era stato lui a ridursi in quel modo, se solo si fosse fermato prima non avrebbe creato problemi a nessuno di loro.
Nuovamente incazzato con il mondo e con se stesso si alzò per prendere l’ascensore e si ritrovò all’ultimo piano.
Stava per rifugiarsi nel proprio ufficio quando si rese conto che quello sarebbe stato il primo posto dove gli altri l’avrebbero cercato.
Quindi cambiò direzione e s’infilò nella sala conferenze che mai nessuno utilizzava, preferendo quella al quinto piano.
Rimase lì probabilmente per delle ore e, mentre il sole tramontava, lui dormicchiava su uno dei divani in pelle.
-Eccoti qui- si aprì a un certo punto la porta mentre Suga entrava nella stanza –Ti sei nascosto per bene.
Il suo volto era stanco e Oikawa si chiese da quanto tempo il ragazzo non si prendesse una pausa.
-Ho già complicato la vita a tutti voi abbastanza.
Suga sospirò mentre si sedeva al suo fianco sul divano –Non hai complicato la vita di nessuno, Oikawa.
Quel tono calmo e sereno, come se fosse davvero Tooru quello ad aver bisogno di essere consolato, lo fece arrivare al punto di rottura.
-Basta!- urlò –Non ce la faccio più con tutta la vostra pietà! Mi trattate come se mi potessi spezzare da un momento all’altro e non sono un’idiota, so che vi sto rovinando le giornate! Probabilmente ho incasinato quei due stagisti solo perché volevo sembrare carino e interessato al loro lavoro, invece l’hanno preso come se li stessi per giudicare! Ushijima avrebbe meno problemi se avessi accettato di prendere parte delle responsabilità e decisioni che ricadono tutte sulle sue spalle! Kenma sembra non dormire da giorni solo perché deve sistemare quello che io non ho fatto! E tu! Tu da quanto non ti prendi del tempo per te? Riesci anche solo a vedere Daichi o vi incrociate per sbaglio a lavoro?
Non si rese conto di aver iniziato a piangere fino a quando i singhiozzi non gli impedirono di continuare.
Suga era triste mentre rispondeva piano –Oikawa… Non puoi prenderti le responsabilità di tutte queste cose. E non mi preoccupo per te perché mi fai pena, ma perché siamo amici. Non creerai problemi tra me e Daichi, noi…
Oikawa, però, era ormai caduto in una spirale di depressione dove tutto quello che gli si attaccava addosso erano i pensieri negativi, nulla aveva più un senso se non incolparsi e prendersela con gli altri di quello che non poteva avere.
-Certo che non avete problemi! Voi avete la vostra fottutissima vita perfetta! Come puoi consolarmi quando non ti rendi nemmeno conto di quello che sto passando!?
-So che hai litigato con Iwaizumi, ma è normale, tutti litigano. Anche io e Daichi abbiamo litigato diverse volte, devi solo lasciar passare del tempo e vedrai che tutto tornerà come prima.
-Nulla tornerà mai più come prima!- le sue lacrime continuavano a scendere –noi non siamo mai stati una coppia! Noi non… non saremo mai come voi! Io non so neanche da dove iniziare ad avere una relazione, finirei solo per rovinargli la vita! E questa cosa mi sta solo logorando!
Suga sorrise triste –Tooru- usò per la prima volta il suo nome –tutto quello che si fa in una relazione, tu l’hai sempre fatto con Iwaizumi.
Era una semplice frase lineare. Una frase che nessuno aveva mai detto al castano, ma che gli aprì un nuovo mondo di speranza e disperazione.
Non appena Suga pronunciò quelle parole si rese conto di quanto fossero vere.
“Interessarsi alle passioni dell’altra persona”, “andare alla ricerca del regalo perfetto”, “ricordare le date importanti”, “sentire le loro lamentele e piagnucoli”. Quello era tutto ciò che Oikawa aveva sempre odiato nelle relazioni, ma era anche tutto ciò che aveva sempre fatto con Iwaizumi senza neanche accorgersene.
La disperazione arrivò quando si rese conto di tutti gli anni che aveva buttato, di come aveva fatto soffrire Hajime in tutto quel tempo e, soprattutto, di come aveva completamente rovinato tutto solo pochi giorni prima.
Gli faceva male la testa e non riusciva neanche a respirare correttamente.
Si avviò alla porta e Suga lo seguì, probabilmente per accompagnarlo a casa, Oikawa gli urlò di non seguirlo e di farsi per una buona volta i fatti propri, poi andò via dalla stanza a passo svelto.
Stava per raggiungere l’ascensore quando fu bloccato da Atsumu. Non appena vide la pietà anche nei suoi occhi fu come se non riuscisse a controllare più nulla.
La sua testa stava esplodendo mentre la sua bocca urlava un sacco di cose che non pensava realmente. Quelle urla avevano attirato diversi spettatori e Oikawa aveva benissimo visto Sakusa che usciva dall’ufficio di Ushijima, questo però non lo fermò dal ferire Atsumu con la sua ultima frase.
Tutto quello che successe dopo fu confuso e a scatti.
Non ricordava come era arrivato a casa e non ricordava se qualcuno l’avesse ripreso o insultato per il suo comportamento.
Tutto ciò che sapeva era che si trovava nella sua stanza e che stava mandando giù degli antidolorifici con della vodka.
Tutto il suo corpo era un dolore continuo e Oikawa non sapeva neanche più a cosa fosse dovuto.
Non sapeva se era il ginocchio che era stato sforzato troppo, non sapeva se era la testa che lo tormentava per i sensi di colpi o per il troppo alcool che stava ingerendo, non sapeva se erano tutti i suoi muscoli che protestavano per motivi a lui sconosciuti.
Sapeva che a un certo punto aveva preso il telefono e aveva chiamato a Iwaizuimi, ma non ricordava nulla di quello che aveva detto all’altro ragazzo.
Non riusciva a riprendersi o a pensare lucidamente, più ci provava più la sua testa faceva male.
Inoltre, ogni volta che sembrava pensare a qualcosa di lucido erano solo pensieri negativi e contro se stesso.
Il sollievo, infine, arrivò quando finalmente svenne.


________________________________________________________________
Ed ecco perché questi tre capitoli andavano pubblicati insieme: in ognuno di essi Oikawa perde un pezzo importante della sua vita.
Ma come ho sempre detto: prima di tornare in superficie si deve toccare il fondo e adesso Oikawa l'ha decisamente fatto.
La chiamata che fa a Iwaizumi, quella solo citata perchè lui neanche si rende conto di quello che sta dicendo, verrà approfondita nel prossimo capitolo che sarà proprio dal punto di vista di Hajime, quindi non preoccupatevi che non l'ho saltata.
Mentre le cose che urla ad Atsumu non sono state messe perché è la scena che si trova nella storia "la scommessa". E vorrei anche aggiungere che quando va via dal palazzo non è che nessuno non si interessi a lui, infatti Ushijima l'aveva inizialmente seguito, ma poi Sakusa ha un attacco di panico e tutti si muovono per aiutare lui. Ovviamente Oikawa sta male quanto sta male Sakusa, solo che gli altri non l'hanno ancora capito e pensano solo che sia uno dei suoi soliti "drammi".
Per concludere vi dico che questa storia avrà 14 capitoli (non ricordo se l'avevo già detto ma fa sempre bene ricordarlo).
Alla prossima settimana!
Deh

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Capitolo 12

Iwaizumi era a Osaka da un solo giorno ed era già stanco e stressato come non lo era da molto tempo.
Aveva pensato di trovare un personale che avesse un minimo di competenza, invece aveva dovuto iniziare a spiegare tutto dalle basi.
Quando era infine tornato in albergo, dopo aver cenato fuori con un panino, si era semplicemente fatto una doccia prima di crollare e addormentarsi sotto le coperte morbidissime del letto.
Fu risvegliato, nel cuore della notte, dalla suoneria del cellulare. Ci mise qualche secondo a riprendere conoscenza mentre allungava una mano per cercare a tentoni l’apparecchio elettronico. Sul display era illuminato il nome di Oikawa.
Non poté fare a meno di sospirare a quella vista, ma non poteva di certo rifiutare la chiamata, non quando non si sentivano da giorni e adesso lo stava chiamando alle 4 del mattino.
-Ehy- rispose piano con la voce ancora roca per il sonno.
Gli rispose un singhiozzo, poi Oikawa iniziò a parlare come se fosse un fiume in piena.
-Hajime mi dispiace- singhiozzava e piangeva senza ritegno –mi dispiace per averti detto quelle cose, per averti fatto pensare che non fossi importante. Ma io sono… sono così innamorato di te! Ti amo così tanto che fa male! Fa così tanto male! Che cosa dovrei fare!? Mi sento come se non riuscissi a respirare e non ho idea di cosa mi stia succedendo!
Le frasi erano difficili da comprendere, sia perché continuava a piangere sia perché per lo più sembravano molto strascicate.
-Tooru- provò a chiamarlo per farlo calmare –Tooru ascoltami.
Il suo cuore stava galoppando talmente veloce da sentirne il rimbombo nelle orecchie, Tooru che confessava i sentimenti che sentiva nei suoi confronti era quello che aveva sempre sognato, ma sentiva come se ci fosse qualcosa di sbagliato, qualcosa che non fosse nel posto giusto.
Oikawa non si calmò e continuò a piangere e urlare tutto quello che gli passava per la mente, fino a quando una frase fece capire ad Hajime cosa ci fosse che non andava.
-E se non fossi così ubriaco, probabilmente non riuscirei mai a dirti nulla di tutto questo!
Ed eccola lì la verità: Tooru era ubriaco.
Come era stato ubriaco ogni volta che ci aveva provato con Iwaizumi.
Hajime però era stanco. Era stanco di illudersi che il ragazzo potesse ricambiare quello che provava, per poi prendere il suo cuore e calpestarlo non appena fosse nuovamente tornato sobrio.
Era stanco di dover essere lui quello a consolarlo mentre i suoi sentimenti venivano ignorati.
-Tooru, ascoltami!- finalmente riuscì a farlo smettere di parlare, anche se non era sicuro che l’altro lo stesse ascoltando davvero –Che ne dici se ne parliamo domani quando sarai sobrio? Se domani… penserai ancora tutto questo, chiamami.
Oikawa rispose con un verso strozzato che Iwaizumi non seppe interpretare, ma non ebbe modo di chiedere perché Oikawa aveva già chiuso la chiamata.
Sospirò e mise da parte il cellulare.
Per il resto della notte non riuscì più a prendere sonno.
 
Il giorno dopo rimase attaccato al telefono per tutto il tempo, assicurandosi ogni volta che ne aveva la possibilità di avere il volume alzato. Ma una chiamata da parte di Oikawa non arrivò mai, così come nessun messaggio.
Dopo essere rientrato in hotel quella sera chiamò Suga.
-Ehy- rispose questo –Tutto bene a Osaka?
-Mi stanno facendo impazzire- rispose sincero –Comunque scusami se ti disturbo ma… hai sentito Tooru oggi?
-No, oggi no- rispose con voce abbattuta –ma penso sia normale dopo quello che è successo ieri.
Gli occhi di Iwaizumi si assottigliarono –Cosa è successo ieri?
-Ah ecco…- il suo tono di voce sembrava imbarazzato –l’avevo convinto a fare un giro in azienda perché pensavo che gli avrebbe un po' risollevato il morale vedere qualche volto amico. Ma credo di aver solo peggiorato le cose perché alla fine di tutto ha discusso con me e Atsumu. Direi più che si è solo sfogato, ma deve averla presa davvero male. Quindi immaginavo che oggi non avrebbe voluto sentire nessuno.
Il moro si ritrovò a essere d’accordo, non disse nulla sulla chiamata ricevuta a tarda notte e dopo qualche altra battuta chiusero.
Iwaizumi si sedette sul bordo del letto e si prese la testa tra le mani con disperazione.
Cosa avrebbe dovuto fare? Oikawa era riuscito di nuovo a incasinarlo.
Il potere che quel ragazzo aveva su di lui era spaventoso.
Decise di non pensarci e di attendere una svolta il giorno successivo.
 
Anche il giorno dopo, però,Oikawa non chiamò e, secondo i messaggi che Suga gli aveva mandato, non aveva risposto alle chiamate di nessuno di loro.
La preoccupazione iniziò a invadere il corpo di Iwaizumi e il pensiero che ci fosse qualcosa di sbagliato in quella situazione non riusciva a farlo calmare.
Dopo pranzo aveva iniziato a chiamare lui stesso Oikawa, ma nessuna delle sue chiamate venne accettata, i tentativi che squillavano a vuoto fino all’avvio della segreteria.
Quello era l’ultimo giorno che Iwaizumi doveva passare a Osaka, aveva comunque l’hotel pagato per un’altra notte, così che avrebbe potuto mettersi a guidare la mattina successiva con tutta calma.
Ma non ebbe neanche bisogno di pensarci troppo quando, finito tutto alle nove di sera, si mise in macchina per tornare a casa.
Da Osaka a Tokyo c’erano sei ore di macchina se si andava a una velocità costante di 80 km/h, Iwaizumi riuscì a posteggiare sotto casa di Oikawa solo dopo quattro ore dalla sua partenza.
Non si preoccupò dell’ora tarda ed entrò in casa sua con una strana ansia che gli attanagliava il petto.
Aveva sempre avuto una copia della chiave per le emergenze e non si era mai fatto problemi a usarla.
La casa era buia e silenziosa.
-Tooru- chiamò per non allarmare il ragazzo degli eventuali rumori che stava facendo –Tooru dove sei?
Nessuna risposta mentre si affacciava nelle varie stanze per controllare.
Infine arrivò nella sua camera, Oikawa dormiva al centro del letto in modo scomposto e la stanza era un casino.
Le coperte sembravano uscite da una lotta, Oikawa indossava i vestiti per uscire, delle bottiglie di alcol erano gettate a terra e una si era addirittura rotta, c’era puzza di aria viziata e sembrava che la situazione fosse in quel modo da giorni. Ma tutto passò in secondo piano quando Iwaizumi si concentrò su Tooru e si rese conto della sua situazione.
L’unica cosa che la sua mente poteva pensare era: Oikawa stava male.
-Ehy!- lo chiamò più forte mentre saliva a sua volta sul letto e provava a scuoterlo –Cazzo, Tooru, rispondi!
Si accertò che il suo cuore battesse ancora, anche se troppo veloce, poi si impose di calmarsi per capire tutto quello che non andava nel suo amico.
Si rese conto che il suo corpo stava andando a fuoco, soprattutto quando gli scostò i capelli dalla fronte, si accorse che questa era bollente.
Il suo viso era sciupato, aveva delle occhiaie violacee nonostante stesse dormendo proprio in quel momento. Si allarmò ancora di più quando si rese conto che probabilmente non stava dormendo, ma era solo svenuto: enorme differenza.
Infine notò che la sua pelle era secca, le labbra completamente screpolate.
-Tooru, Tooru per favore…
Continuava a chiamarlo e a scuoterlo, lo fece alzare leggermente per sistemarlo meglio contro i cuscini e questo provocò un suo lamento.
-Mi fa male- mormorò piano mentre il suo viso si accartocciava dal dolore.
-Cosa ti fa male?- domandò ancora più allarmato.
-La testa e il corpo, mi fa male tutto- rispose in dei lamenti e con la voce talmente roca da far quasi paura.
Iwaizumi corse in cucina per riempire un bicchiere di acqua, quando tornò costrinse il ragazzo a bere direttamente dalle sue mani.
Oikawa aveva riaperto gli occhi e dopo che lo mise a fuoco iniziò a singhiozzare frasi scomposte come “sei tu, sei qui”.
Il suo pianto era privo di lacrime e questo diede ad Hajime un’idea su quello che poteva avere –Tooru… Da quanto non bevi?
Il castano non sembrò manco sentirlo e Iwaizumi dovette richiederlo più volte e aiutarlo a concentrarsi su di lui per avere una risposta.
-Io…- sembrava pensarci attentamente –Io stavo bevendo dell’alcool quando ti ho chiamato.
Il suo corpo si irrigidì, la sua ansia che cresceva –Tooru cazzo! Non hai bevuto per due giorni!?
E Iwaizumi avrebbe voluto urlargli molte più cose, ma si rendeva perfettamente conto che il suo amico era già in una situazione talmente fragile da non poter sopportare altro tipo di stress.
Tornò in cucina per riempire nuovamente il bicchiere d’acqua e nel frattempo cercò di far sbollire la sua rabbia. Era infuriato con Tooru per essersi lasciato andare in quel modo, per essersi ridotto in condizioni pessime. Ma era infuriato anche con se stesso per aver permesso che tutto ciò accadesse. Un brivido gli attraversò la schiena quando si rese conto che se fosse arrivato il giorno dopo come previsto, avrebbe anche potuto trovarlo morto.
S’impuntò di eliminare tutti i pensieri brutti dalla sua mente e cercò di realizzare un piano ben studiato.
Iniziò a far bere a Oikawa altri tre bicchieri d’acqua, poi cercò su internet cosa fare in questi casi.
Nelle successive due ore gli aveva fatto bere a intervalli una bottiglia da un litro e mezzo, l’aveva aiutato ad alzarsi e a spogliarsi dei vestiti scomodi, l’aveva aiutato a lavarsi e, mentre stava dentro la vasca da bagno, l’aveva costretto a mangiare una zuppa che aveva preparato con le cose trovate in dispensa, gli aveva fatto prendere delle medicine per la febbre, gli aveva messo un impacco di ghiaccio sul ginocchio e si era accertato che si sentisse visibilmente meglio prima di permettergli di addormentarsi dentro le lenzuola pulite.
Per tutto il tempo Tooru si era limitato a piangere o a ricevere tutto passivamente.
Quando Oikawa riprese a respirare correttamente Iwaizumi si permise di farsi una doccia, di indossare i vestiti comodi di Oikawa, di dare una sistemata alla stanza e, infine, di stendersi al suo fianco.
Era tardi e Iwaizumi era stanchissimo, ma perse interi minuti a guardarlo solo per accertarsi che stesse davvero bene.
Avresti potuto perderlo per sempre.
Lo abbracciò stretto e si permise di piangere rilasciando tutta l’ansia e l’angoscia che aveva provato. E fu in quel preciso istante che decise che non l’avrebbe mai più lasciato andare.

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


Capitolo 13

Iwaizumi si svegliò per dei lamenti non troppo silenziosi.
Quando aprì gli occhi si accorse subito di Oikawa che, mezzo seduto sul bordo del letto, stava cercando di alzarsi.
-Che stai facendo?- chiese con voce dura.
Oikawa sussultó, poi rispose con voce roca -Devo fare pipì. Mi hai fatto bere troppa acqua.
Iwaizumi sbuffó alzandosi a sua volta per dargli una mano, mentre lo aiutava ad arrivare in bagno commentò -E sarà meglio per te che continui a bere appena finisci qui.
La bocca di Oikawa s’incurvò in un piccolissimo sorriso, era impercettibile ma Iwaizumi si sentì meglio nel vedere che aveva avuto quella reazione.
Lo accompagnò in bagno e lo lasciò lì quando l’altro gli assicurò che poteva anche fare da solo.
Dirigendosi in cucina si rese conto che era quasi mezzogiorno, quindi decise di preparare dei pancake e un frullato proteico per Oikawa.
Mentre il frullatore era azionato e i dischi dorati a cucinarsi sul fuoco, prese il cellulare e controllò i nuovi messaggi e notifiche.
Suga gli aveva nuovamente scritto che neanche quella mattina riusciva a contattare telefonicamente Oikawa, così Iwaizumi lo tranquillizzò dicendogli che era già insieme a lui, ringraziandolo inoltre di tutto quello che aveva fatto in quei giorni. Scrisse poi a Ushijima, informandolo che era tornato da Osaka e che avrebbe fatto rapporto una volta tornato in azienda, ma che in quel momento aveva bisogno di occuparsi di questioni familiari importanti prendendosi diversi giorni di ferie arretrate.
Oikawa uscì dal bagno e lo raggiunse zoppicando. Il suo volto era abbattuto e Hajime lo conosceva talmente bene da sapere che avrebbe potuto ricominciare a piangere da un momento all’altro.
Non era una cosa nuova, Iwaizumi sapeva cosa voleva dire avere a che fare con la depressione, Oikawa si era lasciato andare anche al liceo e Hajime era riuscito a farlo uscire in tempo.
Sperava solo che anche quella volta non fosse troppo tardi.
Mangiarono in silenzio, avrebbero avuto modo di parlare più tardi e Iwaizumi voleva solo accertarsi che si rimettesse in forze.
Lavò velocemente le poche stoviglie che avevano usato, tornarono in camera e, dopo averlo fatto stendere sul letto, gli controllò il ginocchio facendogli compiere i movimenti di cui aveva bisogno e fasciandolo per bene.
Quando finì, si accorse che Oikawa preferiva tenere la gamba piegata piuttosto che dritta.
-Perché tieni il ginocchio così?
Tooru si limitò ad alzare le spalle –Mi fa meno male- la sua voce era ancora molto roca, si spostò di lato provando a dargli le spalle per poi sussurrare –Puoi andare, sai? Non sei costretto a stare qui con me.
Iwaizumi sospirò e capì che era arrivato il momento di parlare. Di mettere sul tavolo tutto quanto.
Lo prese in braccio senza alcun tipo di avvertimento e Oikawa rilasciò un urlo sorpreso.
Infine si sedette anche lui sul letto, spingendosi verso il centro per poggiarsi con la schiena sulla tastiera, sistemò Tooru a cavalcioni su di lui, con il ginocchio in una posizione comoda e il piumone sulle sue spalle.
-Guardami- gli disse serio costringendolo ad alzare lo sguardo.
I suoi occhi erano così tristi da far stringere il cuore di Hajime.
-Ho bisogno che adesso tu mi ascolti attentamente, okay?
Tooru annuì piano mentre il suo labbro inferiore iniziava già a tremare.
-Io ti amo, Oikawa Tooru. Ti amo da sempre. E non ti amo come un migliore amico o come un fratello, ti amo come persona con cui passare tutta la mia vita. Voglio svegliarmi ogni giorno e trovarti accanto, voglio insultarti ogni volta che farai esplodere quello che hai provato a cucinare, voglio uscire con te e vedere i tuoi stupidi film sugli alieni mentre ci coccoliamo sul divano, voglio baciarti fino a perdere consapevolezza di ciò che ci sta intorno… voglio avere ogni cosa. Io ci ho provato, ci ho davvero provato a lasciarti andare. Ma è impossibile. Cinque mesi fa mi stavo frequentando con una ragazza, la storia è durata solo due settimane perché a un certo punto lei mi ha sorriso triste e prima di andarsene ha sussurrato “mi dispiace di non poter essere lui”.
Come previsto, le lacrime erano tornate a scendere sul volto del castano, ma era totalmente concentrato su di lui quindi Iwaizumi continuò a parlare.
-Vederti in quel modo ieri notte, o all’ospedale, o sentirti piangere per telefono mi stava uccidendo. E non mi occupo di te perché sono costretto dai tuoi genitori o perché pensi che abbia una specie di dovere nei tuoi confronti. Mi occupo di te perché ci tengo, perché ti amo. E non posso permetterti di lasciarti morire.
Oikawa aprì in fretta la bocca, pronto a scusarsi nuovamente come ormai non faceva da giorni credendo che ogni minimo problema nel mondo fosse colpa sua.
-Non voglio che ti scusi- lo precedette bloccando le sue parole –Voglio solo che mi prometti che proverai a prenderti cura di te stesso. Perché anche se pensi che nessuno abbia bisogno di te, io lo faccio. Io ho bisogno di te.
Oikawa rilasciò un singhiozzo per poi mormorare roco –Ho rovinato tutto.
-Non hai rovinato nulla- gli rispose risoluto mentre alzava entrambe le mani per asciugargli le lacrime che continuavano a formarsi –Io sono qui. E ti aiuterò a sistemare il ginocchio in modo che tu possa tornare a giocare a pallavolo il prima possibile. Inoltre, al contrario di quello che pensi, non ti odia nessuno.
A quel punto il suo pianto si fece più potente e l’unica cosa che riuscì a fare fu stringersi contro di lui, nascondere il viso nella maglia che l’altro aveva preso in prestito e bagnarlo di tutte le sue lacrime.
Iwaizumi lo strinse a sé per confortarlo, sapeva che doveva lasciare che l’altro sfogasse tutto quanto.
Rimasero quindi abbracciati per quasi un’ora, con Tooru che si calmava pian piano mentre Hajime lo cullava e gli sussurrava frasi dolci.
-Anche io ti amo- mormorò infine in risposta –la cosa peggiore che abbia mai fatto è stato mentirti due anni fa, dicendoti che non avevo provato nulla.
-Perché l’hai fatto?- non era un’accusa, era semplice curiosità.
-Pensavo che non fossi bravo in una relazione e non volevo rovinare quello che avevamo. Solo due giorni fa Suga mi ha fatto notare che tutte le cose che si fanno nelle relazioni noi le facciamo già.
Iwaizumi sbuffò una risata.
Oikawa continuò –Inoltre Ushijima mi aveva detto di lasciarti perché stavo rovinando il tuo lavoro.
Il sorriso sul volto di Iwaizumi scomparve e il suo corpo s’irrigidì –Lui ha fatto cosa?- chiese freddo.
Prima ancora che il castano riuscisse a dirgli qualcos’altro aveva già afferrato il telefono per chiamare la persona in questione e aveva messo in vivavoce per far sentire la conversazione a Oikawa.
“Pronto?”
-Come cazzo ti permetti di intrometterti nella mia vita privata?
Ci fu qualche secondo di silenzio prima che la voce confusa di Ushijima dicesse “Iwaizumi, non credo di seguire quello che stai dicendo.”
-Hai detto a Tooru di lasciarmi!
“Non l’ho fatto” disse sicuro.
Hajime si rese conto che probabilmente l’altro non ricordava visto il tempo che era passato, quindi specificò meglio –Due anni fa. Gli hai detto di lasciarmi.
“No. Gli ho detto di aggiustare le cose con te. Intendevo dire che doveva smettere di farsi scopare mentre stavi facendo il tuo lavoro.”
Come riuscisse a dire quelle frasi con calma era ancora un mistero per tutti. Iwaizumi si rese conto che quel discorso aveva molto più senso e che probabilmente, come sempre, Oikawa aveva frainteso tutto.
Si scusò con lui e chiuse velocemente la chiamata per poi tornare a rivolgersi a Tooru.
Questo aveva di nuovo gli occhi lucidi mentre si rendeva conto della cosa –Sono stato un idiota- sussurrò poi –potevamo già stare insieme da…
Iwaizumi bloccò subito quella nuova crisi.
-No, Tooru, no. Guardami. Fidati di me se ti dico che è andata meglio così. Eravamo troppo stupidi e avremmo fatto un casino. Invece adesso abbiamo avuto il tempo di capire davvero quello che provaviamo. Adesso ho l’assoluta certezza che non voglio mai più perderti.
Infine lo baciò, piano e amorevolmente. Dei semplici tocchi che avevano lo scopo di farlo rilassare e farlo sentire amato.
-Andrà tutto bene.
-Davvero?- Oikawa non aveva mai avuto un disperato bisogno di certezze come in quel momento e Hajime lo comprendeva benissimo.
-Lo giuro.
Suggellò quella promessa con un bacio che non lasciò più spazio alle incertezze e ai dubbi.

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Capitolo 14

Ci volle una settimana prima che Oikawa smettesse di perdersi in pensieri depressi e piangere senza un apparente motivo.
Iwaizumi però non aveva alcuna fretta, l’unica cosa che voleva fare era stare al suo fianco e farlo stare meglio.
Non era mai stanco di dirgli quanto lo amava e che nulla di quello che pensava era colpa sua, l’avrebbe ripetuto ogni singolo giorno della sua vita se questo fosse stato necessario per far tornare a sorridere Tooru.
 
Nei giorni successivi all’arrivo di Iwaizumi, Oikawa aveva chiamato Sakusa per scusarsi, poi Suga e addirittura Kenma e Akaashi per essere mancato a lavoro e avergli dato problemi.
Due giorni dopo la chiamata a Sakusa, Atsumu andò a trovarlo. Il biondo entrò trafelato quando Iwaizumi gli aprì la porta e diede un pugno al suo amico non appena lo vide, poi aveva iniziato a urlare.
-Chi se ne frega del rapporto che pensiamo di avere!? Sei mio amico e se stai male devi dirmelo! Sei un deficiente!- gli aveva dato una serie di altri pugni che Iwaizumi era certo l’altro si meritasse –E cosa chiami Sakusa pensando che io non voglia parlarti!? Sei proprio tutto scemo!
Oikawa aveva gli occhi lucidi, ma anche un leggero sorriso in volto e come unica risposta gli si avvicinò e lo strinse in un abbraccio.
Rimasero abbracciati per qualche secondo, fino a quando Atsumu non si staccò e disse con gli occhi luminosi –Io e Omi stiamo ufficialmente insieme adesso! Quindi non preoccuparti proprio per quello che hai detto! Era arrivato il momento che lo scoprisse.
Oikawa fece un sospiro quasi di sollievo, Hajime corrugò la fronte e decise di intromettersi in quella conversazione –Ah quindi erano vere le voci che giravano in azienda? Non riesco a immaginarvi, siete probabilmente una delle coppie più strane.
Atsumu gli lanciò un’occhiataccia incrociando le braccia sul petto –Non accetto critiche da chi ci ha messo vent’anni a dichiararsi.
Poi tornò radioso mentre si concentrava di nuovo sul suo amico, affermando –Appena ti riprendi e ti va di uscire potremo fare una cena a coppie noi quattro!
Atsumu rimase tutto il pomeriggio e Hajime ne approfittò per tornare per la prima volta a casa sua, cambiarsi e fare un borsone con diversi vestiti per stare da Oikawa a tempo indeterminato. Ne approfittò anche per passare velocemente da Ushijima, scusarsi con lui per quella chiamata strana, informarlo sul viaggio a Osaka e chiedere ufficialmente le ferie che aveva arretrate, in modo da potersi occupare di Tooru per tutto il tempo necessario.
 
-Stavo pensando- gli disse una sera Oikawa mentre erano sdraiati sul divano a vedere una serie che non aveva preso particolarmente nessuno dei due.
-Sentiamo la cazzata- rispose meccanicamente Hajime mentre continuava ad accarezzargli la testa poggiata sulle sue gambe.
Tooru si spostò per poterlo guardare in volto prima di annunciare –Perché non ti trasferisci ufficialmente qui da me? Ci frequentiamo da una vita, direi che è il momento.
Iwaizumi rise mentre il suo cuore iniziava a battere più veloce –Non posso darti torto- concesse.
-E poi- la sua voce si era fatta più bassa mentre si metteva a sedere e si avvicinava alle sue labbra –Se posso averti ogni notte, potrei concederti di non disturbarti con il sesso a lavoro quando sei impegnato.
-Probabilmente Ushijima apprezzerebbe.
Oikawa fece una smorfia –Non pronunciare il suo nome o ucciderai il momento.
Iwaizumi rise, poi infilò nuovamente una mano tra i suoi capelli e se lo spinse contro per un bacio caldo e bagnato.
Quella notte fecero per la prima volta l’amore con la consapevolezza dei sentimenti che provavano l’uno per l’altro. Da quando si erano confessati i loro sentimenti non era ancora successo perché Tooru stava troppo male e Hajime non voleva approfittarsi della sua fragilità. Ma quella sera capirono entrambi che era arrivato il momento perfetto.
 
Diversi giorni dopo, infine, i genitori di Tooru tornarono dal viaggio in Europa e non persero tempo a visitare il figlio. Loro non erano stati informati della sua depressione, ma erano comunque stati molto preoccupati per averlo lasciato da solo mentre camminava a stento.
Stavano chiacchierando tutti e quattro in soggiorno, con la madre che mostrava eccitata tutte le foto che aveva scattato a suo nipote Takeru, quando Tooru decise di parlare.
-Vi devo dire una cosa- disse interrompendo la conversazione a metà, il volto leggermente in ansia.
Anche Hajime era preoccupato, non che i genitori di Oikawa non li accettassero, ma che avessero una reazione che avrebbe riportato Tooru nella sua depressione.
-È successo qualcosa?- si agitò subito la madre.
Tooru prese un grande respiro, poi sbottò –Io e Hajime stiamo insieme.
I suoi genitori sbatterono più volte le palpebre, confusi, spostarono lo sguardo tra loro due come se stessero guardando una partita di tennis e infine, dubbiosi, domandarono –E?
-Deve esserci altro? Non è abbastanza?- adesso anche Tooru era confuso.
-Ah, aspetta- sua madre strabuzzò gli occhi –Mi stai dicendo che vi siete messi insieme adesso?
Iwaizumi s’intromise –Pensavate che stavamo già insieme?
-Lo pensiamo da quando andavate al liceo- rispose il padre.
La donna invece borbottò –Meglio tardi che mai.
-Mamma!
Quella probabilmente fu una delle giornate più imbarazzati per Iwaizumi, soprattutto quando il signor Oikawa iniziò a dire che non aveva nessuna intenzione di lasciare la sua azienda solo nelle mani di Ushijima e che stava quindi aspettando che i due si sposassero, che Hajime prendesse il suo cognome e che diventasse ufficialmente anche lui un direttore.
Quando la porta fu infine chiusa dietro le loro spalle i due ragazzi sospirarono quasi di sollievo, poi si fissarono e scoppiarono a ridere.
-Considerando che tutti hanno sempre pensato che stavamo insieme- iniziò Tooru raggiungendolo, il sorriso che non era mai sparito dal suo volto –Dovremmo recuperare tutti gli anniversari persi.
Iwaizumi se lo spinse contro mentre lo baciava –Iniziamo da te che ti spogli.
Oikawa rise.
La loro relazione aveva sempre avuto degli alti e dei bassi e così sarebbe stato in futuro. Ma finché avrebbe sentito la risata di Tooru sapeva che stava andando tutto bene.
Aveva finalmente conquistato tutto quello che aveva sempre voluto.



__________________________________________________________________________________
Ed eccoci anche alla fine di questa storia (ma non della raccolta).
Tecnicamente si poteva concludere anche con lo scorso capitolo, ma in questo ho deciso di dare una conclusione decente a tutte le cose che erano rimaste in sospeso e spero vi sia piaciuta! Ma soprattutto grazie per essere arrivati fin qui!
Voglio aggiungere (per chi non ha letto la prima storia) lì c'è citata la conversazione telefonica che Oikawa fa con Sakusa e questo gli consiglia di vedere uno psicologo per quando diventa tutto "troppo". Sappiate che è una cosa che Oikawa farà, perché la depressione è una malattia e ha seriamente bisogno di essere curata. Lo dico solo qui nelle note e non nel capitolo perché in questa storia non ho citato la conversazione con Sakusa e sarebbe stato difficile da mettere, ma anche perché penso che sia una di quelle decisioni che non prendi dall'oggi al domani, quindi avrebbe anche stonato perché lo dedide molto più avanti dall'ultima scena descritta.
Per concludere vi informo che la prossima storia è una OS sulla Iwaoi e sulla Sakuatsu, si intitolerà "La Cena" e parlerà proprio della cena a quattro che Atsumu ha proposto in questo capitolo! Ci sarà da ridere? Oh sì, tanto! E metterà anche le basi per la Kuroken, che è la long successiva!
Quindi, con la speranza che continuerete a seguire la serie, a martedì prossimo con la terza storia!
Deh

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3977444